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STORIA 1

LA CRISI DELL’IMPERO CAROLINGIO E L’INIZIO DELL’ETA’ SIGNORILE

Dopo la morte di Carlo Magno l’impero subì una crisi inizialmente fermata dalla presa del potere del
figlio, Ludovico il Pio, la cui morte fece precipitare la situazione. Il territorio fu conteso tra i figli di
Ludovico con aspre lotte e alla fine i territori furono suddivisi come se fossero un patrimonio
personale. Al tempo di Carlo Magno le cariche politiche erano assegnate a funzionari di fiducia
ma i suoi successori non ebbero la forza necessaria per controllare l’operato dei funzionari che
trasmisero in eredità la loro carica creando centri di potere periferici: in questo modo l’impero
carolingio si disgregò. Con le disposizioni di Carlo III, l’ultimo imperatore, l’impero si sfasciò
definitivamente e si svilupparono molteplici centri di potere che diedero vita ad una nuova fase
della storia europea, l’età signorile.

LE SECONDE INVASIONI

Tra il IX e il X secolo l’europa fu al centro di una seconda ondata di invasioni, da parte degli Ungari,
dei Saraceni e dei Vichinghi.
Gli Ungari, provenienti dall’Asia, erano cavalieri e arcieri, esperti razziatori delle pianure. Divisi in
bande furono sconfitti a Lechfeld da Ottone I: dopo questa sconfitta si convertirono al cristianesimo e
si stanziarono in Pannonia, attuale Ungheria.
I Saraceni erano terribili pirati di fede musulmana: provenivano dalla Spagna e dalle loro basi in
Sicilia e nelle isole Baleari si riversarono lungo le coste del Mediterraneo occidentale. Nel IX secolo
cominciarono la conquista alla Sicilia bizantina: si stanziarono ma furono poi cacciati dai normanni
alla fine del X secolo.
I Vichinghi provenivano dalla Scandinavia ed erano organizzati in bande di guerrieri: erano abili
navigatori e i migliori mercanti del tempo. Nel XI secolo un gruppo di Vichinghi riuscì a stanziarsi nel
nord della Francia, i Normanni, e conquistò la Gran Bretagna e il sud Italia.

INCASTELLAMENTO E SIGNORIA DI BANNO

Nel IX e X secolo i sovrani dell’impero erano troppo deboli e non riuscivano a contrastare l’iniziativa
dei grandi proprietari terrieri che si armarono di eserciti per difendere i propri territori. Quest’ultima
esigenza si fece sempre più frequente date le invasioni di Vichinghi, Ungari e Saraceni. Conti,
marchesi, abati e vescovi iniziarono a fortificare i villaggi costruendo torri e mura. In questa
situazione di insicurezza i piccoli proprietari terrieri erano costretti a trasferirsi dentro queste aree
fortificate e a porsi quindi sotto la protezione dell’abate o del signore. Si verificò così il fenomeno di
incastellamento, che accrebbe molto il potere dei signori perché questi in cambio di protezione
ottenevano servigi e obbedienza ai comandi e riscuotevano le tasse di tutti coloro che vivevano
nelle aree sicure. Ben presto conti, vassalli, abati e vescovi non si accontentarono più di piccoli
territori fortificati ma creeranno dei veri e propri “stati” da poter controllare (per avere anche altri
poteri, come quello di giudicare, punire, organizzare un proprio esercito..) che gli storici definirono
signorie di banno.

LA DIVISIONE DELLA SOCIETA’

La società medievale era suddivisa in tre ordini (ordine = differenza di funzione ceto=differenza
economica): i bellatores (quelli che combattevano), gli oratores (quelli che pregavano), i laboratores
(quelli che lavoravano). Si trattava di ordini chiusi, non era possibile passare da una funzione all’altra,
e si viveva quindi in una società “statica”.
● Dei bellatores facevano parte re, principi e signori che si occupavano di governare, e i cavalieri che
combattevano per conto dei loro signori;
● L’ordine degli oratores era suddiviso in clero secolare (che viveva nel secolo, nel mondo laico) e
clero regolare (che viveva isolato nei monasteri);
● I laboratores erano considerati come servi e svolgevano lavori manuali di ogni genere.

