Sei sulla pagina 1di 8

La figura del vampiro

La figura del vampiro, per sua natura, doveva restare di nicchia, un archetipo avvolto nel mistero, di cui si sanno solo le cose basilari (vedi aglio, croce, acqua santa, luce del giorno, paletto, argento, succhia-sangue), Il vampiro letterario il diretto discendente del malvagio eroe di romanzi neri come The Castle of Otranto (1769) di Horace Walpole, o The Mysteries of Udolpho (1794) e The Italian (1797) di Ann Radcliffe. Rispolverando dal folklore la credenza nel vampiro, i romantici la spurgano dai contenuti prosaici, adattandola opportunamente ai loro scopi. Il vampiro esce cos dal folklore per divenire un raffinato aristocratico alto e smunto, vestito di nero e assetato di sangue di belle fanciulle. Il viso pallido e lo sguardo terribile fanno di quest anima perduta e solitaria un personaggio carico di un fascino nuovo e sinistro. Il vampiro diviene, seppure in chiave macabra, una nuova versione del tipico eroe ribelle romantico. Se a ci aggiungiamo i soliti ingredienti da romanzo nero (motivo della perseguitata, sadismo, tentativo dissacratore nei confronti della societ costituita, ecc.), il gioco fatto: il vampiro pronto ad entrare in scena. Il raggiungimento di questo modello, identificato soprattutto nel vampiro descritto nella novella di John William Polidori The Vampire (1819), non fu immediato. Prima dell apparizione di quest opera, numerosi autori si erano soffermati sul fascino che la superstizione del vampiro emanava e molti di loro se ne servirono per comporre soprattutto ballate, o, in maniera pi modesta, per brevi riferimenti in poesie e romanzi. I primi ad interessarsi all argomento furono i tedeschi. Questo non sorprende, in quanto gi nel XVII secolo le Universit tedesche si erano occupate di questa superstizione. Probabilmente, il primo in assoluto fu il poeta Heinrich August Ossenfelder, che inser in un suo poema del 1748 un breve e scherzoso passo intitolato Der Vampir . Anche Goethe si occup dell argomento, nella nota ballata di intonazione popolare La fidanzata di Corinto (Die Braut von Corinth, 1797). La Grecia che essa evoca quella dei canti popolari e, infatti, Goethe si vale di un antica storia tramandata attraverso i secoli e risalente ai tempi dell imperatore Adriano e del suo liberto Flegone: fu infatti quest ultimo a narrarla per la prima volta. All origine, questa storia voleva essere un richiamo alla natura e un rimprovero a coloro (i Cristiani) che volevano soffocare le pi spontanee e naturali passioni. E infatti il voto di castit imposto dalla madre cristiana alla figlia Filinnio, innamoratasi di un giovane ateniese pagano, a causare la morte di questa e il suo ritorno tra i vivi sotto forma di vampiro alla ricerca dell amore perduto. In Inghilterra, tra la fine del 700 e l inizio dell 800, vengono scritte molte opere che hanno per protagoniste donne dal diabolico e soffuso fascino vampiresco. Tra le pi famose, ricordiamo Christabel (1800) di S. T. Coleridge e Lamia di Keats. Christabel si apre con la protagonista che, di notte, si reca in un bosco vicino la sua dimora per pregare per il suo fidanzato lontano. Ad un tratto vede, nascosta tra gli alberi, una bellissima ragazza, che le dice di chiamarsi Geraldine e di essere stata rapita da cinque sconosciuti. Christabel, naturalmente, si offre di aiutarla e di ospitarla nel suo castello. Tuttavia, Christabel si ritrova ben presto in potere della sua ospite e anche se capisce che quest ultima nasconde qualche terribile segreto, non riesce a liberarsi dell influenza di Geraldine. Il poemetto purtroppo incompiuto, quindi non sappiamo come Coleridge lo avrebbe concluso, ma probabile che la protagonista avrebbe alla fine sconfitto il pericolo delle forze rappresentate da Geraldine. Per l influenza che ebbe su The Vampire di Polidori, di grande importanza risulta essere l opera di Byron The Giaour Fragment of a Turkish Tale (1813), modellato sulle esperienze del poeta durante il Grand Tour nel 1809-10. Il sostegno di Byron all indipendenza della Grecia, a quel tempo sotto il dominio turco, era condiviso da altri romantici che avevano avuto un istruzione classica. Byron si era recato ad Atene per immergersi nella purezza della Grecia classica, ma scopr che Atene era popolata da turchi e albanesi e che i greci erano amministrati da Costantinopoli. Gli avvenimenti narrati in The Giaour si svolgono alla fine del 1770 e in particolare coincidono con la brutale campagna in Morea di Hassan Ghazi: la Grecia ormai perduta e annientata. A questo punto compare un eroe che non n greco n turco: il Giaurro, appunto. Con questo nome i turchi usavano designare, in senso spregiativo, i cristiani, e infatti in questo poema il Giaurro, un tempo musulmano, diventato cristiano. La sua identit veneziana o albanese risulta a volte riconoscibile, a volte no, e alla fine appare privo di nazione, senza nome o razza suoi propri. Il Giaurro fuggito con Leila, ma quest ultima viene uccisa da Hassan, al quale era stata promessa in sposa, cos che il protagonista si vendica uccidendo Hassan. Il Giaurro morir in seguito in battaglia e diverr un vampiro:

Nosferatu, ovvero l'immagine che succhia il testo


Nosferatu, il vampiro, il non-morto, pu essere inteso come un personaggio chiave nella rilettura di concetti eterni legati al rapporto cinema e letteratura; adattamento, riduzione, trasposizione, fedelt (ecc.), sono concetti sfuggenti tanto quanto il mito, la leggenda, la storia, il folklore che caratterizzano il mostro dai canini appuntiti. Cos come egli avidamente si serve di colli delicati, il cinema, altrettanto, ne strapazza limmaginario, costruendo una galleria interminabile di sequenze capaci di ingrandire ulteriormente la figura leggendaria. Rimanendo per saldamente ancorati al testo di Bram Stoker,Dracula, possibile ridurre lanalisi delladattamento cinematografico a quelle tre pellicole che tuttora sono ritenute i maggiori risultati sul tema del vampiro: Nosferatu, eine Symphonie des Grauens di Friedrich Wilhelm Murnau (Nosferatu il vampiro 1922), Nosferatu: Phantom der Nacht di Werner Herzog (Nosferatu: Il principe della notte 1978) e Bram Stoker's Dracula di Francis Ford Coppola (Dracula di Bram Stoker 1992). Ladattamento