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Massimo Pontesilli Abstract Nei secoli XI e XII si costituiscono in Spagna quegli Stati cristiani destinati a definire a lungo la configurazione politica della penisola. Con un lento processo di accorpamento nei confronti di altre formazioni cristiane e di espansione ai danni del dominio musulmano di Al-andalus i regni di Castiglia e di Navarra emergono come i protagonisti della Spagna cristiana tardo-medievale. Caratteristica di questi regni una societ in cui, accanto al predominio delle aristocrazie clerico-militari, si segnala la notevole importanza dell'elemento popolare, favorito dalle immunit che la politica di ripopolamento imponeva ai re.
le contee di Sobrarbe e di Ribagorza, nonch la contea di Castiglia (in qualit di marito dell ultima discendente castigliana, Munia) e la parte orientale del regno di Len, strappata (1029) al piccolo Bermudo III di Len (1028-1037), il cui padre, Alfonso V (999-1028), era caduto in battaglia sotto Viseu, mentre tentava di estendere il suo regno a spese dei Mori . La grande unificazione raggiunta intorno al 1030 da Sancho III el Mayor dura pochi anni, dividendo egli il proprio dominio prima di morire tra i suoi quattro figli: a Garcia la Navarra, a Ferdinando la Castiglia e la citata parte di Len (il tutto elevato a regno), a Gonzalo Sobrarbe e Ribagorza, a Ramiro il Bastardo l Aragona (anch essa elevata a regno). Tuttavia, il processo di unificazione non compromesso, bens prosegue, pur attraverso un intricato complesso di vicende e di contese. Nella parte occidentale della Spagna cristiana, Ferdinando I di Castiglia el Magno (1035-1065) riunisce per la prima volta nella sua persona le corone di Castiglia e di Len, per aver sposato Sancha, sorella di Bermudo III di Len, e per aver sconfitto in battaglia lo stesso Bermudo (1037). Ferdinando poi il primo tra i sovrani cristiani di Spagna a intraprendere con forza l opera di Reconquista , costringendo i musulmani sia a un sensibile ripiegamento sia a riconoscere con il tributo la supremazia castigliana. Anche il regno di Ferdinando va incontro alla suddivisione ereditaria, ma uno dei figli, Alfonso VI di Castiglia el
l eroe per eccellenza dell epica spagnola (Cantar de mio Cid ) e della Reconquista, la quale nell XI secolo vive una decisiva svolta uscendo dalla sua dimensione locale per divenire parte della generale riscossa della croce sulla mezzaluna. Nello stesso arco di tempo fa notevoli progressi l unificazione della parte orientale cristiana, dove l Aragona di Ramiro I il Bastardo (10351063) si ingrandisce a spese di Sobrarbe e di Ribagorza, e il figlio di Ramiro, Sancho I di Aragona (1063-1094) diviene anche re di Navarra. Le corone di Aragona e Navarra restano poi unite sotto i regni dei due figli di Sancho, Pedro I (1094-1104) e Alfonso I el Batallador (11041134), perseverante e glorioso artefice, quest ultimo, della prima riconquista aragonese (vittoria di Cutanda, 1120). Ancora nello stesso periodo si configura un unificazione catalana attorno alla contea di Barcellona, che fin dai tempi di Guifre el Pils (878-897) si era resa ereditaria e di fatto indipendente dalla dominazione franca, e che ora, con Ramon Berenguer I (1035-1076), si pone alla testa delle varie contee della regione, raggiungendo la massima estensione con l acquisto della Provenza sotto Ramon Berenguer III el Grande (10961131), per poi essere di nuovo ridimensionata, perdendo la parte provenzale nella solita divisione ereditaria. Le contee catalane pervengono allora al primogenito de el Grande, Ramon Berenguer IV (1131-1162), la cui importanza dovuta soprattutto al matrimonio che gli consente di dare origine alla monarchia catalano-aragonese . Infatti, morto senza eredi Alfonso I el Batallador, la corona d Aragona (ma non la Navarra, che nella circostanza torna indipendente) passa al fratello, Ramiro II el Monje ( il Monaco , 1134-1137), il quale abdica subito dopo aver formalizzato la promessa di matrimonio della sua neonata Petronilla con il conte di Barcellona, delegando il futuro marito a governare il regno. Da queste importantissime nozze nasce Alfonso II el
