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RIASSUNTO COMPLETO DI

M. Proust,

Dalla parte di Swann


Esame di LETTERATURE COMPARATE
(Università degli Studi di Napoli – Federico II)

Anno Accademico 2020-2021

Titolo, autore, anno di pubblicazione: “ALLA RICERCA DEL TEMPO PERDUTO – DALLA
PARTE DI SWANN”, Marcel Proust, 1°edizione originale 1913, 1°edizione
originale 1946.
L’opera più nota è il monumentale romanzo Alla ricerca del tempo perduto pubblicato
in sette volumi tra il 1913 e il 1927, frequentò un liceo a Parigi, in seguito si arruolò come
volontario nella fanteria dell’esercito, terminato il servizio militare seguì le lezioni di Albet Sorel,
alla Sorbona seguì i corsi di Henri Bergson, nel 1893 si laurea in legge.

Trama: nella prima sezione in cui è diviso questo volume, il narratore rievoca la sua infanzia nel
villaggio di Combray; mentre la seconda sezione narra dell'innamoramento di Charles Swann, una
sorta di alter ego di Marcel, nei confronti di una giovane di nome Odette; infine, la terza sezione
introduce il personaggio di Gilberte, figlia di Charles Swann e Odette, la quale, dopo essere stata
solo una compagna di giochi, diventa il primo amore del narratore.

Combray
Nella prima sezione del primo volume, intitolata "Combray" (dal nome della residenza estiva in cui
la famiglia passava a trascorrere le vacanze) il protagonista, che sembra coincidere col narratore (e
infatti si chiama Marcel), racconta della propria infanzia passata proprio nella città di Combray. La
storia procede in modo molto lento con una dettagliata descrizione psicologica del narratore,
attraverso un ricordo dei problemi che egli vive da ragazzo.
Il narratore racconta del suo rapporto con la madre, di cui reclama la presenza la sera prima di
coricarsi. Egli ricorda anche le sue prime letture, tra cui il romanzo "François le Champi" 1848-50
di George Sand, vi sono inoltre prove dell'universo culturale ed emotivo di un personaggio di cui
verrà seguita l'esistenza e l'evoluzione durante tutto il resto della storia.
Ricorda anche altri dettagli della sua infanzia, tra cui le persone, come la zia Léonie e la gente del
villaggio, ma anche i luoghi, come la vecchia casa grigia sulla strada, il giardino, le vie, le
escursioni quotidiane e il parco dei signori Swann.
Questo primo volume dell'opera funge da preludio, introducendo temi e personaggi principali
ricorrenti della “Recherche”, i quali subiranno poi una metamorfosi nel corso del tempo a partire da
ora fino alla fine dell'opera; infatti è in questa sezione che viene introdotta la famiglia di Charles
Swann e anche quella Guermantes, le quali lasceranno un ricordo indelebile e una fascinazione
impressa nel Narratore il quale desidera penetrare questo ambiente che sembra a lui così
irraggiungibile e meraviglioso.

L'incipit e i differenti "io"


"Per molto tempo, sono andato a letto presto" sono le famose parole di apertura della Recherche
pronunciate da un "Narratore" (il primo "io", voce narrante nonché personaggio principale) insonne
che ricorda i differenti periodi della sua esistenza; evoca ricordi della cittadina di Combray
(sperimentati da un secondo "io", quello dell'"eroe" protagonista), una località turistica della sua
prima infanzia: il tutto raccolto dalla memoria volontaria, ossia data dall'intelligenza, quella che dà
informazioni sul passato che conserva in sé.
L'"io" del Narratore fa da apertura e da chiusura di questa prima sezione, come pure dell'intera
Recherche, ed è anche colui che definisce l'"io" del protagonista nei diversi periodi della sua vita;
epoche che tornano improvvisamente abbinate durante esperimenti ripetuti di esperienze di
memoria involontaria nel Il tempo ritrovato, quando emergerà l'"io" senza tempo dell'autore-
narratore.

Memoria volontaria e involontaria


In questa sezione è presente uno degli episodi più famosi del libro, quello in cui il protagonista,
dopo aver imbevuto nel tè una madeleine, ricorda come egli era solito mangiarne da piccolo la
domenica mattina prima della messa. È stato proprio durante la celebre scena della madeleine che
l'eroe, in un periodo molto più tardo rispetto alla narrazione principale di "Combray", che vivrà la
sua prima esperienza di memoria involontaria (le altre seguiranno ne Il tempo ritrovato).
Appena riconosciuto il sapore del pezzo di madeleine imbevuto nel tè caldo che una
volta, molti anni addietro, era d'uso preparargli sempre la zia quando si trovavano a
Combray, intere sezioni di memoria cominciano a venire a galla "proprio come nel
giuoco in cui i giapponesi si divertono a mettere in ammollo in una ciotola di
porcellana piena d'acqua piccoli pezzi di carta i quali, fino ad allora rimasti indistinti,
cominciano a prender forma diventando fiori, case, personaggi coerenti e
riconoscibili".
L'autore si dedica poi alla storia della vita della famiglia del Narratore, della sua
servitù e dell'intera popolazione di Combray, con la conseguente pittura di personaggi
umoristici (lo snobismo dell'ingegnere Legrandin, la crudeltà di Françoise nei confronti
della giovane sguattera delle cucine ecc.)
La parte di Méséglise o di Swann e la parte di Guermantes[modifica | modifica
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Il Narratore discute poi delle passeggiate quotidiane fatte verso Méséglise (o Swann)
quando il tempo era incerto, laddove quando il bel tempo lo permetteva si
addentravano dalla parte dei Guermantes: entrambe le direzioni sono "giacimenti
profondi del mio terreno mentale".
Il modo in cui Méséglise è associata con il cattivo tempo; questo è il lato degli odori, in
particolare quello che il Narratore in lacrime riconosce nel biancospino; ma anche del
desiderio carnale e del fallimento dell'intelligenza. È questa la parte in cui osserva la
scena di lesbismo e sadismo tra la figlia di Vinteuil e la sua amica; è da questa parte
infine che Gilberte Swann gl'indirizza un gesto osceno.
La parte dei Guermantes è associata invece come detto col bel tempo, il desiderio di
vita mondana (sogna un giorno di poter partecipare a un ricevimento indetto dalla
duchessa) e ad altre sensazioni intelligibili.

Un amore di Swann
La seconda sezione del primo volume, intitolata "Un amore di Swann" ("Un amour de
Swann"), rappresenta un punto di svolta, l'andamento della vicenda si fa più veloce e
interessante, diventando quasi una sorta di “romanzo nel romanzo” che può esser
letto indipendentemente dal resto: questo è in realtà un passo indietro nella vita di
Charles Swann[1], che ricorda la sua passione travolgente per Odette de Crécy,[2] una
donna di mondo, raffinata e opportunista al tempo stesso.
L'attrazione per Odette, che Swann incontra per caso in un circolo letterario, il salotto
di Madame Verdurin, lo spingerà a frequentare sempre più spesso questo ambiente
borghese. Il protagonista andrà poi frequentemente a trovare Odette, la quale gli
dimostrerà una certa tenerezza e sarà proprio questo sentimento a far nascere in lui
l'amore. Odette si faceva mantenere dalla famiglia, ma poi inizia a farsi mantenere da
Charles, pur mostrandosi, al tempo stesso, disponibile verso altri uomini.
Da qui nasce nel protagonista una gelosia morbosa, per cui lui vorrebbe conoscere il
passato di Odette in maniera anche troppo dettagliata. Nel frattempo, Madame
Verdurin capisce che il suo salotto rappresenta per Charles solo il luogo in cui
incontrare la sua amata; da ciò nasce tra i due un'antipatia reciproca e la presenza di
Charles non sarà più gradita. Proprio per questo motivo Odette continuerà a
frequentare il circolo letterario, che diventerà per lei luogo di rifugio e tradimento.
La storia d'amore si trasforma così in un rapporto tormentato, tanto da diventare la
storia di una malattia: Charles da una parte vorrebbe lasciare Odette, ma dall'altra sa
di non poterne fare a meno, nonostante tutto; Odette, invece, capisce di avere sempre
più potere su di lui e ne approfitta, tanto da convincerlo in seguito a sposarla.

