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M. Proust,
Titolo, autore, anno di pubblicazione: “ALLA RICERCA DEL TEMPO PERDUTO – DALLA
PARTE DI SWANN”, Marcel Proust, 1°edizione originale 1913, 1°edizione
originale 1946.
L’opera più nota è il monumentale romanzo Alla ricerca del tempo perduto pubblicato
in sette volumi tra il 1913 e il 1927, frequentò un liceo a Parigi, in seguito si arruolò come
volontario nella fanteria dell’esercito, terminato il servizio militare seguì le lezioni di Albet Sorel,
alla Sorbona seguì i corsi di Henri Bergson, nel 1893 si laurea in legge.
Trama: nella prima sezione in cui è diviso questo volume, il narratore rievoca la sua infanzia nel
villaggio di Combray; mentre la seconda sezione narra dell'innamoramento di Charles Swann, una
sorta di alter ego di Marcel, nei confronti di una giovane di nome Odette; infine, la terza sezione
introduce il personaggio di Gilberte, figlia di Charles Swann e Odette, la quale, dopo essere stata
solo una compagna di giochi, diventa il primo amore del narratore.
Combray
Nella prima sezione del primo volume, intitolata "Combray" (dal nome della residenza estiva in cui
la famiglia passava a trascorrere le vacanze) il protagonista, che sembra coincidere col narratore (e
infatti si chiama Marcel), racconta della propria infanzia passata proprio nella città di Combray. La
storia procede in modo molto lento con una dettagliata descrizione psicologica del narratore,
attraverso un ricordo dei problemi che egli vive da ragazzo.
Il narratore racconta del suo rapporto con la madre, di cui reclama la presenza la sera prima di
coricarsi. Egli ricorda anche le sue prime letture, tra cui il romanzo "François le Champi" 1848-50
di George Sand, vi sono inoltre prove dell'universo culturale ed emotivo di un personaggio di cui
verrà seguita l'esistenza e l'evoluzione durante tutto il resto della storia.
Ricorda anche altri dettagli della sua infanzia, tra cui le persone, come la zia Léonie e la gente del
villaggio, ma anche i luoghi, come la vecchia casa grigia sulla strada, il giardino, le vie, le
escursioni quotidiane e il parco dei signori Swann.
Questo primo volume dell'opera funge da preludio, introducendo temi e personaggi principali
ricorrenti della “Recherche”, i quali subiranno poi una metamorfosi nel corso del tempo a partire da
ora fino alla fine dell'opera; infatti è in questa sezione che viene introdotta la famiglia di Charles
Swann e anche quella Guermantes, le quali lasceranno un ricordo indelebile e una fascinazione
impressa nel Narratore il quale desidera penetrare questo ambiente che sembra a lui così
irraggiungibile e meraviglioso.
Un amore di Swann
La seconda sezione del primo volume, intitolata "Un amore di Swann" ("Un amour de
Swann"), rappresenta un punto di svolta, l'andamento della vicenda si fa più veloce e
interessante, diventando quasi una sorta di “romanzo nel romanzo” che può esser
letto indipendentemente dal resto: questo è in realtà un passo indietro nella vita di
Charles Swann[1], che ricorda la sua passione travolgente per Odette de Crécy,[2] una
donna di mondo, raffinata e opportunista al tempo stesso.
L'attrazione per Odette, che Swann incontra per caso in un circolo letterario, il salotto
di Madame Verdurin, lo spingerà a frequentare sempre più spesso questo ambiente
borghese. Il protagonista andrà poi frequentemente a trovare Odette, la quale gli
dimostrerà una certa tenerezza e sarà proprio questo sentimento a far nascere in lui
l'amore. Odette si faceva mantenere dalla famiglia, ma poi inizia a farsi mantenere da
Charles, pur mostrandosi, al tempo stesso, disponibile verso altri uomini.
