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LIBRO PRIMO
1 - Es 3, 6. 15.
2 - Gn 22, 18.
3 - Gn 26, 4-5.
4 - Gn 28, 13-14.
5 - Gal 3, 16.
6 - Gn 28, 15.
7 - Rm 3, 4.
8 - Gv 8, 44.
9 - Rm 1, 32.
10 - Cf. 2 Cor 11, 26.
11 - Cf. Fil 1, 15-18.
12 - Gn 22, 18.
13 - CYPR., De lapsis 6.
14 - Prv 16, 32.
15 - Gal 2, 18.
16 - Cf. Ap 1, 11.
17 - Sal 21, 17-19.
18 - Sal 21, 28-29.
19 - Rm 13, 1. 3-4.
20 - Mt 5, 10.
21 - Gal 5, 19-21.
22 - Cf. Rm 13, 4.
23 - Rm 13, 6-7.
24 - Mt 22, 21.
25 - Cf. Mt 13, 23.
26 - Mt 13, 30.
27 - Mt 13, 38.
28 - Mt 13, 39.
29 - Prv 4, 28.
LIBRO SECONDO
vivono quelli che, per dei delitti veri o falsi degli africani - ma non
di questo che ora si tratta - non conservano con il mondo l'unit
dello spirito nel vincolo della pace 12. E se poi dicessero: " Noi non
sappiamo se nelle tante nazioni d'oltremare vi siano dei buoni
cristiani ", si esprimerebbero con grande impudenza. Dio infatti
rende testimonianza al suo grano, che ha seminato in tutto il
campo e ha predetto che cresce fino alla mietitura, sia pure insieme
alla zizzania seminatavi sopra dal diavolo. Quindi, anche se noi
queste persone non le conosciamo bene, sappiamo che esistono,
perch riteniamo con fede certissima che Dio non ha potuto
mentire. Quindi, visto che sarebbe una sacrilega impudenza dire: "
Non sappiamo se nel resto del mondo ci sono dei buoni cristiani ",
vedano con che insensatezza osano dire - e non esitano a dirlo ogni
giorno -: " Sappiamo che l non ci sono cristiani ". Un conto, in
verit, dire: " Non sappiamo se vi siano ", e un conto: " Sappiamo
che non vi sono ". Entrambe le espressioni sono infedeli ed empie.
Ma se detestabile colui che dice: " Non so se Dio ha detto la verit
", che cos' colui che dice: " So che Dio non ha detto la verit "?
Si vantano, mentendo, di aver salvato il Vangelo dalle fiamme.
2. 5. Certamente io penso di non offendere nessun donatista se a
Donato antepongo Dio. Per quanto infatti essi amino Donato,
temono di pi Dio. Infine, per quanto essi amino Donato, noi
sappiamo che solo Dio verace e che ogni uomo bugiardo 13.
Ebbene, Cristo, che al di sopra di ogni cosa, Dio benedetto nei
secoli 14, e che con grande verit ha detto di se stesso: Io sono la
verit 15, quando i servi gli chiesero se voleva che andassero a
raccogliere la zizzania, disse: Lasciate che l'uno e l'altra crescano
fino alla mietitura 16. Donato invece dice che la zizzania
certamente cresciuta, mentre il frumento diminuito. Scelgano a
chi credere. Cristo, la verit, dice: Il campo questo mondo 17;
Donato invece dice che solo l'Africa rimasta campo di Dio.
Scelgano a chi credere: Cristo, la verit, dice: Al tempo della
mietitura dir ai mietitori: raccogliete prima la zizzania 18, e spiega:
La mietitura la fine dei tempi 19; Donato, invece, dice che con la
scissione del suo partito la zizzania stata separata dal grano gi
prima della mietitura. Scelgano a chi credere: Cristo, la verit, dice:
I mietitori sono gli angeli 20, mentre Donato, dice che lui e i suoi
colleghi hanno gi fatto prima della mietitura ci che, a dire di
Cristo, faranno gli angeli alla mietitura. Scelgano a chi credere.
