Sei sulla pagina 1di 28

UNIVERSITÀ IUAV DI VENEZIA

MASTER UNIVERSITARIO ANNUALE DI I LIVELLO IN

“Moving images arts”

Responsabile Scientifico: Maria Malvina Borgherini

Il muqarnas: cenni storici e interpretazioni

Tesi di: Stefano Pelosato

Matricola n. 291681

Anno accademico: 2018 - 2019

Relatrice: Maria Malvina


Borgherini

Correlatori: Nadia
Ranocchi, David
Zamagni (ZAPRUDER
filmmakersgroup)

Laureando:

Relatrice:
UNIVERSITÀ IUAV DI VENEZIA

DICHIARAZIONE DI CONSULTABILITA’ O NON CONSULTABILITA’ DELLA TESI

Il sottoscritto Stefano Pelosato; matr. n. 291681

laureando/a/i - diplomando/a/i in Moving images arts (master Movies)

...
sessione unica dell’a.a. 2018/2019

DICHIARA

che la sua tesi dal titolo:


Il muqarnas: cenni storici e interpretazioni
..

❑ è consultabile da subito
..
❑ potrà essere consultata a partire dal
giorno
❑ non è consultabile
(barrare la casella della opzione prescelta)

data 20/12/2019

firma
Riassunto

Il muqarnas è una soluzione decorativa riscontrabile prevalentemente

nell'architettura islamica. Originatasi intorno al X secolo, probabilmente a

Baghdad (altre ipotesi contemplano il Nord Africa o l’Iran nordorientale), è

caratterizzata dalla suddivisione della superficie delle nicchie angolari

raccordanti il piano d'imposta circolare di una cupola con il quadrato o il poligono

di base, in numerose nicchie più piccole. Con il presente scritto si forniscono

cenni storici e possibili interpretazioni sul suo significato, a partire

principalmente da studi di Oleg Grabar e Yasser Tabbaa. Se per il primo i

muqarnas riprodurrebbero il paradiso in movimento (‘rotating dome of heaven’),

per il secondo, invece, sarebbero espressione concreta di teorie atomistiche/

occasionaliste.
The shadow of the dome of pleasure

Floated midway on the waves;

Where was heard the mingled measure

From the fountain and the caves.

It was a miracle of rare device,

A sunny pleasure-dome with caves of ice!

Samuel Taylor Coleridge, Kubla khan: or A vision in a dream


Un nido di vespa cosmico

Non è stupefacente né assurdo che la manifestazione più esteriore di una religione e di una

civiltà come quella dell'Islam rifletta a suo modo quel che vi è di più interiore. La sostanza

dell'arte è la bellezza; ora, la bellezza è una qualità divina e comporta in quanto tale un

duplice aspetto: nel mondo essa è apparente, mentre in Dio, o in sé stessa, è beatitudine

interiore. Questo significa che lo studio dell'arte islamica, come di qualsiasi arte sacra, può

condurre, verso una comprensione più o meno profonda di verità spirituali che sono alla

base di tutto un mondo al tempo stesso cosmico e umano.

T. Burckhardt, L'arte dell'Islam

Il mio interesse verso il muqarnas è nato in maniera del tutto casuale durante una

residenza in Armenia guardando l’ultimo film completato da Sergei Parajanov prima

di morire: Ashik Kerib1. Ashik Kerib è un film sulla cultura azera dopo che Parajanov

aveva approfondito il foklore ucraino, armeno e georgiano in film diventati classici

della storia del cinema. In una scena nella prima parte del film, il menestrello Ashik

Kerib si reca da un signore del luogo per chiedere la mano della figlia di cui è

innamorato. La madre e un’altra donna lo accompagnano e rivolgendosi al signore

dichiarano le intenzioni dell’indigente Ashik assicurandogli che ‘I cieli hanno dato la