Nomi di paesi: Il nome


Nella terza sezione del primo volume, intitolata "Nomi di paesi: Il nome" ("Noms de
pays: Le nom"), il narratore sogna a occhi aperti di viaggiare, visitando varie località.
Combray rappresenta per l'autore un mondo infantile, chiuso e protettivo, che si
contrappone ai paesi che invece vorrebbe visitare e sui quali fantastica a lungo, anche
solo sui loro nomi, che gli ispirano suggestioni di vario tipo: è attraverso gli orari dei
treni che vede per la prima volta Balbec e soprattutto Venezia.
Questa parte fa eco al successivo volume All'ombra delle fanciulle in fiore; tale
parallelismo sottolinea la delusione del sogno nascente del confronto con la cruda
realtà: solamente l'arte è in grado di re-incantare il paesaggio e farlo vivere all'altezza
delle aspettative del Narratore (come saranno per esempio i quadri raffiguranti Balbec
di Elstir) => Wikipedia

Personaggi:
• FRANCOISE: cuoca di zia Léonie a Combray, poi al servizio della famiglia del narratore,
abilissima in cucina, è particolarmente crudele con l'aiuto cuoca (per il narratore è il simbolo della
Francia eterna, quella della chiesa feudale di Saint- André-des-Champs) + da quando la famiglia
passa le vacanze a Combray, essa ha per loro la stessa considerazione che riserva alla zia, ma
accompagnata da un’inclinazione più viva, dal momento che al prestigio di far parte della famiglia
si aggiunge il fascino di non essere i suoi padroni abituali + F. non ama particolarmente il genero,
la cui presenza le rovina il piacere di stare con la figlia, impedendo alle due donne di chiaccherare
con la stessa libertà di quando sono sole + Françoise, la quale ha la tendenza a considerare denaro
spicciolo tutto quello che la zia le regala, per lei o per i suoi figli, e tesori follemente sperperati per
un’ingrata le monetine messe ogni domenica nella mano di Eulalie, ma con tale discrezione che
Françoise non riesce mai a vederle, non che il denaro che la zia da a Eulalie Françoise lo vorrebbe
per sé, lei si rallegra già abbastanza di quel che la zia possedeva, giacché sa che le ricchezze della
padrona innalzano, nello stesso tempo, e abbelliscono agli occhi di tutti la sua domestica + non le
pare, tuttavia, un gran male che la zia, di cui conosce l’inguaribile generosità, si abbandoni a dare,
se almeno a beneficiarne fossero stati dei ricchi (forse pensava che costoro, non avendo bisogno dei
regali della zia, non possono essere sospettati di volerle bene per questo), d’altra parte, offerti a
persone molto ricche, a persone «dello stesso rango» della zia e che «stavano bene insieme», i
regali le sembrano far parte degli usi di quella vita strana e brillante dei ricchi che lei ammirava
sorridendo + ma le cose vanno diversamente se a beneficiare della generosità della zia sono coloro
che chiamava «gente come me, gente che non sono niente più di me» e che lei disprezzava di più, a
meno che non la chiamassero «signora Françoise» e non si considerassero «meno di lei» + non c’è,
nei dintorni di Combray, una tenuta abbastanza grande perché Françoise non supponga che Eulalie
avrebbe potuto facilmente comperarla, con tutto quello che le rendono le sue visite, è vero che
un’analoga stima la fa anche Eulalie delle ricchezze immense e occulte di Françoise, di
solito,quando Eulalie se n’è andata, Françoise profetizza senza alcuna benevolenza sul suo conto (la
odiava, ma la teme, e si crede obbligata, quando è presente, a farle «buon viso») + Françoise
escogita, per servire la sua costante volontà di rendere impossibile a ogni domestico la permanenza
in casa, accorgimenti così sottili e così spietati che, molti anni dopo, scoprono che, se quell’estate
avevamo mangiato gli asparagi tutti i giorni, era stato perché il loro odore dava alla povera sguattera
incaricata di pulirli delle crisid’asma di una tale violenza che, alla fine, fu costretta ad andarsene!
• BATHILDE: la nonna del narratore, amante della natura e delle passeggiate all’aria aperta (cerca
sempre un pretesto per fare un giro in giardino), una donna umile di cuore e molto dolce + giudica
le letture futili malsane quanto le caramelle e i pasticcini, è convinta che i grandi soffi del genio non
possano avere, anche sullo spirito di un bambino, un influsso più pericoloso e meno vivificante di
quello esercitato sul corpo dell’aria e del vento di mare (non si sarebbe mai rassegnata a comprare
qualcosa da cui non si potesse trarre un profitto intellettuale, perfino quando deve fare un “regalo
utile”, o nel preferire i ritratti alle fotografie, pag. 42) + si stupisce delle accese requisitorie, alle
quali L. si abbandona sovente, contro l’aristocrazia, la vita mondana, lo snobismo, l’ambizione
mondana è un sentimento che la nonna è incapace di provare e quasi di capire, e le sembra del tutto
inutile biasimarla con tanto ardore (non trova di buon gusto che il signor Legrandin, la cui sorella è
sposata con un gentiluomo, attacchi così violentemente i nobili) + il nipote è sicuro che la zia tragga
dall’accomularsi di quei giorni monotoni, l’attesa di un cataclisma domenstico, limitato alla durata
di un momento, ma tale da costringerla, una volta per tutte, a uno di quei cambiamenti che le
sarebbero stati salutari e ai quali non riesce a risolversi da sola (si accontenta, per rendere ogni tanto
più interessante la sua vita, di introdurvi delle peripezie immaginarie che segue con grande
passione, pag. 121).
• PROZIA LEONIE: denigra spesso il signor Swann, lo ritiene una persona semplice, anche dal
punto di vista intellettuale, dal momento che in coversazione evitava gli argomenti seri e sfoggiava
una precisione assai prosaica, non soltanto per quanto riguardo i dettagli più minuti della ricette di
cucina, ma persino quando le sorelle della nonna parlano di argomenti artistici
(per lo più si limitava a divertire i partecipanti ogni volta con una nuova storia
che gli era appena capitata con persone che conoscevano), nel suo modo di
trattarlo c’è una gamiliarità un po’sprezzante, dal momento che era convinta
ch’egli dovesse sentirsi lusingato dei loro inviti (pag. 19), ha una radicata
abitudine di vedere sempre in Swann il medesimo adolescente, che si
meraviglia di trovarlo tutt’a un tratto meno giovane dell’età che continua ad
attribuirgli (tutti i parenti cominciano a vedere in lui una vecchiezza anormale,
vergognosa e meritata degli scapoli, pag. 35) + Le visite di Eulalie sono la
grande distrazione della ziaLéonie, che non riceve quasi più nessuno, all’infuori
del signor Curato, essa ha, infatti, allontanato tutti gli altri visitatori, perché
avevano, ai suoi occhi, il torto di rientrare nell’una o nell’altra delle due
categorie di persone che lei detesta: gli uni, i peggiori, e i primi di cui si è
sbarazzata, sono quelli che le consigliavano di non «auscultarsi» e
professavano, magari in negativo, e manifestandola solo con certi silenzi di
disapprovazione o con certi sorrisi di perplessità, la dottrina sovversiva per
cui una piccola passeggiata al sole e una buona bistecca sanguinolenta le
avrebbero giovato molto più del letto e delle medicine. L’altra categoria era
composta da persone che avevano l’aria di credere che la sua malattia fosse più
grave di quanto lei non pensasse (ella esige che, allo stesso tempo, si
approvasse il suo regime, si compiangessero le sue sofferenze e la si
rassicurasse sul suo avvenire, ed in questo Eulalie eccelle perfettamente, le cui
visite, ogni domenica salvo imprevisti, costituiscono per la zia un gran piacere).
• Le due sorelle della nonna (Céline e Flora), hanno la sua stessa nobiltà d’animo ma non la sua
intelligenza (sono più dedite ai pettegolezzi puttosto che
alle lunge passeggiate in giardino).
• SWANN: una delle poche persone che fa visita alla casa di Combray, spesso dopo pranzo e senza
preavviso; egli si riconosce soltanto dalla voce, il suo viso
dal naso aquilino, dagli occhi verdi sotto l’alta fronte circondata da capelli
biondi, quasi rossi, pettinati alla Bressant, è molto difficile da distinguere da
tanto che le luci nel giardino vengono tenute basse + egli, pu essndo molto più
giovane, è molto legato al nonno del protagonista (Amédée, una delle sue
frasi preferite è “spesso ma poco alla volta”, usata da Swann padre), il quale
era stato uno dei migliori amici del padre (uomo eccelente ma singolare) + la
famiglia del narratore non sa che offrono ospitalità a uno dei più eleganti
membri del Jockey-Club, amico prediletto del conte di Parigi e del principe di
Galles, uno degli uomini più vezzeggiati nell’alta società del faubourg
Saint-Germain (la loro ignoranza deriva in parte dalla riservatezza e dalla
discrezione del carattere di S. e in parte dal fatto che i borghesi di allora
avessero un’idea di società un po’ induista*) + il signo Swann padre era
agente di cambio, Swann figlio si trovava dunque a far parte per tutta la vita
di una casta all’interno della quale le fortune variavano da un minimo a un
massimo di reddito + affetto da una “cotta” per gli oggetti antichi e la pittura,
egli abita in una vecchia palazzina dove stipa le sue collezioni (si trova in
quartiere dove la prozia del narratore ritiene indecente avere una casa) + è
sposato con una donna della peggiore società (S. non la presenta alla famiglia
del narratore) ed ha una figlia a cui è molto affezionato.
• LEGRANDIN: è uno di quegli uomini che, al di fuori di una carriera scientifica, nella quale si
sono brillantemente affermati, possiedono una cultura affatto
diversa, letteraria, umanistica, essi ignorano che L. abbia una certa reputazione
come scrittore, e sono sorpresi nel constatare che un celebre musicista ha
composto una melodia per lui + alto, di bell’aspetto, con un volto fine e occhi
azzurri, di modi raffinati, impersonifica per la famiglia del narratore il tipo
dell’uomo eccezionale, che affronta la vita nel modo più nobile e delicato (la
nonna gli rimprovera il fatto di parlare un po’ troppo bene, come un libro
stampato).