Certo, si dicono cristiani: noi proponiamo loro Cristo e Donato. Se a
9. 19. Dio voglia che si rimirino in queste parole del Salmo, che
hanno citate, come in uno specchio! Vedrebbero come si gettano
dietro le spalle le parole di Dio, quelli che proclamano la pace alle
nazioni, ma non amano la pace; come odiano la disciplina 98, quelli
che osano condannare il mondo, senza ascoltarlo e che, se per i
loro meriti, anzi per molto meno di quanto meriti la loro furiosa
audacia, ricevono qualche molestia temporale, secondo la disciplina
della divina misericordia, non ammettono che sono puniti i loro
peccati, ma si gloriano che sono incoronati i loro meriti. Certo, io
non dico che essi hanno corso con il ladro 99; peggiore del ladro,
infatti, il predone, come dappertutto si acclamava Ottato. O non
hanno la loro parte con gli adulteri, quanti lasciano andare in giro,
indecentemente, giorno e notte, branchi di loro monache ubriache,
insieme a branchi di circoncellioni ubriachi? Oppure non siedono e
parlano contro i loro fratelli, quelli che, per colpa di alcuni, i cui
crimini non sono riusciti a dimostrare, sostengono che nell'eredit
di Cristo sparsa nel mondo non ci sono pi cristiani? Quelli che
creano, cos, uno scandalo molto dannoso contro il figlio della loro
madre, cio, contro un bambino ancora bisognoso di nutrirsi della
fede e del latte dei sacramenti 100? Un bambino, che non sapendo
ancora seguire Dio come Padre, segue, lui debole, un uomo? E che,
sedotto da una falsa e vaga immagine di verit, viene divelto
dall'organismo dell'unit con una crudele lacerazione? Ma se vero
che quanti, pur stando nello stesso partito, non fanno il male, ma
odiano le cattive azioni degli altri e non credono di subire danni dai
delitti altrui commessi in mezzo a loro, delitti che essi gemono e
piangono 101, perch costoro, nel sacrilegio dello scisma che li
accomuna, tollerano, per la loro rovina, ci che avrebbero potuto
tollerare con frutto nell'integrit dell'unit? In realt, essi possono
dire, sempre che avendo fatta esperienza, aprano finalmente gli
occhi; possono certamente dire che il male dei singoli non nuoce a
quanti non lo fanno e non lo approvano. Viceversa, che il sacrilegio
dello scisma non sia un male dei singoli, ma di tutti quelli che non
sono in comunione con l'unit cattolica, facilissimo poterglielo
dimostrare, anche se difficilissimo che lo ammettano. Il motivo
che, nella loro comunione, i crimini degli uni non riguardano gli
altri, che lo scisma un crimine di tutti. In effetti, ammettere che
in mezzo a loro i crimini di alcuni non possono macchiare altri,
come ammettere di non avere avuto un motivo per andarsene
dall'unit, dove i delitti altrui non potevano macchiarli. Ne consegue
che essi sono chiaramente tutti legati dal delitto dello scisma, come
da una specie di unico laccio mortale.
Sebbene peccatori i Donatisti hanno il vero battesimo.
10. 20. Parmeniano: " Ma Geremia ha profetizzato... ". Che cosa? "
Che non hanno il vero battesimo quanti abbandonano Dio. Ecco che
dice infatti: Il cielo si chinato a guardare e ne rimasto molto
spaventato, dice il Signore; poich questo popolo ha commesso due
iniquit: hanno abbandonato me, sorgente di acqua viva, e si sono
scavate cisterne screpolate incapaci di trattenere l'acqua 102. E
ancora: diventata per me come acqua infida che non ispira fiducia
103
. E l'altro testo: Chi battezzato da un morto, che utilit riceve
da questo bagno? 104 E il versetto del Salmo: L'olio del peccatore
non profumer il mio capo. E ancora: Le mosche che stanno per
morire, infettano l'olio profumato 105. E altrove: Lo Spirito Santo
che ammaestra, fuggir gli ipocriti e si allontaner dai pensieri
insensati 106 ". Se tutti questi testi dobbiamo intenderli nel senso
dei Donatisti, la verit non sta n dalla parte nostra e n dalla loro.