Da qui nasce nel protagonista una gelosia morbosa, per cui lui vorrebbe conoscere il
passato di Odette in maniera anche troppo dettagliata. Nel frattempo, Madame
Verdurin capisce che il suo salotto rappresenta per Charles solo il luogo in cui
incontrare la sua amata; da ciò nasce tra i due un'antipatia reciproca e la presenza di
Charles non sarà più gradita. Proprio per questo motivo Odette continuerà a
frequentare il circolo letterario, che diventerà per lei luogo di rifugio e tradimento.
La storia d'amore si trasforma così in un rapporto tormentato, tanto da diventare la
storia di una malattia: Charles da una parte vorrebbe lasciare Odette, ma dall'altra sa
di non poterne fare a meno, nonostante tutto; Odette, invece, capisce di avere sempre
più potere su di lui e ne approfitta, tanto da convincerlo in seguito a sposarla.
Personaggi:
• FRANCOISE: cuoca di zia Léonie a Combray, poi al servizio della famiglia del narratore,
abilissima in cucina, è particolarmente crudele con l'aiuto cuoca (per il narratore è il simbolo della
Francia eterna, quella della chiesa feudale di Saint- André-des-Champs) + da quando la famiglia
passa le vacanze a Combray, essa ha per loro la stessa considerazione che riserva alla zia, ma
accompagnata da un’inclinazione più viva, dal momento che al prestigio di far parte della famiglia
si aggiunge il fascino di non essere i suoi padroni abituali + F. non ama particolarmente il genero,
la cui presenza le rovina il piacere di stare con la figlia, impedendo alle due donne di chiaccherare
con la stessa libertà di quando sono sole + Françoise, la quale ha la tendenza a considerare denaro
spicciolo tutto quello che la zia le regala, per lei o per i suoi figli, e tesori follemente sperperati per
un’ingrata le monetine messe ogni domenica nella mano di Eulalie, ma con tale discrezione che
Françoise non riesce mai a vederle, non che il denaro che la zia da a Eulalie Françoise lo vorrebbe
per sé, lei si rallegra già abbastanza di quel che la zia possedeva, giacché sa che le ricchezze della
padrona innalzano, nello stesso tempo, e abbelliscono agli occhi di tutti la sua domestica + non le
pare, tuttavia, un gran male che la zia, di cui conosce l’inguaribile generosità, si abbandoni a dare,
se almeno a beneficiarne fossero stati dei ricchi (forse pensava che costoro, non avendo bisogno dei
regali della zia, non possono essere sospettati di volerle bene per questo), d’altra parte, offerti a
persone molto ricche, a persone «dello stesso rango» della zia e che «stavano bene insieme», i
regali le sembrano far parte degli usi di quella vita strana e brillante dei ricchi che lei ammirava
sorridendo + ma le cose vanno diversamente se a beneficiare della generosità della zia sono coloro
che chiamava «gente come me, gente che non sono niente più di me» e che lei disprezzava di più, a
meno che non la chiamassero «signora Françoise» e non si considerassero «meno di lei» + non c’è,
nei dintorni di Combray, una tenuta abbastanza grande perché Françoise non supponga che Eulalie
avrebbe potuto facilmente comperarla, con tutto quello che le rendono le sue visite, è vero che
un’analoga stima la fa anche Eulalie delle ricchezze immense e occulte di Françoise, di
solito,quando Eulalie se n’è andata, Françoise profetizza senza alcuna benevolenza sul suo conto (la
odiava, ma la teme, e si crede obbligata, quando è presente, a farle «buon viso») + Françoise
escogita, per servire la sua costante volontà di rendere impossibile a ogni domestico la permanenza
in casa, accorgimenti così sottili e così spietati che, molti anni dopo, scoprono che, se quell’estate
avevamo mangiato gli asparagi tutti i giorni, era stato perché il loro odore dava alla povera sguattera
incaricata di pulirli delle crisid’asma di una tale violenza che, alla fine, fu costretta ad andarsene!