2) La societ cristiano-spagnola
Pur suddivisa in diversi Stati, la Spagna cristiana presenta almeno dall XI secolo in poi alcuni tratti strutturali comuni. Al vertice della gerarchia socio-politica, assistito da un Consiglio di grandi ufficiali, si trova il re, a cui l unzione sacra e l ereditariet conferiscono maggiore stabilit rispetto al passato visigoto, quando la monarchia era elettiva. Accanto al re e alla sua corte occupa un posto di grande rilievo l aristocrazia, laica ed ecclesiastica: le necessit della Reconquista , vale a dire l esigenza della difesa militare (mediante una cavalleria feudale), e quella di un apparato di sostegno ideale della lotta (fornito dalla fede religiosa), conferiscono forza, prestigio e senso di appartenenza a questa doppia aristocrazia, i cui interessi si erano del resto reciprocamente saldati gi in epoca visigota. Clero e nobilt militare si giovano poi dell apporto di elementi stranieri, franchi in particolare, che attraversano i Pirenei a sostegno della Reconquista, rafforzando l aristocrazia clericomilitare spagnola (profonda, ad esempio, l opera dei monaci di Cluny , seguiti da cistercensi e da altri ordini monastici). Ma in Spagna assume notevole importanza anche el brazo popular, l ordine (o braccio, brazo ) che in Francia viene chiamato terzo stato . Presente nelle Cortes le assemblee rappresentative cui il re tradizionalmente si rivolge soprattutto in caso necessiti dell aiuto finanziario dei sudditi il popolo si fa forte altres dei privilegi che il re non pu lesinare: infatti, la riconquista va accompagnata e consolidata con il ripopolamento delle citt e delle aree rurali sottratte al nemico, attirando in esse lavoratori mediante le franchigie e le immunit sancite nelle leggi municipali (i fueros ) e nelle carte di popolamento ( cartas pueblas o cartas de poblacin ). Elemento vitale dei regni in espansione, le citt e le poblaciones (le localit provinciali) hanno dunque una parte notevole nella storia della Spagna medievale, e specialmente nelle sedute delle Cortes, almeno dal XII secolo
in poi. Gli stessi sovrani spagnoli troveranno conveniente avvalersi dell aiuto delle citt per controbilanciare il grande potere delle aristocrazie. Nel periodo in oggetto, la fondamentale opera di repopulatio e il secolare confronto con l Islam favoriscono, al di l dell ufficialit politicoreligiosa, una particolare permeabilit culturale della Spagna cristiana, che non respinge le influenze delle varie culture contemporanee, cos quella europea trasmessa da monaci e cavalieri (e pellegrini che da ogni parte accorrono a Santiago de Compostela), come quelle araba, ebraica e mozarabica, comunicate soprattutto per il tramite di ebrei, mozarabi e musulmani rimasti nei territori riconquistati, e per lo pi ben accolti. Inevitabile sottolineare allora il ruolo privilegiato di mediazione culturale svolto dalla Spagna cristiana, attraverso cui a tacer d altro fluiscono in Europa, del patrimonio di civilt arabo, le scienze matematiche, astronomiche, mediche e la conoscenza della dimenticata filosofia aristotelica .
Bibliografia Joseph Calmette, Storia di Spagna , Sansoni, Firenze 1962 Raoul Manselli, Gli Stati cristiani di Spagna , in La storia. I grandi problemi dal medioevo all et contemporanea , II/2, UTET, Torino 1986. Jean Gautier Dalch, La Reconquista in Spagna, in La storia. I grandi problemi dal medioevo all et contemporanea , II/2, UTET, Torino 1986. Giovanni Tabacco, Grado G. Merlo, Medioevo, Il Mulino, Bologna 1989. Rafael Altamira, La Spagna (1031-1248), in Storia del mondo medievale, vol.V, Garzanti, Milano 1999 (trad. italiana di The New Cambridge Medieval History). Alessandro Vanoli, Alle origini della Reconquista , Aragno editore, Torino 2003.