Ma se io dimostrer, che essi hanno un senso diverso, sono solo i
Donatisti ad essere sconvolti dalla loro malvagit; e per non cadere
nel turbamento, si rifugiano nel senso cattolico; ma proprio dove
trovano uno spiraglio per dare una risposta, vengono irretiti nelle
maglie del crimine dello scisma. In effetti, hanno certamente anche
essi i peccatori; io non dico: " Lo sono tutti ", ma dico ci che essi
ammettono o che negano con tanta stupidit. Hanno anche essi
uomini che abbandonano Dio, fonte di acqua viva 107; uomini cio,
che vivono nell'iniquit. Dio non si abbandona coi piedi, ma col
cuore. Hanno menzogneri di cui non ci si pu fidare 108: uomini che
professano una cosa e ne fanno un'altra. S, hanno dei morti 109. Se
l'Apostolo non ha concesso i piaceri al sesso pi delicato e pi
debole, avendo detto della vedova: Quella invece che si d ai
piaceri, anche se vive, morta 110, cerchino, i Donatisti, se tra di
loro non c' nessun uomo e, cosa ancora pi grave, nessun prelato
o ministro che vive nei piaceri; dopodich abbiano il coraggio di dire
che essi non hanno morti e che sono migliori della Chiesa al cui
angelo, figura dei prelati e del popolo, il Signore dice: " Non vivi,
ma sei morto " 111. Eppure, questa Chiesa nel novero delle sette
Chiese e, per di pi, riceve i precetti della vita; tuttavia non come
una Chiesa divisa dall'organismo del corpo di Cristo, ma come una
Chiesa perseverante nell'unit. Non parlo di quanto hanno detto,
nel loro concilio, dei Massimianisti: " Come avvenne degli Egiziani,
sprizzato dalle uova rotte degli aspidi e dei serpenti gi potenti 213,
condannati per far piacere a Primiano e poi richiamati presso
Primiano. " Ma si sono convertiti ", ha detto. Ringraziamo Dio. Se
vero, non provo invidia; e voglia il Cielo che si tratti di conversione
completa. Se infatti per ritornare dai Massimianisti al partito di
Donato il percorso della conversione breve, quale conversione pi
sincera e profonda richieder, ritornare dal partito di Donato
all'unit cattolica! Veramente anche Ticonio ha rivelato molte cose
accadute a quei tempi; e stando dentro sapeva bene che non era
poco, ma molto il loro lievito che aveva corrotto la loro massa e che
non volevano riconoscerlo gli stessi che accusavano il mondo di
essere stato corrotto dai peccati degli africani! Ma io mi meraviglio
che questi preferiscano ancora interpretare in tal senso le parole
dell'Apostolo, e cerchino di difendere Ottato Gildoniano, al punto da
sostenere che egli non stato neppure un po' di lievito. Ma se
ammettono almeno questo, quanto pensano che sia grande la loro
massa, che non si possa corrompere tutta? Ma se si corrotta solo
nei sostenitori di Ottato, allora, costatandolo, imparino a capire ci
che leggono: che tutta la massa formata da quelli ai quali si pu
applicare il termine " tutto ", sia in bene che in male 214. Questo
termine si applica a quanti sono d'accordo; mentre, a quanti non lo
sono non si applica affatto. Quindi, la disciplina della Chiesa deve
correggere il male, perch esso non raggiunga la gente con la sua
forza persuasiva. E quando la custodia della pace permette l'uso
della disciplina, e questa non si applica, allora la negligenza trascina
con s una colpa e si corre il rischio di approvarlo per la pigrizia nel
correggerlo.
Devono crescere insieme il grano e la zizzania.
23. 43. Con questo criterio bisogna intendere l'altro testo che in
seguito Parmeniano ci oppone. Egli dice: " Sta scritto: Sia per voi
una legge perenne, per tutte le generazioni distinguere tra santi e
profani e tra mondi e immondi 215 ". Questo tanto pi facile farlo,
quanto pi si progredisce nella Chiesa. Quando infatti l'erba crebbe
e port frutto, allora apparve anche la zizzania 216. E sebbene i servi
del padre di famiglia avessero gi pensato ad una divisione e una
separazione, ricevono l'ordine di lasciarle crescere fino alla
mietitura 217. Basta cos. Il resto dobbiamo studiarlo e trattarlo, nei
particolari, in un altro capitolo.
1 - Is 5, 20.
2 - Cf. Sal 132, 1.
3 - Is 5, 20.
4 - Sir 2, 16.
5 - Cf. Is 5, 20.
6 - Cf. Gn 22, 18.
7 - Is 5, 20.
8 - Sir 2, 16.
9 - Sal 9, 24.
