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Vecchio e Nuovo Testamento

secondo la Volgata trad. in lingua italiana

A. Martini

DN
W
I
F

1 TAYLOR INSTITUTION.

BEQUEATHED

TO THE UNIVERSITY

BY

ROBERT FINCH, M. A.

OF BALLIOL COLLEGE .
J
t
F
1
S. PAOLO AI CORINTI

F. Nenci nu e dis: Carlo Della Roccaine:

Hiccalix novum testamentum estin meosan-

quine:hocfacite,quotiescumque bibetis in meam


commemorationem ?
Epist. I. Cap. XI. v. 25.
VECCHIO

E NUOVO

TESTAMENTO

SECONDO

LA VOLGATA

TRADOTTO IN LINGUA ITALIANA

E CON ANNOTAZIONI DICHIARATO

Da Monsignore

ANTONIO MARTINI

ARCIVESCOVO DI FIRENZE

TOMO XXIV.

PRATO
PER I FRAT. GIACHETTI
MDCCCXXXI.
)

NUOVO

TESTAMENTO

TOMO XXIV.

LETTERE DI PAOLO APOSTOLO


LETTERA PRIMA

DI

PAOLO APOSTOLO

AI CORINTI
PREFAZIONE

Corinto , nobilissima città dell' Acaja , e da un

grand' oratore chiamata lume di tutta la Grecia,

celebre per la mercatura e per le ricchezze ,


ma diffamata pel suo lusso e per la incredi-
bile depravazione de' costumi , ebbe per lo spa-
ziò di diciotto mesi la sorte di udir la voce di

Paolo , e di ricever da lui le prime notizie


dell' evangelo . Il Signore , il quale in una ri-
velazione aveva detto all'Apostolo : un popol
grande ho io in questa città : Atti XVIII. , fece

mirabilmente fruttificare la semenza della pre-

dicazione innaffiata dai sudori e da' patimenti

grandissimi , che ebbe Paolo da soffrire prin-


cipalmente da' suoi giurati nemici , gli Ebrei .

Da Corinto essendo egli passato ad Efeso , ivi


ricevette la trista nuova delle divisioni susci-

tate in quella Chiesa da' falsi Apostoli , e di


varj disordini , che in essa si erano dopo la
sua partenza introdotti . Di tutti questi punti
egli tratta in questa gran lettera dettata da
quella ardente carità , per la quale le infermi-

tà e le cadute e gli scandali de' figliuoli ri-


6

sentiva egli nell ' intimo del suo cuore , nè pa-


ce sapea trovare , o riposo , sino a tanto che

per tutti i mezzi suggeritigli dal suo zelo por-


tato vi avesse opportuno rimedio. Di Efeso fu

scritta questa lettera , come abbiam detto , e

come apparisce dal cap. XVI. 8. , e giusta la


più comune opinione l'anno cinquantasei di
Gesù Cristo , viene a dire due anni in circa

prima di quella ai Romani , Non istimo ne-


cessario il dar un ristretto delle materie trat-
tate qui dall'Apostolo , le quali son molte e

gravissime e di grande istruzione per tutti i


cristiani , i quali molto meglio le impareran-

no dalle parole istesse di Paolo .


LETTERA PRIMA

DI PAOLO APOSTOLO

AI CORINTI

CAPO PRIMO .
1

Paolo rende grazie´a Dio dei doni dati ai Corinti ; ma si duole , che sianvi
tra loro delle scisme per cagione di coloro , che gli avevano battezzati ; e
gode , che pochi egli ne abbia battezzati , essendo stato mandato per predi-
care . Dimostra , come è stata riprovata la sapienza del mondo , e Sono
eletti i semplici . La salute è posta nella morte di Cristo , la cui predica-
zione è giudicata dal mondo stoltezza ; ed è pe ' credenti virtù e sapienza;
conciossiachè per questo elesse Dio le più spregiate cose del mondo , affin-
che nissuno in se stesso si glorii .

1. Pau lus
aulu s vocatus Apo- 1. Paolo chiamato Apo-
stolus Iesu Christi per volun- stolo di Gesù Cristo per vo-
tatem Dei , et Sosthenes fra- lontà di Dio , e Sostene fra-
ter . tello .

ANNOTAZIONI

Vers. 1. Paolo chiamato Apostolo di Gesù Cristo per volontà di Dio:


Sopra quelle parole , chiamato Apostolo , vedi Rom . I. 1. Aggiugne qui
per volontà di Dio , che vuol dire per divin beneplacito , assegnando
l'origine del suo apostolato al volere supremo di Dio , affinchè niuno si
pensasse , che egli si fosse usurpato il titolo , che portava .
E Sostene fratello : Questo Sostene probabilmente è quell' istesso ,
di cui si parla negli Atti XVIII. 17. , e allora trovavasi con Paolo iu
Efeso ; e seco lo nomina Paolo , perchè era egli di Corinto , e non torna .
va male per reprimere i superbi , che inquietavano quella Chiesa , che si
sapesse , che a Paolo andava unito Sostene loro fratello , e uomo di virtù
8 LET. I. DI S. PAOLO AI CORINTI

2. Ecclesiae Dei, quae est 2. Alla Chiesa di Dio, che


Corinthi , sanctificatis in è in Corinto , ai santificati
Christo Iesu , vocatis sanctis, in Cristo Gesù , chiamati
cum omnibus , qui invocant santi , con tutti quelli , che
nomen Domini nostri Iesu invocano il nome del Signor
Christi , in omni loco ipso- nostro Gesù Cristo , in qua-
rum et nostro . lunque luogo loro e nostro.
3. Gratia vobis , et pax a 3. Grazia a voi, e pace da

Deo patre nostro et Domino Dio padre nostro e dal Si-


Iesu Christo . gnor Gesù Cristo .
4. Gratias ago Deo meo 4. Rendo grazie al mio Dio
semper pro vobis in gratia continuamente per voi per la

e di merito non ordinario . Altri vogliono , che sia fatta menzione di lui ,
perchè egli a dettatura dell' Apostolo scrivesse questa lettera ma questa
opinione non è appoggiata a verun fondamento .
Vers. 2. Alla Chiesa di Dio , che è in Corinto , ai santificati in Cristo
Gesù , chiamati santi : Viene a dire ai fedeli di Cristo , che sono in Co-
rinto , alla congregazione di coloro, i quali sono stati santificati pella fede,
pella passione e pel sagramento di Cristo Gesù , cioè pel battesimo ; im-
perocchè con quelle parole; in Cristo Gesù , vuole indicare chi abbia lor
meritata la santificazione , come l'origine della medesima grazia egli ac-
cenna , dicendo , chiamati santi , chiamati alla santità , mediante la grazia
della vocazione , di cui Rom . cap. VIII. 30 .
Con tutti quelli , che invocano il nome ec. Vuol dire : e a tutti i Cri-
stiani , in qualunque luogo essi dimorino , i quali hanno tutti lo stesso Si-
gnore , e nella fede di lui sono riuniti . Il Greco può avere un senso più
hello , ed è con tutti coloro , che sono chiamati col nome di Gesù Cristo :
in quella guisa , che dal nome dello sposo la sposa si appella ; e con que-
ste parole vuole intendere l'Apostolo anche tutti que ' Cristiani , che sono
fuori di Corinto ne' luoghi all ' intorno ; anzi Corinto stesso aveva più Chie-
se, mentre abbiam veduto , come l' Apostolo ( Rom . XVI . 1. ) , distingue
la Chiesa di Chencre , che era uno de ' due porti di Corinto . Indirizza
adunqne generalmente l' Apostolo questa sua lettera a tutti i Cristiani
dell' Achaja .
Vers. 3. Grazia a voi , e pace ec. Vedi Rom. I. 7 .
Vers. 4. Rendo grazie al mio Dio continuamente per voi per la gra-
zia ec . Gli prepara alla correzione con una dimostrazione di grande affet-
CA P. I. 9
Dei , quae data est vobis in grazia di Dio , che è stata a
Christo Iesu : voi data in Gesù Cristo :
5. Quod in omnibus divi- 5. Perchè in tutte le cose
tes facti estis in illo, in omni siete diventati ricchi in lui di
verbo et in omni scientia :
ogni dono di parola e di o-
gni scienza :
6. Sicut testimonium Chri- 6. Per le quali cose è stata
sti confirmatum est in vobis: tra di voi confermata la testi-
monianza renduta a Cristo :
7. Ita ut nihil vobis desit 7. Di modo che nulla man-
in ulla gratia , expectantibus chi di grazia alcuna a voi ,

to , dicendo, che egli rende incessantemente grazie a Dio per li molti be-
ni , che egli ha diffuso sopra di essi per Gesù Cristo e dice : al mio Dio,
per significazione di amore e di speranza .
Vers. 5. In tutte le cose siete diventati ricchi : Viene a dire , ricchi
di tutti i beni , che servono alla salute .
In lui di ogni dono di parola e di ogni scienza : Ricchi in Gesù Cri-
sto , ovvero per Gesù Cristo , dalla pienezza di cui tutti derivano i beni
di grazia ; ricchi e in ogni maniera di parola e in ogni maniera di dot-
trina ; eloquenti per ispiegare le verità della fede , dotti nella scienza
delle cose divine . Un'altra spiegazione , che più mi piace , sarebbe : ab-
bondante di predicatori e di maestri , che vi espongono i misterj dell' Evan-
gelio , e per conseguenza di ogni scienza celeste .
Vers. 6. Per le quali cose è stata tra di voi confermata ec. Per le quali
grazie e doni a voi comunicati in gran copia un nuovo lustro e con-
fermazione ha ricevuto la testimonianza renduta presso di voi a Gesù
Cristo , da chi vi ha annunziato il Vangelo. La predicazione del Vangelo
anche in altri luoghi si chiama testimonianza di Cristo , o sia renduta a
Cristo, perchè con essa si manifesta agli uomini quello , che Gesù Cristo
è per essi , e quello , che di lui debbon credere . Vedi Atti cap . XXII. 18.
Vers. 7. Di modo che nulla manchi di grazia alcuna a voi , ec. Par-
lando a tutta la Chiesa di Corinto , dice perciò , che niuna sorte di grazia
mancava tra que' fedeli presi insieme , essendovi in diverse persone tutte
le diverse grazie , delle quali lo Spirito del Signore arricchiva le altre
Chiese . E con ciò può stare quello , che vedremo andando avanti , cioè ,
che non maucasse tra i Cristiani di Corinto , chi fosse povero di grazia e
debole e infermo di fede .
10 LET. I. DI S. PAOLO AI CORINTI
revelationem Domini nostri
che aspettate la manifestazio-
Jesu Christi :
ne del Signor nostro Gesù
Cristo .
8. Qui et confirmabit vos
8. Il quale eziandio vi con-
usque in finem sine crimine,
forterà sino al fine irrepren·
in die adventus Domini no-
sibili per il giorno della ve-
stri lesu Christi .
nuta del Signor nostro Gesù
Cristo .

9. Fidelis Deus : per
9. Fedele Dio : per cui siete
quem vocati estis in socie- stati chiamati alla società del
tatem Filii eius Iesu Christi
Figliuol suo Gesù Cristo no-
Domini nostri .
stro Signore .
* 1. Thess. 5. 24.

A voi, che aspettate ec. Queste parole sono una descrizione dell ' uo- !
mo cristiano , il cui proprio carattere , come in molti altri luoghi dice
l' Apostolo , si è di aspettare la venuta di quel giorno , in cui Cristo si ma
nifesti nella sua gloria , per la qual manifestazione sarà beato l'uomo in
realtà , come per la espettazione di esso egli è in isperanza beato : vi
siete convertiti a Dio vivo e vero per servire a Dio vivo e vero › e per
aspettare il Figliuolo di lui dal cielo : I. Thessal . I. 9. 10. 1
Vers. 8. Il quale eziandio vi conforterà fino al fine irreprensibili per
il giorno ec. Questa espettazione non è vana od incerta , perchè ella è
accompagnata dall ' ajuto divino , col quale Dio vi renderà forti e stabili
nella grazia da voi ricevuta , affinchè perseveranti ed irreprensibili vi trovi
il giorno della venuta di Gesù Cristo . S. Tommaso ed altri Interpreti os-
servano , che non dice l' Apostolo , che i Corinti abbiano ad essere senza
peccato , ma bensì senza grave fallo, per cui possano essere chiamati in
giudizio , e condannati , che è il senso del greco , dove la Volgata dice
' irrep rensibili , ovvero senza delitto . Siccome poi lo stato , in cui ci tro-
veremo il dì del finale giudizio , sarà quello stesso , in cui saremo stati
trovati all'ora della morte ; cosi senza parlare di questa , le mire de ' fedeli
rivolge a quel gran giorno " in cui del bene e del male operato dall ' uo-
mo sarà fatta pubblica , solenne ed universal discussione .
Vers. 9. Fedele Dio : per cui siete stati chiamati alla società del
figliuol suo : La ragione ed il fondamento della speranza , che ho di voi
( dice l'Apostolo ) , è posto nella fedeltà di Dio ; egli è verace e costante
nelle sue
promesse , ed egli è , che vi ha chiamati ad avere società
CA P. I.
10. Obsecro autem vos , 10. Or io vi scongiuro , o
fratres , per nomen Domini fratelli , pel nome del Signor
nostri Iesu Christi : ut idip nostro Gesù Cristo, che dicia-
sum dicatis omnes , et non te tutti il medesimo , e non
sint in vobis schismata : sitis siano scisme tra voi: ma sia-
autem perfecti in eodem sen- te perfetti nello stesso spirito
su et in eadem sententia . e nello stesso sentimento .
Significatum est enim 11. Imperocchè èstato a me
mihi de vobis , fratres mei , significato riguardo a voi ,

con Gesù Cristo , ad essere simili a lui nella vita presente per la parte-
cipazione della sua grazia , e nella vita avvenire per la partecipazione
della sua gloria . Or Dio non sarebbe fedele , com' egli è , se dopo di
averci chiamati alla società di Cristo , gli ajuti non ci accordasse , per
mezzo de' quali possiam giugnere a lui .
Vers. 10. Vi scongiuro , o fratelli , pel nome del Signor nostro
Gesù Cristo , che diciate tutti il medesimo , ec. Vuol passare l'Apostolo
al grande argomento della sua lettera , ma con qual finezza di carità , con
quanta e bontà ed umiltà si apre egli la strada a trattarne ! Vi scon-
giuro , o fratelli , per quel nome , fuori del quale altro nome non havvi
sotto del cielo dato agli uomini per loro salute ; per Gesù Cristo Signor
nostro vi scongiuro , che quanto alla regola delia fede un solo sia il sen-
timento di tutti voi , affinchè lo stesso sia di tutti il linguaggio . A questa
unità di sentimenti si oppone l'eresia , la quale consiste nella falsa
dottrina contraria alla dottrina della Chiesa .
E non siano scisme tra di voi . La scisma presso gli autori eccle .
siastici significa la disunione degli animi , e la lacerazione del corpo mi.
stico di Gesù Cristo , originata o dalla falsa dottrina , ovvero da contra-
rietà di opinione intorno a quello, che dee farsi , o non farsi . L' Apostolo
non prende qui questa parola nel senso suo rigoroso , non parla cioè di
quella discrepanza di sentimenti , per cui un uomo abbandoni l'unità
della Chiesa , ma intende ogni diversità di opinioni e di sentimenti , per
cui resti offesa la carità ; per questo egli aggiugne : siate perfetti , ov-
vero insieme compaginati ( come ha il Greco ) , in una iştessa mente ,
cui si appartiene di giudicare della verità delle cose e nello stesso sen-
timento , viene a dire , nel giudizio pratico intorno a quello , che sia da
farsi , o non farsi , e con questo vuol rimossa ogni semenza di divisione .
Vers. 11. È stato a me significato : Spiega l'Apostolo i motivi , che
aveva di inculcare l'amor della pace e della unità , perchè era egli stato
12 LET. I. DI S. PAOLO AI CORINTI

ab iis , qui sunt Chloes, quia fratelli miei , da que' di Chloe,


contentiones sunt inter vos . che sono tra voi delle contese.