1
Sergei Parajanov e Dodo Abashidze, Ashik Kerib, 1988
loro benedizione [al matrimonio], ora è il tuo turno’. Il signorotto dalla porta del suo

palazzo le schernisce dicendo: ‘Quindi siete venuti a prendere mia figlia ? Questa

fanciulla dalla celestiale bellezza ?’. Al che rivolge l’indice verso l’alto indicando,

evidentemente, la figlia amata da Ashik Kerib. La telecamera inquadra poi la terrazza

al di sopra dell’entrata del palazzo dove la fanciulla si dispera comprendendo il suo

destino. La ragazza è sovrastata da una volta di indicibile bellezza (v. immagine

seguente). La semi-cupola è rivestita di specchi a formare una bizzarra struttura a

forma di nido di vespa composta da numerosissime nicchie prismatiche che

gradualmente confluiscono appianandosi nella sommità della volta. L’impressione

data è quella di un diamante che passi attraverso vari stati di aggregazione della

materia per poi portare la sua mutazione a compimento al vertice della semi-cupola.

Questa brevissima scena è stato uno dei punti d’inizio per una nuova performance e

lavoro video sviluppati durante la mia residenza all’Institute for contemporary art

(ICA) di Yerevan. Quell’incredibile costruzione aggettante evocava per me un’idea di

un cosmo allo stesso tempo stupefacente e magnifico quanto insondabile e

incombente, come lo spazio siderale del resto. Solamente dopo avrei trovato in

letteratura opinioni simili alla mia e relative alla volta in generale e al muqarnas in

particolare. I riferimenti alle sfere celesti sono d’altronde presenti anche nella scena

di Ashik Kerib, nei dialoghi (‘I cieli hanno dato la loro benedizione’, ‘questa fanciulla

dalla celestiale bellezza’) ma anche nella scelta di Parajanov di collocare l’innamorata

al di sotto di un muqarnas.
La decisione di visionare Ashik Kerib nasce dall’esigenza di avvicinarmi alla cultura

azera in vista della realizzazione di una nuova performance per un festival di arte

contemporanea organizzato da ICA a Stepanakert, capitale della de facto

indipendente repubblica filoarmena dell’Artsakh (o Nagorno-Karabakh), che rimane

però azera de jure. Si tratta di una regione contesa collocata interamente in

Azerbaijan e autoproclamatasi repubblica dopo un conflitto durato sei anni (1988-

1994) tra forze armene e del Karabakh e l’esercito azero.2 Da una curiosità nei

confronti di quello che in Karabakh, ma anche in Armenia, è considerato ‘il nemico’

(l’Azerbaijan è inoltre, contrariamente all’Armenia, paese a maggioranza musulmana

e di cultura e lingua turche), è in realtà nato poi tutto il progetto.

Nonostante non sia questa la preoccupazione principale del lavoro, ritengo sia

importante in un periodo storico caratterizzato da una diffusa avversione e paura

verso il mondo islamico, parlare di una cultura che ha realizzato (e sicuramente

continua a produrre) capolavori architettonici ed artistici insuperati che si

inseriscono all’interno di una florida tradizione, e raggiunto livelli estremamente

avanzati nel campo delle scienze (si veda ad esempio l’utilizzo di complesse strutture

quasicristalline all’interno delle classiche tassellature geometriche girih dell’arte

islamica che anticipano di cinquecento anni la loro scoperta in Occidente). Da qui

anche la scelta di citare ampiamente il Corano, testo sacro forse poco letto in Italia.

Anche l’Armenia vive un momento storico caratterizzato da un’islamofobia pervasiva

2
Thomas de Waal, Black Garden: Armenia and Azerbaijan Through Peace and War, NYU
Press, 2003
aggravata dalla situazione delicata in cui si trova, confinante con paesi quali la

Turchia e l’Azerbaijan con i quali ha trascorsi di indicibili violenze e annose guerre e

che si differenziano da essa anche per cultura e confessione, immediatamente

associate al ‘nemico’ e classica motivazione ‘per fare di tutta l’erba un fascio’.

Il muqarnas stesso, ad esempio, tornando all’oggetto della tesi, è decorazione di

probabile origine islamica che tuttavia si ritrova anche in chiese simbolo dell’Armenia

come il monastero di Geghard e in molti altri siti nell’Armenia orientale e in quella

orientale. Non si tratta di però di scrivere un’apologia del mondo islamico quanto di

un’occasione per ragionare sull’insensatezza dell’antagonismo tra i popoli di ieri,

oggi e domani.
La volta a stalattiti: cenni storici

The cells grow like a living organism, an art form of nature.