Temi principali: - SONNO (pag. 1, pag. 2) - INSONNIA (pag. 5) - TEMPO E SPAZIO (pag. 5) -
INQUIETUDINE (pag. 9) - MEMORIA (pag. 9, pag. 46) – OBLIO (pag. 20) - ANGOSCIA (pag.
25, pag. 31) - ANSIA (pag. 33, pag. 36, pag. 45)
Ambientazione:
• La camera da letto di Combray, nella casa dei nonni (ne ricorda in particolar modo il camino in
marmo di Siena)
• La stanza nella casa di Madame de Saint-Loup (in campagna) + varie camera da letto (pag. 8)
• Il castello di Genoveffa di Brabante (Golo, cavalcando lo raggiunge, pag. 10)
• Combray, ci sono due “parti” per le passeggiate, opposte l’una all’altra, da casa loro non si può
uscire dalla stessa porta se si vuole andare da una parte
piuttosto che dall’altra: una è quella di Méséglise, “la parte di Swann”, perchè
per andarci si passa davanti alla sua proprietà (delle due è la passeggiata più
breve che si riserva quando il tempo è incerto), l’altra è quella di Guermantes;
in una passeggiata attraverso la prima direzione, il protagonista vede per la
prima volta Gilbert, una ragazzina con i capelli biondi e gli occhi neri (anche se
nei suoi ricordi ha sempre gli occhi azzurri), lei lo guarda in modo derisorio
nonostante lui la trovi bellissima (pag. 146)
Eventi importanti: dopo una lunga descrizione di immagini confuse e ricordi dell’infanzia che si
sovrappongono durante il dormiveglia del protagonista, c’è la
descrizione del “rituale del bacio” prima di coricarsi, dato dalla mamma al proprio
figlio, atto molto agognato dal narratore ma irritante da parte del padre che lo giudica
come una tale “assurdità” (pag. 14) + (*), pag. 16, essi la consideravano composta di
caste chiuse dove ciascuno si trovava sin dalla nascita nello stesso rango occupato
dai suoi genitori e al quale nulla, tranne gli imprevisti di una carriera straordinaria o di un
matrimonio insperato, avrebbe potuto sottrarlo per farlo penetrare in una casta
superiore.
In un articolo di giornale il nonno legge che il Signor Swann è uno dei pù fedeli
habitués delle colazioni domenicali in casa di un certo duce di X. Il cui padre e zio
erano stati gli uomini politici più in vista del regno di Luigi Filippo (secondo la prozia
uno che sceglieva di frequentare persone al di fuori della casta in cui era nato, al di
fuori quindi della sua “classe” sociale, subisce ai suoi occhi un increscioso
declassamento (pag. 22) => è sul “Figaro”, ma la prozia afferma che non è cosa
buona farlo sapere in giro poichè ogni volta che scorgeva negli altri un privilegio, per
quanto minuscolo, che lei non aveva, si persuadeva che non era un privilegio, ma un
fastidio.
Il solo tra la famiglia per il quale una visita di Swann diviene oggetto di
preoccupazione è il narratore stesso, infatti le sere in cui c’erano estranei, o
semplicemente Swann, la mamma infatti non saliva in camera per dargli il bacio della
buona notte + (pag. 29) in una delle quotidiane visite di Swann, al protagonista gli
viene negato il permesso di ricevere il bacio della nuonanotte dalla madre
(manifestazione ritenuta dal padre, ancora una volta, “ridicola”), egli quindi ha un
moto di rivolta e scrive una lettera alla madre, supplicandola di salire per un motivo
che non poteva scrivere tramite lettera.
Il suo terrore peggiore è che F. non consegni alla madre la sua lettera, essa ha un
codice per cui delle cose si possono o non si possono fare (è un codice ferreo e
circostanziato), nel caso specifico, l’articolo del codice in base al quale era poco
probabile che F. andasse a disturbare la madre in presenza del signor Swann per un
personaggio di scarso rilievo come il protagonista, non ha altro contenuto che per il
rispetto da lei professato non solo nei confronti dei coniugi, ma anche in quelli dello
straniero a cui si è offerta ospitalità; per assicurarsi almeno qualche possibilità di
riuscita il bambino non esita a mentirle, dicendo che non era stato assolutamente lui
a voler scrivere alla madre ma era stata lei che, lasciandolo, gli aveva raccomandato
di non dimenticare di farle avere una risposta a proposito di qualcosa che lo aveva
pregato di cercarle + F. però lo rassicura dicendogli che in qualche modo avrebbe
consegnato la lettera, subito la sua ansia cede e l’angoscia che ha appena finito di
provare, pensa che Swann se ne sarebbe senz’altro beffato se avesse letto la missiva
e ne avesse indovinato lo scopo (in quell’istante prova un gran affetto per Françoise,
per quell’intermediario ben intenzionato che con poche parole ha risollevato il suo
umore); la madre però non viene e, senza riguardi per l’amor suo, impegnato ad
evitare la sconfessione della favola della ricerca di cui ha preteso che lei lo avesse
pregato di riferirle, fa dire a F. “Non c’è risposta”, il bambino, imperterrito, decide
comunque di continuare ad aspettarla, si mette a letto e cerca di non sentire le voci
dei suoi parenti che prendono il caffè in giardino.
Nuovamente non sente più l’ansia addosso, dal momento che decide di non
addormentarsi senza prima aver rivisto la madre, di averla baciata a qualsiasi costo,