pu essere inteso in diverso modo: ad esempio secondo una natura segnica verbale/visiva, secondo strategie discorsive. Natura segnica verbale/visiva. Varianti delle versioni del Dracula Per ovvie ragioni i Nosferatu di Murnau ed Herzog sono inscindibili di fronte ad unanalisi, in quanto il secondo un remake del primo, che liberamente ispirato al testo di Stoker. A causa della mancanza dellacquisizione dei diritti di autore (infine ugualmente violati), Murnau costretto a mutare ambientazione e nomi dei personaggi, infatti, se nel testo scritto dalla Transilvania si arriva in Inghilterra, nel testo filmico, lo spostamento avviene tra la Transilvania e la Germania, questultima, ricollecandoci a Kracauer, terra di rappresentazione tiranni. In entrambi i film la coppia protagonista della vicenda gi sposata, solo che in Herzog oltre ad essere ripresi i nomi originali, vengono invertiti quelli delle due figure femminili (Mina e Lucy). Per quanto riguarda invece la figura dello scienziato A. Van Helsing, in Herzog costruito come simbolo incorruttibile dellilluminismo, il quale solo davanti alla morte/sacrifico di Lucy accetta ci che egli stesso definisce superstizioni. In Murnau Van Helsing sparisce per lasciare posto a due personaggi, il primo non ha nome e gestisce il manicomio dove viene improvvisamente ricoverato Knock/Renfield, il secondo ha invece un ruolo marginale, il professor Bulwer, che vediamo impartire lezioni sul rapporto tra la natura e la natura umana, mostrando una pianta carnivora che definisce il vegetale vampiro della natura. Tale affermazione dimostra come sia questo il personaggio da legare al Van Helsing del romanzo, in quanto preservano le stesse caratteristiche: scienziati e occultisti. In fine Murnau decide di rappresentare la storia come una ricostruzione visiva del testo di Stoker, che muta in un diario scritto (come il libro) da un immaginario storico

tedesco, Johann Cavallius, che descrive la ricostruzione delle causa che portarono a Brema lepidemia della peste (questultimo riferimento assente nel remake di Herzog). Attorno alla versione di Coppola invece evidente una maggiore aderenza alla struttura narrativa di Stoker (nonostante la storia damore), oltre alla presenza di quasi tutti i personaggi del racconto (in Coppola il pazzo Renfield si confonde con il signor Hawkins, cos come in Murnau Knock rappresenta sia Hawkins che Renfield, mentre in Herzog Renfield sia Knock, sia Hawkins). Destino/Necessit Vita/Morte Amore/Morte Vittima/Carnefice In questi temi si racchiude la personalit, la natura scritta del personaggio narrativo di Dracula in Bram Stoker. Un mostro del quale non si conoscono le origini, destinato a perdurare nel tempo (Dracula linestinto leggono Ellen e Lucy in The book of the Vampire), in un continuo stato di non morte/non vita nel quale ogni desiderio dimenticato, e dove permane assillante una incolmabile sete di sangue. Costretto al destino che gli toccato, carnefice in quanto necessita di sangue per continuare a perdurare in questo stato di transizione che lo caratterizza, ma allo stesso tempo vittima della sorte verso la quale prova una grande sofferenza (esiste qualcosa peggio della morte, il non morire). Murnau comprende bene il personaggio descritto da Stoker, tanto da realizzare unindimenticabile viaggio nel subconscio e nella fascinazione della paura, della morte, dellocculto, del negato, del rimorso (1). Con Coppola invece, assistiamo ad una parabola dellumanizzazione del mostro, dove la dicotomia bene/male si sfalda (tutti possono essere sia buoni sia cattivi) favorendo la definizione di una figura non solo spaventosa, orribile, ma anche affascinante, sensuale e nuovamente innamorata. Non un caso, quindi, che in Coppola il Conte Dracula abbandona il pesante trucco da rettile per assumere una figura da affabile uomo dannato che ritrova lamore perduto nel suo passato, reincarnato nei secoli successivi. Inoltre, abbandona anche i vestiti neri (nerovestito da capo a piedi, senza una sola macchia di colore in tutta la persona) per indossare una tunica rossa (il colore del sangue, simbolo della sua dannazione, ma anche della passione), ma rimanendo fedele a se stesso per il resto delle caratteristiche che lo contraddistinguono da sempre. Sulla dicotomia amore/morte in Murnau (e naturalmente in Herzog anche se in diverso modo), evidenziata lambigua attrazione che il Conte Dracula prova verso Lucy, dettata non da un piacere fisico ma da unattrazione verso del sangue puro: amore/morte riguarda quindi sempre il personaggio umano, in questo caso Ellen e Lucy che si sacrificano per amore verso il marito. E Coppola il regista che su questo punto si discosta maggiormente non solo dai due film precedenti, ma anche dal testo scritto; se Stoker scrive del battesimo del vampiro che subisce Mina, come una vendetta verso chi lo perseguitava nel tentativo di annientarlo, il regista lo presenta come atto quasi finale di amore, quasi culmine del corteggiamento a Mina, punto cruciale nella parabola di umanizzazione che Coppola ci propone mostrando questo nuovo Dracula. Strategie discorsive. Temporalit del racconto: incipit/epilogo Dopo i titoli di testa che introducono il Nosferatu di Murnau, appare una didascalia che segna linizio del film: la testimonianza di un eminente storico su un fatto passato ricostruito attraverso un diario, che riappare lungo gli snodi cruciali della storia. E con questo espediente che Murnau dichiara apertamente il legame libero esistente tra film e romanzo, presentando una storia passata attraverso le testimonianze di chi ha vissuto ed sopravvissuto alla vicenda. Herzog, invece, costruisce un diverso incipit, un ballo (simile il successivo Il Gattoparve del 95 di Cipr e Maresco) lungo le espressioni orribili di mummie di passati secoli, una sorta di avvertimento allo spettatore che gli orrori che colpiscono o causano gli uomini sono sempre attuali. Lo stesso non pu essere detto dellepilogo, suddivisibile in due parti: nella prima parte dellepilogo delladattamento di Murnau vediamo Ellen mandare via il marito Hutter, questo per permette al vampiro di godere del proprio sangue con lintento di trattenerlo fino al canto del gallo. Lentrata del vampiro, come sempre