Ernst Herzfeld, “Damascus: Studies in architecture – I”

Il muqarnas (arabo: ‫ ;مقرنص‬persiano: ‫)مقرنس‬, noto come ahoopāy (‫ )آهوپای‬in Iran,

mocárabe nella Penisola iberica e shtaqar (շթաքար) in Armenia, è una delle

invenzioni più sublimi dell'architettura islamica. Si tratta di una soluzione decorativa

che prevede la suddivisione a più livelli di un pennacchio, ovvero di un arco

contenente una nicchia, edificato agli angoli di una struttura a pianta quadrata per

trasformarla in un ottagono, con funzione di raccordo tra il basamento quadrato di

una cupola e la cupola stessa. In tale suddivisione numerose piccole cellette formano

una sorta di struttura a celle di alveare. Vengono talvolta utilizzati anche i termini

'volta a stalattite', ‘volta ad alveoli’, 'volta a forma di favo' 3, evocativi di forme

naturali che i muqarnas paiono riprodurre.

Diffuso in una vasta area geografica che va dalla Penisola iberica all’India, per alcuni

ricercatori sarebbe comparso per la prima volta intorno alla metà del X secolo nel

Nord Africa centrale o nell’Iran nordorientale (o contemporaneamente in entrambe

le zone), mentre per altri le sue origini andrebbero rintracciate nella Baghdad

3
GLOSSARY - Terms used on VirtualAni in relation to Armenian art, architecture, etc.,
www.virtualani.org.
4 5
medievale o in Armenia. In un primo luogo il muqarnas viene utilizzato in

monumenti funerari poi anche in moschee, ospedali, fontane e palazzi. 6

Il mausoleo di Imam al-Dawr (v. immagine in basso) in Iraq, completato nel 1090,

presenta la prima volta decorata con muqarnas pervenutaci. 7 8

4
Yasser Tabbaa, “The muqarnas dome: its origin and meaning”, Muqarnas III: An Annual
on Islamic Art and Architecture, Brill, 1985
5
Per un'ipotesi sull'origine armena del muqarnas si vedano: Ruben Hakobyan e Hovhannes
Zakaryan, “On the Armenian origin of muqarnas ceilings”, Journal of Armenian Studies, №
2, Armenian Heritage Press, 2016 e Anna Spinelli, Arte islamica: la misura del metafisico,
vol. II, casa editrice Fernandel, 2008, da cui la citazione seguente:
È comune nell’arte armena l’hazarashen, ovvero una forma di cupolatura per le coperture
composta da una lanterna a piramide sviluppata da tavole di legno o pietra sfalsate e sporgenti
man mano che vengono sovrapposte fino al foro centrale. Esse creano visivamente una serie di
quadrati concentrici sempre più ridotti e diverranno una caratteristica quasi universale nella
costruzione delle abitazioni dovunque si installeranno popolazioni turche dopo l’islamizzazione.
Esso caratterizza inoltre la maggior parte di soffittature cassonate dell’Asia centrale e in
artesonado del Nordafrica e Andalusia ed è alla base dell’evoluzione dei muqarnas nell’arte
islamica. Era stata caratteristica comune degli edifici accessori di comunità cenobitiche, e traeva
origine chiaramente da un tipo di copertura diffusa nei tumuli dall’area siberiana fino alle isole
britanniche.
6
Y. Tabbaa, “The muqarnas dome: its origin and meaning”, op. cit.
7
Y. Tabbaa, “The muqarnas dome: its origin and meaning”, op. cit.
8
Il mausoleo è stato distrutto dall’ISIS nell’ottobre del 2014. (Sam Hardy, “Islamic State
destroyed the Shia Shrine of Imam al-Daur (Samarra, Iraq, 23rd October 2014)”, Conflict
Antiquities, http://conflictantiquities.wordpress.com)
Questo tipo di soluzione decorativa si riscontra tuttavia anche in chiese cristiane, ad

esempio la Cappella Palatina a Palermo, costruita da maestranze islamiche su

commissione del re normanno Ruggero II, la cappella dell’Assunta nell’abbazia

cistercense di Las Huelgas a Burgos, in Spagna, ed in molti edifici religiosi e non in

Armenia (il monastero rupestre di Geghard – v. immagini seguenti - e il

caravanserraglio di Selim, per citarne solo alcuni9).