10 - Is 5, 20.
11 - Prv 17, 15.
12 - Cf. Ef 4, 3.
13 - Rm 3, 4.
14 - Rm 9, 5.
15 - Gv 14, 6.
16 - Mt 13, 30.
17 - Mt 13, 38.
18 - Mt 13, 30.
19 - Mt 13, 39.
20 - Ibidem.
21 - Cf. Mt 13, 38.
22 - Is 59, 1-8.
23 - Cf. Mt 3, 12.
24 - Cf. Ez 9, 4.
25 - Cf. Is 59, 7.
26 - Cf. Is 59, 9.
27 - 1 Ts 5, 7.
28 - Cf. Is 59, 10; Gb 5, 14.
29 - Is 59, 5.
30 - Is 59, 7.
31 - Sir 10, 2.
32 - Ger 17, 5.
33 - Sir 10, 2.
34 - Mt 23, 3.
35 - Cf. Mt 23, 2.
36 - Cf. Sal 1, 1.
37 - 1 Tm 1, 7.
38 - Gal 4, 26.
39 - Lv 11, 45.
40 - 2 Cor 3, 18.
41 - Cf. Rm 8, 29.
42 - Cf. Ap 17, 5.
43 - Cf. Ef 6, 12.
44 - Cf. 2 Cor 11, 14-15.
45 - Is 66, 3.
46 - Cf. Ez 9, 4.
139 - Rm 2, 24.
140 - Gv 3, 6.
141 - 1 Cor 4, 15.
142 - Gv 1, 33.
143 - Gv 20, 21-23.
144 - Mt 10, 20.
145 - Sap 1, 5.
146 - 1 Cor 9, 17.
147 - 2 Tm 4, 8.
148 - Mt 23, 3.
149 - Fil 1, 15-18.
150 - Cf. Gv 14, 6.
151 - Gal 1, 9.
152 - 1 Tm 1, 3.
153 - Cf. Sal 60, 6.
154 - 2 Tm 2, 19.
155 - Sir 15, 9.
156 - Cf. Lc 18, 14.
157 - Dn 9, 20.
158 - Cf. Sap 1, 5.
159 - Cf. Gv 11, 51.
160 - Cf. Rm 10, 10.
161 - 1 Cor 4, 7.
208 - Ef 5, 11-12.
209 - 1 Tm 5, 22.
210 - Prv 12, 21.
211 - Cf. Sal 140, 5.
212 - 1 Cor 5, 6.
213 - Cf. Is 59, 5.
214 - Cf. 2 Cor 5, 10.
215 - Lv 10, 9-10.
216 - Mt 13, 26.
217 - Cf. Mt 13, 30.
LIBRO TERZO
presente, chi ha compiuto tale azione: nel nome del Signore nostro
Ges Cristo, essendo radunati insieme voi e il mio spirito, con il
potere di nostro Signore Ges, questo individuo sia dato in balia di
Satana per la rovina della carne, perch lo spirito sia salvato nel
giorno del Signore Ges 12. Ora, che cosa si proponeva, l'Apostolo,
se non di procurare la salvezza dello spirito con la rovina della
carne, cos che, il peccatore, con una pena o con la morte
corporale, come nel caso di Anania e di sua moglie, che
stramazzarono ai piedi dell'apostolo Pietro 13, o con la penitenza,
visto che era stato dato in balia di Satana, facesse morire in s la
peccaminosa concupiscenza della carne? L'Apostolo infatti dice:
Mortificate le membra che sono sulla terra 14, tra le quali annovera
anche la fornicazione, e ancora: Poich se vivrete secondo la carne,
morirete, se invece con l'aiuto dello spirito fate morire le opere del
corpo, vivrete 15. Ci non ostante egli non esclude dalla carit
fraterna colui che ha ordinato di escludere dall'assemblea dei
fratelli. Lo stesso concetto lo esprime con pi chiarezza ai
Tessalonicesi: Se qualcuno non obbedisce al nostro comando dato
per lettera, tenetelo d'occhio, per non mescolarvi con lui, affinch si
vergogni; per non trattatelo da nemico, ma ammonitelo come un
fratello 16. Ascoltino, finalmente, i Donatisti, e comprendano come
la carit dell'Apostolo si dia da fare perch noi, sopportandoci a
vicenda, conserviamo l'unit dello spirito mediante il vincolo della
pace 17. In effetti anche qui, dopo aver detto: Per non trattatelo da
nemico, ma ammonitelo come un fratello, come per spiegare il
motivo di questa esortazione, aggiunge subito: Il Dio della pace vi
dia egli stesso la pace, sempre e in ogni modo 18. Cos, anche per
colui che prese la moglie del padre, egli preferisce prescrivere il
dolore e raccomandare ovunque la carit, operatrice di pace; come
anche di s dice: Temo che al mio secondo ritorno, Dio mi umili
davanti a voi e io debba piangere su molti che hanno peccato in
passato e non hanno fatto penitenza delle impurit, della
fornicazione e della dissolutezza che hanno commesso 19. E poi:
L'ho detto prima e lo ripeto ora, io che la seconda volta ero