viene descritta, anticipata dallombra che in questo caso introduce il vampiro prima lungo le scale e dopo anche lungo il corpo della donna, prima di addentare il collo, per soccombere alla fine ai primi raggi del sole che tramutano il corpo in fumo. Qui viene la seconda parte dellepilogo, una breve inquadratura sul castello del defunto conte. Herzog tratta in modo simile lepilogo, rimanendo quasi fedele a Murnau nella descrizione del sacrificio, ma aggiungendo la parte di Van Helsing che completa lopera impalando il corpo immobile del conte. In questo contesto ritroviamo anche il personaggio del marito Jonathan Harker, ormai quasi vampiro, che riuscito a liberarsi dalla prigione (lostia consacrata e sgretolata ai suoi piedi) impostagli dalla moglie, va via a cavallo, ormai vampiro, lungo un paesaggio desertico. In una tipologia di inquadratura cara allestetica del regista bavarese, vediamo il male spostarsi lungo un deserto sabbioso, luogo che indica per luomo disorientamento e paura. Nella versione di Coppola, incipit ed epilogo sono strettamente legate alla parabola di umanizzazione del Conte Dracula; ci che solo accennato nel romanzo, qui diventa concretezza storica, presentando Dracula come Vlad III, come personaggio storico realmente esistito che si autocondanna davanti laltare del Cristo a causa della morte dellamata moglie. Lepilogo si svolge nello stesso luogo qualche secolo dopo, dove morir per mano della donna amata, alla quale lui non riusciva a regalare leternit della non vita/non morte, la quale per gli regaler la liberazione dalla dannazione. Lultima sequenza mostra Vlad III apparire sullaffresco della cappella dove muore nelle sembianze di un angelo, assieme alla sua amata, momento che chiarisce le intenzioni del regista: raccontare una sorta di storia di un angelo caduto. Gli incipit e gli epiloghi di questi tre film differiscono totalmente dal romanzo, ma sono per funzionali alla struttura che ogni regista ha pensato di mostrare. Costruzione del punto di vista/sguardo Tra la coppia Murnau/Herzog e Coppola il punto di vista attorno alla figura del Conte Dracula, muta in modo evidente; se in i tre casi il primo piano frequente (evidente il ricorso ad un gioco di luci che divide in due il viso del vampiro, una parte pi scura, una pi chiara, come per voler rimarcare la sua doppia natura), cos come il piano americano, la maggiore velocit nel compiere i movimenti del Dracula coppoliano, cos come la maggiore movenza della stessa mdp, conferiscono al personaggio in questo secondo caso, un maggiore senso di irrealt e quindi di non appartenenza al mondo dei vivi. Lo stesso vale per il ruolo svolto dalle ombre del conte, le quali hanno maggiore peso e maggiore vita propria in Coppola rispetto che in Murnau ed Herzog, dove sono pi una cornice innaturale di un Dracula senza dubbio maggiormente fisico, soprattutto nellinterpretazione di Klaus Kinski. Nosferatu succhia cos dal testo scritto da Bram Stoker, restituendo nellimmagine costruita attorno alla sua immortale leggenda, sequenze che sono il frutto di un fenomeno, quello delladattamento, composito, che scaturisce da pi aspetti; rimanendo alla figura del regista bisogna almeno considerare il punto di vista da lettore e dopo, appunto, da autore cinematografico. Allo stesso modo questi due aspetti possono essere ulteriormente influenzati dal modo in cui viene interpretata la lettura del testo scritto a seconda del periodo in cui la si legge, e il bagaglio di immagini che ci appartiene.

La letteratura vampiresca

E purtroppo impossibile conoscere da vicino Bram Stoker. Sappiamo ci che ha fatto, ma non chi era. Ancora oggi, la fonte principale su Stoker resta la biografia in due volumi che egli scrisse sullattore Henry Irving, nella quale spesso indugia in ricordi personali. Bram Stoker nacque l8 novembre 1847 a Dublino. Suo padre, Abraham, era un uomo privo di ambizione, e si accontentava di lavorare come impiegato nellufficio del segretario capo nel castello di Dublino. Egli aveva gi quarantotto anni quando nacque Bram, il terzo di sette figli nati tutti nel giro di dieci anni: William, Matilda, Abraham junior (detto Bram), Tom, Richard, Margaret e George. La madre, Charlotte, di diciotto anni pi giovane del marito, era una donna molto bella e intelligente, la quale, non vedendo ambizione in Abraham, era determinata a coltivare questa caratteristica nei suoi figli. Tre di loro (William, Richard e George) sarebbero diventati medici. William venne addirittura investito cavaliere. Per quello che invece riguardava le figlie, a Charlotte non importava molto di loro. Tuttavia, era unardente riformatrice sociale e molto attiva nel promuovere i diritti delle donne. Si sentiva irlandese fin nel profondo, e conosceva molto bene la mitologia e le leggende celtiche. Per i primi sette anni di vita, il piccolo Bram fu costretto a letto. La natura del disturbo che lo affliggeva non mai stata chiarita, ma probabile che si sia trattato di un problema psicologico pi che fisico, poich in seguito si rimise completamente e divenne un vero campione nelle attivit sportive scolastiche. Comunque, restando a letto, ebbe tutto il tempo di ascoltare i racconti di sua madre e di leggere i libri della biblioteca del padre. Una volta ristabilitosi, studi in una scuola privata e in seguito fu ammesso al Trinity College. Qui rivest le pi prestigiose cariche studentesche e acquis molti onori sportivi. Dopo la Laurea in Lettere, ebbe modo di frequentare llite di Dublino: fra le molte conoscenze importanti, figurano Sir William e Lady Wilde, genitori di Oscar Wilde. Entrambi erano delle vere autorit nel campo del foklore irlandese e Sir William era anche un apprezzato egittologo. Bram eredit dal padre un profondo interesse per il teatro, tanto che accett di lavorare gratis come critico teatrale per il Dublin Evening Mail. Nel frattempo aveva cominciato a scrivere racconti. Il primo ad essere pubblicato fu, nel 1872, The Crystal Cup. In quello stesso anno apparve anche la novella di Le Fanu Carmilla, che produsse una forte impressione su Stoker. Dopo essere andato in pensione, il padre di Bram Stoker si vide costretto, a causa di problemi economici, a trasferirsi sul Continente con moglie e figlie, ma