nel momento in cui fosse salita a coricarsi (in uno stato d’allegria, apre la finestra e si
siede in fondo al letto, senza far alcun rumore), egli sa che la situazione nella quale si
sta mettendo era fra tutte quella che poteva avere per lui, da parte dei suoi genitori,
le conseguenze più gravi, nell’educazione che gli è stata impartita, la gerarchia
delle colpe non è la stessa che nell’educazione degli altri ragazzi, davanti a tutte le
altre è stato abituato a collocare quelle di cui ora capisce che possiedono la
caratteristica comune di essere commesse per cedimento a un impulso nervoso
(pag. 35), lui, però, le riconosce bene dall’agonscia che le precede, piuttosto che dalla
severità del castigo che le segue; egli comincia a pensare che, qualora avesse agito
nel mondo che ha escogitato, come punizione lo avrebbe spedito in collegio, ciò
nonostante è convinto di agire così, ormai è andato troppo oltre la via verso la
realizzazione del suo desiderio, per poter tornare indietro + sente i passi dei parenti
che accompagnano Swann fuori e il sogaglio della porta lo avverte che se n’é andato,
il padre dice alla madre che possono andare a coricarsi, sente i passi di lei mentre
sale, si dirige senza far rumore nel corridoio (ora il cuore non gli batte più per l’ansia,
ma per lo spavento e per la gioia), la vede e si slancia verso di essa, in un primo
momento lo guarda con stupore, poi il suo avviso assume un’espressione di collera,
sente che anche il padre sta per salire, dice al figlio di tornare in camera sua, egli non
fa a tempo che viene scoperto.
Pensa di essere perduto, ma in realtà ciò non avviene, il padre, che gli rifiutava di
continuo dei permessi che gli erano stati concessi dalla madre e dalla nonna, non
avendo principi egli non ha alcuna intransigenza, quando la madre gli spiega
l’accaduto, il marito le dice di andare in camera del figlio, dal momento che non ha
ancora sonno per dormire (sono passati parecchi anni da questo episodio, dentro di lui
tante cose tante cose sono andate distrutte, nonostante credeva fossero durate per
sempre, altre nuove sono sorte facendo nascere nuove pene e gioie), ricorda, dopo
tanti anni, i singhiozzi trattenuti davanti al padre e poi riversati quando si trovò solo
con la madre; la madre passa con lui l’intera notte, proprio quando ha commesso una
colpa così grave da fargli credere che avrebbe dovuto andarsene via di casa, i suoi
genitori gli concedono più di quanto mai avesse ottenuto da loro come una
ricompensa di una buona azione (sua madre e sua nonna lo amano tanto da non
volergli risparmiare la sofferenza, da insegnarli a dominarla per attenuare la sua
sensibilità nervosa e rafforzare la sua volontà, mentre il padre, che nutre per lui un
altro genere di amore, non sa se avrebbe avuto il coraggio di agire in quel modo, tanto
che asseconda il suo desiderio di dormire con la madre).
Il bambino scoppia in una crisi di nervi, dovrebbe essere felice per la situazione ma
non ci riesce, gli sembra che la madre gli avesse fatto una prima concessione e che,
questa, era stata per lei molto dolorosa )per la prima volta, lei, così coraggiosa, si è
confessata vinta, sembra quasi che una prima ruga, un primo capello bianco, gli siano
venuti per lo sforzo); per passare il tempo decidono di leggere qualcosa, scartono uno
dei libri che la nonna gli avrebbe dato per la sua festa, dal momento che il padre ha
giudicato la nonna “pazza” per aver preso delle letture troppo impegnative, questa era
tornata indietro alla libreria (colpita anche da un malore per il troppo caldo) e ha
ripiegato su quattro romanzi campestri di George Sand, i quali sono pieni di
espressioni cadute in disuso e ridiventate immagini, come non se ne trovano più che
in campagna (se la madre è da una parte una lettrice infedele, nel saltare tutte le
scene d’amore, è, dall’altra, una lettrice mirabile per il rispetto e la semplicità
dell’interpretazione, per la bellezza e la dolcezza del suono) + i rimorsi finalmente si
placano e il protagonista si lascia andare alla dolcezza di quella notte in cui ha la
madre accanto, l’indomani l’angoscia sarebbe ricominciata e la madre non sarebbe
rimasta con lui, ma la sera del giorno dopo è ancora lontana e, nel frattempo, pensa di
avere tutto il tempo di trovare un rimedio => ogni volta che si sveglia di notte, dopo
aver ricordato Combray, per molto tempo non rivede che quella sorta di lembo
luminoso ritagliato nel mezzo di tenebre indistinte, si staglia lo scenario strettamente
indispensabile al dramma della sua svestizione, come se Combray non fosse consistita
che di due piani collegati fra di loro da una scala e come se non fossero mai state, là,
altro che le sette di sera, se glielo si chiedeva, avrebbe risposto che C. comprendeva
altre cose ancora ed esisteva anche in altre cose, ma poichè quello che avrebbe
ricordato, sarebbe riaffiorato soltanto dalla memoria volontaria, e poichè le
informazioni che fornisce sul passato non contengono nulla di reale, egli non avrebbe
avuto voglia di pensare a quel resto di Combray.
46