presente e ora assente, a tutti quelli che hanno peccato e a tutti gli
altri, che se verr di nuovo non perdoner pi 20. Egli dunque
giudicava tra le lacrime, perch fosse la misericordia di Dio, senza
distruggere il vincolo della pace, nel quale consiste tutta la
salvezza, a castigare i peccatori e a correggerli, come si intuisce
che egli abbia fatto nel caso di colui che aveva fornicato con la
moglie del padre. In effetti, non vediamo a chi altro egli si possa
dolore s grande che essa sia stata distrutta dai loro antenati con
empia cecit e, almeno dopo avere esperimentato che per la pace
di Donato sono costretti a tollerare tanti cattivi, spegnerebbero le
loro calunnie senza pace, con la pace della loro correzione
Cristo il medico dei peccatori con la sua misericordia.
2. 5. Ma torniamo alla conclusione della prima Lettera ai Corinzi.
L'Apostolo, dopo aver detto di: Abbandonare l'individuo in balia di
Satana per la rovina della carne, perch lo spirito sia salvato nel
giorno del Signore Ges 24, e raccomandato a pi riprese di farlo
con l'umilt di persone rattristate e non con l'orgoglio di persone
spietate, aggiunge: Non un bel vanto il vostro 25 o, in tono di
rimprovero: Bel vanto il vostro! secondo la lezione di molti codici,
soprattutto latini, bench in entrambe il senso non cambi. Non
dobbiamo temere, infatti, che sia intesa come un elogio
l'espressione: Bel vanto il vostro! Infatti, pi su ha detto: Vi siete
gonfiati di orgoglio, piuttosto che essere nel dolore, e qui aggiunge:
Non sapete che un po' di lievito corrompe tutta la massa? 26 Il che
pu riferirsi pi propriamente alla corruzione della vanagloria. In
effetti la superbia derivata, diciamo cos, dalla vecchiezza del primo
uomo che cadde per superbia, quasi facendo fermentare e
corrompere lo spirito, trasforma in un'unica pasta quelli che ne
sono gonfi e che si ritrovano uniti in essa da una simile vuota
ostentazione. vero che gloriarsi non dei peccati propri, ma di
quelli altrui, quasi per fare un confronto con la propria innocenza,
sembra poco lievito - il molto lievito, infatti, gloriarsi delle proprie
iniquit - ma basta questo poco per corrompere tutta la massa. Il
superbo cade per la sua superbia e incomincia anche a giustificare i
suoi peccati e a gloriarsene. in vista di ci che l'Apostolo dice: Chi
crede di stare in piedi, badi a non cadere 27, e ancora: Se un uomo
angosciato per qualche delitto, voi che siete spirituali correggetelo
con spirito di dolcezza, badando a voi stessi, per non essere anche
voi tentati. Portate gli uni i pesi degli altri e cos adempirete la
legge di Cristo 28. Che cos' la legge di Cristo se non: Vi do un
comandamento nuovo: di amarvi gli uni gli altri 29? Che cos' la
legge di Cristo se non: Vi do la mia pace, vi lascio la mia pace 30? E
ci che dice qui: Portate gli uni i pesi degli altri e cos adempirete la
legge di Cristo 31, egli lo ripete altrove, quando dice: Sopportandovi
a vicenda con amore, cercando di conservare l'unit dello spirito
mediante il vincolo della pace 32. In verit, anche nel Fariseo
sembrava che vi fosse un po' di lievito, poich non solo non si
questo tale non mangiate neanche insieme 46, dal momento che con
questi avari e ladri che, mentre nella Chiesa i fratelli avevano fame,
volevano possedere argento in abbondanza, rapivano i poderi con
astuti inganni e accrescevano il loro capitale moltiplicando l'usura,
essi mangiavano il pane del Signore e bevevano il calice del
Signore?