mor nel 1876 a Napoli. Pochi mesi dopo, la vita di Stoker sarebbe cambiata completamente. Durante i suoi anni di studio a Dublino, ebbe modo di ammirare sulle scene un attore che sarebbe divenuto di l a poco un Laurence Olivier ante-litteram: si trattava di HenryIrving, allora ventinovenne. Adesso, dieci anni dopo, Irving era di nuovo a Dublino, per recitare lAmleto. Stoker rimase profondamente colpito dalla performance dellattore ed espresse i suoi sentimenti di ammirazione attraverso i suoi articoli. Irving ne fu cos lusingato che invit il critico dietro le quinte. Tra i due si instaur una forte amicizia, e nei due anni successivi Stoker e Irving si sarebbero incontrati regolarmente. Nel frattempo, Stoker era divenuto ispettore nelle udienze per reati minori e si era fidanzato con Florence Balcombe, che in precedenza era stata corteggiata anche da Oscar Wilde. Poco prima del matrimonio, a Stoker giunse la notizia che Irving aveva assunto il controllo della sua compagnia teatrale, il Lyceum, ma non era soddisfatto del manager, per cui voleva sapere se il suo grande amico se la sentiva di assumere questo incarico. Naturalmente Stoker non se lo fece ripetere due volte e, nel 1879, si trasfer con la moglie a Londra. Se suo padre fosse vissuto abbastanza, certamente non avrebbe approvato, e anche sua madre non fu affatto contenta che il figlio avesse legato il suo futuro alle fortune di un attore. In quel periodo, gli attori non godevano di una buona reputazione. Inoltre, il fatto stesso che un attore possedesse la propria compagnia teatrale aveva insospettito i critici, i quali temevano che Irving, per primeggiare, ingaggiasse solo attori di talento inferiore al suo. Intanto, i coniugi Stoker si erano sistemati in una casa nel quartiere di Chelsea, dove Florence diede alla luce il loro unico figlio, Noel. Il nuovo lavoro non lasciava a Stoker molto tempo per scrivere, ma circa un paio di anni dopo il trasferimento a Londra, una casa editrice gli chiese il permesso di pubblicare una raccolta dei suoi racconti fantastici. Lantologia venne intitolata Under the Sunset e usc nel 1881. I racconti che la compongono riflettono pi o meno gli stessi temi: lamore familiare, la divisione del mondo in buoni e cattivi, la punizione per i peccatori, il trionfo del bene e il misterioso legame tra vita e morte. La morale un po oppressiva che li pervade era comune a tutte le favole del XIX secolo. La raccolta ricevette critiche molto positive e solo la mancanza di tempo imped a Stoker di continuare a scrivere. Nel 1882, la compagnia di Irving part per un lungo tour nel Nord America. Lattore riscosse un successo cos enorme che il tour venne ripetuto una seconda volta, e la compagnia ripart appena cinque mesi dopo essere tornata. Nei venti anni seguenti, Irving si sarebbe esibito nel Nord America con regolarit. Gli Stati Uniti colpirono molto Stoker, consapevole dellignoranza britannica di tutto ci che era americano. Al ritorno in patria tenne perci una conferenza al London Institute intitolata A Glimpse of America, che fu pubblicata lanno seguente. Stoker ammirava quasi tutto degli Stati Uniti: la costituzione, il sistema educativo, le buone maniere, lospitalit, lo spirito pratico, il senso dellumorismo, la tolleranza, perfino il coraggio dimostrato dai vigili del fuoco durante un incendio a cui egli ebbe modo di assistere. Nel 1890 pubblic il suo primo racconto romantico, The Snakes Pass, che ricevette elogi anche da Tennyson e Gladstone.

Nel frattempo, aveva iniziato a prendere appunti per un romanzo di vampiri, ma contemporaneamente scriveva anche diversi racconti o romanzi brevi, molti dei quali ispirati a Cruden Bay, una piccola e pittoresca baia situata tra Aberdeen e Peterhead, nel nord-est della Scozia. Stoker la visit per la prima volta nel 1893 e ne rimase letteralmente folgorato, tanto che negli anni seguenti vi si rec ogni estate. Nel giugno del 1897, venne pubblicato Dracula. Il romanzo venne accolto, tutto sommato, abbastanza positivamente dalla critica, anche se non mancarono quelli che lo vedevano semplicemente come una serie di eventi grotteschi e disgustosi. Negli anni seguenti, Stoker non scrisse quasi nulla, soprattutto a causa degli impegni sempre pi pressanti con il Lyceum. Nel 1895 suo fratello William venne onorato col titolo di cavaliere, cos come, qualche tempo dopo, lo stesso Henry Irving. Finalmente la professione di attore riceveva il giusto tributo, e negli anni seguenti avrebbero ricevuto questa onorificenza, tra gli altri, Laurence Olivier, John Gielgud, Richard Attenborough e Antonhy Hopkins. Purtroppo, da quel momento iniziarono i guai per il Lyceum e lo stesso Irving. Infatti, dopo una caduta dalle scale che lo tenne lontano dalle scene per alcune settimane, nel 1898 and a fuoco il magazzino del teatro, cos che tutti gli scenari e il necessario della compagnia furono distrutti. Prima della fine dellanno, Irving si ammal di polmonite e pleurite. Senza ascoltare il consiglio di Stoker, lamministrazione del Lyceum fu venduta a un sindacato, che poco dopo fall. Il Lyceum riapr come music hall e Irving decise di partire per un ultimo tour in Gran Bretagna e Nord America. Purtroppo il programma del tour non venne mai portato a termine, perch Irving mor nellottobre del 1905, a Bradford. Stoker, ormai vicino ai cinquantotto anni, si ritrovava senza uno stipendio fisso. Aveva pubblicato altri due racconti, The mystery of the sea (1902) e The Jewel of Seven Stars (1903), ma subito dopo la morte di Irving ebbe un collasso, e cominci a perdere la vista. Comunque, poich aveva bisogno di soldi, riusc a portare a termine altri due opere, sempre di genere fantastico: The Lady of the Shroud (1909) e The Lair of the White Worm (1911). Mor il 20 aprile 1912, cinque giorni dopo il naufragio del Titanic. Nella generale commozione che segu a questa tragedia, nessuno bad alla morte di un manager teatrale e scrittore part-time. Nel 1914, sua moglie realizz una raccolta dei suoi pi importanti racconti, dal titolo Draculas Guest and Other Weird Tales. Anche se oggi il Conte Dracula famoso in tutto il mondo, curioso notare che molti ignorano il nome del suo creatore, e in molte enciclopedie manca addirittura la voce Bram Stoker.

