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DISCORSI NUOVI

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Tavola dei Discorsi Nuovi


Discorso Nuovo Dolbeau 1 Dolbeau 2 Dolbeau 3 Dolbeau 4 Dolbeau 5 Dolbeau 6 Dolbeau 7 Dolbeau 8 Dolbeau 9 Dolbeau 10 Dolbeau 11 Dolbeau 12 Dolbeau 13 Dolbeau 14 Dolbeau 15 Dolbeau 16 Dolbeau 17 Dolbeau 18 Dolbeau 19 Dolbeau 20 Dolbeau 21 Dolbeau 22 Dolbeau 23 Dolbeau 24 Dolbeau 25 Codifica NBA 214/A 359/B 293/A augm. 299/A augm. 114/B 23/B 142 augm. 29/B 28/A 162/C 90/A 354/A 159/A 352/A 283 augm. 72 augm. 110/A 306/E 130/A 14/A 159/B 341 augm. 374 augm. 360/A 360/B

Dolbeau 26 Dolbeau 27 Dolbeau 28 Dolbeau 29 Dolbeau 30 Dolbeau 31 taix 4 taix 5

198 augm. 360/C 20/B Discorso sulla provvidenza di Dio 348/A augm. 272/B augm. 204/A 218 augm.

DISCORSO 214/A
AGOSTINO NELLA SPIEGAZIONE DEL SIMBOLO 1. Evidentemente, anche il credere fa parte del conoscere. 2. Non tutto quello che sappiamo, lo sappiamo per fede, ma tutto ci che crediamo senza errore, noi lo conosciamo. 3. Conosciamo vedendo, conosciamo credendo. 4. Poni il caso che un cittadino stia parlando con me e, pur essendo un mio compatriota e compaesano, si metta a contraddirmi bistrattandomi e qualificandomi come un ignorante per il fatto che io non ho visto [una cosa]. A lui io chiedo come faccia a sapere che esiste la citt di Alessandria, che egli mai ha veduto; che esistano tante altre citt, nelle quali egli non mai stato, eppure sa che esistono e ne talmente sicuro che, se fosse provocato, sarebbe pronto anche a giurarci. 5. Ecco, io gli presento la domanda: " Come sai che esiste la citt di Alessandria? ". Mi risponde: " Perch lo credo ". E io replico: " A chi lo credi? ". Cosa potr rispondermi se non che lo crede sulla parola di uomini? Dunque tu, che esista Alessandria, lo credi perch alcuni l'han vista; io credo in Dio perch alcuni lo hanno profetato. Se ragioni secondo verit, se valuti l'autorevolezza dei testimoni, io credo a gente pi attendibile della tua. Quanto ad Alessandria, infatti, tu credi a gente che, quando era l, ha potuto vederla dinanzi ai suoi occhi; io credo a persone che, riguardo alle cose che accadono oggi, ne han parlato prima che accadessero prevedendole nel futuro.

Discorso 359/B
DISCORSO DI SANT'AGOSTINO SU L'OBBEDIENZA 1. L'agitazione che ieri ha turbato e noi e voi - e per causa vostra pi noi che voi - esigeva, lo riconosco, che oggi non si tenesse il discorso; ma dal nostro fratello e signore ci giunge un precetto di carit di fronte al quale non possiamo non prestare il nostro servizio. Quanto a voi inoltre notiamo che avete desiderio di ascoltarci ed auspichiamo che Dio si degni di concedervene il frutto nel cambiamento dei vostri costumi e soprattutto nella vostra docilit. Eccoci dunque a prestarvi il nostro ministero nel nome di 1 Cristo, poich in effetti noi siamo al servizio di Cristo, di cui voi siete le membra . Dinanzi al vostro vescovo e dinanzi a voi voglio ad ogni modo fare una confessione, come la sento alla presenza di Dio, al 2 cui orecchio voce il mio stesso pensiero. Lui chiamo a testimone contro l'anima mia che nessun altro motivo, all'infuori della carit del vostro vescovo, ci ha indotti a venire in questa citt per parlarvi di qualcosa a noi donata dal Signore. E quando dico carit non mi riferisco tanto a quella che io nutro per lui, ma principalmente a quella con cui io stesso (lo dico senza illudermi) mi sento amato da lui. Per quanto infatti voi ci conosciate, in nessun modo potete conoscerci quanto profondamente ci conosciamo a

vicenda noi due che, nell'amore di Cristo, siamo posti a vostro servizio. Certamente noi amiamo anche voi, come vedete voi stessi e Dio conosce; tuttavia sappiate, carissimi, - lo affermo davanti a Cristo - che, se anche voi ci desideraste pi di tutte le cose che desiderate, ma avvertiste che nell'animo del vostro vescovo alberga una, per quanto piccola, opposizione di volont nei nostri confronti, certamente non ci vedreste qui presenti. 2. Egli, in effetti, in data recente si degnato d'inviarci una lettera cos pressante da affermare che, se avessimo pensato di rinviare la nostra venuta o tenere in sospeso la decisione di venire o non venire, 3 avremmo offeso quella carit che il nome con cui chiamiamo Dio . Considerate poi la nostra poca salute e il doverci impegnare in un cos lungo viaggio nel pieno dell'inverno. Ma ascolti la vostra carit. Il primate della Numidia, il santo e venerato vegliardo Santippo, ha indetto un Concilio a Costantina per il 28 gennaio. S, un Concilio stato indetto dal primate della Numidia per tutti i vescovi della Numidia, che la Provincia in cui noi ci troviamo. Penso sappiate, o carissimi, che il vescovo di Costantina uno dei nostri confratelli, nutrito dalla stessa parola di Dio, poi diventato prete nella citt di Tagaste da dove fu promosso vescovo di Costantina. Non sono in grado di dirvi con quali lettere ha cercato di sollecitarmi perch mi recassi a Costantina. Ma una volta indetto, il Concilio fug i miei indugi e i miei dubbi. Nonostante ci, carissimi, dal mio signore e fratello, il vostro vescovo Aurelio, son giunte alla mia insignificante persona lettere tali che per la gravit e seriet delle affermazioni vinsero ogni proposito fatto in antecedenza e, lasciato tutto il resto, non dico mi sospinsero da voi: mi ci fecero volare. Egli si degnato di rivolgermi un comando non solo motivato da grande fiducia, ma anche carico di gravi minacce, tanto che ho ritenuto provenisse non da lui ma da Dio. E allora mi sono detto: se vado l arrendendomi al suo volere - anzi al volere di Dio manifestatosi per suo mezzo - presentando le lettere del vescovo di Cartagine potr giustificare la mia assenza dal concilio presso il mio signore, il vecchio Santippo, il quale non si adirer contro di me se, mancando al concilio delle Numidie, dove la mia presenza era richiesta dal suo comando, avevo scelto di venire presso di voi. 3. A cosa mira tutto questo che vi sto dicendo? Ieri i miei occhi osservavano come vicino ai nostri orecchi e alla nostra voce c'era uno spazio non occupato dai fratelli. Non fummo noi quindi a decidere che il discorso si tenesse piuttosto da quella sede, sembrandoci giusto che toccasse ai fedeli obbedire e avvicinarsi al vescovo, anzich al vescovo spostarsi in altro luogo, provocando peraltro notevole confusione essendo numerosa la gente che si era accalcata nell'emiciclo dove era pi sicura di poter in qualche modo sentire. Era certamente pi numerosa la folla che si sarebbe dovuta trasferire da un posto all'altro. Ma se questo era possibile forse per gli uomini, come lo era per il sesso debole? Senza dubbio le donne avrebbero cominciato a spintonarsi per il desiderio di stare pi vicine; e nel far ci non avrebbero forse causato strepito ed avrei ascoltato grida che non convengono, soprattutto in chiesa? Questo solo era il problema: che quei pochi che si addossavano alle cancellate si fossero degnati di farsi avanti e di occupare lo spazio vicino a noi che parlavamo. Era forse una gran cosa quella che chiedevamo? Ma essi non vollero ascoltarci e ne segu un tumulto, con grande nostra tristezza, che solo ora Dio s' degnato di cancellare con il discorso del vostro venerabile vescovo. Del resto, fratelli, vi esortiamo a non credere che sia stato lui a non concedermi di tenere il discorso nel posto che da alcuni mi si chiedeva con ostinazione e mi si voleva imporre tumultuando. Ecco perch ho detto tutte queste cose. Infatti se avessimo notato la bench minima resistenza nel cuore del nostro santo fratello vescovo, non saremmo mai giunti in questa citt, tanto pi che altrove abbiamo necessit quanto mai urgenti. 4. Che cosa dunque? Non ricordate, carissimi, che ho disputato con i donatisti per quattro giorni consecutivi proprio nella sede presso la cancellata? Forse si aspett che venisse richiesto da voi? Forse non fu nostra l'idea? L'oratore vide che si doveva fare e lo fece; ora non ha visto che si dovesse fare e non l'ha fatto. Forse voi dite: era forse cosa grande o difficile quel che chiedevamo? Anche se era piccola cosa quel che chiedevate, non cosa piccola l'obbedienza che esigiamo da voi. Di questa voglio dunque parlarvi. Ho udito infatti certi fratelli che brontolavano: " Ecco lui che discettava sul dovere di mettersi al servizio dei deboli! Il giorno prima l'ha predicato, il giorno dopo ha fatto il contrario. Avrebbe dovuto mettersi al nostro servizio! Perch scese dalla cattedra? ". Ebbene, voglio spiegarvi, fratelli santi, il motivo per cui sono sceso. Anzi, di questo deve scusarmi colui al quale non chiesi il permesso di scendere. Ma fu cos forte la decisione presa, che non lo consultai per paura che me lo proibisse. Se infatti lo avessi consultato e me lo avesse proibito, non mi restava che obbedire, cio dovevo necessariamente rimanere. Ho preferito quindi chiedergli perdono per essere sceso senza suo consiglio o comando, che rinunciare a fare quel che ritenevo doversi fare. 5. E adesso ascoltate il motivo per cui ritenni doveroso fare cos. Che questo popolo sia stato sempre obbediente al suo vescovo quando presente, cosa che conosciamo non solo noi, ma conosciuta da tutta l'Africa e direi quasi da tutto il mondo, almeno dovunque siano giunte notizie della chiesa di questa citt. Qui tempo addietro c'era disordine e confusione tra uomini e donne. Lo sappiamo tutti, perch anche noi negli anni passati fummo partecipi di questa indecenza. Ora invece il Signore, per l'opera del suo servo, ha fatto s che i due sessi non partecipino pi alle veglie mescolati tra loro. Da giovane,

quand'ero studente in questa citt, partecipando alle veglie, vedevo come le donne, non separate dall'improntitudine degli uomini, fornissero a volte l'occasione per cui la stessa castit veniva tentata. Ora invece con quale rispetto all'onest, alla castit, alla santit, si partecipa alle veglie! Una tale disciplina non potr dispiacere nemmeno a quelli per colpa dei quali stata introdotta. Gli stessi maligni, gli stessi sfacciati, gli stessi attentatori dell'altrui castit potranno dispiacersi di tali precauzioni, ma certo non ritenerle una colpa. Ma stato forse questo l'unico risultato che si ottenuto, per cui di questo solo dobbiamo rallegrarci? Cosa dovremmo dire della separazione ottenuta nei corridoi e negli ingressi? Con quanta diligenza si provveduto, con che lungimiranza si escogitato, con che tenacia si conseguito che coloro che, una volta entrati avrebbero occupato posti diversi, entrassero anche per anditi diversi. Perch non avvenisse che, entrando per passaggi angusti, potessero iniziare quegli approcci che poi pensavano di portare a compimento. Mi riferisco alle parole che certi servi disonesti e impudenti sogliono rivolgere alle matrone quando passano davanti a loro. Come si vigilato per scoprire questi abusi, con quanta energia si lavorato per toglierli! A ricordare quel che accadeva nella chiesa di Mappalia presso la memoria del santo vescovo e martire Cipriano, anche ora probabilmente ne proveremmo dolore; se lo dimenticassimo ci sentiremmo meno obbligati a ringraziare Dio. Ricordate con noi, fratelli carissimi, quanto avvenuto: io non faccio altro che elencare i benefici di Dio a voi elargiti tramite il vostro vescovo. Dove un tempo risuonavano canzonette oscene, ora si cantano inni; dove si vegliava per la lussuria, ora si veglia per conseguire la santit; dove infine si offendeva Dio, ora si impetra la sua misericordia. Vi prego, carissimi, di non dimenticare queste cose. Esse sono recenti, si pu fare il confronto; ieri accadevano, oggi non pi. Come avrebbe potuto il vostro vescovo ottenere questi risultati se il popolo non fosse stato obbediente? Voglio pertanto dirvi qualcosa - ma non vi sembri poco questo " qualcosa " - sui vantaggi della vostra obbedienza. Se agli sforzi del vostro vescovo non avesse corrisposto la vostra buona volont, sarebbe riuscito in qualche modo a portare a termine simile impresa? intervenuta quindi la misericordia di Dio, e si manifestata nella sua vigilanza e nella vostra obbedienza. Conoscendo questi fatti, come cio voi siete stati sempre docili, vi abbiamo proposto come esempio alle altre chiese. Alle piccole comunit di campagna, chiassose e restie nell'obbedire ai propri vescovi, eravamo soliti dire: " Andate a vedere come si comportano i cristiani di Cartagine ", e godevamo di cuore del vostro buon esempio. Come accaduto, fratelli, che ieri fossimo rattristati dalla vostra insubordinazione, quasi che le nostre frequenti visite vi abbiano insegnato la disobbedienza? 6. Prestatemi attenzione, carissimi. L'essere io disceso dall'ambone forse fu segno della povert del mio ministero e ne sono dispiaciuto. Mi pregavate di farvi udire meglio; ma cosa avrebbe potuto costruire l'oratore, quando l'ascoltatore minacciava una rovina? Mi direte: " Ma perch una rovina? Cosa chiedevamo di straordinario? Forse chiedevamo qualcosa di male? ". Vi dir quale rovina, ve lo dir per incutervi timore, non per farvi cadere. Non sapete che una scintilla pu provocare un incendio? Non sapete che piccolissime gocce gonfiano i fiumi e provocano frane? Non vi sembri colpa lieve la disobbedienza. questo che vogliamo dire: non importava nulla ascoltare da un posto anzich da un altro. Che vi fosse attorno a noi uno spazio libero che poteva essere riempito dalla folla, lo sapevamo sia noi che voi. Per quale motivo vi opponeste e non voleste venirmi vicino, se non per pura ostinazione? " Cos soltanto: o si fa quel che vogliamo noi o non si potr fare quel che voi volete ". Noi volevamo che poteste ascoltare, e quel che volevamo era utile a tutti. Ma alcuni che erano attaccati alla cancellata, visto che noi non ci piegavamo alla loro irragionevole pretesa, giunsero a gridare: " Si dia il congedo ". Orbene, per quanta fosse la distanza e io dicessi adagio: " S, si dia il congedo ", tutti mi sentiste, e infatti pazientemente siete rimasti in silenzio. Che ne direste se il nostro intento era di mettere alla prova la vostra obbedienza? " In cosa tanto piccola - dir qualcuno - quale prova avresti avuto? ". Ma se non siete obbedienti in una cosa cos piccola, forse lo sareste stati in una pi grande? Non avete letto quel che dice il Signore: Chi fedele nel poco fedele anche nel molto, chi invece infedele nel poco infedele 4 anche nel molto ? 7. Volete sapere che gran male la disobbedienza, per cui ho detto: " L'uditorio minacciava di condurci alla rovina "? Nel suo paradiso Dio dissemin ogni cosa buona. In tutto l'universo Dio fece buone tutte le 5 cose, come afferma la Scrittura: Dio vide tutte le cose che aveva fatte, ed ecco, erano buone assai . Se erano buone tutte le cose create, quanto pi quelle, molto pi gioconde, che colloc nel paradiso? Se dunque vi aveva collocato piante che erano tutte buone, che senso ha quel precetto: Non toccare di quell'albero? Come sapete, questo fatto costituisce un problema per coloro che non sanno capire quanto grande sia il bene dell'obbedienza e come altrettanto grande sia il male della disobbedienza. Ecco, Dio 6 aveva piantato alberi che erano tutti buoni, eppure dice: Non ne toccherai . " Cosa non debbo toccare? Hai forse piantato in questo luogo qualche albero cattivo? Se vi hai piantato qualcosa di cattivo, portalo via e non stare a proibirmi di toccarlo ". Gli disse: " Tu non devi toccare di questa pianta ", una pianta che, se non fosse stata buona, non si sarebbe potuta trovare in paradiso. O che per caso voi pensate che Dio fuori del paradiso aveva riempito la terra di alberi buoni mentre nel paradiso aveva piantato qualche albero cattivo? Naturalmente, se sulla terra comune c'erano piante buone, quelle del paradiso erano senz'altro migliori. Tuttavia, siccome fra tutte le cose buone collocate nel paradiso la migliore era l'obbedienza, Dio diede una proibizione, peraltro limitata, perch non si pensasse che, non avendo

proibito nulla, non fosse lui il padrone di tutto. Che dire al riguardo? Qualcuno forse penser che Dio volle comportarsi da padrone per vanagloria. Sappia costui che, quando Dio esercita il suo dominio, questo non reca vantaggi a Dio ma a colui che dominato. Quanto a Dio, egli non diminuisce se noi lo disprezziamo, n cresce se noi lo serviamo con fedelt. Essere sotto un tale padrone giova a noi, non a lui; e se egli vuol esercitare il suo dominio su di noi, lo vuole perch vantaggioso a noi, non a lui. Egli infatti non ha bisogno di nessuno dei nostri beni, mentre noi bisogniamo di tutti i suoi beni e dello stesso Dio, che il nostro bene sommo. Il sommo nostro bene infatti, il bene per eccellenza, il bene del quale nessun altro migliore, Dio. Guarda come confessa quel suo servo, ascolta le parole del salmo: Ho detto al Signore: 7 Tu sei il mio Dio poich non hai bisogno dei miei beni . Se dunque Dio proib qualcosa, lo fece per imporre una legge, perch l'uomo servisse al suo padrone, perch si potesse distinguere la sottomissione dall'indocilit come la virt dal vizio. E quell'albero fu chiamato " albero della scienza del bene e del male 8 " , non perch pendevano dai suoi rami, si fa per dire, i frutti del bene e del male; lo si chiam " albero della scienza del bene e del male " perch, se trasgredendo il precetto l'uomo lo avesse toccato, in quell'albero avrebbe esperimentato quanta differenza ci sia fra il bene dell'obbedienza e il male della disobbedienza. Avendo infatti disprezzato il precetto divino, da quell'albero deriv all'uomo la morte; se lo avesse rispettato, avrebbe conseguito l'immortalit. Vedete dunque, miei fratelli, che gran male sia la disobbedienza. Fu lei la prima sciagura dell'uomo. 8. Da questa caduta vogliamo certamente rialzarci. Ma allora perch ripetiamo il fatto per cui cademmo? Basti che l'abbia commesso Adamo: ora venuto Cristo e, se in Adamo tutti si muore, in Cristo tutti 9 riavremo la vita . Da Adamo deriv al genere umano quella radice del male che la disobbedienza; in Cristo la radice dell'immortalit, cio l'obbedienza. Pertanto Adamo fu per noi principio e modello a disobbedire, Cristo invece ad obbedire. Ma in che modo Cristo ci insegna l'obbedienza? Perch essendo uguale al Padre dice di essere il servo del Padre. Essendo cattolici, voi certamente conoscete come me la 10 fede cattolica; conoscete le parole: Io e il Padre siamo una cosa sola , e le altre: Chi vede me vede il 11 12 Padre , e le altre: E il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio , e le altre ancora: Esistendo nella forma 13 Per Cristo infatti l'uguaglianza col Padre di Dio, non ritenne una usurpazione la sua uguaglianza con Dio non costitu un furto ma era la sua stessa natura: ed ecco che colui per il quale costitu un furto decadde [dal suo stato], mentre Colui che l'aveva per natura, anche quando discese [dal cielo] rimase nella sua dignit. Ce lo spieghi meglio lo stesso apostolo Paolo quando inculca l'obbedienza del nostro Signore e Salvatore Ges Cristo. Vale la pena recitare e ascoltare tutto intero il brano. Ecco, osserva come il Figlio nella forma di Dio uguale al Padre, e leggi le parole che seguono: Esistendo nella forma di dio, non 14 ritenne una usurpazione la sua uguaglianza con Dio. " Ma poi cosa fece? ". Ma spogli se stesso . " In che senso spogli se stesso? Non avr per caso perso la sua uguaglianza? ". Non pensare a questo. Ascolta quel che aggiunge e ascolterai come si sia spogliato: ascolterai che, assumendo ci che non era, non si spogli perdendo ci che era suo. Dice: Spogli se stesso. " In che modo? Ti scongiuro, dimmelo finalmente! ". Prendendo la forma di servo. " Chi prese la forma di servo? ". Colui che, esistendo nella forma di Dio - l esistendo, qui prendendo - prendendo la forma di servo divenne simile agli uomini. Si lasci formare nel grembo di una madre che lui stesso aveva formato e divenne simile agli uomini e all'apparenza si present come un semplice uomo. " Ma noi stavamo parlando dell'obbedienza; invece abbiamo ormai udito molte cose ma nulla sull'obbedienza. Ho udito che spogli se stesso, ho udito che prese la forma di servo, ho udito che si rese simile agli uomini; ma dimostraci che questo fece per obbedienza ". Ascolta la finale: Divenne simile agli uomini e nel sembiante fu trovato simile all'uomo; 15 umili se stesso facendosi obbediente fino alla morte . 9. Osserviamo il padrone del servo! Il padrone si sottomette; il servo potr essere sprezzante? Nessuno dica in cuor suo: " Ma lui tutto questo lo ha fatto appunto perch padrone ". Cos' che ha fatto perch padrone? Ti ho forse detto che diede questi comandi: " Arda il sole, percorra la luna il suo corso calando e crescendo ogni mese; risplendano in cielo gli astri; scaturiscano dalla terra le fonti; si muovano gli animali, volino gli uccelli, guizzino i pesci "? E ancora. Ti ho forse ricordato almeno questi altri ordini: " Si aprano gli occhi al cieco, si schiudano gli orecchi al sordo, fugga la febbre dal malato, risusciti il corpo del morto "? Non intendo parlarti di tutto ci: questo egli l'ha fatto come Dio, mentre io da te esigo l'obbedienza, di cui egli ci ha dato l'esempio come servo. Ripeto: l'obbedienza che ti chiedo. Per il dono dell'immortalit tu sarai simile a lui; per l'obbedienza egli si fatto simile a te. Egli dar a te la sua vita perch ha fatto sua la tua morte. Ma tu obietti: " Egli obbed a Dio Padre. Tu invece a chi vorresti che si obbedisca? Egli infatti obbed a Dio Padre come ad un eguale ". Pensi forse che ci sia una qualche differenza tra l'aver egli servito a Dio Padre e l'ordine a te dato di obbedire al tuo vescovo? Chi ha costituito tuo capo il vescovo al quale devi obbedire? Ti sei forse dimenticato del Vangelo: Chi ascolta voi 16 17 ascolta me , e chi accoglie voi accoglie me, e chi accoglie me accoglie colui che mi ha mandato ? Obietti infine: " Egli ha servito il Padre ". Cosa diresti se egli si fatto anche tuo servo? Sarai tu per caso suo padre o sua madre? In effetti egli sulla terra si degnato di avere una madre ma non un padre. Cos diede prova che entrambe le sue generazioni, quella divina e quella umana, furono mirabili, essendo stata quella divina senza madre e quella umana senza padre. Tuttavia - leggete il Vangelo! - da fanciullo visse

soggetto ai genitori: nella puerizia si assoggett ai genitori lui che nella maest divina era il Signore dei genitori. Quanto a te, sebbene tu non sia sua madre, egli si pose anche al tuo servizio, avendoci egli insegnato a servire non solo con la parola ma anche con l'esempio. Fu cosa da poco per il Signore dire ai 19 suoi discepoli: Servitevi a vicenda . il Signore che lo comanda, e ci naturalmente sarebbe dovuto bastare. Si poteva forse pensare che egli avrebbe mostrato con i fatti quanto ordinava? O qualcuno di noi avrebbe potuto pretendere che il Signore nostro mettesse per primo in pratica quanto prescriveva? Eppure, nonostante che nessun uomo poteva pretendere tanto, egli di sua propria iniziativa diede ai discepoli l'esempio di come ci si debba servire a vicenda. Disse: Chi fra voi vuol essere il pi grande sar 20 vostro servo . Udito il nome di servi, i discepoli si sarebbero potuti rattristare e dirgli: " Dunque, Signore, dovremo essere degli schiavi noi, che tu hai riscattati? Saremo servi noi, per i quali hai versato il sangue? Non dovremo riconoscere nel tuo sangue il prezzo da te sborsato affinch noi meritassimo la libert? ". Egli consol la loro superbia non ancora guarita e forse rattristata, dicendo: Sar vostro servo, 21 come il Figlio dell'uomo non venuto per essere servito ma per servire . Eccolo diventato nostro servo, senza che noi siamo sua madre. O siamo forse anche sua madre? Chi fa la mia volont per me fratello e 22 madre . 10. Mi dir qualcuno: " Se cos, prenda il mio vescovo l'esempio dal mio Signore e cominci a servirmi ". Al che io cos rispondo, miei cari: comprenda chi pu! : Se non fosse al vostro servizio -dico - non impartirebbe ordini. al vostro servizio chi vi comanda quanto a voi utile; vostro servo mediante la sua vigilanza, servo per la premura, servo per la sollecitudine, infine servo per la carit. In realt Colui che sulla terra si fece servo, anche lui impartiva ordini ai discepoli. Ascolta come comandi loro e come 23 essi lo servano: Dove vuoi che ti apparecchiamo per la Pasqua? Ed egli manda chi vuole dove vuole, e ordina che gli sia preparato l dove vuole. Erano altri ad eseguire il suo comando, ma a servire era piuttosto lui. Non mentiva infatti quando affermava: Come il Figlio dell'uomo non venuto per essere 24 servito ma per servire . Cos' questo: Non venuto per essere servito ma per servire? Ecco, vedo i discepoli mettersi in moto, preparare la Pasqua, sistemare per la cena. In che senso egli non venne ad 25 essere servito ma a servire? Cosa voleva servire? Prosegue: E dare la vita per i suoi amici . Volete sapere in che cosa si fatto servo? Da l noi oggi traiamo la vita; da quella mensa che allora egli ci serv, noi oggi siamo nutriti. 11. Disse: Andate nel villaggio che sta di fronte a voi e l troverete legato un puledro, figlio di asina, sul quale nessuno si mai seduto. Recatelo qua; e se qualcuno vi dir: " Cosa state facendo, dove conducete 26 il puledro? ", rispondete: " Occorre al Signore "; cos essi ve lo lasceranno . Udirono, andarono, eseguirono. Nessuno oppose resistenza o disse: " Perch mai vuole che gli si vada a prendere il puledro? Forse colui che risuscitava i morti, a forza di camminare si infiacchito ". Ascolta, servo! Ed esegui quel che ti viene comandato da colui che certamente desidera guarirti, da colui che ti sta somministrando la cura che ti porter a salvezza. Cercare il motivo del comando equivale a discutere, non ad obbedire. Sii prima un diligente esecutore, perch possa essere poi un preciso espositore. Lavatevi, siate mondi! Son parole di uno che comanda. Togliete l'iniquit dalle vostre anime e dalla vista dei miei occhi. Sono parole di uno che comanda. Imparate ad agir bene, giudicate a favore del pupillo, difendete la causa della 27 vedova - Hai messo in pratica questi comandi? - E poi venite, discutiamo, dice il Signore . Or dunque quel puledro che stava nel villaggio di fronte a loro, venne sciolto. Cosa rappresenta quel villaggio situato di fronte ai discepoli se non il mondo attuale? Andate nel villaggio che sta di fronte a voi. Di fronte ai discepoli c' il mondo presente: la menzogna contro la verit, la lussuria contro la castit, la disobbedienza contro l'obbedienza. In quel villaggio, che rappresenta il mondo, era legato un puledro sul quale non si era seduto alcun uomo. E chi questo puledro che stava legato nel villaggio posto di fronte e sul quale non si era seduto nessun uomo? Chi raffigura se non i popoli pagani, legati dai lacci del diavolo? Su di lui non si era seduto nessuno: esso non aveva portato sul dorso alcun profeta. Lo si scioglie e lo si conduce [a Cristo]. Cos porta Dio. Il Signore lo sostiene, lo guida nella via, e per guidarlo a dovere ricorre alla frusta. Comunque, in coloro che eseguirono l'ordine di recare il puledro ci fu l'obbedienza, come anche ci fu obbedienza in coloro che, udito che il Signore ne aveva bisogno, subito consegnarono il puledro. Intendi come ti pare queste persone. A legare quel puledro erano state, forse, le potenze 28 avverse; forse, gli uomini che avevano legato il puledro raffigurano il diavolo e i suoi angeli , ad opera dei quali i popoli del paganesimo erano stati avvinti da perniciosa superstizione. Tuttavia il potere di colui che impartiva l'ordine era cos grande che gli avversari non poterono pi oltre trattenere presso di s l'animale di cui il Signore diceva d'avere bisogno. Orbene, cosa siete voi, miei fratelli? Cosa volete essere? Coloro che sciolsero il puledro o il puledro stesso? Dio, infatti, vi liberi dall'essere quei tali che avevano legato il puledro (sebbene nemmeno costoro osarono opporre resistenza a Cristo!). Cosa dunque volete essere, miei fratelli? Coloro che sciolsero il puledro o il puledro stesso? Penso che non osiate attribuire a voi la parte di coloro che sciolsero il puledro. Ci infatti compirono gli apostoli; e questa la parte che spetta ai vostri prelati: la parte che sosteniamo noi, mettendoci ogni sollecitudine secondo le capacit a noi elargite dal Signore. In forza di questa incombenza vi stiamo parlando. Voi siete il puledro : obbedite dunque a coloro che vi conducono a portare il Signore. S, miei cari! Richiamate alla mente i

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discepoli che sciolsero il puledro e lo condussero al Signore. Loro guidavano; l'animale seguiva. Non si dice infatti n che loro lo strattonavano n che lui tirava calci. Tuttavia, dato che stiamo parlando nel nostro ufficio di servi, quando i discepoli menavano il puledro al Signore possiamo ben dire che essi stavano al servizio di quel puledro. Altrettanto facciamo noi. Quando vi indirizziamo al Signore, quando vi insegniamo l'obbedienza e vi sproniamo a praticarla siamo al vostro servizio. Se noi non avessimo voluto prestare servizio alla vostra debolezza, oggi voi non udreste la nostra parola. 12. S, carissimi! vero che anche noi siamo uomini ; che anche noi, incaricati di portare voi, siamo deboli. Ieri ci causaste del turbamento; eppure in questo stesso turbamento noi si temette principalmente 30 per voi, che cio voi nella nostra persona contristaste lo spirito di Dio , per incarico del quale noi siamo al vostro servizio. Cosa pensate di me, fratelli? Ero gi in piedi e stavo per cominciare il discorso; aspettavo - come vi ho gi ricordato - per rendermi conto della vostra obbedienza, e invece, sotto i nostri occhi, voi avete disobbedito. Quale dunque pensate che sia potuto essere il mio turbamento? Che magari siamo stati noi ad insegnarvi a disobbedire e non sappiamo pi (naturalmente per i nostri limiti!) tenere in mano le vostre briglie per condurvi al Signore? Nonostante tutto per, o carissimi (l'avete udito dal vostro vescovo, ed vero), per quanto grande possa essere la nostra sollecitudine per voi e sul conto vostro, potr forse superare quella che per voi nutre colui che in modo diretto incaricato di servirvi e che vi comanda mettendosi sotto i vostri piedi? Sembrerebbe che noi per il fatto che stiamo in luogo elevato siamo i vostri comandanti; tuttavia cos schiacciante il peso della sollecitudine e della cura che abbiamo per voi che ci fa stare sotto i vostri piedi. Per farla corta, calpestateci pure; basta che viviate! Miei fratelli, ma che cos', che cos' qualsiasi virt che possegga il servo di Dio se gli manca l'obbedienza? E l'obbedienza che cos'? A voi sta a cuore la carit; ora l'obbedienza sua figlia, la figlia della carit, la quale certamente non pu essere sterile. Nessuno dunque vi inganni in qualche maniera; nessuno dica: " Io l'obbedienza non ce l'ho, ma ho la carit ". Non hai certissimamente neppure la carit. Dovunque c' questa madre, l partorisce. Se c', ha figli; se non ha figli, non c'. Miei fratelli, la radice sottoterra, i frutti allo scoperto. Non credo a ci che abbarbicato al suolo se non vedo quel che pende sul ramo. Hai la carit? Mostramene il frutto! Fa' che io veda l'obbedienza e goda dell'obbedienza. Che io possa stringere fra le braccia la figlia per riconoscere la [fecondit della] madre. 13. Guardate! A volte anche i falsi martiri sembrano avere grandi e belle doti. Ieri per noi ascoltammo le lodi di un martire vero. Quali tormenti ebbe a soffrire! Quanto feroci, quanto numerosi, quanto intensi! Se fosse mancata la carit, la sua sarebbe stata una follia. Perch lo lodiamo, perch lo esaltiamo e ci rallegriamo con lui se non perch vediamo in quale chiesa si trovava, per quale fede soffriva, cosa gli comandava il re al quale egli oppose resistenza? Non lo elogiamo tuttavia perch si oppose a chi gli impartiva ordini, ma perch si oppose a chi gli ordinava cose sulle quali l'essere obbediente sarebbe stato peccato. Infatti non si pu parlare in alcun modo di obbedienza quando ci viene comandato qualcosa di illecito o di sacrilego. Come non pu parlarsi di fede l dove si crede il falso, cos non c' obbedienza quando l'ordine non reca profitto [spirituale]. In realt come pu definirsi obbediente colui che presta fede all'uomo ma disprezza Dio? In questo mondo i gradi gerarchici son disposti in un certo ordine: al di 31 sopra di ogni gerarchia c' per l'autorit di Dio . Non saresti certo obbediente se tu, servo, per obbedire a tuo padre disprezzassi il tuo padrone. E mi spiego. Fa' conto che tu sia servo e che una cosa ti comandi tuo padre, servo come te, e un'altra, contraria alla prima, te ne comandi il padrone. Se tu obbedissi a tuo padre preferendo lui al tuo padrone, non dovrei forse qualificarti come disobbediente e sovvertitore del [retto] ordine? Si deve infatti dare ascolto e preferire colui che ha maggiore autorit, colui che l'ha in modo legittimo. Non potrei dirti obbediente se tu obbedissi all'amministratore [locale] a dispetto del proconsole, o se obbedissi al proconsole contrapponendoti all'imperatore. Allo stesso modo non posso chiamarti obbediente se esegui gli ordini dell'imperatore mettendoti in contrasto con Dio. 14. Perch dunque Vincenzo obbediente, perch santo, perch meritevole della vera corona, perch vincitore in tanti patimenti, e cos essere all'altezza del suo nome? Perch? Guardate chi impartiva gli ordini e a chi li impartiva; guardate cosa ordinava. Impartiva ordini l'imperatore; li impartiva a un cristiano; gli ordinava di bruciare l'incenso agli idoli. Se consideri la dignit di chi dava ordini, era l'imperatore e dava ordini a un uomo di provincia. Quando ascolto chi era che comandava e a chi comandava, direi che quello era un caso in cui bisognava obbedire. Ma aspetta! Bada a cosa comanda: bruciare l'incenso agli idoli. " Chi non brucer l'incenso agli idoli, sar punito! ". L'uomo di provincia sarebbe pronto ad obbedire, se non ci fosse un'autorit superiore che ordinasse il contrario. Drizza pertanto gli orecchi e ascolta le due voci: quella che viene dal tribunale e quella che viene dal cielo. Che voce odi venire dal tribunale? " Chi non sacrificher agli di, sar punito ". E dal cielo cosa odi? Chi 32 sacrifica agli di sar sterminato . Da' in questo prova della tua obbedienza, o martire! Distingui le voci, precisa l'ambito delle [due] autorit. Dinanzi agli occhi hai uno che ti d ordini; temi piuttosto colui dal quale ti vengono proibizioni! Ecco la corona del martirio, ecco il trionfo: vinto e posto sotto i piedi il diavolo, il martire, che ne aveva paventato le lusinghe, ne disprezza il furore. Questo proclam lui stesso, stando alle parole che abbiamo ascoltato mentre le si leggeva; lo proclam con la sua propria voce. Quando il nemico che infieriva contro di lui volle, per cos dire, mostrarglisi compassionevole, allora
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soprattutto ritenne doverosa la cautela. Era infatti pi grave il danno che arrecava la falsa misericordia che non quello causato dalla manifesta crudelt. Nei fremiti del potente in preda all'ira non temette il leone; nelle lusinghe di chi gli prospettava clemenza ebbe timore - lo confessa lui stesso - come di fronte al dragone. Leone e dragone infatti sono tutti e due quel maligno di cui sta scritto: Tu schiaccerai il leone 33 e il dragone . 15. Fratelli carissimi, nessuno osi dire - non lo dica perch sbaglierebbe - che attualmente la Chiesa non subisce persecuzioni essendo gli imperatori diventati cattolici, e per questo, sapendo di dover rendere conto a Dio del loro ufficio di imperatori, essi impartono ordini favorevoli alla Chiesa e vigilano per il suo incremento. Nessuno insomma dica che la Chiesa non subisce persecuzioni. Non le subisce dal leone, ma il dragone non dorme. Ascolta com'esso sia leone quando infuria contro i santi con aperta persecuzione. Lo ricorda Pietro nell'esortare i martiri alla vittoria e al trionfo. Dice: Il vostro nemico, il diavolo, come 34 leone ruggente va in giro cercando chi divorare . Era quello il tempo delle orribili minacce e del feroce accanimento da parte dei pagani contro i santi di Dio; allora si subiva l'assalto di prescrizioni contrarie [alla fede] e grande era il furore delle [somme] autorit: era il leone che ruggiva. Ma nemmeno il dragone se ne stava quieto. Avete udito Pietro esortare [i cristiani] a resistere al leone; ora udite Paolo, che li rende cauti contro il dragone. Dice: Vi ho sposati a un solo uomo, mentre molti uomini volevano farla da marito con quell'unica donna. Ma pensate, fratelli, pensate cosa diventi una donna che stia con molti uomini. Diventa quell'appellativo che bisogna pensare al fine di detestarlo ma non si deve nemmeno pronunziare, tanto fa ribrezzo. Molti dunque erano gli uomini che volevano possedere quell'unica donna; ma l'Apostolo, amico dello sposo e pieno di zelo per la causa dello sposo, non per la sua propria causa, dice: Io vi ho sposati a un solo uomo per presentarvi a Cristo come vergine casta. Temo per che, come il serpente sedusse Eva, cos anche i vostri sentimenti si guastino perdendo la castit voluta da Dio, che 35 si ottiene in Cristo . Temeva che venisse lesa non dalla ferocia del leone ma dalle lusinghe del dragone. Pietro ti ammoniva a non curare il leone per la fedelt a Dio; Paolo ti ammonisce affinch, per la stessa 36 fedelt a Dio, tu sia vigilante contro il dragone e, in Dio, calpesti il leone e il dragone . 16. Volete conoscere le sembianze di questo dragone, sapere come si debbano evitare le sue insidie, quanto sia grande l'astuzia di questo nemico? Eccolo qua. Esercitatosi nel tentare i santi per circa seimila anni, egli fabbric una moltitudine di di falsi contrapponendoli all'unico vero Dio. Venne per l'unigenito Figlio di Dio, preannunziato dai suoi araldi, da lui inviati davanti a s; venne il Figlio di Dio e dissolse gli 37 artifizi del diavolo, che erano come le funi con cui era legato quel puledro . Insegn con la parola, conferm la parola con gli esempi: mostr che si deve prestare il culto all'unico vero Dio e lui solo 38 adorare. Non si debbono adorare, invece di lui, nemmeno gli angeli , anche perch gli angeli, che amano Dio e in essi regna sovrana la carit, vogliono che si ami Dio insieme a loro e non loro al posto di Dio. Essendo pertanto questi gli insegnamenti, vi era contenuta anche l'esortazione che i santi, se la necessit lo richiede, debbono essere pronti a morire per la stessa dottrina. Quale dottrina? Quella che s'incentra sulla carit, la quale procede dal cuore puro, dalla coscienza buona e dalla fede non 39 simulata . Per questa dottrina Cristo insegn ai suoi santi a morire e raccomand alla Chiesa di 40 venerarli. Venerarli in che modo? Preziosa agli occhi del Signore la morte dei suoi Santi . Per questo preziosa la morte di Pietro, la morte di Paolo, la morte di Vincenzo, la morte di Cipriano. Per qual motivo 41 preziosa? Perch derivante da carit pura, da buona coscienza e da fede sincera . Ora, quel ben noto 42 ha visto come siano onorati i martiri, mentre serpente ha visto tutte queste cose; quel serpente antico i templi pagani vengono abbandonati. Astutamente vigile e invelenito contro di noi, non avendo potuto imporre ai cristiani di venerare i falsi di, suscit dei falsi martiri. Quanto per a voi, germogli della Chiesa cattolica, vogliate, per un istante, insieme con noi, mettere a confronto questi martiri falsi con i martiri veri, e con fede riverente sappiate distinguere ci che il diavolo con velenosi inganni cerca di mescolare. 17. Il diavolo vuol renderci confusa la distinzione che esiste fra martiri veri e martiri falsi; tenta di spegnere l'occhio del nostro cuore affinch non riusciamo pi a distinguere le due categorie. Egli, al contrario, ha sempre voluto confonderli sulla base di un'apparente somiglianza; ma noi contro il diavolo teniamo presenti le parole che nei riguardi di certe persone dice l'Apostolo: Hanno l'apparenza della 43 religiosit ma ne rinnegano l'efficacia . In che consiste l'efficacia della religiosit? Nella carit, la quale a sua volta la madre dell'obbedienza. Badate pertanto a quell'apparenza mediante la quale il diavolo accomuna i martiri falsi ai martiri veri. Dice: " Guarda! Anche costoro sono perseguitati ". Vuoi ancora creare confusione, o nemico! Dici: " Sono perseguitati ". Mettimi dinanzi anche gli assassini, gli omicidi, i parricidi, gli adulteri, gli stregoni. Non sono anche questi perseguitati? Ebbene non ti ha dunque previsto da tempo il mio Signore, il quale nel prevederti mi ha anche messo sull'avviso? Dico " mio Signore " e come tale lo riconosco; ma anche tuo Signore, che tu lo voglia o non lo voglia, come pure sarebbe mio Signore, anche se io non lo volessi: lo per il mio bene se lo voglio, e a mio danno se non lo voglio. Or dunque, o mio inveterato nemico, non ti ha forse previsto il Signore quando, nell'esortare i discepoli alla 44 gloria che deriva dalla sofferenza, diceva: Beati coloro che soffrono persecuzioni per la giustizia ?

Contro tutti i tuoi attacchi velenosi - espressi in due lingue, in tre lingue, in molte lingue - fa da sentinella la parola: Per la giustizia. In grazia di quest'unica parola, ecco che son perseguitati gli omicidi ma non sono martiri; sono perseguitati gli adulteri e non sono martiri. Mostrami ora i tuoi martiri! Tu vanti il fatto che essi subiscono tormenti: io ti chiedo il motivo per cui li si tormenta. Tu lodi la pena, io indago la causa. S, dico, io indago la causa, voglio sapere la causa. Dimmi il motivo per cui patiscono quei tali dei quali tu decanti il patire. per la giustizia? Questo infatti devi poter dimostrare. infatti la giustizia, la causa che fa i martiri. Chi incorona i martiri non la pena ma la causa. 18. O nemico infernale, seduttore astuto, contro i tuoi martiri falsi hanno gridato nel salmo i martiri veri: 45 Giudicami, o Dio, e separa la mia causa da [quella di] gente non santa . Dice: Giudicami e separa la mia causa. Osservate, carissimi, quante cose omette; egli vuole soltanto che sia separata la sua causa. infatti per la causa che egli viene contraddistinto. Il vero martire non dice: " Distinguimi per i digiuni "; anche loro infatti digiunano allo stesso modo. Non dice: " Distinguimi per le opere di beneficenza verso i poveri "; anche loro infatti le compiono. Non dice: " Distinguimi per il mio battesimo "; anch'essi infatti hanno lo stesso battesimo. Non dice: " Distinguimi per il mio simbolo [di fede] "; anch'essi infatti lo professano. In tutte queste cose egli si riscontra uguale a loro. Per questo soltanto egli prega: affinch lo si distingua per la sua causa. Separa la mia causa. Digiuno io e digiuna anche lui. Ma per che cosa digiuno io e per che cosa digiuna lui? " Io digiuno per Cristo ". Replica: " Anch'io digiuno per Cristo ". Ma proprio vero che digiuni per Cristo? Se digiuni per Cristo, voglio credere che, naturalmente, lo faccia in conformit con la parola di Cristo, poich, se lo fai in contrasto con la parola di Cristo, ti trovi indubbiamente in contrasto con Cristo. Insiste: " Ma quali sono le parole di Cristo, avversando le quali io soffro? ". Sei talmente fuori senno nella tua falsa passione che il tuo cuore ha perso di vista la stessa autentica predicazione? Guarda al Signore che abbiamo in comune e che tu riconosci al pari di me anche quando non gli presti fede! 19. Guarda se non fu intenzione di Cristo presentare manifestamente se stesso e la sua Chiesa, affinch 46 gli invitati alle nozze, quelli vestiti dell'abito nuziale , non cadessero in errore n sull'uno n sull'altra, cio n riguardo allo sposo n riguardo alla sposa. In che modo lo sposo manifest chiaramente se 47 stesso? Il Cristo doveva patire e risuscitare il terzo giorno . S, ormai riconosco lo sposo. Del resto la stessa cosa avevano detto i profeti: l'avevano detto quei servi inviati prima di lui per chiamare gli invitati alle nozze. Il Cristo doveva patire e risuscitare il terzo giorno. Cos presentava se stesso ai discepoli, cos a quei dubbiosi dimostrava essersi in lui adempiuto quanto predetto dai profeti. E della sposa che cosa dice? L'avr forse passata sotto silenzio? No. Subito appresso ci mostra anche lei. Vedeva infatti che conseguentemente anch'essa era ormai desiderata. Dice: Il Cristo doveva patire e risuscitare dai morti il terzo giorno. Ecco, vedo lo sposo; lo riconosco. Ma dov' la sposa? E nel suo nome sar predicata la 48 conversione e il perdono dei peccati fra tutte le genti a cominciare da Gerusalemme . Riconosci qui la Chiesa, descritta da Cristo di sua propria bocca, mentre i profeti con i loro vaticini l'avevano annunziata. Riconoscila e, se sei martire, aggrappati a lei, versa il sangue in essa e per essa. Restituisci quel che in anticipo ti stato elargito. Ascolta l'apostolo Giovanni! Dice: Per questo motivo Cristo ha offerto la sua 49 vita per noi: perch anche noi dobbiamo offrire la vita per i fratelli . Svegliati! Per i fratelli, non contro i fratelli. Cosa ti giova il riconoscere lo sposo, onorare il padrone di casa, se, non dico trascuri la sua sposa, ma addirittura la perseguiti accusandola di falsi delitti? Mi rivolgo a te, uomo, che hai una sposa: tu la 50 ami, anche se non l'hai riscattata a prezzo del tuo sangue . Or ecco un tizio che ti colma di riverenze, ogni giorno viene a fare la ronda attorno alla tua casa, ti si prostra ai piedi, ti decanta con ogni sorta di elogi, mai e in nessun luogo cessa di lodarti. Se costui osasse incolpare la tua sposa di un solo delitto, tutti i suoi ossequi li avrebbe gettati al vento. 20. Si tirino fuori dunque le confessioni dei martiri veri e quelle dei falsi, e se ne faccia il confronto. Poniamo dinanzi ai nostri occhi quel che osservavamo gi ieri. Ieri ci fu dato ammirare uno spettacolo quanto mai giocondo: un martire che lottava contro le imposizioni stringenti di un empio. Abbiamo ammirato la vera fede che non soccombeva di fronte a nessun genere di pena; abbiamo ammirato Vincenzo sempre vincente. L'abbiamo visto; ne siamo stati spettatori. Quella lettura ha inviato un messaggio al nostro cuore e noi ce ne siamo allietati. Ma ecco insorge il serpente, pieno di odio contro i martiri: quella serpe di cui Vincenzo temeva le lusinghe. Non trovando capi d'accusa in quel martirio, suscit una ribellione contro di noi. Riconoscano l'errore e si pentano coloro che misero la propria lingua al suo servizio. Cosa infatti intendevano conseguire quelle grida: " Da' il congedo! Il congedo! Da' il congedo ", se non impedire che si prolungassero di qualche tempo le lodi del Martire? Ebbene, si confrontino, si confrontino le confessioni dei martiri veri con quelle dei martiri falsi! Tu ti qualifichi per martire in quanto ti opponi alle autorit. Ma cosa comanda codesta autorit? Ecco, ho nell'orecchio gli ordini che venivano rivolti ai martiri veri: fammi udire cosa si ordina a te. Vedo quanto fu grande la gloria [dei veri martiri] perch vedo cosa essi ricusarono di fare; mostrami anche tu che cosa rifiuti; voglio mettere in confronto le vostre voci; voglio vedere cosa debba imitare e seguire. " Brucia l'incenso agli di ". " No ". Eccola la voce gloriosa del martire vero. Ci sia dato ascoltare cosa risuoni dall'altra parte. "

Mettiti d'accordo con il tuo fratello ". Oh, risposta detestabile, veramente degna di essere condannata non solo dal sommo Dio, ma anche dai pubblici poteri! " Mettiti d'accordo con il tuo fratello ". " No ". Quel che soffri, lo soffri certamente contro il volere di Cristo. 21. Apri il Vangelo e leggi: Se offri il tuo dono all'altare e l ti ricordi che il tuo fratello ha qualcosa contro 51 di te, lascia l il tuo dono e va' a riconciliarti, prima, con il tuo fratello e poi vieni e offri il tuo dono . Dice: Se ti ricordi che il tuo fratello ha qualcosa contro di te. Che significa: Ha qualcosa contro di te? Significa che tu lo hai offeso, che hai commesso qualche ingiustizia nei suoi riguardi. Va' a riconciliarti con il tuo fratello! Io accetto il dono da chi vive in concordia. Con che faccia t'accosti all'altare di Dio per offrire doni se nel tuo cuore risiede il diavolo? Chi infatti vi ha seminato la discordia? Chi ve l'ha piantata? Insomma, chi che vi abita? Non sar colui che da sempre semina discordie, suscita dissensi, produce risse? Nel passo evangelico Cristo parla di due uomini, eppure richiede tanta cura, incute tanto timore ed esige la concordia con parole che suonano su per gi cos: " Tu offri una cosa, io ne ordino un'altra; ebbene, io accetter la tua offerta se tu adempi quel che io comando ". Se ci richiede da due individui, quanto di pi non lo esiger da due comunit? Se pericoloso e mortifero avere tali dissensi con un uomo, quanto non sar pi pericoloso averli contro tutto intero il genere umano; averli contro tutta intera 52 quella sposa di Cristo diffusa fra tutte le genti a cominciare da Gerusalemme ? 22. O che tu abbia per caso da recriminarti contro di me? Il Signore infatti dice: Se ti ricordi che il tuo 53 fratello ha qualcosa contro di te . Mi dirai dunque: " Tuo fratello - dice - ha qualcosa contro di te, io ho qualcosa contro di te; tu infatti non hai nulla contro di me ". Ebbene, facciamo le indagini: se si trover in me un qualche motivo di discordia, son pronto a correggermi; se per lo si trover in te, devi correggerti tu. Descrivimi i capi di accusa che hai contro di me, e io prontamente ti dir quel che ho io contro di te. Io contro di te ho le stesse motivazioni che ha contro di te il mio Signore: tu diffondi calunnie criminose contro la di lui signora, la quale signora poi altro non se non il mondo intero nella persona dei suoi santi e fedeli. Questa signora tu osi incriminare. Hai forse scoperto in lei qualcosa di male per ergerti a giudice? In qual tribunale sedevi quando per l'udienza conveniva dinanzi a te l'intero universo? Non conosci la posizione giuridica del tuo vicino: come con tanta sicurezza ti metti a giudicare l'intera umanit? Quanto a me, ecco io ti posso citare gli atti e mostrarti chi siano stati i " traditori ". Leggo che contro Ceciliano, innocente, si sono seduti [in tribunale] uomini che ebbero a confessare i propri misfatti: gli archivi pubblici attestano solennemente che furono i vostri corifei primitivi a deferire all'imperatore Costantino la causa di Ceciliano, vescovo di questa citt. Non voglio tuttavia imputare a te le malefatte dei tuoi antichi padri : le quali poi si son risolte tutte a mio favore. N io voglio rinfacciare a te le colpe degli altri. Tu per non hai nulla da tirar fuori per incolpare in qualche modo i miei predecessori, e vuoi accusare me che son venuto al mondo tanto tempo dopo. Ribatte: " Se dunque non vuoi attribuire a me l'operato dei miei predecessori, come ti permetti di incolparmi dei fatti tuoi? ". Quali sarebbero questi fatti miei? " Il fatto che tu non stai in comunione con me ". " E che male c' nel non essere in comunione con te? ". " Non ti ho gi prima detto che io adduco contro di te gli stessi capi di accusa che adduce lo stesso mio 54 Signore? Ascoltalo! Egli dice: Chi non con me contro di me ". 23. Carissimi, costretti dal vostro zelo abbiamo parlato quanto ci consentivano le nostre possibilit, e forse pi ancora, guarendo in tal modo il senso di tristezza provato ieri. Forse siamo stati pi loquaci di quanto non consentisse la difficolt a stare in piedi che sentiamo e noi e voi. Ora voglio ripetere l'ammonimento centrale e con questo concludere il discorso. Vi ho rammentato che non si deve ascoltare con leggerezza la parola del Signore: Se stai per offrire il tuo dono all'altare, va' prima a riconciliarti con il 55 tuo fratello . Si riconcilino dunque reciprocamente i nostri cuori! In primo luogo e prima di tutto non crediate che il vostro vescovo o ieri o in qualsiasi altro giorno abbia avuto moti di odio ma di amore: dal suo petto infatti mai si allontana quel che doveroso prestarvi per amore di Cristo. Dissipate le nubi di ieri torni il sereno, e rifiorisca non solo la carit, che mai ha cessato d'essere fra noi, ma anche la gioia dell'antica amicizia. Consentiteci d'avere, come in Cristo gi vi abbiamo raccomandato, indistintamente quella sollecitudine che ci fa diventare servi dei deboli, a loro utilit, non per soddisfare le loro voglie malsane. vero, carissimi, che noi dobbiamo porci al servizio di chi malato. Ma ecco che il malato chiede il cibo, ovvero non vuole il cibo! Tu, infastidito, con premura e magari anche con una certa importunit lo sforzi a nutrirsi se non vuol morire. Sebbene per tu stia al servizio del malato, non per questo gli metteresti in mano il veleno, se lui te lo chiedesse. Non tollerate quindi che diventi un'abitudine quel gran male che la disobbedienza. N ci sia ancora qualcuno che venga a dirmi: " Ma insomma! Abbiamo dunque chiesto il veleno quando insistemmo perch il pulpito fosse spostato da un luogo a un altro? ". Veleno la disobbedienza, quella disobbedienza che caus la morte al primo uomo. Quanto a voi, fratelli, chi vi ha incolpato per aver fatto la richiesta? Con ogni verit vi diciamo, carissimi, che se le vostre richieste si fossero protratte anche pi a lungo, non ci avreste recato, col chiedere, quel dispiacere che ci avete recato col vostro andar sulle furie e gridare: " Da' il congedo ". Di questo vogliamo che proviate dispiacere. Quando chiedete una cosa, se ci sembra bene, vi si concede; se non vi si concede, mutate in gesto di docilit la vostra richiesta. Se al contrario voi preferite sfogarvi

abbandonandovi all'ira, al vituperio e all'insulto contro coloro che con tanta sollecitudine sono in Cristo al vostro servizio, questo s che veleno, se non la stessa morte. Non lo fate, fratelli! Ve ne preghiamo e scongiuriamo. Sappiate distinguere la chiesa dai teatri. Nella chiesa tutte le aberrazioni che succedono nei teatri si soliti punirle, si soliti sanarle; se vi vengono portate, perch siano confessate e se ne faccia penitenza, non perch vengano ivi introdotte. Tolga Dio e dai vostri cuori e dal nostro animo addolorato l'idea di tumultuare in chiesa, l'idea di gridare, l'idea di farla da padroni. E ci conceda di godere sempre della vostra obbedienza.

1 - Cf. 1 Cor 12, 27. 2 - Cf. 2 Cor 1, 23. 3 - Cf. 1 Gv 4, 8. 4 - Lc 16, 10. 5 - Gn 1, 31. 6 - Cf. Gn 2, 17 (3, 3). 7 - Sal 15, 2. 8 - Cf. Gn 2, 17. 9 - 1 Cor 15, 22. 10 - Gv 10, 30. 11 - Gv 14, 9. 12 - Gv 1, 1. 13 - Fil 2, 6. 14 - Fil 2, 7. 15 - Fil 2, 6-8. 16 - Lc 10, 16. 17 - Mt 10, 40. 18 - Cf. Lc 2, 51. 19 - Gal 5, 13. 20 - Mt 20, 26-27. 21 - Mt 20, 27-28. 22 - Mt 12, 49-50 (Mc 3, 34-35; Lc 8, 21). 23 - Mt 26, 17. 24 - Mt 20, 28.

25 - Mt 20, 28. 26 - Cf. Lc 19, 30-31 (Mt 21, 2-3; Mc 11, 2-3). 27 - Is 1, 16-18. 28 - Cf. Mt 25, 41. 29 - Cf. At 14, 14. 30 - Cf. Ef 4, 30. 31 - Cf. Rm 13, 1. 32 - Es 22, 20. 33 - Sal 90, 13. 34 - 1 Pt 5, 8. 35 - 2 Cor 11, 2-3. 36 - Cf. Sal 90, 13. 37 - Cf. Lc 19, 30 (33). 38 - Cf. Ap 19, 10 (22, 8-9). 39 - 1 Tm 1, 5. 40 - Sal 115, 15 41 - Cf. 1 Tm 1, 5. 42 - Cf. Ap 12, 9. 43 - 2 Tm 3, 5. 44 - Mt 5, 10. 45 - Sal 42, 1. 46 - Cf. Mt 22, 2-14. 47 - Lc 24, 46. 48 - Lc 24, 47. 49 - 1 Gv 3, 16. 50 - Cf. Ap 5, 9 (Ef 1, 7). 51 - Mt 5, 23-24. 52 - Lc 24, 47. 53 - Mt 5, 23.

54 - Mt 12, 30 (Lc 11, 23). 55 - Mt 5, 23-24.

Discorso 293/A augm.


DISCORSO DI SANT'AGOSTINO SUL GIORNO DELLA NASCITA DI SAN GIOVANNI BATTISTA E SULLA VOCE E IL VERBO 1. Il Signore ha voluto che oggi fossimo di persona presenti qui fra voi, fratelli carissimi, e vi tenessimo il discorso del quale vi eravamo debitori. stato lui infatti che secondo la sua volont ha fatto realizzare la cosa e non stato, certo, secondo la nostra disposizione. A lui dunque va e il nostro e il vostro ringraziamento; e noi vi offriamo il servizio della nostra parola, un servizio che doveroso e conveniente rendervi. Quanto invece a voi, carissimi, vostro dovere accogliere con carit quel che vi viene somministrato dai servi di Dio, chiunque essi siano, e insieme con noi ringraziare Colui che ci ha fatto dono di trascorrere insieme questo giorno. 2. Di chi potremo parlare oggi se non di colui del quale oggi celebriamo la nascita? S, parleremo di san Giovanni, nato da madre sterile e precursore del Signore, nato da madre vergine; parleremo di colui che, stando nel grembo materno, salut il suo Signore e, venuto alla luce, fu il suo araldo. La sterile non era in grado di partorire, la Vergine non era in una condizione in cui potesse partorire; eppure l'una e l'altra partorirono: la sterile partor il banditore, la Vergine il giudice. Anzi nostro Signore prima di venire in mezzo agli uomini nascendo dalla Vergine aveva gi inviato davanti a s molti di questi araldi. Da lui erano stati inviati tutti i profeti che vennero prima di lui e nei quali egli stesso parlava. Venne dopo di loro ma esisteva prima di loro. Se dunque il Signore invi tanti annunziatori prima di venire lui stesso, qual il merito eccezionale, dove la sovraeminente dignit di colui la cui nascita oggi festeggiamo? Dev'essere senz'altro segno di una qualche grandezza il fatto che non passi inosservato il giorno della sua nascita, come non passa inosservato il natale del suo Signore. Degli altri profeti non sappiamo quando siano nati; ma non ci era permesso ignorare la nascita di Giovanni. A lui poi fu concesso un altro grande privilegio. Gli altri profeti preannunziarono il Signore e desiderarono vederlo, ma non lo videro o, se lo videro in spirito, lo videro lontano: non fu loro consentito di vederlo presente. Parlando di loro ai discepoli lo stesso Signore diceva: Molti profeti e giusti desiderarono vedere ci che voi vedete, ma non lo videro, e 1 ascoltare ci che voi udite e non lo udirono . Ma non era lui che li inviava? S, certo; e per questo era in ciascuno di loro il desiderio di vedere quaggi, se fosse stato possibile, il Cristo incarnato. Ma poich sia la loro nascita che la loro morte avevano preceduto la sua venuta, quando venne Cristo non li trov in terra e tuttavia li redense per la vita eterna. E perch sappiate quanto grande fosse in tutti loro il desiderio di vedere Cristo qui in terra, ricordatevi del santo vecchio Simeone: come privilegio di straordinario valore lo Spirito di Dio gli aveva rivelato che non avrebbe lasciato questo mondo senza aver 2 prima veduto il Cristo . Ed ecco, Cristo nasce e Simeone lo riconosce in quel bambino tenuto in braccio da sua madre: lo prende e regge con le sue mani Colui dalla cui divinit era retto; e tenendo in braccio il Verbo divenuto bambino, benedisse Dio dicendo: Adesso, Signore, lascia pure che il tuo servo se ne vada 3 in pace, perch i miei occhi hanno veduto la tua salvezza . Gli altri profeti dunque non lo videro qui in terra; Simeone lo vide bambino; Giovanni lo riconobbe e salut dopo il concepimento, lo vide e lo predic quando era ormai grande. Egli dunque fu privilegiato pi di tutti gli altri profeti. 3. Ascolta ora anche la testimonianza resa a lui dal Signore: pi in alto di Giovanni colloc se stesso, nessun altro. Molto grande dunque dovette essere la sua dignit, se al di sopra di lui non ci fu nessun altro all'infuori di Cristo. Ecco cosa dice lo stesso Signore: Tra i nati da donna non sorto nessuno pi grande di Giovanni Battista. E per mettere se stesso al di sopra di lui continua: Ma colui che minore, 4 maggiore di lui nel regno dei Cieli . Di se stesso afferma che minore e maggiore: minore per l'et, maggiore per il potere. Il Signore infatti nato dopo di lui nella carne, quando nato da una vergine; 5 prima di lui per in principio era il Verbo . Fatto straordinario: Giovanni, secondo solo a Cristo, per 6 mezzo del quale tutto stato fatto e senza del quale nulla stato fatto . Per quale motivo venne dunque Giovanni? Per mostrare la via dell'umilt e cosi ridimensionare la presunzione dell'uomo ed accrescere la gloria di Dio. Venne dunque Giovanni: un grande che presentava un altro pi grande; venne Giovanni, un 7 personaggio a misura d'uomo . Che vuol dire " a misura d'uomo "? Che nessun uomo poteva essere pi di Giovanni; tutto ci che fosse stato pi di Giovanni, sarebbe stato fuori dell'umano. Se dunque in Giovanni si trovava il limite della grandezza umana, non si poteva trovare un uomo pi grande di Giovanni. Eppure uno pi grande c' stato: riconosci Dio in quest'uomo che hai scoperto essere pi grande dell'uomo pi grande. Uomo Giovanni, uomo Cristo; ma Giovanni solo uomo, Cristo Dio e uomo. Come Dio egli ha creato Giovanni, come uomo nato dopo Giovanni.

4. Osservate ora quanto sia stata grande l'umilt di quel Precursore del suo Signore, che Dio-Uomo. 8 9 Giovanni, il pi alto in dignit tra i nati da donna , viene interrogato se per caso non sia lui il Cristo . Era cos grande che la gente poteva commettere un tale errore: sorse il dubbio che lui stesso fosse il Cristo; e il dubbio provoc la domanda. Ebbene, se egli fosse stato un tipo superbo e non un maestro di umilt, non sarebbe insorto contro quell'errore che non aveva provocato, ma avrebbe accettato quanto essi ormai credevano. Se avesse lui stesso voluto insinuare negli altri l'idea di essere il Cristo, la cosa sarebbe stata per lui troppo grave; infatti, se lo avesse tentato e non ci fosse riuscito, sarebbe stato ripudiato e scacciato, disprezzato dagli uomini e condannato da Dio. Ma non aveva bisogno di persuadere quegli uomini; gi essi lo credevano: avrebbe accettato il loro errore ed avrebbe accresciuto il proprio prestigio. Ma non sia mai che un amico fedele dello sposo voglia farsi amare dalla sposa in luogo dello sposo! Disse apertamente che egli non era quello che essi credevano e cos evit di perdere ci che era. Giovanni infatti non era lo sposo. Interrogato rispose: sposo chi ha la sposa. Quanto poi all'amico dello 10 sposo, sta vicino a lui e, quando lo ascolta, gode di vera gioia perch ode la voce dello sposo . Ora io vi battezzo con acqua per la vostra conversione, ma colui che viene dopo di me pi grande di me. Quanto 11 pi grande? Io non sono degno di sciogliere il laccio delle sue calzature . Pensate quanto sarebbe stato inferiore, anche se avesse detto che ne era degno; quanto si sarebbe dovuto umiliare, se avesse detto: " Egli pi grande di me ed io sono solo meritevole di sciogliergli il laccio delle calzature "; avrebbe cio detto che egli era degno soltanto di curvarsi ai suoi piedi. Ed invece quale grande elogio ha espresso dicendosi indegno non solo di piegarsi ai suoi piedi ma anche ai suoi calzari! Venne dunque ad insegnare l'umilt ai superbi e ad annunziare la via della penitenza. 5. La voce giunse a noi prima del Verbo. In che senso la voce prima del Verbo? Cosa si dice del Cristo? In 12 principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio, e il Verbo era Dio. Egli era in principio presso Dio . Ma 13 per venire in mezzo a noi il Verbo si fece carne e cos pot dimorare fra noi . Abbiamo ascoltato come 14 Cristo sia il Verbo; ascoltiamo ora come Giovanni sia la voce. Quando gli fu chiesto: Tu chi sei? , 15 rispose: Io sono la voce di uno che grida nel deserto . Intratteniamoci dunque brevemente, o carissimi solo brevemente, per quanto il Signore vorr concederci - sul tema " voce e Verbo ". Cristo il Verbo: non certo la parola che risuona negli orecchi e passa, poich quel che risuona e passa il suono della 16 voce, non la parola. Dunque il Verbo di Dio, ad opera del quale sono state create tutte le cose , il 17 nostro Signore Ges Cristo; la voce di uno che grida nel deserto Giovanni. Chi prima, la voce o la parola? Vediamo il senso di questi due termini e sapremo chi preceda nell'esistenza. 6. Fratelli, cosa pensate che sia il verbo? Lasciamo ora da parte il Verbo di Dio e parliamo un poco del nostro " verbo " per vedere se possiamo, partendo dalle cose infime, giungere per via di similitudini alle realt somme. Chi infatti pu comprendere il Verbo di Dio, ad opera del quale sono state fatte tutte le 18 cose ? Chi capace anche solo di pensarlo, non dico di parlarne? Lasciamo dunque da parte per un istante la pretesa di descrivere la sua maest, l'ineffabile eternit che ha in comune con il Padre; accettiamo per fede ci che non vediamo, per meritare, credendo, di poterlo vedere. Fermiamoci piuttosto a trattare di questo nostro verbo, essendo una realt che quasi di continuo si riversa o nei nostri cuori o negli orecchi o nella bocca. Cos' questo verbo? Pensiamo forse che il verbo sia il suono che tu odi con i tuoi orecchi? Il verbo ci che intendi esprimere con la bocca. Nel cuore hai concepito un concetto per comunicarlo fuori: questa concezione si fatta gi parola nel tuo cuore; gi tu conosci ed hai gi pronunciato dentro di te questa parola, cio quello che vuoi comunicare e che stato concepito nel tuo cuore. Mi assista quel Verbo, che anche il Figlio di Dio, perch io possa comunicare in modo adeguato al vostro orecchio quanto egli stesso mi ha concesso di concepire nel mio cuore. Ma se per caso risulter impari il mio sforzo e soccomber innanzi alla sublimit dell'argomento e non lo avr illustrato come si conviene, sapete a chi dovete rivolgervi: lo stesso Figlio di Dio, il Verbo di Dio, diriga i vostri cuori e li riempia parlandovi dentro di voi e comunicandovi quanto io, semplice uomo, non sono riuscito a comunicare ai vostri orecchi. Vogliate ad ogni modo aiutare il mio sforzo con la vostra attenzione, e supplicate per me perch possa spiegarvi e per voi perch possiate meritare di comprendere. 7. Come abbiamo detto, verbo ci che hai concepito nel cuore per poi esternarlo; si chiama, cio, verbo la stessa cosa concepita nel cuore per essere espressa con la voce. Quando dunque hai concepito ci che intendi dire e questa stessa concezione, questo concetto divenuto " verbo " nel tuo cuore, ti rivolgi alla persona con cui intendi parlare e a cui intendi comunicarlo. Se ti accorgi che si tratta d'un greco, per esternargli il tuo verbo cerchi una voce greca; se vedi che un latino, cerchi una voce latina con cui esprimere il tuo verbo; se vedi che ebreo, una voce ebraica; se vedi che un punico, una voce punica: naturalmente, se conosci queste lingue. Se tu non conosci la lingua di chi ti sta innanzi e questi conosce soltanto la propria lingua, non per questo ti viene a mancare il verbo ma solo la voce. Dunque il verbo da te concepito nel cuore era antecedente a tutte queste voci ed esisteva prima di esse: prima della voce greca, latina, ebraica, punica o di qualunque altro linguaggio esistente nel mondo. Quella concezione esisteva prima e, come un feto dell'anima, era contenuta nell'anima che l'aveva generata. Si doveva soltanto trovare il modo di esternarla, poich ci che si ha nel cuore non si pu comunicare ad altri se

non per mezzo di una qualche voce. Ma come si pu percepire questa voce se non distinta [dal concetto]? Infatti varia secondo la diversit delle lingue, sicch tu devi trovare la voce greca per parlare con il greco, quella ebraica per l'ebreo, quella punica per il punico. Ma quel concetto, che avevi concepito prima di ogni voce, non era n latino n greco n punico n altro di simile. Ecco dunque un grande mistero. Anche se tu rimanessi perfettamente silenzioso, forse che per questo il concetto non vivrebbe nel tuo cuore e, qualora non vi sia alcuno a cui comunicarlo, ti sarebbe forse sconosciuto ci che hai concepito nel cuore? Anche senza la mediazione di alcuna lingua ti sarebbe manifesto tramite la conoscenza diretta. 8. Per essere pi chiari facciamo un esempio. Al di sopra di tutte le cose create c' quella cosa che Dio, se egli si pu chiamare " cosa ". Dunque Dio al di sopra di tutto ci che ha creato: da Lui, in Lui e per 19 Lui esistono tutte le cose . mai possibile che questa realt immensa, che io ho detto essere Dio, si riduca a queste due sillabe e che tutta la sua infinita potenza sia in esse racchiusa? Ma egli esisteva prima ancora che io potessi concepirlo nel cuore. E a chiamarlo " Dio " come ci sono riuscito? Nella lingua latina egli chiamato " Deus ", in quella greca " Thes ", in quella punica " Ilim ". L'ho denominato in tre diverse lingue ma ci che ho concepito nel cuore non si identifica con nessuna di esse: io per, volendo comunicare ci che ho pensato di Dio, parlando con un punico userei la parola " Ilim ", con un latino " Deus ", con un greco " Thes ": tuttavia prima di incontrare qualcuno di loro, quanto io avevo concepito nel cuore non era n greco n punico n latino. Ebbene, quello che avevo concepito di comunicare si chiama " verbo ", quello che ho usato per comunicarlo " voce ". 9. Abbiamo indagato sulla differenza tra " voce " e " verbo ": il verbo che esiste prima di ogni lingua, la voce che appartiene a qualche lingua. Ebbene, chi viene prima: la voce o il verbo? Nel mio intimo viene prima il verbo. Se infatti non avessi prima concepito nel cuore il verbo, non andrei a cercare la voce con cui comunicarlo. Il verbo quindi stato concepito prima della voce, e della voce esso si servito come di un veicolo per giungere a te, non per esistere dentro di me. Io infatti conosco ci che andr a dire, anche se poi non lo dico. Prima di dirlo non ho ancora usato la voce, eppure il verbo esiste dentro di me. Uso la voce per comunicarlo a te, perch, quando avrai udito la mia voce, il verbo sia anche dentro di te. In me dunque, che debbo insegnare, il verbo precede, la voce segue; in te invece, che devi apprendere, la voce precede, il verbo segue. State bene attenti e, con l'aiuto del Signore, cercate di capire. Mi rendo conto infatti che sto parlando di argomenti astrusi, appartenenti alle profondit del mistero; ma, sebbene a parlarvi sia un uomo qualunque, il mio dire rivolto a fedeli cristiani illuminati dalla fede. Ripeto: in me precede il verbo e per manifestarlo segue la voce; in te precede la mia voce, e solo allora puoi comprendere il verbo che nel mio cuore. 10. Se Cristo il Verbo e Giovanni la voce, Cristo-Verbo fu prima [di Giovanni] presso Dio; viceversa, riguardo a noi giunse prima la voce perch potesse venire a noi il Verbo. Dunque presso Dio esisteva il 20 Verbo quando ancora Giovanni, la voce, non esisteva. O che forse non esisteva presso Dio il Verbo prima che esistesse Giovanni, la sua voce? Esisteva senz'altro presso Dio; ma perch fosse comunicato a noi fu scelto Giovanni come sua voce e, perch il Verbo venisse a noi, gli and innanzi la voce. Cristo dunque esisteva prima di Giovanni, anzi esisteva fin dall'eternit; e tuttavia non doveva nascere prima di lui ma solo dopo che Giovanni, la voce, ebbe preceduto il Verbo. Benediciamo il Signore nostro Dio per quanto vi ho esposto come ho potuto e per quanto voi avete potuto comprendere. Egli si degni di accrescere e dilatare la vostra intelligenza, in modo che vi appaia in tutto il suo splendore quel Verbo che si fatto precedere dalla Voce. 11. Osservate ora, fratelli miei, come la voce risuona e passa, mentre il Verbo rimane. Fate attenzione a quel che dico. Ecco, pronunzio la parola " Dio ". Prima ho concepito nel cuore ci che volevo dire, poi sono risuonate quelle due sillabe e sono passate. Forse che insieme a loro passato anche quello che avevo concepito nel cuore? E ancora. Pronunziando la parola " Dio " ho fatto s che nel tuo cuore nascesse il pensiero di Dio: nel mio cuore ha preceduto il pensiero da comunicare e nel tuo cuore si formato il pensiero di Dio non appena hai udito quelle due sillabe. Quelle due sillabe, compiuto il loro servizio, sono passate, e tuttavia non scomparso il pensiero che io avevo concepito nel cuore: dentro di me c'era gi prima [di comunicarlo] e vi rimasto anche dopo che ho pronunziato quelle sillabe. Ugualmente nel tuo cuore quel pensiero, che sorto non appena le due sillabe hanno toccato i tuoi orecchi, vi rimasto anche dopo che quelle sillabe sono passate. Ebbene, fratelli, il ministero dell'uomo Giovanni era simile alla voce, quindi destinato a passare. Del battesimo che Giovanni ebbe l'incarico di 21 amministrare diciamo che era transitorio e lo si chiama appunto battesimo di Giovanni . Battesimo di Cristo e battesimo di Giovanni; ma il battesimo di Giovanni era transitorio come lo il suono di una voce, 22 il battesimo di Cristo duraturo: rimane in eterno, come eterno il Verbo . 12. Quanto pi noi ci avviciniamo a Dio, tanto pi diminuiscono le voci e cresce in noi il Verbo. Per quale motivo infatti ricorriamo alle voci, se non per comprendere la realt delle cose? Se delle cose

possedessimo la totale comprensione , non avremmo bisogno delle voci. Se potessimo vedere reciprocamente i nostri pensieri, forse che dovremmo ricorrere alla lingua per comunicare fra noi? Giunger il momento in cui vedremo il Verbo come lo vedono gli angeli: allora non avremo bisogno di parole come adesso, n ci sar bisogno di annunziatori del Vangelo, in quanto avremo la visione del Verbo in se stesso. Passeranno tutte le cose temporali, compresa la voce, che una entit fisica paragonabile all'erba del campo, di cui detto: La magnificenza della carne come il fiore dell'erba. 24 L'erba si secca, il fiore appassisce, mentre la Parola del Signore rimane in eterno . Per il fatto dunque che quanto pi progrediamo nella comprensione, tanto meno avremo bisogno di voci per arrivare ad 25 essa, lo stesso Giovanni disse: Lui deve crescere, io al contrario debbo diminuire . Crescendo il Verbo, diminuisce la voce. Ma che significa quel " crescere il Verbo "? Non cresce certamente il Verbo in se stesso, ma siamo noi a crescere in lui: in lui progrediamo, in lui ci arricchiamo in maniera tale che non abbiamo pi bisogno di voci. Anche le date di nascita del Verbo e della voce stanno ad indicare questo fatto: il Verbo nato il 25 dicembre, quando i giorni cominciano ad allungarsi, mentre la Voce nata prima del Verbo ma quando i giorni cominciavano a diventare pi brevi: Egli deve crescere, io al contrario debbo diminuire. Lo stesso fatto appare nel martirio di Giovanni e di Cristo: Giovanni diminu inquanto venne decapitato, Cristo crebbe perch fu innalzato sulla croce. 13. Per onorare il Verbo celebriamo dunque la nascita della " Voce ". Non diamo ascolto n lasciamoci ingannare dalle sottigliezze di persone fatue che non sanno quello che dicono. vero infatti che Giovanni amministrava un suo battesimo e negli Atti degli Apostoli ci si imbatte in certuni che avevano ricevuto il solo battesimo di Giovanni. Paolo incontr questi discepoli battezzati solamente col battesimo di Giovanni 26 e ordin loro di farsi battezzare , in quanto avevano ricevuto soltanto un battesimo provvisorio. Avevano ricevuto il battesimo della Voce, non quello del Verbo; e se ora cerchi il battesimo di Giovanni, non lo trovi, poich la Voce risuon e scomparve, mentre il battesimo di Cristo in vigore a tutt'oggi. Ecco per che da quella disposizione di Paolo - che aveva ordinato di battezzare quanti avevano ricevuto solamente il battesimo di Giovanni, simbolo misterioso di quello vero - alcuni eretici vogliono trarre motivo per far ripetere anche il battesimo cristiano. un errore che ci causa tristezza, mentre ci rallegriamo quando qualcuno ne viene fuori. Su questo argomento dunque diamo una breve risposta. 14. Tu pensi che si debba ribattezzare chi ha ricevuto il battesimo di Cristo, per il fatto che l'apostolo Paolo ordin di ribattezzare coloro che avevano il battesimo di Giovanni. Questo il tuo argomento: " Se dopo Giovanni Battista, di cui il Signore ha detto: Tra i nati da donna non sorto alcuno pi grande di 27 Giovanni Battista , se dunque dopo di lui gli apostoli hanno ribattezzato [i suoi discepoli], a maggior ragione si deve ribattezzare quanti l'hanno ricevuto dagli eretici! ". Rispondo: Tu pensi che si faccia ingiuria a Giovanni Battista se si ribattezza dopo di lui e non dopo gli eretici. Anch'io mi dolgo per la stessa ingiuria, ma ti rispondo cos: Se dopo il battesimo di Giovanni se ne diede un altro, non se ne sarebbe dovuto dare un altro dopo quello di Ottato? Che cosa mi rispondi? Chi era Giovanni? Tra i nati da donna non sorger nessuno pi grande di Giovanni Battista. Vi nella tua setta un prete quanto meno ubriacone: non dico ladro e neppure adultero; mi limito alla voce pubblica molto diffusa: presso di te vi un prete quantomeno ubriacone. Dimmi, perch non ribattezzi dopo di lui? Se battezzi dopo Giovanni che 28 non beve vino , non devi ribattezzare dopo un ubriacone? A questo argomento l'altro certamente si turba e non sa cosa rispondere. E allora? Ascoltami. 15. Paolo fa battezzare coloro che avevano ricevuto il battesimo di Giovanni e non quello di Cristo . Ma tu perch non battezzi chi stato battezzato da un ubriacone? Perch costui non ha amministrato un battesimo diverso da quello di Cristo. Il battesimo infatti opera di Cristo: lo amministri uno sobrio o un ubriacone, sempre opera di Cristo, non del sobrio o dell'ubriacone. Battezza Pietro, il battesimo di Cristo; battezza Giuda, il battesimo di Cristo. Non perch lo ha amministrato Pietro, il battesimo di Pietro. Perch? Perch qui non avviene come per il battesimo detto di Giovanni: coloro che hanno ricevuto il battesimo da Pietro, da Paolo, da Giovanni evangelista, da Giuda, non hanno ricevuto il battesimo di Pietro o di Paolo o di Giuda; quanti hanno ricevuto il battesimo da Pietro, da Paolo o da Giovanni o da Giuda, hanno ricevuto il battesimo di Cristo. I discepoli di Giovanni, invece, battezzavano conferendo il battesimo di Giovanni, poich Giovanni aveva ricevuto questo incarico provvidenziale e prefigurativo inquanto era la " voce " che precede il Verbo. In conclusione: come tu non vuoi ripetere il battesimo amministrato da un ubriacone, cos io non ripeto il battesimo amministrato da un eretico. 16. Se poi per caso tu ritieni che l'eretico non entra nel regno dei cieli, mentre l'ubriacone vi pu entrare, ascolta la chiara sentenza dell'Apostolo: Sono note le opere della carne. Esse sono le fornicazioni, le impurit, la lussuria, il culto degli idoli, i venefici, le inimicizie, le liti, le gelosie, le risse, le discordie, le eresie, le invidie, le ubriachezze, le gozzoviglie e altre cose simili. Ora, riguardo a queste cose vi avverto, 30 come del resto vi ho gi avvertiti, che chi commette tali azioni non entrer nel regno di Dio . Parla di eresie, parla di ubriaconi, e conclude: Chi commette tali azioni non entrer nel regno di Dio. Mettimi
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dinanzi un eretico e un ubriacone: se l'eretico rimarr nella sua eresia, non entrer nel regno dei cieli; cos pure l'ubriacone: se continuer ad ubriacarsi sino alla fine, non entrer nel regno dei cieli. Ora dimmi: di chi il battesimo che amministrano l'uno e l'altro? Sono, l'uno e l'altro, fuori del regno dei cieli, ma danno una cosa che porta al regno dei cieli. Il banditore proclama la sentenza giudiziaria ma non ha la facolt di mandare libero l'innocente. La libert la d il giudice, cio Colui che ha incaricato il banditore di promulgare il suo decreto. A volte il banditore un mascalzone; eppure per suo mezzo viene liberato l'innocente. Il banditore mascalzone dice: " Ordino che sia liberato " e tramite un mascalzone viene liberato un innocente. Come mai? Perch la voce dell'araldo proclama la sentenza del giudice. Ed eccoci al battesimo. Lo amministri l'ubriacone, un servizio; lo amministri un eretico, un servizio. Il dono del battesimo un dono del Dio onnipotente. Se fosse stato amministrato in nome di Donato, ovviamente lo si dovrebbe ripetere. Viceversa se vi riconosco il battesimo di Cristo, se vi riconosco le parole del 31 Vangelo , se vi riconosco la forma e il sigillo del mio Re: anche se sei disertore, smascherato dal sigillo del Signore e in pericolo di condanna a morte, vieni all'accampamento e potrai meritare il perdono, ma il sigillo non ti pu essere modificato.

1 - Mt 13, 17. 2 - Cf. Lc 2, 25-26, 28. 3 - Lc 2, 29-30. 4 - Mt 11, 11 (Lc 7, 28). 5 - Gv 1, 1. 6 - Gv 1, 3. 7 - Cf. Ap 21, 17 (?). 8 - Cf. Mt 11, 11. 9 - Cf. Gv 1, 19-23. 10 - Gv 3, 29. 11 - Mt 3, 11 (Lc 3, 16). 12 - Gv 1, 1-2. 13 - Gv 1, 14. 14 - Gv 1, 19. 15 - Gv 1, 23. 16 - Cf. Gv 1, 3. 17 - Gv 1, 23 (Is 40, 3). 18 - Cf. Gv 1, 3. 19 - Cf. Rm 11, 36 (1 Cor 8, 6). 20 - Cf. Gv 1, 1. 21 - Cf. Mt 21, 25 (Mc 11, 30; Lc 20, 4; At 19, 3).

22 - Cf. Is 40, 8 (1 Pt 1, 25). 23 - Cf. Col 2, 2. 24 - Is 40, 6-8 (1 Pt 1, 24-25). 25 - Gv 3, 30. 26 - Cf. At 19, 1-7. 27 - Mt 11, 11. 28 - Cf. Lc 1, 15 (7, 33). 29 - Cf. At 19, 3-5. 30 - Gal 5, 19-21. 31 - Cf. Mt 28, 19.

Discorso 299/A augm.


DISCORSO AL POPOLO TENUTO DA SANT'AGOSTINO

NELLA FESTA DEI SANTI APOSTOLI PIETRO E PAOLO


1. Ci raduna oggi la solennit di un giorno santo: una solennit, ben nota al vostro orecchio, alla vostra mente e alla vostra vita vissuta. Vogliamo commemorarla partecipando alla vostra allegrezza e assaporando la medesima vostra letizia. Brilla al nostro animo la luce del giorno natalizio degli apostoli Pietro e Paolo, quando essi nacquero non per essere imbrigliati dal mondo presente ma per esserne liberati. In effetti quando l'uomo nasce nella miseria della sua umanit nasce per la sofferenza; i martiri al contrario mediante la carit di Cristo nascono per la corona. Ebbene questo giorno nel quale esaltiamo i meriti degli apostoli ci viene offerto perch mentre celebriamo la loro festa ne imitiamo la santit, perch ricordando la gloria dei Martiri amiamo in loro ci che in loro odiavano i persecutori e onoriamo il martirio, innamorati della loro virt. In effetti con la virt essi guadagnarono i meriti dei quali nel martirio ottennero la ricompensa. Il medesimo giorno fu dedicato alla glorificazione dei due martiri e apostoli, sebbene, a quanto sappiamo dalla tradizione della Chiesa, non siano stati martirizzati tutti e due in uno stesso giorno [cio nello stesso anno] ma comunque nel medesimo giorno. In antecedenza in questo giorno sub il martirio Pietro; successivamente, ma sempre in questo giorno, lo sub Paolo: il merito li rese uguali nel martirio, l'amore li volle abbinati nel medesimo giorno. Ci ha operato nei loro riguardi Colui che risiedeva in loro, che pativa in loro, che al loro fianco sosteneva il martirio, che li aiutava nella lotta e li coronava nella vittoria. Eccoci dunque offerto -come dicevamo - un giorno di festa, e noi non vogliamo celebrarlo senza ricavarne i frutti n per procurarci una gioia solo materiale ma piuttosto vogliamo attraverso l'imitazione conseguire la corona spirituale. Noi tutti in realt vogliamo essere coronati ma pochi vogliamo lottare. Ebbene, procediamo seguendo la successione cronologica del martirio e non l'ordine del lezionario, e ascoltiamo prima dal Vangelo i meriti di Pietro e poi dalla lettera dell'Apostolo i meriti di Paolo. 2. Or ora ci stato letto il Vangelo e noi abbiamo ascoltato questo episodio: Il Signore disse a Pietro: " Simon Pietro, mi ami tu? ". Rispose: " Ti amo "; e il Signore a lui: " Pasci le mie pecore ". E di nuovo il Signore: " Simon Pietro, mi ami tu? ". E l'apostolo: " Signore, ti amo "; e un'altra volta il Signore: " Pasci le mie pecore ". Lo interroga per la terza volta su ci che gli aveva chiesto gi per due volte: al Signore sembr opportuno interrogarlo tre volte, mentre Pietro si sent come infastidito per dover rispondere tre volte. Infatti - cos riferisce il Vangelo - Pietro fu rattristato dal fatto che il Signore lo interrogasse per la terza volta ed esclam: " Signore, tu sai tutto; tu sai che io ti amo ". E il Signore: " Pasci le mie pecore 1 " . Uno che ti interroga su una cosa che gi conosce lo fa certamente per insegnarti qualcosa. Cosa dunque si proponeva il Signore d'insegnare a Pietro quando per tre volte lo interrog su cose che egli gi conosceva? Cosa penseremo, fratelli, se non questo: che cio l'amore doveva cancellare la debolezza? Pietro doveva rendersi conto che per la forza dell'amore doveva confessare tre volte [il Signore] come prima lo aveva rinnegato tre volte mosso dal timore. E fu gran merito per Pietro essere incaricato di

pascere le pecore del Signore. Se avesse condotto al pascolo pecore di sua propriet, mai avrebbe conseguito la corona del martirio. Non fu infatti senza motivo che il Signore precis le mie pecore; ma cos egli disse perch sarebbero sorti certuni che avrebbero preteso di ottenere la gloria del martirio pascendo le loro proprie pecore. Al contrario chi ha l'anima apostolica e cattolica, un'anima semplice, umile e sottomessa a Dio, chi non cerca la propria gloria ma quella di Lui, sicch chi si vanta si vanti nel 2 Signore , costui pasce il gregge per amore del Pastore, e in questo Pastore pastore anche lui. Gli eretici pascolano le loro proprie pecore, ma in queste pecore imprimono il contrassegno del Signore, non certo per amore della verit ma per potersi difendere. Si regolano come quei tali - e sono in molti, lo sappiamo, anzi di questi esempi pieno il mondo -, come quei tali che, temendo di perdere le loro propriet, vi collocano le insegne di qualche potente, in modo che uno ne sia il padrone e l'altro incuta timore. Cos gli eretici, non vedendo che il loro nome in gloria dappertutto nel mondo, hanno imposto alle loro pecore il nome di Cristo; e magari le avessero da lui ottenute e non gliele avessero rapinate! Uno solo le compr; gli altri le hanno rubate. Le compr colui che le redense dal potere del diavolo e come prezzo vers il suo sangue: prezzo veramente inestimabile, capace di redimere tutto il mondo. Fu dato un prezzo superiore a quello che noi valevamo, ma il nostro compratore era innamorato di noi. Or ecco che dei servi dannati alla perdizione si sono impossessati delle pecore: non dico delle pecore loro proprie ma che essi pretendono fare proprie; e a queste pecore rubate imprimono il marchio del Signore. Ma il vero Padrone delle pecore non rimane inerte: per mezzo di altri suoi servi rivolge alle sue pecore parole di 3 verit affinch riconoscano la voce del Pastore e tornino all'ovile : tornino al [resto del] gregge e vi tornino senza titubanze. Noi pertanto, allorch riammettiamo nell'ovile una qualche pecora, ci guardiamo dal cancellare il marchio [del suo padrone]. 3. probabile che alcuni dei nostri fratelli, conoscendo il nostro zelo nel recuperare e distogliere dal loro mortifero errore i nostri fratelli, siano rimasti sorpresi del fatto che nei discorsi tenuti in antecedenza non abbiamo mai parlato degli eretici. Ci stato anzi riferito che gli eretici stessi, miseri e miserabili come sono, siano andati dicendo che un tale silenzio stato a noi imposto dal timore che abbiamo dei circoncellioni. infatti una realt che questi tali non cessano d'intimorirci affinch non predichiamo la parola della pace, ma, se ci lasciamo intimorire dai lupi, cosa risponderemo a colui che ha detto: Pasci le 4 mie pecore ? Loro tiran fuori i denti per sbranare, noi tiriamo fuori la lingua per guarire. E di fatto noi parliamo apertamente, non ci teniamo in silenzio: ripetiamo le stesse cose e le ripetiamo di frequente. Ascoltino ci che non vorrebbero ascoltare ed eseguano ci che debbono eseguire. A chi ricusa d'ascoltare siamo, certo, importuni ma a chi gradisce l'ascolto siamo ben accetti, e se trovandoci fra gli oppositori 5 corriamo dei pericoli, abbiamo fiducia di poter continuare nell'annunzio della parola di Dio poich lo facciamo nel nome di Cristo e perch voi ci aiutate con le vostre preghiere. infatti nostra convinzione che quando venite a sapere dei nostri pericoli e come siamo esposti ai furiosi assalti di questi briganti voi pregate per noi. Ne prova l'amore che ci lega gli uni agli altri. Non che siamo penetrati all'interno del vostro cuore ma ce l'attesta Colui che in voi come anche in noi. Voglio peraltro ricordarvi che, quando pregate per noi, preghiate soprattutto perch Dio, al di sopra di ogni altra cosa, voglia proteggerci nella nostra salute, intendendo con ci la salute eterna. Per quanto invece si riferisce alla salute che si gode in questa vita, faccia lui quel che conosce essere vantaggioso e a noi e alla sua Chiesa. Da lui infatti, che nostro maestro e pastore, anzi principe e capo dei pastori, ci siamo sentiti dire che non dobbiamo temere 6 coloro che uccidono il corpo ma non possono uccidere l'anima ; e dalle parole del salmo abbiamo 7 ascoltato quella efficacissima orazione: Signore, non consegnarmi al peccatore in base al mio desiderio . una brutta cosa infatti che uno venga consegnato al peccatore a motivo del suo desiderio. Ai peccatori furono certo consegnati i martiri, furono consegnati gli apostoli di cui oggi celebriamo la festa, e prima di loro fu consegnato nelle mani dei peccatori il Signore dei martiri e degli apostoli. Tutti costoro sono stati consegnati nelle mani dei peccatori, ma non per il loro desiderio. Chi sono dunque coloro che vengono consegnati ai peccatori dal loro proprio desiderio? Senza dubbio coloro che condividono i sentimenti dei loro persecutori sospinti da un qualche desiderio di ordine temporale. E voglio farvi un esempio senza andare lontano dall'argomento che stiamo trattando. Ecco che il persecutore ricorre alle minacce e nella sua ferocia ci tormenta con nerbate o sottopone alla spada o al fuoco. Se noi desiderando conservare la vita presente ce ne restiamo in silenzio, siamo consegnati al peccatore dal nostro desiderio e pur vivendo siamo morti: abbiamo la salute del corpo ma perdiamo l'anima, cio la carit. Per vivere la vita buona dobbiamo amare e voi, impedendo che siate sedotti, e loro, cercando di conquistarli [alla vita]. Se ci minacciano rimproveriamoli; se ci maltrattano preghiamo per loro; se ci respingono seguitiamo a istruirli. 4. Sul merito di Paolo abbiamo gi ascoltato qualcosa, ma ora voglio parlarvi dei suoi meriti, seguendo l'ordine che vi avevo promesso di seguire. Predicendo al suo discepolo il martirio ormai prossimo, per togliergli dal cuore mediante il suo esempio ogni timore, gli diceva: Attesto dinanzi a Dio e a Cristo Ges, giudice dei vivi e dei morti, per la sua manifestazione e il suo regno. Lo vincol con giuramento e poi gli 8 ingiunse: Predica la parola, insisti in modo opportuno e non opportuno . Ascoltando questo richiamo, anche noi, nel nostro piccolo, compiamo ci che gradito a voi, ma sgradito agli avversari. Comunque, nel nome di Cristo non cessiamo di predicare e ripetere in modo opportuno e non opportuno l'annunzio

della pace. A chi ha fame giunge opportuno colui che gli porge un pane; quando invece contro voglia si vuol far mangiare un malato, gli si inopportuni. All'uno si offre un'attesa vivanda, all'altro la si caccia in gola per forza. Il mangiare gradito dall'uno e intollerabile all'altro; tuttavia la carit non ci fa abbandonare n l'uno n l'altro. Prendiamo dunque ad esempio le gesta degli Apostoli, e non lasciamoci intimorire dalle sofferenze ma, se necessario, accogliamole con fortezza. Ascoltate le parole che al riguardo dice lo stesso Apostolo: Io ormai sto per essere immolato, ovvero offerto in libagione, dato che 9 alcuni codici leggono offerto in libagione mentre altri sto per essere immolato ; ma sia l'essere offerto in libagione che l'essere immolato rientrano nel linguaggio sacrificale. Egli dunque sapeva che la sua morte era un sacrificio offerto a Dio. Un tale sacrificio aveva offerto al Padre non coloro che lo uccidevano ma 10 quel sommo Sacerdote che aveva detto a noi di non temere coloro che uccidono il corpo . E l'Apostolo: 11 imminente il tempo della mia dipartita . Cosa ti attendi, o Paolo, per quando arriver l'ora della dipartita? Per quale riposo ti sei tanto affaticato? Dice: imminente il tempo della mia dipartita. Cosa hai fatto durante la vita? Cosa speri? Ho combattuto la buona battaglia, ho terminato la corsa, ho conservato 12 la fede . In che senso si conserv fedele [a Cristo] se non perch non si lasci spaventare dai 13 persecutori, trascurando perci di predicare la parola di Dio in modo opportuno e non opportuno ? Quale colpa inaudita sarebbe quindi per noi se per timore non ci mantenessimo fedeli a Colui che al di sopra di tutto c'insegna d'amare i beni pi alti e di temere i mali pi gravi! 5. Qualunque dolcezza possa offrire la vita presente, essa non il paradiso, non il cielo, non il regno di Dio, non la compagnia degli angeli, non la societ dei beati cittadini della Gerusalemme celeste. Eleviamo in alto il cuore, calpestiamo col corpo la terra! Il Signore infatti ci ha insegnato a disprezzare ci che passa e ad amare ci che eterno. Ce l'ha insegnato e ce ne ha dato la medicina, anzi ce la d ancora per sua degnazione. Egli infatti non ci trov sani ma venne, medico pietoso, a curare i malati. Il calice dei patimenti amaro ma cura fin dalla radice tutti i mali; il calice dei patimenti amaro ma l'ha bevuto per primo lo stesso medico, perch il malato non ricusasse di berlo. Se dunque a Lui piacer, beviamolo. Il desiderio che Egli ha del nostro bene supera il nostro desiderio. Egli pi sapiente di noi e sa meglio di noi ci che pi ci giova, come sa meglio di noi il valore di quanto ci accade. Ripensa al caso del malato e del medico. Il primo si sente male ma non conosce di che male si tratti; il secondo osserva i disturbi dell'altro e sentenzia secondo verit. Eccoti dunque un uomo che, per sapere cosa gli stia succedendo, si rivolge a un altro uomo e riguardo al suo interno desidera avere la testimonianza di un estraneo. Orbene, se a tanto arrivano la scienza e l'arte di un medico-uomo, quanto di pi potr la potenza del Signore! La stessa festa che oggi celebriamo mi suggerisce un esempio che voglio presentarvi. Prima della passione del Signore, e anche quando questa passione era imminente, san Pietro, di cui oggi celebriamo la nascita al cielo, era un malato che non conosceva di qual male soffrisse nel suo interno. Non conoscendo completamente la sua debolezza interiore, presumeva d'affrontare la 14 morte insieme col Signore . Si arrogava risorse superiori a quelle che possedeva. Il malato si sentiva capace di subire la morte; il medico gli prediceva che l'avrebbe rinnegato. E c' da stupirsi che, in quello stato di infermit, il parere del medico sia risultato pi veritiero che non l'opinione del malato? La febbre giunse al punto critico, per dire cos, e Pietro non ce la fece a seguire il Signore nella passione. Beviamo quindi il calice della passione quando ce l'invia Colui che conosce cosa invia e a chi l'invia. Se viceversa non vuole che lo beviamo, trover un'altra maniera di guarirci: l'importante che ci guarisca. Quanto a noi, abbandoniamoci docilmente e serenamente nelle mani del medico, con l'assoluta certezza che non ci somministrer nulla che non sia vantaggioso alla nostra salute. 6. Quanto a Paolo, egli esigeva il compenso e se lo riprometteva come cosa dovuta al suo merito. Merito 15 in che senso? Ho terminato la corsa, ho combattuto la buona battaglia, ho conservato la fede . Questo hai fatto, e cosa ti attendi? Per il rimanente, mi riservata la corona di giustizia che in quel giorno mi 16 consegner il Signore, giudice giusto . Il giudice giusto [la] consegner; ma chi lo rese capace di meritarla fu il Padre che gli us misericordia. Com'era infatti quel Saulo che poi divenne Paolo? Come lo trov Cristo [quando gli si fece incontro]? Non era forse pi che malato, anzi in pericolo [di morte], in preda a un male che, come pazzia, lo rendeva furioso pi degli altri giudei? Non era quel Saulo che 17 presente alla lapidazione di Stefano, custodiva le vesti di tutti i lapidatori , come per lanciare pietre con le mani di tutti? Non era colui che dai sommi sacerdoti aveva ricevuto lettere e si recava dovunque gli era possibile per incatenare i cristiani e condurli al supplizio? Non fu lui che, come leggiamo, mentre andava [a Damasco] con il cuore fremente di minacce e di stragi fu chiamato per nome e gettato per terra dalla 18 voce celeste , cio dal Verbo che lo chiamava [a dedicarsi] al Verbo? Ebbene, perch il Signore lo chiamasse con una simile vocazione, quali meriti si era egli acquistato con la sua vita precedente? Non dico: " Cosa c'era in lui che potesse meritare la corona ", ma: " Cosa c'era che non meritasse la condanna? ". Ebbene, Dio prese il persecutore della Chiesa e ne fece un messaggero di pace. Gli perdon tutti i peccati e lo colloc in un ministero dove egli avrebbe potuto perdonare i peccati altrui. Ora questi furono doni della divina misericordia, non mercede dovuta ai meriti dell'uomo. Ascolta lo stesso Paolo, non pi ingrato ai doni della bont di Dio; ascolta com'egli ricordi tutto questo e come lo proclami apertamente. Dice: Un tempo io ero bestemmiatore e persecutore e violento, ma ho ottenuto

misericordia . Dice forse in questo passo: " Mi stato assegnato [il compenso dovuto] "? Se avesse detto: Un tempo io ero bestemmiatore e persecutore e violento ma " mi stato assegnato [il compenso dovuto] ", cosa gli si sarebbe dovuto assegnare in compenso se non la dannazione? Egli per dice: " Ho ottenuto misericordia. Non mi fu applicata la pena meritata perch in seguito mi fosse concessa la corona ". Ecco dunque fratelli! A uno che meritava la pena viene data come ricompensa la corona. Dice: Un tempo io ero bestemmiatore e persecutore e violento. Tu vedi cosa si sarebbe meritato: certamente la pena. Ma questa pena non gli viene inflitta: in vece della pena ottiene la misericordia. Ottenuta la misericordia, non volendo essere ingrato [a Dio], combatte la buona battaglia, porta a termine la corsa e 20 conserva la fede . Facendo questo, rese debitore nei suoi confronti colui che gli aveva rimesso i peccati. 21 Dice: Mi riservata la corona di giustizia che in quel giorno mi consegner il Signore, giudice giusto . Non dice: " Mi d ", ma: Mi consegner. Se gliela consegner vuol dire che gli era dovuta. Lo dico con estrema convinzione: " Se gliela consegner segno che gli era dovuta ". Ma che forse Dio aveva ricevuto un prestito da Paolo per essergli debitore? Gli deve dare la corona, gli consegna la corona. Egli diventato nostro debitore non per un prestito che noi abbiamo fatto a lui ma per una promessa da lui fatta a noi. Quando infatti coronava i meriti di Paolo, altro non coronava se non i suoi doni. 7. Dunque, fratelli, Dio s' reso debitore nei nostri confronti in forza delle sue promesse. In realt quando uno ci ha promesso qualcosa, allorch andiamo da lui per ritirarla gli diciamo: " Consegnami quel che hai promesso ". Dicendogli: " Consegnami " lo consideriamo un debitore dal quale esigiamo il dovuto; ma riconosciamo la sua generosit quando aggiungiamo: " Quanto hai promesso " e non: " Quanto hai da me ricevuto ". Orbene, Dio ha promesso a noi tutti e all'intero mondo creato alcune cose, che sono veramente grandiose. Per non farla troppo lunga, egli ci ha promesso il Cristo, la passione di Cristo, il sangue che Cristo avrebbe versato per noi: e ci ha promesso per bocca dei profeti, l'ha promesso attraverso i suoi libri. Inoltre ha promesso che la Chiesa si sarebbe sparsa in tutto il mondo, ha promesso ai martiri la vittoria, ha promesso alla Chiesa la distruzione degli idoli e, per la fine, ha promesso il giudizio e la vita eterna. Per non ricordare troppe cose - anche perch sarebbe veramente difficile elencare tutte le sue promesse - soffermiamoci a considerare le cose a cui ho ora accennato. Ha promesso il Cristo dicendo: Ecco la Vergine concepir e partorir un figlio, e voi lo chiamerete 22 Emmanuele, che significa " Dio con noi " , con tutto il resto, che voi conoscete e sarebbe lungo riferire. Promise la sua passione, la sua resurrezione e glorificazione; e tutto questo accaduto. Promise che ci sarebbero stati martiri per il suo nome, forti nell'affrontare i patimenti e vincitori mediante la perseveranza. Il mondo si accanisce contro di loro e gli si consente d'infuriare, non perch il seme venga calpestato ma perch ne germogli la messe. In ogni parte del mondo stato versato il sangue dei martiri e la messe della Chiesa ha riempito la terra. Son cose accadute. Nelle Scritture si prometteva alla Chiesa che avrebbe conquistato il regno, ma ci non appariva ancora nella realt dei fatti. Gli apostoli la predicavano e ne gettavano la semente per ogni dove, ma non si erano ancora avverate le parole: Lo 23 adoreranno tutti i re della terra, tutte le genti lo serviranno . Non si era ancora avverata la cosa ma se ne aveva la garanzia. Volle infatti Dio rendere sicura la debolezza dell'uomo nei confronti della sua promessa, e per questo si serv non solo della parola ma anche dello scritto. La conferm a chi vi credeva, la garant a chi ne dubitava, e tutte le sue parole erano conservate in un manoscritto, la sacra Scrittura: non le si poteva constatare nella loro realizzazione. E poi ecco che anche i re hanno abbracciato la fede; cos infatti era contenuto nel manoscritto di Dio: Lo adoreranno tutti i re della terra, lo serviranno tutte le genti. E difatti la Chiesa si estesa a tal segno che tutte le genti ormai lo servono. In quel 24 manoscritto trovi ancora: E tra gli idoli delle nazioni [straniere] regner il panico . E cos pure vi leggi: Signore Dio, mio rifugio, verranno a te le genti fin dalle estremit della terra e diranno: I nostri padri 25 hanno realmente venerato simulacri menzogneri, dai quali non ottennero alcunch di utile . In effetti essi non adoravano i simulacri. vero tuttavia che, proprio per questi simulacri, demoni e uomini divennero feroci e uccisero i martiri, facendoli trionfare su di loro. Ma ricade su Babilonia il male che ha fatto [alla Chiesa]. 8. Nella Scrittura troviamo descritta una citt empia, una specie di agglomerato dell'empiet umana disseminata su tutta la terra e, nella stessa Scrittura, a questa citt si d il nome simbolico di Babilonia. Dal lato opposto collocata un'altra citt, che qui sulla terra in pellegrinaggio ed diffusa fra tutti i popoli, concorde nella vera piet. A questa si d il nome di Gerusalemme. Queste due citt al presente sono mescolate, alla fine per saranno separate. In molti passi la divina Scrittura rivolge loro il discorso, e uno di questi l dove, rivolgendosi a Gerusalemme, le dice: Ripagate con doppia misura colei che [le] 26 fece [il male], ripagatela . Indica che Gerusalemme deve ripagare con doppia misura Babilonia. Cos' questa doppia misura? Come intenderemo quest'ordine di ripagare la citt di Babilonia con doppia misura? Per l'attaccamento ai suoi idoli costei uccideva i cristiani ma non poteva uccidere Cristo, il nostro Dio. Lacerava la carne dei cristiani ma non poteva far del male allo spirito: quindi non poteva raggiungere il nostro Dio. Ora la si ripaga con doppia misura: negli uomini e negli di. Loro uccidevano gli uomini ma non potevano uccidere il nostro Dio; al presente viceversa accade che gli uomini, uccisa la loro incredulit, vengono accolti dentro le mura di Gerusalemme, mentre i loro simulacri vengono abbattuti.

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Gli idolatri cercano i loro adepti ma non li trovano , poich da pagani si son fatti cristiani. Ora, di uno che non pi di quello che era, diciamo che stato ucciso, come possiamo dire di Paolo antecedentemente Saulo: egli viveva in quanto era diventato predicatore ma come persecutore della Chiesa la sua vita era finita. Di fronte al furore dei pagani un tempo i cristiani cercavano nascondigli per rifugiarsi, oggi i pagani cercano luoghi dove nascondere i loro di. E quando questi vengono abbattuti, i loro patrocinatori non si rassegnano ancora a tacere e, nell'ambito delle loro fazioni, continuano a brontolare. Nelle rare volte per che osano far questo cos'altro fanno se non quanto ci ha promesso il nostro Padrone? Se poi un tempo attuavano [i loro propositi], ci riuscivano forse per il loro potere? Osservate: i cristiani, se arrestati, confessavano Cristo e venivano uccisi. Venga ora uno che crede in Mercurio e invochi Mercurio nei suoi giuramenti. Se si imbatte in una guardia, anche in borghese, eccolo gridare: " Non ho fatto la tal cosa, non ero presente, non ho sacrificato. Dove mi hai visto? ". Al contrario, se ai nostri santi, ai servi di Dio [si chiede]: " Sei stato in quel raduno dei cristiani? ", subito rispondevano: " S, c'ero ". Per questo, quando noi leggiamo le dichiarazioni dei martiri, ci rallegriamo per la gioia che ci procurano i loro esempi. E son fatti accaduti: condotti a termine dal Signore che li aveva in antecedenza promessi. Un tempo erano racchiusi nella Scrittura, ora si mostrano nei fatti. Cos anche quanto ho detto a proposito degli idoli un fatto palese, di ieri e di oggi. Parimenti la Chiesa si diffusa in tutto il mondo e ha ormai conquistato tutti i popoli. Quelli che non ha conquistati li conquister, poich in continua crescita e nel nome di Cristo aumenta per ogni dove il popolo cristiano. 9. Eppure i cristiani che vivono bene sono pochi, molti quelli che vivono male. Tuttavia quei pochi sono pochi in confronto con la paglia. Lo ripeto: Sono pochi in confronto con la paglia. Quando si arriver alla vagliatura apparir il gigantesco mucchio della paglia ma apparir anche la fulgida accolta dei santi. La 28 paglia andr al fuoco, il grano nel granaio , ma ora son dappertutto mescolati. Perch questo? Ci furono, o fratelli, dei seminatori, come coloro di cui oggi celebriamo la memoria. Per loro mezzo Dio ha mostrato come si sia verificato quanto aveva promesso a loro e, per loro mezzo, anche noi. Cosa aveva promesso? Per il rimanente mi riservata la corona di giustizia, che in quel giorno mi consegner il 29 Signore, giudice giusto . E a noi cosa ha promesso? Nella tua discendenza saranno benedette tute le 30 genti . Ma come si adempiuto questo per opera degli apostoli? Per tutta la terra s' diffuso il loro grido 31 e fino agli estremi confini della terra la loro parola . Contro queste affermazioni quale scrittura potranno citare gli eretici? Credo che anch'essi oggi celebrino la nascita al cielo degli apostoli. In realt anche se fingono di celebrare questo giorno, non hanno certo il coraggio di cantare il salmo che noi cantiamo.

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1 - Gv 21, 15-17. 2 - 1 Cor 1, 31 (2 Cor 10, 17). 3 - Cf. Gv 10, 4. 4 - Gv 21, 17. 5 - Cf. At 4, 31. 6 - Mt 10, 28. 7 - Sal 139, 9. 8 - 2 Tm 4, 1-2. 9 - 2 Tm 4, 6. 10 - Mt 10, 28. 11 - 2 Tm 4, 6. 12 - 2 Tm 4, 7. 13 - 2 Tm 4, 2.

14 - Cf. Mt 26, 33-35 (Mc 14, 29-31; Lc 22, 33-34; Gv 13, 37-38). 15 - 2 Tm 4, 7. 16 - 2 Tm 4, 8. 17 - Cf. At 7, 57-58 (58-59). 18 - Cf. At 9, 1-7. 19 - 1 Tm 1, 13. 20 - Cf. 2 Tm 4, 7. 21 - 2 Tm 4, 8. 22 - Mt 1, 23. 23 - Sal 71, 11. 24 - Sap 14, 11. 25 - Ger 16, 19. 26 - Ap 18, 6. 27 - Cf. Is 41, 12 (?). 28 - Cf. Mt 3, 12 (Lc 3, 17). 29 - 2 Tm 4, 8. 30 - Gn 22, 18 (26, 4). 31 - Sal 18, 5 (Rm 10, 18).

Discorso 114/B
DISCORSO DI SANT'AGOSTINO SUL CAPITOLO DEL VANGELO DOVE SI PARLA DEL RITORNO DEL SIGNORE ALLA FINE DEI TEMPI 1. Carissimi, il brano del Vangelo che abbiamo ascoltato or ora non l'abbiamo scelto noi, come di solito accade, ma ci stato offerto dalla Provvidenza del Signore, che dispone ogni nostro atto. Esso si accorda benissimo, tuttavia, con il salmo del quale avevamo deciso di parlarvi. E in effetti il Signore sta descrivendo la sua ultima venuta sulla terra e la fine del mondo: anzi in antecedenza aveva gi elencato molte delle cose terribili che necessariamente dovranno soffrire gli uomini e le cose a motivo della fine 2 imminente . Continuando il discorso egli rimprovera coloro che vogliono vivere da spensierati pur non trovandosi in un mondo che d loro sicurezza. Infonde in loro un indicibile spavento affermando che la venuta del Figlio dell'uomo per il giudizio finale sar terribile per tutti gli uomini, anche se per i fedeli vissuti in santit sar desiderabile. Egli dunque diceva che la sua venuta alla fine dei tempi avrebbe avuto somiglianza con il tempo di No, e con ci provocava forti timori nel cuore di ogni persona che a lui crede. Ecco le sue parole: Come nei giorni di No: mangiavano e bevevano, si maritavano ed ammogliavano, compravano e vendevano, mentre No stava costruendo l'arca; e venne il diluvio e tutti 3 andarono in rovina . Quella gente dunque viveva in una disastrosa sicurezza e si lasciava irretire da ogni sorta di piaceri mondani finch, entrato No nell'arca, non venne il diluvio che li sorprese spogli e senza sostegno. Dicendo questo, incute timore anche oggi ad ogni anima; solo che noi abbiamo tempo per destarci dal sonno. Non siamo ancora nel giorno del giudizio: non c' ancora il diluvio; si sta tuttora 4 tagliando dai boschi legname destinato a non marcire, si sta ancora costruendo l'arca .
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2. I contemporanei di No furono ottusi di mente e, se perirono, fu per l'accecamento demenziale che li port a disprezzare le cose che vedevano. Non dissero infatti in cuor loro: " Quest'uomo un servo di 5 Dio, giusto, caro a Dio e pieno di saggezza. Non dev'essere quindi senza motivo che egli costruisce un'arca cos grande con tanto impegno e tanti lavori. Egli deve aver saputo che sul mondo incombe qualcosa di serio. La costruzione dell'arca ad opera di costui come un araldo che grida: Convertitevi a 6 Dio ". Se avessero ragionato in questa maniera e avessero cambiato vita, se convertendosi dall'empiet a Dio avessero espiato i loro delitti, con questo gemere dinanzi alla sua misericordia certo avrebbero 7 evitato la rovina. Non sarebbe stato infatti possibile che Dio, il quale us misericordia a Ninive , trattasse spietatamente l'intero genere umano, se si fosse convertito. Per i molti peccati dei niniviti Giona disse 8 loro: Fra tre giorni Ninive sar distrutta . Quale durata pi breve di tre giorni? Eppure quei cittadini, sebbene i tempi stringessero in tale misura, non persero la speranza nella misericordia di Dio; anzi, per propiziarsi la sua clemenza ritennero sufficienti il pianto e le lacrime di soli tre giorni. Se dunque a quella citt cos grande bast la durata di tre giorni per conseguire la misericordia da Dio, durante i cento anni nei quali si stava costruendo l'arca gli uomini di quel tempo avrebbero ben potuto offrire a Dio il sacrificio 9 di un cuore contrito con cui se lo sarebbero potuto rendere propizio: bastava che avessero cambiato vita e costumi. In questa maniera sarebbero senz'altro sfuggiti impunemente alla loro rovina per la misericordia di Dio, piegato a clemenza! I tre giorni dei niniviti sono un rimprovero per quanti vissero nei cento anni in cui si stava costruendo l'arca; ma per noi c' un altro ben superiore di No; e voi dovete guardare, s dovete guardare, quanto tempo sia trascorso dal giorno in cui egli ha cominciato a costruire la sua arca. Credo, fratelli, che se si calcolano gli anni da quando Cristo ha cominciato ad abbattere, da quella selva che erano i popoli pagani, gli alberi che non si sarebbero imputriditi e con essi ad innalzare e costruire la mole della nostra arca, cio della Chiesa, risulter che sono pi di cento, pi di duecento, pi di trecento. S veramente: sono passati tanti anni e l'arca ancora in costruzione; No grida ancora, la stessa costruzione grida ancora. Nulla potr mandare gli uomini in perdizione all'infuori dell'incredulit. Cambino dunque gli uomini l'indirizzo della loro vita; credano a quel Dio che promette tanti beni, minaccia mali cos gravi, senza mai ingannare nessuno. 3. Andremmo per le lunghe se volessimo diffonderci su questo argomento, ma siccome il tempo limitato e noi siamo persone deboli, cominciamo subito con la trattazione del salmo. Mi piacerebbe tuttavia che 10 qualcuno di voi m'indicasse brevemente i motivi per cui non cambia la propria condotta cattiva e la rende buona. Cosa ci rimette? Se egli un credente, cambi vita perch [la parola] dovr avverarsi; se dubita, lo faccia, se mai non sia vero. Per chi crede, comunque, si tratta di cosa certa; per chi dubita la cosa rimane incerta. Ebbene, io voglio enumerarvi i molti fatti che secondo le Scritture si sono avverati dalla creazione del mondo fino ai giorni nostri. Nella divina Scrittura non leggiamo assolutamente nulla che non si sia, almeno in gran parte, gi verificato. Debbono ancora realizzarsi soltanto pochissimi avvenimenti. Che questi soli abbiano ad essere immaginari? Potr mai un fedele supporre che questi pochissimi fatti che rimangono siano delle fandonie? Fratelli, cosa c' di eccezionale in questo attendere? Secondo me basterebbe avere solo un po' di perspicacia! Computate i molti avvenimenti che si sono avverati a tutt'oggi, e credete in quelli che ancora rimangono. Chi ha la fede deve pensarci, perch si tratta di cose assolutamente vere; tutt'al pi di questo deve darsi pensiero, se mai, per avventura, non sia vero. 4. Voglio farti un esempio. Per arrivare alla meta tu avevi una scorciatoia ma t'eri proposto di passare per la strada pi comoda. Arriva un tale, una persona qualunque, e ti avverte che questa strada infestata da briganti. vero che la via di cui ti si dice che infestata dai briganti pianeggiante, facile a percorrersi, incantevole, accogliente e piena d'attrattive; ma di quel tale, chiunque esso sia, ti ha informato dei briganti che la infestano. Essi vi spadroneggiano in modo tale che impossibile passarvi o almeno difficilissimo e pericolosissimo. Ti rimane aperta quell'altra strada: strada che richiede molta fatica, strada difficile, ripida e stretta. In essa non solo non c' da godere ma vi si trovano s e no quelle comodit ordinarie che sarebbe legittimo aspettarsi. Il tuo cuore, nel desiderio di conservare i pochi giorni della vita presente e di mettere al sicuro una vita che pur dovr finire, non ti dice immediatamente: " meglio passare per quest'altra via? Anche se c' da tribolare, da affrontare difficolt e sottoporsi a disagi, anche se la scelta comporta sofferenze per noi e per le nostre cavalcature, certamente meglio che scegliamo quest'altra via ". Ma perch meglio? Perch una via pi sicura. A un tratto per arriva uno che vuol farti prendere quell'altra via, quella del piacere. Egli ti dice: " Come mai con tanta fretta hai prestato fede a colui che ti presentava questa strada come occupata dai briganti? ". Se tu lo conoscevi come persona degna di fede; se, per ipotesi, ti era talmente familiare per non averti mai ingannato, cosa risponderai? " impossibile che un tal uomo mi imbrogli: lo conosco bene, so per esperienza che un uomo serio e ne ho molte prove. Egli mi ha detto sempre la verit, mai una menzogna ". In effetti tu lo conoscevi cos; ma immaginiamoci uno che non lo conosca. Non ti direbbe costui: " Veramente io quel tizio non lo conosco, n conosco se sia veritiero o no. Pu dire il vero, pu dire il falso. Ad ogni modo, finch esiste il dubbio sulla verit di quel che dice, perch non dovrei sobbarcarmi al lavoro e allo sforzo richiestomi anzich mettermi con mio pericolo sulla strada del piacere "?

5. Suvvia dunque, miei fratelli! Noi siamo cristiani e tutti vogliamo incamminarci [verso la patria]. Anche se non lo volessimo, dovremmo camminare lo stesso. In questo mondo a nessuno consentito fermarsi: il rapido susseguirsi dei tempi sospinge in avanti in maniera ineluttabile quanti approdano nella vita presente. Non c' spazio per darsi alla pigrizia: devi camminare se non vuoi essere trascinato per forza. Or ecco che, mentre noi percorriamo la strada e siamo giunti a un certo bivio, ci viene incontro un uomo, anzi non un uomo ma Dio stesso fattosi uomo per amore degli uomini. Egli ci dice: " Non andate per quella strada: vero che l il cammino si presenta facile, comodo e attraente; vero che quella strada battuta da molti ed spaziosa, ma l dove essa finisce c' la morte. Ora, siccome non vi consentito di fermarvi n di fissare quaggi la vostra dimora - la qual cosa del resto non vi sarebbe nemmeno vantaggiosa -, voi dovete avanzare: avanzate per in quest'altra strada. Nel cammino incontrerete delle difficolt, che per saranno di breve durata, e quando le difficolt saranno finite voi giungerete nell'immensa larghezza della gioia. Eviterete tutte le insidie che non dato evitare a nessuno di coloro che vogliono passare per quell'altra strada ". Questo ci ha detto quell'Uomo, che suppongo voi conosciate se siete credenti. O gradite approfondire ancora la vostra fede in lui? Ripensiamo ai tempi del vecchio Testamento e alle Scritture di allora. Ebbene, quell'Uomo non forse il Verbo di Dio? E non ricordate 11 come in epoca successiva quel Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi ? E prima di farsi carne e venire ad abitare in mezzo a noi, non aveva forse Egli parlato per bocca dei patriarchi e dei 12 profeti ? Vogliate dunque riflettere su ci che essi preannunziarono al genere umano. 6. Un tempo, Dio - certo con la mediazione del suo Verbo - parl ad Abramo, e in primo luogo gli disse che avrebbe avuto una discendenza, anche se lui, l'uomo a cui erano rivolte le parole, era incapace d'averne a causa della vecchiaia. Primo evento dunque: da Abramo vecchio e da Sara, anziana e sterile, 13 sarebbe sorta una discendenza. Cos fu creduto e cos avvenne . Questa discendenza poi, cio il popolo che da quei due sarebbe nato secondo la carne, sarebbe vissuto da schiavo in Egitto per un determinato numero di anni; e cos accadde. Da quella schiavit sarebbe poi stato liberato, ed effettivamente fu 14 liberato. Avrebbe occupato la terra promessa , e di fatto la occup. Molte le cose che furono predette dai profeti. Allo stesso Abramo, ad esempio, fu detto di volgere lo sguardo non soltanto a quell'unico 15 popolo ma, come gli disse: Nella tua discendenza saranno benedette tutte le genti . Gli furono dette cose vicine e cose che sarebbero avvenute molto tempo dopo. Le cose a lui vicine sono gi accadute, quelle a lunga scadenza si stanno verificando ai nostri giorni. La Parola di Dio per bocca dei profeti aveva preconizzato che quell'[antico] popolo avrebbe peccato e per avere offeso il Signore sarebbe stato consegnato in mano ai suoi nemici, e tutto questo accaduto; che sarebbe stato condotto schiavo in Babilonia, e anche questo accaduto. Sarebbe poi venuto Cristo, re [dei giudei], e Cristo venuto, nato. Essendo stato lui stesso a preannunziare la sua venuta, di fatto Egli venuto. Era stato detto che i giudei lo avrebbero crocifisso, e di fatto lo hanno crocifisso. Era stato predetto che sarebbe risorto nella gloria, e anche questo accaduto: egli risorto e asceso al cielo. Era stato predetto che i popoli di tutta la terra avrebbero creduto nel suo nome e che i re avrebbero perseguitato la sua Chiesa, ed accaduto proprio cos. Era stato predetto che i re avrebbero creduto in lui. Ora che constatiamo questa adesione dei re alla fede vorremo dubitare della fedelt di Cristo [alle sue promesse]? Erano state predette le lacerazioni prodotte dalle eresie; e non forse vero che di queste noi siamo testimoni, che le sentiamo rumoreggiare per ogni dove e ne gemiamo? Era stato predetto che i pagani per l'attaccamento ai loro idoli avrebbero tentato di schiacciare la Chiesa, e questo accaduto; ma era stato anche predetto che gli idoli sarebbero stati abbattuti dalla Chiesa e dal nome di Cristo; ed quanto vediamo che sta accadendo. Erano stati predetti scandali all'interno della Chiesa stessa; era stata predetta la zizzania; era stata predetta l'esistenza della paglia; e tutte queste cose vediamo con gli occhi e cerchiamo di sopportare con quella fortezza che il Signore ci concede. In che cosa dunque ti ha ingannato Colui che ti ha detto: " Passa per la mia strada? ". Dillo con franchezza tu che, essendo cristiano, hai ricevuto prove cos 16 eloquenti da colui che cos ti parla . dai fatti realmente accaduti risali a lui, poich stato lui a degnarsi di venire comprovato da tali argomenti. Di' dunque: " Non c' dubbio. Egli mi dice la verit e io ritengo vere tutte le sue parole; egli non mi ha detto nessuna menzogna. So che egli cos, che la Parola di Dio. Parlando per bocca dei suoi servi non ha proferito menzogne: potr dunque ingannarmi in ci che ha detto di sua propria bocca? ". Ma anche colui che non conosce Cristo, colui che dubita di Cristo, dica anche lui: " Camminer per la sua strada poich effettivamente pu darsi che egli dica la verit se, come risulta, tutto il mondo ormai crede in lui ". Nonostante tutto, il futuro sar tale quale egli l'ha predetto. 7. Fratelli, molti increduli nell'ultimo giorno saranno trovati come fu trovata la maggior parte della gente che viveva al tempo di No. Non sfuggirono [al diluvio] se non coloro che erano nell'arca. Anche voi pertanto disponetevi ad essere di quei pochi. Sono gi all'opera le mani del carpentiere: Cristo sta costruendo l'arca. Aderite a lui, consegnatevi nelle sue mani, lasciatevi squadrare e incollare: nessuno si sottragga all'azione di questo costruttore. La sua grazia sa come sistemarti: basta che tu nella perversione della tua superbia non voglia essere un legno fradicio. Cos andranno le cose; eppure, miei fratelli, molti ci ridono sopra.

