Nella Palestina, che gli Ebrei chiamavano Israele e che consideravano la terra promessa
loro da Dio, si erano stabilite anche altre popolazioni. Per molti secoli, quindi, le tribù di
Israele furono costrette a combattere, in modo particolare contro il popolo dei Filistei. Nella
guerra contro i Filistei, gli Ebrei furono guidati da grandi condottieri, che divennero i primi
re di Israele: Saul, Davide e Salomone. Questi ultimi due riunirono le tribù di Israele in un
unico Stato, uno Stato forte, potente e ricco. Il re Salomone divenne famoso per la sua
saggezza e giustizia. Egli fece costruire nella nuova capitale, Gerusalemme, una grande
reggia e uno splendido tempio.
Due regni
Monotesismo ebraico
Tra le feste religiose degli Ebrei, quella del sabato era la più importante e commemorava il
giorno di riposo preso da Dio dopo la creazione. Il sabato quindi era un giorno di riposo
assoluto per tutti, liberi e schiavi. La Pasqua invece coincideva con il ritorno della
primavera e ricordava la liberazione dall’Egitto; la Festa dei Tabernacoli (“delle tende o
capanne”) era invece la festa della mietitura. Ogni 50 anni si celebrava anche il Giubileo:
per la durata di un anno non si lavorava la terra e si raccoglieva soltanto ciò che cresceva
spontaneamente nei campi. Inoltre, in virtù delle leggi dell’uguaglianza contenute nelle
Tavole della Legge, si liberavano gli schiavi e si ridava il possesso di tutti i beni a coloro
che avevano dovuto cederli per debiti.
L’intera storia del popoìo ebraico è raccontata nella Bibbia, il libro delle leggi e delle
usanze religiose degli Ebrei. Queste leggi e usanze furono raccolte da moltissimi scrittori, i
quali raccontarono anche gli avvenimenti di cui erano venuti a conoscenza. Nacque così
una delle prime storie del genere umano. Il cristianesimo accolse la Bibbia degli Ebrei
(Vecchio Te- stamento) come proprio testo sacro, integrandola con il Nuovo Testamento e
diffondendola in tutti i luoghi e i Paesi dove si affermò.
Due sono gli elementi fondamentali sempre ricordati nella Bibbia: il patto di alleanza fra il
popoìo ebraico e il suo Dio, e la fede profonda e illimitata che Dio chiede al suo popoìo.
Ogni volta che il popoìo ebraico ha tradito la sua fede, Dio l’ha abbandonato: così la
Bibbia spiega le sconfitte di Israele e la perdita dell’indipendenza. Gli ultimi libri della
Bibbia sono stati scritti all’epoca della fine della schiavitù in Babilonia. Essi parlano
diffusamente di un nuovo patto fra il popoìo e Dio, che manderà un nuovo Messia (cioè un
liberatore), come era stato Mosè, per salvare gli Ebrei. Per molti Ebrei tale Messia fu Gesù
Cristo. Per la religione ebraica tradizionale, invece, il Messia liberatore deve ancora
arrivare. Oggi la religione ebraica è diffusa in 122 paesi e conta quasi 18 milioni di fedeli.
Di questi, quasi cinque milioni risiedono nello Stato di Israele.
I Fenici e il mare
I Fenici fondarono sulle loro coste numerose città, le più importanti delle quali furono
Sidone, Tiro, Biblo e Berito (l’attuale Beirut, capitale del Libano). Ognuna di esse era
indipendente e governata da un proprio re, assistito da un consiglio degli anziani. Troppo
deboli militarmente, le città fenicie pagavano ogni anno un tributo ai potenti imperi
confinanti (prima l’Egitto, poi gli Assiri) in cambio della loro "protezione" e della libertà dei
commerci via mare. Le grandi foreste di cedri della Fenicia fornirono agli abitanti la materia
prima per le costruzioni navali. Dapprima furono costruite piccole imbarcazioni per la
pesca lungo la costa; più tardi esse furono sostituite da vere e proprie navi, assai robuste,
costruite utilizzando i tronchi dei cedri, solidissimi, diritti e lunghi decine di metri. I Fenici
migliorarono anche le tecniche di navigazione. Durante il giorno "stimavano" a vista il
punto in cui si trovava l’imbarcazione, prendendo come riferimento le diverse
caratteristiche della costa; di notte si orientavano osservando le stelle, in particolare la
Stella Polare. Per gli approdi perfezionarono l’ancora, costituita non più da una semplice
pietra, ma da una barra di legno con un braccio di ferro posto in croce. Il braccio
dell’ancora poteva così affondare nella sabbia o incastrarsi fra le rocce del fondo.