12. Hoc autem dico , quod 12. Parlo di questo , che


unusquisque vestrum dicit : ciascheduno di voi dice : Io
Ego quidem sum Pauli : ego sono di Paolo: eio di Apollo:
autem Apollo : ego vero e io di Cefa: ed io di Cristo:
Cephae: ego autem Christi :
* Ac . 18. 24.

avvertito , che pur troppo eranvi in Corinto delle divisioni e delle contese :
Dice di aver ciò saputo da persone della famiglia di Chloe , la quale doveva
essere donna di virtù , e riputata assai tra que'fedeli , e forse esprimendo ,
per qual mezzo era a lui pervenuta si trista nuova , volle tacitamente ri-
convenire coloro , i quali avrebber dovuto essere i primi a renderlo inteso
di tali cose , voglio dire i sacerdoti , che erano in Corinto .
Vers. 12. Parlo di questo , che ciascheduno di voi dice : Io sono di
Paolo , ec. Ecco il primo argomento di divisione tra' Corinti ; si vanta-
vano chi d'uno " chi d'altro predicatore e maestro nella fede . Gli
uni dicevano : io sono stato istruito da Paolo , altri da Apollo . Vedi
gli Atti cap. XVIII. 29. Questi è da creder , che fossero i Gentili 25
convertiti in Corinto da Paolo e da Apollo . Altri : io sono scolare
di Cefa , cioè di Pietro Apostolo e Principe degli Apostoli ; e que
sti probabilmente erano Giudei della stessa città di Corinto , i quali
avevano udito la predicazione di Pietro nella Giudea , ed avevano da lui
ricevuto la fede ed il battesimo. Altri finalmente con gran verità e sapienza
facean professione di non vantarsi nè di questo , nè di quel maestro , e
di non avere altro partito , che quello di Gesù Cristo ; e questi soli ret-
tamente pensavano , e rettamente operavano , mentre quant' era in essi ,
la radice troncavano della divisione , riducendosi a quel solo fondamento
della salute e della unità , fuori di cui niun altro può esser posto , che
è Gesù Cristo .
Il Crisostomo , Ambrogio , Ilario ed altri , sono di parere , che l' Apo-
stolo sotto i nomi di Paolo , Apollo e Cefa abbia voluto nascon
dere i capi delle fazioni , che erano nella Chiesa di Corinto , ri-
sparmiando a costoro la vergogna , che meritavano , e insieme mostran-
de , che se error grande egli era di prendere motivo di vanità e di
superbia dall' aver avuto per maestro un Apollo , un Paolo , un Pietro ,
molto più era vituperevole ed obbrobrioso il prendere nome e par-
CA P. I. 13

13. Divisus est Christus ? 13. E egli diviso Cristo?

Numquid Paulus crucifixus Èforse stato crocifisso per


est pro vobis ? Aut in nomi- voi Paolo ? Ovver siete stati
ne Pauli baptizati estis ? battezzati nel nome di Paolo?

14. Gratias ago Deo, quod 14. Rendo grazie a Dio ,


neminem vestrum baptiza · che nissun di voi io ho bat-
vi , *
nisi Crispum et Ca- tezzato , fuori che Crispo e
ium : Cajo :
* Act. 18. S.
15. Perchè alcuno non di-
15. Ne quis dicat , quod
in nomine meo baptizati e- ca , che siete stati battezzati
stis . nel nome mio .
16. Baptizavi autem et Ste- 16. E battezzai pure la

phanae domum: ceterum ne- famiglia di Stefana : del re-


scio , si quem alium baptiza- sto non so , se io mi abbia
verim . battezzato alcun altro .

tito dai falsi Apostoli . E questa opinione sembra evidente per quel ,
che si legge cap. IV. 6.
Vers. 13. E egli diviso Cristo? È egli Cristo diviso in molti , onde uno sia
quello di Paolo , un altro quello di Apollo , un altro quello di Cefa ? Non
è egli lo stesso Cristo quello , che da tutti questi è predicato ?
È stato forse per voi crocifisso Paolo , ovvero siete ec. ? Non no-
mina l'Apostolo se non se stesso , ma quello , che egli dice di se , debbe
intendersi detto anche degli altri ministri del Vangelo . È egli morto per
riscattarvi o Paolo o Apollo o Cefa ? Ovvero siete voi stati battezzati
per autorità e per virtù di Paolo mediante l'invocazione del nome di
Paolo ? Del battesimo nel nome di Cristo , vedi gli Atti .
Vers. 14. 15. 16. 17. Rendo grazie a Dio , che nissuno di voi io ho
battezzato , ec. E stata disposizione della provvidenza divina , che pochis-
simi siano stati quelli , che io ho di mano mia battezzati : imperocchè il
calor della disputa , chi sa , che non avesse portato taluno fino a dire di
essere stato battezzato nel nome di Paolo ? E pochissimi io ne battezzai ,
perchè il fine principale , per cui sono stato mandato da Dio tra di voi ,
fu non di battezzare , ma di predicar Gesù Cristo . La predicazione era
la parte più difficile , più necessaria e più pericolosa del ministero , onde
questa per se si riserbava Paolo ; e lo stesso è da credere , che facessero
14 LET. I. DI S. PAOLO AI CORINTI

17. Non enim misit me 17. Imperocchè non mi ha


Christus baptizare , sed e- mandato Cristo a battezzare ,

vangelizare: * non in sapien- ma a predicare il vangelo :


tia verbi , ut non evacuetur non con la sapienza delle ра-
crux Christi . role , affinchè inutile non di-
* venti la croce di Cristo .
2. Fet. 1. 16. - Infr. 2. 1. 4.
18. Verbum enim crucis , 18. Imperocchè la parola
pereuntibus quidem stultitia della croce è stoltezza per
est : iis autem , qui salvi fi- quei , che si perdono : per quel-
unt , id est nobis , Dei virtus li poi , che sono salvati , cioè
est . per noi , ella è la virtù di
Dio .

gli altri Apostoli , lasciando agli inferiori ministri l'uffizio di battezzare .


Di Crispo vedi gli Atti cap. XVIII . 8. , di Stefana è fatta menzione ,
Rom. XVI. 23.
Vers. 17. Non con la sapienza delle parole , affinchè inutile non di
venti la Croce di Cristo : Con molto artifizio passa l' Apostolo a un al-
tro punto , sopra di cui meritavano riprensione i Corinti ; imperocchè
dall' aver detto di essere stato mandato non a battezzare , ma bensì a
predicare , prende occasione di dire , qual foggia di predicazione fosse la
sua e quella de' veri Apostoli . Dice adunque , che il suo forte non era
la sapienza delle parole , viene a dire l'affettata eloquenza , ricca e lus-
sureggiante per tutti i colori della rettorica , quale era l'eloquenza dei
greci sofisti , che aveano gran voga in Corinto . Imperocchè se per simil
maniera i predicatori del Vangelo annunziassero Gesù Cristo , quasi inutile
e infruttuosa verrebbe a rendersi la croce di Cristo ; dapoichè si potrebbe
credere , che non per virtù della croce del Salvatore , ma per l'efficacia
dell' umana eloquenza tratti fossero gli uomini a credere o ad adorare il
Crocifisso . :
Vers. 18. La parola della croce è stoltezza per que' , che si perdono:
Dagli increduli e dai perversi uomini , che corrono quai ciechi alla rovina,
la predicazione della croce salvatrice degli uomini è tenuta per istoltezza;
un Dio fatto uomo morto sopra una croce per dare vita e salute a tutto
il genere umano , queste proposizioni sembrano all'uomo carnale non solo
incredibili , ma stolte e da non udirsi .
Per quelli poi , che sono salvati , cioè per noi , ella è la virtù di
Dio . Ma per noi , che siamo arrivati a salute , la parola della croce è
CA P. I. 15

19. Scriptum est enim : * 19. Imperocchè sta scritto:


Perdam sapientiam sapien- Sperderò la saggezza de’savj ,
tium , et prudentiam pru- erigetterò la prudenza dei
dentium reprobabo . prudenti .
* Rom. 1. 16. - Isai. 29. 14.

20. Ubi sapiens ? Ubi 20. Dove è il savio ? Dove
scriba ? Ubi conquisitor hu- lo scriba ? Dove l'indagatore
ius seculi ? Nonne stultam di questo secolo? Non ha egli
fecit Deus sapientiam huius Dio infatuata la sapienza di
mundi ? questo mondo?
* Isai. 33. 18.

strumento della virtù e della potenza divina , perchè da lei è stata poten ·
temente operata la nostra conversione e la nostra salute .
Vers 19. Sperderò la saggezza de’savj , ec. Non è cosa nnova dice
l'Apostolo , che Dio umilii , e confouda, e riduca a niente la sapienza e
la prudenza mondana : Isaia lo avea predetto sì della sapienza degli scribi
e de'farisei , e sì ancora di quella de' filosofi e di tutti i falsi sapienti del
secolo .
Vers. 20. Dov'è il savio ? Dove lo scriba ? Dove l'indagatore di
questo secolo ? Vuol dimostrare , che si è adempiuta di fatto nella con-
versione e salute del mondo la predizione di Isaia . Qual parte ha avuto , od
ha in opera si grande o il filosofo , che facea professione di condur gli
uomini alla scienza delle cose divine e alla dottrina de' costumi ; o lo
scriba maestro e spositor della legge , o finalmente colui , che sottil-
mente indaga le cose della natura , e alle sue cagioni riporta tutto quello ,
che in questo mondo si vede accadere ? Si è egli servito Dio di alcun di
costoro a persuadere al mondo la verità del Vangelo ? Auzi non ha egli
Dio evidentemente dimostro , come tutta la mondana sapienza è fatuità
e stoltezza , escludendo totalmente questa sapienza dalla massima delle
opere della sua eterna ed infinita sapienza , quale si è certamente la con-
versione del mondo tutto alla fede ?
Si può anche dire , che Dio fè vedere la vanità dell' umana sapienza ,
perchè dimostrò , com' ella era per se medesima assolutamente incapace
di giugnere alla dottrina della salute , e perchè gli infiniti errori , che
nelle materie più essenziali al vero bene dell' uomo si spacciavano come
tanti assiomi evidenti nelle scuole della mondana sapienza , disvelati furo-
no , e rigettati dalla luce della evangelica verità .
16 LET. I. DI S. PAOLO AI CORINTI

21. Nam quia in Dei sa- 21. Conciossiachè dopo che


pientia non cognovit mun- nella sapienza di Dio il mon-
dus per sapientiam Deum : do non conobbe Dio per mezzo
placuit Deo per stultitiam della sapienza : piacque a
praedicationis salvos facere Dio di salvare i credenti per
credentes . mezzo della stoltezza della

predicazione .
22. Quoniam et Iudaei si- 22. Dapoichè e i Giudei
gna petunt , et Graeci sa- chieggono i miracoli , e i Gre-
pientiam quaerunt : ci cercano la sapienza :
23. Nos autem praedica- 23. Ma noi predichiamo
mus Christum crucifixum : Cristo crocifisso : scandalo

Vers. 21. Dopo che nella sapienza di Dio il mondo non conobbe Dio
per mezzo della sapienza , piacque ec. Il mondo non avea saputo valersi a
suo pro delle cognizioni umane e della sapienza naturale per conoscere Dio
nelle opere dell'infinita sapienza , che per ogni parte si presentano agli
occhi dell' uomo . Dio perciò con misericordioso consiglio una nuova via
aperse alla salute dell' uomo , e questa si fu la predicazione della croce ,
la qual croce è stoltezza per gli empj , salute per li credenti . Così alla
inutile umana sapienza Dio sostituì la semplicità della fede evangelica , pie-
na di virtù e di efficacia per la salute del mondo ..
Vers. 22. 23. E i Giudei chieggono i miracoli , e i Greci cercan la
sapienza : ma noi ec. Espone , in qual modo a tutta l' umana sapienza ab-
bia Dio sostituita la croce e Gesù crocifisso come principio e cagione di
salute per tutti gli uomini . Il Giudeo non vuol credere , se la dottrina ,
che se gli predica , non è autenticata con i miracoli , che egli vuole , e
domanda . Vedi Matt. XII . 38. , XVI. 1. I Greci , (o sia i Gentili , i quali
da ' Greci appresero la loro decantata sapienza ) , vogliono la sapienza ,
viene a dire , che con naturali e filosofiche ragioni si renda conto di
quello , che loro si annuuzia delle cose di Dio . Che facciamo noi dunque
per rendere soddisfatti e quelli e questi ? Noi predichiamo Gesù Cristo
crocifisso , scandalo pe' Giudei , i quali un Messia aspettandosi pieno di
gloria e di magnificenza terrena , non vollero credere in un uomo morto
sopra una croce : stoltezza pe' Gentili , i quali come fole e sogni riguar-
dano quello , che si dice da noi , che un Dio sia morto , che un uomo
crocifisso sia salvatore di tutti gli uomini , e che la fede nel t croc fisso
sia l'unica strada di salute pell' uomo¸.
CAP. I. 17