I materiali utilizzati per la costruzione dei muqarnas sono vari: mattoni, legno, pietra

o stucco poi eventualmente intonacati, ricoperti da piastrelle o dipinti a mano.

Esistono anche muqarnas in oro (nel santuario di Fāṭima bt. Mūsā a Qom, in Iran), in

cartapesta10 o rivestiti di specchi. Questi ultimi, presenti soprattutto in luoghi di

culto, sono forse tra i più strabilianti e vengono costruiti in maniera tale che pur

trovandosi al di sotto di essi, una persona non possa vedercisi riflessa. Ciò è dovuto

all’angolazione e alle piccole dimensioni degli specchi 11 (v. immagine del chiosco del

palazzo del Sardar nella fortezza, ora distrutta, di Erivan, odierna Yerevan).

Anna Spinelli evidenzia come nell’arte islamica lo sviluppo dei muqarnas sia andato

di pari passo con quello dell’arabesco decorativo e quindi della calligrafia12. Lo studio

9
Shiro Takahashi, Muqarnas Database, http://www.shiro1000.jp/muqarnas/map.html
10
Anna Spinelli riferisce di cupole sfondate in monumenti abbandonati risalenti alla prima
epoca timuride con muqarnas ancora in sede e persino con coloritura originale visibile.
(A. Spinelli, Arte islamica: la misura del metafisico, vol. II, op. cit.)
11
Goli Mohammadi, Heirloom Tech: The Math and Magic of Muqarnas,
https://makezine.com/2016/12/16/heirloom-tech-math-magic-muqarnas/, 2016
12
Iosif Isakovič Notkin nota la somiglianza tra disegni architettonici di muqarnas del XVI
secolo e la calligrafia islamica: ‘Questo parallelismo deriva dall’uso di moduli geometrici
come quadrati, rombi e romboidi sia nelle lettere ben proporzionate dell’alfabeto arabo
che nei disegni dei muqarnas, questi ultimi raffigurano anche stelle dalla forma irregolare.’
“Decoding XVI century muqarnas drawings”, Muqarnas XII: An Annual on Islamic Art and
Architecture, Brill, 1995
della geometria dei muqarnas prese in considerazione sia evoluzioni possibili

attraverso la matematica tradizionale che con quella definita irrazionale o naturale.13

Questo portò a numerosissime variazioni nel disegno dei muqarnas, almeno fino al

XVI secolo.

13
Alcuni autori (Lu e Steinhardt) avrebbero individuato una tassellatura girih (sorta di cuir
découpé islamico) quasicristallina nel santuario di Darb-i Imam (1453) a Isfahan, in Iran,
mentre altri (Makovicky) fanno risalire il manifestarsi di queste complesse geometrie
ornamentali alle tassellature presenti sulle facciate della torre-mausoleo di Gunbad-i
Kabud (1197) a Maragha, in Iran. In entrambi i casi le decorazioni precederebbero di più di
cinque secoli la scoperta in Occidente, da parte di Roger Penrose (1974), delle tassellature
quasi-periodiche (le cui forme cioè si ripetono con frequenze non commisurate, ossia il
rapporto delle frequenze non può essere espresso come rapporto di numeri interi)
riscontrabili nei quasicristalli, un tipo di solidi di origine non naturale (l’unico campione
ritrovato in natura è un meteorite risalente a 4,5 miliardi di anni fa, precipitato in una
remota regione della Russia orientale).
Per quanto ciò non riguardi prettamente i muqarnas, si tratta senz’altro di scoperte
estremamente suggestive che attestano il legame tra la matematica irrazionale e la
cristallografia e l’arte islamica.
Sempre secondo Anna Spinelli, ma anche per Iosif Isakovič Notkin, la geometria dei