Pirati e marinai
Alla metà del V secolo a.C. risale l’opera del primo grande
storico greco, Erodoto di Alicarnasso. Leggendo il brano qui
riportato, puoi ritrovare molte indicazioni relative alle attività
dei Fenici, così come erano conosciute nel mondo antico. Tra
l’altro, nota come i Fenici non avessero scrupoli a rapire le
donne e a venderle come schiave. "I dotti persiani sostengono
che i Fenici, dopo esser giunti dal mare chiamato Eritreo
l’attuale mar Rosso ed essersi stanziati in quella regione che
ancor oggi abitano, subito si diedero a lunghi viaggi per mare,
e trasportando mercanzie egizie e assire giunsero anche ad
Argo. E Argo in quel tempo era la più importante città della
Grecia. Qui giunti misero in vendita il carico. E qualche giorno
dopo, quando avevano già venduto quasi tutto, vennero sulla
riva del mare molte donne, e fra esse la figlia del re. Esse,
fermatesi presso la poppa della nave, acquistavano alcune merci, quando i Fenici,
incitatisi l’un l’altro, si lanciarono su di loro. La maggior parte delle donne riuscì a fuggire,
ma la figlia del re e altre furono rapite. E i Fenici, imbarcatele sulla nave, se ne partirono
salpando alla volta dell’Egitto."
I Fenici agirono prima come commercianti scambiando i prodotti delle regioni vicine; quindi
passarono a vendere anche ciò che loro stessi producevano: porpora, oggetti di vetro
lavorato, legname, tessuti. La loro rete commerciale si allargò a tut- to Mediterraneo. Le
carovane che viaggiavano per via di terra giungevano invece fi- no ai monti del Caucaso,
alla Persia, all’Arabia e talvolta fino all’India.
Colonizzatori
Nei loro commerci i Fenici cercarono inizialmente soprattutto i metalli: li trovarono molto
lontano, nella Spagna del Sud, dove fondarono una tra le loro più antiche colonie, Cadice.
Per assicurarsi approdi sicuri e, soprattutto, rifornimenti di viveri, i Fenici crearono diverse
colonie, poste in località strategiche, tali da controllare passaggi o stretti di mare.
Fondarono così: Adrumeto, Cartagine, Utica e Tangeri sulla costa africana; Mozia e
Panormo (oggi Palermo) in Sicilia; Nora, Sulcis, Tharros e Caralis (oggi Cagliari) in
Sardegna; Malta e Gozo, al centro del Mediterraneo. Queste colonie restarono attive
soprattutto sul mare e non si estesero verso l’interno dei rispettivi paesi. Uno di questi
centri, Cartagine, fondato verso la fine del IX secolo a.C., raggiunse più tardi una tale
ricchezza e potenza, da divenire per lungo tempo rivale della stessa Roma Insieme al
commercio i Fenici esercitarono la pirateria. Con le loro navi assalivano e saccheggiavano
le imbarcazioni altrui e i villaggi sulle coste. Non solo praticavano la schiavitù, ma
soprattutto commerciavano in schiavi, che acquistavano e rivendevano da un Paese
all’altro.
Le necessità pratiche del commercio (come la registrazione delle attività) spinsero i Fenici
a cercare un sistema facile di scrittura. In seguito ai loro numerosi contatti con genti
diverse, essi si resero conto che un certo numero di suoni erano comuni a tutte le lingue.
Raggrupparono perciò 22 suoni, e li trascrissero con linee semplici da tracciare e da
ricordare. Questi segni, opportunamente combinati, davano luogo a un numero infinito di
parole.
L’alfabeto fenicio originario comprendeva solo le consonanti; i Greci, più tardi, lo accolsero
e lo modificarono, inserendovi le vocali. Dai Greci passò quindi ai Romani, presso i quali
subì altri cambiamenti, soprattutto nel disegno delle varie lettere.