Vedo che la brevit del tempo mi impedisce di spiegarvi il salmo; ma non voglio lasciare incompleta la trattazione del brano evangelico che abbiamo iniziato. Vi dir quello che il Signore mi suggerir, rimandando ad altra occasione (se cos vi piace, carissimi) il commento del salmo. Non la faremo lunga, poich fra poco inizier lo spettacolo circense chiamato munus. Ricordo soltanto che anche noi abbiamo il nostro organizzatore attorno al quale vogliamo adunarci. In gran numero il popolo che cammina in quella 17 via spaziosa schernendo e insultando colui che con verit ci mostra la strada giusta accorre al circo per godersi un premio che loro non tocca (se poi uno lo ricevesse, ingannerebbe se stesso!). Ora io dico: Se essi accorrono in massa attratti da un premio che in realt non riceveranno, con quanto maggiore alacrit dobbiamo noi partecipare alle assemblee dove riceviamo quel che cade sotto i nostri occhi? Se per non intervenire pensate che il premio lo riceviate da me, certo non c' persona pi povera di me; ma se vi persuaderete che a darvelo sar Colui dal quale lo ricevo anch'io, nessuno pi ricco di lui: nessuno pi 18 ricco di Colui che per amor nostro diventato povero . Riceviamolo dunque tutti da lui; rallegriamoci tutti in lui. Ammesso poi che quanto Egli si degna donarvi ve lo mostri per mio mezzo, vogliatene bene anche a me, in quanto servo di quel grande Organizzatore. S, amatemi in vista dell'Organizzatore, poich anche io, fratelli, vi amo in lui e per suo amore. Senza di lui infatti noi tutti siamo un nulla. 8. Con l'aiuto del Signore dunque non passer sotto silenzio ma esporr, sia pur brevemente, quanto nel brano evangelico che stato letto possa essere oscuro a qualcuno di voi. Gli uomini debbono infatti temere di non essere trovati in regola in quell'ultimo giorno. S, dobbiamo temere, fratelli miei. Ora esultiamo e pieni di gioia acclamiamo. Dobbiamo far s - ve ne scongiuro - che quel giorno ci trovi preparati. Chi ce lo raccomanda non mentisce, non ha mai mentito: se ne dubiti, sta' attento che la cosa non sia vera. Ma a questo punto qualcuno di voi potrebbe dirmi: " Occorre che la convinzione penetri prima nel cuore degli uomini attraverso la fede ", poich effettivamente io col mio parlare non riuscir a rendere tutti quelli che mi ascoltano tali quali esigeva il Signore quando diceva: Se qualcuno non prende 19 la sua croce e mi segue , n li render tutti quali li esigeva dicendo: Se vuoi essere perfetto, va', vendi 20 tutti i tuoi averi e dallo ai poveri, e avrai un tesoro nei cieli, e poi vieni e seguimi . Fratelli, dovremo forse temere di percorrere quella via anche dopo che la nostra guida ci ha detto: Seguimi? Io naturalmente son convinto della mia incapacit di rendere subito perfetti tutti coloro a cui rivolgo la parola e nemmeno la maggior parte, ma siccome dal Vangelo ci si fatta udire la voce come di un tuono, speriamo che tra i fedeli ci siano cuori suscettibili di spavento! Ci stato detto infatti: Nei giorni di No accadeva questo: mangiavano e bevevano, si maritavano e s'ammogliavano, compravano e vendevano, 21 finch No non entr nell'arca, e venne il diluvio e tutti andarono in rovina . A queste parole molti si chiederanno: " Ecco che ci si comanda di aspettare quel giorno e non farci trovare come si trovarono quei tali che, rimasti fuori dell'arca, perirono a causa del diluvio. Certo, la parola di Dio ci spaventa; ci spaventa la tromba evangelica ". " Che dobbiamo fare? Non dovremo prender moglie? " - cos dice il giovinotto o magari anche il ragazzo -. " Non dovremo pi mangiare n bere ma sempre digiunare? ". Molti parlano in questa maniera; e chi si proponeva di comprare qualcosa si dir: " Ma che proprio non debba comprare pi nulla per non essere annoverato fra coloro che periranno? ". 9. Ebbene, se le cose stanno cos, che dovremo fare? Metterci a piangere o guardare all'umanit con quello sgomento che provarono gli apostoli quando udirono dal Signore in cosa consistesse la perfezione? 22 Egli disse: Vendi tutti i tuoi averi e vieni e seguimi , e colui al quale furono rivolte queste parole se ne 23 24 and rattristato . Quando aveva chiesto al Signore un suggerimento per conseguire la vita eterna l'aveva chiamato " Maestro buono ", e lo ritenne " Maestro buono " finch egli non rispose alla domanda che gli aveva presentata. Quando gli diede la risposta si rattrist e si allontan in preda allo sconforto; 25 ma il Signore continuando il discorso disse: Come difficile che un ricco entri nel regno dei cieli! Difficile certo, e magari soltanto difficile! Il Signore vi aggiunse un paragone illustrativo per il quale ci che era stato detto difficile venne qualificato come impossibile. pi facile - disse - che un cammello 26 passi per la cruna di un ago che un ricco entri nel regno dei cieli . come un serrare la porta di fronte 27 ai ricchi: cosa si potr fare allora? Che cosa? Se la porta chiusa, bussate e vi sar aperto . Ma il richiedente insiste: " Con che mezzo busseremo "? Certamente con le mani. E che vuol dire: " Certamente con le mani "? Con null'altro se non con le opere buone. Vediamo, fratelli, se il Signore abbia dato ai ricchi come mezzo tali opere buone. Ricaviamolo dalle Scritture, perch non ci si tacci d'essere degli adulatori e non dei banditori [della Parola di Dio]. In primo luogo sottolineiamo quel che afferm il 28 Signore stesso nel passo citato del Vangelo. Vendi tutti i tuoi averi - disse - e vieni e seguimi . A quelle parole i discepoli si rattristarono, non certo per se stessi in quanto avevano lasciato tutto per seguire il 29 30 Signore ; comunque si rattristarono, e cosa dissero? Chi mai potr salvarsi? Allora voglio anch'io rivolgermi agli apostoli e chiedere loro: " O membri eminenti del [corpo di] Cristo, o colonne scelte per testimoniare la realt della sua resurrezione, perch tale domanda? Perch chiedeste: Chi mai potr salvarsi? Che sia proprio disperata la sorte dei ricchi? vero che i ricchi sono una minoranza mentre i poveri sono migliaia: ed ecco che queste migliaia di poveri si salveranno!... Quali sono al riguardo le precise parole del Signore? pi facile che un cammello passi per la cruna di un ago che un ricco entri nel regno dei cieli. Ha detto forse: pi facile che un cammello passi per la cruna di un ago che un uomo

entri nel regno dei cieli ? No: ha detto un ricco; e io di primo acchito vorrei affermare, per la benevolenza che nutro verso voi tutti, che questa la sua disposizione, questo quanto noi speriamo. Tuttavia, leggendo le Scritture, vi trovo che [alla fine] sar grande il mucchio della paglia destinata al 32 fuoco , e non so se mi posso dire: Magari il numero di quelli che vanno al fuoco [eterno] non superi il ristretto numero dei ricchi! Guardatevi attorno, fratelli! Fra tutta questa gente che mi sta ascoltando quanti ricchi ci sono? Non dico questo perch vorrei che fossero solo i ricchi ad andare al fuoco [eterno], ma nel senso che quanti vi andranno, o coloro che vi andranno, magari fossero tanto pochi quanto son pochi i ricchi rispetto alla totalit degli uomini! E poi tenete presente che anche fra i ricchi molti andranno nel regno dei cieli, come molti dei poveri andranno al fuoco eterno. Tenetelo presente finch vi abbia chiarito il testo, spero con poche parole. 10. Il Signore disse che pi facile a un cammello passare per la cruna di un ago che ad un ricco entrare 33 34 nel regno dei cieli , e i discepoli in preda alla tristezza chiesero: Chi potr mai salvarsi? Essi ben sapevano che nella totalit del genere umano i poveri sono migliaia e migliaia, mentre i ricchi sono un piccolo numero. Cosa cercavano quindi? Seguendo la loro saggezza, essi consideravano non chi ricco per le sostanze possedute ma per la bramosia d'accrescerle che gli arde in cuore. Ecco uno che ha ogni bene di Dio: la gente lo dice ricco e lui cos si presenta. Nel suo intimo per egli considera un nulla tutte le cose che ha, le disprezza e, da vero padrone, le domina e non si lascia dominare. La sua speranza 35 come sta scritto - nel Signore suo Dio . Non arrogante n vanaglorioso, non prepotente n opprime il povero, non avaro n desidera la roba degli altri, non conserva n accresce illegalmente quanto 36 possiede. un ricco che veramente cerca Dio , e come sua ricchezza non considera nient'altro all'infuori di Colui che dispensa le ricchezze. Un uomo di questo genere certo ricco, eppure entra nel regno dei cieli. E torniamo ai discepoli in preda alla tristezza. Disse loro il Signore: " Ci che difficile all'uomo 37 facile a Dio . Voi vi siete allarmati perch vi ho detto del cammello che deve passare per la cruna di un ago, ed effettivamente la cosa difficile, anzi impossibile, all'uomo; ma a Dio molto facile. Se egli lo 38 vuole, pu cacciare nella cruna di un ago anche una bestia di gran mole qual il cammello ". Anzi si gi degnato di farlo nella sua persona. Essendo dunque passato per la cruna dell'ago il [celeste] Cammello venuto a salvare il ricco, possibile anche al ricco entrare nel regno dei cieli. Che significa tutto questo? Vediamo di chiarire la cosa. Non fu senza un motivo che Giovanni Battista, araldo del 39 Signore, indossasse una veste di peli di cammello ma, siccome precedeva il giudice che sarebbe venuto dopo di lui, da lui aveva mutuato una specie - diciamo cos - di mantello. Quando dunque sento parlare di cammello m'accorgo con facilit che si tratta d'un simbolo che raffigura il mio Signore. Lo vedo infatti grande, ma il suo capo chino; lo vedo grande, ma nessuno avrebbe potuto gravarlo di sofferenze se egli stesso non si fosse steso per terra. E vedo anche la cruna dell'ago per la quale lui, cos grande, volle passare. L'ago mi fa pensare alla condivisione delle trafitture, la trafittura mi richiama alla mente la passione e la cruna le angustie che l'accompagnarono. Dunque il [divino] Cammello gi passato per la cruna dell'ago; non disperino quindi i ricchi: lo seguiranno nel regno dei cieli. 11. Ma quali ricchi? Ecco tutto d'un tratto saltar fuori uno straccione, non so chi, e mettersi a ridere quando io dicevo che il ricco non entra nel regno dei cieli. " Io al contrario - sghignazzava - s che ci entrer: saranno questi cenci a procurarmelo. Non ci entreranno invece quelli che ci maltrattano, che ci opprimono ". vero che questi tali non ci entreranno, ma anche tu gurdati meglio attorno per vedere se ci entrerai o meno. Che dirai se, essendo povero, sei smanioso di possedere?, se sei oppresso dalla miseria ma ardi di cupidigia? Se fossi un povero di questo genere, non potresti ovviamente dire che non hai voluto essere ricco ma che non lo hai potuto. Ora fu detto: Pace in terra agli uomini di buona 40 volont . In effetti Dio guarda non a quel che possiedi ma a quel che desideri, sicch tu devi pensare di che cosa sia pieno il tuo cuore, non al fatto che la tua cassaforte sia vuota. Se quindi la tua vita cattiva in questo senso, se cos disordinati sono i tuoi desideri, sei ben lontano dai poveri di Dio: non sarai 41 sicuramente fra quelli dei quali detto: Beati i poveri in spirito perch di essi il regno dei cieli . Ecco invece che mi imbatto in un ricco, con il quale tu ti eri paragonato con sensi di alterigia, osando, a differenza di lui, riprometterti il regno dei cieli. Io lo guardo e trovo che povero in spirito, cio umile, pio, docile alla volont di Dio e, se gli succede di perdere qualcosa di ci che possiede, dice senza 42 esitazioni: Il Signore ha dato, il Signore ha tolto; sia benedetto il nome del Signore . Ricco mansueto, dal cuore libero, che non oppone resistenza alla volont di Dio e gi gode realmente dei beni della terra 43 44 dei viventi ! Beati infatti i mansueti poich possederanno la terra . Tu al contrario potresti essere un uomo cocciuto: non hai nulla in dispensa ma nella tua fantasia, dominata dalla cupidigia, sogni tesori del tutto inconsistenti. Pertanto nel regno dei cieli entrer quel ricco anzich tu; s quel ricco vi entrer, mentre in faccia a te il Regno verr chiuso. Lo si chiude infatti agli avari, lo si chiude ai superbi e ai 45 cupidi. " Ma era povera quella vedova che gett due spiccioli nel tesoro del tempio! ". Certamente. Quella era povera ma Zaccheo era ricco. Orbene, entr forse la vedova e rimase fuori Zaccheo? 46 Tutt'altro! In effetti il regno dei cieli il regno di [tutti] i figli , e pertanto lo si d indistintamente ai poveri e ai ricchi. In quel Regno Zaccheo non sar pi ricco di quella vedova, sebbene abbia dato pi di

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lei. Egli infatti diede ai poveri la met di quanto possedeva beni che possedevano, furono uguali nella carit.

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, l'altra diede solo due spiccioli. Dissimili nei

12. Ecco dunque che al ricco dato entrare nel regno dei cieli. Ascolta per la descrizione di questo ricco. Voi che possedete beni terreni ascoltate qual la via che gli si apre dinanzi, ascoltate come venga chiamato ad entrare. Ascoltate, e prima che giunga il diluvio mettetevi all'opera o almeno cominciate; 48 ascoltate ci che l'Apostolo scrive a Timoteo: Ai ricchi di questo mondo prescrivi . Qui Paolo immagina che qualcuno gli chieda quale sia stato al riguardo il comando del Signore, che aveva detto: " Vendete tutto quel che possedete e datelo ai poveri: ne avrete un tesoro nei cieli; e poi venite con me, cio 49 seguite il Signore " . Effettivamente questo aveva comandato il Signore: osservi il comando di Cristo chiunque voglia conseguire le promesse di Cristo! Chi vuole queste pratichi quello! Traduca in opere ci che ha ascoltato dalla bocca del Signore! In realt, quando a qualcuno parla l'Apostolo, per suo mezzo parla il Signore, come sottolinea l'Apostolo stesso: Volete forse saggiare come per mio mezzo Cristo 50 che vi parla? Quale conclusione deriva da questo? Continua [Paolo]: Ai ricchi di questo mondo prescrivi 51 di non avere sentimenti di superbia , che la radice di tutti i mali che temiamo allignare nelle ricchezze. Descriviamoli in breve. Con molta facilit il ricco dice: " Servo sciagurato! ": espressione che sa di superbia, vero, ma se non li apostrofasse cos, forse non riuscirebbe a tenere in ordine i suoi domestici. In realt l'ordine, il pi delle volte, si ottiene meglio con una parola severa che non con l'uso d'un nocchieruto bastone. Il ricco, dunque, esce in tali parole: pu darsi per che a dirle lo costringa la necessit di tenere in buon ordine la casa; pu darsi che tali parole non gli sgorghino dall'animo, che non le dica col cuore, che non le dica l dove son rivolti gli occhi e gli orecchi di Dio. Non si ritenga peraltro superiore agli altri per il fatto che ricco: si svesta dei suoi abiti lussuosi e consideri la fralezza del suo corpo. Cosa voglio dire, fratelli? Cosa voglio dire? Consideri quel ricco a che cosa si ridurrebbe se gli si 52 togliessero di dosso tutte le pomposit che lo coprono esternamente: egli carne e sangue , egli proviene come gli altri da quella massa che trae origine da Adamo ed Eva. Su tutte queste cose il ricco non in grado di riflettere, perch difficile spogliarlo totalmente delle vesti pompose che lo coprono. E l'ideale non che venga spogliato da altri: a gettarle via dovrebbe essere lui stesso. Circondato quindi da tali e tante vanit, difficile fargli entrare in testa chi effettivamente egli . Comunque ripensi a 53 quand'era nel grembo di sua madre e com'era nudo e sprovvisto di tutto , come il povero. Alla nascita, un diverso ambiente l'ha accolto; il quale per, non essendo stato portato quaggi dall'altro mondo, dovr rimanere in questo mondo. Un ricco che la pensi cos interiormente, cio nel suo spirito, un 54 povero : egli detesta la superbia e ama abbassarsi, e anche se con quelli che deve dirigere si mostra col volto accigliato, tuttavia nel suo intimo, dove penetra l'occhio di Dio, egli una persona umile: sa infatti con quale coscienza deve battersi il petto. Ma ora vogliate considerare se i ricchi posseggono anche le altre doti che l'Apostolo aggiunge, poich egli non dice soltanto: Non avere sentimenti di superbia e null'altro. A tali parole in realt qualsiasi ricco ti avrebbe potuto rispondere: " Sa Dio che io non nutro sentimenti di superbia, e se a volte alzo la voce e dico parole aspre, Dio, che conosce la mia coscienza, sa che le dico perch necessarie ad ottenere il buon ordine in casa, non per innalzare me stesso al di sopra degli altri, quasi che per il fatto di essere ricco sia anche superiore a loro. Poich quello che io faccio Dio lo vede nel mio intimo ". Or dunque passiamo a vedere ci che Paolo aggiunge. Dice: Non nutrire 55 sentimenti di superbia n ripongano la loro speranza nelle ricchezze, che sono volubili . Ma anche a questo riguardo [il ricco] potrebbe ribattere qualcosa, e solo Dio pu scorgere se egli dica o no la verit, se cio non si senta sicuro per i beni che possiede e non riponga in essi la sua speranza. Per questo 56 l'Apostolo continua: [Speri] invece nel Dio vivente, che a noi elargisce tutto ci di cui godiamo . 13. Dopo questo cos'altro dice? Siano ricchi di opere buone. ormai uscito al di fuori: elenca opere che cadono sotto gli occhi dell'uomo e non si possono nascondere. Se si fanno, le si vede; altrimenti segno che non si fanno: non c' possibilit di mentire. Siano ricchi di opere buone, facili ad elargire e a mettere 57 in comune [dei loro beni]. In questo si manifesta l'umilt. Tu possiedi: ebbene quel che possiedi sia comune e a te e a colui che ne privo. Mettere in comune. E da questo chi ne trarr vantaggio? Si 58 procurino per il futuro un buon capitale, in modo da conseguire la vera vita . Se i ricchi sono cos virtuosi, stiano pur tranquilli: quando arriver l'ultimo giorno, si troveranno nell'arca, saranno nell'edificio che si sono costruiti; non saranno fra coloro che periranno nel diluvio. Non si spaventino per essere stati ricchi. E cos, se uno giovane e non ce la fa a vivere nella continenza, gli si concede di prendere 59 moglie . O che per questo motivo nell'ultimo giorno verr a trovarsi fra coloro di cui detto che 60 [periranno perch] s'ammogliavano ? Non sar fra costoro, se [il giorno del Signore] lo trover con i requisiti voluti dall'Apostolo: il quale in altro luogo cos raduna nell'arca quanti vissero nel timore [di Dio]. Ecco le sue parole: Del resto, fratelli, il tempo si fatto breve. E cosa ne consegue? Per quel che rimane, gli sposati vivano come se non fossero sposati; e quelli che comprano come se non comprassero; e quelli che piangono come chi non piange; e quelli che godono come chi non gode; e chi si serve delle cose del mondo sia come colui che si astiene dell'usarne. Passa infatti la figura di questo mondo, e io vorrei che 61 voi foste senza inquietudine . Fratelli, se voi volete essere nella sicurezza, non riponete la vostra felicit nelle cose materiali; e se l'ufficio che ricoprite o le necessit della misera condizione umana vi

costringono a far uso dell'una o dell'altra di queste cose, non riponete in esse la vostra speranza, non attaccate ad esse il vostro cuore, ma, trattandosi di cose temporali, ritenetele come transitorie. Esse infatti, tutte quante, scivolano via nel fiume delle cose create; e voi stessi siete testimoni delle avversit che si accalcano sull'uomo e le sue cose, e com'esse abbattono tutte le realt superflue. 14. Fratelli, c' gente che ogni giorno brontola contro Dio: " Che tempi brutti!, che tempi difficili! ". Sono le insulsaggini che si buttan l e di cui abbiamo gi parlato. " Tempacci, tempi duri, tempi insopportabili "; eppure si organizzano gare circensi! I tempi sono cattivi, sono difficili. Ci si ravveda. Chiami duri i tempi: quanto pi duro sei tu, che dalla durezza dei tempi non trai motivo per ravvederti! In effetti vediamo anche ai nostri giorni prosperare le insensatezze di numerosi spettacoli, vediamo la voglia matta per tante cose superflue. La bramosia non si decide a finire nemmeno dopo che le stata tagliata la testa! Dimmi, ti prego: per quale finalit, per compiere quali azioni essi desiderano la prosperit? Desiderano la sicurezza; ma la desiderano per fare che cosa? Si conceda pur loro un po' di sicurezza! Vedremo subito i malanni che ne verranno fuori; vedremo la lussuria sorpassare gli argini peggio di adesso. Bella sicurezza e pace quella di cui si avvantaggiano i teatri, le musiche, i trombettieri e i pantomimi! Tu vuoi fare un cattivo uso di ci che desideri: per questo non ti viene dato. Ascolta quindi, ascolta la voce di un apostolo: egli ti parla molto pi francamente di me. Io infatti so che potrei offendere molta gente; e poi ritienimi pure come un uomo piuttosto timido, che non oso ferire la tua suscettibilit. Ebbene, ascolta da un apostolo ci che non vorresti [ti fosse detto]. Bramate e non ottenete, - sono parole di un apostolo! - uccidete, mossi da invidia, ma non riuscite a conquistare [ci che vorreste]; litigate, fate guerre ma non ottenete [quanto desiderate]; chiedete ma non ricevete perch chiedete in 62 maniera indebita, cio per soddisfare i vostri desideri . Come si vede, egli non lusinga nessuno; anzi in molta gente, incancrenita [nel male], il suo coltello giunge fino alla carne viva. Ebbene, fratelli, lasciamoci guarire! Correggiamoci, correggiamoci! Torner Colui che quando venne [la prima volta] fu schernito e, siccome seguita a venire, anche oggi lo si schernisce. Ma torner di nuovo, e allora non ci sar pi tempo per ridere. Miei fratelli, emendiamo la nostra vita. Ecco, giungeranno i tempi migliori e giungeranno anche subito. Cos' che ti aspetti quaggi? Cambia posto, cambia residenza: leva in alto il cuore! Cosa infatti speri quaggi? Il genere umano attravers il periodo delle origini e quindi giunse a una specie di giovinezza. Allora le cose del mondo erano floride, ma ora la parabola in declino, e il mondo volge verso la vecchiaia: ormai decrepito. Cosa speri quaggi? Cerca altri valori! Cerchi la pace? buona la cosa che cerchi, ma cercarla dove risiede. un'altra la regione dalla quale Egli discese; un'altra la meta dove ti ordina di ascendere. Non lusingarti di avere tempi differenti da quelli descritti dal Vangelo. Non dico che saranno cos o cos: ogni giorno puoi procurarti tu stesso i codici della Parola del Signore; essi sono in vendita, e poi c' il lettore che te li legge. Meglio se tu stesso li comperi e quando hai tempo li leggi; anzi fa' in modo di trovarlo questo tempo! meglio spenderlo in queste letture che dietro le sciocchezze mondane. Leggi quanto vi stato preannunziato sino alla fine del mondo, credilo detto per te: non farti illusioni! Non ci sono i mali per il fatto che venuto Cristo, ma perch c'erano le tribolazioni e i mali, per questo venuto Colui che ce ne consola. 15. Badate bene, miei fratelli, a quello che sto per dirvi: presto o tardi dovevano arrivare questi tempi penosi e difficili, e noi cosa avremmo fatto se non avessimo avuto a fianco un consolatore cos potente? Il genere umano stava per cadere in grave malattia, ma ecco arrivare il medico. Egli si prende cura di quell'unico grande malato. S, quel medico si prende cura di tutti gli uomini da Adamo sino alla fine dei tempi, cio di tutto il genere umano coperto di piaghe. In realt da quando nasciamo su questa terra, da quando fummo scacciati dal paradiso, siamo affetti da malattia: la quale con l'approssimarsi della fine diventer pi grave, e mentre per certuni probabilmente si cambier in salute, altri ne avviciner alla morte. Il genere umano dunque era malato ma quell'incomparabile medico se ne prese cura. Trov che giaceva disteso in quel vastissimo letto che il mondo intero e, da medico espertissimo, controll le varie fasi della malattia: le osserv e previde anche quelle che sarebbero venute in seguito. Era stato infatti lui a mandarci la malattia, per esigenze della sua giustizia e perch fosse punito il nostro peccato. Per un certo tempo dunque, quando cio la nostra malattia non era ancora grave, il medico per visitarci cominci col mandare i suoi servi, i profeti. Essi parlarono e predicarono [in suo nome]; e cos per loro mezzo alcuni furono da lui curati ed ottennero la guarigione. Predissero inoltre che verso la fine della malattia ci sarebbe stata una fase molto acuta e nel malato stesso una forte agitazione, tale da rendere necessaria la presenza del medico in persona: egli doveva venire. Effettivamente il nostro medico ragion cos: " Alla fine dei tempi il malato subir attacchi pi forti e violenti e per fargli prendere la medicina bisogner che ci vada io stesso. Io lo rimetter in forze, lo tirer su di morale, lo incoragger, gli far delle promesse e, 63 ". Ed accaduto proprio cos. Egli venne, si fece uomo, partecipe se lui creder, gli ridoner la salute della nostra mortalit, affinch noi diventassimo partecipi della sua immortalit. Nonostante ci, il malato seguita a smaniare e, vaneggiando per la febbre che lo tormenta, dice dentro di s: " Da quando giunto questo medico la mia febbre aumentata, io sono pi agitato. Che attacchi tremendi! E lui cosa venuto a fare? Credo che il suo ingresso in casa mia non mi abbia portato fortuna ". Cos affermano quanti ancora son malati di vana nostalgia. Ma perch continuiamo ad essere malati di cose cos vane? Perch si rifiutano di ricevere dal medico la bevanda del buon senso. Eccoli l! Miseri come sono, si dibattono nei

loro affanni, oppressi da svariate tribolazioni e paure terrene, e concludono: " Da quando venuto Cristo ci tocca vivere in tempi calamitosi come i nostri; da quando son comparsi i cristiani il mondo va a rotoli ". Malato stupido! Non per la venuta del medico che la tua malattia si aggravata ma il medico venuto perch la tua malattia stava aggravandosi. Questo peggioramento egli lo previde, non lo caus; e, se venne, venne per infonderti coraggio e darti la vera guarigione. 16. D'altra parte, cos' che ti si toglie, cosa ti si sottrae se non ci che superfluo? Tu smaniavi per cose nocive, per cose che certo non giovavano a guarirti dalla tua febbre. O che per caso troppo severo il medico quando toglie al malato frutti dannosi alla sua salute? E in realt cosa ti toglie Cristo se non quella insensata sicurezza che tu volevi trangugiare rovinando le tue viscere? E anche ci che provoca i tuoi lamenti e brontolii rientra nel suo modo di curare. Ebbene, lasciati curare di buon grado, per non cadere nei tormenti contro voglia. una necessit quindi che i tempi siano difficili. E perch? Perch il nostro cuore non si attacchi alla prosperit di questo mondo. assolutamente necessario - come rimedio - che questa vita sia tribolata, perch impariamo ad amare l'altra vita. Ecco: nonostante che la nostra indolenza sia cos grande, noi ci attacchiamo ancora alle cose terrene, ancora perdiamo la testa dietro agli spettacoli. Cosa sarebbe se tutto sorridesse alla vostra vacuit e le vostre scempiaggini non fossero in alcun modo sottoposte a flagelli? Ecco, vi si mescolano tante amarezze e, ciononostante, il mondo ancora cos attraente! Suvvia, fratelli miei dilettissimi! Vi supplico per l'amore del Signore, per la sua croce, per il suo sangue, per la sua carit, umilt e divina maest, vi supplico e scongiuro a non ascoltare invano queste mie parole, a non credere che noi stiamo in questo luogo come se per davvero volessimo fare del teatro. [Quale sia il nostro intento] lo conosce la misericordia di colui dinanzi al quale noi tremiamo di spavento. Egli sa come a dirvi queste cose siamo indotti da un dovere di carit e sospinti dal 64 timore di chi sa - come sappiamo noi - che di ogni cosa dovremo rendere conto al Signore .

1 - Cf. Lc 17, 20-37. 2 - Cf. Lc 17, 20-25. 3 - Lc 17, 26-27. 4 - Cf. Gn 6, 14-22. 5 - Cf. Tb 12, 13. 6 - Cf. Os 14, 3; Gi 2, 13; Zc 1, 3. 7 - Cf. Gio 3, 10. 8 - Gio 3, 4. 9 - Cf. Sal 50, 19. 10 - Cf. Gio 3, 8 (10). 11 - Gv 1, 14. 12 - Cf. Symbolum fidei. 13 - Cf. Gn 17-18. 14 - Cf. Eb 11, 9 (?). 15 - Gn 22, 18 (26, 4). 16 - Cf. 2 Cor 13, 3. 17 - Cf. Mt 7, 13 (?).

18 - Cf. 2 Cor 8, 9. 19 - Mt 10, 38 (Lc 14, 27). 20 - Mt 19, 21. 21 - Lc 17, 26-27. 22 - Mt 19, 21. 23 - Cf. Mt 19, 22. 24 - Cf. Mt 19, 16. 25 - Mt 19, 23. 26 - Mt 19, 24. 27 - Mt 7, 7 (Lc 11, 9). 28 - Mt 19, 21. 29 - Cf. Mt 19, 25 e 27. 30 - Mt 19, 25. 31 - Mt 19, 24. 32 - Cf. Mt 3, 12 (Lc 3, 17). 33 - Cf. Mt 19, 24. 34 - Mt 19, 25. 35 - Sal 145, 5. 36 - Cf. 1 Pt 3, 4 (?). 37 - Mt 19, 26. 38 - Cf. Mt 19, 24. 39 - Cf. Mt 3, 4 (Mc 1, 6). 40 - Lc 2, 14. 41 - Mt 5, 3. 42 - Gb 1, 21. 43 - Cf. Sal 141, 6. 44 - Mt 5, 4. 45 - Cf. Mc 12, 41-42 (Lc 21, 1-2); Lc 19, 1-10. 46 - Cf. Gv 8, 36.

47 - Cf. Lc 19, 8; Mc 12, 42 (Lc 21, 2). 48 - 1 Tm 6, 17. 49 - Cf. Mt 19, 21 (Mc 10, 21). 50 - 2 Cor 13, 3. 51 - 1 Tm 6, 17. 52 - Cf. Mt 16, 17; 1 Cor 15, 50. 53 - Cf. Gb 1, 21 (Qo 5, 14). 54 - Cf. Mt 5, 3. 55 - 1 Tm 6, 17. 56 - 1 Tm 6, 17 57 - 1 Tm 6, 18. 58 - 1 Tm 6, 19. 59 - Cf. 1 Cor 7, 9. 60 - Lc 17, 27. 61 - 1 Cor 7, 29-32. 62 - Gc 4, 2-3. 63 - Cf. Dt 32, 39. 64 - Cf. Mt 12, 36; Eb 13, 17 (?).

Discorso 23/B
DISCORSO SUL SALMO 81: DIO SI ALZA NELL'ASSEMBLEA DELLE DIVINIT
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1. Non ho dubbi che voi, carissimi, conosciate a quale speranza ci abbia chiamati il Signore nostro Dio, quale sia la missione che [al presente] dobbiamo compiere, cosa dobbiamo sopportare e cosa riprometterci. Abbiamo da gestire un essere mortale e sopportarne la fragilit, mentre ne attendiamo la divinizzazione. Il nostro Dio infatti vuole non solo donarci la vita ma addirittura deificarci. Quando mai la misera umanit avrebbe osato sperare una tal gloria se non gliel'avesse assicurato la verit divina? Orbene, la verit divina ci ha promesso non solo questo (come abbiamo detto), che cio saremmo 2 diventati degli di , non solo questo ci ha promesso. Comunque, avendocelo Egli promesso, non si pu dubitare che la cosa sia vera, poich l'autore della promessa fedele e non pu ingannare, e il donatore cos onnipotente che nulla pu ostacolarlo nell'adempiere quanto ha promesso. Ma c' di pi: al nostro Dio sembr poco prometterci che in lui avremmo ottenuto la divinit, ma volle egli stesso rendersi partecipe della nostra miseria umana. Ci ha detto press'a poco cos: " Vuoi toccare con mano quanto io ti ami e quanto sicuro che ti dar la mia divinit? Ecco, io ho preso su di me la tua mortalit ". Non ci sembri un assurdo, fratelli, il fatto che gli uomini divengano di, che cio coloro che antecedentemente erano uomini poi siano cambiati in di. cosa pi difficile a credersi quella che gi ci stata accordata, che cio colui che era Dio diventasse uomo; eppure questo fatto noi accettiamo con ferma fede, mentre dell'altro siamo ancora in attesa. Il Figlio di Dio si fatto uomo per rendere figli di Dio i figli dell'uomo.

Ritenete bene a mente queste verit, delle quali suppongo che ricordiate, carissimi, come gi altre volte vi abbiamo parlato. In se stesso Egli non era mortale, e noi di per noi stessi non eravamo immortali. Dico: " In se stesso " nel senso che non lo era per ci che Egli : per la sua natura, per la sostanza per cui Egli Dio, mentre sotto un altro aspetto Egli volle avere come sua la mortalit, cio perch la prese dalla sua creatura, da ci che aveva chiamato all'esistenza, da ci che aveva creato. diventato uomo il Creatore dell'uomo affinch l'uomo diventasse partecipe di Dio. Questo dono ora noi possediamo nella fede; l'altro ci riserva e promette la speranza e apparir nel tempo stabilito. Allora ne godranno tutti coloro che ora, prima cio che egli si manifesti, vi hanno creduto, mentre saranno confusi coloro che quando era occulto non vi avevano creduto. 2. Al cristiano si dice di beffarsi degli di del paganesimo e di venerare con piena convinzione l'unico vero Dio. Chi fa cos non deve tremare n spaventarsi ascoltando il salmo che poco fa abbiamo cantato, dove 3 si dice: Dio si alza nella sinagoga degli di . Che significa sinagoga? una parola greca che, a quanto posso supporre, alcuni di voi conoscono, mentre sconosciuta alla maggior parte. In latino " sinagoga " corrisponde ad " assemblea ", sicch noi abbiamo cantato: Dio si alza nell'assemblea degli di. E perch 4 si alza? Stando in mezzo distingue gli di . Il nostro Dio, il Dio vero, il Dio unico si alza nella sinagoga degli di, ovviamente molti di, che per non sono di per natura ma lo sono per adozione, per grazia. C' infatti il Dio che esiste di per s, il Dio che sempre Dio, il Dio vero, il Dio che non solo Dio lui stesso ma rende di anche gli altri o, per dirla cos, un Dio che deifica, un Dio che, non fatto da nessuno, fa di [gli uomini]. Ora un'infinita distanza c' fra questo Dio e coloro che son fatti di [da lui] e non da un artigiano. 3. Siccome poi l'artefice certamente superiore all'oggetto da lui confezionato, vi accorgerete subito di che natura siano gli di adorati dai pagani e come sia diverso il Dio che adorate voi. Voi adorate il Dio che rende di anche voi; gli altri adorano di fabbricati da loro, per cui chi li adora perde la possibilit di diventare dio: fabbricando di falsi si estranea dal vero Dio. Infatti questi di non conferiscono a chi li fabbrica la natura divina ma solo un nome non rispondente a ci che sono. Gli artefici perdono ci che potrebbero essere, senza poter dare agli di da loro costruiti ci che questi non possono diventare. Chi fabbrica un dio falso offende il Dio vero, e, costruendo un oggetto che non pu essere un dio, si mette nell'impossibilit di diventare lui stesso ci che altrimenti potrebbe essere. Lui infatti, se lo volesse, potrebbe diventare un dio, non qual quel dio che egli adora ma quali ci rende quel Dio che egli non adora. Insomma, cosa desiderano gli uomini?, diventare di o costruirsi degli di? Sembra loro pi potente fabbricare di che diventare essi stessi dii. E poi, anche ammesso che siano in grado di fabbricarsi degli di, quanto da loro fabbricato, pur portando il nome di dio, forse che un dio per davvero? Tu potrai, vero, imporgli il nome divino e chiamarlo dio, ma in realt esso o legno o pietra o oro o cose simili. In effetti tu, o empio, ti proponi di fare un dio, ma non questo quello che costruisci. Tu puoi soltanto costruire una statua raffigurativa e chiamarla dio, ma essa non sar mai quell'essere che tu nomini: sar solo la materia che fu creata da colui che tu non invochi. stato infatti Dio colui che ha creato il legno, la pietra, l'oro e l'argento; e se tu con quella pietra creata da Dio ti metti in testa di costruire un dio, non riuscirai n a dargli quella divinit per cui l'hai costruita n a togliergli quella natura che gli diede il Creatore. 4. Orbene, quello che tu intendevi fare non sei riuscito a farlo. Se infatti io ti volessi chiedere cosa ti ripromettevi di fare tu mi risponderesti: " Un dio ". Il simulacro che tu hai costruito mi risponde meglio di te. Possiamo in effetti rivolgere delle domande anche a cose come quelle fabbricate da te: le quali non hanno, vero, n l'anima n le capacit sensoriali ma presentano ai nostri occhi un aspetto con cui dichiarano, per cos dire, ai nostri sensi cosa in realt esse siano. Per esempio, tu hai costruito un dio fatto di legno. Ovviamente, se un dio non pu essere un pezzo di legno; se invece un pezzo di legno non pu certo essere un dio. Eppure tu mi replichi d'aver costruito proprio un dio. Consentimi pertanto che io, scansato quel legno che sei tu, interroghi direttamente il legno da te lavorato, e, affinch tu non creda che per il fatto che rivolgo le mie domande a quel pezzo di legno (che male c' infatti se mi metto a interrogarlo?) sia diventato io pure un oggetto di legno, stammi bene attento: parlandogli, io non intendo rivolgermi ad un'anima ma bado alla forma che mi si offre agli occhi. Il mio sguardo si posa sulla forma di quel pezzo di legno e sulla materia di cui composto; e perch non succeda che il mio occhio, che mortale, abbia ad ingannarsi lo faccio interrogare anche dal mio tatto. Che se anche questa prova ti sembrasse insufficiente, potrei prendere un'ascia e con essa saggiare il tuo dio, cio quel pezzo di legno creato dal mio Dio. In tutti questi miei sondaggi e richieste quel tuo simulacro, pur senza parlare, mi risponde che un pezzo di legno, anche se tu lo ritieni un dio; e in ci il suo dire pi attendibile che non il tuo. 5. Tu dici che il [tuo] dio mentisce, ma quell'oggetto che tu hai modellato ti convince [della verit]. Per il fatto per che esso ti convince della verit, non ne segue che sia superiore a te. Anche se tu dici il falso e lui il vero, anche se tu dici che esso un dio e lui un pezzo di legno, non per questo superiore a te:

sicch tu non hai alcun motivo per adorarlo quasi che sia superiore a te. Tu infatti hai facolt sensoriali mentre lui non ne ha: tu ascolti mentre lui non ascolta, tu vedi mentre lui non vede, tu cammini mentre lui non cammina; tu vivi mentre di lui non posso dire nemmeno che sia morto poich mai stato in 5 vita . Tu dunque sei superiore al simulacro che hai costruito. Ebbene, adora chi superiore a te, cio colui che ti ha creato! Sarebbe un'offesa per te se ti si ritenesse uguale a quell'oggetto che hai fabbricato. Domandi com' colui che adori? Se qualcuno per malevolenza ti dicesse: " Possa tu essere come quello l ", tu andresti sulle furie. Eppure tu adori ci che aborrisci di essere, e adorandolo diventi in certo qual modo simile a quell'oggetto, non certo cambiandoti in legno e cessando di essere uomo ma rendendo il tuo uomo interiore quasi somigliante a quell'effigie corporea che ti sei modellata. In realt Dio ti ha dato come occhio la mente, ma tu non vuoi vedere la verit. Ti ha dato come orecchio l'intelligenza, ma tu non vuoi intendere la giustizia. Quanto all'odorato, se il nostro uomo interiore ne fosse sprovvisto, non si 6 spiegherebbe come possa dire l'Apostolo: Noi siamo il buon odore di Cristo in ogni luogo . Se l'uomo interiore non avesse la bocca non avrebbe detto il Signore: Beati coloro che hanno fame e sete di 7 giustizia . L'uomo interiore ha dunque tutte le facolt (e questo perch Dio gliele ha date), ma lui non se ne vuol servire [come dovrebbe]: preferisce diventare simile alla statua che lui stesso ha modellata, una statua di cui dice il profeta: Hanno occhi ma non vedono, hanno orecchi ma non odono, hanno narici ma 8 non odorano, hanno bocca ma non parlano, hanno mani ma non lavorano , ecc. E nota come conclude: 9 Divengano simili a loro tutti quelli che le fabbricano e che in esse confidano . Ma come possono gli uomini diventar simili a muti simulacri? Certamente ai sensi dell'immagine che stiamo riferendo. In realt tutte le volte che l'uomo interiore diviene insensato, in certo qual modo si rende simile a una statua. Mentre vuol conformarsi con l'oggetto da lui fabbricato perde la somiglianza in lui scolpita dal suo 10 Creatore. E in effetti come poteva dire il Signore: Chi ha orecchi per intendere intenda , se non perch ci sono alcuni che hanno, s, gli orecchi ma non intendono? 6. Non s'impaurisca pertanto il vostro cuore per il fatto che Dio si alza nella sinagoga degli di, e stando 11 in mezzo distingue gli di . Il fatto di distinguere collocandosi in mezzo richiama [l'esistenza di] alcuni precetti: da cui consegue che quanti trascurano questi precetti non vogliono essere ci che egli ci ha ordinato di essere. Qui alcuni avranno da protestare: " Perch distinguerli se tutti sono di "? Perch distinguerli, nonostante che tutti siano di, se non perch ci sono di quelli che ascoltano e altri che si rifiutano di ascoltare? Alcuni ringraziano, mentre altri sono ingrati dinanzi ai doni del Signore. Ecco perch avviene la distinzione; ma chi deve distinguere colui che sa fare una [giusta] distinzione. Quindi nessun uomo creato osi fare distinzioni; lasci che distingua colui che ha creato: l'autore giudichi le sue opere, lui che nel giudicare non va soggetto ad errori. Concedendo poi il suo Spirito egli rende anche gli uomini capaci di giudicare: non per le loro risorse n lasciati a se stessi, non per la loro natura n per i loro meriti, ma per la grazia e i doni di Dio. Dice Paolo: Noi non abbiamo ricevuto lo spirito del mondo ma lo Spirito che proviene da Dio, e in questo modo conosciamo quel che Dio ci ha donato. L'uomo naturale non comprende quanto compete allo Spirito di Dio: tali cose sono per lui una stoltezza e non le pu comprendere perch si valutano spiritualmente. L'uomo spirituale, viceversa, in grado di giudicare tutte 12 le cose, mentre nessuno pu ergersi a giudice nei suoi riguardi . Orbene, se abbiamo lo Spirito di Dio, distinguiamoci fra di noi, non solo, ma distinguiamoci anche dai simulacri. 7. Bisogna veramente compiangere questi uomini che non distinguono se stessi dalle statue e, quanto a quelli che se ne sanno distinguere, non bisogna per ci stesso lodarli, a meno che non si debbano tributare lodi all'uomo consapevole della differenza che passa fra s e la pietra. Ma che razza di uomo sarebbe colui che si credesse uguale alla pietra? E magari arrivasse fino a questo punto! Ma egli si considera superiore alla pietra! Essere infatti simile alla pietra o ambire una tale somiglianza sarebbe cosa impossibile poich, per quanto l'uomo voglia adeguarsi all'oggetto da lui costruito, mai potr cancellare in s l'opera di Dio. Ma supponiamo che egli si voglia considerare simile ad una statua o abbia una tale convinzione. Di costui dico che, prima di tutto, offenderebbe se stesso. Ma forse questo tale d poco peso al fatto che offende se stesso; e fa bene a valutare cos l'offesa arrecata a un tal uomo. Io per affermo una cosa che lo deve impressionare: egli reca offesa a Dio. Paragonandosi erroneamente a una 13 pietra, egli commette un sacrilegio contro il Creatore, poich l'uomo stato fatto ad immagine di Dio . Ora, se tu offendessi l'immagine dell'imperatore, saresti un sacrilego e cos ti si chiamerebbe ai sensi delle pubbliche leggi. Ebbene, cosa sarai quando profani l'immagine di Dio? Cosa peggio: scagliare un sasso contro l'immagine di un uomo o considerare una pietra immagine di Dio? Lasciamo dunque da 14 parte gente come costoro, che son morti e seppelliti , poich, sebbene in assoluto non sia impossibile riportarli in vita, questo non nelle nostre possibilit. Non per questo tuttavia, cio non perch non dato a noi di poterli far vivere, dobbiamo disperare della loro sorte, poich Dio cos potente da suscitare 15 anche dalle pietre figli di Abramo . 8. C' di pi. Noi dobbiamo ritenerci differenti anche dalle divinit che abiterebbero in dette pietre o statue di legno, d'oro e d'argento. Alcuni infatti, per potersi in qualche modo difendere, dicono: " Anche noi sappiamo che i simulacri sono delle vanit, ma noi non veneriamo il simulacro ". E se gli domandi che

cosa venerino, ti rispondono: " Le divinit che sono nel simulacro. Ci prostriamo, vero, dinanzi alla figura visibile ma adoriamo l'invisibile ". Ma cosa son mai queste divinit invisibili? Ascoltiamolo dal nostro Dio, che per bocca del profeta dice: Tutti gli di delle genti sono demoni; il Signore invece ha fatto i 16 cieli , dove i demoni non sono degni di abitare. In un modo il profeta irride i demoni, in un altro i simulacri. Come irride i simulacri? Le statue delle genti sono argento e oro. Non menziona la pietra e il legno, ma come oggetto della sua derisione presenta ci che essi stimano di valore, ci che ritengono prezioso, gli oggetti da loro preferiti. Essi sono dunque argento e oro, ma sempre opera delle mani 17 dell'uomo . E in che senso sono opera dell'uomo? Fu forse l'uomo a farli essere oro o argento? Questo 18 fu opera di Dio. E l'uomo? Egli fece s che avessero occhi ma non vedessero . Questa l'opera compiuta dall'uomo nel fabbricarsi il suo dio: un'opera che egli personalmente non vorrebbe fosse ripetuta su se stesso dal Dio che lo fece. Ha costruito un dio cieco colui che non vorrebbe essere stato creato cieco da Dio. Che dire di pi? Il salmista nomina l'oro e l'argento, cio i metalli pi preziosi, e li sceglie per deridere le loro divinit, in base a ci che essi valutano di pi. Ma c' davvero una qualche differenza rispetto a ci che effettivamente vuol prendere in giro? C' ovviamente una differenza fra l'oro e il legno, essendo l'oro pi pregiato del legno, ma riguardo al fatto d'avere o non avere gli occhi, al vedere o non vedere, i due materiali non differiscono minimamente. Differenti nella utilizzazione e nella lucentezza, sono pari nella cecit. 9. In una maniera dunque [il salmo] deride i simulacri, dicendo che sono senz'anima, senza facolt sensitive e senza vita, e in un'altra gli esseri che in essi son venerati come potenti, cio i demoni, contro i 19 quali si dice: Tutti gli di delle genti sono demoni, il Signore invece ha fatto i cieli . Cos anche 20 l'Apostolo: in un modo irride gli idoli e dice: Noi sappiamo che l'idolo una nullit , mentre con parole diverse comanda di tenersi lontani dai demoni dicendo: I sacrifici che immolano i pagani li immolano ai 21 demoni, non a Dio; e io non permetto che voi siate in consorzio con i demoni . Non dice: " Non tollero che voi siate in consorzio con gli idoli ". In tal caso infatti temeresti una cosa per te impossibile, essere cio accomunato ad un idolo di legno e con esso finire nel fuoco. Temi viceversa di associarti ai demoni, se non vuoi essere spedito nel fuoco eterno insieme a loro. State attenti, miei fratelli, a quel che voglio dirvi! Condividere la natura di un idolo, anche se lo volessi non potresti; essere invece associato ai demoni, se lo vuoi lo diventi, se non lo vuoi non lo diventi. Comunque, a quelli che sono dalla parte del diavolo e dei suoi angeli alla fine dei tempi sar detto: Andate al fuoco eterno, preparato per il diavolo e i 22 suoi angeli . Mi sembra davvero, fratelli, che, in qualunque modo avvenga, si faccia una profonda 23 distinzione tra di e di ; e chi la fa non sono io. La parola di Dio, o esposta o cantata o letta, lei che distingue e ha la facolt e il potere di farlo. 10. A questo punto ecco che qualcuno della folla mi viene a dire: " Dio mi guardi dal ricorrere ai demoni; anzi mi conceda di detestarli! Veramente io gi li detesto profondamente, fuggo da loro e li aborrisco ". Ecco un parlare veramente giusto, un'espressione veramente buona; ma che dire se poi, quando hai male alla testa, ricorri all'indovino? se quando hai una causa rischiosa fai intervenire l'aruspice? Tutti costoro sono strumenti dei demoni: e allora, come fai tu a ricorrere a strumenti posseduti da quegli esseri che tu detesti? Dalle opere conoscer se tu dici la verit. La tua presa di posizione sembrerebbe ben definita, ma solo prima che giunga la prova. Riconosci chi sia colui che ti parla, tenendo presente che satana mai ti parler attraverso una statua ma per bocca di una qualche persona cattiva, della quale ha occupato il 24 cuore. Egli, come asserisce l'Apostolo, agisce tramite i figli che non credono . Pu quindi darsi il caso che ti si dica: " Provvedi a te stesso! Pensa a te stesso! Sai chi devi interrogare e com'egli sia capace di dirti tutta la verit. Sai che c' uno capace di patrocinare la tua causa, di conservarti il tuo campo; egli ti sapr indicare il giorno per intraprendere l'affare ". In tutte queste parole scopri come ci sia di mezzo il diavolo, che parla attraverso l'uomo: un'uomo che egli ha gi sedotto attirandolo nella sua congrega. E se 25 non vuoi condividere la sorte dei demoni , evita chi dalla loro parte, e sarai dalla parte di Cristo, non per l'eguaglianza nella maest divina ma nel possesso della sua medesima eredit, di cui dice l'Apostolo: 26 Eredi di Dio, coeredi di Cristo . 11. Ma per qual motivo gli uomini desiderano la comunione con i demoni? Per la loro impazienza. Dice 27 infatti il testo sacro: Guai a coloro che perdono la pazienza . Chi non sa infatti che tu vivi in mezzo a difficolt, che sei schiacciato da pesi, sbatacchiato dalla tua fragilit, logorato dalla corruzione, sconvolto dalle insidie del nemico? Non c' dubbio: si tratta di cose vere, anche se moleste, anche se fanno tribolare, opprimono, schiacciano. E allora? Forse che Cristo ti ha chiamato ai godimenti mondani? Io son convinto che Dio ti direbbe una cosa giusta se ti dicesse: " Soffri tutto questo, poich sei uomo e, se sei mortale, lo devi alla tua volont, secondo il piano da me disposto ". Fu infatti la nostra natura quella che cominci a peccare, e da quel peccato deriva in noi la triste condizione nella quale nasciamo. Sopportiamo quindi con pazienza il nostro stato. Ma ecco che il Creatore viene a dirci: " Voglio fare di voi delle creature nuove. Vi ho creati mortali, voglio crearvi di nuovo dotati d'immortalit. Intanto sii paziente nel sopportare la tua condizione attuale perch possa conquistare la tua eredit ". Credo che avrebbe ragione Dio se, rivolto all'uomo, gli dicesse: " Abbi pazienza, sopporta! C' in te del fradicio, del marcio:

accetta dunque coraggiosamente il medico e i suoi tagli. Che egli arrivi sino in fondo nelle tue membra incancrenite e venga fuori tutto il male che alligna in te ". Quanti dolori sopportano gli uomini a causa dei medici! Si lasciano legare, tagliare, bruciare, secondo il volere di chi promette loro la salute, per quanto incerta, secondo il volere di colui che non stato tuo creatore ma un semplice uomo che interviene sull'uomo. Si sopporta tutto: non solo si sopportano i tagli, ma ci si raccomanda al medico che si decida a tagliare. Perch dunque, quando sei sottoposto alle prove, tu non vuoi credere che attraverso queste sarai purificato? Perch non vuoi prestar fede a colui che ti dice: Come l'oro e l'argento si purificano nel 28 fuoco cos gli uomini accetti [a Dio] nella fornace dell'umiliazione ? Accetta quindi la medicina che il medico somministra a te malato; accetta il fuoco che usa l'artefice per renderti oro puro. 12. Il mondo presente come il fornello d'un forgiatore. Orbene come nel fornello dell'orefice trovi la paglia, l'oro e il fuoco, cos nel mondo trovi l'incredulo, il fedele e le prove della vita. La paglia l'incredulo, l'oro il credente, il fuoco la prova. Queste tre realt si trovano in uno spazio assai ristretto, ma, per quanto sia stretto lo spazio dove si trovano, le tre realt posseggono ciascuna le proprie caratteristiche: il fuoco arde, la paglia si consuma, l'oro si purifica. Non ti sorprenda dunque il fatto che ai tuoi occhi il mondo si presenti pieno di scandali, di ingiustizie, di corruzione e di oppressioni; non sorprenderti nemmeno se, per l'aggravarsi dei mali che ci assalgono, gli uomini bestemmiano Dio e maledicono i nostri tempi cristiani. Non ti spaventino n gli insulti lanciati a Dio n i rimproveri contro il cristianesimo: la paglia che sta bruciando. E in effetti nel pronunciare i loro giudizi usano parole roboanti e quasi infiammate. Non stupirti se la paglia, mentre brucia, produce del chiarore: dopo un po' diventer cenere, mentre fintantoch brucia crepita e fa fumo. Tu, che sei oro, taci e lasciati purificare. Mentre la paglia brucia e con lei le sue bestemmie, tu lasciati purificare delle tue scorie. 13. " Comunque, dall'inizio dei tempi cristiani i mali si sono moltiplicati e sono in continuo aumento ". questa una concessione da non farsi con leggerezza a gente ignara [della storia]. Si degnino, costoro, di consultare gli scritti dei loro autori e le descrizioni che fanno dei mali dell'antichit. Vi leggeranno di guerre atroci combattute dagli antenati; vi leggeranno di regioni devastate, di popoli condotti in prigionia nell'alternarsi dei successi di genti che lottavano contendendosi la sovranit. Anche nei tempi dell'antichit ci sono state la fame e la peste. Se ne han tempo, consultino i codici; che se poi questo tempo non l'hanno, come riescono a tenere i loro lunghi discorsi? Riconosciamo tuttavia che certi fenomeni oggi capitano pi di frequente: per il logorio cui son soggette le cose umane e per il loro deteriorarsi, monumenti che in tempi passati furono costruiti con pomposa grandiosit oggi vanno in rovina e scompaiono. Il pagano si stupisce che vadano in rovina cose costruite dalla mano dell'uomo e vuol andare in rovina lui stesso, creato dalla mano di Dio. Considerate attentamente le cose, miei fratelli! Vi parler con estrema franchezza da questa sede dalla quale il Signore mi dona l'ardire di predicarvi la 29 sua verit. Non dobbiamo infatti aver preferenze per nessuno , non dico per qualche uomo singolo ma nemmeno per il mondo intero. Ci ha avvisati infatti proprio adesso il salmo rimproverandoci: Fino a 30 Questa parola opera quando giudicherete iniquamente e userete riguardi per la persona dei peccatori? una distinzione fra alcuni di e altri; e se noi vi incutiamo timore perch siamo intimoriti: vi parliamo cos perch cos ci viene comandato. Quanto a voi, vogliate riflettere e ricordare con quanto sfarzo siano stati costruiti teatri e anfiteatri. Chiameremo dunque migliori quei tempi perch le stupidit erano pi licenziose, perch pi allentate erano le briglie della turpitudine, perch ognuno poteva fare con maggiore libert il male che gli saltava in testa? In realt quei locali sono ricettacoli di sconcezze... Richiamate alla mente quel che accade l dentro e giudicate quali tempi siano migliori: se quelli nei quali detti edifici venivano costruiti o quelli nei quali vengono abbattuti. 14. Se li vediamo arrabbiati contro di noi, possiamo invitarli a leggere i loro autori. Controllino pure se i loro filosofi abbiano approvato le loro turpi sconcezze o non piuttosto se ne siano fatti beffe, se non le abbiano vietate e poste sotto accusa. Fra questi loro sapienti scelgano i migliori e, prima di toccare Cristo e la sua grazia, riscontrino in essi come vengano qualificati i loro vizi. Quali condanne non furono pronunziate da questi autori contro i lussuriosi, gli sciuponi e quei tali che spendevano il loro patrimonio per farsi erigere delle statue e, pur di essere immortalati da una pietra, non ricusavano di diventare straccioni! Leggano queste cose presso i loro autori, e non pretendano di conoscerne gli scritti imparandoli da noi. Poich, se essi li tengono cari, per noi cosa indecorosa insegnarli; ci conviene piuttosto metterli nel dimenticatoio. Sta di fatto comunque che, per quanto ci dato ricordare, quei filosofi condannarono molte di quelle usanze che costoro con accanimento vogliono continuare. Ma siccome, per tenere in piedi tali idiozie, essi mancano dell'autorizzazione, dei mezzi, della libert e del benessere, accusano Cristo, ingrati verso il Maestro che, diciamo cos, ha colto in fallo quei ragazzacci dediti a giochi sconvenienti e con la sua energica severit ha strappato loro di mano i palloncini di fango (chiamiamoli cos) e le ciotole di vetro con cui giocando si procuravano ferite. Essi ne piangono; mentre, se l'avessero voluto, sarebbe stato per la loro incolumit. Vadano dunque le cose del mondo cos come stanno andando, vadano come fu da tempo predetto. In questo modo si adempie la promessa fatta da Dio.

15. Fuggi dunque tutto ci che cattivo, impossessati di ci che buono. Siamo nel periodo della torchiatura. Nei tempi passati la gente si abbandonava con sfrenata libert a cose insulse, come le olive pendenti nei rami pi esterni della pianta, quando sono investite da questo o quel vento. Ora nell'oliva che pende sui rami contenuto e l'olio e la morchia : dovr intervenire il torchio perch i due liquidi siano 31 debitamente separati e distinti. Ecco perch il nostro salmo , s, intitolato: Per i torchi , ma poi nel testo non si dice assolutamente nulla n della vasca n della pressa n dei canestri: tutto ci che vi si dice riguarda il genere umano. Ascolti la parola " torchio ": bada a cosa esso destinato. In realt il genere umano da quella specie di mescolanza differenziata deve essere condotto l dove, per cos dire, si macinati e spremuti: dobbiamo essere cacciati nel frantoio, ci si debbono mettere sopra dei pesi. Mentre tu stai nel frantoio e sotto il torchio, vedi aumentare gli sprechi, vedi crescere l'avarizia fino a diventare rapacit, vedi la pi sfrenata lascivia: la morchia che si riversa sulle piazze. Tu disapprovi queste cose, eppure vai dicendo: " Ecco nei tempi cristiani le rapine sono cresciute e le ribalderie vengono perpetrate contro gli uomini di maggior prestigio ". la morchia nera, schifosa, buona a nulla, che si riversa nelle pubbliche vie. Oh, se avessi gli occhi per vedere anche l'olio che fluisce nei vasi! T'impressiona il numero spaventoso degli adlteri: perch non guardi alla moltitudine delle vergini consacrate? T'impressiona la quantit dei fornicatori: perch non annoti anche il fatto che tante coppie di sposi di comune accordo osservano la continenza? T'impressionano i tanti che per la loro insaziabile cupidigia si approfittano svergognatamente della roba altrui: perch non badi a tutti coloro che con grande larghezza d'animo e senza perdere la testa elargiscono i propri beni? Ti reca dispiacere quella gente che arricchisce disonestamente: ti rechino soddisfazione coloro che a fin di bene si rendono poveri. I ricchi sono diventati ricchi per la tirannia dell'illegalit; costoro son diventati poveri per una scelta religiosa. Perch guardi soltanto alla morchia, per dir male del torchio, e ricusi d'entrare tu stesso nel torchio? Sii quell'olio che viene separato dalla morchia mentre sta ancora nel frantoio, non quello che viene versato fuori. Con quel tale che stava dalla parte dell'olio ripeti: Ho incontrato tribolazione e dolore 32 e ho invocato il nome del Signore . Ovvero con quell'altro, olio lui pure: Buon per me l'essere stato [da 33 te] umiliato perch impari le vie della tua giustizia . Da che cosa deriva che ai tuoi occhi si presentino persone che stando nel torchio bestemmiano, mentre altre negli stessi torchi rendono grazie a Dio? Perch le une son tenebrose e le altre lucenti? Perch questo, se non perch si sta realizzando ci che 34 cantiamo: Per i torchi ? Non prendertela dunque con Colui che venuto a pigiarti, che venuto a compiere la separazione! Valuta bene questo tempo nel quale avviene la distinzione e non avere sulla lingua parole di calunnia.

1 - Sal 81, 1. 2 - Cf. Sal 81, 6. 3 - Sal 81, 1. 4 - Sal 81, 1. 5 - Cf. Sap 15, 17. 6 - 2 Cor 2, 15.14. 7 - Mt 5, 6. 8 - Sal 113, 13-15. 9 - Sal 113, 16. 10 - Mt 11, 15 (13, 9; Mc 4, 9; Lc 8, 8; 14, 35). 11 - Sal 81, 1. 12 - 1 Cor 2, 12 e 14-15. 13 - Cf. Gn 1, 27.

14 - Cf. Mt 8, 22 (Lc 9, 60). 15 - Mt 3, 9 (Lc 3, 8). 16 - Sal 95, 5. 17 - Sal 113, 12 (134, 15). 18 - Sal 113, 13. 19 - Sal 95, 5. 20 - 1 Cor 8, 4. 21 - 1 Cor 10, 20. 22 - Mt 25, 41. 23 - Cf. Sal 81, 1. 24 - Ef 2, 2. 25 - Cf. 1 Cor 10, 20. 26 - Rm 8, 17. 27 - Sir 2, 16. 28 - Sir 2, 5. 29 - Cf. Rm 2, 11 (Ef 6, 9; Col 3, 25; etc.). 30 - Sal 81, 2. 31 - Sal 81 tit. (var.); cf. Sal 8, 80 e 83 tit. 32 - Sal 114, 3-4. 33 - Sal 118, 71. 34 - Sal 81 tit. (var.).

Discorso 142 augm.


LA SEPOLTURA DEI CATECUMENI 1. Il vostro vescovo, che ci signore, padre e fratello, con sua degnazione mi incarica di proporre alla vostra santit qualche considerazione riguardo alla sepoltura dei catecumeni. Questo sarebbe certo una sua incombenza, e assai importante, ma, uniti nella carit di cui vi stavamo parlando, vogliamo 1 parteciparvi ogni cosa, al fine di essere tutti in [piena] comunione con Cristo . Si sa al riguardo che il dolore qualche volta diventa causa di odio, odio che sicuramente va perdonato. Chi infatti ricuserebbe il perdono a una persona addolorata e con il cuore in tumulto, se per caso dovesse pronunciare parole di odio? Ad ogni modo dovete sapere tutti, o carissimi, - e del resto molti di voi, o quasi tutti, lo sanno che, secondo le usanze e la disciplina della Chiesa, la salma di chi muore catecumeno non deve essere sepolta insieme alle salme dei fedeli, cio l dove vengono celebrati i misteri, a cui partecipano i fedeli. La cosa non pu essere accordata a nessuno, e il comportarsi diversamente altro non sarebbe che una 2 colpevole parzialit verso alcune persone . Perch infatti si dovrebbe concedere questo a un benestante e non ad un povero, se da ci deriva un qualche sollievo ai defunti? In realt i meriti dei morti si

calcolano non in base alle tombe dove giacciono i corpi ma in base agli affetti nutriti dalle anime. Miei fratelli, anche in questa cosa imparate a ragionare da veri credenti: a motivo dei sacri misteri le salme non possono essere sepolte dove non consentito. 2. A parte questo, noi piangiamo per la dipartita di questo catecumeno, e siamo addolorati per colui del quale ci stavamo occupando. Da quanto per accaduto vogliamo trarre motivo per ammonirvi, fratelli, che a nessuno data la certezza di vivere anche domani. Affrettatevi a raggiungere la grazia [del sacramento]; cambiate vita! Questo esempio vi sia di richiamo. Chi era pi sano di lui? Quale corpo era pi florido del suo? Eppure improvvisamente morto. Era vivo e vegeto; ha cessato di vivere, e voglia il cielo che egli sia soltanto deceduto e non davvero morto! Cosa volete che vi dica, fratelli miei? Lusingher la gente dicendo che i catecumeni vanno l dove vanno i fedeli? Dovremo forse essere condiscendenti con le persone provate dal dolore fino al punto da esporre dottrine contrarie al Vangelo? Non lo possiamo, fratelli miei! Bisogna affrettarsi da vivi, per non essere a ragione pianti da morti e per non morire davvero. Se ci si affrettasse a ricevere i sacramenti dei vivi come ci si affretta nella ricerca di sepolcro per i morti, probabilmente non ci sarebbe nessuno per il quale si dovrebbe piangere con motivi razionalmente validi; e se si dovesse piangere, lo si farebbe solo per motivi di commozione sensibile. Non si piange infatti per uno che ha raggiunto una sorte migliore e, superata la tentazione del tempo presente, non ha da temere alcun male ma, ottenuta in Cristo la tranquillit, non teme gli assalti del diavolo n si spaventa per le dicerie di chi gli vuol male. 3. Forse non ebbe sepoltura quel Lazzaro, al quale i cani leccavano le piaghe; almeno Dio non ne fa 3 menzione. Di lui si dice soltanto che quando mor fu trasportato nel seno di Abramo . Nessun accenno alla sepoltura. Chi infatti visse nella fame e nel disprezzo, forse alla sua morte fu lasciato insepolto; 4 eppure fu dagli angeli recato nel seno di Abramo. Dice [la Scrittura]: Anche il ricco mor e fu sepolto . Ma cosa giov a lui il sepolcro, sia pure di marmo, se la sua anima assetata, gi nell'inferno, bramava 5 una goccia d'acqua dalla punta di un dito e nessuno gliela dava ? Non voglio aggiungere altro, miei fratelli. Basta l'avervi terrorizzati cos; n voglio accrescere il dolore di alcuni nostri fratelli particolarmente colpiti da questa disgrazia. In realt, non avrei dovuto dire nemmeno questo, se non vi fossimo stati costretti dalla necessit di esortare e ammonire l'intera comunit. 4. Meditate sulla fragilit umana, miei fratelli; e per ottenere la vita correte mentre siete vivi; correte da vivi per non morire in eterno. Non v'intimorisca l'austera disciplina di Cristo, poich lui che proclama: Il 6 mio giogo soave e il mio peso leggero . Proprio nel capitolo che poco fa stavamo spiegando egli 7 afferma: Imparate da me, che sono mite ed umile di cuore . Infatti il mio giogo soave e il mio peso leggero. Ora tu obietti contro di lui e dici: " Non voglio per ora passare tra i fedeli. Non lo posso ". Che significa questo tuo " Non lo posso " se non che il giogo di Cristo ti duro e il suo fardello pesante? dunque la tua carne a suggerirti la verit, mentre Cristo dice menzogne? Lui dice: soave, la tua insipienza dice: " duro "; lui dice: leggero, la tua vanit replica: " pesante ". Su dunque! Presta fede a Cristo e credi che il suo giogo soave e il suo peso leggero. Non temere! Sottoponi coraggiosamente il tuo collo a quel giogo: il quale tanto pi ti sar soave quanto pi il tuo collo sar sostenuto dalla fede. Questo volevamo dirvi, fratelli, per ammonire la vostra carit; e questo vi abbiamo detto per due motivi: primo, perch nessuno di voi venga a chiederci cose come questa, rattristandosi poi se non gli riesce di ottenerle; secondo, perch voi, catecumeni, mentre siete ancora in vita provvediate con cura a non andare in perdizione nell'ora della morte. L infatti non potranno venirvi in aiuto n i vostri cari n la santa madre Chiesa.

1 - Cf. Eb 3, 14. 2 - Cf. Rm 2, 11 (Ef 6, 9; Col 3, 25; Gc 2, 9, etc.). 3 - Cf. Lc 16, 20-22. 4 - Lc 16, 22. 5 - Cf. Lc 16, 24. 6 - Mt 11, 30. 7 - Mt 11, 29-30.

Discorso 29/B
DISCORSO DI SANT'AGOSTINO VESCOVO

TENUTO LA VIGILIA DI PENTECOSTE SUL VERSO DEL SALMO:


CONFESSATE AL SIGNORE PERCH BUONO, ECC. 1. La parola di Dio cos ci esorta: Confessate al Signore perch buono . Confessate, afferma, al Signore. E come se tu ne chiedessi la ragione soggiunge: Perch buono. Il reo non tema la severit del giudice: la bont di Colui che lo ascolta lo rassicura nel confessare. Se ad indagare su di te fosse un uomo, tu confessando a lui [la tua colpa] ti condanneresti a morte; dinanzi a Dio, che ti conosce in antecedenza, ti condanneresti a morte se rifiutassi di confessare. Quando ti ascolta un uomo, si ripromette di conoscere dalla tua confessione lo stato in cui ti trovi; Dio invece ti giudica gi dal tuo pensiero. Confessa dunque per propiziarti Dio, poich anche se non volessi farlo, non riusciresti a nasconderti a lui. Quando Dio ti invita a confessare, non si attende da te una mancanza di rispetto nei suoi riguardi ma un atto di umilt da parte tua. Quanto poi alla sacra Scrittura, quando si parla di confessione, questa da intendersi in due modi: cio a tua punizione o a lode di Dio. Dico che a tua punizione quando esprime il tuo pentimento. Infatti l'uomo che si pente punisce se stesso per non essere punito da Dio. Dimostriamo dunque in primo luogo che in due sensi si pu parlare di confessione, e cio che non esiste solo la confessione dei peccati ma anche quella della lode di Dio; poi esporremo quanto il Signore vorr donarci, sull'uno e sull'altro genere di confessione. 2. La confessione dei peccati quella usuale e a voi nota; quindi non necessario esporne le motivazioni ma inculcarne l'uso. Dobbiamo piuttosto far delle ricerche sulla confessione a lode di Dio e sulle prove che la dimostrano. La gente infatti talmente abituata a chiamare " confessione " quella dei peccati che, tutte le volte che dal lettore sentono la parola " Confessate ", si battono il petto, e dalla coscienza richiamata al dovere ecco levarsi un brusio piuttosto rumoroso. Questo succede quasi sempre; eppure non sempre si parla di confessione dei peccati. A volte infatti si parla [della confessione] di lode, come in quel passo della Scrittura ove si dice: Confessate al Signore; e nella confessione direte cos: Tutte le opere del 2 Signore sono molto buone . Quando ascolti: Nella confessione direte cos: Tutte le opere del Signore sono molto buone, chiaro che questa una confessione di lode a Dio, non della tua colpevolezza. Confessi infatti che tutte le opere del Signore sono buone, non che le tue azioni sono cattive. Ed eccoti un altro passo, sul quale, come per il precedente, non puoi avere alcun dubbio. Il Signore Ges certamente 3 non commise peccati ; tuttavia nel Vangelo dice: Confesso a te, Padre, Signore del cielo e della terra. E continua con la lode: Poich hai nascosto queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le hai rivelate ai 4 piccoli. S, Padre, perch cos piaciuto a te . questa la confessione di uno che loda Dio, non di uno che accusa se stesso. Siccome dunque chi confessa o accusa se stesso o loda Dio, vogliate riflettere un poco sui vantaggi che ha l'una e l'altra confessione. 3. Chi si accusa d'essere cattivo dispiace a se stesso; e provando dispiacere per la sua cattiveria, gi comincia ad essere buono, dal momento che pi non gli piace d'essere cattivo. questo l'inizio del ravvicinamento del nostro cuore alla legge di Dio, in quanto ci che lui punisce lo punisci anche tu e ci che reca dispiacere a lui lo reca anche a te. In accordo con Dio tu cominci ad odiare il peccato, e siccome tu cominci ad odiare te stesso in accordo con Dio, Dio comincia ad amarti. Il peccato infatti non pu restare impunito. Se non vuoi che ti punisca lui, punisciti da te stesso. S, il peccato non pu restare impunito e, se tu lo punisci, lui te ne libera, se tu ci passi sopra, lui lo punisce. Osserva al riguardo il motivo per cui ottenne la giustificazione il pubblicano anzich il fariseo. Come si merit il perdono se non perch non pretese di discolparsi da se stesso? Teneva gli occhi rivolti a terra e volgeva il cuore verso 5 l'alto; si batteva il petto e guariva la coscienza . Che dire di pi? Egli torn a casa giustificato a differenza del fariseo. Se ne chiedi il motivo, eccotelo! Perch chi si innalza sar umiliato e chi si umilia 6 sar innalzato . 4. Dovendoti presentare dinanzi al Giudice, sii tu stesso il tuo giudice. Previeni Colui che ti dovr giudicare e lo incontrerai tuo liberatore. Che significa " Previeni "? Prima che ti punisca lui, punisciti da te 7 stesso. Tu hai letto certamente le parole: Preveniamo il suo volto con la confessione . Sembrano fra loro contrarie le due parole: " Riconoscere " e " Perdonare ", ma se tu vuoi che egli ti perdoni, occorre che tu ti colpevolizzi. Osserva quindi cosa dice nel salmo uno che, pentito, accusa se stesso: Distogli il tuo 8 sguardo . Ma da che cosa? Non dice: " Da me "; anzi in un altro passo dice: Non distogliere da me il tuo 9 10 sguardo . Da che cosa dunque [dovr distoglierlo]? Dice: Distogli lo sguardo dai miei peccati . Per quale merito vuole che Dio distolga lo sguardo, non da lui ma dai suoi peccati, affinch non vedendo
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quelli posi su di lui il suo sguardo? Per quale merito? Notalo bene e imitalo. Dice infatti nel medesimo salmo: Poich io riconosco la mia colpa. Per questo tu perdona. E prosegue: Il mio peccato mi sta sempre 11 dinanzi . Rimprovera quei tali che si pongono davanti i peccati degli altri e dietro le spalle i propri: quelli 12 degli altri davanti a s per criticarli spietatamente, i propri dietro le spalle per difenderli con tolleranza . 5. Coloro che si pongono dietro le spalle i propri peccati, non vogliono vederli e con finzione si esimono dal riconoscerli. Per questo motivo il Signore rivolge al peccatore queste parole minacciose: Tu hai fatto questo, e io ho taciuto. Che significa: Ho taciuto? Non mi sono vendicato, non ti ho punito, non ti ho mandato nella geenna. Hai agito male e hai seguitato a vivere; e di nuovo ti sei dato al male, prendendoti 13 gioco di chi ti perdonava. Hai supposto [in me] una cosa cattiva, che cio io fossi come te : hai creduto che io fossi simile a te, vale a dire che, come a te, cos anche a me piacesse la tua malizia. Vedi dunque quanto ti giova il provar dispiacere per la tua colpa. Con questo infatti cominci ad essere simile a Dio, non coltivando l'assurda pretesa di rendere Dio simile a te. Subito infatti ti accorgi dell'assurdit che commetti 14 quando a Dio, che ha creato te a sua somiglianza , tu vuoi imporre di diventare simile a te. Ebbene, tu hai fatto questo, e io ho taciuto, cio: " Non mi sono vendicato ". E allora tu hai supposto [in me] una cosa cattiva, che cio io fossi come te. Tutti i malfattori, gli iniqui, i delinquenti, i bestemmiatori, gli scellerati dicono cos: " Effettivamente, se le nostre azioni dispiacessero a Dio, noi non saremmo in vita ". Che significa: " Se le nostre azioni dispiacessero a Dio, noi non saremmo in vita "? Cosa dici mai? Quindi tali cose piacciono a Dio? Hai supposto una cosa cattiva. Queste azioni non piacciono a Dio: Dio non potr essere simile a te. Piuttosto correggi te stesso e sarai simile a Dio. Ma tu non vuoi: poni te stesso dietro 15 le tue spalle, non fai quel che dice la Scrittura: Il mio peccato mi dinanzi . Tu poni te dietro di te. 16 Pertanto ascolta quest'altro testo: Ti rimprovero, ti pongo dinanzi al tuo volto . Dice: " Quel che tu non fai, lo faccio io: ti pongo davanti a te, ti punisco servendomi di te ". Fallo dunque tu, affinch non debba farlo lui: poni te dinanzi a te, e di' con sicurezza: " Riconosco la mia colpa, e il mio peccato mi sta sempre 17 18 dinanzi . Non sia davanti a te, perch davanti a me. Distogli lo sguardo da quella colpa da cui io non lo distolgo. Perdona il peccato che io riconosco ". Non avrai da temere la morte, ma per non morire confessa. 6. Ora considera la confessione di lode. Poich nella confessione del peccato ti sei dispiaciuto di te, nella confessione di lode piacer a te Dio. Ti dispiaccia ci che tu hai fatto in te, ti piaccia Colui che ti ha fatto. Opera tua il peccato; tu sei opera di Dio. Ora Dio odia l'opera da te compiuta nell'opera sua. Convertiti dunque a lui e a lui confessa: accusando te e lodando lui sarai nel giusto. Gli uomini ingiusti fanno il contrario: lodano se stessi e accusano Dio. Rifletti bene, e, se questo riscontri in te, correggiti; e sebbene quel che sto per dire tu ora non lo sia pi, una volta lo sei stato, poich tale il comportamento di tutti gli ingiusti. Blasfemi come sono, essi quando fanno il bene pretendono per s la lode; quando fanno il male accusano Dio. Il superbo e l'arrogante dicono: " Ingrato, ingrato che altro non sei!, io ti ho dato questo e questo; io ti ho fatto la tale e la tal'altra offerta ". In ogni situazione con voce altisonante [l'empio] schiamazza: " Io, io ". Se viceversa ti si sorprende in una qualche colpa, un furto, un adulterio o qualcosa di simile e, condotto dinanzi al giudice, odi cominciare la requisitoria contro di te, tu subito dirai: " il mio destino avverso " ovvero, senza nominare il destino, dici: " Ma se Dio non l'avesse voluto, l'avrei potuto fare? ". Tu dunque accusi direttamente Dio o lo accusi per vie traverse interponendo il fato. In effetti, accusando il fato accusi le stelle: le quali stelle sono opera di Dio. Comunque, quello che tu intendi rimproverare Dio e difendere te stesso. Esaminati! Colloca in basso ci che ponevi in alto, e poni in alto ci che stavi mettendo in basso. Hai peccato? Accusa te stesso. Hai agito bene? Loda Dio. 7. Quando sei in peccato, ripeti l'invocazione del salmo: Io ho detto: Signore, abbi piet di me; risana la 19 mia anima perch ho peccato contro di te . Qui devi dire: " Io ". Quando confessi: Ho peccato contro di te, allora devi dire: " Io ". Perch vuoi sfuggire all'incontro in cui Dio si trover dinanzi a te solo? Rifletti e impara! Dice: Io ho detto: Signore, io ho peccato contro di te. Io ho detto. Ricorda quell'Io ho detto. Non il destino, la sorte, e nemmeno tu o lo stesso diavolo, poich se io non l'avessi voluto, non vi avrei acconsentito. Ed effettivamente non cosa ben fatta accusare il diavolo per discolpare noi stessi. A questo riguardo Dio ci ha comandato di perdonare chi confessa [la propria colpa]. Ma tu non l'hai commessa! Non avendo commesso nulla, a te non si perdona. Elevi suppliche per ottenere il perdono! Se non vuoi subire la pena, confessa la colpa. Quanto al diavolo, egli stesso vuole che ci si adiri contro di lui: quando viene incolpato, gode moltissimo, purch gli riesca di distoglierti dal confessare. In conclusione, quando pecchi di': " Io "; quando invece ti comporti bene di' quel che diceva l'Apostolo: Non certo io ma 20 la grazia di Dio con me . Sarai sulla strada giusta se confesserai i tuoi peccati e la lode di Dio, le tue opere cattive e i beni da lui ricevuti. Davanti al Signore tu confessi che egli buono; e se tu cos gli confessi, egli ti user misericordia, e non per un po' di tempo - cio finch dura la presente vita fugace 21 [ma per sempre] poich la sua misericordia dura in eterno . Rivolti al Signore, ecc.

1 - Sal 117, 1 (135, 1). 2 - Sir 39, 20-21. 3 - Cf. 2 Cor 5, 21; 1 Pt 2, 22. 4 - Mt 11, 25-26. 5 - Cf. Lc 18, 10-14. 6 - Lc 18, 14. 7 - Sal 94, 2. 8 - Sal 50, 11. 9 - Sal 26, 9. 10 - Sal 50, 11. 11 - Sal 50, 5. 12 - Cf. PHAEDRUS, Fab. 4, 10. 13 - Sal 49, 21. 14 - Cf. Gn 1, 27. 15 - Sal 50, 5. 16 - Sal 49, 21. 17 - Sal 50, 5. 18 - Sal 50, 11. 19 - Sal 40, 5. 20 - 1 Cor 15, 10 (Gal 2, 20). 21 - Sal 117, 1.

Discorso 28/A
DISCORSO DI SANT'AGOSTINO SUL VERSO DEL SALMO: IO HO DETTO NEL MIO SGOMENTO: OGNI UOMO MENTITORE, E SUL BRANO DI SALOMONE IN CUI DICE: SE SEDERAI ALLA MENSA DEL PRINCIPALE, ECC. FINO AL PUNTO IN CUI DETTO: 1 EGLI VA ALLA CASA DEL SUO CAPO 1. Dice l'Apostolo: Avendo il medesimo spirito di fede per cui stato scritto: " Ho creduto e per questo ho 2 parlato ", anche noi crediamo e per questo anche parliamo . Chi vuol parlare di cose in cui non crede, vuol versare cose di cui non si riempito. Se tu vuoi versare qualcosa, te ne devi prima riempire. E poi, nel versare agli altri bada a non restare vuoto tu stesso. Per questo il Signore, promettendo a chi crede la 3 pienezza del suo santo Spirito, dice: Diverr in lui una sorgente che zampilla per la vita eterna . Proprio della sorgente infatti versare senza esaurirsi. E se Dio ci concede questo beneficio, cosa renderemo al

Signore per tutte le cose che ci ha date ? Ecco come rispondeva un uomo pieno della grazia di Dio nel salmo che abbiamo ascoltato. Egli rifletteva sul dono di Dio che aveva ricevuto e guardandosi attorno cercava il modo di compensarlo. Non trovandosi capace di corrispondere adeguatamente, indugia 5 dubbioso nella ricerca, e dice: Che cosa retribuir al Signore per tutte le cose con cui mi ha retribuito? Egli infatti non mi ha donato [qualcosa] ma mi ha retribuito. Per i miei mali io meritavo il male; egli invece mi ha retribuito dandomi dei beni in cambio dei mali. E si chiede: Cosa dunque potr io dare al Signore?, seppure c' una qualche cosa con cui io possa retribuire al Signore, dopo che in quell'altro salmo si rivolgono a lui le parole: Ho detto al Signore: Tu sei il mio Dio perch non hai bisogno dei miei 6 beni! Se dunque tu sei il Signore perch non hai bisogno dei miei beni, che cosa render io al Signore? E tuttavia gli sembrato di poter trovare qualcosa da rendere a lui. Dice: Prender il calice della salvezza 7 e invocher il nome del Signore . questo il ripagare; questo anzi un ricevere ancora. 2. In precedenza egli aveva detto: Io ho detto nel mio sgomento: Ogni uomo mentitore . Sembrerebbe che sull'argomento egli abbia voluto offrire agli uomini, quanto meno a chi non riesce a capire e a chi non bada con sufficiente attenzione alle cose, non una confessione ma un pretesto. La Scrittura afferma: Ogni uomo mentitore, e qualcuno potrebbe dire: " Dal momento che ogni uomo mentitore, io posso mentire tranquillo. Se infatti non fossi un bugiardo, non sarei un uomo ". Hai captato il motivo della tranquillit; ascolta anche quello che ti mette nell'ansia, e cio: Tu mandi in perdizione tutti coloro che 9 dicono menzogne . Torna dunque prontamente in te stesso e ripensaci, poich anche colui che qui parla non dice: " Nella tranquillit " ma: Nello sgomento. Anch'io pertanto non troverei molta difficolt a dirti: " S, egli parla nello sgomento, parla impaurito, e quindi, siccome turbato, non sa quello che dice ". Certo che potrei dirti cos, ma a confermare quell'affermazione interviene l'apostolo Paolo dicendo: Dio solo 10 verace, mentre ogni uomo mentitore, come sta scritto . Quindi, se Dio verace e il solo verace, mentre ogni uomo mentitore, come potr l'uomo diventare veritiero se non avvicinandosi a colui che 11 non mentitore? Inoltre agli uomini vien detto: Un tempo eravate tenebra . Ecco in che senso ogni uomo mentitore. A Dio viceversa si dice: Presso di te la sorgente della vita, e alla tua luce noi 12 13 14 vedremo la luce . Siccome dunque Dio solo verace , poich Dio luce e in lui non ci sono tenebre , ne consegue che gli uomini sono tenebre, mentre Dio luce; che l'uomo mentitore, mentre Dio 15 veritiero. In che modo l'uomo potr diventare veritiero? Accostatevi a lui e sarete illuminati . Ed proprio questo ci che la Scrittura ci ha voluto indicare: che di per s ogni uomo, assolutamente " ogni uomo ", mentitore; e mentitore lo per quel tanto che trae origine da lui stesso, cio per il suo corpo formato di terra. L'anima infatti di natura divina, e, per quanto riguarda l'anima, l'uomo verace, non menzognero. Ebbene, se l'uomo di suo non ha altro che essere menzognero - non perch non pu essere veritiero, ma perch non pu esserlo con le sue proprie risorse -, per questo al fine di diventare veritiero 16 [stia alla parola]: Ho creduto e per questo ho parlato. Togli la fede, e ogni uomo mentitore . Infatti, allontanandosi dalla verit di Dio, egli rimane nella sua menzogna, poich chi dice menzogna dice cose 17 sue proprie . Se dunque tu sei diventato veritiero, renditi conto di come lo sei diventato, per non essere un falsario anche su questo punto. Tu infatti sei ora un uomo verace, ma se dici: " Io sono nella verit per la mia forza ", nel dire questo sei un mentitore. Se dunque sei veritiero, lo sei perch sei stato riempito [da qualcuno], perch sei stato reso partecipe della verit. Eri vuoto, ma dalla fonte celeste sei stato riempito di verit. Per questo devi dire: Che cosa render al Signore per tutte le cose con cui mi ha 18 retribuito? Nel mio sgomento io ho detto (e dicevo la verit): Ogni uomo mentitore . Ma Egli mi ha retribuito non dandomi il castigo per la menzogna ma il bene invece del male. Giustificando chi era 19 empio , da mentitore mi ha reso verace. 3. Che cosa dunque render al Signore? Prender il calice della salvezza e invocher il nome del 20 Signore . Prender il calice della salvezza: prender il calice di Cristo. lui infatti la salvezza di Dio, come di lui diceva Simeone: Ora lascia, Signore, che il tuo servo se ne vada in pace poich i miei occhi 21 han visto la tua salvezza . Pertanto tu, uomo (chiunque tu sia) che stai ricercando cosa debba rendere al Signore per tutte le cose con cui ti ha retribuito, prendi il calice della salvezza. Quale calice? Quello della salvezza. Di quale salvezza? Di Cristo. E qual il calice della salvezza di Cristo se non quello di cui egli, rispondendo a certuni che ambivano i posti in alto e rifuggivano da quelli in basso, ebbe a dire: 22 Potete bere al calice che io sto per bere? Se vuoi rendere al Signore qualcosa per tutto quello con cui ti ha retribuito, prendi questo calice. Infatti come Cristo ha dato la sua vita per noi, cos anche noi 23 dobbiamo dare la vita per i fratelli . Questo ricompensarlo prendendo il calice della salvezza. E tu che cosa temi?, che cosa ti impaurisce nel prendere un tal calice? Ti sar di aiuto colui che ti ha preceduto come modello. Osserva pertanto quest'uomo mentre alla ricerca di ci che deve rendere [al Signore]. Sembra che trovi il calice nella sua stessa donazione; sembra voler dire: " Ho trovato quel che devo rendere: Prender il calice della salvezza ". E, reso capace di bere, osa dire: E invocher il nome del Signore. Quando dunque cerchi di retribuire per ci che hai ricevuto, non retribuisci ma ricevi qualche altra cosa ancora. Una prima volta hai ricevuto il [dono di] credere; la seconda quello di bere il calice
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della salvezza. S, da Dio sono stati elargiti a noi tutti i beni: da lui abbiamo tutto ci che siamo, se siamo qualcosa di buono. 4. Sembra quindi che il brano che stato letto prima del salmo voglia inculcarci qualcosa di simile, posto che noi siamo in grado di cogliere l'intenzione di colui che ci invita. Egli dice: Quando sederai a cena alla mensa del potente, osserva accuratamente le vivande che ti vengono servite, e stendi la tua mano 24 sapendo che tu dovrai preparare le stesse cose . Che significano queste parole? Quando sederai a cena alla mensa del potente, in tal caso ti si comanda di osservare accuratamente le vivande che ti vengono servite, e poi ti si comanda ancora di presentare la tua mano sapendo che tu dovrai preparare le stesse cose. Ora, chi pi potente di Cristo? E tu, nel cenare alla sua mensa, sta' seduto, cio accostati con umilt al suo altare. Infatti lo stare seduti segno di umilt. Inoltre osserva accuratamente le vivande che ti vengono servite: quello che tu ricevi la persona stessa che ti ha invitato. Ti sei seduto alla mensa del tuo pastore: l trovi [a te imbandita] la morte di colui che ti ha invitato. Quanto sto dicendo ben lo comprendono coloro che sono stati ammessi a questa mensa. Non cosa da poco: ti si offre in cibo colui stesso che ti ha chiamato: quindi osserva accuratamente le vivande che ti vengono servite e stendi la tua mano sapendo che tu dovrai preparare le stesse cose. Cosa significhi questo, ve l'ho detto poc'anzi: 25 Infatti come Cristo ha dato la sua vita per noi, cos anche noi dobbiamo dare la vita per i fratelli . Questa la mensa di quel Potente. Sei venuto a questa cena se ti sei seduto in umilt; o meglio, ti sei seduto a questa mensa se sei venuto in umilt. Osserva cosa ti stato preparato: Cristo ha dato la sua vita per noi. Questo ricevi; ecco dove stendi la mano, sapendo che tu dovrai preparare le stesse cose. Ripeti dunque ci che segue: Cos anche noi dobbiamo dare la vita per i fratelli. Dunque tu prendi il calice 26 della salvezza e invochi il nome del Signore : hai ricevuto [in te] la morte preziosa [di Cristo] e con questo hai bevuto fino in fondo il calice. Come continua? Preziosa agli occhi del Signore la morte dei 27 suoi santi . Ecco in qual modo quel cibo che mangi tu lo prepari. 5. Ma qual il seguito del brano in esame? Poniamoci attenzione, indaghiamo e, se ne siamo capaci, proviamo di sviscerarlo. Dice: Se sei troppo ingordo, non desiderare i suoi banchetti: cose come questa 28 hanno una vita fallace . Mi accorgo che la porta chiusa: dove busseremo? Bussate con me perch ci 29 venga aperto . un potente; la mensa di un potente, e tu stai seduto dinanzi ad essa. Tu stai dinanzi 30 ad essa in atteggiamento umile e stendi la mano sapendo che dovrai preparare quelle cose : che cio tu 31 dovrai patire per il nome del Signore , che ha sofferto per te. Dice: Ma se sei molto ingordo, non desiderare i suoi banchetti. Cos' mai quel Se sei molto ingordo? Vuoi davvero conoscere cosa sia quell'essere troppo ingordo? Considerarsi pi di quello che si . Di fronte ad un mistero cos profondo com' questo, ecco io busso con la forza che ho, e, per il momento, mi viene questo pensiero, donatomi certo [dal Signore]: fin qui per ora egli me l'ha manifestato. Ecco: la mensa del potente la mensa del Cristo, colma della grazia della Passione del Signore. Mettiti seduto dinanzi ad essa: non avvicinarti con superbia. Stendi la mano: non succeda che la lingua canti e tacciano le opere. Questo infatti significa lo stendere le mani: non deve risuonare la voce senza concretezza, la fede non dev'essere senza le 32 33 opere . Stendi la mano sapendo che tu dovrai preparare le stesse cose . E come la stenderai, se sei cos povero? Forse con le tue risorse? Guai a te se pensassi una tal cosa! Non potrai presentare nulla, non avrai nulla. Dunque, se sei molto ingordo - se cio ti consideri pi di quello che sei - non desiderare le sue vivande. Se infatti ti consideri pi di quello che sei e vuoi gustare le sue vivande, bada al seguito del 34 testo, [ove si dice]: Cose come questa hanno una vita fallace . 6. Dice: Cose come questa hanno una vita fallace. Quali sono le cose che hanno vita fallace? Essere troppo ingordo: attribuire a te, ascrivere a te pi di quanto tu conosci di essere. Questo vita fallace, ipocrisia, ostentazione, non docilit. senz'altro vita fallace. Infatti, colui che crede di essere qualcosa, 35 mentre una nullit, inganna se stesso . Ma che davvero tu a un cos grande signore avrai qualcosa di tuo da presentare?, o potrai prendere cose come queste e, come se fossero tue, prepararci [un cibo] per un cos grande signore? O ingordigia detestabile, o vita fallace! E qui poni mente a quel che aggiunge dopo le parole: Cose come questa hanno una vita fallace. Se tu attribuisci a te stesso pi di quello che sei e questo fai con smodata ingordigia e senza renderti conto del dono di grazia ricevuto, nell'accostarti alla mensa della grazia ascolta l'ammonimento della Scrittura. In effetti cosa dicevi tu? " Presenter delle cose mie; ripagher con cose mie; con cose mie preparer [le vivande], e le preparer tali quali erano quelle che quel ricco mi ha imbandito ". Ebbene, nota con attenzione il seguito del testo: Essendo tu 36 povero, non voler grandeggiare di fronte al ricco . Richiamo quanto mai salutare, se c' qualcuno in grado d'ascoltarlo, se ad ascoltarlo c' un povero, uno che non si crede ricco per quanto ha di suo, uno che non voglia grandeggiare di fronte al ricco. Quando infatti si vuol fare i grandi, pi facile che ci si gonfi che non riempirci. Tu dici: " Roba mia, roba mia "; ma di fronte a chi lo dici? Cosa hai tu che non 37 Lui la pienezza, tu un pallone gonfiato. Non voler grandeggiare di fronte al ricco l'abbia ricevuto? essendo tu povero. Questa la vita fallace: e tu rimani nella condizione che nello sgomento avevi 38 espressa: Ogni uomo mentitore . Non voler grandeggiare di fronte al ricco essendo tu povero. Non

farlo di fronte a Dio, tu che sei uomo; non farlo di fronte al santo, tu che sei peccatore; non farlo di fronte 39 a Colui che assolutamente senza peccato , tu che non vivi senza peccare. Non voler grandeggiare di 40 fronte al ricco essendo tu povero; nella tua consapevolezza trattieniti ; misurati bene, e che non ti succeda di uscire fuori di te burlandoti di me. Entra in te e scruta te stesso. 7. Dice: se fisserai lo sguardo su di lui, da nessuna parte egli ti si manifester: si infatti procurato ali 41 come di aquila e si reca alla casa del suo principale . Ebbene, chi quel potente alla cui mensa stavi seduto, dal quale ricevevi il cibo e al quale ti accingevi di dare in ricompensa le stesse cose, come se fossero roba tua? Tu infatti, pur essendo povero, vuoi farti grande di fronte al ricco, e non preferisci 42 importi un limite nelle tue convinzioni , in modo che lui, conoscendoti, venga in tuo aiuto, e non ti sorprenda meritevole di condanna. Chi infatti quel potente che tu quasi cerchi di sfamare con cose tue e sfamarlo allo stesso modo com'egli ha sfamato te? Vuoi conoscere chi costui? Se fisserai lo sguardo su di lui, da nessuna parte egli ti si manifester. Che significa questo? Incute spavento quella parola: Da nessuna parte ti si manifester. Ma quand' che non ti si manifester da nessuna parte? Quando tu fisserai su di lui il tuo occhio, il tuo occhio storto, con il quale vedi male, con il quale non vedi con esattezza. Se su di lui fisserai un occhio di questo genere, non ti si manifester da nessuna parte. Egli ti rimarr nascosto, non ti si paleser; e tu non lo capirai, non lo comprenderai. Riconosciti piccolo di fronte a lui: cos potrai comprendere chi [di te] pi grande. Ma la frase potrebbe intendersi anche cos: Se tu fisserai su di lui il tuo occhio, cio il tuo occhio umano, cercandolo come uomo, non ti si manifester da nessuna parte, poich egli non un [semplice] uomo. Non ti si manifester da nessuna parte. Cercalo pure in oriente o in occidente; cercalo fra i patriarchi, i profeti o gli apostoli: non ti si manifester da nessuna parte. Egli infatti non solo un uomo; l'Uomo-Dio. Pertanto se tu fisserai su di lui il tuo occhio, cio il tuo occhio umano e non lo Spirito di Dio, egli non ti si manifester da nessuna parte. Se lo cerchi quasi che sia un uomo, non lo troverai; se come un [semplice] uomo cercherai Colui che ti nutre, non lo troverai, non ti si manifester da nessuna parte. 8. Si infatti procurato ali come di aquila. Egli ha fatto esattamente questo: si procurato ali come di aquila. stato assunto in cielo ed volato, poich di lui era stato detto: Sar sollevata da terra la sua 43 44 vita . E si sta recando verso la casa del suo principale . Egli torna presso il Padre, tu rimani tra gli uomini. Colui che ti ha creato superiore a te, ma tu non ne hai la dovuta stima poich egli per te diventato creatura come te. Se con qualcosa lo vuoi ripagare, prendilo da lui. quello che fanno i poveri quando, invitati a pranzo dai loro ricchi patroni, vogliono ricambiare l'invito: chiedono loro cosa possano offrire. Il Padre gener il Figlio uguale a s; lo gener pari a s nell'eternit e nella natura divina, ma per amor tuo lo rese inferiore a s, e cos egli divenne come un suo principale, tanto che il suo Figlio 45 unigenito, eterno come lui e della sua stessa natura, pot dire: Il Padre pi grande di me . Vuoi sapere che cosa [il Padre] abbia generato? Interroga il Figlio, e ascolterai la risposta: Io e il Padre siamo 46 una cosa sola . Se vuoi conoscere cosa sia diventato per te, interrogalo e ti sentirai rispondere: Il Padre 47 pi grande di me . Riconosci la verit, apprezza l'obbedienza, evita la superbia, loda la potenza, ammira la pazienza, impetra la grazia.

1 - Sal 115, 11 - Prv 23, 1-5 (LXX). 2 - 2 Cor 4, 13 (Sal 115, 10). 3 - Gv 4, 14. 4 - Cf. Sal 115, 12. 5 - Sal 115, 12. 6 - Sal 15, 2. 7 - Sal 115, 13. 8 - Sal 115, 11. 9 - Sal 5, 7. 10 - Rm 3, 4 (Sal 115, 11).

11 - Ef 5, 8. 12 - Sal 35, 10. 13 - Rm 3, 4. 14 - 1 Gv 1, 5. 15 - Sal 33, 6. 16 - Sal 115, 10-11. 17 - Gv 8, 44. 18 - Sal 115, 12, 11. 19 - Cf. Rm 4, 5. 20 - Sal 115, 12-13. 21 - Lc 2, 29-30. 22 - Mt 20, 22. 23 - 1 Gv 3, 16. 24 - Prv 23, 1-2 (LXX). 25 - 1 Gv 3, 16. 26 - Cf. Sal 115, 13. 27 - Sal 115, 15. 28 - Prv 23, 3 (LXX). 29 - Cf. Mt 7, 7 (Lc 11, 9). 30 - Prv 23, 2. 31 - Cf. At 9, 16. 32 - Cf. Gc 2, 20 (26). 33 - Prv 23, 2. 34 - Prv 23, 3. 35 - Gal 6, 3. 36 - Prv 23, 4 (LXX). 37 - 1 Cor 4, 7. 38 - Sal 115, 11. 39 - Cf. 2 Cor 5, 21; 1 Pt 2, 22.

40 - Prv 23, 4. 41 - Prv 23, 5 (LXX). 42 - Prv 23, 4. 43 - Is 53, 8. 44 - Prv 23, 5. 45 - Gv 14, 28. 46 - Gv 10, 30. 47 - Gv 14, 28.

DISCORSO 162/C
DISCORSO DI SANT'AGOSTINO SULLE PAROLE DELL'APOSTOLO AI GALATI OVE PAOLO RIPRENDE PIETRO 1; ALL'INIZIO INSEGNAMENTI SULLE DOTI DEL VESCOVO 1. Ben sappiamo, fratelli, che quando vedete in noi la [perfezione della] giustizia, voi ne provate gioia: cos confidiamo per la certezza che ci viene dalla carit. naturale infatti che, quando i fedeli cristiani vedono giusti i loro sacerdoti, si rallegrino d'avere tali pastori e li ricambino allietandoli con la bont dei propri costumi. Cos abbiamo or ora cantato con una sola voce e un solo cuore rivolti al Signore Dio 2 nostro: I tuoi sacerdoti si vestano di giustizia, e i tuoi santi esulteranno di gioia . Vedendoli adorni di giustizia, godranno di gioia sincera, mossi da amore autentico e scevro di qualsiasi adulazione. Perch dunque voi, santi di Dio, possiate esultare di gioia, bisogna che noi ci rivestiamo di giustizia e diamo a voi 3 4 l'esempio in ogni opera buona . Ebbene, se voi volete gioire di noi pregate per noi , che, come abbiamo cantato, dobbiamo rivestirci di giustizia. E chi che d questa veste se non colui che al figlio minore, al 5 termine del suo vagabondare e correre verso la perdizione, offr il vestito pi bello ? Il fatto stesso che la giustizia ci viene presentata come un vestito significa che non proviene da noi. 2. (A questo punto nel manoscritto manca un foglio. Un piccolo frammento ci stato tramandato da 6 Beda). Bisogna dunque che il vescovo sia irreprensibile . Chi oser negarlo? Ma se il vescovo deve essere irreprensibile, sar forse un bene che il cristiano meriti riprensione? " Vescovo " un termine greco, e in latino lo si pu rendere con " sovrintendente " o anche " visitatore ". Noi certo siamo vescovi, ma al pari di voi siamo cristiani. Noi abbiamo un nome specifico per il fatto che andiamo in visita, ma tutti portiamo quel nome che deriva da " unzione " (= crisma). Se di tutti l'unzione, di tutti anche la lotta. E quanto a noi, per qual motivo verremmo a visitarvi se non fosse in voi del bene, che vogliamo vedere? 3. ...pu trovarsi. Se volessimo cose come queste, se precipitando in rovinosa caduta e agendo con temerit osassimo cose simili, di fronte alla lettura di oggi dovremmo certamente provare spavento. Quando infatti veniva proclamata la lettera dell'apostolo Paolo ai Galati abbiamo tutti udito che, essendo 7 Pietro venuto in Antiochia, io gli resistetti a viso aperto perch meritava riprensione . Pietro meritava riprensione, e io oser dichiararmi del tutto irreprensibile? Io, pecora inferma, non temer un simile 8 vortice, vedendo l'ariete asciugarsi la lana che lo copre ? Da un tale vortice egli si trasse fuori perch era forte: se vi cadr io, chi verr a pescarmi? Eviter dunque la corrente di queste acque tumultuose, non mi ci caccer dentro; non mi ci butter, anche se fossi sicuro al cento per cento che gli uomini non riuscirebbero a trovare in me nulla che meriti biasimo. Diversi infatti sono gli occhi di Dio, diversi gli occhi 9 di colui del quale con verit fu detto: Nessun vivente sar stimato giusto dinanzi a te . E poi, stando alla lettura che abbiamo ascoltato or ora, sappiamo che Pietro fu rimproverato anche dagli uomini. L'animo del cristiano dev'essere pertanto alieno da ogni temerit n mai permettersi di presentare la propria vita come talmente perfetta che nessun uomo pu trovarvi colpe da riprendere. Se c' qualcosa che merita riprensione, mi riprenda anche l'uomo; mi riprenda con tutta libert, e, se prender in mala parte la riprensione, mi riprenda due volte. Quanto a Pietro tuttavia, egli accett di buon animo l'intervento del suo riprensore e per questo gli fu sufficiente una sola riprensione. Non diede, come Cristo, l'esempio di un'assoluta perfezione, ma certo diede un esempio di perfetta umilt. Di buon animo infatti accett il

rimprovero di uno che non gli era superiore nell'apostolato ma inferiore. Ci perdoni l'apostolo Paolo se diciamo che fu agevole fare quel che fece lui, mentre difficile fare quel che fece Pietro. Viviamo in mezzo alle vicende umane e siamo circondati da quotidiani cambiamenti; ebbene, spesso ho incontrato persone che sapevano riprendere gli altri; non so se ho incontrato mai qualcuno che accettasse la riprensione con serenit d'animo. Paolo dunque ag con grande schiettezza, Pietro con virt ancor pi ammirevole. Quanto poi a sincerit, io non saprei dire se ne occorra di pi per accorgersi della colpa altrui che non per riconoscere di buon grado la propria. 4. La narrazione di Pietro rimproverato [da Paolo] sconcerta alcuni lettori: li sconcerta e li induce a discutere. Non si devono biasimare se a ci li induce non la presunzione di s ma l'amore per Pietro. Costoro non credono che Pietro sia stato realmente ripreso. Pensano che si tratti di una finzione, di una messa in scena dinanzi agli occhi della gente. Dicono: " Una cosa accadeva nella realt, un'altra se ne faceva apparire agli occhi del popolo ". O uomo, a te fa paura la colpa di uno di questi due apostoli, e vuoi che io non mi spaventi per la doppiezza di entrambi? Per amore di Pietro tu non credi che pot essere ripreso [da Paolo]: l'amore per Pietro ti impedisce di credere che sia stato veramente ripreso; quanto a me invece, l'amore per Pietro e per Paolo mi porta a credere che egli sia stato ripreso. Trattandosi di apostoli, mi rifiuto di credere che una cosa abbiano compiuta in occulto e un'altra ne abbiano presentata al popolo. Ecco, noi siamo vescovi e, per quanto ci consentono le nostre forze, seguiamo le orme degli apostoli. Ebbene, io mi rifiuto di credere che a noi sia lecito trattarvi con inganno. Se una cosa si fa in segreto e un'altra se ne presenta al popolo, quale santit sar esente da timori? Noi non vogliamo n ingannarvi n essere da voi ingannati. Se infatti voi credete che noi vi inganniamo e noi crediamo che voi ci ingannate, dove va a finire la carit che tutto crede? Lo dice [l'apostolo]: La carit 10 tutto crede . Crede perch possa essere in noi, non perch possiamo falsificarla. 5. " Ma rispondi: Cosa aveva Paolo da riprendere in Pietro? ". Che cosa se non ci che egli stesso ha detto e scritto? Perch se ne conservasse il ricordo egli compose una lettera e la consegn ai posteri perch fosse letta nella Chiesa. Se non credo a ci che scritto in quella lettera, cosa creder con assoluta certezza fra quanto scritto nei libri divini? una lettera apostolica, una lettera canonica; una lettera di quel Paolo che lavor pi di tutti gli altri apostoli, non lui solo per ma la grazia di Dio che era 11 con lui . dunque una lettera della grazia di Dio; e, se teniamo presente chi fosse colui che parlava per bocca dell'Apostolo, una lettera di Cristo in persona. Dice infatti: Volete forse esperimentare [la potenza 12 di] colui che parla in me, Cristo? Ascolta e temi! Egli parla di esperimentare, non di " inventare ". E se questo ti sembra poco, ascolta come colui che ci asserisce chiama a testimone anche Dio. Quasi prevedendo che ci sarebbero stati in seguito espositori [d'avviso contrario], cos cominci a descrivere quel che voleva inculcare. Disse: Riguardo alle cose che vi scrivo, ecco [giuro] dinanzi a Dio che non c' 13 menzogna in me . Dir dunque una falsit chiamando Dio a testimone, quando nella Scrittura detto 14 che, anche se non s'invoca direttamente Dio, la bocca che mente uccide, non il corpo, ma l'anima ? Ti prego: non amare Pietro al segno da uccidere Paolo. Ti prego: non consentire che per amore di Pietro venga ucciso nell'anima Paolo, dal momento che nel corpo sono stati uccisi per Cristo tutti e due. Tu per insisti con le tue domande e mi chiedi: " Ma cos' che Paolo ebbe a biasimare in Pietro? ". Ti ripeto la risposta di prima: " Paolo biasim in Pietro ci che egli dice e scrive di aver biasimato ". Invocando Dio a testimone Paolo narra d'aver rimproverato qualcosa a Pietro. Perch lo vieni a chiedere a me? C' una sua lettera che tutti leggiamo: richiamala anche tu alla memoria insieme con me. Dice: Venuto Pietro in Antiochia, io gli resistetti a viso aperto perch meritava riprensione. Infatti prima che arrivassero i fratelli della parte di Giacomo egli prendeva i pasti insieme con i pagani; dopo il loro arrivo invece si separ dalla loro mensa per timore di coloro che provenivano dalla circoncisione. Agendo con simulazione s'accodarono a lui anche altri giudei, al segno che lo stesso Barnaba si lasci indurre a simulare come 15 loro . Ecco, hai udito ci che Paolo rimprover a Pietro; ma noi vogliamo esporre ulteriormente il fatto. Far questo confidando nell'aiuto del Signore, affinch tu comprenda; e lo far non solo a tuo vantaggio, ma anche a vantaggio di quanti ascolteranno e me e te. 6. I riti sacri del giudaismo, come la circoncisione, il riposo sabbatico, il divieto di alcune vivande e cose del genere, furono dati da Dio: sono scritti nella legge, sono disposizioni divine ordinate a prefigurare i tempi futuri. Questi riti non erano sullo stesso piano dei detestabili sacrilegi del paganesimo, non li si doveva paragonare ai sacrifici idolatrici, non erano in alcun modo un culto prestato agli idoli. Erano precetti che Dio aveva dato al suo popolo per mezzo di Mos, e questo Dio era il Dio unico, il Dio vero, il 16 Dio che aveva detto: Io sono colui che sono . Ad un certo momento per giunse la pienezza dei tempi e 17 18 allora Dio mand il suo Figlio, fatto da donna, fatto sotto la legge , tant' vero che fu circonciso . Da donna, s, ma vergine. Difatti se col nome " donna " non si chiamasse, nel consueto parlare ebraico, 19 anche la vergine, nemmeno Eva agli inizi sarebbe stata creata nella forma di donna . Comunque quando giunse la pienezza dei tempi Dio mand il suo Figlio, fatto da donna (lui ad opera del quale era stata fatta la donna), fatto sotto la legge (lui ad opera del quale era stata data la legge), per redimere coloro che 20 erano sotto la legge e noi ricevessimo l'adozione a figli . Da allora, essendo venuta la luce, le ombre

cominciarono a non essere pi necessarie; ma, sebbene non necessarie, non per questo esse divennero riprovevoli com'era invece il culto sacrilego dei pagani. Al giudeo pertanto non si poteva dire: " Avendo creduto in Cristo, non praticare pi la circoncisione " allo stesso modo come al pagano convertito al Cristianesimo si doveva dire: " Avendo creduto in Cristo, non sacrificare pi agli idoli ". Se infatti confronti le due cose, cio i sacrifici dei pagani e le pratiche rituali dei giudei, gli uni non furono mai necessari, anzi sempre perniciosi; i secondi invece, in un primo tempo necessari, in seguito divennero superflui a chi aderiva al Vangelo provenendo dal giudaismo, non per nocivi. Dopo la venuta di Cristo, comunque, le pratiche religiose dei giudei non erano pi necessarie: esse stesse infatti avevano preannunziato colui che le avrebbe rese inutili; e quindi bisognava farle cessare, ma con rispetto, non rigettarle con disprezzo. Stando cos le cose, l'apostolo Paolo, incaricato di annunziare il Vangelo 21 soprattutto ai pagani , con estrema premura e zelo doveva badare a che i riti della religione giudaica 22 non fossero di ostacolo alla salvezza dei pagani. Seguendo dunque la voce di Cristo e docile all'ispirazione e alla rivelazione di Dio, stabil la norma per cui in quel tempo, giunta ormai la novit del Vangelo, nessun giudeo fosse impedito di praticare quei riti e nessun pagano vi fosse obbligato. Si doveva toglier via con prontezza quella specie di onoranze funebri - chiamiamole cos - praticate dai padri. Essendo ormai divenute come corpi senz'anima - l'anima era la loro funzione profetica! -, bisognava seppellirle, ma con grande rispetto. Comunque, dato che ormai erano cose sorpassate e morte, giudic doveroso non imporle in alcun modo sul collo dei pagani. 7. Vogliate ora considerare attentamente cosa ci fosse di peccaminoso in quei riti sacri, al segno che Pietro meritasse la riprensione; e sorreggete le capacit della nostra mente, forse non in grado di dirimere e risolvere un problema cos grave da suscitare tensione fra gli stessi apostoli. Aiutateci, ve ne scongiuro. vero che molte di queste cose voi le avete gi udite, ma fate conto di essere nuovi e ascoltate ci che pi vi interessa ascoltare, mentre io ve ne parler stando in piedi adeguandomi alla vostra debolezza. Certamente la nostra esposizione potr apparirvi come una nuova presentazione del problema. In realt, colui che poc'anzi, cio prima che riferissi il racconto [di Paolo] illustrando ci che mi stava a cuore, intendeva rivolgermi la domanda: " Cosa aveva Paolo da rimproverare a Pietro? ", dopo aver ascoltato quel racconto dev'essere diventato meno intransigente; tuttavia non pu non chiedermi: " Se in quel tempo a quanti provenivano dal giudaismo non si imponeva l'obbligo di astenersi dalle pratiche legali n a quanti provenivano dal paganesimo l'obbligo di osservarle, dato che Pietro era appunto giudeo, come si fa a dire che Paolo abbia fatto bene a rimproverarlo? ". Vi dir, fratelli, ci che lasciano intendere le parole prese come suonano. Paolo non rimprover a Piero il fatto che personalmente si atteneva alle pratiche legali del giudaismo, ma il fatto che ad esse obbligava i gentili. In effetti, se un giudeo passato alla fede cristiana avesse voluto osservare quelle pratiche, nessuno glielo proibiva; se invece vi si rifiutava, nessuno glielo imponeva. Quanto invece ai pagani passati alla fede, chi di loro si sarebbe mai fatto circoncidere se avesse saputo che la cosa non era necessaria per la salvezza? Probabilmente gli stessi giudei con difficolt si sarebbero fatti circoncidere, a meno che ci non avessero subto da bambini. A questo punto forse qualcuno si domander in che senso possa parlarsi di " 23 costrizione " esercitata sui pagani perch osservassero le pratiche del giudaismo , a proposito della quale abbiamo detto che Pietro fu ripreso da Paolo. Che senso ha quel " costringere "? Li si teneva per caso a viva forza o magari li si legava per circonciderli? Certamente no. Cos'era dunque quel " costringere "? Come dobbiamo immaginarcelo, se non come un dir loro: " Non potrete salvarvi se non osserverete quelle prescrizioni legali che osservano i giudei "? Dato che essi volevano conseguire la salvezza, ponendo innanzi a loro questa clausola, cio dicendo loro che diversamente non si sarebbero potuti salvare, essi, sia pur contro voglia, erano forzati ad accettare le suddette pratiche, non perch le gradissero ma perch desideravano raggiungere la salvezza. 8. Gli apostoli dunque seguirono la via della moderazione, che fu poi sancita dal Concilio: non vietare [quelle pratiche] ai giudei, non costringervi i pagani. Fu una questione che scosse e turb l'animo di molti, tanto che si dovette indire un'assemblea a Gerusalemme. Riuniti tutti gli apostoli e gli anziani della Chiesa, cio i presbiteri, i predicatori del Vangelo e i responsabili delle comunit, con decisione unanime ispirata certamente dal Signore - si stabil che quelle osservanze non fossero proibite ai giudei n imposte 24 come obbligatorie ai pagani . Ci narrato dagli Atti degli Apostoli, e molti di voi certamente lo ricordano; chi poi non lo ricordasse vada a leggerlo. Tale deliberazione era quanto mai moderata, ortodossa e prudente. Se infatti avessero prescritto di rigettare subito quelle istituzioni cos come si condannavano i sacrifici idolatrici, si sarebbe potuto pensare che il dio che aveva dato quei precetti non fosse il vero Dio. Quanto dunque a Paolo, egli rimprover a Pietro non il fatto che personalmente si atteneva a quelle osservanze, ma il voler costringere i pagani a praticarle. E come li costringeva? Schierandosi, sia pure simulatamente, con quanti dicevano che i pagani non si sarebbero salvati se non avessero osservato le norme rituali giudaiche. Anche questo scritto negli Atti degli Apostoli, dove si narra: Vennero ad Antiochia dalla comunit di Giacomo, cio da Gerusalemme, alcuni giudei che, sebbene avessero abbracciato la fede di Cristo, dicevano ai fratelli provenienti dal paganesimo: " Se non osservate 25 le prescrizioni della legge non vi potete in alcun modo salvare " . Ecco la costrizione: sostenere che senza quelle pratiche non si sarebbero potuti salvare.

9. Contro una tale dottrina Paolo lott sempre con lo zelo pi ardente: ad ogni costo voleva rimuovere quella pietra terribilmente pesante e far s che i miseri pagani finalmente uscissero fuori 26 dall'[oppressione], come Lazzaro dalla tomba . Se infatti egli se la fosse presa contro le pratiche in quanto tali e non contro l'obbligo di osservarle per forza, avrebbe condannato anche se stesso. Anch'egli infatti si fece praticare quei segni, e pi tardi, quando si trovava a Gerusalemme, celebr dei riti giudaici insieme con altri giudei nel tempio. Egli osservava quei riti in quanto nato dal giudaismo, ma non intendeva costringere i pagani a fare altrettanto. Era infatti figlio di giudei quel Paolo, evangelizzatore dei pagani, che nel concilio era stato l'autore del sacro decreto emanato dagli apostoli, come poi ne fu l'esecutore. Con il suo esempio mostrava quale fosse stata, nella questione dibattuta, la volont dello Spirito Santo e che cosa si fosse deciso e reso obbligatorio. vero che, in occasione del suo ritorno a Gerusalemme, Giacomo gli disse: " Molti credono che tu avversi le pratiche legali tramandateci dai padri e sei nemico intollerante della legge. Cos' tutto questo? Ascoltami! Qui ci sono alcuni giudei venuti per la purificazione. Lasciati purificare insieme con loro affinch tutti sappiano ". Non gli fu detto: " Affinch tutti suppongano ". Gli si prescriveva infatti un'osservanza religiosa, non gli si suggeriva una simulazione. Gli disse dunque Giacomo: " Affinch tutti sappiano che tu sei un osservante fedele della legge e delle 27 costumanze tramandate dai padri " . E Paolo, giudeo nato da giudei, s'adatt a compiere quei riti: lo fece per non per essere giustificato attraverso quelle pratiche, ma perch non si credesse che le condannava. 10. Sta di fatto che egli comp quei riti. Inoltre per evitare lo scandalo dei giudei egli circoncise 28 Timoteo , nato da madre giudea, dal momento che questi accettava la cosa senza costrizioni. Con questo egli mostrava di non condannare le norme legali; si ricusava soltanto di imporle ai gentili come necessarie alla salvezza. Agiva quindi con quella indifferenza che spesso io vi ho sottolineato e ritengo che voi abbiate compreso a dovere. Se non che, dopo che ebbe circonciso Timoteo, alcuni giudei, che stentavano a deporre la loro pelle d'una volta, anche per questo fatto esigevano che i pagani venissero circoncisi, dicendo che qualora non si fossero sottoposti a riti di quel genere non avrebbero conseguito la salvezza. Da ci nata anche un'eresia. Ci sono infatti anche ai nostri giorni alcuni che, pur credendo in Cristo, circoncidono i figli, convinti che senza tali pratiche non ci si possa salvare. Quanto a Paolo, se circoncise Timoteo, lo fece con assoluta indifferenza: per un motivo di zelo, non perch ritenesse necessaria la cosa. Viceversa questi altri, come ho detto, la ritenevano fondamentale per la salvezza; e questo a Paolo non piaceva, anzi ne rimproverava lo stesso Pietro. I suoi avversari per, al fine di ingannare la gente, cominciarono a vantarsi dicendo che anche Paolo insegnava cos. Dicevano: " Quello che noi insegniamo lo crede anche lui: se si escludono questi riti, non ci pu essere salvezza. In realt, se egli non era convinto di questa necessit, per qual motivo fece circoncidere Timoteo? ". Ma Paolo aveva agito cos in forza della libert, non per necessit; per evitare lo scandalo dei giudei, non perch Timoteo conseguisse la salvezza. Quando dunque egli s'accorse che i suoi avversari da quel suo gesto prendevano l'occasione per predicare una dottrina diversa e per suscitare sospetti maligni contro di lui, eccolo a 29 rifiutarsi di circoncidere Tito . Dal che si ricava con chiarezza il motivo per cui accett di circoncidere l'uno mentre si oppose alla circoncisione dell'altro. Per l'uno accondiscese per non scandalizzare i giudei, per l'altro rifiut per non offrire pretesti a gente di mala fede. 11. Osservate ora come l'Apostolo sottolinei con chiarezza e precisione tutto questo nella sua lettera. 30 Scrive: Ma nemmeno Tito, pur essendo greco, come Timoteo, fu costretto a circoncidersi . E poi immagina che gli venga rivolta la domanda: " Perch mai Tito non fu costretto a farsi circoncidere se vi fu costretto Timoteo, che al pari di lui era greco? ". Perch? Vuoi proprio saperlo? A causa di certi falsi 31 fratelli che si erano infiltrati fra noi per spiare la nostra libert . La circoncisione di Timoteo, non fu la necessit a imporla: si era nella libert. Quanto a Pietro, invece, gli fu rimproverato che considerasse la cosa come necessaria e non libera. Dice: A causa di certi falsi fratelli che si erano infiltrati fra noi per spiare la nostra libert e renderci di nuovo schiavi. Per renderci - dice - di nuovo schiavi imponendo come necessario ci che invece oggetto di libera scelta. E continua: Ma ad essi non ci piegammo neppure 32 un'ora n ci assoggettammo. Perch mai? Perch rimanesse in voi integra la verit del Vangelo . Qual era questa verit del Vangelo? Che il giudeo non fosse impedito, il pagano non fosse costretto; che i riti sacri del giudaismo non si condannassero nei giudei, non si imponessero ai pagani. Qual era la verit del Vangelo? Che si pu ottenere la salvezza per mezzo di Cristo senza ricorrere ai riti giudaici. Ora proprio questo negavano quegli intrusi, ai quali, almeno apparentemente, s'era accodato anche Pietro. Prosegue infatti: Agendo con simulazione si accodarono a Pietro anche altri giudei, tanto che lo stesso Barnaba si lasci indurre a simulare come loro. E prosegue: Ma io, vedendo che non si comportavano rettamente 33 secondo la verit del Vangelo . la frase di prima: Affinch rimanesse integra in voi la verit del 34 Vangelo . Tu dunque noti come dovunque sia inculcata la verit, e con tutto ci supponi ovunque la falsit: la trovi ovunque, perfino negli apostoli. Non cos Paolo. Egli vide che non si comportavano 35 rettamente secondo la verit del Vangelo ; vide soprattutto la convinzione per la quale ritenevano che i riti giudaici fossero necessari ai gentili per conseguire la salvezza, e constat che non era affatto quella la 36 verit del Vangelo . In effetti quei riti non erano pi necessari per salvarsi, sebbene lo fossero stati,

probabilmente, in antecedenza quando dovevano preannunziare il Cristo venturo. Nel tempo infatti 37 quando non era venuta la Pietra [in persona] era stato necessario il coltello di pietra . 12. Scrive Paolo: Vedendo che non si comportavano bene secondo la verit del Vangelo, dissi a Pietro 38 alla presenza di tutti . Dissi a Pietro: Paolo dice a Pietro, il minore al maggiore, il suddito al superiore. Lo dissi e a Pietro e alla presenza di tutti. Grande fiducia in Paolo, grande tolleranza in Pietro! Dato che hai richiamato la nostra attenzione, ascoltiamo cosa tu, Paolo, dicesti a Pietro e dove glielo dicesti. Vogliamo comprendere il tuo comportamento e le tue decisioni, sapendo che tuo proposito era di non dire mai falsit. Scrive: Dissi a Pietro alla presenza di tutti: se tu che sei giudeo. Che significa quel tu che sei giudeo se non " sei uno a cui lecito praticare a tuo arbitrio dette osservanze "? Eppure tu vivi secondo le costumanze dei gentili e non dei giudei. Si riferisce al fatto che prima che arrivassero certuni della 39 parte di Giacomo prendeva i pasti insieme con i pagani . Se dunque tu che sei giudeo vivi secondo le costumanze dei gentili e non dei giudei, avrebbe dovuto continuare dicendo: " Perch adesso torni a praticare i riti della religione giudaica? ". Ma non gli disse questo. Con grande fiducia pass al motivo che lo rendeva meritevole di rimprovero, al motivo per cui era sorta la discussione, al motivo che rendeva Paolo geloso della causa di Dio e lo spingeva a fare ogni sforzo per rimuovere gli ostacoli al Vangelo. E di fronte a tutti disse a Pietro: Se tu che sei giudeo vivi secondo le costumanze dei gentili, come puoi 40 costringere i pagani a vivere da giudei? Gli disse: Tu li costringi a vivere da giudei. Ho spiegato in che modo. Tu costringi i pagani a vivere da giudei, facendo tua l'opinione di quei tali che dicevano che altrimenti sarebbe stato impossibile conseguire la salvezza. Questo non intese fare Paolo quando insieme 41 42 con quei giudei comp il rito della purificazione ; e cos, quando circoncise Timoteo , in nessun modo costringeva i pagani a vivere da giudei, a tenore di quella indifferenza per la quale nulla conta la 43 circoncisione come nulla conta conservare il prepuzio . Egli dunque non costringeva i pagani a vivere da 44 giudei; e perch non si pensasse a costrizioni di qualsiasi genere, eccolo rifiutarsi a circoncidere Tito . Nessun dubbio quindi che Paolo mai costrinse i pagani a vivere da giudei: non lo fece lui personalmente e, non avendolo fatto lui, pot a buon diritto riprendere Pietro. 13. Mi sia consentito supporre che anche Paolo abbia commesso lo stesso errore di Pietro, sebbene non lo si trovi attestato e manchino completamente le prove. Lo dir non perch cos la pensi io, ma per adeguarmi all'opinione di certuni. Ammettiamo dunque per un momento che Paolo si sia comportato come Pietro e che abbia rimproverato a Pietro la colpa in cui era egli stesso caduto. Dovremmo concludere che tutt'e due erano meritevoli di riprensione pi agevolmente che non ammettere dentro di noi quella detestabile tignola che la falsit o il sospetto di falsit nella Scrittura, quasi che un verme velenoso possa esservisi introdotto per roderne tutte le pagine. S, dobbiamo temere molto chiunque voglia insinuarci la persuasione che Paolo abbia scritto menzogne in una sua lettera: lettera canonica che egli consegn alla Chiesa e dai posteri stata divulgata come tale. Vi scongiuro! Temete questo male. Temiamolo tutti, per non doverlo in seguito piangere inutilmente tutti. Non un male leggero questo! Vi metto sull'avviso: spaventato io stesso, incuto spavento anche a voi. Perdonate questa mia preoccupazione, anche perch ci dato parlarvi pi raramente di quanto voi vorreste. A noi, dico, non dato parlarvi se non di rado e da questo luogo, mentre ci sono altri che vengono a brontolarvi agli orecchi tutte le volte che lo vogliono, e trovano questi orecchi sempre aperti. Non intendo dire che lo facciano maliziosamente - non vorrei offenderli -; voi comunque dovete evitare questi mentitori e comportarvi con loro in modo che essi si ravvedano, e non succeda che voi siate da loro portati fuori strada. Essi vi diranno: " una montatura che Pietro si comport cos ed anche una montatura il fatto che Paolo intervenne a correggerlo. Non corrisponde a verit quanto scrive Paolo nella sua lettera, e cio che Pietro 45 meritava la riprensione ; non vero quel che scrive Paolo nella sua lettera, e cio che li vide non comportarsi rettamente secondo la verit del Vangelo; non vero quel che scrive Paolo nella sua lettera, 46 e cio che Pietro costringeva i pagani a vivere da giudei , ma tutta una messa in scena ". Se le cose stessero davvero cos, cosa dovremmo ritenere per vero [nella Scrittura]? Quale pagina non dovremmo ritenere sospetta di menzogna? 14. Ecco noi siamo uomini sui quali [la Scrittura] esercita tutta la sua inoppugnabile autorit; eppure questi tali trovano difficile arrendersi ai tuoni e ai fulmini della verit. Dove andremo a finire? A chi ricorreremo se, per esempio, io voglio dire a uno: " cosa buona sposarsi ma non sposarsi meglio, 47 come scrive l'apostolo Paolo " ? Arriva uno che condanna le nozze e mi dice: " Effettivamente Paolo condanna il matrimonio, ma quello che scrive lo scrive camuffando la verit, che non sarebbe stato possibile far accettare a persone deboli. Siccome esigere la continenza cosa difficile, per questo egli afferma che lo sposarsi cosa buona, pur sapendo invece che si tratta di cosa cattiva ". " Come provi questa tua affermazione, come dimostri che Paolo mente quando afferma che chi d a marito [la figlia] fa 48 bene ? ". Risponde: " Come lo dimostro? Dal fatto che sono una finzione le parole: Vedendo che [Pietro] non si comportava bene secondo la verit del Vangelo. Non infatti vero che Pietro non si comportava rettamente secondo la verit del Vangelo. Lo dimostro ancora - prosegue - dalle parole: Io dissi a Pietro di fronte a tutti: se tu che sei giudeo vivi secondo le costumanze dei gentili, come puoi costringere i

pagani a vivere da giudei? In realt Pietro non costringeva i pagani a vivere da giudei. Orbene come nel dire queste cose Paolo usa un parlare simulato, cos fa quando dice: Chi d a marito [la figlia] fa 50 bene , tenendo presente che gli uomini, carnali come sono, non avrebbero accettato l'ideale sublime della verginit. Una cosa aveva in testa, un'altra ne esigeva ". Se le cose stessero davvero cos, a chi dovremo ricorrere [per stabilire la verit]? Quali oracoli andremo a consultare? In effetti la parola di Dio tramandata a noi dalle Scritture canoniche deve essere veramente per noi come un oracolo. Se temiamo che anche in esse possa essersi insinuata la falsit, dove andremo a trovare la verit? Dove saremo sicuri di essere dalla parte della verit? Vi scongiuro! Sappiate individuare per tempo il verme [velenoso] di cui vi sto parlando, per tenervene lontani. Non fatelo entrare nello scrigno del vostro cuore! Se ve lo fate entrare e non sbattete prontamente i vostri vestiti, non troverete nulla che non ne sia intaccato. 15. Mosso da profonda sollecitudine vi ho esposto quanto ritenevo necessario esporvi. Vi ho trattenuto a lungo, miei cari: stata la mia preoccupazione per voi a trattenervi. Noi che esponiamo [la verit] e ci scriviamo libri, scriviamo in maniera molto differente da come sono scritti i libri sacri e canonici. Noi scriviamo mentre progrediamo nella conoscenza: ogni giorno impariamo qualcosa, dettiamo mentre seguitiamo a ricercare, parliamo e tuttavia bussiamo ancora. Certamente, per quanto mi possibile, non mi stanco di parlare e di scrivere, tutte le volte che posso rendermi utile ai fratelli. Vi debbo per esortare, carissimi, a non voler prendere per Scrittura canonica nessuna delle mie dispute e nessun libro contenente i dibattiti tenuti da me o attribuiti a me. Dalle sacre Scritture ricaviamo le norme per giudicare, nei nostri scritti non rifuggiamo dall'essere giudicati. Anche noi, naturalmente, dobbiamo preferire e desiderare che, e scrivendo e parlando, diciamo la verit ed evitiamo l'errore; ma poich riuscire in questa impresa difficile, c' il canone [della Scrittura] a darci la sicurezza. Esso paragonabile al firmamento, dove sono collocati i luminari, cio i vari libri della Scrittura che potremmo 51 immaginare situati tra le acque superiori e quelle inferiori , cio fra le schiere degli angeli e le famiglie degli uomini. Gli uni sono al di sopra, gli altri al di sotto. Consideriamo la Scrittura come scrittura [di Dio]: guardiamola come a Dio che ci parla; non andiamo a cercare in essa l'uomo e i suoi errori. Non per nulla infatti a vantaggio della Chiesa stato fissato il canone : compito, questo, che lo Spirito Santo ha riservato a se stesso. Ne consegue che, se uno legge dei libri scritti da me, mi giudichi pure come vuole, e se ho detto cose ragionevoli, segua non me ma la ragione. Se viceversa ho dimostrato le mie affermazioni con testimonianze chiare della parola di Dio, non segua me ma la divina Scrittura. Ancora: se uno vorr condannare qualcuna delle mie affermazioni, che io al contrario ritengo essere esatta, sento che egli non fa bene, tuttavia provo maggiore stizza verso colui che per lodarmi presenta il mio scritto come appartenente al canone che non verso colui che in esso condanna anche ci che non merita d'essere condannato. Ve ne scongiuro! Sebbene vi veda quanto mai attenti, quasi che foste venuti da poco e cominciaste adesso ad ascoltarmi, non voglio aggiungere altro, affinch riteniate bene a mente le parole che vi ho detto qui alla fine. Rivolti al Signore, ecc.

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1 - Gal 2, 11s. 2 - Sal 131, 9 (16). 3 - Cf. 2 Tm 3, 17 (Tt 1, 16; 3, 1; 2 Ts 3, 1). 4 - Cf. Eb 13, 17-18 (1 Ts 5, 25). 5 - Cf. Lc 15, 22. 6 - 1 Tm 3, 2. 7 - Gal 2, 11. 8 - Cf. VERGILIUS, Buc. 3, 94-95. 9 - Sal 142, 2. 10 - 1 Cor 13, 7. 11 - Cf. 1 Cor 15, 10.

12 - 2 Cor 13, 3. 13 - Gal 1, 20. 14 - Sap 1, 11. 15 - Gal 2, 11-13. 16 - Es 3, 14. 17 - Gal 4, 4. 18 - Cf. Lc 2, 21. 19 - Cf. Gn 2, 22. 20 - Gal 4, 4-5. 21 - Cf. Gal 2, 2 e 9. 22 - Cf. 2 Cor 13, 3. 23 - Cf. Gal 2, 14. 24 - Cf. At 15, 6-31. 25 - Cf. At 15, 1. 26 - Cf. Gv 11, 38-41. 27 - Cf. At 21, 18-26. 28 - Cf. At 16, 1-3. 29 - Cf. Gal 2, 3. 30 - Gal 2, 3. 31 - Gal 2, 4. 32 - Gal 2, 4-5. 33 - Gal 2, 13-14. 34 - Gal 2, 5. 35 - Gal 2, 14. 36 - Gal 2, 5. 37 - Cf. Gs 5, 2; 1 Cor 10, 4. 38 - Gal 2, 14. 39 - Gal 2, 12. 40 - Gal 2, 14.

41 - Cf. At 21, 26. 42 - Cf. At 16, 3. 43 - 1 Cor 7, 19. 44 - Cf. Gal 2, 3. 45 - Gal 2, 11. 46 - Cf. Gal 2, 14. 47 - Cf. 1 Cor 7, 38 (CAESARIUS, S. 135, 7). 48 - 1 Cor 7, 38. 49 - Gal 2, 14. 50 - 1 Cor 7, 38. 51 - Cf. Gn 1, 6.