I Donatisti aprano gli occhi del cuore!
2. 9. O forse questi sono crimini lievi e da sottovalutare? I
Donatisti, infatti, sono soliti dire anche questo, poich pesano i
peccati non sulla bilancia giusta delle divine Scritture, ma sulla
bilancia ingannevole delle loro abitudini. In effetti, tutti i delitti e le
iniquit che eccitano la folla perdono l'esatta valutazione. Ma
proprio per questo sono stati proposti agli uomini, come specchio
limpidissimo, gli oracoli dei Libri del cielo: perch ciascuno possa
vedervi la gravit di ogni peccato; un peccato forse grande e che la
cieca abitudine di quanti vivono male, disprezza. Del resto, dalla
parola di Dio, poteva forse ricevere un'accusa pi grave, l'avarizia,
che averla dimostrata uguale all'idolatria e chiamata con questo
nome, visto quanto dice l'Apostolo: L'avarizia che idolatria 47?
Avrebbe forse potuto considerarsi degna di una pena pi severa,
che essere citata tra quei crimini, a causa dei quali quelli che ne
sono posseduti non possederanno il regno di Dio? Aprano gli occhi
del cuore, perch non si aprano, inutilmente, quelli del corpo, e
leggano quanto dice questo libero predicatore della verit, che
sempre nella prima Lettera ai Corinti, scrive: Non illudetevi. N
impudichi n idolatri n adulteri n effeminati, n sodomiti, n ladri,
n avari, n ubriaconi, n maldicenti, n rapaci possederanno il
regno di Dio 48. Come dunque, Cipriano e l'altro grano del Signore,
che viveva in quella che allora era la Chiesa dell'unit, potevano
mangiare il pane del Signore e bere il suo calice con gli avari, i
rapaci e con quelli che non possederanno il regno di Dio, e non dico
laici o semplici chierici, ma persino vescovi, visto che l'Apostolo
comanda di non mescolarsi a loro, e dichiara fortemente che con
tali individui non si deve neppure mangiare 49? O forse, visto che
non potevano separarsi da loro col corpo per non sradicare,
insieme, anche il grano, bastava separarsene col cuore e
distinguersi con la vita e i costumi, onde ricevere, in compenso, la
salvaguardia della pace e dell'unit, ottenere la salvezza del grano
debole e ancora lattante, e non dilaniare le membra del corpo di
Cristo con scismi sacrileghi?
gregge e tutta la paglia col nome di capri, cio, con due tipi di
armenti che, per ora pascolano, mescolati, sotto un solo pastore.
Ma verr il Figlio dell'uomo con i suoi angeli e si raduneranno
davanti a lui tutte le nazioni. Ed egli separer gli uni dagli altri,
come il pastore separa le pecore dai capri. E porr le pecore alla
sua destra e i capri alla sinistra. E dir a quelli che sono alla destra:
Venite, benedetti del Padre mio, ricevete il regno che stato
preparato per voi fin dall'inizio del mondo. A quelli invece che sono
alla sinistra dir: Andate nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e
per i suoi angeli 87. allora, quindi, che si compir la profezia: Che
ha in comune la paglia con il grano? cio, quando capri e pecore
non potranno avere pi un pascolo comune. Se i pesci buoni
possono dire ai pesci cattivi che sono nella rete, che il Signore ha
assimilata al regno dei cieli 88: " Allontanatevi da noi o ce ne
andiamo noi, mentre sono in attesa di essere tutti condotti alla
spiaggia e che gli angeli mettano i buoni nei vasi e i cattivi li gettino
via ", possibile realizzare, nel tempo presente, il detto: Che ha in
comune la paglia col grano? Ora, quanti ritengono la propria
assemblea frumento gi mondato, sono volati via da questa
mescolanza di grano e paglia come paglia leggera; quanti non si
sentono di pascolare ancora insieme ai capri sotto un solo pastore,
sono stati separati dal gregge del Signore dalle insidie dei lupi; e
quanti, infine, credono di non essere pi uniti ai pesci cattivi non
solo sono pesci cattivi, ma hanno anche spezzato le reti dell'unit.
