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Edizioni di Comunit
Noi sogniamo il silenzio parte di un discorso pronunciato a Torino nellottobre del 1956 in occasione del VI
Congresso dellIstituto Nazionale di Urbanistica e pubblicato per la prima volta dalle Edizioni di Comunit nellantologia Citt dellUomo nel 1959 con il titolo Urbanistica
e libert locali.
Rispetto al testo originale, nellattuale edizione sono stati
apportati alcuni minimi aggiornamenti formali e di lessico
per agevolare la lettura.
Noi sogniamo il silenzio. Gli urbanisti hanno studiato e hanno riferito sul precinct, una vasta zona urbana
bene isolata e senza arterie di scorrimento, diventata tranquilla, armoniosa. Ma taluni amministratori
amano proclamarsi urbanisti, sebbene quando i loro
figli si ammalano non li curino essi stessi, ma si affidino a chirurghi di chiara fama i quali ottengono
spesso autentici miracoli: ma per molti gli urbanisti
di chiara fama, i veri urbanisti, sono i nemici della citt, uomini pericolosi che occorre ostacolare.
E non resta allinfelice citt che ricorrere quando ormai troppo tardi a clamorose e decorative
lotte contro i rumori, a costosissimi sventramen-
Pu darsi perci che non sia solo per la sua tendenza animale, deplorevole ma ereditaria, ad affollarsi,
che il cittadino sbarcato in questo pigia pigia urbano. Ma ora soltanto istinto animale del gregge
che lo tiene pigiato, dimentico dei suoi pi grandi
ed essenziali interessi di individuo pensante.
Cosa riceve lunit umana, finora ignorata da questo manicomio commerciale, in compenso dei disagi della ristrettezza, della demoralizzante perdita di
libert, dellavvilente degradazione di un pi vasto
senso dello spazio? Cosa riceve oltre lo stolto orgoglio di sacrificarsi al suo tempo, di pagare pi tasse
e di vedere un numero sempre maggiore di vigili ai
crocicchi? Anche il proprietario di case dovr presto
rendersi conto che, come sfruttamento vantaggioso,
il successo della verticalit soltanto temporaneo, sia
nella natura che nella qualit, perch i cittadini di un
prossimo domani preferiranno lorizzontalit dono
dellautomobile, del telefono e del telegrafo e si rivolteranno contro la verticalit fuggendola come il
cadavere delle nostre citt. Lo stesso cittadino le si
rivolter contro in autodifesa. Abbandoner poco a
poco la citt: ora gli molto pi facile farlo. Gi adesso i pi fortunati possono fare a meno di restare.