I primi racconti di vampiri Il vampiro letterario il diretto discendente del malvagio eroe di romanzi neri come The Castle of Otranto (1769) di Horace Walpole, o The Mysteries of Udolpho (1794) e The Italian (1797) di Ann Radcliffe. Rispolverando dal folklore la credenza nel vampiro, i romantici la spurgano dai contenuti prosaici, adattandola opportunamente ai loro scopi. Il vampiro esce cos dal folklore per divenire un raffinato aristocratico alto e smunto, vestito di nero e assetato di sangue di belle fanciulle. Il viso pallido e lo sguardo terribile fanno di questanima perduta e solitaria un personaggio carico di un fascino nuovo e sinistro. Il vampiro diviene, seppure in chiave macabra, una nuova versione del tipico eroe ribelle romantico. Se a ci aggiungiamo i soliti ingredienti da romanzo nero (motivo della perseguitata, sadismo, tentativo dissacratore nei confronti della societ costituita, ecc.), il gioco fatto: il vampiro pronto ad entrare in scena. Il raggiungimento di questo modello, identificato soprattutto nel vampiro descritto nella novella di John William Polidori The Vampire (1819), non fu immediato. Prima dellapparizione di questopera, numerosi autori si erano soffermati sul fascino che la superstizione del vampiro emanava e molti di loro se ne servirono per comporre soprattutto ballate, o, in maniera pi modesta, per brevi riferimenti in poesie e romanzi. I primi ad interessarsi allargomento furono i tedeschi. Questo non sorprende, in quanto gi nel XVII secolo le Universit tedesche si erano occupate di questa superstizione. Probabilmente, il primo in assoluto fu il poeta Heinrich August Ossenfelder, che inser in un suo poema del 1748 un breve e scherzoso passo intitolato Der Vampir . Anche Goethe si occup dellargomento, nella nota ballata di intonazione popolare La fidanzata di Corinto (Die Braut von Corinth, 1797). La Grecia che essa evoca quella dei canti popolari e, infatti, Goethe si vale di unantica storia tramandata attraverso i secoli e risalente ai tempi dellimperatore Adriano e del suo liberto Flegone: fu infatti questultimo a narrarla per la prima volta. Allorigine, questa storia voleva essere un richiamo alla natura e un rimprovero a coloro (i Cristiani) che volevano soffocare le pi spontanee e naturali passioni. E infatti il voto di castit imposto dalla madre cristiana alla figlia Filinnio, innamoratasi di un giovane ateniese pagano, a causare la morte di questa e il suo ritorno tra i vivi sotto forma di vampiro alla ricerca dellamore perduto. In Inghilterra, tra la fine del 700 e linizio dell800, vengono scritte molte opere che hanno per protagonistedonne dal diabolico e soffuso fascino vampiresco. Tra le pi famose, ricordiamo Christabel (1800) di S. T. Coleridge e Lamia di Keats. Christabel si apre con la protagonista che, di notte, si reca in un bosco vicino la sua dimora per pregare per il suo fidanzato lontano. Ad un tratto vede, nascosta tra gli alberi, una bellissima ragazza, che le dice di chiamarsi Geraldine e di essere stata

rapita da cinque sconosciuti. Christabel, naturalmente, si offre di aiutarla e di ospitarla nel suo castello. Tuttavia, Christabel si ritrova ben presto in potere della sua ospite e anche se capisce che questultima nasconde qualche terribile segreto, non riesce a liberarsi dellinfluenza di Geraldine. Il poemetto purtroppo incompiuto, quindi non sappiamo come Coleridge lo avrebbe concluso, ma probabile che la protagonista avrebbe alla fine sconfitto il pericolo delle forze rappresentate da Geraldine. Per l influenza che ebbe su The Vampire di Polidori, di grande importanza risulta essere lopera di Byron The Giaour Fragment of a Turkish Tale (1813), modellato sulle esperienze del poeta durante il Grand Tour nel 1809-10. Il sostegno di Byron allindipendenza della Grecia, a quel tempo sotto il dominio turco, era condiviso da altri romantici che avevano avuto unistruzione classica. Byron si era recato ad Atene per immergersi nella purezza della Grecia classica, ma scopr che Atene era popolata da turchi e albanesi e che i greci erano amministrati da Costantinopoli. Gli avvenimenti narrati in The Giaour si svolgono alla fine del 1770 e in particolare coincidono con la brutale campagna in Morea di Hassan Ghazi: la Grecia ormai perduta e annientata. A questo punto compare un eroe che non n greco n turco: il Giaurro, appunto. Con questo nome i turchi usavano designare, in senso spregiativo, i cristiani, e infatti in questo poema il Giaurro, un tempo musulmano, diventato cristiano. La sua identit veneziana o albanese risulta a volte riconoscibile, a volte no, e alla fine appare privo di nazione, senza nome o razza suoi propri. Il Giaurro fuggito con Leila, ma questultima viene uccisa da Hassan, al quale era stata promessa in sposa, cos che il protagonista si vendica uccidendo Hassan. Il Giaurro morir in seguito in battaglia e diverr un vampiro: Una scommessa a Villa Diodati John William Polidori era un inglese di origine italiana: nato a Londra nel 1795, era figlio di Gaetano Polidori, segretario di Vittorio Alfieri. Laureatosi in medicina a Edimburgo a meno di ventanni, fu per gran parte della sua vita medico personale di Byron. Purtroppo, dopo la rottura dellamicizia con il poeta e dopo un periodo di ristrettezze economiche, Polidori si suicid nel 1821, a soli 26 anni. Nel giugno del 1816 si tenne a Villa Diodati, sul lago di Ginevra, uneterogenea riunione: erano presenti Byron e Polidori, Shelley e la sua futura moglie Mary Wollstonecraft Godwin, Claire Clermont, ex amante di Byron, il letterato e uomo politico John Hobbhouse, il pittore Scrope Davies e lo statista italiano Pellegrino Rossi. Le cose non andarono bene sin dallinizio: Byron, in disparte con Shelley, si estraniava dal resto della compagnia; Claire, unitasi appositamente al gruppo perch ansiosa di riallacciare la relazione con Byron, era particolarmente stizzita nel vederlo sempre a confabulare con Shelley; Polidori, dal canto suo, nutr fin dallinizio unimmediata antipatia per Shelley. Ad esasperare i rapporti contribuiva anche il tempo, sempre freddo e piovoso. Finch Byron ebbe unidea:ognuno avrebbe scritto una storia fantastica. Egli inizi un racconto, un frammento che fece poi stampare in appendice al suo poema Mazeppa; a Polidori venne in mente inizialmente un soggetto piuttosto strano circa una dama dalla testa di scheletro. Claire Clairmont e Shelley si tirarono fuori dalla scommessa, mentre lunica a prenderla sul serio fu Mary Wollstonecraft, che compose Frankenstein. Qualche giorno dopo, Shelley ebbe unallucinazione: mentre Byron declamava Christabel, cacci