• BATHILDE: la nonna del narratore, amante della natura e delle passeggiate all’aria aperta (cerca
sempre un pretesto per fare un giro in giardino), una donna umile di cuore e molto dolce + giudica
le letture futili malsane quanto le caramelle e i pasticcini, è convinta che i grandi soffi del genio non
possano avere, anche sullo spirito di un bambino, un influsso più pericoloso e meno vivificante di
quello esercitato sul corpo dell’aria e del vento di mare (non si sarebbe mai rassegnata a comprare
qualcosa da cui non si potesse trarre un profitto intellettuale, perfino quando deve fare un “regalo
utile”, o nel preferire i ritratti alle fotografie, pag. 42) + si stupisce delle accese requisitorie, alle
quali L. si abbandona sovente, contro l’aristocrazia, la vita mondana, lo snobismo, l’ambizione
mondana è un sentimento che la nonna è incapace di provare e quasi di capire, e le sembra del tutto
inutile biasimarla con tanto ardore (non trova di buon gusto che il signor Legrandin, la cui sorella è
sposata con un gentiluomo, attacchi così violentemente i nobili) + il nipote è sicuro che la zia tragga
dall’accomularsi di quei giorni monotoni, l’attesa di un cataclisma domenstico, limitato alla durata
di un momento, ma tale da costringerla, una volta per tutte, a uno di quei cambiamenti che le
sarebbero stati salutari e ai quali non riesce a risolversi da sola (si accontenta, per rendere ogni tanto
più interessante la sua vita, di introdurvi delle peripezie immaginarie che segue con grande
passione, pag. 121).
• PROZIA LEONIE: denigra spesso il signor Swann, lo ritiene una persona semplice, anche dal
punto di vista intellettuale, dal momento che in coversazione evitava gli argomenti seri e sfoggiava
una precisione assai prosaica, non soltanto per quanto riguardo i dettagli più minuti della ricette di
cucina, ma persino quando le sorelle della nonna parlano di argomenti artistici
(per lo più si limitava a divertire i partecipanti ogni volta con una nuova storia
che gli era appena capitata con persone che conoscevano), nel suo modo di
trattarlo c’è una gamiliarità un po’sprezzante, dal momento che era convinta
ch’egli dovesse sentirsi lusingato dei loro inviti (pag. 19), ha una radicata
abitudine di vedere sempre in Swann il medesimo adolescente, che si
meraviglia di trovarlo tutt’a un tratto meno giovane dell’età che continua ad
attribuirgli (tutti i parenti cominciano a vedere in lui una vecchiezza anormale,
vergognosa e meritata degli scapoli, pag. 35) + Le visite di Eulalie sono la
grande distrazione della ziaLéonie, che non riceve quasi più nessuno, all’infuori
del signor Curato, essa ha, infatti, allontanato tutti gli altri visitatori, perché
avevano, ai suoi occhi, il torto di rientrare nell’una o nell’altra delle due
categorie di persone che lei detesta: gli uni, i peggiori, e i primi di cui si è
sbarazzata, sono quelli che le consigliavano di non «auscultarsi» e
professavano, magari in negativo, e manifestandola solo con certi silenzi di
disapprovazione o con certi sorrisi di perplessità, la dottrina sovversiva per
cui una piccola passeggiata al sole e una buona bistecca sanguinolenta le
avrebbero giovato molto più del letto e delle medicine. L’altra categoria era
composta da persone che avevano l’aria di credere che la sua malattia fosse più
grave di quanto lei non pensasse (ella esige che, allo stesso tempo, si
approvasse il suo regime, si compiangessero le sue sofferenze e la si
rassicurasse sul suo avvenire, ed in questo Eulalie eccelle perfettamente, le cui
visite, ogni domenica salvo imprevisti, costituiscono per la zia un gran piacere).
• Le due sorelle della nonna (Céline e Flora), hanno la sua stessa nobiltà d’animo ma non la sua
intelligenza (sono più dedite ai pettegolezzi puttosto che
alle lunge passeggiate in giardino).