muqarnas sarebbe connessa allo studio dell’anisotropia naturale, ovvero alla

formazione dei cristalli e alla teoria musicale del contrappunto.14 15

La volta a muqarnas come volta celeste

L’architettura, come quasi tutta la parte interna del palazzo, era caratterizzata più che dalla

grandezza, dall’eleganza, che lasciava trasparire un gusto grazioso e delicato ed una

disposizione al piacere lascivo. Quando si contemplava il meraviglioso disegno dei peristili

e l’apparente fragile traforo dei muri, diventa difficile credere che tutto questo sia

sopravvissuto al tempo trascorso ed al logorio dei secoli, alle scosse dei terremoti, alla

violenza delle guerre, alle pacifiche, ma non meno dannose, villanie dell’entusiasta

viaggiatore: ciò è già sufficiente per giustificare la tradizione popolare che vuole che qui,

tutto sia protetto da un magico incanto.

Washington Irving, Racconti dell’Alhambra

Oleg Grabar, nel suo libro sull'Alhambra16, vede nei muqarnas granadini della Stanza

degli Abencerrajes e in quelli della Sala delle Due Sorelle (v. immagine seguente), dei

14
A. Spinelli, Arte islamica: la misura del metafisico, vol. II, op. cit.
15
I. I. Notkin, “Decoding XVI century muqarnas drawings”, op. cit.
16
Oleg Grabar, The Alhambra, Solipsist Press, 1992
paradisi rotativi, delle volte celesti in costante movimento (‘rotating domes of

heaven’).

L’ interpretazione di Oleg Grabar è sottolineata dai versi del poeta arabo-andaluso

Ibn Zamrak, incisi ad altezza d'uomo nelle due sale, che riporto di seguito con alcune

note di Grabar:

Qui vi è una cupola che, per la sua altezza, sfugge alla vista [in riferimento alla vastità dei

cieli]; la bellezza, in essa, appare allo stesso tempo nascosta e visibile [un'allusione alle
tradizionali concezioni islamiche sulle modalità di interpretare il visibile]. La costellazione

dei Gemelli le porge prontamente la mano [per aiutarla] e la luna piena dei cieli le si avvicina

per sussurrarle segretamente [qualcosa] .../ Quando esse [le parti della stanza] sono

illuminate dai raggi del sole, si potrebbe pensare che siano fatte di perle per la quantità di

corpi celesti [contenuti] in esse.

L’illusione di moto è data dalla presenza di una serie di finestre alla base delle cupole

che, grazie al movimento del sole, illuminano le rispettive stanze in modo diverso a

seconda dell’orario del giorno e della notte. È interessante notare, inoltre, come

delle piccole fontane con vasca siano poste in entrambe le sale al di sotto delle

cupole, a riflettere le decorazioni delle volte anche sul suolo, creando giochi di luce

con le piastrelle di ceramica smaltata e policroma di cui sono ricoperti i muqarnas e

contribuendo all’illusione di movimento.

Lo stesso soggetto è rappresentato nel soffitto ligneo della Sala degli Ambasciatori

nel palazzo dell’Alhambra (v. immagine seguente). Qui sei file di figure geometriche

a forma di stella terminano, al centro, in ciò che è a tutti gli effetti un settimo cielo,

un piccolo muqarnas di forma ottagonale. Questo susseguirsi di geometrie dà

l’illusione di un magnifico cielo stellato originariamente dipinto di rosso, verde e

bianco al centro.17 Nella sala si trova un’iscrizione della sura 67 del Corano (al-Mulk,

‘la sovranità’), inno ad Allah sovrano e creatore dei sette cieli:

17
Dario Cabanelas, “La antigua policromia del techo de Comares en la Alhambra”, Al-
Andalus, 35, 1970, pp. 423
1. Benedetto Colui nella Cui mano è la sovranità, Egli è onnipotente;

2. Colui Che ha creato la morte e la vita per mettere alla prova chi di voi meglio

opera, Egli è l’Eccelso, il Perdonatore;

3. Colui Che ha creato sette cieli sovrapposti senza che tu veda alcun difetto

nella creazione del Compassionevole. Osserva, vedi una qualche fenditura?