UNA NUOVA FASE DI RIPRESA

Intorno all’anno mille si ebbe in Europa una nuova fase di ripresa: in soli cento anni, infatti, la
popolazione mondiale raddoppiò, e questo fenomeno si registrò in parallelo rispetto all'aumento di
produzione agricola. Di sicuro uno dei fattori fondamentali che ha permesso l’aumento della
popolazione è stato un improvviso aumento della temperatura: grazie a ciò i campi iniziarono a
rendere di più e a garantire un miglior sostentamento alimentare (anche perchè era disponibile più
manodopera). L’aumento della produzione agricola garantiva, a sua volta, un’alimentazione migliore,
quindi un tenore più alto e un’aspettativa di vita più lunga. Grazie all’aumento delle temperature e alla
buona alimentazione sono anche diminuite drasticamente le epidemie. Un’ulteriore fattore di
crescita demografica è sicuramente la riduzione delle invasioni da parte dei barbari.

UN DIVERSO IMPIEGO DEGLI ANIMALI

Nel XI secolo l’aumento demografico è stato accompagnato da una serie di innovazioni riguardanti il
settore agricolo. Una di queste riguarda la sostituzione del bue con il cavallo per quanto riguarda il
processo di aratura del terreno: il cavallo è molto più forte e veloce, ma prima non veniva utilizzato
perché a causa della sua struttura fisica il collare che legava l’animale all’aratro provocava
soffocamento. Questo è stato sostituito, successivamente, con un altro tipo di collare, detto “a spalla”,
sicuramente più adatto per la conformazione del cavallo.

L’ARATRO A VERSOIO E IL MULINO

La maggiore energia animale a disposizione permise il perfezionamento anche dell’aratro che, reso
più pesante, era in grado di scavare più in profondità. Una seconda innovazione dell’aratro è quella
del versoio, un elemento aggiunto in grado di rivoltare e spostare grandi zolle.
Per macinare il grano furono introdotti i mulini ad acqua: i mulini erano strumenti già conosciuti ma
mai utilizzati perchè c’era abbondanza di schiavi, ma con l’impiego della manodopera servile nei
campi servivano nuove forme di energia da poter utilizzare. Oltre ai mulini ad acqua furono introdotti
i mulini a vento che costituivano un vantaggio quando l’acqua si ghiacciava e rendeva difficile la
funzionalità dei mulini.

L’AUMENTO DELLE AREE COLTIVABILI

I progressi finora esaminati andavano di pari passo con un cambiamento della società: i signori
avevano capito, infatti, che per aver un maggiore profitto occorreva spingere i contadini a bonificare
e rendere coltivabili zone non abitate e non utilizzate: questi, dietro mandato del loro signore,
disboscarono, colonizzarono e bonificarono molte zone che prima non si potevano coltivare.
Questo processo fu particolarmente intenso in Italia, soprattutto in zone come la pianura padana. I
contadini, nelle Fiandre (nell’attuale Belgio), arrivarono a costruire un sistema di dighe in grado
di strappare territori coltivabili al mare (polders). Un ruolo altrettanto importante per l’aumento
delle aree coltivabili lo hanno avuto anche i monaci cistercensi che cercavano luoghi selvaggi e
isolati per pregare e meditare, che trasformarono subito in campi fertili mediante grandi opere di
bonifica.
UN NUOVO REGIME ALIMENTARE

Le risorse delle foreste, con l’aumento della popolazione e il disboscamento, non erano più
abbondanti e con l’aumento della produzione agricola il regime alimentare cambiò lentamente: si
passò da una dieta a base di carne a una dieta essenzialmente cerealicola. Le coltivazioni dei cereali,
tuttavia, esaurirono velocemente le risorse dei terreni che non potevano essere risanate dai concimi
disponibili al tempo. Fu, quindi, introdotta la rotazione biennale: una metà del campo era coltivata
e l’altra metà era lasciata a maggese (= riposo), così da avere una metà di terreno sempre disponibile.
Dato il largo impiego del cavallo, sia in guerra sia nei campi agricoli, era necessaria una abbondante
produzione di foraggio. Anche i legumi erano molto coltivati, date le loro disponibilità proteiche.