• SWANN: una delle poche persone che fa visita alla casa di Combray, spesso dopo pranzo e senza
preavviso; egli si riconosce soltanto dalla voce, il suo viso
dal naso aquilino, dagli occhi verdi sotto l’alta fronte circondata da capelli
biondi, quasi rossi, pettinati alla Bressant, è molto difficile da distinguere da
tanto che le luci nel giardino vengono tenute basse + egli, pu essndo molto più
giovane, è molto legato al nonno del protagonista (Amédée, una delle sue
frasi preferite è “spesso ma poco alla volta”, usata da Swann padre), il quale
era stato uno dei migliori amici del padre (uomo eccelente ma singolare) + la
famiglia del narratore non sa che offrono ospitalità a uno dei più eleganti
membri del Jockey-Club, amico prediletto del conte di Parigi e del principe di
Galles, uno degli uomini più vezzeggiati nell’alta società del faubourg
Saint-Germain (la loro ignoranza deriva in parte dalla riservatezza e dalla
discrezione del carattere di S. e in parte dal fatto che i borghesi di allora
avessero un’idea di società un po’ induista*) + il signo Swann padre era
agente di cambio, Swann figlio si trovava dunque a far parte per tutta la vita
di una casta all’interno della quale le fortune variavano da un minimo a un
massimo di reddito + affetto da una “cotta” per gli oggetti antichi e la pittura,
egli abita in una vecchia palazzina dove stipa le sue collezioni (si trova in
quartiere dove la prozia del narratore ritiene indecente avere una casa) + è
sposato con una donna della peggiore società (S. non la presenta alla famiglia
del narratore) ed ha una figlia a cui è molto affezionato.
• LEGRANDIN: è uno di quegli uomini che, al di fuori di una carriera scientifica, nella quale si
sono brillantemente affermati, possiedono una cultura affatto
diversa, letteraria, umanistica, essi ignorano che L. abbia una certa reputazione
come scrittore, e sono sorpresi nel constatare che un celebre musicista ha
composto una melodia per lui + alto, di bell’aspetto, con un volto fine e occhi
azzurri, di modi raffinati, impersonifica per la famiglia del narratore il tipo
dell’uomo eccezionale, che affronta la vita nel modo più nobile e delicato (la
nonna gli rimprovera il fatto di parlare un po’ troppo bene, come un libro
stampato).
Temi principali: - SONNO (pag. 1, pag. 2) - INSONNIA (pag. 5) - TEMPO E SPAZIO (pag. 5) -
INQUIETUDINE (pag. 9) - MEMORIA (pag. 9, pag. 46) – OBLIO (pag. 20) - ANGOSCIA (pag.
25, pag. 31) - ANSIA (pag. 33, pag. 36, pag. 45)
Ambientazione:
• La camera da letto di Combray, nella casa dei nonni (ne ricorda in particolar modo il camino in
marmo di Siena)
• La stanza nella casa di Madame de Saint-Loup (in campagna) + varie camera da letto (pag. 8)
• Il castello di Genoveffa di Brabante (Golo, cavalcando lo raggiunge, pag. 10)
• Combray, ci sono due “parti” per le passeggiate, opposte l’una all’altra, da casa loro non si può
uscire dalla stessa porta se si vuole andare da una parte
piuttosto che dall’altra: una è quella di Méséglise, “la parte di Swann”, perchè
per andarci si passa davanti alla sua proprietà (delle due è la passeggiata più
breve che si riserva quando il tempo è incerto), l’altra è quella di Guermantes;
in una passeggiata attraverso la prima direzione, il protagonista vede per la
prima volta Gilbert, una ragazzina con i capelli biondi e gli occhi neri (anche se
nei suoi ricordi ha sempre gli occhi azzurri), lei lo guarda in modo derisorio
nonostante lui la trovi bellissima (pag. 146)
Eventi importanti: dopo una lunga descrizione di immagini confuse e ricordi dell’infanzia che si
sovrappongono durante il dormiveglia del protagonista, c’è la
descrizione del “rituale del bacio” prima di coricarsi, dato dalla mamma al proprio
figlio, atto molto agognato dal narratore ma irritante da parte del padre che lo giudica
come una tale “assurdità” (pag. 14) + (*), pag. 16, essi la consideravano composta di
caste chiuse dove ciascuno si trovava sin dalla nascita nello stesso rango occupato
dai suoi genitori e al quale nulla, tranne gli imprevisti di una carriera straordinaria o di un
matrimonio insperato, avrebbe potuto sottrarlo per farlo penetrare in una casta
superiore.