Iudaeis quidem scandalum , pe' Giudei, stoltezza pe˚ Gen-


gentibus autem stultitiam ; tili ;
24. Ipsis autem vocatis Iu- 24. Per quelli poi , che so-
daeis atque Graecis , Chri- no chiamati e Giudei e Gen-

stum Dei virtutem , et Dei tili , Cristo virtù di Dio , e


sapientiam : sapienza di Dio :
25. Quia quod stultum 25. Perocchè la stoltezza
est Dei , sapientius est ho- di Dio , è più saggia degli uo-
minibus et quod infirmum mini : e la debolezza di Dio
est Dei , fortius est homini è più robusta degli uomini .
bus .
26. Videte enim vocatio- 26. Imperocchè considera-
nem vestram , fratres , quia te la vostra vocazione, o fra-
non multi sapientes secun- telli , come non molti sapien-
duin carnein , non multi po- ti secondo la carne , non mol-
tentes , non multi nobiles : ti potenti, non molti nobili :

Vers. 24. Per quelli poi , che sono chiamati ec. Ma lo stesso Cristo,
che è scandalo e stoltezza per gli increduli e Giudei e Gentili , egli è
la virtù di Dio , e la sapienza di Dio per coloro , i quali secondo l ' eterua
predestinazione di Dio son chiamati alla fede '. La virtù di Dio , perchè
ebbe forza di trarre il genere umano dalle mani del suo crudele nemico,
che è il demonio ; la sapienza di Dio , perchè col più conveniente di
tutti i rimedj salute e rimedio porse ai mali dell'uomo , riscattando per
mezzo dell'umiltà di Cristo l' uomo caduto per la superbia . Così noi
soddisfacciamo agli Ebrei , che vogliono un Messia potente , e a ' Greci ,
che cercano un maestro sapiente .
Vers. 25. La stoltezza di Dio è più saggia degli uomini : e la debo-
tezza ec. Quello , che nelle opere di Dio sembra argomento e indizio di
stoltezza o di debolezza , egli è sapienza e fortezza tale , che infinitamente
sorpassa tutta e la sapienza e la fortezza degli uomini . L'incarnazione
del Verbo di Dio è negli occhi dell ' uomo carnale e superbo quasi stol-
tezza e infermità ; ma quali tesori in tal mistero si ascondono di sapienza
e di virtù divina ?
Vers. 26. 27. 28. Imperocchè considerate la vostra vocazione ....
.
come non molti sapienti ec. Mirate , in qual modo e per mezzo di quali
Tom. XXIV. 2
18 LET. I. DI S. PAOLO AI CORINTI

27. Sed quae stulta sunt 27. Ma le cose stolte del


mundi , elegit Deus , ut con- mondo elesse Dio per confon-
fundat sapientes : et infirma dere i sapienti : e le cose de-
mundi elegit Deus , ut con- boli del mondo elesse Dio per
fundat fortia :
confonder le forti :
28. Et ignobilia mundi 28. E le ignobili cose del
et contemptibilia elegit De- mondo e le spregevoli elesse
us , et ea , quae non sunt , Dio , e quelle , che non sono ,
ut ea , quae sunt destrueret: per distrugger quelle , che
sono :

uomini siete stati voi chiamati alla fede ; voi sapete , che il vangelo non
è stato annunziato a voi od agli altri popoli da uu numero di potenti nel
secolo , nobili e distinti secondo il secolo ; ma quelli, che a sì grand' opra
elesse Dio , furono uomini riputati come stolti dal mondo , destituti di
ogni umana potenza , ignobili ed abbietti nel secolo , rozzi e pescatori ;
e da essere in una parola considerati come un puro niente dal mondo ;
e per mezzo di questi volle Dio confondere i sapienti del secolo , i quali
non compresero la verità rivelata a ' piccoli ed a ' semplici ; volle confon-
dere i forti e i potenti del mondo , che non poterono impedire di tali pre-
dicatori i progressi e le conquiste , e volle per mezzo di tali strumenti
distruggere quello , che era più stimato e rispettato nel mondo , viene a
dire l'antica regnante superstizione , il culto degli idoli e de ' demonj , i
pregiudizj e gli errori accreditati e rispettati all'ombra della religione e
della protezione del principato .
Altri Interpreti riferiscono quelle parole considerate la vostra
vocazione , agli stessi chiamati alla fede , quasi volesse dire : considerate,
chi siete voi , o cristiani di Corinto , e chi pur siano quelli , che in altri
paesi hanno già abbracciato la fede , conciossiachè pochi tra voi sono i
potenti , pochi illustri per nascita , ma la maggior parte ignobili , rozzi ,
plebei , privi di ricchezze , di autorità , di potenza . Ed infatti questo rim-
provero era fatto ne ' primi tempi dai Gentili alla Chiesa , che ella fosse
composta di bassa gente , di servi , di artigiani , di persone rozze e igno-
ranti e prive di quelle doti esteriori , delle quali sole il mondo sa fare
stima . Ben presto però toccò ad essi di vedere smentita anche questa op .
posizione per l'affluenza grande de' genj più sublimi , che si unirono al
cristianesimo . Quantunque anche questa sposizione possa convenire alle
parole dell' Apostolo , nondimeno la prima sembra alle medesime più adat
tata e più naturale .
CAP. I. 19
29. Ut non glorietur o- 29. Affinchè nissuna car-
mnis caro in conspectu eius. ne si dia vanto dinanzi a
lui .

35. Ex ipso autem vos e- 30. Ma da esso siete voi in

stis in Christo Iesu , qui fa- Cristo Gesù , il quale è da


ctus est nobis sapientia a Dio stato fatto sapienza per
Deo , et iustitia et sancti- noi e giustizia e santificazio
ficatio et redemptio : ne e redenzione :
* lerem. 23. 5.

Vers. 29. Affinchè nissuna carne si dia vanto ec. Affinchè veggendosi
adesso , come Dio per la conversione del mondo di niuna si è servito di
quelle cose , che il mondo stima , ed apprezza , ma di cose totalmente con-
trarie , non abbia più ardire alcun uomo di gloriarsi appetto a Dio , quasi
egli di uomo alcuno , o di mezzi umaui abbisogni, per condurre a fine i suvi
disegni. Argomento invincibile per la verità e divinità del vangelo piantato
da Dio, e stabilito nel mondo con mezzi tutti opposti a quelli , che l' umana
sapienza suggeriti avrebbe , se a' consigli di Dio la sapienza umana fosse
chiamata . Ma dopo che ebbe Dio dimostro con tanta chiarezza , che opera
sua è il vangelo , volle pur far conoscere , come son doui suoi ei talenti
dello spirito e la nobiltà del sangue e l'autorità e le ricchezze e la podestà ,
e con la sua infinita sapienza di tutte queste cose si valse alla propaga-
zion della fede .
Vers. 30. Ma da esso siete voi in Cristo Gesù , il quale ec. Da quello ,
che si è detto finora , chiaramente apparisce , come la vostra conversione
attribuir non si può a un uomo , ma a Dio stesso , per virtù del quale
siete voi uniti e incorporati a Gesù Cristo : imperocchè , come dice lo
stesso Apostolo , noi ( come Cristiani ) siamo fattura di Dio , creati in
Cristo Gesù .
Il quale è da Dio stato fatto sapienza per noi ec. Il quale ci è
stato dato da Dio , perchè fosse nostra sapienza , viene a dire , perchè
incorporati a lui , che è la sapienza del Padre , noi pure della sua celeste
sapienza fossimo a parte ; perchè fosse nostra giustizia , mentre per la
fede di lui siamo giustificati ; nostra santificazione , mentre per lui a Dio
siam uniti ; nostra redenzione , mentre per lui dalla servitù del peccato
siam liberati .
20 LET. I. DI S. PAOLO AI CORINTI

31. Ut quemadmodum 31. Onde , conforme sta


scriptum est: * qui gloriatur , scritto : Chi si gloria, si glo-
in Domino glorietur . rii nel Signore .
* lerem. 9. 23. 24 .
- 2. Cor. 10. 17.

Vers. 31. Onde , conforme sta scritto : Chi si gloria ec. Se adunque
non dall'uomo , nè da alcuna umana cagione , ma dalla sola virtù di Dio
è condotto l'uomo a salute , non all'uomo , ma a Dio solo ne è dovuta
la gloria .

1
LET. I. DI S. PAOLO AI CORINTI 21.

CAPO II.

Dimostra Paolo , come egli avea predicato Cristo , e questo crocifisso a ' Co-
rinti con gran modestia e con semplicità di parole , sebbene ai perfetti
spiegava una sapienza ascosa al mondo , la quale per mezzo del solo spirito
di Dio può intendersi , perchè l' uomo animale le cose di Dio non comprende.

1 . Et ego , cum venissem 1. Io poi quando venni a


ad vos , fratres , veni non in voi , o fratelli , ad annun-
sublimitate sermonis , * aut ziarvi la testimonianza di Cri-

sapientiae , annuntians vobis sto , venni non con sublimità


testimonium Christi . di ragionamento o di sapien-
Supr. 1. 17. za .
2. Non enim iudicavi me 2. Imperocchè non mi cre-
scire aliquid inter vos nisi detti di sapere altra cosa tra
Iesum Christum , et hunc di voi , se non Gesù Cristo ,
crucifixum . e questo crocifisso .
*
3. Et ego in infirmitate 3. Ed io fui tra di voi con
et timore et tremore multo molto abbattimento e timore
fui apud vos . e tremore .
* Act. 18. 1.

ANNOTAZIONI

Vers. 1. Quando venni a voi ... • ad annunziarvi la testimonianza


di Cristo ec. Dimostra l'Apostolo , come egli aveva esattamente sostenuto
il carattere di vero predicatore evangelico presso i Corinti . Quando io
( dice egli ) , venni a Corinto per annunziare a voi la testimonianza , che
noi rendiamo dell' essere di Gesù Cristo , io non venni per guadagnarvi
co' sublimi ragionamenti o con la pompa di una affettata sapienza .
Vers. 2. Non mi credetti di sapere altra cosa ..... fuori che Gesù
Cristo ec. Quantunque io non fossi ignorante delle umane scienze ( ve-
di II . Cor. XI. 6. ) , io mi diportai tra di voi , come se null'altro avessi
saputo , che Gesù Cristo , e Gesù Cristo crocifisso , quasi di Gesù Cristo
inedesimo , in cui sono tutti i tesori della sapienza e della scienza , niente
io sapessi , se non la sua croce , i suoi obbrobrj , le infermità della carne
sofferte per noi .
Vers. 3. Ed io fui tra di voi con molto abbattimento e timore e tre-
more . I giorni , che io passai tra di voi , furono per me giorni di affli-
22 LET. I. DI S. PAOLO AI CORINTI

4. Et sermo meus et prae- 4. E il mio parlare e la


dicatio mea , ⭑ non in per
mia predicazionefu non nel-
suasibilibus humanae sapien- le persuasive d ·llaumana sa-
tiae verbis , sed in ostensio- pienza , ma nella manifesta-
ne spiritus et virtutis : zione di spirito e di virtù :
* 2. Pet. 1. 16.
5. Ut fides vestra non sit 5. Affinchè la vostra fede
in sapientia hominum , sed non posi sopra l'umana sa-
in virtute Dei . pienza , ma sopra la potenza
di Dio .
6. Sapientiam autem lo- 6. Tra i perfetti poi noi
quimur inter perfectos : sa- parliamo sapienza : ma sa-
pientiam vero non huius se- pienza non di questo secolo ,
culi , neque principum huius nè dei principi di questo seco-
seculi , qui destruuntur : lo , i quali sono annichilati :

zione di spirito , di continui timori e tremori per le tribolazioni , che


ebbi a soffrire , per li pericoli , ue'quali mi ritrovai , per le insidie dei
nemici miei e del Vangelo . Così dopo aver dimostrato nel versetto pre-
cedente , che la sua predicazione non era stata sostenuta dalla umana sa ·
pienza , fa adesso vedere , come molto meno era stata fiancheggiata dalla
umana potenza . M
Vers. 4. E il mio parlare e la mia predicazione fu non nelle persua
sive ec. Io non procurai di accreditare , come i sapienti del secolo , la
mia dottrina coi lumi e con l'artifizio dell ' eloquenza , ma questa mia
dottrina fu sostenuta in primo luogo dallo Spirito santo , che era quegli ,
che parlava per bocca mia , conforme poteva chicchessia riconoscere dal
comunicarsi , che faceva lo stesso Spirito a chiunque credeva ; in secondo
luogo questa dottrina fu sostenuta con le opere della potenza e virtù di
Dio , cioè a dire con i miracoli senza numero fatti in confermazion della
fede .
Vers. 5. Affinchè la vostra fede non posi ec. E ciò essendo , appog-
giata non è la fede vostra alla umana ingannevole sapienza , ma bensi
alla virtù di Dio , il quale nè può cadere in errore , nè può ingannare . "
Vers. 6. Tra i perfetti poi noi parliamo sapienza : ma sapienza non
di questo secolo, ec. La sola cosa , che io predicai tra di voi , come bo
detto , si fu Gesù Cristo crocifisso questa è la somma, il compendio e
CA P. II. 23

7. Sed loquimur Dei sa- 7. Ma parliamo della sa-


pientiam in mysterio , quae pienza di Dio in mistero , di
abscondita est , quam prae- quella occulta, di quella pre-
destinavit Deus ante secula ordinata da Dio prima dei
in gloriam nostram . secoli per nostra gloria .