DISCORSO 90/A
DISCORSO DI SANT'AGOSTINO VESCOVO SULL'AMORE DI DIO E DEL PROSSIMO 1. Nella lettura del Vangelo che or ora stata proclamata anche noi abbiamo potuto vedere il Signore, non con gli occhi del corpo ma con quelli della fede, cosa molto pi vantaggiosa per la nostra salvezza. Prendiamo dunque l'atteggiamento spirituale di colui che and a chiedergli quale fosse il pi grande 1 comandamento della legge . In effetti colui che pose al Signore questa domanda, non avendo per vedere gli occhi della fede ma solo quelli del corpo, pi che per chiedere si present per mettere alla prova il Maestro; noi invece, che abbiamo la fede, presentiamoci per chiedere e, chiedendo, poter trovare. 2 Diciamo anche noi: Signore, qual il pi grande comandamento della legge? Diciamolo non con la furbizia di chi vuol tentare, ma con il desiderio di chi vuol apprendere. Il Signore risponder a noi come rispose a quel tale; e, se egli non credette, la sua domanda stata di grande utilit per noi. Se poi egli credette, chi la ode oggi ne venga ammaestrato pi efficacemente di colui che, andato per tentare, pot essere raddrizzato nei suoi sentimenti. 2. Prima di tutto consideriamo il fatto che quel tale domand [al Signore] quale fosse il primo comandamento della legge, desideroso di sapere non se fosse l'unico ma il pi grande; il Signore invece nella risposta parl non di un comandamento ma di due. probabile che quell'uomo, udito quale fosse il comandamento [pi] grande, avrebbe posto domande sui comandamenti successivi; ma il Signore, per impedire che dopo lo si interrogasse su molti comandamenti, ne aggiunse uno solo, il secondo. Si adempiva cos quel che era stato profetizzato molto tempo prima: Il Signore pronunzier sulla terra una 3 parola breve ma esaustiva . quel che si verifica adesso: con questa lezione viene adempiuta. Molti infatti sono i precetti della legge: essa, come un bosco impenetrabile, in ogni pagina pullula di ingiunzioni. E chi potrebbe adempierle se non si in grado nemmeno di ritenerle a memoria? Ma Cristo Signore, pieno di misericordia, come volle rinchiudere la sua grandezza in un piccolo corpo, cos volle racchiudere la legge, cos ampia, in un breve precetto. Nella piccolezza di quel corpo noi possediamo tutto intero il Figlio di Dio; nella brevit di questi due precetti contenuta tutta intera la legge di Dio. La misericordia ha sottratto ogni [scusa alla] nostra pigrizia. Non pensare quindi che ti occorra una lunga fatica per imparare: pensa piuttosto a mettere in pratica ci che hai rapidamente imparato. 3. Disse [il Signore]: Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente. Questo il primo e pi importante comandamento. E continu: Il secondo simile a questo: Amerai il prossimo tuo come te stesso. In questi due comandamenti si compendia tutta la legge e i 4 profeti . Perch volevi distenderti lungo l'apertura dei rami? Tieni strette queste radici e tutto l'albero nelle tue mani. Come si pu vedere, il Signore ci ha inculcato la sua dottrina con una breve frase; noi al

contrario su questi due comandamenti siamo costretti a spendere molte parole. O forse non vero che vi siamo costretti, mentre sarebbe sufficiente quel che abbiamo udito dal Signore? Non v' dubbio che sarebbe sufficiente, non per a tutti. Difatti, quanto pi uno dotato d'ingegno, tanto pi breve potr essere l'esposizione che gli occorre. Gli uomini grandi amano le poche parole; i piccoli invece, essendo meno dotati d'intelligenza, desiderano discorsi pi prolungati. Ora noi da un lato temiamo di urtare la suscettibilit degli uni, ma non vogliamo, dall'altro, gravare con pesi esagerati la debolezza degli altri. Dato dunque che, se restassimo in silenzio, si lamenterebbero quelli che comprendono di meno, vogliano quelli che gi comprendono essere pazienti con noi, affinch comprendano anche coloro che fino ad ora non avevano compreso. 4. O uomo, quale cosa pi eccellente ti si poteva dire - e in forma cos breve - del precetto di amare il 5 Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente ? Mettilo in pratica, e sta' sicuro della vita eterna e beata. Se infatti ami il Signore tuo Dio con tutto il cuore, con tutta l'anima e con tutta la mente, non rimane in te nulla con cui tu possa amare te stesso. Ama dunque, ama il tuo Dio con tutto il cuore, con tutta l'anima e con tutta la mente! Cosa ti rimarr con cui possa amare te stesso? Ma se in te non rimane nulla con cui tu possa amare te stesso, in che maniera potrai 6 amare il prossimo come te stesso , come prescritto nel secondo precetto? Ecco un primo problema. Ascoltatene un altro. Come abbiamo avvertito durante la proclamazione della lettura, il Signore dice: In 7 questi due comandamenti si compendia tutta la legge e i profeti . D'altra parte voi avete certamente notato quel che dice l'apostolo Paolo mentre vi si leggeva una delle sue lettere. Egli afferma che adempie 8 la legge colui che ama il prossimo , e non aggiunge alcunch sul primo e principale comandamento, che 9 quello di amare Dio con tutto il cuore, l'anima e la mente . Ecco le sue parole: In effetti il non commettere adulterio, non uccidere, non desiderare malamente e tutti gli altri comandamenti si compendiano in questa prescrizione: Ama il prossimo tuo come te stesso. L'amore del prossimo esclude 10 ogni male: pertanto pieno adempimento della legge la carit . Egli aveva detto: Chi ama il prossimo 11 adempie [tutta] la legge . Se avesse menzionato i tre soli comandamenti: Non commettere adulterio, non uccidere, non desiderare, potremmo supporre che nell'amore del prossimo rientrino soltanto questi 12 tre precetti; ma siccome aggiunge: E se c' ancora qualche altro comandamento , ne segue che tutta la legge inclusa nell'amore del prossimo. Cosa ci rimane per l'amore di Dio? Ascoltando le parole: " [Ama] 13 Dio con tutto il cuore, con tutta l'anima e con la tua mente " , sembra che non ci resti spazio per l'amore del prossimo; ascoltando viceversa: " Ecco, questo e questo e questo e se c' ancora qualche 14 altro comandamento, tutto si compendia in questo precetto: Amerai il prossimo tuo come te stesso ", sembra che non rimanga alcuno spazio per l'amore di Dio. Come fa pertanto il Signore ad asserire che 15 non in uno ma in questi due comandamenti si compendia tutta la legge e i profeti ? 5. Per quanto ci sar possibile, con l'aiuto del Signore vogliamo esporre brevemente il problema ora formulato, cominciando dall'amore del prossimo. Noi infatti siamo uomini, e quindi mortali, soggetti 16 all'ignoranza, non ancora divenuti simili agli angeli , anzi molto lontano da tutto ci che incorruttibile. Per questa dissimilitudine Dio distante da noi, sebbene ci sia vicino con la sua misericordia. Essendo dunque quelli che siamo, con quali risorse del nostro pensiero oseremo formarci delle immagini nei riguardi del Signore? Il prossimo, invece l'abbiamo vicino: tendi dunque verso chi ti vicino se vuoi amare Dio con tutto il cuore, con tutta l'anima e con tutta la mente. O uomo, se non ami il tuo fratello 17 che vedi, come potrai amare Dio che non vedi? Voi conoscete bene queste parole prese dalla lettera di Giovanni. Sono una prescrizione data a noi: dobbiamo cominciare dal prossimo per arrivare a Dio. 6. A questo punto mi dir qualcuno: " Io amo Dio e il prossimo, e li amo non a parole ma con i fatti ". Dimostramelo! Risponde: " S, io amo il prossimo ". E con questo, cosa fai di straordinario? Non vedi come l'amore reciproco regni anche fra gli animali irragionevoli? Come gli uccelli cerchino di stare insieme agli uccelli della stessa famiglia e sono tristi se rimangono soli? Non hai notato mai come certi altri animali, dopo aver condiviso la medesima stalla, mettendosi in cammino desiderano stare in fila uno dietro l'altro, e con molta difficolt si riesce a separarli? Cosa fai dunque di straordinario se tu, uomo, desideri la compagnia di altri uomini? Lo fanno anche le bestie! N saprei dirti se questo sia un amore che Dio richiede da noi. Ma tu forse continui: " Io amo il prossimo mio - amo, ad esempio, mio figlio - e lo amo come me stesso ". cosa normale anche questa. Perfino le tigri amano i propri figli! Infatti non si propagherebbe la loro specie se mancasse l'amore scambievole. Suvvia! Trascendi tutti questi esseri che sono stati messi in tuo potere: nessuno di loro fatto ad immagine di Dio. l'uomo che Dio ha fatto a propria immagine, perch esercitasse il potere sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo e su tutti i rettili 18 che strisciano sulla terra . Osserva quali siano le creature a te sottoposte; tu invece sei stato formato con fattezze molto diverse: somigli al Creatore nell'amore per la sua immagine. E poi, come fai a dimostrare che ami tuo figlio? Ripeto: proprio tuo figlio, come fai a dimostrare che lo ami? Perch gli conservi l'eredit, che per egli non potr possedere insieme con te? Non la possiede infatti insieme con te, ma succeder a te quando tu sarai deceduto. Non ricordi come in quella stessa eredit prima di te sia

passato tuo padre e - se questa eredit risale a tempi pi antichi - lo stesso tuo nonno? Tutti di passaggio, nessuno in maniera permanente. Tu dunque lasci cose mortali a un uomo mortale o, pi 19 esattamente, non sai neppure per chi le accumuli . E tuttavia osi proclamare che ami tuo figlio! 7. scritto: Annunzieranno [le opere del Signore] ai propri figli perch ripongano in Dio la loro 20 speranza . Se ami in questo modo, il tuo amore; se ami in modo diverso, allora neppure ami, perch non ami neppure te stesso. Qual in effetti il senso di ci che hai udito: Amerai il prossimo tuo come te 21 stesso ? Ecco la norma che impongo; anzi, non la impongo ma la riconosco. infatti una norma imposta a tutti noi; e io la medito e la ricordo. Orbene, la norma questa: Amerai il prossimo tuo come te stesso. Io non ti dico di amare come te stesso tuo figlio o tua moglie o il vicino che ti amico o il vicino che ti familiare, perch forse mi risponderesti: " Li amo ". Voglio prima chiederti se ami te stesso. Sta qui infatti tutta la forza del comandamento, qui verte tutta la questione: non puoi infatti amare il prossimo come te stesso, se non ami nemmeno te stesso. Ribatti: " C' forse qualcuno che non ama se stesso? ". Eppure, io vorrei trovare uno che ami veramente se stesso. Io non guardo infatti a come pu errare la creatura, ma a ci che insegna il Creatore. Chi ci ha creati ci conosce meglio di ogni altro. Ascoltiamolo quindi. Tu mi dicevi che ami te stesso. Se ti avessi chiesto di dimostrarmelo, mi avresti risposto: " Siccome amo me stesso, quando ho fame nutro il mio corpo; siccome amo me stesso, non voglio stancarmi con il lavoro; siccome amo me stesso, non voglio provare le strettezze della miseria; siccome amo me stesso, cerco di non buscarmi la febbre; siccome amo me stesso, scanso ogni dolore ". Vuoi ora ascoltare cosa ti dice Colui che ti ha creato? Osserva soltanto se ti ami in maniera 22 completamente buona: se cio non ami l'iniquit. Poich chi ama l'iniquit odia la propria anima . Non ti interrogo io; intrrogati da te stesso. Se vuoi affermarti a danno degli altri, se desideri che altri stia male perch tu ne abbia un bene, se cos agisci, se cos pensi, tu ami l'iniquit e pertanto odi la tua anima. Ma se odi la tua anima, non posso certo affidarti il tuo prossimo perch lo ami come te stesso! Posso forse affidarti un altro uomo, per dover poi ricercarne due!? Tu che hai portato te stesso alla rovina, come potrai dare a me la salvezza? Comincia dunque con l'amare te stesso: cos saprai amare il prossimo come te stesso. 8. Aspetti forse da me che ti dica come tu debba amare te stesso? Ascoltiamo piuttosto Colui che ha creato sia te che me. Ecco dunque come devi amare te stesso. Cerca di capire il grande comandamento di amare te stesso. Infatti, a ci che ami tu cerchi di trascinare anche colui che ami. E se ami l'iniquit, vi ci condurrai anche colui che tu ami come te stesso. Abbiamo tutti davanti agli occhi le moltissime predilezioni dell'uomo, sia in bene che in male. Tu, per esempio, sei appassionato per un auriga; naturalmente ti di da fare perch quelli che ami partecipino con te agli spettacoli, con te facciano tifo, con te urlino, con te perdano la testa; se non si appassionano, li insulti, li chiami idioti, proprio come sei 23 tu. Ancora. Anche se non te la senti di dividere a met i tuoi beni con colui che ami come te stesso, desideri comunque che egli ne abbia altrettanti; non vuoi infatti che egli si arricchisca a tuo danno, non vuoi il suo bene con la perdita dei tuoi beni. Perch? Perch tu consideri l'oro un bene e perci ti consideri 24 grande per il fatto che possiedi oro; e tu vuoi che l'altro cresca senza che tu cali . Ma perch ami cose che non puoi distribuire senza tuo danno? In tutti questi casi tu ami malamente: hai in odio la tua 25 anima . Se vuoi tranquillamente attrarre il prossimo che ami come te stesso, attrailo a quel bene che non soffre diminuzioni per la moltitudine dei partecipanti: quel bene che - qualunque sia il numero dei possessori - rimane integro per tutti e per ciascuno. Se non ami un simile bene, come potrai amare il prossimo come te stesso? 9. Ma qual questo bene? Lo trovi nel primo e pi grande precetto: Amerai il Signore tuo Dio con tutto il 26 tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente . Quando infatti comincerai ad amare Dio, allora comincerai ad amare te stesso. Non temere: per quanto grande sia il tuo amore per Iddio, non lo amerai mai troppo. La misura di amare Dio di amarlo senza misura. Amalo con tutto il cuore, con tutta l'anima, con tutta la mente, perch pi di cos non puoi. Cosa infatti hai di pi, per amare il tuo Dio, che tutto te stesso? Non temere che, non lasciando a te stesso nulla con cui amarti, tu abbia a perderci. Non ci perdi, perch, amando Dio con tutto te stesso, ti vieni a trovare l dove non ci si perde. Piuttosto se volgerai il tuo amore da lui verso di te, non sarai pi in lui ma in te; e cos perirai, venendo a trovarti in chi destinato a perire. Se non vuoi perire, rimani in colui che non pu perire. Questo raggiunge la forza della carit, questo ottiene il fuoco dell'amore. Lo osserviamo nelle predilezioni luride e sconce di certa gente. I tifosi di un auriga sono totalmente presi dallo spettacolo, vivono solo della persona che stanno guardando. Chi cos appassionato non pensa pi a se stesso, non sa pi neppure dove si trovi. Tanto che, se gli sta vicino uno un po' meno tifoso, al vederlo cos accalorato dice subito: " Costui non in s! ". Anche tu, che sei con Dio, per quanto ti possibile, non voler essere con te. Se sei con te e ti affidi a te, ti perderai, perch tu non sei in grado di salvare te stesso. 10. Ricordate come abbandon la casa e fin col rovinarsi quel tale che, rivolto al padre premuroso di 27 salvarlo, gli disse: Dammi la parte dei beni che mi spetta . Eccolo l: se ne and, consum ogni cosa, si

ridusse a pascere i porci, costretto dalla miseria . Si allontan dal padre, perch voleva stare con s; ma mentre vuole stare con s, non rimane nemmeno con s. In effetti, se abbandoni il tuo Dio, immediatamente ti allontani anche da te, esci fuori di te e diventi estraneo anche a te stesso. Pertanto a 29 persone come questa detto: Tornate al vostro cuore, o prevaricatori . Tornate a voi, per poter tornare anche da Colui che vi ha creati. Al riguardo cosa si dice di quel figlio che, abbandonato il padre, si trov 30 lontano anche da se stesso e nella pi nera miseria? Tornato in se stesso disse ... Tornato in se stesso! Vedi come s'era allontanato anche da se stesso. Buon per te, figlio, che ti sei ravveduto e sei tornato a te! Ma non rimanere in te, se non vuoi perderti di nuovo. In realt anche di questo si ricord quel prodigo, tornato, almeno parzialmente, sulla buona strada. Tornato infatti in s, non volle fermarsi in s, 31 ma, tornato in se stesso, disse: Mi lever e andr da mio padre . Debitamente ravveduto, comprese che la sua dimora era l donde era fuggito; si ricord che era [figlio], anche se ora non meritava pi d'essere considerato tale. 11. Tu dunque amerai il sommo Bene e ad esso volgerai l'affetto del tuo cuore. In tal caso posso affidarti il prossimo. Vedo infatti dove tendi e dove vuoi risiedere. Conducilo da lui! E in effetti non potrai condurre da altri colui che ami come te stesso, ora che veramente ami te stesso. Conduci l il tuo prossimo, 32 attrailo, rapiscilo insistendo in ogni maniera accettabile . Se si fosse all'alba di un giorno di gare circensi, tu, appassionato d'un concorrente nei giochi venatori, non riusciresti a prender sonno e non ti faresti sfuggire l'ora di correre all'anfiteatro. Giunta l'ora, andresti a svegliare con fastidiosa insistenza il tuo amico, per ipotesi ancora immerso nel sonno e desideroso pi di dormire che d'andare ai giochi. Con la tua insistenza faresti pressione su quel pigro: se ti fosse possibile, lo vorresti buttar gi dal letto e piazzarlo nell'anfiteatro. N, con tutto questo, recheresti a lui fastidio se non finch si sia destato dal sonno, poich, scomparso il sonno, egli viene subito con te e ti ringrazia per la tua importunit. Ma cosa dire se, condotto quell'uomo all'anfiteatro, dove tutti e due siete andati in gran fretta, l'atleta da voi preferito venisse sconfitto e voi ve ne doveste andare a testa bassa? Ama dunque Dio con tutto il tuo 33 essere: con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente . Cos e soltanto cos ami te stesso; e solo in questa maniera puoi amare il prossimo come te stesso. Lo attiri infatti con entusiasmo da colui del quale mai dovrai arrossire. 12. Non essendo possibile che chi vuol amare il prossimo lo ami veramente se prima non ama Dio, per questo motivo fu necessario che i due precetti della carit venissero formulati insieme. Chi ama Dio non 34 pu amare l'iniquit poich, amando l'iniquit, odierebbe la sua anima . Se non ama l'iniquit, amer la giustizia, e amando la giustizia amer Dio. Egli pertanto non cerchi Dio con gli occhi del corpo: lo cerchi con la mente e lo ami in maniera sempre crescente con l'affetto del cuore. Non costruiamoci [con la fantasia] divinit che non sono Dio, se non vogliamo amare anche chi non Dio, se non vogliamo amare vani fantasmi. Non dobbiamo cadere in errore immaginando cose di questo genere; non dobbiamo formarci un Dio a misura delle nostre voglie naturali n costruircelo a nostro talento. Per distoglierci da 35 queste fantasticherie ci dice la Scrittura: Dio amore . Se dunque ami, ama chi ti d il potere di amare, 36 e allora ami Dio. Non hai udito che chi ama l'iniquit odia la sua anima ? Ebbene, se ami, ama colui che ti dona di poter amare, e ami Dio. Il principio per cui ami infatti la carit. Tu ami in forza della carit: 37 ama dunque la carit e cos ami Dio, perch Dio carit, e chi dimora nella carit dimora in Dio . Ecco perch fu necessario che venissero inculcati distintamente i due precetti. Di per s sarebbe stato 38 sufficiente menzionarne uno: Amerai il prossimo tuo come te stesso , ma l'uomo si sarebbe potuto ingannare su questo amore del prossimo non sapendo amare rettamente se stesso. Per questo motivo il Signore, quando volle dare una forma all'amore con cui ami te stesso, la trov nell'amore che si ha verso Dio. Stabilito questo, ti affid il prossimo perch tu lo amassi come te stesso. 13. A questo punto, se tu sei d'accordo, ti dovrebbe bastare anche l'unico precetto dell'Apostolo. Ora che hai compreso la portata dei due precetti te ne pu bastare anche uno solo, mentre prima, quando non li comprendevi, uno non sarebbe bastato. Se infatti poni all'inizio un cattivo amore per te stesso, ami malamente anche colui che ami come te stesso. Anzi, non va detto: " Ami male " ma: " Non ami affatto ". 39 Se dunque ti si dice che non devi commettere adulterio, n uccidere, n desiderare maliziosamente , ti si richiama a [rientrare in] te stesso, l cio dove ha sede la pienezza [dell'uomo]. Infatti tu puoi evitare l'adulterio per timore della punizione, non per amore della giustizia. Cos per l'omicidio. Puoi avere la volont di uccidere ma temi di pi il castigo: nel qual caso con la mano non commetti l'omicidio ma nel cuore ne sei colpevole. Ti proponi di uccidere una persona ma temi; comunque vuoi uccidere. segno che non ami il non uccidere. Il tuo agire all'esterno deve esistere gi nel tuo interno, risiedere l dove ti vede Colui che ti dar la corona. L devi combattere e vincere, poich l risiede Colui che ti osserva. Con ragione quindi detto: Non commettere adulterio, non uccidere, non desiderare malamente e tutti gli 40 altri comandamenti si riassumono in questa parola: ama il prossimo tuo come te stesso . Tu certamente gi ami Dio, poich non potresti amare il prossimo senza amare Dio: il secondo precetto segue il primo. Sia dunque in te il primo, e questo porter con s anche il secondo, mentre il secondo non pu esistere senza il primo. Se pensavi al perch dei due precetti, adempine pure uno; ma non potrai adempiere

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quest'uno se non osservandoli tutti e due. Tant' vero che il secondo si chiama appunto secondo per il fatto che segue [l'altro]. dunque un precetto conseguente. Ama il prossimo tuo come te stesso: ci mi basta. Ma se tu a Dio non puoi giungere col pensiero, da dove comincerai per poter amare te stesso? 41 L'amore del prossimo non commette alcun male. Pienezza della legge dunque la carit . E questa carit in che cosa consiste? Nell'amore di Dio e nell'amore del prossimo. Scegli pure l'amore che preferisci! Se scegli l'amore del prossimo, esso non vero se non ami anche Dio. Se scegli l'amore di Dio, esso non vero se non v'includi anche il prossimo. 14. Se ancora non hai l'amore, gemi e credi; chiedi e otterrai. Ci che ti viene comandato, ci che la legge impone, la fede ottiene. Se quanto devi impetrare gi lo possiedi, [ricorda le parole]: Che cosa hai 42 tu senza averlo ricevuto? Se non lo possiedi, chiedilo per poterlo ottenere. Quel che noi chiediamo la 43 carit . Se ancora non l'abbiamo, chiediamola per non restarne privi. Come infatti potremmo attingerla in noi stessi se, essendo cattivi, non abbiamo nulla di buono per meritarla? La otterremo piuttosto da Colui al quale dice la nostra anima: Benedici il Signore, anima mia, e non dimenticare i tanti suoi benefici. 44 Egli misericordioso verso tutte le tue iniquit . Ci avviene nel battesimo. Ma se avvenisse questo 45 soltanto, come rimarremmo in seguito? Continua per [il salmo]: Egli sana tutte le tue malattie . Guarite le malattie, non rifiuteremo il nostro pane; e osserva cosa accadr quando tutte le malattie 46 saranno state guarite: Egli riscatter la tua vita dalla corruzione . quanto accadr nella resurrezione dei morti. E dopo che la nostra vita sar stata liberata dalla corruzione cosa accadr? Egli ti corona. Forse 47 per i tuoi meriti? Poni attenzione a quel che segue: Egli ti corona nella sua compassione e misericordia . 48 Il giudizio infatti sar senza misericordia per colui che non avr usato misericordia . Ci saranno dunque rimessi i peccati e guarite le malattie; la nostra vita sar sottratta alla corruzione e per la sua misericordia ci sar consegnata la corona. Conseguito tutto questo, di che cosa ci occuperemo? Cosa 49 avremo? Egli ti sazia di beni , senza alcun male. Eri avaro e l'oro non ti saziava perch, essendo avaro, non puoi trovare la saziet nell'oro. Sii giusto, e troverai la saziet in Dio. Non c' infatti assolutamente nulla che possa saziarti all'infuori di Dio, nulla pu bastarti all'infuori di Dio. Mostraci il Padre e questo ci 50 basta! Siamo dunque alacri nel compiere le opere di misericordia mentre veniamo curati dalle nostre malattie, affinch, guariti dalle malattie, acquistino vigore i nostri desideri. Facciamo s che questi desideri, guariti dal male, crescano in vigore, e, diventati vigorosi, raggiungano la saziet. Si compia allora il giudizio, ma sia un giudizio di misericordia, poich sarebbe gravoso un giudizio non accompagnato dalla misericordia, essendo difficile che Dio non trovi in te nulla da punire. Tu forse ti compiacevi di te stesso, ma Lui sa scoprire in te colpe che tu non conosci; trova in te cose che tu volevi nascondere o che magari del tutto ignoravi. Siamo dunque zelanti nel compiere le opere di misericordia: amiamo il prossimo pur nell'attuale scarsit di beni temporali, perch ci sia dato di udire, nel giudizio, una sentenza di misericordia.

1 - Cf. Mt 22, 36. 2 - Mt 22, 36. 3 - Rm 9, 28 (Is 10, 22-23 VL). 4 - Mt 22, 37-40. 5 - Mt 22, 37. 6 - Mt 22, 39. 7 - Mt 22, 40. 8 - Cf. Rm 13, 8. 9 - Cf. Mt 22, 37-38. 10 - Rm 13, 9-10. 11 - Rm 13, 8.

12 - Rm 13, 9. 13 - Mt 22, 37. 14 - Rm 13, 9. 15 - Mt 22, 40. 16 - Cf. Lc 20, 36 (Mt 22, 30). 17 - 1 Gv 4, 20. 18 - Gn 1, 26. 19 - Cf. Sal 38, 7. 20 - Sal 77, 6-7. 21 - Mt 22, 39 (Rm 13, 9). 22 - Sal 10, 6. 23 - Cf. Lc 19, 8. 24 - Cf. Gv 3, 30. 25 - Cf. Sal 10, 6. 26 - Mt 22, 37. 27 - Lc 15, 12. 28 - Cf. Lc 15, 13-16. 29 - Is 46, 8. 30 - Lc 15, 17. 31 - Lc 15, 17-18. 32 - Cf. 2 Tm 4, 2. 33 - Mt 22, 37. 34 - Cf. Sal 10, 6. 35 - 1 Gv 4, 16 (8). 36 - Sal 10, 6. 37 - 1 Gv 4, 16. 38 - Rm 13, 9 (Mt 22, 39). 39 - Rm 13, 9. 40 - Rm 13, 9.

41 - Rm 13, 10. 42 - 1 Cor 4, 7. 43 - 1 Gv 4, 16. 44 - Sal 102, 2-3. 45 - Sal 102, 3. 46 - Sal 102, 4. 47 - Sal 102, 4. 48 - Gc 2, 13. 49 - Sal 102, 5. 50 - Gv 14, 8.

DISCORSO 354/A
DISCORSO DI SANT'AGOSTINO VESCOVO

SULLA DIGNIT DEL MATRIMONIO


1. Le letture della domenica, cio la parola di Dio e l'autorit celeste che risiede nelle sacre Scritture or ora proclamate, esortano i componenti la famiglia umana a ricordarsi della loro mortalit, poich [per tutti] ci sar una fine. Questa fine per ciascun uomo, cio per gli uomini presi ad uno ad uno, vicina, anche se potr essere remota la fine dell'intero genere umano. Orbene, la parola di Dio sembra richiamarci alla mente proprio questo, come io avevo cominciato a dirvi, che cio ci ricordiamo della nostra condizione mortale in vista della fine che ha da venire. Si pensi dunque alla vita senza fine! Colui che si ricorda d'essere mortale meriter di conseguire la vita immortale. 2. Avete ascoltato come i farisei, volendo mettere alla prova il Signore, gli posero la domanda se fosse 1 lecito licenziare la moglie per qualsiasi ragione . Egli, che la Verit, rispose dicendo il vero. Quei tentatori non ottennero che il Signore diventasse un mentitore, dovendo imparare da lui la verit tanto chi crede quanto chi non crede. Perch venisse ammaestrato il fedele adoratore di Dio fu data al provocatore una risposta secondo verit. Dico questo perch nessuno creda che il Signore Dio abbia detto qualcosa che contrasti con la obiettivit delle cose, per il fatto che quei farisei non lo interrogavano intenzionati a credere, ma perch volevano metterlo alla prova con la loro richiesta. A noi infatti non interessa sapere come la pensassero quelli che lo interrogavano, ma quale sia stata la risposta di Cristo; 2 non come fosse l'uomo che percosse la roccia, ma quale acqua sia da l scaturita . Pertanto nella risposta del Signore hanno da imparare gli sposati, ma altrettanto possono fare i non ancora sposati e quelli che hanno rifiutato il matrimonio per un ideale di perfezione. Su queste parole del Signore ci invita a dire qualcosa anche il tempo [in cui viviamo], poich, secondo una certa opinione, questo il tempo della fine. 3. Le parole dell'Apostolo si riferiscono molto a proposito a noi del nostro tempo, e vanno accolte con cura maggiore, con impegno pi grande e con piet pi profonda [che non presso gli antichi]. Del resto, fratelli, il tempo si fatto breve. D'ora in poi quelli che hanno moglie vivano come se non l'avessero, ecc.; quelli che comprano come se non comprassero; e quelli che godono come se non godessero e quelli che usano di questo mondo come se non ne usassero. Passa infatti la conformazione di questo mondo, e 3 io vorrei che voi foste senza preoccupazioni . E aggiunge: Chi non ha moglie pensa alle cose di Dio, come possa piacere a Dio; chi invece sposato pensa alle cose del mondo, come possa piacere alla 4 moglie . Pensare alle cose di Dio e pensare alle cose del mondo: quale grande distanza! Impossibile quindi che il raggiungimento [della meta] unisca coloro che nel pensiero sono cos divisi. Ma ecco che uno sposato si infiamma del desiderio di votarsi alla continenza. Costui guardi alla sua comparte e veda se lo 5 sta seguendo. Se lo segue, la prenda per mano; se non lo segue, non l'abbandoni . Pu darsi che lui sia in grado [di fare quella promessa] e lei no; o pu darsi che ne sia capace lei e lui no. Ricordino che sono una sola carne. Avete ascoltato a riguardo non un uomo ma lo stesso Signore degli uomini. Rispondendo

ai giudei, egli dava precetti ai cristiani, e diceva: Non avete letto che agli inizi Dio li cre maschio e femmina, e disse: " Per questo l'uomo lascer suo padre e sua madre e si unir a sua moglie e i due 6 saranno una sola carne "? Pertanto non sono pi due ma una sola carne . E concludeva: L'uomo non 7 separi ci che Dio ha congiunto . 4. Un'esposizione pi approfondita di questo argomento potr sembrare una mancanza di pudore, ma noi non dobbiamo ritenerci talmente in buona salute da non doverci preoccupare di chi malato. E poi, chi siamo noi in confronto con Paolo apostolo e la sua santit? Eppure egli, mosso da caritatevole umilt, si permise d'entrare nelle stanze nuziali con la parola di salvezza, con la medicina di Dio. La sua santit lo fece avvicinare al letto dei coniugi e gli consent di volgere l'occhio a chi vi stava coricato. Non depose la 8 veste della santit e pot dare consigli all'umana fragilit. Disse: Il marito renda alla moglie il debito [coniugale]. un debito; quindi lo renda [al creditore]. Allo stesso modo la moglie [lo renda] al marito, 9 poich la moglie non ha potere sul suo corpo ma ce l'ha il marito . Ci non deve recare sorpresa. Infatti, vero che la donna sottoposta all'uomo e che nell'uomo c' il potere decisionale, mentre nella donna la rispettosa condiscendenza. Tuttavia, per quanto nelle altre cose la donna sia al servizio dell'uomo, in questo campo dell'unione dei sessi, in questo campo - ripeto - c' uguaglianza e parit. All'Apostolo non basta quindi dire: La moglie non ha potere sul suo corpo ma ce l'ha il marito (per motivi di decenza chiama " corpo " gli organi del sesso, volendo evitare l'oscenit!). Egli fa anche comprendere cosa intendesse dire con le parole: Non la moglie ha potere sul suo corpo, ma il marito. Allo stesso modo non 10 il marito che ha potere sul suo corpo, ma la moglie . In questa materia il sesso a discrezione della sposa. Appartiene all'altra: dovuto alla donna. 5. In base a ci il marito non pu di suo arbitrio dire: " Io sono in grado di praticare la continenza. Se ne sei capace, fa' anche tu quello che faccio io; se non sei capace, in nessun modo m'impedirai di fare quel che [ho deciso] essendomi possibile ". Ma cos' questo? Tu, marito, vorresti che vada in perdizione la tua consorte? Se infatti costei, di natura pi debole e carnale, non riuscir a contenersi, la sua volont fiacca si dar alla fornicazione e, fornicando, finir col dannarsi. Impensabile che la sua condanna costituisca per te una corona. Ma ribatti: " Sei nell'inganno: le cose non andranno certamente cos. Non c' motivo per dirmi che la donna cadr nella fornicazione e cos si danner. poi meglio lei sola anzich tutt'e due insieme! ". Se ragioni in questo modo, ti inganni. Noi infatti non condanniamo il matrimonio; non 11 condanniamo ci che Dio ha congiunto: basta che l'uomo non lo separi . Ora tu sei uomo: abbracciando la continenza senza il consenso della tua sposa, da uomo qual sei, vuoi separare ci che Dio s' degnato di congiungere. Replica: " Ma qui Dio che separa, poich io agisco per [servire] Dio_". Certamente, se in qualche testo scritturale si leggesse che Dio abbia detto: " Se ti unisci a tua moglie, io ti condanner ", dovresti fare quello che tu vuoi perch non siate insieme condannati. Ma siccome da un apostolo di Cristo ti senti dire: La moglie non ha potere sul suo corpo ma ce l'ha il marito. Parimenti il marito non ha potere 12 sul suo corpo ma la moglie. Non defraudatevi a vicenda... . 6. Paolo usa la parola defraudare nel senso di " negare il debito coniugale ", non in quello di " commettere adulterio ". Sta infatti parlando dell'obbligo scambievole che hanno gli sposi di rendersi quel tal debito e li stimola energicamente a compiere questo dovere. Mai egli avrebbe permesso l'adulterio; eppure, dopo aver detto: Non defraudatevi a vicenda, nelle parole con cui prosegue aggiunge: Se non di 13 comune accordo e per un certo periodo di tempo . Se dunque ci fosse il comune accordo, sarebbe forse lecito commettere adulteri? Per chi ritiene che le parole: Non defraudatevi a vicenda riguardano l'adulterio, che senso avranno le altre: Se non di comune accordo? certamente un'assurdit che marito e moglie si concedano scambievolmente la facolt di commettere adulteri. Cose come queste debbono tollerare non di rado matrone pudiche e pazienti: rientra infatti nell'ambito della castit femminile sopportare mariti di questo genere, ma non per questo il marito deve sentirsi sicuro. Anzi, deve stare molto attento perch non succeda che chi stato prima sopportato, alla fine venga condannato. Ma la cosa che interessa noi quanto mai chiara; le parole dell'Apostolo non hanno bisogno di spiegazioni. Quando dice: Non defraudatevi a vicenda lo dice nel senso che i coniugi non si debbono rifiutare nel rendersi a vicenda il debito coniugale, a meno che ci non facciano se non di comune accordo e per un 14 certo tempo, al fine - com'egli dice - di attendere all'orazione . Vedete dunque come l'Apostolo prescriva una qualche continenza, o meglio un certo periodo di tempo, da viversi nella continenza, per favorire ed elevare [a Dio] le preghiere. Poi, mosso da quello zelo per cui non aveva esitato a portare a 15 letto dei malati la completa salute, [aggiunge]: E poi tornate di nuovo insieme . 7. Dopo essere vissuti in continenza per un certo tempo al fine di attendere all'orazione, tornate di nuovo insieme. Questo comandi, o Apostolo? " Proprio questo ", risponde. Ma in questo modo, dove va a finire la pudicizia?, dove la riservatezza che promana da un'elevata santit? Risponde: " Ma io conosco il pericolo derivante dalla vostra debolezza "; e non omette d'indicare il motivo del suo suggerimento. Dice: " Vuoi sapere per qual motivo ho detto: Tornate di nuovo insieme? Perch satana non vi tenti per la

vostra incapacit di contenervi ". Con quel che segue vuol toglierci dalla mente l'idea che si tratti di un comando e non di una concessione. Infatti concedere una cosa a chi debole diverso dal comandarla 17 come oggetto di fede. Ora egli dice: Questo dico per indulgenza . Quanto vi dico, e cio: Tornate di 18 nuovo insieme, ve lo dico per indulgenza, non per comando . Non lo impongo alla vostra castit, ma lo concedo alla vostra infermit [spirituale]. Non una cosa da lodarsi ma da tollerarsi: concessa per tolleranza. Infatti io vorrei che tutti fossero come me stesso, ma ciascuno ha da Dio il suo proprio dono, 19 uno in un modo e un altro in altro modo . Ragion per cui anche il Signore ebbe a dire: Chi pu capire 20 capisca . 8. A questo punto qualcuno potrebbe chiedere: " Se l'Apostolo ha permesso il rapporto coniugale per 21 indulgenza , cio per andare incontro alla debolezza umana, se ne deduce che sposarsi un peccato. A chi infatti si concede indulgenza se non a chi ha peccato? ". Sicuramente quanto l'Apostolo concede come indulgenza alla debolezza umana, oso dire che peccato, ma non sta l la dignit del matrimonio. State dunque bene attenti, fratelli, nel distinguere le cose, e con la vostra attenzione venitemi in aiuto, mentre mi accingo ad affrontare questo difficilissimo testo e mi affatico dinanzi al Signore per il vostro bene. L'Apostolo dunque accorda indulgenza a chi compie quell'atto, e certamente si riferisce al rapporto 22 carnale fra coniugi, non fra adulteri, eppure dice: Per indulgenza e non per comando . " Lo tollero, non lo comando ". La persona sposata pu sussumere: " O Apostolo, se mi usi indulgenza vuol dire che io pecco. Non accetto quindi che qualcuno, per affermare il valore del matrimonio, mi presenti argomentazioni di questo genere: " Le nozze sono un bene perch impediscono l'adulterio ". Io voglio che esse siano proprio un bene, non un male minore; ma colui che dice: " Ci dev'essere il matrimonio perch non ci siano adulteri, ed per questo che esso tollerato, che ad esso si usa indulgenza ", dice che tutt'e due le cose sono cattive. Non dice che una buona, l'altra cattiva, ma che sono un male tutt'e due: l'una un male minore, l'altra un male maggiore ". 9. L'Apostolo al contrario non disapprova le nozze, che sono un bene, ma l'incontinenza, che un male. Biasimava cio il rapporto con la moglie in quanto eccede la procreazione dei figli. Sul fine per cui ti sposi, infatti, tu devi andar a leggere le tavole della tua legge, non basarti sui miei ragionamenti. Leggile con attenzione e, se sei andato oltre i limiti del lecito, vergognati. Leggi; ascolter anch'io. Per il tuo bene necessario che ascolti anch'io. Senz'altro vi leggi cos: " Al fine di procreare i figli ". Se dunque qualcosa 23 va oltre [questo limite], viene dal maligno . Guarda, controlla, esaminati! Se non fai nulla che vada al di l di quel che lecito fare per procreare i figli, non hai alcun bisogno di condoni da parte dell'Apostolo. Se invece fai qualcosa che oltrepassa quel limite, la tua azione cattiva: tu commetti un peccato. Ebbene, vuoi tu sapere quale grande bene sia il matrimonio? Per quel bene che appunto il matrimonio, anche il male dell'incontinenza diventa veniale. Si svegliata in te la concupiscenza e tu ne sei stato vinto: sei stato preso nella rete ma non ti sei allontanato dalla moglie. Essendo stato sconfitto dall'incontinenza, saresti incorso nella pena, se in tuo favore non fossero intervenute le nozze. Se pertanto sei coniugato e non vuoi che l'Apostolo abbia ad usarti indulgenza, non oltrepassare i confini imposti dalla tua [stessa] legge. 10. Se ancora non sei allacciato, non cercare neppure quella cosa. Infatti colui che riesce ad usare della moglie solo per procreare figli pu anche non usarne affatto. Ha riportato vittoria sulla libidine; capace di dominare i moti della carne; tiene salde in pugno le briglie della temperanza; a quel moto della carne, come si fa con i cavalli, lascia quel tanto che pu concedergli la volont, senza lasciarsi sfuggire il diritto di controllarlo. Se sei cos, cio se non sei allacciato, n legato dal vincolo nuziale, ma sei sciolto dalla 24 moglie, non cercarti una moglie . Se infatti agli sposati si dice: Il tempo si fatto breve; per quel che 25 rimane coloro che hanno moglie vivano come se non l'avessero , per qual motivo vuoi tu ammogliarti, quando, salva la continenza, puoi fare a meno della moglie? 11. Che bisogno c', infatti, che davanti a Dio si sia anche oggi obbligati a propagare il popolo dal quale nasca il Cristo, salvezza delle genti? Quando stava sviluppandosi l'antico popolo eletto, anche coloro che erano capaci di continenza erano indotti ad ammogliarsi da un fattore religioso. E cos i santi patriarchi generarono figli per un dovere di piet, e per lo stesso dovere di piet le sante donne li partorirono, anche se tutti erano capaci di continenza. Fu un servizio reso al popolo, che doveva crescere di numero; fu un dovere. Ai nostri giorni al contrario abbonda, e dovunque, il numero delle persone in seno alle quali vengono prescelti i figli secondo lo spirito e per opera delle quali si forma il popolo consacrato a Cristo 26 mediante l'adozione alla vita immortale ordinata all'eredit celeste . Pertanto, i tempi di allora erano i 27 tempi di moltiplicare gli amplessi, i nostri sono i tempi in cui bisogna astenersi dagli amplessi . Lo dice 28 un profeta: ascoltiamolo! Per ogni cosa c' il suo tempo : il tempo degli amplessi, il tempo di astenersi 29 dagli amplessi . Il tempo delle profezie, tempo degli amplessi; il tempo del Vangelo, tempo di astenersi 30 dagli amplessi. Tempo di scagliare le pietre, tempo di raccoglierle . Tempo di scagliare le pietre era quello in cui occorreva che l'umanit si propagasse. Dio infatti talmente potente da suscitare anche da

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queste pietre figli di Abramo . Ma adesso perch continuare a scagliarle? Si raccolgano piuttosto quelle che un tempo furono gettate lontano! Perch le pietre si scagliassero fu detto: Maledetto colui che non 32 mette al mondo discendenti d'Israele . Perch le pietre vengano raccolte si dice: Il tempo si fatto 33 breve; per quel che rimane, coloro che hanno moglie siano come coloro che non l'hanno . adesso che 34 colui che pu capire capisca . Nei tempi di prima anche chi poteva capire non si assumeva l'obbligo della continenza, pur avendone in cuore la virt. Essi infatti stavano con la moglie per piacere a Dio. Possiamo infatti credere che, se ad Abramo fosse stato chiesto di vivere in continenza, la sua grande virt e piet avrebbero vacillato? Come mai allora, al comando del Signore seppe offrire in sacrificio lo stesso suo erede, che Dio gli aveva dato perch diventasse adulto? Il loro tempo era dunque diverso dal nostro! . 12. Nessuno dunque dal loro operato tragga norme per s; nessuno pensi che si estenda anche a lui l'obbligo di fare lo stesso. Chi pu capire capisca! " Ma io non posso ", replica. Non puoi davvero? " No, non posso ". Ti prende in braccio, come una nutrice, l'autorit dell'Apostolo, secondo il quale, se non ce la 35 fanno a contenersi, si sposino . Facciano almeno qualcosa per arrivare ad ottenere indulgenza, quell'indulgenza che impedisce di precipitare nella pena eterna. Compiano quel che lecito, perch venga loro perdonato quel che non lecito. A questo alludono le parole con cui il testo prosegue: preferibile 36 sposarsi piuttosto che bruciare . Dice: " Concedo qualcosa alla vostra incontinenza perch temo conseguenze pi gravi: temo la pena eterna, temo ci che attende ed preparato per gli adlteri ". Ad ogni modo, anche gli sposi che, vinti dalla passione, usano dei loro corpi oltre quel che richiede la necessit di procreare figli, pongano i loro comportamenti fra le cose per le quali preghiamo ogni giorno: 37 Rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori . Quelli poi che possono capire 38 capiscano , e preghino per poter capire. La fede ottiene anche la continenza. Sapendo, dice la Scrittura santa, sapendo che nessuno pu essere continente se Dio non glielo concede, e che era dono della 39 sapienza anche il sapere da chi proviene un tal dono . Tu temi la continenza ritenendola quasi una punizione; eppure non bussi per impetrare la grazia. Non ritenerla una punizione! Quando sarai riuscito ad averla, non ti sar un aggravio. Te ne far dono Colui dal quale si debbono impetrare tutti i beni 40 gratuiti. Bussa e riceverai; domanda, chiedi e troverai . La fonte versa sempre; la fede non si adagi 41 nella pigrizia. Comunque, chi pu capire capisca ; quelli che non riescono a capire, se non ce la fanno a 42 contenersi si sposino . 13. Amatevi scambievolmente! Il marito riesce a contenersi, la moglie no? Non chiedere il rapporto, ma concedilo. Tu che puoi fare a meno di chiederlo, se di fatto non lo chiedi ma lo concedi, con ci eserciti la misericordia. Oso dirlo con assoluta sicurezza: tu compi un'opera di misericordia. Infatti, se tu non lo concedessi, la tua sposa, vinta dalla concupiscenza, potrebbe diventare adultera; e se tu, moglie, ti rifiutassi, tuo marito, vinto dalla concupiscenza, potrebbe cadere nell'adulterio. Non voglio che tu esiga per te stessa un rispetto che ti renda complice della dannazione di lui. Che dire poi se tu non pretendi il rapporto pur essendo disposta a concederlo? Questo rientra nella sfera della continenza. Infatti non lo si richiede per impulso libidinoso, ma lo si concede per misericordiosa condiscendenza. Con franchezza di' al tuo Dio: " Signore, tu conosci come in me c' quel privilegio che tu mi hai donato, ma io ho anche ascoltato la tua parola ammonitrice, secondo la quale sei stato tu a creare e me e il coniuge, e tuo volere che nessuno [dei due] vada in perdizione ". Rivolti al Signore...

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1 - Cf. Mt 19, 3. 2 - Cf. Nm 20, 8-11 (Es 17, 5-6). 3 - 1 Cor 7, 29-32. 4 - 1 Cor 7, 32-33. 5 - Cf. 1 Cor 7, 11. 6 - Mt 19, 4-6. 7 - Mt 19, 6. 8 - 1 Cor 7, 3.

9 - 1 Cor 7, 3-4. 10 - 1 Cor 7, 4. 11 - Mt 19, 6. 12 - 1 Cor 7, 4-5. 13 - 1 Cor 7, 5. 14 - 1 Cor 7, 5. 15 - 1 Cor 7, 5. 16 - 1 Cor 7, 5. 17 - 1 Cor 7, 6. 18 - 1 Cor 7, 5-6. 19 - 1 Cor 7, 6-7. 20 - Mt 19, 12. 21 - 1 Cor 7, 6. 22 - 1 Cor 7, 6. 23 - Mt 5, 37. 24 - 1 Cor 7, 27. 25 - 1 Cor 7, 29. 26 - Cf. 1 Pt 2, 9-10. 27 - Cf. Qo 3, 5. 28 - Qo 3, 1. 29 - Qo 3, 5. 30 - Qo 3, 5. 31 - Mt 3, 9 (Lc 3, 8). 32 - Agraphon (cf. Is 31, 9). 33 - 1 Cor 7, 29. 34 - Mt 19, 12. 35 - 1 Cor 7, 9. 36 - 1 Cor 7, 9. 37 - Mt 6, 12.

38 - Cf. Mt 19, 12. 39 - Sap 8, 21. 40 - Cf. Mt 7, 7-8 (Lc 11, 9-10). 41 - Mt 19, 12. 42 - 1 Cor 7, 9.

DISCORSO 159/A
DISCORSO DI SANT'AGOSTINO VESCOVO

SUI DOVERI VERSO I GENITORI


1. Le solenni celebrazioni in onore dei santi martiri sono incoraggiamento ad affrontare il martirio, nel senso che deve recarci piacere l'imitazione di quanto celebriamo con gioia. A questo ci esorta e, per cos dire, ci infiamma anche la sacra Scrittura che abbiamo or ora ascoltato. Dice l'Apostolo: Chi ci separer dall'amore di Cristo? La tribolazione, l'angoscia, la persecuzione, la fame, la nudit, il pericolo, la spada?... Come sta scritto: Per te noi siamo messi a morte tutto il giorno, siamo stimati come pecore da 1 macello . Segue poi l'enumerazione di forze che con la violenza vorrebbero portarci alla separazione, ma su di esse ci rende vittoriosi Colui che, per impedire a noi di separarci da lui, non si separa mai da noi. Infatti dinanzi alle difficolt della vita presente e alle afflizioni che ci sovrastano, Colui che fedele nel 2 promettere e benevolo nel donare si degnato garantirci che sar con noi sino alla fine dei tempi . Dice [Paolo]: Io sono certo che n la morte n la vita, n gli angeli n i principati, n il presente n il futuro, n la potenza, n l'altezza, n la profondit, n qualsiasi creatura - non poteva infatti nominarle tutte- ci 3 potr separare dall'amore di Dio, che in Cristo Ges, nostro Signore . E perch noi non veniamo separati da Cristo, l'Apostolo ci rende oltremodo forti mediante la speranza e ci arma di fiducia contro tutte le tentazioni del mondo. Infatti, se siamo privati dell'aiuto divino, le nostre forze sono assolutamente insufficienti. Per questo un po' prima l'Apostolo aveva detto: Se Dio con noi, chi sar 4 contro di noi? E dopo aver elencato brevemente gli ostacoli che si oppongono alla nostra fede cristiana ricorrendo alla violenza, vuol impedire che noi siamo da essi allontanati dalla carit di Cristo, e ci arma perch sopportiamo ogni cosa per amore di Cristo. 2. Minacciano di separarci [da Cristo] non solo le cose che ci torturano ma anche quelle che ci allettano. Ma come dalle parole dell'Apostolo siamo stati armati contro ci che tenta di separarci da Cristo con la violenza, cos dallo stesso Cristo Signore veniamo armati contro ci che trama di portarci fuori strada con le lusinghe. C' infatti da temere che uno non venga separato [da Cristo] dalla paura di spada crudele ma lo separi un affetto [troppo] carnale. Pertanto contro le lusinghe che assaltano la nostra fede, perch non accada che abbattano quel che assaliscono, ascoltiamo la parola del Signore: Se uno viene a me e non odia il padre, la madre, la moglie, i figli, i fratelli e perfino la sua vita, non pu essere mio discepolo. E chi 5 non prende sulle spalle la propria croce per seguirmi, non pu essere mio discepolo . Il Signore menziona tutt'e due le cose: ci che piacevole e pu trarci in inganno con la lusinga, e ci che ci opprime con le minacce. Contro le lusinghe ingannatrici che provengono dall'affetto carnale dice: Se uno viene a me e non odia il padre e la madre, la moglie, i figli ecc.; contro ci che allontana dalla fede con rabbia furiosa e per la via del timore, ci rende forti mediante quel sostegno e quell'armatura che, con un unico nome, chiama la " croce ". Dice: Chi per seguirmi non prende sulle spalle la propria croce... Lo dice di colui che non sopporta con pazienza - questo significa prendere sulle spalle - tutto quello che in questo mondo c' di amaro e di pesante come lo la croce. Chi non mi segue [cos] non pu essere mio discepolo. 3. Collochiamo dunque il martire di Cristo nel mezzo, fra chi lo minaccia e chi lo lusinga: alle due porte per le quali si giunge al cuore, la cupidigia e il timore. Alla porta della cupidigia bussano il padre, la madre, la moglie, i figli, i fratelli: tutti persone gradite, amabili, dolci. Ma son forse pi amabili di Dio? pi 6 dolci di Cristo? Se non lo credete, gustate e vedete quanto amabile il Signore . Alla porta del timore bussano le minacce, l'infuriare dell'ira, le derisioni e, alla fine, anche i dolori fisici, che nessuno pu lasciare incalcolati o fingere di non sentire. Se infatti viene danneggiato nel danaro uno che lo disprezza, non ne soffre dolori: una cosa gi scontata nel cuore di chi disprezza; e quindi, se uno ti toglie quell'oggetto che tu non ami, non ti ferisce il corpo. Se viceversa tu ami il danaro, temi colui che minaccia di danneggiarti [nelle finanze]: non l'altro che viene a ferirti, ma sei tu stesso a ferirti cacciandoti nei dolori. Radice di tutti i mali infatti l'avarizia: per accontentarla, alcuni si sono allontanati

dalla fede e si sono cacciati in molti dolori . [Il nemico] minaccia di danneggiarti: se non ti trova bramoso [di denaro] ma libero [dalla cupidigia], puoi ridere, anche se ridotto in povert, poich non eri invischiato [col danaro]. Lo stesso da dirsi per tutte le altre cose che dalla dottrina cristiana abbiamo appreso a disprezzare e che siamo esortati a non amare per essere trovati liberi nell'ora della prova. A questa libert ci esorta quel brano dell'Apostolo dove leggiamo: Coloro che usano di questo mondo siano 8 come quelli che non ne usano . Abbiano cio la libert per usarne, non la bramosia che condiziona 9 l'affetto. Passa infatti la figura di questo mondo; e io vorrei che voi foste senza preoccupazioni . 4. Resta da sopportare l'infermit della carne, che nessuno di noi, finch vive in questo mondo, pu allontanare da s. Che farai? Quando ferita la carne, potr il cuore non sentirne dolore? , questa, una ferita connaturale all'infermit umana, finch non riceva la veste dell'immortalit. Ed ecco qui una grande lotta. Avendo il martire di Dio il cuore distaccato dal denaro, egli se ne sta sicuro contro coloro che gli minacciano danni materiali. Dice: " Mi tolga pure le cose che non amo: che dispiacere ne prover? ". Il nemico gli minaccia l'esilio; lo minaccia a uno che ormai desidera solo la patria celeste, poich in questo mondo il cristiano dovunque vada, un pellegrino. Gli minaccia vituperi: il cristiano ha pronta la risposta: 10 La nostra gloria questa: la testimonianza della nostra coscienza . Gli minaccia il disonore: quanto grande pu essere un onore passeggero? L'uomo minaccia il disonore; il Signore degli uomini promette un onore eterno. Quando si riesce a calpestare tutte queste cose, la libert al sicuro. Ma con la carne come la mettiamo? L'anima posta di fronte alla sua veste, quella veste che non si depone se non con la morte. Or ecco che l'uomo, o meglio l'anima, viene messa alle strette da una cosa vicina, cio dalla fragilit della sua stessa carne. Pertanto al Signore crocifisso sembra debbano riferirsi, o meglio si riferiscono, le parole di quel meraviglioso salmo che, quando si legge, sembra di udire il Vangelo. Vi si dice: Hanno forato le mie mani e i miei piedi. Hanno contato tutte le mie ossa. Essi hanno rivolto gli occhi 11 su di me, si son divisi le mie vesti e sulla mia tunica hanno gettato la sorte . Sono parole di uno che soffre, di Colui che sospeso alla croce; eppure vi si dice: Non allontanarti da me poich vicina la 12 tribolazione . Se intendi vicina nel senso che sta per avvicinarsi nel tempo, queste parole non possono stare sulle labbra di uno che pende dalla croce: se in croce, la tribolazione gi l'ha raggiunto. Perch, allora, si dice: vicina? Perch era penetrata nella sua carne. Non ci sono realt pi vicine di quanto lo siano l'anima e la carne, che l'anima sorregge. Gli altri aspetti sono al di fuori; e si chiamano esterne appunto perch sono fuori di noi; quando invece ad essere tormentata la carne, l'anima colpita da vicino. 5. Queste sofferenze sono certo gravose, ma in tutto noi siamo pi che vincitori in grazia di colui che ci 13 ha amati . Ma come riusciamo ad essere vittoriosi anche su di loro? Perch se Dio con noi, chi sar 14 Non per altro il Signore si degnato chiamare " croce " tutto ci che incute spavento, contro di noi? tutte le asperit e le amarezze, tutto ci che noi riteniamo intollerabile e atroce; e l'Apostolo con grande autorevolezza ha aggiunto le parole con cui sottolinea l'umiliazione del Signore stesso. Egli dice: Non consider una usurpazione l'essere uguale a Dio ma annient se stesso assumendo la forma di uno 15 schiavo per diventare simile all'uomo, e nelle sembianze fu trovato uguale all'uomo . Quanta umiliazione nel Signore il farsi uomo! Ma ascolta ancora. Ecco, egli si umiliato facendosi uomo: poteva fare qualcosa di pi? Dice: Umili se stesso facendosi obbediente fino alla morte: non solo fino a nascere come uomo ma anche fino alla morte. Hai da aggiungere altro? Dice: " S che ce l'ho: e alla morte di 16 croce ". Fissando lo sguardo su questa fine, acerbissima fra tutte, con cui si conclude la vita del Signore, [l'Apostolo] chiama croce tutte le sofferenze che la carne del cristiano sopporta meritatamente per il nome di Cristo, anche se chi le patisce la fede. In effetti, la fede [in se stessa] non ha sofferenze da tollerare, anzi rende sopportabili i nostri patimenti. Noi dunque siamo protetti da entrambi i lati e abbiamo le difese in tutt'e due le porte: quella del desiderio e quella del timore. Non desideriamo nulla di pi di quello che Dio ci promette; non temiamo altro male che quello che Dio ci minaccia. In questo modo respingiamo tanto chi ci lusinga quanto chi ci minaccia. 6. A questo punto potrebbe venir fuori qualcuno che, per farci una obiezione, dice: " vero che per la fede in Cristo bisogna sopportare fino in fondo tutte le afflizioni, le durezze, le crudelt e ogni cosa difficile a tollerarsi, ma mi sorprendono le parole di Colui che sull'amore del prossimo ci ha dato, mettendolo al primo posto, il seguente precetto: Onora tuo padre e tua madre. questo il primo dei 17 comandamenti associato ad una promessa: affinch te ne venga un bene . Questo precetto viene presentato come grande dall'Apostolo; eppure ecco il Signore che viene a dirmi: Se uno viene a me e non 18 odia il padre e la madre . Da che parte tender l'orecchio? Quale dei due precetti prender per vero? Come mi sar possibile obbedire a Colui che mi comanda di onorare il padre e la madre e a Colui che mi comanda di odiare il padre e la madre? Non forse lo stesso Dio colui che ha comandato le due cose, ovvero, come sostengono certi falsi, uno il Dio che ha dato la legge e un altro quello che ha diffuso il 19 Vangelo? Nella legge infatti scritto: Onora il padre e la madre , nel Vangelo: Chi non odia il padre e la 20 madre ". Tutt'altro! lo stesso Dio colui che ha dato la legge e colui che ha divulgato il Vangelo,

proprio lo stesso. Riconoscilo come tuo Signore: il quale, per non impartire ordini in contrasto fra loro, assegn a precetti diversi tempi diversi. Che se tu pensassi che il precetto di onorare il padre e la madre, per il fatto che la prima volta che si legge nell'Antico Testamento sia in contrasto con quanto si prescrive nel Vangelo, ricorda che anche nell'Antico Testamento contenuto un testo simile a quello che abbiamo ascoltato nel Vangelo or ora letto. Chi dice al padre o alla madre: Non vi conosco, e colui che non 21 riconosce i propri figli, costui ragiona secondo il mio testamento . facile rilevare la somiglianza, l'affinit e la vicinanza [con il Vangelo]. stato dunque lo stesso Signore a comandare le due cose. A noi il compito di distinguere i tempi. 7. Ecco ora il martire che, armi alle mani, si avvia alla corona, ma ad impedirgli il raggiungimento delle promesse divine gli si fanno incontro con blandizie il padre e la madre. Gli promettono una inconsistente 22 eredit e lo privano dell'eterna luce . questo certamente un caso in cui non devi rispettarli; devi anzi odiare tuo padre, devi odiarlo per benevolenza, perch cio egli, che fatto cos, non rimanga cos com'. In questo modo odierai il padre, la madre, i figli, i fratelli, la moglie. Riguardo a quest'ultima, la questione pi complessa, ma, se si arrivasse a questo punto, se cio anche lei tentasse di ostacolarti, devi odiare anche lei. Guardati da Eva! In questo caso essa non un membro del tuo corpo ma una collaboratrice del 23 serpente . Una prima volta ne ascoltasti stupidamente le parole, ma da quell'esperienza non ricavasti un gran profitto; or ecco che la stessa, in quanto sua moglie, per impedire che il martire, suo marito, consegua la corona, con raggiri femminili viene a dare ordini all'uomo, desumendoli quasi dalla legge e perfino dal Vangelo. Gli dice: " Ascolta quel che ci stato comandato ". Che cosa? " L'uomo non separi 24 ci che Dio ha congiunto . Ascoltalo per davvero, non sottovalutarlo! Ci che Dio ha congiunto, l'uomo non lo separi ". Bada per che tua moglie non ti separi da Dio. " vero che l'uomo non deve separare ci che Dio ha congiunto ". Ma potr un'affezione umana separare da Dio lo stesso uomo? Come la mettiamo 25 con quella parola che avete or ora ascoltata: Chi ci separer dall'amore di Cristo? un caso in cui non devi proprio temere: non si tratta in realt dell'uomo che separa ci che Dio ha congiunto, ma di Dio stesso che viene a separare [da te] chi tenta di separarti [da lui]. Non ascoltare quindi tua moglie quando ti dice: " Io sono un tuo membro, tu sei un membro mio ". Rispondile: " Se un membro del mio corpo andasse in cancrena e in tal modo minacciasse di incancrenire l'intero corpo, non verrebbe amputato dal medico? Orbene, dalla bocca del Signore, che il vero medico, ascolto queste parole: preferibile per te 26 che perisca uno dei tuoi membri anzich tutto il tuo corpo vada nella geenna ". Compresa la legge in senso giusto, rispondi a colei che malamente ricorre alla legge. Nulla di straordinario fa il serpente, nulla di straordinario, se ad opera di Eva ti vuol ingannare in materia di legge colui che ingann il primo Adamo quando ancora non c'era la legge. Ha visto infatti che tu ora ti stai nutrendo della legge [di Dio], e ti ha collocato un cappio in questo cibo; ma tu di': I miei occhi sono sempre rivolti al Signore perch egli 27 districher i miei piedi dal laccio . Pertanto in questo pericolo, quando cio sei tentato in materia di legge, i tuoi occhi siano rivolti al Signore, ricordando che egli stesso fu tentato dal serpente con parole prese dalla legge. 8. Il Signore per darci l'esempio di come si combatte e si vince [la tentazione] volle essere tentato dal diavolo, come volle anche essere crocifisso per mano di empi. Le tentazioni furono tre, come leggiamo [nel Vangelo], e nella prima tentazione il Signore ricorse alla legge per replicare al diavolo che gli diceva: 28 Se sei figlio di Dio, di' a queste pietre che diventino pane . Attingendo alla legge gli rispose: Non di solo 29 pane vive l'uomo ma di ogni parola di Dio . Lo stesso nella seconda tentazione: Prostrati dinanzi a me e 30 adorami; e io ti dar queste cose . Anche l il Signore ribatte con parole della legge: Sta scritto: 31 Adorerai il Signore Dio tuo e a lui solo servirai . Ma quando l'astuto serpente si vide per due volte scacciato in forza della legge, tese il laccio per la terza volta attingendo ancora dalla legge, e disse: 32 Buttati gi dal pinnacolo del tempio, se sei Figlio di Dio . E volendo combattere con l'arma da cui era stato sconfitto, ricorse immediatamente al testo della legge e soggiunse: " Sta scritto infatti: Egli ha impartito ai suoi angeli ordini nei tuoi riguardi, ed essi ti solleveranno nelle mani perch tu non inciampi 33 nella pietra con il tuo piede . E voleva dire: Siccome gli angeli ti reggeranno in modo che tu non inciampi, se sei Figlio di Dio buttati gi, e facci vedere chi sei ". In questo caso, ecco che il diavolo osa di nuovo allungare la mano verso la legge; ma forse che per questo il Signore ritir la propria mano dalla legge? Anche questa volta, ricorrendo di nuovo alla legge, trafisse il nemico, lo abbatt e lo fece 34 allontanare scornato. Gli disse: Sta scritto: Non tentare il Signore Dio tuo . In caso analogo anche tu, se dovrai incontrare tua moglie che, nel tentativo di sottrarti al martirio, venisse a citarti la legge e dirti: 35 " L'uomo non separi ci che Dio ha congiunto , ricorri allora alla legge: Se uno viene a me e non odia il 36 padre e la madre, la moglie e i figli ... ". 9. Non devi pertanto adirarti tu, moglie. Colui contro il quale tu ti incollerisci perch ti odia, nel medesimo caso deve odiare anche suo padre, anche sua madre. Ma questo non basta alla moglie, che ricorda il 37 passo scritturale: L'uomo abbandoner il padre e la madre, e si unir a sua moglie . Infatti, se i genitori, cio il padre e la madre, dicessero al figlio: " Se tua moglie non vuol restare presso di noi, ci

rimarrai tu, rimandando tua moglie a casa sua ", il tal caso la donna pu appellarsi a questa prescrizione della legge e battersi contro il marito. Gli citer il comandamento, e in base alla legge di Dio gli dir: " Altro che! Tu devi lasciar da parte i tuoi genitori, e non cacciar via me. Eccoti le parole: L'uomo abbandoner il padre e la madre, e si unir a sua moglie ". Buona citazione! E tu l'hai ben compresa: tua la vittoria. Nessuno, ovviamente, oser mettere in dubbio che, se il padre o la madre tenteranno di separare il proprio figlio da sua moglie, doveroso separarsi da loro e non separarsi dalla moglie. Ma sta' attenta anche tu, moglie! Se ti degni d'essere una buona cristiana e non ti rincresce d'ascoltare le parole della fede, ascolta! E se risulter che sei stata vinta [dalla parola], accogli con pazienza questa tua sconfitta. Ecco, noi abbiamo messo a tacere il tuo suocero e la tua suocera, cio il padre e la madre di tuo marito, coloro che l'hanno generato, allevato e condotto all'et in cui pot diventare tuo sposo. Li abbiamo ridotti al silenzio pi assoluto e, richiamandoli al dovere con l'appoggio dell'autorit divina, abbiamo detto loro: " Non pretendete di separare vostro figlio da sua moglie perch stia con voi; meglio che lui si separi da voi piuttosto che da lei. Se possibile, rimanete tutti insieme; ma se ci non possibile, meglio che lui stia con la sposa anzich con voi, separandosi da lei ". Abbiamo trattato la tua causa, e tu hai ottenuto vittoria nel giudizio. Lasciati vincere in quell'altro giudizio, dove affrontiamo ancora la tua causa. Alla fin fine, se abbiamo affrontato a norma di fede la causa della tua vita temporale, dovremo lasciar correre quando in gioco la causa della tua salvezza eterna? Capisci bene! Il padre e la madre di tuo marito non dovevano separarti da lui: tu non devi separare tuo marito dal tuo Dio. 10. La fornicazione pi temibile consiste nel perdere la castit che l'anima deve a Dio. Noi dobbiamo temere soprattutto quella fornicazione che temeva l'Apostolo quando diceva: Vi ho sposati a un solo uomo come vergine casta da presentarsi a Cristo. Temo per che, come il serpente sedusse Eva con la 38 sua astuzia, cos si corrompano anche le vostre anime perdendo quella castit che in Cristo Ges . Vedi come anche in questo campo si esiga la castit. Perch tu non vuoi essere separata da tuo marito? Per non incorrere nel bisogno di fornicare. Ma nel martirio di tuo marito non c' nulla per cui tu debba temere. Una volta che egli abbia conseguito la corona e dalle realt umane sia passato alla sfera della divinit, tu sarai vedova, e se ti vorrai sposare non commetterai adulterio. Ma forse, per essere stata la moglie di un martire, ti vergognerai di contrarre un altro matrimonio. Ecco, dopo che tuo marito ha ottenuto la corona, tu farai in modo che anche la tua fede sia sul sicuro. Non voler quindi distogliere tuo marito dal conseguimento delle nozze spirituali! In queste nozze si richiede parimenti la castit, anzi la si richiede con pi vigore, poich si richiede una castit superiore, una castit eterna. Tu fai perire chiunque 39 fornicando si allontana da te . Quando infatti ti proponi di piegare tuo marito con le tue lusinghe, cosa intendi fare se non privarlo della sua forza? Ma se in lui non c' la forza, sar per te un marito fasullo! Svigorito dalle tue moine, egli sar un effeminato; e come potr essere tuo marito uno che non pi un uomo? Cosa infatti cerchi d'ottenere da lui se si piegher dinanzi alle tue lusinghe? Che disprezzi i comandamenti del Signore, rinneghi Cristo e sacrifichi agli idoli? Cos mentre tu cerchi di possedere il suo corpo, l'anima di lui commette adulterio e sente rivolte a s le parole: Tu fai perire chiunque fornicando si allontana da te. S, tu vuoi che stia con te e si separi da Dio; ma ascolta la continuazione del medesimo testo: Tu fai perire chiunque fornicando si allontana da te; quanto a me, viceversa, il mio bene stare 40 unito a Dio . Ascolta tuo marito, che armato di fede, scaglia i dardi della giustizia contro la tua iniquit e ti dice: Io sono certo che n la morte n la vita, n gli angeli n i principati, n l'altezza n la profondit, 41 n alcun'altra creatura ci potr separare dall'amore di Dio, che in Cristo Ges . Forse tu mi replichi: " Ma fra tutti costoro non trovo nominata la moglie ". Tu dunque osservi che l'Apostolo non parla della moglie. Bugiarda! La sua virt apostolica faceva buona guardia contro di te quando aggiungeva: E nessun'altra creatura. Oserai forse dire che non sei una creatura? Se dunque sei una creatura, anzi perch sei una creatura, non riuscirai nemmeno tu a separare [da Dio] colui che nessuna creatura pu separare. 11. Finora abbiamo parlato come se fossero i soli uomini a correre verso il martirio, mentre le mogli vorrebbero trattenerli. Dobbiamo confortare anche il sesso debole. Quante donne sono giunte alla corona del martirio, senza che venissero trattenute dai loro mariti e dalle loro lusinghe, non proprio degne di uomini forti! Ecco Perpetua: Com' diventata perpetua, se non perch (disprezz le realt non) perpetue? E Felicita, come ha conseguito la sua grande felicit, se non perch non si lasci spaventare dall'infelicit della vita temporale? Ebbene, in questa materia nemmeno le donne si lascino fuorviare dalle lusinghe degli uomini. Guardino a Perpetua, guardino a Felicita, per ottenere la perpetua felicit. 12. Nella materia che trattiamo non si adirino il padre o la madre, n la moglie o i figli o i fratelli poich, 42 qualora si adirassero, c' l'aggiunta: Odia anche la tua anima . S, nel caso di cui ci occupiamo disordinato l'amore che hai per tua moglie, quando ti si comanda di odiare la stessa tua anima. Dice: 43 Cosa giova all'uomo conquistare il mondo intero se la sua anima ne subisce un danno? Eppure a te si comanda di odiare anche la tua anima affinch non ti porti fuori strada per il desiderio di restare sempre quaggi, per il desiderio di restare legata al suo corpo, rifiutando di passare a migliore destinazione. Odia un'anima siffatta per non averla sempre cos! Infatti quando gli uomini sono messi alla prova dal pericolo

della persecuzione, cosa sussurra nel loro intimo [l'anima carnale], se non: " Rinnega e vivi! Dopo ne farai penitenza "? l'anima: vuol andare in perdizione, e tu devi odiare colei che vuole la perdizione. Non permettere che si danni! Castigala, sgridala, ammaestrala, e prega Dio che ti aiuti. Lontana da te e svigorita dai pericoli della vita presente, essa guarda alla vita eterna con gli occhi della fede non sani. Con 44 parole di incoraggiamento sollevala verso l'alto. Dille: Perch ti rattristi, anima mia, e perch mi turbi? Forse ti risponder: " Perch sono fiacca ". Ma tu hai dalla tua il seguito della frase: Spera nel Signore; egli sar la tua fortezza e la tua stabilit. Spera nel Signore; io confesser a lui. Non lo rinnegher, lo confesser. Tu al contrario, o anima mia, mi sussurravi: " Rinnegalo "; ma io lo confesser: salvezza del 45 mio volto e mio Dio . Chi dunque ama la propria anima, la perda quaggi per trovarla nella vita 46 eterna . Conclusione: se ti bisbigliano cose contrarie, non dare ascolto n al padre n alla madre, n alla moglie, n ai figli, e nemmeno alla tua anima. 13. La moglie che teme un'eventuale separazione fra coniugi va ascoltata finch non propone cose che offendono Dio. Analogamente tutti gli stati della vita debbono occupare il loro proprio posto: al di sopra di tutti la verginit, dopo di lei la vedovanza, al terzo posto la vita coniugale. Nessuno rester privo della sua ricompensa. Le vergini pensino a Maria, le vedove ad Anna, le maritate a Susanna. Tutte hanno il premio che loro spetta. E poi non c' nessuna di queste categorie di persone che non registri le sue martiri. Or ecco che nel problema del martirio il marito teme che sua moglie sia per lui un'altra Eva; mentre la moglie teme che il marito sia per lei un altro serpente. Nessuno dei due coniugi ascolti chi venga a fare proposte contro Dio. Fino a questo punto ha valore l'affetto umano: la debolezza della carne non deve oltrepassare il muro dello spirito. Sia al di sotto perch deve stare di sotto: l'anima si 47 sottometta a Dio e guidi il corpo; e non succeda che l'anima, per far prevalere la carne e il suo dominio, si lasci separare da Dio. Un vero disordine questo! Tu vuoi mantenere la tua supremazia nella tua casa: Dio lo esige ancora di pi per la sua. Tenete a mente queste cose e meditatele! Queste proponetevi d'imitare tutte le volte che celebrate le solennit dei martiri, e il Dio della pace sar con 48 voi . Rivolti al Signore...

1 - Rm 8, 35-36 (Sal 43, 22). 2 - Mt 28, 20. 3 - Rm 8, 38-39. 4 - Rm 8, 31. 5 - Lc 14, 26-27. 6 - Sal 33, 9. 7 - 1 Tm 6, 10. 8 - 1 Cor 7, 31. 9 - 1 Cor 7, 31-32. 10 - 2 Cor 1, 12. 11 - Sal 21, 17-19. 12 - Sal 21, 12. 13 - Rm 8, 37. 14 - Rm 8, 31. 15 - Fil 2, 6-7.

16 - Fil 2, 8. 17 - Ef 6, 2-3 (Es 20, 12; Dt 5, 16). 18 - Lc 14, 26. 19 - Es 20, 12 (Dt 5, 16). 20 - Lc 14, 26. 21 - Dt 33, 9. 22 - Cf. Rm 8, 17. 23 - Cf. Gn 3, 6. 24 - Mt 19, 6 (Mc 10, 9). 25 - Rm 8, 35. 26 - Mt 5, 30. 27 - Sal 24, 15. 28 - Lc 4, 3 (Mt 4, 3). 29 - Lc 4, 4 (Mt 4, 4). 30 - Cf. Mt 4, 9 (Lc 4, 7). 31 - Lc 4, 8 (Mt 4, 10). 32 - Lc 4, 9 (Mt 4, 6). 33 - Lc 4, 10-11 (Mt 4, 6). 34 - Lc 4, 12 (Mt 4, 7). 35 - Mt 19, 6 (Mc 10, 9). 36 - Lc 14, 26. 37 - Mt 19, 5 (Gn 2, 24; Ef 5, 31). 38 - 2 Cor 11, 2-3. 39 - Sal 72, 27. 40 - Sal 72, 27-28. 41 - Rm 8, 38-39. 42 - Cf. Lc 14, 26. 43 - Mt 16, 26. 44 - Sal 41, 6 (12; 42, 5).

45 - Sal 41, 6-7. 46 - Cf. Mt 10, 39 (16, 25; Mc 8, 35; Lc 9, 24; 17, 33; Gv 12, 25). 47 - Cf. Sal 61, 6. 48 - Fil 4, 9.

DISCORSO 352/A
DISCORSO DI SANT'AGOSTINO SULLE PAROLE DEL VANGELO: I TEMPI SONO COMPIUTI, VICINO IL REGNO DI DIO. 1 PENTITEVI E CREDETE AL VANGELO 1. Il Signore Ges, autore del santo Vangelo, non volendo che alcuno perisca , per una legge 3 chiamiamola cos - di misericordia, venne a salvare ci che era perduto . Egli, dinanzi all'intero genere umano, raccolto, per cos dire, in assemblea, proclam la parola che abbiamo udito: I tempi sono 4 compiuti, vicino il regno di Dio. Pentitevi dunque e credete al Vangelo . Questo grido profer il Creatore del mondo e il mondo lo ud. Si metta in pratica quanto suggerito da Colui che venuto a soccorrere perch, tornando, egli non punisca chi ha trascurato di ascoltarlo. Si adempia il suo precetto mentre egli fa udire la voce della misericordia e ancora non viene nel tribunale della giustizia. In un salmo gli si dice: 5 Canter a te, Signore, la misericordia e il giudizio ; ed egli ha rispettato l'ordine degli interventi. venuto prima a concedere la misericordia; verr in seguito a compiere il giudizio. Infatti non canter a te, Signore, soltanto il giudizio ma la misericordia e il giudizio. Quale misericordia pi grande si sarebbe potuta desiderare, chiedere, pretendere che non quella per la quale Dio non ha risparmiato il suo proprio 6 Figlio ma lo ha consegnato [alla morte] per tutti noi, donandoci, insieme con lui, ogni bene ? Quale 7 misericordia pi grande di quella per cui Cristo venne a morire non per i giusti ma per gli empi ? Quale misericordia pi grande di quella per la quale Egli venuto non a condannare chi meritava la condanna ma a liberare chi in nessun modo meritava d'essere liberato? 2. Ma non scherziamo con questa misericordia, miei fratelli! Il Signore misericordioso e benigno. Aggiungi anche: Longanime, e ancora: E molto misericordioso. Ma temi ci che viene dopo: Egli anche 8 verace . Non disprezziamolo quando ci usa misericordia se non vogliamo incontrare la sua verit. E c' 9 proprio bisogno che noi gridiamo a Lui? Ascoltiamo piuttosto lui, che a noi grida: I tempi sono compiuti . giunta infatti - come dice l'Apostolo - la pienezza dei tempi, quella pienezza dei tempi nella quale Dio ha mandato il suo Figlio, fatto da donna, fatto sotto la legge, per redimere coloro che erano sotto la legge 10 e noi ricevessimo l'adozione a figli . Predicando questa pienezza dei tempi, diceva il Signore: I tempi sono compiuti: venuto Colui che pochi aspettavano e molti hanno poi scoperto. Orbene, i tempi sono compiuti: pentitevi. Oh, da quanto tempo risuonato questo grido, e voglia il cielo che sia finalmente 11 ascoltato! E siccome i tempi sono compiuti e il regno di Dio vicino, pentitevi e credete al Vangelo . Rinunziate [al mondo] e convertitevi. Questo significano le parole: Pentitevi e credete al Vangelo: rinunziate alle opere morte e credete nel Dio vivo. Cosa gioverebbe infatti credere se non ci fossero anche le opere buone? Non stato infatti il merito delle tue opere buone che ti _ha condotto alla fede: la 12 fede l'inizio; da essa derivano le opere buone . quanto viene detto alla santa Chiesa nel Cantico dei 13 cantici: Vieni, mia sposa! Verrai e passerai oltre, dopo l'inizio, che la fede . Ma chi potr credere in Dio senza rinunziare al diavolo? Pertanto pentitevi per rinunziare [al diavolo]; credete per conseguire la salvezza. 3. Queste parole sono rivolte ai giudei e ai pagani dediti all'idolatria; ma non saranno per caso rivolte anche ai cristiani? Si dovr dire anche ai cristiani che ogni giorno leggono [la Scrittura] che i tempi sono 14 compiuti e che il regno dei cieli vicino? Si dovr dir loro: Pentitevi e credete al Vangelo ? ovvio che se dico a uno: " Credi al Vangelo " perch costui non ancora cristiano. Ora, fra tutta la folla qui presente non c' nessuno, penso, che gi non creda al Vangelo. Mi stanno ad ascoltare, certo, molti che non sono ancora passati nel numero dei fedeli mediante il battesimo, ma sono soltanto catecumeni: figli non ancora nati, ma gi concepiti. Orbene quando e come li si sarebbe potuti concepire nel grembo della madre Chiesa se non avessero ricevuto un qualche sigillo attraverso il sacramento della fede ? Inoltre fra coloro che mi ascoltano ci sono molti battezzati, che per non valutano a dovere la grazia di Dio che in 15 e amano il peccato. A questi tali che dir? Che i tempi si sono compiuti? Mi risponderanno: " Lo loro sappiamo ". Che il regno di Dio vicino? Mi risponderanno ancora: " Lo sappiamo da un pezzo: da un pezzo siamo credenti ". Che dir dunque? Parlando a persone che amano il peccato e disprezzano la
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grazia del Redentore, che dir? Dir: Pentitevi! S, lo dir. Essi non mi permettono di ricordare loro che i tempi si sono compiuti, perch cosa da loro risaputa, n di ricordare che vicino il regno di Dio, perch anche questa cosa che gi sanno. E anche a riguardo a ci che detto alla fine, e cio: Credete al Vangelo, non consentono che io gliene parli, poich effettivamente essi hanno gi creduto. Vogliano tuttavia ascoltare il richiamo: Pentitevi, perch questo essi non l'hanno ancora fatto. Parliamo dunque della conversione e ai catecumeni e anche ai fedeli negligenti. Mi vogliano ascoltare i fedeli diligenti, poich nemmeno essi possono mancare al corpo di Cristo. Se possiedono la carit, non mi ritengano un parolaio che ama le cose superflue, mentre si tratta di un argomento che tutti interessa. Consentano quindi che io ne parli a vantaggio di quei tali che sia loro che io desideriamo abbiano a correggersi. 4. Vogliano dunque ascoltarmi tutti costoro, non certo quando dico: I tempi sono compiuti, il regno di Dio vicino, credete al Vangelo, ma quando dico: Pentitevi. Mi replica per il catecumeno: " Come fai a parlarci di pentimento? Lascia che io prima entri nel numero dei fedeli: e se allora vivr bene, non avr bisogno di pentirmi ". A costoro rispondo: " Pentitevi, perch possiate entrare nel numero dei fedeli ". Coloro infatti che accedono al battesimo vi giungono attraverso la penitenza. Se mediante un sincero pentimento non condannassero la vita di prima, non potrebbero partecipare in pienezza alla vita nuova. Nel dire questo non mi spingo al di l del normale n mi approprio di cose estranee alla Scrittura divina. Vogliano i catecumeni ascoltare gli Atti degli Apostoli. Pieni di Spirito Santo gli apostoli stavano parlando alle turbe e parlavano in tutte le lingue. Le turbe, stupite e rese pi attente, si misero ad ascoltare la 16 parola di Dio predicata dagli apostoli ; e tutti, nonostante fossero gente di lingue diverse, si sentirono trapassare il cuore e, siccome erano giudei, si pentirono di aver crocifisso il Cristo. Preoccupati della loro salvezza e temendo una sicura condanna per l'atroce delitto perpetrato, si rivolsero agli apostoli dicendo: 17 E gli apostoli: Pentitevi e ognuno di voi si faccia battezzare nel nome del Che dobbiamo fare, fratelli? 18 Signore Ges Cristo . Ecco in qual maniera gli apostoli a coloro che non erano ancora battezzati comandarono di pentirsi per accedere al battesimo. La stessa cosa diciamo noi ai catecumeni. Se abbiamo infatti riportato la testimonianza delle Scritture, l'abbiamo fatto perch non credessero che siamo noi ad obbligarli sfacciatamente alla penitenza prima d'essere nel numero dei fedeli. 5. E ora una parola a coloro che sono stati battezzati ma vivono male. Non mi ritengano uno sfacciato se dico loro: Pentitevi. S, a tutt'e due le categorie - catecumeni e battezzati - lasciate che dica: " Cambiate vita se non volete perdere la vita; condannate le vostre colpe passate, e per il futuro temete i mali e sperate nei beni ". Chi cattivo, in primo luogo, non dev'essere in contraddizione con se stesso, cio sperare dei beni, mentre lui non buono. Se speri il bene, sii buono come ci che speri; ascolta Colui che t'impone dei precetti, se vuoi che egli mantenga le sue promesse. Dio infatti s' reso tuo debitore non perch abbia ricevuto qualcosa da te, ma perch lui stesso ti ha fatto delle promesse. Chi mai infatti ha conosciuto il pensiero del Signore? O chi stato suo consigliere? O chi gli ha dato qualcosa per primo 19 sicch debba riceverne il contraccambio? Cosa mai Dio ha preso da te, se stato lui a darti tutto? Se pertanto egli s' degnato di diventare tuo debitore stato perch ti ha fatto delle promesse e si fatto tuo debitore, e del suo debito ti ha dato la cauzione. Questa cauzione il Vangelo, la Scrittura con la quale, come ho detto, Dio s' reso tuo debitore, non perch da te abbia preso qualcosa, ma perch ti ha fatto appunto delle promesse. Ascoltalo dunque quando ti dice: Pentitevi e credete al Vangelo. Ascolta l'ordine che ti vien dato e pretendine la cauzione. " Lo far domani ", risponde, non trovando una risposta da darmi in quanto, ponendosi dinanzi a se stesso, non trova nulla che non offenda il suo occhio [interiore]. Quanto pi dunque offender il purissimo sguardo di Dio!... Tuttavia, pur dispiacendo a se stesso per la sua cattiva condotta, eccolo dire: " Domani mi metter in regola. Non insistere! Lascia che passi questo giorno. Perch mi solleciti? Domani cambier vita. Perch spingermi con tanta insistenza a farlo quest'oggi? ". " Perch i giorni non dipendono da te ". Tutta la discussione riguarda questo rinvio, poich ogni peccatore dice: " Il giorno d'oggi passi come quello di ieri. Domani mi corregger, cambier vita, eliminer i miei peccati e adempir i comandamenti. Domani mi convertir ". Effettivamente tutto il problema sta nel voler dilazionare. Non che sia molto arrivare " fino a domani ", ma bada che, come hai voluto che il giorno d'oggi fosse come quello di ieri, cos pretenda che quello di domani sia come quello di oggi. Inoltre potrei anche dirti: " Perch non oggi ma domani, se non sai cosa ti accadr domani? ". Ma tiriamo avanti! Tu, ad ogni modo, non pretendere che il domani sia come il giorno d'oggi. Mi risponde: " E che mi succederebbe se cos facessi? Non trovo scritto: In qualsiasi giorno il peccatore empio si 20 convertir, io dimenticher tutte le sue colpe ? Cos stato detto e l'ha detto Dio ". " S, lo ammetto: stato scritto dalla mano di Dio e tu ben ricordi la garanzia che egli ti d! ". Effettivamente, tu ben ricordi quel che dovuto a te, ma dimentichi ci che tu devi a lui. 6. Or ecco, ascoltano queste parole uomini senza religione, gente che non conosce la legge di Dio, che vive lontana dalla sua grazia e non merita la sua misericordia. Sentendo che nella Scrittura si dice: In 21 qualunque giorno il peccatore si convertir, io, il Signore, dimenticher tutti i suoi peccati , essi si rivolgono a noi dicendo: " Voi col promettere a chi si converte una impunit immediata e completa invitate gli uomini a peccare ". E noi a loro: " Ma come oseremmo noi non promettere quello che Dio

stesso ha promesso? ". Ribattono: " Non buona una legge che aumenta il numero dei peccatori ". Qui io vorrei sapere se colui che parla in questa maniera si ritenga o no peccatore, e come faccia a prendersela con Dio perch longanime, quando Egli longanime anche verso di lui. E inoltre cosa succederebbe se 22 Dio non avesse fatto tale promessa intendendo, con la sua pazienza, di indurre l'uomo a ravvedersi ? Senza tale promessa non aumenterebbero forse i peccati di disperazione? Statemi attenti un momento, 23 carissimi. Dove trovare uno che non sia peccatore? La carne debole , l'et malsicura, i sensi ridotti, la mente ansiosa, la natura ignara delle cose in quanti peccati non fanno cadere gli imprudenti e i trasandati? Comunque possa presentarsi un uomo, o esserlo realmente, sar mai possibile che non ammetta d'essere in qualche modo un peccatore? Ebbene, escludi questa misericordia; togli via questa promessa di perdono; togli, in questo burrascoso mare di malvagit, il porto della remissione e fa' s che i naufraghi non trovino dove rifugiarsi. Non ne seguir che gli uomini, in preda alla disperazione, aggiungano peccati a peccati? Essi si diranno in cuor loro: " Ecco, io sono nel peccato e per i peccatori non c' misericordia ma loro riservata inevitabilmente la dannazione. Perch dunque non dovrei fare quel che pi mi aggrada? perch non soddisfare tutte le mie passioni?, perch almeno adesso non mi butto su ci che mi piace se, sciupata la vita presente, in seguito non ne conseguir alcun'altra? ". la 24 disperazione dei gladiatori, tanto che ne nato il proverbio: Sta' lontano da chi ferito . Il ferito infatti cerca solo un posto per morire e non esita di far il male, dal momento che per lui non c' remissione. Cos anche l'uomo disperato allenta quanto pu le briglie a tutte le passioni, si butta dove gli riesce, considera lecito quanto lo soddisfa. Egli va in rovina per la sua disperazione. Tu per non volerti rovinare per il tuo [troppo] sperare. Ecco due parole, contrarie fra loro ma ambedue pericolose, per le quali l'uomo va in rovina. Ma Dio non si disinteressato n dell'una n dell'altra situazione in parola, anzi a tutt'e due ha posto rimedio. Quali sono? Ecco la prima: " Perch non dovrei peccare, perch non dovrei fare quel che mi piace, se convertendomi tutto mi sar perdonato? ". la voce di chi va in perdizione sperando [oltre misura]. La seconda viene dall'estremo opposto, ma ugualmente pericolosa: " Perch non dovrei regolarmi secondo le mie voglie se per me non c' misericordia, se non sar mai pi perdonato? Far quindi tutto quello che mi garba! ". Costoro vanno in perdizione perch disperano. 7. Cosa dovr riprovare con pi fermezza: la falsa speranza o la disperazione di chi manca di fede? Perch tu vuoi perire per il tuo [malinteso] sperare, e tu perch vuoi perire per la tua disperazione? Ecco ora due parole per coloro che vogliono perire a motivo della falsa speranza. Tornate al vostro cuore, o 25 prevaricatori . Siccome dite: " Lo far, lo far domani ", ascoltate Dio che vi dice: Non tardare a 26 convertirti al Signore . Mi rivolgo a te che sei sul punto di convertirti al Signore ma lo rimandi: mi rivolgo a te, mosso dal timore che la tua speranza ti conduca alla perdizione. E tu non fermarti ad ascoltare le mie parole, ma ascolta colui nel quale ti illudi di poter sperare e sperando in lui con esagerata fiducia ti procuri la rovina. Non tardare a convertirti al Signore, non rimandarlo di giorno in giorno, poich 27 improvvisa piomber su di te la sua collera e nel tempo della vendetta ti annienter . Come potevi dire: " Lo rimando a domani o a dopodomani perch Dio mi ha promesso misericordia dicendo: In qualsiasi 28 giorno il peccatore si convertir ; non ha detto: Se oggi si converte, ma: In qualsiasi giorno si convertir "? Dio ti risponderebbe: " vero che ho promesso di perdonarti ma, quanto al giorno, non ti ho fatto alcuna promessa ". Non sar vero per caso che tu metti insieme e sullo stesso piano le due promesse: quella di Dio e quella dell'astrologo? Dio, vero, ti ha promesso il perdono, ma a prometterti il domani forse stato l'astrologo. Sta' dunque attento, o sciagurato! L'astrologo si sbaglia, Dio ti condanna. In effetti, quanti ce ne sono che, colpiti da morte improvvisa, non hanno potuto n regolare i conti con Dio n buttare la colpa sugli astrologi! 8. Mi ascolti ora colui che stava per perdersi a causa della disperazione e diceva: " Sono troppe le colpe che ho commesso, per cui non posso in alcun modo sperare il perdono. Non mi resta che sfogare tutte le mie voglie e gustare tutti i piaceri. Cos almeno quaggi avr quel benessere che non potr avere nell'altro mondo ". Ascolta anche tu la voce di Dio; non ascoltare la tua. Egli ti dice: " Tu che disperi riacquista la speranza! ". Ascolta quel che dice Paolo: Io che un tempo perseguitavo la Chiesa di Dio ho ottenuto misericordia, perch Cristo Ges voleva mostrare in me tutta la sua longanimit, offrendone un 29 esempio a quanti avrebbero creduto in lui per conseguire la vita eterna . Ecco, ti dato un esempio. Non volerti dunque disperare; fa' tua l'assicurazione or ora proclamata da colui che nutriva false speranze. Ascoltando quelle parole, il disperato si ravveda. Cosa ascoltavi dal suo labbro? Come si 30 [la sua conversione]? Dio mi ha detto: In qualsiasi illudeva al fine di rimandare di giorno in giorno 31 giorno il peccatore e l'empio si convertir, io dimenticher tutte le sue colpe . Leggi [queste parole] e riprenditi! In preda alla disperazione tu stavi seduto sulla sponda del fiume o avevi in mano la corda, desideroso di toglierti la vita. Non avendo motivi per vivere, forse, cercavi la morte. Riprenditi! Hai di che vivere; per te pronto il pane di Dio: Io non voglio la morte dell'empio ma piuttosto che si converta e 32 viva . 9. Non esistono dunque, fratelli, motivi per lamentarci di Dio, non esistono motivi per cui i perversi siano disgustati di lui, anche se vero che disgusto per lui non possono provarlo se non i perversi. Quel che

giusto infatti non piace a chi ingiusto, come chi storto non pu combaciare con chi dritto. Non c' che dire! Ma tu dicevi: " Ecco, i cristiani concedono l'impunit [ai delinquenti], e cos fanno dilagare il malcostume ". Ho gi dimostrato che, se non si offrisse all'uomo, incerto com', il porto del perdono, aumenterebbe il numero di coloro che vanno in rovina per disperazione. Per questo Dio non abbandona n gli uni n gli altri, cio n chi pecca per falsa speranza n chi pecca per disperazione. A chi dispera offre il porto della misericordia; a chi spera malamente occulta il giorno della morte. Non c' che dire; c' solo da mettersi all'opera. Se dunque qualcuno stato scosso dalla parola della verit, venga pure a 33 dirmi: " Che dobbiamo fare? ". Mi dica non con la bocca ma con il cuore: " Che dobbiamo fare? ". E allora cosa potr rispondere se non la parola che abbiamo ascoltato, e cio: Pentitevi? Cosa volete che 34 aggiunga? Pentitevi! Sei catecumeno? Pentiti e sarai rinnovato. Sei un cattivo fedele, sebbene battezzato con un santo battesimo? Pentiti e sarai guarito. Dopo questo, non saprei proprio cosa voi possiate aggiungere. Quali siano le opere da compiere, gi lo sapete. Rivolti al Signore...

1 - Mc 1, 15. 2 - Cf. 2 Sam 14, 14. 3 - Cf. Mt 18, 11 (Lc 19, 10). 4 - Mc 1, 15. 5 - Sal 100, 1. 6 - Cf. Rm 8, 32. 7 - Cf. Rm 5, 6. 8 - Sal 85, 15. 9 - Mc 1, 15. 10 - Gal 4, 4-5. 11 - Mc 1, 15. 12 - Cf. Gc 2, 17-18. 13 - Ct 4, 8 (LXX). 14 - Mc 1, 15. 15 - Cf. 1 Tm 4, 14. 16 - Cf. At 2, 4s. 17 - At 2, 37. 18 - At 2, 38. 19 - Rm 11, 34-35. 20 - Cf. Ez 33, 12-13 (18, 21-22). 21 - Cf. Ez 33, 12-13 (18, 21-22). 22 - Cf. Rm 2, 4.

23 - Cf. Mt 26, 41. 24 - Cf. M. G. MOSCI SASSI, Il linguaggio gladiatorio, Bologna 1992, pp. 132-133. 25 - Is 46, 8. 26 - Sir 5, 8 (5, 7 LXX). 27 - Sir 5, 8-9 (5, 7 LXX). 28 - Ez 33, 12. 29 - 1 Cor 15, 9 - 1 Tm 1, 16. 30 - Cf. Sir 5, 8. 31 - Ez 33, 12-13 (18, 21-22). 32 - Ez 33, 11 (18, 32). 33 - Cf. At 2, 37. 34 - Mc 1, 15.

DISCORSO 283 AUGM.


DISCORSO DI SANT'AGOSTINO

NELLA NASCITA AL CIELO DEI SANTI MARTIRI MASSULITANI


1. Ammiriamo la forza dimostrata dai santi martiri nel loro martirio, intendendo celebrare la grazia di Dio. Gli stessi martiri infatti non vogliono essere lodati per loro stessi ma a gloria di Colui a cui si dice [nel 1 salmo]: Nel Signore si loder l'anima mia . Chi comprende questo non monta in superbia: chiede con trepidazione, riceve con gioia; persevera senza perdere il dono ricevuto. Non essendo superbi, sono miti; 2 e per questo, dopo le parole: Nel Signore si loder l'anima mia, detto: Ascoltino i miti e si rallegrino . 3 4 Cos' infatti la nostra carne corruttibile ? cos' se non vermi e putredine ? Ma qualunque sia la condizione in cui si trova, cosa sarebbe se non fosse vero quel che abbiamo cantato, e cio: A Dio sar 5 sottomessa la mia anima poich da lui [proviene] la mia pazienza ? In realt la fortezza con cui i martiri hanno potuto sopportare per la fede tante pene si chiama pazienza. Son due infatti le forze che attraggono o spingono gli uomini a peccare: il piacere e il dolore. Il piacere attira, il dolore spinge. Contro il piacere occorre avere la temperanza, contro i dolori la pazienza. In realt son questi i modi con cui all'anima umana si propone il peccato: a volte le si dice: " Fa' cos e ne avrai questo "; altre volte invece: " Fa' cos se vuoi sottrarti a questa sofferenza ". Alla base del piacere c' una promessa, alla radice del dolore una minaccia, e gli uomini peccano o per conseguire un piacere o per schivare un dolore. Contro queste due cose, la promessa che lusinga e la minaccia che incute timore, Dio si degnato anche lui di farci delle promesse e di incuterci timore: ci ha promesso il Regno dei cieli e ci incute timore con le pene dell'inferno. Potr esser dolce il piacere, ma Dio pi dolce; potr essere acuto il dolore che ti affligge nel tempo, ma pi terribile il fuoco eterno. E Colui che devi amare invece degli amori del mondo, o meglio invece di ogni amore immondo, alla tua portata; dinanzi a te Colui che devi temere per non lasciarti intimorire dal mondo. 2. Riguardo ai castighi che ti vengono minacciati, poca cosa ricevere gli avvertimenti se non riesci ad 6 ottenere gli aiuti. Or ecco la legge: contro l'attrattiva dei diversi piaceri ti grida: Non desiderare . L'hai ascoltato: son parole divine, le ha dette Dio, e nessun fedele oser mettere in dubbio che si tratta di un precetto giusto, di un ammonimento verace. Ma osserva cosa dice l'Apostolo: Venuta la legge, il peccato 7 8 riprese a vivere . Difatti, prima che ti si dicesse: Non desiderare , tu pensavi che ti fosse lecito peccare, e in realt, mancando il divieto, l'azione non era ritenuta peccato; quando invece giunto il divieto, si conosciuto che era peccato. Ebbene, ci che hai conosciuto, cerca di evitarlo con l'aiuto della legge. L'hai udito: cosa t'aspetti di pi dalla legge? Non desiderare! impressa nella tua anima la lettera della legge,

ma tu, avendo di fronte il nemico con cui lottare, sei [da lui] vinto se non vieni aiutato. E questo aiuto da chi ti verr? Dalla grazia. Infatti, l'amore diffuso nei nostri cuori non per le nostre risorse, ma per 9 mezzo dello Spirito Santo che ci stato dato . Togli questa grazia, escludi questo aiuto; la lettera 10 uccide . In un primo tempo il mondo ti possedeva come peccatore; da quando venne la lettera [della legge] senza l'aiuto [della grazia] tu sei anche un trasgressore. Pertanto la lettera uccide, lo Spirito d 11 vita , perch l'amore di Dio stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo, che ci 12 stato dato . La legge ci incute timore per costringerci a chiedere aiuto: essa per noi - come afferma lo 13 stesso Apostolo - una specie di pedagogo . Il pedagogo non imparte lezioni, ma conduce dal maestro. E colui che viene istruito e fortificato dal maestro non occorre che stia ancora alle dipendenze del 14 pedagogo . In realt, se hai l'aiuto della grazia, la lettera non t'incuter pi alcun timore.

3. Questo diciamo in considerazione della parola scritturale: Non desiderare . Sembrerebbe infatti che questo precetto sia stato impartito per riprovare i peccati che si commettono per l'attrattiva del piacere; ma l'Apostolo riporta lo stesso precetto di non desiderare in un senso universale, quasi che tale parola sia l'unica in tutta la legge. Sar dunque valido, questo precetto, anche per il timore della sofferenza? Forse vale anche in questo caso. Che dire infatti? L'uomo rifugge il dolore, desidera la salute; teme la morte, desidera la vita. Ora contro la brama disordinata della salute fisica, dove non ci sia posto nemmeno per la morte del corpo, che arriver sia che tu lo voglia sia che non lo voglia, estendi il precetto di non 16 desiderare, e di' con il profeta: Io non ho desiderato il giorno dell'uomo, tu lo sai . stata questa la voce dei martiri: non desiderarono il giorno degli uomini per timore di non giungere al giorno di Dio. Non desiderarono il giorno che presto finisce per giungere al giorno che non ha fine. Cosa disprezzarono? Cosa ricevettero? Con quello che essi hanno guadagnato non si pu in alcun modo paragonare ci che han perso nel tempo. Si fatica per un'ora; si acquista l'eternit. 4. Riflettete, fratelli, sul giorno del martire. bene intrattenerci nell'inculcare a voi la sua pazienza. Riflettete sulle fatiche dei nostri soldati e della gente in armi: quali pericoli affrontino, quante asperit e difficolt sopportino, nel caldo e nel freddo, nella fame e nella sete, nelle ferite e nella morte. Vivono nei pericoli ogni giorno, ma il loro sguardo rivolto non alle fatiche del combattente bens al riposo concesso al veterano. Dicono: " Ecco, la fatica ha un termine e dopo pochi anni di lavoro arriver il riposo, e sar un bene per noi. Non ci mancheranno le entrate, avremo l'immunit, non saremo ancora chiamati a incarichi cittadini; dopo i pesi della vita militare, nessuno potr gravarci con i propri pesi ". Per raggiungere questo premio si affrontano fatiche, che, peraltro, non escludono incertezze. Colui infatti che mentre sta combattendo dice: " La fatica terminer ", come fa a sapere se per caso, prima che abbia terminato di faticare, non giunger lui stesso alla fine? Forse, terminato il lavoro e raggiunto il riposo, improvvisamente muore; e, mentre si era proposto di prolungare il lavoro per [ottenere] il riposo, non gli dato godersi a lungo quel riposo che aveva raggiunto con il lavoro. Il nostro lavorare infatti si esplica fra le incertezze, e tuttavia per conseguire un riposo incerto si intraprendono lavori faticosi e certi. Svegliatevi dunque, o cuori cristiani! Combattete la battaglia di Dio, presso il quale nessuna fatica va sciupata, nessun rischio pu rimanere senza risultati positivi. Infatti, il soldato di questo mondo, se muore in battaglia, non consegue il premio; il soldato di Cristo invece raggiunge il premio proprio con la morte. E dopo la breve fatica del tempo presente, raggiunge un riposo che non si protrae nel tempo ma che al di fuori di ogni tempo. Riposeremo infatti non l dove il tempo sar pi lungo, ma dove non ci sar assolutamente il tempo. Nostra vita sar l'eternit: l non si cresce n si diventa vecchi, l non viene il nuovo giorno, perch il precedente non scompare. Se dunque ti venisse detto: " Fatica venti anni; ne avrai quaranta di riposo ", chi rifiuterebbe quella fatica la cui ricompensa sar due volte tanto? raro tuttavia il caso di veterani che, anche se giungono a vecchiaia, possano godersi un riposo tanto lungo quanto fu lungo il tempo delle fatiche. Quanto a noi, invece, cosa ci stato detto? Il nostro Imperatore ci dar un premio eterno e non lo stipendio giornaliero. Come ci esorta per mezzo dell'Apostolo? Dice: Il momentaneo, leggero peso della nostra tribolazione, ci procura una quantit smisurata ed eterna di 17 gloria . 5. Parole stupende, fratelli! Come viene ridimensionata la nostra sofferenza e incoraggiata la nostra speranza! Dice: Il momentaneo, leggero peso della nostra tribolazione, in misura incredibile... Questa misura incredibile occhio mai ha visto e orecchio mai ha udito; mai penetrato in cuore di uomo ci che 18 Dio ha preparato per coloro che lo amano . Dice dunque ai fedeli: In misura incredibile egli opera in noi un cumulo pesante ed eterno di gloria. Dice ai fedeli che la tribolazione leggera e temporanea. In 19 misura incredibile . Ti si comanda di credere a ci che incredibile. Soldato fedele, credi all'incredibile, 20 perch a Dio nulla impossibile . E se parla di cumulo pesante, lo fa per donarti pesantezza e cos 21 abbia fine la tua vanit. Dice infatti [il salmo]: Ti loder in mezzo a un popolo grave . Se parla di peso, perch la gravit dell'amore ti renda stabile e non ti rapisca il vento della tentazione. Volgi lo sguardo

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all'aia, e ti piaccia essere grano grave; temi d'essere leggero. Ecco l la paglia ed ecco l il grano: l'uno e 22 l'altra vengono agitati nel ventilabro, ma non tutti e due vengon portati via dal vento . L'uno rimane perch grave, l'altra se ne vola perch leggera. 6. Questa la sorte che toccher a noi, se tutto ci che soffriamo lo soffriamo per la fede e la giustizia, e 23 non per altri motivi. Egli infatti, come abbiamo ascoltato, dice: Beati i perseguitati per la giustizia . Con questa precisazione ci ha separati dagli adulteri, dagli assassini, dagli omicidi, dai parricidi, dai sacrileghi, dagli stregoni, dagli eretici. Anche costoro sopportano persecuzioni, ma non per la giustizia. Se tu vuoi sfuggire alla tentazione, fissa lo sguardo sulla separazione: scegli la causa [buona] per non doverti spaventare di fronte alla pena; scegli la causa per non dover soffrire inutilmente la pena. E quando avrai scelto la tua causa, anche questa metti nelle mani di Dio, e digli: Giudicami, o Dio, e distingui la mia 24 causa da [quella della] gente non santa . A distinguere la tua causa c' Colui dal quale ti deriva la 25 pazienza ; e la pazienza che lui dona la vera pazienza. Quando infatti si soffre per una causa cattiva, durezza, non pazienza. E quando uno, perdendo la sensibilit, si indurito anche nel corpo, lo si guarisce con molta difficolt. In effetti, tutte le virt che noi siamo soliti lodare hanno affinit con i vizi, e per questo vengono tratti in errore gli incauti; ad altri vizi invece esse sono contrarie. Ora facile che si avvertano i vizi contrari e non vi si cada, mentre difficile evitare il vizio che confina con la virt. Il vizio affine alla virt ha infatti somiglianza con la virt e si presenta come un'ombra della virt. Di questo voglio ora esporvi e segnalarvi alcuni esempi, lasciando il resto alla vostra comprensione. 7. Vogliamo dunque parlare della pazienza, virt a cui si oppone l'impazienza. La pazienza la virt per cui si sopportano i mali per amore della giustizia; l'impazienza si ha quando ci si rifiuta di sopportare i mali, qualunque sia la loro origine. La sopportazione paziente contraria all'insofferenza; la sopportazione motivata dal vizio la chiamiamo ostinazione. Tale ostinazione somiglia alla pazienza, ma non pazienza. Bada dunque a non farti ingannare dalla somiglianza: potresti essere un indurito, mentre ti immagini d'essere un uomo paziente. Come infatti fra i buoni migliore colui che non si lascia indurre al male neppure dal timore dei mali, cos fra i cattivi peggiore colui che nemmeno dal male si lascia indurre ad abbandonare il male. Ecco, male il dolore e male l'iniquit: se a te si promettono premi per farti compiere un'azione iniqua ma tu non vi consenti, tu hai vinto il desiderio disordinato del premio. Ma puoi essere attaccato anche dal lato opposto: ecco ti si mettono avanti dei dolori. Ebbene, tu che hai vinto la piacevole attrattiva del premio, vinci ora le trafitture del dolore. Colui che per indurti al male ti promette un premio, ti incita al male servendosi, per cos dire, d'una cosa buona; colui che per indurti al male ti minaccia un male, ti spinge al male servendosi di una cosa cattiva: con un male piccolo ti spinge a commettere un male grande. E tu non sarai grande se riuscirai soltanto a calpestare chi ti promette [il premio]; sarai invece molto grande se riuscirai a calpestare colui che vuole spaventarti, se vincerai colui che infierisce contro di te. Per questo ho detto: " Come superiore agli altri colui che nemmeno la minaccia di mali riesce a spingere al male, cos pi miserabile degli altri colui che nemmeno l'idea del male riesce a distogliere dal male ". Ad esempio, tu hai esortato un tale perch la smetta con gli adultri, ma egli non prende sul serio i tuoi avvertimenti, e la prospettiva del bene non sufficiente per distoglierlo dal male. Tu allora cominci a minacciargli dolori, lo prendi a bastonate, gl'infliggi pesanti castighi. Se nemmeno dopo questi tuoi interventi si astiene dal male, quanto dev'essere viziato costui, che nemmeno la paura del male ha potuto distogliere dal male! Questa la sventura in cui ti caccia l'ostinazione: la quale di per s cos vicina alla pazienza. Quando infatti l'ostinazione s'impadronisce del cuore dell'empio, fa s che non lo distolgano dal fare il male n la minaccia n l'applicazione dei castighi. E tu diventi peggiore per le cose stesse di cui eri solito vantarti! Ad esempio, tu verrai a dirmi: " Ho sopportato questo e ho superato la tal prova: non ho ceduto, non mi sono piegato ". Io ti loderei se in questo potessi vedere esercitata la pazienza; ma nel tuo caso io detesto la tua ostinazione [distinguendo la pazienza] dall'ostinazione. " Non interrogare la mia voce ma la mia causa. Ti risponda la mia causa! ". Or ecco, egli un brigante e soffre per l'assassinio [che ha commesso]. Sopporta i tormenti ma non confessa quella che dentro la sua coscienza riconosce esser la verit. Come si fa a dire: " Che grande pazienza "? Diciamo invece: " Che abominevole ostinazione "! Ma se lui soffre cos per la delinquenza, che dovrai fare tu per la fede? In lui ci meraviglia il suo rifiuto di confessare; per te glorioso confessare. Egli infatti soffre per un delitto, che va rigettato; tu soffri per Cristo, che dev'essere confessato. A volte poi succede che si sia giunti a tale ostinazione che si confessino anche i delitti e si vada incontro a pene per la stessa confessione della propria iniquit, al fine di non decadere o ritirarsi dal male. Un tale pronto a subire tormenti per la causa di Donato, e questo egli non nasconde rinnegando [le sue idee] ma lo confessa a voce alta; non si vergogna ma si gloria della sua malizia. O volesse il cielo che si tenga nascosto finch quello che appare all'esterno! Tu invece hai la sfacciataggine di scoprire la tua ferita, che non vuoi si rimargini. Non , questa, una salute di gente assennata ma un indurimento da dissennati. 8. Amiamo la pazienza, conserviamo la pazienza; e se ancora non l'abbiamo, chiediamola [a Dio], poich 26 dal quale ci viene anche la continenza. Da lui ci viene la la nostra pazienza data a noi da Colui continenza con la quale resistiamo all'attrattiva del piacere, da lui la pazienza per sopportare i dolori.

Anche il salmo che abbiamo cantato ci insegna che la nostra pazienza, in forza della quale sopportiamo i dolori, deriva da Dio. Da che cosa ci risulta che da Dio viene a noi la continenza, necessaria per resistere al piacere? Eccone una testimonianza chiarissima. Dice: Sapendo che nessuno pu essere continente se 27 Dio non glielo d; ed era proprio dell'intelligenza sapere da chi viene tale dono . Orbene, quando ricevi un dono da Dio, se non riconosci chi te lo ha dato non ne otterrai la ricompensa per la tua ingratitudine. Non riconoscendo il donatore non lo ringrazi, e non ringraziandolo perdi ci che hai ricevuto. Infatti a chi 28 ha sar dato . E che cos' avere in pienezza? Conoscere da chi hai il dono. Ma chi non ha, cio non 29 riconosce colui dal quale ha il dono, costui finisce col perdere ci che ha . E come l'antico saggio diceva: 30 Era proprio dell'intelligenza sapere da chi viene tale dono , cos dice anche l'apostolo Paolo. Volendo mettere in risalto la grazia di Dio nello Spirito Santo, egli dice: Noi non abbiamo ricevuto lo spirito del mondo ma lo Spirito che viene da Dio. E, supponendo che gli venga rivolta la domanda: " Come lo 31 distingui? ", prosegue: Affinch conosciamo le cose che abbiamo ricevute in dono da Dio . Orbene, lo Spirito di Dio lo spirito di carit, lo spirito di questo mondo lo spirito dell'orgoglio. Coloro che hanno lo spirito di questo mondo sono orgogliosi e ingrati a Dio. Hanno ricevuto da lui molti doni ma non onorano colui dal quale li hanno ricevuti. Per questo sono infelici. Capita a volte che una persona abbia ricevuto doni pi grandi rispetto a un'altra, che ne ha ricevuti di minori: ad esempio, pi intelligenza, pi memoria, che son tutti doni di Dio. Si incontrano a volte persone di ingegno acutissimo, fornite di una memoria incredibile, che suscita in noi l'ammirazione. Se ne incontrano invece altre scarse d'intelligenza, con una memoria labile, cio persone poco dotate dell'una e dell'altra risorsa. Mentre per le prime sono superbe, queste altre sono umili: esse ringraziano Dio dei doni, sia pur piccoli, che hanno ricevuto; le altre, quelle che hanno doti maggiori, le attribuiscono a s. Ebbene, colui che ringrazia Dio dei doni piccoli certamente preferibile, e di gran lunga, a colui che, attribuendo a s i doni maggiori che ha, se ne gonfia d'orgoglio. Infatti colui che ringrazia dei piccoli doni ricevuti Dio lo favorir, presto o tardi, con doni pi grandi; colui che non ringrazia finir col perdere anche ci che ha. Colui infatti che (ha, gli sar dato. A colui che non ha sar tolto anche quello che ha . Come si fa dire che non ha, se ha? Ha senza avere colui che ha senza sapere chi gliel'ha dato. Da Dio infatti gli sar tolto ci che possiede, e a lui rimarr solo la sua malizia. Nessuno dunque pu essere continente se Dio non glielo dona. Ecco il dono per resistere all'attrattiva del piacere. Dice: Era proprio dell'intelligenza sapere da chi 33 viene tale dono: che cio nessuno pu essere continente se Dio non glielo d . Ed ecco ora il dono per 34 resistere al dolore. Dice: Da lui la mia pazienza . Ebbene, sperate in lui, o assemblea intera del 35 popolo . Sperate in lui; non confidate sulle vostre forze. Confessate a lui il vostro male; attendete da lui ogni vostro bene. Per quanto vogliate essere orgogliosi, sarete un nulla senza il suo aiuto. Perch poi 36 riusciate ad essere umili, riversate su di lui i vostri cuori ; e per non rimanere disordinatamente in voi 37 stessi, dite le parole che seguono: Il nostro aiuto Dio ). (9. Il santo martire, che noi ammiriamo e del quale oggi celebriamo la solennit, ebbe da Dio l'aiuto per poter vincere. Senza di lui non avrebbe vinto, o, se fosse riuscito vincere il dolore, certo non avrebbe vinto il diavolo. A volte infatti capita che riescano a vincere il dolore anche quelli che son vinti dal diavolo, perch non hanno la pazienza ma l'ostinazione di cuore. In aiuto del martire intervenne dunque il Signore, che gli fece dono della vera fede, rese buona la sua causa e gli don la pazienza necessaria in quella buona causa. Si ha infatti la pazienza quando alla sua radice c' la buona causa. Cos anche della fede: nessuno ce la dona se non Dio. Sono, queste, due cose ben sottolineate dall'Apostolo, e cio che provengono da Dio e la causa per cui soffriamo e la pazienza con la quale sopportiamo i dolori. Esortando 38 i martiri egli diceva: A voi stato dato per [il nome di] Cristo . Ecco la buona causa: per il nome di Cristo. Sarebbe stata una causa in opposizione a Cristo, se fosse stata in difesa del sacrilegio, dell'eresia 39 o dello scisma. Contro Cristo, in quanto Cristo ha detto: Chi non raccoglie con me, disperde . Dice 40 dunque [Paolo]: A voi stato dato non solo il dono di credere in lui, ma anche quello di soffrire per lui . Ecco qual la vera pazienza. Amiamo dunque questa pazienza; conserviamola, e, se ancora non l'abbiamo, chiediamola [a Dio]. Avremo cos un buon motivo per cantare: A Dio sar sottomessa la mia 41 anima, poich da lui proviene la mia pazienza ).
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1 - Sal 33, 3. 2 - Sal 33, 3. 3 - Cf. Mt 26, 41. 4 - Cf. Gb 25, 6; Sir 19, 3.

5 - Sal 61, 6. 6 - Rm 7, 7 (13, 9). 7 - Rm 7, 9. 8 - Rm 7, 7. 9 - Rm 5, 5. 10 - 2 Cor 3, 6. 11 - 2 Cor 3, 6. 12 - Rm 5, 5. 13 - Gal 3, 24. 14 - Cf. Gal 3, 25. 15 - Rm 7, 7. 16 - Ger 17, 16. 17 - 2 Cor 4, 17. 18 - 1 Cor 2, 9. 19 - 2 Cor 4, 17. 20 - Cf. Mt 19, 26 (Mc 10, 27; Lc 1, 37; 18, 27). 21 - Sal 34, 18. 22 - Cf. Lc 3, 17. 23 - Mt 5, 10. 24 - Sal 42, 1. 25 - Cf. Sal 61, 6. 26 - Cf. Sal 61, 6. 27 - Sap 8, 21. 28 - Mt 13, 12 (Mc 4, 25; Lc 8, 18). 29 - Mt 13, 12 (Mc 4, 25; Lc 8, 18). 30 - Sap 8, 21. 31 - 1 Cor 2, 12. 32 - Mt 13, 12 (Lc 8, 18). 33 - Sap 8, 21.

34 - Sal 61, 6. 35 - Sal 61, 9. 36 - Sal 61, 9. 37 - Sal 61, 9. 38 - Fil 1, 29. 39 - Lc 11, 23. 40 - Fil 1, 29. 41 - Sal 61, 6.

DISCORSO 72 AUGM.
(SULLE PAROLE DEL VANGELO DI MATTEO: 1 O FATE L'ALBERO BUONO E BUONI ANCHE I SUOI FRUTTI )
1. Nostro Signore Ges Cristo ci esorta ad essere alberi buoni per poter produrre frutti buoni. Egli cos dice: O fate l'albero buono, e buoni anche i suoi frutti; o fate l'albero cattivo e cattivi anche i suoi frutti. 2 Dal frutto infatti si riconosce l'albero . Quando dice: Fate l'albero buono e anche i suoi frutti buoni, naturalmente questa non un'esortazione ma un precetto salutare che necessario mettere in pratica. Quanto invece alla frase: Fate l'albero cattivo e anche i suoi frutti cattivi, essa non un precetto da osservare, ma un ammonimento per non comportarci come quell'albero. Egli infatti disse questa frase contro coloro i quali, pur essendo cattivi, si reputavano capaci di dire cose buone o di avere opere 3 buone . Il Signore Ges afferma che ci impossibile. Prima infatti l'uomo deve mutarsi, perch anche le opere cambino. In effetti se uno persiste nell'essere cattivo, non pu compiere opere buone; se invece persiste nel rimanere buono, non pu compiere opere cattive.) 2. Ma chi stato trovato buono dal Signore, essendo Cristo morto per gli empi ? Ha trovato dunque tutti simili ad alberi cattivi, ma a coloro che hanno creduto nel suo nome ha dato il potere di diventare figli di 5 Dio . Chiunque perci al presente buono, cio un albero buono, stato trovato cattivo ed diventato buono. Ma se quando li trov avesse voluto sradicare gli alberi cattivi piuttosto che farli restare in piedi, 6 chi non avrebbe meritato d'essere sradicato ? Egli per venne, prima ad accordare la misericordia, poi 7 ad esercitare la giustizia, come di lui detto: La tua misericordia e la tua giustizia io canter, o Signore . Diede dunque ai credenti la remissione dei peccati e non volle chieder loro conto neanche dei debiti precedenti. Concesse il perdono dei peccati: rese buoni gli alberi. Allontan la scure : diede la sicurezza.) 3. Di questa scure parla Giovanni [Battista], allorch dice: Gi la scure posta alla radice degli alberi. 8 Ogni albero che non d frutti buoni sar tagliato e gettato nel fuoco . Minaccia di usare la scure il padre di famiglia nel Vangelo quando dice: Sono gi tre anni che vengo a cercare frutti su quest'albero ma non 9 ne trovo. Adesso debbo sgombrare il posto: venga quindi tagliato . Ma il contadino intervenne dicendo: Padrone, lascialo stare ancora per quest'anno; zapper) la terra all'intorno e vi metter un canestro di sterco; se porter frutti, va bene; altrimenti verrai e lo 10 farai tagliare . Con il paragone ci si vuol far capire che il Signore aveva visitato il genere umano per tre anni cio, per cos dire, in tre determinate epoche. La prima fu quella anteriore alla Legge, la seconda quella durante la Legge, la terza la presente, che l'epoca della grazia. Se infatti non avesse visitato il genere umano prima della Legge, come si spiegherebbe la santit di Abele, di Enoch, di No, di Abramo, d'Isacco e di Giacobbe, dei quali volle chiamarsi Dio? E, come se fosse Dio soltanto di tre uomini, sebbene 11 a lui appartenessero tutti i popoli, dice: Io sono il Dio d'Abramo, d'Isacco e di Giacobbe . Se poi Dio non fosse venuto in soccorso dell'umanit durante la Legge, non avrebbe dato la Legge. Dopo la Legge venne lo stesso padre di famiglia in persona, sub la passione, mori, risuscit, diede lo Spirito Santo, fece 12 predicare il Vangelo per tutto il mondo ; eppure rimasto ancora qualche albero infruttuoso. C' ancora una parte del genere umano che non si ravvede. Il contadino per lo prega di attendere ancora un poco; cos prega per i fedeli anche l'Apostolo: M'inginocchio -dice- per voi, davanti a Dio Padre affinch, radicati
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e fondati nella carit, siate capaci di comprendere con tutti i buoni servi di Dio l'ampiezza, la lunghezza, l'altezza e la profondit della carit di Cristo, che pi sublime d'ogni conoscenza e cos essere pieni di 13 tutta la ricchezza di Dio . Inginocchiandosi intercede per noi presso il padre di famiglia, affinch non veniamo sradicati. Poich dunque inevitabile che venga, agiamo in modo che ci trovi pieni di frutti. La zappatura attorno all'albero significa l'umilt di chi si pente, poich ogni fossa in profondit. La cesta 14 di cui uno si pente; che c' infatti di pi sporco dello sterco? dello sterco significa le sporcizie morali Eppure, se ne fai buon uso, che c' di pi fruttuoso? 4. Sia dunque ognuno un albero buono. Non creda di poter produrre frutti buoni se rimane un albero 15 cattivo. Non saranno frutti buoni se non quelli d'un albero buono . Cambia il cuore e si cambier l'opera. Estirpa dal cuore l'avidit e piantaci la carit. Poich allo stesso modo che l'avidit del denaro la radice 16 di tutti i mali , cos la carit la radice di tutti i beni. Perch mai dunque gli uomini borbottano e discutono tra loro, dicendo: " Che cosa il bene? ". Oh, se tu sapessi che cosa il bene! Ci che tu desideri avere non il bene sommo. Ci che non desideri di essere, questo il vero bene. Tu vuoi avere la salute del corpo: d'accordo che sia un bene, tuttavia non un gran bene ci che ha anche un individuo cattivo. Vuoi avere oro e argento; ecco, convengo che anche ci un bene, se per ne farai buon uso; ma non ne farai buon uso se tu sarai cattivo. Per conseguenza l'oro e l'argento per i cattivi un male, per i buoni un bene: non perch li renda buoni l'oro e l'argento, ma perch li trova buoni, e quindi essi ne fanno un uso buono. Se desideri avere una carica pubblica, un bene, ma solo a condizione che tu ne faccia buon uso. Per quanti una carica fu causa di rovina! Per quanti invece una carica fu un servizio per fare del bene! 5. Distinguiamo dunque questi beni, se ne siamo capaci, poich parliamo degli alberi buoni. A questo proposito nessuno deve pensare ad altro che a distogliere con ogni premura gli occhi da tutto ci che li annebbia e a rivolgerli verso se stesso, a scendere dentro se stesso, esaminarsi, osservarsi, indagare e scoprire se stesso. Ci che gli dispiace lo elimini, ci che gli piace lo adotti e se lo pianti nel cuore. Quando infatti uno si trova vuoto di beni superiori, a che scopo ambisce i beni materiali? Ecco, a che giova una cassaforte piena di beni con la coscienza vuota? Desideri avere dei beni, ma non vuoi essere buono! Non capisci che dovresti vergognarti degli stessi tuoi beni, se la tua casa fosse piena di beni, mentre tu sei schiavo del male? Che cosa c' infatti che vorresti avere cattiva? Dimmelo. Nulla assolutamente: n la moglie, n la figlia, n il figlio, n lo schiavo, n la villa, n la tunica, n infine le calzature; tuttavia vuoi avere una vita cattiva! Ti prego, valuta la tua vita pi preziosa della tua calzatura. Ti sono care tutte le cose eleganti e belle ai tuoi occhi, delle quali sei circondato, e tu solo vorrai essere per te stesso spregevole e brutto? Se potessero risponderti i beni di cui piena la tua casa, quelli che hai desiderato avere e che hai trepidato per paura di perdere, non ti direbbero forse ad alta voce: " Allo stesso modo che tu vuoi avere buoni noi, cos anche noi desideriamo averti buono come padrone "? Tacitamente si rivolgono a Dio come giudice contro di te: " Ecco, hai concesso a costui tanti beni mentre egli cattivo! Che gli giova ci che possiede, quando non possiede Colui che gli ha dato ogni cosa? ". 6. Qualcuno, ammonito da queste mie parole e forse colpito dal rimorso, mi domanda che cosa sia il bene, di che specie sia il bene, per il quale [l'uomo] diventa buono. Hai capito bene che devi fare questa domanda e io, a chi mi rivolge tale domanda, risponder: " bene ci che non puoi perdere se non lo vuoi. Puoi perdere l'oro anche senza volerlo; puoi perdere la casa, le cariche, la stessa salute fisica; al contrario il bene per cui sei buono, n lo ricevi tuo malgrado n lo perdi contro la tua volont ". Io cerco (dunque di che specie sia questo bene. Il salmo invero ci richiama alla mente una cosa importante, forse 17 quella che cerchiamo: Fino a quando, o uomini, sarete duri di cuore? Fino a quando quell'albero 18 rimarr sterile? Per tre anni ? Fino a quando, o uomini, sarete duri di cuore? Che cosa vuol dire duri di 19 cuore? Perch amate cose vane e cercate la menzogna? Egli poi ci indica quale dev'essere l'oggetto 20 della nostra ricerca: Sappiate che il Signore ha glorificato il suo Santo . Ormai anche Cristo venuto, stato gi glorificato, gi risorto e asceso al cielo, gi il suo nome divulgato in tutto il mondo: Fino a quando sarete duri di cuore? Bastino i tempi passati. Gi stato glorificato quel Santo: fino a quando sarete duri di cuore? Dopo tre anni di attesa che cosa resta se non la scure? Fino a quando sarete duri di 21 cuore? Perch amate le cose vane e cercate la menzogna? Ancora si ricercano cose vane, inutili, fastose, effimere; dopo che il Cristo gi stato cos esaltato, ancora si ricercano siffatte cose! Da tempo grida la Verit e ancora si cerca la vanit! Fino a quando sarete duri di cuore?) 7. Giustamente il mondo colpito da gravi castighi. In effetti il mondo ha conosciuto gi le parole del Signore: Se un servo compie azioni meritevoli di castigo senza sapere quello che vuole il suo padrone, 22 sar punito con poche staffilate . Perch? Perch egli cerchi di conoscere la volont del suo padrone. Un servo dunque che non conosce la volont [del padrone]. Cos era il mondo prima che il Signore 23 glorificasse il suo Santo: era un servo che non conosceva la volont del suo padrone e perci veniva

punito meno gravemente. Un servo ormai consapevole di ci che vuole il suo padrone (cos adesso il 24 mondo da quando Dio ha glorificato il proprio Santo ), ma che non fa la volont del padrone sar punito gravemente. Che c' quindi di strano se il mondo castigato gravemente? un servo che sa quello che 25 vuole il padrone ma compie azioni meritevoli di castigo . Egli non rifiuti dunque di subire gravi castighi; perch, se ingiustamente non vuole ascoltare colui che d i precetti, giustamente lo dovr sopportare come vendicatore; vedendosi meritevole di castigo, almeno non mormori contro colui che lo castiga, affinch meriti la misericordia.) 8. <...> [Il Signore d] pace su pace . A coloro che in questo mondo hanno la pace nella carit egli dar una pace ulteriore: dar la pace dell'immortalit, mentre non la dar a coloro che dicono: Pace, pace, ma 27 28 pace non c' . Tu quindi cerca la pace e perseguila . In questo modo infatti, secondo il salmo, il 29 Signore ha glorificato il suo Santo . Ed per questo che egli ci esaudisce: perch abbiamo uno che 30 intercede per noi . Pertanto il salmista, dopo aver detto: Il Signore ha glorificato il suo Santo, 31 soggiunge: Il Signore mi esaudir quando a lui elever il mio grido . Lass infatti io ho gi il mio 32 avvocato, che, assiso alla destra di Dio, intercede per noi . 9. Dio per non esaudisce, dandogli la pienezza della pace, se non colui che si separa dal male e compie 33 il bene . Ora questo separarsi dal male adirarsi contro se stessi e trafiggersi il cuore sul proprio giaciglio; operare il bene , viceversa, offrire il sacrificio della giustizia; cercare la pace riporre la 34 speranza nel Signore . In vista di ci, dopo aver detto: Offrite il sacrificio della giustizia, [il salmo] 35 aggiunge: E sperate nel Signore . Orbene, ecco che tu ti sei adirato con te stesso, hai il cuore trafitto, ti sei separato da ci che male; mediante le opere buone gi offri a Dio il sacrificio della lode, sebbene ancora nella speranza. Una cosa per ti rimane da compiere, per cui non puoi dire ancora: " Ho gi tutto questo e a tutt'oggi non ho ricevuto alcun compenso ". Ti rimane quell'opera [buona] che la pazienza, come detto: La tribolazione produce la pazienza; la pazienza la virt provata; la virt provata la 36 speranza; la speranza non sar delusa . Sta' tranquillo! Non sarai deluso se riporrai in lui la speranza. Adesso sei come in una notte oscura, in cui non vedi Dio n possiedi quel che ti stato promesso; tu per, nonostante che sia notte, fa' ci che ti dice il salmo: Nel giorno della mia tribolazione ho cercato Dio 37 con le mie mani; [sono stato] alla tua presenza durante la notte, e non sono stato deluso . Nel giorno della mia tribolazione. Considera giorno della tribolazione tutta la vita presente, e di' forte: Ho cercato Dio con le mie mani, non con i miei occhi. infatti ancora notte, e quindi cercalo con le mani, cio procura di meritarlo con le opere: opera il bene e di' che durante la notte hai cercato Dio con le tue mani. [Il salmo] prosegue dicendo ci che accadr anche a te come conseguenza: E non sono stato deluso. Ho cercato quand'era notte, ho cercato procedendo a tastoni, ma alla fine ho trovato. Dunque Ho cercato con le mani significa: " Ho cercato con solerzia compiendo delle opere ". Ma in che modo ho cercato con queste mie mani? Dinanzi a lui: in ossequio al precetto: Non praticate la vostra giustizia dinanzi agli 38 uomini . Di costoro tu non devi impedire che ti vedano, ma non ne devi cercare la lode. Se infatti quando operi il bene vuoi evitare che la gente ti osservi, dove andr a finire quell'altro precetto: Risplendano le vostre opere buone dinanzi agli uomini perch vedano il bene che fate? Ma nota come 39 prosegue: E diano gloria al Padre vostro che nei cieli , e cio: In te dev'essere glorificato Colui che ti ha fatto essere buono. Tu infatti di per te stesso fosti capace di renderti cattivo, ma non sei capace di renderti buono; fosti capace di ferirti, ma non sei capace di far rimarginare la piaga. Quando dunque fai delle opere buone, desidera che in te sia glorificato Dio, poich quando avrai offerto il sacrificio della 40 giustizia - quando cio avrai compiuto le opere buone- da ci seguir che potrai sperare nel Signore . 10. Mi chiederai: " Cosa debbo sperare? ", e: " Per quanto tempo lo debbo sperare? ". Non aspettartelo per il tempo presente: quello che tu cerchi non di questo mondo. So che tuo desiderio la beatitudine: chi infatti non la desidera? Stai cercando veramente una cosa buona, ma la cerchi in un luogo dove non si trova. Fa' conto che ti venga a dire che una cosa preziosa l'oro ma non lo si trova se non sottoterra. Ecco invece che tu prendi la zappa e ti metti a scavare dentro casa... Se venisse qualcuno a chiederti cosa stai cercando, tu risponderesti: " L'oro "; ma l'altro, sapendo dove si trova l'oro, ti risponderebbe: " Tu stai cercando una cosa veramente pregevole, ma non la cerchi nel posto giusto ". Ebbene, tu desideri essere felice, desideri essere pieno di gioia, essere sazio di beni al segno che di nessuno resti privo, che tu non manchi di nulla. Desideri certo una cosa grande, ma essa non si trova quaggi. E io voglio indicarti come la si raggiunge; e cosa ti dir se non quanto ti ho gi detto? Adrati contro di te, nel tuo giaciglio 41 trafiggiti il cuore e cambia vita: offri il sacrificio della giustizia e spera nel Signore . In lui troverai ci che cerchi: una volta arrivato da lui, l lo troverai, poich possederai Colui del quale fu detto: Signore, 42 mostraci il Padre e questo ci basta .
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11. Osserviamo ora il salmo: come continua? Prima aveva detto: E trafiggetevi il cuore, cio: Pentitevi d'essere stati cattivi, e ancora: Offrite il sacrificio della giustizia, cio: Siate ferventi nelle opere buone. Successivamente, dopo aver detto: Sperate nel Signore, aggiunge: Molti dicono: " Chi ci far vedere il 43 bene? " . Notiamo che costoro hanno il cuore trafitto. " Veramente, dicono, io sul mio giaciglio mi ero 44 incattivito: mi ero adirato contro di me . Infatti un tempo io ero un ladro, un rapinatore e molte altre cose ancora, ma mi sono adirato contro di me, nel mio giaciglio mi sono trafitto il cuore e ho cambiato vita. Ora faccio opere buone: se vedo un affamato, gli do da mangiare; se vedo un nudo, lo vesto; se vedo un forestiero, lo ospito; se vedo chi in discordia, lo metto d'accordo; se vedo un oppresso, lo libero; se vedo un malato, vado a visitarlo; se vedo un morto, gli do sepoltura. Ma il bene che mi stato promesso, dove sta? Adesso mi sono ravveduto e ho cambiato vita; mi sono convertito e invece delle opere cattive ne faccio di buone; ma quello che mi stato promesso, dov'? ". Molti dicono questo. Magari fossero in pochi a dirlo!, ma sono molti quelli che lo dicono. E cosa dicono questi molti? " Chi ci 45 far vedere il bene? " . E cio: " Dov' quello che mi stato promesso? Ecco, io elargisco del mio oro ma in cambio non vedo nulla; vedo quello che dono ma non vedo la ricompensa a me promessa ". Siamo veramente in piena notte!... Ebbene, cerca! Le tue mani non si stanchino [di fare il bene], e non resterai 46 deluso . Molti dicono: " Chi ci far vedere il bene? ". 12. Cosa avrebbe risposto colui al quale veniva rivolta la domanda: " Chi ci far vedere il bene? ". E qual 47 Ecco qual il bene: stata questo bene? stata impressa su di noi, Signore, la luce del tuo volto! 48 impressa su di noi, Signore, la luce del tuo volto. Siamo fatti a immagine di Dio , e da nessun artefice possiamo essere modellati se non da Colui che ci ha fatti: nessuno pu cambiarci la forma all'infuori di Colui che ci ha creati. Se dunque stata impressa su di noi la luce del tuo volto, o Signore, ne deriva che siamo tua moneta, destinati ad essere rinchiusi nel tuo forziere. stata impressa su di noi, Signore, la luce del tuo volto vuol dire che noi siamo moneta di Cristo e che su di noi stato stampato il volto del nostro Imperatore. Di questa moneta andava in cerca Cristo, a guisa di esattore, quando replicava a quei tali che per calunniarlo gli presentarono la questione del tributo. Avendo costoro mostrato la moneta e risposto che essa recava l'immagine di Cesare, egli concluse: Rendete a Cesare quel che di Cesare e a 49 Dio quel che di Dio . Cesare reclama la sua immagine scolpita nel tuo oro e Dio non reclamer quella scolpita nella tua anima? Ecco quali sono i nostri beni. Come possono dunque dire quei molti: " Chi ci far 50 vedere il bene? " . Fino a quando sarete duri di cuore? Voi cercate dei beni nei quali ci son tante cose da temere: cercate beni transitori, beni temporanei, beni che se vivrete [a lungo] vi lasceranno, se invece morirete presto sarete voi stessi a lasciarli. Fino a quando dunque sarete duri di cuore? Perch amate ci 51 che vanit e cercate ci che menzogna? Volete che vi mostri il [vero] bene? Abbiatelo in voi e lo conoscerete. Esso si pu avere nel cuore; mostrarlo agli occhi impossibile. 13. Osserva ora cosa aggiunge alla parola: stata impressa su di noi la luce del tuo volto, Signore. Dice: 52 Hai infuso letizia nel mio cuore . Nel mio cuore, non nella mia dispensa, non nella mia cassaforte, ma nel mio cuore. Vedi in che maniera sia stata impressa su di noi la luce del tuo volto, Signore. Ecco infatti un uomo che acquista dell'oro e lo ripone nella cassaforte: egli si rallegra in cuor suo, ma si rallegra della vanit, non della verit. Vuoi conoscere quanto sia sciocca l'allegrezza di chi si rallegra cos, cio prendendo per vero bene quello che invece un bene falso? Egli ha piena la cassaforte: esce di casa e dovunque si rechi brilla di gioia perch ha pieno il forziere. Ma anche quell'altro aveva pieno il forziere: venne per il ladro e gli port via ogni cosa. Egli non sapeva niente e se ne stava tutto allegro: si rallegrava non sapendo che aveva perduto ogni cosa. Come puoi dire che era roba tua ci che non era pi presso di te? Ecco, l'oro se n' andato e tu seguiti a startene allegro!... Ti nutri di vane speranze. E 53 questo, perch, se non perch tu vai in cerca della vanit? Ma perch fai cos? A che scopo? Con quale risultato? Ecco, hai perduto ogni cosa, sebbene tu amassi quello che hai perduto. E ti sei perduto tu stesso: ma come?... Or dunque volgiti al sommo Bene, affinch possa dire: " stata impressa su di noi la luce del tuo volto, o Signore. Siamo divenuti tua moneta; tu accoglici nei tuoi forzieri. Noi paghiamo il 54 tributo a Cesare, a te consegniamo noi stessi ; a Cesare noi diamo le cose che tu ci hai date; a te, che 55 ci hai creati, diamo quel che tu hai creato. Hai infuso letizia nel mio cuore . nel cuore la radice della mia gioia: essa un bene interiore, nascosta nel forziere interiore ". Questa ricchezza non la perderai se non sarai tu stesso a volerla perdere. L risiede il tuo Creatore: il quale gode d'essere nel suo tempio, 56 dal momento che tu nel tuo giaciglio ti sei trafitto il cuore . 14. In precedenza aveva detto: stata impressa su di noi la luce del tuo volto, Signore, e: Hai infuso 57 58 letizia nel mio cuore . Poi ha guardato ai molti che dicevano: " Chi ci far vedere il bene? " . E ha 59 risposto: Si sono moltiplicati dal tempo del loro frumento, del vino e dell'olio , ovviamente del loro frumento, del loro vino e del loro olio. Volsero lo sguardo a queste cose e desiderarono beni terreni, e quando raggiunsero il benessere e di queste cose materiali ebbero l'abbondanza - cio quando si sono moltiplicati - dissero: Beato il popolo che possiede queste cose! Tu al contrario cosa dici? Beato il popolo 60 61 il cui Dio il Signore ; e questo Perch stata impressa su di noi la luce del tuo volto, Signore .