In un articolo di giornale il nonno legge che il Signor Swann è uno dei pù fedeli
habitués delle colazioni domenicali in casa di un certo duce di X. Il cui padre e zio
erano stati gli uomini politici più in vista del regno di Luigi Filippo (secondo la prozia
uno che sceglieva di frequentare persone al di fuori della casta in cui era nato, al di
fuori quindi della sua “classe” sociale, subisce ai suoi occhi un increscioso
declassamento (pag. 22) => è sul “Figaro”, ma la prozia afferma che non è cosa
buona farlo sapere in giro poichè ogni volta che scorgeva negli altri un privilegio, per
quanto minuscolo, che lei non aveva, si persuadeva che non era un privilegio, ma un
fastidio.
Il solo tra la famiglia per il quale una visita di Swann diviene oggetto di
preoccupazione è il narratore stesso, infatti le sere in cui c’erano estranei, o
semplicemente Swann, la mamma infatti non saliva in camera per dargli il bacio della
buona notte + (pag. 29) in una delle quotidiane visite di Swann, al protagonista gli
viene negato il permesso di ricevere il bacio della nuonanotte dalla madre
(manifestazione ritenuta dal padre, ancora una volta, “ridicola”), egli quindi ha un
moto di rivolta e scrive una lettera alla madre, supplicandola di salire per un motivo
che non poteva scrivere tramite lettera.
Il suo terrore peggiore è che F. non consegni alla madre la sua lettera, essa ha un
codice per cui delle cose si possono o non si possono fare (è un codice ferreo e
circostanziato), nel caso specifico, l’articolo del codice in base al quale era poco
probabile che F. andasse a disturbare la madre in presenza del signor Swann per un
personaggio di scarso rilievo come il protagonista, non ha altro contenuto che per il
rispetto da lei professato non solo nei confronti dei coniugi, ma anche in quelli dello
straniero a cui si è offerta ospitalità; per assicurarsi almeno qualche possibilità di
riuscita il bambino non esita a mentirle, dicendo che non era stato assolutamente lui
a voler scrivere alla madre ma era stata lei che, lasciandolo, gli aveva raccomandato
di non dimenticare di farle avere una risposta a proposito di qualcosa che lo aveva
pregato di cercarle + F. però lo rassicura dicendogli che in qualche modo avrebbe
consegnato la lettera, subito la sua ansia cede e l’angoscia che ha appena finito di
provare, pensa che Swann se ne sarebbe senz’altro beffato se avesse letto la missiva
e ne avesse indovinato lo scopo (in quell’istante prova un gran affetto per Françoise,
per quell’intermediario ben intenzionato che con poche parole ha risollevato il suo
umore); la madre però non viene e, senza riguardi per l’amor suo, impegnato ad
evitare la sconfessione della favola della ricerca di cui ha preteso che lei lo avesse
pregato di riferirle, fa dire a F. “Non c’è risposta”, il bambino, imperterrito, decide
comunque di continuare ad aspettarla, si mette a letto e cerca di non sentire le voci
dei suoi parenti che prendono il caffè in giardino.
Nuovamente non sente più l’ansia addosso, dal momento che decide di non
addormentarsi senza prima aver rivisto la madre, di averla baciata a qualsiasi costo,
nel momento in cui fosse salita a coricarsi (in uno stato d’allegria, apre la finestra e si
siede in fondo al letto, senza far alcun rumore), egli sa che la situazione nella quale si
sta mettendo era fra tutte quella che poteva avere per lui, da parte dei suoi genitori,
le conseguenze più gravi, nell’educazione che gli è stata impartita, la gerarchia
delle colpe non è la stessa che nell’educazione degli altri ragazzi, davanti a tutte le
altre è stato abituato a collocare quelle di cui ora capisce che possiedono la
caratteristica comune di essere commesse per cedimento a un impulso nervoso
(pag. 35), lui, però, le riconosce bene dall’agonscia che le precede, piuttosto che dalla
severità del castigo che le segue; egli comincia a pensare che, qualora avesse agito
nel mondo che ha escogitato, come punizione lo avrebbe spedito in collegio, ciò
nonostante è convinto di agire così, ormai è andato troppo oltre la via verso la
realizzazione del suo desiderio, per poter tornare indietro + sente i passi dei parenti
che accompagnano Swann fuori e il sogaglio della porta lo avverte che se n’é andato,
il padre dice alla madre che possono andare a coricarsi, sente i passi di lei mentre
sale, si dirige senza far rumore nel corridoio (ora il cuore non gli batte più per l’ansia,
ma per lo spavento e per la gioia), la vede e si slancia verso di essa, in un primo
momento lo guarda con stupore, poi il suo avviso assume un’espressione di collera,
sente che anche il padre sta per salire, dice al figlio di tornare in camera sua, egli non
fa a tempo che viene scoperto.