la sostanza del Vangelo ; ma qual profondità di misterj , e quale e quanta


sapienza comprendesi in questo compendio del Vangelo , che fu della
predicazione mia l'argomento ? Or di questa sapienza gli arcani si sve.
lano da noi agli uomini perfetti , viene a dire a coloro , i quali distaccati
dalle cose sensibili , a Dio si innalzano con tutte le forze della lor volontà,
e lui solo amano , e i suoi comandamenti . Con questi comunichiamo noi
gli insegnamenti e gli arcani della sapienza ; e di qual sapienza ! Non
della sapienza del secolo , nè di quella , di cui fan professione que' filo-
sofi i quali son rispettati nel secolo , come guide e maestri e condot.
tieri degli altri uomini . Di questi dice il profeta : stolti i principi di
Tanes , consiglieri saggi di Faraone : Isai . XIX. Or questi con la loro
sapienza si perdono , e come dice un altro profeta : sono sterminati , ( Ba-
ruch III. ) perchè tutta la autorità , che si erano ingiustamente arrogata
sopra del popolo , vien loro tolta , dapoichè alla luce della verità discuo-
pronsi adesso gli orrendi traviamenti di questi falsi sapienti intorno al-
l'esser di Dio , intorno all' origine dell'uomo e intorno al suo fine e
intorno ai mezzi , che a questo fine conducono . Si scuopre in una parola ,
che ciò , che essi vendevano al popolo come dommi di sapienza e di verità ,
erano illusioni ed errori infinitamente pregiudicevoli all ' uomo e smentiti
dalla stessa umana ragione .
Vers. 7. Ma parliamo della sapienza di Dio ec. Qual è adunque la
sapienza , di cui facciamo parte ai perfetti ? Ella è la sapienza , che pro-
priamente sapienza di Dio si appella : perchè le divine cɔse riguarda , e da
Dio solo è comunicata a chiunque egli vuol degnarsi di rivelarla . Di que-
sta sapienza occulta ed ascosa agli uomini , e inaccessibile alle loro ricer-
che , comunicata però secondo l' eterna ordinazione di Dio a noi , affinchè
predicandola , un tesoro di gloria ci acquistassimo presso Dio ; di questa
sapienza , dico , noi parliamo in quella sola maniera , che di lei può parlarsi,
viene a dire , misteriosamente , per via di segni , di figure e di enimmi
intelligibili non al comun degli uomini , ma si a ' perfetti . In questa spo-
sizione quell' in mysterio , si riferisce al verbo parliamo come hanno fatto
Tertull. , l'interprete siro ed altri . S. Girolamo però dà un altro senso "
ed è questo parliamo della sapienza di Dio , la quale è ( ovvero si trova)
nel misterio, viene a dire in quello grandissimo della incarnazione del Verbo,
24 LET . I. DI S. PAOLO AI CORINTI

8. Quam nemo principum 8. La quale da niuno dei


huius seculi cognovit : si e- principi di questo secolo fu
nim cognovissent , nunquam conosciuta : imperocchè se
Dominum gloriae crucifixis- l'avesser conosciuta , non a-
sent .
vrebber giammai crocifisso il
Signor della gloria .
9. Sed sicut scriptum est : * - 9 Ma come sta scritto: Nè
Quod oculus non vidit , nec occhio vide , nè orecchio udi,
auris audivit , nec in cor ho- nè entrò in cuor dell' uomo ,
minis ascendit , quae prae- quali cose ha Dio prepa
paravit Deus iis , qui diligunt rate per coloro, che lo amano.
illum :
* Isai. 64.
4.

e della redenzione del genere umano operata da Cristo , la qual sapienza


da nissun uomo col solo lume caturale può essere intesa .
Vers. 8. La qual da niuno de' principi del secolo fu conosciuta 9 im-
perocchè ec. Sapienza , di cui non ebbero idea giammai i sapienti del
secolo , i quali ansiosamente cercando la prudenza e la scienza , di
questa sapienza le vie non conobbero , ( Baruch III. ) . Imperocchè se
questa da alcuno de ' sapienti del mondo fosse stata mai conosciuta , CO-
nosciuta l'avrebbero i farisei e gli scribi , i quali e per mezzo dei natu-
rali talenti , e molto più pe' lumi e pelle notizie , che trar potevano
dalle scritture , più facile accesso aver dovevano alla stessa sapienza .
Ma come l'hann ' eglino conosciuta costoro , i quali lo stesso Signore del-
la gloria principio e fonte della sapienza , anzi la stessa sapienza del
Padre uccisero , e crocifissero ? Che i farisei , gli scribi e i capi del
popolo ebreo non conoscessero la divinità di Gesù Cristo è detto da s.
Pietro negli Atti cap. III. 17. Dicendo l' Apostolo , che i falsi sapienti
della nazions ebrea crocifissero il Signore ( o sia il Dio) della gloria ,
viene a dimostrare con queste parole: 1. , che in Gesù Cristo son duena.
ture " la divina e l'umana , e in questa seconda natura egli pati , e fu
crocifisso , non potendo la divina natura ai patimenti ed alla morte es-
ser soggetta ; 2. Che queste due nature sono in Cristo unite in una sola
persona , per la quale unione di Cristo si dice quello , che all'una , o
all'altra di esse nature conviene . Vedi il Vangelo di s. Giovanni cap.I.
Vers. 9. Ma come sta scritto; nè vide occhio ec. Dimostra con le parole
CA P. II. 25
10. Nobis autem revelavit 10. A noi però le ha rive-
Deus per Spiritum suum: Spi- late Dio per mezzo del suo
ritus enim omnia scrutatur , Spirito : imperocchè lo Spirito
etiam profunda Dei . penetra tutte le cose , anche

la profondità di Dio .
11. Quis enim hominum 11. Imperocchè chi tra gli
scit , quae sunt nominis , ni- uomini conosce le cose del-
si spiritus hominis , qui in l'uomo , fuorichè lo spirito
ipso est? Ita et quae Dei sunt, dell' uomo , che sta in lui ?
nemo cognovit , nisi Spiritus Cosìpure le cose di Dio niuno
Dei.
le conosce , fuorichè lo Spi-
rito di Dio .

2
di Isaia LXIV. 4. come niuno de' principi sapienti del secolo la sa-
pienza conobbe preparata e ordinata da Dio per gloria dei predicatori
del Vangelo e di tutti coloro , che credono al Vangelo . I misterj di
Cristo incarnato " i benefizj e le grazie da lui conferite agli uomini sono
inaccessibili non solo ai sensi , ma eziandio alla ragione dell' uomo car-
nale .
Vers. 10. A noi però le ha rivelate Dio per mezzo ec. Poteva op-
porsi all' Apostolo : se di questa sapienza le vie non possono essere inve-
stigate dall' uomio 9 e perchè ci affaticherem noi per rinvenire la stessa
sapienza ? Risponde egli però , che appunto per rivelare agli uomini que-
sta celeste sapienza Iddio ha mandato il suo Spirito , il quale la rivelò
agli Apostoli e a'primi fedeli , e la rivelerà a tutti coloro , che crede-
ranno in Gesù Cristo .
Imperocchè lo Spirito penetra ec. Tutti i misterj , tutti i consigli di Dio
anche i più profondi sono conosciuti ed intesi dallo Spirito di Dio . Si
può anche spiegare . Lo Spirito fa , che noi penetriamo tutte le cose , co-
me altrove dice l' Apostolo , che lo stesso Spirito chiede, geme , grida per
noi , che vuol dire ; fa che chieggiamo , gridiamo ec. Rom. VIII . 26 ,
Gal. IV . 6.
Vers. 11. Imperocchè chi tra gli uomini conosce ec. Dimostra con
una similitudine , che il solo Spirito di Dio , che ha la stessa natura di
Dio , conoscer può la natura di Dio , i suoi segreti consigli , la sua prov-
videnza, e particolarmente le altissime disposizioni della sua misericordia
per la salute degli eletti imperocchè così a niun uomo è dato di pene.
trare gli intimi pensieri e gli astrusi movimenti del cuore dell' uomo
26 LET . I. DI S. PAOLO AI CORINTI

12. Nos autem non spi- 12. Noi però abbiamo rice-
ritum huius mundi accepi- vuto non lo spirito di questo
mus , sed spiritum , qui ex mondo , ma lo spirito , che è
Deo est ; ut sciamus , quae a da Dio ; affinchè conosciamo
Deo donata sunt nobis : le cose, che sono state da Dio
donate a noi :

13. Quae et loquimu 13. Delle quali pur discor-
non in doctis humanae sa- riamo non coi dotti sermoni

pientiae verbis , sed in do- dell


' umana sapienza , ma
ctrina Spiritus , spiritualibus colla dottrina dello Spirito ,9
spiritualia comparantes . adattando cose spirituali a
* Supr. 1. 17. - 2. 1. 4. cose spirituali .
- 2. Pet. 1. 16.
14. Animalis autem homo 14. Ma l'uomo animale

non percipit ea , quae sunt non capisce le cose dello Spi-

ma questi al solo spirito dell' uomo son manifesti . Notisi , che dice l'Apo-
stolo chi degli uomini ? Affinchè niun credesse , che egli tolga a Dio la
cognizione de' più segreti nascondigli del cuore umano .
Vers. 12. Noi però abbiamo ricevuto non lo spirito di questo mon-
do , ma ec. Quindi è , che noi all' intelligenza dei doni divini , dei quali
siamo stati ricolmi per Gesù Cristo siamo introdotti non dalla sapienza mon-
dana, ma bensì da quello Spirito divino, che abbiam ricevuto, e dal quale St
tutte le verità utili per la salute sono a noi insegnate Ioann. XIV. 26.
Vers. 13. Delle quali pur discorriamo non coi dotti sermoni ec. Que-
sta eccelsa sapienza dello Spirito si espone da noi , e si predica non con
le parole artificiose dell' umana eloquenza , ma con quelle , che interior-
mente a noi detta lo stesso Spirito; onde si legge negli Atti II. 4. Furono
tulti ripieni di Spirito santo e cominciarono a parlare .
Adattando cose spirituali a cose spirituali : Adattando le parole alle
cose , delle quali trattiamo , e la nostra dottrina , che è tutta spirituale ,
esponendo con quella maniera di discorso , che è suggerita a noi dallo C
Spirito , o tratta dalle divine scritture , non apparata nelle scuole della
mondana eloquenza . Così il Grisostomo .
Vers. 14. Ma l'uomo animale non capisce... per lui sono stoltez-
za , ec. L'uomo animale , o sia carnale , viene a dire , I' uomo "
CA P. II. 27

Spiritus Dei : stultitia enim rito di Dio : conciossiachè


est illi , et non potest intel- per lui sono stoltezza , nè può
ligere: quia spiritualiter exa- intenderle : perchè spiritual-
minatur . mente discernonsi .

15. Spiritualis autem iudi- 15. Ma lo spirituale giu-


cat omnia : et ipse a nemine dica di tutte le cose : ed ei
judicatur .
non è giudicato da alcuno .
*
16. Quis enim cognovit 16. Imperocchè chi ha co-
sensum Domini , qui instruat nosciuta la mente del Signo-
* Sap. 9. 13. - Isvi. 4o. 13.
- Rom. 11. 34.

il quale ne'suoi giudizj , dal solo appetito della carne è diretto, nè intende ,
nè può intendere le cose spirituali come quelle , che sol per mezzo dello
Spirito di Dio possono intendersi ; quindi è , che bestemmiando quello ,
ch' ei non capisce , i dommi stessi della divina sapienza reputa come pa
role e discorsi da mentecatti . Tali cose per un tal uomo non sono fatte ,
onde sta scritto : Discorre con uno , che dorme , chi della sapienza con
lo stolto ragiona . Eccles. XXII. 9 .
Vers. 15. Ma lo spirituale giudica di tutte le cose : ed ei non è ec.
L'uomo spirituale , che è illuminato nella mente , e regolato ne' suoi af-
fetti dallo Spirito santo , egli solo è capace di dar retto giudizio di tutte
le cose 9 che alla salute appartengono ; ed egli non è soggetto al giudizio
di alcun uomo , che spirituale non sia . L'uomo perfetto nella via dello
spirito non si regola in ciò , che egli opera , dal giudizio e dalla manie-
ra di pensare degli uomini , ma secondo gli insegnamenti e la direzione
dello Spirito del Signore , e indarno e temerariamente di lui giudica chi
di tale Spirito è privo .
Vers. 16. Chi ha conocisuta la mente del Signore , onde lo ammaestri?
Noi però ec. Vi ha egli alcuno tra gli uomini , il quale con l'altezza del
suo ingegno giunto sia a comprendere la mente di Dio, e sia perciò capace
di entrare a parte de' suoi consigli , e di dar giudizio delle cose di Dio? E
se nissun uomo è da tanto, che co' naturali suoi lumi giudicar possa delle
cose di Dio , niuno parimente sarà , che giudicar possa gli uomini spiri-
tuali , i quali la scienza di Dio e delle cose divine hanno ricevuta dallo
stesso Cristo , noi , dico , a'quali come ad amici suoi egli ha manifestato
tutto quello , che a lui fu rivelato dal Padre , ( Ioan . XV. 15. ) noi , che
siamo stati fatti degni della comunicazione dello spirito e della mente
del medesimo Cristo . Vedremo nel capo seguente , per qual motivo
28 LET . I. DI S. PAOLO AI CORINTI

eum ? Nos autem sensum re , onde lo ammaestri ? Noi


Christi habemus . però abbiamo il senso di Cri-
sto .

l'Apostolo ponga qui in vista i privilegj e la dignità degli uomini spiri-


tuali , cioè perfetti nella cognizione e nell ' amore di Cristo , quali erano
principalmente gli Apostoli .
1
LET. I. DI S. PAOLO AI CORINTI . 29

САРО III .

A' Corinti tuttora carnali non potè Paolo predicare i misterj reconditi della
fede , mentre disputavano intorno a coloro, che altro non erano, che mi-
nistri , potendo Dio solo dare l'accrescimento della grazia e della virtù ,
ed essendo solo Cristo il fondamento della fede , sopra di cui chi avrà bene,
1 o mal fabbricato , apparirà nel dì del giudizio . Non violare il tempio di
Dio , che siamo noi , nè gloriarsi de' ministri di Dio .

1 . Et ego , fratres , non


1. Ed io, o fratelli , non
potui vobis loqui quasi spiri- potei parlare a voi , come a
tualibus , sed quasi carnali- spirituali , ma come a' carna-
bus . Tamquam parvulis in li . Come a' pargoletti in Cri-
Christo . sto .
2. Lac vobis potum dedi , 2. Vi nutrii con latte, non
non escam : nondum enim con cibo: imperocchè non era-
poteratis : sed nec nunc qui- vate per anco capaci : anzi

ANNOTAZIONI

Vers. 1. 2. 3. Ed io non potei ec. Io non potei nella mia predicazione


parlare a voi , come ad uomini perfetti e veramente spirituali : imperocchè
una tal maniera di predicare era superiore alla vostra capacità : essen-
do voi tuttora deboli nella fede , pargoletti nella sapienza del vangelo,
a ' quali non il solito cibo ( che è per gli uomini fatti ) si conveniva , ma
il latte , viene a dire i primi elementi della dottrina ; e quello , che più mi
affligge , si è , che anche adesso dopo tanto tempo , da che riceveste la
fede › voi siete tuttora nella medesima infanzia , e sempre incapaci di
digerire quel cibo , che è proprio degli adulti e perfetti nella cognizione
e nell' amore di Cristo . Vedi Hebr. V. 13. 14. Non dice l' Apostolo io
non volli, ma io non potei nudrirvi di solido cibo , si perchè non fosse ascritto
a sua mancanza l'averli così trattati , e sì ancor per deprimere il loro
fasto . Ed è ancora da notarsi , che quantunque non tutti i Cristiani di
Corinto dello stesso male fossero infetti , contuttociò attribuisce a tutti i
difetti , ne' quali il maggior numero aveva parte . Finalmente si osservi ,
come dopo avergli chiamati carnali , la sua riprensione egli mitiga con
ispiegare quello , che con ciò voglia significare , viene a dire il poco
30 LET. I. DI S. PAOLO AI CORINTI

dem potestis : adhuc enim nol siete neppure adesso: da-


carnales estis . poichè siete ancora carnali .