un urlo e manc poco che avesse un collasso. Soccorso da Polidori, raccont di aver visto una donna, vagamente somigliante alla sua futura moglie Mary, con due occhi sui seni. Shelley era convinto che lopera di Coleridge simboleggiasse in modo perfetto il mistero del vampiro, e ci convinse Polidori a tentare, questa volta con successo, una storia di vampiri. Per capire il racconto di Polidori, bisogna tener presente il frammento scritto da Byron: esso descrive linizio di un Grand Tour, intrapreso dal giovane narratore e da un uomo pi anziano che egli ammira molto, Augustus Darvell. Questultimo un altro dei cittadini del mondo byroniani, una figura inquieta che non possiede una propria identit originaria. Il narratore contento di accompagnare Darvell, per, man mano che si avvicinano allEst, inizia a preoccuparsi, perch vede il suo amico ogni giorno pi debilitato. In un cimitero turco, in qualche punto tra Smirne ed Efeso, Darvell confessa di aver gi visitato quel luogo e, prima di morire, stringe un patto solenne col narratore: questi non deve rivelare a nessuno la sua morte, deve gettare il suo anello con sigillo nella baia di Eleusi e poi recarsi alle rovine del tempio di Cerere. Ad un tratto, sopra una delle pietre tombali appare una cicogna che regge nel becco un serpente, ma non lo divora. Il narratore la guarda volare via e in quel momento Darvell muore. Il frammento di difficile interpretazione, perch, oltre ad essere incompiuto, per la maggior parte criptico (si veda, per esempio, limmagine della cicogna col serpente). Non si parla esplicitamente di vampiri risorti, ma la trama senza dubbio molto simile al racconto di Polidori. Il vampiro di J. W. Polidori The Vampire di Polidori apparve nel 1819. Per il suo protagonista, Lord Ruthwen, Polidori rielabor il Byron satanico descritto nel romanzo autobiografico Glenarvon di Lady Caroline Lamb. Questultima riusc per un breve periodo di tempo ad attirare lattenzione di Byron, il quale per alla fine se ne stanc e ruppe la relazione. Per vendicarsi, la Lamb rappresent nel suo romanzo (apparso nel 1816) Byron sotto le vesti del perfido e crudele Ruthwen Glenarvon: da qui il nome

del vampiro di Polidori. La storia senzaltro molto simile a quella elaborata da Byron, anche perch Polidori conosceva le intenzioni del poeta circa la conclusione del suo frammento. Pare, inoltre, che egli decise di scrivere The Vampire come risposta alla sfida di una non ben identificata donna, secondo la quale dal frammento di Byron non si sarebbe mai potuta tirar fuori una storia compiuta. Il protagonista del racconto di Polidori Aubrey, un giovane orfano di entrambi i genitori, che vive insieme alla sorella minore. Una sera conosce il misterioso Lord Ruthwen, che gli chiede di accompagnarlo in un viaggio fino in Grecia (uno dei Paesi in cui la credenza nel vampiro ha avuto maggior diffusione). Qui, dopo una discussione col suo compagno, Aubrey si reca da solo ad Atene, dove conosce la bella Ianthe, la quale gli narra molte storie di vampiri che si aggirerebbero da quelle parti. Quando la ragazza muore, tutti gli abitanti del villaggio non hanno dubbi nellidentificarne la causa: un vampiro. Alla fine i due amici si ritrovano e decidono di continuare il viaggio in Grecia. Purtroppo Ruthwen viene colpito a morte da un gruppo di briganti e, prima di morire, fa promettere a Aubrey di non rivelare a nessuno la sua morte, qualunque cosa accada. Il mattino dopo il cadavere scomparso. Tornato in Inghilterra, Aubrey scopre con orrore che il suo amico frequenta tranquillamente la societ e sta per sposare sua sorella. Purtroppo, a causa della promessa fatta, non riesce a far nulla per salvarla (e, in fondo, chi gli crederebbe?) ed entrambi muoiono: lei tra le braccia del vampiro, lui a causa della tensione e dello shock subito. Come si vede, in questo racconto c ben poco di vampiresco Questa novella radica il vampiro nella vita quotidiana della gente. Il viaggio in Grecia porta Aubrey a contatto col popolo, dove si trovano le origini delle superstizioni sui vampiri. In The Vampire la distinzione tra testi classici e storie popolari va di pari passo con unulteriore distinzione, quella tra il popolo e le classi agiate e alla moda. Cos Ianthe, che con la sua innocenza naturale e il suo amore per le storie immagine del popolo, si contrappone a Lady Mercer, donna mondana e in vista, che, allinizio del racconto tenta invano di sedurre Ruthwen. Ianthe inconsapevole dellamore, mentre Lady Mercer una scaltra seduttrice. Lord Ruthwen circola liberamente nella societ senza dare nellocchio, mentre nelle foreste della Grecia veniva immediatamente notato e temuto e viene sospettato per la morte di Ianthe. Il racconto di Polidori sembra suggerire che la societ stessa sia vampiresca: i suoi rappresentanti aristocratici prendono di mira la gente ovunque vadano. I racconti di vampiri scritti dopo Il vampiro di Polidori Nonostante il successo di pubblico avuto da The Vampire, il personaggio del vampiro non ebbe altrettanto successo tra gli autori inglesi. Polidori riusc ad associare luomo tenebroso e fatale del romanzo gotico con il vampiro, ma questa felice intuizione venne accolta soprattutto sul Continente. Se si eccettuano quei vaghi e indiretti accenni al vampiro inseriti da Maturin nel suo Melmoth the Wanderer (1820), nessuno, nemmeno tra gli autori inglesi del gotico minore e contemporanei di Polidori, si serv del personaggio di Lord Ruthwen. Per spiegare come mai il personaggio del vampiro non ebbe immediato successo tra gli scrittori inglesi, bisogna fare riferimento a Byron stesso. Questultimo, in quegli anni, si era autocondannato allesilio dopo lo scandalo del 1816 con la sorellastra Augusta Leigh, perch mal visto dai connazionali. Quindi gli scrittori gotici minori si mostrarono pi propensi ad imitare solo ci che non disturbasse troppo lopinione pubblica: servirsi del vampiro Lord Ruthwen significava evocare la sinistra fama di Byron. In Inghilterra, per, non mancarono gli immediati adattamenti teatrali dellopera di Polidori. Nel 1829 James Robinson Planch present il suo The Vampire or the Bride of Isles al Lyceum di Londra (altri due adattamenti erano apparsi nel 1825 e nel 1825, sempre di Planch). Oltre ad ambientare gli avvenimenti in Ungheria, Planch confer a Lord Ruthwen il titolo di boiardo valacco. Nel frattempo gli scrittori inglesi tacevano e bisogna arrivare intorno al 1840 per trovare qualche autore che introduca il vampiro nei suoi romanzi. Nel 1847 viene pubblicato Varney, the Vampire; or the Feast of Blood, il cui autore ancora oggi incerto tra Thomas