4. Osserva ancora due volte: il tuo sguardo ricadrà, stanco e sfinito.

5. Invero abbellimmo di luminarie il cielo più vicino, e ne abbiamo fatto

strumenti; per lapidare i demoni per i quali abbiamo preparato la Fiamma.

6. Per coloro che non credono nel loro Signore, c'è il castigo dell'Inferno: qual

tristo divenire!

(Corano,67:1-6)
Come osserva Alicia Carrillo, la cupola con i suoi sette cieli è senz’altro una

rappresentazione visiva della sura. L’identificazione di Dio con la luce è pressoché

ovvia, così come avviene in altre religioni monoteiste, ad esempio il cristianesimo.

La sura XXIV (An-Nûr18) contiene il celebre versetto 35, uno dei momenti lirici più alti

del Corano:

35. Allah è la luce dei cieli e della terra. La Sua luce è come quella di una nicchia in cui si

trova una lampada, la lampada è in un cristallo, il cristallo è come un astro brillante; il suo

combustibile viene da un albero benedetto, un olivo né orientale né occidentale, il cui olio

sembra illuminare senza neppure essere toccato dal fuoco. Luce su luce. Allah guida verso

la Sua luce chi vuole Lui e propone agli uomini metafore. Allah è onnisciente.

(Corano 24: 35)

Come osservato da Titus Burckhardt19, nell’architettura islamica gli interni vengono

sono spesso “preparati” in modo tale da rifrangere la luce tramite superfici

riflettenti, policrome come ceramica, cristallo o oro e altri materiali lucidi usati per

le pavimentazioni come il marmo o l’acqua contenuta nelle fontane, spesso presenti.

In questo senso, tra i rivestimenti decorativi acquisiscono particolare valore le

tassellature smaltate o i muqarnas con le loro strutture pensili a nido di vespa

costituite da un infinito susseguirsi di nicchie sfaccettate e lucenti. Questa loro

caratteristica è ancor più palese nei muqarnas composti da specchi20 (v. immagine

18
In arabo esistono due termini diversi per indicare la luce: “daw” (‫ )ضوء‬è luce intesa come
onda elettromagnetica, mentre “nùr” (‫ )نور‬ha significato metaforico e spirituale.
(http://www.sufi.it/Corano/24.htm#_ftn1)
19
Titus Burckhardt, Art of Islam: Language and meaning, World Wisdom, Inc, 2009
seguente). Suggestive le parole di Burckhardt nell’Art of Islam in cui, parlando di

‘Alchimia della Luce’ scrive: ‘l’architettura musulmana trasforma la pietra in luce la

quale, a sua volta, viene trasformata in cristalli.’ 21

Burckhardt descrive i muqarnas come aventi caratteristiche sia di staticità che di

movimento. Questo, secondo Burckhardt, sarebbe innanzitutto esemplificato dalla

relazione tra la cupola (circolare) e la sua base (un cubo) e quindi tra il paradiso,

caratterizzato da un movimento circolare perenne, e la terra e i suoi quattro angoli/

estremi (caldo, freddo, umido e secco). Il muqarnas, diramandosi dalla volta verso

la base quadrangolare, suggerisce una proiezione del moto del paradiso sulla terra.

Allo stesso tempo l’immobilità del cubo rimanda ad uno stato di fissità e

atemporalità, in questo caso il muqarnas rappresenta una coagulazione del moto

cosmico, la sua cristallizzazione nel presente.

21
T. Burckhardt, Art of Islam: Language and meaning, World Wisdom, Inc, 2009, op. cit.
È da notare, inoltre, che i muqarnas, sotto forma di semi-cupole, venivano spesso

costruiti al di sopra di portali di ingresso, come linea di demarcazione/ soglia tra due

mondi, quello mondano e quello spirituale.