3. Cum enim sit inter vos 3. Imperocchè essendo tra


zelus et contentio : nonne voi livore e discordia , non

carnales estis , et secundum siete voi carnali , e non cam-


homiuem ambulatis? minate voi secondo l'uomo ?

4. Cum enim quis dicat : 4. Imperocchè quando


ego quidem sum Pauli; alius uno dice : io son di Paolo ; e

autem ego Apollo : nonne un altro: io son di Apollo :

homines estis? Quid igi- non siete voi uomini ? Che è


tur est Apollo? Quid vero adunque Apollo ? E che è
Paulus ? egli Paolo?
5. Ministri di colui , cui
5. Ministri eius , cui credi-
distis, et unicuique sicut Do- voi avete creduto , e secondo
minus dedit . quel , che a ciascheduno , ha
concesso il Signore .

avanzamento , che hanno fatto nella cognizione e nell'amor della verità


non come
e la debolezza della loro fede , onde non erano da aversi se
principianti e neofiti riguardo alla pratica del Vangelo . Vedi Įsai.
XXVIII . 9.
Essendo tra voi livore e discordia , non siete voi ec. Non siete
voi tuttora almeno in parte carnali , e non avete voi tuttora molto del-
l'uomo vecchio , mentre si manifestano in voi lo opere della carne ? e le
concupiscenze dell' uomo non rinnovato ancor perfettamente dalla grazia ,
quali sono l'invidia e la dissensione ? Vedi Gal. V. 20.
Vers. 4. 5. Quando uno dice ; io son di Paolo ; ec. I capi della di-
scordia nascondevano sotto il nome di Paolo e di Apollo la propria
ambizione e il desiderio di sovrastare , come apparisce dal cap. IV . 6.
Altro adunque era il vero motivo delle dissensioni , altro il pretesto , di
cui si servian costoro per accendere la guerra . Si mostravano in pubblico
zelanti dell' onore dei rispettivi loro maestri e predicatori , ma sotto tali
appareuze altri pensieri covavano 2 ed altri disegni . Ma supponendo
per vero il principio , da cui si mostravano indotti ad opporsi gli uni
agli altri , con ragione dice loro l' Apostolo , che questo stesso impegno
di innalzare un predicator sopra l'altro è una prova, che vivono tuttora in
essi le idee e le inclinazioni dell' uomo carnale .
C AP. III. 31

6. Ego plantavi , Apollo ri- 6. Io piantai, Apollo in-


gavit : sed Deus incremen- naffiò : ma Dio diede il cre-
tum dedit . scere .
7. Itaque neque qui plan- 7. Di modo che non è nul-
tat est aliquid, neque qui ri- la nè colui , che pianta , nè

Che è adunque Apollo? E che è egli Paolo? Ministri di colui ….. e se-
condo quel, ec. Che sono mai riguardo a voi e Paolo e Apollo e qualsivoglia
altro uomo, che abbia a voi annunziato il Vangelo ? Sun eglino forse autori
della vostra fede. Qual è la lor podestà? Sou eglino padroni assoluti di quella
greggia , che hanno riunita nel nome di Gesù Cristo ? Essi non sono se
non ministri dipendenti dal primo grande ed unico padrone , sono pa-
stori , ma subordinati al primo Vescovo e pastore delle anime ; ministri
di Gesù Cristo , cui avete creduto 9 viene a dire di lui , cui voi siete
congiunti per mezzo della fede , di lui , che è l'autore , il consuma-
tor della fede , da cui questi stessi ministri tutto hanno ricevuto , quello
che hanno comunicato a voi , e tanto han ricevuto, quanto è piaciuto allo
stesso padrone per mera sua liberalità di concedere od all' uuo od al-
l'altro ; imperocchè niuno di essi qualche cosa ha del suo , niuno può
arrogarsi alcuna parte ne' doni della grazia , niuno vantarsene , come se
non gli avesse ricevuti di sopra .
Vers. 6. Io piantai , Apollo innaffiò : ma Dio diede il crescere . Le
funzioni de' ministri evangelici sono tra lor differenti , ma molto più
sono differenti le operazioni loro dalle operazioni di Dio ; rassomiglia
l'Apostolo ciò , che si fa dalli stessi ministri intorno alle anime , a
quello, che da un agricoltore si fa intorno a una pianta . Io dice egli ai
Corinti, fui destinato a piantare ne' vostri cuori la fede , di cui da ne
riceveste la prima semenza ; Apollo di poi la fede già fondata ajutò , e
promosse grandemente con le sue istruzioni ( vedi gli Atti XVIII. 22.
24. ). Queste operazioni differenti tra loro han questo di simile , che so-
no puramente esteriori ; ma l'operazione interiore , per cui la parola
della fede al cuor si apprende , e germina , e cresce in pianta rigogliosa
e feconda , questa operazione è da Dio in quella guisa appunto , che il
piantare e l'innaffiare è proprio dell'agricoltore , ma il barbicare e il
crescere della pianta naturale viene dalla terra madre e nutrice di tutti
i vegetabili . E adunque necessario oltre l'esterna dottrina l'ajuto inte
riore della grazia , affinchè il ministero esteriore giovi a salute .
Vers. 7. Non è nulla nè colui , che pianta , nè colui , che innaffia :
ma ec. Tutta l'operazione esteriore de' ministri del Vangelo è un nulla ,
32 LET. I. DI S. PAOLO AI CORINTI

gat : sed qui incrementum colui , che innaffia : ma Dio,


dat , Deus . che dà il crescere .
8. E una stessa cosa è
8. Qui autem plantat et
qui rigat, unum sunt . **Unus- quegli , che pianta, e quegli,
quisque autem propriam che innaffia . E ognuno ri-
mercedem accipiet secundum ceverà la sua mercede a pro-
suum laborem . porzione di sua fatica .
* Psal. 61. 13. Matth. 16. 27.
- Rom. 2. 6. ** Gal. 6. 5.

ove si paragoni all'interna operazione di Dio; imperocchè da questa soła


viene la santificazione delle anime , e senza di questa inutili e vane
riuscirebbero tutte le fatiche e tutte le sollecitudini delli stessi ministri.
Questi adunque sono un nulla per se medesimi dinanzi a Dio , e un nul-
la è tutto quello , che essi far possono a pro delle anime , se all' opera
loro non
va congiunta l'azione interna della grazia del Salvatore , alka
quale tutto attribuir si deve il lavoro della santificazione .
Vers. 8. E una stessa cosa è quegli , che pianta ec. Ad un fine me-
desimo tende e il ministro , che pianta , e il ministro , che innaffia :
imperocchè come cooperatori dello stesso padrone nel condur gli uomini
a Dio lo stesso negozio trattano. Di tali uomini adunque intimamente cou-
giunti tra loro per la coudizione del comun ministero e per l'inviolabile
unione di volontà in un medesimo oggetto , vi sarà egli , che debba ar-
dire di formarsene tanti capi di differente partito, e di oppor l'uno all'
altro , e col nome di essi dar nome e corpo alle dissensioni ed alle
fazioni nella Chiesa di Dio ? <
E ognuno riceverà la sua mercede a proporzione di sua fatica . Quad-
tunque Dio solo sia quegli , che dà il crescere, e il sɔlo autor deila fedete
della santificazione, nondimeno ai ministri della parola , i quali esteriormente
si adoperano per piantare e irrigare ne'cuori degli uomini la stessa fede,
è dovuta la ricompensa , e questa ricompensa sarà maggiore o minore a
proporzione delle fatiche sofferte. Non dice l' Apostolo , che la ricompensa
abbia da essere proporzionata al frutto , che avrà prodotto la loro predi
cazione, ma bensì alle fatiche di ciaschedano : imperocchè non è in potesta
del ministro il frutto della sua predicazione , ma a lui si appartiene d'im.
piegarsi costantemente senza restrizione e riserva a procurare la salute
delle anime, non guardando alle fatiche, a'disastri ed alla persecuzione , cle
avrà da soffrire per si bella cagione. È ancora da notare, che l'uguaglianza
di proporzione tralle fatiche e la ricompensa è sempre relativa alla grail •
CA P. III . 33

9. Dei enim sumus adiuto- 9. Imperocchè noi siamo


res : Dei agricoltura estis , cooperatori di Dio : cultura
Dei aedificatio estis . di Dio siete voi , voi edifizio
di Dio .
JO. Secundum gratiam 10. Secondo la grazia di
Dei , quae data est mihi , ut Dio , che è stata a me con-
sapiens architectus funda- cessa , da perito architetto io
mentum posui : alius autem gettai ilfondamento; un altro
superaedificat : Unusquisque poi vi fabbrica sopra . Badi
autem videat , quomodo su- però ognuno al modo , onde
peraedificet . tira la sua fabbrica .

dezza della carità , da cui procedono le buone opere : onde è , che , se


uguali fossero di due santi e le fatiche e la carità , uguale sarà la lor
ricompensa ; che se diversa fosse la carità , maggior premio avrà , chi
con maggior carità minori fatiche e patimenti sofferse per Cristo, e´mi-
nore chi con carità minore maggiormente patì . Vedi s. Tom. in questo
luogo .
Vers. 9. Siamo cooperatori di Dio: cultura di Dio siete voi, voi edifizio
ec. Nostro uffizio si è di servire a Dio di strumenti per la vostra santi-
ficazione , in tal guisa però , che opera di Dio e lavoro di Dio si è lo
stesso cooperar che facciamo con Dio e lo stesso nostro lavoro ; voi il
terreno preparato e lavorato da Dio , in cui egli pelle nostre mani la
preziosa semenza sparse della fede , la quale per virtù della grazia frut-
tífichi abbondante raccolta di buone opere : voi edifizio di Dio , taberna-
colo eretto dall' architetto sovrano per essere abitazione del medesimo Dio.
Questi è il primo cultore ed il primo architetto, cui nella cultura delle
anime e nella edificazione de' templi vivi del Signore servono e gli Apo-
stoli e i ministri tutti della Chiesa .
Vers. 10. Secondo la grazia di Dio , che è stata a me concessa , da
perito architetto ec. Secondo l'obbligazione del ministero apostolico , che
è stato per grazia di Dio a me confidato , io gettai tra voi il fondamen-
to della fede , viene a dire , venni io il primo ad annunziarvi Gesù Cri-
sto , altri poi vi sono , che sopra il fondamento da me gettato si studian
di accrescere , di tirare in alto , e di abbellire la fabbrica , impiegandosi
nell' esporre gli insegnamenti della fede e della morale per confermare
e perfezionare i fedeli .
Tom. XXIV. 3
34 LET . I. DI S. PAOLO AI CORINTI

11. Fundamentum enim


11. Imperocchè altro fon
aliud nemo potest ponere , damento non può gettar chic-
praeter id quod positum est, chessia fuori di quello , che
quod est Christus Iesus . è stato gettato , che è Cristo
Gesù.
12. Si quis autem super- 12. Che se uno sopra que-
aedificat super fundamentam
super sto fondamento fabbrica oro,
hoc , aurum , argentum , la- argento , pietre preziose , le-
pides pretiosos , ligna , foe gna , fieno , stoppie ,
num , stipulam ,

Badi però ognuno al modo , ec. Quello , che importa, si è che ognun
di costoro attentamente consideri , quali siano i materiali , onde si serve
per ingrandire la fabbrica , quale sia la maniera di dottrina , che egli
predica , se tratta da private opinioni , se attinta dalla mondana filosofia ,
se finalmente più arguta , che solida , imperocchè piena di difficoltà e
di pericoli si è di tali operaj l'impresa .
Vers. 11. Altro fondamento non può gettar chicchessia ec. A questi
io fo sapere , che altro fondamento non debbono , nè possono gettare fuo-
ri di quello , che è stato da me gettato ; e questo fondamento è Gesù
Cristo predicato da me non meno , che dagli altri Apostoli ; egli è la
pietra angolare , cui si appoggia la vostra fede , e la dottrina di lui è il
fondamento della vostra salute .
Vers. 12. Che se uno sopra questo fondamento fabbrica ' oro , ec.
Continua l'Apostolo la metafora della fabbrica , e propone da una parte
un edifizio nobile e veramente reale , il quale fondato sopra salda base
ricco sia e splendente per l'oro e l'argento e per le pietre preziose ,
e dall'altra parte una fabbrica, la quale sopra il nobile fondamento sia
da imperito architetto continuata col miscuglio di materiali vili e sogget
ti più d'ogni altra cosa alla corruzione e. all'incendio , come sono il
legno , il fieno , le stoppie . Il fondamento dell' una e dell'altra fab-
brica è lo stesso , e questo fondamento è la fede di Cristo , o sia Cristo
stesso ; l'oro , l'argento e le pietre preziose , onde va adorna la prima,
significano la dottrina e . le istruzioni pure e sincere e utili alla mu-
tua edificazione , con le quali i ministri della Chiesa si studiano di nu-
trire la fede , e di accendere la carità de' fedeli , onde per ogni sorta di
buone opere risplendano dinanzi a Dio e dinanzi agli uomini ; il legno
poi, il fieno , le stoppie , dalle quali sfigurato resta il secondo edifizio
( che ha pur il medesimo fondamento ) dinotano gli insegnamenti non
CA P. III. 35

13. Uniuscuiusque opus 13. Si farà manifesto il


manifestum erit : dies enim lavoro di ciascheduno : impe-
Domini declarabit , quia in rocchè il dì del Signore lo
igne revelabitur : et uniuscu- porrà in chiaro , dapoichè
iusque opus quale sit, ignis sarà disvelato per mezzo del
probabit . fuoco: ed il fuoco proverà ,
quale sia il lavoro di ciasche-
duno .

