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Il feudalesimo e il sistema curtense

IL MODELLO CURTENSE
Tra il 500 ed il 770 d.c. in Europa le continue guerre, le invasioni barbariche, e
numerose epidemie portano a un brusco calo della popolazione.
A partire dall’VIII secolo inizia una crescita demografica che porta la popolazione a
30 milioni di individui nel corso del X secolo. L’aumento della popolazione viene
anche favorito dalla stabilità politica garantita dal Sacro Romano Impero e dalle
maggiori disponibilità alimentari.
In questo periodo le aree rurali diventano il centro della vita economica e
sociale: il fulcro di ogni attività è la curtis.
Con il sistema curtense si afferma il potere della la signoria fondiaria: un
grande proprietario di “fondi” (terre) impone il suo controllo su tutti i
lavoratori che abitano nei suoi territori.

Curtis: azienda agricola nelle mani di un ricco signore.


La curtis è divisa in due parti:

• La pars dominica, gestita dal padrone con

il lavoro dei “servi prebendari”: comprende la


dimora del signore e dei servi, i magazzini, le
macine, le stalle e una cappella;

• La pars massaricia, suddivisa in mansi,

dove vivono e lavorano i contadini liberi e


quelli non liberi o “servi casati”.
Anche i contadini liberi devono lavorare
gratuitamente nei campi della pars
dominica per un certo numero di ore
all’anno. Queste prestazioni gratuite,
chiamate corvées, avvengono di solito
periodi di aratura e mietitura.
Il sistema economico curtense è basato sulla
sussistenza: ogni curtis cioè è autosufficiente
nella produzione sia dei generi alimentari sia
degli attrezzi per l’agricoltura e dei manufatti
per la vita di tutti i giorni.

Per gli scambi di prodotti o utensili si usa il baratto.

Tuttavia, nelle curtes più sviluppate e meglio


amministrate si creano eccedenze di manufatti o di

prodotti alimentari che vengono messe in vendita.


La diminuzione della popolazione aveva ridotto la
disponibilità di manodopera nei campi. Cominciano
così a diffondersi alcuni nuovi strumenti e
macchine agricole come il mulino ad acqua.

Sono i primi segnali di rinnovamento


nell’agricoltura, che aumentano nel corso del Basso
Medioevo con l’introduzione di altre innovazioni e
tecniche come:
• la rotazione triennale delle coltivazione;

• Il collare imbottito per gli animali da traino;

• l’aratro pesante e il versoio.


LA SOCIETA’ ALTOMEDIEVALE
La società del primo medioevo
è composta da tre grandi ordini:
• i nobili e i cavalieri;

• il clero;

• i contadini e i servi.
Ai vertici della società altomedievale c’è la nobiltà, (“piccola”,
“media” o “grande” in base all’estensione delle terre possedute).
Con il tempo il potere dei nobili aumenta tanto da farli diventare
autorità politiche autonome, con piena sovranità su coloro che
risiedono nel loro territorio.
Anche i membri dell’alto clero possiedono dei fondi (terre).
Abati e vescovi, ad esempio, possono essere a capo di una
curtis e godono di un grande potere. Diversa è la condizione del
basso clero, composto da parroci senza terre.
Una posizione di rilievo nella società è occupata dai

cavalieri: sono spesso cadetti di famiglie nobili che si


arruolano per ottenere una rendita e che, grazie alla
ricchezza delle famiglie, possono permettersi di acquistare
e mantenere un cavallo. In epoca carolingia la cavalleria è
il reparto di punta dell’esercito franco.
La Chiesa impone ai cavalieri precise norme di
comportamento, e un ruolo di grande responsabilità:
quello di difensori della cristianità e dei più deboli.
I gruppi sociali più consistenti sono quelli dei contadini liberi e dei servi.
I contadini coltivano il manso ricevuto dal signore e hanno numerosi
obblighi nei suoi confronti, mentre i servi sono legati al signore e vengono
spesso venduti e acquistati insieme alla terra (servitù della gleba).
L’AFFERMAZIONE DEL FEUDALESIMO
Il feudalesimo è il sistema di organizzazione sociale, economica e
politica che caratterizza l’Europa medievale
nel periodo compreso tra il IX e il XIII secolo.

Il sistema feudale è contraddistinto dal potere della nobiltà fondiaria,


dalla predominanza della campagna sulla città e dalla frammentazione
dell’unità politico-territoriale dello Stato.
Carlo Magno aveva dato le terre ai nobili in cambio di

fedeltà al Re. Dopo la morte di Carlo Magno, i vassalli


(grandi proprietari di terre) cercano di avere sempre
più potere e autonomia e considerano le terre come
una loro proprietà, e non come un beneficio concesso
dal re tramite il legame vassallatico .
Siccome i feudi sono spesso molto estesi, i grandi
vassalli faticano a tenerli sotto controllo e ne
concedono parte ai valvassori, che creano a propria
volta una rete di collaboratori alle loro dipendenze e
a essi vincolati. Si crea così un sistema piramidale.
Sin dagli inizi del IX secolo, i vassalli
cercano di affermare
il principio dell’ereditarietà dei feudi.
I feudatari inoltre acquisiscono
comando politico nei propri territori,
dove impongono dazi e tasse.

Tra il IX e il X secolo rafforzano le


fortificazioni a difesa dei feudi, dove
tutti coloro che abitano e lavorano nei
possedimenti del signore possono
trovare rifugio.

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