LA ROTAZIONE TRIENNALE

Il bisogno di aumentare la resa agricola portò allo sviluppo della rotazione triennale: un campo
veniva diviso in tre strisce; nella prima si coltivavano cereali di semina invernale, nella seconda
foraggi, legumi e cereali di semina primaverile e la terza era lasciata a maggese (e si girava). In questo
modo veniva lasciato a riposo solo un terzo del campo e la possibilità di due raccolti l’anno
metteva al riparo da eventuali catastrofi climatiche.

UNA NUOVA GESTIONE DELLE TERRE

Prima del IX secolo, i grandi proprietari terrieri avevano molti ettari non utilizzati e vaste aree
boschive. Si trovarono, quindi, a dover convincere i contadini a trasferirsi in queste aree e a coltivarle,
spesso concedendo la libertà a quelli che erano in condizione di schiavitù. Sono queste le “carte di
franchigia”, una serie di garanzie scritte che limitavano il potere dei signori sui “coloni”. Intorno
al XI secolo tramontò dunque il sistema curtense.

LA NASCITA DI NUOVI VILLAGGI

I coloni, diventati liberi e alcuni anche piccoli proprietari terrieri, cominciarono a darsi regole di vita
comune e ad associarsi: lavorare bene la terra e farla rendere al meglio era nell’interesse di tutti,
quindi i contadini potevano mettersi d’accordo per affittare o acquistare degli strumenti costosi, come
l’aratro e i cavalli. Nacquero così molti villaggi, la cui fondazione era meno frequente nei secoli
precedenti: i nuovi villaggi si svilupparono in aree precedentemente occupate da boschi oppure in
prossimità delle abbazie cistercensi, dove i contadini si sentivano attratti per lavorare sotto la
protezione dei monaci.

UN CIRCOLO VIRTUOSO

Possiamo concludere, infine, che i tre diversi avvenimenti finora analizzati si possono collegare in un
circolo virtuoso: una popolazione più densa e con rapporti stretti di vita comune ha reso coltivabile
tramite disboscamenti e bonifiche territori molto estesi. la produzione agricola, grazie all’aumento di
territori disponibili e alle innovazioni tecnologiche, aumentò molto cambiando e rendendo più sane le
abitudini alimentari delle persone che, più forti, erano in grado di sconfiggere più facilmente le
epidemie. La grande disponibilità agricola ha inoltre riaperto i commerci.

NUOVI PROTAGONISTI ANIMANO LE CITTA’

L’economia nell’alto medioevo era molto chiusa soprattutto a causa del fenomeno della
ruralizzazione (= trasferimento delle persone con potere in aree di campagna), che indeboliva il ruolo
di centro propulsore economico delle città.
Durante il XI secolo la città tornò ad avere il ruolo di centro economico e si affermò una nuova figura
sociale, quella del mercante: esso trasportava le eccedenze dei campi ai mercati o alle grandi fiere
(stanziati subito al di fuori delle mura delle città) in cui scambiava ciò che aveva con i prodotti degli
artigiani. Le fiere più famose e animate erano quelle delle Fiandre, della regione francese
Champagne e della Pianura Padana: erano tutte collegate da un intenso flusso mercantile. La
rivoluzione agricola spinse quindi proprietari terrieri e contadini ad abbandonare le campagne
andando a vivere in città.

BORGHI E BORGHESI

Dopo l’anno mille si crearono insediamenti stabili di mercanti, artigiani o in generale piccoli
rivenditori, e il piccolo nucleo abitato che si formava fuori dalle città era chiamato borgo. Nei
documenti del IX secolo gli abitanti delle città vescovili erano chiamati cives (cittadini) e quelli dei
borghi burgendes (borghesi), ma nel XII secolo si erano ormai fusi. Solitamente il processo di
unione avveniva in due fasi: prima si venne a costruire una città con due centri, uno dentro le mura e
uno fuori e poi venne costruita una cinta muraria che inglobava la città “esterna” formandone di fatto
una più grande. Nacque così la nuova città medievale.

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