14. Si cuius opus manse- 14.Se sussisterà il lavoro,


rit, quod superaedificavit , che uno vi ha sopra edifica-
mercedem accipiet . to , nè avrà ricompensa .

eretici e perniciosi , ma inutili e superflui , ed atti piuttosto a pascere


la vana curiosità di coloro , che gli ascoltano , che a confermargli nella
fede e nella soda carità , insegnamenti , ne' quali allo spirito del Van-
gelo di Gesù Cristo si cerchi di innestare le invenzioni della mondana
filosofia , o le giudaiche tradizioni .
Vers. 13. Si farà manifesto il lavoro di ciascheduno ; imperocchè il di
del Signore ec. Nel tempo presente non può sempre si agevolmente di-
scernersi chi nella prima maniera lavori , e chi nell'altra : si vedrà però
chiaramente nel dì del Signore , viene a dire nel giorno dell ' estremo
giudizio . In quel giorno sarà pubblicamente manifestata la qualità del
lavoro di ciascheduno per mezzo di quel fuoco , che precederà la venuta
di Gesù Cristo . Questo fuoco secondo le determinazioni del giudice eter
no proverà le opere e la vita di ciascuno uomo , perchè i perfetti pas-
seranno illesi per quell'incendio al regno di Dio; i reprobi saranno dallo
stesso fuoco tormentati in eterno ; gl' imperfetti e meu puri per esso sa-
ranno purgati . Questa sposizione è di s. Basilio e di molti Padri latini ,
ed è una delle tre riferite da s. Tommaso > e sembra la più semplice e
naturale . Delle opere di tutti gli uomini dimostrerà il valore e il bene
ed il male quel fuoco , ma ciò particolarmente farà delle opere de'mini-
stri di Gesù Cristo .
Vers. 14. Se sussisterà il lavoro ... ne avrà ricompensa . Se il lavoro
di un ministro evangelico sarà qual prezioso metallo trovato e saldo e
puro e perfetto , onde dall ' attività di quel fuoco non sia disfatto , ne
riceverà egli dal giudice eterno la ricompensa della gloria celeste , la
quale ai fedeli ministri fu promessa da Cristo .
36 LET. I. DI S. PAOLO AI CORINTI

15. Si cuius opus arserit , 15. Se di alcuno il lavoro

detrimentum patietur : ipse arderà , ne soffrirà egli il


autem salvus erit , sic tamen danno : ma sarà salvato ; co-
quasi per ignem . sì però , come per mezzo
del fuoco .
16. Nescitis, quia templum 16. Non sapete voi , che
Dei estis, et Spiritus Dei ha- siete tempio di Dio , e che lo
bitat in vobis ? Spirito di Dio abita in voi?

Vers. 15. Se di alcuno il lavoro arderà , ne soffrirà egli il danno : Se


di un altro dottore evangelico sarà arso e consunto il lavoro nella stes-
sa guisa , che e le legna e il fieno e le stoppie col fuoco si riducono
in cenere , patirà egli il danno della perdita del suo lavoro ritrovato im-
perfetto e corrotto all'esame del fuoco .
Ma sarà salvato ; così però , come ec. Non perirà egli in eterno, ma
conseguirà la salute , perchè quantunque egli abbia fabbricato male , ha
nondimeno fabbricato sopra il vero fondamento , che è Gesù Cristo. Sa-
rà adunque salvato , ma per mezzo di quel medesimo fuoco , da cui sarà
allor tormentato , e per cui saranno purgati i falli da lui commessi nel-
l'esercizio del ministero . Alcuni Padri e Interpreti per questo fuoco
intendono le afflizioni e le pene temporali, con le quali punisce il Signo-
re i difetti e le colpe degli uomini o nella vita presente , ovvero nel
fuoco del purgatorio .
Vers. 16. 17. Non sapete voi , che siete tempio di Dio . .. Se alcuno
violerà ec. Ne' versetti precedenti ha parlato e della mercede dovuta a
coloro , che santamente s' impiegano nella edificazione del mistico tempio
di Dio , e del danno , che dovran soffrire coloro, i quali benchè rettamen-
te edifichino ( in quanto al fondamento si attengono , che fu stabilito da
Dio) peccano nondimeno , perchè con molte imperfezioni deformano la
loro fabbrica ; viene adesso a discorrere di coloro, i quali non edificano,
ma distruggono , perchè tolgono il fondamento , senza di cui niuna fab-
brica può sussistere . E perchè meglio comprendasi l' atrocità del delitto,
che da costor si commette , rammenta a' Corinti una verità nota a tutti
i Cristiani , viene a dire , che i fedeli sono tempio di Dio , lo che pur
dimostra , aggiungendo , che in essi abita lo Spirito di Dio . Sono essi
adunque abitazione di Dio , tabernacolo di Dio , tempio di Dio , perchè
in essi fa Dio sua dimora mediante la fede e la carità . Orr se la per.
dizione eterna fu minacciata da Dio a' violatori del tempio materiale del-
l'Altissimo , potrà forse fuggire tal pena , chi lo spirituale tempio di Dio
CA P. III. 37

17. Si quis autem templum 17. Se alcuno violerà il

Dei violaverit , disperdet il- tempio di Dio, Iddio lo sper-


lum Deus . * Templum enim derà. Imperocchè santo è il
Dei sanctum est , quod estis tempio di Dio , che siete voi.
vos .
* Infr. 6. 19. - 2. Cor. 6. 18.

18. Nemo se seducat , si 18. Niuno inganni se stes-


quis videtur inter vos sapiens So: se alcuno tra di voi si
esse in hoc seculo , stultus tien per sapiente secon-
fiat , ut sit sapiens . diventi
do questo secolo ,
stolto , affine di essere sa-
piente .
19. Sapientia enim huius 19. Imperocchè la sapien-
mundi , stultitia est apud za di questo mondo è stoltez-
Deum , Scriptum est enim : * za dinanzi a Dio . Imperoc-
Comprehendam sapientes in chè sta scritto: lo impiglierò i
astutia eorum . sapienti nella loro astuzia .
* lob 5. 1 .

corrompe ? Se il tempio materiale (che dello spirituale è figura) si chiama,


ed è santo , molto più dee credersi e chiamarsi santo il tempio spirituale .
Potrà egli adunque un tal tempio impunemente profanarsi ? Potrà egli sot-
trarsi alla giusta ira di Dio , chi con falsa dottrina contraria al Vangelo.
le anime corrompe de' semplici , e le ritrae dalla rettitudine della fede ?
Vers. 18. Niuno inganni se stesso : se alcuno tra di voi si tien per sa-
piente ec. Guardinsi i vostri dottori e maestri dall' ingannar se medesimi
e dall ' andarsi stoltamente lusingando , che non sia per cadere sopra di essi
il gastigo , di cui sono da me minacciati . Che se gonfi e superbi della fi .
losofia del secolo , di cui fanno pompa, in concetto si tengono di sapienti,
prendano questo util consiglio : rinunzino a questa sapienza ammirata dal
mondo , e si eleggano di diventare stolti negli occhi del secolo , tutta la
loro gloria ponendo non nelle umane scienze , ma nella sola croce di Gesù
Cristo .
Vers. 19. La sapienza di questo mondo è stoltezza dinanzi a Dio . Ne
un tal consiglio induce a rigettare la sapienza , ma ad attenersi alla vera :
imperocchè quella , che il mondo chiama sapienza , è vera stoltezza dinanzi
a Dio , il giudizio del quale non è ad errore soggetto . Ella non è utile al
38 LET . I. DI S. PAOLO AI CORINTI

20. Et iterum : * Dominus 20. E di nuovo : Il Signo-


novit cogitationes sapien- re conosce , come sono vani i
tium , quoniam vanae sunt . pensamenti de' sapienti .
* Psalm. 93. 11.

21.Nemo itaque glorietur 21. Niuno adunque si glo-


in hominibus . rii sopra di uomini .

grande affare della salute ; e Dio la ha manifestamente riprovata , mentre


niun uso ha voluto fare di essa pella propagazione del Vangelo. Parla l' Apo-
stolo della filosofia pagana e de' varj sistemi , che avevan voga in quei
tempi , e di tutte le scienze ed arti delle quali secondo l'opinione dei
dotti doveva esser istruito l'uomo per acquistare il titolo di sapiente. Tutto
questo vano apparato di cognizioni e di dottrine , le quali non avevano per
oggetto nè la cognizione di Dio, nè il fine di onorarlo, dice l' Apostolo esser
pretta stoltezza .
Io impiglierò i sapienti nella loro astuzia . Con queste parole del li-
bro di Giobbe vuol dimostrare la vanità della umana sapienza : Dio im-
piglia ed umilia i sapienti con gli stessi ritrovati delle astruse loro spe-
culazioni , facendo , che quello , che l'uno edifica , sia distrutto dall' al-
tro , e servendosi della infinita diversità di pareri e di sentimenti , che
è tra di essi , per render palese la loro ignoranza e stoltezza .
Vers. 20. Il Signore conosce, come sono vani i pensamenti de' sapien-
ti: In queste parole del Salmo 93. l' Apostolo ha cangiato la parola uomi-
ni in quella di sapienti ; e non v'ha dubbio , che questi principalmente
avesse in mira Davidde in questo luogo . Dice adunque : ben vede il Si-
gnore , come tutti i pensamenti e le ricerche di coloro , i quali si ten-
gono per saggi , siano inutili e vane ? mentre sono insufficienti per con-
durgli a quel termine , cui debbono essere indiritti gli studj dell'uomo
viene a dire al conoscimento di Dio e della verità di Dio .
Vers. 21. 22. Niuno adunque si glorii sopra di uomini . Imperocche ec.
Ritorna l' Apostolo a quel punto , di cui parlato aveva di sopra , viene
a dire , non essere da gloriarsi de' predicatori e maestri ; voi ( dice egli)
gloriandovi di essere chi discepolo di Paolo , chi di Apollo ec, pensate ,
e parlate di voi medesimi , come se foste di Paolo , di Apollo , e per es-
si foste tutto quello , che siete. Ma la cosa è tutta al contrario : imperoc
chè tutte le cose , e fin gli stessi maestri sono per voi , non voi per essi.
Al vostro profitto , alla vostra santificazione sono ordinati da Dio e i mi-
nistri del Vangelo e tutto quello, che è in questo mondo , e tutto quello,
che in questo secolo può accadere intorno a voi , come il vivere , che
debbe essere per la gloria di Dio , il morire, che debbe a lui riunirvi ,
le cose presenti , per le quali meritar dovete la gloria, e le cose future,
delle quali un di goderete con Dio , tutto è vostro " tutto contribuisce
CA P. III. 39
22. Omnia enim vestra 22. Imperocchè tutte le co-
sunt , sive Paulus 9 sive se sono vostre , o sia Paolo ,
Apollo , sive Cephas , sive o sia Apollo, o sia Cefa , o il
mundus , sive vita , sive mors , mondo, o la vita, o la morte,
sive praesentia , sive futura : o le cose presenti , o le futu-
omnia enim vestra sunt . re: imperocchè tutto è vostro.
23. Vos autem Christi : 23. Voi poi di Cristo : e
Christus autem Dei . Cristo di Dio .

al vostro vantaggio , tutto per vostro bene è stato disposto , e vosrie sono
tutte le cose , che son di Cristo .
Vers. 23. Voi poi di Cristo : e Cristo di Dio : Voi poi siete non
di Paolo , non di Apollo , o di alcun altro uomo , chiunque egli sia , ma
si di Cristo , che è vostro unico e vero maestro , vostro capo e vostro
Signore , perchè egli comprovvi a prezzo , e prezzo grande , onde pieno
ed assoluto dominio acquistossi sopra di voi . Di lui adunque voi siete ,
ed egli è di Dio , in quanto uomo e per Dio egli vive , e la gloria di
Dio sola cercò in tutto il tempo della sua vita mortale , e per Dio fu
ubbidiente fino alla morte , e morte di croce . Ed essendo Cristo di Dio,
voi pure , che siete di Cristo , insieme con lui di Dio siete , e a Dio ap-
partenete , e per Dio solo dovete vivere , e di Dio solo gloriarvi , a cui
le cose tutte come ad ultimo semplicissimo fine si riferiscono .
40 LET . I. DI S. PAOLO AI CORINTI

CAPO IV.

Come non si dee temerariamente giudicare de' ministri di Dio . Riprende i


Corinti , perchè si gloriavano de' ministri e de ' doni ricevuti , e innalzando
se stessi disprezzavano gli stessi Apostoli , beuché Pao'o gli avesse in Cristo
generati . Dice , che in breve andrà a Corinto per riconvenire i falsi Apo-
stoli .

1. Sic * nos existimet ho- Così noi consideri o

ino ut ministros Christi et di- gnuno come ministri di Cri-


spensatores mysteriorum Dei. sto e dispensatori de misterj
* Cor. 6. 4. di Dio .

2. Hic iam quaeritur inter 2. Del resto poi neʼdispen-


dispensatores, ut fidelis quis satori ricercasi, che sian tro-
inveniatur . vati fedeli .

ANNOTAZIONI

Vers. 1. Noi consideri ognuno , come ministri di Cristo , ec. Avendo


di sopra rimproverato a' Corinti , che oltre modo si gloriassero de' loro
maestri • viene adesso a dire quel , che sia in sostanza il ministero apo
stolico , affinchè e niuno di coloro , che a tal uffizio sono chiamati , si
arroghi più di quello , che se gli conviene , e ne abbiano gli altri una
giusta stima . Dice pertanto quello , che di noi dee credere ogni uomo,
si è , che noi siamo servi ed economi del padre di famiglia , che è Cri-
sto , e eletti da lui per dispensare i suoi doni ai membri della stessa fa-
miglia . Questi doni sono i misterj e la dottrina del vangelo ed i sagra-
menti della Chiesa . Non è certamente di poco pregio una tale autorità,
mentre ella ci costituisce in certa guisa mediatori tra Cristo e i fedeli ;
con tutto ciò ognun sa , che e gli economi e i dispensieri non han pa-
dronanza , o dominio delle cose , che amministrano : imperocchè queste
son del padrone, e al padrone debbon essi render conto della loro am-
ministrazione .
Vers. 2. Ne' dispensatori ricercasi , che sian trovati fedeli : Tutte le
doti , che in un ministro di Cristo si ricercano, restringer si possono alla
fedeltà , per cui non ad altro egli sia inteso nell ' esercizio del suo mini-
stero, che a procurare la gloria di Dio , e lo spirituale vantaggio delle
CA P. IV . 41
3. Mihi autem pro minimo 3. A me poi pochissimo im-
est , ut a vobis iudicer , aut porta di essere giudicato da
ab humano die : sed neque voi , o in giudizio umano: an-
meipsum iudico . zi nemmeno io fo giudizio di
me medesimo .
4. Nihil enim mihi conscius 4. Imperocchè non sono a
sum :sed non in hoc iustifi- me consapevole di cosa alcu-
catus sum : qui autem iudi- na : ma non per questo sono
cat me , Dominus est. giustificato , e chi mi giudi-
ca , è il Signore .
5. Itaque nolite ante tem- 5. Per la qual cosa non
pus iudicare , quoadusque vogliate giudicare prima del