Pensa di essere perduto, ma in realtà ciò non avviene, il padre, che gli rifiutava di
continuo dei permessi che gli erano stati concessi dalla madre e dalla nonna, non
avendo principi egli non ha alcuna intransigenza, quando la madre gli spiega
l’accaduto, il marito le dice di andare in camera del figlio, dal momento che non ha
ancora sonno per dormire (sono passati parecchi anni da questo episodio, dentro di lui
tante cose tante cose sono andate distrutte, nonostante credeva fossero durate per
sempre, altre nuove sono sorte facendo nascere nuove pene e gioie), ricorda, dopo
tanti anni, i singhiozzi trattenuti davanti al padre e poi riversati quando si trovò solo
con la madre; la madre passa con lui l’intera notte, proprio quando ha commesso una
colpa così grave da fargli credere che avrebbe dovuto andarsene via di casa, i suoi
genitori gli concedono più di quanto mai avesse ottenuto da loro come una
ricompensa di una buona azione (sua madre e sua nonna lo amano tanto da non
volergli risparmiare la sofferenza, da insegnarli a dominarla per attenuare la sua
sensibilità nervosa e rafforzare la sua volontà, mentre il padre, che nutre per lui un
altro genere di amore, non sa se avrebbe avuto il coraggio di agire in quel modo, tanto
che asseconda il suo desiderio di dormire con la madre).
Il bambino scoppia in una crisi di nervi, dovrebbe essere felice per la situazione ma
non ci riesce, gli sembra che la madre gli avesse fatto una prima concessione e che,
questa, era stata per lei molto dolorosa )per la prima volta, lei, così coraggiosa, si è
confessata vinta, sembra quasi che una prima ruga, un primo capello bianco, gli siano
venuti per lo sforzo); per passare il tempo decidono di leggere qualcosa, scartono uno
dei libri che la nonna gli avrebbe dato per la sua festa, dal momento che il padre ha
giudicato la nonna “pazza” per aver preso delle letture troppo impegnative, questa era
tornata indietro alla libreria (colpita anche da un malore per il troppo caldo) e ha
ripiegato su quattro romanzi campestri di George Sand, i quali sono pieni di
espressioni cadute in disuso e ridiventate immagini, come non se ne trovano più che
in campagna (se la madre è da una parte una lettrice infedele, nel saltare tutte le
scene d’amore, è, dall’altra, una lettrice mirabile per il rispetto e la semplicità
dell’interpretazione, per la bellezza e la dolcezza del suono) + i rimorsi finalmente si
placano e il protagonista si lascia andare alla dolcezza di quella notte in cui ha la
madre accanto, l’indomani l’angoscia sarebbe ricominciata e la madre non sarebbe
rimasta con lui, ma la sera del giorno dopo è ancora lontana e, nel frattempo, pensa di
avere tutto il tempo di trovare un rimedio => ogni volta che si sveglia di notte, dopo
aver ricordato Combray, per molto tempo non rivede che quella sorta di lembo
luminoso ritagliato nel mezzo di tenebre indistinte, si staglia lo scenario strettamente
indispensabile al dramma della sua svestizione, come se Combray non fosse consistita
che di due piani collegati fra di loro da una scala e come se non fossero mai state, là,
altro che le sette di sera, se glielo si chiedeva, avrebbe risposto che C. comprendeva
altre cose ancora ed esisteva anche in altre cose, ma poichè quello che avrebbe
ricordato, sarebbe riaffiorato soltanto dalla memoria volontaria, e poichè le
informazioni che fornisce sul passato non contengono nulla di reale, egli non avrebbe
avuto voglia di pensare a quel resto di Combray.