Quanto agli altri, che si sono moltiplicati dal tempo del loro frumento, vino e olio , si allontanino da me; 63 coloro che amano cose di questo genere non vengano a dirmi: _"_Chi ci far vedere il bene? " . Io avrei da mostrarvelo, ma non ci sono persone a cui lo possa mostrare. Infatti si sono moltiplicati dal tempo del 64 loro frumento, del vino e dell'olio . 15. Ma tu cosa ti riprometti? Nella pace, nell'Immutabile. Che vuol dire: Nell'Immutabile? In ci che non cambia mai, che non varia, non temporale, non ora cos e ora diversamente. Nell'Immutabile mi 65 addormenter . Mi difficile spiegare quello che mi passa in mente di fronte alle parole: Mi addormenter nell'Immutabile. Mi addormenter nella pace, nell'Immutabile mi addormenter. Chi dorme in certo qual modo al di fuori dei sensi del corpo. E pertanto al fine di raggiungere la vita beata, perch vai a cercare forme e colori per [soddisfare] gli occhi, canti e melodie soavi per gli orecchi, i diversi sapori per il gusto, i diversi piaceri per il tatto? Non di questo genere il bene che pu renderti buono; non di 66 questo genere il bene del quale hai detto: "_Chi ci far vedere il bene?_" . nel tuo intimo, nell'immagine di Dio quel bene da cui prende forma il bene che occhio non ha mai visto e orecchio mai 67 udito . Mettiti dunque a dormire! Cio: lberati da ci che desiderano gli occhi, non trattenerti a 68 chiacchierare con i sensi del corpo, se vuoi che il Signore ti dica: Entra nel gaudio del tuo Signore . 69 Pertanto io mi addormenter e riposer nella pace, nell'Immutabile . 16. Chiederai: " Come si giunge a questa meta? ". Perch tu, Signore, in un modo particolare mi hai fatto 70 abitare nella speranza . Quanto si diceva prima, e cio: Sperate nel Signore, lo si diceva a uno che, 71 Ma tu in un modo svuotatosi della malizia, aveva offerto il sacrificio della giustizia. Sperate nel Signore! 72 particolare mi hai fatto abitare nella speranza . Che significa: In un modo particolare? Non come quei 73 molti che dicono: " Chi ci far vedere il bene? " . Costoro desiderano una moltitudine di cose e si disperdono al seguito dei diversi piaceri: uno cerca una cosa, uno un'altra; non cercano tutti la stessa cosa; anzi qualcuno vuol conseguire il proprio bene attraverso il male dell'altro. L'uno non pu arricchirsi senza mandare in miseria un altro. Il pesce pi grande non pu saziarsi se non divorando il pesce pi piccolo. Chi va in cerca di beni terreni non cerca i beni, perch cerca cose non buone. Quanto a te invece, riceverai in un modo tuo particolare ci che gli empi non ricevono. Tu dunque, o uomo particolare (lo dice 74 di te, intero corpo di Cristo); tu, uomo particolare (corpo del quale Cristo capo ), abita nella speranza 75 in un modo particolare , e non aspirare ai beni che posseggono anche i pagani. Queste cose infatti 76 cercano anche i pagani; ma voi cercate in primo luogo il regno e la giustizia di Dio . Questa l'effigie 77 del volto di Dio . Questa cerca dentro di te, e per quanto ti sar necessario, tutte queste cose ti saranno 78 concesse . Colui che nutre il ladrone potr lasciare te nell'abbandono? Del Signore infatti la terra e ci 79 che la riempie . 17. Non allontanarti quindi dal tuo Dio, ma ama il tuo Dio, e se hai l'abitudine di chiedergli: " Dammi questo, dammi quest'altro ", digli una buona volta: " Dammi te stesso! ". Se lo ami, amalo disinteressatamente: non essere un'anima disonesta! Non ti piacerebbe la tua sposa se, invece che te, amasse il tuo oro: se ti amasse perch tu le hai regalato dell'oro o una veste preziosa o una villa amena o un servo di fiducia o un eunuco affascinante. Se nell'amare te amasse cose come queste, non amerebbe te. Non rallegrarti dunque per un simile amore: spesse volte l'adultero fa offerte anche pi consistenti! Eppure tu, che da tua moglie esigi un amore disinteressato, vuoi vendere a Dio la tua fede. Gli dici infatti: " Siccome io credo in te, tu dammi dell'oro! ". E non te ne vergogni? Tu dici: " Siccome io credo, tu devi darmi dell'oro ". Tu metti in vendita la tua fede: ebbene, vedi quale ne sia il prezzo! Non vale come pensi tu, non la si paga con l'oro o con l'argento. La tua fede non vale cos poco; ha un prezzo molto grande: il suo prezzo Dio stesso. Ama dunque lui e amalo disinteressatamente, poich se lo ami in vista di qualche altra cosa non ami lui. Non devi desiderare Dio per ottenere qualche altra cosa, ma qualunque cosa tu desideri, devi desiderarla in ordine a Dio. All'amore per lui deve riferirsi tutto il resto: non lo si pu prendere come mezzo per soddisfare altri amori, ma a tutti gli altri amori bisogna preferire lui. Amalo dunque e amalo disinteressatamente! In questo senso dall'antico avversario fu sfidato quel grande atleta 80 [che fu Giobbe], del quale egli ebbe a dire: " Forse che Giobbe onora Dio disinteressatamente? " . 18. Pertanto, se quando dici: " Chi ci far vedere il bene? " , intendi riferirti al [vero] bene, questo bene Dio. Colui che ti ha creato buono e vuol renderti ancora pi buono Colui che buono non per una bont mutuata da altri ma perch buono di per se stesso. Quanto a te infatti, perch tu sia buono deve intervenire un bene da fuori di te; in lui invece, perch sia buono, non gli si deve aggiungere nulla. Egli buono di per se stesso. Volendo mettere in risalto questo essere eminentemente buono, il Signore 82 diceva: " Perch mi domandi chi sia buono? Nessuno buono se non Dio solo " . Ma non ci sono anche 83 altri esseri buoni? O non scritto: Dio fece tutte le cose ed erano buone assai ? Ma tutte queste cose sono buone per l'intervento di Dio; mentre Dio non buono ad opera di cose che posseggono il bene. Egli il bene dei beni. Ecco com' questo bene: vanne in cerca! Perch amate ancora le cose vane e cercate
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la menzogna? Ecco qual il bene: cerca il bene dei beni! Cerchi la ricchezza? Non un bene riservato 85 a te. Rifletti [sulle parole]: In un modo particolare mi hai fatto abitare nella speranza . Perch [la ricchezza] non cosa particolare? Perch la posseggono tanto i buoni quanto i cattivi. Cerchi la salute fisica? L'hanno i buoni e i cattivi; l'hanno gli uomini e gli animali: non cosa particolare. Cerchi le cariche pubbliche? Le raggiungono anche i cattivi: non sono un bene particolare. particolare il bene che potranno conseguire soltanto i buoni. In questo mondo Dio accorda i beni tanto ai buoni quanto ai cattivi. S, egli accorda beni e mali ai buoni e ai cattivi: a questi come pena, agli altri come prova. In effetti anche i mali sono comuni ai buoni e ai cattivi. Ma c' un male per i soli cattivi: il terribile fuoco eterno; e c' un bene riservato solo ai buoni: Dio, eterna bont. Tutto il resto, cio le varie creature, Dio le concede anche ai suoi nemici: tali il cielo e la terra. Anche i nemici di Dio hanno a loro disposizione i luminari del cielo, i prodotti della terra, la salute del corpo, le onorificenze mondane. Sono cose create, e il Creatore dona anche a loro ci che ha creato. A te invece si riserva di dare se stesso, cio il loro Creatore, a patto per che tu lo ami disinteressatamente. Verr infatti il giorno in cui egli si dar a te, mentre agli empi 86 sar detto: Sia impedito all'empio di vedere la gloria di Dio . Suvvia dunque, fratelli! Amiamo Dio disinteressatamente, facciamo il bene e sopportiamo il male. E speriamo in lui, affinch, quando ci sar dato in premio, di lui solo possiamo saziarci. Egli vive e regna nei secoli eterni. Amen.

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1 - Mt 12, 33. 2 - Mt 12, 33. 3 - Cf. Mt 12, 34. 4 - Cf. Rm 5, 6. 5 - Cf. Gv 1, 12. 6 - Cf. Lc 17, 6. 7 - Sal 100, 1. 8 - Mt 3, 10 (Lc 3, 9). 9 - Lc 13, 7. 10 - Lc 13, 8-9. 11 - Es 3, 6 (Mt 22, 32; Mc 12, 26; At 7, 32). 12 - Cf. Mt 24, 14. 13 - Ef 3, 14 e 17-19. 14 - Cf. Lc 13, 8. 15 - Cf. Mt 12, 33 (7, 17-18). 16 - Cf. 1 Tm 6, 10. 17 - Sal 4, 3. 18 - Cf. Lc 13, 7. 19 - Sal 4, 3. 20 - Sal 4, 4.

21 - Sal 4, 3. 22 - Lc 12, 48. 23 - Cf. Sal 4, 4. 24 - Cf. Sal 4, 4. 25 - Lc 12, 47. 26 - Is 57, 19 (LXX). 27 - Ger 6, 14 (8, 11). 28 - Sal 33, 15. 29 - Sal 4, 4. 30 - Cf. Rm 8, 34. 31 - Sal 4, 4. 32 - Rm 8, 34. 33 - Cf. Sal 33, 15 (36, 27; Prv 3, 7). 34 - Cf. Sal 4, 5-6. 35 - Sal 4, 6. 36 - Rm 5, 3-5. 37 - Sal 76, 3. 38 - Mt 6, 1. 39 - Mt 5, 16. 40 - Cf. Sal 4, 6. 41 - Cf. Sal 4, 5-6. 42 - Gv 14, 8. 43 - Sal 4, 5-6. 44 - Cf. Sal 4, 5. 45 - Sal 4, 6. 46 - Cf. Sal 76, 3. 47 - Sal 4, 7. 48 - Cf. Gn 1, 27 (Gc 3, 9). 49 - Mt 22, 21 (Mc 12, 17; Lc 20, 25).

50 - Sal 4, 6. 51 - Sal 4, 3. 52 - Sal 4, 7. 53 - Cf. Sal 4, 3. 54 - Cf. Mt 22, 21. 55 - Sal 4, 7. 56 - Cf. Sal 4, 5. 57 - Sal 4, 7. 58 - Sal 4, 6. 59 - Sal 4, 8. 60 - Sal 143, 15. 61 - Sal 4, 7. 62 - Sal 4, 8. 63 - Sal 4, 6. 64 - Sal 4, 8. 65 - Sal 4, 9. 66 - Sal 4, 6. 67 - 1 Cor 2, 9. 68 - Mt 25, 21 (23). 69 - Sal 4, 9. 70 - Sal 4, 10. 71 - Sal 4, 6. 72 - Sal 4, 10. 73 - Sal 4, 6. 74 - Cf. 1 Cor 11, 3. 75 - Cf. Sal 4, 10. 76 - Mt 6, 32-33. 77 - Cf. Sal 4, 7. 78 - Mt 6, 33.

79 - Sal 23, 1 (1 Cor 10, 26). 80 - Gb 1, 9. 81 - Sal 4, 6. 82 - Mt 19, 17 (Mc 10, 18; Lc 18, 19). 83 - Gn 1, 31. 84 - Sal 4, 3. 85 - Sal 4, 10. 86 - Is 26, 10 (LXX).

DISCORSO 110/A
DISCORSO SUL RACCONTO DEL VANGELO DELLA DONNA CHE ERA CURVA DA

DICIOTTO ANNI E DI COLORO SU CUI CADDE LA TORRE

1. Spesse volte, carissimi, vi abbiamo rivolto esortazioni, insegnandovi, nei limiti delle nostre capacit, quanto a noi elargito dal Signore, e cio che i miracoli compiuti dal nostro Signor Ges Cristo e riferiti nel santo Vangelo non sono soltanto fatti straordinari realmente avvenuti. Cosa infatti sarebbero dovuti essere se non opere di Dio, mirabili fra tutte le altre? Essi per sono anche come delle parole visibili, che ci invitano a penetrare nella realt che significano. Se noi non le comprendiamo, esse ci procurano godimento per il fatto miracoloso raccontato ed elevano il nostro cuore nella lode di Dio; tuttavia noi saremmo come un analfabeta, il quale col solo guardare la scrittura ammira ed elogia chi ha scritto cos bene e, pur non comprendendo il significato delle parole, gode per la bellezza della grafia: senza capire il senso, loda la composizione della pagina. Colui che sa leggere, al contrario, dallo scritto ricava un frutto pi copioso. Ora una cosa di questo genere capita a noi quando sentiamo parlare dei miracoli compiuti dal Signore. Se siamo persone che non comprendono il significato [dei fatti], se cio siamo simili a chi non sa leggere e si ferma guardare a quella che potremmo chiamare la forma delle lettere, noi certamente ammiriamo il fatto e colui che compiva l'opera, ma non penetriamo nell'intenzione di chi voleva significarci qualcosa di pi. Ora, ci potr mai essere cosa pi straordinaria della presente? Una donna dalla sua malattia era tenuta curva da diciotto anni, e per comando del Signore in un istante fu raddrizzata: il suo fisico, mal ridotto per tanti anni, si pieg al comando del Signore, fu docile dinanzi al [supremo] Dominatore; ed egli sciolse i lacci [del nemico] che l'avevano avviluppata, restaur l'opera del 2 Creatore. Colei che era curva fu raddrizzata, colei che era legata fu sciolta : e questo, per mezzo della 3 parola, poich colui che pronunzi la parola - in effetti tutte le cose furono create per opera di lui 4 venne a cercare ci che era perduto . Ammiriamo, lodiamo, amiamo! Ma poi, dopo aver ammirato la stesura della pagina, ricerchiamo con pi attenzione il senso profondo dello scritto stesso. 2. Nella stessa pagina, nello stesso contesto, dove si ricordano quei diciotto sopra i quali rovin la torre di 5 Siloe e li uccise , descritto l'episodio della donna che, inferma da diciotto anni, viene guarita e 6 raddrizzata . I due fatti sono l insieme, sono raccontati uno dopo l'altro; e subito dopo ecco il Signore che parla di quella pianta da cui si rec il padrone e per tre anni la trov senza frutti. Egli comand di tagliarla, ma il contadino si interpose: si impegn di vangarla e concimarla e concluse: " Se porter frutti, 7 bene; altrimenti, che venisse pure ad abbatterla " . Il racconto della pianta fu un racconto figurato, non 8 un fatto miracoloso; l'episodio degli uomini sopra i quali si abbatt la torre non fu ricordato dal Signore con valore figurativo n fu un miracolo compiuto per inculcare una qualche verit. Fu una disgrazia, nella quale alcuni uomini persero la vita, e la si potrebbe attribuire al caso se non fosse cosa nota a tutti, 9 anche agli increduli, che nemmeno un passero cade in terra senza la volont del Creatore . Il richiamo a 10 questi diciotto schiacciati dalla torre caduta su di loro il Signore lo fece di sua iniziativa, quando gli venne riferito che il re Erode, per incutere un esemplare terrore, aveva ucciso alcune persone 11 mescolandone il sangue con quello dei loro sacrifici . La gente inorridita venne a raccontargli l'accaduto, e il Signore usc in queste parole: Credete che quei tali, perch capit loro quella sorte, fossero pi 12 peccatori degli altri uomini? Ve lo dico in verit: Se non vi convertirete, perirete tutti allo stesso modo . Poi continuando a parlare, di sua iniziativa, riferendosi a un altro fatto, soggiunse: O quelle diciotto persone sulle quali si abbatt la torre di Siloe e le uccise, credete che avessero debiti pi grandi - cio

peccati pi gravi - che non gli altri uomini? In verit vi dico: Se non vi convertirete, perirete tutti allo 13 14 stesso modo . Successivamente parl del fico e raddrizz la donna . Vi scongiuro: con la vostra attenzione sostenete la nostra debolezza, poich io ritengo che sul significato di queste parole dobbiamo indagare accuratamente all'inizio [del discorso]. 3. Dice: In verit vi dico: Se non vi convertirete, morirete tutti allo stesso modo . In che senso: Allo 16 stesso modo? Come coloro il cui sangue Erode mescol con quello dei loro sacrifici . E ancora: Se non vi 17 convertirete, morirete tutti allo stesso modo . In che senso: Allo stesso modo? Come coloro sui quali si 18 abbatt la torre . Ma queste persone non morirono tutte allo stesso modo: in un modo infatti morirono quei tali il cui sangue venne mescolato con quello dei loro sacrifici, in un altro quelli che furono schiacciati dalla torre. Come si pu dire dunque che, se non si convertiranno, morranno tutti allo stesso modo? Certamente quanti morranno come i primi non morranno come i secondi, e quanti morranno come i secondi non morranno come i primi; tuttavia la causa per cui si sono meritati la morte uguale per tutti. La Scrittura divina non pu dire falsit, la bocca della verit non pu mentire : quindi, se noi la comprendiamo bene, troviamo che quanto essa afferma proprio vero. Tutti i cattivi e gli iniqui, tutti i delinquenti, gli scellerati, i corrotti, coloro che amano il mondo e vivono nella lussuria e nelle turpitudini, 19 se non si convertiranno, morranno tutti allo stesso modo. Che significa: Allo stesso modo ? Come gli uni, cos anche gli altri. Non allo stesso modo per quanto riguarda la morte corporale e visibile, poich se si considera il corpo, non possono morire in tutt'e due i modi. Se invece noi comprendiamo a fondo le 20 cose e a persone guidate dallo Spirito vogliamo servire cibi spirituali , se alle raffigurazioni esteriori ci permettiamo d'attribuire valore di segno per risalire a cose intelligibili, tutti muoiono allo stesso modo. Infatti tutti gli iniqui chiedono a Dio cose cattive: le stesse cose che essi ritengono buone per loro, sono cattive perch cattivo il loro giudizio. Come mai questo? Perch essi agiscono mossi dalla concupiscenza, che cattiva; perch operano secondo la carne e il sangue, cio sottoposti a quella 21 corruzione che non erediter il regno di Dio . Ecco come i loro sacrifici, cio le loro preghiere, sono 22 mescolati al loro sangue : perch essi chiedono in conformit con la carne e il sangue. A questo comportamento si riferisce quel passo della Scrittura che in tono di rimprovero dice: Voi chiedete ma non 23 ricevete perch chiedete male, e cos vi consumate dietro le vostre passioni . Ecco dunque quand' che 24 offri il tuo sacrificio in modo che si mescoli con il tuo sangue: quando, avendo tu una sapienza carnale , secondo questa tua sapienza carnale ti metti a pregare Dio. Tu infatti sei nato dalla carne e dal sangue, e pretendi di piegare Dio a te, che sei carne, mentre sei tu che devi innalzare a Dio il tuo cuore. Ci facendo, non badi alle parole dell'Apostolo: Se siete risorti con Cristo, cercate le cose di lass, dov' 25 Cristo, assiso alla destra di Dio; gustate le cose di lass, non quelle della terra . Regolandovi diversamente, le vostre preghiere, derivate dalla carne e dal sangue, vi meriterebbero quella pena con 26 cui furono puniti quei tali il cui sangue fu dal re adirato frammisto con quello dei loro sacrifici . Tu dunque separa il tuo sacrificio dal tuo sangue; di' al tuo Dio: Render a te i miei voti, quei voti che 27 distintamente hanno proferito le mie labbra . L'uomo spirituale infatti valuta distintamente ogni cosa, 28 mentre lui stesso non giudicato da alcuno . Valutando distintamente ogni cosa, non mescola con il sangue il suo sacrificio. 4. In che senso dunque diremo che quanti non si ravvedono moriranno tutti allo stesso modo, cio come 29 30 quei tali su cui si abbatt la torre di Siloe? " Siloe " significa " inviato " ; e chi questo inviato se non il nostro Signore? Torre di Siloe quindi la croce di Cristo. Se pertanto tu non ti mortificherai, se non ti 31 inchioderai alla sua croce per quanto concerne le brame disordinate della carne e del sangue , il Crocifisso cadr su di te. Che ti giova segnarti [di croce]? Se non ti ravvedi, non ha senso il segnarti: farlo per te condanna, non grazia. Fissa lo sguardo sul Crocifisso, guarda alle sue sofferenze e come 32 nella sofferenza egli prega per i nemici ; osserva come egli ami quelli stessi che lo facevano soffrire in quel modo e come desideri guarirli dal male. Se consideri tutto questo, devi convertirti e, se un tempo desiderasti il male, ora impegnati a volere il bene. Togli via la colpa, affinch non ti impaurisca la pena. Se al contrario ti rifiuterai di far questo, in che cosa pensi che Cristo possa giovarti? Chi [lo] mangia 33 indegnamente si mangia e beve la propria condanna ; e, se colui che lo mangia indegnamente si mangia e beve la propria condanna, cos' che gli cade addosso se non la torre? Tutti infatti morirete allo 34 stesso modo - dice con verit il Signore - se non vi pentirete delle vostre malefatte. Se invece ti penti, 35 ti rialzi e diventi simile a quella donna [di cui il Vangelo] . Se ti ravvedi, non ricevi infruttuosamente i ripugnanti gravami della penitenza, paragonabili a un mucchio di letame. Sono essi infatti che 36 impediscono che tu sia reciso . 5. Ora ci resta d'approfondire il problema dei numeri, perch cio quegli uomini erano diciotto, come diciotto erano gli anni [dell'infermit], e in che modo i diciotto s'accordino con i tre anni di quella pianta. Per risolvere il problema ci d un utile suggerimento il capo della sinagoga sdegnato perch il Signore Ges aveva guarito la donna in giorno di sabato. Egli disse alla folla: Sono sei i giorni nei quali si deve
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lavorare. Venite a farvi curare in questi giorni e non in giorno di sabato . Era un animale, e lo si dovette convincere ricorrendo agli animali. Gli replic pertanto [il Signore]: Ipocriti, non scioglie forse in giorno di 38 sabato ciascuno di voi il proprio asino per portarlo all'abbeveratoio? Non era il caso di ricorrere ad 39 argomenti diversi per convincere uno che, come il cavallo e come il mulo, era privo d'intelligenza . Eppure sembrava che parlasse citando la Scrittura quando diceva: Sono sei i giorni nei quali si deve 40 41 lavorare . Effettivamente egli citava la Scrittura, ma mescolava con il sangue il suo sacrificio , poich 42 intendeva in modo carnale ci che era stato detto in senso spirituale . Noi comunque prendiamo da lui l'occasione per comprendere [la verit], e rammentiamo anche noi che Dio cre in sei giorni tutte le cose 43 visibili: il cielo, la terra e quanto in essi contenuto, e poi, nel settimo giorno, Dio si ripos . Ora, i 44 primi sei giorni hanno una sera, inquanto il cielo e la terra avranno una fine , mentre il settimo giorno, quello del riposo, non ha la sera. Cos anche di noi: quando, finito il tempo delle opere buone, ci riposeremo, il nostro riposo non avr fine. Tenendo dunque presente che l'universo stato creato in sei giorni, concludiamo che col numero sei viene indicato il tempo. E se col numero sei si indica il tempo, poni mente ai tre anni di quella pianta, nei quali raffigurato il tempo diviso in tre epoche: prima della legge, sotto la legge, sotto la grazia, e cio il tempo attuale. Quanti nemmeno nel presente tempo [di grazia] si decidono a cambiare vita, si aspettino la scure, non la sicurezza! Almeno nel terzo periodo 45 quella pianta avrebbe dovuto modificarsi e passare dalla sterilit alla fecondit , ascoltando colui che 46 battezzava per sollecitare predicando la conversione e diceva: Fate adeguati frutti di penitenza ; ma 47 siccome il numero sei indica il tempo, non c' dubbio che quei diciotto che furono schiacciati dalla torre non si ravvidero in nessuna delle tre epoche in cui il tempo si suddivide. Infatti se il sei rappresenta il tempo, moltiplicato per tre il sei fa diciotto. 6. Dopo diciotto anni, cio nell'era della grazia, viene invece raddrizzata quella donna , non 49 diversamente da colei che aveva detto: Hanno reso curva la mia anima . infatti curva l'anima oppressa dalle cose della terra; curva l'anima appesantita dal desiderio di cose [mondane]; curva l'anima che falsamente si illude d'avere il cuore in alto, cio rivolto al Signore. Se infatti hai il cuore in alto non sei curvo; sei invece curvo se vai sempre in cerca di cose terrene, se desideri conseguire la felicit attraverso beni terreni, se pensi che il tuo servire Dio sia inutile se non riesci ad avere in abbondanza il benessere di quaggi. Sei curvo e il tuo cuore non presso il Signore. Questa condanna a te derivata dal potere del diavolo: un tempo infatti tutto il genere umano era curvo sotto il giogo di satana, tutto il genere umano era schiacciato da desideri terreni, ma poi venuto Colui che ci ha promesso il regno dei cieli. , questa, una vita del tutto diversa: la societ degli angeli; la patria, nella quale non dovremo temere alcun oppressore o nemico. A quella patria infatti far da muro la 50 volont di Dio: sar circondata dallo scudo della benevolenza di Dio, e quindi non vi potr entrare nessun nemico e nessun amico andr perduto. Sar una patria in cui nessuno muore, e quindi nessuno prende il posto [del morto]. A questa patria viene dato il nome di Gerusalemme, che tradotto significa " visione di pace ". Tu dunque raddrizzati dalla tua posizione curva: smettila con i tuoi gusti terreni! Sei 51 risorto con Cristo , che in cielo. Protnditi verso di lui e non sarai curvo. 7. Ma tu questo non l'hai fatto, o genere umano traviato. Non l'hai fatto n prima della legge n sotto la legge. Cambia vita almeno ora che sei in regime di grazia! Fallo almeno sotto la grazia. Ti trov curvo da diciotto anni quell'unico diritto che venne da te, che venne a farsi crocifiggere per te, e cos scioglierti dai 52 lacci del diavolo . La somma che dovevi sborsare al tuo creditore [infernale] ti teneva curvo, poich il diavolo aveva legato i suoi debitori e, per cos dire, li aveva messi in ceppi. Venne per Colui che non gli 53 era debitore di nulla: sbors quanto non doveva e stracci la scritta dei nostri debiti . In che maniera fu 54 annullato il documento del nostro debito? Col sangue di quel Giusto . Come avrebbe potuto infatti il principe della morte tenere ancora assoggettata alla morte l'umanit? Certo, dopo che il peccato li aveva cos ridotti, il diavolo possedeva gli uomini come una sua piantagione: egli li aveva vinti e li teneva prigionieri, li aveva vinti e se ne era impossessato. Ed era giusto che egli tenesse in suo potere coloro che aveva sedotti suggerendo il male. Venne per Colui che voleva richiamarli al bene. Egli non aveva in s alcun male: era nato da una Vergine, e non c'era in lui alcun rapporto col peccato. Avendo per voluto prendere una carne simile a quella che aveva peccato, egli si addoss la pena della [nostra] morte per 55 liberarci dalla carne [rea] di peccato . Ascolta cosa diceva avviandosi alla Passione: Ecco, viene il 56 principe di questo mondo ma in me non trover nulla [di male]. Non come colui che puro tra voi o in tutt'intero il genere umano, cos non trover in me nulla. " Ma se in te non trova nulla di male, perch hai da morire? ". Nota come prosegue! Dopo aver detto: In me non trover nulla di male, supponendo che qualcuno gli chieda: " Perch dunque muori? ", aggiunge: Ma perch tutti sappiano che io compio la 57 volont del Padre, alzatevi, usciamo da qui . Si alza e va incontro alla Passione per adempiere la volont della Padre, come colui che inviato a Siloe, non perch avesse debiti personali ma perch cos saldasse il debito di noi debitori. Lo faceva per conformarsi a quanto era stato detto nella profezia: Allora 58 io restituivo cose che non avevo rubate . Soltanto lui non aveva meritato la morte, mentre noi tutti siamo rei di morte perch tutti con la stessa colpa abbiamo meritato di morire. Egli al contrario in nessun
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modo s'era meritato la morte, ma volle subirla in vece nostra. Cos egli pag debiti non suoi, e liber 59 quelli che erano in debito: distrusse lo scritto dell'antica condanna e compil il documento nuovo. Che bisogno abbiamo noi dunque di confrontarci con i documenti del passato? Li ha bruciati [Cristo] col fuoco dello Spirito Santo. 8. Rendi omaggio a Colui che ti ha riscattato e non gravarti di debiti per l'avvenire, anche se Egli ti ha dato il rimedio quotidiano contro certi tuoi peccati, ovviamente non molto rilevanti, che commetti ogni giorno. Di' con fede, di' col cuore e animato da buona volont: Rimetti a noi i nostri debiti. E non solo a 60 parole ma anche con i fatti aggiungi: Come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori . In effetti, se tu sei in debito con Dio, Dio stesso ha voluto che tu a tua volta avessi dei debitori. tuo debitore chiunque ti fa del male, chi ti opprime ingiustamente, chi ti porta via il tuo con mezzi disonesti. Egli in debito con te e dovrebbe pagartene la pena. Vuoi constatare come egli sia davvero in debito con te? Guarda, leggi! 61 Occhio per occhio, dente per dente , e cos di seguito. La legge stabiliva che ognuno scontasse alla pari 62 la pena del male compiuto; ma il Vangelo al contrario ti dice: Io per vi dico: Amate i vostri nemici . Non t'insegna cose contrarie alla legge, come ritengono certuni che, comprendendo male le cose, sostengono che la mansuetudine insegnata nel Vangelo sia in contrasto con il rigore della legge. Non cos. vero certamente che la legge si limita ad indicarti quel che ti dovuto, ma il Vangelo non avrebbe potuto inculcarti il condono [del debito] se la legge non ti avesse mostrato come l'altro era tuo debitore.

1 - Cf. Lc 13, 11-16 e 1-5. 2 - Cf. Lc 13, 11-13 e 16. 3 - Gv 1, 3. 4 - Cf. Mt 18, 11 (Lc 19, 10). 5 - Cf. Lc 13, 4. 6 - Cf. Lc 13, 11-13. 7 - Cf. Lc 13, 6-9. 8 - Cf. Lc 13, 4. 9 - Cf. Mt 10, 29 (Lc 12, 6). 10 - Cf. Lc 13, 4. 11 - Cf. Lc 13, 1. 12 - Lc 13, 2-3. 13 - Lc 13, 4-5. 14 - Cf. Lc 13, 6-9 e 11-13. 15 - Lc 13, 3. 16 - Lc 13, 1. 17 - Lc 13, 5. 18 - Lc 13, 4. 19 - Cf. Lc 13, 3 (5).

20 - Cf. 1 Cor 2, 13. 21 - Cf. 1 Cor 15, 50. 22 - Cf. Lc 13, 1. 23 - Gc 4, 3. 24 - Cf. Rm 8, 5. 25 - Col 3, 1-2. 26 - Cf. Lc 13, 1. 27 - Sal 65, 13-14. 28 - 1 Cor 2, 15. 29 - Cf. Lc 13, 4-5. 30 - Cf. Gv 9, 7. 31 - Cf. Col 3, 5. 32 - Cf. Lc 23, 34. 33 - 1 Cor 11, 29. 34 - Lc 13, 3 (5). 35 - Cf. Lc 13, 13. 36 - Cf. Lc 13, 8-9. 37 - Lc 13, 14. 38 - Lc 13, 15. 39 - Cf. Sal 31, 9 (Tb 6, 17). 40 - Lc 13, 14 (Es 20, 9). 41 - Cf. Lc 13, 1. 42 - Cf. Rm 8, 5. 43 - Cf. Es 20, 11 (Gn 2, 2). 44 - Mt 24, 35 (Mc 13, 31). 45 - Cf. Lc 13, 7. 46 - Lc 3, 8 (Mt 3, 8). 47 - Cf. Lc 13, 4. 48 - Cf. Lc 13, 11-13.

49 - Sal 56, 7. 50 - Sal 5, 13. 51 - Cf. Col 3, 1-2. 52 - Cf. Lc 13, 11 e 16. 53 - Cf. Col 2, 14. 54 - Cf. Mt 27, 24. 55 - Cf. Rm 8, 2-3. 56 - Gv 14, 30. 57 - Gv 14, 30-31. 58 - Sal 68, 5. 59 - Cf. Col 2, 14. 60 - Mt 6, 12 (Lc 11, 4). 61 - Es 21, 24 (Lv 24, 20; Mt 5, 38). 62 - Mt 5, 44 (Lc 6, 27).

DISCORSO 306/E
DISCORSO DI SANT'AGOSTINO VESCOVO NEL GIORNO NATALIZIO DEL MARTIRE SAN QUADRATO 1. Come annunziato alla vostra Carit, splende oggi a noi il giorno solenne in cui Quadrato ricevette la corona. Celebriamolo con l'adunanza festiva e il discorso. In effetti, della gloria che han conseguito i martiri dinanzi a Dio e agli uomini noi parliamo spesso, e cio tutte le volte che celebriamo le loro solennit. La celebrazione partecipata con zelo sia un'esortazione ripetuta, finch alla fine divenga [comune] esultanza. Abbiamo cantato un salmo molto intonato con la festa dei martiri: Come un mucchio 1 di sabbia io sono stato spinto alla caduta, ma il Signore mi ha sorretto . Dice questo il coro completo di tutti i martiri; lo dice il corpo di Cristo mentre vive nel mondo, cio fra molteplici tentazioni, come Lot a Sodoma. Esso vede molte cose che non approva, n consente in alcun modo alle opere che compiono i 2 cattivi . In pi modi infatti l'anima umana indotta a peccare: la tentano sia l'attrattiva del piacere sia l'accanirsi della tribolazione; e chiunque domina il piacere per non peccare dietro le sue attrattive ha compiuto un gran progresso ma non ha ancora raggiunto la perfezione. In realt l'amore della giustizia, per essere perfetto, dev'esser tale che non solo ad esso ceda l'attrattiva del piacere ma esso stesso non deve cedere di fronte al dolore. Chi arriva a questa meta perfetto. Cos i martiri, che noi crediamo perfetti gi quando uscirono da questo mondo. Essi infatti furono vincitori non solo nel combattere contro i piaceri del mondo ma anche perch vinsero combattendo contro le tribolazioni del mondo. Tutti i fedeli infatti sanno che quando celebriamo i misteri della religione cristiana noi non preghiamo per i martiri. Non solo non preghiamo per loro, ma raccomandiamo noi stessi alle loro preghiere. 2. Questa perfezione chiede con parole di severo richiamo ed esige la lettera di Paolo agli Ebrei, dove si 3 legge: Non avete ancora resistito fino al sangue nella vostra lotta contro il peccato . una perfezione che ci si raccomanda di avere. Se infatti ad uno si dice: " Non l'hai ancora fatto ", gli si inculca di farlo. Voi infatti non avete ancora resistito fino al sangue nella vostra lotta contro il peccato. I martiri al contrario hanno lottato fino a spargere il sangue. Essi non combattevano soltanto contro il persecutore uomo, ma anche contro il diavolo, che tendeva insidie, e, se vuoi accogliere [tutta] la verit, anche contro la propria debolezza personale. All'interno dello stesso uomo infatti si svolge un gran combattimento: arena ne la coscienza, spettatore supremo Colui che con lo sguardo penetra nella

coscienza. Ma se Costui si limitasse a scrutare la coscienza e non le venisse anche in aiuto, ogni combattente dovrebbe darsi per vinto. Pertanto nelle parole che abbiamo cantato trovi, s, questa affermazione: Come un mucchio di sabbia io sono stato spinto alla caduta; ma [se gli chiedi]: " Perch 4 dunque non sei caduto? ", eccolo qua: Perch il Signore mi ha sorretto . Dice questo come confessando la sua debolezza. Quanto a me - dice - io sarei caduto, ma il Signore mi ha sorretto. Sii dunque nel Signore, rimani nel Signore; e cos, quando subirai l'assalto della tentazione, non cadrai, perch non cedi. Se non cedi ma resisti, non cadi perch non avrai consentito. 3. Di questo trovi un esempio anche nel nome del martire di cui oggi celebriamo la solennit. Si chiamava Quadrato. Ora, se tu dai una spinta a un masso di forma quadrata, si sposta ma non cade: si sposta perch non oppone resistenza, non cade perch rimane sempre nella sua configurazione dritta. Il quadrato infatti sta sempre per dritto, in qualunque lato lo giri: se lo muovi da un lato, si rovescia su un altro, ma non pu cadere steso per terra. Giustamente quindi anche il Signore Dio quando ordin a 5 quell'antico giusto che fu No di costruire l'arca, gli comand di farlo con legni quadrati . Per quella costruzione volle che si usassero tronchi non soggetti a putrefazione e di forma quadrata: non soggetti a putrefazione per [simboleggiare] l'eternit, quadrati per indicare che la tentazione va evitata. Siamo anche noi dei quadrati, anzi tutto intero il corpo di Cristo sia una massa quadrata. Questa massa ha una pietra angolare, com' stato cantato. La pietra che i costruttori hanno scartata, dice, divenuta pietra 6 angolare . Come mai colui che i costruttori avevano scartato divenuto pietra angolare? Fa capire che i costruttori erano i farisei, gli scribi e i dottori della legge, i quali respinsero Cristo non ritenendolo Messia e dissero: " Non lui il Messia. Noi aspettiamo il Cristo, ma non accettiamo costui come Cristo ". Confessando di essere in attesa del Cristo essi erano dei costruttori dell'edificio; ma col dire che non 7 riconoscevano come Cristo colui che veramente lo era, essi ne scartarono la pietra angolare . In realt, loro stessi non poggiavano i piedi sulla pietra ma sulla rena; e pertanto, quando si misero a costruire, siccome intendevano affermare se stessi anzich compiere l'opera [di Dio], scartarono la pietra angolare. Ma tu non meravigliarti se questa pietra, scartata dai costruttori, sia diventata pietra angolare. Ecco 8 infatti come continua la Scrittura: Dal Signore stato fatto questo . Fu scartata da quei costruttori; dal Signore stata posta come pietra angolare. Verso questo angolo convergevano le pareti da opposta direzione: i circoncisi e i non circoncisi. Se guardi al punto di partenza, cosa ci poteva essere di pi distanziato? Se guardi al punto di congiungimento, cosa ci pu essere di pi unito? Infatti le pareti che formano un angolo provengono, s, da direzioni opposte, ma poi in quell'unico punto combaciano fra loro 9 nel vincolo della pace . accaduto proprio cos: gli uni venivano dal popolo dei circoncisi, gli altri dal mondo degli incirconcisi; nella pietra angolare han trovato l'unione. E si sono adempiute le parole 10 dell'Apostolo: Egli la nostra pace; egli ha fatto dei due un popolo solo . 4. Sforzatevi dunque, o carissimi, e venite alla pietra angolare in forma di quadrato, affinch il costruttore non vi disapprovi. Tutto questo poi ripromettetevelo da Dio: lui che squadra e accoglie. Lo dice l'apostolo Pietro: Quanto a voi - dice - come pietre vive lasciatevi costruire per diventare tempio santo di 11 Dio . E questo tempio di Dio noi lo dobbiamo immaginare tenendo presente che non Dio che ha bisogno del tempio ma il tempio che ha bisogno di Dio. Non dobbiamo cio pensare che siamo noi a fare un dono a Dio, concedendogli un luogo per risiedere. Il fatto che Dio abiti in te reca vantaggio a te: abitando in te rende beato te, non diventa beato lui per il posto dove pu abitare. Vero padrone infatti colui che non ha bisogno del servo, e se ha un servo, ce l'ha non perch ne abbia bisogno ma perch in questo modo ha qualcuno a cui provvedere. Effettivamente, la limitatezza dell'uomo ha bisogno di servi perch il servo faccia quelle faccende che il padrone non pu fare; e cos il servo, facendo ci che a lui possibile, aiuta il padrone nelle cose che non pu fare. Ma Dio onnipotente, e non ha bisogno di te lui che ti ha fatto esistere. Non infatti tuo merito se porti in te il Signore, come non avevi meritato d'essere creato dal Signore. Non pensare che di qualcosa a Dio quando credi in lui. Infatti, se non credi rechi un danno non a lui ma a te. Questo pensiero espresso nel salmo dove si dice: Io ho detto al Signore: Tu 12 sei il mio Dio perch non hai bisogno dei miei beni . Per questo il mio Signore, il vero Dio, padrone perch " tu non hai bisogno dei miei beni " ma io dei tuoi. 5. Nessuno pensi che sia in suo potere prender la forma quadrata come gli fu possibile rendersi deforme; nessuno si ritenga capace di guarire le proprie ferite, anche se fu capace di procurarsele. L'occhio pu passare dalla luce alle tenebre: basta che si chiuda ed nelle tenebre. Certamente: se lo chiudi, sei nell'oscurit. Fu dunque in tuo potere cacciarti nelle tenebre per aver chiuso gli occhi; ma ti sar forse possibile vedere qualcosa quando tu riaprirai gli occhi, se non ci sar una qualche luce che ti consenta di vedere? Quando chiudesti gli occhi, non avesti bisogno di aiuti per non vedere; ma per vedere, quando riaprirai gli occhi, hai bisogno di aiuto. Se infatti non ci sar la luce o del sole o della luna o di una lanterna o di un'altra fonte luminosa, se non ci sar qualcosa di questo genere, quando tu aprirai gli occhi, questi occhi, anche se aperti, non vedranno niente. Compito nostro dunque ricevere, compito 13 nostro [conservare ci che si] possiede. Ma cosa hai tu che non abbia ricevuto?

6. Per questo [afferma] la voce di un orante: " Sono come un mucchio di sabbia " . Non " un mucchio di sabbia " ma come un mucchio di sabbia. Infatti il corpo di Cristo, diventato solido e quadrato, dai ciechi fu ritenuto un mucchio di sabbia, ma questo, che cio fosse un mucchio di sabbia, era soltanto una loro supposizione; e quindi esso non cadde. Un tale risultato il salmista non lo attribuisce alle sue forze, ma 15 dice: Il Signore mi ha sorretto . Orbene, anche noi siamo esposti a molte tentazioni da parte del mondo, poich Sodoma non stata del tutto bruciata dal fuoco, ma tuttora esiste una grande Sodoma; e 16 se la prima fu consumata dalle fiamme, questa seconda rimane, in attesa del giudizio . Trovandoci dunque nelle prove che a noi procura il mondo, convinciamoci che ogni giorno dobbiamo lottare fino al 17 18 sangue contro il peccato , conforme a quell'altro detto: Combatti fino alla morte per la verit . Dove prima si diceva Contro il peccato qui si dice Per la verit; e dove l si diceva fino al sangue qui si dice fino alla morte. Tale dev'essere la disposizione interiore del martire, inquanto non dello spargimento del sangue che Dio si compiace: egli ha molti martiri i quali [rendono testimonianza] nel segreto. Pace in 19 terra agli uomini di buona volont . 7. Non dobbiamo desiderare che si ripeta quella persecuzione che dovettero subire i nostri antenati per l'odio delle autorit civili e per la quale ci furono i martiri. Il mondo non cessa di perseguitare, e quindi non son finite ma abbondano le prove e le tentazioni. Capita a volte che tu sia febbricitante e debba combattere ugualmente. Non voglio parlare delle varie minacce che ricevi dai nemici n delle tentazioni molteplici sofferte per causa di singole persone: cose di cui avevo iniziato a parlare. Comunque, tu sei colpito da febbre e combatti; giaci in un letto e sei un lottatore; nella tua debolezza, tu combatti e vinci. Che dire infatti se venisse da te, in preda alla febbre e ormai in punto di morte, qualcheduno che ti assicurasse di poterti liberare dalla febbre ricorrendo a degli incantesimi? Questi incantesimi potrebbero risultarti illeciti, diabolici, abominevoli ed esecrandi, ma colui che vuole persuadertene l'uso ti si fa avanti proponendo molti esempi di gente che con essi ha ottenuto la guarigione. Ti dice: " A quel tale, che aveva lo stesso tuo guaio, l'astrologo fece e questo e questo: lo ipnotizz, lo bagn nell'acqua, gli fu accanto, ed egli acquist la salute. Va' pure a interrogarlo, a chiedergli informazioni, e ascoltalo ". Se tu a questa voce non consenti, sei un martire: hai preferito morire anzich dire di s a un consigliere sacrilego. Cosa infatti diceva il giudice iniquo al martire incatenato e posto sul rogo? " Deciditi a sacrificare e io ti libero dai tormenti ". La stessa cosa dice segretamente il diavolo a te che ardi per la febbre: " Commetti questo sacrilegio e io ti libero dalla febbre ". 8. Se tu non acconsenti, vinci; [e vinci] non un uomo ma il diavolo; non un qualsiasi peccatore, uguale a te, ma lo stesso capo dei peccatori. La tua lotta in verit non contro la carne e il sangue, cio contro gente che ti procura molestie o incitandoti [al male] o sottoponendoti a tribolazioni, ma contro i principi e le potenze e i dominatori del mondo. Dominatori non del cielo e della terra ma [del mondo] di queste 20 tenebre , cio del mondo degli sporcaccioni e dei perversi di cui parla l'Apostolo rivolgendosi a quei che 21 ne sono stati liberati: Un tempo eravate tenebre . Se dunque tu a questi tali non acconsenti, non pensare che tu non sia un martire. vero che in tuo onore non si celebra la festa, ma gi bell'e pronta per te la corona. Quanto alla festa, nostra consuetudine celebrarla per coloro che hanno sostenuto la lotta in maniera palese, mentre invece ci sono molti martiri che han lasciato il mondo partendo dal loro letto, e dalla loro infermit son passati al cielo riportando la vittoria. Sappi dunque che tu sei nel combattimento quando hai da soffrire cose come quelle sopra indicate, quando ti vengono suggerite cose di quel genere. L tu devi avere il coraggio del martire, poich ti sta osservando Colui che ti ha creato e ti d l'aiuto Colui che ti ha chiamato [alla fede]. L devi poter dire: " Ho trovato quella parola dei santi: Dio 22 ha il potere di liberarmi anche da questa febbre mortifera, anche se non lo fa ". Sia tuo bersaglio lo stregone, dal momento che colui al quale parli non diventa trasgressore. Dopo tali parole, ti capiter quel che Dio vuole: o rimani in vita o sei associato agli angeli. Egli compir l'opera che nei tuoi riguardi ha deciso egli stesso. Tu sii preparato a tutt'e due le cose, se vuoi essere un uomo quadrato. 9. Hai or ora ascoltato le parole del salmo: Il Signore mi ha corretto con [severa] correzione, ma non mi 23 ha consegnato alla morte . Credi tu che esse siano la voce del solo Daniele, dinanzi al quale si chiuse la 24 bocca dei leoni ? O credi che siano soltanto la voce dei tre fanciulli, che con la fede estinsero le fiamme 25 in mezzo alle quali stavano camminando ? Credi, ripeto, che le parole: Il Signore mi ha corretto con 26 [severa] correzione, ma non mi ha consegnato alla morte , siano la voce di questi uomini soltanto: dell'uno, cio, che non fu sbranato dai leoni o di questi altri che non furono bruciati dal fuoco? No! Non 27 pensare che sia cos. Queste parole non le dissero soltanto costoro; le dissero anche i Maccabei . Non era un Dio diverso, quello di questi ultimi e quello dei primi; n vero che egli protesse gli uni e non si cur di proteggere gli altri, n soccorse gli uni e tratt con ira gli altri. sempre lo stesso Dio, capace di liberare l'uomo nell'una e nell'altra maniera, perch sia a tutti noto che ogni cosa in suo potere. 28 29 Chiudendo le fauci dei leoni , corresse Daniele con l'umiliazione, ma non lo consegn alla morte . Privando il fuoco del suo calore, corresse i tre fanciulli nell'umiliazione, ma non li consegn alla morte. Rendendo i Maccabei vincitori mediante il fuoco, e cio impedendo che essi si piegassero di fronte ai

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tormenti e facendo s che lottassero fino al sangue contro il peccato, certo li tratt con severit ma non li 30 consegn alla morte . Tutti costoro infatti vivono. Mi chiedo dunque: A qual morte non permise che 31 fossero consegnati? Il diavolo voleva che fossero colpiti dalla seconda morte , dalla morte eterna, non da quella temporale. Ebbene, Dio liber i primi in maniera palese, coron gli altri in maniera occulta; n questi n quelli abbandon alla morte. 10. Vi ho detto che noi dobbiamo essere sempre pronti a tutt'e due le evenienze, poich Dio ha il potere 32 di liberarci da ogni sorta di tribolazione ; ma, quanto a noi, dobbiamo pregare soprattutto perch ci liberi dalla tribolazione, ci faccia uscire vittoriosi dalla tribolazione, e non permetta che cediamo dinanzi alla tribolazione commettendo peccati. Inoltre non devi crederti martire solo se ti si comanda di rinnegare Cristo e tu non lo rinneghi. Anche quando ti viene in mente di commettere un'azione contraria alla giustizia come se qualcuno ti dicesse di rinnegare Cristo. stato certamente un martire illustre Giovanni Battista, a cui fu tagliata la testa; ma a lui non fu chiesto di rinnegare Cristo. Egli diceva la verit a quel re depravato, e il re in preda alla collera lo fece incarcerare e in un momento d'esilarazione lo fece uccidere. Perch lo si uccidesse, ecco intervenire il ballo: la ragazza ball, Giovanni stramazz a 33 terra . Uccidendo quell'uomo giusto, chi cadde rovinosamente fu il re. Non fu infatti l'ucciso a cadere: cadde colui che ordin di ucciderlo. Sta di fatto per che a Giovanni non fu detto: " Rinnega Cristo "; tuttavia, siccome diede la vita in difesa della verit, egli mor ugualmente per Cristo, il quale disse: Io 34 sono la via, la verit e la vita . 11. Analogamente colui che a te chiede di dire una falsa testimonianza in suo favore non ti propone altro che rinnegare Cristo. Se infatti tu con la lingua confessi di credere in Cristo e poi proferisci una falsa testimonianza, si avverano in te le parole di Paolo: Essi confessano di conoscere Dio ma a fatti lo 35 rinnegano . S, tu l'hai confessato a parole, ma con i fatti l'hai rinnegato. E Dio nel giudizio tiene pi conto di chi lo rinnega di fatto che di chi lo confessa a parole: contano infatti pi le opere che non le parole. bene se stanno insieme il fare e il dire; male il dire senza il fare. Pertanto, finch lotti consderati pure un martire. " Di' una falsa testimonianza in mio favore ". " No, non la dico ". " Prenditi questo denaro e dilla! ". " No, non lo prendo ". Hai vinto la tua bramosia. Quando riuscirai a vincere 36 anche il timore, avrai lottato fino al sangue contro il peccato . Infatti, colui che non riuscito a sedurti con i regali tenter di abbatterti con le minacce: ti prospetter le inimicizie che riverser su di te, le gravi vessazioni a cui ti sottoporr, fino ad ucciderti, quando gli sar possibile (e forse, gi ora lo pu). Cosa farai? Egli non ti dice: " Rinnega Cristo ", ma: " Compi un atto che Cristo disapprova ", un atto che 37 contrasta con [la volont di] colui che ha comandato di non dire falsa testimonianza . Quante tentazioni di questo genere ci mettono alla prova ogni giorno! Pu darsi che non si riversino sull'insieme [dei cristiani], cio sulla Chiesa universale, perch quell'uomo che fu qualificato come " mucchio di sabbia " 38 sia rovesciato come un mucchio di sabbia ; ma certo che il nemico combatte contro i singoli granellini [di sabbia], tenta con insistenza i singoli individui. E che differenza c' se egli tenta gli uomini singolarmente o se li spinge [al male] tutti insieme? Il tentatore non si stanca mai. Non si stanchi nemmeno colui che sostiene la lotta, e non verr a mancargli Colui che gli dar la corona. Rivolti al Signore...

1 - Sal 117, 13. 2 - Cf. Gn 19, 1-25. 3 - Eb 12, 4. 4 - Sal 117, 13. 5 - Cf. Gn 6, 14. 6 - Sal 117, 22 (Mt 21, 42; Mc 12, 10; Lc 20, 17; 1 Pt 2, 7). 7 - Cf. Mt 7, 24-27. 8 - Sal 117, 23. 9 - Cf. Ef 2, 11-15; 4, 3.

10 - Ef 2, 14. 11 - 1 Pt 2, 5 (Ef 2, 22). 12 - Sal 15, 2. 13 - 1 Cor 4, 7. 14 - Sal 117, 13. 15 - Sal 117, 13. 16 - Cf. Ap 11, 8; Gd 6-7. 17 - Eb 12, 4. 18 - Sir 4, 33. 19 - Lc 2, 14. 20 - Ef 6, 12. 21 - Ef 5, 8. 22 - Cf. Dn 3, 17-18. 23 - Sal 117, 18. 24 - Cf. Dn 6, 22. 25 - Cf. Dn 3, 24. 26 - Sal 117, 18. 27 - Cf. 1 Mac 2, 59-60. 28 - Cf. Dn 6, 22. 29 - Cf. Dn 3, 49. 30 - Cf. 2 Mac 7, 1-41; Eb 12, 4; Sal 117, 18. 31 - Cf. Ap 2, 11; 20, 6 e 14. 32 - Cf. Dn 3, 17. 33 - Cf. Mt 14, 3-12 (Mc 6, 17-29). 34 - Gv 14, 6. 35 - Tt 1, 16. 36 - Cf. Eb 12, 4. 37 - Mt 19, 18 (Mc 10, 19; Lc 18, 20). 38 - Cf. Sal 117, 13.

DISCORSO 130/A
DISCORSO DI SANT'AGOSTINO VESCOVO SULLE PAROLE DEL VANGELO: IO SONO IL PANE DISCESO DAL CIELO, E: PROCURATEVI

IL CIBO CHE NON PERISCE MA RIMANE IN ETERNO


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1. Il nostro Signore Ges Cristo chiamandosi pane va in cerca di affamati . Ora di questo pane non pu aver fame se non chi ha sana la mente, cio lo stomaco interiore. Prendi l'esempio dal nostro pane materiale: gli uomini debilitati, cio coloro che per una malattia provano della nausea, di fronte a un pane eccellente possono elogiarlo ma non riescono a mangiarlo. Lo stesso dell'uomo interiore: quando interiormente illanguidito, non portato a mangiare il pane celeste perch impedito dalla nausea, e, sebbene sia capace di farne gli elogi, non prova gusto a cibarsene. Ma il Signore, come abbiamo 3 ascoltato, dice: Procuratevi non il cibo che perisce ma quello che rimane per la vita eterna , distinguendo il suo cibo da quello visibile e materiale, di cui diceva altrove: Tutto ci che entra nella bocca va a finire 4 nel ventre e si scarica nella fogna . dunque un cibo che perisce. Ma voi - dice - procuratevi non il cibo 5 che perisce ma quello che rimane per la vita eterna . Questo cibo egli lo chiama " pane " e dimostra che quel pane lui stesso. Ma che vorr significare quel "procurarsi un tal cibo " se non mangiarlo? Se infatti quel cibo un pane, esso anche Cristo. Ora chi di noi pu procurarsi Cristo, chi di noi pu realizzare Cristo se non chi adempie i precetti di Cristo? Lo dice l'Apostolo: Voi siete il corpo di Cristo e le sue 6 membra . Realizziamo dunque Cristo, cio procuriamoci questo cibo. 2. Ben a proposito, quelli che posero la domanda e ne udirono la risposta la udirono anche per noi, come anche a nome nostro gli avevano posto la domanda, dicendo: Cosa dobbiamo fare per compiere l'opera di 7 Dio? Egli rispose con una frase breve ma stupenda e grandiosa. Disse: L'opera di Dio questa: che 8 crediate in colui che egli ha mandato . questa una parola breve, ma, se la apprezzi a dovere, grandiosa: si fa presto a dirla, ma non facile compierla. Ora, fra tanta gente che mi si accalca attorno qualcuno mi dir: " Chi di noi - dice - non crede in Cristo?. Quindi, se tutti abbiamo creduto in Cristo, non c' pi motivo di farci delle esortazioni. Perch? Perch questa l'opera di Dio; e tu, cos'altro cerchi se non che compiamo l'opera di Dio e da Dio ci aspettiamo la ricompensa? Perch dunque stai ad angustiarti? Perch continui a scartabellare i paginoni della Scrittura e percorrendoli in lungo e in largo ti sforzi di cercare e trovare come si compia l'opera di Dio? Ecco tu hai, nelle parole che ti rivolge il tuo Signore, e la verit e la brevit. Non fare tanti sforzi, non sudare, non affaticarti, non agitarti! Questa l'opera di Dio - dice - che tu creda in colui che egli ha mandato ". Ma come la mettiamo con quel che dice Giacomo quando ammonisce: Credi tu che c' un solo Dio? Fai bene: ma anche i demoni lo credono e ne 9 tremano! E vuol dire: Non pensare che compi un'opera straordinaria quando credi che Dio uno solo. Anche i demoni lo credono e ne tremano! O che forse i demoni non credono nel Figlio di Dio? Come fanno 10 allora a dirgli: Noi sappiamo chi sei ? Lo dicono forse mentendo? O lo dicono senza sapere ci che 11 dicono? Ecco un altro passo dove il senso pi chiaro. Dicono: Tu sei il Santo di Dio ; e gli dicono 12 ancora: Tu sei il Figlio di Dio . Quando Pietro gli disse questa medesima cosa, sent rispondersi dal Signore: Beato te, Simone figlio di Giona, perch non te lo hanno rivelato la carne e il sangue, ma il Padre mio che nei cieli. E io dico a te, Simone figlio di Giona, che tu sei Pietro e su questa pietra 13 edificher la mia Chiesa . Perch tutto questo? Perch egli aveva detto: Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio 14 15 vivente . La stessa cosa dissero i demoni e a loro fu detto: State zitti! Chi riuscir a distinguere facilmente le due affermazioni? Se alle stesse parole non fu tributata la stessa lode, non dipender per caso dal fatto che diversi erano i cuori? In conformit con le nostre esortazioni, vogliate dunque, o carissimi, comprendere bene ci che leggete e dite ogni giorno. Anche i demoni credevano che egli era il Cristo e il Figlio di Dio. Lo credevano il Cristo, ma non credevano in Cristo. Da adesso dunque il proposito del nostro discorso, per quanto ci possibile con l'aiuto del Signore, tender a questo scopo: spiegare cosa significhi credere in Cristo. 3. L'opera di Dio questa: credere in colui che egli ha mandato . Non disse di credere a lui n credere di lui, ma di credere in lui. Noi abbiamo udito le parole dei profeti, e crediamo a loro, ma non crediamo in loro. Abbiamo udito la predicazione degli apostoli, e ad essa noi crediamo, ma non crediamo negli apostoli. Non crediamo in Paolo, sebbene noi crediamo a Paolo. Ci furono infatti alcuni che volevano riporre in lui la speranza e quasi credere in lui, ma egli li dissuase con energia, scrivendo che non dovevano credere in lui ma che lui insieme con loro dovevano credere in Cristo. O che forse Paolo stato 17 crocifisso per voi o siete stati battezzati nel nome di lui? . Questo non lo dissero solo gli apostoli e i nostri santi maestri, ma noi stessi, che ad essi non possiamo paragonarci nemmeno per l'idea, diciamo ogni giorno: " Credimi ", ma non oseremo mai dire: " Credi in me ". Chi non dice frequentemente: " Credimi "?, ma "Credi in me " chi osa dirlo? E come non ritenere pazzo colui che lo dicesse? Ma, allora, in chi bisogna credere? In colui del quale Paolo afferma: A chi crede in colui che giustifica l'empio, la sua
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fede gli viene computata come giustizia . Non pertanto Paolo colui che giustifica l'empio, per cui credendo tu in lui, la tua fede ti possa essere computata come giustizia, appunto perch hai creduto in colui che giustifica l'empio. Ma tu non credi in lui, poich chi giustifica l'empio non Paolo, non Elia, non uno degli angeli, ma il solo Giusto, il Santo dei santi, del quale fu detto: Affinch egli sia giusto nel 19 concedere la giustizia a colui che animato dalla fede . Quanto a te, si potr dire che sei giusto, ma inaudito affermare che tu sei uno che giustifica. Che significa infatti giustificare se non rendere giusto? Come vivificante colui che fa vivere, come salvifico colui che salva, cos giustificatore colui che rende giusto. Orbene, chi che rende giusto l'uomo? Colui che venuto fra noi giusto, cio senza peccato. Chi che rende giusto l'uomo? Colui che non diventato giusto in questo mondo ma era giusto quando venne nel mondo. Ecco chi colui nel quale dobbiamo credere se vogliamo compiere l'opera di 20 21 Dio, poich l'opera di Dio consiste effettivamente in questo: credere in colui che giustifica l'empio . 4. Qualcuno mi dir: A me basta l'aver creduto in Cristo. Perch continui con i tuoi richiami? Questa 22 l'opera di Dio ; e colui che mi ha promesso la ricompensa, non esiger da me alcun'altra opera. In effetti, colui che mi assicura la ricompensa, mi prescrive quello che debbo fare e mi promette quel che ricever. In questo modo mi delinea la meta del lavoro che compir infiammato d'amore per la ricompensa. Egli mi dice: " Vuoi vivere in eterno? ", proprio come disse a quel tale che gli pose la 23 24 domanda: Cosa debbo fare per ottenere la vita eterna? Vuoi vivere in eterno? Fa' questo e vivrai! 25 Ecco dunque che, se io vado a chiedergli: Cosa debbo fare? , mi risponde molto brevemente: " L'opera 26 di Dio questa: credere in colui che egli ha mandato ". Come mai, quindi, a quel ricco disse: Se vuoi 27 raggiungere la vita, osserva i comandamenti ? E poi, alla domanda di lui: " Ma quali comandamenti? ", elenc i precetti della legge: Non commettere adulterio, non uccidere, non rubare, non dire falsa 28 testimonianza, onora tuo padre e tua madre, e ama il prossimo tuo come te stesso . Egli domandava: 29 Cosa debbo fare per ottenere la vita eterna? ; e non avrebbe potuto rispondere, il Signore, con una frase molto succinta: " Credi in me "? Questa infatti l'opera di Dio, che aveva precisato antecedentemente, senza aggiunte di sorta. Cosa stai cercando ancora? L'opera di Dio questa: credere 30 in colui che egli ha mandato . A quel tale vengono dati numerosi precetti, a noi si dice: L'opera di Dio questa: credere in colui che egli ha mandato. O che forse il Signore ha voluto usare speciale benevolenza con noi, rovesciando invece su di lui dei pesi e non sollevarlo? Certo no. Comprendiamo dunque, se ci possibile, cosa significhi credere in Cristo: verit che noi avevamo promesso di spiegarvi, per quanto ci consentito. S, facciamo questo; compiamo quest'opera; in questo impegno progrediamo quotidianamente; a questa meta avviciniamoci giorno per giorno, finch avvicinandoci [con perseveranza] non la raggiungiamo. Questo infatti quanto ci siamo ripromessi anche agli inizi della nostra fede: cominciare in qualche modo [questo cammino], del quale quando saremo giunti al termine, non ci si debba richiedere altro. Questa infatti l'opera di Dio (non ce n' un'altra!): credere in colui che egli ha mandato. 5. Ricordiamo la distinzione fatta poc'anzi: una cosa credere a Cristo, un'altra crederlo Cristo, un'altra credere in Cristo. Credere a lui significa credere che son vere le cose che egli dice; crederlo Cristo significa credere che egli il Cristo; credere in lui significa amarlo. " Ebbene, spiegaci ora queste tue affermazioni: credere che son vere le cose dette da lui, credere che egli il Cristo, amare Cristo! ". Credere che son vere le cose da lui dette, una verit che molti possono accettare, anche i cattivi. Costoro credono nella verit delle sue parole, ma si rifiutano di metterle in pratica, essendo pigri ad agire. Che poi egli sia il Cristo, cosa che anche i demoni riuscirono ad ammettere. Tu sei il Cristo, il 31 Figlio del Dio vivente , lo dissero e Pietro e i demoni, ma l'uno mosso dall'amore, gli altri dal timore. Ora, non tutti coloro che temono hanno l'amore, mentre tutti quelli che amano hanno anche il timore. probabile - anzi non probabile ma certo - che ogni innamorato teme, ma teme con timore casto, non con 32 timore servile, poich il timore casto del Signore quello che rimane in eterno . In effetti la carit, 33 quando perfetta, esclude il timore . E certamente una cosa temere che egli venga e un'altra temere che ci abbandoni. " Temere che venga " era in coloro che dicevano: Sappiamo chi sei. Perch sei venuto 34 prima del tempo per rovinarci? " Temere che egli ci abbandoni " era in colui che gli disse: Sar con te 35 sino alla morte . Quando dunque ti si dice: " Credi in Cristo ", non pensare che ti sia sufficiente credere a Cristo, cio che siano vere le parole di Cristo, o che ti basti crederlo il Cristo, che cio egli sia colui che Dio promise per bocca dei profeti. " Credi in Cristo " vuol dire " ama Cristo ". Se adempirai questo 36 precetto non ti si chieder altro, poich la carit il pieno compimento della legge . Se crederai in Cristo amandolo con un tale ardore, vedi se non saranno tue anche queste parole: Chi ci separer 37 dall'amore di Cristo? Non dilungarti dunque nel cercare ci che Cristo ti comanda: non ci sar precetto che tu non pratichi se ami Cristo. Ama e stai gi praticando [la legge]. E quanto pi ami, tanto pi ne adempi le opere; se al contrario le compi in maniera ridotta, vuol dire che ami poco. Sii perfetto nell'amore ed avrai eseguito le opere [della legge]. Ecco con quanto grande verit fu detto: L'opera di Dio 38 questa: credere in colui che egli ha mandato , che cio andiate a lui per via d'amore e a lui siate incorporati.

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6. Qualcuno potrebbe ribattere le mie affermazioni e invitarmi a parlare con pi oculatezza. " Tu hai detto - osserva - che credere in Cristo vuol dire amare Cristo, e hai aggiunto che noi dobbiamo credere in Cristo e non in Paolo. Non dobbiamo quindi amare Paolo? ". Effettivamente, come abbiamo distinto fra credere e credere, cos dobbiamo distinguere tra amore e amore. Amo Paolo ma non credo in Paolo. Cristo non lo amo se non credo in lui. Amo Paolo ma con il mio amore non mi muovo verso Paolo: di Paolo io sar un compagno; non sar in Paolo la mia dimora. Cos' infatti Apollo? cos' Paolo? Ministri ad 39 opera dei quali siete venuti alla fede , non persone in cui avete posto la vostra fede. Dunque, fratelli, noi dobbiamo credere in Dio; con la fede e la carit dobbiamo andare a Cristo, come lui stesso ebbe a 40 dire: Credete in Dio e credete anche in me . Quale profeta oserebbe dire una cosa come questa? quale patriarca? quale apostolo o martire? quale angelo? Crediamo dunque in Cristo, amiamo Cristo e per via d'amore diventiamo suo corpo. Cerchiamo di comprendere com'egli, che nostro Dio, si fatto uomo per noi, e per questo, per essere cio Dio fattosi uomo, egli in grado di giustificarci. Se fosse soltanto uomo, avrebbe bisogno di giustificazione alla pari di noi; non sarebbe colui che ci giustifica. Siccome per egli il nostro Dio e quando ha preso la natura umana, che non aveva, egli rimasto in possesso della natura che aveva, per questo noi abbiamo in lui e la via in cui camminare e la meta a cui pervenire. Crediamo dunque in lui, cio amiamolo come Dio, e amandolo torniamo da colui che avevamo messo da parte allontanandoci da lui. 7. Il pane, quando ne mangiamo, ci reca piacere, non nausea; non ci capita di lodarlo per poi gettarlo via. Dopo averlo lodato, lo mangiamo in silenzio: siamo attratti dall'amore, mentre la ripugnanza scomparsa essendo ormai guarita la nostra languidezza. Orbene, come potr ripagare il Signore la nostra 41 anima, la quale dice: Cosa render al Signore? , e ancora: Benedici il Signore, anima mia, e non 42 dimenticare gli innumerevoli suoi benefici. Egli ti perdona tutte le tue iniquit ? Questo avvenuto quando fummo battezzati. Adesso si verifica quanto detto subito dopo: Egli guarisce tutte le tue 43 malattie . Quanto pi radicalmente son guarite le malattie, tanto pi reca gusto il pane del cielo: il pane 44 della vita disceso dal cielo ci piace tanto pi quanto pi ci siamo guariti dai nostri mali. Ma chi pu 45 guarirci all'infuori di colui al quale abbiamo detto: Convertici, Dio della nostra salvezza ? Convertici, cio voltaci indietro poich, fino a quando non ci avrai risanati, noi siamo portati al rigetto e, sebbene lodiamo il pane, tuttavia per la nausea non vogliamo assaggiarlo. Malati, lo rigettiamo; guariti, ci volgiamo ad 46 esso. Su dunque, convertici, Dio della nostra salvezza e distogli da noi la tua collera . Il nostro languore 47 infatti [segno della] tua collera. Chi crede nel Figlio ha la vita eterna . Perch? Perch compie l'opera 48 di Dio. Difatti questa l'opera di Dio: credere in colui che egli ha mandato . Chi non crede nel Figlio non 49 avr la vita ma l'ira di Dio rimane su di lui . Non verr su di lui ma rimane su di lui: egli abbandonato, non guarito. Per questo motivo colui che aveva detto: Convertici, o Dio, dovendo constatare che noi non 50 possiamo convertirci se non veniamo risanati, aggiungeva: Della nostra salvezza . Il pane celeste infatti non piace se non a chi sano, e per questo egli volle aggiungere anche un motivo per la conversione. Che significa: Convertici? Risanaci. Poich fino a quando non abbiamo acquistato la salute, stentiamo a volgerci al pane della salute. Lo magnifichiamo, ma non ne gustiamo il sapore. Se io dico: Non fare agli 51 altri ci che non vuoi sia fatto a te , chi non ne conviene? Chi non dice che vero? Lo gridi, e gridi una cosa verissima. Ebbene, mangia ci che decanti! Tu invece, ecco che cerchi d'ingannare la gente, mentre tu stesso non vuoi essere ingannato da nessuno; vuoi arricchire con danno altrui, non vuoi che alcuno arricchisca con danno tuo. Non formuli una legge che ti condanna? Non il tuo stesso cuore un codice che ti punisce? Perch non vuoi che la tal cosa sia fatta a te, se una cosa buona? Se cosa cattiva, perch la fai? Come potrai rispondere, come potrai dire: " Mi piace, mi piace fare cos ", e: " Questo mi piace e cos pure quest'altro "? Son parole di uno che sta male. Grida dunque: Convertici, Dio della nostra 52 salvezza, e distogli da noi la tua collera . 8. Nello stesso salmo stato detto anche questo: Il Signore dar la dolcezza e la nostra terra produrr il 53 54 suo frutto . Orbene frutto dello Spirito la carit . E da dove proviene questo frutto se non dal Signore, il quale d la dolcezza e con essa viene riversata nei nostri cuori la carit di Dio? Non deriva da 55 noi stessi ma ci elargita ad opera dello Spirito Santo, che ci stato dato . Vedete com' il Signore 56 colui che d la dolcezza per la quale la nostra terra produce il suo frutto . Vedete come " la nostra terra ", cio il nostro cuore, la nostra anima, e come questa nostra terra non produce il suo frutto se Dio non le manda la pioggia. La terra si mossa: si mossa per generare figli e darli alla luce. Ma perch si 57 mossa? Perch i cieli stillarono, non da loro stessi ma dal volto di Dio . Cos' infatti Apollo?, cos' 58 Paolo? Ministri di Dio ad opera dei quali siete venuti alla fede . Essi sono nubi di Dio: se non sono 59 riempiti, non versano acqua. Dunque la terra si mossa perch si volto ad essa il Dio della nostra 60 61 salvezza ; la terra si mossa perch i cieli stillarono dinanzi al volto di Dio . stata mossa da Dio: n 62 si sarebbe mossa senza la pioggia volontaria , come prosegue il testo. Infatti, dopo aver detto: La terra 63 si mossa poich i cieli stillarono dinanzi al volto di Dio , affinch non pensassi che quella pioggia era 64. inviata dai cieli e non da Dio, dice che quella pioggia era volontaria , non dovuta. Cosa ci era infatti dovuto se non il castigo? Si tratta dunque di pioggia volontaria, come anche detto: Ci hai coronati con

lo scudo del tuo buon volere . Non con lo splendore dei nostri meriti ma con lo scudo del tuo buon 66 volere. Dio dunque per la sua eredit teneva in serbo una pioggia volontaria; eppure si indebolita . Si 67 indebolisce anche la donna che sta soffrendo nel parto; in effetti la terra si mossa dovendo partorire. 68 69 Non partorirebbe se il parto non fosse preceduto da indebolimento , ma tu l'hai resa perfetta . 9. Che significa Eppure si indebolita ? Che non presume di se stessa. Che significa Eppure si indebolita? Che tutto spera da te. Che significa Eppure si indebolita? Quando sono debole allora che 71 sono forte . Dunque, si indebolita: ha compreso che tutto [dono] della grazia di Dio e non frutto dei propri meriti, delle proprie forze. Ha compreso questo e si indebolita. Ha deposto la presunzione, ha ricevuto la benedizione. Si indebolita. Non presuma dunque di se stessa, ma nella sua debolezza gridi al 72 Signore: Convertici, Dio della nostra salvezza! Il testo infatti prosegue cos: Si indebolita ma tu l'hai 73 resa perfetta . Perch l'hai resa perfetta? Perch lei si indebolita, perch ha compreso che da sola non pu diventare perfetta. Proprio perch essa si indebolita, tu l'hai resa perfetta. Questa stessa terra 74 grida nella persona di Paolo: Per questo motivo ho pregato il Signore affinch me lo togliesse , mi 75 togliesse cio quel pungiglione conficcato nella carne per mio emendamento . Qual infatti il motivo per cui, secondo la sue parole, quel rimedio gli era stato applicato? Non forse perch fosse tenuta a freno la sua presunzione, basata su risorse personali? Dice: Affinch non mi inorgoglisca per la grandezza delle rivelazioni mi stato dato un pungiglione [conficcato] nella mia carne, un messo di Satana che mi 76 77 schiaffeggi . Diventa dunque debole! Ti stata messa da parte una pioggia volontaria , non a te 78 dovuta. Nella tua debolezza grida: Non son degno del nome di apostolo . Renditi dunque debole perch egli ti conduca alla perfezione. Quando infatti lo pregavi ti ha risposto: Ti basta la mia grazia; la virt 79 diventa perfetta nella debolezza . 10. Nella lettura che abbiamo ascoltato lo stesso Apostolo conclude cos: Perch io sia trovato in lui. In 80 che senso, trovato in lui? Privo della mia giustizia . Se infatti fosse tua, non sarebbe in lui. E che significa Privo della mia giustizia? Della giustizia che io mi son come procurato da me, inquanto io l'ho attuata con le mie forze. Privo della mia giustizia, derivante dalla legge, ma in possesso di quella che 81 viene dalla fede . In che senso mia se deriva dalla legge? Questione imbrogliata; e poi gi siamo stanchi, per cui se ometter di dire qualcosa, mi completer colui al quale apparteniamo. E sia trovato in lui, privo della mia giustizia. Se non avesse aggiunto: Quella che deriva dalla legge, chi non avrebbe pensato che, quando egli dice: Privo della mia giustizia, non parli della giustizia che deriva dal sapere 82 dell'uomo? In tal senso ebbe a dire Cristo Signore in un altro passo: La mia dottrina non mia , cio non umana, non di questa natura corporea che voi vedete. In effetti, come poteva non essere sua quella dottrina se il Verbo del Padre la sua dottrina? E chi, se non Cristo, il Verbo del Padre? Di conseguenza la gente non avrebbe dovuto pensare che la stessa cosa volesse affermare Paolo quando diceva: Che io sia trovato in lui privo della mia giustizia, se non avesse aggiunto: Quella che deriva dalla 83 legge ma con quella che proviene dalla fede in Cristo Ges ? Perch? Non forse Cristo colui che diede la legge? Avendo la giustizia che deriva dalla legge, come puoi avere una giustizia che sia tua, dal momento che non sei stato tu a darti la legge ma l'hai ricevuta da Cristo, dal Figlio di Dio? Cristo infatti non cominci ad esistere quando fu concepito dalla Vergine, ma era stato generato dal Padre prima d'avere quella madre che egli si cre per essere creato, si plasm per essere plasmato. Infatti Madre Sion, dice l'uomo, e si fatto uomo in essa. E colui che si fatto uomo in essa, lui stesso l'Altissimo 84 che l'ha fondata . Egli si formato colei nella quale fu formato. Egli dunque esisteva al tempo di Mos, e cos pot dare la legge. Mos poi discendeva da Abramo attraverso una serie di gradini intermedi, ma 85 Cristo pot dire: Prima di Abramo io sono . poco dire: Prima di Abramo. Egli esisteva prima degli angeli, prima del cielo e della terra, prima di ogni creatura. Infatti per opera di lui sono state fatte tutte le 86 cose . 11. Orbene l'Apostolo aveva detto: Che io sia trovato in lui privo della mia giustizia; perch vi aggiunge: 87 Quella che deriva dalla legge ? Ve lo dir brevemente, per quanto mi possibile; l'Autore della grazia poi completer [l'opera] nell'intimo dei vostri cuori. Cosa vuol significare se non che i giudei, avendo la stessa nostra legge, ne praticavano le opere mossi da timore servile e non infiammati dal fuoco dell'amore? Osservando la legge per timore servile, erano schiavi. Quando tu, viceversa, ti metti a 88 praticare la prescrizione della legge di non desiderare malamente , come ci riesci se non perch la 89 carit di Dio stata riversata nel tuo cuore, non da te stesso ma dallo Spirito Santo che ti stato dato ? 90 In effetti, Dio teneva in serbo una pioggia volontaria per la sua eredit, ed essa si indebolita , non potendo sperare nulla da se stessa. Le fu detto pertanto: " Fa' questo ", ed essa lo fece; " Non uccidere ", ed essa non uccise; " Non commettere adulterio abusando della donna altrui ", e si astenne dall'adulterio. 91 Le fu detto dunque " Fa' ", ed essa fece ; le fu detto: " Ama quello che fai ", e lei si indebolita. Tu non uccidi il tuo nemico perch temi. Se ti fosse garantita l'impunit, lo risparmieresti? Faresti quel che fece Davide quando il Signore gli lasci in mano il suo nemico perch gli facesse quello che voleva, ed egli
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prefer risparmiarlo? _Prefer lasciar vivo colui che avrebbe potuto uccidere impunemente . Tu lasceresti vivere il tuo nemico se ti fosse assicurata l'impunit nel caso che tu lo uccida? Come gli risparmieresti la morte, se di lui vai dicendo: " Magari morisse! "? Si conclude pertanto che all'uomo animato da timore servile la legge con le sue prescrizioni impedisce di fare il male, ma non sradica dal suo cuore il desiderio di farlo. E perch rimane in te questo cattivo desiderio? Perch non hai l'amore per la giustizia, e quindi ti manca ci che ti dovrebbe trattenere in tal senso. Ama dunque! E per amare, cosa debbo fare? Lsciati vincere dall'amore, poich, se agisci per timore, non ami. Otterrai una tua giustizia, poich, sebbene essa derivi dalla legge inquanto tu eviti di fare ci che la legge proibisce, tuttavia una giustizia tua. Agisci infatti mosso da timore, non da amore. Quando la tua giustizia non sar una giustizia tua? Quando sua sorgente sar la fede in Cristo. Credendo infatti in lui, da lui ottieni di poter adempiere i precetti della legge. 12. Questo sottolinea il testo del presente salmo. Non dice forse Dio: Convertitevi a me ? Ne son piene le Scritture: Convertitevi a me, convertitevi a me. In effetti, la malattia aveva cominciato un certo qual moto; e pertanto che vuol dire: Convertitevi a me? Non certo che tu, rivolto verso occidente, ti volga verso oriente. cosa troppo facile. Magari tu facessi la medesima cosa nel tuo interno! Ma questo non facile. Tu giri il corpo da una direzione a un'altra; ebbene indirizza il tuo cuore da un amore a un altro. Dio grida: Convertitevi a me, e la terra ha cominciato a temere la condanna per non essersi convertita. Si mossa verso la conversione, ma la spossatezza non l'ha seguita: il pane [di Dio] non piaciuto ai 94 malati. Convertitevi a me . L'infermo, debilitato com'era, ha visto che la cosa a lui comandata gli era impossibile, e con le parole del profeta si messo a gridare: O Dio, convertici! Ed ecco che gli entrata nel cuore la fede e si messo a pregare per compiere quanto prescritto dalla legge. Ha detto: O Dio, 95 convertici! In effetti essa si era indebolita ma tu l'hai resa perfetta ; e cos io mi son trovato in lui privo 96 della mia giustizia derivante dalla legge ma con la giustizia di Cristo, che deriva dalla fede . Che significa: Dalla fede? Una giustizia che chiedendo ottiene quanto non possibile ottenere sotto la legge. 97 Infatti, chiunque invocher il nome del Signore sar salvo . Questa la giustizia della fede che noi 98 99 predichiamo , questo il pane vivo disceso dal cielo , che risana perch lo si mangi, che rafforza quando lo si mangia, che impingua quando lo si desidera. Di questo pane fu detto alla nostra anima: 100 . Ecc. Sazia di beni il tuo desiderio
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1 - Gv 6, 41 (51) e 27. 2 - Cf. Gv 6, 35 (48, 51). 3 - Gv 6, 27. 4 - Mt 15, 17. 5 - Gv 6, 27. 6 - 1 Cor 12, 27. 7 - Gv 6, 28. 8 - Gv 6, 29. 9 - Gc 2, 19. 10 - Mc 1, 24 (Lc 4, 34). 11 - Mc 1, 24 (Lc 4, 34). 12 - Mc 3, 12 (Lc 4, 41). 13 - Mt 16, 17-18. 14 - Mt 16, 16.

15 - Mc 1, 25 (Lc 4, 35). 16 - Gv 6, 29. 17 - 1 Cor 1, 13. 18 - Rm 4, 5. 19 - Rm 3, 26. 20 - Gv 6, 29. 21 - Rm 4, 5. 22 - Gv 6, 29. 23 - Mt 19, 16 (Mc 10, 17; Lc 18, 18). 24 - Lc 10, 28. 25 - Mt 19, 16. 26 - Gv 6, 29. 27 - Mt 19, 17. 28 - Mt 19, 18-19. 29 - Mt 19, 16. 30 - Gv 6, 29. 31 - Mt 16, 16. 32 - Sal 18, 10. 33 - 1 Gv 4, 18. 34 - Mc 1, 24 (Lc 4, 34). 35 - Lc 22, 33. 36 - Rm 13, 10. 37 - Rm 8, 35. 38 - Gv 6, 29. 39 - 1 Cor 3, 4-5. 40 - Gv 14, 1. 41 - Sal 115, 12. 42 - Sal 102, 2-3. 43 - Sal 102, 3.

44 - Cf. Gv 6, 33 (41, 51). 45 - Sal 84, 5. 46 - Sal 84, 5. 47 - Gv 3, 36 (6, 40 e 47). 48 - Gv 6, 29. 49 - Gv 3, 36. 50 - Sal 84, 5. 51 - Praeceptum aureum (cf. Tb 4, 16?). 52 - Sal 84, 5. 53 - Sal 84, 13. 54 - Gal 5, 22. 55 - Rm 5, 5. 56 - Cf. Sal 84, 13. 57 - Sal 67, 9. 58 - 1 Cor 3, 4-5. 59 - Sal 67, 9. 60 - Cf. Sal 84, 5. 61 - Sal 67, 9. 62 - Sal 67, 10. 63 - Sal 67, 9. 64 - Sal 67, 10. 65 - Sal 5, 13. 66 - Sal 67, 10. 67 - Sal 67, 9. 68 - Cf. Gn 3, 16. 69 - Sal 67, 10. 70 - Sal 67, 10. 71 - 2 Cor 12, 10. 72 - Sal 84, 5.

73 - Sal 67, 10. 74 - 2 Cor 12, 8. 75 - Cf. 2 Cor 12, 7. 76 - 2 Cor 12, 7. 77 - Cf. Sal 67, 10. 78 - 1 Cor 15, 9. 79 - 2 Cor 12, 9. 80 - Fil 3, 9. 81 - Fil 3, 9. 82 - Gv 7, 16. 83 - Fil 3, 9. 84 - Sal 86, 5. 85 - Gv 8, 58. 86 - Gv 1, 3. 87 - Fil 3, 9. 88 - Rm 7, 7 (13, 9; Es 20, 17). 89 - Cf. Rm 5, 5. 90 - Sal 67, 10. 91 - Cf. Mt 8, 9 (Lc 7, 8); Mt 19, 18. 92 - Cf. 1 Sam 26, 5-12. 93 - Zc 1, 3 (Ml 3, 7; Is 45, 22). 94 - Sal 84, 5. 95 - Sal 67, 10. 96 - Fil 3, 9. 97 - Rm 10, 13 (Gi 2, 32 [3, 5]; At 2, 21). 98 - Cf. Rm 4, 13 (Fil 3, 9). 99 - Gv 6, 59 (33, 41, 51). 100 - Sal 102, 5.

DISCORSO 14/A
DISCORSO SUL VERSO DEL SALMO 17: LA TUA PEDAGOGIA MI HA INDIRIZZATO AL FINE,

E LA TUA PEDAGOGIA MI ISTRUIR

1. Fratelli, riflettiamo bene su ci che abbiamo cantato. Ci stato proposto un salmo, chiamato appunto " salmo " per ci che tratta; e noi, con l'aiuto del Signore, vogliamo dire qualcosa su questo testo scritturale, cio sulla parola che poc'anzi era nelle nostre voci e nei nostri orecchi: La tua pedagogia mi 2 ha indirizzato al fine; la tua pedagogia mi istruir . Ci chiediamo dunque quale sia il fine al quale siamo indirizzati e quale ne sia l'insegnamento, poich noi vogliamo essere indirizzati e forse gi stiamo cercando la meta a cui ci si debba indirizzare. L'abbiamo ascoltato: al fine. Riguardo al fine, per, noi parliamo di fine quando una cosa si consuma e quando una cosa si completa. Il consumarsi fa s che la cosa non ci sia pi; il completarsi fa s che raggiunga la forma perfetta. Si finisce il cibo col mangiarne, si finisce la veste quando tessuta per intero. Il cibo, quando lo si mangia, finisce nel senso che non ce n' pi; la veste, quando tessuta per intero, finita perch ha la sua forma perfetta. Quanto a noi, noi cerchiamo senza dubbio d'essere indirizzati al fine che ci rende perfetti, non a quello che ci logora. 2. Qual dunque questo fine?, e quale ne la pedagogia? Il fine Cristo; sua pedagogia la legge. 3 Ascolta l'Apostolo: Fine della legge Cristo, per la giustificazione di ogni credente . Ecco dunque - per parlare pi chiaramente e illustrare ci che abbiamo cantato -, ecco dunque che l'affermazione: La tua 4 pedagogia mi ha indirizzato al fine equivale a " la tua legge mi ha indirizzato al fine, la tua legge mi ha indirizzato a Cristo ". I giudei hanno questa legge, ma essa non li ha indirizzati al fine. Giunsero, s, al 5 fine inquanto videro il Cristo, ma inciampando nella pietra collocata alla fine andarono fuori strada . Inciampando in Cristo, rotolarono e caddero lontano dal fine: respinsero infatti colui presso il quale sarebbero dovuti pervenire. Ma quello stesso " fine " diventato pietra di scandalo per qualsiasi uomo 6 che non crede, mentre per chi crede egli la pietra angolare . Per voi credenti - dice l'apostolo Pietro la pietra scartata dai costruttori divenuta pietra angolare; per coloro che non credono, invece, sasso 7 d'inciampo e pietra di scandalo . 3. Ora sappiamo chi sia il fine; cosa poi significhi " dirigersi al fine " l'abbiamo spiegato domenica scorsa. Dirigersi al fine significa venire a Cristo, cio credere in Cristo. Ma che dobbiamo forse ripetervi sempre le stesse cose? Nostro dovere stimolarvi, non caricarvi dei pesi, anche se il ripetervi le stesse cose a noi 8 non rincresce e a voi d maggior sicurezza . Le abbiamo infatti esposte pi d'una volta perch ci sono alcuni che ritengono sufficiente avere la fede, sebbene con il cuore si ami vivere nel male. Essi sono convinti che si salveranno per la loro fede e, pur vivendo male, non andranno in perdizione. Per questo motivo noi ci siamo intrattenuti ad esporre la differenza che passa tra la fede dei cristiani e quella dei demoni. Anche i demoni infatti hanno la fede, per la quale poterono dire al Cristo: Noi sappiamo chi sei 9 tu . Essi credevano che egli era il Cristo, ma non credevano in Cristo. Or dunque, da che cosa si distingue colui che lo crede il Cristo da colui che crede in Cristo? In effetti tutti coloro che credono in Cristo credono evidentemente anche che lui il Cristo, ma non tutti coloro che credono essere lui il Cristo, con ci stesso credono in Cristo. Pertanto il Figlio di Dio, volendo precisare in che cosa consista 10 tutta l'opera di Dio, disse: Questa l'opera di Dio: credere in colui che egli ha mandato . E quale il fine [di quest'opera] se non lui stesso? Non cercare un fine fuori di lui, perch non ti succeda che, cercando il fine fuori di lui, ne risulti disfatto e non portato a compimento. Cos' infatti il fine se non la meta dove vogliamo arrivare e sostare, senza cercare altro? Se infatti giungi [a una meta] ma cerchi ancora, non hai raggiunto il fine. Giungere al fine dunque giungere l dove puoi dire: " Ora basta ". 4. L'apostolo Filippo credeva che questo fine fosse solo il Padre e diceva: Signore, mostraci il Padre e ci 11 basta ; ma il Signore gli fece capire che il fine , s, Dio, ma Dio-trinit. Quando dunque dici: "Il fine Cristo ", non devi separare da lui Dio-Padre, e quando dici: " Il fine Dio-Padre ", non devi separare da lui il Cristo. Quell'apostolo che voleva in certo qual modo separarli, ritenendo che Cristo fosse solo ci che vedeva con gli occhi, pieno di gioia disse: Mostraci il Padre e ci basta. Che significa: Ci basta? L finisce il desiderio: nient'altro noi cercheremo; l ci sazieremo; l diremo: " Basta, non voglio nient'altro " Perch questo? " Ecco, noi gi conosciamo te; tu mostraci il Padre. Quanto a te, infatti, noi ti vediamo, ma il Padre non lo vediamo: quindi non ci basta [quel che conosciamo]. Noi godiamo perch possiamo vedere te, ma tu mostraci il Padre, e questo ci baster; noi non andremo a cercare altro ". Il Signore per volle rivelare all'apostolo che anch'Egli " il fine ", che Egli la saziet, e con questo tirarlo fuori dalla sua convinzione inesatta. In realt Filippo non riteneva di aver dinanzi agli occhi il Figlio di Dio, poich lo 12 vedeva nella forma dello schiavo . Per questo il Signore gli disse: Da tanto tempo sono con voi e non mi 13 avete conosciuto? Quando infatti tu cerchi il fine e non lo trovi in ci che vedi, vai ancora in cerca del

fine proprio per questo: che non lo vedi dinanzi a te. Gli disse: Non credi che io sono nel Padre e il Padre 14 in me? 5. A far questo siamo invitati dalla lettura successiva, quella che stata proclamata oggi dal Vangelo: Questa la volont del Padre: Che chiunque vede il Figlio e crede in lui abbia la vita eterna; e io lo 15 risusciter nell'ultimo giorno . Cercavi il fine: puoi forse cercare qualcosa che sia dappi della vita eterna? Questa la volont del Padre: che chiunque vede il Figlio e crede in lui abbia la vita eterna, e io lo risusciter nell'ultimo giorno. Che diremo, miei fratelli? Quali occhi andremo a cercare per [godere di] tale visione? Notate subito infatti come oggi ci venga presentata un'affermazione diversa ma simile a quella dei giorni scorsi, della quale gi vi abbiamo parlato: L'opera di Dio questa: credere in colui che 16 17 egli ha mandato . E qui cosa si dice? Questa la volont del Padre ; ed come se dicesse: Questa 18 l'opera di Dio . Infatti chi compie l'opera di Dio fa la volont di Dio. Questa la volont del Padre: che 19 chiunque vede il Figlio e crede in lui abbia la vita eterna . Aveva affermato due cose: [Chiunque vede]. 20 Questa l'opera di Dio: credere in colui che egli ha mandato . Qui invece aggiunge: Chiunque vede e 21 crede . I giudei lo videro, ma non credettero: ebbero una cosa, ma manc loro l'altra. Come sarebbero potuti arrivare alla vita eterna senza questa seconda cosa? Essi, che videro il Cristo, non giunsero [al fine della vita eterna] perch non credettero; noi che abbiamo creduto senza vedere, cosa faremo? Con due cose infatti si merita la vita eterna:_col vedere e col credere; se ne manca una, non si consegue il premio della vita eterna. Ai giudei manc una delle due cose, a noi manca l'altra: essi ebbero l'opportunit di vedere, ma non giunsero a credere; a noi dato credere, ma negato il vedere. Ebbene noi, inquanto crediamo in Lui pur non avendo visto, ecco che siamo detti beati dallo stesso nostro Signore in una delle 22 23 sue predizioni . Infatti, quando Tommaso, uno dei Dodici tocc e ritocc le cicatrici ... [Qui il Discorso s'interrompe prima della fine del foglio. Il campione del manoscritto era logoro e finiva cos].

1 - Sal 17, 36. 2 - Sal 17, 36. 3 - Rm 10, 4. 4 - Sal 17, 36. 5 - Cf. Rm 9, 32. 6 - Cf. 1 Pt 2, 7-8. 7 - 1 Pt 2, 7-8. 8 - Cf. Fil 3, 1. 9 - Mc 1, 24 (Lc 4, 33). 10 - Gv 6, 29. 11 - Gv 14, 8. 12 - Cf. Fil 2, 7. 13 - Gv 14, 9. 14 - Gv 14, 10. 15 - Gv 6, 40. 16 - Gv 6, 29.

17 - Gv 6, 40. 18 - Gv 6, 29. 19 - Gv 6, 40. 20 - Gv 6, 29. 21 - Gv 6, 40. 22 - Cf. Gv 20, 29. 23 - Cf. Gv 20, 24-29.

DISCORSO 159/B
DISCORSO DI SANT'AGOSTINO SULLE PAROLE DELL'APOSTOLO: O PROFONDIT DELLE RICCHEZZE DELLA SAPIENZA E SCIENZA DI dIO! E SUL SALMO 59: DIO, TU CI HAI RESPINTI, CI HAI ABBATTUTI;

TI SEI SDEGNATO, MA CI HAI USATO MISERICORDIA; E SUL SALMO 118: BUON PER ME SE SONO STATO UMILIATO: COS IMPARO LE VIE DELLA TUA GIUSTIZIA 1
1. Le divine Scritture, che sono il nostro alimento spirituale, richiamano la nostra attenzione su ci che dobbiamo porgere a voi cos desiderosi nell'attesa, cio su quanto dobbiamo attingere dalla dispensa del Signore, di cui siamo amministratori, per offrirlo alla vostra fame. Ci stato proclamato il testo dell'Apostolo che insieme a noi la vostra santit ben ricorda. Ecco le sue parole: O profondit delle ricchezze della sapienza e della scienza di Dio! Quanto sono inscrutabili i suoi giudizi e impenetrabili le sue vie! Infatti chi ha mai conosciuto la mente del Signore? o chi stato il suo consigliere? o chi ha prima dato a lui perch gli si debba restituire il contraccambio? Poich da lui e per mezzo di lui e in lui sono 2 tutte le cose. A lui la gloria nei secoli dei secoli. Amen . L'Apostolo esce in questa esclamazione e, come spaventato dalla profondit dei giudizi di Dio, dice: O profondit delle ricchezze della sapienza e della scienza di Dio!, perch prima aveva asserito: Dio racchiuse tutti sotto il peccato per usare a tutti 3 misericordia. Dunque, dopo aver detto: Dio racchiuse tutti sotto il peccato per usare a tutti misericordia ( effettivamente di una, diciamo pure, profondit insondabile il fatto che gli uomini siano stati costituiti rei in modo palese nella propria coscienza, affinch, confessando le proprie colpe, si potesse venire loro in 4 soccorso!), ora esclama: O profondit delle ricchezze della sapienza e della scienza di Dio! Dove troviamo questa profondit delle ricchezze della sapienza e della scienza di Dio? Nell'avere egli racchiuso 5 tutti sotto il peccato per usare a tutti misericordia . Sotto quale peccato? Quello dell'incredulit. Egli infatti usa proprio questa parola: Dio ha racchiuso tutti nell'incredulit per usare a tutti misericordia. Ci assista dunque lo stesso Signore Dio nostro, del quale l'Apostolo lodando le ricchezze, esce in quella esclamazione; e si degni di accordarci almeno una particella della sua ricchezza imperscrutabile e profonda. Egli ci conceda di poter parlare in qualche modo di ci che sentiamo essere inesprimibile, non per spiegarvelo ma per inculcarvelo come inesprimibile. Sembra infatti che persino l'Apostolo, per la propria umana limitatezza, sia stato, direi, incapace di esprimere quanto con gioia aveva potuto contemplare. Aveva visto un qualcosa che la lingua non era in grado di spiegare; aveva ammirato col cuore cose che a parole non riusciva a narrare, sicch, volendo dirigere la nostra attenzione su ci che aveva visto, non trov altro modo che uscire in una esclamazione che elevasse i nostri cuori: O 6 profondit delle ricchezze della sapienza e della scienza di Dio! Ascoltandolo, i nostri cuori si sarebbero non diretti alla bocca del fragile dispensatore, incapace di spiegare quelle ricchezze, ma innalzati a colui le cui ricchezze lo avevano fatto gridare di gioia. La stessa cosa ci proponiamo di fare noi secondo le nostre possibilit: anche noi intendiamo indirizzare i vostri cuori a colui al quale tutti apparteniamo, a quell'unico maestro alla cui scuola siamo tutti condiscepoli. L la ricchezza di Dio, l la profondit di 7 questa ricchezza, l sono i suoi giudizi inscrutabili e le sue vie impenetrabili , poich egli ha racchiuso 8 tutti nell'incredulit per usare a tutti misericordia . 2. Chi ha racchiuso tutti nell'incredulit sembra mosso dall'ira, ma chi usa misericordia con tutti ha certamente l'animo mite. Perci il detto dell'Apostolo concorda col salmo: Dio, tu ci hai respinti e 9 abbattuti; ti sei adirato ma hai avuto piet di noi . Considera come egli sia adirato e come usi 10 misericordia: Dio ha racchiuso tutti nell'incredulit per usare a tutti misericordia . Cosa volle fare il

Signore nostro Dio? In un primo tempo adirarsi, respingere, umiliare; in seguito soccorrere, richiamare chi gli si era ribellato, esaudire chi si era nuovamente rivolto a lui; aiutare chi aveva esaudito, trasformare chi aveva aiutato, coronare chi aveva trasformato. Metti insieme le altre testimonianze scritturali. Ecco la voce di uno che vive e si affatica sulla terra. la voce di Adamo, la voce dell'intero genere umano: di quel genere umano che non fu abbandonato dal secondo Adamo che venne dal cielo 11 affinch gli uomini, originariamente terreni, in seguito divenissero celesti . Terreni perch umiliati, perch abbattuti, perch cacciati fuori; ma celesti perch colui che ci aveva cacciati e abbattuti e umiliati 12 ebbe compassione di noi . Ascoltiamo dunque la voce del medesimo uomo che altrove dice: Prima di essere umiliato io ho peccato. Gemendo nella sua abiezione, egli riconosce il suo peccato; attribuisce a s la colpa, a Dio la giustizia. Cosa dice infatti? Prima di essere umiliato (questa la pena inflitta da Dio) io 13 ho peccato . Ecco cosa dice. Non deve in alcun modo sembrare che Dio nell'umiliarmi sia stato ingiusto: prima c' stata la mia colpa e dopo venuta la mia umiliazione. Giudice giusto pertanto il Signore mio 14 Dio : non mi sarebbe infatti toccata l'umiliazione se prima non avessi peccato. Ma poich proprio la sua umiliazione potrebbe apparire come un gesto di collera da parte di Dio giudice, mentre un tratto di misericordia, ascolta ci che altrove dice lo stesso salmo: Buon per me che tu mi abbia umiliato: cos io 15 imparo le vie della tua giustizia . Badate, carissimi, a quel che dice: Prima di essere umiliato io ho peccato. Appare come uno che gema nella pena, sospiri nei ceppi, mediante la confessione cerchi nella sua condizione di mortalit e miseria umana l'aiuto di colui che aveva offeso col peccato. Questo infatti 16 indicano le parole: Prima di essere umiliato io ho peccato . Mio Dio - sembra dire - non attribuisco a te 17 la mia umiliazione; sono stato io a compiere ci che male , tu hai operato secondo giustizia. 3. S'accordano con queste parole le altre che abbiamo cantato. Infatti chi dice: Dio, tu ci hai respinti e 18 19 abbattuti , lo stesso che dice: Prima di essere umiliato io ho peccato . Hai ascoltato che Dio l'ha respinto, hai ascoltato che Dio lo ha abbattuto, cio dalla sua altezza lo ha prostrato a terra. Lo hai ascoltato. Ora cerca il motivo per cui Dio ha fatto questo. Dice: Prima di essere umiliato io ho peccato. Hai ascoltato come in precedenza ci sia stato il tuo peccato e solo in seguito sia intervenuta la giustizia di Dio; ascolta ora come la stessa giustizia di Dio, che ti ha umiliato, non rivela solamente la severit del giudice giusto ma anche la clemenza di colui che usa misericordia. Dice infatti quanto sopra vi citavo, e 20 cio: Buon per me che tu mi abbia umiliato; cos io imparo le vie della tua giustizia . Che diremmo dunque, fratelli miei? Quando Dio umiliava, era adirato o mosso da compassione? Se dall'umiliazione non avessimo ricavato alcun vantaggio, la cosa si potrebbe ascrivere a eccesso di severit da parte di Dio: nel qual caso tuttavia in nessun modo potremmo certo accusarlo di ingiustizia. Sconti pure il peccatore quanto si meritato! Il superbo ed iniquo non lusinghi ingiustamente se stesso, ma veda di trovar cosa gli fosse dovuto, e in tal modo conoscere come Dio lo ha ripagato. Quale peccatore infatti in fondo al cuore oserebbe proclamarsi non meritevole di supplizio, non meritevole di un giusto castigo? Oppure, se la punizione ha fatto seguito al peccato dell'uomo, si potr forse dire al giusto giudice: " Hai fatto male a condannare il colpevole "? Questo dunque, avendo noi peccato, dobbiamo attribuirci; e quando siamo puniti dobbiamo confessare e le nostre colpe e la giustizia del nostro Dio. In tal modo nella nostra stessa punizione meriteremo di incontrare la misericordia di Dio. Questo risultato per, fratelli carissimi, nessuno lo raggiunge se prima non si sar umiliato. Io parler come mi possibile; tuttavia ritengo che nessuno di voi riuscir a capire ci che dico se prima non avr dissipato i fumi della superbia che gli ottenebrano l'occhio della mente, impedendogli di vedere la misericordia di Dio anche nella pena che da lui riceve. 4. E prima di tutto osservate come la stessa cosa accada nella vita di ogni giorno. Da ci potrete ricavare un esempio per capire come Dio non abbia abbandonato l'uomo nella sua condizione mortale. Da confronti con il comportamento degli uomini si mostra come anche a noi si possa infliggere una pena per misericordia. E che dir? Ecco, tu prendi misure disciplinari con il tuo servo e lo tratti con severit. Cos facendo sembrerebbe che tu lo punisca, in realt sei misericordioso con lui. Ma lasciamo da parte il servo, poich potresti essere talmente arrabbiato con il servo da portargli odio. vero che, essendo cristiano, questo non dovresti farlo; non dovresti farlo nemmeno se consideri che anche tu sei uomo. Non lo dovresti fare se pensassi che gli appellativi " servo " e " padrone " sono certamente diversi, ma non diverso il nome di uomo: uomo lui, uomo tu. Non dovresti perci lasciarti indurre dall'odio a punire il tuo servo reo di colpa. Ma siccome questo frequente fra gli uomini, lasciamo da parte il servo e parliamo del figlio. A un figlio non si pu che voler bene, tanto che nessuno elogia un padre che ama suo figlio. quanto diceva il Signore: Se amate coloro che vi amano, che merito ne avete? Non fanno cos anche i 21 pubblicani? Quanto pi dunque normale che si amino i figli, generati perch succedano ai genitori! Per legge di natura nessuno assolutamente pu odiare il figlio che ha generato. Non si pu lodare l'uomo per quello che si trova anche nelle bestie. Nessuno loda l'uomo che ama i propri figli. Questo si riscontra non solo negli animali domestici: anche i leoni, pur cos feroci, sono mansueti con i propri figli; anche le tigri amano i figli; i serpenti covano le uova e nutrono i loro piccoli. Se dunque questi animali, che sembrano cos feroci e crudeli, perdono la loro crudelt e ferocia di fronte alla prole, cosa fa di straordinario l'uomo che ama suo figlio? Vi sto dicendo questo, fratelli, perch, dall'esempio dei figli, dall'esempio di quella creatura che nessuno pu odiare, vi convinciate che pu esserci una pena inflitta

per misericordia. Ecco un padre che vede suo figlio montare in superbia, ribellarsi al padre stesso, appropriarsi dei beni di casa pi di quanto gli spetti, dissiparli in piaceri insulsi, sperperare ci che ancora non suo. E lui, il figlio, mentre fa cos, tutto allegro, ride, canta e balla. Il padre cerca di frenarlo, lo sgrida, lo punisce, lo bastona: gli toglie il riso, lo fa piangere. Sembra che cos gli tolga il bene e gli porti il male; e in realt gli toglie l'allegria e gli porta il pianto. Per, se avesse lasciato correre quell'allegria, sarebbe stato crudele, mentre facendolo piangere stato misericordioso. E allora, se il padre che fa piangere il proprio figlio giudicato misericordioso, come non comprendere che anche il nostro Creatore pu agire secondo quel che abbiamo cantato: Dio, tu ci hai respinti e abbattuti? Ma perch? Forse per 22 rovinarci, per perderci? Ecco come prosegue: Ti sei adirato, ma hai avuto piet di noi . In che senso egli giusto quando si adira con te? Collega queste parole con le altre: Prima di essere umiliato io ho 23 peccato . Quale vantaggio dunque ti reca l'essere stato respinto e atterrato? Buon per me che tu mi 24 abbia umiliato: cos io imparo le vie della tua giustizia . 5. Ora volgiamo l'attenzione a quanto dice l'Apostolo: Dio racchiuse tutti nell'incredulit per usare a tutti 25 misericordia . Il primo peccato dell'uomo fu la superbia. Cos leggiamo nella Genesi; cos troviamo in un 26 altro testo della Scrittura . Nella Genesi cosa leggiamo? Che l'uomo, creato e formato [da Dio], fu 27 collocato nel paradiso, sottoposto a una legge, sottoposto a un comando. Questo comando era per ricordargli che, per quanto egli fosse diventato grande, c'era per sopra di lui un altro pi grande. Cos Dio indicava all'uomo, che, essendo una creatura da lui dipendente, si doveva mantenere sempre umile; in altre parole, l'uomo, per natura inferiore a Dio, doveva mantenersi nell'umilt. Non v' dubbio che 28 l'uomo era stato fatto ad immagine di Dio , e Dio, come sta scritto in un altro testo, gli aveva dato il 29 potere di reggere tutte le cose . S, tutte le cose erano sotto di lui, ma sopra c'era Colui che aveva creato tutto. E l'uomo doveva rendersi conto di ci che era al di sotto di lui, ma pi ancora doveva badare a colui che gli era al di sopra. Tenendo conto di colui che gli era sopra, avrebbe dominato con tranquillit ci che gli era sotto. Staccandosi da colui che gli era sopra veniva dominato da ci che gli era sotto. Facciamo l'esempio di tre uomini. Uno di essi ha un servo e ha anche un padrone. Capita spesso che dei servi danarosi abbiano dei servi sotto di s. Notatelo bene: un tal uomo ha un servo e ha un padrone; a uno soggetto, all'altro comanda; nei confronti del servo superiore, nei confronti del padrone inferiore. Al terzo posto poniamo colui che servo del servo; al primo posto colui che padrone del padrone; in mezzo colui che servo e padrone: padrone del suo servo e servo del suo padrone. Il terzo quindi soltanto servo, il primo solo padrone, quello di mezzo insieme servo e padrone. Questi tranquillo nel possesso del suo servo se non in urto con il suo padrone. E tuttavia noi abbiamo parlato di tre uomini: tutti e tre dello stesso genere, tutti e tre della stessa sostanza, tutti e tre della stessa natura. Non altrettanto si pu dire dei tre seguenti: Dio, l'uomo e le creature inferiori all'uomo. Di tutt'altra condizione, di sostanza ben diversa sono il fattore e la fattura, il produttore e il prodotto, l'artefice e la sua opera, il creatore e la creatura. Quanto poi alle cose create, con termine generico si chiamano tutte creature; per tra di loro differiscono per natura, dignit, meriti e condizione. Sebbene tutte create da Dio e da lui fatte, stanno prima le creature spirituali, poi quelle carnali: le creature spirituali stanno al primo posto, quelle carnali all'ultimo. Un qualcosa di spirituale la mente umana, 30 dove sono impresse la somiglianza e l'immagine di Dio ; sono creature corporee tutte quelle che constatiamo essere oggetto dei sensi del corpo. Le conosciamo tutti. Si vedono, si odono, emanano odori, hanno sapori, si toccano; sono dure o molli, calde o fredde, ruvide o lisce. Sono, tutte, creature corporee 31 e quindi inferiori. L'uomo costituito al di sopra di tutte queste cose solo a motivo della sua anima, della sua mente, di quel qualcosa per cui egli fu creato a immagine e somiglianza di Dio. E Dio non circoscritto o racchiuso in una forma corporale, per cui da una parte abbia il dorso e da un'altra gli occhi. Egli una luce, ma non una luce come quella che vediamo con gli occhi, neanche se la vorrai ingrandire e con la fantasia e il pensiero la ingigantisci s da immaginare campi di luce, montagne di luce, alberi di luce, svolazzando dietro le vanit del tuo pensiero. Vuoi capire cos' questa luce spirituale? Pensa [alla luce] per la quale comprendi. 6. Cerca di comprendere - dico - quella luce mediante la quale tu stesso comprendi. Cosa intendo dire? Se con gli occhi del corpo distingui gli oggetti bianchi da quelli neri, lo puoi fare perch aiutato da una luce esterna, per esempio, del sole o della luna o di una lampada o di una qualche fiammella. Se questa luce esterna non venisse in aiuto dei tuoi occhi, inutilmente terresti aperti i tuoi " lumi " e senza alcun fondamento li chiameresti lumi. Ecco dunque, tu conosci e distingui le varie cose: l'occhio, che tieni aperto e riscontri sano; la luce, che dall'esterno ti aiuta a vedere; i colori e le forme, che, cos aiutato, riesci a vedere. Questo per gli occhi. Ma tu ascolti delle voci e sai in che modo le ascolti. Non sono gli occhi che ascoltano n gli orecchi che vedono. Agli occhi manca qualcosa per sentire le voci, come agli orecchi manca qualcosa per vedere i colori. A te invece non manca nessuna delle due cose perch con gli occhi vedi e con gli orecchi ascolti. E cos conosci gli odori e sai qual l'organo che devi avvicinare per sentirli. Non accosti infatti l'orecchio per sentire la fragranza d'un odore, ma ti servi di quell'organo che Dio creatore ti ha dato per odorare. Lo stesso quando vuoi gustare una qualche vivanda: non la accosti agli orecchi o agli occhi, perch sai che non sono quelli i sensi per giudicare i sapori. E se vuoi sapere se

una cosa dura o molle, calda o fredda, lo puoi conoscere col tatto, che diffuso su tutto il corpo. Tutto questo lo sai. Bene! Ora guardate al vostro interno. Cos' questa realt interiore alla quale tutti i sensi esterni portano le sensazioni dell'uomo? I sensi infatti sono come degli strumenti, e sono a lei sottomessi come dei servi. C' un senso interno, non definibile, che come un comandante al quale i sensi del corpo, quasi fossero suoi messi, riferiscono tutto ci che sentono all'esterno. Questo senso interno, che sa distinguere tutte le altre cose, senza dubbio superiore alle cose stesse. E allora, se l'occhio ha cose da vedere, l'orecchio cose da udire, le narici cose da odorare, il palato cose da gustare, le mani cose da toccare, non avr la mente qualcosa che possa percepire direttamente? Certo, la mente che percepisce il bianco e il nero, ma per mezzo degli occhi che glielo trasmettono; la mente che percepisce nei suoni ci che melodioso o stridulo, ma per mezzo degli orecchi che glielo trasmettono; la mente che percepisce negli odori ci che gradito o sgradito, ma per mezzo delle narici che glielo trasmettono; la mente che percepisce nei sapori ci che dolce o amaro, ma per mezzo del palato che glielo trasmette; la mente che percepisce ci che duro o molle, ma per mezzo della mano che ha toccato l'oggetto. Tutte queste cose, cos molteplici e varie, la mente le sente perch gliele riferisce il corpo; e non sar in grado di percepire qualcosa direttamente, da sola, senza che qualche organo del corpo gliela debba trasmettere? Chiediti dunque che cosa pu percepire direttamente l'anima, e troverai dove l'immagine di Dio. Il nero e il bianco lo sentiva per mezzo degli occhi, il melodioso e lo stonato per mezzo degli orecchi; e senza dover di nuovo elencare tutte quelle cose che passano attraverso il corpo, erano le membra del corpo che facevano da tramite. Ma il giusto o l'ingiusto forse che glielo comunicano gli occhi? la mente che distingue il giusto dall'ingiusto; essa afferma: " Questo giusto, questo ingiusto ". Chiediti chi glielo ha comunicato. Se la giustizia un colore, glielo avranno comunicato gli occhi; se un suono, glielo avranno comunicato gli orecchi; se un odore, le narici, se un sapore, la bocca; se un corpo duro o molle, le mani. Ma se non nessuna di queste cose, chi glielo ha comunicato se non una luce interiore? Orbene, questa natura, questa sostanza che vedete cos superiore (mi mancherebbe il tempo se di essa volessi parlare pi diffusamente) qualcosa di interiore, qualcosa di divino, creato in noi da 32 Dio a sua immagine e somiglianza , ed superiore a tutto ci che corporeo; anzi essa fu creata in modo che tutto ci che corporeo le fosse sottomesso e la servisse. Per questa mente non Dio. Se fosse stata Dio, come avrebbe potuto peccare? Dio infatti immutabile; la nostra mente invece, poich creata, poich fatta, non ci che Dio. Essa mutabile. Queste mutazioni le vediamo: ora sa, ora non sa; ora ricorda, ora dimentica; ora vuole, ora non vuole; ora gioisce, ora si rattrista. Queste mutazioni non sono in Dio: egli al di sopra della mente, il creatore della mente. 7. Ebbene, tutto questo di cui vi ho parlato superiore al corpo e inferiore a Dio: al di sotto del padrone, al di sopra del servo. Sono le tre cose di cui parlavo poc'anzi. Se dunque tre uomini, tutti e tre uomini, nella loro condizione sono ordinati secondo una certa gerarchia (per cui uno padrone e basta, l'altro servo e basta, il terzo servo rispetto al padrone e padrone rispetto al servo), non vi pare che tutto il creato sia ordinato anch'esso in maniera pi semplice ma insieme pi diversificata? La natura e la sostanza della mente al di sotto di Dio, la natura di ogni essere corporeo al di sotto della mente. Ma, come dicevo prima, un padrone tiene senza difficolt sotto di s il suo servo se lui stesso non in contrasto con il suo padrone. Cos per la mente: se non si fosse messa contro il suo padrone, per quella superbia per cui pretese d'essere indipendente ed autonoma, l'universo corporeo le sarebbe rimasto sempre soggetto come un suo servo. Ma poich, spinta da superbia, si mise contro il suo Padrone, ecco che il suo corpo, creatura a lei data per servirla, diventato per lei tormento di pena, tormento di vendetta. Ora infatti la mente tormentata per le resistenze del corpo, mentre prima aveva il dominio su tutta la natura corporea. Come se quell'uomo... -dall'esempio infatti vi si rende pi comprensibile la nostra situazione, e cio come la difficolt stessa che abbiamo nel capire fa parte anch'essa di quella pena con cui siamo stati umiliati. Cerchiamo di spiegare la cosa da quello che capita comunemente -. Mettiti di nuovo davanti agli occhi quelle tre persone, perch cosa abbastanza comprensibile, pur presentando delle differenze. Le cose infatti sono tanto pi distanti da noi quanto pi diverse. Molto distanti sono Dio e la mente, e molto distanti la mente e il corpo. Invece in quei tre, uno uomo, l'altro uomo e il terzo anch'egli uomo. Non diversa la natura; solo la condizione crea l'ordine gerarchico. Tuttavia, siccome queste cose sono nella nostra esperienza quotidiana, le comprendiamo pi facilmente di quelle che sono da noi cos distanti. Cerca dunque di capire quel che stiamo dicendo. Pensa a quell'uomo di mezzo, che servo ma anche padrone, padrone ma anche servo; servo di quello che gli sopra, padrone di quello che gli sotto. Supponi ora che egli abbia offeso quello che gli sta sopra. Offeso in che modo? Per un atto di superbia. Ha considerato che anche lui aveva un servo, e cos, pensando al servo sottoposto alla sua autorit, ha osato ergersi contro il padrone. Si innalzato contro il suo padrone; ma il padrone lo ha fatto bastonare dal suo servo. Perch quel padrone del " servo-padrone " era padrone di tutti e due, e quel servo non aveva tanto potere sull'altro servo quanto ne aveva lui su tutti e due. E questo servo come avrebbe potuto rifiutarsi di obbedire a quel signore che non era servo di nessuno, quando questi, da padrone com'era di tutti e due, gli intimava di picchiare il suo [immediato] padrone? Cos il nostro Dio. Avendolo noi offeso, comand che fossimo tormentati attraverso il nostro corpo: la morte si impadron del corpo e noi cominciammo a soffrire pene proprio l dove avevamo osato

levarci in superbia contro il Padrone. E cos ora siamo bastonati dal nostro servo. Siamo tormentati dalle tribolazioni della nostra carne. Il Signore ci ha umiliati, facendoci percuotere dal servo. 8. Ma perch Dio ci ha umiliati facendoci percuotere dal servo? Perch noi prima avevamo peccato: Prima 33 di essere umiliato io ho peccato . Messo dunque sotto la sferza del tuo servo, grida al Signore tuo Dio 34 dicendo: Buon per me che tu mi abbia umiliato: cos imparo le vie della tua giustizia . Quali sono queste vie della giustizia? Che, come io ho a mio servizio il corpo, cos tu hai me al tuo servizio; e come io esigo che mi obbedisca il corpo, cos dovevo obbedire io a te. Da questo dunque ho imparato le vie della tua 35 giustizia, come se dall'alto mi avesse parlato il mio Signore e mi avesse detto: " O servo malvagio , almeno adesso, in questa umiliazione, riconosci chi ha offeso e a chi avresti dovuto essere sottomesso! vero che sei tormentato dal tuo servo: hai il corpo e vorresti che ti obbedisse in tutto. Tu esigi che quando vuoi alzare la mano, la mano si alzi; che quando vuoi muovere il piede, il piede si muova; e in fondo, per quanto io abbia disposto che tu sia tormentato da questo tuo servo, tuttavia esso ancora ti obbedisce ". E infatti se vogliamo camminare e cambiare posto al corpo, diamo ordini ai piedi ed essi obbediscono; se vogliamo vedere qualcosa, comandiamo all'occhio di guardare ed esso non oppone resistenza: guarda e riferisce. Tendiamo l'orecchio al suono e subito ci riferisce sul tipo di suono. Alziamo la mano per toccare qualcosa; non ci oppone resistenza. Orbene, nel fatto che ci obbedisce, il corpo ci indica che noi ne siamo i padroni; nel fatto invece che ci oppone resistenza, ci ricorda che anche noi abbiamo un padrone. E allora vediamo in che cosa il tuo corpo si rifiuta di obbedirti. Per esempio: tu sei in grado di camminare per diecimila passi e ne vorresti fare ventimila: non ti obbedisce. Puoi camminare per cinquantamila passi e tu ne vorresti fare sessantamila: non ti obbedisce. Vorresti vegliare due notti: per un po' ti obbedisce, per un po' non ti obbedisce. Vorresti muovere il braccio per sollevare un peso: fino ad un certo punto ci riesci, oltre, non ti obbedisce. Aggiungici poi i tanti disturbi che ti affliggono per le infermit e il deterioramento, che non si possono contare, e renditi conto di come " un corpo 36 corruttibile appesantisce l'anima ". Ecco dunque: per quel tanto che ti obbedisce, il corpo ti conferma che sei tu il suo padrone; laddove invece ti oppone resistenza, ti ricorda che tu devi servire il tuo Signore. 37 E allora di' al tuo Signore: Buon per me che tu mi abbia umiliato: cos imparo le vie della tua giustizia . E come puoi imparare le vie della sua giustizia? Non rifiutandoti di servire il tuo Signore, cos come vuoi che a te serva il tuo corpo. E tu gi cominci a servire il tuo Signore; per il tuo corpo non ti serve ancora come vorresti. Tu adesso credi, mentre prima eri un infedele; tu metti in pratica i precetti del Signore, percorri la sua via; ma in te la giustizia non ancora perfetta. Per questo non ancora perfetta l'obbedienza di chi al tuo servizio. Ancora rimane in te qualcosa di amaro, affinch questo mondo non ti sia del tutto dolce, con il pericolo che tu smetta di desiderare il tuo Signore, che ha fatto il mondo. 9. Dagli estremi confini della terra grida dunque a lui, o Chiesa diffusa in tutto il mondo, e digli con le 38 parole del salmo: Dagli estremi confini della terra a te ho gridato, poich il mio cuore era in angustia . Nel salmo per c' anche scritto: Mi hai innalzato sulla pietra, mi hai guidato, poich sei diventato la mia 39 40 speranza . Dio ci ha innalzati sulla pietra. Su quale pietra? Lo dice l'Apostolo: La pietra poi era Cristo . E come su quella pietra sorta per noi la speranza? Perch il nostro Signore Ges Cristo, per mezzo del 41 quale noi siamo stati fatti, il Verbo di Dio, per mezzo del quale sono state fatte tutte le cose . Egli assunse la carne dalla massa della nostra mortalit: prese su di s la morte, che era la pena del peccato, ma non prese il peccato; e, mosso da misericordia, consegn alla morte quella sua propria carne per liberarci dal peccato. Non fu consegnato [alla morte] contro sua voglia: non sarebbe stato crocifisso se non si fosse consegnato liberamente. E se fu Giuda a consegnarlo, lo consegn perch lui voleva, sicch a Giuda non va attribuito il merito di quanto voluto da Cristo, ma gli spetta solo la condanna per la sua cupidigia. Nel tradire il Signore infatti non aveva in mente la nostra salvezza ma la sua avarizia e la sua perfidia. Fu infatti Giuda a consegnare Cristo, ma anche Cristo consegn se stesso, e il Padre di Cristo lo consegn. Apparentemente tutti fecero la stessa cosa. Fecero la stessa cosa ma non la fecero con la stessa intenzione. Il Padre consegn il Figlio per misericordia, il Figlio si consegn parimenti per misericordia, Giuda consegn il Maestro per la sua perfidia. Nel fatto di consegnare sembra che non ci sia alcuna differenza, ma c' molta differenza tra la misericordia e la perfidia. In che senso lo consegn il 42 Padre? Ascolta l'Apostolo: Egli non risparmi il suo proprio Figlio ma per tutti noi lo consegn . E il Figlio in che senso si consegn? ancora l'Apostolo che del Signore afferma: Egli mi ha amato e ha dato se 43 stesso per me : ossia consegn questa carne per essere uccisa, affinch tu non avessi da temere per la tua carne. Con la sua resurrezione dopo tre giorni ti fece vedere quel che tu devi sperare per la fine del 44 mondo. Egli dunque ti va avanti, diventato la tua speranza . Tu ora vivi con la speranza della resurrezione, ma se prima non fosse risorto il nostro capo, le diverse membra del corpo non avrebbero avuto alcuna speranza. 10. Che diremo dunque, fratelli miei? Nel nostro Signore, anche prima della passione il suo corpo era a lui sottomesso come un servo al suo padrone. Egli infatti non era legato al corpo per un castigo o una punizione, quasi che dovesse essere schiaffeggiato dal suo servo come lo siamo noi. Se egli volle soffrire nel corpo, lo volle di propria libert e potenza, non per necessit o debolezza. Lo dichiar lui stesso: Ho il

potere di privarmi della mia anima e ho il potere di riprenderla. Nessuno me la toglie, ma io stesso da 45 me, liberamente, me ne privo . Grande potenza era dunque in lui; accettando per di soffrire nella carne, con ci stesso dimostr cosa tu meriti di soffrire. Lui soffr senza che se lo fosse meritato, tu perch te lo sei meritato. Ma affinch tu sopporti con pazienza i patimenti che hai meritato, viene a consolarti colui che pat senza averlo meritato. Accetta dunque la tua sofferenza finch non passi la tua mortalit. Il regno a cui appartieni avanza a tappe distribuite nel tempo; ma egli ti fa gi vedere quello che ha promesso mostrando nella propria persona di essere gi risuscitato. Egli infatti dopo tre giorni risuscit: volle risorgere per primo per mostrarci cosa dobbiamo noi sperare per la fine. Noi pensavamo che la carne fosse destinata a perire; per questo che non volle prendere la carne se non da quell'umanit dalla quale la prendiamo anche noi. Se l'avesse presa da qualche altra parte, noi avremmo potuto dire: " Quella carne potuta risorgere perch assunta da una natura diversa ". stata presa infatti da quella sorgente da cui la prendiamo noi. Egli, vero, non volle che la madre avesse rapporti maritali, perch era l'unico Figlio di Dio e, avendo un Padre in cielo, in terra non si cerc se non una madre. In tal modo ci mostr che nulla male di quanto aveva creato. Aveva creato il maschio e la 46 femmina, aveva creato ambedue i sessi ; ma poich Adamo era stato sedotto dalla donna, le donne avrebbero potuto disperare della propria salvezza, se il sesso femminile non fosse stato onorato nella persona della Vergine Maria. Egli scelse di nascere da una donna. Era conveniente che si facesse uomo, che nascesse uomo. Ma Dio non ha creato solo l'uomo; ha creato anche la donna: e, come ho detto, le donne avrebbero potuto disperare e dire di essere escluse dalla misericordia di Dio perch a causa di una donna l'uomo era stato traviato. Perci il Signore si degn di nascere da una donna, assumendo per s il sesso maschile, e cos confer dignit ad entrambi i sessi : si present come creatore di entrambi e di entrambi salvatore. come all'uomo la morte tramata dal serpente era stata comunicata per mezzo di 47 una donna, cos la vita fu annunziata agli uomini per mezzo di donne . Infatti a vedere il Signore risorto furono prima le donne, le quali poi lo annunziarono agli uomini, cio agli apostoli. E cos il Signore nostro Ges Cristo ha fatto vedere nella sua carne ci che noi dobbiamo sperare per la fine. Egli ci ha umiliati 48 perch noi imparassimo le vie della sua giustizia . 11. E allora riaccostiamoci per la via dell'umilt, noi che eravamo stati buttati fuori per la superbia. La causa della nostra mortalit, la causa della nostra infermit, la causa di tutti i nostri affanni, di tutte le nostre difficolt, di tutte le sventure che nella vita presente soffre il genere umano, non che la superbia. 49 Lo trovi nella Scrittura che dice: L'origine di ogni peccato la superbia . E cosa dice inoltre? L'inizio 50 della superbia dell'uomo l'apostatare da Dio . Se la superbia vi sembra un male da poco, tremate almeno di fronte a questo apostatare da Dio. E se vi spaventa l'apostatare da Dio, sradicate la causa di questa apostasia. Perch stata la superbia a far apostatare l'uomo da Dio. proprio lei l'origine di tutti i nostri mali, poich noi in questa vita siamo dei malati. E allora succede come con un bravo medico: quando vede un malato che soffre diversi disturbi, non si sofferma alle cause prossime del male, tralasciando quelle che sono all'origine di tutti i mali. Se infatti si limitasse a curare il male nelle sue cause prossime tralasciando quella che all'origine dei disturbi, tornerebbero presto le manifestazioni del male: per un po' di tempo il malato sembrerebbe guarito, ma la guarigione non dura. Il medico veramente bravo quello che raccoglie bene tutti i sintomi di ogni male; e quando ne scopre la causa prima, quella da cui derivano tutti i mali come rami di un'unica radice, strappa questa radice, e allora tutto il groviglio dei malanni viene eliminato. Cos si comporta il Signore Ges Cristo; e per questo 51 chiamato Salvatore. Egli afferm: Non i sani hanno bisogno del medico ma i malati , e venne verso i malati, perch noi malati non potevamo andare verso di lui. Cerc quelli che non lo cercavano; si rivolse a chi era infermo: soffr molti dolori, sopport che dei ciechi lo uccidessero, per risanare con la sua morte i loro occhi. Tutto questo egli fece e, siccome vedeva che la causa di ogni nostro male la superbia, ci ha guariti con la sua umilt. 12. E allora non irridere l'umilt di Cristo! Che Cristo sia venuto nell'umilt motivo di beffe per molti pagani e magari lo fosse per loro soli! Lo anche per molti eretici, che pur si dicono cristiani. Per loro sconveniente che Cristo sia nato da donna; sconveniente che sia stato inchiodato alla croce e coperto di piaghe: ed erano vere quelle piaghe che egli ricevette, e veri quei chiodi che lo trafissero! Per loro tutto ci ripugna, e quindi dicono: " Era simulazione. Egli finse di soffrire, ma in realt non soffr ". Ma allora con una menzogna che ti ha liberato la Verit? Tu eri malato di menzogna e con una menzogna fosti risanato? Come si pu sostenere una cosa simile? Quelli che parlano cos mostrano all'evidenza che sorta di maestri siano. Quando il Signore risuscit, a quel suo discepolo che dubitava egli present le mani perch le toccasse e le cicatrici perch le palpasse. E mentre lui diceva: " Non creder se non avr messo 52 le mie dita nel suo costato ", egli si present non solo per essere visto con gli occhi ma anche toccato con le mani. E il discepolo, toccate le sue cicatrici, raggiunse l'evidenza della verit ed esclam: Mio 53 Ebbene se Cristo ci ha ingannati, come puoi tu pretendere di dire la verit? Dimmi: Signore e mio Dio! a quale titolo vuoi che io ti ascolti? Che ti ascolti come maestro? " S, mi risponde, come maestro ". Ma cosa mi dici, cosa mi insegni? " Ti insegno che Cristo non nato da donna, non ha avuto una vera carne, e non fu vera morte la sua, n vere furono quelle ferite; e, se non furono vere quelle ferite, neppure vere

furono le cicatrici ". Io, per, dal Vangelo sento dire che il Signore Ges Cristo al discepolo che dubitava ha presentato le sue cicatrici. Certo, avrebbe potuto risorgere senza cicatrici lui che aveva potuto risanare gli occhi al cieco nato. Ma perch volle presentare la testimonianza delle cicatrici? Perch la testimonianza di quelle cicatrici nel corpo doveva essere medicina per le ferite dell'anima. E allora che mi vai raccontando? Che esse erano false? Che Cristo simul tutte queste cose e che quel discepolo esclam: Mio Signore e mio Dio ingannato da tale simulazione? E se Cristo mediante una menzogna volle risanare quel discepolo, come faccio io a sapere se tu mi dici la verit o la menzogna? Tu infatti non ritieni che il mentire sia cosa illecita se cerchi di presentarmi Cristo come autore di menzogna. Io ti potrei dire: " Anche tu menti ". E tu a me: " Oh! No. Io non mento ". Tu menti di sicuro! " Per carit! Io non mento ". Certamente mi diresti cos perch io ti creda. Che se mi dicessi: " S, sto mentendo ", vorrei sapere come ti si possa credere in qualche cosa. Perch io ti possa credere in qualche modo, bisogna che tu mi dica: " Per carit! Io non mento ". Bene, tu mi dici " Per carit! Io non mento " perch consideri peccato mentire quando insegni qualcosa. E allora una cosa che consideri per te peccato tu la vuoi imputare a Cristo? Via dunque tutte le falsificazioni umane! Come scritto nel Vangelo, cos venuto Cristo. E non ti sembri sconveniente l'umilt di Cristo; essa ripugna solo a chi superbo. Non essere superbo e non ti sembrer ripugnante l'umilt di Cristo. 13. L'Apostolo dice: Per chi puro, tutto puro; ma per i contaminati e per gli infedeli nulla puro: sono 54 contaminate la loro mente e la loro coscienza . Con cuore casto tu dunque dichiara: " Lo concep una donna, lo concep una vergine ". Lo concep nella fede: vergine lo concep, vergine lo partor, vergine rimase. Credi a tutte queste cose e non ti appaiano immonde quelle viscere. Che se anche quella carne fosse stata davvero immonda, Cristo, venendo nella carne, avrebbe purificato quella carne immonda e non sarebbe stato reso immondo da colei che fosse stata immonda. Rifletti sull'umilt del tuo Signore. Se essa ti turba, perch tu sei superbo. L'umilt turba il superbo. E siccome tu sei superbo, fatti violenza perch non ti ripugni la medicina a te somministrata contro il tuo gonfiore. Se infatti tu sei superbo, sei gonfio, non grande. E se sei gonfio, manda gi la medicina, perch le tue viscere si sgonfino e tu possa guarire. Questa medicina, il medico te l'ha preparata perch tu possa berla. Il medico te l'ha preparata nel calice. Bevi il calice amaro, se vuoi acquistar la salute. Non vedi che sei gonfio? Non vedi che le tue viscere sono malate? Ti sembra di essere grande, ed invece sei soltanto gonfio. La tua non grandezza, ma malattia. Vuoi liberarti dal male? Vuoi liberarti dal tuo gonfiore? Bevi al calice dell'umilt. Te l'ha preparato colui che venuto a te nell'umilt. E perch non avessi difficolt a berlo, per primo l'ha bevuto il medico: non perch il medico ne avesse bisogno, ma per togliere ogni esitazione al malato. Quindi non disprezzare l'umilt dalla quale ti viene la salute. Il capo di tutti i mali la superbia. venuto a liberarci 55 dal capo di tutti i mali colui che si degnato farsi capo della Chiesa . Tolta via l'origine di tutti i mali, tu sarai guarito. Umliati e sarai sano, e allora potrai dire con sicurezza: un bene per me che tu mi abbia 56 umiliato: cos imparo le vie della tua giustizia . Tu ti eri innalzato e sei stato abbassato. Umliati e sarai 57 innalzato, perch Dio resiste ai superbi ma d la sua grazia agli umili . Ed per questo che Dio ha 58 racchiuso tutti nell'incredulit per avere di tutti misericordia . 14. L'uomo si era allontanato da Dio, si era abbandonato alle proprie concupiscenze , aveva rotto i freni. Errando, vagando di qua e di l era arrivato ad adorare gli idoli. Era montato in superbia perfino il popolo giudaico, che pure adorava l'unico Dio; era montato in superbia ed era caduto nell'iniquit. E Dio, per mostrar loro che anch'essi erano infermi, per mostrar loro che anch'essi erano soggetti alla fragilit della carne (poich quella cupidigia che si propagata dal seme dei progenitori rimaneva anche in loro) diede ad essi la legge e dei precetti giusti e buoni e santi, come dichiara l'Apostolo: In effetti la legge santa e il comandamento giusto e santo e buono. Ma allora, egli soggiunge, una cosa che buona, per me diventata morte? Non sia mai! Ma il peccato, per rivelarsi come peccato, per mezzo di una cosa 60 buona ha causato in me la morte . Osserva come egli definisce buona la legge che era stata data ai giudei. La definisce buona perch data da Dio. Nel decalogo infatti sono comandate cose che sono tutte buone. Che forse era un male il Non rubare, non uccidere, non commettere adulterio, non dire falsa 61 testimonianza, ecc., fino al Non desiderare la roba d'altri ? Infatti se non porti via la roba d'altri ma solo la desideri, non cadi sotto le leggi del foro, ma Dio ti condanna nel suo giudizio. Badate perci, fratelli: la legge fu data ai giudei infermi ma superbi. Essi cominciarono a compiere degli sforzi per eseguire quel che giusto secondo la legge, ma furono abbattuti dalle loro concupiscenze, e cos divennero trasgressori essi che prima erano iniqui ma non trasgressori secondo la legge, non prevaricatori di essa. Difatti 62 l'Apostolo dice: Dove non c' legge non c' nemmeno la prevaricazione . Quando viene data la legge, chi agisce contro di essa, anche se fa le stesse cose che faceva prima (quando era peccatore ma non prevaricatore), dopo, venuta la legge, non solo peccatore ma anche prevaricatore. E siccome ormai non solo peccatore ma anche prevaricatore, si avvera quanto dice l'Apostolo: La legge subentrata 63 perch abbondasse il peccato . Ma perch doveva abbondare il peccato? Vi si riferisce quel: O Dio, tu ci 64 hai respinti e ci hai dispersi . Per l'Apostolo prosegue dicendo: Ma dove ha abbondato il peccato ivi ha sovrabbondato la grazia. Ecco dunque che, per il fatto che ha abbondato il peccato, noi diciamo giustamente: O Dio tu ci hai respinti, ci hai dispersi: ti sei adirato. Per il fatto che ha sovrabbondato la
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grazia continuiamo giustamente: Ma hai avuto misericordia di noi . I giudei dunque non possono dire: " Noi siamo questo e quello ". Dio infatti ha racchiuso tutti nell'incredulit perch di tutti potesse avere 66 misericordia . 15. Riconosciamo dunque, fratelli carissimi, la nostra vita, cio il Signore nostro Ges Cristo; e sapendo che essa medicina della nostra superbia, teniamoci stretti all'umilt del Signore nostro Ges Cristo. Crediamo in lui; tutto speriamo dalla misericordia di colui che non ha risparmiato il proprio Figlio, ma lo 67 ha consegnato alla morte per tutti noi . E se facciamo progressi nelle vie della sua giustizia, non insuperbiamoci e non disprezziamo gli altri. Nel cammino della giustizia non stiamo a guardare quanta strada abbiamo fatto, ma quanta ce ne resta da fare. E sempre gemiamo. Gemiamo finch siamo 68 pellegrini, perch la nostra gioia non l'avremo se non nella patria quando saremo uguali agli angeli . 69 Finch siamo nel corpo siamo pellegrini lontano dal Signore . Perch pellegrini lontano dal Signore? 70 Perch, risponde, noi camminiamo nella fede e non nella visione . Fede credere ci che non vedi, visione vedere le cose in cui hai creduto. Quando arriver la visione, la fiamma della carit sar bruciante perch quello che avevi bramato assente lo abbraccerai presente, contemplerai presente quel che avevi creduto quand'era assente. E se cos dolce Dio raggiunto con la fede, che cosa sar nella visione? Ecco, quando tutte le cose di adesso, che pur ci fanno soffrire per i postumi dei nostri peccati, saranno passate, allora avremo conseguito la pienezza della giustizia; allora, aggregati agli angeli, canteremo l'inno sempiterno dell'" alleluia ". Saremo nella lode di Dio senza interruzione, e non ce ne 71 distrarr la fame, perch la fame non la sente se non il corpo che si corrompe e appesantisce l'anima . Non avremo sete, non ci ammaleremo, non invecchieremo, non avremo sonno, non soffriremo nessuna 72 infermit; ma, come sono i corpi degli angeli, tali saranno i nostri corpi nella resurrezione dei morti . Non ti meravigliare che nella resurrezione dei morti questi nostri corpi carnali diverranno corpi celesti. Pensate che prima di venire all'esistenza, noi non eravamo affatto; e da questo credete a ci che saremo quando risorgeremo. Ognuno rifletta dentro di s: prima di esser nato, che cosa era, dov'era, dove si nascondeva? Le parti del nostro corpo adesso fra loro distinte, gli orecchi, gli occhi, il volto, lo spirito che d vita a tutto il complesso del corpo, tutte queste cose dov'erano? Certo nel segreto della natura, certo dove nessuno le vedeva. Da l saltarono fuori: tu non esistevi affatto e Dio ti ha dato la forma. Ti pare 73 grande cosa che Dio possa farti diventare da uomo angelo, lui che dal fango ti ha fatto uomo ? Che cosa eri prima? Eppure sei uomo. Sei uomo, e non puoi diventare angelo? pi vicino diventare da uomo angelo che dal niente diventare uomo. Ci che era pi straordinario in te Dio l'ha gi fatto: e allora non far quel tanto che resta? 16. necessario che tu creda, necessario che la tua fede non si distacchi da Cristo n dal suo Vangelo n dalle sue promesse. necessario che tu comprenda come la quasi totalit di ci che stato scritto si realizzato, ed poco ci che resta ancora da realizzarsi. Cos la Chiesa. Ora la vedete diffusa in tutto il mondo, mentre fino a poco tempo fa neppure esisteva. Pochi anni fa voi eravate pagani, ora siete cristiani. I vostri genitori prestavano il culto ai demoni, e i templi erano affollati di gente che bruciava incenso; ora invece la Chiesa si riempie di gente che loda Dio. Con quanta rapidit Dio ha cambiato la storia! Tutti questi eventi prima che si realizzassero erano gi stati scritti: li si leggeva e, sebbene non si vedessero ancora, vi si credeva. Noi al presente vediamo realizzate le cose che i nostri antenati leggevano sui libri. Se quindi si sono realizzati cos numerosi e importanti avvenimenti, non si avvereranno quei pochi che restano? Con fede salda, fratelli, credete che si avvereranno, dal momento che tutti gli eventi del passato sono avvenuti proprio in quella maniera come erano stati descritti e preannunziati prima che accadessero. Molte migliaia di anni prima fu detto ad Abramo: Nella tua 74 discendenza saranno benedette tutte le genti . A un solo uomo si diceva: Nella tua discendenza saranno benedette tutte le genti. Questi considerava che appunto era solo e per di pi vecchio, che anche sua moglie era vecchia, anzi consunta dalla vecchiaia, eppure gli si diceva: " Da te nascer un figlio ". Cosa ci poteva essere di pi impensabile? Ma - quasi fosse stato poco dire a un uomo vecchio decrepito: " Tu avrai un figlio " - gli si aggiungeva: Nella tua discendenza saranno benedette tutte le genti. Dio 75 prometteva cose straordinarie, cose in s impossibili ma a lui facili . Quell'uomo, allora solo, credette in quel che non vedeva, mentre noi lo vediamo. Egli lo credette; a noi sta davanti agli occhi. Anzi, quanto sta davanti ai nostri occhi l'attuazione della promessa a lui fatta. Da Abramo infatti nacque Isacco, da Isacco Giacobbe, da Giacobbe il popolo giudeo; dal popolo giudeo nacque Davide e dalla stirpe di Davide la vergine Maria, dalla vergine Maria nacque il Signore Ges Cristo. Nella discendenza di Abramo dunque 76 saranno benedette tutte le genti , poich tutte le genti sono benedette in Cristo. Ecco al presente a noi si addita quel che ad Abramo fu promesso. E allora, se Dio - che onnipotente e fedele - ha attuato quel che aveva promesso a un solo uomo, non attuer ci che ha promesso all'umanit intera? Miei fratelli, cresca l'edificio della vostra fede, si irrobustisca la vostra speranza! Dio non ingann quel singolo uomo: potr ingannare tutto il genere umano? A lui fece intravvedere l'universo popolato di cristiani; a noi mostrer l'universo che, unito a Cristo suo Figlio, vive la vita eterna.