membra di Cristo . In questo sta la sua gloria , e per questo vien cele-
brato altamente Mosè , Hebr. III. 5.
Vers. 3. 4. A me poi pochissimo importa ec. Di questa fedeltà così
essenziale al ministero ecclesiastico non è giudice l'uomo , ma Dio , e
perciò io non mi metto in pena di quel , che si giudichi intorno a me o
presso di voi , o Corinti , od in qualunque altro tribunale , che umano sia ;
anzi quantunque a nissuna persona possa esser l'uomo più cognito, che a se
stesso , non ardirei io però di portar sentenza sopra di me , sopra le ope.
re mie , sopra le mie stesse intenzioni . Imperocchè quantunque di alcuna
cosa non mi riprenda la mia coscienza , non per questo io ho una infallibil
certezza di esser giusto , molte cose potendo esservi alla mia ignoranza
nascose , per le quali non giusto , ma peccatore mi riconosca colui , che di-
ce : Pravo è il cuore degli uomini , pravo e imperscrutabile: chi potrà
giudicarne ? Io Signore , che le interiora disamino, e sono scrutatore dei
cuori : Hierem. XVII. Al giudizio adunque di lui io rimetto me stesso ?
lui aspetto , che intorno alla mia fedeltà prouunzi la sua sentenza .
Vers. 5. Non vogliate giudicare prima del tempo ec. Non prevenite
adunque il giudizio di Dio , per non giudicar temerariamente aspettate ,
che venga il Signore , e colla divina sua luce i cupi nascondigli delle
umane coscienze rischiari , e il bene ed il male di ogni uomo renda
palese , e in faccia al mondo tutto disveli le intenzioni i fini , i disegni,
che ciascuno ebbe nell ' operare anche il bene ; e allora chi sarà deguo di
lode , la lode avrà non da giudice umano > ma si da Dio e perciò sarà
lode vera , lode giusta ; lascia l'Apostolo , che intendasi , che all'istesso
modo giusto biasimo avrà , chi di biasimo e di condannazione sarà degno.
42 LET. 1. DI S. PAOLO AI CORINTI

veniat Dominus : qui et illu- tempo , fin tanto che venga il


minabit abscondita tenebra- Signore: il quale rischiarerà
rum , et manifestabit consilia i nascondigli delle tenebre, e
cordium : et tunc laus erit manifesterà i consigli dei
unicuique a Deo . cuori : e allora ciascheduno
avrà lode da Dio .
6. Haec autem , fratres , 6. Or queste cose, o fratel-
transfiguravi in me et Apol- li , le ho in figura trasporta-
propter vos : ut in nobis te sopra di me e di Apollo
discatis, ne supra quam scri- per riguardo a voi : affinchè
plum est , unus adversus al- per mezzo di noi impariate ,
terum infletur pro alio . onde di là da quel , che si è
scritto , non si levi in super-
bia l'uno sopra dell' altro
per cagion di un altro .

Vers. 6. Or queste cose .... le ho in figura trasportate sopra di me


e di Apollo per riguardo a voi : Parlando l'Apostolo nel cap. I. delle
dissensioni di Corinto , avea dato luogo di pensare , che queste nate fos-
sero per cagione de' veri predicatori del Vangelo , quali erano Cefa ,
Paolo , Apollo , ciasceduno de ' quali avendo condotto alla fede una por-
zione de' fedeli di quella Chiesa , la smoderata affezione , che ognun di
questi fedeli portava al proprio maestro , congiunta col disprezzo degli al-
tri , cagionato avesse la divisione e la discordia . Qui però egli ci fa sa-
pere , che sotto il proprio suo nome e sotto il nome di Cefa e di Apol-
lo aveva voluto indicare altri predicatori e maestri , de ' quali taceva il
nome per rispetto di coloro , a ' quali scriveva , ed a' quali certamente non
recava onore l'impegno , con cui contendevan tra loro per amore de' falsi :
Apostoli .
Affinchè per mezzo di noi impariate , onde di là da quel , che si è
scritto ec. Affinchè da quello , che vi ho detto parlando di noi stessi
Apostoli del Signore , impariate , come è ingiusta cosa ed irragionevole ,
che per riguardo del maestro ( chiunque egli sia ) si levi in superbia un
fratello contro l'altro fratello. Imperocchè se una tal discordia sarebbe in-
soffribile anche quando si trattasse di veri Apostoli e maestri , quali per
CA P. IV. 43
7. Quis enim te discernit? 7. Imperocchè chi è , che
Quid autem habes, quod non te differenzia ? E che hai tu,
accepisti ? Si autem accepi- che non lo abbi ricevuto? e
sti , quid gloriaris quasi non se lo hai ricevuto , perchè ne
acceperis ? fai tu boria, come se non lo
avessi ricevuto ?

grazia del Signore siam noi ; lo è molto più ora , che per cagione di falsi
maestri ella è nata . Quelle parole : di là da quel , che si è scritto : le ri-
ferisco a quello , che sopra tal dissensione avea detto l' Apostolo ne' capi
precedenti , parlando sempre figuratamente de' falsi maestri sotto i nomi
di Paolo , Apollo ec.
Vers. 7. Chi è , che te differenzia ? ec. In questo versetto alcuni Inter-
preti credono , che s . Paolo parli ai maestri , per cagione de' quali erano i
Corinti in discordia . Altri poi indifferentemente lo applicano ai discepoli,
come ai maestri . La prima opinione sembra più verisimile . Vuole l'Apo-
stolo reprimere la superbia di coloro, i quali pe ' loro talenti erano altamen-
te ammirati in Corinto , onde coll'aura popolare, che godevano, si innalza .
vano fuor di misura contro gli stessi Apostoli. Suppone adunque l' Apostolo,
che siano in costoro delle doti e delle prerogative non ordinarie; ma dice egli
a ciascuno di essi ; chi è , che te differenzia? Viene a dire , chi è , che ti fa
superiore agli altri tuoi fratelli nelle grazie e ne' doni, pe ' quali se' montato
in superbia ? Certamente Dio è quegli , che te ha distinto sopra degli
altri; perchè adunque ti insuperbisci contro il tuo prossimo ?
Ma queste parole possono avere eziandio un senso più sublime " e
riferirsi a quella separazione , che Iddio fa di un uomo dalla massa di
perdizione , e in questo senso le intese s. Agostino ed alcuni antichi
concilj e s. Tommaso ; e secondo questa interpretezione ottimamente da
queste parole si inferisce › che tutto quello , che di bene ha l'uomo ,
come le virtù , la cooperazione alla grazia, il consenso della volontà ec. ,
tutto deve rifondersi nell' autore e donatore di ogni bene . E questo
secondo senso resta confermato dalle parole , che seguono che hai tu ,
che non abbi ricevuto ? le quali sembrano una spiegazione delle prime .
Tu se' stato separato e distinto e segregato da tanti altri uomini non
per opera tua propria , ma sì di Dio ; ma se' tu forse stato segregato per
alcuna cosa , che fosse in te > che degna fosse della predilezione di Dio?
Mai no . Imperocchè tu
nulla hai , che non sia stato a te dato dal medesi-
mo Dio . Perchè adunque di quello , che hai , ti glorii , come se non da
Dio ti fosse venuto , ma acquistato lo avessi con la tua industria è fa-
tica ?
44 LET. I. DI S. PAOLO AI CORINTI

8. Iam saturati estis , iam 8. Già siete satolli , già


divites facti estis: sine nobis siete arricchiti : senza di noi

regnatis ; et utinam regne- regnate : e voglia Dio , che


tis , ut et nos vobiscum re- regniate , affinchè noi pure
gnemus . con voi regniamo .
9. Puto enim, quod Deus 9. Imperocchè io mi penso,
nos Apostolos novissimos o- che Dio, ha esposti noi ulti-
stendit , tamquam morti de- mi Apostoli , come destinati
stinatos : quia spectaculum alla morte: conciossiachè sia-
facti sumus mundo et Ange- mo fatti spettacolo , al mon-
lis et hominibus . do, agli Angeli ed agli uo
mini .

Vers. 8. Gia siete satolli , già siete arricchiti : senza di noi regnate :
e voglia Dio , che ec. Deride qui giustamente l'Apostolo la presunzion
di costoro voi già siete pieni di scienza e di dottrina , niuna cosa
omai più vi manca , per cui d'uopo siavi di correre da noi Apostoli ,
siete anzi in tale abbondanza , che de' vostri tesori altrui potete far parte.
Quindi è , che con assoluta potestà governate , e regnate nella Chiesa di
Dio , e il maggior vostro trionfo si è di regnare senza di noi , che siamo
esclusi dal vostro consorzio. E volesse pur Dio , che veramente regnaste
in quella guisa , che dee regnare un maestro della verità , viene a dire
che in Cristo e per Cristo regnaste , onde il vostro regno fosse tutto indi-
ritto a procurar la salute de' Corinti ; non invidieremmo a voi un tal regno,
che anzi parrebbe a noi di esserne a parte , e ci crederemmo felici per
la vostra felicità.
Vers. 9. Io mi penso , che Dio ha esposti noi ultimi Apostoli come de ·
stinati alla morte , ec. Avendo dipinto l'Apostolo il carattere de'falsi maestri
nel verso precedente , viene adesso a rappresentare la figura de ' veri Apo-
stoli di Gesù Cristo : ne' primi spira per ogni parte la vanità , la superbia ,
l'impero , in questi risplendono la umiltà , la mansuetudine , i patimenti ,
gli obbrobrj sofferti per Cristo. Primieramente parlando e di se e degli
altri Apostoli suoi colleghi , dice : io mi penso , che noi altri Apostoli , ai
quali da questi nuovi maestri , appeua è concesso l'infimo luogo tra' fede-
li , noi ha Dio esposti agli occhi di tutti come uomini condannati a com-
battere nell' anfiteatro contro le bestie, viene a dire come uomini della ul-
tima e più miserabile condizione. I Romani si dilettavano del barbaro
e crudele spettacolo de' gladiatori , i quali talor combattevano tra di loro
CA P. IV. 45

10. Nos stulti propter 10. Noi stolti per Cristo, e


Christum , vos autem pru- voi prudenti in Cristo: noi
dentes in Christo : nos infir- deboli , e voi forti , voi glo-
mi , vos autem fortes : vos riosi, e noi disonorati .
nobiles , nos autem ignobi-
les .
11. Usque in hanc horam 11. Fino a questo punto
et esurimus et sitimus , et nudi noi ' soffriamo la fame e la

nell' aufiteatro fino alla morte , talora contro bestie feroci , tori , leoni ,
tigri , orsi , ec. In cambio de' veri gladiatori allevati per questo crudo
mestiere eran talora condannati ed esposti alle bestie i rei di gravi de-
litti , e questa maniera di morte soffrirono frequentemente i Cristiani nei
tempi delle persecuzioni , e frequentemente udivasi ne'teatri e nelle adu-
nanze de' pagani quella voce inumana : i Cristiani alle bestie.
Siamo fatti spettacolo al mondo , agli Angeli ed agli uomini :
Fatti per servir di spettacolo al mondo tutto , che ha gli occhi sopra di
noi ; viene a dire spettacolo agli Angeli , ai buoni Angeli , che accor-
rono per nostro conforto , ai cattivi Angeli , che ci odiano , e ci perse-
guitano ; spettacolo agli uomini e buoni e cattivi : i primi rimirano con
piacere gli esempj , che noi diamo lor di pazienza ; i secondi ci derido-
no , e delle nostre pene si pascono. Ecco quel mondo , che per differenti
motivi sta osservando i nostri combattimenti , e con eguale avidità il fine
aspetta di nostra scena.
Vers. 10. Noi stolti per Cristo > e voi prudenti in Cristo ec. Noi
stolti per amore di Cristo , per cui ci esponiamo senza riguardo ai tor-
menti ed alla morte ; voi a giudizio vostro prudenti in Cristo , mentre
il Vangelo e la dottrina di lui predicate , ma schivate cautamente i pe-
ricoli di patire , e di essere perseguitati per simil cagione . Noi deboli ,
cioè miseri ed afflitti pe' mali , che incontriamo continuamente ; voi for-
ti , che per la vostra industria e per mezzo degli amici che avete nel
mendo , tenete lontana da voi la tribolazione ; voi gloriosi presso i Co-
rinti per la eloquenza e per la scienza mondana ; noi disonorati e presso
di voi , che avete rossore della nostra rozzezza 9 e presso il mondo tut-
to , che ci perseguita , e ci detesta .
Vers. 11. Fino a questo punto noi soffriamo la fame e la
sete , e
siamo ignudi , ec. Dal principio della nostra predicazione fino a questo
tempo , in cui io vi parlo , il tenore di nostra vita non si è mai cangia-
to ; a uoi tocca a mancare del necessario per sostentare la vita , di ci-
46 LET. I. DI S. PAOLO AI CORINTI

sumus, et colaphis caedimur, sete, e siamo ignudi, e siamo


et instabiles sumus , schiaffeggiati, e non abbiamo
dove star fermi ,
*
12. Et laboramus ope- 12. E ci affanniamo a la-
rantes manibus nostris : ma- vorare colle nostre mani :
ledicimur , et benedicimus ; maledetti benediciamo : "per·
persecutionem patimur , et seguitati abbiamo pazienza :
sustinemus :
* Act. 20. 34. · 1. Thess. 2. 9.
R 2. Thess. 3. 8.

13. Blasphemamur, et ob- 13. Bestemmiati porgiamo


secramus : tamquam purga- suppliche : siamo divenuti co-
menta huius mundi facti su- me la spazzatura del mondo,
mus , omnium peripsema u- la feccia di tutti fino a que-
sque adhuc . sto punto .

bo , di bevanda e fino di veste acconcia a coprirci dalle ingiurie delle


stagioni.
E siamo schiaffeggiati : A noi tocca il patire trattamenti obbrobrio-
si e crudeli.
E non abbiamo dove starfermi : Shalzati continuamente dalla furia
della persecuzioue d'un luogo in un altro , niun riposo è concesso nè al
nostro spirito , nè al nostro corpo.
Vers. 12. E ci affanniamo a lavorare con le nostre mani. Abbiam
veduto anche negli Atti , che l' Apostolo lavorava per guadagnare col
sudore della sua fronte tanto da sostentarsi per non esser d' aggravio ad
alcuno , e per dare esempio a ' fedeli di fuggir l'ozio, E questa e altre
cose , che del suo Apostolato racconta Paolo , sono da lui raccontate a
confusione del falsi Apostoli di Corinto , i quali ben lungi dal fare , o
patire alcuna di tali cose per il Vaugelo , dal Vangelo anzi ricavavan
lucro ed onore.
Vers. 13. Bestemmiati porgiamo suppliche : Offesi con parole d'im-
properio porgiamo suppliche a Dio per chi ci bestemmia , rendendo il
bene per male secondo il precetto di Cristo.
Queste parole però possono anche interpretarsi in questa guisa : por-
giamo suppliche ; viene a dire rispondiamo con umiltà e in aria di sup
plichevoli.
Divenuti come la spazzatura ... la feccia di tutti ec. Siamo riguar
dati dagli uomini come la feccia del genere umano 2 i più vili di tutti i
mortali , e come degni di essere rigettati dal consorzio degli uomini.
CA P. IV. 47

14. Non ut confundam 14. Non per fare a voi


vos , haec scribo, sed ut filios vergogna , scrivo queste co-
meos carissimos moneo . se , ma come miei figliuoli
carissimi vi ammonisco .
15. Nam si decem millia 15. Imperocchè quando
paedagogorum habeatis in voi aveste dieci milaprecetto-
Christo, sed non multos pa- ri in Cristo , non avete però
tres. Nam in Christo Iesu per molti padri . Conciossiachè in
Evangelium ego vos genui . Cristo Gesù io vi ho generati
per mezzo del Vangelo .
16: Rogo ergo vos , imita- 16. Per la qual cosa siate
tores mei estote , sicut et ego ( vi prego ) miei imitatori
Christi . come io di Cristo .