46
Vista dal treno, quando arrivano la settimana prima di Pasqua, Combray, in un cerchio
di dieci leghe, viene riassunta nella chiesa (breve descrizione città, pag. 50),
alloggiano nella casa della cugina del nonno, la sua prozia Léonie, la quale, dopo la
morte del marito Octave, non ha più voluto lasciare dapprima Combray, poi la sua
casa di Combray, poi la sua camera ed, infine, il suo letto dal quale non scende più
Sa che prima di una mezz’ora sarebbero rientrati in casa, e che, secondo la regola dei
giorni in cui eravano andati dalla parte di Guermantes e la cena era servita più tardi,
lo avrebbero mandato a dormire appena finita la minestra, di modo che sua madre,
trattenuta a tavola come se ci fossero stati ospiti, non sarebbe salita a dargli la
buonanotte nel mio letto. La zona di tristezza in cui è penetrato è così distinta dalla
zona in cui si slanciava con gioia, soltanto un attimo prima.
I desideri nei quali poco prima era immerso, di andare a Guermantes, di viaggiare, di
essere felice, ora gli sono estranei al punto che la loro realizzazione non gli avrebbe
dato alcun piacere. Come avrebbe dato tutto ciò per poter piangere la notte intera fra
le braccia dellamamma!
Rabbrividisce, non stacca gli occhi angosciati dal viso della madre, che quella sera non
sarebbe apparsa nella camera, avrebbe voluto morire, e una simile situazione si
sarebbe protratta fino all’indomani, ecosì, dalla parte di Guermantes, ha imparato a
distinguere quegli stati che si succedono in lui, in certi periodi, e giungono addirittura
a spartirsi ogni giornata,l’uno tornando a scacciare l’altro, con la puntualità della
febbre, contigui,ma così estranei l’uno all’altro, così privi di mezzi di comunicazione
reciproca che egli non riesce più a capire, e neanche a rammentare, nell’uno, quel che
ho desiderato, o temuto, o compiuto nell’altro.
È così che se ne sta, spesso, fino al mattino a pensare ai tempi di Combray, alle sue
tristi sere senza sonno, a tanti giorni, anche, la cui immagine gli è stata di recente
restituita dal sapore di una tazza di tè e, per associazione di ricordi, a quanto ebbe
appreso, molti anni dopo aver lasciato quella piccola città, a proposito di un amore che
Swann aveva avuto prima della sua nascita, con quella precisione nei dettagli più
facile da ottenere, talvolta, per la vita di persone morte da secoli che per quella dei
nostri migliori amici.
Tutti quei ricordi sovrappostigli uni agli altri non costituiscono ormai che una massa,
ma non per questo è impossibile distinguere fra di essi i più antichi, e quelli più
recenti, nati da un profumo, e poi quelli che sono soltanto i ricordi di un’altra persona,
da cui li avevo appresi se non delle fessure, delle crepe vere e proprie, almeno quelle
venature, quelle screziature di colorazione che, in certe rocce, in certi marmi, rivelano
differenze di origine,di età, di «formazione».
Ma appena il giorno traccia nell’oscurità, e come col gesso, la sua prima riga bianca e
rettificatrice, la dimora che avevo ricostruito nelle tenebre, è andata a raggiungere le
dimore intraviste nel turbine del risveglio, messa in fuga da quelpallido segno
tracciato sulle tende dal dito levato del giorno.
Analisi stilistica:
- Narratore omodiegetico (è all’interno della storia); - Periodi abbastanza lunghi, un lessico non
troppo complesso, un uso frequente di
punteggiatura e di tecnicismi (soprattutto riguardanti il mondo naturale),
prevalenza di paratassi;
- Genere => ROMANZO MODERNISTA