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17. Ritenendo queste verit, comprendete, fratelli, che la Chiesa non la si trova in una fazione ma nella totalit. Tutti redense Cristo, per tutti vers il suo sangue. Vi sono cristiani in tutto il mondo; e la loro unit la Chiesa di Cristo. Senza fondamento gli eretici si sollevano contro la Chiesa di Cristo: loro sembrata piccola cosa essere privati dell'eredit; osano anche lanciare calunnie agli eredi. Richiamateli alla totalit dove regna l'unit, e che essi non vi attirino in una qualche fazione. Se voi li seguite, andrete a finire nella fazione; se loro dan retta a voi, verranno all'universalit: saranno vinti a tutto loro vantaggio. Cristo infatti, miei fratelli, quando fu sospeso alla croce, redense l'universalit [degli uomini]. Contratto di Cristo fu la passione di Cristo: l ci ha riscattati dove fu crocifisso. L infatti vers il sangue, prezzo di riscatto per noi, l dove secondo i salmi era stato predetto che sarebbe avvenuto. Considerate quanti anni prima era stato predetto: Hanno forato le mie mani e i miei piedi, hanno contato tutte le mie ossa. Mi guardavano e scrutavano attentamente; si sono divisi le mie vesti e sulla mia tunica hanno 77 gettato la sorte . difficile distinguere se tutte queste affermazioni le si ascolti dal salmo o le si proclami dal Vangelo. Non forse vero che come si canta nel salmo cos si legge nel Vangelo: Hanno 78 forato le mie mani e i miei piedi: hanno contato tutte le mie ossa ?. Ecco dove Cristo ci ha redenti. Ci ha redenti l dove furono contate tutte le sue ossa, dove furono trafitti dai chiodi i suoi piedi e le sue mani. L egli vers il suo sangue, che il prezzo del nostro riscatto. Nello stesso salmo ci si lascia comprendere anche cosa abbia comprato. Lo volete sapere? Interrogate lo stesso salmo. Cosa compr Cristo appeso alla croce? Lo dice dopo pochi versetti: Se ne ricorderanno e si convertiranno al Signore 79 tutti i confini della terra e lo adoreranno tutte le famiglie delle genti . Perch lo adoreranno? Poich suo 80 il regno ed egli dominer sulle genti . Come volendo rispondere sul perch e su chi sia costui al quale si convertiranno tutti i confini della terra e dinanzi al quale si prostreranno adoranti tutte le famiglie della 81 82 terra , dice: Poich suo il regno ed egli dominer sulle genti . Perch suo? Perch lo ha comprato. 18. Ecco ora irrompere il nemico avido di possedervi, e questo in nome di Cristo. Egli pu, vero, dividere alcune delle vesti di Cristo ma quella tunica nessuno la pu dividere, essendo stata cucita 83 84 dall'alto . Dice: Si son divisi le mie vesti e sulla mia tunica han gettato la sorte . E l'Evangelista afferma: C'era l una tunica tessuta dall'alto [fino in basso], e dissero coloro che avevano crocifisso il 85 Signore: Non la dividiamo ma tiriamola a sorte . Quella tunica non era oggetto di divisione, era al di fuori di ogni divisione. Perch quella tunica era esente da divisioni? Perch era tessuta dall'alto. indicato anche perch una tunica tessuta dall'alto non era suscettibile di divisioni. Che cosa si cuce dall'alto? Ci di cui a noi vien detto: " In alto il cuore! ". Pertanto chi ha il cuore in alto non pu essere diviso in parti, perch appartiene a quella tunica che indivisibile. Orbene, miei fratelli, questa tunica stata per sorte assegnata allo stesso Signore nostro Ges Cristo, perch la sua sorte la stessa sua eredit. Inoltre pur essendo sua eredit egli se la compr. Coloro che si sono separati possono, s, appartenere a qualcuna delle altre vesti di Cristo essendosi egli vestito di tutte, e tutti coloro che credono in lui egli in qualche modo li indossa. Tuttavia coloro che bramano onori terreni, agi temporali, miraggi corporei, non sono tessuti dall'alto, perch hanno in cuore desideri mondani, e quindi possono dividersi. Viceversa, quella tunica che tessuta dall'alto non pu essere divisa. Voi dunque, germogli della Cattolica, rallegratevi perch appartenete a questa tunica. Interrogate il vostro cuore per vedere se da Cristo non vi aspettate altro che il Regno dei cieli. Non cercate le cose vane, i beni terreni, le immagini corporee e tutto quello che soddisfa in questo mondo, in questa terra. Se vi interrogate, la vostra coscienza vi risponder che voi avete " in alto il cuore ". E se avete " in alto il cuore ", siete tessuti dall'alto; e se siete tessuti dall'alto, impossibile che siate divisi.

1 - Rm 11, 33 - Sal 59, 3 - Sal 118, 71. 2 - Rm 11, 33-36. 3 - Rm 11, 32 (Gal 3, 22). 4 - Rm 11, 33. 5 - Rm 11, 32. 6 - Rm 11, 33. 7 - Cf. Rm 11, 33. 8 - Rm 11, 32.

9 - Sal 59, 3. 10 - Rm 11, 32. 11 - Cf. 1 Cor 15, 47-48. 12 - Cf. Sal 59, 3; 1 Cor 15, 48. 13 - Sal 118, 67. 14 - Cf. 2 Tm 4, 8. 15 - Sal 118, 71. 16 - Sal 118, 67. 17 - Cf. Sal 50, 6. 18 - Sal 59, 3. 19 - Sal 118, 67. 20 - Sal 118, 71. 21 - Mt 5, 46. 22 - Sal 59, 3. 23 - Sal 118, 67. 24 - Sal 118, 71. 25 - Rm 11, 32. 26 - Cf. Gn 2-3; Sir 10, 15. 27 - Cf. Gn 2, 7-8 e 16-17 28 - Cf. Gn 1, 26-27 (9, 6). 29 - Sap 10, 2. 30 - Cf. Gn 1, 26 (5, 3). 31 - Cf. Sal 8, 7 (Eb 2, 7). 32 - Cf. Gn 1, 26 (5, 3). 33 - Sal 118, 67. 34 - Sal 118, 71. 35 - Mt 18, 32 (Lc 19, 22). 36 - Cf. Sap 9, 15. 37 - Sal 118, 71.

38 - Sal 60, 3. 39 - Sal 60, 3-4. 40 - 1 Cor 10, 4. 41 - Cf. Gv 1, 1-3. 42 - Rm 8, 32. 43 - Gal 2, 20. 44 - Cf. Sal 60, 3-4. 45 - Gv 10, 18 (18b + 18a). 46 - Cf. Gn 1, 27 (5, 2). 47 - Cf. Gn 3, 1-7; Mt 28, 8-10. 48 - Cf. Sal 118, 71. 49 - Sir 10, 15. 50 - Sir 10, 14. 51 - Mt 9, 12. 52 - Cf. Gv 20, 25. 53 - Gv 20, 28. 54 - Tt 1, 15. 55 - Cf. Ef 5, 23 (Col 1, 18). 56 - Sal 118, 71. 57 - Prv 3, 34 [LXX] (Gc 4, 6; I Pt 5, 5). 58 - Rm 11, 32. 59 - Cf. Sir 18, 30. 60 - Rm 7, 12-13. 61 - Es 20, 13-17. 62 - Rm 4, 15. 63 - Rm 5, 20. 64 - Sal 59, 3. 65 - Rm 5, 20 - Sal 59, 3. 66 - Rm 11, 32.

67 - Rm 8, 32. 68 - Cf. Lc 20, 36. 69 - 2 Cor 5, 6. 70 - 2 Cor 5, 7. 71 - Cf. Sap 9, 15. 72 - Cf. Mt 22, 30. 73 - Cf. Gn 2, 7 74 - Gn 22, 18 (26, 4). 75 - Cf. Lc 18, 27. 76 - Cf. Gn 22, 18 (26, 4). 77 - Sal 21, 17-19. 78 - Sal 21, 17-18. 79 - Sal 21, 28. 80 - Sal 21, 29. 81 - Cf. Sal 21, 28. 82 - Sal 21, 29. 83 - Gv 19, 23. 84 - Sal 21, 19. 85 - Gv 19, 23-24.

DISCORSO 341 AUGM.


DISCORSO DELLO STESSO SUL SALMO 21 E SULLE TRE ACCEZIONI DEL NOME DI CRISTO IN USO NELLA SCRITTUA: SUA DIVINIT, NATURA UMANA ASSUNTA, DIGNIT DI CAPO DELLA CHIESA. I TRE RAMOSCELLI DI GIACOBBE 1. Come noto a tutti i cristiani, questo salmo una prefigurazione riguardante la persona di Ges Cristo, nostro Signore e Salvatore. Vi troviamo scritto infatti: Hanno forato le mie mani e i miei piedi; hanno contato tutte le mie ossa. Essi mi hanno fissato e guardato; si son divisi le mie vesti e sulla mia 1 tunica han gettato la sorte . Non credo che voi ignoriate come in queste parole ci sia per la coscienza dei credenti un richiamo o una sottolineatura riguardante la persona del nostro Signore Ges Cristo; tuttavia mi piace rammentarvelo, perch alcuni non lo sanno; altri che pur ne hanno sentito parlare, se ne sono dimenticati; mentre altri, sebbene lo ricordino, desiderano averne conferma. N mancano di quelli che anche sulle cose di cui sono certi desiderano ascoltare la nostra parola per la simpatia che hanno verso di noi. Pertanto la comprensione del testo sacro che, con le forze che il Signore si degner di mandarmi, io cercher d'imprimere nella vostra mente, o carissimi, sar valida anche per comprendere i numerosi testi oscuri che troviamo nei libri sacri, cio come in essi si parli di Cristo.

2 [1]. Per quanto abbiamo potuto ricavare dalle sacre pagine, Cristo nominato secondo tre diverse modalit quando si parla di lui nella Legge e nei Profeti, nelle lettere degli Apostoli o nei racconti storici che conosciamo dai Vangeli. In un modo quando si parla di lui come Dio, cio secondo la divinit che possiede coeterna e uguale a quella del Padre prima dell'incarnazione. In un secondo modo si parla di lui in quanto, dopo l'incarnazione, insieme Dio e uomo, ovvero uomo e Dio: per una propriet straordinariamente sublime che non solo esclude ogni possibile confronto con gli altri uomini ma che lo costituisce, come si legge e si ritiene, mediatore e capo della Chiesa. In un terzo modo lo si denomina cos quando lo si annunzia ai credenti e lo si presenta alla cognizione dei sapienti come (per cos dire) un Cristo totale nella plenitudine della Chiesa, cio il capo e il corpo, configurato sul modello di un uomo 2 perfetto: del quale uomo perfetto noi siamo le membra . Non ci sar certo possibile, nel tempo breve e limitato che abbiamo, elencare e spiegare tutte le testimonianze scritturali dove si illustrano queste tre modalit; tuttavia non le lasceremo fuori della trattazione, nel senso che, esposte alcune testimonianze, le altre - che non ci consentito ricordare per mancanza di tempo - voi stessi potrete scorgerle e ricavarle dalla Scrittura. 3 [2]. Alla prima modalit, cio all'intento di presentare Ges Cristo nostro Signore e Salvatore come Figlio unigenito di Dio, ad opera del quale sono state create tutte le cose, dice riferimento quel testo elevatissimo e famosissimo del Vangelo secondo Giovanni: In principio era il Verbo e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio. Egli era in principio presso Dio. Tutte le cose sono state fatte per mezzo di lui e senza di lui nulla stato fatto. Quel che ci stato fatto era in lui vita, e la vita era la luce degli uomini; e 3 la luce splende fra le tenebre, ma le tenebre non l'hanno accolta . Prima che le si comprenda, queste parole suscitano ammirazione e stupore, ma dopo che le si comprese bisogna farle proprie. Quanto poi al comprenderle, non lo si ottiene con risorse umane, ma a farcele conoscere interviene con la sua ispirazione colui che con la stessa ispirazione si degn di concedere a dei pescatori la luce per poterle asserire. Scrisse infatti queste parole quel pescatore, figlio di Zebedeo, che abbandon il padre, la barca 4 e le reti per seguire il Signore : non rinneg il padre terreno ma a lui prefer il Padre celeste. E non v' dubbio che a quest'uomo che lasciava la barca e le reti il Signore attribu il merito di chi abbandona il mondo intero. Il nostro Signore Ges Cristo infatti non badava a ci che lasciavano quei poveracci che si misero al suo seguito, cio ai beni di cui si privavano, ma al desiderio di possederli che essi scacciavano dal cuore. Infatti colui che possiede poco desidera possedere di pi, e pertanto colui che rinunzia a quel poco che possiede rinunzia di pi quando rigetta quel che avrebbe voluto possedere. Pensiamo a quel ricco che triste si allontan dal Signore. Venuto per chiedere un consiglio [di salvezza], lo aveva chiamato Maestro buono [e] Dio; quando il Signore gli ebbe dato quel consiglio, egli lo abbandon, quasi fosse un 5 maestro cattivo . Mentre costui se ne andava rattristato, i discepoli pensarono che per i ricchi non ci fosse speranza di salvezza, avendo anche ascoltato essere pi facile che un cammello passi per la cruna 6 di un ago che un ricco entri nel Regno dei cieli . Quando per ebbero udito che per la misericordia di Dio anche i ricchi possono entrare nel Regno dei cieli, i discepoli continuando il discorso dissero: Ecco, noi 7 abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito: cosa ne avremo? E il Signore in risposta: Sederete sui 8 dodici troni e giudicherete le dodici trib d'Israele . Anche agli altri discepoli che per seguirlo avrebbero abbandonato tutti i propri averi il Signore promise un gran premio: essi avrebbero provato profondo conforto nell'ascoltare la promessa, viva gioia nel conseguimento del premio. Egli disse che quanti per seguirlo avessero lasciato tutto quello che possedevano in questo mondo avrebbero ricevuto il centuplo in 9 questo mondo e la vita eterna nell'altro mondo . Se volessimo esporre minuziosamente queste cose, dovremmo trattenerci a lungo e saremmo distolti dall'argomento che ci siamo proposti. Tuttavia, per quanto riguarda il tema assunto, vogliate, carissimi, notare per ora come i primi poveri [della Chiesa] lasciarono effettivamente tutto, seguirono Dio e divennero apostoli. Essi lasciarono poche cose, ma la ricompensa [che ricevettero] fu pari a quella di coloro che lasciano grandi patrimoni. E notate una cosa davvero sorprendente: quel ricco ascoltando dalla bocca del Signore che per seguire Dio occorre lasciare 10 tutto, se ne and in preda alla tristezza (pur avendolo ascoltato dalle labbra stesse del Signore !); al presente ci sono persone che, senza aver visto direttamente il Signore, ascoltano dal Vangelo le stesse parole e fanno quanto quel tale non riusc a fare. In esse si avvera la parola: Beati coloro che credono 11 senza vedere . 4. Ci si chiede perch mai il Signore abbia scelto dapprincipio persone plebee, gente povera, inesperta e 12 priva di cultura, pur avendo dinanzi ai propri occhi una cos grande moltitudine di ricchi . Paragonati allo sterminato numero dei poveri, i ricchi sono certo una minoranza, ma nella loro categoria essi sono molti, come sono anche molti i nobili, i dotti e i sapienti. Alla loro salvezza il Signore avrebbe provveduto in seguito: non si infatti disinteressato di loro, tant' vero da tutti questi ceti di persone c' stato chi venuto alla fede. Pertanto la scelta del Signore un mistero e l'Apostolo lo descrive cos: Dio ha scelto i deboli di questo mondo per confondere i forti; ha scelto gli ignoranti per confondere i sapienti; Dio ha scelto la gente spregevole e coloro che non esistono (cio coloro che passano incalcolati) come se 13 esistessero, per ridurre al nulla coloro che esistono . In effetti, egli era venuto per insegnarci l'umilt e abbattere la superbia. Dio era venuto nell'umilt, ed essendo venuto cos umile, non poteva in alcun

modo accordare la preferenza agli altolocati. Eccolo dunque nascere da una donna sposata con un 14 artigiano : non si scelse una nascita fastosa, perch la gente nobile di questo mondo non abbia ad inorgoglirsi. Nemmeno per nascere si scelse una citt di importanza primaria, ma nacque a Betlemme di 15 Giudea , un paese che di citt non meritava neppure il nome. Tant' vero che gli stessi suoi abitanti anche oggi la chiamano " villaggio ". infatti un paese assai piccolo e insignificante, quasi una nullit, se a dargli lustro non ci fosse stata la nascita di Cristo. Venne dunque a noi non Uno che avrebbe attinto la sua dignit dal luogo in cui nacque, ma Uno per il quale il luogo stesso della sua nascita diventato 16 celebre . Questo vale per tutti gli altri particolari della vita del nostro Signore Ges Cristo, che, a ricordarli minuziosamente, si richiederebbe molto tempo. Egli dunque scelse persone deboli, povere, ignoranti e prive di titoli nobiliari; e lo fece non perch si sia disinteressato dei forti, dei ricchi, dei sapienti e dei nobili ma perch costoro non pensassero di essere stati scelti a motivo della loro dignit, della loro ricchezza e della nobilt della loro famiglia : cose che avrebbero potuto pensare se fossero stati scelti per primi. In questa maniera per, inorgogliti delle proprie risorse, non avrebbero accolto la salvezza, che frutto di umilt. Senza l'umilt infatti non si pu in alcun modo pervenire a quella vita dalla quale non ci esclude se non la superbia. E qui viene da pensare a un medico che cura la malattia per via di contrari. Chi freddo lo tratta con rimedi caldi, chi caldo con rimedi freddi, chi risecchito con rimedi umidi, chi bagnato con rimedi asciutti. Se dunque vediamo che nell'arte della medicina il malato viene guarito con rimedi contrari, non c' da stupirsi se Dio, per guarire noi da quella malattia che la superbia umana, abbia scelto il rimedio dell'umilt. Maggiore potenza salvifica dimostra il Signore quando conquista un professore servendosi di un pescatore che non quando raggiunge il pescatore mediante un professore. Fu certamente un retore il martire Cipriano, ma prima di lui c'era stato un apostolo, che era pescatore. In epoca pi recente son diventati cristiani gli stessi imperatori, ma questo perch prima i pescatori avevano predicato il Cristo. assolutamente vero che Dio ha confuso i forti scegliendosi i deboli 17 del mondo : li ha confusi, ovviamente, per risanarli; li ha abbattuti per innalzarli. Questo ha fatto affinch si manifestassero a noi le cose che abbiamo conosciuto ai nostri tempi e sulle quali non dobbiamo tacere, e cos dalle cose stesse ci appare manifesto quel dato di fede, che Dio ha scelto i deboli 18 del mondo per confondere i forti . Ai nostri giorni infatti, ecco un duce vittorioso viene a Roma, dove c' il tempio dell'imperatore e la tomba del pescatore. Ebbene, quel comandante in capo, divenuto credente e cristiano, per ottenere la salute dal Signore non si reca al tempio superbo dell'imperatore ma va alla tomba del pescatore. In tal modo, imitando quell'umile pescatore, sar guardato con benevolenza dal 19 Signore, e da lui otterr , almeno in parte, ci che non avrebbe potuto meritare presentandosi come condottiero superbo. 5. Ma perch vi ho detto queste cose? Perch stavo richiamando alla vostra mente quel modo di presentare Cristo nella sua divinit, cio prima dell'Incarnazione. Questo aspetto della sua personalit riempie di meraviglia e di stupore quanti ne sentono parlare, ma conosciuto da pochi, poich son pochi quelli che riescono a capirlo. Son coloro che bussano in modo da essere pienamente investiti dal fulgore di quella luce eterna e indescrivibile, ed essi ricordando quel che hanno conosciuto escono nelle parole: In 20 principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio, e il Verbo era Dio , ecc. Per comprendere il significato di queste parole, forse voi sareste ricorsi a noi, ma avreste fatto una fatica sprecata; e noi, per evitarvela, vi abbiamo detto che potete comprenderle solo mediante l'ispirazione di Colui ad opera del quale un pescatore illetterato riusc a pronunziarle. Di per s questo pescatore non era certo in grado di conoscere cose come questa: non aveva n l'ingegno n la cultura per penetrarle con l'acume della mente. In nessun modo egli avrebbe potuto trascendere tutto il nostro mondo aereo e tutte le potenze dell'etere. Mai avrebbe potuto raggiungere la conoscenza della natura degli astri, delle potenze e dominazioni celesti, o degli angeli o di tutte quelle creature spirituali collocate nella pi sublime altezza: creature che mai caddero in peccato ma sono rimaste sempre nella visione della Verit immutabile. Tanto meno [questo pescatore] avrebbe potuto trascendere il mondo dello spirito e pervenire a quella realt che 21 occhio non vide, orecchio non ud e non entr nel cuore dell'uomo . Come sar infatti la parola del Padre? Come sar il [suo] Verbo? Forse che prima lo si pensa e poi risuona sulle labbra? Certo no. Se infatti lo si pensato prima, trascorso del tempo; se risuonato all'esterno, si comunicato attraverso l'aria. Non cos il Verbo di Dio: esso una parola che permane fissa, una parola che sempre si 22 proferisce e mai si sottrae ; anzi, non nemmeno una parola che si proferisce, perch non si abbia a supporre in essa una qualche estensione corporea. In che modo poi lo si possa definire, non c' nessuno che possa dirlo con parole umane. Con riverente piet lo si crede Verbo generato, per cui egli, in quanto Figlio di Dio, il solo che pu parlare di s e definire se stesso. Al contrario, colui al quale egli rivolge la parola, se anche pu capirlo, non certo in grado di parlare di lui. Orbene, una cosa come questa un pescatore in qual modo pot vederla se non perch il Figlio di Dio volle rivelargliela? Quel pescatore vide tutto ci attingendolo alla fonte da cui gli fu dato di bere. E qual quella fonte? Andiamo con la mente alla Cena del Signore, e forse troveremo quale sia stata la fonte da cui il pescatore bevve tutto questo. A mensa con il Signore erano adagiati tutti i discepoli, ma del solo Giovanni scritto nel Vangelo che era 23 solito poggiare il capo sul petto del Signore . Cosa c' quindi di strano se quanto egli diceva della divinit del Verbo lo aveva bevuto al petto del Signore? Non poteva infatti il Padrone della mensa (che

era anche il padrone dei commensali) permettere che quel discepolo attingesse dalla mensa quanto gli riempiva lo stomaco e dal suo petto non attingesse quanto gli riempiva la mente. Ed effettivamente egli fece proprio cos: dall'abbondanza del suo petto cib e sazi il discepolo, e questi cos saziato, cominci a rimettere e il suo vomito il vangelo. Con gli occhi della fede avete visto il pescatore seduto a mensa; ascoltate ora come restituisce il cibo. In principio era il Verbo - dice - e il Verbo era presso Dio, e il Verbo 24 era Dio. Egli era in principio presso Dio . Sentendo parlare di verbo, tu non ci facevi caso: di parole 25 infatti se ne sentono tante ogni giorno! Non sottovalutare per questo Verbo, perch il Verbo era Dio . " Ma come potr comprendere Dio e il Verbo? ". Ti doni di berlo colui che sazi il pescatore! In attesa di ci, ascolta quanto costui riversa su di te e credi alla parola di quest'uomo sazio [di Dio], affinch anche tu, salendo per i gradini della fede, possa alla fine saziarti della vivificante comprensione [della verit]. 6. Dirai: " E allora? Dovr senz'altro credere che il Verbo di Dio il Figlio di Dio ". S, l'unico Figlio di Dio. Non due verbi ma un unico Verbo, anche se nella Scrittura trovi che due sono i Verbi, cio le parole di 26 Dio. Esempio: i due precetti concernenti il duplice oggetto della carit , ovvero le parole della 27 e un'altra agli empi ricompensa finale, quando il Signore dir una cosa ai fedeli posti alla sua destra posti alla sinistra. Infatti non dir le stesse parole ai fedeli e agli empi. Il narratore, adeguandosi alla nostre capacit e ai nostri meriti, le presenta a noi come due parole distinte; ed effettivamente, presso di noi sono distinte, ma lass un qualcosa... Al riguardo vorrei presentarvi, se ci riesco, un paragone preso da oggetti corporei, che per ben s'adatta all'intelligenza di persone immature. Vorrei, se ci riesco, sottolinearvi come una e sempre uguale la luce, del fuoco o delle stelle o della luna o del sole; eppure se la si guarda con occhi diversi (ad esempio, uno la guarda con occhi puri e sani, un altro con occhi malati e cisposi), essa diversa: per l'uno una luce gradevole, per l'altro una luce molesta e intollerabile. Quanto all'occhio sano procurava godimento, se colpisce un occhio ferito produce dolore. Ecco dunque: luce gradevole e luce molesta. Che si sia divisa e diversificata? No! La cosa dipende dalle diverse condizioni di chi la guarda. Prestatemi attenzione, fratelli; e dalle cose piccole elevatevi alla 28 conoscenza delle cose grandi . Non diversamente infatti la Parola (=Verbo) di Dio una, ma nel donarsi partecipa di s quel tanto che ciascuno merita. Ad alcuni dice: Venite, benedetti del Padre mio; possedete 29 il Regno che vi stato preparato dall'origine del mondo ; ad altri dice: Andate nel fuoco eterno, 30 31 preparato per il diavolo e per i suoi angeli . Cosa c' di pi diverso che quel Venite nel Regno e 32 quell'Andate nel fuoco eterno ? dunque molteplice la Parola [di Dio]? No. Essa unica, ma son diversi i meriti delle persone che l'ascoltano. Ascoltate il Profeta, che nei salmi ci dice questa stessa cosa: Dio ha 33 parlato una volta, io ho udito queste due cose . Grosso problema, ma voi, se avete capito quel che io vi ho detto, non dovreste rimanerne turbati. Dio ha parlato una volta, e tu hai ascoltato due cose? Egli ha parlato una volta in rapporto al suo Verbo, che unico; tu, allora, come hai potuto ascoltare due cose? 34 Continua [il salmo]: Poich tua la potenza e tua, Signore, la misericordia . La potenza con la quale punisci, la misericordia con cui salvi. E ascolta anche come prosegue. Dice: Tu infatti ripaghi ciascuno 35 secondo le sue opere . 7. O Verbo unico, Verbo soave! Che egli ci ispiri l'amore per lui! Ed egli ce lo ispira mediante lo Spirito Santo. Cos infatti la Trinit: il Padre genera, il Figlio generato, lo Spirito spira la carit; il generante, il generato, il soffio che spira. Ecco la Trinit: dolcissima, altissima, ineffabile, infinitamente superiore a tutte le creature da lei suscitate, rese perfette e collocate nel loro ordine. Eppure questa Trinit, che trascende totalmente ogni cosa, vuol essere amata, desidera cuori che la amino. Naturalmente, questo " desidera " detto bene se lo si intende nel senso di " essa fa desiderare ", come quando dello Spirito si 36 dice che gode (in quanto esso fa godere) e di Dio si dice: Il Signore vostro Dio vi mette alla prova per 37 sapere se lo amate . Che significa infatti per sapere se non " per far sapere a voi "? Or dunque, Dio nutre i cuori di coloro che lo desiderano, che lo amano con purit, che lo amano disinteressatamente, non trovando nulla che pi di lui meriti d'essere amato. Che se, viceversa, troveranno qualcosa che gli sia preferibile, prendano pure questo " qualcosa " come loro ricompensa; ma se non troveranno nulla, preghino per ottenere la ricompensa che egli d. Ma supponiamo che il tuo Creatore, di fronte al quale nulla c' di pi prezioso, non voglia darti se stesso come premio. In tal caso tu dovresti gemere senza tregua, mai per pensare d'andargli a chiedere altre cose. Se il tuo Creatore, di fronte al quale non c' nulla di pi prezioso, non volesse darti se stesso... Ma ci sar consentito di dire sul suo conto parole come queste? Oh, certo che ci consentito per il semplice fatto che noi siamo bambini, ci consentito perch, se noi volessimo dire qualcosa di adeguato nei suoi riguardi, non dovremmo dire assolutamente niente. Insomma, se il tuo Creatore - come prima avevo cominciato a dire - si rifiutasse di darsi a te, tu dovresti gemere per sempre, mai per andargli a chiedere qualche cosa che non sia lui. Invece egli ti d se stesso, e tu vai in cerca d'altro... Egli in qualche modo ti chiede di amarlo, dal momento che tu non lo ami. Guarda quanto sei misero, e non pensare che lo sia lui! Ed ecco che egli va in cerca di cuori che lo amino con sincerit, cuori che con slancio di devozione sappiano trascendere l'universo creato e la sua mutabilit. Ci conseguiranno se saranno umili, poich le alture sono superate [solo] da chi non alto. Se dunque tu vuoi innalzarti al di sopra di tutte le creature e pervenire a quella meta, del tutto diversa, di cui hai inteso l'annuncio dalla bocca del Pescatore, sii umile, chiedilo con sentimenti di piet. Quando ti

sarai elevato al di sopra di ogni creatura, corporea e spirituale, giungerai alla contemplazione della Trinit, e berrai alla stessa fonte da cui bevve l'Evangelista. Pervenuto a tal meta, potrai irridere tutti gli schernitori, che con insulse contestazioni si sollevano fumo dinanzi agli occhi per non vedere la verit. Dopo che in un primo momento li avrai sbeffeggiati, alla fine forse ti verr da piangere su di loro. 8. Al presente vi basti, fratelli, quanto vi abbiamo accennato. Per comprendere pi a fondo la cosa, bussate alla porta di Lui. Nessuno in base la suo pensiero carnale abbia a dire: " Come poteva, il Verbo, 38 essere presso Dio e insieme nel seno della Vergine, da cui volle nascere? Che forse lo stesso Verbo discese fra noi in modo che, quando venne a trovarsi nel grembo della Vergine Maria, si allontan dal Padre? Se non si allontan dal Padre, come poteva essere quaggi fra noi? Che forse una sua met rimase con il Padre e l'altra scese nel grembo della Madre? O magari rimase con il Padre la parte maggiore di lui, mentre una piccola parte (un pezzettino!) scese nel grembo della Vergine? ". Non permetterti di tagliare a pezzi il tuo Dio! Cerca piuttosto di unificare in lui la discorde frammentariet dei tuoi pensieri, e non sminuzzare Dio in base ai tuoi pensieri. Che egli ti raccolga in unit; e non pretendere di intaccare tu la sua unit. Dirai: " Ma come potr comprendere tutto questo? Non ci capisco niente, non ne sono in grado. Egli sarebbe nello stesso tempo e presso il Padre e nel grembo della Vergine. Chi potr mai comprendere una cosa come questa? ". Ricorda per che quanto stai ascoltando riguarda Dio, mentre tu, abituato a pensieri carnali, ti costruisci un qualcosa che corporeo; e quindi sei costretto a smembrarlo in parti, non riuscendo a trovarlo dappertutto nella sua totalit. Cos, se pensi alla terra: una sua parte qui e un'altra l fuori, nella piazza. Non la stessa parte. Ma ci accade perch si tratta della terra, cio di un corpo; e per questo alcune sue parti sono grandi, mentre altre sono piccole. Cos se si divide l'acqua: una sua parte tocca questa spiaggia, un'altra parte tocca un'altra spiaggia. Non la stessa acqua quella che qui e quella che l; e sebbene si presenti come un tutt'uno l'acqua che si spande nei vari luoghi, tuttavia non la stessa parte di acqua che sta ovunque, ma una parte sta qui e un'altra sta l. Cos dell'aria e del suo espandersi: una cosa l'aria diffusa in questa basilica, un'altra quella che in quell'altro luogo. L'aria dovunque la stessa, ma di quest'aria qui ce n' una parte, l un'altra. Non la stessa e identica massa di aria quella che l e quella che qui, n quella che qui e quella che l. Cos per le zone celesti. Ne vediamo alcune quando volgiamo lo sguardo ad oriente, altre ne vediamo quando ci giriamo ad occidente. Non possibile che la stessa identica zona si trovi ovunque. Sebbene a noi sembri che il cielo, nelle sue varie zone, si trovi tutto in tutte le parti, nondimeno nella sua totalit il cielo non dappertutto, ma una sua zona qui e un'altra altrove. Orbene, quando voi pensate a Dio, non pensatelo in questa maniera, cio con categorie materiali. O che non potete davvero pensare a cose diverse da queste? Ecco, vi dar un esempio da cui, forse, l'argomento che trattiamo possa penetrare nella vostra mente, o carissimi, che mi ascoltate con attenzione. 9. Tu vorresti dividere in parti il Verbo di Dio, e ti pare impossibile credere che egli sia tutto presso il Padre e tutto nel seno della Vergine Maria. Io voglio dirti qualcosa di pi, e cio che egli tutto intero dovunque tu voglia pensarlo, sebbene non dovunque abbia assunto l'umanit, con la quale diventato l'unico uomo-Dio. Non ammetto divisioni: contntati di capire quel tanto che puoi. Tu dunque vorresti dividere il Verbo di Dio? Ebbene, ascolta la parola di un uomo! Ovviamente, ti sembra impossibile che il Verbo di Dio potesse essere in Maria e presso il Padre a meno che non lo si fosse suddiviso in parti, delle quali l'una sarebbe stata qui e l'altra l. Or ecco che voi ascoltate da noi la parola o, meglio, ascoltate da noi le parole. Ponete attenzione al nostro parlare poich migliore l'esemplificazione tratta dalla parola che uno solo rivolge a voi, che siete parecchi, anzich dalle parole che scambiate tra di voi, essendo queste dello stesso genere. Voi infatti parlate a pochi, mentre noi parliamo a molti; eppure, quello che diciamo, lo ascoltano tutti, e tutti lo ascoltano per intero. Se per saziarvi io vi servissi un cibo materiale, voi dovreste spartirvelo tra voi, e per mangiarlo uno dovrebbe prenderne una porzione e un altro un'altra. Pur nutrendovi tutti con lo stesso identico cibo, non tutti ne prendereste la stessa razione, ma quel tutto che era stato posto sulla tavola voi ve lo dovreste dividere in pi parti secondo le vostre esigenze, e uno prenderebbe questa porzione e un altro quella. Lo stesso cibo sarebbe nella bocca di tutti ma non sarebbe su tutte le bocche il cibo tutto intero. Non c' dubbio che succederebbe cos. Ora, quel che accadrebbe del cibo materiale quando lo portate alla bocca, lo stesso delle nostre voci e delle nostre parole: sono come un cibo che noi imbandiamo ai vostri orecchi e che tutto intero vi raggiunge tutti. O che forse, mentre io parlo, uno si appropria di una sillaba e un altro di un'altra? O uno di una parola e un altro di un'altra? Se fosse cos, per poter giungere a tutti almeno una parola dovrei dire tante parole quante sono le persone che mi vedo dinanzi. Invece la cosa facilitata: io proferisco pi parole di quante non siano le persone presenti, e tutto il mio dire arriva a tutti. Ora io dico: una parola umana per arrivare a tutti gli uditori non ha bisogno di essere divisa in sillabe, e il Verbo di Dio perch sia dappertutto lo si dovr tagliuzzare in pezzetti? Ma che davvero, fratelli, oseremo mettere sullo stesso piano le nostre parole, che risuonano e svaniscono, e quel Verbo che rimane eternamente immutabile? O che io, dicendovi quel che vi ho detto, ho inteso fare un simile avvicinamento? Tutt'altro! Io ho voluto soltanto richiamare in qualche modo alla vostra attenzione alcune cose per le quali Dio stesso, attraverso realt corporali, possa elevarvi a credere in quelle realt spirituali che ancora non vedete. E ora passiamo a cose pi elevate di quanto non lo siano le nostre parole, le quali risuonano e svaniscono. Pensa alle cose spirituali, pensa alla giustizia! Ecco, alla

giustizia rivolge il pensiero un uomo che sta dalle nostre parti, in occidente, e la pensa anche un uomo che sta in oriente. Come possibile che l'uno e l'altro pensino a tutta intera la giustizia? Come possibile che la veda tutta intera l'uno e tutta intera l'altro? Vive infatti da giusto colui che vede la giustizia e si comporta in conformit con essa; la vede dentro, e fuori ne compie le opere. Ma come fa a vederla nel suo intimo se dinanzi a lui non c' niente da vedere? Se al contrario essa gli dinanzi, siccome costui si trova in una parte del mondo, forse che a vederla laggi non potr giungere il pensiero dell'altro? In effetti tu, che stai qui, con la mente vedi la stessa cosa che vede quell'altro, lontano da te le mille miglia: la stessa verit brilla tutta intera agli occhi tuoi e a quelli dell'altro. Vedi dunque che le cose divine e incorporee sono tutte intere ovunque, e credi che il Verbo era tutto intero presso il Padre e tutto intero nel grembo di Maria. Lo credi infatti di colui che il Verbo di Dio, il quale Dio presso Dio. 10. [3]. Ascolta ora un'altra descrizione, un altro modo di presentare Cristo, quando di lui parla la Scrittura. Quanto detto fin qui lo diceva di lui prima che si incarnasse. Di questo secondo modo come ne 39 parla? Dice: Il Verbo si fatto carne e ha posto la sua dimora in mezza a noi . Prima aveva detto: In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio, e il Verbo era Dio. Egli era in principio presso Dio. Tutte 40 le cose sono state create per mezzo di lui, e senza di lui nulla stato creato . Se non avesse parlato dell'umanit assunta dal Verbo, sarebbe stato inutile quanto a noi detto della sua divinit. infatti perch io possa vederlo che Dio interviene cos; perch io sia purificato, e in tal modo riesca a fissare su di lui lo sguardo, che Dio stesso viene in aiuto alla mia debolezza. Egli si fa uomo prendendo la natura umana dalla nostra stessa umanit, e sedendo sul somarello del nostro corpo viene da colui che giaceva ferito ai 41 margini della strada . In questa maniera, cio con il sacramento della sua incarnazione, egli conferma e nutre la nostra poca fede, e rischiara la nostra mente affinch, attraverso l'umanit che egli assunse, giunga a vedere la divinit, che egli mai depose. Egli infatti cominci ad esistere come uomo, ma come Dio mai cess di esistere. Quando dunque Giovanni dice che il Verbo si fatto carne e ha preso dimora in 42 mezzo a noi , lo dice del nostro Signore Ges Cristo in quanto nostro mediatore, in quanto capo della Chiesa. Cos infatti egli Dio e uomo, uomo e Dio. 11 [4]. Udite ora come questa duplice realt sia presentata in quel notissimo testo dell'apostolo Paolo. 43 Egli dice: Esistendo nella natura divina non consider usurpazione l'essere uguale a Dio . quanto dice 44 Giovanni: In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio, e il Verbo era Dio . Come avrebbe potuto 45 affermare l'Apostolo che egli non consider usurpazione l'essere uguale a Dio se non fosse stato per davvero uguale a Dio? Ma se il Padre Dio mentre il Verbo non lo , come pu il Verbo essergli uguale? 46 Quanto dunque dice Giovanni, che cio il Verbo era Dio , dice anche Paolo con le parole: Non consider 47 una usurpazione l'essere uguale a Dio . E dove l'uno dice: Il Verbo si fatto carne e ha preso dimora in 48 49 mezzo a noi , l'altro concorda: Ma svuot se stesso prendendo la forma dello schiavo . Badate bene! 50 Per il fatto che si incarnato, per il fatto che il Verbo si fatto carne e ha preso dimora in mezza a noi , 51 per questo egli svuot se stesso prendendo la forma dello schiavo . Cos' mai questo svuotarsi? Senza perdere la divinit si rivest dell'umanit, e cos apparve agli occhi degli uomini come non era prima che diventasse uomo. Apparendo in questa forma, egli svuot se stesso, cio, pur conservando la gloria della divinit, present [a noi] il rivestimento di carne della sua umanit. Egli dunque prese la forma dello 52 schiavo , e con questo svuot se stesso. Quanto alla forma divina, egli non la prese in un determinato tempo, e difatti Paolo, parlando della forma divina, non dice: " La prese " ma: Esistendo nella forma divina. Quando invece giunge a parlare della forma dello schiavo dice: Prendendo la forma dello schiavo. 53 In tal modo egli nostro mediatore e capo della Chiesa , colui ad opera del quale siamo riconciliati con 54 Dio : cosa che otteniamo per il mistero della sua umiliazione, cio della sua passione, e poi per la sua resurrezione, ascensione e il giudizio futuro. In questo giudizio si udranno due parole, pur avendo Dio 55 parlato una volta sola . Quando si udranno le due parole? Quando egli render a ciascuno secondo le 56 sue opere . 12 [5]. Ritenendo questa verit, non stupitevi se c' della gente che solleva questioni e difficolt, le quali, 57 al dire dell'Apostolo, serpeggiano come cancrena . Mettete un riparo alla vostre orecchie e conservate la verginit della vostra mente, come si addice a persone che l'amico dello sposo ha fidanzato con un solo 58 uomo per essere presentate a Cristo come vergine casta . In effetti, se la verginit del corpo prerogativa di pochi nella Chiesa, la verginit della mente dev'essere conservata da tutti. Ora questa verginit che il serpente vuol contaminare, secondo quello che scrive l'Apostolo: Io vi ho fidanzati a un solo uomo, per presentarvi a Cristo come vergine casta. Temo per che come il serpente sedusse Eva con 59 la sua astuzia, cos i vostri sensi si depravino perdendo la castit che in Cristo . Parla di vostri sensi intendendo " le vostre menti ". La parola " menti" pi appropriata poich col nome di " sensi " si intendono anche i sensi del corpo: la vista, l'udito, l'odorato, il gusto e il tatto, mentre l'Apostolo temeva che si guastassero le menti, dove risiede l'integrit della fede. Ebbene, o anima, conserva ora la tua verginit, che in seguito diverr feconda per l'amplesso del tuo Sposo. Collocate una siepe di spini (son 60 parole della Scrittura !) dinanzi ai vostri orecchi! Gli attacchi degli ariani hanno turbato, vero, alcuni

fratelli deboli nella fede, ma per la misericordia del Signore la fede cattolica ha sbaragliato gli eretici. Il Verbo infatti non ha abbandonato la sua Chiesa, anche se ha permesso che fosse turbata per ricordarle che sempre deve supplicare Colui che le dona stabilit sulla solida pietra. Ma il serpente continua a brontolare e non si rassegna a tacere. Promettendo una non so quale scienza, cerca di scacciare dal paradiso della Chiesa coloro che non vorrebbe far rientrare in quel paradiso dal quale l'uomo fu espulso 61 alle origini del mondo . 13 [6]. Statemi attenti, miei fratelli! Quel che accade nel paradiso accade ora nella Chiesa. Nessuno vi inganni allontanandovi dall'attuale paradiso: ci basti l'essere stati cacciati via quella volta, e, fatta quella triste esperienza, ravvediamoci! sempre lo stesso serpente che ci spinge all'empiet. Egli ci assicura 62 l'impunit, come la promise quella volta dicendo: Non morirete in alcun modo , nonostante che Dio 63 avesse detto: Morirete sicuramente . Perch i cristiani di oggi vivano nel peccato, egli insinua pi o meno la stessa cosa e dice: " Possibile che Dio condanni alla perdizione tutti gli uomini? " In realt Dio dice: " I peccatori io li condanner; perdoner soltanto quelli che cambieranno vita. Cmbino pure vita e io ritirer i castighi che ho minacciati ". Or ecco avvicinarsi il serpente: mormorando e contestando dice:" 64 Ma via! La Scrittura afferma: Il Padre pi grande di me , e tu osi dire che egli uguale al Padre "! Accetto le cose che dici, e le accetto tutt'e due, poich tutt'e due trovo nella Scrittura. Perch tu ne accetti una soltanto, e ti rifiuti di accettare l'altra, pur avendole lette tutt'e due, come faccio io? S, il Padre pi grande di me. Io lo ammetto, prendendolo non da te ma dal Vangelo; ma tu ammetti che egli 65 uguale a Dio prendendolo dall'Apostolo . Metti insieme le due verit: esse debbono senz'altro combaciare, poich colui che ha parlato nel Vangelo per bocca di Giovanni ha parlato per bocca di Paolo nella sua lettera. Non pu, lo stesso autore, essere in disaccordo con se stesso; ma tu, smanioso come sei d'attacar brighe, non vuoi capire l'armonia della Scrittura e dici: " Ma io lo dimostro dal Vangelo: Il 66 ". Ti replico: " Anch'io dal Vangelo ti cito le parole: Io e il Padre siamo una Padre pi grande di me 67 cosa sola ". " Ma come possono essere vere le due parole? ". "Non ricordi cosa c'insegna l'Apostolo? Ascolta! Io e il Padre siamo una cosa sola lo stesso che Egli esistendo nella natura divina non consider 68 69 una usurpazione l'essere uguale a Dio . Ascolta ancora! Il Padre pi grande di me corrisponde a Egli 70 svuot se stesso prendendo la natura dello schiavo . Ecco, io ti ho mostrato in che senso il Padre maggiore; tu mostrami come il Verbo uguale al Padre, poich nella Scrittura leggiamo tutt'e due le cose. Or dunque, egli minore del Padre in quanto Figlio dell'uomo, uguale al Padre in quanto Figlio 71 72 di Dio, poich il Verbo era Dio . Il [nostro] Mediatore Dio e uomo : Dio uguale al Padre, uomo minore del Padre. Certo, egli uguale e minore: uguale nella natura divina, minore nella forma dello 73 schiavo . Ma tu, [ariano], come puoi ritenerlo uguale? O che per caso sia uguale per una sua parte e minore per un'altra? In effetti, se escludi l'incarnazione, non hai alcun modo di mostrarmelo uguale e minore. Voglio vedere come riuscirai a mostrarmelo. 14 [7]. Quanto a voi, notate come la stolta loro empiet sia a livello carnale, conforme alla parola della 74 Scrittura: La sapienza della carne conduce alla morte . Io, da parte mia, voglio ancora essere neutrale e per il momento non parlo dell'incarnazione di nostro Signore, unico Figlio di Dio. Supponendo non ancora accaduto quello che invece accaduto, mi metto a considerare insieme con te le parole: In principio era il 75 Verbo, e il Verbo era presso Dio, e il Verbo era Dio . Insieme con te considero anche le altre: Egli, pur 76 essendo di natura divina, non consider una usurpazione l'essere uguale a Dio . Mostrami dove, secondo questi testi, egli sia minore. Che dirai? Comincerai a smembrare Dio in base a delle [sue] qualit, cio in base a note corporali o fisiche per le quali qui lo penseremmo diverso da come lo pensiamo l? Parlando in modo materiale, potrei esprimermi anche cos, ma se le cose stiano cos perch voi cos le concepiate, lo vedr Dio. Pertanto, come gi avevo cominciato a dire, vieni pure tu, [eretico], a mostrarmi come prima dell'incarnazione, prima cio che il Verbo si facesse uomo e dimorasse in mezzo a 77 noi , ci sia stato un minore e un uguale. Forse che Dio questa cosa e quest'altra, per cui il Figlio da un lato minore del Padre e da un altro gli uguale? Potremo per caso dire che [Padre e Figlio] sono una specie di corpi ed per questo che tu mi vieni a dire: " [Il Figlio] uguale in lunghezza ma minore quanto a forza "? Spesso infatti ci si presentano due corpi che sono fra loro uguali per la dimensione della lunghezza, mentre per la forza uno ne ha di meno e un altro di pi. Li immagineremo dunque in questa maniera? Penseremo che Dio Padre e il suo Figlio siano corpi? Dio allontani pensieri di questo genere dal cuore dei cristiani! Il Verbo era tutto intero presso il Padre, tutto intero nella carne, tutto intero al di sopra degli angeli. Ma tu la penserai diversamente e oserai dire: " S, sono uguali quanto a forza e ad estensione, ma solo disuguali per il colore ". Ma dov' il colore se non nei corpi? Lass invece c' solo luce di sapienza. Mostrami il colore della sapienza, il colore della giustizia! Se queste realt non hanno colore, oserai parlare di colori che si troverebbero in Dio? Ammesso che tu stesso sia in grado di colorarti di rossore! 15 [8]. Cosa dunque verrai a raccontarmi? Che il Padre e il Figlio sono uguali nella potenza ma il Figlio inferiore nella sapienza? Ma Dio sarebbe ingiusto se a uno che ha meno sapienza desse un'uguale

potenza. Se sono uguali nella sapienza ma il Figlio ha meno potenza, Dio sarebbe invidioso, poich a uno che gli uguale in sapienza ha conferito un potere pi limitato. Ma in Dio, tutto ci che si predica di lui sempre e in tutto la stessa realt. In lui infatti la potenza non differisce dalla sapienza, n la fortezza dalla giustizia o dalla castit. Parlando di Dio, qualsiasi prerogativa gli attribuisci, non devi intenderla come diversa dalle altre; anzi, nessuna di esse adeguata [alla sua natura] poich tutte sono propriet dell'anima umana: quell'anima che la luce di Dio inonda, per dir cos, e riveste delle caratteristiche proprie di ciascuna. come quando sui corpi si leva la nostra luce visibile. Se viene a mancare, tutti i corpi hanno lo stesso colore o, meglio, non hanno alcun colore; se invece la si reca in un luogo, essa illumina i corpi e, pur essendo sempre identica in se stessa, conferisce ai vari corpi una lucentezza diversa, secondo le propriet di ciascuno. Ci vale anche per le virt sopra ricordate: le quali sono propriet dell'anima rischiarata da quella luce che nessuno rischiara e modellata da quella luce a cui nessuno d forma. 16 [9]. Eppure noi diciamo queste cose, fratelli, in riferimento a Dio, non trovando nulla di meglio da dire nei suoi riguardi. Ecco, io dico che Dio giusto perch, tra le parole umane, non ne trovo un'altra migliore; in realt per egli al di sopra della giustizia. vero che nelle Scritture si dice: Il Signore 78 giusto e ama la giustizia , ma a un certo punto vi si dice anche che Dio si pente, che Dio non sa questo 79 o quello . Chi non rimarr esterrefatto? Un Dio che non sa, un Dio che si pente! Ebbene, se la Scrittura si abbassa fino ad usare parole dinanzi alle quali tu resti sconvolto, lo fa con un intento salutare, e cio perch tu, ascoltando parole di esaltazione, non creda che siano adeguate alla sua grandezza. Fa' conto che tu voglia pensare, nei riguardi di Dio, che egli si penta di qualcosa come succede all'uomo nel suo umano sentire. Qualsiasi altro, che comprende le cose di Dio meglio di te, verrebbe sicuramente a rimproverarti, spiegandoti insieme che, se nelle Scritture trovi affermazioni di questo genere, non sono dette per indicare che in Dio si trovano passioni come quelle che provi tu quando con il cuore addolorato 80 disapprovi i tuoi propositi e le tue azioni . Quando gli uomini fanno cose come queste, si dice che lo fanno pentiti, qualora recedono dal proposito precedente; quanto a Dio invece, siccome i suoi decreti 81 sono stabili in eterno , se si dice che si pente, lo si dice figuratamente, per indicare che egli agisce in maniera diversa da quella che gli uomini si sarebbero attesi. Identica risposta se tu volessi chiedere: " Ma insomma cosa potr dire che convenga a Dio? ". Qualcuno forse ti risponder dicendo che egli giusto, mentre un altro, comprendendo la cosa a pi a fondo, ti dir che anche questa denominazione rimane al di sotto della sua infinita elevatezza: lo si predica di lui in maniera inadeguata, che peraltro non sconveniente se si tien conto della capacit nostra umana. Ma quell'interlocutore, per dimostrare la sua 82 affermazione, ricorrer alla Scrittura, dove si legge che il Signore giusto . Gli si risponde, e con ragione, che nella stessa Scrittura, di Dio si dice che si pente. E come questo pentirsi non lo si prende nel 83 senso consueto del parlare umano , cio come si pentono gli uomini, cos quando si dice che Dio giusto, devi intenderlo come non rispondente appieno alla sua infinita maest; e se la Scrittura usa questa espressione ( e fa bene ad usarla), perch la nostra mente attraverso parole, sia pur approssimative, sia gradatamente condotta alla comprensione di ci che ineffabile. Parlando dunque di Dio, di' pure che giusto, ma intendi un qualcosa che oltrepassa la giustizia che di solito attribuisci all'uomo. Quanto poi alla Scrittura, se vi si dice che Dio giusto, ricorda anche che di lui si dice che si 84 pente e che non sa : cose che tu mai ti permetteresti di dire. Ebbene, come ritieni che queste affermazioni che ti fanno inorridire sono state scritte in vista della tua limitatezza, cos ritieni che anche le altre, quelle che tu ammiri per la loro sublimit, sono state scritte in vista della limitatezza che in qualche misura permane anche negli uomini pi progrediti (. Che se poi qualcuno riuscir a trascendere questi limiti e a farsi di Dio dei concetti adeguati (per quanto dato all'uomo mortale!), cerchi di trovare quel silenzio che merita d'essere lodato con la voce inesprimibile del cuore. 17 [10]. In conclusione, fratelli, in Dio la potenza lo stesso che la giustizia; e cos qualunque cosa vorrai affermare di lui, sempre la stessa cosa, che tu per in nessun modo riuscirai ad esprimere adeguatamente. Pertanto non ti sar lecito dire che il Figlio uguale al Padre per la giustizia mentre non uguale per la potenza, o che egli uguale per la potenza ma non per la scienza, poich chi uguale per una prerogativa, qualunque essa sia, uguale in tutte le altre, in quanto tutti gli attributi che predichi di Dio sono in lui un'unica realt e si equivalgono. Questo sufficiente perch tu capisca che non puoi asserire in che modo il Figlio sia uguale al Padre senza introdurre delle differenziazioni nella stessa sostanza divina; ma se tu ve le introdurrai, la verit stessa ti caccer fuori casa e non ti sar concesso 85 d'entrare in quel santuario dov'ella splende di fulgidissima luce . Non essendo dunque Dio divisibile in parti, mai ti sar lecito dire che il Figlio per una parte uguale al Padre mentre per un'altra gli disuguale. Non essendo in Dio le qualit, mai ti sar lecito dire che per una qualit gli uguale, ma per un'altra inferiore. Nell'ambito della divinit non puoi affermare che il Figlio uguale al Padre se non lo intendi uguale sotto ogni aspetto. Ma, allora, come farai a dirlo inferiore se non riferendoti alla forma 86 dello schiavo che egli ha assunta ? S, fratelli, abbiate sempre in mente questa avvertenza: se attingerete dalle Scritture la norma da seguire, la luce stessa [della verit] vi mostrer con chiarezza tutte le cose. E quindi, se troverete che del Figlio si dice che uguale al Padre, prendete le parole come

riferite alla natura divina; se altrove si dice che minore, ritenete che minore per la natura dello 87 schiavo da lui assunta. Conforme a quanto detto in un luogo: Io sono colui che sono , e in un altro: Io 88 sono il Dio di Abramo, il Dio di Isacco e il Dio di Giacobbe , ritenete dunque e quello che egli nella sua natura [divina] e quello che diventato nella sua misericordia. 18. Non vi sorprenda dunque il fatto che secondo questa diversa accezione siano state dette dal Signore le parole riportate nel Vangelo e quelle del salmo che or ora abbiamo cantato. Lasciate che ve le spieghiamo e inculchiamo con una testimonianza ancora pi esplicita. Nel Vangelo si dice: Dal Padre mio 89 e Padre vostro, dal Dio mio e Dio vostro. Non vi turbino le parole: Dal Padre mio e Padre vostro . Nei riguardi del Figlio, il Padre sempre padre: non essendoci interruzione nel generare il Figlio, non c' momento in cui il Padre non padre. Quanto a noi, il Padre ci padre in maniera diversa, cio per la misericordia dell'adozione. Il Verbo generato, noi siamo stati adottati. Dio lo ha generato prima del 90 lucifero : che voi non dovete prendere come una stella ma, se lo si chiama lucifero, date alla parola un senso traslato e intendetela di " uno che reca la luce ". Non che sia egli stesso la luce ma, essendo illuminato dalla luce, pu illuminare. In questo senso anche di quell'arcangelo che non rimase nella 91 92 verit stato detto che sorgeva come il lucifero , ma non rimase nella luce. Allo stesso modo di ogni anima che viene illuminata, per potere a sua volta illuminare, si dice che un " lucifero " (= portatore di luce); mentre se si sottrae alla luce che la illumina, diviene tenebra. Ecco perch l'evangelista Giovanni, parlando di nostro Signore, dice: Egli era la luce vera; e come se qualcuno gli chiedesse: " Ma cos' 93 questa luce vera "?, risponde: Quella che illumina ogni uomo . Dunque non una luce che viene 94 illuminata, ma luce che illumina. Di Giovanni Battista al contrario si dice che egli non era la luce . Ma 95 quale luce non era Giovanni? Quella che illumina senza essere illuminata. Era infatti, Giovanni, una 96 luce che veniva illuminata da colui dalla cui pienezza egli aveva attinto ; e per questo il Signore, 97 parlando di lui, diceva: E voi avete voluto esultare per un po' di tempo alla sua luce . Non diversamente 98 diceva ai suoi discepoli: Voi siete la luce del mondo . Erano luce del mondo perch erano stati 99 illuminati; ma una cosa la luce vera che illumina ogni uomo , un'altra cosa la luce creata che dalla prima riceve l'illuminazione. Ebbene, luce vera che illumina il nostro Signore Ges Cristo; luce creata che dall'altra riceve illuminazione sono Giovanni, gli apostoli, tutte le anime sante e i beatissimi spiriti celesti che diventano " portatori di luce ", attingendo la luce da altri. Pertanto l'espressione: Prima del 100 lucifero io ti ho generato equivale a: " Prima di ogni creatura "; e " Prima di ogni creatura " deve intendersi di tutte le creature, anche quelle pi elevate, cio quelle spirituali e intellettuali, che diffondono luce perch sono state illuminate. Concludendo dunque, fratelli, riteniamo che nel nostro Signore Ges Cristo son vere tutt'e due le cose: che egli per la sua divinit uguale al Padre, mentre minore del Padre per essersi fatto uomo. E - come avevo cominciato a dirvi - non scandalizziamoci se egli parla di 101 Padre mio e Padre vostro . Dio infatti da sempre Padre del suo Figlio unigenito, che nato da lui da sempre e quindi prima del lucifero, cio prima di ogni creatura che diventa luce perch illuminata. Ma tutta l'espressione: Padre mio e Padre vostro vera, poich ad opera del Figlio anche noi abbiamo 102 ricevuto il dono d'essere figli di Dio. Egli ci ha dato il potere di diventare figli di Dio . questa l'adozione a voi, carissimi, ben nota, di cui parla l'Apostolo quando dice che noi aspettiamo l'adozione, 103 , e ancora: Dio ha mandato il suo Figlio, nato da donna, nato sotto cio la redenzione del nostro corpo 104 la legge, per redimere coloro che erano sotto la legge e noi ottenessimo l'adozione a figli . Molto appropriatamente dunque [il Signore] prima parl di Padre mio, come di Padre esclusivamente suo, e poi 105 di Padre vostro. Ma come pu dire Dio mio e Dio vostro ? Se al riguardo tenete presente la regola [della fede], cosa avete da aspettarvi da me? " Egli Padre mio da sempre, Dio mio da quando mi sono fatto uomo ". Ascolta il salmo che stato letto: Su di te io sono stato riposto fin dal grembo materno; dal 106 seno di mia madre tu sei il mio Dio . Penso che sia stato detto abbastanza anche riguardo al modo, secondo il quale il nostro Signore Ges Cristo, nostro Salvatore, Capo della Chiesa e nostro Mediatore ad 107 opera del quale otteniamo la riconciliazione con Dio , viene presentato dalle Scritture come Dio e come uomo. 19 [11]. La terza accezione [del nome di Cristo] si ha quando si parla del Cristo totale considerata anche la Chiesa, quando cio si parla del capo e del corpo. Infatti il capo e il corpo sono l'unico Cristo: il che non vuol dire che Cristo capo senza il corpo una persona incompleta ma che egli si degnato di essere una realt completa anche insieme con noi, lui che anche senza di noi completo dall'eternit. Egli certamente completo come Verbo, Figlio unigenito uguale al Padre, ma lo anche insieme con l'umanit che ha assunta e con la quale Dio e uomo. In effetti, fratelli, come potremmo noi essere il corpo di Cristo se egli non fosse, insieme con noi, un unico Cristo? Ma troveremo noi [nella Scrittura] passi in cui si insegna che l'unico Cristo capo e corpo, cio un corpo unito al suo capo, una sposa unita al suo sposo? Eccolo in Isaia. Ivi parla un singolo individuo: parla sempre la stessa identica persona, ma osservate cosa dice: Come uno sposo egli mi ha fasciato con il turbante e come una sposa mi ha coperto 108 . Parla di una sola persona e la dice sposo e sposa: sposo, riferendosi al capo; sposa, di monili riferendosi al corpo. Sembrerebbero due; in realt sono uno solo. Se fosse diversamente, come

potremmo noi essere membra di Cristo, secondo l'esplicita affermazione dell'Apostolo: Voi siete il corpo di 109 Cristo e le sue membra ? Se siamo membra di Cristo, siamo anche suo corpo, e lo siamo tutti insieme. Non solo quanti siamo presenti in questo luogo ma anche quanti sono sparsi per tutta la terra; n 110 soltanto quanti viviamo nel nostro tempo ma (cosa dir?) quanti da Abele, il giusto , vivranno sino alla fine del mondo, quando gli uomini cesseranno di generare e di essere generati. Tutti i giusti che hanno attraversato il mare di questa vita, coloro che vi si trovano al presente (non mi riferisco a luoghi ma alla vita!), coloro che nasceranno in avvenire, tutti insieme si forma l'unico corpo di Cristo, e ciascuno ne un 111 membro . Se dunque tutti insieme noi formiamo un corpo del quale ciascuno un membro, dev'esserci ovviamente un capo a cui appartenga questo corpo. Lo dice l'Apostolo: Egli il capo del corpo che la 112 Chiesa, egli che il primogenito e detiene la supremazia [in tutte le cose]. E siccome del medesimo 113 Cristo dice ancora [Paolo] che capo di tutte le dominazioni e le potenze , ecco che la nostra Chiesa, adesso pellegrina sulla terra, viene a congiungersi con la Chiesa celeste, dove saremo concittadini degli angeli. Quella di divenire, dopo la resurrezione del corpo, uguali agli angeli, sarebbe stata una spudorata 114 ambizione se la verit in persona non ce lo avesse assicurato : Saranno uguali agli angeli di Dio . Si 115 , alla quale volle appartenere anche il Figlio, avr in tal modo un'unica Chiesa, la citt del grande Re prendendo un corpo da coloro che erano estranei e pellegrini. Egli si fece loro re, e li rese fecondi [nella giustizia], richiamando chi se ne era allontanato. Prefigurazione di questo mistero quella Sion di cui sta scritto: Madre Sion, dir l'uomo; egli si fatto uomo in essa ed egli, l'Altissimo, ne ha posto le 116 fondamenta . E cio: quello stesso che si fatto uomo in essa, diventando umilissimo fra tutti, lo stesso che, essendo l'Altissimo, ne ha posto le fondamenta. Infatti tutte le cose sono state fatte per 117 mezzo di lui e senza di lui nulla stato fatto . Orbene, un corpo mutilato, a cui cio manchi il capo, non pu dirsi completo. Perch lo si ammiri, un capo dev'essere unito al corpo. Cos di Cristo: egli una unit insieme con il corpo, che egli assunse per condiscendenza, non per necessit. Siamo infatti noi ad avere bisogno dei beni di Dio; Dio non ha bisogno dei beni nostri. Ascoltatelo dal profeta: Ho detto al 118 Signore: Tu sei il mio Dio poich non hai bisogno dei miei beni . 20 [12]. Nelle Scritture dunque Cristo a volte presentato in modo che lo si ritenga come il Verbo uguale al Padre, altre volte invece devi intenderlo come uomo-mediatore. Cos quando di lui si dice che il Verbo 119 , o quando del Figlio unigenito ad opera del quale sono state si fatto carne per abitare in mezzo a noi 120 fatte tutte le cose , si dice che non ritenne una usurpazione l'essere uguale a Dio ma svuot se stesso 121 prendendo la forma dello schiavo [e] divenendo obbediente fino alla morte di croce . Altre volte invece te lo presenta in modo che tu intenda Cristo capo e corpo, come quando l'Apostolo espone in maniera 122 . lucidissima le parole della Genesi, riguardanti il marito e la moglie: I due saranno una sola carne Badate bene alla spiegazione che egli ne d, perch non pensiate che noi osiamo insegnarvi qualcosa in base a nostre supposizioni. Riportate le parole: I due saranno una sola carne, egli aggiunge: questo un 123 grande mistero ; e perch nessuno pensasse che egli stesse ancora parlando di marito e di moglie nell'unione naturale dei due sessi, cio del consueto rapporto matrimoniale, aggiunge: Questo io dico in 124 riferimento a Cristo ed alla Chiesa . Come riferite a Cristo e alla Chiesa debbono dunque intendersi le 125 parole: I due saranno una sola carne, sicch non sono pi due ma una sola carne . Ora come lo sposo 126 suppone la sposa, cos il capo suppone il corpo, poich capo della donna l'uomo . Sia dunque che io vi parli di capo e di corpo, sia che vi parli di sposo e di sposa, voi intendetemi nel senso di unit. Che se 127 l'apostolo Paolo, in quel tempo ancora Saulo, si sent dire: Saulo, Saulo, perch mi perseguiti? , il motivo fu l'unione esistente tra il capo e il corpo. Quando pi tardi Paolo, diventato annunziatore di Cristo, stava soffrendo i mali che da persecutore aveva arrecato agli altri, ebbe infatti a dire: Affinch io 128 completi nella mia carne ci che manca ai patimenti di Cristo . Con ci mostrava che le sofferenze da lui sopportate rientravano nei patimenti stessi di Cristo. La qual cosa non pu intendersi riferita a Cristo in quanto capo: essendo in cielo, egli non pu in alcun modo soffrire. La si deve quindi riferire al suo 129 corpo, cio alla Chiesa : il quale corpo , insieme al suo capo, l'unico Cristo. 21 [13]. Dimostrate dunque nei fatti d'essere un corpo degno di tale capo, una sposa degna di tale sposo. Un capo come lui non pu avere un corpo che non sia degno di lui, n uno sposo come lui una sposa che non sia degna di lui. Dice Paolo: Per farsi comparire dinanzi una Chiesa coperta di gloria, che 130 non ha n macchia n ruga o cose del genere . Ecco com' la sposa di Cristo: non ha n macchia n ruga. Vuoi non avere macchie? Fa' quel che dice la Scrittura: Lavatevi, purificatevi, togliete ogni sorta di 131 male dai vostri cuori . Vuoi non avere rughe? Distenditi sulla croce. Non basta infatti che tu venga lavato, ma, per essere senza macchia n ruga, devi anche stenderti. Nel [santo] lavacro ti vengono tolti i peccati; quando poi sei steso s'accende in te il desiderio dell'eternit, per donarti la quale Cristo fu crocifisso. Ascolta [cosa dice] Paolo, ormai lavato [nel battesimo]: Egli ci ha salvati non per le opere di 132 . Ascoltalo giustizia compiute da noi ma per la sua misericordia mediante un lavacro di rigenerazione ancora mentre disteso. Dice: Dimenticando le cose passate, proteso verso quelle che ho davanti, con 133 grande tensione proseguo il cammino verso la palma della vocazione avuta da Dio in Cristo Ges . Ben

a ragione dunque Paolo, consapevole d'essere senza macchia di perversit e senza ruga di doppiezza , 135 da buon amico dello Sposo e a lui fedele, gli consegna la vergine casta e la presenta a lui, suo unico 136 137 sposo , senza macchia o ruga . Non infatti senza motivo che viene ricordata la profezia di Isaia 138 [che ci indirizza] " presso la via del lavandaio ". 22. Cose come queste hanno tutte, fratelli, un risvolto sacramentale. Pertanto le numerose affermazioni della Scrittura che suonano come assurde e prive di senso sono, s, celate [al nostro intelletto], ma non ne segue che, per essere a noi celate, esse siano vuote di contenuto. Dio mette sotto chiave il recipiente 139 pieno e cerca persone che vadano a bussare perch egli possa aprire . Naturalmente tu devi soppesare la cosa; devi cio - permettetemi la battuta - fare ci che fanno i bambini quando comprano le noci. Per non essere imbrogliati, pesano con la mano la merce e se trovano che pesante, acquistano con maggiore tranquillit quello che ancora nascosto ai loro occhi. Quando dunque nei libri della Scrittura cos santi, cos famosi, cos noti in tutto il mondo, cos diffusi nell'intero universo abitato - tu incontri delle espressioni incomprensibili, sggiane il peso e troverai che, da quando le cose sono state annunziate fino ai nostri giorni, nelle vicende umane non accaduto nient'altro che quello ivi predetto. Grande davvero quindi il peso della loro autorit! Ebbene, a norma di tale autorevolezza tu valuta le varie sentenze scritturistiche. Ecco, ad esempio, che la tua mente si mette a ragionare sulle parole: E i due saranno una 140 sola carne . Essa forse stava gi prendendole in senso dispregiativo e si diceva fra s e s: "Ma cos' questa roba? Sar proprio vero che Dio si preoccupi d'insegnarci come debbano unirsi l'uomo e la donna e per questo dice: I due saranno una sola carne? ". Non buttar via tali parole! Tu sei un bambino: controlla il peso! Risponde: " E come potr farlo? ". Di' a te stesso: " Effettivamente, parole come queste saprebbe dirle qualsiasi idiota; non c' bisogno di uno che, bene o male, chiamato uomo di Dio. Quanto poi a Mos, che l'autore delle parole, si sa che aveva uno spirito di levatura, quanto meno, normale ". E nota ancora che non senza un perch questi scritti si son divulgati in tutto il mondo e in tutto il mondo riscuotono onore religioso da parte dei credenti. " Se non ci fosse stato un qualche motivo particolare, Mos non avrebbe detto che i due saranno una sola carne. In queste parole ci dev'essere un non so che di notevole: un qualcosa che lascia sgomenta la ragione umana e, sotto qualche aspetto almeno, le rimane nascosto. Non sono, comunque, parole vuote ". Se dialoghi con te stesso in questa maniera, sei uno che sta pensando. E, se avrai pensato bene, avrai anche riscontrato che si tratta di una cosa importante, che tu vuoi conservare con [grande] sicurezza. Ma forse tu sei un bambino a cui mancano le forze per aprire l'involucro. Ad ogni modo, conservalo e rallegrati, consapevole che hai in mano un recipiente colmo. Non ti mancher qualcuno capace di aprirtelo e darti da mangiare. Egli replica: " E chi me lo potr aprire? ". Ma certo che ci sar qualcuno in grado di aprirtelo! Esprimiamoci come se stessimo trattando con un bambino: Consegnalo a quel tale, padre veramente tenero, che diceva: Vi dico queste 141 cose non per farvi arrossire ma per ammonirvi come figli miei carissimi . Come vedi, un apostolo, e quindi, almeno in qualche modo, certamente anche un padre. Egli ti apre il recipiente che tu tieni chiuso in mano, quello che tu hai pesato e di questo suo peso ti sei accorto. Non temere! Egli te lo aprir, poich ha per te l'amore di padre, che gli fa dire: Anche se aveste molti pedagoghi in Cristo, non per questo per avreste molti padri, poich sono stato io colui che vi ha generati in Cristo Ges mediante il 142 Vangelo . Egli ha anche l'amore di madre, per cui pu dire: In mezzo a voi io mi son fatto piccino come 143 quando una nutrice si prende cura dei suoi figli . Non parla di " madre " poich a volte capita che delle madri, o perch troppo gracili o perch prive di affetto verso i propri figli, dopo averli partoriti, li affidano ad altre persone perch vengano allattati. D'altra parte, se avesse detto solamente: Come una nutrice che si prende cura e non avesse aggiunto: Dei suoi figli, avrebbe lasciato intendere che egli aveva ricevuto, per nutrirli, i figli messi al mondo da un'altra persona. Egli pertanto si d il nome di nutrice perch nutriva, e precisa che erano figli suoi perch egli di persona li aveva partoriti, tanto che poteva 144 dire: Figliolini miei, che io partorisco di nuovo finch Cristo non sar formato in voi . Ovviamente egli li partorisce nel modo che fa la Chiesa, prestando cio il grembo ma non il seme; tuttavia egli ne il padre o anche la madre, per cui tu puoi chiamarlo col nome che ti pare senza provocarne le ire. In effetti egli volle essere l'una e l'altra cosa per l'affetto del cuore, mentre non era n l'una n l'altra per motivi di sesso. Ebbene, a questo padre, o madre, d quell'oggetto che tieni chiuso in mano, quell'oggetto cos pesante, di cos notevole autorit: fattelo aprire da lui! la Genesi il libro in cui trovi scritte quelle 145 parole . Non pu trattarsi di cosa insignificante; ci dev'essere racchiuso qualcosa di serio. Non ti sembra che abbia voluto dirti qualcosa colui che ti parlava di sacramento? " Ma s che lo avverto! cos grande il suo peso; tuttavia per me, almeno finora, un recipiente chiuso ". Ti dice: [Che sia 146 sacramento] io te lo dico in riferimento a Cristo ed alla Chiesa . Eccoti il cibo: sziatene, tu che non hai buttato via il recipiente quand'era chiuso. Viceversa, colui che quand'era chiuso l'avesse trascurato o gettato via, in nessun modo potrebbe giungere a trarne il nutrimento. 23. Una cosa me ne fa venire in mente un'altra. Vi ho ricordato le noci, e, come pare, abbiamo ricollegato assai bene la cosa con l'argomento del presente discorso, nel quale abbiamo voluto trattare di misteri a noi nascosti. Non fu, dunque, per caso che Giacobbe prese tre rami di colore diverso e li pose nell'acqua da cui bevevano le pecore mentre si accoppiavano. Non volle prenderli da una sola pianta ma da piante

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diverse . Per ottenere l'effetto che egli si prefiggeva, i rami potevano benissimo essere di una medesima pianta; n c'era alcun bisogno che fossero di tre piante. Le piante potevano essere di pi o di meno: bastava collocare nell'acqua tre rami d'albero diversi per colore. Che significa dunque il fatto che egli vi colloc tre rami, presi da tre piante diverse? Non ci si inculca un qualche mistero, che rimane nascosto alla nostra mente? Tenter io di squarciare l'involucro e di mostrarvene il contenuto, per quanto mi consentono le forze che il Signore si degna di accordarmi. Giacobbe stava pascolando le pecore del suocero, e con lui aveva stipulato un patto per cui sarebbe stato suo ogni nato dalle pecore o dalle capre 148 che avesse presentato chiazze di diverso colore: rientrava nel compenso a lui dovuto come pastore . Ora Giacobbe si procurava questo compenso ricorrendo a quei rami di diverso colore: posando su di essi lo sguardo al momento di concepire, le pecore, per la voglia che accendeva in loro una tale vista, 149 . Orbene, nei nati di quel gregge, differenti per colorazione, si procreavano figli variamente colorati raffigurava la diversit delle genti. Quegli animali infatti erano di una stessa tinta, eppure concepivano e partorivano figli di colori diversi. Analogamente, i primi predicatori del Vangelo provenivano tutti dal giudaismo, ma perch fosse generata [nella fede] la moltitudine delle genti occorreva che essi 150 concepissero e partorissero figli [fra loro] diversi. Essi sono l'eredit di Giacobbe , quel Giacobbe che era figura di Cristo, come era anche figura di quel popolo minore, del quale fu detto: Il maggiore sar 151 servo del minore . Quanto a voi, santi fratelli, ricorderete certamente che io vi ho gi parlato di Esa e Giacobbe, al quale nella benedizione che ricevette dal padre fu anche detto: Ti serviranno tutte le 152 genti . Rientravano dunque nell'eredit di Giacobbe i popoli pagani, cos diversi fra loro; ma, se non fossero venuti dal giudaismo i predicatori [del Vangelo], per cui animali di una stessa categoria potessero concepire bevendo l'acqua colorata da quei rami, non avrebbero partorito fedeli nel cos diversificato mondo pagano. 24. Ma come pot quella greggia concepire genti cos diverse? Lo pot fare senza dubbio per quei tre rami. Erano infatti nel tempo della riproduzione gli animali quando Giacobbe fece assumere ai rami colori diversificati, cio quando egli ne stacc la corteccia con incisioni distanziate e, fatto questo, li colloc nell'acqua. Bevendo da tali acque le pecore ne avrebbero riportato voglie diverse, che sarebbero poi 153 comparse nei diversi colori della prole . Questo risultato, ovviamente, si sarebbe potuto conseguire con qualsiasi numero e genere di rami; ma il mistero del popolo cristiano, che sarebbe sorto in epoca posteriore, non era conosciuto dal popolo giudaico, se si escludono pochi santi profeti e pochi dottori della legge. I quali ultimi poi ne furono invidiosi, tanto che il Signore diceva loro: Guai a voi, che avete in mano 154 le chiavi del Regno dei cieli, ma non vi entrate voi n permettete agli altri di entrarvi . Gli stessi legisperiti sono raffigurati nella parabola dei vignaioli che, non volendo consegnare quanto dovevano, 155 . Non avrebbero detto cose come dissero: Costui l'erede; venite, uccidiamolo, e l'eredit sar nostra queste, se non avessero avuto una qualche conoscenza del Cristo, ma la sua divinit, per la quale egli uguale al Padre, rimaneva loro nascosta. Se infatti lo avessero conosciuto, mai avrebbero crocifisso il 156 Signore della gloria . Ma non di fra mezzo a loro scelse i predicatori, che avrebbe inviati nel mondo, 157 colui che scelse i deboli del mondo per confondere i forti , e per questo si potesse dire: Dov' il sapiente?, dove il dottore in legge?, dove l'investigatore di questo mondo? Non ha forse Dio reso stolta la 158 sapienza di questo mondo? Di conseguenza il mistero che rimase celato ad essi stato rivelato a 159 persone incolte ed inesperte , e mediante il battesimo di Cristo stato consegnato alle nazioni, anche le pi diverse. Fu per questo che le greggi [di Giacobbe] per l'influsso dei tre rami immersi nell'acqua concepirono figli variamente colorati. Ci fu infatti un tempo in cui si predicava Dio Padre, ma restava sconosciuta l'incarnazione del Figlio. Questa veniva annunziata frequentemente nelle profezie, ma era compresa da pochissime persone: per questo la moltitudine delle genti nella loro diversit non era ancora partorita. La cosa, viceversa, si realizz quando da quei tre rami bevvero quelle pecore, cio quei primi israeliti dai quali son nate, nella loro diversit, le genti che rientrano nella sorte di Giacobbe, cio nella eredit di Cristo. Di questi israeliti dice l'Apostolo: Anch'io infatti sono un israelita, dalla stirpe di Abramo, 160 dalla trib di Beniamino . Come lui, erano israeliti Pietro, Andrea, Giovanni e Giacomo, e gli altri apostoli e tutti quei primi araldi [del vangelo] di Cristo dei quali dice l'Apostolo che ad essi son debitori tutti i gentili. Egli si esprime cos: Se dei loro beni spirituali son diventate partecipi [tutte] le genti, queste 161 debbono somministrare ad essi i beni materiali . Or dunque, quegli israeliti, appartenendo tutti ad uno stesso popolo, erano in un certo qual modo un gregge monocolore; essi per bevvero - sia lecito dire cos - il mistero dell'incarnazione del Signore, e pertanto, proprio in virt del mistero dell'incarnazione del Signore, poterono generare al Vangelo genti cos diverse, come diverse nella colorazione erano le pecore [di Giacobbe]. 25. Ma come si pu vedere in quei tre rami il mistero dell'incarnazione del Signore? Osserviamo di quali 162 piante fossero quei rami. Uno era di noce, un altro di platano e un altro di storace . Cos reca la Scrittura. A noi quindi il compito di interrogare la nostra fede per conoscere cosa insegna sull'incarnazione del Signore. Noi infatti crediamo che egli nacque dalla Vergine Maria per opera dello 163 . Orbene, il Signore che nasce dice relazione al ramo di noce, poich, come non Spirito Santo

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possibile giungere a mangiare la noce senza rompere il guscio legnoso, cos il nostro Signore Ges Cristo non potrebbe assumerci se noi non giungessimo al suo corpo mediante il legno della croce. una cosa talmente risaputa che voi con la mente avete prevenuto la mia voce : voi stessi, dico, con la vostra voce avete chiaramente espresso ci che io avevo cominciato a dire ma non avevo ancora specificato. Orbene, chi vi ha condotti a questo cibo, chi ve l'ha fatto comprendere cos rapidamente, se non colui che fu 164 sospeso all'albero [della croce] ? Senza la croce del Signore infatti non sareste cristiani e, se non foste cristiani, non avreste accolto con tanta celerit e gusto questa dottrina. Quanto al ramo di platano, a che cosa si riferisce? Ecco, noi affermiamo che Cristo nacque dallo Spirito Santo; e io personalmente sono dell'avviso che si faccia bene a mettere il ramo di platano in relazione con lo Spirito Santo. Se infatti consideriamo l'ultimo dei tre rami, cio quello di storace, non v' dubbio che esso, per il soavissimo profumo che emana, sta ad indicare l'incorrotta verginit di Maria. In effetti, se la nascita del Signore circondata dalla nota di fragranza e di profumo dolcissimo che l'han resa celebre ci dipende dall'essere egli nato da una vergine. Pi difficile la comprensione del ramo di platano, spiegare cio come esso riguardi lo Spirito Santo. Se per voi mi sosterrete con le vostre preghiere, il Signore mi assister e, servendosi di me, manifester a voi [il segreto]. Attraverso il mio servizio, umile s ma pieno di zelo per il vostro progresso, egli vi mostrer in che modo nel ramo di platano si debba intendere lo Spirito Santo. Se mi metto a ricercare il motivo per cui [alle altre piante] preferisco il platano, non mi risulta che il platano venga apprezzato per altro motivo che quello d'offrire la sua estesissima ombra a chi vi si voglia riparare dalla calura. Chi conosce la pianta e com'essa fatta, riconosce che io dico la verit. Noi dunque preferiamo il platano e lo desideriamo per la grandezza della sua ombra e per il gradevole refrigerio della frescura che ci offre quando al suo riparo, ci riposiamo dal caldo. Orbene, della Vergine Maria noi sappiamo che doveva concepire il Figlio non nell'ardore della concupiscenza ma nel refrigerio di una castit fedelissimamente custodita e di una verginit incontaminata. Mai ella nutr il desiderio di amplessi maritali, ma concep ad opera della fede. Fu vergine nel diventare madre, vergine nel partorire, vergine nel resto della vita. Lei dunque dallo Spirito Santo ottenne la maternit, e il medesimo Spirito le diede il refrigerio per cui fu esentata dal fuoco di ogni concupiscenza carnale. Per questo motivo lo Spirito Santo fu simboleggiato nel ramo di platano. Parlando cos, potrei anche essere nel falso; ma nel Vangelo trovo un angelo che parla [a Maria] e le dice: Lo Spirito di Dio scender su di te, e la potenza dell'Altissimo ti 165 coprir con la sua ombra . 26. Ecco dunque, carissimi, quanto il Signore, secondo il suo volere, si degna concedermi: egli ce l'accorda non per i nostri meriti ma per la fiducia [che riponiamo in lui]. Ve lo ripetiamo ininterrottamente, n cosa su cui si possa tacere: il frutto della parola di Dio deve riscontrarsi nelle vostre opere. Assai sventurata infatti la terra che, bagnata da copiosa pioggia, non produce frutti o 166 magari genera spine . Dispiacetevi insieme con noi di coloro dei quali piangiamo la sorte. Spesse volte noi veniamo a dirvi che i digiuni indetti per i giorni in cui i pagani celebrano le loro feste dobbiamo praticarli per implorare [la misericordia di] Dio sugli stessi pagani. Ma di fronte alle malaugurate lascivie a cui si abbandona tanta gente, restiamo sgomenti quando anche alcuni fratelli cristiani [vi prendono parte]. Per questi tali vi esortiamo, fratelli, a pregare insieme con noi, affinch, una buona volta, si ravvedano e accettino la correzione. Che cosa mai infatti questo? Male davvero grave e deprecabile! Un cristiano che non sa mettersi sotto i piedi scemenze come queste, divertimenti cos insulsi, a che cosa sapr rinunciare per amore di Cristo? Quale sofferenza sapr tollerare un simile cristiano quando verr una qualche tribolazione a metterlo alla prova? Se lo travolge uno sputo, non lo porter via un fiume in piena? Che io non vi abbia manifestato invano il mio dolore, santi fratelli! Coloro che oggi son qui presenti, mentre ieri non erano qui a digiunare, si dispiacciano perch, nei giorni in cui i pagani celebrano le loro feste, son vissuti anch'essi da pagani, causando a noi tristezza per la loro sorte; e si degnino, una buona volta, di liberare il nostro animo dalla tristezza e il loro dalla malizia del peccato.

1 - Sal 21, 17-19. 2 - Cf. Ef 1, 22-23, 4, 13. 3 - Gv 1, 1-5. 4 - Cf. Mt 4, 21-22 (Mc 1, 19-20). 5 - Cf. Mt 19, 16-22 (Mc 10, 17-22; Lc 18, 18-23). 6 - Cf. Mt 19, 23-26 (Mc 10, 23-27; Lc 18, 24-27).

7 - Mt 19, 27. 8 - Mt 19, 28. 9 - Mc 10, 30 (Mt 19, 29; Lc 18, 30). 10 - Cf. Mt 19, 21-22 (Mc 10, 21-22; Lc 18, 22-23). 11 - Gv 20, 29. 12 - Cf. Mc 9, 13. 13 - 1 Cor 1, 27-28. 14 - Cf. Mt 1, 18 (Lc 1, 27); Mt 13, 55. 15 - Cf. Mt 2, 1 (Lc 2, 11). 16 - Cf. A. Otto, Die Sprichwrter und sprichwrtlichen Redensarten der Rmer, Leipzig 1890, p. 196, n 965; R. Hussler (ed.), Nachtrge zu A. Otto Sprichwrter..., Hildesheim 1968, pp. 37-38, 277. 17 - Cf. 1 Cor 1, 27. 18 - 1 Cor 1, 27. 19 - Cf. Sal 101, 18 (?). 20 - Gv 1, 1. 21 - 1 Cor 2, 9. 22 - Cf. 1 Pt 1, 25. 23 - Cf. Gv 13, 23 (25); 21, 20. 24 - Gv 1, 1-2. 25 - Gv 1, 1. 26 - Cf. Mt 22, 37-40 (Mc 12, 30-31). 27 - Cf. Mt 25, 34 e 41. 28 - Otto, Die Sprichwrter..., pp. 204-205, n 1008; Hussler (ed.), Nachtrge zu A. Otto Sprichwrter..., pp. 59, 109, 181, 277. 29 - Mt 25, 34. 30 - Mt 25, 41. 31 - Mt 25, 34. 32 - Mt 25, 41. 33 - Sal 61, 12. 34 - Sal 61, 12-13.

35 - Sal 61, 13. 36 - Cf. 1 Th 1, 6 (?). 37 - Dt 13, 3. 38 - Cf. Gv 1, 1-2. 39 - Gv 1, 14. 40 - Gv 1, 1-3. 41 - Cf. Lc 10, 30 e 33-34. 42 - Gv 1, 14. 43 - Fil 2, 6. 44 - Gv 1, 1. 45 - Fil 2, 6. 46 - Gv 1, 1. 47 - Fil 2, 6. 48 - Gv 1, 14. 49 - Fil 2, 7. 50 - Gv 1, 14. 51 - Fil 2, 7. 52 - Fil 2, 7.6.7. 53 - Cf. Ef 5, 23. 54 - Cf. Rm 5, 10. 55 - Cf. Sal 61, 12. 56 - Sal 61, 13 (Mt 16, 27; Rm 2, 6). 57 - 2 Tm 2, 17. 58 - Cf. 2 Cor 11, 2; Gv 3, 29. 59 - 2 Cor 11, 2-3. 60 - Sir 28, 28. 61 - Cf. Gn 3, 5. 62 - Gn 3, 4. 63 - Gn 2, 17.

64 - Gv 14, 28. 65 - Cf. Fil 2, 6. 66 - Gv 14, 28. 67 - Gv 10, 30. 68 - Fil 2, 6. 69 - Gv 14, 28. 70 - Fil 2, 7. 71 - Gv 1, 1. 72 - Cf. 1 Tm 2, 5. 73 - Cf. Fil 2, 6-7. 74 - Rm 8, 6. 75 - Gv 1, 1. 76 - Fil 2, 6. 77 - Cf. Gv 1, 14. 78 - Sal 10, 8. 79 - Gn 6, 6-7; 18, 21; 1 Sam 15, 11; Sal 109, 4 (131, 11); etc. 80 - Cf. 1 Sam 15, 29. 81 - Cf. Sal 32, 11. 82 - Sal 10, 8. 83 - Cf. Gn 6, 6-7. 84 - Cf. Sal 10, 8; Gn 6, 6-7; 18, 21; etc. 85 - Cf. Sal 72, 17 (?). 86 - Cf. Fil 2, 7. 87 - Es 3, 14. 88 - Es 3, 6 (15; Mt 22, 32; Mc 12, 26). 89 - Gv 20, 17. 90 - Cf. Sal 109, 3. 91 - Cf. Gv 8, 44. 92 - Is 14, 12 (?).

93 - Gv 1, 9. 94 - Gv 1, 8. 95 - Gv 1, 9. 96 - Cf. Gv 1, 16. 97 - Gv 5, 35. 98 - Mt 5, 14. 99 - Gv 1, 9. 100 - Sal 109, 3. 101 - Gv 20, 17. 102 - Gv 1, 12. 103 - Rm 8, 23. 104 - Gal 4, 4-5. 105 - Gv 20, 17. 106 - Sal 21, 11. 107 - Cf. Ef 5, 23; Rm 5, 10. 108 - Is 61, 10. 109 - 1 Cor 12, 27. 110 - Cf. Mt 23, 35. 111 - Cf. Rm 12, 5. 112 - Col 1, 18. 113 - Col 2, 10. 114 - Lc 20, 36. 115 - Sal 47, 3 (Mt 5, 35). 116 - Sal 86, 5. 117 - Gv 1, 3. 118 - Sal 15, 2. 119 - Gv 1, 14. 120 - Cf. Gv 1, 3. 121 - Fil 2, 6-8.

122 - Ef 5, 31 (Gn 2, 24). 123 - Ef 5, 31-32. 124 - Ef 5, 32. 125 - Mt 19, 5-6. 126 - 1 Cor 11, 3 (Ef 5, 23). 127 - At 9, 4. 128 - Col 1, 24. 129 - Cf. Col 1, 24 (Ef 1, 22-23). 130 - Ef 5, 27. 131 - Is 1, 16. 132 - Tt 3, 5. 133 - Fil 3, 13-14. 134 - Cf. Ef 5, 27. 135 - Cf. Gv 3, 29. 136 - 2 Cor 11, 2. 137 - Cf. Ef 5, 27. 138 - Cf. Is 7, 3. 139 - Cf. Mt 7, 7-8 (Lc 11, 9-10). 140 - Gn 2, 24 (Ef 5, 31). 141 - 1 Cor 4, 14. 142 - 1 Cor 4, 15. 143 - 1 Th 2, 7. 144 - Gal 4, 19. 145 - Cf. Gn 2, 24. 146 - Ef 5, 32. 147 - Cf. Gn 30, 37-38. 148 - Cf. Gn 30, 31-36. 149 - Cf. Gn 30, 38-39. 150 - Ger 10, 16 (Dt 32, 9).

151 - Gn 25, 23 (Rm 9, 12). 152 - Gn 27, 29. 153 - Cf. Gn 30, 37-39. 154 - Lc 11, 52 (Mt 23, 13). 155 - Mc 12, 7 (Mt 21, 38; Lc 20, 14). 156 - 1 Cor 2, 8. 157 - 1 Cor 1, 27. 158 - 1 Cor 1, 20. 159 - Cf. Mt 11, 25 (Lc 10, 21); At 4, 13 (?). 160 - Rm 11, 1. 161 - Rm 15, 27. 162 - Gn 30, 37. 163 - Cf. Symbolum fidei. 164 - Cf. Dt 21, 23 (Gal 3, 13). 165 - Lc 1, 35. 166 - Cf. Mt 13, 19-23 (Mc 4, 15-20; Lc 8, 12-15); Eb. 6, 7-8.

Discorso 374 augm.


DICORSO DI SANT'AGOSTINO PER L'EPIFANIA 1. L'annuale celebrazione di questo giorno esige da noi che vi teniamo l'annuale discorso: lo dobbiamo ai vostri orecchi e ai vostri cuori, e lo dobbiamo (se ci ascolterete con sentimenti di piet) anche al miglioramento della vostra condotta. In effetti, l'intero frutto della nostra vita [cristiana] la giustizia, la ricompensa la vita eterna, e l'inizio della giustizia la fede. Non siamo stati chiamati, infatti, per conseguire beni visibili, n gi al presente possediamo quel che ci stato promesso. Siccome per l'autore della promessa verace, nostro dovere vivere adesso nella speranza, per meritare di vivere nel possesso della realt, consapevoli che Dio ci dar senza alcun dubbio quanto ha promesso. Egli ci dar un premio grande e, se tarda a concederlo, perch il nostro desiderio si dilati e cos noi diventiamo capaci di ricevere un dono tanto prezioso. Non ci dar infatti un bene come quelli del tempo presente: beni perituri, mutevoli, fragili; beni che quando abbondano ci riempiono di timori, quando li perdiamo ci riempiono di tristezza. Cosa pensi che ci dia? Forse qualcosa di terreno? No certo! O forse qualche cosa di stratosferico, come qualcuno dei corpi celesti che vediamo con i nostri occhi? roba da poco anche 1 questa, se la paragoniamo al dono che ci stato promesso e che si possiede dai puri di cuore . Ora, se al presente Dio ti desse in dono l'una o l'altra delle cose temporali, ti chiederebbe degli occhi capaci di vederla; siccome per egli ti dar un qualcosa che, come dice l'Apostolo, occhio non vide, n orecchio 2 ud, n mai entr in cuore di uomo , come pensi che ti voglia preparare a riceverlo? Dice: Beati i puri di 3 cuore perch essi vedranno Dio . S, tutto il nostro premio sar vedere Dio. O che ti sembra un premio da poco vedere il tuo Creatore? Dilata pure la dimensione del tuo desiderio; sii pure ingordo nel desiderare ci che un tanto Signore ti ha promesso : non ti potrebbe dare nulla che valga pi di se stesso. Infatti qualunque cosa creata da Dio vale meno di chi l'ha creata ed a lui inferiore. 2. Qual la pi alta fra le creature di Dio? L'angelo. Qual l'ultima fra tali creature di Dio? Ci che terreno e soggetto alla morte. Visto all'ins, fine del mondo creato quel punto oltre il quale non c' che

Dio; visto all'ingi, fine del mondo creato quel punto dopo il quale non c' che il nulla. Orbene, comincia a contare i doni che hai adesso, quando non hai ancora ricevuto quelli che avrai l dove sei stato chiamato. Comincia! Osserva i beni di questo mondo: la luce, l'aria che ti consente di vivere e senza la quale non vivremmo nemmeno un istante, e poi i frutti della terra, le sorgenti, la stessa salute fisica e tutte le altre cose che si potrebbero elencare ma dobbiamo riassumere in poche parole. Sono doni di Dio; sono regali che ti fa il Signore. Tu per non ritenerli come valori supremi e non desiderarli come tali da 4 colui che ti ha creato a sua immagine . Vedi infatti tu stesso che li hai in comune con gli animali; n riuscirai in alcun modo a trovare da chi li stai ricevendo se escludi il vero Dio, creatore e datore di tutto. Non devi comunque sentirti appagato per il fatto che Dio ti concede queste cose. Alla sua immagine egli riserva qualcosa che non d all'animale. Indaghiamo che cosa sia, e dopo averlo scoperto desideriamolo; e dopo averlo desiderato attendiamolo nella speranza e, per poterlo raggiungere, facciamo quanto ci ha ordinato l'autore della promessa. 3. Lass la ricompensa, qui il lavoro. Colui che promette la ricompensa lo stesso che ci ha impartito l'ordine; colui che anticipatamente ti fa sapere quello che riceverai ti prescrive anche l'opera che devi eseguire. Se ti sta a cuore la ricompensa della fede, non sottrarti al peso del lavoro. Dio ti ricompenser, poich egli veritiero. Quando infatti uno promette e poi non d [quanto ha promesso] per due motivi: o perch bugiardo o perch la cosa gli impossibile. Ora, quale delle due cose possiamo affermare di Dio? Forse che la verit pu mentire? Forse che una qualche cosa impossibile a chi onnipotente? Se dunque egli veritiero e dispone di ci che intende dare, perch dovrebbe ingannarti? Volgi l'anima verso l'alto e spera sicuro: chi ti ha fatto la promessa potente, eterno. Che, per caso, temi che, eseguito da te il lavoro, ci sia qualcuno che succeda a chi ti ha fatto la promessa prima che tu ne riceva [il compenso]? Consideriamo piuttosto quello che ci stato promesso: oltrepassiamo i beni materiali che abbiamo in comune con gli animali, vediamo le propriet dell'uomo per cui superiore all'animale. Voi le conoscete: parlare, ragionare, distinguere il vero dal falso, il giusto dall'ingiusto e, finalmente, conoscere colui dal quale stato creato. 4. Opera grande cercare colui che, quando lo si trova, un grande premio. Orbene, l'uomo differisce dagli animali per la sua eloquenza; o meglio, dagli animali differisce per il dono della parola, da certi uomini per quello dell'eloquenza. Gran dono questo dell'eloquenza, grande privilegio, ma questo privilegio lo hanno anche i cattivi. Non lo abbiamo in comune con gli animali, ma con i cattivi s. Molti, pur avendo l'eloquenza, sono cattivi, anzi della stessa eloquenza si servono per imbrogliare la gente ed accrescere il loro potere temporale. Tutti costoro meritano condanna, ma ci non toglie che siano uomini. Domanda a Dio un bene, di quelli che non possiedi in comune con le bestie ma nemmeno con gli uomini cattivi. Pertanto quel che ho detto dell'eloquenza riferiscilo anche alla ricchezza: la quale non fu data certo agli animali ma soltanto agli uomini. Spetta infatti all'uomo disporre, comandare, governare. Ecco per che le ricchezze le posseggono molti pur essendo cattivi: sono un bene materiale, e lo posseggono tanto i buoni quanto i cattivi; e ne son privi tanto i buoni quanto i cattivi. Cerca qualcosa di pi elevato! Perch temi che, fatta la scelta e venuto a scoprire un bene che non pu essere dato n agli animali n agli uomini cattivi, non te lo possa dare colui che onnipotente e ti ha chiamato sia ad eseguire il lavoro che a ricevere il premio? " Ho trovato un qualcosa... ". Cosa mai pensi di trovare? Anche i cattivi hanno l'intelletto; anche i cattivi hanno la memoria; le ricchezze, come ho detto, le hanno anche i cattivi; anche i cattivi occupano, in questo mondo, posti onorifici ed esercitano il potere. Cosa ti resta da trovare? 5. Ascoltami, di grazia! Non chiedere a Dio se non Dio stesso. Ovviamente, se a qualcuno egli d un bene come questo, con ci egli lo rende anche buono. Non si pu avere in comune con i cattivi una cosa che quando la si riceve, ci separa dai cattivi. Una cosa infatti quel dono con cui puoi fare del bene, un'altra quel dono con cui diventi buono tu stesso. Orbene, all'infuori di Dio, tutte le cose in tanto sono buone in quanto puoi farci del bene; solo Dio un bene che ti rende buono. Hai l'oro? un bene, ma perch tu ci faccia il bene. Hai l'eloquenza? un bene, ma perch tu ci compia il bene. Hai la salute fisica? Servitene in bene. In effetti, molti sono stati richiamati sulla retta via dall'infermit, mentre si sono rovinati per lo star bene. Per molti la malattia stata un arricchimento, per molti la buona salute una disgrazia. La stessa salute fisica, che l'unica ricchezza del povero, se non se ne fa un buon uso diventa dunque nociva. Gran dono l'acume dell'ingegno!, ma anch'esso tale che i buoni possono servirsene in bene, i cattivi in male. Non un bene che ti rende buono. Tutte le deviazioni di tutti gli errori, tutte le sette aberranti e irreligiose hanno avuto per autori uomini di grande ingegno. Non le hanno partorite uomini comuni, ma sono state combinate da uomini d'ingegno. Tutte le scempiaggini del mondo degli spettacoli, sorte per la rovina del genere umano, non sono state inventate se non da uomini d'ingegno. " Tutte cose dannose, tutte cose evidentemente sporche! ". Ecco tu dici che sono delle porcherie. Ma come si fa ad assistere onestamente ad una rappresentazione licenziosa? Riconosci che una sconcezza e contribuisci perch la si possa organizzare! Non saprei chi definire pi disonesto: chi spaccia la disonest o chi la compera. Eppure cose di tal genere sono state inventate e gestite da ingegni molto sottili. Insomma, anche l'ingegno un bene, ma se lo si usa bene. E fin qui ho ricordato beni con i quali puoi fare il bene ma non ci diventi buono. Se ti sar dato di raggiungere quel bene che ti rende buono, sarai in grado

d'usare bene degli altri beni; se non raggiungerai quel bene che ti rende buono, come potrai tu, cattivo come sei, usare bene degli altri beni? Ma qual il bene per cui tu diventi buono? Dio stesso. 6. Ci son cose che si percepiscono con la mente. Non impossibile infatti che, mentre gli occhi hanno oggetti da vedere, la mente non ne abbia. Chi superiore: il corpo o l'anima? Penso che anche i corpi privi d'anima, se lo potessero, risponderebbero che l'anima superiore [al corpo]. Ma ecco uno che non se la sente di dirmi che l'anima superiore al corpo; e io gli pongo questa domanda: " Chi superiore: colui che dirige o colui che diretto? ". Posta cos la domanda, penso che nemmeno gli animali esiterebbero a rispondere che superiore colui che dirige. Ebbene, chi questo direttore? Certamente l'anima: la quale, pertanto, superiore al corpo. Se si assenta l'anima, le finestre del corpo, anche se rimangono aperte, non hanno chi possa guardare attraverso di loro. Stiano pur aperti gli occhi, stiano aperti gli orecchi: se in casa non abita nessuno, a cosa servono le porte spalancate? dunque l'anima che raggiunge alcune cose mediante gli occhi: la luce, i colori, le forme; certe altre mediante gli orecchi: ad esempio le voci e i suoni; certe altre mediante l'olfatto: tali gli odori in genere; certe altre mediante il gusto: ad esempio, i sapori. Mediante il corpo tutto intero l'anima percepisce le cose dure e molli, le cose ruvide e lisce, le cose fredde e calde, le cose leggere e pesanti. Non l'occhio che ascolta, n l'orecchio che vede, mentre l'anima vede mediante l'occhio e ode mediante l'orecchio. Non pu fare l'una e l'altra cosa con ambedue i sensi, ma lei da sola pu fare quel che i due sensi le consentono di fare. Orbene, l'anima da sola non potr fare nulla? Lo pu servendosi del corpo; non lo potr di per se stessa? Con il corpo vede se le cose son bianche o nere: non potr da sola distinguere le cose giuste da quelle ingiuste? Eppure ci son molti che ammettono l'esistenza delle sole cose che si vedono mediante il corpo: essi disonorano la propria anima e sono ingrati a Dio che li ha creati a sua immagine. S, nel nostro intimo c' un inquilino: egli ha altri occhi, ha i suoi occhi. 7. Supponete che io voglia mostrare a qualcuno le pietre preziose o che gli voglia mostrare l'oro e l'argento, vasi artistici, vesti di gran pregio e tutto ci che fra le ricchezze umane ritenuto oggetto di grande valore e di eccezionale bellezza. Supponete per ultimo che io gli voglia mostrare il cielo, 5 intendendo per cielo non un soffitto dorato ma la volta trapunta di stelle, che il soggiorno dei poveri . Per fare questo cosa andrei a cercare? Gli occhi. Ora, se a qualcuno voglio mostrare la giustizia o l'ingiustizia, cosa andr a cercare? A chi potr mostrare cose come queste? Ma forse la cosa che vorrei mostrare non esiste. Questo infatti hanno opinato certuni, e cio che la giustizia nell'ambito della natura non esiste ma la si stabilisce in base ad opinioni [umane]. Ci vorrebbe dire che giusto - o meglio, si chiama giusto - ci che gli uomini decidono che sia giusto in base ad una convenzione sociale, senza che ci sia alcuna realt obiettiva della giustizia. Ma che davvero davvero non c' alcuna obiettivit della giustizia? Noi ci sforziamo di mostrare [come stiano le cose]: ed effettivamente noi dovremmo conoscere pi di ogni altra cosa quella virt che ci nota solo attraverso l'anima. Ebbene, noi che per mostrare quale sia la natura della giustizia dobbiamo fare non pochi sforzi, non dobbiamo farne alcuno per mostrare che esiste l'oro, esiste la terra, esiste il cielo. O che mi ci vuole uno sforzo per mostrare questo? Tutti gli uomini ad alta voce affermano l'esistenza di ci che si pu vedere con gli occhi, mentre molti negano l'esistenza di ci che si pu vedere solamente con l'anima. 8. sorprendente pensare che un'anima come questa non sia malata; sorprendente pensare che essa non abbia gli occhi guasti, se non addirittura spenti. Come curarli? Come guarirli? Inizio della cura la fede. Infatti per vedere ci che non vede, occorre che l'uomo creda che la cosa da vedere esiste, ma lui ancora non in grado di vederla. " Forse mi riesce di vederla. Tu fammela vedere! ". Ma come te la potrei far vedere? Non mi proprio possibile. possibile solo a Colui che la mostra anche a me, per quel tanto mi riesce di vedere. Dal malato che ha gli occhi feriti, o forse del tutto spenti, viene il medico. Il malato non ricorda pi che un tempo era in grado di vedere, o magari non aveva mai avuto la vista da quando era nato; ma il medico cos bravo che riesce a curare ogni sorta di cecit, anche la pi annosa. Egli assicura il malato che c' qualcosa da fargli vedere, se lui si lascer curare. Ma se costui prima di vedere non crede [alle parole del medico], come lo si potr guarire? Dice il medico: " Cose da vedere ci sono, ma tu le vedrai quando avrai sani gli occhi ". E l'altro: " Se io non le vedo, non mi lascio curare! ". Risposta assurda ed insensata: voler prima vedere per poi farsi curare!, quando invece non ha bisogno di cura alcuna colui che in grado di vedere. Ebbene, presta fede al medico per quello che ti far vedere e non opporre resistenza a chi vuol curarti. Dice: " Fammi vedere! ". Che cosa ti far vedere? " Dio ". Ma a chi ho da farlo vedere? Risponde: " A me, se vuoi che io creda. Non creder infatti se non a ci che vedo ". Cosa dunque vuoi che io ti mostri? A chi debbo mostrarlo? Chi colui che te lo deve mostrare? Si deve mostrare Dio; lo si deve mostrare a un uomo. Non c' uomo che possa mostrarlo: da se stesso egli si mostra. Io posso soltanto suggerirti cosa devi fare per meritare di vederlo. 9. Ecco un tale che dice: " Dio non esiste, non esiste assolutamente ". Tutti rimangono esterrefatti. Chi pu dire infatti: " Dio non esiste "? Eppure il salmo non esclude questa affermazione, dicendo: Lo stolto 6 ha detto in cuor suo: Dio non esiste . Siccome un'affermazione che lascia tutti inorriditi, egli la dice in

cuor suo, non la trasmette alla lingua o alla voce. Ma anch'io sono alla ricerca di qualcosa! Egli dice: " Fammi vedere Dio ". Fratello, cerchiamo insieme! Pu darsi infatti che anche io, per quanto mi sforzi, non riesca [nell'impresa], poich probabilmente si richiedono tempo, studio e delle norme. Permettimi tuttavia di rivolgerti anch'io una domanda. Tu mi dici: " Fammi vedere Dio "; io ti dico: " Fammi vedere la tua anima ". Tu mi interroghi su una cosa sommamente alta, io su una cosa piccola; tu mi interroghi su colui dal quale sei lontano, io su colei che ti presente; tu su un essere da ricercarsi, io su colei che deve fare la ricerca. Supponi che io ti dica che tu non hai l'anima: cosa faresti in tal caso? Se infatti si deve credere soltanto a quanto si vede con gli occhi, tu l'anima non ce l'hai. Se non la vedo, io non credo che tu hai l'anima. Mi rispondi: " vero che l'anima non la si pu vedere con gli occhi, ma attraverso le opere che compie se ne pu dedurre l'esistenza. Vedi uno che cammina, odi uno che parla. Tu parli, io rispondo: e dubiti che io abbia l'anima? ". Rimane vero tuttavia che io non ho visto la tua anima ma solo le opere compiute dall'anima. Orbene, se dalle tue opere mi dato conoscere la tua anima, dalle opere di Dio risali alla conoscenza di Dio. L'anima esiste poich essa che fa muovere il corpo, e non esister Dio, che il motore del mondo? Non ti impaurisce l'ordine del creato? Gli esseri della terra sottoposti a quelli del cielo, l'avvicendarsi della notte e del giorno, il succedersi delle stagioni, lo splendore del sole che riempie di luce il giorno, la lucentezza della luna e delle stelle che attenua l'oscurit della notte, i frutti che produce la terra, le sorgenti che ci forniscono l'acqua. Osserva anche gli animali che popolano la terra: nascono dotati di vita. Orbene, sar mai possibile che viva colui che creato e non viva colui che lo crea? Dunque, Dio esiste. Guai a dubitarne! Ma colui che nutre dei dubbi forse ha bisogno di ricercare ancora. Nelle sue ricerche cominci per col credere, poich non credendo non meriter di trovare quello che cerca. 10. Dunque, Dio esiste; e se un problema si pone, pi quello di come onorarlo che non quello della sua esistenza. Che fare dunque? Parliamone un poco. E se il discorso rivolto a dei cristiani, ritengo che sia facile rispondere: Dio va onorato come egli ha comandato di onorarlo. Che se poi questo cristiano viene a chiedermi in che modo Dio abbia comandato di onorarlo, io non gli rispondo con una mia parola ma gli leggo il libro di cui egli in grazia della sua fede riconosce senza dubbio l'autorit. In materia di scritti divinamente ispirati non gli infatti lecito dubitare. Infatti, quale doveva essere il modo di onorarlo, Dio ha voluto indicarlo anche in iscritto; e quello che volle fosse scritto, volle che fosse anche letto pubblicamente; e a questa Scrittura attribu un'autorit cos sublime ed eccelsa che gli autori di tutti gli 7 altri libri restano come posti sotto i suoi piedi . Ci sono stati infatti autori che hanno scritto sugli argomenti che preferivano e ne hanno scritto a loro talento; ma fra i libri scritti da costoro ce n' forse 8 uno che in autorevolezza sia stato posto cos in alto che tutto il mondo gli risponde: " Amen " ? Pu darsi per che noi abbiamo da trattare con uno che non si sente vincolato dalla straordinaria autorit dei nostri libri. Egli viene a contestarmi e mi dice: " Sono stati gli uomini a scrivere queste cose a loro uso e consumo ". Che far in tal caso? Come dimostrare che i libri della Scrittura sono di origine divina? 11. Non calcolando le leggi della natura secondo le quali governato il mondo, gli uomini non restano impressionati dalle opere di Dio se non quando si tratta di fatti e detti miracolosi. Infatti la natura piena di meraviglie, ma tutte queste cose, per quanto meravigliose, a causa della loro frequenza son diventate banali. Ecco allora che un uomo, nato tra gli uomini, l'unico a risorgere da morte. Quest'opera tutti la divulgano come un'opera divina, mentre nessuno si meraviglia di fronte al nascere quotidiano di tanti 9 uomini che non c'erano. Cristo cambi l'acqua in vino : grande miracolo! Ma chi altri compie ogni anno la stessa cosa nella vite? Credete che sia cosa poco stupenda il pescare l'umore dalla terra e cambiarlo in una ricchezza di quella pianta, e che esso poi arrivi ai tralci, dilati le foglie, produca turgidi grappoli, i quali crescono quando sono immaturi e quando son maturi si colorano? Come tutte queste cose accadano, vallo a chiedere alla radice. Com'erano l, in una creatura cos esile, cos insignificante, queste successioni, queste modifiche, questa capacit realizzatrice? Sto ancora ammirando l'opera compiuta dalla radice, ed ecco una cosa ancor pi meravigliosa. Un semino. Quant' piccolo! Lo diresti un niente, eppure in esso son tutte le fasi [dello sviluppo]: la radice che ne spunter, il vigore, i rami, i frutti, le foglie, e poi le fasi operative che muovono la linfa e la cambiano in un capolavoro di bellezza e di attrattive. Son queste delle opere stupende del Creatore. Non sei ancora salito in cielo per vederlo l dov'Egli presente, e lo incontri gi qui in terra, artefice [del mondo]. Queste cose per richiedono chi le sappia scrutare debitamente. Cosa c' infatti pi mirabile di tali opere? Eppure, siccome rientrano nella quotidianit, ecco che, come stavo dicendo, nessuno le apprezza. Per questo motivo, cio per destare l'anima degli uomini, Dio si riservato [il compimento di] alcune opere, che non sono pi grandi [di queste] ma certo pi rare. infatti opera pi grande creare un uomo che non risuscitarlo; ma siccome nessuno ormai ammirava pi il creatore delle cose quotidiane, qualche volta si fece vedere come autore delle resurrezioni. E inoltre ridon la vista ai ciechi, l'udito ai sordi, la favella ai muti. Colui che senza interventi miracolosi compie grandi cose nei semi, le fece negli uomini con interventi eccezionali e miracolosi. 12. Queste cose sono state messe in iscritto e noi le leggiamo. Ribatte [l'incredulo]: " Ma ora queste cose non accadono pi, e io temo che esse siano state scritte dagli uomini senza che in realt siano accadute