Peckett Prest e James Malcolm Rymer.Questo lungo romanzo (220 capitoli, 868 pagine a doppia colonna) ambientato negli anni delle grandi epidemie di vampirismo in Europa (1730-35). La trama fondamentalmente simile a quella di Polidori: sir Francis Varney, seduttore irresistibile, galante, colto e raffinato, insidia la bella Flora, naturalmente gi promessa sposa. Quando la storia sembra volgere verso un finale ormai scontato, il romanzo prende una svolta insolita: il vampiro ha degli scrupoli, dei ripensamenti, che tradiscono un animo onesto, obbligato suo malgrado a commettere crimini, in quanto tenuto in potere da forze oscure e demoniache. A dispetto del folklore, che considera il vampiro un essere senza anima e senza cuore, il vampiro descritto in questo romanzo, e pi tardi in quello di Stoker, sente la triste condizione, la tragica e spaventosa esperienza di morto e non-morto, tanto che decide di suicidarsi gettandosi nel cratere del Vesuvio. Altri autori, rimanendo strettamente legati alle credenze popolari europee sui vampiri, attingono direttamente dal folklore, lasciando cos i loro racconti avvolti da una ingenuit e da una spontaneit dintonazione tipicamente popolare, sempre in bilico tra magia e realt. Si giunge cos a una tipologia del vampiro in antitesi con quella imparentata alla figura fatale delluomo byroniano. Il vampiro abbandona le nere e attillate redingotes per indossare gli umili e pesanti panni del villano. Egli, pertanto, agisce in modo pi oscuro e meno appariscente, ma non per questo meno minaccioso e terribile. E soprattutto fra gli scrittori russi che scopriamo un vampiro legato alle leggende e ai canti popolari. AdAleksandr

Nikolaevic Afansev va soprattutto il merito di aver realizzato una raccolta di fiabe russe, in una della delle quali, intitolata Il vampiro ballerino (1863), si parla di vampiri mangiatori di cadaveri. Essi appaiono durante i festeggiamenti del Santo Apostolo Andrea, fatto, questo, che si riallaccia al folklore rumeno, dove gli Strigoi appaiono proprio durante la notte di SantAndrea. Per tenerli lontani basta sfregare dellaglio contro le porte. E interessante notare che il vampiro necrofago di Afansev non risponde pienamente alle caratteristiche dei vampiri slavi, di solito ematofagi o antropofagi. Anche Gogol, sfruttando unantica fiaba russa, descrive un vampiro dai denti di ferro e ghiotto di carne umana nel suo terribile racconto Il Vij (1835). Gogol vede nellanima semplice e ingenua, divenuta impura, del seminarista Chma Brut la vittima del Vij. Molto interessante anche il racconto di Aleksj Konstantinovic Tolstj I Vurdalak (1847). Linizio convenzionale: vi una riunione di salotto, dominata dalla presenza del Marchese dUrf, che inizia a raccontare una terribile avventura capitatagli in Moldavia. Qui egli si imbatte nei pericolosi vurdalak, i vampiri dei popoli slavi. Uno di essi, la bella Sdenka, minaccia di vampirizzare il marchese stesso, che riesce miracolosamente a salvarsi. Altri racconti che possono essere ricordati sono The Flowering of the Strange Orchid (1895) di H. G. Welles e The True Story of a Vampire (1894) di Stanislaus Eric conte di Stenbock. La prima storia introduce linsolito tema delle piante-vampiro. Un coltivatore di orchidee viene in possesso di un bulbo proveniente dalle isole Andaman. Man mano che lorchidea cresce, emana dalle sue radici aree strani e inebrianti effluvi, ma queste radici non sono altro che terribili ventose: il povero coltivatore viene salvato in extremis dalla padrona di casa. Il protagonista del secondo racconto, il conte Vardaleh, ricorda per certi versi Francis Varney. Egli ospite del barone Wronski, in un remoto castello della Stiria, ed esercita un occulto potere sul giovane figlio del barone, Gabriel, il quale, a forza di frequentarlo, illanguidisce rapidamente. Alla fine il conte, anche se in preda a terribili rimorsi, costretto a impossessarsi di tutta la vita del giovane, per poter continuare a vivere. Si pu notare che quasi tutte le storie di vampiri fin qui affrontate, cos come molte delle successive, sonoracconti brevi. Unaltra caratteristica di questi racconti (e di molta letteratura fantastica) il frequente utilizzo della prima persona narrante. A questo proposito, Todorov nota che, in un testo sfugge alla prova della verit solo ci che viene affermato a nome dellautore, mentre la parola dei personaggi pu essere vera o falsa, come nel parlare quotidiano. Il romanzo giallo, ad esempio, gioca costantemente sulle false testimonianze dei personaggi. Il problema si fa pi complesso nel caso di un narratore-personaggio, di un narratore che dica Io. In quanto narratore, il suo discorso non ha da essere sottoposto alla prova della verit, ma in quanto personaggio egli pu mentire. Di conseguenza, leggendo questi racconti, viene spontaneo interrogarsi sulla sanit mentale del narratore, introducendo cos quellesitazione che, come afferma Todorov, la prima condizione del fantastico. Inoltre, la prima persona narrante permette pi facilmente lidentificazione del lettore col personaggio. Anche Anne Rice utilizzer la prima persona per le sue Vampire Chronicles, ma per motivi e con risultati completamente diversi. Carmilla di Joseph Sheridan Le Fanu Nel 1872 Joseph Sheridan Le Fanu pubblic la raccolta In a Glass Darkly, in cui diversi racconti, apparsi precedentemente in svariate riviste, vennero collegati tra loro mediante prologhi o epiloghi e riallacciati alla figura del dottor Hesselius, il dottore psichico eroe di Green Tea, racconto che apre la raccolta. Nato nel 1814 da famiglia angloirlandese, Le Fanu, dopo una laurea in diritto, decise di diventare giornalista. Scrisse novelle, articoli, romanzi gotici e racconti del mistero, lavorando inoltre come redattore presso varie riviste e quotidiani. Le sue prime storie vennero pubblicate tre il 1838 e il 1848 sul Dublin University Magazine. La morte della moglie, nel 1858, rattrist lultimo periodo della sua vita, lasciandogli il compito di allevare i figli da solo. Mor allimprovviso nel 1873, di una morte probabilmente affrettata dalleccesso di lavoro e dalle preoccupazioni materiali. I paesaggi dellIrlanda sudoccidentale, in cui Le Fanu trascorse la propria infanzia, lasciarono su di lui unimpressione indelebile. Tutta la sua opera profondamente pervasa di elementi e modelli tipici del folklore locale ed questo a conferire ai suoi racconti grande forza di persuasione. Unansia ossessiva che egli drammatizza con particolare efficacia linvasione da parte di un oggetto temuto o odiato, terrore che pu ricollegarsi alla paura sessuale o alle