Vista dal treno, quando arrivano la settimana prima di Pasqua, Combray, in un cerchio
di dieci leghe, viene riassunta nella chiesa (breve descrizione città, pag. 50),
alloggiano nella casa della cugina del nonno, la sua prozia Léonie, la quale, dopo la
morte del marito Octave, non ha più voluto lasciare dapprima Combray, poi la sua
casa di Combray, poi la sua camera ed, infine, il suo letto dal quale non scende più

EPISODIO MADELEINS => PAG.


(essa non occupa più, in realtà, che due stanza contigue, in una delle quali si trattiene
durante il pomeriggio mentre cambiano aria all’altra); prima di lasciarlo entrare ad
augurare il buongiorno alla zia, lo fanno aspettare nella stanza vicina, egli sente la zia
parlare da sola a mezza voce, parla sempre così in quanto è convinta di avere nella
testa qualcosa di rotto che avrebbe spostato parlando troppo forte, tuttavia egli non
resta troppo a lungo senza dire qualcosa, perchè crede che ciò possa essere salutare
per la sua gola (nell’inerzia assoluta in cui vive, annette alle minime fra le proprie
sensazioni una straordinaria importanza), dopo poco entra a baciarla, F. prepara il suo
tè, se la zia si sente agitata chiede invece la sua tisana e spetta a lui il compito di far
cadere dal sacchetto la quantità di tiglio da versare nell’acqua bollente.
Ben presto la zia può inzuppare nell’infuso bollente, una petite madeleine e porgerne
un pezzetto al nipote quando fosse ammorbidito a sufficienza, egli non rimane che 5
minuti con la zia che già lo congede per paura che si stanchi troppo e lo invita a
richiamare da lei F. per vedere se ha bisogno di qualcosa (in effetti F., la quale è da
anni al suo servizio, la trascura un po’ nei mesi in cui ci sono loro, pag. 55); F., dopo
essersi assicurata che i miei genitori abbiamo tutto ciò di cui possono aver bisogno,
sale una prima volta dalla zia per darle la sua pepsina e chiederle cosa voglia a
colazione, ma è molto raro che non le tocchi già esprimere il suo parere o fornire
spiegazioni su qualche avvenimento importante (dialoghi fra le due donne, pag.
57).
Intanto che la zia conversa con la domestica, il protagonista acoompagna i genitori a
messa, egli ama molto la chiesa di Combray (pag. 61), per lui è un qualcosa di
completamente diverso dal resto della città, con il campanile di Saint-Hilaire, che lo
si riconosce da molto lontano, ancora prima che Combray sia visibile dal treno, il
campanile sembra prendere coscienza di sé, afferma una propria esistenza individuale
(è il campanile a parlare per conto di tutta la chiesa), tutto sembra essere regolato in
rapporto al campanile che spunta ogni tanto tra le case (nei suoi ricordi, il campanile è
un’immagine che tiene sotto il suo dominio una parte intera e profonda della vita);
tornati dalla messa spesso incontrano il signor Legrandin (pag. 69).
Alla fine del pranzo la madre lo invita sempre a fare una passeggiata prima di
rimettersi a leggere, egli si siede sulla panchina all’ombra dei lillà, altre volte, qualche
anno prima, entrava nello studiolo al pianterreno dove lo zio Adolphe, un fratello del
nonno, si ritirava a riposare, adesso non ci entra più e lo zio non viene più a Combray
a causa di un litigio intercorso fra lui e la famiglia => DESCRIZIONE, PAG. 75 (la
sguattera incita viene paragonata da Swann alla Carità di Giotto).
Quell’oscura freschezza della sua stanza offre alla sua immaginazione lo spettacolo
totale dell’estate di cui imiei sensi, se fossi stato a passeggio, non avrebbero potuto
gioire che per frammenti; la nonna, anche se la giornata troppo calda s’è guastata ed
è sopraggiunto un temporale, viene a supplicarlo di uscire, ed egli, non volendo
rinunciare alla lettura, va se non altro a continuarla in giardino, sotto l’ippocastano, in
una piccola baracca di stuoia e tela, nel fondo della quale sta seduto e si crede
nascosto agli occhi delle persone che sarebbero potute venire a far visita ai miei
parenti; in quella specie di iridescente schermo di stati diversi che, mentre legge,
la sua coscienza dispiegava simultaneamente, e che vanno dalle aspirazioni più
profondamente nascoste dentro di lui alla visione tutta esteriore dell’orizzonte che ha
sotto gli occhi, in fondo al giardino, quel che c’era innanzitutto in lui, di più intimo, la
leva in continuo movimento che governa tutto il resto, è la sua fede nella ricchezza
filosofica, nella bellezza del libro che leggevo, e il suo desiderio di ap-propriarmene,
qualunque fosse il libro.
Si scatenano in lui le emozioni suscitate dall’azione a cui prende parte,giacché quei
pomeriggi sono più densi di avvenimenti drammatici di quanto spesso non sia tutta
una vita, sono gli avvenimenti che accadono nel libro che sta leggendo, è vero che i
personaggi a cui si riferiscono non sono «reali», ma tutti i sentimenti che la gioia o la
sventura di un personaggio reale ci fa provare non si producono in noi senza la
mediazione di un’immagine di quella gioia o di quella sventura; la genialità del primo romanziere
fu di comprendere che, nel meccanismo delle nostre emozioni, l’immagine
è il solo elemento essenziale, e che la semplificazione consistente nella pura e
semplice soppressione dei personaggi reali avrebbe dunque costituito un
perfezionamento decisivo.
E una volta che il romanziere ci ha messi nello stato in cui, come in tutti gli stati
puramente interiori, ogni emozione viene decuplicata, e il suo libro provocherà in
noi un turbamento simile a quello di un sogno, ma un sogno più chiaro di quelli che
facciamo dormendo e che nel ricordo durerà di più, allora, eccolo scatenare in noi, per
un’ora, tutte le gioie e tutte le sventure possibili, di cui nella vita impiegheremmo anni
a conoscerne qualcuna, e le più intense non ci sarebbero mai rivelate, perché la
lentezza con la quale si producono ce ne toglie la percezione (alcune volte viene
interrotto nella sua lettura dalla figlia del giardiniere e dal passaggio dei soldati a
Combray, una volta dalla visita del signor Swann).
Egli è molto preso dalla lettura di libri di Bergotte, il primo a farglielo conoscere è
stato un suo compagno più grande di lui, Block, al protagonista non gli è però
possibile placare, conversando col suo amico, il turbamento nle quale lo ha gettato,
dicendogli che i bei versi sono tanto più belli quanto non significano nulla; B. viene ben
accolto in casa, è anche vero che il nonno, ogni volta che fa amicizia con uno dei suoi
compagni, più che con gli altri, e lo porta a casa, sostiene sempre che si tratti di un
ebreo, anche prima di averli visti, sentendo solo il nome che, molto spesso, non ha
niente di particolarmente israelita (non indovina solo l’origine ma anche quello che di
dubbio può esserci, a volte, nella loro famiglia) => motivi per cui non viene più
accolto, pag. 96 (sarebbe stato ricevuto ancora a Combray se, dopo quella cena,
avendogli appena spiegato la notizia, che in seguito ebbe una grande influenza sulla
sua vita, ovvero che tutte le donne pensavano soltanto all’amore e che non ce n’era
nessuna di cui non si potesse vincere la resistenza, B. non gli avesse assicurato di aver
sentito dire, da fonte sicurissima, che la sua prozia aveva avuto una giovinezza
tempestosa ed era stata pubblicamente mantenuta, non potendo egli trattenersi dal
riferire queste parole ai parenti, quando si ripresentò fu messo alla porta).
Ma su Bergotte ha detto il vero, egli non riesce a staccarsi dal suo romanzo, ama
soprattutto quel medesimo flusso melodico, quelle espressioni antiche, quelle altre