". Capita a volte, purtroppo, di dover affrontare tali provocatori. Voi certo non dovete essere come loro; dovete per essere in grado di dare loro la giusta risposta. Mi rendo conto che per chi crede io sto dicendo cose scontate, ma permettetemi di essere press'a poco simile a chi fa opera di persuasione sugli infedeli, affinch voi stessi possiate essere equipaggiati contro gli infedeli. Ci sono infatti anche oggi degli uomini (pochi, vero, ma ci sono), i quali dicono: " Queste cose sono state scritte, ma non sono realmente accadute ". Come far io a dimostrare che si tratta di avvenimenti reali? Si sa con certezza che il miracolo consiste o in fatti o in detti, e che fatti miracolosi sono quelli che accadono al di fuori del corso e dell'ordine normale della natura, mentre detti miracolosi son quelli con cui si preannunziano cose future. Pertanto, se non vuoi credere alla realt dei fatti miracolosi tramandatici in iscritto perch li leggessimo, credi almeno a quei detti miracolosi che dalla loro stessa realizzazione risultano veri. Infatti colui che ti ha narrato gli avvenimenti miracolosi del passato ti d prova della sua attendibilit facendoti vedere presenti le cose che egli predicava come future. O che forse non esiste una " divinazione divina ", che cio da Dio ha preso anche il nome, quando proprio alla divinazione fa ricorso la curiosit di tanta gente? Sono infatti molti quelli che oggi rifiutano di diventare cristiani perch vogliono essere liberi di consultare i fattucchieri, gli astrologi, gli indovini e - cos'altro debbo dire ancora? - i maghi? Ma la fiamma da cui nascevano le opere stesse di questa attivit sta ora spegnendosi per la potenza di Cristo, che chiam i Magi dalla loro patria lontana e li condusse ad adorarlo. 13. Essi vennero per adorare il Verbo di Dio diventato bambino. Perch vennero? Perch avevano visto 10 un'insolita stella . E come conobbero che era la stella di Cristo? Essi poterono osservare la stella; ma che forse questa stella pot loro parlare e dire: " Io sono la stella di Cristo? ". Dobbiamo essere di tutt'altro avviso: essi lo seppero mediante rivelazione. da supporsi infatti che dovesse nascere in modo insolito il re che doveva essere adorato anche dai popoli pagani. O che prima di lui non erano nati re in Giudea o nelle diverse nazioni sparse per tutta la terra? Perch mai doveva essere adorato - e adorato da popoli stranieri - questo re che non aveva eserciti per incutere timore ma nascondeva la maest del suo potere nella povert della carne? Quando nacque, fu adorato da pastori israeliti, ai quali gli angeli lo avevano annunziato; i Magi per non erano israeliti: adoravano gli idoli o gli dei del paganesimo, vale a dire i demoni, dalla cui potenza erano tratti in inganno. Costoro dunque videro una stella insolita e ne restarono stupiti. Cercarono ovviamente chi fosse colui del quale era segno quell'oggetto cos sorprendente e straordinario che avevano visto, ed ottennero la risposta. Mi dirai: "Da chi la ottennero "? Senza dubbio dagli angeli, da un avvertimento avvenuto per rivelazione. Forse chiederai ancora: "Erano angeli buoni o angeli cattivi "? vero infatti che anche gli angeli cattivi, cio i demoni, proclamarono 11 Cristo Figlio di Dio ; ma perch ai Magi non avrebbero potuto rivelarlo gli angeli buoni, se nel chiamarli ad adorare il Cristo si mirava ad ottenere la loro salvezza e non a punire la loro empiet? Dunque, anche gli angeli poterono dire ad essi: " La stella che avete veduto la stella di Cristo; andate ad adorarlo nel paese dov' nato ", comunicando loro chi fosse colui che era nato e quanto grande fosse la sua dignit. 12 Essi ascoltarono le parole, vennero, adorarono, e offrirono in dono oro incenso e mirra , cio quello che erano soliti offrire ai loro dei. 14. Prima di far questo, prima di trovarlo nella citt dov'era nato, essi andarono a domandare dove fosse 13 nato il re dei giudei . Non potevano conoscere per rivelazione anche questo particolare, come [per rivelazione] avevano saputo che quella [che avevano vista] era la stella del re dei giudei, che sarebbe stato adorato anche dalle genti pagane? Non potevano dalla medesima stella essere guidati alla sua citt come in seguito furono da lei condotti nel luogo dove insieme con sua Madre si trovava Cristo bambino? Erano cose certamente possibili, ma non avvenne cos: e per questo essi dovettero chiedere informazioni ai giudei. Per qual motivo Dio volle che si ricorresse ai giudei? Perch costoro, mentre additano colui nel quale si rifiutano di credere, siano condannati dal gesto che loro stessi compiono. Notate come la stessa cosa avviene oggi. I Magi erano le primizie dei popoli pagani, e quanto pi grande fu l'irreligiosit da cui furono liberati, tanto pi grande fu la gloria che tributarono a colui che li liberava. Essi domandano: Dov' 14 il re dei giudei che nato? Udita la parola re, Erode, credendolo un rivale, si impaurisce: chiama i dottori della legge e li interroga perch gli indichino quale, secondo le Scritture, doveva essere il luogo in 15 16 cui sarebbe nato il Cristo . Essi gli rispondono: In Betlemme di Giuda . I Magi andarono e adorarono; restarono immobili i giudei, che avevano indicato [la localit]. 15.Grande mistero! Con gli scritti dei giudei noi convinciamo gli increduli a diventare credenti; con i loro scritti mostriamo ai pagani quello che i giudei si rifiutano di credere. Capita infatti a volte che i pagani, vedendo come i fatti narrati nella Scrittura si adempiano in modo che non se ne pu assolutamente dubitare, vengano a farci domande al riguardo. Nei libri santi, ad esempio, si leggono profetizzate le cose che nel nome di Cristo oggi troviamo avvenute in tutte le nazioni: la conversione alla fede da parte dei re, l'abbattimento degli idoli, il cambiamento della storia umana. Di fronte a questi fatti i pagani rimangono sconcertati e dicono: " Voi avete visto come sono andate le cose e poi le avete descritte come se si trattasse di predizioni ". quanto ha fatto un loro poeta: chi lo ha letto sa identificarlo. Egli racconta di un eroe che discese nel regno dei morti e poi si rec nel mondo dei beati, dove gli furono presentati dei

sovrani del popolo romano che l'autore dello scritto conosceva essendo gi nati . Ora i pagani dicono a noi: " Allo stesso modo anche voi avete visto come sono andate tutte queste cose e ne avete composto dei libri in cui le cose avvenute si leggono in forma di predizioni del futuro ". O gloriosa potenza del nostro Re! Ben a ragione permise che i giudei fossero vinti dai romani ma non fossero annientati completamente. Tutti i popoli soggiogati dai romani han dovuto accettare la legislazione romana; i giudei invece, pur essendo stati vinti, hanno conservato le loro leggi e, per quanto riguarda il culto di Dio, osservano ancora le antiche consuetudini e il rituale dei padri. Distrutto il loro tempio e scomparso il precedente sacerdozio, come era stato predetto dai profeti, essi tuttavia conservano la circoncisione e quel particolare modo di vivere che li fa distinguere da tutti gli altri popoli. Perch tutto questo se non perch rendano testimonianza alla verit? I giudei son disseminati dovunque, e dovunque portano con s i libri nei quali il Cristo predetto dai profeti (e come era stato predetto cos stato anche descritto) pu essere mostrato anche ai pagani. Ecco, io tiro fuori il codice, leggo il profeta, mostro come la profezia si realizzata. Il pagano avanza il dubbio che io mi sia inventato le cose; ma un mio nemico colui che possiede quel codice, tramandato a lui fin dall'antichit dai suoi antenati! In tal modo io li convinco tutti e due: il giudeo perch a me dato conoscere realizzato quanto l era stato predetto, il pagano perch quel che mostro non sono stato io ad inventarlo. 16. Non succeda dunque che i demoni con le speciose apparenze dell'arte divinatoria seducano gli incauti e i falsi investigatori delle realt temporali, o che, ingannando la gente con la superba fastosit, pretendano d'essere onorati con empi sacrifici. Le vere predizioni divine sono opera dell'unico vero Dio; il vero sacrificio lo si deve offrire all'unico vero Dio. Ora, di questo sacrificio furono figura, certo nebulosa, le offerte dell'incenso e delle vittime. Preannunziando in pi modi ci che in realt sarebbe stato offerto in un unico modo, la divina Provvidenza mostrava la straordinaria grandezza del vero sacrificio. Ecco perch, fra le diverse cose che secondo le profezie sarebbero accadute nell'era cristiana, erano stati predetti anche i cambiamenti radicali che avrebbero subto le stesse vittime che in antico venivano offerte in sacrificio a Dio. Tu osservi: "Se tali sacrifici dovevano essere cambiati, per qual motivo furono prescritti "? O malato, non metterti a suggerire al medico come ti debba curare! Un unico uomo, Adamo, propagandosi riemp tutta la terra. Ora, l'intero genere umano, quasi fosse un solo uomo, era un grande malato, disteso a terra dall'oriente all'occidente: esso doveva essere curato. Grande il malato, ma pi grande il medico. Prendiamo dunque l'immagine da quell'arte umana che la medicina. Il medico si reca dal malato e gli dice: " Al mattino prendi questo medicamento, al pomeriggio quest'altro ". Replica al medico il malato: " Perch al pomeriggio non posso prendere quello stesso del mattino "? Con piena ragione il medico gli risponderebbe: " Tu sei stato capace d'ammalarti, ma non sei capace di guarirti; lascia a chi del mestiere che provveda alla tua salute ". E di nuovo il malato: " Codesta arte, che prescrive prima una medicina e dopo un'altra, pecca d'incongruenza ". " Sta' zitto piuttosto, e lsciati curare! L'arte non mutevole: essa conosce quale rimedio applicarti al mattino e quale al pomeriggio. Non l'arte che cambia; chi soggetto a cambiamenti la tua salute; e l'arte, che vuol soccorrerti nei cambiamenti cui va soggetta la malattia con il cambiare del tempo, sa quale sia il rimedio adatto nelle diverse ore ". Allo stesso modo, in rapporto alle esigenze del genere umano, alcune cose gli furono utili nei tempi antichi, mentre altre gli sono utili nell'epoca posteriore. Mi domandi il perch? Fatti amico il medico e forse lo saprai. A meno che tu non creda che anche oggi noi dobbiamo andare a Dio immolandogli tori, arieti e offrendogli incenso. 17. Qualcuno potrebbe dire:" Mostrami che stato Dio a dare questi precetti e a predire queste sostituzioni, e io vi creder. E non succeda che tu mi dici cose inventate da te e non basate sull'autorit 18 di Dio ". Ebbene ascolta le parole dette da Dio, poche fra le tante. Ecco verranno giorni, dice il Signore . Parla un profeta. E se tu pensi che sia stato un cristiano a inventare il testo, venga il giudeo a recare il codice! Or dunque come avrei potuto comporlo io, se te lo presenta uno che dai tempi antichi mio nemico? Si vada dunque a prendere il codice dalla biblioteca dei giudei, e insieme leggiamone qualche brano. Cosa vorremo leggere? Ecco, verranno giorni, dice il Signore, e io stipuler con la casa d'Israele e 19 con la casa di Giuda un testamento nuovo . " Mi pare che lo dica riferendosi al testamento ricevuto dai giudei stessi e che, se lo definisce nuovo, perch, quando i nostri padri lo ricevettero sul monte Sinai attraverso Mos, non ce n'era stato un altro per l'umanit in epoche anteriori ". Buono il tuo richiamo! Per aspetta un momento: ti chiedo di pazientare finch non ti avr letto il seguito. Ascolta come sia nuovo quel testamento: Ecco, verranno giorni, dice il Signore, e io stipuler con la casa d'Israele e con la casa di Giuda un testamento nuovo. Per il momento non aggiungo altro. Chi colui che parla? Geremia. Quando visse il profeta Geremia? Molti secoli dopo Mos, ad opera del quale fu dato il primo testamento. Or ecco che Geremia, il quale dice: Ecco verranno giorni, parla in futuro; e continua: Io stipuler con la casa d'Israele e con la casa di Giuda un testamento nuovo. Non c' nessun motivo per dire che con le sue parole si descriva il testamento che fu dato per mezzo di Mos. Quindi un altro il testamento che egli chiama nuovo. E poi ascolta anche il resto delle sue parole: Ecco verranno giorni, dice il Signore, e io stipuler con la casa d'Israele e con la casa di Giuda un testamento nuovo: non come quello che io 20 conclusi con i loro padri quando li presi per mano e li trassi fuori dal paese d'Egitto . Ci potrebbero

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essere parole pi chiare? Fu in quell'occasione che ad opera di Mos venne dato il primo testamento, che si soliti chiamare " vecchio Testamento ". 18. Suvvia dunque, fratelli! Considerate attentamente le parole di Dio. Leggiamo le profezie, ne constatiamo l'adempimento, e seguitiamo a dubitare dell'autorit divina di quei libri? Nessuno pertanto 21 osi dire: " Ecco, i Magi offrirono a Cristo l'incenso : perch non gliel'offriamo anche noi? ". Notate anzitutto che i magi gli offrirono l'incenso, non che lo bruciarono dinanzi a lui. Tu insisti: " Ma perch egli accett questo loro regalo? ". Sembra quasi che costoro vogliano impedire che un qualche elemento creato venga offerto al Creatore! Fu Dio, non i demoni, colui che cre l'incenso, che cre la mirra, che cre l'oro. Quando offrivano queste cose ai demoni, i Magi peccavano. Anche perch li onoravano in quella maniera, cio servendosi di una cosa creata, a dispetto del Creatore. Oggi per tu mettiti in testa che, se essi offrirono a Cristo cose identiche a quelle che erano soliti offrire ai loro di ed egli permise che gli offrissero tali doni, non fu senza motivo: le cose offerte in realt, pi che doni, erano simboli. In quanto Dio, Cristo ricevette l'incenso; in quanto re, l'oro; in quanto mortale, la mirra per la sua sepoltura. Nell'antichit al contrario non si offriva solo l'incenso ma anche vittime animali, e le offrivano tanto i pagani quanto i giudei, cio tanto coloro che adoravano molti falsi di quanto coloro che adoravano l'unico vero Dio. Questo, ripeto, quanto veniva offerto a Dio secondo le esigenze del Vecchio Testamento, ma le cose son cambiate con il Nuovo Testamento. Dice: Ecco verranno giorni, dice il Signore, e io stipuler con la casa d'Israele e con la casa di Giuda un testamento nuovo: non come quello 22 che conclusi con i loro padri nel giorno in cui li presi per mano per trarli fuori dal paese d'Egitto . 19. Qualcuno obietter: " Ma dei sacrifici non dice nulla ". Ebbene, volete ascoltare qualcosa sui sacrifici? Dio predisse che sarebbe venuto un tempo in cui tutti gli antichi sacrifici sarebbero stati aboliti e sarebbe stato concesso un unico sacrificio che avrebbe realmente tolto i peccati, cio il corpo di Cristo. Lo sanno bene i fedeli; e se quanto sto dicendo, come mi risulta, non tutti lo comprendono, almeno quelli che lo comprendono si rallegrino e vivano in maniera degna di cos grande sacramento. Quelli poi che non lo comprendono ancora, sempre in loro potere cambiare vita, ricevere il sacramento della conversione, e in tal modo potranno conoscere cosa offrono e cosa ricevono i fedeli. Si tratta di quanto era stato 23 profetizzato: Tu sei sacerdote in eterno secondo l'ordinamento di Melchisedech . Prima c'era il sacerdozio alla maniera di Aronne, ma pi tardi al nostro Sacerdote, per bocca di un profeta vissuto molto prima della sua incarnazione, fu detto: Tu sei sacerdote in eterno secondo l'ordinamento di Melchisedech. L'ordinamento che risaliva ad Aronne fu cambiato, ed subentrato l'ordinamento di Melchisedech. Secondo l'ordinamento di Aronne venivano offerte vittime animali, secondo l'ordinamento 24 di Melchisedech il corpo di Cristo . Insister qualcuno: " Ma ancora non ci hai detto se Dio rivel in antecedenza la cessazione di quei sacrifici ". Ecco ve lo leggo dal libro, perch non mi tradisca per caso la memoria. Io, fratelli, non ho imparato da ragazzo le sacre lettere, mentre se si trattasse di altre lettere e, quel che peggio, di lettere prive di utilit - ve le potrei citare a memoria. Riguardo alle lettere sacre invece, che non ho studiate in giovent, se non ho sott'occhi il codice non sono in grado di riferirle; ma forse a voi utile che ascoltiate quanto dovete conoscere per salvarvi non dalla mia bocca ma dallo stesso libro divino. Ascoltate dunque, e non stupitevi se, dopoch Cristo ha istituito il nuovo sacrificio, del 25 quale tutti quelli del passato erano prefigurazione, non si va pi a lui recando l'incenso . 20. Tengo in mano il codice del profeta Isaia, il quale dice molte cose a questo riguardo. Cosa dice Isaia? Non c' bisogno che ricordiate le cose dei tempi antichi, n dovete richiamare alla mente le cose 26 vecchie . Ecco gi significata chiaramente, fratelli, l'abolizione delle pratiche antiche. Tu per insisti: " Ma fin qui [il profeta] non dice nulla dei sacrifici. Forse sono state cambiate altre cose, non per i sacrifici ". Osserva come quel Non dovete richiamare alla mente le cose antiche un'espressione generica, e quindi io vi posso comprendere quanto successivamente mi ha precisato l'insegnamento degli apostoli, 27 cio cosa debbo e cosa non debbo offrire . Ho infatti chi mi ha spiegato questo passo oscuro; ho il maestro che mi dice in che senso lo debbo prendere. Anzi, lo stesso profeta non ha permesso a noi di avanzare opinioni personali e arbitrarie. Apertamente ha detto ci che state per sentire. Ascoltatelo! Non c' bisogno che ricordiate le cose dei tempi antichi, n dovete richiamare alla mente le cose vecchie. Io 28 infatti far cose nuove, cose che sorgeranno adesso, e voi comprenderete . Cos' questo Io far cose nuove, cose che sorgeranno adesso, e voi comprenderete? questo: Io far cose nuove, cose prima che non c'erano, affinch voi possiate comprendere quelle che c'erano prima. Prima si uccidevano gli animali e se ne spargeva il sangue, e con questo sangue si placava Dio. Ma che davvero Dio lo si placa con il sangue? O che davvero egli desidera il sangue? O che davvero Dio si compiace del fumo dei sacrifici o va in cerca del profumo dell'incenso o degli altri aromi, lui che ha creato tutte le cose e dona a te tutte le cose? Non pensarlo, assolutamente! Egli si ricrea della tua piet: la quale, poi, utile a te, non a colui al quale presti servizio. Ogni uomo, servo di un padrone uomo, presta il servizio al padrone con utilit del padrone, e viceversa il padrone, quando fa qualcosa per il suo servo, lo fa a vantaggio del suo servo. Di Dio non cos: chiunque gli presta servizio glielo presta nel proprio interesse, non nell'interesse di Dio. E questo lo dico forse di testa mia? Ascolta il profeta! Ho detto al Signore. Che cosa? Tu sei il mio Dio. Per

qual motivo? Perch, dice, tu non hai bisogno dei miei beni . Eccoti, ben circoscritta, la sentenza: non v' appiglio per i tuoi dubbi. Dio non ha bisogno dei tuoi beni. Non credere dunque che Dio abbia bisogno di tali sacrifici; ricerca piuttosto quale ne sia l'insegnamento, quale il loro significato. In antico, nell'immolazione delle vittime, se ne versava il sangue perch si doveva simboleggiare che nell'immolazione dell'unica vera vittima si sarebbe versato sangue, il sangue del tuo Signore, il sangue 30 che stato il tuo prezzo, il sangue con cui stato distrutto il documento del tuo debito ed eliminato il vecchiume del peccato. Venne il momento: il sangue fu versato e oggi lo si offre. Spunti ormai il giorno, e 31 siano fugate le ombre! Non c' bisogno che ricordiate le cose dei tempi antichi, n dovete richiamare 32 alla mente le cose vecchie. Io far cose nuove, cose che sorgeranno adesso, e voi comprenderete . S, adesso comprendiamo perch a raffigurare le cose future ci siano state quelle antecedenti. Tutte quante trovano la spiegazione in Cristo, tutte hanno come fine Cristo. Dice: Io far cose nuove, cose che sorgeranno adesso, e voi comprenderete. Prima che accadessero queste cose, cio tutte le novit di oggi, venivano compiute quelle cose antiche ma non le si comprendeva. 21. E come prosegue? Far una via nel deserto. Quale deserto? Certo quello del paganesimo, dove non 33 era adorato il vero Dio. Far una via nel deserto e fiumi nella terra arida . In nessun paese del mondo pagano si leggevano i profeti; adesso i loro scritti si diffondono in tutte le nazioni. Vedete come scorrono i fiumi nella terra arida. Mi benediranno le bestie selvatiche. Cosa possono essere queste bestie selvatiche se non le si identifica con le genti pagane? Mi benediranno le bestie selvatiche e gli sciacalli [e le] figlie 34 degli struzzi . Mi benediranno anime che prima erano empie, figlie dei demoni. Ma come potranno far questo se non perch, abbandonato il diavolo, si sono convertite a Cristo? " Per queste cose sono ancora avvolte dall'oscurit, e per ricavarne qualcosa di pi palese le interpretiamo secondo la nostra struttura mentale; tu invece devi trovarmi una parola con cui si dimostri che non piaceva a Dio l'immolazione delle varie vittime ". Certamente! Se non ci fosse per me possibilit di leggerti qualcosa di pi esplicito, non oserei tenere ancora in mano questo codice. Ascoltatemi dunque con pazienza, o carissimi. Mi benediranno le bestie selvatiche e gli sciacalli e le figlie degli struzzi. Perch mi benediranno? Ascolta la 35 continuazione! Io dar l'acqua al deserto e fiumi alla steppa arida, per dissetare la mia stirpe eletta . Qual questa tua stirpe? Dice: Al popolo che ho riscattato per me. Non ti ho infatti chiamato adesso, o 36 Giacobbe; n ho creato te, o Israele, per farti tribolare. A che scopo mi offri le pecore in olocausto? Suvvia, fratelli! Non so se ci possa essere qualcuno che venga a dirmi: " Non capisco. Tu dici quel che ti pare; tu di l'interpretazione che ti salta in testa ". Davvero? Ma se io sto facendo non l'esegeta ma il lettore! Voi dunque ricollegate queste parole con quelle che abbiamo ascoltato all'inizio: Non c' bisogno 37 che ricordiate le cose dei tempi antichi, n dovete richiamare alla mente le cose vecchie . Ne risulter chiaro che Dio in un primo tempo comand di fare quelle offerte in vista di un sacrificio non ben precisato, volendo cio preannunziare l'effusione del sangue di un Giusto e prefigurarlo con l'imMagine delle vittime. Cosa dice infatti [il profeta] riguardo ai tempi nostri? A che scopo mi [offri] le pecore in olocausto? Tu infatti non mi hai onorato con i tuoi sacrifici e nemmeno mi hai prestato servizio con i tuoi 38 sacrifici. Non ti ho infatti creato per farti tribolare in materia di incenso . E perch non si pensi che Egli intendesse proibire le vittime animali ma permettere l'incenso, dice: Non ti ho infatti creato per farti tribolare in materia di incenso, o perch mi comprassi l'incenso con danaro; e nemmeno ho desiderato il 39 grasso [delle vittime] dei tuoi sacrifici . 22. Facciamoci animo e chiediamo al Signore nostro Dio: " Perch dunque in antecedenza hai ordinato queste cose? ". Qui si richiede intelligenza. [Dio le ordin] non perch con esse si doveva abolire il peccato ma solo darne testimonianza. Queste mie parole vi sono oscure, lo comprendo; occorre quindi che ve le chiarisca un poco. Sar breve, poich gi vi ho detto molte cose. E se per mancanza di tempo la mia spiegazione sar, com' probabile, insufficiente, ci assister il Signore perch riesca [a completarla] in altra occasione. Intanto vi dico questo: Il popolo dell'antico Testamento ebbe certo degli uomini sapienti, santi e giusti, ma la gran massa di loro era carnale incapace di comprendere il motivo dei precetti della legge. Era in grado di eseguire gli ordini ma non di capirne il valore. Or ecco che il Signore per mezzo di quel profeta mostra loro perch abbia comandato quelle cose. Comincia infatti col dire: E 40 nemmeno ho desiderato il grasso dei tuoi sacrifici , ecc. Subito dopo per, come se gli fosse stato chiesto il perch di quegli ordini d'un tempo, aggiunge: Ti presenterai a me con i tuoi peccati e le tue 41 iniquit . Tutte quelle pratiche avevano, in effetti, valore di testimonianza per chi era in peccato. Perch questo, se non perch si voleva abbassare la testa dei superbi? Perch questo, se non perch sarebbe 42 dovuto venire Cristo, che con la sua grazia avrebbe distrutto il documento che attestava i peccati ? I giudei, vero, avrebbero detto: " Noi siamo giusti"; ma cosa dice loro l'Apostolo? In realt tutti hanno 43 peccato e son privi della gloria di Dio . Ribatte [il contraddittore]: " Come dimostri che abbiamo peccato? ". " Son testimoni contro di voi i sacrifici che offrivate per i peccati ". Lo dice Dio: E nemmeno 44 ho desiderato il grasso dei tuoi sacrifici, ma tu ti presentavi a me con i tuoi peccati e le tue iniquit . Pertanto, i sacrifici che offrivi servivano per convincerti, ma non erano in grado di purificarti. Ebbene, questo popolo di peccatori, dopo che la sua superbia stata annientata, riconoscendo la propria malattia

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e desideroso d'ottenere la salute dica a se stesso: " Che cosa dovr fare? Se con quei sacrifici non sono stato mondato dai miei peccati, con che cosa potr diventare puro? ". 23. Ascolta come prosegue: Sono io, sono io colui che cancella le tue iniquit, affinch tu sia 45 giustificato . Sono io, sono io, non i tori, non gli arieti, non i capri, non i vari profumi, non gli incensi ma sono io, sono io colui che cancella le tue iniquit, affinch tu sia giustificato. Con quanta forza sottolinea [l'efficacia del]la sua grazia! Perch nessuno osi vantarsi del merito delle proprie opere o della moltitudine delle vittime, non si contenta di dire una sola volta: Sono io, ma lo ripete, perch l'espressione risulti pi efficace: Sono io, sono io. Lui il medico, lui la medicina : medico perch il Verbo, 46 medicina perch il Verbo si fatto carne . Lui il sacerdote, lui la vittima del sacrificio. Sono io, sono io 47 colui che cancella le tue iniquit, affinch tu sia giustificato . Avendo detto: Io cancello le tue iniquit, forse ti sarebbe potuta venire la voglia di continuare con i peccati. Per impedirtelo aggiunge: Affinch tu sia giustificato, affinch cio, una volta che ti sono rimesse le colpe passate, tu viva nella giustizia, per ricevere il premio che ti stato promesso. Molto a proposito quindi, anche dei Magi, che furono la 48 primizia dei popoli pagani (se in essi aveva abbondato il peccato, poi sovrabbond la grazia! ), si dice 49 che, avvertiti da Dio a non tornare da Erode, tornarono ai loro paesi passando per un'altra strada . Colui che fece cambiare la via ai Magi lo stesso che oggi cambia la vita dei cattivi. Di lui oggi le genti 50 giustificate nello Spirito celebrano con solennit la manifestazione, che in greco si dice epifania. La solennit ne rinnova il ricordo; con la fede si rinvigorisce la piet, con l'affluenza [al rito sacro] cresce il fervore della carit, rifulge ai malevoli la luce della verit.

1 - Cf. At 15, 9. 2 - 1 Cor 2, 9. 3 - Mt 5, 8. 4 - Cf. Gn 1, 27 (Sir 17, 1). 5 - Cf. Is 40, 22. 6 - Sal 13, 1. 7 - Cf. Mt 22, 44 (Sal 109, 1). 8 - Cf. 2 Esr 8, 6 (3 Esr 9, 47). 9 - Cf. Gv 2, 1-11. 10 - Cf. Mt 2, 2. 11 - Cf. Mc 3, 12 (Lc 4, 41, ecc.). 12 - Cf. Mt 2, 11. 13 - Cf. Mt 2, 2. 14 - Mt 2, 2. 15 - Cf. Mt 2, 4. 16 - Mt 2, 5. 17 - Cf. VERG., Aen. 6, 756-886. 18 - Ger 31, 31 [38, 31 LXX] (Eb 8, 8).

19 - Ger 31, 31. 20 - Ger 31, 31-32 (Eb 8, 8-9). 21 - Cf. Mt 2, 11. 22 - Ger 31, 31-32. 23 - Sal 109, 4 (Eb 5, 6; 7, 17). 24 - Cf. Eb 7, 11-12. 25 - Cf. Col 2, 17. 26 - Is 43, 18. 27 - Cf. 2 Cor 5, 17; Col 2, 17; Eb 5-8 (?). 28 - Is 43, 18-19b. 29 - Sal 15, 2. 30 - Cf. Col 2, 14. 31 - Ct 2, 17 (4, 6). 32 - Is 43, 18-19b. 33 - Is 43, 19c. 34 - Is 43, 20a. 35 - Is 43, 20bc. 36 - Is 43, 21-23a. 37 - Is 43, 18. 38 - Is 43, 23. 39 - Is 43, 23c-24b. 40 - Is 43, 24b. 41 - Is 43, 24cd. 42 - Cf. Col 2, 14. 43 - Rm 3, 23. 44 - Is 43, 24bcd. 45 - Is 43, 25a e 26b. 46 - Gv 1, 14. 47 - Is 43, 25a e 26b.

48 - Cf. Rm 5, 20. 49 - Mt 2, 12. 50 - Cf. 1 Tm 3, 16 (1 Cor 6, 11).

Discorso 360/A
TRATTATO DI SANT'AGOSTINO VESCOVO SULLE TESTIMONIANZE DELLA SCRITTURA CONTRO I DONATISTI E I PAGANI 1. Le promesse di Dio hanno suscitato la fede nei nostri antenati, i suoi doni l'hanno realizzata in noi. In essi furono fatte a noi delle promesse, in noi le cose promesse si sono riversate anche su di loro. Sono due i sensi del corpo da cui penetra la fede: l'udito e la vista. Essi hanno ascoltato, noi vediamo. Ma anche vero che in noi essi vedono e che noi in essi abbiamo ascoltato. Perci anche alla Chiesa Dio si rivolge e dice: Ascolta, figlia, e guarda e dimentica il tuo popolo e la casa di tuo padre, perch il re ha 1 desiderato la tua bellezza. Chi il re? Prosegue e dice: Poich egli il tuo Dio . Chi dunque costei e quanto grande la dignit di quella donna il cui re Dio e Dio ne il marito? Ascolta, dice, e guarda e dimentica il tuo popolo e la casa di tuo padre. Le fissa nella memoria un concetto per toglierne un altro. Viveva infatti sotto un altro padre e in un altro popolo; e a costoro, che erano ancora infedeli e ancora 2 3 tenebre , il Signore diceva: Voi avete per padre il diavolo . Il popolo degli empi figlio del diavolo e orda che appartiene come membro a un capo di perdizione. Alla casa di questo padre e a questo popolo si comanda di dimenticare affinch, ascoltando e guardando, anche lei da un altro salmo risponda nei suoi 4 fedeli: Come abbiamo udito cos abbiamo visto . 2. Fu udito dai nostri antenati: Nella tua discendenza saranno benedetti tutti i popoli . E questo vediamo noi, perch in noi si adempie. Fu udito: Spunter un rampollo da Iesse e sorger a regnare sui popoli; in 6 lui i popoli spereranno . Da Iesse Davide, da Davide i progenitori di Cristo. Cristo, della radice di Iesse, regna sui popoli, in lui i popoli sperano. Sperano nel proprio re gli abitanti di provincia sudditi del re, servi 7 del padrone e coeredi di chi diventato fratello . E questo significato, nascosto nel vario colore della veste della regina, trasparente ai nostri occhi e alla nostra fede. Si dice infatti di questa regina: 8 seduta la regina alla tua destra in un vestito di oro fino, avvolta da vesti di vario colore . In che consiste la variet dei colori della veste? Nel gran numero delle lingue. Parlano in un modo i latini, in un altro i greci, in un altro ancora i cartaginesi, gli ebrei, i siriani, gli indiani, i cappadoci, gli egiziani. Variet nel colore, unit nel tessuto. Molti colori infatti, raccolti nell'unit del tessuto, colorano, non lacerano. variet di lingue, non di dottrina; variet di espressione, ma unione di carit. quanto dice l'Apostolo: 9 Questo il nostro vanto, la testimonianza della nostra coscienza , dove sono gli occhi di Dio. Da lui noi siamo amati perch, essendo peccatori, egli ci ha condonato ci per cui gli dispiacevamo e ci ha donato ci che era necessario per piacergli. Dunque, poich ci avvenuto per suo dono e non per nostro merito, possiamo dire con l'Apostolo e per bocca dell'Apostolo: Questo il nostro vanto, la testimonianza della nostra coscienza. Quindi anche di quella regina vien detto: Tutta la bellezza della figlia del re 10 all'interno . Al di fuori ornata dal vestito per fare comparsa, con la fede viene formata all'interno per la salvezza. E in che modo, se non ascoltando e guardando, ha potuto far questo colei a cui era stato 11 detto: Ascolta, figlia, e guarda , affinch rispondesse, come abbiamo detto, e cantasse all'unisono e in un certo senso facesse echeggiare in tutte le membra del suo corpo: Come abbiamo udito, cos abbiamo 12 visto ? 3. Il mondo era, per i cristiani, spoglio ed arido per la mancanza della grazia. V'era un solo popolo che adorava Dio: era nato dalla stirpe di Abramo nella carne e si era propagato per la serie delle generazioni. In quel popolo vi erano molti santi, profeti, giusti, patriarchi, che sono i nostri padri, e in esso v'era la grazia di adorare Dio, il beneficio di meritare la ricompensa e la speranza di riceverla. E questo era l'unico fra tutti i popoli, essendo il mondo intero privo della grazia. Si giunse cos al nostro tempo. Quel popolo soltanto rimasto privo della grazia, mentre dalla grazia stato irrorato il mondo intero. Ascoltate come questo avvenimento fu predetto al tempo dei nostri padri. Dopo la spiegazione esporr quel che di solito si premette per arrivare ad una soluzione. Quindi scusate se continuer a parlare dopo questo esordio. 13 Nel libro dei Giudici scritto che Gedeone, prima di andare in guerra e di combattere per la patria contro gente straniera, chiese a Dio un segno. Sembrava che il segno riguardasse l'avvenimento in atto, ma all'avvenimento in atto non corrispondeva. Chiedeva una cosa per il presente, ne preannunciava una per il futuro. Che cosa chiede infatti? Ascoltate. Chiede a Dio di poter trovare la rugiada in un vello di lana posto sull'aia, in modo che il vello fosse irrorato e tutta l'aia asciutta. Chiede poi un altro segno e dice a
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Dio: " Signore, non si infiammi la tua ira contro di me. Chieder un altro segno e tenter ancora 14 mediante il vello. Chiedo che tutta l'aia sia bagnata e il vello asciutto " . L'ottenne: il giorno appresso trov asciutto il vello e bagnata l'aia. L'aia il mondo, nel vello simboleggiato il popolo dei giudei. Tutto il mondo era privo di questa grazia, quindi l'aia era asciutta. La grazia invece era nel popolo giudaico, ma nel vello. Che significa nel vello? Non nella professione di fede, ma nella nube dell'arcano, cio non era in vista. Non era da mostrarsi perch la si vedesse ma da spremere perch stillasse. Fu strizzato il vello e 15 riemp un catino d'acqua . E non senza ragione un catino. Esso infatti cos chiamato (pelvis) perch serve a lavare i piedi, come un lavabo per i piedi. Quindi anche da quella spremuta del vello emanava il 16 Cristo: egli infatti, per raccomandare l'umilt, nel catino lav i piedi ai discepoli . Adesso invece il vello asciutto perch da esso stato spremuto il Cristo. E in realt stato spremuto perch con violenza stato buttato fuori. Dissero infatti i vignaioli: questo l'erede, venite, uccidiamolo e l'eredit sar nostra. 17 E l'uccisero, dice, e lo buttarono fuori della citt . Spremendo il vello, fecero uscire l'acqua. Ma affinch 18 da essa si diffondesse l'umilt di chi era stato spremuto, egli ne prelev coloro che volle ; e si rivolse ai gentili per realizzare l'altro segno: il vello asciutto e l'aia bagnata. E questa fede non nell'oscurit del vello, ma in una aperta rivelazione: a tutti predicata, da tutti conosciuta. Conserva il mistero nel segreto, usa la parola all'aperto. Queste cose come erano state dette cos sono, come erano state 19 promesse cos si sono realizzate. Come abbiamo ascoltato, cos abbiamo visto , perch a noi costituiti in 20 unit stato detto: Ascolta, figlia, e guarda . 4. Ma gli eretici, separati dall'unit del mondo cristiano, non vogliono ascoltare ci che leggono, n guardare ci che conoscono. Siamo stati invitati alle nozze, abbiamo lodato la sposa, l'abbiamo presentata ricorrendo a testimonianze divine. Ci siamo presentati da soli, anzi il Signore che ci presenta a tutti. Egli infatti ha promesso ed egli ha mantenuto. Aprano gli occhi e guardino quel che hanno ascoltato. Tu ascolti con me, vedi con me. Quel che male che, pur ascoltando con me e guardando con me, tu non sei con me. Che meraviglia quindi, fratelli, che i pagani non vogliano accettare quel che hanno in dispregio, se i donatisti non vogliono credere a quel che leggono? Il pagano ha voluto gettare il mio libro nel fuoco, ha aborrito la Scrittura e l'ha perseguitata. Che meraviglia se gli dispiace che sia in vita quel che ha voluto bruciare? Tu invece, eretico, dici che hai sottratto il libro al fuoco. Se non hai voluto che fosse bruciato, riconoscilo quando ti viene aperto dinanzi agli occhi, ascoltalo quando ti viene 21 letto. Certamente in questo libro v' scritto: Nella tua discendenza saranno benedetti tutti i popoli . Certamente non hai voluto che fossero bruciate queste parole. Perch allora in base ad esse ti sei acceso del desiderio di dissentire? Perch, di grazia, se non perch sei un bugiardo, se non perch affermi di aver conservato ci che invece hai abbandonato? Ma non ricorriamo agli avvenimenti del tempo antico; venga portato il libro stesso, quello salvato dal fuoco, e faccia da giudice fra noi. Vediamo chi rientri fra i dannati al fuoco eterno, chi cio nel tempo ha consegnato il libro al fuoco. Infatti chi ha osato bruciare la Scrittura e consegnarla [ai pagani] voleva che scomparisse, ma non scomparsa. stata conservata, salva: viene esposta in pubblico. Chiedi da chi stata consegnata, da chi stata salvata? Sia portata e letta! Chi crede in essa certamente non uno che l'ha consegnata. Vuoi vedere quanto mi cara la sacra Scrittura? Viene letta e io la seguo. Vuoi vedere quanto odiosa a te? Viene letta e tu obietti, resisti, distogli l'udito. Poich non hai orecchio nel cuore, hai chiuso il tuo cuore: bussa alla tua porta la Scrittura che tu dici di aver conservato e tu non apri. Se veramente hai conservato questo libro, migliore la tua scansia che il tuo cuore. Ma giammai io creder che tu, richiesto [dal persecutore], gli abbia nascosto quel libro che, come vedo, leggi ma rifiuti. Dal libro che hai conservato tu vuoi far apparire la mia colpa; io dimostro la tua dal libro che leggo. Un pagano, siccome non crede, odia ci che io leggo; tu che non vuoi mostrare di essere indotto all'empiet dal pagano, hai sorpassato il pagano nella mancanza di fede. Egli infatti odia e getta via il libro, tu lo conservi e lo rinneghi. Tu dici che io ho bruciato il testamento anche se vedi che conservo l'eredit, e affermi di averlo conservato tu che sei diseredato. Io ti presento il testamento, leggo il testamento; se non vuoi che sia io a presentarlo, presentalo tu. Sia presentato da te, sia letto per me. Tu portalo, tienilo in mano, aprilo, guarda, leggi. La mano di chi sostiene, gli occhi di chi guarda, la lingua di chi proclama combattono per me. Ricorrendo a te, io imposto la mia causa contro di te. Colui che legge il testo nelle tue adunanze per te lettore, per me testimone. Eppure costoro ascoltano e guardano, mentre i pagani non ascoltano e non guardano. Ma passiamo oltre costoro e, se possibile, senza ombra di animosit, lasciamoli riflettere sulla loro miscredenza. 5. I pagani che ancora rimangono tali, vi rimangono appunto affinch la nostra fede abbia chi la respinge, e cos abbia in Dio il sostenitore. Egli parli loro e sappiano che ci che avviene fu scritto prima che avvenisse e fu predetto che sarebbe avvenuto; e non temano perch avviene ci che essi non vogliono, ma credano che accade solo quello che Dio aveva promesso che sarebbe accaduto. Essi avrebbero voluto che fosse fatta la loro volont, ma Dio prefer adempiere la sua promessa. Non se la prendano: Egli, credo, pi buono e pi potente. Per quanto siano orgogliosi, riconoscano che Dio pi grande. Ho dunque scelto dalla sacra Scrittura i pochi testi che mi stato possibile, dati i limiti di tempo, per mostrare come i profeti abbiano predetto ci che sarebbe avvenuto in un tempo stabilito: che cio gli idoli sarebbero stati tolti di mezzo, e questo si avverato; che la Chiesa si sarebbe diffusa in tutto il mondo, e

anche questo avvenuto. Quindi non sdegnamoci molto con i pagani perch non vogliono credere questa cosa nei confronti degli idoli, visto che gli eretici si rifiutano di crederlo nei confronti della Chiesa. Gli uni e gli altri vedono e non credono, ma gli uni non conoscono, gli altri leggono. Non tanto grande la colpa del pagano se non crede a quel che non conosce, quanto grande quella dell'eretico di non credere a quel che legge. E tuttavia anche i pagani, per il fatto che si avverano gli eventi predetti, debbono riconoscere colui che li ha predetti e portati a compimento. Accogliete dunque quel che sull'argomento stato profetizzato. 6. Nel libro della Sapienza scritto: Per questo motivo vi sar uno sguardo anche sugli idoli dei popoli . Sembrerebbe infatti che Dio non considerasse che gli idoli furono adorati per lungo tempo e ad essi furono offerti sacrifici. Egli che sempre vede, alla fine ha rivolto uno sguardo. Ha guardato per tollerare, ha rivolto uno sguardo per punire. Sugli idoli dei popoli, dice il libro, vi sar uno sguardo perch le 23 creature di Dio sono diventate degne di odio . I pagani infatti irritano Dio mediante le sue creature. In che modo irritano Dio mediante le sue creature? Perch il falegname ha modellato l'idolo, mentre Dio aveva creato il legno. L'orefice ha modellato l'idolo mentre Dio aveva creato l'oro. Da un suo oggetto che cosa tu modelli che egli debba odiare? Perch da una creatura di Dio tu malamente costruisci una cosa che egli debba odiare? Tu stesso devi modellarti bene in modo che egli ti ami. Tu vuoi imprimere la tua immagine nel legno; accogli piuttosto in te l'immagine di Dio. Che cosa distruggi interiormente e che cosa scolpisci esternamente? Le creature di Dio, dice il libro, sono diventate degne di odio; sono diventate uno scandalo per l'anima degli uomini e un laccio per il piede degli stolti. Infatti inizio della fornicazione 24 l'amore degli idoli . Se merita lode la donna che ha molti mariti, sia lodato anche chi adora molti di. Se adultera la donna che si offre ad uomini veri, quanto pi lo l'anima che adora di falsi? Inizio infatti 25 della fornicazione l'amore degli idoli e depravazione della vita la loro invenzione . Ecco quello che 26 aggiunge; guardiamo ci che predice: Non furono infatti fin dall'inizio e non saranno per sempre . 7. Anche Zaccaria, il santo profeta, dice: In quel giorno . Guardate quel che dice e riconoscete il giorno. Infatti scrive giorno invece di " tempo ", come l'Apostolo: Ecco ora il tempo favorevole, ecco ora il giorno 28 della salvezza . Che dice dunque Zaccaria? In quel giorno vi sar un luogo aperto per la casa di 29 Davide . ci che dicevo essere chiuso nel vello, aperto nell'aia. Vi sar un luogo aperto ed la Chiesa 30 visibile. Che significa vi sar un luogo aperto? Non si pu nascondere una citt edificata sul monte . Vi sar un luogo aperto per la casa di Davide. E avverr in quel giorno che il Signore bandir dalla terra i 31 nomi dei simulacri e scomparir per sempre il loro ricordo . I pagani ascoltino queste parole. Riconoscano che sta avvenendo ci che fu predetto. Se amano la divinazione riconoscano la divinit. E allora perch vanno da un delirante astrologo per consultarlo su una persona, sebbene egli, invecchiato nelle falsit, affidandosi al caso dica loro pi cose false che vere? Perch dunque il pagano vuole ascoltare l'astrologo che gli parla di una sola persona? Ascolti piuttosto Dio che gli parla di tutto il genere umano. 32 Dalla terra si cancellano i nomi degli idoli, si scrivono in cielo i nomi dei cristiani . 8. Anche Isaia dice: Sar piegato e cadr l'orgoglio degli uomini e in quel giorno sar esaltato soltanto il Signore; essi nasconderanno ogni opera delle loro mani e la getteranno nelle grotte e nelle caverne delle 33 rocce . Vedete se non cos, guardate se questo non sta accadendo, vedete se la Scrittura mente. Come se noi cercassimo gli idoli - e non volessimo, al contrario, trasformare i cultori degli idoli in adoratori del vero Dio - li nascondono sotto terra, nelle grotte, nelle caverne della roccia. Dovunque nascondano l'idolo, esso portato all'aperto quando lo si estirpa dal cuore. Quanti sono stati coloro che, andando fuori strada, avevano nascosto i loro falsi dei, ma poi ravvedutisi li hanno consegnati! Osserviamo infatti che vi sono soltanto due tipi di uomini nella Chiesa - anzi uno nella Chiesa, l'altro in prossimit di essa -: quelli che nascondono gli idoli e quelli che li rifiutano e consegnano. Dio aveva predetto l'uno e l'altro tipo di persone. Avete udito com'egli parli di quelli che nascondono; ascoltate ora come parla di quelli che consegnano e gettano via. Siamo sempre nello stesso brano e nella medesima testimonianza di Isaia. In quel giorno, dice, sar esaltato soltanto il Signore e nasconderanno tutti gli idoli nelle spelonche, nelle caverne delle rocce e nei crepacci della terra, al cospetto del timore del Signore e di 34 fronte allo splendore della sua maest, quando si alzer e scuoter la terra . Che significa scuotere la terra? Atterrire gli abitanti della terra. In questo senso, di un uomo coraggioso, se una volta ha paura, diciamo che scosso dal timore. Non c' da meravigliarsi se la terra teme: il cielo infatti tuona. Nelle scritture profetiche le parole sono tuoni. Dunque quei tali nascondono. E gli altri? Anch'essi temono, ma mossi da un timore pi elevato. Quelli nascondono per timore delle leggi, questi per timore della legge divina consegnano e gettano via. Negli uni e negli altri v' il timore, ma temendo gli uni si perfezionano, gli altri si rovinano. Abbiamo ascoltato di coloro che nascondono, ora sentiamo anche dell'altro tipo. In 35 quel giorno infatti l'uomo getter via i propri abomini d'argento e d'oro che hanno modellato . sorprendente che siano gettati via l'oro e l'argento: la piet getta ci che l'empiet ama. Gettano via i propri abomini: ma forse che non gettano via anche quelli di legno, di coccio o di pietra? Tuttavia per rispetto verso il sentimento religioso, dice che gettano quelli d'oro e d'argento. Che cosa ama chi non
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ama nemmeno l'oro? Quali perdite teme chi non teme quelle dell'oro e dell'argento? Gettano via gli abomini d'oro e d'argento che hanno fatto adorare. vero che nascondono e gettano via oggetti vani e 36 pericolosi , tuttavia l'abominio viene eliminato. Venga quindi eliminato! E come lo si elimina da tutti i luoghi della terra cos venga eliminato anche dal cuore degli abitanti della terra. Con l'opera dei suoi servi Dio li elimina dai luoghi, con la propria mano dai cuori. 9. Ascoltiamo anche Geremia. Ve l'ho ricordato ieri, ma il passo troppo bello e perci ve lo ripeto anche oggi: non possiamo infatti averlo in uggia. Signore, mia forza, mio aiuto e mio rifugio nel giorno dei miei 37 mali . Ecco, non mio rifugio la pietra o il legno, e nemmeno mio rifugio l'oro e l'argento, opera delle 38 mani dell'uomo . Non mi rifugio, dice, presso chi non capace di fuggire. Infatti hanno piedi e non 39 40 camminano . Signore, mio rifugio nel giorno dei molti miei mali , nel giorno delle tentazioni, nel giorno della sofferenza di adesso, nel giorno di questa vita fragile e grama, nel giorno dei sospiri per il desiderio della Gerusalemme celeste. Finch infatti non siamo dove desideriamo essere, siamo nel giorno dei molti mali. Godiamo nella speranza, ma non nel possesso della realt. Quindi in un altro salmo dice: Mi hai 41 guidato perch sei diventato la mia speranza . la nostra speranza nel cammino mentre ci conduce. E 42 come rifugio? Torre di fortezza di fronte all'avversario . Cosa quindi sarebbe dovuto accadere agli idoli? I popoli, dice [Geremia], verranno a te dall'estremit della terra e diranno: Come mai i nostri padri 43 sono caduti nelle menzogne? Il come indica la meraviglia dei figli di fronte all'errore dei padri; come se dicessero: Che saggezza era quella dei nostri padri?, come hanno potuto adorare queste cose?, come hanno potuto curvare la propria forma eretta davanti a figure di legno o di pietra?, come, abbandonando colui da cui erano stati creati, hanno scelto di possedere i vani idoli che essi stessi avevano costruito? Come mai i nostri padri scelsero come loro possesso le menzogne? Quali sono le menzogne? I simulacri 44 che non giovano a nulla . Talora infatti ad alcuni avari sembrano utili le menzogne: il commerciante giura per vendere pi caro, nell'interesse giura per acquistare. Nell'interesse egli mente per guadagnare, negli idoli mente per morire. N in tali menzogne v' utilit, se pensiamo a una vera e salutare utilit. Ma v' almeno quell'utilit che appare alla gente comune, che ritenuta tale da chi non se ne intende? Quanto spendi per chiamare un fabbro, per dare all'idolo una grandezza notevole, per addobbarlo, per collocarlo, per offrirgli sacrifici? Tante spese per non acquistare nulla! Sprechi tanto per perdere te stesso. 10. Dice ancora Geremia: Non camminate sulla via dei gentili . Ors, fratelli miei, nessuno di voi difenda gli idoli. Ogni difensore degli idoli simile a chi li adora. Non camminate sulla via dei gentili e non 46 abbiate paura dei segni del cielo, poich i loro sguardi li temono . proprio infatti dei pagani aver paura dei segni del cielo: per questo motivo essi [debbono] scegliere il giorno in cui mettersi in viaggio, quando prendere moglie, quando cucire una tela o quando stracciarla, poich le norme della loro legge sono prive 47 di senso . E ora ascolta sugli idoli: un legno reciso nel bosco, l'opera di un artigiano, una fusione 48 in argento . Sembra dire una cosa ovvia, ma troppo sordo colui a cui vien detta. Lo sveglia come da un sonno affinch veda con il cuore ci che vede con gli occhi. L'opera dell'artefice e la fusione da lui fatta 49 sono state abbellite con argento e oro, fissate con chiodi e martello, e non si muoveranno . Da sole, non si muovono, vero, ma, essendo immobili, sono portate da coloro che possono muoversi col corpo. Se coloro che sono capaci di muoversi col corpo fossero immobili nel cuore, non porterebbero chi non si muove. Sono fissate con chiodi e martello e non si muoveranno. Argento cesellato. E si aggiunge: Non cammineranno. Da Tarsis verr l'oro di Ufaz (oro di grande pregio), verr la mano degli orefici - tutto opera di artigiani! - che lo rivestiranno di seta e di porpora. Sollevti, vengono portati via poich non ritorneranno. Non temeteli perch non possono nuocere, come del resto non possono fare il bene. Cos direte loro. Cosa diremo loro? Gli di che non hanno fatto il cielo e la terra scompaiano dalla terra e da 50 sotto il cielo . Che significa quel cos direte loro? Siete cristiani, avete sentito il profeta: dite loro cos, non state zitti: Gli di che non hanno fatto il cielo e la terra, scompaiano dalla terra e da sotto il cielo. Non dal cielo, in cui non sono mai stati. Intendano queste predizioni anche i loro cultori, le intendano e 51 credano. Gli idoli scompaiano da sotto il cielo ed essi abbiano i nomi scritti in cielo . Voi senza esitazione direte loro queste cose. Non lasciatevi sedurre da chi vi dice:" Non adorare e non deridere ". Ascolta, o cristiano, il profeta o piuttosto Dio che ti dice attraverso il profeta: Direte loro: gli di che non hanno fatto 52 il cielo e la terra scompaiano dalla terra e da sotto questo cielo . Se uno per caso dicesse: "Chi adorer 53 quando essi scompariranno? ". Il Dio che ha fatto il cielo e la terra con la sua potenza . Perch vuoi adorare la terra, quando tu - che sei terra, che sei sulla terra e fatto dalla terra - hai un Dio che ha creato la terra? Non si allontanato da te, sua creatura; non lontano dal tuo cuore. Egli ha fatto ci che tu calpesti, ha fatto ci che ammiri; egli colui nel quale credi. Dio ha fatto la terra con la sua potenza, ha 54 stabilito il mondo con la sua sapienza . Ma non saranno state dette di Cristo le parole: Dio ha fatto la terra con la sua potenza, ha stabilito il mondo con la sua sapienza? Ascolta l'apostolo Paolo: Cristo 55 potenza di Dio e sapienza di Dio . Egli inoltre ha disteso il cielo e la moltitudine delle acque nel cielo, ha fatto salire le nubi dall'estremit della terra, ha prodotto le folgori per la pioggia e fatto uscire la luce dai suoi ripostigli. Rimane inebetito ogni uomo nella propria scienza e resta confuso ogni orafo per le sue
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statuette, perch hanno fuso delle falsit e in esse non c' respiro. Sono cose vane e illusorie; al tempo 56 del loro castigo spariranno . Scompaiono i falsi di, ma tu non sei rimasto senza il Dio vero, se sei 57 Giacobbe, quel figlio minore del quale fu servo il maggiore . Scompaiano i falsi di, tu rimani fedele al 58 Dio vero. Ascolta infatti quel che segue: Non tale la porzione di Giacobbe . Queste vanit, questi di falsi scompariranno, ma non scompare la porzione di Giacobbe. Porzione di Giacobbe l'eredit di Giacobbe. Eredit di Giacobbe che Dio concede o che Dio stesso? Oso dire che Dio stesso. Prendo il 59 salmo ed evidente il concetto: Il Signore parte della mia eredit . Non come le altre l'eredit di 60 Giacobbe perch chi ha formato ogni cosa, lui la sua eredit: Signore il suo nome . 11. Abbiamo ascoltato le predizioni sul futuro degli idoli: ascoltiamo gli ordini che su di essi devono eseguirsi. Nessuno dica: " Essi periranno. S certo, stato detto che gli idoli scompariranno. Ebbene, li faccia scomparire lui stesso! Perch vuoi abbatterli tu? ". Ma Dio ha voluto che gli idoli scomparissero mediante coloro che egli vuole salvare. E ti far entrare, dice, nel paese dell'amorreo, dell'eteo, del ferezeo, del cananeo, del gergezeo, dell'eveo e del gebuseo, e io li sterminer. Tu non ti prostrerai davanti ai loro dei e non li servirai. Tu non ti comporterai secondo le loro opere, ma demolirai e 61 frantumerai i loro idoli . E ancora: Ecco io scaccer davanti a voi l'amorreo, il cananeo, l'ittita, il perizzita, l'eveo, il gergezeo, il gebuseo. Non fare alleanza con gli abitanti del paese nel quale stai per entrare, affinch non sia per te un inciampo nei vostri rapporti. Distruggerete i loro altari, spezzerete le loro stele e taglierete i loro boschi sacri. Non adorerete dei stranieri. Il Signore infatti un Dio geloso e il 62 suo nome " Dio geloso" . Ascoltate, fratelli, voi che siete atterriti perch stato detto che il Signore geloso. O anima che sei nella Chiesa, che sei sua nobile sposa, temi lo sposo geloso: conserva la castit.

1 - Sal 44, 11-12. 2 - Cf. Ef 5, 8. 3 - Gv 8, 44. 4 - Sal 47, 9. 5 - Gn 22, 18 (26, 4; 28, 14). 6 - Rm 15, 12. 7 - Cf. Rm 8, 17. 8 - Sal 44, 10. 9 - 2 Cor 1, 12. 10 - Sal 44, 14. 11 - Sal 44, 11. 12 - Sal 47, 9. 13 - Cf. Iudic 6, 36-40. 14 - Iudic 6, 39. 15 - Iudic 6, 38. 16 - Cf. Gv 13, 5. 17 - Mc 12, 7-8.

18 - Cf. Mc 3, 13. 19 - Sal 47, 9. 20 - Sal 44, 11. 21 - Gn 22, 18 (26, 4; 28, 14). 22 - Sap 14, 11. 23 - Sap 14, 11. 24 - Sap 14, 11-12. 25 - Sap 14, 12. 26 - Sap 14, 13. 27 - Za 13, 1. 28 - 2 Cor 6, 2. 29 - Za 13, 1. 30 - Mt 5, 14. 31 - Za 13, 1-2. 32 - Cf. Lc 10, 20. 33 - Is 2, 17-19. 34 - Is 2, 17-19. 35 - Is 2, 20. 36 - Is 2, 20. 37 - Ger 16, 19. 38 - Sal 113, 12. 39 - Sal 113, 15. 40 - Ger 16, 19. 41 - Sal 60, 3-4. 42 - Sal 60, 4. 43 - Ger 16, 19. 44 - Ger 16, 19. 45 - Ger 10, 2. 46 - Ger 10, 2.

47 - Ger 10, 3. 48 - Ger 10, 3. 49 - Ger 10, 3-4. 50 - Ger 10, 9. 5. 11 (LXX). 51 - Cf. Lc 10, 20. 52 - Ger 10, 11. 53 - Ger 10, 12. 54 - Ger 10, 12. 55 - 1 Cor 1, 24. 56 - Ger 10, 12-15. 57 - Cf. Gn 25, 23. 58 - Ger 10, 16. 59 - Sal 15, 5. 60 - Ger 10, 16. 61 - Es 23, 23-24. 62 - Es 34, 11-14.

Discorso 360/B
DISCORSO DI SANT'AGOSTINO TENUTO QUANDO I PAGANI COMINCIAVANO A FREQUENTARE LE CHIESE 1. La parola di Dio non cessa di esortarci e consolarci con indubbie promesse, unite a salutari minacce; e a noi vantaggioso amare le une e temere le altre. Quindi come si deve amare Dio quando promette, cos lo si deve temere quando minaccia. Nell'uno e nell'altro caso Egli non inganna chi lo ascolta n illude chi gli presta fede. Nessuno quindi dica in cuor suo: " vero quel che promette, falso quel che minaccia ", poich son vere tutt'e due le cose. Ama dunque e temi. Senza dubbio verr di nuovo colui che gi 1 venuto . venuto per insegnarti la pazienza; verr per ricompensarla. Quando verr sar per coronare quel che ha insegnato nella sua prima venuta; e quel che ha minacciato quando venne lo infligger al suo ritorno. Eccovi pertanto due cose: la promessa di Dio, cio la vita eterna; la minaccia di Dio, cio la pena eterna. Se non hai ancora imparato ad amare ci che promette, comincia a temere ci che minaccia. 2 scritto infatti: Inizio della sapienza il timore del Signore . L'apostolo Giovanni poi dice: Nella carit non 3 v' timore perch la carit perfetta esclude il timore . Dopo aver udito: Inizio della sapienza il timore 4 del Signore , incominciamo a temere. Ma poich il timore provoca l'angoscia del cuore, non sarai a lungo nell'angoscia se in te aumenter e sar perfetta la carit. Tuttavia non pu avere inizio in te questa carit se con il timore non disporrai il cuore ad accogliere il seme. Nata che sia la carit, il timore diminuisce man mano che la carit cresce; e se mentre essa cresce il timore diminuisce, quando essa sar perfetta il timore verr eliminato. 2. Quando Dio promette oltrepassa, o carissimi, non solo le mie parole ma anche i pensieri di qualsiasi uomo. Viene infatti presentato anche con queste parole: Ci che occhio non vide, n orecchio ud, n 5 penetrato in cuore di uomo, questo ha preparato Dio per coloro che lo amano . Se fosse un colore come quello della luce che gli occhi conoscono, non si direbbe: N occhio vide; se fosse un suono armonioso,

come di organo o di qualunque strumento musicale con cui di solito si diletta l'orecchio umano, non si direbbe: N orecchio ud. E poich gli uomini possono meditare nella coscienza soltanto i beni che hanno percepito con i sensi, stato aggiunto: N penetrato in cuore di uomo. Tu infatti, o uomo, non puoi concepire nella mente se non quel bene che sei abituato a vedere o a udire o a rappresentarti con il senso adeguato. Tutto ci che non entra attraverso i sensi del tuo corpo non pu essere oggetto del tuo pensiero. 3. Siccome dunque ci stato detto che andremo in paradiso , noi ci rappresentiamo un giardino delizioso. E se ce lo rappresentiamo pi grande di quelli che siamo abituati a vedere, non ingrandiamo se non cose del nostro mondo creato. Allo stesso modo se siamo soliti vedere alberi piccoli (per fare un esempio) ce li rappresentiamo grandi; e se di solito vediamo questi o quei pomi o frutti, li immaginiamo pi grossi. Se siamo abituati a vedere prati di una certa estensione, col pensiero ce li raffiguriamo immensi, senza confini. In tutti casi comunque ingrandiamo nel pensiero i medesimi oggetti che 7 percepiamo con gli occhi. Inoltre, quando ascoltiamo che Dio abita una luce inaccessibile , misuriamo questa luce da quella che percepiamo con la vista e la ampliamo in dimensioni smisurate ingrandendo tuttavia sempre il medesimo oggetto che conoscevamo. Quella luce viceversa di tutt'altro genere: non oggetto degli occhi ma dell'intelligenza. Ora, noi diciamo che da curarsi l'occhio fisico affinch possa recepire la luce sensibile che rifulge lass nel cielo e si diffonde dai luminari della notte. Se infatti gli occhi saranno malati o lesi da indebita secrezione interna o colpiti da qualche oggetto proveniente dal di fuori, riceveranno la luce ma sar per loro una sofferenza, mentre di solito ne erano rinvigoriti. Saranno tormentati da chi in via normale li faceva godere. Lo stesso accade per la luce intelligibile e indefettibile. Per vederla si deve purificare l'occhio del cuore, non quello del corpo. Difatti, come secrezioni infiammatorie provocando disturbi visivi danneggiano l'occhio del corpo, cos il peccato danneggia l'occhio spirituale. Anche questo infatti ha la propria fralezza, ha la propria impurit, derivante non dalla polvere ma dal peccato. Come dunque si deve pulire l'occhio corporale perch possa vedere bene la luce sensibile, cos si deve nettare l'occhio interiore per vedere quella luce che n occhio vide, n orecchio ud, 8 n penetr nel cuore di uomo . 4. Perch mai penetrata in cuore di uomo? In effetti, con l'occhio del cuore che la si vede quando si vede. Ma perch mai penetrata in cuore di uomo? Perch appunto " di uomo ". Che significa " di uomo "? Coloro che conoscono la Scrittura conoscono e prevengono col pensiero quel che sto per dire. A volte la nostra Scrittura con un significato piuttosto caratteristico chiama " uomini " coloro che ancora 9 ragionano secondo la carne . Infatti sono uomini, sono cio [progenie di] Adamo. Ora voi sapete che Adamo pecc e da quel peccato trae origine la concupiscenza carnale in tutti quelli che nascono per morire. Ogni uomo, dunque, porta con s la ferita nell'occhio, e questo finch uomo, cio fino a quando v' in lui quel che stato rovinato e sconvolto dal primo peccato. Per questo motivo grida supplicando 10 uno dei salmisti, e sospirando e gemendo dice a Dio: Anche la luce dei miei occhi non con me . Fin quando dunque l'uomo ragiona secondo la carne non pu rappresentarsi n comprendere con l'intelligenza la luce superna, e per questo detto: Ci che occhio non vide, n orecchio ud, n mai 11 penetrato in cuore di uomo . Che significa " di uomo "? Di uno che ragiona secondo la carne. Che significa " di uomo "? Di uno che porta con s Adamo. Pertanto che cosa voleva l'apostolo Paolo che facessero coloro che essendo uomini ritenevano un disonore essere uomini? Egli diceva loro: Ciascuno di 12 voi dice: io sono di Paolo, io invece di Apollo, io invece di Cefa . Si erano distribuiti fra loro i ministri di Dio e avevano creato divisioni nella Chiesa di Cristo, dando inizio al male degli scismi, che successivamente per l'errore degli uomini si radicarono pi profondamente. Tali parole dicevano i corinzi, 13 poich ragionavano secondo la carne e non ponevano in Dio ma nell'uomo la propria speranza e non 14 cantavano col cuore ci che noi poco fa abbiamo cantato: In te hanno sperato i nostri padri . 5. L'Apostolo dunque, rimproverando coloro che ragionavano in tal modo, dice: Non siete forse uomini e 15 non vi comportate forse in maniera umana? Parimenti in un salmo si dice ponendo le parole in bocca a Dio: Io ho detto: voi siete di e tutti figli dell'Altissimo, eppure voi morirete come uomini e cadrete come 16 uno dei potenti . Come sapete, colui che viene chiamato l'antico uno dei potenti il diavolo. Infatti, sebbene fosse angelo, per la sua superbia decadde ed divenuto diavolo. E come quando decadde invidi chi rimaneva in piedi, cos adesso invidia chi torna [al Padre]. Quanto agli uomini, essi sono divenuti soggetti alla morte affinch dalla grandissima pena che li affliggeva fossero educati all'umilt. Colpiti come da un flagello - per cos dire - dalla loro mortalit si sarebbero convinti che quaggi non possono vivere a lungo, e anche se potessero vivere a lungo, non potrebbero vivere per sempre, poich a un certo punto questa vita deve finire. Per questo motivo, cio per la fugacit della vita presente, essi si sarebbero umiliati dinanzi a Dio e adoperati per raggiungere la vita futura. infatti impossibile arrestare una cosa che sfugge e vola via. Nessuno di noi, in questo momento, mentre io sto in piedi e parlo e voi state in piedi ed ascoltate, pu arrestare il decorrere dell'et, in modo che i fanciulli non crescano e i giovani non invecchino. Notate che da quando parlo passato del tempo. E se da quando parlo passato del tempo e dal passare di un tempo assai lungo dipende che decliniamo verso la vecchiaia, gi in questo tempo in cui
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vi sto parlando siamo un po' tutti diventati pi vecchi. Va da s che tutti questi nostri mutamenti sono percepiti dal pensiero ma non possono essere veduti con gli occhi. Del resto neanche i tuoi capelli si vedono crescere e se tuttavia se non crescessero continuamente, non cercheresti il barbiere passati solo pochi giorni, pur restando vero che non cresce in una sola notte ci che il barbiere dovr tagliarti. Come dunque anche in questo momento i capelli crescono senza che sia possibile vederli crescere, cos dell'et: anche in questo momento invecchiamo, sebbene la cosa non sia percepita dagli occhi. 6. Dunque gli uomini amano la vita presente, che non possono trattenere mentre fugge e scorre via col crescere e decrescere dei giorni. Quanto meglio non farebbero ad aggrapparsi a ci che saldo: a quella meta a cui, terminata la vita presente, dovranno pervenire. Da notarsi poi che, essendo breve, questa vita anche incerta. Ammettiamo pure che ogni uomo sia certo di giungere alla vecchiaia; tuttavia anche se a tutti fosse concesso di raggiungere gli estremi limiti della longevit, la vita sarebbe ugualmente da considerarsi breve. Cosa infatti pu dirsi lungo se ha un termine? A questo si aggiunge che la morte compagna di cammino della mortalit e, se essa, per cos dire, cammina con te lungo la via, non sai ovviamente quando si impadronir di te. Poich dunque la vita breve e la morte possibile in ogni et, gli uomini dovrebbero umiliarsi davanti a Dio, supplicare il Creatore, confessare e pentirsi dei peccati, mostrare al medico la malattia per essere interiormente guariti e cambiare quell'occhio in modo che sia possibile vedere la luce, che non si vede fino a quando l'occhio interiore dell'uomo ancora " occhio umano ". Si sveglino dunque quando ascoltano da Dio: Io ho detto: voi siete di e tutti figli 17 dell'Altissimo . Che significa: Io ho detto? " A questo io invito, questo io voglio fare ". Ascolta il 18 Vangelo: Ha concesso loro di diventare figli di Dio . Ecco dunque che io dico: Siete di e figli dell'Altissimo tutti, ma voi morirete come uomini; eppure a correggervi non giova neppure la vostra 19 condizione di mortalit. Credendovi pi o meno immortali, cadrete come uno dei potenti . Voi vi insuperbite come os insuperbirsi l'angelo; ma se la superbia fece cadere l'angelo, in che condizioni 20 ridurr l'uomo? Comunque, voi sarete di . Se non adorerete i falsi di, sarete di voi stessi. E come lo sarete? Perch tali vi far colui che vi ha fatti anche uomini. S, colui che ci ha fatti uomini vuol farci anche di: non di da adorarsi al posto suo, ma di nei quali egli stesso venga adorato. 7. Come avevo iniziato a dire, si ha dunque, carissimi, un occhio interiore, che i peccati, le passioni sensuali e i desideri terreni feriscono e stravolgono: e fu per questo che il primo uomo, quando ebbe 21 peccato, si sent dire: Sei terra e tornerai alla terra . Se dunque il superbo ribelle merit di ascoltare: Sei terra e tornerai alla terra, perch l'umile devoto non dovrebbe ascoltare:" Sei cielo e andrai in cielo "? Con l'umilt e la devozione infatti l'umile diviene sede di Dio. E quando divenuto sede di Dio, forse che 22 non " cielo "? detto nella Scrittura: Il cielo la mia sede, la terra lo sgabello dei miei piedi . Se dunque il cielo la sede di Dio, sii cielo e accoglierai Dio. Quando avrai iniziato ad accogliere Dio sarai cielo; e quando egli avr iniziato ad abitare in te ti purificher perch tu possa accoglierlo in pienezza, e porter l'occhio del tuo cuore a una mondezza perfetta, per la quale potr vedere il volto di Lui, nel quale 23 aveva creduto anche quando non lo vedeva . Dunque prima che tu veda credi, affinch, purificato il cuore mediante la fede, meriti anche di vedere quel che hai creduto. Infatti ti viene promessa una luce che n occhio vide, perch non colore, n orecchio ud, perch non suono, n mai entrata in cuore 24 di uomo , perch l'uomo in quanto uomo, cio carnale, debole e animale, non pu rappresentarsi se non gli oggetti che attinge con i sensi. Ora quella luce non affatto cos. L'anima non presuma che giocando, per cos dire, di fantasia, possa farsi un'immagine di Dio. Se lo vuol trovare impari prima a non trovarlo. 8. Che significa quel che ho detto: " Impari prima a non trovarlo "? Ecco: quando uno si mette a riflettere su Dio, subito gli si presenter un qualche oggetto che ha visto. Gli si presenter, forse, l'amenit della terra: la respinga dalla sua mente! Gli si presenter l'incanto delle acque; gli si presenter la calma di un cielo sereno. Respinga tutto questo dal suo pensiero e dica a se stesso: " Non questo il mio Dio; un'opera che ha fatto il mio Dio ". Non questo, ripeto, il mio Dio; un'opera fatta dal mio Dio. Tu stai pensando a una cosa creata. Cerca piuttosto, o anima mia, colui che l'ha fatta. E anche quando il tuo pensiero giunger ai corpi celesti, non ti incanti la luce del cielo, nemmeno quella che la pi grande, quella cio che brilla nel sole. vero, infatti, che fra i corpi celesti, il massimo fulgore risiede nel sole, che somministra la luce al giorno. Non pensare tuttavia che un simile corpo celeste sia il tuo Dio, anche se ne avrai portato al massimo lo splendore e sarai andato vagando in spazi [interminabili] creati dalla tua fantasia. Non tuo Dio tutto ci che viene presentato alla tua mente come risplende ai tuoi occhi. Non questo il tuo Dio. 9. Passa ora all'anima, che una realt invisibile. L'anima non si vede essendo una potenza, certo grande, della natura incorporea. Difatti l'anima non corpo; qualcosa d'invisibile, qualcosa di grande. Non la si pu vedere, ma dalle opere che compie ammira quel che non vedi. Cosa ti diletta fra le realt umane e terrene? Osserva intorno a te l'ordine delle cose, la bellezza dei campi coltivati, dei boschi potati, degli alberi da frutto innestati, e tutto ci che osserviamo e amiamo nei campi. Osserva anche l'ordine della convivenza umana, le strutture degli edifici, la variet delle arti, la molteplicit delle lingue,

le risorse della memoria, la fecondit dell'eloquenza. Sono tutte opere dell'anima. Quante opere dell'anima tu vedi! Eppure l'anima in se stessa non la vedi. Quando dunque un qualche cosa di natura spirituale comincer a mostrartisi, sar forse il tuo Dio che cercavi? Hai di fronte qualcosa che non si vede, qualcosa d'incorporeo, qualcosa di spirituale, qualcosa di grande che d vita alle membra soggette alla morte, che d consistenza e coesione a quel, diciamo cos, fluire in decomposizione proprio del corpo. Ma tutto questo pu fare anche l'anima di una bestia. quindi qualcosa di grande la stessa anima della bestia; anch'essa qualcosa di invisibile. Ma elvati all'anima dell'uomo. Considera l'uomo l dove fatto 25 a immagine di Dio . A immagine e somiglianza di Dio egli stato fatto, non nel corpo, ma nell'intelligenza: in quella facolt cio con la quale ordina tutte le operazioni del corpo, in quella facolt per la quale superiore alle bestie. Difatti molte bestie ci superano per la robustezza del corpo e l'acutezza dei sensi. E da molte bestie siamo superati nella velocit e in tante altre prestazioni corporee. Per qual motivo dunque siamo superiori alle bestie se non perch pensiamo, se non perch abbiamo la ragione, con cui possiamo anche addomesticare le belve? Invece noi non possiamo essere domati da una belva! Come solo l'uomo capace di addomesticare le belve, cos non c' nessuno, all'infuori di Dio, che sia in grado di addomesticare l'uomo. Quando dunque sarai riuscito a pensare cos, cio a raffigurarti l'anima umana, libera per di pi dai legami corporei, non immaginare che una realt come l'anima sia Dio. Sembrerebbe in verit che tu sia vicino a Lui; ma quanto mai grande lo spazio che te ne separa! Sei vicino, tanto che al mondo non c' creatura che pi di te si avvicini a Dio; tuttavia tra la tua intelligenza e Dio, che ha creato la tua intelligenza, c' una distanza abissale. Non v' in mezzo uno qualsiasi degli esseri creati o uno spazio: Dio lontano per la dissomiglianza [di natura]. Ci che sulla terra stato creato, Dio colui che lo cre: e ci che stato creato non si pu in alcun modo paragonare con il Creatore. Pur tuttavia una qualche immagine del tuo Dio nella tua intelligenza. 10. Ammettiamo che con il tuo pensiero sia giunto a conoscere la tua intelligenza. Elvati, se puoi, al di sopra della tua intelligenza! Cercate di comprendere, fratelli, quel che voglio dirvi. Pu darsi infatti che anche quando rifletti sulla tua intelligenza, per l'assuefazione dei sensi - che sono carnali - pensi a qualcosa di corporeo, sicch ti pare che la tua intelligenza sia aria o fuoco o questa luce che brilla ai tuoi occhi. Pensi a qualche cosa di simile quando rifletti sulla tua intelligenza. Non pensare a qualcosa di simile! Non appena ti accorgerai che stai pensando, d a te stesso: " Ma cosa mai sto pensando ? ". Evidentemente se nella tua mente non ci fosse nessuna luce, non potresti nemmeno pensare. E in effetti tu scorgi una certa luce nel tuo interno, come una certa luce scorgi all'esterno. Il tuo corpo ha per lucerna 26 il tuo occhio . Ma se manca la luce, a che giova il tuo occhio, anche se aperto? Hai, s, integra la tua lucerna, ma per vedere devi essere aiutato da un'altra luce. Cos dunque quando pensi. Hai un non so che di simile che pu godere della luce interiore, la quale diversa da quella che vedi con gli occhi. Come un qualcosa di simile rapprsentati, se puoi, la tua mente. Se poi non ti possibile rappresentartela, cosa mai sar colui che, superiore alla tua intelligenza, incute timore alla tua mente, rivolge ammaestramenti alla tua mente, d forma alla tua mente? Tu non puoi rappresentarti convenientemente cosa sia quest'Essere che supera l'intelligenza. E come lo potresti se lo vedrai soltanto quando la tua mente sar del tutto purificata? Dunque, se nemmeno di questo sei capace, non puoi obiettivamente chiamare tuo Dio n la terra n il cielo n l'aria n la luce degli astri e nemmeno il tanto meraviglioso potere o l'essenza della stessa anima razionale. Di fronte a tutto ci devi dire: " Non questo il mio Dio ". Non puoi dunque sapere che cosa sia Dio se prima non imparerai a conoscere ci che non . Considera prima che cosa non , per scoprire che cosa . 11. questo quel che ti dicevo poco fa: impara a non conoscere Dio per meritare di trovarlo. Se impari a non conoscerlo, questa tua ignoranza preferibile ad una falsa scienza. Infatti un'ignoranza esente da errori migliore di una scienza di nome ma non di fatto. Tu vorrai dirmi: " Io conosco Dio ", e allora io ti chiedo che cosa sia Dio. Tu cominci a volermelo spiegare; ma gi agli inizi ecco che non sai come tu supponga di poter spiegarmi una cosa che non riesci a pensare. Mi comunicherai i tuoi pensieri, quei pensieri che sono entrati nel tuo cuore. Ma considera che sei uomo e che quanto mi dirai penetrato nel cuore dell'uomo e da l scaturisce. Ma colui che promette di dare se stesso a godimento di coloro che lo amano, certamente non promette una cosa che occhio abbia visto e orecchio abbia udito e sia pervenuta 27 in cuore di uomo . Come allora lo ameranno, pur senza vederlo, se non perch, prima di vederlo, hanno 28 creduto in lui? Cosa promette dunque a coloro che lo amano? Ci che occhio non vide n orecchio ud. 29 Ma che forse lo si potr raggiungere col pensiero? Non t'ingannare! Non pervenuto in cuore di uomo . 12. Che fare dunque? Come ti preparerai? D: " Voglio vedere il mio Dio ". Di' a lui: " Ti voglio vedere "; 30 dillo a colui che esortava: Chiedete e otterrete, picchiate e vi sar aperto . Mettiti davanti alla sua porta e picchia: picchia con forza. Anche se chiude, egli non respinge: vuole mettere alla prova colui che picchia. Picchia dunque, picchia! Non con la mano del corpo ma con il desiderio del cuore. D al Signore tuo Dio ci che canti nei salmi: Di te ha detto il mio cuore: Ho cercato il tuo volto, il tuo volto ancora 31 cercher . D anche quel che leggi in un altro salmo: Una cosa ho chiesto al Signore, questa io cercher: abitare nella casa del Signore tutti i giorni della mia vita, per contemplare la dolcezza del

Signore . Desidera contemplarlo e digli: " Ti voglio vedere ". Ma con quale facolt ti vedr? Se con gli occhi del corpo, saresti luce sensibile. Anche al presente invece il mio cuore mi avverte che tu, mio Dio, non sei luce sensibile. Che cosa sei dunque? Mi son levato al di sopra di tutte le cose sensibili, sono giunto alla mia mente: neanche essa il mio Dio. vero che la mia mente nella sua natura trascende tutti gli esseri corporei, sia della terra che del cielo; ma non ancora il mio Dio. La mia mente infatti mutevole, Dio invece immutabile, e io, quando cerco il mio Dio, cerco un essere immutabile. Da che cosa apprendo che la mia mente mutevole? Ora ricorda, ora dimentica; ora ragiona, ora sragiona; ora vuole, ora non vuole; ora si adira, ora si placa. Cerco un essere che non muta, quando cerco il mio Dio. Nella Scrittura il mio Dio mi ha parlato in modo che io posso farmi una qualche idea di ci che credo, ma non posso raggiungere la cosa che vorrei vedere. Cerco un essere che rimane sempre immutabile. 13. Ma in che modo lo vedr? Ti risponde il Vangelo: Beati i puri di cuore perch vedranno Dio . Se dunque son beati i puri di cuore, perch vedranno Dio, noi che abbiamo il cuore non puro perch appesantito dal peccato, cosa faremo? Con quale mezzo purificheremo il nostro occhio interiore per vedere il volto del nostro Dio? Con quale mezzo lo purificheremo? Anche questo l'hai nella Scrittura: 34 Purificando con la fede i loro cuori . Teniamo dunque presenti queste due esplicite affermazioni: una del Vangelo, l'altra degli Atti degli Apostoli. Quale del Vangelo? Beati i puri di cuore perch essi vedranno 35 Dio . Hai guardato dentro di te e hai trovato una certa impurit del cuore. Desiderando di vedere Dio e ascoltando che lo si vede soltanto con il cuore puro, tu acceso dal desiderio di vederlo, cerchi ovviamente di purificare il tuo cuore. Ma come lo purificherai? Volgi l'attenzione a chi dice negli Atti [degli Apostoli]: 36 Purificando con la fede i loro cuori . Tieni presenti questi due requisiti: uno in vista della promessa, l'altro nel compiere l'azione. Che cosa in vista della promessa? Beati i puri di cuore perch essi vedranno 37 38 Dio . Che cosa durante l'azione? Purificando con la fede i loro cuori . Dunque prima di vedere credi, affinch, giunto alla visione, possa godere. 14. Non entrino nel tuo cuore pensieri vani. " Ma cos' quel che dicono i cristiani: Credi, credi? ". quanto ti dice il medico, il quale ben sa ci che sta avvenendo nel tuo occhio. Orbene, resisti pure alle mani del medico e di': " Non creder se tu non mi farai vedere la cosa ". Il medico ti risponder: " Non c' modo di fartelo vedere, e questo proprio quello che io voglio curare in te: la facolt con cui tu possa vedere ci che tu gi vuoi che io ti presenti alla vista ". Supponi un uomo cieco per annebbiamento della facolt visiva e supponi che sia tale dal principio della vita, sicch non conosca affatto ci che vedono i veggenti. Arriva il medico e gli dice: " Ci sono delle cose che io potrei farti vedere. Ecco infatti che con un certo tuo senso tu conosci d'essere cieco, mentre gli altri sono veggenti; hai infatti bisogno di una guida, mentre essi non ne hanno bisogno. Dunque c' una differenza fra essi e te: essi vedono qualcosa che tu non vedi e, se la vedessi, ne proveresti grande gioia ". Cos suscita in lui il desiderio di vedere quel che non conosce, con l'intento di curarlo e fargli vedere ci che non vede. Ma quel cieco tremendamente cocciuto e a dispetto di ogni ragione del buonsenso si ostina a dire al medico: " Non mi lascer curare se tu non mi mostrerai prima quel che potr vedere ". Cosa pensi che risponder il medico? " Perch tu possa vedere qualcosa necessario che prima io ti curi: non puoi prima vedere e poi essere curato. Tu procedi a rovescio; inverti le parti: lascia che prima ti si faccia quel che non vuoi, affinch tu possa raggiungere quello che vuoi. Se tu avessi gli occhi ai quali io potessi mostrare quel che ti dico, non avresti bisogno di essere curato ". Pu darsi che a questo punto egli risponda: " E che dovrei fare? Curami come vuoi tu ". E il medico: " User dei colliri piuttosto pungenti, con i quali verr eliminata ogni tenebra dal tuo occhio. Con questa loro causticit essi ti procureranno del dolore, ma necessario che tu sopporti con ogni pazienza il dolore, per te salutare, e non respingi, irrequieto e intollerante del dolore, l'opera delle mie mani. Io so infatti cosa debba fare nei tuoi occhi affinch diventino occhi quelli che, oggi come oggi, non possono nemmeno essere chiamati occhi. Io so cosa occorre fare; e quindi ti avverto: soffrirai, s, un qualche fastidio, ma il risultato sar il ritorno della vista ". Pu darsi che il malato, spaventato al pensiero del bruciore dei farmaci che gli apporr il medico, torni a ripetere daccapo la solita frase di rifiuto: " Io dovrei dunque sopportare tutti quegli acerbi dolori a cui tu mi sottoporrai? Non li accetter se prima non avr visto ci che prometti di farmi vedere ". E l'altro di rimando: " Ma impossibile! Anzi proprio questo ci che io mi propongo di ottenere. Ti prego: lsciati curare! Vedrai: Sar rimossa la cecit e anche per te risplender quella luce che odi nominare dai veggenti ma tu non vedi. Senti infatti parlare di luce, colore, splendore; ascolti questi nomi: sono nomi di determinati oggetti, ma questi oggetti tu non li vedi. Quelli che li vedono sono pi fortunati di te. Sopporta quindi quel po' di dolore che sar compensato da gioie cos grandi ". Se si lascer persuadere, sar curato e vedr; se non si piegher - perch vuol vedere ancor prima di accettare la cura che gli permette di vedere -, dissennato all'inverosimile e nemico della propria salute, abbandoner il medico. 15. Ora poni l'attenzione che a recarci la salute venuto come medico il nostro Signore Ges Cristo. Ha trovato in noi la cecit del nostro cuore e ha promesso quella luce che occhio non vide, n orecchio ud, 39 n mai penetrata in cuore di uomo . La vedono gli angeli e di essa godono. Come infatti gli uomini sani vedono ci che non vede il cieco, cos gli angeli vedono ci che non vede l'uomo. Perch l'uomo non
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lo vede? Perch si ostina ad essere uomo. Cominci una buona volta, quest'uomo, a lasciarsi curare e da 40 uomo passi tra i figli di Dio, perch diede loro il potere di diventare figli di Dio. Diede loro il potere significa che diede loro la facolt di curarsi, di vedere rimossa la caligine del loro cuore, perch beati i 41 puri di cuore perch vedranno Dio . Cerca poi di intendere come anche nel Vangelo sia contenuto quel 42 che si dice in un altro testo: Purificando con la fede i loro cuori . Dopo aver detto: il Signore diede loro il 43 potere di diventare figli di Dio, subito aggiunge: coloro che credono nel suo nome . Se dunque ha dato potere di diventare figli di Dio a coloro che credono, e solo i figli di Dio potranno vedere quel che non penetrato in cuore d'uomo, egli purifica il loro cuore con la fede, affinch possano essere quei puri di 44 cuore che vedranno Dio . 16. Beati dunque voi, fratelli credenti! Pregate per coloro che non credono, affinch anch'essi meritino di 45 vedere. Beati voi che credete ! Non vedete ma credete; non siete ancora sani ma consentite ad essere sotto cura. La vostra [completa] salute attesa nella speranza, non presente in atto. Rimanete con perseveranza nelle mani del medico; sopportate i suoi precetti come colliri pungenti; tenetevi lontani dai dannosi piaceri del mondo. Non vi seducano le illecite costumanze dei pagani, non la stupidit dei teatri, 46 non la sfrenatezza nel bere, non il veleno di curiosit proibite. Tenetevi lontani da tutti questi disordini ! Ma a godere di essi voi eravate assuefatti, e quando comincerete ad astenervene vi recher dolore il richiamo voglioso della consuetudine interrotta. Questi comandamenti in realt sono i colliri pungenti con cui si guariscono gli occhi. Accettate gli ordini del Medico! Per primo egli ha sopportato tutto ci che vi impone di sopportare. E in lui non v'era alcunch da curare, perch in nulla egli era malato. Solo per il compito che si era assunto di guarire il malato, egli sopport ci che a costui proponeva. A chi era gonfio e tronfio di superbia volle presentare un calice con bevanda amara: per questo, venendo umile in terra sopport dalle mani degli uomini, superbi, ogni sorta di umiliazioni. 17. L'umilt di Cristo medicina alla tua superbia. Non beffarti di colui dal quale devi essere guarito. Degnati di essere umile dopo che per te Dio si fatto umile. Ha infatti ritenuto che per guarirti fosse necessaria questa medicina colui che ben conosce di che cosa sei malato e con che cosa devi essere guarito. I medici esperti cercano in tutte le membra del corpo la causa del male per prescrivere le medicine con cui curare i mali che molto difficilmente si sopportano. questo il motivo per cui molti medici inesperti, curando le cause concomitanti del male e non quelle reali e originarie, per un po' di tempo sembrano aver trovato il rimedio; ma rimanendo, per cos dire, la sorgente del male, di nuovo scorre nei ruscelli dei vari disturbi quel che persiste nella loro origine. Ascolta dunque per quale ragione l'uomo malato, per quale ragione non solo non ha sani gli occhi ma nessuna parte del corpo. Ascolta per quale ragione malato. Apprendilo dai testi della Scrittura, dove descritta l'arte del medico. Non ritenere pi attendibile colui che ti definisce la malattia in base ai libri di Ippocrate di quanto non lo sia colui che attingendo alla divina Scrittura ti dimostra per qual motivo tu sei interiormente malato. Ascolta 47 dunque la Scrittura che dice: Inizio di ogni peccato la superbia . Ma tu che sei tanto sollecito per la salute del tuo corpo, sei indolente per la salute dell'anima. Se una pagliuzza si introduce nel tuo occhio, non tardi a toglierla; l'iniquit comprime l'occhio del tuo cuore, e tu non corri dal medico. Ma ecco che, non potendo tu correre dal medico, il medico stesso venuto da te, tu per (cosa molto grave) tu deridi il fatto che egli sia venuto da te e non apprezzi affatto la sua misericordia. Comunque egli venuto, vuole soccorrere, sa quale rimedio usare. Se Dio venuto rivestito di umilt, perch l'uomo potesse imitarlo. Infatti se fosse rimasto nella sua altezza, come l'avresti imitato? E non imitandolo come avresti potuto essere sanato? Venne quindi umile perch sapeva quale pozione occorreva darti. un po' amara, certo, ma salutare. Eppure ecco che tu continui a beffarti di colui che ti offre la bevanda, e dici fra te: " Che sorta di divinit mi tocca avere! Un Dio che nasce, che soffre, che fu coperto di sputi, coronato di spine, appeso ad una croce... ". O anima disgraziata! Vedi l'umilt del medico e non vedi il gonfiore della tua superbia. Ecco perch dispiace alla tua superbia colui che umile: perch dispiace al tuo male; perch ti dispiace la medicina che ti somministra il medico. 18. Se persisti ancora nei tuoi scherni, vuol dire che sei pazzo. I pazzi giungono, spesse volte, perfino a percuotere i medici; ma questi, se sono misericordiosi, non solo non si adirono con coloro che li percuotono ma seguitano a ricercarne la salute. Talvolta capita che il forsennato sia talmente forte che potrebbe anche uccidere il medico; ma costui con ogni mezzo schiva di essere ucciso dal pazzo perch non potrebbe risorgere e poi guarire quel pazzo. Il nostro Medico invece non ha temuto di essere ucciso da gente dissennata, anzi dalla propria morte ricav una medicina per guarire i dissennati. Infatti morto ed risorto. E qui osserva come egli, vero medico, non si adira contro i furibondi che lo percuotono, ma piuttosto ne ha piet e attraverso i patimenti che soffre vuol sanare coloro che infieriscono contro di lui. Ascolta il medico mentre pende dalla croce. Volgendo lo sguardo alla moltitudine di quei pazzi inferociti 48 dice: Padre, perdona loro perch non sanno quello che fanno . E la sua parola non fu inutile. Difatti, dopo che risuscit e fu glorificato agli occhi dei suoi discepoli al punto che mostr loro anche le cicatrici del corpo risorto - e non soltanto si offr ad essere visto ma anche toccato -, sal al cielo e mand lo Spirito Santo. Nel nome dell'ucciso, nel nome del crocifisso, cominciarono allora ad avvenire miracoli, e

quelli che lo avevano ucciso si pentirono di pi in quel tempo che non quando lo videro pendere dalla croce. Si misero infatti a pensare come mai opere cos straordinarie potessero avvenire nel nome di colui che ad essi risultava essere stato ucciso per opera loro. Compresero che era vivo colui che essi avevano 49 insultato quando moriva e si sentirono trafiggere il cuore , come scritto negli Atti degli Apostoli. Degli stessi giudei che avevano crocifisso il Signore molti chiesero consiglio agli apostoli, e questo stesso consiglio fu da loro accolto, perch non invano, mentre pendeva dalla croce, Egli aveva detto: Padre, 50 perdonali perch non sanno quello che fanno . L'apostolo Pietro disse loro: Pentitevi e ciascuno di voi si 51 faccia battezzare nel nome del nostro Signore Ges Cristo, e i vostri peccati sono rimessi . Cos avvenne: furono battezzati e credettero in colui che avevano crocifisso. Ora questo intendevo dirvi, fratelli, quando affermavo che il nostro Medico dalla sua stessa morte ricav medicine per guarire quei pazzi furiosi. 19. In seguito si and dai popoli pagani: gli apostoli furono inviati ai popoli pagani e trovarono tutto il mondo dedito all'idolatria. Eccoli dunque questi discepoli del medico, nei quali il medico stesso risiedeva, 52 poich erano diventati cielo e portavano Dio. Cominciarono a predicare colui che era stato crocifisso , 53 colui che mor per i nostri peccati e risorse per la nostra giustificazione . Poich la loro parola era confermata da grandi prodigi e miracoli, il mondo intero cominci a riempirsi [di cristiani], e perch fosse davvero pieno, fin dal principio si cominci ad uccidere anche i discepoli del Medico come era stato ucciso il Medico stesso. Ma come potevano i discepoli temere di essere uccisi, se nel loro capo vedevano risorto anche il corpo? Come potevano temere per la propria anima immortale, se nel Signore erano gi risorti anche nel corpo? Egli infatti ha reso tutti i credenti come un corpo per il Capo, affinch egli fosse il capo e quelli che credono in lui gli fossero uniti come membra. In realt, dall'inizio del mondo sino alla fine si creduto e si creder in Cristo perch, anche prima che nascesse dalla Vergine Maria, molti hanno creduto che sarebbe venuto, come adesso molti credono in lui gi venuto. E tutti son risanati mediante la fede, n vi altro collirio per la cecit dell'occhio spirituale se non quello di cui scritto: Purificando con la fede i 54 55 loro cuori . Ha reso quindi tutti i credenti suo corpo, e di questo corpo egli il capo . Ma non sarebbe capo di questo corpo se dal medesimo corpo egli non avesse preso qualcosa. Per qual altro motivo infatti volle rivestirsi della carne che in lui poteva morire? Quanto infatti all'anima umana essa non pu morire: e sarebbe potuta morire la divinit del Verbo? Ma dopo di lui sono state uccise migliaia di martiri: seminata, per cos dire, dal loro sangue, per tutta la terra sorta la messe della Chiesa. 20. Dunque, fratelli, migliaia di anni avanti sono stati predetti questi fatti, e, come erano stati predetti, cos si sono svolti e avverati. Quelli che leggiamo e ci resta da credere sono pochi, poich la maggior parte gi li leggiamo e li abbiamo sotto gli occhi. In base a quelli che leggiamo e vediamo realizzati non una grande impresa credere a quei pochi che restano da realizzarsi. Era invece una grande prova per coloro che non vedevano nessuno dei fatti che noi vediamo. Ormai non merita alcuna lode il credere, ma piuttosto merita condanna il non credere. Si dstino una buona volta e si lascino curare coloro che finora non hanno voluto curarsi! Credano e vedranno. Non siano tanto perversi da venirci a dire: " Che prima io vegga e poi creder ". Che significa: " Che prima io vegga e poi creder? ". In effetti, chi vede pu forse credere? Crede chi non vede. Altro credere, altro vedere. Siccome non vedi, credi, affinch credendo quel che non vedi possa meritare di vedere quello che credi. Presupposto per meritare la visione la fede; compenso della fede la visione. Perch esigi il compenso prima del lavoro? Credi dunque e cammina nella fede: la tua salvezza oggetto di speranza. Infatti ha cominciato a curarti quell'ottimo medico per il quale nessuna malattia incurabile. Non temere per le tue colpe passate, che eventualmente hai potuto commettere, anche se sono state gravissime, inaudite. Se le malattie sono grandi, pi grande il Medico. Non preoccuparti quindi dei peccati passati: nel sacramento ti saranno istantaneamente rimessi, e tutti e totalmente ti saranno rimessi. Delle colpe passate non rimarr nulla di cui tu debba inquietarti e darti pensiero. Sarai tranquillo: non per la tua vigoria ma per la mano del medico. Sii dunque tranquillo nelle sue mani, perch egli guarir anche le conseguenze del male: guarir anche la fragilit della nostra condizione mortale da cui, mentre viviamo quaggi, provengono i peccati minori. Egli guarir tutto, purificher tutto; sar eliminata ogni sorta di cecit. Occorre per che gli sia presentato un occhio del cuore ben disposto, per cui tu, vedendo, sia beato in quanto hai ascoltato con 56 fede la parola: Beati i puri di cuore perch vedranno Dio . Fratelli miei, quelli che ancora non credono osservino, osservino quanti fatti Dio ci pone dinanzi agli occhi. Tutti gli eventi che vediamo accadere nel mondo in nome di Cristo sono stati previsti, preannunziati e posti autorevolmente in iscritto. Nelle nostre mani vi sono i libri; davanti ai nostri occhi la realt dei fatti. 21. E se pensiamo secondo verit, fratelli, l'opera che ha compiuto era pi difficile di quella che gli resta 57 da compiere. Che significa: " Ha compiuto l'opera pi difficile "? Ha giustificato l'empio : da idolatra lo ha reso credente, da ubriacone temperante, da impudico casto, da avaro disposto a donare i suoi beni; e notate che non li dona organizzando cacce circensi, con grande gioia del diavolo, ma facendo elargizioni ai poveri, meritandosi la corona da Cristo e acquistandosi beni imperituri. Era pi difficile l'opera che Cristo ha compiuto. Colui che ha reso giusto l'uomo empio non sar in grado di premiare l'uomo

giustificato? State attenti, miei fratelli! Cosa pi difficile a credersi: che un empio venga reso giusto o che un giusto venga mutato in angelo? " Empio " e " giusto " sono fra loro contrari; " giusto " e " angelo " non sono contrari. Non sar capace di completarti con doni similari colui che ti ha trasformato cambiando situazioni contrarie? Infatti non appena comincerai ad essere giusto comincerai a imitare la vita dell'angelo, mentre quando eri empio eri estraneo al coro degli angeli. Ecco per giungere la fede. Essa ti ha reso giusto e tu, che bestemmiavi Dio, ti umilii dinanzi a Dio; tu che eri volto alla creatura ora desideri il Creatore. Ecco quello che Egli ha donato a te. Egli inoltre ha diffuso nel mondo la sua Chiesa, l'ha propagata come l'aveva promessa. Era stato predetto che gli idoli sarebbero stati massacrati e tolti di mezzo. I nostri padri l'hanno letto ma non l'hanno veduto; noi lo leggiamo e lo vediamo. Sono state annunziate eresie e scismi: anche questo avvenuto. Quindi non si turbano i cristiani quando vedono sorgere eresie e scismi. Con grande certezza sperano l'avverarsi degli eventi promessi poich vedono realizzarsi quelli che erano stati preannunziati. 22. Evitate dunque le scelleraggini delle eresie e degli scismi, evitate le pratiche sacrileghe dei pagani, le insulse consultazioni dei demoni, i culti degli idoli, i sacrilegi delle arti magiche, il ricorso agli astrologi. Evitate queste cose, fratelli. Da esse non avete nulla da sperare. Per la vita futura non hanno mai promesso niente; per la vita presente, ad essere sinceri, vi raccontano menzogne. Ma potrebbe esserci qualcuno che dice: " A me, son certo, l'astrologo ha detto il vero, e a me, ne sono certo, me lo ha detto l'indovino : ho preso quella medicina e mi ha fatto effetto ". Quanto a voi, carissimi, questo solo ritenete per certo (e del resto la cosa pu facilmente controllarsi!): la presente felicit o infelicit (che poi non sono n vera felicit n piena infelicit) sono sparse in maniera confusa e le troviamo insieme in tutti gli uomini; e, per quanto riguarda voi, fratelli, che avete creduto, anche se fosse vero che nella presente vita temporale sono felici solamente coloro che ricorrono a tali pratiche, voi per amore della felicit avvenire dovreste disprezzare la felicit presente. Ma ecco vedete voi stessi che indistintamente godono buona salute e quelli che ricorrono a tali pratiche e quelli che non vi ricorrono; che indistintamente muoiono quelli che vi ricorrono e quelli che non vi ricorrono; sono ricchi o poveri indistintamente e quelli che vi ricorrono e quelli che non vi ricorrono; sono onorati e vilipesi indistintamente quelli che vi ricorrono e quelli che non lo fanno. Vedendo dunque come tra gli uomini la felicit e l'infelicit temporale sono mescolate insieme, perch non pensate piuttosto ad evitare l'infelicit eterna, quando vi si dir: Andate al 58 59 fuoco eterno e a raggiungere la vera felicit, quando vi si dir: Ricevete il Regno ? 23. " Giunone - dice [il pagano] - assiste le partorienti, Mercurio i cacciatori o le persone di studio, Nettuno i naviganti ". Sono falsit! Se fosse vero, non partorirebbero felicemente le donne che sparlano di Giunone. Ma ci vuol proprio molto, miei fratelli, ad aprire gli occhi per vedere queste cose? O che forse i profeti hanno predetto cose come queste? Interrogate voi stessi; risponda l'intero genere umano! Sarebbero dunque esposti a naufragio tutti coloro che non venerano Nettuno? Subirebbero danno tutti i negozianti che deridono Mercurio? Se tutto questo falso, noi diremo che gli di in nessun modo vi hanno promesso la vita futura e non recano alcun vantaggio per la vita presente. Perch dunque li si adora se 60 non perch distolgano i piedi di quanti vogliono percorrere la via del Signore , sicch non tendano alla vita immortale n si ripromettano un po' di riposo dopo gli stenti e le difficolt della vita presente? il diavolo che insieme ai suoi angeli si solleva contro di voi e si presenta come se vi fosse amico per ridurvi in schiavit. Preferite rimanere nella libert! pi grande colui che vi ha redenti di colui che vi assalta. E poi tutti coloro che dnno il consenso al diavolo saranno con lui condannati, mentre tutti coloro che avranno creduto a Cristo, non saranno condannati con il diavolo. Son cose che avverranno, ma voi dalle cose gi avvenute traete le conseguenze per quelle che restano da compiersi. 24. Fu predetto che i cristiani avrebbero dovuto subire persecuzioni da parte dei re della terra, ed esse son gi avvenute: stata compiuta una strage di martiri. Gli autori delle stragi pensavano che a forza di ucciderli avrebbero sterminato i cristiani; invece la Chiesa cresciuta mediante il loro sangue. I persecutori sono stati vinti, i perseguitati hanno riportato vittoria. Anche questo era stato predetto. Nella 61 sacra Scrittura leggiamo che avrebbero sottomesso il collo al giogo di Cristo gli stessi re , dai quali in un primo tempo sembrava dovesse venire una persecuzione della Chiesa da cui occorreva mettersi al riparo. Ma avvenuto questo, fratelli: la croce di Cristo ora sulla fronte dei re; i re adorano colui che i giudei schernirono. Era stato per detto: Dio ha scelto ci che in questo mondo debole per confondere i forti, ha scelto ci che in questo mondo ignobile e ci che non , come se fosse, per ridurre a nulla ci che 62 . Il Signore nostro Ges Cristo pertanto venuto per la salvezza non solo dei poveri ma anche dei ricchi, non solo dei plebei ma anche dei re. Non volle tuttavia scegliere come suoi primi discepoli i re, i ricchi, i nobili, i dotti, ma scelse i poveri, gli illetterati, i plebei, i pescatori, in cui sarebbe rifulsa di pi la sua grazia. Venne infatti a darci la bevanda dell'umilt e a guarire la superbia. E se per primo avesse chiamato un re, il re avrebbe detto che era stato eletto per la sua dignit; se per primo avesse chiamato un dotto, il dotto avrebbe detto che era stato eletto per la sua cultura. Ma i cristiani, che venivano chiamati all'umilt, dovevano essere chiamati mediante persone umili. Perci Cristo non ha conquistato il pescatore mediante l'imperatore, ma l'imperatore mediante il pescatore.

25. Ora vengono a Roma i re. straordinario, fratelli, come ogni cosa si sia realizzata. Quando lo si annunziava, quando lo si scriveva, nulla di tutto questo era avvenuto. sorprendente. Osservate, e riflettete e rallegratevi. Siano bramosi di conoscere queste cose coloro che non vorrebbero interessarsene. Di queste cose noi vogliamo che si interessino. Abbandonino le sciagurate inezie delle vane curiosit e siano una buona volta desiderosi di apprendere la sacra Scrittura. Troveranno che i grandi fatti che ora vedono sono stati predetti molto tempo prima. Essi infatti rimangono sbalorditi vedendo che nel nome di un Crocifisso accorre e si aduna il genere umano, dai re agli straccioni coperti di cenci. Non stata esclusa nessuna et, nessuna categoria di persone, nessuna cultura. Infatti non che hanno creduto gli ignoranti e non hanno creduto i dotti, o che hanno creduto i plebei e non i nobili, o che hanno creduto le donne e non gli uomini, o che hanno creduto i fanciulli e non gli anziani, o che hanno creduto gli schiavi e non i liberi. Ogni et stata chiamata alla salvezza e ogni et gi venuta: son venuti i dignitari, i ricchi, i facoltosi tra gli uomini. Che vogliano entrare veramente tutti! Solo in pochi sono ormai rimasti fuori e seguitano a contendere. Si dstino finalmente! Quanto meno al rimbombo che si leva dal mondo intero. Perch tutto il mondo grida. 26. Come avevo iniziato a dire, vengono a Roma i re. Ora a Roma vi sono i templi degli imperatori, i quali nel loro orgoglio pretesero dagli uomini onori divini; e, poich ne avevano il potere (dato che erano sovrani assoluti), pi che meritarli li estorsero. Ma un pescatore come avrebbe potuto estorcere simili onori? Comunque a Roma c' la tomba del pescatore e c' il tempio dell'imperatore. Pietro sepolto in una tomba. Adriano in un tempio: il tempio di Adriano, il sepolcro di Pietro. Ecco ora venire un generale vittorioso; osserviamo dove si diriga, dove scelga di piegare i ginocchi: se nel tempio dell'imperatore o sul sepolcro del pescatore. Deposto il diadema, si batte il petto l dov' il corpo del pescatore: ne riconosce i meriti, lo crede insignito di corona, per la sua mediazione desidera di giungere a Dio e avverte e ottiene di essere aiutato dalle preghiere di lui. Ecco le meraviglie compiute da quell'uomo confitto in croce e deriso mentre era sulla croce. Ecco in qual maniera si assoggettato i popoli: non con la crudelt della spada ma con il patibolo, oggetto di scherni. Bevano dunque gli uomini superbi alla coppa dell'umilt, dopo che Cristo si umiliato; si degnino di essere umili. Riconoscano una buona volta quale sia la loro medicina. Vengano e credano. 27. Esortateli, fratelli, non solo a parole ma anche con le vostre opere; e anche noi li esortiamo a non rimandare ancora. Forse alcuni gi ci pensano e dicono: " Domani mi far cristiano ". Se bene domani bene anche oggi. In realt, per diventare cristiano non devi chiedere il giorno all'astrologo. Ogni giorno stato fatto da Dio, e per te buono quel giorno nel quale compi il bene. Se dunque bene credere in 63 Cristo, affinch sia purificato il tuo cuore mediante la fede , e guarire il tuo occhio che dovr vedere una luce tanto fulgida, perch rimandare? Perch seguita a risuonare tra gli uomini il gracchiare del corvo? " Cr, cr " (domani, domani) grida il corvo che, fatto uscire dall'arca, non vi torn, mentre invece vi torn 64 la colomba . Il corvo ti dice " domani ", la colomba geme ogni giorno. Non sia dunque in te la voce di chi rimanda al domani ma il gemito di chi confessa [il Signore]. Tutti coloro che si sono stancati di ascoltare vogliano essere indulgenti con i bramosi di sapere; coloro poi che vorrebbero ancora sentire, perdonino quelli che sono stanchi, tanto pi che anche il tempo ci costringe a chiudere il discorso. Osserviamo infatti in voi un gran desiderio, in Cristo, per cui potreste ascoltare ancora altre cose, ma il tempo non possiamo fermarlo. Per tutti coloro che sono presenti e non hanno ancora creduto ecco noi siamo a disposizione, ecco c' la Chiesa. Se vogliono, abbraccino la fede. Se preferiscono rimandare (ipotesi che, a quanto io penso, non dovrebbero pi ritenere), lascino il posto a coloro che vogliono celebrare i divini misteri. E dopo che i pagani furono usciti: 28. Fratelli, gi ieri ve l'abbiamo detto e adesso ve lo ripetiamo, come del resto sempre vi scongiuriamo. Vivendo bene guadagnate coloro che ancora non hanno creduto, perch non succeda che anche voi abbiate creduto invano. Vi scongiuriamo: come gradita al vostro orecchio la parola di Dio, cos vi piaccia esprimerla nei vostri costumi. Non sia quindi soltanto nell'orecchio ma anche nel cuore, non soltanto nel cuore ma anche nella vita, affinch siate la famiglia di Dio, degna [di lui] e accetta ai suoi occhi in ogni 65 sorta di opere buone . Fratelli, sono assolutamente convinto che, se voi vivrete in maniera degna di Dio, ben presto nessuno di quelli che ancora sono lontani dalla fede seguiter a rimanere nell'incredulit.

1 - Cf. 2, 3 (Eb 10, 37). 2 - Sal 110, 10 (Sir 1, 16).

3 - 1 Gv 4, 18. 4 - Sal 110, 10 (Sir 1, 16). 5 - 1 Cor 2, 9. 6 - Cf. Lc 23, 43. 7 - 1 Tm 6, 16. 8 - 1 Cor 2, 9. 9 - Cf. Rm 8, 5. 10 - Sal 37, 11. 11 - 1 Cor 2, 9. 12 - 1 Cor 1, 12 (3, 4). 13 - Cf. Sal 77, 7; Ger 17, 5. 14 - Sal 21, 5. 15 - 1 Cor 3, 3. 16 - Sal 81, 6-7. 17 - Sal 81, 6. 18 - Gv 1, 12. 19 - Sal 81, 6-7. 20 - Cf. Gn 3, 5. 21 - Gn 3, 19. 22 - Is 66, 1. 23 - Cf. 1 Pt 1, 8. 24 - 1 Cor 2, 9. 25 - Cf. Gn 1, 27 (Sir 17, 1). 26 - Cf. Mt 6, 22 (Lc 11, 34). 27 - Cf. 1 Cor 2, 9. 28 - Cf. 1 Pt 1, 8. 29 - 1 Cor 2, 9. 30 - Mt 7, 7 (Lc 11, 9). 31 - Sal 26, 8.

32 - Sal 26, 4. 33 - Mt 5, 8. 34 - At 15, 9. 35 - Mt 5, 8. 36 - At 15, 9. 37 - Mt 5, 8. 38 - At 15, 9. 39 - 1 Cor 2, 9. 40 - Gv 1, 12. 41 - Mt 5, 8. 42 - At 15, 9. 43 - Gv 1, 12. 44 - Cf. 1 Cor 2, 9; At 15, 9; Mt 5, 8. 45 - Cf. Gv 20, 29. 46 - Cf. 1 Th 5, 22 (?). 47 - Sir 10, 15. 48 - Lc 23, 34. 49 - At 2, 37. 50 - Lc 23, 34. 51 - At 2, 38. 52 - Cf. 1 Cor 1, 23. 53 - Rm 4, 25. 54 - At 15, 9. 55 - Cf. Col 1, 18. 56 - Mt 5, 8. 57 - Cf. Rm 4, 5. 58 - Mt 25, 41. 59 - Mt 25, 34. 60 - Cf. Sal 19, 9.

61 - Cf. Sal 71, 10-11; 104, 14-15; 109, 1 e 5; ecc. 62 - 1 Cor 1, 27-28. 63 - Cf. At 15, 9. 64 - Cf. Gn 8, 6-12. 65 - Cf. 2 Tm 2, 21 (3, 17; Tt 3, 1).

Discorso 198 augm.


TRATTATO DI SANT'AGOSTINO, VESCOVO, CONTRO PAGANI 1. Vi vediamo, carissimi, convenuti qui come se oggi fosse una solennit e riuniti in numero maggiore di quanto siete soliti fare a quest'ora e in questo luogo. Vi esortiamo pertanto ad imprimere nella memoria con la frequente ripetizione le parole che avete cantate, affinch non succeda che, mentre la lingua baccaglia, il cuore resti muto. Al contrario dovete gridare con tutto l'affetto dell'animo agli orecchi di Dio quello che con la voce vi siete fatti echeggiare agli orecchi l'uno dell'altro. E questo ci che avete cantato: Salvaci, Signore nostro Dio, e radunaci di fra mezzo alle genti, perch confessiamo al tuo santo 1 nome . Se dunque la festa che oggi celebrano i pagani con allegria mondana e carnale, nel frastuono di canti quanto mai frivoli e sconci, conforme richiesto dalla celebrazione della stessa falsa ricorrenza festiva, se insomma tutto quello che combinano oggi i pagani non reca a voi alcun gusto, voi siete coloro che Dio ha radunato [separandovi] dalle genti. 2. Voi dunque cantavate, e il suono di quel cantico divino risuona ancora nei vostri orecchi : Salvaci, 2 Signore nostro Dio, e radunaci di fra mezzo alle genti. Chi pu essere radunato di fra mezzo alle genti se non chi viene salvato? Non si salvano dunque coloro che rimangono frammisti alle genti, mentre si salvano coloro che di fra mezzo alle genti sono radunati [dal Signore]. La loro salute la salute della fede: una salute spirituale, salute promessa da Dio, salute appoggiata alla buona speranza e animata dalla pi autentica carit. Ciononostante, di colui che crede, spera e ama non si deve subito dire che ha raggiunto la salvezza. Occorre vedere cosa crede, cosa spera e cosa ama. In qualunque genere di vita, non si vive senza queste tre propensioni dell'anima: credere, sperare, amare. Se pertanto tu non credi quello che credono i pagani, se non speri quello che sperano i pagani, se non ami quello che amano i pagani, tu sei un separato dai pagani. E se tale e tanta la distanza che separa le vostre menti, non ti spaventi il fatto che con il corpo sei in mezzo a loro. Cosa c' infatti di pi distante fra ci che credono loro, che cio i demoni siano di, e ci che credi tu, e cio che Dio l'unico vero Dio? E quanto alla speranza, essi sperano le vanit mondane, tu speri la vita eterna in Cristo; e in fatto di amore essi amano il mondo, tu il Creatore del mondo. Chi pertanto crede, spera e ama cose divine lo dimostri con la vita, lo faccia vedere con le opere che compie. Andrai oggi a celebrare insieme con i pagani la festa delle scommesse, giocherai a dadi con i pagani, ti ubriacherai insieme con i pagani... Come puoi dire che credi in altre cose, che altre cose speri ed ami? Come potrai cantare a fronte alta: Salvaci, Signore nostro Dio, 3 e radunaci di fra mezzo alle genti ? Dalle genti infatti, pur restando con il corpo in mezzo a loro, sei separato se la tua vita diversa. E quanta sia la distanza che ci separa da loro vedetelo da ci che ora fate e da ci che testimoniate. Infatti il nostro Dio, il Signore nostro Ges Cristo, Figlio di Dio, fattosi uomo per noi ha sborsato per noi il prezzo, e l'ha fatto per riscattarci, per radunarci in un popolo separato dalle genti. Ora se tu vai a mescolarti con i gentili, segno che non vuoi seguire colui che ti ha riscattato. E la mescolanza con loro avviene con la condotta della vita, con le opere, con il cuore: se cio credi, speri e ami le stesse cose loro. Sei un ingrato verso colui che ti ha redento, non valuti a dovere il tuo prezzo, il 4 sangue dell'Agnello immacolato . Se pertanto vuoi seguire il tuo Redentore, colui cio che ti ha riscattato con il suo sangue, non mescolarti con i pagani assomigliandoti ad essi con la condotta e le opere. Essi 5 spendono nelle scommesse, voi date in elemosina . Non vi diciamo infatti, fratelli: " Essi dnno, voi astenetevi dal dare "; anzi, voi date pi di loro. E fatelo come persone che credono in altre cose, sperano in altre cose, amano altre cose. In realt non vi diciamo: " Ecco, essi credono, voi non credete; essi sperano, voi non sperate; essi amano, voi non amate "; ma vi diciamo: " Essi credono quello, voi credete questo; essi sperano quello, voi sperate questo; essi amano quello, voi amate questo; essi dnno un tot e lo dnno a quei tali, voi date del vostro e datelo a questi altri ". Essi spendono per le scommesse; voi date in elemosina. Essi si affidano alla casualit delle cose terrene, voi affidatevi alla parola delle Scritture divine. Essi corrono al teatro, voi correte alla Chiesa. Essi si ubriacano, voi digiunate. Se fate questo, 6 cantate veramente: Salvaci, Signore nostro Dio, e radunaci di fra mezzo alle genti . Al presente quelli che hanno ascoltato con animo ben disposto le mie parole si trovano certamente mescolati con altri che

non le hanno ascoltate con la stessa buona disposizione d'animo: i primi sono stati radunati insieme e prelevati di fra mezzo alle genti, gli altri sono ancora mescolati alle genti. 3. Adesso io sto parlando a cristiani. Orbene, se voi credete a quello che credono i pagani, se sperate ci che sperano i pagani, se amate quello che amano i pagani, vivete pure come vivono i pagani. Ma se credete a cose diverse dalle loro, se sperate e amate cose diverse, vivete in maniera diversa: con i vostri costumi, diversi dai loro, mostrate quanto siano diverse la vostra fede, la vostra speranza, la vostra carit. In che cosa infatti credono i pagani? Ve l'ho gi segnalato. Essi chiamano di quelli che l'apostolo Paolo presenta in fattezze diverse dicendo: Quanto immolano i pagani, lo immolano ai demoni e non a 7 Dio; e io non voglio che voi siate soci dei demoni . Dunque i comportamenti dei pagani piacciono ai loro di; ma colui che dice: Io non voglio che voi siate soci dei demoni ci impone l'obbligo di separarci, con la vita e le opere, da coloro che prestano il culto ai demoni. Questi demoni infatti si dilettano delle canzoni fatue, del chiasso balordo, delle varie sconcezze dei teatri, delle pazzie del circo, delle crudelt dell'anfiteatro, delle zuffe accanite che sorgono fra i tifosi di uomini pestilenziali, che litigano e altercano fino all'inimicizia parteggiando per un cantastorie, un istrione, auriga o gladiatore. Chi compie azioni come queste come se nel fondo del suo cuore bruciasse incensi in onore dei demoni. Gli spiriti 8 seduttori gongolano per quelli che riescono a sedurre e si pascono dei cattivi costumi e della vita lurida e abominevole di coloro che son riusciti a sedurre e ingannare. Prvati dunque a chiedere a un tizio: " Ami tu quell'auriga? ". Ti risponde: " Certo che lo amo! ". In effetti, se anche volesse negarlo, si nota subito come tifa per lui, come schiamazza per lui e per lui fa anche a botte. Se poi tu insisti: "Ma lo ami davvero molto? ", egli ti risponder: " S, molto ". Prvati allora a dirgli: " Sii come lui tu e i tuoi figli! ". Se, come ti si presentava all'apparenza, era un persona perbene, subito indispettito ti risponder: " Perch mi hai voluto offendere cos? ". " Ma che davvero sono io ad offenderti dicendoti: Sii come lui, o non piuttosto sei tu che offendi te stesso amando uno con il quale ti rincresce d'essere paragonato? ". Al contrario voi amate i martiri. Ebbene, come dici al pagano: " Tu ami quell'auriga " e senza vergognarsi ti risponde: " Lo amo ", cos di' al cristiano: " Tu ami Cipriano " e ti risponder: " Lo amo ". Continua dicendogli: " Sii come lui ". Egli ti risponder: " Volesse Dio concedermi questo dono! ". Quanto puro questo amore, quanto casto, quanto sereno, specie se verso un martire gi cinto di corona! Infatti l'amore per uno che ancora impegnato nella lotta un amore non del tutto sicuro, sebbene noi 9 dobbiamo amare tutti in Colui che ha gi vinto, che siede alla destra del Padre , che dall'alto non solo guarda i lottatori ma li soccorre a perseverare sino alla fine, essendo diventato il supremo arbitro di 10 quella lotta di cui fa menzione l'apostolo Paolo . 4. Saranno dunque in molti a lottare nell'intimo del proprio cuore con la parola che hanno ascoltato. 11 Abbiamo detto infatti: "Non spendete denaro per le scommesse, datelo ai poveri . poco dare quanto dnno gli altri; voi dovete dare di pi. Ma non volete dare di pi? Date almeno altrettanto ". Mi rispondi: " Quando sborso qualcosa per la scommessa, qualcosa percepisco anch'io! ". E con ci? Quando di qualcosa al povero, non riceverai niente? Naturalmente, tu non credi a ci che credono i pagani, non speri ci che sperano i pagani, non ami quello che amano i pagani; tuttavia, se dici che quando di qualcosa al povero non guadagni nulla, diventi pari ad un pagano, e senza motivo hai cantato: Salvaci, Signore 12 nostro Dio, e radunaci di fra mezzo alle genti . Hai dimenticato le parole che saranno dette a coloro che 13 avranno elargito [del proprio]: Venite, benedetti del Padre mio, ricevete il regno , e quelle che saranno 14 dette agli increduli: Andate nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e i suoi angeli . Se agli uni desse il regno e a questi altri non desse nulla ma solo li abbandonasse [alla loro miseria], dovresti provare un forte amore per quanto ti vien dato e far del tutto per non essere privato di un bene cos grande e indescrivibile. Ma il fatto che non solo gli uni sono accolti nel regno e gli altri no; a costoro viene anche detto: Andate nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e i suoi angeli. Ti stimolino il timore e l'amore. Se ami poco quanto ti viene promesso, temi quello che ti viene minacciato. Si comincia infatti con il timore e si diventa perfetti con l'amore. Temendo l'inferno pratichi quanto ti viene ordinato, ma finch lo pratichi per timore, lo pratichi da servo; quando invece lo pratichi perch ami, lo pratichi nella libert [del figlio]. Sii dunque un buon servo, per meritare questa libert. Comincia col temere colui che in seguito amerai, colui che quando sarai riuscito ad amare non dovrai pi temere. Sta scritto infatti: Nella carit non c' 15 timore, ma la carit perfetta esclude il timore . Lo afferma l'apostolo Giovanni. Ora, se la carit perfetta esclude il timore, inizialmente ti riempia il petto il timore, e vedrai nascere in te la carit. Man mano poi che cresce la carit decresce il timore, man mano che si sviluppa la carit si riduce il timore; e quando la carit avr raggiunto la perfezione, il timore scompare. Infatti nella carit non c' timore, ma la perfetta carit esclude il timore. Se amate gi adempite il precetto j; se non amate ancora, adempitelo mossi da timore; che se poi non vi muove n il timore n l'amore, cantate inutilmente le parole: Salvaci, Signore 16 Dio nostro e radunaci di fra mezzo alle genti . Siete infatti ancora pagani e attaccati allo stesso giogo 17 degli infedeli . Ebbene, fa' tu per i pagani quello che il tuo Signore ha fatto per te, poich quando il Signore intervenne in tuo favore, tu non eri cristiano. Volenti o nolenti, ci ascoltino quelli che altro credono, altro sperano, altro amano. Diciamo loro quanto noi sappiamo! Essi poi facciano pure quello che vogliono; sappiano per che non senza conseguenze fare quello che fanno. C' infatti una ricompensa

non solo per le opere buone ma anche per quelle cattive. La ricompensa delle opere cattive si chiama castigo, quella delle opere buone corona. 5. Che cosa ha fatto per te il tuo Signore prima che tu fossi cristiano? Ha sofferto per te la Passione. E 18 cosa dice il salmo? Io per, quando mi affliggevano, mi vestivo di sacco e mi umiliavo nel digiuno . Prendendo le parole in senso figurato, il Signore praticava una specie di digiuno quando rifiutava di accogliere gli empi nel suo corpo. Nello stesso digiuno pero egli aveva fame, dal momento che, quando in 19 quell'albero non trov frutti, lo maledisse ed esso si secc . Ma che significano le parole: Mi vestivo di 20 sacco ? Quasi occultando la mia potenza nella debolezza della carne, io presentavo agli occhi dei persecutori solamente la mia carne mortale. Era infatti in quella carne, da lui presa dal vecchiume della 21 nostra mortalit senza alcun suo peccato personale, che egli rinchiudeva i nostri peccati . In effetti il sacco dice riferimento ai peccati a causa del tessuto di peli di capretto, di coloro cio che saranno 22 collocati alla sinistra , a meno che prima non si siano trasferiti dalla parte dell'agnello. Non avendo 23 dunque Egli commesso alcun peccato nella sua natura di schiavo , e quindi non avendo alcun debito con la morte, tuttavia egli pag per noi il debito che non era suo, e cos egli ci ha liberati dal nostro debito. In quel suo sacco teneva rinchiuso il nostro prezzo, quel sacco il cui diminutivo sacchetto; ma egli nel sacco di cui si era voluto rivestire nascondeva il nostro prezzo, che era assai grande, e questo sacco 24 presentava ai suoi persecutori, dinanzi ai quali, empi com'erano, umiliava nel digiuno la sua anima . Alla fine, mentre egli pendeva dalla croce, quel sacco venne squarciato dalla lancia, e ne venne fuori il 25 prezzo [del riscatto] di tutta la terra . In conclusione, prima che tu fossi cristiano, il tuo Signore ha sofferto per te la passione, e questo per redimerti e farti diventare cristiano. 6. Ma cosa dice la Scrittura? Come Lui ha dato la vita per noi, cos noi dobbiamo dare la vita per i 26 fratelli . Se ancora non ci possibile subire la passione a vantaggio dei pagani, ci possibile almeno digiunare per i pagani. Quanto sei ancora lontano dall'imitare il tuo Signore! E anche se riuscirai a digiunare, quanto ancora ne sei lontano! Eppure un bene che ti avvicini! Ma quale non sar il tuo terrore di fronte all'imitazione perfetta se di essa temi anche un solo gradino, un gradino cos ridotto, cos basso! Il gradino che ti rifiuti di salire proprio terra terra, e io non saprei neppure se chiamarlo gradino. Cosa c' infatti di straordinario nel digiunare per un tempo come quello richiesto, nel mangiare solo di sera in un giorno cos breve? Non una gran cosa, non assolutamente una grossa fatica. Il disbrigo di un affare obbliga le tante volte a fare ci che tu non vuoi eseguire per amore di Dio. Siccome la Chiesa di Dio che lo vuole, tu non vuoi digiunare. Se giocassi a dadi digiuneresti, e digiuneresti per non doverti alzare sconfitto [dall'avversario]. Per vincere quando temi di essere superato da un uomo in fatto di denaro, tu sei pronto a digiunare; non digiuni invece e non temi che il diavolo ti vinca nel cuore. Non c' infatti nulla di pi facile che digiunare per un solo giorno, che tanto breve. Ma tu non vuoi digiunare il l gennaio! Fateci la prova, perch possiate voi godere di voi stessi e noi di voi! Prova davvero piccola! Capace tuttavia di mettere in mostra il coraggio di un cristiano... 7. Ecco tu ora ascolti il discorso: pendi [dalle mie labbra], ti sazi della parola di Dio, e la nostra stessa esortazione diventa fuoco nel tuo cuore. S, noi accendiamo una fiamma nella vostra anima: lo vediamo, lo constatiamo. Occorre per che questa fiamma acquisti vigore, poich fra poco, appena sar terminato il discorso, voi uscirete da questo luogo e passerete alle intemperie e al freddo del mondo. E voi ben sapete che questo mondo nel celebrare la sua festa licenziosa sembra sprizzare scintille; ci sono per venti freddi, che fan temere che i cuori dei cristiani finiscano col congelarsi. Per questo vi dicevo, fratelli, che la parola di Dio deve impossessarsi del vostro cuore e del suo vigore. Se l'avr conquistato, le intemperie che dovrete affrontare tra poco, appena usciti fuori, serviranno ad accrescere la fiamma, e non la spegneranno, a meno che non si tratti d un focherello piccino e quindi capace d'essere spento. Se il vostro cuore arde come un filo di stoppa in questo momento, mentre gridate, mentre ardete d'amore e assaporate il gusto della parola di Dio, fra poco, quando uscirete fuori, subito si spegner, al primo soffio di una qualche bocca. Baster che ti si dica: " Ma che davvero oggi tu digiunerai? ". Subito si spegner, perch aveva appena cominciato ad ardere come la stoppa. Metti invece che arda come tizzoni infocati. Potranno levarsi i pi forti venti contrari e venire a soffiarti cose discordanti [dalla tua fede]: essi aumenteranno il fuoco e susciteranno fiamme pi possenti. In grado per di ardere come carboni sono coloro che vivono la vita nuova. Quando infatti i carboni prendono ad ardere, sembra che da morti tornino in vita, tant' vero che, in bocca a molti, si sente ripetere spesso questa espressione. Quando gettano i carboni per far fuoco, dicono: " Dammi carboni vivi ", intendendo " carboni ardenti ". Se ne conclude che i carboni spenti son come dei carboni morti. Quanto a voi, se avete riacquistato la vita per l'ardore della carit d Cristo, fate s che il desiderio di Lui arda cos forte nel vostro cuore che nessun vento proveniente dagli avversari lo spenga. Sono infatti al corrente dei guai che dovrete affrontare quando uscirete da qui; ma sia ringraziato Dio perch siete potuti intervenire. In verit l'essere potuti intervenire cos numerosi in giorni come questi, non solo non ci dispiace ma ci fa piacere. Avete infatti trovato il modo, in quanto gli altri, che non somigliano a voi e alle vostre costumanze, si dirigono a mete diverse e si occupano dei piaceri insulsi, lasciando cos a voi agio e libert di poter realizzare quanto

abbiamo affermato: Salvaci, Signore nostro Dio, e radunaci di fra mezzo alle genti . Adesso dunque state raccolti, ma anche quando uscirete e con la vostra presenza corporale vi mescolerete a loro, non dovete partecipare alle loro perversit e insensatezze. Dovete al contrario rimanere come persone radunate di fra mezzo alle genti, in qualsiasi posto vi troviate con il corpo. E magari di questi cattivi suggeritori abbiate a subire la molestia solamente sulle piazze, e non anche dentro la vostra casa! Ecco, vuol digiunare il padre, il figlio no; vuol digiunare il figlio, il padre no; lo vuole il marito e non lo vuole la moglie; o lei lo vuole e lui no. Ebbene, colui che non lo vuole, e non lo vuole proprio perch convinto che oggi sia giorno di festa, un vento contrario. Il cristiano per arda con fiamma cos viva che non solo non si lasci spegnere lui personalmente, ma anche l'altro ne venga infiammato. 8. Miei fratelli, se intendete bene le parole che udite, non dubito che proviate dolore per quei tali che sono ancora schiavi di tanta pazzia. Ve ne addolorate perch un tempo forse anche voi foste coinvolti in simile pazzia, ma al presente il vostro cuore ne guarito, dal momento che, fatto il confronto con la loro follia, voi ne siete addolorati: addolorati per compassione, non per con disperazione. Se infatti s' potuto verificare in te che oggi non ami pi quello che amavi ieri, la stessa cosa pu accadere anche nell'altro; e se pu accadere in lui, finch con dolore lo vedi rimanere cos com', prega per lui. E perch venga esaudita la tua preghiera, digiuna per lui ed elargisci elemosine, e nel far questo consuma la giornata a vantaggio di colui che ami, mentre lui, non amando se stesso, la consumer in modo del tutto opposto, 28 essendo vero che chi ama l'iniquit odia la sua anima . Giorno verr in cui anch'egli, amando la sua anima, avr in odio l'iniquit ed entrando [nella Chiesa] prover dolore per gli altri, pregher insieme con te e digiuner per loro. purtroppo una realt, fratelli, che anche gli altri giorni essi li trascorrono in passatempi stupidi, ma durante le loro solennit l'accresciuta tolleranza per le cose insulse li stimola verso un pi sfrenato amore terreno e verso piaceri che causano la morte. Infatti, quando uno si comporta male in casa sua, la sua voglia di pazzie resta limitata per la freddezza dei suoi vicini; se invece le stesse cose le fanno tutti, si infiammano a vicenda. Ma io ve l'ho gi detto: il loro fuoco per voi ghiaccio. Ogni amore un fuoco, ma occorre vedere cosa si ami. Se il cuore arde per il mondo, gelido nei riguardi di Dio. Sia pertanto [il vostro cuore] freddo nei riguardi del mondo, per essere ardente verso Dio. Pertanto nei giorni in cui essi fanno certe cose con pi alacrit e frequenza di popolo e s'infervorano per il male, che va a tutto loro danno, voi allo stesso modo sentitevi pi spinti ad usare misericordia verso di loro. Sono infatti gente per cui sempre si deve essere addolorati, finch sono pagani, finch vanno appresso alle vanit, finch sono in combutta con i demoni. Sempre si deve piangere su di loro finch persistono nell'adorare le opere che loro stessi si son fatte, dimenticando colui che li ha fatti; ma nelle loro celebrazioni solenni suscitano un dolore tutto particolare. Vedendoli immersi nei gorghi delle diverse balordaggini o tra i piaceri della lussuria o barcollanti per l'ubriachezza incontrollata, tutti presi dal gioco dei dadi e da tante altre loro pazzie, tutto questo insolito agitarsi produca in te un rinnovato dolore, se sei un vero cristiano e provi compassione dite stesso ripensando a quando non eri quello che ora sei. La Chiesa, composta allora di poca gente, aveva compassione dite; ora essa diventata adulta e nel nome di Cristo si diffusa in lungo e in largo. E non si dovrebbe rattristare di pi per coloro che 29 seguitano ad essere duri d cuore, amano la vanit e vanno in cerca della menzogna ? Effettivamente, verso coloro che, rimasti in pochi, vogliono starsene separati dal consorzio umano per una non so quale durissima cocciutaggine, si deve provare un dolore pi grande, perch a farli uscire di senno l'aggravarsi della malattia, che non consente loro di recuperare la salute nemmeno con l'apporto di una medicina cos efficace. 9. E magari dovessimo piangere solo i pagani! Non ce ne sarebbe quasi nessuno da dover piangere. Fa' che ai teatri non affluiscano i cristiani, e ne fuggirebbero anche i pagani: se non per amore di verit, certo per la vergogna della scarsit [del numero]. Ovviamente, essendo pi acuto il dolore del nostro cuore, dobbiamo offrire un pi copioso sacrificio di suppliche, affinch ottengano di ravvedersi coloro che portano il nome di cristiani. Non quindi vergognoso, fratelli, anzi molto opportuno il digiunare per coloro che volontariamente si sottopongono a delle tribolazioni che, se non le cercassero, non dovrebbero sopportare. Chi li appesantisce sono infatti i loro peccati e chi li rallegra sono i loro luridissimi piaceri, mentre si rifiutano di prestare ascolto alla voce di chi dice loro: Venite a me, voi tutti che siete affaticati e 30 oppressi, e io vi ristorer . Non vogliono attingere ristoro alla ricchezza di Cristo e immaginano di poter essere appagati saziandosi di libidine: la quale non un ristoro, ma una sventura. Nemmeno le festivit del cristianesimo voi dovete celebrare ubriacandovi, anche se, a motivo della gioia propria del mistero, l'austerit del digiuno viene attenuata. Una cosa infatti manifestare l'esultanza [festiva] con la riduzione dei digiuni, un'altra privarsi della santit della vita gravando il cuore [con dei vizi]. Dice il Signore, dice la 31 Verit: Non si appesantiscano i vostri cuori con crapule e ubriachezze . Sarebbe stolto, sarebbe un'offesa alla religione volersi accattivare la benevolenza dei martiri con azioni che, se essi non avessero evitate, non sarebbero mai giunti alla gloria che si tributa al martire. 10. Ma probabile che voi non dobbiate imbattervi in pagani di questo genere. Non mancano infatti tra loro persone che, disgustate da coloro che si abbandonano ai disordini carnali e alle ubriachezze, dicono:

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" Come tra voi ci sono cattivi cristiani, cos fra noi ci sono cattivi pagani. Osservate dunque come siano i buoni pagani ". Ed ecco presentarvi una lista di sapienti e filosofi profani, descrivendoli come persone dotate di un sapere straordinario. Con questo per non debbono intimorirvi: una cosa la grandezza, un'altra la gonfiezza. Un corpo gonfio si presenta grande, ma esso non sano. Ascoltate cosa dice l'Apostolo: Badate che nessuno vi seduca mediante la filosofia e con vani raggiri basati sulla tradizione degli uomini, secondo gli elementi del mondo e non secondo Cristo, perch in lui che abita la pienezza della divinit fisicamente, e voi avete il vostro completamento in lui che il capo di ogni principato e 32 potest . I pagani infatti per dare una spiegazione erudita e quasi assennata dei propri idoli, ricorrono agli elementi del mondo. Prvati a rimproverare qualcuno di loro per il fatto che adora gli idoli. Che egli li adori cosa palese: appare dalla realt dei fatti, poich egli affezionato alla cosa, a quell'idolo, e da lui si aspetta di essere esaudito; ma il pagano pi colto, pi dotto, cosa ti dice? " Ci fanno i pagani pi ignoranti. Son coloro che adorano l'idolo in quanto idolo, come del resto fanno tra voi coloro che si prostrano dinanzi alle colonne della Chiesa ". 11. Questo vi dico, fratelli: non fate nulla per cui i pagani abbiano ad insultarci. Entrate quindi nella Chiesa in modo da non offrire ai pagani pretesti per non entrare nella Chiesa. Nella Chiesa infatti si entra per trovarsi insieme tra fratelli, mentre per la tua preghiera [personale] tempio il tuo cuore. Purifica il luogo dove preghi, e sarai esaudito. Ecco, tu ripulisci il locale dove ti rechi a pregare, e lo fai non per dar gusto a Dio - il quale tutto vede, come tutto ha creato - ma lo fai per non recare molestia ai tuoi occhi, s che facciano divagare la tua attenzione. Con quanto maggior impegno non dovrai curare la nettezza del luogo da dove innalzi la preghiera e dove speri che venga Dio? Tieni ben chiusa contro le attrattive delle 33 -, chiudendo cose materiali la tua stanza interna, dove entri chiudendo l'uscio - come dice il Signore cio i sensi del corpo. Quanto invece al trovarsi riuniti insieme tra fratelli, questo suscita il fervore nel pregare e lodare Dio. come quando, dovendosi trasportare un oggetto pesante, ci si mette a cantare quello che chiamiamo " celeuma " (= canto cadenzato). Non forse vero che il gran numero di persone che insieme cantano e lavorano, concordi nella stessa voce e uniformi nello stesso movimento, varrebbe a destare le tue energie, anche se limitate, e a spingere anche te a tenere stretta la fune e a rallegrarti per aver partecipato alla riuscita dell'opera? Le adunanze dei fratelli incrementano dunque l'amore. Ma l'uomo che prega bene prega nel suo interno, secondo quanto rispose il Signore alla donna di Samaria: 34 Verr l'ora - le disse - ed questa, in cui n su questo monte n a Gerusalemme adorerete il Padre . E dopo un po' aggiunse: Verr l'ora, ed questa, in cui i veri adoratori adoreranno il Padre nello spirito e nella verit, poich il Padre cerca tali adoratori. Dio spirito, e coloro che lo adorano debbono adorarlo in 35 spirito e verit . Se dunque nello spirito che bisogna adorare Dio, gli si prepari una stanza: l'ospite 36 non mancher di venire. Dice: Verremo da lui, io e il Padre mio, e faremo sosta presso di lui . Rcati quindi in chiesa per incrementare il fervore della tua preghiera; vieni perch la devozione di un'assemblea in raccoglimento ti procuri il merito per essere esaudito da Dio, non perch ci sia un qualche luogo sulla terra dove Dio risiede e ti esaudisce. Non pensare che Dio esaudisce solo da dentro le mura d'una chiesa. I martiri li esaud nell'interno di un carcere! Dice: Quale casa potreste edificarmi o quale sar il luogo nel 37 quale possa riposarmi? Non stata forse la mia mano a creare tutte queste cose? E indic che la sua residenza nel cuore dell'uomo fedele. Dice infatti: Sopra chi riposer il mio Spirito? Su chi umile e 38 pacifico e teme le mie parole . 12. Perch dico queste cose? Perch non succeda che, mentre deridiamo i pagani, facciamo cose per cui i pagani vengano a deridere noi. Venite dunque ai sepolcri dei martiri in modo che dal luogo sacro si levi nel vostro cuore un devoto ricordo di loro e dall'onore che tributate ai martiri scaturisca in voi l'amore verso Dio, che non abbandon i martiri nella tribolazione, che li sostenne nella lotta e li coron nella vittoria. In tal modo voi vi rendete degni delle preghiere dei martiri. Diversamente, se cio si presta il culto al servo, al servo buono, trascurando il Padrone, questo servo di indispettisce moltissimo, proprio 39 perch un servo buono, uno che da servo stato elevato alla condizione di figlio . Una cosa infatti il servo, anche se destinato a diventare figlio, e un'altra chi gi figlio. Una cosa il servo che serve per timore, un'altra il figlio che mosso da carit. Una grande famiglia ha tutte queste [categorie di] persone: i garzoni, i servi, i figli. Sono garzoni salariati coloro che nella Chiesa cercano il proprio 40 tornaconto, coloro dei quali l'Apostolo dice che predicano il Vangelo con cuore non casto e tuttavia li 41 lascia fare dicendo: Purch Cristo sia annunziato, lo si faccia per sottintesi o per [amore di] verit . I servi al contrario son coloro che eseguono per timore quanto comandato dal padrone. Essi certamente 42 appartengono alla casa e in quella grande casa sono pi all'interno che non i salariati, e son questi servi che, quando cominceranno a servire per amore, passano ad essere figli. Dunque, una casa grande ha di tutto, come gi stavo dicendo. Ora dei martiri, cosa dobbiamo pensare, miei fratelli? Non sia mai che li collochiamo fra i garzoni salariati e nemmeno tra coloro che ancora non sono figli. Essi amarono Cristo e per suo amore disprezzarono non solo tutti i piaceri offerti dal mondo ma anche tutti i tormenti, 43 essendosi inebriati al calice di quello Spirito di cui fu detto: Quanto prezioso il tuo calice che inebria! 44 Il servo buono dunque, come vi dicevo, colui che ormai merita anche il nome di figlio , non vuole che venga adorato lui stesso ma il suo Signore. State attenti, fratelli, e ricordate ci che ogni giorno

celebrate, e cio che cosa insegna la verit della Chiesa. I fedeli sanno in che momento del canone si ricordano i martiri durante la celebrazione del sacramento, quando le nostre aspirazioni e preghiere vengono elevate a Dio. I fedeli lo sanno, i catecumeni si affrettino in modo da poterlo sapere. Chi infatti vuole allontanarli? C' forse qualcosa che, mentre la si cela a chi rimanda [la decisione], non si presenta allo scoperto a chi lo vuole? 13. Consideriamo un momento, fratelli, cosa fecero Paolo e Barnaba, quei servi devoti appartenenti senza dubbio al corpo della Chiesa, quando, onorati dagli uomini, stavano per ricevere un culto divino. Siccome nel nome di Cristo operavano miracoli che oltrepassavano le consuete risorse umane, i pagani, secondo il loro costume, chiamavano Barnaba Giove e Paolo Mercurio, poich era pi lesto nel parlare, e si apprestavano ad offrire sacrifici in loro onore. Questo onore essi rifiutarono inorriditi al segno da strapparsi le vesti, insegnando loro, per quanto ci riuscivano, che l'essere degno di adorazione uno 45 solo: colui dal quale essi ricevevano il potere di compiere quelle opere . Tenete bene in mente queste cose, fratelli, per essere forti e vigorosamente difesi contro i pagani anche i pi ragguardevoli. Ma perch li chiamo " ragguardevoli " se si trovano in pericolo pi [degli altri]? Difatti, quanto pi si ritengono istruiti tanto pi sono restii ad imparare. Si vergognano d'imparare perch ci sarebbe un confessare la propria ignoranza, mentre in loro non c' spazio per quella pia umilt che stato l'unico insegnamento del Dio venuto fra noi nell'umilt. Ma non potrebbe qualcuno ragionare cos: Paolo e Barnaba respinsero il sacrificio che veniva offerto in loro onore perch quei pagani identificavano l'uno con Giove, l'altro con Mercurio, due false divinit che gli apostoli detestavano in conformit con gli insegnamenti della religione cristiana? Vedendosi messi sullo stesso piano dei demoni e degli idoli, essi si infuriarono, ma non fu perch volevano che si adorasse Dio e non le loro persone. Insomma, a quei tali che volevano offrire il sacrificio in loro onore avrebbero detto: " Voi ci offendete: ci paragonate ai demoni, mentre noi siamo ben pi di loro ". Tutt'altro! Essi si stracciarono le vesti profondamente rattristati, e con grande umilt li persuasero a non voler offrire sacrifici di sorta n a loro n a qualsiasi altro uomo, ma da tutte le cose 46 create, che son vanit, si convertissero all'unico Dio . Dissero: Cosa state facendo, o gente? Noi siamo uomini come voi, e questo proprio vi predichiamo: cio che da queste vanit vi convertiate a Colui che ha 47 creato il cielo la terra, il mare e tutto quello che in essi . Dicendo queste e altre parole simili, a stento li persuasero a non offrire loro il sacrificio. Ma ci sono prove pi efficaci per mostrare agli empi che gli apostoli rifiutarono l'offerta dei sacrifici non perch li ritenevano un insulto contro di loro ma perch volevano che l'onore andasse solo a Dio. Tutte le loro fatiche infatti miravano a questo soprattutto: che le genti si convertissero e prestassero a lui il culto religioso. Vogliate qui pensare a Pietro e al miracolo accaduto per sua opera - veramente, non opera sua ma di Dio - e per il quale la gente era stupefatta. Ricordate quello storpio da quaranta anni che sedeva presso la porta " Bella " e per la parola di Dio si alz in piedi e si mise a camminare. Pietro non volle assolutamente che la gloria fosse attribuita a lui ma a 48 Cristo , e disse: Israeliti, perch vi meravigliate di questo e perch fissate gli occhi su di noi, quasi che a far camminare costui siamo stati noi per virt nostra o per un nostro potere? Il Dio di Abramo, il Dio di Isacco, il Dio di Giacobbe, il Dio dei nostri padri ha glorificato il suo Figlio, che voi avete consegnato 49 perch fosse giudicato . 14. Se vi sembrano poca cosa questi gesti compiuti da uomini per impedire che la gloria fosse tributata a 50 loro e non a Dio, osservate gli angeli. Ecco, nell'Apocalisse compare un angelo santo . Ci sono infatti 51 anche angeli cattivi, per i quali insieme al loro capo, il diavolo, preparato il fuoco eterno . L'angelo [dell'Apocalisse] invece non decadde per superbia ma rest sottomesso a Dio in santa umilt; non si sollev contro Dio mosso da ambizione al segno da dire: Porr il mio trono nell'aquilone e sar simile 52 all'Altissimo , ma rimase nelle regioni meridionali, dove Cristo mena a pascolo [le sue pecore] e si 53 riposa. Difatti scritto: L dove pascoli, dove riposi sul mezzod . La zona settentrionale all'opposto di quella meridionale, e per questo simboleggia la gente fredda e tenebrosa, mentre il mezzogiorno simboleggia le persone illuminate e ricche di calore. Pertanto i buoni, come gente che vive nel mezzogiorno, sono pieni di calore e di luce; al contrario i cattivi, da gente che vive a settentrione, sono freddi e vivono nelle tenebre, avvolti da oscura foschia. Dio dunque ha i suoi pascoli e riposa presso coloro che stanno a mezzogiorno, dei quali detto: Dove pascoli, dove riposi sul mezzod, non presso coloro dei quali, almeno in parte, il diavolo dice: Porr il mio trono nell'aquilone e sar simile 54 all'Altissimo . Egli infatti non potrebbe essere adorato se non da gente di questo tipo, disposta cio a considerarlo un dio. L'altro angelo viceversa, che risiede nel mezzogiorno, ardente di santit, luminoso per la sapienza, voleva, nell'Apocalisse, mostrare qualcosa all'apostolo Giovanni. Costui per, 55 profondamente turbato, cadde in ginocchio ai piedi dell'angelo . 15. Osservate, fratelli, a quali angeli siano simili le persone umili e a quali invece quelle superbe. Infatti coloro che suscitano scismi ed eresie vogliono che si affermi il loro nome e scompaia il nome di Cristo. Costoro come sede scelgono le parti settentrionali. Sarebbe infatti impossibile che della gente, abbandonando la Chiesa, si mettesse al seguito di uomini, scambiandoli per Cristo, se la loro intelligenza 56 non si fosse annebbiata e la loro carit non avesse perso il fervore . Al contrario a chi somigliano coloro

che, radicati saldamente nell'umilt, scelgono di essere disprezzati nella casa del Signore piuttosto che 57 abitare nelle tende degli empi ? A che cosa aspirava quel tal Simone se non a conseguire elogi operando miracoli e grandeggiare in superbia? Era infatti la superbia a fargli credere che con il denaro si 58 potesse comperare lo Spirito Santo e i suoi doni . Contro questa superbia si erge l'Apostolo, che nella 59 sua umilt conserva la residenza a mezzogiorno, e ardente nello spirito e luminoso per saggezza dice: 60 N chi pianta qualcosa n chi irriga, ma Dio che d la crescita . E ancora: Forse che Paolo stato 61 crocifisso per voi?, o nel nome di Paolo siete stati battezzati? Vedete come rifiuta d'essere onorato con il culto dovuto a Cristo, com' geloso dello sposo e ad anime adultere ricusa di presentarsi come se fosse lo sposo! Questi santi dunque, entro i limiti propri di ciascuno - perfetti come gli angeli saranno infatti 62 - comunque entro i loro limiti rifiutavano l'onore che la gente solo dopo la resurrezione dei corpi! voleva loro tributare quasi fosse dovuto alla loro persona e volevano al contrario che fosse adorato colui 63 nel quale essi si gloriavano e che a lui fossero rivolti i cuori di ogni uomo . Erano infatti servi buoni e 64 fedeli, erano figli, e si comportavano come i santi angeli . Sebbene fossero uomini rivestiti ancora di carne mortale e costretti a vivere in mezzo a numerose tentazioni, eccoli respingere l'onore che avrebbe potuto farli insuperbire, affinch in tutto fosse glorificato quell'Unico che, quando lo si onora, colui che lo onora non corre alcun pericolo. Dove si collocano dunque [quei due apostoli], perch l'onore vada unicamente a Dio? Come si abbassano?! Ma non ti pare un'opera importante il piantare e l'irrigare? No: 65 non conta nulla n chi pianta n chi irriga . Non rappresentava nulla lui stesso in ordine alla salute di coloro che egli desiderava edificare in Cristo. Orbene, se in questo modo si comportano uomini ancora rivestiti [delle miserie] della carne, come non faranno lo stesso i martiri e gli angeli!? Quanto pi grande infatti la santit della vita che hanno raggiunto, tanto pi cresce l'amore che nutrono per la gloria di 66 Dio, nel quale soltanto ripongono la loro speranza . A questi angeli saremo simili anche noi, sebbene 67 68 soltanto dopo la resurrezione . quanto afferm il Signore: Saranno uguali agli angeli di Dio . 16. Tornate ora insieme con me a ci che avevo cominciato a spiegarvi e lasciatevi istruire salutarmente sul perch attendete al culto di Dio. Ricordate come nell'Apocalisse quell'angelo mostrava visioni mirabili e misteriose all'apostolo Giovanni, servo di Cristo, figlio della madre Chiesa ed annoverato tra i figli di Dio. In una di queste visioni l'apostolo, come avevo cominciato a dirvi, in preda al turbamento si prostr 69 ai piedi dell'angelo ; ma l'angelo non accett l'onore che quell'uomo tributava a lui, mentre era dovuto a Dio, e gli disse: " Alzati! Cosa stai facendo? Dio devi adorare, mentre io non sono che un suo servo, 70 come te e i tuoi fratelli! ". Il motivo per cui vi abbiamo detto queste cose, ripensatelo succintamente. Avevamo cominciato a trattare dei pagani ritenuti persone colte; gli altri, dai quali costoro non vogliono attingere norme, sono gente priva di cultura. Ora, quei pagani eruditi vengono a dirvi: " Anche voi avete gente che adora le colonne e, a volte, anche le pitture ". E magari non ne avessimo, e piaccia al Signore concederci di non averne! Ma non e questo ci che ti insegna la Chiesa. Quanto invece a loro, si vada a pescare un solo sacerdote che, salendo sul palco, da quel posto elevato abbia rivolto al popolo il divieto di adorare gli idoli, come noi in nome di Cristo predichiamo pubblicamente che non si debbono adorare le colonne e le pietre degli edifici inclusi nei luoghi santi e nemmeno i vari dipinti. Esattamente il rovescio facevano loro nei tempi passati. I loro sacerdoti, rivolgendosi agli idoli, offrivano ad essi vittime a nome del popolo, e anche al presente desidererebbero poterne offrire. 17. Essi affermano: " Noi non adoriamo i simulacri ma ci che il simulacro rappresenta ". Or io chiedo cosa rappresentino i simulacri; chiedo cosa rappresenti il simulacro del sole. Forse qualche cosa di diverso dal sole? In realt, l'interpretazione degli altri simulacri forse potrebbe consentire dei significati occulti; ma per il momento lasciamo da parte tali questioni e rimandiamole: le riprenderemo pi tardi. Quanto invece al simulacro del sole, esso certo non rappresenta se non il sole, come quello della luna rappresenta solo la luna e quello della terra il globo terrestre. Se pertanto essi non adorano il simulacro che vedono ma ci che il simulacro rappresenta, perch mai, avendo dinanzi agli occhi quelle realt notissime che il simulacro rappresenta, invece di adorare quelle adorano il loro simulacro? Se infatti la cosa rappresentata non fosse visibile, sarebbe giusto adorare il segno in luogo di ci che esso rappresenta. Siccome pero il sole, di cui il simulacro una raffigurazione, una cosa ben visibile, per qual motivo essi voltano le spalle alla divinit rappresentata dall'immagine, mentre con la faccia si 71 volgono all'immagine che la rappresenta ? Se infatti essi non costruissero simulacri alle cose che cadono sotto i nostri occhi ma solo a quelle invisibili, potrebbero trarre in inganno almeno i pi incolti. Essi potrebbero dire: " Ecco, noi adoriamo il sole; siccome per il sole lo vediamo, non gli costruiamo alcuna effigie. Lo stesso della luna e delle stelle: come le vediamo, cos le adoriamo. Di loro non abbiamo mai fatto alcun simulacro, n ora li teniamo in piedi. infatti un'idiozia collocare in un tempio chiuso il simulacro visibile di una cosa che si pu vedere e adorare nella volta del cielo. Quando invece vogliamo prestare il culto allo spirito o all'intelligenza, all'anima o a qualche virt, ad esempio la giustizia, essendo queste delle realt invisibili erigiamo loro dei simulacri visibili, vedendo e adorando i quali riusciamo a pensare con venerazione a ci che invisibile ". Tuttavia, che essi siano devoti del simulacro in se stesso e non di ci che il simulacro raffigura possiamo dimostrarlo in maniera quanto mai aperta e convincente dal fatto che hanno edificato simulacri anche in onore di cose visibili ed esposte alla vista di

tutti. Si son costruiti il simulacro del sole. Orbene, se adorassero il sole che splende nel cielo, meriterebbero il giusto rimprovero da chi intende nel modo pi giusto il culto e la religione; ma essi si sono spinti a un tal limite di demenza da volgere la schiena al sole e il viso al suo simulacro. Come potr [questo sole] esaudirti se tu sei cos dissennato da trascurare lui per volgerti ad una immagine falsa e ingannatrice fabbricata dalle mani dell'uomo? come se tu ti recassi in casa d'un signorotto per chiedergli qualcosa. Eccolo l: egli nell'atrio della casa, ma a lui tu volti le spalle mentre con la faccia ti metti a fissare il dipinto che lo riproduce, come se le richieste che vuoi esporgli, tu non solo non le presentassi a quell'uomo ma al suo ritratto, e ci fai sotto gli occhi di quel tale che la pittura riproduce! Cosa farebbe quel signore se non beffarsi dite e, considerandoti un mentecatto, cacciarti via di casa? In effetti, il loro comportamento somiglierebbe proprio all'idiozia di quest'uomo, anche se il sole meritasse per davvero di essere adorato; e noi pi tardi con l'aiuto del Signore, che speriamo ce ne dia tempo e possibilit, spiegheremo che entit di questo genere non le si deve in alcun modo adorare. Per ora diciamo queste cose perch sorprendiamo costoro a fare proprio cos. Ecco tu hai costruito un tempio alla luna e l hai collocato un simulacro in onore di lei. La luna stessa sorge tutti i giorni, esclusi quei due o tre al mese in cui invisibile. Se devi adorarla, adorala nella sua realt, se sei giunto a tal limite di impudenza da adorare come un dio una creatura visibile, pi nobile della quale c' ogni creatura invisibile, sebbene il culto di adorazione proprio della divinit non spetti nemmeno a questa ma solo al sommo Creatore. Ma ecco sono sotto i tuoi occhi le cose che intendi adorare: il sole, la luna, le stelle, la terra. Perch mai vuoi procurarti dei loro simulacri quando le cose che intendi adorare le hai davanti a te? Cos' questa mania per quale gli uomini si sentono portati verso le cose che loro si son fabbricati con le proprie mani, dimenticando colui dalla cui mano sono stati fatti essi stessi? 18. Vediamo ora in che senso essi parlino di simulacri. Dice qualcuno: " Io non chiamo Nettuno la statua di Nettuno. Nettuno un'altra cosa, che viene rappresentata da questa immagine ". Cos' dunque questo Nettuno? " Il mare ", risponde. Tutto il mistero questo: che Nettuno il mare! Ma il cristiano non adora n la statua, che tu chiami Nettuno, n il mare, che identifichi con Nettuno. Cosa adora dunque? Colui 72 che ha fatto il cielo e la terra, il mare e tutto ci che in essi . Tu al contrario cosa dici? " Questa statua rappresenta il mare ". E questo ti si viene a dirlo come in disparte, in segreto, all'orecchio, perch si accetti quel cos grande mistero che tale statua raffiguri il mare e cos a qualcuno possa venire in mente che adorando quella statua adori il mare. Stando cos le cose, solo i paesi dell'entroterra, siccome non vedono il mare in se stesso, dovrebbero avere i simulacri di Nettuno. Non avendo la realt, in sua vece avrebbero almeno il segno figurativo. Invece, osservate! Hanno costruito l'edicola di Nettuno proprio in riva al mare, e voltando le spalle al mare, l adorano Nettuno. Nemmeno il rumoreggiare delle onde alle loro spalle riesce a far girare verso di s questi adoratori, e, cosa ancora pi stupida, l'orante nutre il desiderio che il mare taccia perch possa udire le parole della statua, ben convinto che il mare non abbia l'udito nei suoi flutti salati ma negli orecchi altrui, cio del suo simulacro di bronzo. 19. Cos del simulacro della " terra-madre ". Dice il pagano: "Non ci che vedi quel che noi adoriamo, ma con il simulacro viene simboleggiata la terra ". Questo, anche se non me lo dicesse, apparirebbe di per se stesso. Inutile il suo sforzo per desumere da un mondo quasi di mistero una realt che denuncia pronunziandone il nome Infatti " terra-madre " con parola diversa lo stesso che terra. la stessa terra quella che chiamiamo " terra-madre " e alla quale hanno costruito il tempio e il simulacro. Ecco lo capisco: lo stesso di quanto si fa per il sole, per la luna. Non c' bisogno che vengano a darmi spiegazioni. Con lo stesso nome si indicano i simulacri e le cose che tali simulacri rappresentano: cose tutte che senz'altro vediamo in quanto ci appaiono in maniera quanto mai palese. O che per caso bisogna avere un'istruzione particolare per capire quell'aggiunta " terra madre "? Dicono: " la madre di tutti gli esseri dotati di fecondit ". Concediamo pure che essa sia la madre di tutti gli esseri fecondi. Ebbene, 73 sar questo un motivo per cui io debba adorare la terra e non Colui che disse: La terra produca tutto ci che avrebbe prodotto? Senza la parola di lui infatti la terra non solo sarebbe sterile ma non esisterebbe affatto. Come si permette dunque, questo sedicente interprete di misteri, di distrarmi dal Creatore perch mi volga alla creatura? Cosa mi racconta come conquista rilevante per farmi adorare la terra? Questo - la cosa va da s - si fa bene a dirlo ai contadini: che cio, se non vogliono soffrire di carestia, debbono valorizzare la terra, non per adorandola ma lavorandola con l'aratro. 20. Allo stesso modo voglio investigare sul simulacro di Giunone; ma qui si esige un interprete iniziato ai misteri. Giunone infatti non come la madre terra, che con il suo nome mostra l'oggetto significato, e nemmeno come i simulacri del sole e della luna. Quello di Giunone un grande mistero. Quale mistero, per favore? Risponde: " Tale che a conoscerlo sono in pochi! ", anche se probabilmente da quei pochi lo impararono molti e molti ne parlarono; anche se probabilmente gli stessi loro libri manifestano il mistero a coloro ai quali essi non vorrebbero fosse rivelato ci che venerano. Precisamente il contrario dei nostri scritti, i quali rivelano a tutti ci che adoriamo, e noi non ne proviamo alcun timore. I nostri libri s trovano esposti in pubblico, in vendita a tutti: la luce non prova rossore! Li acquistino, li leggano, credano; ovvero li acquistino, li leggano, ci ridano sopra. Quella Scrittura sa bene qualificare come colpevoli coloro che la leggono senza crederla. Passa da luogo a luogo il codice acquistato presso il

libraio, ma non si lascia vendere colui che la lettura del codice proclama. O che per avventura debba dirsi oggetto di vendita anche colui di cui si parla nel libro perch lui stesso si offerto alle genti affinch lo comprassero sborsando ciascuno quella somma che poteva? Lo compr Zaccheo versando la met del suo patrimonio, lo compr la vedova versando due quattrinelli, lo compr quell'ospite povero che offr un 74 bicchiere d'acqua fresca . Tutti questi compratori lo posseggono: a nessuno va stretto, tutti egli dilata. Cos fatto colui che i nostri codici descrivono. Compra dunque tu questi libri e leggili! Noi non abbiamo da vergognarcene. Quanto invece ai codici del tuo rituale, nascondili pure nei cunicoli delle tue 75 caverne : la curiosit della gente tale e tanta che riuscir a rintracciarli e a metterli in pubblico. 21. Ma cos' mai questa Giunone? Rispondono: " Giunone l'aria ". Poc'anzi ci invitavano ad adorare il mare nell'effigie di Nettuno, ad adorare la terra nel simulacro della " terra-madre "; adesso ci invitano ad adorare l'aria. Son questi gli elementi da cui risulta composto il mondo presente. Mettendoci in guardia da queste cose, l'apostolo Paolo in una sua lettera scrive: Badate a che nessuno vi inganni mediante la 76 filosofia e vuoti raggiri, secondo gli elementi di questo mondo . Bacchettava coloro che ti presentano gli idoli con una specie di moderata saggezza. Per questo, nominata) la filosofia, nello stesso testo aggiunge: Secondo gli elementi di questo mondo. Raccomanda di stare in guardia, non da qualsiasi adoratore di simulacri, ma dagli esperti nella identificazione dei segni, che sarebbero dotati di particolare cultura. Affermano: " Non c' dubbio, Giunone l'aria ". Chiamino pure col nome che vogliono questa entit che tutti conoscono: io non m'indurr mai ad adorare l'aria, anche perch non la si pu adorare nemmeno nel modo con cui i contadini coltivano la terra. Sulla terra infatti l'agricoltore pu lavorare, come dicevo sopra, non adorandola ma lavorando la per ricavarne i prodotti. Quanto invece all'aria, essa non si pu n lavorarla n adorarla. Loda l'opera, adora l'operaio! Ribattono: " Per convincervi che Giunone l'aria, i greci la chiamano cos. In greco infatti chiamata h{ra, e ripetuto parecchie volte suona come aria. Noi, comunque, diciamo che il culto religioso va prestato all'unico Creatore del mondo; e non adoriamo Giunone per il semplice motivo che una raffigurazione, non l'adoriamo perch una creatura. 22. Voglio ora chiedere a questi pagani se, per il fatto che io adoro l'unico Dio, non mi attiri la collera 77 dell'aria. Se infatti adorassi l'aria, mi attirerei l'ira di Dio . Sebbene egli sia eternamente quieto e senza alcun turbamento disponga e governi tutte le cose create, anche Dio si adira in un modo che noi non sappiamo descrivere. Egli vuole che a lui si presti il culto, ed egli l'unico che ci esige non per motivo di superbia. infatti l'unico degno di essere adorato, e se vuol essere adorato non perch con ci egli guadagni in sublimit ma perch l'uomo diventi migliore. Egli non ha bisogno di adoratori, tu invece hai bisogno di adorare qualcuno. Affermava un profeta: Ho detto al Signore: Tu sei il mio Dio perch non hai 78 bisogno dei miei beni . Se dunque lui il solo che senza motivi di orgoglio esige d'essere adorato, qualsiasi altro che lo esiga per motivi personali e pretenda di essere venerato lui stesso, non bastandogli di essere onorato nel suo Creatore, lo reclama per superbia. Ma dalla superbia del diavolo noi dobbiamo tenerci lontani perch possiamo raggiungere l'altezza di Dio. Solamente il diavolo infatti vuol. essere 79 adorato al posto di Dio, perch fu lui a dire: Porr il mio trono nell'aquilone, e sar simile all'Altissimo . 23. Cosa diranno poi di quel segno - chiamiamolo cos! - che Vulcano? Cos sono elencati tutti e quattro gli elementi [del mondo], che, a quanto si insegna, sono appunto quattro: terra, acqua, aria e fuoco. Del cielo infatti noi abbiamo parlato trattando del sole e della luna. Dicono: " Vulcano il fuoco ". Non il fuoco celeste, dove han sede il sole, la luna e le stelle, ma il fuoco che sulla nostra terra e si presta ai vari usi dell'uomo. E aggiungono: " In effetti, se Vulcano lo si raffigura claudicante, perch il nostro fuoco vibra muovendosi come uno che zoppica ". Che dire? L'uomo ha sul fuoco un potere cos grande che lo accende e spegne quando vuole, se ne serve per gli usi che vuole. Se ci vero, sar cos grande il potere che l'uomo ha su Dio? E se uno soffia su una lucerna sar forse capace di spegnere Dio? Non saprei se sia pi deprecabile adorare il simulacro in quanto tale ovvero perch lo si pu vedere sotto questa luce. Ma a noi cosa interessa tutto questo? Che essi riescano ad interpretare anche le cose invisibili, poich tutte queste sono visibili; ma noi affrettiamoci a raggiungere la certezza della nostra fede, per non essere in alcun modo da loro infettati. 24. Dice ancora: " Quando adoro Mercurio, adoro l'ingegno: quell'ingegno che nessuno vede poich una realt invisibile ". Non v' dubbio: anche noi ammettiamo che l'ingegno una realt invisibile, anzi talmente invisibile e di una eccellenza tale che lo rende ben superiore al cielo, alla terra, al mare e a tutte le cose che ci dato vedere con gli occhi. S, esso una sostanza invisibile, anzi una certa qual vita, superiore a qualsiasi sostanza visibile, poich tutto ci che visibile anche corpo. Effettivamente l'ingegno una realt di grande rilievo, ma se consideri quell'ingegno che essi dicono di adorare, quale ne sarebbe il risultato? Non forse vero che molta gente dotata di grande ingegno cade nell'errore? E tra questi probabile che tengano il primo posto coloro che sostengono che l'ingegno da adorarsi raffigurandolo nelle sembianze di Mercurio. Se peraltro l'ingegno umano soggetto all'errore se Dio non lo guida, finch si conserva sano, l'ingegno non ammette d'essere adorato al posto di Dio, ma vuole che l'adorazione sia rivolta a colui dal quale esso desidera essere illuminato. Se infatti l'ingegno umano non

illuminato dalla luce di Dio, rimane nelle tenebre dei suoi errori. Ora io voglio chiederti che cosa tu adori in Mercurio. Tu hai risposto: "L'ingegno ". Ma l'ingegno una realt che occupa un posto di mezzo: se si allontana dal Creatore si ottenebra e diventa stolto, se si rivolge al Creatore viene illuminato e diviene sapiente. Nondimeno tu, quando parlavi dell'ingegno che veneri, parlavi di una entit posta nel mezzo. Ribatte: " Proprio cos, poich lo stesso nome Mercurio suona come un qualcuno che corre nel mezzo ". Si dice infatti che Mercurio fu cos chiamato in quanto uno che corre in mezzo fra due estremi. Orbene, se Mercurio venerato perch e un entit intermedia, perch non venerare piuttosto colui che attrae a s quell'ingegno che tu definisci " intermedio " e, dopo averlo strappato alle cose inferiori per volgerlo verso di s, lo cementa strettamente con s, come avviene con gli ingegni dei santi, dei martiri, degli angeli? Se infatti un qualche ingegno fosse come quello di quell'angelo illuminato da Dio di cui parlavo sopra, respingerebbe l'adorazione propostagli dall'uomo e inviterebbe il suo adoratore ad adorare Dio, e non s. 80 Gli disse: Adora Dio; quanto a me, io sono un servo come te e i tuoi fratelli . Potrai dunque adorare quell'ingegno intermedio, per cui un ingegno migliore [di quello] venga a rimproverarti? Se infatti adori un ingegno intermedio, l'ingegno illuminato verr a rimproverarti. Perch? Perch l'ingegno illuminato non permette che si adori l'ingegno ma colui che illumina l'ingegno. Per il fatto stesso che illumina, egli benigno e incline alla benevolenza, e vuole che tutti gli ingegni siano rivolti verso colui dal quale riconosce d'essere illuminato lui stesso. Ma ci sar per caso un ingegno balordo che vuol essere adorato lui stesso? Senz'altro, una realt. Mentre dunque tu vuoi adorare Mercurio, in quanto l'ingegno, bada a non adorare il diavolo, che ha l'ingegno ma non la sapienza. Quando infatti il diavolo disse: Porr il mio 81 trono nell'aquilone e sar simile all'Altissimo , si rifiut di adorare Dio e a posto di Dio volle essere adorato lui stesso, inalberandosi orgogliosamente contro Dio. Ma siccome scivol, per dire cos, dal mezzogiorno a mezzanotte, ecco che il suo ingegno divenne tenebroso. Essendo tenebroso, divenne anche superbo; ed essendo superbo, ecco che ingannandoti vuole che sia adorato Mercurio, perch tu adorando Mercurio adori il diavolo. 25. Ci stia ben attenta la vostra santit, e risalendo dall'uomo, cercate di comprendere quel che vogliamo dirvi. Poneteci attenzione e cercate di capire. Ogni creatura o corporale o spirituale. Soltanto il creatore spirituale; le creature al contrario, come dicevamo, sono corporali o spirituali. Stateci attenti, affinch nella misura delle nostre capacit, siate forniti di ci che il Signore vorr concedervi per rispondere ai pagani: non ai pagani sempliciotti ma a coloro che si credono eruditi e capaci di dare spiegazioni intorno ai simulacri. Di questo essi vanno orgogliosi, e rendono orgogliosi ingannando quanti sono ignari della autentica verit. Come ho detto, ogni creatura o corporale o spirituale. Corporale, come la terra e quanto essa produce, come il mare e gli esseri che nuotano e guizzano in esso, come l'aria e ci che in essa vola, come il cielo e gli astri che vi risplendono. Tutte queste creature sono corporali. Ora la creatura spirituale superiore a quella corporale. Qual questa creatura spirituale? Quella che non cade sotto i sensi del corpo ma viene percepita dalla mente. Cos tutti i principi vitali, tanto quelli privi di ragione, come quelli degli animali, quanto quelli forniti di ragione come quello dell'uomo; tanto quelli che vanno in peggio come negli empi, quanto quelli che avanzano nel bene come nei convertiti; tanto quelli che hanno raggiunto la perfezione come quelli degli angeli e degli arcangeli, dei troni, delle dominazioni, dei 82 principati, delle potest che abitano nelle altezze [del cielo]. Siccome dunque le creature sono o corporali o spirituali - di altro genere non ce ne sono! - gli esseri pi elevati sono gli esseri spirituali. Superiori ad essi, altri non ce ne sono. Comunque, tutto quello che esiste oltre il limite [del sensoriale] non per estensione locale ma per potenzialit di natura - non corpo ma spirito. Sono tutti esseri viventi: di vita mutevole, se si tratta di creatura, di vita vera e immutabile se si tratta del Creatore. La vita soggetta a mutazioni, cio la creatura spirituale, plasmabile e illuminabile, cio pu essere plasmata e illuminata; la vita immutabile, cio la stessa sostanza del Creatore, viceversa creatrice e illuminatrice. La creatura viene plasmata e riceve luce, il Creatore forma ed illumina. 26. Prestatemi attenzione e capitemi! Ogni vita che pu essere illuminata e raggiungere la sapienza, sempre che si tratti di un individuo di buona volont, ama quel Dio che la illumina, e volgendosi a lui progredisce, e unendosi a lui riceve la forma per raggiungere l'interezza e la perfezione della sapienza e la pienezza della beatitudine propria della sua condizione. tale la vita razionale e intellettiva degli angeli e degli uomini. Ora se una tal vita per essere degna di lode ama colui che la illumina, la stessa vita, globalmente presa, se per cattiva volont abbandona quella vita che la illumina diventa tenebrosa e superba. E tale la vita dell'angelo e dell'uomo cattivo. Egli non vuol restare unito a Dio ma per amore della propria grandezza vuol essere preso come Dio. Verso questa vita, se si pu chiamare cos, vita superba ed iniqua, precipit e decadde quell'arcangelo che divenne diavolo e quegli angeli che divennero demoni. A loro fu assegnato un certo ambito dell'aria tenebrosa [a noi] vicina, da dove esercitano il potere sopra tutti gli uomini dediti all'iniquit. Al riguardo afferma l'Apostolo: Secondo il dominatore della 83 potenza di quest'aria, il quale adesso agisce nei figli dell'incredulit . E parimenti, incoraggiando a sopportare le persecuzioni del mondo presente, dice: La nostra lotta non contro la carne i il sangue, cio contro uomini, ma contro i dominatori - dice ancora - e le potenze e i reggitori di questo mondo 84 tenebroso, contro gli esseri spirituali della nequizia che abitano le regioni celesti . L'Apostolo ha 85 nominato il dominatore della potenza di quest'aria dicendo che lui ad agire nei figli dell'incredulit , e i

lettori avrebbero potuto intendere che parlasse di uomini e che avessero dovuto combattere contro i loro persecutori, senza pensare al nemico [principale] che in Cristo avrebbero dovuto superare. Per questo dice: La vostra lotta non contro la carne e il sangue, ma contro i dominatori e le potenze e i reggitori di 86 questo mondo tenebroso, contro gli esseri spirituali della nequizia che abitano le regioni celesti . Perch non si pensasse che, dicendo reggitori del mondo, egli lo dicesse nel senso che essi sono i reggitori della nota struttura dell'universo creato da Dio, ecco che egli precisa di quale mondo volesse parlare aggiungendo: questo mondo tenebroso. Cosa poi siano le tenebre, lo potete indovinare da soli. Infatti l'Apostolo con il nome tenebre designa gli increduli quando, rivolto ai fedeli, dice: Un tempo voi eravate 87 88 tenebra, ora invece luce nel Signore . Parimenti le parole: Le regioni celesti non bisogna intenderle come riferite alle sublimi abitazioni dei santi angeli, dove sono sistemati anche i luminari del cielo e le stelle, ma dobbiamo ricordare che anche la nostra atmosfera noi la chiamiamo cielo, per cui, ad esempio, 89 parliamo degli uccelli del cielo . 27. Mi stia dunque attenta la vostra santit, affinch la misericordia del Signore possa illuminarvi. Noi infatti parliamo agli orecchi; chi agisce all'interno Lui, come crediamo, come speriamo dalla misericordia di colui al quale cantando eleviamo la lode. Orbene, come avevo cominciato a dire, l'animo che abbandona Dio come se si volgesse contro la luce della verit, come se dal mezzogiorno passasse nell'aquilone. Ma l'aquilone l'impero del diavolo, che dice: Porr il mio trono dalle parti dell'aquilone, e 90 sar simile all'Altissimo . L si raggelano i cuori umani, e diventati freddi per l'assenza di quel fuoco che nella divina sapienza, non hanno la possibilit di gustare le cose spirituali. Per questo iniziano a pensare alle sole realt corporee, al punta da ricercare fra i corpi la stessa essenza divina; e la cercano nel mare, nella terra, nell'aria e specialmente nei corpi celesti, come sono la luna, il sole e le stelle. E siccome fra i sensi del corpo quello a cui spetta la preminenza la vista, tutto ci che rifulge allo sguardo, anche se oltrepassa i confini del mondo, ritenuto cosa di grande valore. Che se, per ipotesi, qualcuno va a dir loro che ci sono cose veramente grandi che occhio non ha visto, orecchio non ha udito n sono entrate 91 nel cuore dell'uomo , rispondono essere impossibile che esista qualcosa che la vista non pu raggiungere. Sono cuori immersi nel freddo; e, se sono nel freddo, sono nel settentrione; e, se sono nel settentrione, sono in potere di colui che disse: Porr il mio trono nelle parti dell'aquilone, e sar simile 92 all'Altissimo . Al contrario coloro che in qualsiasi modo son riusciti a sollevare in alto il proprio cuore e, per quanto era in loro facolt, lo hanno affinato mediante l'applicazione a penetrare le cose che agli occhi del corpo rimangono invisibili, hanno trasceso la terra da loro calcata - conquista ben facile! - e tutte le cose che sono sulla terra. Hanno trasceso anche il mare e ci che nuota e guizza dentro di esso; hanno trasceso l'aria e tutti i volatili - sono infatti anch'essi un'entit corporea! -; hanno trasceso totalmente il cielo etereo con tutti i luminari che di lass ci mandano la luce e anche tutti gli altri, che per ipotesi vi si trovassero. In tal modo son giunti a vedere qualcosa che invisibile, come sono l'anima, l'intelligenza, la ragione; ma, osservando come anche queste entit sono mutevoli, hanno cercato qualcosa che fosse immutabile. Con il pensiero e l'acume della mente si spinsero oltre la stessa creatura spirituale e compresero lo Spirito creatore. Respinti, per dir cos, da quell'impensato splendore di sapienza, fecero marcia indietro, volendo quasi adagiarsi nelle tenebre della loro carne, ma si accorsero - almeno alcuni di loro - che avevano bisogno di una [ulteriore] purificazione della propria anima, affinch, sgombra da qualsiasi concupiscenza carnale, diventasse capace di accogliere quell'Essere che l'aveva avvolta con la sua luce ineffabile. 28. Prestatemi attenzione, miei fratelli, e notatelo con dolore. Essi s'accorsero di aver bisogno di purificazione, affinch quella luce che non pu essere percepita finche la facolt visiva della mente debole, la si possa ricevere dopo che la stessa facolt stata sanata, debitamente modellata e fortificata. S'accorsero di aver bisogno di medicina, ma mentre si misero alla ricerca ditale medicina, ecco che prontamente si interpose il diavolo, poich a ricercare erano spinti dalla superbia. Andarono fieri delle conquiste della loro sapienza, soprattutto perch riuscirono - quelli almeno che ci riuscirono! - a spingere l'acume del loro ingegno e la perspicacia della loro mente fino a conoscere l'esistenza della realt spirituale e immutabile che al di sopra di tutte le creature, tanto corporali che spirituali, e dalla quale deriva tutto ci che esiste e nell'ambito dello spirito e nell'ambito dei corpi. Notarono che quell'Essere creatore non si muove n quanto a luogo n quanto a tempo; quanto invece all'anima, che una creatura spirituale, la sua natura non si muta quanto a luogo ma si muta nel tempo secondo la sensibilit delle sue diverse inclinazioni. Essa pertanto una realt intermedia, in quanto quell'essere supremo che Dio non registra moti n di luogo n di tempo, mentre la natura dei corpi, che l'infima delle realt create, si muove nello spazio e nel tempo. L'anima quindi qualcosa di intermedio, poich non si muove nello spazio, e in ci somiglia a Dio, ma si muove nel tempo, e in ci simile ai corpi. Osservando dunque queste cose, quegli uomini cercarono la purificazione, ma il diavolo, spirito superbo, notando che la cercavano mossi da superbia e con superbia se ne vantavano, li prevenne e si present come mediatore, capace di accordare una parvenza di purit alle loro anime. A questo riguardo, con dei segni della sua superbia li indusse a pensare che egli era necessario per mostrare agli uomini che un'anima desiderosa di giungere a Dio poteva purificarsi ricorrendo alle arti magiche; e cos istitu nei templi quei riti sacrileghi con cui si garantisce la purificazione ai sacrileghi. In effetti, molte di quelle immagini sono state suggerite

- come dice la Scrittura - dal desiderio di onorare certi uomini ritenuti grandi, uomini assenti o anche defunti. Tutti questi simulacri, rimossi ora in nome di Cristo e con leggi pubbliche, si cessato di costruire pubblicamente, sebbene alcuni di loro passassero per mezzi pubblici di magia. Ma come accadeva un tempo per gli oggetti di magia privata, cos ora accade di questi altri: da quando proibito fabbricarli pubblicamente, li si costruisce in privato. 29. Avvenne dunque che a far da mediatore si interpose, superbo e male intenzionato, il solito nemico della anime. Ascoltate l'Apostolo, che segnala il motivo per cui egli pot introdursi: fu perch a lui concesse spazio la superbia degli uomini. Per questo motivo lo stesso Apostolo ci invita a non far posto al 94 diavolo . Ci indichi, sempre l'Apostolo, il modo di scovare questa loro superbia. E in primo luogo teniamo presente che alcuni di loro erano giunti alla conoscenza di Dio; ma Dio voleva che essi conseguissero la salvezza mediante il Cristo. Infatti, sebbene giunti alla conoscenza di Dio, non avevano raggiunto la salvezza. Una cosa infatti giungere alla conoscenza di Dio, e un'altra raggiungere la salvezza, quando la stessa cognizione diventa piena e l'anima aderisce con la conoscenza al suo conoscitore. Pensiamo a quegli ateniesi, uomini pagani ai quali rivolgeva la parola l'Apostolo e che si vantano d'esser superiori agli altri popoli avendo toccato quasi l'apice del sapere. Avevano raggiunto, per cos dire, il vertice della filosofia, e fra loro, in verit, c'erano i dotti e i sapienti di questo mondo. Parlando dunque in mezzo a loro, l'Apostolo non ricorse a testimonianze tratte dai profeti ma le prese dai 95 loro sapienti; n pass sotto silenzio che erano testimonianze loro, non dei nostri , poich, sebbene in tali documenti si trovi qualcosa di buono, tuttavia ci sono molte cose errate. Non come dei nostri profeti: i quali in quel che riportano le sante Scritture, ogni cosa buona. Parlando dunque di Dio agli ateniesi l'Apostolo ebbe a dire: In lui viviamo, ci muoviamo ed esistiamo, come hanno detto anche alcuni 96 dei vostri . 30. Quali fossero poi quegli alcuni e perch meritassero rimproveri lo espone l'Apostolo in un altro passo, 97 dove dice: Si manifesta l'ira di Dio dal cielo sopra ogni empiet . Cosa intenderemo per empiet se non quella e dei giudei e dei pagani? Ma gli si sarebbe potuto obiettare: " Perch sopra l'empiet dei pagani deve manifestarsi l'ira di Dio, per cui tu asserisci: Sopra ogni empiet? Forse che i pagani avevano ricevuto la legge, e cosi divennero trasgressori? Era giusto che l'ira di Dio si manifestasse sopra i giudei, ai quali fu data la legge ma essi non vollero osservarla; alle genti pagane per questa legge non fu data ". Osservate, fratelli, e comprendete come lo stesso Apostolo dimostra che tutti sono trasgressori, e 98 pertanto tuffi bisognosi della salvezza e della misericordia di Dio . Infatti l'ira di Dio si manifesta sopra 99 ogni empiet e ingiustizia umana, cio di coloro che tengono la verit imprigionata nell'iniquit . Comprendete, fratelli, e vedete come egli non dica: " Non posseggono la verit " ma: Tengono, dice, la verit imprigionata nell'iniquit. E come se tu gli chiedessi: " Come possono essere in possesso della 100 verit se non hanno ricevuto la legge? ", dice: Perch ci che di Dio conoscibile loro manifesto . Ma come pot essere loro manifesto ci che di Dio conoscibile, se non hanno ricevuto la legge? Continua precisando: Le realt invisibili di Lui, dopo la creazione del mondo, si scorgono, percepite attraverso le cose create. Cos l'eterna sua potenza e maest, sottintendiamo: " Vengono percepite e si possono 101 vedere ". In forza di che si possono vedere? Attraverso le cose create . 31. Come pu infatti l'uomo soffermarsi a guardare le opere senza ricercarne l'autore? Ecco, tu osservi la terra e i suoi frutti, osservi il mare pieno di animali acquatici, osservi l'aria popolata di uccelli, osservi il cielo illuminato da stelle; ti noto il variare dei tempi, ben conosci l'anno diviso in quattro stagioni, osservi come le foglie degli alberi cadono e spuntano di nuovo, come ad ogni loro seme sia dato un 102 proprio numero, come per ogni cosa ci sia una propria misura, un proprio peso , e come ogni cosa sia governata secondo un suo proprio ordine: in alto il cielo in completa pace, al di sotto la terra, che ha la sua particolare bellezza secondo le varie specie delle cose: quelle che finiscono e quelle che ne prendono il posto. Osservando tutto questo, constati che tutto riceve vita da quella creatura che spirituale; e non ti domandi chi sia l'autore di tutta quest'opera grandiosa? Ma tu mi ribatti: " Queste cose le vedo, lui non lo vedo! ". Ricorda per che egli ti ha fornito di mezzi per vedere queste cose e di altri con cui puoi vedere lui stesso. Per vedere le cose create ti ha dato gli occhi del corpo, per vedere lui ti ha dato la mente. Per questo non puoi dire con leggerezza: " Non lo vedo ". Guarda con mente aperta le cose create, e ne vedrai l'autore. Nemmeno l'anima dell'uomo tu sei in grado di vedere. Ed effettivamente l'anima umana invisibile, ma ci risulta dal governo che esercita sul corpo. Guardando uno che cammina, che lavora, che parla, che muove le varie membra ciascuno secondo la sua funzione, noi diciamo: " Egli vive, c' in lui qualcosa che non vediamo ". Questa realt invisibile la ammettiamo in base a ci che vediamo. Come dunque in base ai ruoli e al governo che esercita sul corpo tu deduci l'[esistenza dell']anima, che non vedi, cos devi comprendere [l'esistenza del] Creatore dal governo dell'universo e dalla normativa che regola le anime. 32. per poca cosa " comprendere ". Anch'essi infatti compresero, ma nota cosa dice l'Apostolo; considera le preciso parole che io avevo cominciato a riferire fin dal principio. Dice: L'ira di Dio dal cielo si

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manifesta sopra ogni empiet e ingiustizia umana, di coloro cio che tengono la verit imprigionata 103 nell'iniquit, poich ci che conoscibile di Dio loro manifesto. Infatti Dio lo ha loro manifestato .E come se tu gli chiedessi in che modo lo abbia manifestato, egli dice: Dalla creazione del mondo le cose invisibili [di Dio] si scorgono, percepite attraverso le cose create. Cos la sua eterna potenza e maest - si 104 scorgono percepite dall'intelletto -, perch - dice - siano inescusabili . Perch inescusabili? Egli aveva 105 affermato: Essi tengono la verit imprigionata nell'iniquit , ora aggiunge in che modo, dicendo: Perch avendo conosciuto Dio... Non dice: " Perch non conobbero Dio "; ma cosa dice? Avendo conosciuto Dio, non lo hanno glorificato come Dio n l'hanno ringraziato, ma si sono perduti nei loro vani 106 ragionamenti, e il loro cuore istupidito si ottenebrato . A causa di chi, se non della superbia? Nota 107 infatti come prosegue. Dice: Mentre infatti si spacciano per sapienti, ecco che son diventati stolti . Non dovevano infatti attribuire a se stessi quanto Egli aveva loro donato, n vantarsi di ci che avevano conseguito non con le loro risorse ma per un dono di lui. Questo dono essi avrebbero dovuto senz'altro riconsegnare a lui, affinch conservandolo come mezzo attraverso il quale avevano potuto vedere, fossero guariti da colui che aveva dato loro la capacit di vedere. Comportandosi in questo modo, si sarebbero mantenuti nell'umilt, e avrebbero potuto ottenere la purificazione [necessaria] per partecipare intimamente a quella beatissima contemplazione. A costoro infatti si sarebbe rivelato il medico vero e verace, il mediatore che avrebbe debellato la superbia e valorizzato l'umilt. Mi obietterai, forse, che Egli non era ancora nato nell'umilt?... Certo, ma si sarebbe rivelato nella profezia, come si rivel ad Abramo, del quale disse il Signore di sua propria bocca: Abramo desider vedere il mio giorno; e lo vide e se ne 108 rallegr , e come si rivel agli altri patriarchi e profeti. Anch'essi infatti conseguirono la salvezza credendo in colui che sarebbe nato e avrebbe sofferto, come noi siamo salvati per la fede in colui che nato ed morto. E non ci si deve stupire del fatto che egli si sia rivelato all'umilt degli uni e nascosto alla superbia degli altri. Essendo costoro pieni di superbia, si infiltr in mezzo a loro quell'essere menzognero e ingannatore e superbo, e promise loro che mediante certi, non so quali, ritrovati della superbia avrebbero conseguito la purificazione delle loro anime. In tal modo egli li rese adoratori dei demoni, cio degli angeli cattivi, e da questo traggono origine tutti i misteri celebrati dai pagani, quei misteri che, stando a quel che essi dicono, sono in grado di purificare le anime di chi li pratica. 33. Ascolta come l'Apostolo, andando avanti, insegni proprio questo, cio che ricevettero quei [falsi rimedi] come compenso della loro superbia, in quanto non tributarono a Dio l'amore che avrebbero dovuto tributargli. Dice: Il loro cuore istupidito si ottenebr. Dicendo infatti d'essere sapienti, divennero 109 , senz'altro per l'intervento di quel falso mediatore che gode per i simulacri, che gode quando stolti vengono condotti al pascolo animali immondi, cio i porci che dovette pascolare quel figlio minore dopo 110 che si fu allontanato dalla casa del padre . Infatti come il Signore vicino a coloro che hanno il cuore 111 contrito , cio agli umili, cos il Signore lontano da coloro che pongono in alto il cuore, cio dai superbi. Continua l'Apostolo: Dicendosi sapienti sono diventati stolti, e hanno scambiato la gloria del Dio 112 . Ecco i simulacri che incorruttibile sostituendola con l'immagine rappresentativa dell'uomo corruttibile si presentano in forma umana, precisamente quelli che troviamo tra tutti i greci e gli altri popoli. Pi grande e pi superstiziosa idolatria quella degli egiziani: stato infatti l'Egitto a diffondere nel mondo le immagini di cui in seguito parla l'Apostolo. Egli dopo aver detto: Sostituendola con l'immagine 113 rappresentativa dell'uomo corruttibile, aggiunge: E degli uccelli e dei quadrupedi e dei serpenti . In realt avete forse potuto vedere in altri templi figure con la testa di cane o di toro o rappresentazioni di altri animali privi di intelletto? Avete veduto forse cose come queste in altri templi all'infuori di quelli di Iside? Sono infatti idoli propri degli egiziani. Abbinando i due tipi [di idolatria] l'Apostolo dice: Sostituendola con l'immagine rappresentativa dell'uomo corruttibile e degli uccelli e dei quadrupedi e dei serpenti. Per questo motivo Dio li ha abbandonati, secondo i desideri del loro cuore, all'impurit per cui 114 disonorano in se stessi il proprio corpo . Questi mali derivano loro dall'empiet. Origine [di ogni male] stata la superbia, mentre questi altri peccati che ne sono seguiti non sono solo peccati ma anche castighi. Dicendo infatti: Dio li ha abbandonati, si allude alla punizione di un peccato per la quale si compiono tali azioni, tuttavia gli stessi castighi sono contemporaneamente anche peccati. Perch? Perch dal peccato gli uomini, se vogliono, possono ancora tornare indietro, mentre, quando si sar giunti al castigo, non sar concesso di venirne fuori: sar solo punizione e non si potr pi parlare di peccato, mentre le cadute intermedie sono e punizioni e peccati. L'inizio, cio la superbia, solo peccato, non castigo; gli errori successivi sono peccati e castighi. Colui che rifiuter di ravvedersi finir nel castigo, che non pi peccato ma punizione di tutti i peccati. Che poi il primo dei peccati sia la superbia scritto 115 chiaramente in un altro testo: Inizio di ogni peccato la superbia . Come allora si pu dire che radice 116 di tutti i mali l'avidit ? Perch volere qualcosa pi grande di Dio avidit, volere qualcosa di pi del necessario avidit. Solo Dio infatti sufficiente per [riempire] l'anima, come disse l'apostolo Filippo: 117 Mostraci il Padre e ci basta . Orbene, che cosa c' di pi superbo di uno che, presumendo di se stesso, abbandona Dio? Cosa c' di pi ingordo di uno al quale Dio non basta? dunque questa superbia, che anche avidit sfrenata, all'origine di ogni peccato. Per questo motivo l'anima adultera, abbandonando l'unico vero Dio, suo legittimo sposo, si prostituisce con molti di falsi, cio con i demoni, ma in nessun modo riesce a conseguire la saziet.

34. Quanti di veneravano i Romani? In primo luogo, lasciato da parte l'unico Dio vero e immutabile, veneravano gli di indigeni considerandoli come i loro propri di. Poi cominciarono a guerreggiare con gli altri popoli, e, pensando che costoro fossero come difesi dai propri di, insistevano, con l'offerta di qualche sacrificio, di corrompere anche gli di d questi popoli, cos aumentavano il numero degli di e accettavano i riti sacrileghi dei popoli che avevano soggiogato o volevano soggiogare. Cos introdussero le fattezze di cane, di toro, di serpente e le forme di uccello e tutti i mostri degli egiziani. In tal modo li placarono rendendoseli pi o meno propizi. Si legge infatti negli autori che scrissero non molto tempo prima dell'incarnazione del Signore che gli di degli egiziani erano in contrasto con gli di dei Romani. uguale a quello che l'Apostolo asserisce dei cretesi: Disse un tale, autentico loro profeta: I cretesi sempre 118 mentitori, brutte bestie, ventri pigri . Cos anche noi possiamo dire: Disse un tale, autentico loro profeta: " I mostri di ogni sorta di divinit e Anubi, che non cessa d'abbaiare, lanciano dardi contro 119 Nettuno e Venere e contro Minerva " . A questo poeta infatti sembrava indecoroso che teste di cane, come gli di degli egiziani, combattessero contro le figure umane degli di romani. In realt erano i demoni che combattevano fra di loro: i demoni degli egiziani a favore degli egiziani, i demoni dei romani a favore dei romani. Affinch poi tutti riuscissero a possedere insieme ambedue i popoli, si accordarono fra di loro, e tutti quanti cominciarono ad essere venerati dai romani. Cos infatti si esprime l'Apostolo: Non che l'idolo sia qualcosa, ma i sacrifici offerti dai pagani non sono offerti a Dio ma ai demoni, e io non 120 . Come fanno costoro, ingannando se stessi e voglio che voi siate in comunione con i demoni dicendo:..., come se tu disprezzassi l'idolo costruito dall'artefice, dicendo che esso privo di vita! Disprezzeresti l'idolo se disprezzassi il demonio, che gode [d'essere presente] nell'idolo. inutile pertanto considerare il simulacro come una raffigurazione della creatura, poich di tale culto tributato da uomini devoti non gode la creatura, a meno che non ti riferisca a quella creatura peccatrice che nella sua superbia ambisce onori indebiti e con gli inganni spaventa la debolezza dell'uomo. Dice [Paolo]: Dio li ha abbandonati, secondo i desideri del loro cuore, all'impurit per cui disonorano in se stessi il proprio corpo: essi che tramutarono la verit di Dio in menzogna, e venerarono e prestarono il culto alla creatura 121 piuttosto che al Creatore, che benedetto nei secoli . Che significa: Tramutarono la verit di Dio in menzogna? Questo: Tramutarono Dio nell'immagine rappresentativa dell'uomo corruttibile e degli uccelli 122 . e dei quadrupedi e dei serpenti 35. E perch nessuno di loro avesse a dire: " Io non venero i simulacri ma ci che i simulacri raffigurano ", egli aggiunge immediatamente: E venerarono e prestarono il culto alla creatura piuttostoch al 123 Creatore . Capite da persone intelligenti, carissimi! O venerano il simulacro o venerano una creatura. 124 Ora colui che venera il simulacro cambia la verit di Dio in menzogna . Infatti la cosa vera il mare, Nettuno invece una falsit costruita dall'uomo, che cos cambia la verit di Dio in menzogna, perch Dio cre il mare mentre l'uomo l'immagine di Nettuno. Allo stesso modo Dio cre il sole, l'uomo, costruendo il simulacro del sole, cambia la verit di Dio in menzogna. E perch non dica: " Io non venero il simulacro ma venero il sole ", ascolti il seguito [del testo]: E venerarono e prestarono il culto alla creatura 125 . Lasciato dunque da parte il Creatore, ripiegarono sulla creatura; e, cosa pi piuttostoch al Creatore indecorosa, nemmeno di questo furono contenti. Se infatti, lasciato da parte Dio, avessero prestato il culto a un oggetto creato da Dio, sarebbero da detestarsi. Quanto pi detestabili sono dunque se, non curando nemmeno quanto creato da Dio, venerano ci che ha prodotto un artigiano? Non badando alla creatura, vai dal simulacro, e, confuso del tuo simulacro, per tentare una qualche giustificazione torni alla creatura. Ma davvero passa una buona volta dalla creatura al Creatore, e avrai una vera giustificazione! Ribatte: " Ma io non posso giungere a lui se non attraverso le creature ". Chi te lo dice? Quel tale filosofo. 126 Chi te lo dice? Uno che tiene la verit di Dio imprigionata nella menzogna . Chi te lo dice? Uno che, 127 : non quindi uno che non lo avendo conosciuto Dio, non l'ha glorificato come Dio n gli ha reso grazie ha conosciuto, ma uno che lo ha conosciuto. 36. I superbi che tengono la verit di Dio imprigionata nella menzogna sono di due specie: la prima di coloro che si sono appoggiati sulle proprie forze e non hanno cercato nessuno che li aiutasse, ritenendo che la loro anima potesse purificarsi attraverso la filosofia senza ricorrere ad alcun mediatore. Di questi tali non ora nostro compito trattare, poich al presente ci stiamo occupando dei riti sacrileghi dei pagani, mentre essi insegnavano di non aver bisogno d'appoggiarsi ad alcun sacrificio. Si dice che un pensatore di questo tipo sia stato Pitagora. Tocchi pure con mano, colui che coltiva questa boria, cosa riuscir ad ottenere con le proprie forze! Chi ripone in se stesso la propria speranza la ripone nell'uomo; ma quest'uomo sventurato, chi lo liberer dal suo corpo votato alla morte se non la grazia di Dio ad opera 129 130 di Ges Cristo nostro Signore , cio dell'unico vero mediatore, che insieme Dio e uomo ? Il quale, se fosse soltanto uomo non sarebbe mediatore, come non sarebbe mediatore se fosse soltanto Dio. E se non fosse mediatore, non potrebbe riconciliare con Dio l'uomo che per il peccato si era staccato 131 . Anche questi dotti dunque tengono la verit di Dio imprigionata nella totalmente da Dio 132 133 menzogna , in quanto confidano in se stessi, mentre accertato che ogni uomo e mentitore e nessuno pu essere liberato dal peccato se non lo confessa ricorrendo alla mediazione di qualcuno che lo espii. Anche costoro dunque vengono sedotti da quel superbo nemico delle anime, non in quanto li induce
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a pratiche sacrileghe ma in altra maniera, cio rendendoli simili a s nell'ambizione della gloria umana, che presumono, e impedendo di mettersi umilmente sulle tracce di colui dal quale si erano allontanati per superbia. Tali sono stati tutti coloro ai quali Cristo non si rivelato, sebbene essi non abbiano voluto conseguire la purificazione ricorrendo a pratiche religiose false. Per l'anima macchiata dalla colpa una grave macchia anche il pensare di poter diventare pura di per se stessa. Non si deve tuttavia parlare con leggerezza di coloro che non adorano gli idoli o non si sono obbligati a pratiche di origine caldea e ad arti magiche, potendosi dare anche il caso, a noi sconosciuto, che in qualche modo si sia loro rivelato il Salvatore, senza del quale nessuno pu salvarsi. 37. Ci sono poi degli altri che hanno riconosciuto o pensato che esista un Dio con il quale ci si deve riconciliare e, non presumendo di riuscirci con le proprie forze, per ottenere la purificazione sono ricorsi a 134 pratiche religiose. Anch'essi per erano gonfi di vana curiosit e in base a dottrine demoniache si 135 ritennero superiori agli altri: in tal modo, sempre a causa della superbia, diedero spazio al diavolo e 136 ritennero di poter diventare puri con gli imbrogli e i vani misteri dei dominatori dell'aria , cio dei demoni. L'Apostolo ricordava questi tali quando diceva: Essi tramutarono la gloria del Dio incorruttibile 137 nell'immagine rappresentativa dell'uomo corruttibile, degli uccelli, dei quadrupedi e dei serpenti . Alcuni di loro infatti si spinsero avanti e, trascendendo l'intero universo creato, capirono esserci un creatore al di sopra di tutto, ma, restando nei limiti della loro pochezza, divennero superbi anche nei confronti di lui. Costoro, o quanti seguono la loro autorevolezza, vengono ora a dirci: " Non possiamo raggiungere la purificazione se non ricorrendo a questi mediatori ", cio senza questi esseri dotati di potenza. Essi dunque cercano un mediatore. Perch? " Perch la mente dell'uomo, avviluppata e oppressa dalle proprie bramosie, ha bisogno di purificazione; e, se non viene purificata, non in grado di gustare ci che vede essere immutabile, sebbene un pochino e in qualche modo riesca a vederlo ". In verit, almeno in questo ragionano bene: quando cio dicono che senza un mediatore nessuno pu giungere a Dio. 38. Bisogna per che ci domandiamo cosa sia un mediatore, poich c' il falso e il vero mediatore. Il mediatore falso, come pi volte abbiamo detto, il diavolo. Egli interviene in favore di chi ricerca con cattiva coscienza e nutre sentimenti di superbia, e per loro compie anche segni e miracoli. In effetti, anche i maghi del faraone compirono gli stessi segni compiuti da Mos, anche se non riuscirono a 138 compierli tutti , poich i maghi riescono a fare solo quel tanto che loro consentono gli spiriti dell'aria ad opera dei quali essi li compiono. Solo Dio riuscito a compiere tutto quello che gli era sembrato bene 139 e promettono ai loro fare. Gli spiriti superbi dunque intervengono, come ho detto, con alcuni segni devoti la purificazione. L'unico vero mediatore il Signore Ges Cristo, che anche gli antichi padri nella loro umilt riconobbero per via di rivelazione e vollero essere purificati per opera sua. Prima che nascesse da Maria, egli fu rivelato a coloro che ne erano meritevoli, ed essi furono salvati per la fede in colui che sarebbe morto e avrebbe sofferto, come noi siamo salvati per la fede in colui che gi nato ed ha sofferto. Egli venne nell'umilt per dimostrare che non avrebbe purificato e salvato se non gli umili. 140 Effettivamente anche prima che si incarnasse , il Verbo si rivelava, e non soltanto nel popolo ebraico ai santi patriarchi e profeti, ma anche in altri popoli, come risulta da vari esempi. Dovunque ci fu qualcuno che cercasse Dio con umilt, l non manc quell'umile mediatore che il solo capace di riconciliarci con il 141 Padre, il solo che con tutta verit pot dire: Nessuno va al Padre se non per mezzo di me . Nella sua umilt egli si abbass fino a loro, affinch loro, perseverando nell'umilt, meritassero di ottenere la purificazione ad opera di quel mediatore umile. Ecco Melchisedech. Era forse un israelita? Eppure la 142 Scrittura lo presenta come sacerdote del Dio altissimo , volendo in lui raffigurare il nostro Mediatore. 143 Tant' vero che da lui anche Abramo riceve la benedizione . Ecco Giobbe, quell'uomo cos grande, quel lottatore cos forte che sconfisse il diavolo. Giaceva nel letame, era coperto di vermi, ma nella sua umilt vinse colui che nel paradiso aveva riportato vittoria su Adamo, che nell'integrit del suo corpo era 144 superbo [nel cuore]. Forse che Giobbe era un israelita ? Eppure, nelle sue parole si pu riconoscere predetto e preannunziato l'unico nostro vero Mediatore. E come lo stesso Mediatore ci ricorda parlando di certuni secondo quanto gli occorreva, cos da ritenersi che una rivelazione del mediatore capace di concedere la purificazione ci sia stata per tutti coloro che, anche prima della sua comparsa nella carne, con umilt si posero alla ricerca del mediatore capace di concedere la purificazione e senza del quale nessuno ottiene d'essere purificato. Dunque, se non viene purificato ad opera del mediatore, nessuno pu giungere alla meta che, sebbene possa essere intravista in piccolissima parte con la penetrazione dell'anima intelligente, non pu essere conseguita se non da chi stato purificato in maniera assolutamente perfetta. Or dunque, ci furono alcuni che intrapresero le loro ricerche per vedere, come dice l'Apostolo, le cose invisibili di Dio attingendole con l'intelletto dall'osservazione delle creature, ma tennero la verit di Dio imprigionata nella menzogna. Si chiamarono sapienti da loro stessi e divennero 145 . A costoro, gonfi di orgoglio non onorando debitamente colui dal quale avevano ricevuto l'intelligenza come ho detto, essendo superbi si presenta il mediatore superbo, come agli umili si presenta il mediatore umile, secondo certe corrispondenze e in base ad una giustizia inenarrabile e stupefacente che ha sede presso le occulte profondit di Dio e che noi, pur non vedendola, dobbiamo onorare. Ai superbi dunque si

presenta il mediatore superbo, agli umili il mediatore umile: il quale, se si presenta umile agli umili, per elevarli fino all'altezza di Dio, mentre il superbo se si presenta ai superbi per impedire che chi alto in se stesso raggiunga l'altezza di Dio. 39. Osservate ora come il diavolo si presenti nella veste di mediatore. Egli non soggetto alla morte, non avendo la carne, ma reo di peccato; il Signore al contrario volle essere mortale rivestendosi della carne, ma non commise peccato: ebbe in comune con gli uomini la morte, ma non i peccati. Se infatti fosse stato peccatore, non sarebbe potuto essere mediatore. Se fosse stato infatti e mortale e peccatore, sarebbe stato ci che sono tutti gli altri uomini: non sarebbe pi stato mediatore ma uno che ha bisogno del mediatore. Ogni uomo infatti peccatore e mortale, Dio al contrario giusto anche se si rende mortale. Ecco dunque il mediatore umile: egli giusto e mortale, e non giusto cos per modo di dire ma giusto perch Dio, mentre mortale perch uomo. Il contrario del mediatore superbo: peccatore ed anche immortale, cio non dovr spogliarsi del corpo poich non rivestito di carne. In questo senso lo definisco immortale, poich la vera immortalit non la possiede se non Dio solo, secondo il detto: Egli 146 sono possiede l'immortalit ed abita in una luce inaccessibile . Intendendo l'immortalit in questa 147 maniera, anche il Figlio unigenito immutabile, perch una cosa sola con il Padre , sebbene egli sia voluto diventare mortale assumendo la natura dell'uomo. Orbene, il diavolo, quell'essere che peccatore ma sotto un certo aspetto immortale, si present a far da mediatore all'uomo, peccatore e mortale. Ecco due caratteristiche [in colui che ] in basso, due [in colui che ] al sommo delle altezze; ma per riconciliare chi in basso con chi molto in alto ci vuole un mediatore. Quali sono le due caratteristiche di chi in basso? peccatore e mortale. E quali quelle di colui che in alto? Giusto e immortale. Or dunque un mediatore che ha da purificare e ravvicinare [le parti], se fosse peccatore e mortale non sarebbe mediatore, perch non avrebbe una caratteristica da chi in basso e un'altra da chi in alto, ma le avrebbe tutte e due da chi in basso: avrebbe cio l'iniquit e la mortalit. Se poi avesse l'immortalit da colui che in alto e l'iniquit da colui che in basso, avrebbe, s, una caratteristica da una parte e un'altra dall'altra, e con ci potrebbe presentarsi in veste di mediatore, ma egli non sarebbe in grado di avvicinare le parti perch non le renderebbe pure. Avendo in comune con l'uomo il peccato, meriterebbe lo stesso castigo dell'uomo e con questo sarebbe un mediatore che sbarra la strada con cui si va a Dio. In realt il peccato altro non produce se non separare da Dio. Ascolta la Scrittura, che dice: stato forse Dio 148 ad indurire l'orecchio per non ascoltare? Tutt'altro! Sono i vostri peccati a separarvi da Dio . 40. Chi separa [da Dio] son dunque i peccati; la mortalit invece non separa, essendo, questa mortalit, la pena del peccato inflitta da Dio giudice. Separa viceversa ci che merit questa pena. Intendiamo dire: Il cammino verso Dio non te l'impedisce quello che ha fatto Dio ma quello che tu stesso ti sei procurato. Ora la mortalit del corpo stato Dio ad infliggertela, il peccato invece l'hai commesso tu stesso; e il mediatore vero e verace ha preso in comune con te ci che ti ha inflitto Dio per castigarti, ma non ha preso il peccato che tu stesso avevi commesso. Si fatto partecipe della tua mortalit ma non partecipe della tua colpevolezza. Si rivestito della carne mortale, ma non avendo peccato, non ha contratto il debito con la morte. Egli infatti annient se stesso prendendo la natura del servo, diventando simile agli 149 uomini e all'aspetto fu trovato pari all'uomo . Questo stato detto non nel senso che noi avessimo a pensare che egli abbia subito mutamenti ma nel senso che egli volle manifestarsi nell'umile forma del servo, mentre in occulto rimaneva il Signore, Dio presso Dio, Figlio uguale al Padre, ad opera del quale 150 furono create tutte le cose . Egli, prendendo la nostra natura mortale e partecipando alle miserie a noi inflitte come pena del peccato, ci purifica dai peccati e ci libera dalla condizione di condannati a morte, poich, essendo morto senza essersi meritato di morire, in grado di uccidere la morte con il suo stesso morire. Questo il mediatore vero e verace, mediatore umile ed alto, mediatore capace di ricondurci nello stato da cui eravamo decaduti. L'altro mediatore, quello superbo, mediatore falso e ingannatore, ha in comune con gli uomini peccatori l'iniquit, non per la mortalit della carne. Per questo, quando presenta alla loro imitazione l'iniquit, non li libera dalla loro mortalit, perch, come il peccato commesso agli inizi della vita umana produsse come frutto la morte presente, cos l'iniquit della vita presente produce, se vi si persevera [sino alla fine], il frutto della morte eterna. Questa morte dovr subire il diavolo insieme con coloro che nella vita presente egli riesce a sedurre, egli che nel tempo non condivide la condizione di mortalit che sperimenta l'uomo nella carne mortale. Se pertanto ambisce di essere mediatore, pu farlo perch con l'uomo ha in comune una cosa, cio la colpevolezza; l'altra cosa per, cio la condizione di mortalit, egli non la possiede. 41. Se poi questo superbo riesce a sedurre pi agevolmente i superbi, perch ai superbi dispiace pi la mortalit che non la colpevolezza, e per questo motivo trovano pi ripugnante la mortalit che riscontrano nell'umanit di Cristo che non la colpevolezza che nella superbia del diavolo. Gonfi come sono per le loro dottrine insulse e fallaci, [il diavolo] li mena per la strada di pratiche sacrileghe, promettendo loro che troveranno la purificazione nei templi, e ricorrendo a consacrazioni magiche e segreti detestabili, li indirizza agli astrologi, agli indovini, agli uguri e agli aruspici. Egli osa perfino vantarsi d'essere pi forte e pi efficiente di Cristo, perch non ha un corpo nato da donna, non stato

preso, n flagellato, n coperto di sputi, n coronato di spine, n appeso ad una croce, non morto n stato sepolto. Tutto questo, accettato dal mediatore umile, i superbi deridono. In effetti egli non condivise con gli uomini la colpevolezza ma prese la natura umana per guarire l'uomo dal gonfiore della superbia e renderlo vittorioso sul mediatore falso. Insegnando all'uomo la confessione dei propri peccati, attraverso la giustizia di Cristo l'uomo viene purificato dalla colpa, e mediante l'umile partecipazione alla mortalit di colui che si reso mortale, pu giungere alla sublime altezza dell'immortalit. 42. Respingiamo dunque, fratelli, il mediatore cattivo, mediatore falso e ingannatore, mediatore che non tende a riconciliare ma a separare sempre di pi. Che nessuno venga a promettervi una qualsiasi purificazione al di fuori della Chiesa ricorrendo a riti sacrileghi compiuti sia nei templi che in qualsiasi luogo. Che nessuno ve la prometta anche attraverso i sacramenti cristiani se fuori dell'unit [ecclesiale], poich, se vero che anche fuori dell'unit il sacramento valido - cosa che non possiamo negare come non osiamo profanare -, tuttavia l'efficacia salvifica del sacramento stesso, quella che ci 151 rende coeredi di Cristo, non esiste se non dentro l'unit e il vincolo della pace della Chiesa . Nessuno vi induca ad allontanarvi da Dio e dalla Chiesa; nessuno vi separi da Dio, padre, e dalla Chiesa, madre. Da Dio vogliono separarvi quel mediatore falso, che si trasforma in angelo di luce, e i suoi ministri, che si 152 trasfigurano in ministri della giustizia . Egli, se non riesce ad indurvi a pratiche sacrileghe, vuole almeno separarvi dalla Chiesa e portarvi nelle eresie o negli scismi, affinch abbandonando la madre vi mettiate in contrasto con il Padre. Abbiamo avuto infatti due genitori che ci hanno generato alla vita mortale; due ne abbiamo per essere generati all'immortalit: Dio e la Chiesa. I genitori uomini generano figli destinati a succedere a loro; gli altri due ci generano perch viviamo per sempre insieme con loro. Per qual altro motivo infatti fummo generati dai genitori uomini se non perch alla loro morte noi ne fossimo i successori? Da Dio Padre e dalla Chiesa madre, al contrario, veniamo generati perch viviamo eternamente con chi ci ha dato la vita. Ora, chiunque ricorre a pratiche sacrileghe o ad arti magiche o, per la propria vita o problemi attinenti con la vita, frequenta astrologi, uguri, aruspici o simili strumenti diabolici, si separa da Dio padre, anche se non si allontana dalla Chiesa. Se al contrario uno si separa dalla Chiesa per la divisione di qualsiasi scisma, sebbene gli sembri di restare in unione con il Padre, tuttavia gravissimo il danno che gli deriva abbandonando la madre. Ambedue i genitori poi abbandona colui che si allontana dalla fede cristiana e dalla madre Chiesa. Sta' unito al padre! Sta' unito alla madre! Sei un bambino: attaccati alla madre. Sei un bambino: succhia il latte della madre. Sar lei che, dopo 153 averti nutrito con il latte, ti condurr alla mensa del padre . 43. Il tuo Salvatore ha assunto la carne, il tuo Mediatore si incarnato, e assumendo la carne, ha 154 155 assunto la Chiesa. Diventato sacerdote in eterno e propiziazione per i nostri peccati , iniziando, per cos dire, dalla parte della testa, assapor quel che avrebbe offerto a Dio. Il Verbo assunse la natura umana e le due realt divennero una sola, come sta scritto: I due saranno una sola carne. Questo 156 mistero, dice, grande: io lo affermo nei riguardi di Cristo e della Chiesa . Talamo di questo sposalizio fu l'utero della Vergine. Ed egli, come sposo che esce dal suo talamo, balz come gigante a percorrere la 157 via . Gigante perch forte, in grado di vincere con la sua debolezza la nostra debolezza e di uccidere la morte con la sua morte. Egli poi percorse la via correndo. Non si ferm per strada, per non diventare quell'uomo che, come ci viene rappresentato, si ferm per la via dei peccatori. Infatti quando il salmo 158 dice: Beato l'uomo che non devia verso l'assemblea degli empi e non sosta nella via dei peccatori , si riferisce a qualcuno che si fermato sulla via dei peccatori. Orbene, il Signore Ges Cristo pass correndo nella via dei peccatori. Adamo al contrario nella via dei peccatori si ferm; e, siccome si ferm, fu ferito dai briganti, cadde e rimase a terra. Lo vide per colui che passava per quella via senza fermarsi ma 159 correndo: s'imbatt in quel ferito, lo caric sul suo giumento e lo condusse all'albergo . Siccome per egli percorreva la via di corsa, perch doveva adempiere quanto era stato predetto di lui: Lungo la via 160 , egli lo consegn all'albergatore. Un torrente in beve al torrente e per questo terr alta la testa realt il tempo presente. Vengono infatti chiamati " torrenti " i corsi d'acqua che si gonfiano per improvvisi temporali d'inverno o per alluvioni ma presto ritornano normali. Tali son tutte le cose di questo mondo: un torrente che passa e presto si esaurisce. Oggi il primo gennaio, e coloro che diguazzano nella lussuria e nelle vanit mondane non s'accorgono che sono in balia della furia del torrente. Prvino a chiamare, se possono, lo stesso giorno dell'anno scorso; chiamino almeno il giorno di ieri. Non si accorgono che anche il godimento da loro assaporato passa come un torrente, e quindi non sono in grado di dire: Questi sono quei tali che noi deridevamo e su cui riversavamo gli improperi. Noi, insensati, ritenevamo pazzia la loro vita e disonorata la loro fine. Come mai essi sono annoverati tra i figli di Dio e la loro sorte pari a quella dei santi? Dunque, abbiamo errato allontanandoci dalla via della verit, e la luce 161 della giustizia non brill per noi e il sole non sorse per noi . Qual questo sole? Forse il nostro sole visibile? Questo sole essi lo vedono sorgere tutti i giorni, come dice il Signore: Egli fa sorgere il suo sole 162 . Vi un Altro, un essere invisibile e intelligibile, che ha creato questo sopra i buoni e sopra i cattivi sole: il sole della giustizia, e di lui si dice in un altro testo scritturale: sorto per me il sole della 163 giustizia . Questo sole non sorto per i cattivi. E ascolta come ne piangano: Cosa ci giovata la superbia? E il gloriarci della ricchezza che vantaggio ci ha arrecato? Tutte queste cose sono passate come

un ombra . Ammettiamo che anche lui, il nostro mediatore, sia gi passato come un torrente; tuttavia, dopo di essere nato, dopo. aver sofferto nella passione, dopo essere stato crocifisso e sepolto, egli risuscitato. Lungo la via egli ha bevuto a quel torrente, mentre da questo mondo passava al Padre: ma l'avrebbero seguito numerosi fedeli, per i quali egli lungo la via bevve al torrente. Per questo ha sollevato 165 in alto il capo , cio se stesso. 44. Infatti capo della Chiesa colui che gi asceso in cielo e siede alla destra del Padre , colui che nella sua immolazione ci ha mostrato cosa dobbiamo sperare anche noi per il nostro corpo. Noi infatti, come dice l'Apostolo, siamo stati salvati nella speranza, e in noi stessi gemiamo nell'attesa 168 . Infatti, noi siamo figli adottivi, lui 1 unico Figlio dell'adozione, cio della redenzione del nostro corpo 169 nato [dal Padre]: Verbo, Dio in principio presso Dio, come afferma l'evangelista , ed uguale al Padre, 170 come dice l'apostolo Paolo . Egli si fatto umile perch ci fosse un unico mediatore fra Dio e gli 171 uomini, l'uomo Cristo Ges . Ebbene, si tenga presente com' il mediatore cattivo e falso, che ostacola il nostro cammino verso Dio, cos ostentano di essere tutti gli uomini superbi: dovunque si trovino, vogliono somigliarsi al loro mediatore; e come questo lo vedete negli uomini, cos anche degli angeli. Ma Colui che volle essere nostro mediatore e ottenerci la riconciliazione con Dio (di lui abbiamo parlato assai), cio quel mediatore umile e sublime che il Signore Ges Cristo, prese in s tutta la creazione, che nella sua totalit presente nell'uomo. Come infatti dicevamo prima, la creatura o spirituale o 172 corporea. Ora, quando egli prese la natura del servo , prese l'uomo tutto intero: ci che nella mente razionale, ci che nell'anima, ci che nella carne. Egli assunse tutto l'uomo escluso il peccato. Dunque in lui son tutte le cose, affinch nessuno commetta l'errore di cercare, per la propria purificazione, la mediazione di una qualche creatura, quasi che sia capace di renderlo puro. Pertanto quel mediatore possiede tutti i requisiti del mediatore e li prese tutti perch una tale creatura scelta per essere mediatrice fosse in grado di purificare [l'uomo] dal peccato e liberarlo dalla mortalit. Essa infatti non presume di possedere delle capacit salvifiche di per se stessa ma perch unita personalmente al Verbo-Dio e congiunta e inserita in lui in modo ineffabile, tanto che si potuto dire: Il Verbo si fatto 173 . Questa sua umilt stata disprezzata e glorificata, sicch gli uomini umili non disperassero carne della loro sorte, e i superbi non si inorgoglissero. Quando dunque uomini superbi vogliono per s il culto divino e si adirano se a loro si preferisce Dio, divengono imitatori del mediatore artefice di menzogna. Quanto invece agli uomini umili e santi, se vengono onorati da persone che, vittime dell'errore, vogliono riporre nell'uomo la propria fiducia, non comprendendo quanto dice la divina Scrittura, e cio: Maledetto 174 colui che ripone nell'uomo la propria fiducia , essi si rattristano in cuor loro e, da servi fedeli, per quanto nelle loro possibilit, avvertono quei devoti a riporre in Dio e non nell'uomo la propria speranza. In tal senso lo stesso Apostolo volle che la speranza fosse riposta non in lui ma nella verit da lui predicata. Quanto da lui veniva predicato era di gran lunga superiore a colui che lo predicava; ed egli voleva che i credenti riponessero la speranza in ci che egli diceva, non nella persona di colui che lo diceva. Ecco le sue parole: Sebbene o noi - poca cosa quel sebbene o noi; ascolta come prosegue - o 175 un angelo del cielo - dice cos - vi annunzi cose diverse da quelle che avete ricevute, sia anatema . 176 Paolo conosceva che il mediatore fallace pu trasformarsi in un angelo di luce e annunziare cose false. Ebbene, come gli uomini superbi pretendono d'essere onorati con culto divino, attribuendo a s tutto ci che possono, e vogliono avere un nome [glorioso] e, se fosse possibile, superare in gloria e rinomanza lo stesso Cristo, cos del diavolo e dei suoi angeli. 45. Miei fratelli, il nostro dire rivolto a cattolici. I donatisti al posto di Cristo mettono Donato, e se odono un qualche pagano che parla male di Cristo sopportano la cosa con pi pazienza che se l'udissero sparlare di Donato. Voi siete al corrente di quanto dico, anzi siete costretti a tollerare ogni giorno cose come queste. Essi amano Donato in maniera cos aberrante che lo mettono al di sopra dello stesso Cristo. Infatti non solo non hanno nulla da dire, ma sono anche consapevoli di non avere nulla da dire. Nulla infatti li trattiene sotto il nome di Cristo se non il nome di Donato: essi sono stati sospinti ad aderire al nome di un uomo mettendosi contro Cristo. Per questo motivo hanno concepito un odio implacabile anche 177 contro di noi, perch gridiamo loro in faccia: " Non riponete la vostra speranza in un uomo , se non volete essere maledetti ". Odiano chi predica la pace, e se hanno da soffrire qualcosa per la loro scelleratezza - cio non per Cristo ma per Donato - si ritengono martiri. E siccome noi diciamo loro: " Non profanare il battesimo di Cristo, ama la pace, riunisciti al resto del mondo e, se vero che Cristo con il suo sangue ha redento tutti gli uomini, non rendere il Redentore di tutti redentore di una fazione soltanto ", per questo essi ci odiano e, se ce la fanno, ci uccidono servendosi dei circoncellioni; ma il Signore venuto in nostro aiuto e noi siamo sempre scampati: di questo rendiamo grazie alla misericordia del Signore. Nello stesso tempo vogliamo informarvi della cosa e chiedervi di pregare per noi, perch il Signore ci infonda continuamente fiducia nel predicare la sua pace. Ci conceda anche il coraggio per non temerli ma piuttosto amarli, provando la gioia di veder realizzato in noi il detto scritturale: Con coloro che 178 . E se odiavano la pace io ero pacifico; quando parlavo ad essi, senza motivo mi muovevano guerra non c e altra via per guarirli, ci facciano pur guerra, ci feriscano e uccidano, purch siano risanati.
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46. Torniamo per, fratelli, all'argomento iniziale del discorso. Dall'argomento che intendevo trattare mi ha distolto infatti il dolore che provo. Or dunque, come ci sono uomini superbi che pretendono di essere onorati loro stessi anzich Dio, cos ci sono angeli superbi che pretendono di essere onorati loro stessi anzich Dio; e come ci sono uomini santi che preferiscono sia onorato Dio anzich loro stessi, cos tutti gli angeli santi preferiscono che sia onorato Dio anzich loro stessi. E la stessa cosa noi crediamo senza ombra di dubbio nei riguardi dei martiri. Essi vogliono che ogni onore sia tributato a colui che loro stessi onorano, colui nel quale ambiscono d'essere amati. Quanto agli onori personali loro tributati dagli uomini, essi non solo non li accettano volentieri ma li rifiutano assolutamente. Su questo, conforme al dono che ci ha fatto il Signore, vi abbiamo proposto l'esempio, tratto dall'Apocalisse, di quell'angelo che non permise 179 d'essere adorato dall'uomo ma volle che si adorasse Dio . Non temete dunque, fratelli, che se adorate con culto religioso solamente Dio, rechiate dispiacere a qualcuno dei santi angeli o a qualche martire. In 180 questo infatti potreste regolarvi secondo quanto vi suggerisce la vostra mentalit carnale e misurarvi su voi stessi. A voi, per esempio, si offre la possibilit di fare, personalmente, sfoggio di superbia, e voi vi rallegrate non perch siete uniti a Dio o perch Dio viene onorato in voi, ma perch siete onorati voi in voi stessi e per voi stessi, di modo che, se quell'onore vi mancasse, voi ne sareste rattristati. Allo stesso modo potreste pensare che i santi angeli o i santi martiri godano cos degli omaggi che ricevono dagli uomini ed esigano venga tributato loro quel culto religioso che spetta a Dio. Se cos fosse, con estrema facilit cadreste nell'inganno sedotti dai pagani, e vi allontanereste le mille miglia dal Signore vostro Dio, 181 che ci ha dato questo precetto: Adorerai il Signore tuo Dio e lui solo servirai . Volete onorare con animo tranquillo i santi angeli e i santi martiri? Onorate colui nel quale, esclusivamente, essi vogliono essere onorati. Se infatti sono santi, essi si adireranno contro di voi qualora onoriate la loro persona e non colui dal quale unicamente anche essi, come voi, ricevettero la grazia per conseguire la beatitudine. Siccome dunque sono santi, non vogliate contrariarli in alcuno modo, pretendendo di onorare le loro persone ed escludendo Dio. Onorando infatti Dio, voi onorate tutti coloro che sono uniti a Dio con devoto amore e santa adesione. Che se invece [quel vostro mediatore] si adirasse perch non lui ad essere onorato attraverso alcuni riti misteriosi a lui riservati, certo si tratta di quel trasgressore superbo e 182 mediatore falso, che si trasforma in angelo di luce . Ora, se stato costui a fuorviarti facendoti volgere verso di s, egli ti ha precluso la via [della salvezza]. Attraverso lui non solo non potrai raggiungerla, ma sar proprio per causa sua che non ti sar consentito di raggiungerla. 47. Non lasciate che vi vendano le loro ciance e vi dicano: " Noi veneriamo le potenze operative di Dio, e cos attraverso loro arriviamo a Dio stesso. Pertanto celebriamo alcuni riti in onore di Saturno, altri di Giove, altri di Plutone, altri di Nettuno, altri di Marte, altri di Cerere ". Queste divinit dunque non gradiscono, tutte, le stesse pratiche di culto perch ciascuna pretende un culto privato e personale. Per questo motivo per tali manifestazioni religiose non sono atti di culto ma sacrilegi, e chi si rallegra e canta vittoria in tutte queste cose il preposto ditali divinit, il quale nella sua superba malevolenza gioisce grandemente non tanto per il fatto dei riti che si compiono quanto per l'inganno e l'errore in cui trascina gli uomini. Non lasciatevi quindi traviare quando vengono a dirvi: " Voi venerate i martiri e credete che per il loro intervento otteniate l'aiuto di Dio. Con quanto maggior ragione noi dobbiamo venerare le potenze di Dio, dalle quali sappiamo d'essere aiutati presso Dio! ". Osservate i misteri della Chiesa, e vedete se il sacrificio lo si offre a qualcuno dei martiri e se ne presentiamo uno a questo martire e un altro a quell'altro. Al contrario, noi su tutti i sacrari [dei martiri] offriamo l'unico sacrificio, e non lo offriamo a qualcuno dei martiri ma al Signore di tutti noi; e se in questo sacrificio tributiamo onore anche ai martiri secondo la loro dignit, noi non onoriamo i martiri in se stessi ma in colui che li rese vittoriosi sul diavolo. Essi si ricordano di noi con tanto maggiore affetto quant' minore in noi l'intenzione di offrire sacrifici a loro personalmente, poich, essendo Dio solo [la sorgente] della loro beatitudine, in lui solo essi ripongono il proprio onore. Se pertanto viene uno a dirti: " Invoca cos l'angelo Gabriele, invoca cos Michele; offri a lui questo, all'altro offri quest'altro ", non lasciarti ingannare, non dare ascolto. Non ti 183 inganni nemmeno il fatto che i nomi di questi angeli si leggono nelle sacre Scritture . Bada bene invece all'atteggiamento con cui l vengono presentati al lettore. Vedi se essi hanno mai preteso dall'uomo un qualche atto di culto privato e non abbiano piuttosto sempre voluto che la gloria fosse data all'unico Dio, al quale essi obbediscono. 48. Ma poniamo il caso che un uomo o magari qualcuno nelle sembianze di angelo venga a trovarti o in sogno ti voglia tentare dicendo: " Fa' questo in mio onore, celebra questo rito offrendolo a me, poich io 184 sono un angelo ", ad esempio l'angelo Gabriele. Non crederci ! Se vuoi essere sul sicuro, venera l'unico vero Dio, che Padre e Figlio e Spirito Santo. Di questo tuo atto di culto l'altro, se un angelo, gode; se invece si adira perch non hai voluto onorare altri all'infuori di Dio, puoi subito dedurre che si tratta di 185 colui che, al dire dell'Apostolo, si trasfigura in angelo di luce . Egli si propone di sbarrarti la via e si mette l nel mezzo per danneggiarti. Non un mediatore che vuole la riconciliazione ma piuttosto la separazione. E poi, osserva l'angelo dell'Apocalisse e gli altri simili a lui: non vogliono per se l'adorazione 186 . Essi sono messaggeri che recapitano i messaggi loro consegnati perch li ma che si adori Dio comunichino; sono servi che adempiono l'incarico loro imposto, che presentano a Dio le nostre richieste,

non che, invece di darle a Dio, le trattengono per s. Ecco l'angelo [che dice] all'uomo: Io ho offerto la 187 tua supplica dinanzi alla maest di Dio . In effetti, quell'uomo non invocava l'angelo ma invocava Dio, e il servo present a Dio la supplica dell'altro. Non mancano dipendenti di persone costituite in autorit che, disonesti e corrotti, si permettono di dire: " Dammi dei soldi, se vuoi che ti annunzi, se vuoi che ti lasci passare ". Disse forse cose come queste l'angelo? Nostro Signore non ha nel suo grande palazzo gente di questo tipo. I suoi servi son persone che lo amano, i suoi figli gente che lo ama. Se ti venisse la voglia di corrompere qualcuno di loro, subornandolo cos, privatamente, al fine di essere introdotto alla presenza del loro Signore, saresti scacciato molto lontano da quel grande palazzo. Se pertanto.. certuni imitano la vita degli angeli.. Trovo infatti scritto: Essi hanno un'anima sola e un sol cuore rivolti verso 188 Dio; e nessuno ha qualcosa in privato ma tutto fra loro comune . Lo leggiamo negli Atti degli 189 , e siccome non Apostoli. Infatti dall'ambiente giudaico si convertirono diverse migliaia di persone possedevano alcunch in privato, veniva loro distribuito dalla comunit, a ciascuno secondo il proprio 190 bisogno particolare . Ecco delle persone che imitano la vita degli angeli. Ora, se a qualcuno di costoro un qualche amico, o il fratello, il padre, la madre, un parente, avesse voluto offrire qualcosa come dono personale, egli non solo l'avrebbe rifiutato ma si sarebbe fatto un dovere di avvertire il donatore che, quando si ha da offrire o ricevere qualcosa, lo si offra a Dio, come facevano coloro che deponevano ai 191 piedi degli apostoli il ricavato [dalla vendita] delle loro propriet . La stessa cosa poi facevano anche quegli altri che l'Apostolo esortava a raccogliere fondi per donarli ai poveri della comunit di 192 Gerusalemme . Ad essi insegnava anche di prender coscienza che quanto facevano era un'offerta fatta a Dio. Con quanto maggiore zelo fanno questo gli angeli, quegli esseri molto pi perfetti [di noi] che dimorano nelle sedi celesti, o nel grande palazzo o nella citt celeste che Gerusalemme, la madre di noi 193 tutti , e servono Dio con assoluta concordia, frutto di carit! Essi non tollerano che un qualsiasi onore venga tributato a loro in privato e personalmente, ma godono solo dell'onore che in comunione con tutti viene tributato a Dio in quanto Dio e alla sua citt come al suo tempio, vale adire alla Chiesa universale. 49. Siccome poi la purificazione opera del mediatore, [Dio] ha voluto che il mediatore fosse uno solo e che si facesse uomo colui che uguale al Padre. In tal modo attraverso la natura imparentata con noi cio perch uomo - noi possiamo raggiungere quella natura infinitamente elevata che quella di Dio. Pertanto egli discese perch noi eravamo nella bassezza [della nostra umanit] e risal in alto perch noi non restassimo nella nostra bassezza. Lui soltanto il vero mediatore, il mediatore che non inganna nessuno. Egli, essendo uguale al Padre, volle essere inferiore al Padre per amor nostro; non perse per la 194 sua uguaglianza, ma assunse la nostra natura che lo fa essere [a lui] inferiore . In questa sua carne egli ha gi liberato la nostra carne, poich egli non muore pi, n la morte avr ancora potere su di 195 . A lui giungono le nostre preghiere, anche quando, come avviene nei misteri della Chiesa, esse lui sono indirizzate al Padre. Egli non muore pi, ed lui che offre le nostre preghiere, diventando sommo 196 sacerdote, lui che [sulla croce] offr se stesso in olocausto per noi . lui che ci conduce [a Dio], collocandosi nel mezzo non per ostacolarci ma per avviarci, non per separarci ma per riconciliarci, non per frapporre impedimenti ma per eliminarli. Egli l'unico pontefice e l'unico sacerdote, del quale i sacerdoti di Dio del tempo antico erano la figura. E se si richiedeva che il sacerdote [del vecchio 197 Testamento] fosse senza macchia nel fisico , era perch soltanto il Cristo sarebbe vissuto senza macchia di peccato, pur essendo in un corpo mortale. In effetti, nel corpo dei primi sacerdoti c'era il segno prefigurativo, nella vita di quest'ultimo la realt significata. Quanto poi a noi vescovi, se ci si chiama tutti con il nome di sacerdoti, perch siamo incaricati di presiedere; ma corpo di quell'unico Sacerdote la Chiesa universale, poich al sacerdote appartiene il suo corpo. Per questo l'apostolo Pietro 198 all'indirizzo della Chiesa dice che popolo santo, sacerdozio regale . 50. Un tempo veniva unto solo il sacerdote, adesso ricevono l'unzione tutti i cristiani. Veniva unto il re, veniva unto il sacerdote, nessun altro. Ora il Signore, nella sua persona, fungeva, non in figura ma nella realt, e da re e da sacerdote. Per questo l'una e l'altra prerogativa fu raffigurata nella stessa persona di 199 . Che Davide sia stato re, lo sappiamo tutti e Davide, dalla cui progenie nacque Cristo secondo la carne la cosa a tutti nota. In lui per fu prefigurata anche la funzione sacerdotale, quando mangi i pani della 200 presentazione, che non era lecito ad alcuno mangiare tranne che ai sacerdoti . L'episodio fu ricordato 201 dallo stesso nostro Signore nel Vangelo , per consentire, a coloro che son capaci d'intendere le cose, di riconoscere che in Davide veniva raffigurato lui stesso. In effetti, anche la vergine Maria discendeva da una stirpe che era non solo regale ma anche sacerdotale. Quanto alla regalit di quella stirpe, la cosa notoria, ed per questo motivo che l'Apostolo parlando di nostro Signore dice: Egli, secondo la carne, fu 202 procreato dalla discendenza di Davide . Che se il nome di " suo padre " si d a Giuseppe, per il vincolo di carit [che lo univa a Cristo], non perch il Salvatore sia nato dal seme di Giuseppe. Lo attesta 203 il Vangelo . Quindi, se di Cristo si dice che della stirpe di Davide, non lo se non a causa di Maria, in quanto [anche] lei era della stirpe di Davide, cio di stirpe regale. Ma come troveremo in Maria anche la presenza della stirpe sacerdotale? Nel Vangelo leggiamo che il sacerdote Zaccaria aveva per moglie 204 . Dunque Elisabetta era di stirpe sacerdotale, poich Aronne, fratello di Elisabetta, figlia di Aronne

Mos, fu un sacerdote e cos l'intera trib di Levi . Ora, nello stesso Vangelo si dice che l'angelo rivolse 206 alla Vergine Maria queste parole: La tua consanguinea Elisabetta . Se pertanto Elisabetta, figlia del sacerdote Aronne, era una consanguinea di Maria, non c' da dubitare che la vergine Maria era non solo di sangue reale ma anche sacerdotale. Ne segue che, per l'umanit da lui assunta, nel Signore la personalit del re e del sacerdote. Egli il re che ci conduce alla perfetta imitazione di lui nel nostro 207 combattimento spirituale, finche non abbia posto i nemici sotto i suoi piedi e non sia annientato 208 209 l'ultimo nemico, cio la morte . Dal nostro nemico infatti fu tentato lo stesso nostro re , perch da lui il soldato impari come si deve combattere. Era in lui anche la prerogativa sacerdotale che gli consent 210 di offrire se stesso in olocausto per espiare i nostri peccati e purificare le nostre anime . In vista di tutto questo, nei simboli dell'antichit erano due quelli che venivano unti: il re e il sacerdote. 51. Per questi stessi motivi insieme con quei cinque pani d'orzo vi erano anche i due pesci. I pesci infatti sono uno dei nostri alimenti, e gli alimenti in via ordinaria li si condisce con l'olio. Due pesci, dunque, insieme con cinque pani, cio insieme con il vecchio Testamento, nel quale occupano un posto di rilievo i cinque libri di Mos. Il contrario dei sette pani. Di essi non si dice che erano di orzo, in quanto 212 raffiguravano il nuovo Testamento, e si afferma che con essi c'erano pochi pesci , poich i cristiani, cio gli unti, erano ancora pochi ma da loro si sarebbe riempita la Chiesa sparsa in tutto il mondo. Or dunque i cinque pani d'orzo rappresentano il contenuto della legge che, nascosto come da rivestimenti, deve essere inteso in senso spirituale, e cos fu esposto dal Signore quando ammaestrava gli apostoli. 213 Ecco perch in quel caso avanzarono dei frammenti con cui si riempirono dodici ceste . I sette pani invece significano le sette operazioni dello Spirito che dato compiere nel Nuovo Testamento, come dice 214 Giovanni nell'Apocalisse . Infatti i sette spiriti dell'Apocalisse bisogna intenderli come un richiamo alle sette operazioni spirituali gi ricordate dal profeta Isaia: Spirito di sapienza e di intelletto, di consiglio e di 215 fortezza, di scienza e di piet e di timore del Signore . Ecco perch con gli avanzi dei quei frammenti si 216 riempirono sette sporte : un numero che sta a significare l'universalit della Chiesa. Per questo motivo, 217 inoltre, lo stesso apostolo Giovanni scrive alle sette chiese , e nelle lettere dell'apostolo Paolo ritorna lo stesso numero sette, riferito per non a delle lettere ma a delle Chiese. Effettivamente in questi misteri ci sono molte ricchezze che, se ricercate con maggiore accuratezza, le si scopre piene d'inattesa dolcezza; io per al presente ne ho fatto solo un cenno per sottolineare l'unzione dei pesci e mostrare la personalit regale e sacerdotale [di Cristo], rappresentata da quei due pesci, in quanto nei tempi antichi due erano le persone che venivano unte: il re e il sacerdote. Da crisma, cio da unzione, deriva il nome di Cristo; e 218 corpo di Cristo la Chiesa . Pertanto tutti i cristiani sono degli unti, con un rito sacramentale occulto ai non battezzati ma noto ai fedeli. Colui che l'unico sacerdote , poi, anche mediatore, capo della Chiesa 219 senza peccato ad opera del quale otteniamo la remissione dei nostri peccati . 52. A questo punto mi viene in mente, con profondo dolore, d dovervi ricordare che Parmeniano, un vescovo donatista del passato, in una sua lettera affermava che mediatore fra Dio e il popolo il vescovo. Vedete come si contrappongono allo sposo e come deturpano le anime estranee [al loro scisma] con un sacrilego adulterio. Non , questa, una temerariet di poco conto, e io l'avrei ritenuta una cosa assolutamente incredibile se non l'avessi letta personalmente. Se infatti mediatore fra Dio e il popolo il vescovo, siccome molti sono i vescovi ne seguirebbe che bisogna supporre molti mediatori. Per cui, se si vuoi dare credito alla lettera di Parmeniano, bisogna distruggere la lettera dell'apostolo Paolo che dice: 220 Uno infatti [] Dio, uno il mediatore fra Dio e gli uomini, l'uomo Cristo Ges . Fra chi egli mediatore 221 se non fra Dio e il suo popolo? E quindi fra Dio e il suo corpo: quel corpo che la Chiesa . pertanto superbia sconfinata quella che osa fare del vescovo il mediatore, attribuendo a s con truffa adulterina il legame nuziale di Cristo [con la Chiesa]. Vediamo ora [come si comporta] l'amico dello sposo, che zelante per [la causa del]lo sposo, e non si pone in contrasto con lo sposo. Dice forse: " Io vi ho sposati a 222 me "? Questo lo pu dire colui che sente di potersi definire mediatore fra Dio e il popolo, non colui che 223 dice: Forse che Paolo stato crocifisso per voi, o in nome di Paolo siete stati battezzati? Non colui che 224 dice: Uno infatti Dio e uno il mediatore fra Dio e gli uomini, l'uomo Cristo Ges . Non colui che dice: 225. Io vi ho fidanzati con un solo uomo, vergine casta da presentare a Cristo . Conseguentemente, ecco 226 quell'adultero che, essendo privo della veste nuziale, fu espulso fuori dal convito nuziale . Egli non indossava la veste con la quale avrebbe reso onore allo sposo, ma con il vestito che indossava ricercava il suo onore personale mentre sedeva al convito dello sposo. 53. Ebbene, fratelli, uno il nostro mediatore: colui che anche nostro capo. Quanto a noi, sebbene a differenza di voi siamo posti a capo di Chiese, tuttavia nel nome di Cristo siamo, alla pari di voi, membra 227 del corpo di Cristo . Noi abbiamo un unico capo, non molti: poich un corpo che volesse avere molte teste sarebbe un mostro. Riguardo poi all'unzione, dicevamo che un tempo si ungevano solo il sacerdote e il re, mentre ora sono unti tutti i cristiani. Rendetevi conto dunque che tutti, al pari di noi, fate parte del corpo del[l'unico] sacerdote, e questo perch tutti siete nel numero dei fedeli. Che se con il nome di sacerdoti vengono designati soprattutto coloro che governano la Chiesa, non per questo le rimanenti
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membra del corpo non sono corpo di quel sacerdote. E siccome nei riti arcani dell'antichit veniva prefigurato quell'unico sacerdote che il nostro Signore Ges Cristo, per questo nel Santo dei santi entrava solamente il sacerdote, mentre tutto il popolo ne restava fuori. Ai nostri tempi invece succede forse che, mentre i vescovi accedono all'altare, voi ne restiate fuori? O non vero piuttosto che voi state al di dentro, e vedete e udite e confermate e ricevete? Un tempo entrava nel Santo dei santi il solo 228 sacerdote, e solo una volta all'anno . Ma l'anno rappresenta la totalit del tempo; e in relazione a questo, l'unico nostro sacerdote, il Signore Ges Cristo, risorto dai morti entrato per sempre nel Santo 229 dei santi, non quello figurativo ma quello vero, cio il velo celeste; e l offre se stesso per noi . Vi entrato e vi rimane; il popolo al contrario si trova ancora fuori insieme con noi. Non siamo infatti ancora risuscitati per andare incontro a Cristo e rimanere per sempre insieme con lui all'interno [del 230 231 . [Vi entreremo] quando egli dir al servo buono: Entra nel gaudio del tuo Signore . Che santuario] se nel tempo antico entrava nel Santo dei santi soltanto il sacerdote, mentre il popolo restava fuori, questo era una figura che ora si adempie nella persona del nostro Signore Ges Cristo, il solo che 232 entrato al di sopra delle arcane realt celesti , mentre il popolo geme al di fuori. Salvato nella 233 speranza, esso attende la redenzione del proprio corpo , che avverr nella resurrezione dei morti. 234 Tuttavia nel Santo dei santi abbiamo gi il sacerdote e pontefice che intercede per noi , assiso alla 235 . Durante il nostro pellegrinaggio sulla terra non dobbiamo quindi vivere nel timore, a destra del Padre 236 meno che non ci allontaniamo dalla via della verit e non amiamo qualche altro invece di lui. Noi al contrario dobbiamo amarci l'un l'altro in lui; in ogni fratello che cammina sulla sua via dobbiamo vedere lui, lui dobbiamo onorare ed accogliere: lui che fu consegnato [alla morte] per le nostre colpe e risuscit 237 per la nostra giustificazione . lui che parla nella persona dei suoi santi, come dice l'Apostolo: Volete 238 per caso un saggio di quel Cristo che parla per mio mezzo? E se in un passo egli dice: N chi pianta 239 qualcosa, n lo chi irriga, ma Dio che fa crescere , lo dice perch non voleva essere amato lui stesso 240 : Mi avete ma Dio nella sua persona; ecco per che di alcuni [cristiani] rende questa testimonianza 241 accolto come un angelo di Dio, come Cristo Ges . Concludendo: in tutti i santi di Cristo bisogna amare 242 . Non dice: " Avete dato a lui, poich lui stesso che dice: Ho avuto fame e mi avete dato da mangiare loro " ma: Avete dato a me. Talmente grande infatti l'amore del Capo per il suo corpo! 54. Nel Santo dei santi dunque entrato esclusivamente colui che nostro mediatore e sacerdote ; la 244 , come abbiamo detto, ancora al di fuori, dove geme in preghiere Chiesa, vale a dire il suo corpo effuse nel pianto e in attivit svolte con fatica. E se nei libri del vecchio Testamento non leggiamo che il sacerdote si raccomandava alle orazioni del popolo, perch rappresentava il nostro Signore Ges Cristo, per il quale nessuno ha da pregare. Di chi infatti era figura quel sacerdote per il quale nessuno pregava, 245 se non del nostro Signore Ges Cristo, il quale intercede per noi e non ha bisogno delle nostre preghiere? quanto si degn egli stesso di richiamarci alla mente nella sua vita terrena, quando se ne 246 stava a pregare solo sul monte, mentre i discepoli nella barca erano sbatacchiati dalla tempesta . Allo stesso modo noi che siamo nella Chiesa, come in una barca, siamo tra i flutti di questo mondo in tempesta, ma ci sentiamo tranquilli perch lui, come allora sul monte, cos al presente nell'alto dei cieli 247 intercede per noi . 55. Dice l'apostolo Giovanni: Vi scrivo queste cose perch non pecchiate; ma, se qualcuno avr peccato, abbiamo un avvocato presso il Padre: Ges Cristo, il giusto. Egli la vittima di espiazione per i nostri 248 249 peccati . T'accorgi chi sia questo Giovanni? Colui che aveva posato il capo sul petto del Signore e durante quella cena aveva bevuto da quel petto ci che avrebbe fatto rifluire sui popoli: In principio era il 250 Verbo e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio . Orbene, questo Giovanni ha detto forse: " Se qualcuno avr peccato, voi avete me presso il Padre?, sar io a pregare per voi "? Notate bene chi sia colui che parla e che cosa egli dica. Non solo non dice parole come queste ma nemmeno come queste altre: Se qualcuno avr peccato, voi avete un avvocato presso il Padre: Ges Cristo, il giusto. Egli la 251 vittima di espiazione per i vostri peccati . Se si fosse espresso in questi termini, sarebbe forse potuto apparire superbo e presuntuoso. Ed effettivamente egli non parla cos. Orbene, se non usa parole come queste, quale e quanta non sarebbe stata la sua superbia se avesse detto: " Sono io il vostro avvocato presso il Padre! ". Quale orribile sacrilegio sarebbe stato il suo se avesse detto: " Io sono il vostro mediatore presso il Padre ", volendo frapporre se stesso fra i peccatori e Dio! Eppure, questi tali non temono e non si vergognano di dire che mediatore fra Dio e gli uomini il vescovo! Oh, certo egli un mediatore, ma nella fazione di Donato: un mediatore che preclude [l'accesso alla meta], non uno che vi conduce. quanto fece lo stesso Donato: interpose il suo nome per chiudere la strada che porta a Cristo Essi infatti si rifiutano di venire alla Chiesa perch Donato ha sbarrato la strada, perch ....... a causa di 252 un " muro imbiancato " : muro terreno, non [imbiancato] con la religione cristiana. Egli lo imbianc per trarre in inganno [la gente] ....... .......; e in tal modo coloro che approdano da lui non possono accedere a Cristo, cio al corpo di Cristo che la Chiesa, diffusa in tutto il mondo. Ecco in che modo egli s' costituito mediatore: lo stesso modo che usa l'angelo superbo, sul quale abbiamo gi detto molte cose. Voi per considerate con attenzione le parole di Giovanni, che dice: Vi scrivo queste cose perch non
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pecchiate; ma, se qualcuno avr peccato, abbiamo un avvocato presso il Padre . Non avrebbe detto noi abbiamo se non avesse voluto indicare che, conoscendo bene se stesso, doveva presentarsi in 254 atteggiamento di umilt. Poi continua: Ed egli la riparazione dei nostri peccati . Non dice " dei vostri ", come uno che si considera senza peccato. Che se per caso l'avesse detto, gli si sarebbe potuto citare quanto egli stesso afferma in un'altra pagina: Se diciamo di essere senza peccato, inganniamo noi stessi 255 . e la verit non in noi 56. In tutti i modi, fratelli, impegnatevi a non peccare, sforzatevi con ogni energia a non peccare. Se poi 256 257 qualcuno pecca , la nostra colpa verr espiata da colui che la riparazione dei nostri peccati . 258 e, se mediante la vostra buona Evitate tutti quei mali per i quali viene bestemmiato il nome di Dio condotta conquisterete degli altri, la gloria vada al nome di Cristo. Evitate soprattutto ci che vi potrebbe allontanare dall'altare di Dio. Per quanto invece riguarda le mancanze che vi capitano quotidianamente nel corso ordinario della vita d'ogni giorno e, come spruzzi di quel mare in tempesta che il mondo presente, non cessano di introdursi in voi a causa dell'umana fragilit, gettatele fuori mediante le opere buone, se non volete andare incontro al naufragio. Queste ferite d'ogni giorno siano guarite con le medicine di ogni giorno che sono le elemosine, i digiuni e le preghiere. Siate fervorosi in tutte queste opere buone e, di quello che fate, non pavoneggiatevi davanti alla gente cercando la vostra gloria. D'altra parte non sottraetevi allo sguardo di chi vorrebbe imitarvi affinch, vedendo le vostre opere buone, diano 259 260 261 gloria al Padre vostro che nei cieli . Tutto quello che fate , fatelo a gloria di Dio , affinch colui che umile ed eccelso si volga alla nostra bassezza e ci sollevi in alto nella gloria. In questo modo le 262 nostre elemosine giungeranno presso colui che, essendo ricco si fatto povero per noi; e a lui giungeranno i nostri digiuni, poich egli ha digiunato per noi. Giungeranno a lui anche le nostre preghiere, se pregando chiederemo con sincerit di cuore che siano rimessi a noi i nostri debiti come noi 263 li rimettiamo ai nostri debitori . Anch'egli infatti li rimise ai suoi debitori dicendo, mentre pendeva dalla 264 croce: Padre, perdona loro perch non sanno quello che fanno . Le vostre benedizioni siano rivolte a colui che vi ha dato la possibilit di fare quello che fate. Se infatti voi attribuirete a voi stessi le vostre opere buone e ne pretenderete il merito, sicch nell'offerta stessa del sacrificio della vostra umilt vi 265 gonfiate di superbia, darete campo libero a quel falso mediatore [il diavolo], perch is frapponga [fra voi e Dio] e vi sbarri la strada [della salvezza]. Egli infatti va in cerca di ogni buco per entrare nelle anime e strisciando come serpe tenta di penetrare anche attraverso le opere buone. Se pertanto si imbatte in una persona che compie il bene (per cos dire) ma attribuisce a se stesso il bene compiuto e, gonfio di orgoglio, si eleva al di sopra di chi non lo compie, egli lo abborda subito e lo inganna presentandosi come mediatore. 57. Come avevo cominciato a dirvi, non si trova in nessuno dei libri del vecchio Testamento che un sacerdote si sia raccomandato al popolo perch pregasse per lui. Ci facevano perch il sacerdote era una figura di colui per il quale mai nessuno avrebbe pregato, cio del nostro Signore Ges Cristo, l'unico mediatore e sacerdote non figurativo ma reale. Or ecco che l'apostolo Paolo, consapevole di appartenere al corpo di quel Sacerdote insieme con gli altri membri, si raccomanda alle preghiere della Chiesa, poich le membra si preoccupano l'uno dell'altro, e se onorato un membro ne godono tutte le altre membra, e 266 se soffre un membro con lui soffrono tutte le altre membra . Il Capo intercede per tutte le membra; sotto quel Capo le membra intercedono le une a favore delle altre. Che fa insomma l'Apostolo? Lo dica lui stesso: Pregate gli uni per gli altri, e [pregate] anche per noi, affinch Dio ci apra la porta della 267 268 parola . E quando Pietro si trovava in carcere , la Chiesa pregava per lui e fu esaudita, come anche quando Pietro pregava per la Chiesa, dal momento che scambievole la preghiera che le membra fanno le une per le altre. Comunque, gli apostoli non danno a se stessi il titolo di mediatori, e, se pregano per gli altri, vogliono che anche questi a loro volta preghino per loro. Gli eretici al contrario si ritengono davvero mediatori, mentre, se si togliessero di mezzo, si riunificherebbe ci che essi con spudorata superbia hanno diviso. Sia dunque lontano dal cuore dei cristiani ci che vistosamente appare nella superbia degli eretici! Come gi vi abbiamo detto, carissimi, l'antico sacerdozio aveva valore figurativo; e quel che allora era raffigurato, adesso diventato realt. Noi abbiamo il [vero] mediatore e sacerdote: 269 egli asceso al cielo, entrato nell'interno del velo, nel Santo dei santi effettivo, non simbolico. Di questa realt nella Chiesa si celebra il sacramento: all'interno della Chiesa voi pregate insieme con noi e alle parole del vescovo rispondete: " Amen ". In questo modo il popolo appone come la propria firma, poich tutti i fedeli fan parte del corpo di Cristo sacerdote. Nessuno dunque venga da voi a vendervi, 270 come si suol dire, il fumo ! Noi abbiamo un unico mediatore, il Signore Ges Cristo. Egli la [nostra] 271 preghiera, egli la vittima di espiazione dei nostri peccati . Con ogni sicurezza teniamoci stretti a lui. 58. Per tornare finalmente a quello che dicevo contro i pagani, voi, fratelli, dovete controllare in che condizione si trovino le vostre difese, affinch non solo non siate sopraffatti da loro ma, per quanto a voi possibile, riusciate a convincerli e a guadagnarli alla salvezza. Voi dovete pregare e digiunare per loro, affinch giungano a conoscere Dio e lo onorino come deve essere onorato. Cessino quindi di essere come

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quei tali di cui dice l'Apostolo: Avendo conosciuto Dio, non l'hanno glorificato come Dio n lo hanno ringraziato, ma son diventati vani nei loro pensieri, e il loro cuore insensato si immerso nelle 272 tenebre al punto da mettersi in cerca di una lurida e sacrilega superstizione chiamandola purificazione. Essi cercavano di entrare in contatto con quella realt che da sempre, che sempre uguale a se stessa e resta immutabile: con l'acume della mente in qualche maniera riuscirono anche a toccarla, ma poi ricusarono di onorarla con cuore umile. Cos facendo, caddero nella rete di quel falso mediatore che, invidioso [della sorte] dell'anima umana, fa del tutto per impedire che passi dai travagli, dove egli la fa da padrone, al riposo dove incontrer Colui che ben al di sopra dello spirito a cui appartengono i riti sacrileghi e tutti i ritrovati della malizia ingannatrice degli astrologi, degli indovini, degli aruspici e dei maghi. 59. Miei fratelli, pu succedere che voi con l'acume del vostro intelletto non riusciate a vedere ci che i filosofi hanno veduto e non siate ancora in grado di trascendere con il vostro pensiero l'insieme del mondo creato. Cos voi non superate il livello delle creature corporee e ancor meno di quelle spirituali: per questo vi impossibile vedere il Dio immutabile dal quale, per il quale e nel quale sono state create 273 tutte le cose . Non spaventatevi e non disperate! Si fatto vostra via colui che si voluto abbassare fino agli ultimi e ai pi deboli. In effetti, cosa giova a quei tali l'aver visto da lontano la patria, se per questo son diventati superbi? Essi non troveranno mai la via giusta, perch la via che conduce alle altezze di quella patria ha inizio dall'umilt. Essi vedono la patria da quel monte, diciamo cos, che la superbia; la vedono dal monte opposto. Ora impossibile salire fino ad essa se prima non si scende a 274 valle . Quanto agli eretici, al contrario, non vogliono scendere per poi risalire, cio non vogliono umiliarsi per poter diventare cristiani. Essi ragionano fra s e s: " Io dunque dovrei diventare quello che la mia portinaia? Non dovrei piuttosto essere ci che fu Platone o Pitagora? ". Finche dalla loro bocca contaminata si sprigionano simili insipienze segno che essi non vogliono scendere; quindi non possono salire lass. vero infatti che il nostro Signore dall'altezza della sua gloria disceso fino a noi, ma costoro si rifiutano di smontare dalla gonfiezza della loro superbia per accostarsi a lui. Effettivamente egli discese con l'intenzione di scegliersi le cose deboli del mondo e gettare confusione su quelle forti, 275 ; e di fatto si scelse le cose che nel scegliersi le cose stolte del mondo e gettare confusione sui sapienti mondo sono prive di nobilt e coperte da disprezzo, si scelse le cose che non sono, quasi che esistano, 276 . per ridurre al nulla le cose consistenti 60. Non per altro motivo se non quello d'insegnare l'umilt volle incarnarsi il Dio fatto uomo, non cambiando se stesso in uomo ma assumendo l'uomo in se stesso. A tale umilt sembrerebbe che nulla si possa aggiungere; eppure egli, fra gli stessi distintivi dell'uomo, non scelse quelli dei quali la gente va orgogliosa. Non si scelse genitori nobili o rivestiti di una qualche dignit; volle anzi nascere da una donna 277 che era sposa di un artigiano , per impedire che qualcuno si vantasse o con insaziabile avidit cercasse i privilegi nobiliari della famiglia ponendosi in contrasto con la giustizia di chi fosse nato povero o plebeo. Non scelse neppure, per nascere, una citt rinomata: Betlemme un paese di poche anime, ed egli volle nascere proprio in quel luogo, nella trib di Davide, una trib nella quale, come del resto in tutte le altre, 278 c'erano molti poveri e plebei. Del resto lo stesso Davide, dalla cui stirpe proveniva secondo la carne il Signore Ges Cristo, prima che Dio lo scegliesse e gli affidasse il regno, non era forse un pastore di 279 ? Non c' dubbio che nella stessa persona di lui Dio sceglieva le cose spregevoli del mondo per pecore 280 confondere ci che nobile , e cos in lui si anticipava in figura ci che si sarebbe adempiuto nel suo discendente. Per nascere, dunque, Cristo scelse una famiglia di umile condizione. Ma qualcuno potrebbe forse obiettare: " vero che lui nacque nell'umilt, ma poi volle farsi bello con la nobilt dei discepoli ". Egli invece non scelse n re, n senatori, n filosofi o retori; anzi scelse proprio dei popolani, poveri, ignoranti, pescatori. Pietro era pescatore, Cipriano retore. Se nella fede non lo avesse preceduto il pescatore, il retore non avrebbe intrapreso la via dell'umilt. Non ci sia dunque nessuno che si disperi per essere lasciato incalcolato. Si tenga stretto a Cristo, e la sua speranza non rester delusa. 61. Disprezzano l'umilt coloro che, come stavo dicendo, alla patria volgono gli occhi da lontano, cio dal contrapposto monte della superbia. Per questo motivo essi vanno fuori strada. Infatti la nostra strada l'umilt, quell'umilt che Cristo ci ha mostrato nella sua persona. Chi abbandona questa via, si imbatte in quel monte dai sentieri tortuosi e impraticabili, cio nel diavolo, che gli si para dinanzi e si presenta come mediatore, volendo danneggiare e ingannare. Per questo si serve di innumerevoli pratiche sacrileghe ad opera di aruspici, uguri, indovini, astrologi e maghi. Coloro che si dedicano a queste pratiche non scendono fino ad incontrare la Via, ma restano a vagare dentro quel monte coperto di boscaglie; e se da l dentro alcuni di loro, alzando lo sguardo, riescono a vedere la patria, non possono tuttavia raggiungerla perch ne hanno smarrito la via. Viceversa quelli che rimangono nella via [giusta], cio nel mediatore vero e verace, mediatore che accompagna alla meta e non preclude il cammino verso la meta, mediatore che purifica e non imbroglia, costoro camminano con perseveranza in ci che hanno raggiunto. Alcuni effettivamente gi vedono la patria, altri non la vedono; ma anche questi che non vedono ancora la patria, se non abbandonano la via, giungeranno l dove sono quelli che la vedono. In alcuni di loro infatti

c' una vista cos acuta che riescono a vedere anche da lontano. A costoro tuttavia non recherebbe alcuna utilit vedere dove debbono arrivare, se non conoscono la via per la quale debbono camminare. Se al contrario conoscono la via, non giova ad essi tanto il fatto che vedono da lontano la meta dove debbono arrivare quanto piuttosto il conoscere dove debbono tendere. Quanto poi agli altri, che non posseggono una vista altrettanto acuta, se camminano a fianco degli altri arriveranno [alla meta] insieme con loro. Orbene, quelli tra voi che con la mente possono trascendere il mondo creaturale e vedere l'ineffabile luce della sapienza, quando l'avranno veduta si accorgeranno che cosa che non pu esprimersi a parole, e si accorgeranno ancora che tutto quello che stato detto di lei rispetto alla sua grandezza anche se pu essere adatto alla mente impari dei piccoli. Con tali parole questi piccoli vengono nutriti affinch possano ascoltare quel tanto che si pu loro comunicare, nell'attesa che possano udire ci che indicibile. Quanto poi a coloro che non sono in grado di trascendere il mondo creato e fissare gli occhi sulla verit ineffabile, si tengano stretti a quel mediatore che necessario anche a coloro che riescono a vedere qualcosa delle realt immutabili e senza del quale sarebbe inutile lo stesso loro vedere. In lui troviamo la creatura corporea, poich anche quella assunse incarnandosi. Troviamo in lui inoltre la creatura spirituale, poich egli possedeva l'anima e l'intelletto; e troviamo in lui lo stesso Verbo ad opera 281 del quale sono state create tutte le cose , poich il Verbo si fatto carne e ha preso la dimora in 282 mezzo a noi . Mantenendoci su questa via, non deviamo n a destra n a sinistra, per non imbatterci in mediatori falsi, che ci promettono la purificazione e insieme frappongono ostacoli. , colui 62. Solo mediatore colui nel quale sono nascosti tutti i tesori della sapienza e della scienza 284 che capo di ogni dominazione e potenza . Egli attraverso quel che ci dato possedere al presente ci conduce a ci che dovremo possedere in futuro. Niente infatti avvince l'uomo quanto l'affetto dell'anima. Per questo motivo egli, Dio e uomo, attraverso quel che possediamo ci trasferisce a quello che dovremo possedere. Infatti, perch non si pensasse a un uomo lontano dalla natura umana, il Verbo eterno di Dio, 285 .............................. avvicinarsi alle potenze celesti o ad opera del quale furono create tutte le cose superiori alle celesti. Per questo motivo l'uomo avrebbe potuto volerle costituire mediatrici e ritenerle capaci di purificarlo per arrivare al Verbo in se stesso; in tal modo per a causa della superbia e della vana curiosit, si sarebbe imbattuto nelle potenze dell'aria che ingannano e traviano con vari e diversificati errori i sensi dell'uomo diventato debole, e cos gli impediscono di raggiungere Dio, desiderando esse stesse di spadroneggiare sui loro prigionieri. Per [rimediare a] questo, il Verbo ad opera 286 del quale sono state create tutte le cose si fatto lui stesso carne , ha cio unito a s la natura corporea presa dall'uomo, e in tal modo l'uomo si reso conto che il Verbo non lontano nemmeno dalla natura umana, sebbene prima avesse immaginato che egli fosse vicino alle sole creature celesti. Conosciuta la mediazione [del Verbo], l'uomo mondato dal peccato, unito alla stessa Divinit immutabile. Ecco perch egli si degn di compiere miracoli in terra e in cielo: per mostrare che a lui sono soggetti anche quegli esseri per causa dei quali gli uomini potrebbero restare intimoriti quando compiono 287 i loro segni e prodigi ingannatori . Egli mostr inoltre che ogni potenza celeste o teme Cristo o lo ama. E, quanto al cristiano, quelle che temono Cristo non deve temerle; quelle che amano Cristo, in Cristo deve amarle. 63. In conclusione, non permettete, fratelli carissimi, che essi vengano a spaventarvi dicendo che le potenze dominatrici degli elementi le si deve placare e onorare con i loro riti a causa dei bisogni della vita presente e delle cose temporali il cui uso ci necessario. Quegli esseri infatti nemmeno su queste cose 288 hanno potere se non per quel tanto che loro consentito dall'alto . Ricordate come quel sant'uomo che fu Giobbe non fu sottoposto a tutte quelle terribili prove se non perch il tentatore fu autorizzato da 289 Dio . E fate attenzione a quanto dice l'Apostolo: Fedele Dio, il quale non permetter che siate tentati sopra le vostre forze ma insieme con la prova vi conceder anche la via d'uscita, perch possiate 290 sopportarla . Osservate anche quegli stessi che fanno affidamento su tali potenze e assoggettano le anime viventi nella luce ai riti sacrileghi propri dei demoni e alle arti magiche: costoro senza un perch si giocano la propria salvezza. Non li vediamo infatti esentati dal soffrire quel che soffrono gli altri uomini, se non soffrono, anzi, qualcosa di pi per il tormento della loro cattiva coscienza. Subiscono anch'essi danni, malattie, condanne, uccisioni: molte volte perch questi mali colpiscono indistintamente l'umanit, molte volte per anche per le loro malefatte personali. Guardate se quanti venerano Nettuno siano nella loro navigazione pi fortunati di coloro che non lo venerano, o se i terreni di quanti presentano voti al tempio della Madre-terra siano pi fertili di quelli coltivati da chi non asservito a tale superstizione. Osservate se le donne che venerano Giunone partoriscano con minor dolore o pericolo delle donne cristiane che detestano la stessa dea; controllate se coloro che venerano Mercurio sono pi perspicaci di chi si fa beffe di un tale idolo, ovvero, dal momento che egli definito anche dio degli affari, se riescono ad intascare di pi coloro che offrono sacrifici a questo dio rispetto a coloro che in nessun modo si contaminano con i medesimi sacrilegi. Proseguendo cos, volgete l'occhio della mente, bene addestrato, a tutti gli mbiti dei diversi vantaggi materiali; e troverete che tutto governato dal sommo potere di Dio. Pertanto il cristiano, adorando lui solo e prendendo come via il Mediatore della nuova Alleanza, non si cura affatto n delle false lusinghe n delle paure inventate dall'idolatria. Egli onora il vero e sommo Dio,
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tanto se vengono le prosperit terrene a tentarlo nella temperanza, quanto se vengono le avversit a tentarlo nella fortezza. Egli sa che Dio fedele e non permette che siamo tentati pi di quanto possiamo sopportare ma insieme con la tentazione ci procurer una via d'uscita perch possiamo reggere alla 291 prova . In tutti i casi egli ci consola e ci riempie di gioia nella speranza dei beni futuri finch non ci abbia condotti l dove posto il traguardo che egli stesso si degnato di fissare alla nostra debole umanit. Rivolti etc. Fine del trattato di S. Agostino tenuto il primo gennaio contro i pagani sul mediatore falso, cio il diavolo, e quello vero, che Cristo.

1 - Sal 105, 47. 2 - Cf. Sal 105, 35. 3 - Sal 105, 47. 4 - Cf. 1 Pt 1, 19. 5 - Lc 11, 41. 6 - Sal 105, 47. 7 - 1 Cor 10, 20. 8 - Cf. 1 Tm 4, 1. 9 - Symbolum fidei. 10 - Cf. 1 Cor 9, 25; 2 Tm 2, 5. 11 - Cf. Mt 19, 21 (Lc 12, 33). 12 - Sal 105, 47. 13 - Mt 25, 34. 14 - Mt 25, 41. 15 - 1 Gv 4, 18. 16 - Sal 105, 47. 17 - Cf. 2 Cor 6, 14. 18 - Sal 34, 13. 19 - Cf. Mt 21, 18-20 (Mc 11, 12-14 e 20-21). 20 - Sal 34, 13. 21 - Cf. Is 53, 4 (LXX). 22 - Cf. Mt 25, 33. 23 - Cf. Fil 2, 7.

24 - Cf. Sal 34, 13. 25 - Cf. Gv 19, 34. 26 - 1 Gv 3, 16. 27 - Sal 105, 47. 28 - Sal 10, 6. 29 - Cf. Sal 4, 3. 30 - Mt 11, 28. 31 - Lc 21, 34. 32 - Col 2, 8-10. 33 - Cf. Mt 6, 6. 34 - Gv 4, 21. 35 - Gv 4, 23-24. 36 - Gv 14, 23. 37 - At 7, 49-50 (Is 66, 1-2). 38 - Is 66, 2. 39 - Cf. Gal 4, 7. 40 - Cf. Fil 1, 17. 41 - Fil 1, 18. 42 - Cf. 2 Tm 2, 20. 43 - Sal 22, 5. 44 - Cf. Gal 4, 7. 45 - Cf. At 14, 10-17. 46 - Cf. At 14, 13-14. 47 - At 14, 14. 48 - Cf. At 3, 2-10; 4, 22. 49 - At 3, 12-13. 50 - Cf. Ap 19, 10 (22, 8-9). 51 - Cf. Mt 25, 41. 52 - Is 14, 13-14.