La cupola sospesa: un’interpretazione atomistica del muqarnas

Yasser Tabbaa, studioso a cui si deve l’importante articolo The muqarnas dome: its

origin and meaning22, cerca il significato originario del muqarnas nella forma stessa

del muqarnas, a differenza di Grabar che si avvale di fonti “esterne” quali iscrizioni

coraniche e poetiche, simbolismi legati all’acqua o poemi scritti in elogio dei

22
Y. Tabbaa, “The muqarnas dome: its origin and meaning”, Muqarnas III: An Annual on
Islamic Art and Architecture, Brill, 1985
muqarnas dell’Alhambra23. Tabbaa osserva che la scomposizione di una volta (e

quindi dell’universo) in una moltitudine di nicchie interconnesse sottintende una

determinata visione della cupola e quindi del suo riferimento: l’universo. 24 I teologi

musulmani avevano rigettato la concezione aristotelica di cosmo eterno in quanto in

contraddizione con l’idea islamica di Allah come unica entità assoluta ed eterna. La

teologia musulmana, con pochissime eccezioni, abbracciò quindi una visione

atomistica della materia, dello spazio e del tempo.25 Nel X/ XI secolo nacque una

dottrina teologica e filosofica, l’Ash’arīya, che ebbe in al-Bāqillāni (1013) il suo

maggiore esponente. Questa scuola filosofica fece dell’atomismo un fondamento

della propria dottrina adattandolo a quella islamica. 26 Il risultato fu quello che viene

denominato occasionalismo divino, secondo il quale l’universo sarebbe composto da

atomi e accidenti di carattere effimero, la cui conformazione è determinata e

cambiata solo dal volere di Allah. 27 In questo senso attributi della materia quali il

colore, la forma e la luce sono considerati incidenti transitori e mutevoli, anch'essi

soggetti a manipolazione da parte di Allah al fine di conservare e preservare

l'universo. Dietro questa idea c'è sempre il concetto di Allah come Creatore assoluto,

che si manifesta anche in uno dei nomi esistenti per designarlo, "al-Muṣawwir", che

23
O. Grabar, The Alhambra, Solipsist press, 1992, pp. 144-148
24
Y. Tabbaa, “The muqarnas dome: its origin and meaning”, Muqarnas III: An Annual on
Islamic Art and Architecture, Brill, 1985, p. 68
25
Majid Fakhry, A History of Islamic Philosophy, 2 ed., Longman, 1983, p.33
26
Alicia Carrillo, “Muqarnas domes: an interpretation of the “Heavenly Vault”, Domes in
the world: Cultural Identity and Symbolism - Geometric and Formal Genesis - Construction,
Identification, Conservation, Nardini editore, 2012, p.3
27
Henry Corbin, History of Islamic Philosophy, Kegan Paul International, 1993
significa letteralmente "creatore, modellatore, foggiatore".28 Tabbaa considera il

muqarnas un’espressione architettonica di questo concetto islamico le cui

teorizzazione risalirebbe alla Baghdad dell’inizio dell’XI secolo e che sarebbe poi

stato abbracciato dal Califfato abbaside nella persona di Al-Qadir (1031).29 Questo

coinciderebbe con quello che Tabbaa e altri autori (ad es. Carrillo30) ritengono essere

il luogo di origine e il periodo in cui nacque il muqarnas. 31

28
J.M. Puerta, Historia del pensamiento estético árabe. Al-Andalus y la estética árabe
clásica. Akal. 1997, Pag. 78, 77, 179.
29
Y. Tabbaa, “The muqarnas dome: its origin and meaning”, Muqarnas III: An Annual on
Islamic Art and Architecture, Brill, 1985, p. 69
30
Alicia Carrillo, Compendio de los muqarnas: Génesis y Evolución (siglos XI-XV). Servicio de
Publicaciones de la Universidad de Córdoba, 2009, 14-49.
31
Y. Tabbaa, “The muqarnas dome: its origin and meaning”, Muqarnas III: An Annual on
Islamic Art and Architecture, Brill, 1985
La classica cupola, priva di nicchie e palesemente sostenuta da pennacchi a tromba,

in seguito alla rivoluzione atomistico-occasionalista risultava quindi inadatta ad

esprimere una simile concezione dell’universo. Da qui la peculiare aggregazione/

disgregazione della volta a muqarnas, la sua non-filialità apparente con la base e la

de-enfatizzazione dei pennacchi, chiaramente opera dell’uomo.