Se poi crediamo che il detto di Geremia: Che ha in comune la paglia
col grano? si realizza gi da ora, in nessun altro modo possiamo
capirlo rettamente, se non che grano e paglia sono certamente in
una sola assemblea, finch siano separati anche col corpo alla fine
della vagliatura, e tuttavia il grano ha il cuore in alto, la paglia in
basso. In effetti, la paglia cerca i propri interessi e non quelli di
Ges Cristo 89, il grano, invece, accumula tesori nel cielo. E dove
il suo tesoro, l anche il suo cuore 90.
Il vero senso di Isa 52, 11.
4. 20. In questo modo vanno interpretate anche le parole del beato
Isaia, che Parmeniano, egualmente senza comprenderle, ha tentato
di distorcere per piegarle a sostegno della sua opinione errata. Che
ha detto, infatti, Isaia? Allontanatevi, allontanatevi, uscite di l, e
non toccate ci che impuro. Uscite da qui e separatevi, voi che
portate i vasi del Signore 91. Dobbiamo forse ripetere sempre le
stesse cose sul modo di attuare la separazione del cuore dai cattivi?
Ecco: non tocca ci che impuro chi non approva nessun peccato.
Esce invece di l, per salvare la sua causa davanti a Dio, se, fatta
salva la pace, non trascura neppure il castigo della correzione e del
rimprovero. In effetti, chi vuole abbandonare col corpo i cattivi
quasi palesi, finisce per abbandonare, con lo spirito, i buoni
nascosti, che egli costretto ad accusare, senza averli frequentati e
conosciuti, per cercare di giustificare la sua separazione.
Si citano degli esempi.
4. 21. Rispondano, ora, i Donatisti: se Feliciano puro, perch usc
di mezzo a loro? Se invece impuro, perch essi toccano un
impuro? Se poi stato impuro quando stava fuori, sono impuri
quelli che egli ha battezzato fuori, perch hanno toccato un impuro.
Oppure sono stati tutti purificati ritornando con lui? Possono
dunque, i Donatisti, purificare quelli battezzati fuori, che non hanno
battezzato nella loro comunione? Perch allora ribattezzano gli
altri? Oppure essere condannati dai trecentodieci giudici di Bagai,
per caso un privilegio, e quindi chiunque viene a loro dal mondo, lo
si ribattezza, perch il mondo non ha meritato il privilegio di essere
condannato dal concilio di Bagai?. E che? Tutti quelli che, una volta
battezzati da Massimiano e dagli altri suoi amici, che non sono
ritornati alla comunione di Primiano, vengono da voi, si ribattezzano
o si perdonano? Se si ribattezzano, si viola il privilegio di Bagai esso infatti ha condannato anche i loro battezzatori -; se invece si
condona loro, dobbiamo pregare i Donatisti di riunirsi ancora nel
villaggio di Bagai e, nel caso che il numero trecentodieci fosse
ormai diventato sacro, se ne riuniscano altrettanti e, in quella sede
pronuncino una sentenza contro il mondo, come fecero contro i
Massimianisti. Cos, quando essi vogliono ribattezzare uno che
viene da una regione del mondo, questi, forte di un uguale
privilegio, possa difendersi affermando che gli spetta lo stesso
riguardo, che si ha verso chi battezzato da un massimianista,
dato che ormai non solo i Massimianisti, ma anche il mondo ha
avuto il privilegio di essere condannato dal concilio di Bagai. Per di
pi, si libereranno da un odio veramente grande; di modo che,
quando cominceranno a non ribattezzare pi quanti sono gi stati
battezzati nella Chiesa stabilita in tutte le nazioni, a chi
domandasse loro, perch non fanno pi ci che facevano prima,
potranno rispondere: "Quando lo facevamo, ancora non avevamo
condannato, nel concilio di Bagai, il mondo; mentre ora, richiesti,
abbiamo concesso, per misericordia, di condannarlo con lo stesso
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quella con cui gli Abitinesi, senza nessuna legge imperiale e senza
nessuna ordinanza giudiziaria, punirono Salvio di Membressa? Alla
luce di queste considerazioni, vedano prima ci che fanno e poi ci
che soffrono, onde non avvenga che, a forza di chiudere gli occhi
sulle loro azioni e di aprirli sulle punizioni, quaggi siano puniti
invano coi castighi temporali e, nell'ultimo giudizio di Dio, proprio
perch sono state vane le ammonizioni che il Signore ha fatto loro
con queste pene correttive, siano puniti con un supplizio eterno.