molto semplici e note, ma per le quali il luogo dove le mette in luce sembra rivelare,
da parte sua, un gusto particolare mentre, nei passi tristi, una certa rudezza, un
accento quasi rauco;
Accade, talvolta, che una sua pagina dicesse le medesime cose che spesso scrive di
notte alla nonna e alla mamma quando non riesce a dormire, a tal punto che quella
pagina di Bergotte pare una raccolta di epigrafi da mettere in testa alle sue lettere.
Anche più tardi, quando comincia a comporre un libro, di alcune frasi, la cui qualità
non è sufficiente perché si decida a continuarlo,ritrova l’equivalente in Bergotte, ma è
soltanto allora, quando le legge nell’opera sua, che ne può gioire, quando è lui a
comporle, preoccupato che riflettessero esattamente ciò che scorge nel suo pensiero,
non ha certo il tempo di domandarsi se quel che scrive sia piacevole.
Nell’interruzione della sua lettura da parte di Swann, viene a sapere che egli è un
grande amico di sua figlia, non c’è settimana che non vanga a pranzare da loro,
spesso vanno insieme a visitare le vecchie città, cattedrali, castelli ecc. Il protagonista
si prefigura, intanto, nella sua mente l’immagine di Mademoiselle Swann, della
quale gli avevano parlato come di una così graziosa ragazzina che torna spesso nelle
sue fantasticherie, ma quando, quel giorno, viene a sapere come essa sia un essere di
condizione così rara, come la sua conversazione con Bergotte sia pari a quella di lui
con la sua prozia, percepisce tutto il suo inestimabile valore e la possibilità
irrangiungibile anche solo di esserle amico.
Visita del curato e di Eulalie alla zia (pag. 105), il curato ha affaticato la zia a tal
punto che, non appena se ne è andato, essa si vede costretta a congedare anche
Eulalie ma prima tira fuori una moneta da un borsellino e gliela porge.
A parte avvenimenti rarissimi, come il parto della sguattera, il tran tran della zia non
subisce mai variazioni, tranne per quelle cose che, ripetendosi sempre identiche a
intervalli regolari, non fanno altro che introdurre nell’ambito dell’uniformità, una sorta
di uniformità secondaria, così tutti i sabati, siccome nel pomeriggio F. va al
mercato, la colazione viene anticipata per tutti di un’ora )abitudine assimilata molto
bene anche dalla zia), anticipo che conferisce al sabato, per tutti, una fisionomia
simpatica; al sabato poi, nel mese di Maggio, si esce dopo pranzo per andare al “mese
di Maria”, incontrando spesso il signor Vinteuil, il quale è molto severoriguardo la
condotta dei “giovani trasandati” (è nel mese di Maria che comincia la sua passione
per i biancospini).
Il signor Vin-teuil con sua figlia prende posto accanto a loro, di buona famiglia, era
stato il maestro di piano delle sorelle della nonna e, da quando, in seguito alla morte
della moglie e a un’eredità ricevuta, si è ritirato nei pressi di Combray, lo accogliamo
spesso in casa. Ma, eccessivamente pudibondo, ha smesso di venirci, per non
incontrare Swann, colpevole di aver fatto quel che chiama «un matrimonio
inopportuno, secondo la moda corrente». Mia madre, venuta a sapere che compone
musica, gli disse che, quando fosse andata a trovarlo, le sarebbe piaciuto ascoltare
qualcosa di suo. Il signor Vinteuil ne ebbe gran gioia, ma spingeva l’educazione e la
bontà a tali scrupoli che, mettendosi sempre nei panni degli altri, temeva di annoiarli e
di sembrar loro egoista.
Il giorno in cui i suoi genitori sono andati a fargli visita, li accompagnò, ma loro gli
dissero di restare fuori, e poiché la casa del signor Vinteuil, era sovrastata da un
monticello cespuglioso, in cui mi si era nascosto, si trovava allo stesso livello del
secondo piano.
Quando erano venuti ad annunciargli i suoi genitori, avevo visto il signor Vinteuil
affrettarsi a mettere in evidenza sul pianoforte uno spartito, ma, quando i coniugi
furono entrati, l’aveva tolto e.messo in un angolo; senza dubbio, non voleva dar loro
l’impressione che fosse lieto di vederli soltanto per eseguire le sue composizioni. E
ogni volta che, nel corso della visita, la madre era tornata alla carica, lui aveva
ripetuto: «Ma non so davvero chi abbia messo quella roba sul pianoforte, non è quello
il suo posto», e aveva dirottato la conversazione su altri argomenti, proprio perché lo
interessavano di meno.
La sua unica passione è per la figlia, che ha l’aspetto di un ragazzo e sembra tanto
robusta che non si può trattenere un sorriso nel vedere le precauzioni che il padre
prende per lei, avendo sempre qualche scialle supplementare da metterle sulle spalle;
la nonna fa notare l’espressione dolce, delicata, quasi timida che passa negli occhi di
quella ragazzina così rude, il cui volto è cosparso di efelidi, dopo aver pronunciato una
parola, si preoccupa dei possibili malintesi e, dietro la faccia poco femminile, si vedeno
balenare i tratti più fini di una fanciulla tormentata (pag. 118).
Episodio del pollo con Françoise (pag. 126) => la zia sa che F. è pronta a dare la
vita senza un lamento per la figlia e i nipoti, mentre con altre creature è di una
durezza singolare, malgrado ciò la zia l’ha tenuta perchè, se conosce la sua
crudeltà, apprezza il suo servizio (egli si accorge che la dolcezza e le virtù di F.
nascondono tragedie da retrocucina).
Legrandin, l’invito a pranzo (pag. 130) => vedono sulla soglia del portico,
sovrastante il variopinto tumulto del mercato, Legrandin, che il marito di quella
signora con cui l’avevano ultimamente incontrato stava presentando alla moglie di un
altro grosso proprietario terriero dei dintorni (il volto di Legrandin esprime
un’animazione e uno zelo straordinari); frattanto egli escono dal portico, stanno per
passargli accanto, lui li fissa con il suo sguardo un punto così lontano dell’orizzonte
che non può vederci e non è obbligato a salutarli + vicino alla chiesa rincontrano
Legrandin, che viene in senso inverso accompagnando alla sua carrozza la medesima
signora, passa accanto a loro, senza smettere di parlare alla sua vicina, e dall’angolo
del suo occhio azzurro gli fa un piccolo segno, in qualche modo interno alla palpebra, e
che, non interessando i muscoli del volto, può passare perfettamente inosservato
allasua interlocutrice (proprio il giorno prima gli ha chiesto di mandare il figlio a pranzo
da lui).
Durante il pranzo egli capisce che Legrandin non è del tutto sincero quando dice di
amare soltanto le chiese, il chiaro di luna e la giovinezza; ama molto gli abitanti dei
castelli, e davanti a loro si sente preso da una tale paura di non piacere che non osa
mostrare di avere per amici dei borghesi, dei figli di notaio di agenti di cambio,
preferendo, se la verità doveva essere scoperta, che fosse in sua assenza, lontano da
lui e «in contumacia»; è uno snob.
Beninteso, questo non vuol dire che il signor Legrandin non era sincero quando
tuonava contro gli snob, non poteva sapere, almeno da se stesso, di esserlo, giacché
noi non conosciamo mai che le passioni degli altri, e quel che giungiamo a sapere
delle nostre è solo dagli altri che abbiamo potuto scoprirlo + a casa non si fanno più
illusioni sul signor Legrandin e i rapporti con lui si sono molto diradati, la madre si
diverte infinitamente ogni volta che coglie Legrandin in flagrante delitto, nel peccato
che lui non confessa e che continua a chiamare il peccato senza remissione, lo
snobismo, il padre, invece, fa fatica a prendere con altrettanto distacco e allegria gli
sgarbi di Legrandin e, quando, un anno, pensò di mandare il figlio a passare le
vacanze estive aBalbec con la nonna, disse: «Bisogna assolutamente