53 - Ct 1, 6 (7 LXX). 54 - Is 14, 13-14. 55 - Cf. Ap 19, 10 (22, 8-9). 56 - Cf. Ef 4, 18. 57 - Sal 83, 11. 58 - Cf. At 8, 18-20. 59 - Cf. Rm 12, 11 60 - 1 Cor 3, 7. 61 - 1 Cor 1, 13. 62 - Cf. Mt 22, 30 (Mc 12, 25). 63 - Cf. 1 Cor 1, 31. 64 - Cf. Mt 25, 21 (23); Lc 20, 36. 65 - 1 Cor 3, 7. 66 - Cf. Sal 77, 7. 67 - Cf. Mt 22, 30 (Mc 12, 25). 68 - Lc 20, 36. 69 - Cf. Ap 19, 10 (22, 8). 70 - Ap 19, 10 (22, 9). 71 - Cf. Ger 2, 27 (?). 72 - At 14, 14. 73 - Gn 1, 24. 74 - Cf. Lc 19, 8; Mc 12, 42 (Lc 21, 2); Mt 10, 42 (Mc 9, 40). 75 - Cf. Is 2, 18-19. 76 - Col 2, 8. 77 - Cf. Sal 105, 40 (Is 30, 27). 78 - Sal 15, 2. 79 - Is 14, 13-14. 80 - Ap 19, 10 (22, 9). 81 - Is 14, 13-14.

82 - Cf. Col 1, 16. 83 - Ef 2, 2. 84 - Ef 6, 12. 85 - Cf. Ef 2, 2. 86 - Ef 6, 12. 87 - Ef 5, 8. 88 - Ef 6, 12. 89 - Cf. Gn 1, 14-17 e 26 (Mt 6, 26, ecc.). 90 - Is 14, 13-14. 91 - 1 Cor 2, 9. 92 - Is 14, 13-14. 93 - Cf. Sap 14, 20. 94 - Ef 4, 27. 95 - Cf. At 17, 16-34. 96 - At 17, 28. 97 - Rm 1, 18. 98 - Cf. Rm 3, 23. 99 - Rm 1, 18. 100 - Rm 1, 19. 101 - Rm 1, 20. 102 - Cf. Sap 11, 21. 103 - Rm 1, 18-19. 104 - Rm 1, 20. 105 - Rm 1, 18. 106 - Rm 1, 21. 107 - Rm 1, 22. 108 - Gv 8, 56. 109 - Rm 1, 21-22. 110 - Cf. Lc 15, 13-20.

111 - Sal 33, 19. 112 - Rm 1, 22-23. 113 - Rm 1, 23. 114 - Rm 1, 23-24. 115 - Sir 10, 15. 116 - 1 Tm 6, 10. 117 - Gv 14, 8. 118 - Tt 1, 12. 119 - Verg., Aen. 8, 698-700. 120 - 1 Cor 10, 19-20. 121 - Rm 1, 24-25. 122 - Rm 1, 23. 123 - Rm 1, 25. 124 - Cf. Rm 1, 25. 125 - Rm 1, 25. 126 - Cf. Rm 1, 25 (18). 127 - Cf. Rm 1, 21. 128 - Cf. Rm 1, 25 (18). 129 - Rm 7, 24-25. 130 - Cf. 1 Tm 2, 5. 131 - Cf. Ef 2, 13 e 16. 132 - Cf. Rm 1, 25 (18). 133 - Cf. Sal 115, 11 (Rm 3, 4). 134 - Cf. 1 Tm 4, 1. 135 - Cf. Ef 4, 27. 136 - Cf. Ef 2, 2. 137 - Rm 1, 23. 138 - Cf. Es 7, 11 (7, 22; 8, 7 e 18). 139 - Cf. 1 Tm 2, 5.

140 - Cf. Gv 1, 14. 141 - Gv 14, 6. 142 - Gn 14, 18 (Eb 7, 1). 143 - Cf. Gn 14, 19 (Eb 7, 1). 144 - Cf. Gb 1, 1; 2, 7-8. 145 - Cf. Rm 1, 20.18.22.21. 146 - 1 Tm 6, 16. 147 - Cf. Gv 10, 30. 148 - Is 59, 1-2. 149 - Fil 2, 7. 150 - Cf. Gv 1, 1 e 3. 151 - Cf. Rm 8, 17; Ef 4, 3. 152 - Cf. 2 Cor 11, 14-15. 153 - Cf. Eb 5, 12-13. 154 - Sal 109, 4 (Eb 5, 6; 7, 17 e 21). 155 - 1 Gv 2, 2. 156 - Ef 5, 31-32. 157 - Sal 18, 6. 158 - Sal 1, 1. 159 - Cf. Lc 10, 30-35. 160 - Sal 109, 7. 161 - Sap 5, 3-6. 162 - Mt 5, 45. 163 - Ml 4, 2 (3, 20 LXX), sotto linflusso di Sap 5, 6. 164 - Sap 5, 8-9. 165 - Cf. Sal 109, 7. 166 - Cf. Ef 5, 23 (Col 1, 18). 167 - Symbolum fidei. 168 - Rm 8, 24.23.

169 - Gv 1, 1. 170 - Cf. Fil 2, 6. 171 - 1 Tm 2, 5. 172 - Cf. Fil 2, 7. 173 - Gv 1, 14. 174 - Ger 17, 5. 175 - Gal 1, 8. 176 - Cf. 2 Cor 11, 14. 177 - Cf. Ger 17, 5. 178 - Sal 119, 7. 179 - Cf. Ap 19, 10 (22, 9). 180 - Cf. Rm 8, 6. 181 - Mt 4, 10 (Lc 4, 8; Dt 6, 13; 10, 20). 182 - Cf. 2 Cor 11, 14. 183 - Cf. Dn 8, 16; 9, 21 (Gabriel); 10, 13 e 21; 12, 1 (Michael), ecc. 184 - Cf. Gal 1, 8. 185 - 2 Cor 11, 14. 186 - Cf. Ap 19, 10 (22, 9). 187 - Tb 12, 12. 188 - At 4, 32. 189 - Cf. At 2, 41; 4, 4. 190 - At 4, 35. 191 - Cf. At 4, 34-35. 192 - Cf. Rm 15, 26. 193 - Cf. Gal 4, 26. 194 - Cf. Fil 2, 6-7. 195 - Rm 6, 9. 196 - Cf. Eb 9, 14. 197 - Cf. Lv 21, 17 (21).

198 - 1 Pt 2, 9. 199 - Cf. Rm 1, 3. 200 - Cf. 1 Sam 21, 6. 201 - Cf. Mt 12, 3-4 (Mc 2, 25-26; Lc 6, 3-4). 202 - Rm 1, 3. 203 - Cf. Lc 2, 48; Mt 1, 18. 204 - Cf. Lc 1, 5. 205 - Cf. Es 4, 14, ecc. 206 - Lc 1, 36. 207 - 1 Cor 15, 25 (Sal 109, 1). 208 - 1 Cor 15, 26. 209 - Cf. Mt 4, 1-11 (Lc 4, 1-13). 210 - Cf. Eb 9, 14. 211 - Cf. Gv 6, 9-13. 212 - Cf. Mt 15, 36. 213 - Cf. Gv 6, 13 (Mt 14, 20; Mc 6, 43; Lc 9, 17). 214 - Cf. Ap 3, 1; 4, 5; 5, 6. 215 - Is 11, 2-3. 216 - Cf. Mt 15, 37. 217 - Cf. Ap 1, 4. 218 - Cf. Ef 1, 22-23 (Col 1, 24). 219 - Cf. Eb 1, 3. 220 - 1 Tm 2, 5. 221 - Cf. Ef 1, 22-23 (Col 1, 24). 222 - Cf. 2 Cor 11, 2. 223 - 1 Cor 1, 13. 224 - 1 Tm 2, 5. 225 - 2 Cor 11, 2. 226 - Cf. Mt 22, 11-13.

227 - Cf. Ef 5, 30 (1 Cor 6, 15; 12, 27). 228 - Cf. Eb 9, 7 (Es 30, 10; Lv 16, 34). 229 - Cf. Eb 9, 11-12, 24-28. 230 - Cf. 1 Th 4, 17. 231 - Mt 25, 21 (23). 232 - Cf. Eb 9, 7 e 11-12. 233 - Cf. Rm 8, 23-24. 234 - Cf. Rm 8, 34. 235 - Symbolum fidei. 236 - Cf. Sap 5, 6. 237 - Rm 4, 25. 238 - 2 Cor 13, 3. 239 - 1 Cor 3, 7. 240 - Cf. Gal 4, 15. 241 - Gal 4, 14. 242 - Mt 25, 35. 243 - Cf. Hbr 9, 11-12. 244 - Cf. Ef 1, 22-23 (Col 1, 24). 245 - Rm 8, 34. 246 - Cf. Mt 14, 23-24 (Mc 6, 46-48). 247 - Cf. Rm 8, 34. 248 - 1 Gv 2, 1-2. 249 - Cf. Gv 13, 25 (21, 20). 250 - Gv 1, 1. 251 - Cf. 1 Gv 2, 1-2. 252 - Cf. At 23, 3. 253 - 1 Gv 2, 1. 254 - 1 Gv 2, 2. 255 - 1 Gv 1, 8.

256 - Cf. 1 Gv 2, 1. 257 - 1 Gv 2, 2. 258 - Cf. Rm 2, 24. 259 - Mt 5, 16. 260 - Cf. Col 3, 17. 261 - 1 Cor 10, 31. 262 - 2 Cor 8, 9. 263 - Mt 6, 12. 264 - Lc 23, 34. 265 - Cf. Ef 4, 27. 266 - 1 Cor 12, 25-26. 267 - Col 4, 3. 268 - Cf. At 12, 5. 269 - Cf. Eb 9, 11-12.15.24-25. 270 - A. Otto, Die Sprichwrter und sprichwrtlichen Redensarten der Rmer, Leipzig 1890, p. 149, n 730. 271 - 1 Gv 2, 2. 272 - Rm 1, 21. 273 - Cf. Rm 11, 36. 274 - Cf. Gv 3, 13 (?). 275 - Cf. 1 Cor 1, 27. 276 - 1 Cor 1, 28. 277 - Cf. Mt 1, 18 (Lc 1, 27); Mt 13, 55. 278 - Cf. Rm 1, 3. 279 - Cf. 1 Sam 16, 11. 280 - Cf. 1 Cor 1, 27-28. 281 - Cf. Gv 1, 3. 282 - Gv 1, 14. 283 - Col 2, 3.

284 - Col 2, 10. 285 - Cf. Gv 1, 3. 286 - Cf. Gv 1, 3 e 14. 287 - Cf. 2 Th 2, 9. 288 - Cf. Gv 19, 11. 289 - Cf. Gb 1, 12. 290 - 1 Cor 10, 13. 291 - Cf. 1 Cor 10, 13.

DISCORSO 360/C
DISCORSO DI SANT'AGOSTINO SUL FORZATO RITORNO DEGLI ERETICI ALL'UNIT DELLA CHIESA. CONTRO I DONATISTI 1. Nulla pi dolce dello zelo che unisce i fratelli, nulla pi pericoloso della discordia tra i popoli. Le parole " carne " e " carit " sembrano fra loro vicine quando risuonano sulle nostre labbra; e in realt esse sono foneticamente vicine. Quali parole infatti suonano cos vicine l'una all'altra come " carne " e " carit "? Eppure esse distano moltissimo tra loro, anche ai nostri tempi. Quanto siano tra loro lontane queste due realt, che pure al suono della voce son cos vicine, sar a voi manifesto se considerate che dov' la carit il cuore si dilata, mentre la carne si strettisce. In effetti, finch siamo stretti dai legami della nostra miseria umana, la stessa nostra carit soffre, imprigionata nella carne; n voi siete ancora accolti negli ampi spazi della divinit. Orbene, vogliate considerare, carissimi, con quanta ampiezza siano stati costruiti i nostri edifici sacri. Ma pensate voi che a coloro che occupano posti lontani sia pi difficile ascoltarci? Strada per la nostra voce il vostro raccoglimento. Davvero! Chi sta in silenzio ode subito quanto vien detto, anche se la voce non molto possente. Aiutatevi dunque fra di voi, e, come sta 1 scritto, portate l'un l'altro i vostri pesi , per ricevere tutti insieme quanto a tutti viene erogato. 2. Dopo lungo ed incessante desiderio, finalmente, fratelli amatissimi, vi vediamo presenti anche 2 fisicamente. Ma spiritualmente mai ci siamo allontanati, n voi da me n io da voi . Quando abbiamo "in 3 alto il cuore" , voi abitate insieme a me l dove nessuno si accalca sull'altro. E tuttavia, fratelli, vogliamo chiedervi scusa se a qualcuno di voi abbiamo dato l'impressione d'essere venuti con un ritardo pi grande di quello che voi e io avremmo desiderato. Gravi impegni mi hanno trattenuto durante l'estate, impegni che non sono a voi sconosciuti. In effetti, stato anche per l'aiuto delle vostre preghiere che quanto mi era di angustia si cambiasse in godimento. A Ippona, la citt dove sono al servizio dei miei figli, vostri fratelli, ho dovuto per lungo tempo soffrire le doglie del parto, ma finalmente si raggiunta l'unit. Con 4 sempre rinnovate preghiere aiutatemi affinch il Signore confermi ci che ha operato in noi . In effetti, sebbene fossi ancora occupato nel disimpegno di queste attivit, ecco che ora nel territorio di Ippona hanno cominciato a convertirsi quelle popolazioni che, quanto pi difficilmente comprendono per la loro rozzezza, tanto pi si tarda ad ottenerne l'unit. Or dunque il vostro desiderio non solo mi ha indotto a venire qui ma mi ha dato le ali, affinch in seguito possiamo tornare da loro com' loro desiderio. Accogliete dunque le mie scuse per il ritardo. In questo frattempo, infatti, anche il mio venerato fratello e collega, Massimino, si convertito alla Chiesa cattolica. E in questa sua nuova vita nella Chiesa cattolica, con cui ha rotto il precedente pesante giogo, non poteva n doveva essere da me lasciato solo, n era opportuno che egli si allontanasse subito di l. Quando dunque il Signore ha creduto opportuno, ha fatto s che venissimo tutti e due. Penso dunque che possiate facilmente perdonarmi il ritardo, poich ora sono venuto con colui che mi aveva impedito di venire pi presto. 3. Accogliete dunque, o carissimi, quanto ora mi preme di dire. Lontano da voi, io conoscevo le vostre ansie; lontani da me voi conoscevate le mie. Voi amate l'unit, desiderate la pace, conservate la pace, siete affamati di pace. Approvo e godo per la guarigione del vostro palato, con il quale gustate quanto 5 dolce il Signore . Il buon pane, infatti, buono per chi sano. Chi invece ammalato, anche se pu lodare il buon pane quando lo vede, non lo pu mangiare quando gli viene offerto. E chi il nostro pane

se non Colui che diceva: Io sono il pane vivo disceso dal cielo? Sar egli il nostro pane e non anche la nostra pace? Dimostriamo che anche la nostra pace. Abbiamo gi dimostrato con una sua limpidissima 6 testimonianza che egli pane: Io sono il pane vivo disceso dal cielo . Ci dica ora l'Apostolo: Egli la 7 8 nostra pace . Di colui che diceva: Io sono il pane vivo disceso dal cielo , ci si dice ora: Egli la nostra 9 pace . Abbiamo dunque il pane come sorgente di pace, ma a patto che lo mangiamo da sani. 4. Avete or ora ascoltato dal Vangelo parlare di colui che lo stesso pane. I discepoli cercavano di accaparrarsi il primo posto, il posto pi elevato: tra i figli della carit si litigava sulle precedenze. 10 Volevano sapere chi fra loro fosse il pi grande . La loro meschinit cercava quel posto pi elevato che si raggiunge solo mediante la carit. Non conoscevano ancora la via per cui camminare, anche se vedevano la meta a cui dovevano giungere. tramite l'umilt che si raggiungono le altezze. La via 11 Cristo . Lui il pane, lui la luce, lui anche la via. Chiedigli dove devi andare; ti risponder: " Vieni a me". Chiedigli per quale via devi andare; ti risponder: " Attraverso me ". Egli infatti rimasto la meta dove 12 dobbiamo andare, ed venuto per essere la via per cui andare. Dunque, carissimi, figli della pace , figli 13 della luce , figli della carit, germogli della Cattolica: se siamo forti, mettiamoci al servizio dei deboli; se siamo sani, mettiamoci al servizio degli ammalati. Il Signore nostro si fatto servo; e tu hai sotto gli occhi il Signore che si fa servo: il servo ammalato e il Signore lo serve. Lodiamo con tutte le forze il 14 nostro Pane. Ecco, cosa quanto mai buona e gioconda che i fratelli vivano insieme . Rallegratevi, 15 giusti, nel Signore . 5. sicuramente cosa buona che i fratelli vivano insieme. Tutti ammettono che sia cosa buona , non tutti per comprendono che gioconda. Domandalo a chi ti pare, anche se ancora eretico oppure uno che, pur presentandoti la faccia, ti nasconde quel che pensa; chiedi, interpella chiunque, chi si infastidisce o rifiuta, chi respinge la mano di chi disposto a servirlo e vorrebbe soccorrere la sua malattia. Tieni duro e chiedigli: " cosa buona l'unit? ". Risponda pure, se pu: " No! un male ". Non mi arrendo in alcun modo e lo interrogo ancora: " cosa buona l'unit? ". Risponde: " cosa buona ". Volente o nolente egli risponde: " L'unit cosa buona ". O forse taci? Anche se taci, taci certamente perch non puoi dire: "Non una cosa buona ". La cattiveria non ti consente di dire che cosa buona, ma la verit non ti permette di negare che sia cosa buona. Io dunque insisto per farti uscire la voce; non smetter n ti lascer in pace; e tu non ti libererai di me fino a quando non mi avrai detto qualcosa. Ecco, finalmente ho raggiunto il tuo orecchio: se non ti trattengo per amore, ti voglio trattenere almeno per timore. Ebbene, parla, rispondimi! Ti chiedo una cosa facile; la mia domanda breve: " L'unit una cosa buona? ". Come reagir? In nessun modo potr dire: " Non una cosa buona ". Dunque, magari per liberarsi di me dir: " una cosa buona ". Ed io rispondo: " Ci che tu lodi, se un podere, possiedilo insieme a me; se una veste, indossala con me; se un pane, mangialo con me ". Mi risponde: " una cosa buona, non lo nego; ma poich vi sono costretto, la rifiuto ". Dunque una cosa buona, ma perch ti senti costretto ad accettare questa cosa buona, tu la rifiuti, anche se buona. Io per mai ti molesterei con la costrizione, se tu fossi avido a chiederla. Siccome una cosa buona e tu non la vuoi, per questo io ti faccio violenza. Tu stesso infatti la riconosci per buona e non la vuoi perch sei guidato non dalla verit ma dalla malattia. E io sono a servizio dell'ammalato: tu sei malato, e io sono al tuo servizio. Ti offro il cibo: accogli l'alimento che tu stesso lodi. Forse che, come son soliti fare gli ammalati che rifiutano il cibo loro offerto, anche tu protesti che esso non ben cotto? Nulla di ci potrai dire del cibo che ti presento. Cristo il pane, Cristo la pace. Questo cibo fu confezionato in un grembo verginale, cotto col fuoco della Passione. Prendilo dunque, o fratello; ricevilo, fratello; ricevine un boccone per non morire. Senza alcun dubbio tu lodi l'unit. Si leva contro di me la tua debolezza, non il tuo giudizio. Io ti offro un cibo che non solo rid salute all'ammalato, ma lo sostiene anche. Sono molesto nel porgertelo, ma sarei senza piet se te lo sottraessi. Mi dice: " Va bene, lo prendo ". 6. Che sorta di malati ci tocca soffrire, fratelli! Dicono: " Va bene, l'accetto ". E cos sono venuti alcuni, che hanno ceduto alla molesta insistenza di chi era posto al loro servizio, alle preoccupazioni che, per quanto importune, son proprie di genitori mossi da amore materno. Ma che dico " genitori ", o miei fratelli? Non sto parlando di me o di qualunque altro uomo, ma di quei nostri genitori che nutrono i figli quando son sani e li guariscono quando sono malati: questo padre Dio, questa madre la Chiesa. Questa pia madre, dunque, che partorisce i figli concepiti e d alla luce quelli che sono in pericolo, non si tirata indietro quando questi suoi figli erano malati. Anche se stata molesta, anche se stata importuna, essa si avvicinata ai malati e, anche se rifiutavano, ha fatto loro ingoiare il cibo. Essi la odiano mentre li guarisce, ma ancor pi temono di trovarla piangente. Perch chi malato essa lo guarisce, chi morto lo piange. Sia molesta in lui...
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1 - Gal 6, 2.

2 - Cf. 1 Th 3, 6. 3 - Cf. Praefationem missae. 4 - Sal 67, 29. 5 - Sal 33, 9 (1 Pt 2, 3). 6 - Gv 6, 51. 7 - Ef 2, 14. 8 - Gv 6, 51. 9 - Ef 2, 14. 10 - Lc 22, 24. 11 - Cf. Gv 14, 6. 12 - Cf. Lc 10, 6. 13 - Lc 16, 8 (Gv 12, 36; Ef 5, 8, ecc.). 14 - Sal 132, 1. 15 - Cf. Sal 32, 1 (96, 12). 16 - Sal 132, 1.

DISCORSO 20/B
SUL RESPONSORIO DEL SALMO: DACCI L'AIUTO NELLA TRIBOLAZIONE

E VANA LA SALVEZZA CHE VIENE DALL'UOMO

1. Non sono in grado di esprimere la mia gratitudine a Dio nostro Signore e in lui a voi, carissimi, per i vostri rallegramenti, che vedo scaturire dalla sorgente della carit. Questo infatti, fratelli, ci che ci sostiene e consola: il vostro amore disinteressato e sincero, l'amore che mi rinvigorisce dinanzi al Signore, il quale si degnato di provvedere a che la nostra voce giungesse al vostro orecchio. Non meravigliatevi se nel nostro corpo dobbiamo soffrire cose di questo genere. infatti necessario soffrirle, e in un nessun modo possiamo dire che la volont del Signore sia per qualche verso ingiusta, dal momento che siamo peccatori e meritiamo d'essere colpiti da flagelli. Ma anche se fossimo giusti, sarebbe opportuno che ci si mettesse alla prova. Se infatti qualcuno desiderasse una salute fisica dalla quale non traesse profitto l'anima, che l'inquilino del corpo, desidererebbe una cosa inutile e vana. Meno male che Dio non bada alle richieste di chi lo prega nell'errore ma a quanto lui stesso, che il liberatore, vuol concedere nella sua misericordia. Dice al riguardo l'Apostolo: Noi nella preghiera non sappiamo domandare ci che sarebbe a noi conveniente, ma lo stesso Spirito - dice ancora - intercede per noi con 2 gemiti inesprimibili . A volte infatti noi chiediamo cose che Dio conosce essere a noi dannose. In tal caso egli ci usa misericordia non ascoltandoci, o piuttosto bisogna dire, e con pi verit, che l ci ascolta anche se all'apparenza sembra non ascoltarci. 2. Chi di noi, fratelli, pu per meriti esser paragonato all'apostolo Paolo, in lode del quale non occorre certo spendere parole? superfluo infatti tutto ci che si dice a lode di colui che leggiamo ogni giorno; e d'altra parte lui stesso mai consent d'essere lodato personalmente. Parlando degli avvenimenti della sua vita, dice che quando venivano a conoscerli le Chiese di Cristo provenienti dal giudaismo, cio i giudei che 3 avevano creduto in Cristo, restavano ammirate della sua conversione ; quanto a lui per, non conclude: 4 " Essi glorificavano me", ma: Glorificavano il Signore per causa mia . Descrivendo altrove con

abbondanza di particolari la sua attivit, dice: Non io, ma la grazia di Dio insieme con me . Chi dunque potr equipararsi a lui per l'umilt, la piet, la dottrina, le fatiche, le sofferenze, i meriti, la corona? Ebbene, quest'uomo per due volte chiese al Signore che gli fosse tolto il pungiglione conficcato nella sua 6 carne, e non gli venne tolto , pur restando vero quel che dice il Signore all'anima che lo serve 7 fedelmente: Mentre tu stai ancora parlando, io ti risponder: Eccomi a te , naturalmente per accordare quanto da lei richiesto. Chi di noi oserebbe ripromettersi di ottenere quanto a Paolo non fu concesso? Diremo dunque che Dio non era vicino a lui? Ecco infatti le parole dell'Apostolo: Mi stato dato un pungiglione nella mia carne, un messaggero di satana che mi schiaffeggi (affinch non si inorgoglisse); e io per tre volte mi raccomandai al Signore affinch me lo togliesse, ma lui mi rispose: Ti basta la mia 8 grazia, poich la [mia] forza trionfa nella [tua] debolezza . Diremo dunque che non gli era vicino?, che 9 non gli dicesse: Eccomi a te , quando gli spiegava il motivo per cui non gli concedeva [quanto richiesto]? 3. Dio ci esaudisce sempre, fratelli carissimi. Ricordatevelo bene, per chiedere con sicurezza. Dio ci esaudisce anche quando non concede quello che chiediamo. Dio ci esaudisce, e, se noi senza avvedercene gli andiamo a chiedere un qualcosa, mettiamo, di inutile, egli ci esaudisce proprio col non darcelo; e se a qualcuno che merita il castigo Dio d [quanto quel tale chiede], io direi che non lo esaudisce. Intendiamo dire questo: A volte un fedele ricorre a Dio per domandare cose per le quali secondo la vera piet si soliti implorare il Signore; eppure egli non riceve quello che precisamente chiede, anche se ottiene ci per cui prega. Capita, al contrario, che a volte l'empio, il malvagio o il delinquente, chiede qualcosa e la ottiene, lui che avrebbe meritato la condanna, non l'esaudimento. Abbiamo al riguardo il caso emblematico dell'apostolo Paolo. Egli chiede ma non gli viene dato [quanto chiede]; gli si fa vedere per che gli viene dato ci che desiderava conseguire con la sua preghiera. In realt, qualunque cosa chieda il cristiano, l'uomo di fede, la deve chiedere per raggiungere il Regno dei cieli, per conseguire la vita eterna, per ottenere quello che Dio ha promesso e che dar alla fine dei tempi. questo quanto deve chiedere colui che prega per qualcosa di valido: la completa salute che possederemo dopo la resurrezione del corpo. Infatti la salute sar completa quando la morte sar stata 10 ingoiata nella vittoria . Siccome dunque abbiamo menzionato la salute e la salvezza eterna, che il fine di ogni preghiera anche quando si chiede qualcosa di temporale, ci sia lecito prendere l'esempio dal comportamento quotidiano del nostro medico [di famiglia]. 4. Ecco dunque un malato che chiede al medico una cosa che gli d gusto per un po' di tempo. Naturalmente, egli aveva chiamato il medico per ricuperare la salute. Non c'era infatti altro motivo per chiamare il medico se non quello di ottenere la salute. E pertanto, se al malato piacciono, ad esempio, le frutta, se gli piacciono i gelati, egli preferisce chiederli al medico anzich al proprio servo. Solo nel caso che volesse rovinarsi la salute, potrebbe nascondere la cosa la medico e chiederla al servo; e il servo starebbe agli ordini del padrone, obbedendo al cenno di chi gli comanda pi che badando a quanto pu giovargli per la salute. Ma il malato che ha saggezza e ama e ricerca la propria salute, anche quando si tratta di cose che gli procurano un piacere momentaneo, preferisce ricorrere al medico, perch, nell'ipotesi che il medico gliele sconsigli, non abbia a prenderle di proprio arbitrio ma affidandosi a lui, e cos ottenere la guarigione. Vi accorgete pertanto che il medico, anche quando non d al malato un qualcosa che chiede, non gliela d per dargli qualcos'altro : non gli concede quanto richiesto dalla voglia smodata per concedergli la salute, che la cosa a lui veramente utile. Quando dunque il medico non d qualcosa al malato, in effetti gliela d dandogli quel bene per cui gli si sarebbe dovuto somministrare quell'altra cosa, dandogli cio la salute. Ecco dunque un medico che non dando qualcosa al malato in ultima analisi gliela d. Se viceversa cedendo alle importune insistenze dello stesso malato egli si decidesse a dargliela, in realt non gliela darebbe. Solo quando si dispera della salute di un malato gli si d tutto quello che chiede. Insomma a volte il medico somministra al malato una cosa affinch, stimolato dall'acuirsi del dolore, metta giudizio e impari a dare ascolto al medico; altre volte invece, quando il caso disperato, ecco che si sentono dire dai medici parole come queste: " Dategli pure tutto ci che chiede, tanto non c' pi alcuna speranza per lui". Quanto a noi, dunque, vediamo di trovare nelle Scritture esempi per questi tre tipi di persone che ricorrono a Dio nella preghiera. 5. Uno chiede [a Dio] qualcosa, e non riceve quanto da lui richiesto. Soffermiamoci sull'esempio che ci viene dall'apostolo Paolo, al quale lo stesso Medico spieg perch non gli concedeva [quanto richiesto]. 11 Gli disse: La forza si afferma nella debolezza . Sta' tranquillo, se non te lo d: perch vuole guarirti. Lascia fare al medico: egli sa cosa somministrarti e cosa negarti perch tu recuperi la salute. proprio 12 per questo che lo fa. L'Apostolo prega il Signore per tre volte , e gi era esaudito. Tuttavia non avrebbe immaginato d'essere esaudito se il medico non fosse stato al suo fianco per precisargli: La forza si 13 afferma nella debolezza , per cui egli stesso avrebbe poi asserito senza esitare: Quando sono debole, 14 allora che sono forte . Siamo di fronte, dunque, a un uomo che chiede [a Dio] un qualcosa che, non saprei perch, a lui non recava alcun profitto. Egli non lo riceve, ma cos pu ricevere il bene in ordine al quale chiedeva quell'altra cosa: pu ricevere la salvezza eterna.

6. Vediamo ora se non cpiti che gli uomini ottengano qualcosa come richiamo, cio perch, incontrando nelle cose richieste amarezza e afflizione, si volgano una buona volta alla [vera] medicina, dal momento che sono dei malati. A questo proposito diceva il Signore: Non hanno bisogno del medico i sani ma i 15 malati . Egli dunque venne dai malati e trov gli uomini in balia delle loro passioni disordinate. Per sottoporli a severa prova Dio, dice l'Apostolo, li abbandon alle passioni disordinate del loro cuore 16 affinch compissero azioni indecorose . Desiderarono cose sconvenienti e fu loro concesso di poterle compiere. Cos facendo, si procurarono dolori pi gravi, si procurarono le angustie che inesorabilmente debbono patire tutti i peccatori, tutti i malvagi: il timore, il desiderio, l'errore, il dolore, l'avvilimento, la preoccupazione. Niente tranquillit, niente pace, niente amici. Per un po' di tempo s'acquietano nella propria coscienza, cercando all'esterno un qualche consolatore, mentre all'interno hanno in se stessi il torturatore. secondo giustizia che gli iniqui debbano soffrire, ma, mentre soffrono, ecco che vivono. Dio concede loro quelle amarezze affinch ricerchino la medicina: affinch cio esperimentando le amarezze e le pastoie delle loro cupidigie, essi imparino a chiedere ci che si deve. A loro infatti detto: Non sai 17 forse che la pazienza di Dio ti spinge al ravvedimento? Dio li abbandonava ai cattivi desideri del loro 18 cuore ed essi facevano quel che loro piaceva ; ma Egli usava pazienza con loro non togliendoli da 19 questa vita, durante la quale c' sempre la possibilit di pentirsi ; anzi di continuo li invitava al ravvedimento. quanto sta facendo anche al presente, e fino al giorno del giudizio finale mai cesser di comportarsi in questa maniera con il genere umano. 7. Poniamoci ora alla ricerca di qualcuno a cui Dio concede [quanto richiede] perch la sua sorte ormai disperata. Consultiamo anche su questo le Scritture. Chi pi del diavolo escluso da ogni speranza? 20 Eppure egli chiede di poter tentare Giobbe, e non gli viene negato . Grandi misteri! Cosa davvero straordinaria, che merita la pi attenta considerazione. Un apostolo chiede che gli venga tolto il pungiglione conficcato nella carne, e non gli viene concesso; il diavolo chiede di poter tentare un uomo 21 giusto, e gli viene concesso . Tuttavia la concessione fatta al diavolo di tentare il giusto non arrec n danno al giusto n vantaggio al diavolo: il giusto fu temprato dalla prova, il diavolo ne usc scornato. 8. Tenete bene in mente, fratelli, quanto con frequenza abbiamo ripetuto alla vostra santit, affinch non succeda che le preoccupazioni della vita presente vi tolgano dal cuore quello che avete udito. Dio permette che i giusti siano tentati per provarne la virt, ovvero, se li sottopone ai flagelli, perch li vuol purificare dai residui del peccato. Ad ogni modo, se li esaudisce intendendo flagellare i loro peccati, chi trae vantaggio [dalla prova] l'uomo stesso [che viene provato]; se invece li esaudisce perch diventino testimoni palesi quelli che prima non lo erano, l'essere esauditi giova a chi viene a conoscere [la loro virt], in quanto stimolato ad imitarli. Dio infatti conosce bene i suoi servi, ma tante volte essi sono sconosciuti ai propri simili, e non possono manifestarsi agli altri se non sopraggiunge una qualche prova. Succede anche, a volte, che nemmeno l'uomo conosca appieno se stesso o che non si renda conto affatto delle sue capacit. Ecco uno che crede di avere molte risorse e deve constatare che invece tante cose ancora non sono in suo potere; un altro invece sfiduciato e suppone che non sia in grado di sopportare non so quale cosa, invece al momento della prova si accorge che ne capace. Cos opera Dio perch l'uomo quando si inorgoglisce smodatamente, sia abbassato e si mantenga nell'umilt, e quando abbattuto gli sembra di crollare, venga sollevato e non cada nella disperazione. 9. Nel salmo che stavamo cantando dobbiamo dunque comprendere che molti chiedono la salute, ma quel che chiedono non reca loro giovamento. Ecco infatti uno che sano ma della salute abusa per commettere peccati Sarebbe stato meglio per lui essere malato e starsene in pace anzich guarire per darsi all'irrequietezza. A volte capita anche che chi colpito da tribolazione perch gli succedono cose indesiderate, si converta a Dio. Eccolo infatti diventato pi prudente, pi casto, pi moderato, pi umile. Egli ha buoni motivi per cantare: Dacci l'aiuto nella tribolazione e vana la salvezza che viene 22 dall'uomo . Egli cercava l'aiuto, ma da dove [gli sarebbe dovuto venire] l'aiuto? Dice rivolto al Signore: " Nella tribolazione dacci l'aiuto, affinch noi nella tribolazione ci ravvediamo, umiliati ci rivolgiamo a te e non alziamo la cresta contro di te. Quando infatti sarai tu a darci l'aiuto nella tribolazione, comprenderemo che vana la salvezza che lo stolto solitamente desidera e, una volta che l'ha ricevuta, se ne serve non per ottenere la gioia della quiete ma per dare sfogo alla sua irrequietezza ". Non di rado l'uomo si mette in moto e, mosso da rabbia ingiustificata, si propone di danneggiare uno che, poni il caso, non gli ha fatto nulla di male. Improvvisamente per ecco che si ammala. Cosa gli era utile? Continuare per la strada intrapresa e commettere l'azione cattiva ovvero essere ammalato e pregare per la salute? In effetti la salute data da Dio non vana, mentre vana la salute che ti d l'uomo: quella salute che l'uomo ritiene come la cosa a lui sommamente necessaria. Non dunque vana la salute data da Dio ma vana la salute che ti d l'uomo. questa una salute illusoria, e giustamente la si dice che cosa dell'uomo, in quanto si ritiene che essa provenga solamente dall'uomo. Ma nel testo dove non si 23 aggiunge: Dell'uomo, si dice: Del Signore la salute . Che significa: Del Signore la salute? Che chi d la salute il Signore, lui che conosce cosa d, quando e a chi lo d. Tutte le volte che gli uomini sul punto di disperare chiedono la salute, il Signore stesso che la concede. detto nel seguito del salmo: E la tua

benedizione scenda sul tuo popolo . Cio: Muoviti a piet del tuo popolo e dagli la salute che di anche a coloro che non appartengono al tuo popolo. Dagliela anche se il tuo popolo non la conosce. Tu infatti ben conosci quel che gli di; esso invece non sa cosa riceva fino a quando non l'abbia ricevuto. Come sar infatti [quel dono], fratelli? Sappiate comunque che quanto riceverete saranno cose che occhio non vide n orecchio ud; n mai entrato nel cuore dell'uomo ci che Dio ha preparato per coloro che lo 25 amano . Cosa pensi dunque che egli ci abbia preparato? Certo la salute eterna, che non pu entrare nel nostro cuore, che il nostro occhio non pu vedere n l'orecchio udire; eppure Dio prepara tali cose a 26 coloro che lo amano , e, quando le avremo ricevute, vedremo in che consista la vera salute e com'erano insignificanti le cose che ritenevamo di grande valore. 10. Cos dei martiri. Se avessero desiderato e ritenuto bene sommo la salute di adesso, cio la salute che data dall'uomo, non avrebbero detto dal profondo del cuore: Il giorno dell'uomo io non l'ho 27 desiderato, tu lo sai . E nel salmo cosa si dice? Se pertanto essi avessero desiderato la salute nel tempo presente e l'avessero ritenuta il bene pi grande, avrebbero perso la salute eterna; ma essi, consapevoli 28 del senso delle parole: Da' a noi l'aiuto nella tribolazione , ecco che preferiscono raggiungere la salute eterna piuttosto che scegliersi la presente salute concessa dall'uomo, con la quale si sarebbero rovinati acconsentendo alle voglie dei persecutori. Il persecutore infatti avrebbe loro immediatamente accordato la salute. Di fronte a lui il martire: veniva incatenato; incatenato veniva buttato in carcere e nel suo corpo marciva per le piaghe. Se avesse acconsentito al persecutore, subito avrebbe riavuto la salute, ma quella 29 salute dell'uomo che vana . I persecutori infatti promettevano la salute e la davano immediatamente. Ma quale salute davano? Quella che i martiri ben conoscevano anche prima di trovarsi in mezzo alle tribolazioni. Essi per erano protesi al conseguimento della salute che n occhio vide n orecchio ud n 30 mai penetr in cuore di uomo . Ci che il persecutore promette una cosa visibile, ma incerta, di breve durata, cosa meschina. E anche se la salute corporale fosse eterna, sarebbe sempre materiale, e 31 pertanto l'occhio la pu vedere e l'orecchio udire, e pu penetrare nel cuore dell'uomo . Se quell'altra salute, che pi importante, non si riesce a vederla ma chi ce lo assicura persona attendibile e 32 incapace di mentire, rimaniamo fermi sotto la sua disciplina; non mormoriamo se ci sferza , sopportiamo il dolore della medicina con cui ci cura. Riacquistata la salute, godremo presso Dio, rendendoci conto del dono che ci ha concesso, e diremo: Dov', o morte, la tua resistenza? Dov', o 33 morte, il tuo pungiglione? 11. Ho ben notato, fratelli, la vostra avidit, ma dovete avere riguardo anche alla nostra salute malferma. Non vorremmo negare alla vostra santit la nostra parola e il nostro ministero, essendo noi al servizio del Signore, che ci ha redenti. necessario per che per un po' di tempo ancora ci risparmiamo, badando alla cicatrice, che assai recente e forse non ancora guarita e rimarginata. Il Signore disponga di noi secondo la sua volont e ci metta in condizione di giovare alla salute di noi tutti e al servizio della sua santa Chiesa. Rivolti al Signore invochiamolo. Egli volger su di noi lo sguardo e ci render perfetti nel suo Verbo-Salvatore. Che egli ci doni la grazia di godere secondo i suoi desideri e di vivere come a lui 34 35 piace . Allontani da noi la sapienza carnale e ponga il nemico sotto i nostri piedi . Non perch questo possiamo con le nostre forze ma per la potenza del suo santo Nome, nel quale fummo purificati ad opera di Ges Cristo Signore nostro.

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1 - Sal 59, 13 (107, 13). 2 - Rm 8, 26. 3 - Cf. Gal 1, 22-23. 4 - Gal 1, 24. 5 - 1 Cor 15, 10. 6 - Cf. 2 Cor 12, 7-9. 7 - Is 58, 9. 8 - 2 Cor 12, 7-9.

9 - Is 58, 9. 10 - Cf. 1 Cor 15, 54. 11 - 2 Cor 12, 9. 12 - Cf. 2 Cor 12, 8. 13 - 2 Cor 12, 9. 14 - 2 Cor 12, 10. 15 - Mt 9, 12 (Mc 2, 17; Lc 5, 31). 16 - Rm 1, 24 + 28. 17 - Rm 2, 4. 18 - Cf. Rm 1, 24 + 28. 19 - Cf. Eb 12, 17 (4 Esdr 9, 12) 20 - Cf. Gb 1, 11-12 (2, 5-6). 21 - Cf. 2 Cor 12, 7-9; Gb 1, 11-12 (2, 5-6). 22 - Sal 59, 13 (107, 13). 23 - Sal 3, 9. 24 - Sal 3, 9. 25 - 1 Cor 2, 9. 26 - Cf. 1 Cor 2, 9. 27 - Ger 17, 16. 28 - Sal 59, 13. 29 - Sal 59, 13. 30 - 1 Cor 2, 9. 31 - Cf. 1 Cor 2, 9. 32 - Cf. Eb 12, 5-7 (Prv 3, 11). 33 - 1 Cor 15, 55. 34 - Cf. Rm 8, 5-6. 35 - Cf. Sal 109, 1 (1 Cor 15, 25-26).

DISCORSO SULLA PROVVIDENZA DI DIO

1. Fratelli, prendiamo lo spunto dal testo dell'Apostolo che ora avete ascoltato mentre lo si proclamava. In esso il beatissimo apostolo Paolo diceva: O uomo, tu che giudichi coloro che compiono tali azioni 1 mentre tu stesso fai altrettanto, credi forse che sfuggirai al giudizio di Dio? , con quel che segue sul medesimo argomento. Con tali parole il Signore ci esorta a presentarvi qualcosa riguardo alla Provvidenza con cui egli nella sua benignit si prende cura delle vicende umane. Egli stesso ci vorr concedere l'aiuto. Sono molti infatti coloro che negano questa Provvidenza, specialmente quando considerano il gran numero di fatti importanti della vita e convivenza umana che sembrano accadere per un cieco destino. Non riuscendo, questi negatori, a scoprire le cause e l'ordine di tali eventi, pensano che essi non possono rientrare nel piano di un Dio che governa l'universo ma accadono per una tal quale volubilit del caso. Pensiero comune di costoro - e sono tanti! - quello che ricorda il santo Apostolo nella parola da noi letta, dove egli si fa incontro al modo di pensare di certi uomini, cio di coloro che dicono: " Se Dio s'interessasse della vita dell'uomo, non farebbe vivere i delinquenti e gli empi ". In tal modo costoro, mentre dicono di dispiacersi perch son lasciati vivere gli empi, proferiscono essi stessi parole 2 empie contro Dio . A questi tali risponde l'insegnamento dell'Apostolo, che dice: O uomo, tu che giudichi coloro che compiono tali azioni, mentre tu stesso fai altrettanto, credi forse che sfuggirai al giudizio di Dio? Ma vuoi proprio disprezzare la ricchezza della sua bont e pazienza e longanimit, senza pensare che questa bont di Dio ti spinge al ravvedimento? Tu invece con la tua durezza e l'impenitenza del tuo cuore accumuli sopra di te l'ira per il giorno dell'ira e della manifestazione del giusto giudizio di Dio, il 3 quale ripagher ciascuno secondo le sue opere . Come si fa dunque a dire che Dio non si prende cura 4 delle vicende umane, se vero che egli ripagher ciascuno secondo le sue opere ? 2. Purtroppo quelli che si rifiutano di credere che Dio si prende cura delle cose umane non credono nemmeno agli apostoli n a qualsiasi parola o scritto di Dio che inculchi con vigore e insistenza questa verit. Quindi bisogna domandare a loro stessi quale sia il motivo per cui ritengono la Provvidenza di Dio estranea alle vicende umane. Rispondono: " Il motivo che le cose regolate dalla Provvidenza debbono essere tutte ordinate e ben disposte. Orbene - continuano - cosa c' di pi disordinato e sconvolto delle cose umane, se vero che non di rado fra gli uomini i cattivi traboccano di prosperit, al segno che riescono perfino a spadroneggiare sui buoni, mentre i buoni sono oppressi da guai al segno che debbono sottostare per forza alle angherie dei cattivi? ". Ma se non ammettono la Provvidenza di Dio per questo motivo, dovrebbero ammetterla quando vedono che i buoni sono in auge per la ricchezza, le onorificenze e il potere, mentre i cattivi sono tenuti a freno dalle loro leggi e dal loro governo. In tal caso infatti l'ordine delle vicende umane appare integro e buono. Rispondono: " Non cos precisamente. Noi ammetteremmo che le cose umane sono in perfetto ordine solo nel caso che questo si verificasse in maniera totale e per sempre. Parimenti, se constatassimo che tutti i cattivi godono della prosperit e viceversa che tutti i buoni, asserviti ai cattivi, sono immersi nei dolori e privi di ogni successo, potremmo, anche in questo caso, essere colpiti dalla continuit di un certo qual ordine. Sarebbe come un richiamo a credere che i cattivi godono della prosperit terrena perch sono privati della ricchezza molto pi grande e pi stabile che risiede nell'anima, mentre i buoni non godono della felicit apparente perch sono felici nel loro intimo, che cosa molto superiore, e sanno che la loro gioia, tenuta ora desta dalla speranza dell'immortalit, sar completa quando saranno passate le asperit e i travagli del tempo presente ". E continuano: " Ma oggi come oggi nella vita presente ecco alla rinfusa e in piena mescolanza persone ottime che stanno meglio di quelle pessime e insieme persone pessime che stanno meglio di quelle ottime. Questa variabile alternanza esclude ogni ordine e mostra che da parte di Dio non c' cura alcuna per le vicende umane. 3. A costoro vogliamo rispondere, dando ad essi un suggerimento, ammesso che abbiano la pazienza per ascoltare cose che contrastano con la loro presunzione. Essi dunque debbono per prima cosa ovviare alla debolezza del loro pensiero nutrendosi di piet, con la quale, aiutati dallo Spirito Santo, possano diventar capaci di penetrare nei disegni di Dio, nonostante le limitate risorse della loro mente. Debbono ammettere anche che rientra nel piano provvidenziale di Dio che essi esistano come uomini; e poi da qui, come da un gradino, vogliano elevarsi ad altezze maggiori. Raggiunta questa meta, potranno, per quanto possibile agli uomini, comprendere che, se spettava a Dio farci esistere, spetta parimenti a lui decidere come debba essere la nostra esistenza. naturale che se il vedere le vicende umane prive di ordine e in certo qual modo caotiche li turba cos profondamente da indurli a negare che siano dirette dalla Provvidenza divina, non debbono sorvolare sull'uomo stesso n lasciarlo inconsiderato o metterselo sotto i piedi. Non debbono dimenticare loro stessi, ma fermarsi un pochino sopra di s e non disdegnare di volgere uno sguardo pi attento a se stessi. Potranno constatare certamente come, nonostante il grave sfacelo causato da vizi, sia in loro grande l'ordine della natura. 4. In primo luogo constateranno che l'uomo composto di anima e di corpo e che con quell'elemento invisibile, superiore all'altro, egli muove l'elemento visibile e dipendente; noteranno cio un naturale presiedere proprio dell'anima, con il quale essa governa la carne, e una naturale attitudine esecutiva, che propria della carne suddita dell'anima. Tutto questo mostra la bellezza d'un ordine stupendo. Quanto poi all'anima in se stessa, per nobilt di natura una nettissima superiorit spetta alla ragione, che

superiore a tutte le altre componenti. Orbene, da questo dato che cosa si evidenzia se non l'esistenza dell'ordine? Non c' infatti nessuno che, per quanto immerso nelle sfrenatezze, possa aver dubbi sulla risposta da dare a chi gli domandasse se sia meglio ardere di desideri incontrollati o essere tenuti in regola dalla ragione e dalla saggezza. Di conseguenza anche uno che vive da dissennato e non seguendo i dettami della ragione indovina quale delle due scelte sia la migliore e, anche se non viene cambiato in meglio nella condotta, rimane certamente ben impressionato dalla domanda. Si pu concludere pertanto che nemmeno nell'uomo che conduce una vita sregolata assente la nozione di ordine quando interviene la natura a rimproverarlo dei vizi. 5. E anche limitandoci al corpo, chi in grado di scandagliare adeguatamente come nel complesso della sua struttura le diverse membra siano disposte in un ordine mirabile? Chi sapr trovare parole per esaltare con giusta lode il fatto che la testa sia collocata tra una spalla e l'altra ed essendo la parte del corpo pi nobile e da onorarsi da tutte le membra, sia posta pi in alto del resto del corpo, che le fa come da veicolo? Nella testa poi sono in bella evidenza i cinque sensi, sistemati ciascuno nel suo posto e nella sua sede. Collocati in alto, essi come in degli osservatorii vegliano per la tutela della salute, e tutte le cose che avvengono al di fuori, tanto se sono liete quanto se sono tristi, essi, da servi diligenti e solleciti, le riferiscono alla mente, che ha sede all'interno in un suo appartamento privato - chiamiamolo pure cos - da dove giudica tutto. Gli occhi sono al suo servizio in quanto le annunziano le forme e i colori, gli orecchi i suoni e le voci, le narici gli odori, la gola i sapori. Quanto al tatto, siccome un senso, per cos dire, universale, diffuso in tutto il corpo ma prende inizio, anch'esso, dalla testa. Dopo vengono le mani, che, collocate pi in basso rispetto alla testa, sono in grado di compiere le azioni necessarie, di avvicinare le cose utili e respingere quelle contrarie. Ancora pi in basso sono il petto e la pancia, appesi alla colonna vertebrale che sta dietro a loro: essi formano una specie di contenitore dove son racchiusi organi vitali che sarebbe pericoloso toccare. Al posto pi basso sono sistemati piedi, che hanno l'incarico di reggere tutte le membra e che si muovono quando debbono trasferirle da un posto all'altro. 6. Or dunque, chi, volendo trarre dalle opere un'ammirazione sempre crescente per il loro autore, non prover gusto nel considerare come egli abbia voluto provvedere non solo all'incolumit e alla funzionalit [delle varie membra] ma anche alla loro dignit e bellezza? Le membra abbinate si corrispondono a due a due: cos gli occhi, gli orecchi, gli zigomi, le spalle, le mani, i fianchi, i piedi e infine le stesse dita delle mani e dei piedi. Da una parte e dall'altra alle singole membra corrispondono le singole, e alle membra tutte insieme corrisponde il loro insieme con dovuta e ben accordata rispondenza. E perch si riconosca indubitatamente che si tenuto presente non solo il motivo dell'incolumit ma anche quello della bellezza, ecco che viene fornito di due mammelle simmetricamente disposte anche il petto di chi non dovr mai allattare. Quanto poi alle membra che furono create per essere singole, sono collocate nel mezzo, perch non succeda che, collocate da un lato, privassero l'altro della sua grazia naturale. Tali la testa e il collo e, sulla testa, il naso e la bocca, nella panica l'ombelico e le membra del basso ventre che, come Dio nel crearle sistem con provvidenziale sapienza, cos l'uomo avrebbe dovuto parlarne con accenti di lode se con il peccato non le avesse rese oggetto di vergogna. E se ci si pensa, chi vorr passare sotto silenzio gli organi interni dell'uomo, ai quali, sebbene ordinati secondo una disposizione stupenda, pi conveniente pensare con la mente che guardarli con gli occhi, e per questo il Creatore li ha coperti con il manto della pelle? Siccome infatti la mente resta ammirata al pensarli mentre all'occhio il vederli ripugna, perch esplicassero la loro funzione e conservassero il loro decoro si provvide a nasconderli; e cos l'acume della mente si esercita nel pensarli e non contrariato l'occhio nel vederli. 7. Si osservi la configurazione dell'animale ragionevole, si osservi l'ordine che vige tra l'anima che domina e la carne che al suo servizio, tra la mente e lo spirito, tra il capo e il corpo e la sostanza invisibile, tra la conoscenza e l'azione. Ebbene, l'intelletto, i sensi, i movimenti, lo scrigno della memoria, le nozioni del sapere, l'arbitrio della volont, l'uso e l'armonica disposizione delle membra e tutto ci per cui l'uomo uomo, chi altri se non Dio potrebbero avere come artefice? vero inoltre che, se si toglie l'anima razionale e la statura eretta del corpo, con cui si ricorda agli uomini che debbono tenere il cuore rivolto al cielo, una configurazione bene ordinata si riscontra anche nell'anima e nel corpo dell'animale. Ebbene, sar questo un motivo valido per negare che Dio il creatore dell'uomo? Tutt'altro! Anche per questo motivo si dovr anzi riconoscere che lo stesso e identico Dio il creatore dell'uomo e dell'animale. Sarebbe infatti impossibile che da una qualche parte esista una qualsivoglia vita creata se non l'avesse creata un vivente increato. Osserviamo inoltre quanto avviene nella riproduzione del corpo di tutti gli animali, compresi i pi piccoli e insignificanti, e cos pure nei semi delle innumerevoli piante ed erbe, nelle radici, nel tronco, nei rami, foglie, fiori, frutti. Come sarebbe possibile che dagli oscuri meandri della natura uscisse fuori un ordine cos perfetto se non l'avesse creato Uno che possiede una sapienza meravigliosa e, se la si pu chiamare cos, una sapienza " tuttofare "? Una sapienza che racchiude in s nascondendole come nel progetto di un artista - le cause immutabili e invisibili di tutte le cose mutevoli e visibili; una sapienza che, come dice la Scrittura, raggiunge con forza tutte le cose da un estremo all'altro 5 [dell'universo] e le dispone tutte con soavit! Ci ammesso e ben sapendo che fra tutte le realt terrestri le pi elevate son quelle che riguardano l'uomo, come del resto l'uomo stesso, come mai tanta

stoltezza da negare una Provvidenza divina nelle cose grandi, mentre la ammiriamo nelle cose piccole? A meno che non ci mettiamo in testa che senza alcun criterio possa lasciare nell'abbandono la vita degli uomini Uno che con tanta cura crea e dispone il numero di quell'oggetto cos trascurabile che sono i 6 capelli ! Dobbiamo pertanto ritenere senza dubbio di sorta che quanto fra le cose umane sembra perturbato e in disordine non solo non accade senza alcun disegno ma rientra in un disegno pi elevato, cio nell'ordine stabilito da Dio, che superiore a quanto pu comprendere la nostra meschinit. 8. In vista di ci si rende pi che mai necessario credere a quanto insegna la religione, e cio che ci sar un giudizio dove tutto sar rivelato. Al presente infatti vediamo che la prosperit e la sventura sono comuni ai buoni e ai cattivi, senza differenze, senza alcuna regola fissa, mentre di per se la giustizia di Dio, da cui deriva la provvidenza che rifulge anche nelle cose pi piccole, in nessun modo tollera che gli esseri pi ragguardevoli siano sbattuti qua e l senza regola fissa. Ebbene, che cosa c', non solo fra gli uomini ma anche fra quelle creature sublimi che sono gli angeli, che valga pi della giustizia per la quale i cattivi sono puniti con la sventura che si sono meritata, mentre i buoni raggiungono la beatitudine? Se dunque al presente il cattivo nel benessere, o quasi, ci una punizione occulta, una felicit illusoria; e se a chi buono le cose vanno male, non significa che gli viene negato il premio ma attraverso l'esercizio della pazienza e della fiducia in Dio lo si dispone a ricevere premi pi grandi. E se a volte capita che il cattivo debba soffrire anche in questa vita, perch si ravveda dal peccato o perch lo sconti attraverso la tribolazione. Se poi il buono ottiene un qualche benessere, non si deve pensare che sia quello il godimento immancabile che otterremo nella patria celeste ma solo un piccolo conforto nel rischioso pellegrinaggio di questa vita. Se l'incredulo nella sua empiet pensasse a queste cose o ad altre che a queste somigliano, non negherebbe che ci sia una Provvidenza a governare e tenere in ordine le vicende dell'umanit. Non resterebbe pertanto chiuso nelle tenebre e nell'ambito delle sue forze, da cui gli viene la morte, rifiutando la luce e la vita che provengono dalla sapienza. 9. Quanto a voi dunque, carissimi fratelli che credete in Cristo, non vogliate sottoporvi al giogo degli 7 infedeli . Non pensate che Dio non si curi della vita che conduce l'uomo, se vero che fornisce di che vivere non solo agli uomini ma anche agli animali domestici, ai pesci e agli uccelli. E se l'Apostolo dice che 8 Dio non si prende cura dei buoi , le sue parole non vanno intese nel senso che non rientri nella Provvidenza di Dio che gli animali nascano ed abbiano di che nutrirsi. Con immagini di questo genere, che sono quanto mai evidenti, il Signore Ges intendeva redarguire gli uomini e risvegliarne le fede perch vedessero come [il Padre] nutre gli uccelli del cielo e veste l'erba dei campi e di conseguenza credessero 9 che Egli non lascia i suoi servi privi del cibo e del vestiario . Quanto poi alle parole dell'Apostolo: Dio non si cura dei buoi, egli le dice perch noi non crediamo che quanto afferma la Scrittura, cio: Non 10 metterai la museruola al bue che trebbia , essa lo dica riferendosi ai buoi e non agli uomini. Dio infatti 11 nella sacra Scrittura non si preoccupato di comandare all'uomo come debba trattare i suoi giumenti : la qual cosa per non significa che nell'ordine naturale egli abbia trascurato di far nascere ogni specie di animali e di nutrirli con il cibo adeguato ad ognuno. 10. Per quanto invece concerne quegli uomini stolti e miscredenti che si accaniscono nel sostenere che Dio non ha cura delle vicende umane per il fatto che non riescono a trovare dell'ordine in quanto di bene e di male capita all'uomo, dobbiamo invitarli a considerare le meraviglie della natura. Come potrebbe infatti credere che son vere le affermazioni della divina Scrittura uno che non crede all'esistenza del divino? Voglia dunque riflettere, questo incredulo, su ci che egli stesso non pu dire essere stato inventato dagli uomini, e in tal modo non potr negare che Dio d ordine alle vicende umane, se lui che ha insegnato all'ape a disporre in modo cos mirabile le celle dei favi. E poi, chi ha dato all'uomo la facolt di sentirsi infastidito dalle cose in disordine e di provare gusto quando sono in ordine? Questi sentimenti non li ha forse trovati impressi nella natura stessa della propria anima: quell'anima che certo non ha creato lui personalmente? Per qual motivo infatti egli, avendo constatato che non c' ordine fra le cose umane, si rifiuta di credere che sia Dio a governarle se non perch dalla natura ha appreso che a ci che in disordine va preferito ci che in ordine? L'uomo pertanto riesce a concludere che alle opere di Dio conviene l'ordine e non il disordine; e Dio, che con un intervento creativo ha messo in ogni uomo il senso dell'ordine, non avr egli stesso un disegno ordinato che si stenda a tutti gli uomini? Lo ha certamente, lo ha; non ne dubiti il fedele, anche se per la propria limitatezza non lo comprende. Nelle opere degli artigiani noi lodiamo quel che riusciamo ad osservare e restiamo stupiti di fronte a tanti meccanismi, e finche non ci sono illustrati e messi davanti agli occhi, noi, incantati, li riterremmo impossibili. Perch mai allora giudichiamo con tanta leggerezza gli interventi di Dio e, per il fatto che non ci riesce di vederlo, siamo cos frettolosi nel negare l'esistenza dell'ordine nelle opere di Dio? Lodiamo la Provvidenza del Creatore nelle foglie delle piante e riteniamo che essa non ci sia nella storia dell'umanit! Perch non crediamo piuttosto che l'ordine delle realt umane si svolga in una maniera a noi inaccessibile e nascosta, e per questo noi non possiamo abbracciarlo con la mente perch superiore alle nostre capacit n possiamo osservarlo con gli occhi perch invisibile? Eppure il modo secondo cui sono state da Dio

ordinate le cose visibili e dal quale si pu arguire l'esistenza di ordine anche nelle cose invisibili l a colpire gli occhi anche degli empi! 11. Quanto a noi, oltre alle cose visibili che osserviamo nel cielo e sulla terra, per convincerci che le vicende dell'umanit sono curate da Dio-provvidenza abbiamo una prova solidissima nella fede, per cui non ci consentito non solo di negarlo ma nemmeno di metterlo in dubbio. E con il pensiero andiamo allo stesso nostro Signore Ges Cristo, il quale, esistendo nella natura divina, non ritenne una usurpazione l'essere uguale a Dio, ma spogli se stesso prendendo la natura di servo; divenuto simile agli uomini e trovato nelle sembianze come un uomo, umili se stesso facendosi obbediente fino alla morte e alla 12 morte di croce . Come si fa dunque a dire che l'uomo non rientra nella Provvidenza di Dio, quando per lui lo stesso Figlio di Dio si fatto uomo? Come si fa a dire che Dio non si cura della vita degli uomini, se per loro il Figlio di Dio ha subito la morte? Come si fa a dire che egli non disponga anche delle azioni dei cattivi (sebbene non sia stato lui a renderli tali), quando dalla mano dei cattivi Cristo ricevette quei patimenti che dovevano servire da modello per la vita dei buoni? Come si pu non ammettere che sia la Provvidenza a servirsi degli stessi peccati dei malvagi se proprio mediante i peccati fu versato misericordiosamente il sangue con cui sono rimessi i peccati? Come potr non castigare con la giusta pena gli increduli colui che libera i credenti perch non siano condannati? Perch non accorder ai credenti il premio della fede se per loro ha sostenuto anche l'ignominia della croce? Perch non dovrebbero essere eterni i beni e i mali che Cristo dispenser nell'ultimo giudizio, se quando venne per essere giudicato insegn ad essere distaccati dai beni e dai mali temporali? Non solo, dunque, del fatto che Dio ha cura delle vicende umane ma anche di quanto grande sia questa cura non c' prova maggiore e pi certa di quella che ci viene da Cristo uomo: la fulgida manifestazione di Cristo che nasce, la pazienza di Cristo che muore, la potenza di Cristo che risorge. 12. Nella creazione e nel governo degli esseri inferiori si rende senza dubbio manifesta la divina Provvidenza, senza la quale non cade alcuna foglia e non germoglia alcun seme; ma l'amore che Dio ha per l'uomo non appare da nessuna parte con tanta chiarezza quanta ne palesa l'essersi fatto uomo Colui che cre l'uomo, l'esser voluta morire la vita perch vivesse colui che aveva perso la vita e l'essere diventato figura del premio che ci verr dato, Colui ad opera del quale il premio stesso ci sar dato. Questo il grande mistero della piet, che stato manifestato nella carne, stato giustificato nello Spirito, apparso agli angeli, stato predicato alle genti, stato creduto nel mondo, stato assunto 13 nella gloria . Dal primo comparire del genere umano [sulla terra] fino al compiersi degli avvenimenti, fu preannunziata dallo Spirito di Dio ogni cosa che poi si sarebbe realizzata; eppure ci sono ancora degli 14 increduli che sostengono, parlando con animo perverso , che le vicende umane non rientrano nel disegno provvidenziale di Dio. Noi al contrario, pur essendo per nascita figli dell'ira [divina] come [tutti] gli altri, ecco che siamo stati resi figli della misericordia. Ora, questo noi lo attribuiamo non ai nostri meriti ma al dono di Dio. Non lo siamo infatti per natura, tanto pi che questa in un secondo momento per propria colpa fu deturpata da vizi. E parimenti non per le risorse naturali nostre n in forza della 15 legge siamo stati separati dagli altri, ma per la grazia . Non badiamo quindi alle falsit che dicono gli increduli nei riguardi della Provvidenza di Dio, ma diamoci da fare perch giunga al loro orecchio la verit e preghiamo perch la credano.

1 - Rm 2, 3. 2 - Cf. Gb 21, 7 (?); Sal 74, 6. 3 - Rm 2, 3-6. 4 - Rm 2, 6. 5 - Sap 8, 1. 6 - Cf. Mt 10, 30 (Lc 12, 7). 7 - Cf. 2 Cor 6, 14. 8 - Cf. 1 Cor 9, 9. 9 - Cf. Mt 6, 26 e 30.

10 - 1 Cor 9, 9 (Dt 25, 4). 11 - Cf. 1 Cor 9, 10. 12 - Fil 2, 6-8. 13 - 1 Tm 3, 16. 14 - Cf. Sal 74, 6 (93, 4). 15 - Cf. Ef. 2, 3-4 e 8-9.

DISCORSO 348/A AUGM.


DISCORSO DI SANT'AGOSTINO CONTRO PELAGIO 1. Il motivo per cui il nostro Signore Ges Cristo venuto [sulla terra] e si incarnato perch, quando venne, trov tutti gli uomini immersi nel peccato. Che questa sia stata la causa della sua venuta lo afferma con estrema precisione l'Apostolo in questi termini: Parola certa e degna d'essere accettata da 1 tutti [] che Ges Cristo venuto in questo mondo a salvare i peccatori, dei quali io sono il primo . Il motivo per cui il Figlio di Dio, Dio lui stesso, Dio eterno, eterno come il Padre e a lui uguale, discese dal cielo in terra, si incarn e mor per noi, non fu altro se non perch noi eravamo privi della vita. Il medico non sarebbe disceso se non ci fossero stati dei malati; la vita non sarebbe discesa se non ci fossero stati dei morti. Se siete stati attenti, avete ascoltato quanto oggi si leggeva nell'Apostolo. Egli dice: Dio d prova del suo amore per noi poich, mentre eravamo peccatori, Cristo morto per noi. Molto pi ora, 2 giustificati nel suo sangue, saremo salvati dall'ira [di Dio] per mezzo di lui . questa la grazia di Dio, 3 ottenuta ad opera del Signore nostro Ges Cristo . Di questa grazia parlarono prima i profeti, poi parl egli stesso di sua propria bocca; in seguito, venuta a mancare la sua presenza fisica, ne parlarono gli apostoli; e finalmente, questa la grazia conservata e confessata da tutta la Chiesa. Lei la predica e la inculca e la venera. Ecco qual la grazia di Dio, ottenuta ad opera di Ges Cristo nostro Signore. 2. Questo dunque dovete anzitutto sapere, carissimi; o meglio questo dovete ricordare, poich una cosa che sapete e che continuamente ascoltate: nessun uomo pu conseguire la salvezza con i suoi meriti personali e con le sue proprie forze. Fu infatti facile all'uomo causarsi delle ferite, come facile, per quanto riguarda la nostra vita corporale, che l'uomo riesca anche a togliersela. Ma l'uomo capace forse di risuscitare da morte? Per cadere, dunque, non avevamo bisogno di alcun aiuto; anzi, proprio per questo cademmo: perch ci eravamo sottratti all'aiuto divino. Per rialzarci dal nostro stato di prostrazione, dobbiamo viceversa chiedere a lui l'aiuto, se non vogliamo rimanere nei nostri peccati. 4 Avete ascoltato l'Apostolo: Cristo morto per noi , non per s ma per non. Perch non per s, ma per 5 noi? Perch, non essendo in lui alcun peccato , non aveva alcun motivo di morire. La morte infatti la 6 pena del peccato : per cui, se Adamo non avesse peccato, non sarebbe certamente morto, e noi non saremmo stati soggetti alla morte per essere nati dalla sua stirpe. Ma ecco, venne quell'Unico che era senza peccato per eliminare tutti i peccati: infatti un uomo meritevole di castigo non avrebbe potuto sciogliere chi era legato; un uomo colpevole non avrebbe potuto liberare chi meritava condanna. Egli pertanto prese il corpo da una vergine esente da concupiscenza carnale; e quel corpo che prese non 7 procur a noi ferite ma fu medicina per le nostre ferite. Cristo morto per noi . 3. Cos'altro cercheremo da lui? Chi il Cristo? Lo avete udito. Quando il Signore interrog i suoi 8 9 discepoli , gli fu risposto da Pietro: Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivo . Lui figlio per natura, noi per grazia; lui figlio unico, noi figli numerosi perch, mentre lui generato [dal Padre], noi siamo stati adottati. Avendo dunque Dio un unico Figlio, quest'unico diletto Figlio [Dio], come si esprime l'Apostolo, 10 non lo risparmi ma lo consegn [alla morte] per tutti noi . Quale medicina pi efficace avrebbe potuto chiedere o sperare il genere umano, di quanto non sia stato l'avere [Dio] inviato il suo unico Figlio non a vivere con noi ma a morire per noi? E per morire per noi prese un corpo in cui potesse morire, perch il Verbo in quanto era Dio presso Dio Padre non aveva di che morire. In principio era il Verbo e il Verbo era 11 presso Dio e il Verbo era Dio . Cosa c'era nel Verbo che si potesse vedere con gli occhi e toccare con le mani? Come sarebbe potuta essere in Dio la sofferenza e la morte? Solo con la mente si pu vedere ci che invisibile; ma la mente stessa era avvolta dalle tenebre, era accecata dai peccati; l'uomo tutto intero era debole, tutto malato, tutto ferito, oso dire tutto morto e sepolto. Come dunque [questo uomo]

avrebbe potuto vedere colui che onnipresente, se non aveva sano l'occhio interiore con cui potesse vedere le realt invisibili? 4. In noi dunque non c'era nulla di sano. Scese il medico a curarci nel corpo e nell'anima, essendo egli il salvatore del corpo e dell'anima. I nostri medici infatti possono curare le persone che essi non hanno creato. Se pertanto un medico-uomo cura usando cose create da Dio, quanto pi Dio sar in grado di guarire con rimedi suoi? Inoltre, il medico cura un uomo che finir col morire. Dio cura colui che vivr in eterno; e il fatto stesso d'esser voluto morire per noi diventato medicina per noi. Grande, fratelli, la misericordia del nostro Medico se ci ha voluti curare non con un suo unguento ma con il suo sangue. Dice: Ancor pi ora che siamo giustificati... Giustificati come? Nel suo sangue. Non per le nostre opere, 12 non per i nostri meriti, ma, giustificati nel suo sangue, per mezzo di lui saremo salvi dall'ira [divina]. Non da noi stessi ma per mezzo di lui. Ci ha inchiodati alla croce: se vogliamo vivere, occorre 13 assolutamente che non ci teniamo uniti alla morte . Chi si attacca a se stesso si attacca alla morte. Ma nel morto non c' la vita. Cosa pu attendersi da se stesso un morto? Da solo potuto morire; non potr da solo tornare in vita. Noi da noi stessi abbiamo potuto peccare, e lo possiamo anche ora, ma da soli 14 non potremo risorgere. La nostra speranza non sia dunque riposta in altri se non in Dio . Gemiamo dinanzi a lui; speriamo in lui. Per quanto sta in noi, sforziamoci con la volont, per meritare di ottenere con la preghiera quanto speriamo. 5. Stando cos le cose, vi dir con molta franchezza, fratelli, una cosa che non c' motivo di tenere nascosta: vi parler di una eresia nuova e finora sconosciuta. Per quanto infatti serpeggiasse ampiamente, siccome rimaneva occulta, noi, nei limiti che ci era possibile, l'abbiamo tollerata in silenzio finche non fosse venuta allo scoperto da sola. Abbiamo sempre combattuto l'errore in se stesso; tacevamo il nome degli autori sperando che si correggessero caso mai li avessimo convinti dell'errore; tacevamo il nome degli autori: non c'era infatti soluzione migliore e pi desiderabile di questa: che cio costoro, ascoltando quanto noi predicavamo in conformit con l'antichissima dottrina della Chiesa, mossi da timore si fossero trattenuti dal predicare i loro errori e si fossero lasciati guarire nel silenzio, 15 convertendosi a Colui che risana tutti coloro che invocano il suo nome . Per lungo tempo ci siamo attenuti a questa norma. vero infatti che abbiamo scritto diverse cose su questa empiet e che questi scritti stavano gi andando in mano a pi di un lettore, tuttavia i nomi di coloro sui quali scrivevamo non erano ancora a vostra conoscenza. Quanto ai predicatori stessi, alcuni sono stati dalle nostre parti e qualcuno di loro si ricreduto. Di loro e della loro salvezza ci rallegriamo nel nome del Signore e per la sua misericordia. Sono stati infatti proprio alcuni di questi che si sono ravveduti dell'errore in cui erano caduti a supplicarci con insistenza affinch scriviamo qualcosa sull'errore stesso. 6. Adesso per abbiamo sentito dire che colui, che il rappresentante principale e l'autore di questa perniciosa dottrina, stato in oriente prosciolto [dalla condanna] con intervento episcopale e dichiarato cattolico. Per ottenere questo egli ha negato essere sue le affermazioni che gli si rimproveravano e, riguardo a ci che certuni sembravano diffondere come sua dottrina, egli non solo non la condivideva ma anche la colpiva d'anatema. In effetti il resoconto degli atti non ci ancora pervenuto. A lui per, in quanto servo di Dio, siamo soliti inviare lettere familiari, com'egli ne invia a noi, e cos ho fatto anche l'anno scorso quando si recato in oriente il mio figlio, il prete Orosio, servo di Dio proveniente dalla Spagna e residente nella mia comunit. Siccome era latore di mie lettere, tramite lui scrissi a Pelagio. Nella lettera non gli facevo appunti ma lo esortavo a prestare ascolto a quanto gli imponevo per mezzo di quel prete. Orbene, questo prete trov il paese dove soggiornava Pelagio in preda a gravissime turbolenze, causate dalla sua predicazione e dalla diversit di vedute tra i fratelli. Di ritorno, Orosio mi rec una lettera del prete Girolamo, uomo santo e da noi venerato per il merito dell'et, della santit e dell'erudizione, uomo a tutti noto. Questo prete Girolamo aveva gi scritto contro Pelagio un libro sul libero arbitrio, che stato recato anche a me. Quanto a Pelagio, come ho detto, egli a tenore degli atti ecclesiastici era stato assolto in quanto aveva confessato la [necessit della] grazia divina, che invece sembrava negare negli scritti e rifiutare nelle sue esposizioni. 7. Solo successivamente, cio non molti giorni fa, dall'oriente venuto a noi un nostro concittadino, il diacono Palatino, figlio di Gatto, residente qui ad Ippona. Molti [di voi] lo conoscono e molti di pi ne conoscono il nome. Collabora con chi gli padre, nel numero dei diaconi, mi sta al fianco, mi ascolta, costui. Egli mi ha recato un breve opuscolo scritto da Pelagio a condanna degli errori di cui lo si rimproverava. Non sembra riferire, magari in parte, i fatti accaduti ma riportare la difesa da lui fatta e poi trascritta o, pi probabilmente, com'egli si fosse difeso anche sulla base degli atti episcopali, che, come ho detto, non sono ancora potuti arrivare in mia mano. Egli incaric il diacono di farmi leggere quella sua apologia, ma non mi invi alcuna lettera personale, per cui io sono in angustia, temendo che in seguito possa negare anche il fatto di avermi inviato lo scritto. Comunque, io presi la risoluzione di non polemizzare sull'argomento finche non avessi letto il testo degli atti, dove, a quanto pare, implicata l'autorit della Chiesa e del vescovo. Ma perch ho voluto presentare queste cose alla vostra fede? Perch

con nostra profonda tristezza ci stato riferito che a Gerusalemme c' stata una sommossa molto grande e che dal popolo in tumulto, a quanto si dice, sono stati incendiati anche due monasteri di Betlemme. Son cose che io non mi sentivo obbligato a dirvi, [e non ve l'avrei dette] se non avessi saputo che ad alcuni di voi erano state gi riferite. meglio infatti che ascoltiate da me direttamente tutta la storia anzich veniate feriti da nebulose dicerie. 8. Voglio pertanto esporvi brevemente quanto male contenga questa eresia. Accogliete le mie parole per tenervene lontani e riferirne a noi, qualora ascoltiate qualcuno che con insinuazioni occulte e con discussioni allo scoperto vi insegni cose come queste. Temiamo infatti che, se non si corre ai ripari, il 16 male di diffonder serpeggiando come cancrena e all'improvviso ci troviamo di fronte a tanta gente infetta che non ci sia possibile guarire in alcun modo o solo molto stentatamente. Ascoltate dunque qual male racchiuda questa eresia. Come vi dicevo poc'anzi per inculcarvi la [necessit della] grazia di Dio a 17 noi data mediante il nostro Signore Ges Cristo , questa grazia combattuta dalla nuova eresia nei suoi dibattiti pestilenziali. In che modo?, dirai. Essi affermano che la natura umana, il libero arbitrio della nostra volont, son dotati di un tale potere che noi, come da noi stessi siamo stati in grado di renderci peccatori, cos noi da noi stessi possiamo diventare giusti. Inoltre essi concordano con noi nel dire che essere uomo giusto da pi che essere uomo: il nome uomo infatti indica la natura dell'uomo, il nome " giusto " indica felicit, beatitudine. Pertanto, ammettendo che l'essere uomo giusto sia da pi che essere uomo semplicemente, costoro insegnano che l'uomo l'ha fatto Dio, l'uomo giusto lo fa ciascuno di per se stesso, dando a divedere che l'uomo sa dare a se stesso pi di quanto non gli abbia dato Dio. 9. State dunque all'erta, carissimi! Nei loro malevoli dibattiti vengono condannate anche le nostre preghiere. Infatti si comportano e parlano in modo da presentare come inutili le nostre preghiere. Il Signore infatti ci ha insegnato il modo di pregare perch non ci succeda di chiedere, nelle nostre preghiere, cose materiali e beni temporali. Cos, ad esempio, che non ti faccia male la testa, che non ti tocchi morire, che non debba accompagnare tuo figlio alla sepoltura, che non subisca danni o che non venga cacciato in prigione angariato da qualcuno, e tante altre cose simili a queste, che son tutte temporali e di questo mondo. Per queste cose essi ammettono che noi possiamo pregare, ma escludono tutte le altre per le quali il Signore ci ha insegnato di pregare; non nel senso che negano quanto insegnato dal Signore ma perch sostengono principi in base ai quali gli insegnamenti del Signore vengono annullati. Ti dicono infatti: " Basti tu stesso per compiere opere di giustizia: se lo vuoi, le compi; se non lo vuoi, non le compi; non hai bisogno di aiuti da parte di Dio per mettere in pratica i suoi precetti, perch non la grazia di Dio quella che ti aiuta a non peccare, ma quella d'essere stato da lui creato in possesso di libera volont ". Con queste affermazioni vengono a chiamare grazia di Dio quella per cui siamo stati creati, quella che abbiamo in comune anche con i pagani. Ad essere creati infatti non siamo stati soltanto noi e non loro, n risulta che noi siamo usciti dal laboratorio d'un artefice e loro da un altro; ma e noi e loro abbiamo per ideatore, realizzatore e creatore l'unico Dio, che fa sorgere il sole sui buoni e 18 sui cattivi e manda la pioggia sul campo dei giusti e degli ingiusti . Dicono che questa la grazia di Dio; non ammettono invece l'altra, non quella per la quale siamo semplicemente uomini in comune con i pagani, ma quella per la quale siamo cristiani. Ecco, ora conoscete la grazia che essi negano. Ascoltatemi perch la cosa vi sia pi evidente. 10. Voi sapete che l'apostolo Paolo ci ha posto dinanzi agli occhi il dissidio che abbiamo con la carne, se 19 vogliamo vivere nella piet e nella giustizia , e la lotta che sosteniamo per questo motivo. Egli dice: Secondo l'uomo interiore io mi compiaccio della legge di Dio, ma vedo nelle mie membra un'altra legge, che si oppone alla legge della mia mente e mi rende schiavo sotto la legge del peccato - e della morte 20 che nelle mie membra . In tale difficolt grida: Sono un infelice! Chi mi liberer da questo corpo 21 mortale? E come dandosi una risposta, aggiunge: La grazia di Dio ad opera del nostro Signore Ges 22 Cristo . Essi non negano questa grazia, ma quando lotti contro la carne e le cattive abitudini derivanti dai tuoi peccati, ti rispondono: " Basti tu stesso a vincerle. Perch vuoi chiedere aiuto? Puoi riuscire con le tue sole forze ". Eppure lo stesso Apostolo ne fu sopraffatto, e per ottenere la salute confess la sua debolezza dicendo: Vedo nelle mie membra un'altra legge, che si oppone alla legge della mia mente e mi 23 rende schiavo sotto la legge del peccato . Cosa mi giova se nell'uomo interiore con la mente mi compiaccio della legge di Dio? Ecco, sono combattuto, trascinato, schiacciato, ridotto in schiavit. Vedete se con il suo grido non si rivolga a Dio come uno che in grande angustia. Se avesse detto: Chi mi 24 liberer da questo corpo mortale all'infuori della mia forza?, le sue parole potrebbero sembrare espressione di superbia, ma forse potremmo intenderle non riferite ad altri che a Dio, al quale dice il 25 26 salmo: Ti amer, Signore, mia forza . Ebbene, ha forse egli detto: Chi mi liberer se non la mia natura, la mia volont, la forza del mio [libero] arbitrio e del mio potere? Non ha detto questo. Ha 27 [da Dio]. Quindi ha detto: La grazia di Dio ad opera del nostro umiliato se stesso per essere innalzato 28 Signore Ges Cristo .

11. In vista di tale grazia il Signore ci ha inculcato cosa dobbiamo chiedere nella preghiera: Sia 29 santificato - che cosa? - il tuo nome . Ma non forse santo il nome di Dio? Che significa dunque sia santificato se non " sia santificato in noi "? Pertanto, se tu con la tua volont libera, con le forze proprie della natura, puoi santificare in te il nome di Dio, perch preghi?, perch chiedi alla sua eccelsa Maest ci che hai in tuo potere? Perch aggiungere altre parole? Ma ci sono anche le due invocazioni: Rimetti a 30 31 noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori e Non ci indurre in tentazione . Quando tali parole vengono loro presentate come obiezioni cosa pensate che rispondano? Miei fratelli, quando l'ho udito, io sono rimasto esterrefatto. Veramente, io non l'ho udito con i miei orecchi ma me l'ha riferito il santo fratello Urbano, che dei nostri ed vescovo al pari di me. stato prete qui da noi ed ora vescovo di Sicca. Tornato da Roma, dove aveva avuto dibattiti con uno che la pensava in quel modo, nel raccontarmi le discussioni da lui avute mi ha riferito che quel tale, messo alle strette dall'autorevolezza della preghiera del Signore, diceva proprio queste cose. Il vescovo lo metteva alle corde dicendogli: " Se in nostro potere il non peccare ed in nostro potere superare ogni sorta di tentazione con i soli sforzi della nostra volont, perch chiediamo a Dio che non ci lasci cadere in tentazione? ". Ebbene, cosa pensate che quell'altro gli abbia risposto? Gli ha detto: " Preghiamo Dio perch non ci faccia cadere in tentazione nel senso che non ci faccia sopportare mali che non siamo in grado di evitare: che non mi faccia cadere da cavallo e io mi fratturi il piede, che non venga ad uccidermi un qualche brigante, e cose simili. Su cose come queste infatti - diceva - io non ho potere; quanto invece al superare le tentazioni che mi portano al peccato, se lo voglio lo posso anche, e lo posso senza l'aiuto di Dio ". 12. Voi stessi, fratelli, vedete quanto sia perversa questa eresia. Vedete come tutti ne restate inorriditi. Guardatevi dunque dal farvi accalappiare! Io infatti conosco le astuzie e le ambiguit degli uomini che 32 empiamente si sono allontanati dalla verit e, divenuti preda delle loro convinzioni personali, ricusano di farsi vincere [dalla verit]. State in guardia, vi scongiuro. Ecco, egli ha trovato una sua spiegazione per 33 le parole che noi diciamo [nella preghiera] e cio: Non ci indurre in tentazione . Secondo lui, noi chiediamo che non ci capiti qualcosa che ci metta alla prova nei riguardi del corpo e su cui non abbiamo potere. Sarebbe dunque per questo che il Signore diceva: Vegliate e pregate per non cadere in 34 tentazione ? Dicendo: Vegliate e pregate, lo diceva davvero perch non abbiate a fratturarvi il piede, per non soffrire mal di testa o incorrere in qualche danno? Non diceva questo. Cosa diceva allora? Ci che 35 disse a Pietro, e cio: Ho pregato per te perch non ti venga a mancare la fede . Ho pregato, dice, per te. Dice Dio all'uomo, il Signore al servo, il maestro allo scolaro, il medico al malato. Ho pregato per te. E per che cosa? Perch non ti venga a mancare. Che cosa? La tua mano, il tuo piede, il tuo occhio, la tua lingua, colpita da paralisi, cio da un illanguidirsi delle membra? No, ma perch non ti venga a mancare la fede. Secondo costoro invece in nostro potere impedire che venga meno la nostra fede! 13. Ma perch si invoca Dio per noi? Perch ci conceda cose che, a detta di costoro, noi non dovremmo chiedere alla sua eterna Maest essendo in nostro potere il conseguirle. In tal modo, fratelli miei, essi vanificano, svigoriscono, annullano le benedizioni che noi vi impartiamo. Mi avete ascoltato, credo, miei fratelli, quando vi dico: " Rivolti al Signore, benediciamo il suo nome. Che egli ci conceda di perseverare nei suoi comandamenti, di camminare nella retta via del suo insegnamento, di piacergli in ogni specie di 36 ", e cos via di seguito. Essi dicono. " Non c' dubbio! Tutto questo in nostro potere ". opere buone Ma allora noi ve lo auguriamo inutilmente! Impegniamoci a difendere e noi e voi: noi perch non vi benediciamo senza motivo, voi perch non sottoscriviate senza motivo [la benedizione] con il vostro Amen. Miei fratelli, il vostro Amen la vostra firma; il vostro Amen la vostra accettazione, il vostro consenso. Perch nessuno di loro osi condannare e noi e voi, difendiamoci ricorrendo all'apostolo Paolo: vediamo se egli per il suo popolo desider le stesse cose che noi imploriamo per voi. Ascoltate cosa dice in un passo delle sue lettere: un testo breve. Cosa affermi dunque, o nuovo eretico, chiunque tu sia, che mi stai ascoltando, se sei presente? Cosa insegni? " Che noi abbiamo il potere di non peccare, sicch questo risultato possiamo raggiungerlo senza l'aiuto della grazia divina ". Ma proprio questo che dici? " S, proprio questo ", risponde. Quindi il non peccare in nostro potere, n c' bisogno dell'aiuto di Dio? " Senza dubbio! - risponde -: per fare questo ci sono sufficienti [le risorse del] nostro libero arbitrio ". Ma, allora, che senso hanno le parole dell'Apostolo nella lettera ai Corinzi: Noi supplichiamo Dio perch voi 37 non facciate nulla di male ? Voi stavate attenti, quindi le avete udite e accolte [nella mente], e, trattandosi di parole chiare lampanti, avete compreso senza dubbio cosa chiedeva l'Apostolo nella preghiera. Egli dice: Noi supplichiamo il Signore perch non facciate nulla di male. Poteva dire senz'altro: Noi vi esortiamo perch non facciate nulla di male; voi vi )istruiamo perch non facciate nulla di male; ve lo comandiamo, ve lo imponiamo; e, se avesse detto questo, avrebbe certamente detto una cosa giusta, poich anche la nostra volont ha qualcosa da compiere. Noi diciamo infatti che la nostra volont non fa niente ma che da sola non basta. Per inculcare dunque la [necessit della] grazia egli prefer dire: Noi preghiamo, perch [i lettori] comprendessero che, quando non compiono il male, non lo evitano in forza della sola loro volont, e inoltre che per attuare il comandamento di Dio, hanno bisogno del suo aiuto.

14. Orbene, fratelli, quando vi si d un precetto, riconoscete in questo il [libero] arbitrio della volont; quando poi per adempiere il precetto vi si dice di ricorrere alla preghiera, riconoscete in questo l'apporto della grazia. Nelle Scritture infatti trovi tutt'e due le cose: che si comanda e che si prega; quanto viene comandato vien chiesto nella preghiera. State attenti a quel che vi dico. Ecco ci si comanda d'essere intelligenti. Dirai: " In che occasione ci si comanda di essere intelligenti? ". Non siate come il cavallo e 38 come il mulo, che non hanno intelligenza . Hai udito che c' un comando; domanda di poter adempiere quanto stato comandato. Tu dici: " In che modo lo chieder? ". Ascolta la Scrittura! Cosa ti viene comandato? Non siate come il cavallo e come il mulo che non hanno intelligenza. Nel comando che viene dato tu riconosci [l'apporto del] la volont. Ascolta come si debba ricorrere alla preghiera, e riconosci la 39 [necessit della] grazia. Dammi intelligenza affinch io impari i tuoi comandamenti . Ci si comanda di avere la sapienza. Il comando, lo leggo. Replica: " Dove lo leggi? ". Ascoltate! Voi del popolo che siete 40 privi di sapienza e stolti diventate saggi una buona volta! Ma cosa dice qui l'eretico? " Tu stesso vedi come Dio ci abbia comandato d'essere sapienti. Significa che la sapienza in nostro potere ". L'ho gi detto: s, ho udito il comando, ho riconosciuto [l'apporto del] la volont; tu ascolta la preghiera di richiesta perch vi possa riconoscere la [necessit della] grazia. Si tratta infatti della sapienza che stata a noi comandata. Ascoltiamo cosa dice l'apostolo Giacomo: Se qualcuno di voi manca di sapienza, la 41 chieda a Dio, che a tutti [la] dona in abbondanza . Altrove ci si comanda la continenza. Dove si trova 42 questo comando? Scrive l'Apostolo a Timoteo: Sii continente! un comando, un precetto: lo si deve ascoltare e mettere in pratica; ma, se Dio non ci viene in aiuto, noi siamo bloccati. Con la volont proviamo a fare qualcosa, e la volont si sforza nel tentativo. Non presuma di farcela senza che qualcuno venga a soccorrere la sua debolezza! Le stato certamente comandato di contenersi, ma ora ascolta quest'altro passo della Scrittura: Sapendo che nessuno pu essere continente se Dio non glielo concede, 43 e che era dono della sapienza lo stesso conoscere chi ne fosse il donatore ... " Ebbene, cosa feci? ". 44 Dice: Ricorsi al Signore e lo scongiurai . Che bisogno c', fratelli miei, di citare molti passi? Qualunque sia il comando che ci viene dato, dobbiamo pregare per eseguirlo. Non certo nel senso che noi ci dobbiamo mettere da parte e, come sogliono fare gli indolenti, ce ne stiamo supini per terra, dicendo: " Dio ci far piovere in faccia ci che dobbiamo mangiare, e cos noi non dovremo fare assolutamente nulla "; anzi, quando il cibo ci sar piovuto in bocca, potremo anche aggiungere: " Dio ce lo cacci pure in gola! "... Qualcosa dobbiamo farla anche noi: dobbiamo ingegnarci, dobbiamo sforzarci, e dobbiamo ringraziare per quello che abbiamo potuto e pregare per quello che non abbiamo potuto. Col ringraziare eviti d'essere condannato per ingratitudine, con il chiedere quello che ancora non hai eviti di restare a mani vuote per gli impedimenti che ti ostacolano. 15.Pensateci, fratelli! Specialmente quando vi si avvicina qualcuno e vi dice: " Cosa rimane da fare a noi, se non possiamo nulla senza che Dio ce lo doni? E alla fine Dio non dar a noi la corona ma la dar a se stesso! ". Vi accorgete subito da quale fonte scaturisca [questa dottrina]. una sorgente avvelenata. stata intorbidita dal serpente: non sana. Attualmente satana fa ogni giorno questo tentativo: allontanare la gente dalla Chiesa con il veleno degli eretici come alle origini allontan [l'uomo] dal paradiso con il veleno del serpente. Nessuno dica che quel tale stato prosciolto dai vescovi. stato assolto non lui ma la sua professione [di fede], considerata una specie di ravvedimento in quanto le parole che disse dinanzi ai vescovi suonavano come cattoliche. Quei vescovi che l'assolsero per non conoscevano ci che egli veniva scrivendo nei suoi libri. E forse egli si ricredette per davvero: non dobbiamo infatti disperare di uno che prefer di rimanere nella fede cattolica e ricorse alla grazia di Dio e al suo aiuto. Magari sia accaduto cos! Ad ogni modo, non stata assolta l'eresia ma l'uomo che quell'eresia rinnegava. Quando dunque ci saranno giunti tra le mani i suoi scritti e noi avremo letto il resoconto degli atti, qualunque cosa saremo riusciti a conoscere con maggiore chiarezza nei riguardi del malaugurato errore e dell'eventuale ravvedimento del corifeo, ce ne faremo un dovere portarlo alla conoscenza della vostra carit. Con l'aiuto del Signore!

1 - 1 Tm 1, 15. 2 - Rm 5, 8-9. 3 - Rm 7, 25a. 4 - Rm 5, 9. 5 - Cf. 1 Gv 3, 5. 6 - Cf. Rm 5, 12.

7 - Rm 5, 9. 8 - Cf. Mt 16, 13 e 15. 9 - Mt 16, 16. 10 - Rm 8, 32. 11 - Gv 1, 1. 12 - Rm 5, 9. 13 - Cf. Rm 6, 6-8 (?). 14 - Cf. Sal 61, 8; 145, 5 (?). 15 - Cf. Gi 2, 32 (Rm 10, 13). 16 - Cf. 2 Tm 2, 17. 17 - Rm 7, 25a. 18 - Mt 5, 45. 19 - Cf. Tt 2, 12. 20 - Rm 7, 22-23 (8, 2). 21 - Rm 7, 24. 22 - Rm 7, 25a. 23 - Rm 7, 23. 24 - Rm 7, 24. 25 - Sal 17, 2. 26 - Rm 7, 24. 27 - Cf. Mt 23, 12 (Lc 14, 11; 18, 14). 28 - Rm 7, 25a. 29 - Mt 6, 9 (Lc 11, 2). 30 - Mt 6, 12. 31 - Mt 6, 13 (Lc 11, 4). 32 - Cf. Tt 1, 14. 33 - Mt 6, 13. 34 - Mt 26, 41. 35 - Lc 22, 32.

36 - Cf. Col 1, 10. 37 - 2 Cor 13, 7. 38 - Sal 31, 9. 39 - Sal 118, 73. 40 - Sal 93, 8. 41 - Gc 1, 5. 42 - 1 Tm 5, 22. 43 - Sap 8, 21. 44 - Sap 8, 21.

Discorso 272/B augm.


DISCORSO DI SANT'AGOSTINO SULLA PENTECOSTE 1. Ritengo che voi, carissimi, ben sappiate che oggi la Chiesa celebra la discesa dello Spirito Santo. Il 1 Signore infatti aveva promesso ai suoi apostoli che avrebbe mandato loro lo Spirito , e in conformit con la sua attendibilissima parola, egli ademp la promessa. E se la resurrezione del Signore rafforz nei seguaci la fede nella divinit di colui che si fece uomo per la nostra salvezza, ancor pi questo fece la sua ascensione al cielo, e raggiunse la pienezza e la perfezione con il dono dello Spirito Santo, che egli mand 2 [dal cielo] e riemp i discepoli. Diventati otri nuovi, essi poterono contenere il vino nuovo ; e per questo 3 motivo, siccome parlavano in [diverse] lingue, si disse che erano ubriachi e pieni di vino nuovo . Le parole degli ascoltatori furono testimonianza dell'affermazione del Signore, riferita dalla Scrittura, che 4 aveva detto: Nessuno mette il vino nuovo in otri vecchi . Ora per questi otri nuovi egli stava preparando il vino nuovo. Essi furono otri vecchi finche nei riguardi di Cristo ebbero opinioni carnali. Nell'ambito di " otre vecchio " rientrava quell'espressione che l'apostolo Pietro in preda al timore per la morte di Cristo ebbe a pronunciare pensando che egli sarebbe finito come tutti gli altri uomini. A lui per il Signore 5 replic: Va' lontano da me, satana! Tu mi sei di scandalo . Questa riluttanza di Pietro faceva parte della sua condizione di otre vecchio; ma ecco che il Signore risuscit e si mostr ai discepoli. Essi toccarono ci 6 che nel pianto avevano visto pendere dalla croce : erano davanti ai loro occhi vive quelle membra che piangendo avevano viste morte e sepolte. Furono fortificati nella fede e credettero in lui. Poi ecco che egli ascende in cielo e comanda loro di riunirsi in un unico luogo e l aspettare fino a quando non avesse 7 inviato loro quel che aveva promesso . Si radunarono dunque in un luogo e pregando attesero il 8 compimento della promessa. In tal modo deposero l'antico e si rivestirono del nuovo . Divenuti capaci [del dono divino], essi il giorno della Pentecoste ricevettero lo Spirito Santo. Ecco il motivo per cui noi celebriamo il grande mistero odierno e facciamo festa in questo giorno celeberrimo. Vogliate pertanto considerare, santi fratelli, il grande accordo esistente fra le Scritture del vecchio e del nuovo Testamento. Nel primo la grazia veniva promessa, nel secondo data; nel primo era simboleggiata, nel secondo raggiunge la completa pienezza. Vien da pensare a un artefice che intende costruire delle figure con un metallo, ad esempio con il bronzo o l'argento. Prima della fusione compone la forma in cera, e questa prima composizione provvisoria diventa un passaggio per la necessaria forma definitiva: l'artista cio compone quelle prime forme per poi riempirle. Allo stesso modo il Signore disegn tutto in forme figurative e le diede al popolo nel vecchio Testamento, ma poi svuot quelle forme e nel darle al nuovo popolo, le riemp con una perfettissima infusione. Vogliate dunque, santi fratelli, considerare con un'attenzione un po' pi impegnata quali sono state le antiche forme rappresentative e quale la loro realizzazione nel giorno della Pentecoste. Vale la pena considerarle con attenzione. Si apprende con frutto pi abbondante quella parola che si ascolta con attenzione particolare. Siate anche voi, evidente, degli 9 otri nuovi per poter contenere il vino nuovo a voi servito dal nostro ministero. 2. Spesso ci si chiede: " Se noi celebriamo la Pentecoste per la discesa dello Spirito Santo, per qual motivo la celebrano i giudei? ". Infatti anche i giudei celebrano la Pentecoste. Lo avete ascoltato voi che questa mattina eravate presenti alla lettura del libro di Tobia, che vi stata proclamata nella memoria del beato Teogene. Ivi detto che nel giorno di Pentecoste [Tobia] si prepar un pranzo invitando alcuni suoi

compatrioti che, essendo timorati del Signore, erano degni di partecipare alla sua mensa. Dice: Nel 10 giorno di Pentecoste, che il pi santo della settimana . Infatti sette per sette fa quarantanove: al quale numero si aggiunge l'uno per significare l'unit e cos poter tornare al principio. L'unit infatti d coesione a tutta la moltitudine; e mentre la moltitudine se non cementata dall'unit un agglomerato di gente rissosa e litigiosa, se invece concorde forma un'anima sola. Lo afferma la Scrittura, la quale, parlando di coloro che avevano ricevuto lo Spirito Santo, dice che avevano un'anima sola e un cuore solo 11 protesi verso Dio . Cos essi diventano il cinquanta, cio il mistero della Pentecoste. Ma allora perch celebrano la Pentecoste i giudei se non perch nella loro celebrazione era contenuta una qualche figura? Statemi attenti! Voi sapete che presso i giudei si uccideva un agnello e cos si celebrava la pasqua, come figura della Passione del Signore, che sarebbe avvenuta in seguito. Non c' cristiano che ignori quanto vi 12 sto dicendo. Sapete anche che fu loro comandato di trovarsi un agnello fra le capre e tra le pecore . Ma come si pu trovare un agnello tra le capre e tra le pecore? Quel comando per, in se impossibile, stava ad annunziare una possibilit che si sarebbe realizzata nel nostro Signore Ges Cristo, il quale secondo la 13 carne nacque dalla stirpe di Davide , e trae origine da peccatori e da giusti. Nella genealogia del 14 Signore, secondo le generazioni riportate dagli evangelisti , trovi molti peccatori e molti giusti. Chiam infatti anche costoro, cio i peccatori, essendo venuto servendosi anche di peccatori; e da giusti e da peccatori raduna oggi la sua Chiesa, riservandosi di mandare i giusti nel Regno dei cieli, separando [da loro] i peccatori che si ostinano nel peccato e nella malvagit. Ad ogni modo egli, venuto per caricarsi dei nostri peccati, non ha esitato a trarre origine da peccatori. Ma in questo, cio riguardo alla sua genealogia, ci son molte cose misteriose, che, se Dio ce ne conceder il tempo, spiegheremo alla santit vostra; adesso dobbiamo tornare all'argomento che ci proponevamo di trattare. 3. Riguardo al giorno della Pentecoste, stavamo esponendo il motivo per cui lo celebrano anche i giudei. Essi uccidono l'agnello, l'agnello pasquale. E, come loro, cos anche noi celebriamo la pasqua nella quale 15 fu ucciso l'Agnello immacolato e senza colpa : quell'Agnello al quale Giovanni rese testimonianza 16 dicendo: Ecco, l'Agnello di Dio, ecco colui che toglie i peccati del mondo . In memoria della sua passione noi celebriamo la pasqua. Ai giudei fu datala legge [che si basa] sul timore, ai cristiani viene dato lo Spirito Santo, fonte di grazia. Spinti dal timore essi non furono in grado di adempiere la legge, anzi proprio a causa della legge divennero trasgressori. La legge contenuta nei cinque libri, come cinque 17 erano i portici che circondavano la piscina di Salomone : i quali potevano, s, accogliere i malati ma non ne potevano guarire neppure uno. I cinque portici accoglievano gli infermi, che per rimanevano distesi l dov'erano. Allo stesso modo nessuno veniva risanato mediante quei libri. Perch nessuno? Per la superbia. Convinti di poter adempiere il precetto con le loro sole forze, non riuscirono ad adempirlo, e cos la legge divenne loro avversaria: per essa divennero trasgressori, e tali rimasero finche non proruppero nel grido del quale anche questa mattina abbiamo parlato alla vostra santit: Uomo miserabile che altro non sono! Chi mi liberer da questo corpo mortale? La grazia di Dio per l'opera di 18 Ges Cristo nostro Signore . Dunque, la legge smaschera i trasgressori, la grazia li libera dalla colpa; la legge minaccia, la grazia attira; la legge tende a punire, la grazia assicura il perdono. Nondimeno le cose prescritte nella legge sono identiche a quelle prescritte nella grazia; e per questo si dice che la legge fu 19 scritta con il dito di Dio . Cos infatti troviamo scritto. 4. Cerchiamo nel Vangelo cosa sia il dito di Dio, e lo troveremo. Che significa " dito di Dio "? Nella verit delle cose infatti Dio non ha questo membro corporale come lo abbiamo noi. Ma per caso egli avr la vista da una parte e non dall'altra?, o di lui si potr forse delimitare la forma delle membra, mentre egli tutto in ogni luogo ed presente dinanzi a tutti? Cos' dunque il dito di Dio? Lo Spirito Santo. Statemi attenti! Come lo dimostriamo? Dal Vangelo. C' infatti un passo in cui quello che un evangelista dice in figura un altro lo dice in forma esplicita. quel passo del Vangelo dove i giudei affermano che il Signore 20 cacciava i demoni in nome di Beelzebub . Rispondendo il Signore disse: Se io scaccio i demoni nel dito 21 di Dio, certamente giunto a voi il Regno di Dio . Un altro evangelista riferisce lo stesso avvenimento 22 dicendo: Se io [faccio questo] nello Spirito Santo, vuol dire che giunto a voi il Regno di Dio . Siccome dunque un evangelista parla di " dito di Dio ", ecco che l'altro chiarisce l'espressione mostrandoci che " dito di Dio " lo Spirito Santo, per cui in Dio non dobbiamo cercare dita carnali ma comprendere il motivo per cui con il nome " dito " si designa lo Spirito Santo. perch ad opera dello Spirito Santo gli apostoli 23 ricevettero la diversit dei doni , ed nelle dita che la mano appare in forma diversificata, tant' vero che con le dita si fa il conto e la spartizione. Ma allora perch i giudei celebrano la Pentecoste? Mistero grande e veramente stupendo, fratelli! Imprimetevi nella mente che nel giorno della Pentecoste i giudei ricevettero la legge, scritta con il dito di Dio, e nello stesso giorno di Pentecoste discese lo Spirito Santo. 5. Occorre determinare la natura della legge [del Signore]. I giudei la ricevettero in tavole di pietra, e con 24 ci si raffigurava la durezza del loro cuore, ma essa era scritta con il dito di Dio , e pertanto tutte le prescrizioni contenute nella legge obbligano anche i cristiani. Ora per, come dice l'Apostolo, non sono 25 scritte in tavole di pietra ma nelle tavole del cuore che sono di carne . Ecco dunque la differenza: la

legge finche rimase scritta nei cuori induriti dei giudei, non fu osservata; la stessa legge, data ai cristiani, trova cuori dotati di fede e cos diventa facile e dura in eterno. Essi erano pietra; invece i cuori dei 26 cristiani erano terreno fertile, quindi furono in grado di produrre frutti . Ci rifacciamo al Vangelo, quando al Signore fu presentata quella donna che era stata sorpresa nell'adulterio. Stando alla legge, i 27 giudei la volevano lapidare , il Signore invece voleva solo che non continuasse a peccare, pronto a perdonarle il peccato commesso. E a coloro che volevano colpirla con le pietre, mentre erano loro stessi 28 di pietra, disse: Chi tra voi senza peccato scagli per primo la pietra contro di lei . Detto questo chin il capo e con il dito cominci a scrivere in terra; ma quei tali, esaminando la propria coscienza, se ne 29 andarono uno dopo l'altro, dal pi anziano al pi giovane, e rimase l soltanto la donna . Il Signore alz il capo e le disse: Cos' questo, donna? Nessuno ti ha condannata? Rispose: Nessuno, Signore. E il 30 Signore: Nemmeno io ti condanno. Va' e non peccare pi . Cosa significava questa larghezza nel perdonare? La grazia. E quella durezza che cosa significava? La legge data su pietre. Per questo il Signore 31 scriveva con il dito , ma scriveva in una terra da cui poteva raccogliere frutti! Se al contrario si semina 32 qualcosa sulla pietra, la pianta non viene fuori perch non pu mettere le radici . Distingui dunque dito di Dio e dito di Dio: il dito di Dio con cui fu scritta la legge e il dito di Dio che lo Spirito Santo. 6. Nel giorno di Pentecoste fu data la legge, nel giorno di Pentecoste venne lo Spirito Santo. Ma vi avevamo promesso di dimostrarvi come i giudei ricevettero la legge cinquanta giorni dopo la Pasqua, che anche noi celebriamo. Tieni presente al riguardo che ad essi fu ordinato di uccidere l'agnello per la 33 celebrazione della Pasqua il quattordici del primo mese . Mettendo nel computo lo stesso giorno quattordici in cui comincia la Pasqua, di quel mese restano diciassette giorni. Si arriv quindi al deserto, al luogo dove fu data la legge; e la Scrittura si esprime cos: Nel terzo mese da quando il popolo era stato 34 condotto fuori dall'Egitto il Signore parl a Mos dicendo che quanti avrebbero ricevuto la legge si 35 purificassero in vista del terzo giorno, nel quale sarebbe stata data la legge . Dunque all'inizio del terzo mese si ingiunge di purificarsi per il terzo giorno; e comincia la Pasqua... Statemi attenti, perch non succeda che i numeri vi portino, per cos dire, fuori pista e addensino nubi sul vostro intelletto. Per quanto ci possibile, con l'aiuto del Signore vogliamo chiarirvi la cosa. Se mi sosterrete con la vostra attenzione, scorgerete fraternamente quel che intendo dirvi; se questa attenzione mancher, quanto io vi dir vi rimarr oscuro anche se ve lo esponessi nella forma pi elementare. Or dunque, ecco che per [celebrare] la Pasqua si fissa il quattordici del mese e si prescrive la purificazione per ricevere la legge, 36 data sul monte e scritta con il dito di Dio , quel dito di Dio che lo Spirito Santo. Ricordatevi di questo. Ve lo abbiamo dimostrato in base al Vangelo. Per la purificazione si fissa il terzo giorno del terzo mese. Al primo mese dunque togli dodici [giorni] per cominciare con il quattordicesimo: ne restano diciassette. Se a questi aggiungi l'intero secondo mese arrivi a quarantasette, e se prosegui contando dal giorno stesso della purificazione per arrivare al terzo giorno, ecco che si ha cinquanta. quanto mai chiaro, lampante : i giudici ricevettero la legge nel giorno di Pentecoste. 7. Essendo induriti, [la legge] fu per loro un gravame; essendo induriti, fu per loro un peso. Viene per il Signore arrecando la grazia, e grida: Venite a me, voi che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorer. Prendete su di voi il mio giogo e imparate da me che sono mite ed umile di cuore, e troverete riposo per 37 le vostre anime. Poich il mio giogo soave e il mio carico leggero . Come mai il suo giogo soave? La legge minaccia, egli attira; la legge dice: " Se non fai questo o quello, io ti punir "; Cristo dice: " 38 Qualsiasi peccato abbia tu fatto, io te lo perdono; d'ora in avanti gurdati dal peccare ". Pertanto il suo 39 40 giogo soave, il suo peso leggero . Occorre per che noi diventiamo otri nuovi e, rivolti con l'animo verso di lui, ne attendiamo la grazia. Saremo copiosamente riempiti di Spirito Santo e attraverso lo Spirito santo verr in noi la carit. In tal modo saremo riscaldati dal vino nuovo e ci inebrieremo al suo 41 calice scintillante e colmo di ebbrezza , al punto che dimenticheremo le cose terrene che prima ci tenevano schiavi. In questo modo se ne dimenticavano i martiri quando si avviavano al supplizio. Dimenticavano i figli e le mogli, dimenticavano i genitori anche quando si cospargevano la testa di polvere e perfino le madri che dinanzi a loro scoprivano il seno e rinfacciando il latte che avevano succhiato, tentavano di distoglierli dal cibo [della vita]. Tutto essi dimenticavano, e non badavano nemmeno ai loro cari. Perch ti stupisci se il martire non si ferma a considerare i propri familiari? un ubriaco. Ma ubriaco di che? Di carit. E la carit da dove gli venuta? Dal dito di Dio, dallo Spirito Santo, da colui che discese il giorno di Pentecoste. 8. Come dimostriamo che si adempie la legge mediante la carit, dono dello Spirito Santo ? Lo dice 43 l'Apostolo: Pieno adempimento della legge la carit ; e in un altro passo: L'amore del prossimo non 44 opera il male . Infatti i precetti " Non commettere adulterio ", " non rubare ", " non uccidere ", " non 45 ". desiderare " e tutti gli altri si compendiano in questa parola: " Amerai il prossimo tuo come te stesso 46 Ecco perch la carit adempie la legge . E come dimostriamo che la carit proviene dallo Spirito Santo? 47 Ascolta l'Apostolo che dice: Noi ci gloriamo della tribolazione . Sottoposti a tribolazione i giudei venivano costretti ad adempiere la legge, ma non vi riuscivano; i cristiani dalle tribolazioni non venivano
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allontanati dalla legge ma piuttosto sospinti a correre verso la legge. Badate a ci che dico, fratelli. Ai giudei era irrogata la pena che chiunque avesse offerto sacrifici agli idoli doveva essere lapidato o crocifisso, ed essi si astenevano dal farlo perch erano pressati dal timore, non trattenuti dall'amore. Non temevano [la trasgressione] perch erano sopraffatti dal desiderio illecito ed andavano dietro agli idoli tutte le volte che incombeva su di loro la crocifissione o si minacciava loro la morte o la lapidazione. Tutte queste pene non riuscivano a trattenerli [dal male]. Pi tardi, ecco venire l'amore insieme con il timore: sopraggiunse la carit. Il Vangelo fu predicato ai pagani, e per indurli a sacrificare agli idoli si prese a minacciare loro il fuoco, le croci, le belve. Tutte queste pene venivano loro minacciate e gli imperatori le infliggevano, ma i cristiani sopportavano tutto, e il loro cuore non si pieg ad adorare gli idoli. Dalle pene i giudei non ottennero d'essere distolti dagli idoli; dalle stesse pene i cristiani non si lasciarono indurre a venerare gli idoli. Questo perch era in essi la carit, dono dello Spirito Santo. Dice l'Apostolo: Anzi, noi ci 48 gloriamo delle tribolazioni sapendo che la tribolazione produce la pazienza, la pazienza la virt provata - e noi vogliamo ora dimostrare che la carit con cui si adempie la legge proviene dallo Spirito Santo -. Orbene, eccolo qua: la tribolazione [produce] la pazienza, la pazienza la virt provata, la virt provata la speranza; la speranza non resta delusa poich la carit di Dio stata riversata nei nostri cuori ad opera 49 dello Spirito Santo, che ci stato dato . 9. Noi dunque celebriamo oggi l'annuale festa della discesa dello Spirito Santo; ma lo Spirito Santo dobbiamo averlo nel cuore tutti i giorni. Non dobbiamo pensare che la solennit odierna debba durare soltanto per oggi e non in tutti gli altri giorni. Non celebriamola per un giorno solo ma in ogni tempo, se 50 51 vogliamo essere non riprovati ma approvati dal Signore nel giorno della sua venuta . Avendoci in 52 antecedenza dato il pegno , ci voglia condurre al possesso eterno [dei beni]. Cristo infatti ha sposato la sua Chiesa e ha mandato a lei lo Spirito Santo. Lo Spirito Santo come l'anello nuziale; e chi le ha dato l'anello le dar anche l'immortalit e il riposo. Lui amiamo, in lui speriamo, in lui crediamo. Nel pomeriggio venite un po' prima per poter cantare inni a Dio. Gli estranei si ubriacano con il vino della vite di questa terra per soddisfare la lussuria; noi inebriamoci dei cantici divini. Lodiamo il Signore con i 53 canti della salvezza e, una buona volta, dimentichiamo la terra, per meritare di essere elevati dalla terra al cielo. Ce lo conceda il nostro Signore Ges Cristo, che vive e regna con Dio Padre.

1 - Cf. Gv 14, 16; 15, 26; 16, 7 (Lc 24, 49). 2 - Cf. Lc 5, 38 (Mt 9, 17; Mc 2, 22). 3 - At 2, 13. 4 - Lc 5, 37 (Mc 2, 22). 5 - Mt 16, 23. 6 - Cf. Lc 24, 39. 7 - Cf. Lc 24, 49 (At 1, 4). 8 - Cf. Col 3, 9-10 (Ef 4, 22-24). 9 - Cf. Lc 5, 38 (Mt 9, 17; Mc 2, 22). 10 - Tb 2, 1 (LXX). 11 - At 4, 32. 12 - Cf. Es 12, 5 (LXX). 13 - Cf. Rm 1, 3. 14 - Cf. Mt 1, 1-17; Lc 3, 23-38.

15 - Cf. Es 12, 5; 1 Pt 1, 19. 16 - Gv 1, 29. 17 - Cf. Gv 5, 2-3. 18 - Rm 7, 24-25a. 19 - Cf. Es 31, 18 (Dt 9, 10). 20 - Cf. Mt 12, 24 (Mc 3, 22; Lc 11, 15). 21 - Lc 11, 20. 22 - Mt 12, 28. 23 - Cf. 1 Cor 12, 4. 24 - Cf. Es 31, 18 (Dt 9, 10). 25 - 2 Cor 3, 3. 26 - Cf. Mt 13, 5. 8 (Mc 4, 5. 8; Lc 8, 6. 8). 27 - Cf. Gv 8, 3-6. 28 - Gv 8, 7. 29 - Cf. Gv 8, 8-9. 30 - Gv 8, 10-11. 31 - Cf. Gv 8, 6. 8. 32 - Cf. Mt 13, 5-6 (Mc 4, 5-6). 33 - Cf. Es 12, 6. 18, etc. 34 - Es 19, 1. 35 - Cf. Es 19, 10-11. 36 - Cf. Es 31, 18 (Dt 9, 10). 37 - Mt 11, 28-30. 38 - Cf. Gv 8, 11. 39 - Cf. Mt 11, 30. 40 - Cf. Lc 5, 38 (Mt 9, 17; Mc 2, 22). 41 - Cf. Sal 22, 5. 42 - Cf. Rm 13, 8c. 43 - Rm 13, 10b.

44 - Rm 13, 10a. 45 - Rm 13, 9. 46 - Cf. Rm 13, 8c. 47 - Rm 5, 3a. 48 - Rm 5, 3-4a. 49 - Rm 5, 3b-5. 50 - Cf. 1 Cor 9, 27 (nel testo di Agostino). 51 - Cf. 1 Th 5, 2; 2 Pt 3, 10. 52 - Cf. 2 Cor 1, 22 (5, 5). 53 - Cf. Ef 5, 18-19.

Discorso 204/A
DISCORSO SULL'EPIFANIA Siccome i cieli narrano la gloria di Dio , una stella condusse i magi ad adorare Cristo . I magi furono la primizia dei popoli pagani; ed oggi essi vi esortano a fare ci che fecero loro stessi. In questo giorno 3 Cristo ricevette dei doni : voi mettete la mano nelle vostre borse e tiratene fuori quel che torna gradito a Cristo, il quale ha voluto rendersi bisognoso nella persona dei suoi poveri. Per lui infatti, che non pu 4 essere contenuto dall'intero universo, non ci fu posto nell'albergo e, come sapete, fu adagiato in una 5 mangiatoia . Lo cercavano per adorarlo, individuato che ne fu il luogo, egli si occultava. Vennero 6 7 interrogati i giudei sulla localit in cui sarebbe dovuto nascere il Cristo , ed essi risposero: A Betlemme . Mostrano dove bisogna andare ma non ci vanno: come le pietre miliari, che mostrano la via ma son fisse al suolo. Appare la stella, che, quasi fosse una lingua venuta dal cielo, guida i magi e mostra loro il 8 luogo [cercato]. Essi non Lo guardano sprezzanti nella sua forma infantile, ma, sebbene piccolo, Lo adorano comprendendone la grandezza. Il Verbo di Dio ricevette i doni. Essendo ancora bambino, egli taceva, ma era gi celebrato nel messaggio degli angeli. Allora taceva, ma poi si sarebbe riempita di lui la 9 predicazione evangelica. Infatti anche in seguito i cieli avrebbero narrato la sua gloria : quei cieli che sono gli apostoli, con i fulmini dei loro miracoli e i tuoni dei loro precetti. Di loro infatti era stato detto: 10 Per tutta la terra si diffuso il loro rimbombo e sino ai confini della terra le loro parole . Come sarebbero potute celarsi a noi le parole che raggiunsero gli estremi confini della terra? Esse vennero a noi, ci trovarono e ci cambiarono. La debolezza di Cristo la nostra forza, il silenzio di Cristo la nostra voce, la povert di Cristo la nostra ricchezza, come pi tardi la morte di Cristo sarebbe stata la nostra 11 vita. Giaceva nella mangiatoia il pane disceso dal cielo . Voi, giumenti del Signore, se avete fame accostatevi: portatelo nel vostro cuore e sarete suoi giumenti. Lasciate che egli sieda su di voi, che egli sia vostro nutrimento. Voi infatti sapete che egli sedette in groppa ad un asino e guid l'asino a 12 Gerusalemme . Mettetevi sulle spalle il Signore: egli sa dove condurvi. Camminate tranquilli! Con un guidatore di tale sorta non andrete fuori strada: egli la via che conduce alla Gerusalemme celeste. Avete la fede: camminate in essa perch, portando Cristo, possiate raggiungere la felicit eterna.
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1 - Cf. Sal 18, 2. 2 - Cf. Mt 2, 1-2. 3 - Cf. Mt 2, 11. 4 - Cf. Lc 2, 7.

5 - Cf. Lc 2, 7. 6 - Cf. Mt 2, 2. 7 - Mt 2, 5. 8 - Cf. Mt 2, 9. 9 - Cf. Sal 18, 2. 10 - Sal 18, 5. 11 - Cf. Gv 6, 41. 12 - Cf. Mt 21, 7.

Discorso 218 augm.


TRATTATO DI SANT'AGOSTINO SULLA PASSIONE DEL SIGNORE 1. Si legge e si celebra con rito solenne la Passione del nostro Signore e Salvatore Ges Cristo, che con il suo sangue ha cancellato le nostre colpe. Con la devota celebrazione annuale se ne rinnova il ricordo e aumenta in noi la gioia; con l'accresciuta partecipazione dei popoli la nostra fede viene annunziata e acquista splendore. La stessa solennit quindi esige da noi che vi parliamo della Passione del Signore, per quel tanto che egli vorr donarci. In effetti, i patimenti che il nostro Signore ha sofferto ad opera dei nemici li ha sofferti per la nostra salvezza e perch ne traessimo profitto per la vita presente, in quanto egli si degnato sopportarli per darci un esempio di pazienza, e cos noi, se Dio vorr che soffriamo qualcosa per la verit del Vangelo, non ci sottraiamo a tali sofferenze. Ricordando per che egli nel suo corpo mortale non soffr nulla per necessit ma ogni cosa fu scelta dalla sua libera volont, abbiamo motivo di credere che rivestano un loro proprio significato tutti e singoli gli avvenimenti che ebbero luogo durante la sua Passione e che a noi sono stati tramandati in iscritto. 2. E cominciamo. Consegnato [ai nemici] per essere crocifisso, egli port personalmente la sua croce . Ci diede un esempio di sopportazione e, camminando avanti a noi, ci mostr cosa debba fare colui che vuole seguirlo. quanto ci esort a fare con la sua parola, quando disse: Colui che mi ama prenda la sua croce 2 e mi segua . Porta in certo qual modo la sua croce colui che sostiene [il peso del]la sua mortalit. 3. Egli fu crocifisso nel luogo del cranio . Volle significarci che nella sua Passione c'era la remissione di 4 tutti i peccati, dei quali si dice nel salmo: Le mie colpe sono diventate pi numerose dei miei capelli . 4. Insieme con lui furono crocifissi due uomini , uno da una parte e uno dall'altra. Si indica che un giorno 6 alcuni saranno alla sua destra, altri alla sua sinistra . Di coloro che saranno alla sua destra detto: Beati 7 quelli che soffrono persecuzioni per la giustizia ; di quelli che stanno alla sinistra detto: Quand'anche 8 avessi dato alle fiamme il mio corpo, se non avr la carit non mi giova a nulla . 5. Sulla croce di lui fu posta una iscrizione che diceva: Il Re dei giudei . Volle dimostrare che nemmeno uccidendolo ottennero di non averlo come loro re: quel re, che in forza del suo potere sovrano che appare 10 con estrema chiarezza agli occhi di tutti, avrebbe ripagato ogni uomo secondo le sue opere . quel che 11 si canta nel salmo: Io sono stato da lui costituito re sul Sion, suo santo monte . 6. Il titolo era scritto in tre lingue: ebraica, greca e latina . Si proclama che egli non avrebbe regnato sui solo giudei ma anche sulle genti pagane. In vista di ci, nel salmo citato si comincia col dire: Io sono 13 stato da lui costituito re di Sion, suo santo monte , e l regn in lingua ebraica. Ma ecco che, quasi volendo aggiungere immediatamente la lingua greca e latina, dice: Il Signore mi ha detto: tu sei mio Figlio, oggi io ti ho generato. Chiedilo a me, e io ti dar le genti come tua eredit, i confini della terra 14 come tuo possesso . Non che il greco e il latino siano le sole lingue dell'umanit, ma certo sono, senza confronto, fra tutte le pi importanti: il greco per l'attrattiva delle lettere, il latino per il dominio esercitato dai romani. In queste tre lingue si voleva dunque indicare che a Cristo si sarebbero sottomesse
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tutte le nazioni; tuttavia in quella iscrizione non fu posto: "Re delle genti " ma soltanto: " Re dei giudei ". Questo, perch nell'unicit del nome fosse sottolineata l'origine della semente [evangelica]. Cos infatti 15 era stato detto: La legge venuta da Sion, da Gerusalemme la parola del Signore . Orbene, chi sono coloro che nel salmo cantano: Egli ha assoggettato a noi i popoli e [ha posto] le genti sotto i nostri 16 piedi , se non coloro dei quali l'Apostolo asserisce: Se i gentili sono diventati partecipi dei loro beni 17 spirituali, debbono somministrare ad essi almeno i beni materiali ? Non vorremo dunque volgere gli occhi alla straordinaria grazia predicata dagli apostoli a cui si sono assoggettate le genti, e ci limiteremo a 18 considerare quei rami staccati dal tronco che chiamiamo giudei? Non vorremo piuttosto ascoltare 19 che da Saulo divenne Paolo, cio da piccolo divenne grande, quell'israelita discendente di Abramo 20 quando all'olivo selvatico innestato [nel buon olivo] rivolge la parola ammonitrice: " Prendine 21 coscienza! Non sei tu che porti la radice, ma la radice porta te "? Cristo dunque il re dei giudei, ma 22 sono state convogliate anche le genti [pagane] per conseguire la salvezza. Che sotto il suo giogo soave ad esse questo dono sia stato concesso per una misericordia pi abbondante loro usata, lo mostra in modo quanto mai esplicito lo stesso Apostolo quando dice: Io pertanto dico che Cristo stato al servizio dei circoncisi a motivo della veracit di Dio, per confermare le promesse fatte ai padri. Quanto poi alle 23 genti pagane, esse glorificano Dio per la sua misericordia . Non era infatti un obbligo prendere il pane dei figli e gettarlo ai cani, a meno che questi cani non si fossero abbassati per raccogliere le briciole sotto 24 la tavola dei padroni , e cos, innalzati a motivo dello stesso loro abbassamento e diventati uomini, non avessero potuto accostarsi alla stessa mensa [dei padroni]. 7. Le autorit del giudaismo suggerirono a Pilato di non scrivere assolutamente che Egli era il re dei giudei ma che aveva affermato di essere il re dei giudei. A loro Pilato rispose: Ci che ho scritto, ho 25 scritto . Come i capi del giudaismo simboleggiavano i rami staccati dalla pianta cos Pilato 26 simboleggiava l'olivo selvatico innestato [alla pianta] . Era infatti un pagano e metteva in iscritto la confessione della fede che avrebbero fatto le genti, evidenziando l'errore commesso dai giudei nel rifiutare il Signore, che con tutta ragione aveva detto: Sar tolto a voi il Regno e sar dato a un popolo 27 che praticher la giustizia . Ci tuttavia non toglie che egli sia re anche dei giudei. infatti la radice 28 quella che sostiene i rami dell'oleastro, non l'oleastro che sostiene la radice ; e sebbene quei rami si 29 30 siano spezzati per il rifiuto della fede, non per questo Dio ha respinto il suo popolo prediletto , tant' 31 vero che - dice ancora - anch'io sono un israelita . E sebbene quei figli che non vollero regnasse su di loro il Figlio di Dio siano incamminati verso le tenebre fuori casa, tuttavia le moltitudini che verranno da oriente e da occidente, nel regno di Dio, sederanno a mensa non con Platone o con Cicerone ma con 32 Abramo, Isacco e Giacobbe . Ed effettivamente Pilato scrisse " Re dei giudei ", non " re dei greci o dei latini ", sebbene egli avesse dovuto regnare sui popoli pagani; e ci che scrisse scrisse, n lo cambi per 33 suggerimento degli increduli . Proprio come era stato predetto molto tempo prima nel salmo: Non 34 alterare l'iscrizione del titolo . Tutte le genti credono nel Re dei giudei: egli regna su tutte le genti, eppure il Re dei giudei. Quella radice infatti era dotata d'un tale vigore che pot tramutare in se stessa 35 l'olivo selvatico innestato a lei, mentre l'olivo selvatico non riusc a togliere ad essa il nome di olivo . 8. I soldati divisero in quattro parti le sue vesti e se le portarono via sarebbero diffusi in tutt'e quattro le parti del mondo.
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. Simbolismo: i suoi sacramenti si

9. Essi non divisero ma sorteggiarono l'unica sua veste, la quale era stata tessuta senza cuciture dall'alto 37 in basso . Il fatto dimostra con sufficiente chiarezza che i sacramenti visibili, sebbene siano anch'essi degli indumenti di Cristo, tuttavia possono averli tanto i buoni quanto i cattivi. Il contrario della fede, la 38 quale, quando autentica, produce assoluta unit attraverso la carit : quella carit che stata 39 riversata nei nostri cuori dall'alto ad opera dello Spirito Santo, che ci stato dato . Una tal fede non una propriet riservata di alcuni, ma viene data per un'occulta grazia di Dio, quasi che la si estragga a sorte. Fu per questo che a Simone, che, pur avendo ricevuto il battesimo, non aveva quella virt, fu detto 40 da Pietro: Tu non hai n sorte n parte in questa fede . 10.Dall'alto della croce la riconosce per madre e la affida al discepolo prediletto . Stando per morire come uomo, ben a proposito dimostra il suo affetto umano. Questa ora non era ancora venuta quando, prima di cambiare l'acqua in vino, riferendosi alla sua divinit aveva detto: Cosa c' fra me e te, donna? 42 Non ancora giunta la mia ora . Non aveva infatti preso da Maria la sua natura divina, mentre aveva preso da Maria quell'umanit che pendeva dalla croce. cercava la fede nei suoi. Ma, siccome egli venne nella propria casa e i suoi non lo 11. Dicendo: Ho sete 44 accolsero , invece dell'amabilit della fede gli porsero l'aceto dell'incredulit, e glielo porsero in una 45 spugna . Li dobbiamo assomigliare veramente alla spugna, essendo gonfi ma non pieni, non aperti alla
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via diritta della confessione ma sperduti nei meandri tortuosi e bui delle loro trame insidiose. vero 46 tuttavia che in quella bevanda c'era anche l'issopo , il quale, a quanto si dice, una pianticella bassa e attaccata alla terra da una radice quanto mai tenace. Appartenevano infatti a quel popolo quei tali nella memoria dei quali questo delitto veniva tenuto presente perch lo riprovassero e cos, umiliando la loro anima, ne facessero penitenza. Questo ben sapeva colui che accettava l'issopo insieme con l'aceto: colui che, come narra un altro evangelista, preg per loro e, pendendo dalla croce, disse: Padre, perdonali 47 perch non sanno quello che fanno . 12. Disse: compiuto e, chinato il capo, rese lo spirito . Con questo dimostr che moriva non per necessit ma per sua libera volont. Egli volle attendere fino a che si adempisse tutto ci che era stato 49 profetizzato di lui, e siccome di lui era stato scritto: Nella mia sete mi hanno fatto bere l'aceto , attese 50 come uno che ha il potere di abbandonare [alla morte] la propria vita. Cos aveva asserito lui stesso . Rese lo spirito in atteggiamento di umilt, cio chinando il capo, ma lo avrebbe ripreso nella resurrezione quando il suo capo fu sollevato in alto. Che la sua morte e il suo chinare il capo stessero a significare la sua grande potenza lo preannunzi il patriarca Giacobbe nella benedizione che diede a Giuda. Gli disse: 51 Salisti in alto dopo esserti sdraiato, hai dormito come il leone . Nella sua elevazione raffigur la croce, nello sdraiarsi il chinare la testa, nel sonno la morte, nel leone la potenza. 13. Ai due ladroni furono spezzate le gambe ma non furono spezzate al Cristo, essendo egli morto. Lo 52 stesso Vangelo ci indica il motivo di questo fatto . In realt anche con questo segno si doveva mostrare come nella profezia che lo preannunziava ci fosse gi un riferimento alla pasqua dei giudei, nella quale si 53 prescriveva di non spezzare le ossa dell'agnello . 14.Dal suo fianco squarciato dalla lancia sgorgarono in terra sangue ed acqua . Sono senz'altro i sacramenti ad opera dei quali si costituisce la Chiesa, la nuova Eva uscita dal fianco di Adamo 55 56 addormentato . Adamo infatti raffigurava colui che sarebbe venuto . 15.Giuseppe e Nicodemo lo seppelliscono . Secondo l'interpretazione propria da certuni, il nome Giuseppe significa " accresciuto", mentre Nicodemo, essendo nome greco, sono in molti a sapere che un termine composto da " vittoria " e " popolo ". Infatti nicos significa vittoria e demos significa popolo. Orbene chi colui che morendo cresciuto se non colui che disse: Se il grano di frumento non muore, 58 rimane solo; se invece muore, si moltiplica ? E chi colui che morendo ha sbaragliato il popolo dei persecutori se non colui che, risorto da morte, verr a giudicarli?
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1 - Cf. Gv 19, 16-17. 2 - Cf. Mt 16, 24. 3 - Cf. Gv 19, 17-18. 4 - Sal 39, 13. 5 - Cf. Gv 19, 18. 6 - Cf. Mt 25, 33. 7 - Mt 5, 10. 8 - 1 Cor 13, 3. 9 - Cf. Gv 19, 19. 10 - Cf. Rm 2, 6. 11 - Sal 2, 6. 12 - Cf. Gv 19, 20.

13 - Sal 2, 6. 14 - Sal 2, 7-8. 15 - Is 2, 3. 16 - Sal 46, 4. 17 - Rm 15, 27. 18 - Cf. Rm 11, 17. 19 - Rm 11, 1. 20 - Cf. Rm 11, 17. 21 - Rm 11, 18. 22 - Cf. Mt 11, 30. 23 - Rm 15, 8-9. 24 - Cf. Mt 15, 26-27. 25 - Cf. Gv 19, 21-22. 26 - Cf. Rm 11, 17. 27 - Mt 21, 43. 28 - Cf. Rm 11, 18. 29 - Cf. Rm 11, 20. 30 - Rm 11, 2. 31 - Rm 11, 1. 32 - Cf. Mt 8, 12.11. 33 - Cf. Gv 19, 22. 34 - Sal 56, 1 (57, 1; 58, 1). 35 - Cf. Rm 11, 17-18. 36 - Cf. Gv 19, 23. 37 - Cf. Gv 19, 23-24. 38 - Cf. Gal 5, 6. 39 - Cf. Rm 5, 5. 40 - At 8, 21. 41 - Cf. Gv 19, 25-27.

42 - Gv 2, 4. 43 - Gv 19, 28. 44 - Gv 1, 11. 45 - Cf. Gv 19, 29. 46 - Cf. Gv 19, 29. 47 - Lc 23, 34. 48 - Gv 19, 30. 49 - Sal 68, 22. 50 - Cf. Gv 10, 18. 51 - Gn 49, 9. 52 - Cf. Gv 19, 31-33. 53 - Cf. Es 12, 46; Nm 9, 12. 54 - Cf. Gv 19, 34. 55 - Cf. Gn 2, 21-22. 56 - Cf. Rm 5, 14. 57 - Cf. Gv 19, 38-40. 58 - Gv 12, 24-25.

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