Non sto a ripetere cose vecchie, con cui ingannano quanti possono.
Sar breve: porter fatti attuali, li mostrer a dito. Ecco: si
riammettono i Massimianisti gi condannati, si condannano nazioni
sconosciute; si accetta il battesimo dei Massimianisti, si esorcizza il
battesimo del mondo. Ecco gli abitanti di Assuri, ecco quelli di
Musti; ecco Pretestato, morto di recente, ecco Feliciano, ancora
vivo; ecco i loro nomi, che gli Atti proconsolari citano tra i
condannati al concilio di Bagai. Questi fatti, recenti e attuali,
indicano chiaramente che razza di uomini i Donatisti sono stati fin
dall'origine. E se per tali scelleratezze e iniquit subiscono dei
castighi, se non vogliono emendarsi, almeno non osino gloriarsi.
1 - Cf. Ef 4, 2-3.
2 - 1 Cor 5, 13.
3 - 1 Tm 5, 22.
4 - Ibidem.
5 - 1 Cor 5, 12.
6 - Cf. Mt 13, 29.
7 - Cf. Rm 14, 5.
8 - 1 Cor 4, 21.
9 - 1 Cor 5, 1.
10 - 1 Cor 5, 2.
11 - 1 Cor 12, 26.
12 - 1 Cor 5, 3-5.
13 - Cf. At 5, 5. 10.
14 - Col 3, 5.
15 - Rm 8, 13.
16 - 2 Ts 3, 14-15.
17 - Cf. Ef 4, 2-3.
18 - Cf. 1 Cor 12, 21.
19 - 2 Cor 12, 21.
20 - 2 Cor 13, 2.
21 - 2 Cor 2, 4-11.
22 - 2 Cor 7, 11.
23 - Sal 140, 5.
24 - 1 Cor 5, 5.
25 - 1 Cor 5, 6.
26 - 1 Cor 5, 2. 6.
27 - 1 Cor 10, 12.
28 - Gal 6, 1-2.
29 - Gv 13, 34.
30 - Gv 14, 27.
31 - Gv 14, 27.
32 - Ef 4, 2-3.
33 - Lc 18, 14.
34 - 1 Cor 5, 7.
35 - Cf. Ef 4, 2-3.
36 - Gal 6, 2.
37 - Mt 9, 12.
38 - 1 Cor 5, 7.
39 - 1 Cor 5, 8.
40 - 1 Cor 5, 9-10.
41 - 1 Cor 5, 11-13.
42 - 1 Cor 5, 13.
43 - 1 Cor 5, 11.
44 - Ibidem.
45 - 1 Cor 5, 13.
46 - 1 Cor 5, 11.
47 - Col 3, 5.
48 - 1 Cor 6, 9-10.
49 - 1 Cor 5, 11.
50 - Cf. Ef 5, 27.
51 - Cf. Ez 9, 4.
52 - Mt 5, 9.
53 - Ez 9, 4.
54 - 1 Cor 5, 11. 13.
55 - 1 Cor 5, 11.
56 - 1 Cor 5, 9-10.
57 - 1 Cor 5, 12-13.
81 - Mt 5, 9.
82 - Ger 23, 28.
83 - Cf. Gal 6, 3.
84 - Ger 23, 28.
85 - Ibidem.
86 - Mt 3, 12.
87 - Mt 25, 31-34.
88 - Cf. Mt 13, 47.
89 - Cf. Fil 2, 21.
90 - Cf. Mt 6, 20-21.
91 - Is 52, 11.
92 - Ger 23, 28.
93 - Is 52, 11.
94 - Sal 25, 4-5.
95 - Cf. Is 52, 11.
96 - Cf. Sal 25, 4.
97 - Sal 95, 1.
98 - Cf. Is 52, 11.
99 - Cf. Sal 25, 4.
100 - Cf. Fil 1, 15-17.
101 - Cf. 1 Cor 13, 7.
102 - Cf. Sal 25, 4-5.
103 - Cf. Sal 25, 8.