che avverta Legrandin che andrete a Balbec, per vedere se si offrirà di mettervi in
contatto con sua sorella. Probabilmente si sarà dimenticato di averci detto che abita a
due chilometri di distanza». La nonna, a cui pareva che ai bagni di mare si dovesse
stare dalla mattina alla sera sulla spiaggia a respirare ilsalmastro e che non vi si
dovessero far conoscenze, perché le visite, le passeggiate, significavano altrettante
perdite dell’aria di mare, voleva invece che non si parlasse a Legrandin dei nostri
progetti, ma la madre rideva dei suoi timori, pensando in cuor suo che il pericolo non
era così incombente, che Legrandin non sarebbe stato tanto sollecito a metterci in
contatto con sua sorella. Il padre gliene riparlò nei nostri incontri successivi, lo torturò
di domande: fu fatica sprecata, il signor Legrandin, se avessero insistito ancora,
avrebbe finito con l’edificare tutta un’etica del paesaggio e una geografia celeste della
bassa Normandia, pur di non confessargli che a due chilometri da Balbec abitava sua
sorella, e di non essere costretto a offrirgli una lettera di presentazione, che non
avrebbe costituito per lui un tale motivo di terrore, se fosse stato assolutamente certo
che noi non neavremmo approfittato.
Dalla parte di Méséglise, a Montjouvain, in una casa posta sulla riva di un vasto stagno
e addossata a una scarpata ricoperta di cespugli, abita il signor Vinteuil, perciò, sulla
strada, incrociano sovente sua figlia, che guida un calessino a tutta velocità; a partire
da un certo anno non la incontrarono più sola, ma con un’amica maggiore di età,
che aveva in paese una cattiva reputazione e che un giorno si installò
definitivamentea Montjouvain, la gente dice: «Bisogna proprio che quel povero
Vinteuil sia accecato dalla tenerezza per non rendersi conto di ciò che si racconta e
per consentire a sua figlia, lui che si scandalizza di una parola fuori posto,
di ospitare sotto il suo tetto una donna simile. Lui dice che è una donna superiore, di
gran cuore, e che avrebbe avuto una straordinaria disposizione per la musica, se
l’avesse coltivata. Può star certo che non si occupa di musica, quella, con sua figlia»
Vinteuil comincia ad evitare le persone che conosce, si volta dall’altra parte quando le
vede, invecchia in pochi mesi, si chiude nel suo dolore e diviene incapace di qualsiasi
sforzo che non sia per fine immediato la felicità della figlia, trascorre giornate intere
davanti alla tomba della moglie... sarebbe stato difficile non comprendere che sta
morendo di dolore; in un uomo come Vinteuil, deve esserci tanta più sofferenza che
in un altro, il fatto che il signor Vinteuil conoscesse, forse, la condotta della figlia, non
comporta che il suo culto per lei divenisse minore, ma quando il signor Vinteuil pensa
a sua figlia e a se stesso dal punto di vista degli altri, dal punto di vista della loro
reputazione, quando cerca di situarsi con lei al posto che occupavano nella
valutazione generale, allora quel giudizio di ordine sociale lo formula esattamente
come lo avrebbe fatto l’abitante di Combray a lui più ostile.
Un giorno, mentre camminano con Swann per una via di Combray, il signor Vinteuil,
che viene da un’altra parte, si è trovato troppo bruscamente davanti a loro per avere il
tempo di evitarli, e Swann, con quella carità orgogliosa dell’uomo di mondo che, nella
dissoluzione di tutti i pregiudizi morali, trova nell’infamia di un altro soltanto una
ragione per esercitare nei suoi confronti una benevolenza, si intrattiene a lungo con il
signor Vinteuil, a cui fino a quel momento non rivolgeva la parola, e gli chiede, prima
che li lasci, di mandare un giorno la figlia a suonare a Tansonville + è un invito che,
due anni prima, avrebbe indignato il signor Vinteuil, ma che ora lo colma di un tal
sentimento di gratitudine da indurlo a sentirsi in obbligo di non commettere
l’indiscrezione di accettare, Vinteuil, pertanto, non manda sua figlia da Swann, e
questi è il primo a rammaricarsene. Ogni volta,infatti, appena lasciato Vinteuil, si
ricorda che da qualche tempo intende chiedergli un’informazione su una persona che
porta il suo stesso nome, un suo parente, credeva, e, quella volta, si è fermamente
ripromesso di non dimenticare quel che ha da dirgli, quando, Vinteuil, avrebbe
mandato sua figlia a Tansonville (pag. 154).
Se il tempo è cattivo fin dal mattino, i coniugi rinunciano alla passeggiata e il figlio non
esce, ma in seguito prende l’abitudine, in quei giorni, di andare a camminare da solo
dalla parte di Méséglise-la-Vineuse, nell’autunno in cui dovevano venire a Combray
per la successione della zia Léonie, giacché alla fine è morta; nei quindici giorni che
durò l’ultima malattia della zia, Françoise non l’abbandonò un istante, non si coricò
mai, non permise a nessun altro di prestarle la minima cura, e lasciò il suo corpo
soltanto quando fu sepolto.
La sua padrona non c’è più, al suo confronto, loro contano ben poco: era lontano il
tempo, quando cominciarono a venire a Combray, a trascorrervi le vacanze, in cui
avevano agli occhi di Françoise un prestigio pari a quello della zia. Quest’autunno, tutti
occupati nelle formalità da sbrigare, nei colloqui con i notai e con i fattori, i coniugi,
non avendo la possibilità di fare delle gite, che il tempo d’altronde non favoriva, hanno
preso l’abitudine di lasciarlo andare apasseggiare senza di loro dalla parte di
Méséglise, avvolto in un grande plaid che lo protegge dalla pioggia, e che se lo getta
tanto più volentieri sulle spalle quanto più sente che le sue righe scozzesi
scandalizzano Françoise, nella cui testa non è possibile far entrare l’idea che il colore
degli abiti non ha nulla a che vedere con il lutto, e alla quale per altro il loro dolore
per la morte della zia piace poco, perché non hanno dato il gran banchetto funebre,
non assumemono un tono di voce speciale per parlare di lei, e il protagonista, a volte,
addirittura canticchia.
Le sue passeggiate di quell’autunno sono tanto più piacevoli in quanto seguono a
lunghe ore trascorse su un libro, quando era stanco di aver letto tutta la mattina in
salotto, gettandosi il plaid
sulle spalle, usciva e fu quell’autunno, in una di quelle passeggiate, vicino al sentiero
cespuglioso che ripara Montjouvain, che fu colpito per la prima volta da questa
discordanza tra le nostre impressioni e la loro espressione abituale e, sempre in quel
momento, apprese che le medesime emozioni non si producono simultaneamente,
secondo un ordine prestabilito, in tutte le persone.
A volte, all’esaltazione della solitudine se ne aggiunge un’altra, che non sa separare
nettamente da essa, suscitata dal desiderio di veder apparire dinanzi a lui una
contadina, ch’egli potesse stringere fra le braccia.
Ma se il desiderio di veder comparire una donna aggiunge per lui qualcosa di più
esaltante agli incanti della natura, questi a loro volta, dilatano ciò che il fascino della
donna avrebbe avuto di troppo angusto, gli pare che la passante invocata dal suo
desiderio rappresenta per lui non un esemplare qualsiasi di un tipo generale, la donna,
ma un prodotto necessario e naturale di quella terra; in quel tempo, infatti, tutto
ciò che era altro da lui, la terra e gli esseri viventi, gli appare più prezioso, più
importante, dotato di un’esistenza più reale di quanto non sembrasse alle persone
adulte (non fa distinzione fra la terra e gli esseri viventi), fino a quando, non potendo
rassegnarsi a rientrare in casa prima d’aver stretto fra le braccia la donna che tanto