nevrosi prodotte da una repressione a lungo celata. Per quanti sforzi vengano fatti per chiudere fuori loggetto temuto, in qualche modo esso riuscir comunque ad entrare, ricorrendo a trucchi e astuzie. Pi e pi volte, nellopera di Le Fanu, uno spirito malevolo riesce ad insinuarsi e ad isolare la sua vittima il tempo sufficiente per distruggerla. Questo tema evidente in Green Tea e lo si pu osservare, con sfumature diverse, anche in Carmilla. Questultimo racconto un perfetto esempio del cosiddetto perturbante. Freud ne Il perturbante aveva definito il perturbante quella sorta di spaventoso che ci riporta ci che ci noto da lungo tempo, ci che ci familiare. Qualcosa sembra non familiare solo perch lo si alienato, rimosso dalla coscienza, sicch la sua (ri)comparsa o (ri)attivazione suscita ansia. Freud aggiunge Unesperienza perturbante si ha quando complessi infantili rimossi vengono riattivati da unimpressione o quando credenze primitive superate sembrano ottenere di nuovo conferma. Carmilla si apre con un breve prologo, in cui limmaginario editore di questa storia spiega come ne sia venuto in possesso dal dottor Hesselius. Per il resto, la storia narrata in prima persona dalla protagonista, Laura, che scrive otto anni dopo

che gli eventi da lei ricordati ebbero luogo, quando lei aveva diciannove anni. Laura vive col padre vedovo in un castello situato in una foresta della Stiria, oggi in Austria. Essi sono per borghesi e non aristocratici: il castello era stato un affare e la loro rendita esigua. La ragazza ricorda un trauma che avvenne quando aveva sei anni e era ancora nella nursery. Accortasi a un certo punto che la bambinaia laveva lasciata sola, Laura comincia ad agitarsi, finch vede una bella signora, chinata sul suo letto, che la calma fino a farla addormentare. Poco dopo, Laura si sveglia con la sensazione che due aghi le penetrino nel petto, il che la fa piangere. Diversi anni pi tardi, Laura e il padre sono testimoni di un incidente in carrozza proprio davanti il loro palazzo. Una misteriosa donna, con la scusa di dover ripartire immediatamente per un importantissimo viaggio, li prega di prendersi cura della giovane figlia, Carmilla, rimasta leggermente ferita nellincidente. Luomo acconsente, forse troppo precipitosamente, e Laura riconosce la ragazza allistante. Laura, dunque, non conosce Carmilla, ma la riconosce, le risulta familiare. Anche Carmilla riconosce Laura, grazie a un sogno fatto dodici anni prima, sicch, in ultima analisi, difficile dire chi sia il fantasma. Le due ragazze familiarizzano tra loro, tanto che a un certo punto Laura arriva a chiedersi se non siano parenti. Il racconto procede poi con un certo numero di varianti sul tema riconoscersi senza conoscersi. Laura e suo padre rincontrano un vecchio amico, il generale Spielsdorf, che non vedevano da circa dieci mesi. Questi appare loro stranamente irriconoscibile. Il generale stesso racconta una storia che produce un effetto perturbante. Durante un ballo in maschera, il generale e sua figlia incontrano due donne, madre e figlia. Il generale e sua figlia non indossano la maschera, cos che la donna lo avvicina, dicendo di conoscerlo: Dunque, cos come Carmilla era stata riconosciuta, ma non conosciuta, la donna conosciuta ma non riconosciuta. La storia del generale da ricollegarsi a tutta una serie di misteriose morti di ragazze della zona. Anchegli, infatti, come il padre di Laura, aveva dato ospitalit alla figlia della donna conosciuta al ballo, ma poco dopo la sua giovane nipote aveva cominciato a deperire inspiegabilmente. Grazie allaiuto di un medico, riesce a scoprirne la causa: la sua ospite, Millarca, un vampiro. Purtroppo la ragazza muore e il generale decide di dare la caccia a quellorribile mostro. Nel frattempo anche Laura comincia a mostrare i segni della misteriosa malattia. Il medico mette in guardia suo padre sulla probabile presenza di un vampiro e ordina alla ragazza di non dormire da sola. Il giorno seguente i due si recano, in compagnia del generale, alle rovine del castello dei Karnstein, lantica famiglia, ora estinta, alla quale apparteneva la madre di Laura, la moglie (morta) del generale, e la stessa Carmilla. Un boscaiolo racconta loro che tutti gli abitanti del piccolo villaggio erano scappati anni prima a causa della presenza di un vampiro, eliminato poi da un gentiluomo moravo, il barone Vordenburg. Non appena Carmilla si unisce alla compagnia e il generale la vede, riconosce subito Millarca, che in realt Mircalla, contessa di Karnstein. Grazie allaiuto di un discendente del barone Vordenburg, riescono a scoprire lubicazione della sua tomba e possono quindi decapitarla. E interessante notare che, tanto nella storia principale, quanto in quella narrata dal generale, le mogli e le madri sono cancellate o rimosse. Il sogno di risveglio di Laura nella nursery interpretabile in questo contesto come un trauma di separazione dalla madre, che rimane, almeno per lei, sempre giovane e bella e, come i ritratti dei Karstein, sempre la stessa. La storia istituisce dunque una connessione tra madri (defunte) e vampiri: le madri sono escluse dalla storia vera e propria, ma ritornano come non morte. Le figure paterne, invece, sono spesso costituite da medici. Il dottor Spielsberg, ad esempio, che visita Laura; i due medici presenti nella storia del generale; il misterioso barone Vordenburg, e infine il dottor Hesselius, al quale indirizzata la storia clinica di Laura. Questi uomini si consultano lun laltro, in privato, lontani dalle orecchie di Laura, prima di arrivare alla loro conclusione. Essi smascherano Carmilla come vampiro e la distruggono. Al contrario, in The Vampire di Polidori Aubrey non ha nessuno con cui consultarsi a proposito dei vampiri. In effetti, questo racconto tratta proprio dellincapacit di portare testimonianze sul vampiro, giacch Aubrey legato al giuramento di non parlare di Lord Ruthwen. Alla fine il vampiro trionfa, restando in certo qual modo non spiegato. Come tutti i vampiri della letteratura, anche Carmilla risulta essere molto affascinante: tutte le sue vittime sono attratte da lei. La stessa Laura prova dei sentimenti piuttosto contrastanti nei confronti della sua ospite: La prima persona narrante e il rifiuto di cancellare lattrazione che Laura sente per Carmilla (di per s Laura non prova mai orrore per Carmilla, nemmeno dopo la rivelazione della vera identit di questultima), indicano che questattrazione ammessa, poi gestita o controllata (eliminando il suo oggetto), ma continua ad essere viva anche dopo, attraverso i sogni di Laura.

Potrebbero piacerti anche