Citando Tabbaa: ‘la cupola, come il paradiso doveva ergersi senza l’ausilio di

sostegni’32 così come scritto nel Corano:

Ha creato i cieli senza pilastri che possiate vedere, ha infisso le montagne sulla terra, ché

altrimenti si sarebbe mossa e voi con essa e l'ha popolata di animali di tutte le specie.

(Corano, 31:10)

32
Y. Tabbaa, “The muqarnas dome: its origin and meaning”, Muqarnas III: An Annual on
Islamic Art and Architecture, Brill, 1985, p. 71
Bibliografia, filmografia e sitografia

• GLOSSARY - Terms used on VirtualAni in relation to Armenian art, architecture,

etc., www.virtualani.org.

• Sura XXIV, An-Nûr - La Luce, http://www.sufi.it/Corano/24.htm#_ftn1.

• Burckhardt Titus, Art of Islam: Language and meaning, World Wisdom, Inc, 2009;

L’arte dell’Islam, Abscondita, 2002.

• Bindi L., Steinhardt P. J., Yao N. e Lu P. J., “Natural Quasicrystals”, Science 324, nº

5932, pp. 1306–9, 2009.

• Cabanelas Dario, “La antigua policromia del techo de Comares en la Alhambra”,

Al-Andalus, 35, 1970.

• Carrillo Alicia, “Muqarnas domes: an interpretation of the “Heavenly Vault”,

Domes in the world: Cultural Identity and Symbolism - Geometric and Formal

Genesis - Construction, Identification, Conservation, Nardini editore, 2012;

Compendio de los muqarnas: Génesis y Evolución (siglos XI-XV). Servicio de

Publicaciones de la Universidad de Córdoba, 2009, 14-49.

• Corbin Henry, History of Islamic Philosophy, Kegan Paul International, 1993.

• De Waal Thomas, Black Garden: Armenia and Azerbaijan Through Peace and

War, NYU Press, 2003.

• Grabar Oleg, The Alhambra, Solipsist Press, 1992.


• Hardy Sam, “Islamic State destroyed the Shia Shrine of Imam al-Daur (Samarra,

Iraq,23rdOctober2014)”, ConflictAntiquities, http://conflictantiquities.wordpres

s.com.

• Herzfeld Ernst, “Damascus: Studies in Architecture – I”, Ars Islamica 9, Freer

Gallery of Art, The Smithsonian Institution, Department of the History of Art,

University of Michigan, 1942.

• Lu J. Peter e Steinhardt J. Peter, “Decagonal and Quasi-Crystalline Tilings in

Medieval Islamic Architecture”, Science 315, 1106, 2007.

• Macovicky Emil, “Comment on ‘Decagonal and Quasi-Crystalline Tilings in

Medieval Islamic Architecture’ ’’, Science 318 (5855), 1383.

• Majid Fakhry, A History of Islamic Philosophy, 2 ed., Longman, 1983.

• Mohammadi Goli, Heirloom Tech: The Math and Magic of Muqarnas,

https://makezine.com/2016/12/16/heirloom-tech-math-magic-muqarnas/,

2016.

• Notkin Iosif Isakovič , “Decoding XVI century muqarnas drawings”, Muqarnas XII:

An Annual on Islamic Art and Architecture, Brill, 1995.

• Parajanov Sergei e Abashidze Dodo, Ashik Kerib, Georgian-Film, 1988.

• Puerta J.M., Historia del pensamiento estético árabe. Al-Andalus y la estética

árabe clásica, Akal, 1997.

• Spinelli Anna, Arte islamica: la misura del metafisico, vol. II, casa editrice

Fernandel, 2008.
• Tabbaa Yasser, “The muqarnas dome: its origin and meaning”, Muqarnas III: An

Annual on Islamic Art and Architecture, Brill, 1985.

• Takahashi Shiro, Muqarnas Database,

http://www.shiro1000.jp/muqarnas/map.html.

• Zakaryan Hovhannes e Hakobyan Ruben, “On the Armenian origin of muqarnas

ceilings”, Journal of Armenian Studies № 2, Armenian Heritage Press, 2016.

Potrebbero piacerti anche