EPISODIO A CASA VINTEUIL => PAG.165


ha desiderato, è tuttavia costretto a riprendere la strada di Combray, confessando a
se stesso, che si stava facendo sempre meno probabile il caso che avrebbe potuto
metterla sul suo cammino... E d’altronde, se lei si fosse trovata lì, avrebbe osato
parlarle? Pensa che lo avrebbe giudicato pazzo.

Se è abbastanza semplice dirigersi dalla parte di Méséglise, andare dalla parte di


Guermantes è tutt’altra faccenda dal momento che la passeggiata è lunga e vogliono
essere sicuri del tempo che avrebbe fatto (descrizione paesaggio, da pag. 171).
È con questa regione, con il suo territorio immaginario traversato da corsi d’acqua
ribollenti, che si identifica Guermantes, mutandone la fisionomia nel mio pensiero,
sogna che la signora di Guermantes lo inviti al castello, presa per me da un improvviso
capriccio, per tutto il giorno pescano le trote in mia compagnia, e la sera, tenendolo
per mano, passando davanti ai piccoli giardini dei suoi vassalli, gli mostra, lungo i
muretti, i fiori che vi appoggiano le loro conocchie viola e rosse, e gli insegna i loro
nomi.
Lo induce a dirle il tema delle poesie che ha intenzione di scrivere, e questi sogni lo
avvertono che, poiché vorrà un giorno essere scrittore, è tempo di sapere quel che
vuole scrivere, ma, appena se lo domanda, cercando di trovare un soggetto che possa
contenere un significato filosofico infinito, la sua mente smette di funzionare, non
vede altro che il vuoto di fronte alla sua attenzione, sente di non avere talento o,
forse, una malattia cerebrale non gli consente di nascere.
Forse, quella mancanza di talento, quel buco nero che si apre nella sua mente quando
cerca l’argomento dei suoi scritti futuri, è anch’essa una semplice illusione priva di
consistenza, e sarebbe cessata in seguito all’intervento di suo padre, che sicuramente
si sarebbe accordato con il Governo e con la Provvidenza perché egli diventasse il più
grande scrittore del mio tempo; ma, altre volte, mentre i suoi perdono la pazienza nel
vedere che resta indietro e non li segue, la sua vita attuale, invece di sembrargli una
creazione artificiale di suo padre, che lui avrebbe potuto modificare a suo piacimento,
gli appare, al contrario, come compresa in una realtà che non è fatta per lui, contro la
quale non c’era rimedio.
Gli sembra, allora, di esistere nello stesso modo degli altri uomini, sarebbe
invecchiato, sarebbe morto come loro, e in mezzo a loro è semplicemente uno dei
tanti che non hanno attitudine per la scrittura, così, sfiduciato, rinuncia per sempre
alla letteratura, nonostante gli incoraggiamenti che gli sono venuti da Bloch: quel
sentimento intimo, immediato, del nulla del suo pensiero, prevale su tutte le parole
lusinghiere che possono essergli prodigate.
Un giorno la madre gli dice che avrebbe visto finalmente la signora Guermantes alla
cerimonia del matrimonio della figlia, appena la scorge rimane però deluso, è diversa
rispetto all’immagine che si era costruito nella sua mente ma, dopo un’accurata
osservazione, si sofferma sui suoi bei capelli biondi, sui suoi occhi azzurri e sull’attacco
del suo collo e pensa a quanto sia bella rispetto a tutti gli altri presenti, e l’attenzione
con cui perlustra il suo volto, lo isola a tal punto, che, se ripensa a quella cerimonia,
non gli è possibile rivedere una sola delle persone che vi assistano fuorché lei!
Ricordando lo sguardo che ha lasciato indugiare su di lui, durante la messa, crede di
piacerle, che ella avrebbe pensato ancora a lui dopo aver lasciato la chiesa, che, a
causa sua, forse, la sera a Guermantes sarebbe stata triste, e subito l’ama, giacché se,
a volte, per innamorarsi di una donna, è sufficiente che lei ci guardi con disprezzo,
come mi gli parso avesse fatto la signorina Swann, e pensare che non potrà mai
essere nostra, a volte è sufficiente anche che ci guardi con bontà, come la signora di
Guermantes, e pensare che ci potrà appartenere; di certo, non sono impressioni di
questo genere che possono rendergli la speranza perduta di poter essere un giorno
scrittore e poeta, perché sono sempre legate a un oggetto specifico, privo di valore
intellettuale, e non ricollegabile ad alcuna verità astratta, ma, almeno, gli danno un

piacere immotivato, l’illusione di una sorta di fecondità, e così lo distraggono dalla


noia, dal senso della sua impotenza, che lo prende ogni volta che cerca un
argomento filosofico per una grande opera letteraria.

EPISODIO DEI CAMPANILI => PAG. 186

Sa che prima di una mezz’ora sarebbero rientrati in casa, e che, secondo la regola dei
giorni in cui eravano andati dalla parte di Guermantes e la cena era servita più tardi,
lo avrebbero mandato a dormire appena finita la minestra, di modo che sua madre,
trattenuta a tavola come se ci fossero stati ospiti, non sarebbe salita a dargli la
buonanotte nel mio letto. La zona di tristezza in cui è penetrato è così distinta dalla
zona in cui si slanciava con gioia, soltanto un attimo prima.
I desideri nei quali poco prima era immerso, di andare a Guermantes, di viaggiare, di
essere felice, ora gli sono estranei al punto che la loro realizzazione non gli avrebbe
dato alcun piacere. Come avrebbe dato tutto ciò per poter piangere la notte intera fra
le braccia dellamamma!
Rabbrividisce, non stacca gli occhi angosciati dal viso della madre, che quella sera non
sarebbe apparsa nella camera, avrebbe voluto morire, e una simile situazione si
sarebbe protratta fino all’indomani, ecosì, dalla parte di Guermantes, ha imparato a
distinguere quegli stati che si succedono in lui, in certi periodi, e giungono addirittura
a spartirsi ogni giornata,l’uno tornando a scacciare l’altro, con la puntualità della
febbre, contigui,ma così estranei l’uno all’altro, così privi di mezzi di comunicazione
reciproca che egli non riesce più a capire, e neanche a rammentare, nell’uno, quel che
ho desiderato, o temuto, o compiuto nell’altro.
È così che se ne sta, spesso, fino al mattino a pensare ai tempi di Combray, alle sue
tristi sere senza sonno, a tanti giorni, anche, la cui immagine gli è stata di recente
restituita dal sapore di una tazza di tè e, per associazione di ricordi, a quanto ebbe
appreso, molti anni dopo aver lasciato quella piccola città, a proposito di un amore che
Swann aveva avuto prima della sua nascita, con quella precisione nei dettagli più
facile da ottenere, talvolta, per la vita di persone morte da secoli che per quella dei
nostri migliori amici.
Tutti quei ricordi sovrappostigli uni agli altri non costituiscono ormai che una massa,
ma non per questo è impossibile distinguere fra di essi i più antichi, e quelli più
recenti, nati da un profumo, e poi quelli che sono soltanto i ricordi di un’altra persona,
da cui li avevo appresi se non delle fessure, delle crepe vere e proprie, almeno quelle
venature, quelle screziature di colorazione che, in certe rocce, in certi marmi, rivelano
differenze di origine,di età, di «formazione».
Ma appena il giorno traccia nell’oscurità, e come col gesso, la sua prima riga bianca e
rettificatrice, la dimora che avevo ricostruito nelle tenebre, è andata a raggiungere le
dimore intraviste nel turbine del risveglio, messa in fuga da quelpallido segno
tracciato sulle tende dal dito levato del giorno.

Analisi stilistica:
- Narratore omodiegetico (è all’interno della storia); - Periodi abbastanza lunghi, un lessico non
troppo complesso, un uso frequente di
punteggiatura e di tecnicismi (soprattutto riguardanti il mondo naturale),
prevalenza di paratassi;
- Genere => ROMANZO MODERNISTA

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