Vers. 14. Non per fare a voi vergogna scrivo queste cose : Dopo
espresse le note e i segni del vero apostolato , e posto tacitamente in
confronto co' falsi dottori il carattere de' veri , rivolge l'Apostolo le sue
parole a' fedeli di Corinto. Io , dice , non iscrivo a voi queste cose per
farvi arrossire della ingiusta preferenza , che date a' vostri maestri sopra
di noi dopo tutto quello , che abbiam fatto e patito per il Vangelo e
per voi : ve lo scrivo bensì come a figliuoli , che con affetto paterno io
amo , per ammonirvi , come pur debbo.
Vers . 15. Quando voi aveste dieci mila precettori in Cristo • cc. Voi
potete avere quanti precettori a voi piace , i quali vi istruiscano , e si ado-
perino a formare la vostra vita ei vostri costumi secondo Cristo e il
Vangelo ; ma dei padri un solo ne avete , e questo padre sono io stesso ,
e
che vi ho generati alla vita spirituale mediante la fede , ch a voi pre-
no n es se nd ov i ella ancora stata predicata da altri : la qual cosa
dicai ,
effetto fu non della mia propria virtù , ma della grazia di Gesù Cristo.
Or l'amore e la sollecitudine di tutti i vostri precettori agguagliar non
potrà giammai l'amore di un padre , nè la sollecitudine d' un padre pel
vostro bene .
Vers. 16. Siate .... miei imitatori , come io di Cristo. È proprio
de' buoni figliuoli il seguire le tracce del padre. Imitate adunque me vo-
stro padre : nè questa imitazione è impossibile , mentre io imito lo stesso
Cristo ; anzi per questo appunto debbo essere imitato da voi , perchè imito
Gesù Cristo. Avvertimento importante , dice s . Tommaso , per le persone
48 LET. I. DI S. PAOLO AI CORINTI
17. Ideo misi ad vos Ti- 17. Per questo hovvi man-
motheum, qui est filius meus dato Timoteo , che è mio fi-
carissimus et fidelis in Do- gliuolo carissimo e fedele
mino : qui vos commonefa- nel Signore : il quale vi ri-
ciet vias meas , quae sunt in durrà a memoria le vie , che
Christo lesu, sicut ubique in io seguo in Cristo Gesù ,
omni Ecclesia doceo ,
conforme insegno dappertut-
to in tutte le Chiese ,
18. Tamquam non ventu- 18. Come se non fossi io
rus sim ad vos , sic inflati per venire a voi , taluni si
sunt quidam . sono gonfiati .
19. Veniam autem ad vos 19. Ma verrò in breve da
cito , si Dominus voluerit: et voi, se il Signore lo vorrà : e
cognoscam non sermonem disaminerò non i discorsi di

eorum, qui inflati sunt , sed quelli , che si sono gonfiati ,


virtutem . ma la virtù.

subordinate all' altrui podestà , le quali sono tenute a imitare i superiori ,


ma solo in quanto questi imitano Gesù Cristo.
Vers. 17. Per questo hovvi mandato Timoteo , ec. Ed affinchè la ma-
niera di imitarmi sempre più impariate , ho spedito a voi Timoteo , il
quale per l'imitazione della mia vita è a me in luogo di caro figlio , ed
amato da me con affetto veramente paterno. Egli vi ridurrà a memoria la
via e il sistema , ch' io tengo nel conversare , e nel predicare secondo
la dottrina di Cristo Gesù , che è quella , che vien da me insegnata in
tutte le Chiese. Imperocchè quello , che e a voi ho inseguato , insegnato
lo ho ancora a tutti i fedeli , nè alcuna cosa ingiungo a voi , ch'io non
abbia ingiunta a tutti gli altri.
Vers. 18. Come se non fossi io per venire , ec. Parla di coloro , i
quali dalla sua assenza prendevano ardimento di insolentire , e di turbare
la Chiesa con le loro fazioni. Intende egli anche qui i maestri , de' quali
ha parlato di sopra.
Vers. 19. Verrò . . . . e disaminerò non i discorsi • ma la virtù ,
L'intenzione di Paolo era di seguir dappresso Timoteo per portarsi a Co-
rinto ; ma nol potè fare almen così presto , onde scrisse la seconda sua
lettera. Dice adunque , che giunto ch ' ei sia a Corinto , disaminerà non
le belle parole , nè gli studiati ragionamenti di coloro , che in sua assenza
CA P. IV. 49
20. Non enim in sermone 20. Imperocchè non istà
est regnum Dei , sed in vir- il regno di Dio nelle parole ,
tute. ma si nella virtù.
21. Quid vultis ? In virga 21. Che volete ? Che io
veniam ad vos , an in cari- venga a voi colla verga , o
tate et spiritu mansuetudi- con amore , e spirito di man-
nis ? suetudine ?

si erano arrogati l'assoluto governo de' fedeli di quella Chiesa , ma bensi


la virtù , viene a dire l'efficacia della loro predicazione > e il frutto >
che avran prodotto le loro parole ed il loro governo imperocchè da
questo si conoscerà , quale sia il loro merito , e di quale stima sian
degni.
Vers. 20. Non istà il regno di Dio ec. Il regno di Dio , viene a dire
la perfezione cristiana , per la quale Dio regna negli animi de' fedeli ,
non consiste nell' abbondanza delle parole , ma nella virtù e nella san .
tità de' costumi. Vedi Matt. VII. 21.
Vers. 21. Che volete ? Ch' io venga ec. Minaccia a ' Corinti la cor-
rezione indicata per la verga , che è propria del padre , ma insieıne come
padre desidera , che si risolvano di ripararsi dal gastigo , correggendo
essi stessi , ed emendando i lor mancamenti , ond' egli abbia luogo di
comparir tra di loro non con aria di severità > ma con tutte le dimostra-
zioni di affetto e di dolcezza.

Tom . XXV. 4
50 LET. I. DI S. PAOLO AI CORINTI

CAPO V.

Riprende i Corinti , perchè tolleravano un pubblico incestuoso ; egli benchè


assente da questo tale nelle mani di Satana . Gli ammonisce , che tolto via
il fermento de' vizj celebrino la Pasqua con purità , e proibisce di aver com-
mercio con i cristiani rei di pubblici peccati .

/
1 . Omnino * auditur inter 1. In somma si parla tra
vos fornicatio , et talis forni di voi di fornicazione , e di
catio , qualis nec inter gen- tale fornicazione , quale nep-
2
tes , ita ut uxorem patris sui pur tralle genti , talmente che i
aliquis habeat . uno ritengala moglie del pro-
* Levit . 18. 7. 8. 20. 11.
prio padre .
2. Et vos inflati estis : et 2. E voi siete gonfi : e non
non magis luctum habuistis, piuttosto avetepianto , affinchè

ANNOTAZIONI..

Yers. 1. In somma si parla tra di voi di fornicazione , e di tale ec.


Avea minacciata a ' Corinti la verga , viene adesso a dimostrare , che ciò
non aveva egli fatto senza grave motivo. Gli rimprovera adunque , che
tollerassero impunita la colpa di un Cristiano reo di fornicazione , di
fornicazione pubblica e notoria , di fornicazione , da cui secondo i prin-
cipj dell'onestà naturale si astenevano gli stessi Gentili , presso de' quali
la semplice fornicazione non si credeva peccato. Vedi Atti cap. XV. Così
dipigne l ' Apostolo la enormità del delitto commesso da questo Cristiano di
cui si tace il nome , ed il quale teneva come in luogo di moglie la moglie
del padre , o sia la matrigna. Or quantunque tralle tenebre del gentilesimo
la corruzione de' costumi giungesse talora fino all'oscurare negli animi
degli uomini i lumi dello stesso diritto naturale , onde di sì orribili con-
giunzioni non pochi esempj si leggono nella storia profana , nulladimeno
erano queste abominate , e sotto gravissime pene proibite da' popoli più
colti , e presso Cicerone leggiamo , che una tale scelleraggine era inaudi-
ta. Da quello , che leggesi II. Cor . VII . 12. alcuni credono potersi infe-
rire , che fosse tuttor vivente il padre dell' incestuoso , lo che rendeva
più atroce e insoffribile si empio attentato. Ma da detto luogo ciò non
può dedursi con certezza.
Vers. 2. E voi siete gonfi : e non piuttosto avete pianto , ec. E voi
dalla orrenda caduta di un fratello argomento prendete di vanità , mentre
CA P. V. 51

ut tollatur de medio vestrum, fosse tolto di mezzo a voi chi


qui hoc opus fecit . ha fatto tal cosa .
3. Ego quidem absens 3.Ioperò assente corporal-
corpore, praesens autem spi- mente , ma presente in ispiri-
ritu , iam iudicavi ut prae- to ho già come presente giu-
sens , eum qui sic operatus dicato , che colui , il quale
est , ha attentato tal cosa ,
* Col. 2. 5.

paragonandovi col peccatore vi tenete per innocenti e per santi , quando


era tempo non di levarsi in superbia , ma sì di umiliarsi e di piangere
per la morte spirituale dello stesso fratello , e per lo scandalo dato a tutta
la Chiesa , onde col Profeta dovevate pur dire chi darà acqua alla mia
testa , e agli occhi miei una fontana di lagrime , e piangerò notte e
giorno l' ucciso della figlia del popol mio ? Hierem. IX. Vedi Constit.
Apostol. L. II. 41. Orig. cont. Cels. L. 3 .
Affinchèfosse tolto di mezzo a voi ec. La esclusione de'pubblici pecca-
tori dalla Chiesa era accompagnata dal lutto di tutti i fedeli i quali
come morto piangevano il fratello separato dalla comunione di Cristo e
de' suoi membri. Vuol dire adunque l' Apostolo , che avrebber dovuto
piangere l'incestuoso come degno di essere scomunicato e tolto dalla
società cristiana .
Vers. 3. 4. 5. Io però assente corporalmente " ma presente ec.
Rimproverata a' Corinti la negligenza , con la quale dissimulavano sì gran
disordine commesso sotto de ' loro occhi , supplisce egli con la sua auto-
rità al loro mancamento . Io assente corporalmente , ma presente in ispi-
rito , cioè con l'animo e con la sollecitudine di pastore , ho meco
stesso determinato , che colui , il quale è reo di sì enorme attentato
raunati nel nome di Gesù Cristo tutti voi col mio spirito , sia dato nelle
mani di satana , perchè questi affligga la di lui carne , onde purificato
per la temporale vessazione e per, la penitenza lo spirito , si riconcilii
con Dio , e conseguisca salute nel dì del Signore.
Sopra queste parole è da osservare primieramente , come vuole l' Apo-
stolo , che la sua sentenza contro l'incestuoso sia proferita nella adunanza
di tutti i fedeli congregati nel nome di Gesù Cristo , e ciò egli vuole , che
sia fatto , non perchè a tutti si appartenesse il diritto di condannare il reo ,
ma affinchè più solenne fosse il giudizio proferito dal Vescovo e da ' sa-
cerdoti , e a tutti fosse nota la gravezza del delitto e la giustizia della
sentenza : 2. che se Paolo condanna il reo assente , e senza udir le sue
difese , ciò egli fa , come dice il Crisostomo e Teodoreto , perchè il de-
52 LET . I. DI S. PAOLO AI CORINTI

4. In nomine Domini no- 4. ( Congregati voi e il


stri Iesu Christi, congregatis mio spirito nel nome del Si-
vobis et meo spiritu , cum nor nostro Gesù Cristo) con
virtute Domini nostri Iesu , la podestà del Signor nostro
Gesù ,
5. Tradere huiusmodi sa- 5. Sia dato questo tale nel-
tanae in interitum carnis : le mani di satana per morte
ut spiritus salvus sit in die della carne: affinchè lo spiri-
Domini nostri Iesu Christi , to sia salvo nel dì del Signor
nostro Gesù Cristo .

litto era pubblico e tale , che non poteva con alcun ripiego celarsi : 3.
che l'autorità , con la quale la Chiesa dal mistico Corpo di Cristo recide i
membri corrotti , ella è l'autorità dello stesso Gesù Cristo , per cui ha
vigore e fermezza il giudizio della medesima Chiesa .
Alcuni Interpreti hanno creduto , che il dar nelle mani di Satana que
sto incestuoso altro non sia in sostanza , che scomunicarlo , viene a dire ,
dividerlo dalla società de' fedeli 2 che è la Chiesa di Cristo , e in conse
guenza privario de' beni , che sono propri della stessa società , come sono
le orazioni , la partecipazione de' sagramenti , la speciale protezione divi-
na ec . e lasciarlo esposto alle insidie e alla tirannia di Satana , il quale
fuori della Chiesa ha il suo regno ; e secondo questa interpretazione quelle
parole dell' Apostolo per morte della carne le spiegano della morte della
concupiscenza carnale , la quale col sentimento del gastigo venga ad esser
mortificata e renduta soggetta alla ragione e a Dio ; e in significato di
concupiscenza carnale si adopera la voce carne , Rom. VII . 5. , VIII . 9.,
e altrove.
Altri riconoscendo nella Chiesa di Dio la ordinaria potestà di punire
con la scomunica i peccatori , ravvisano in questo fatto una straordinaria
potestà concessa da Cristo a ' soli Apostoli di dare nelle mani del demonio
i peccatori , affinchè da questo fossero tormentati e puniti nel corpo per
salute dell'anima ; onde riguardo all'incestuoso abbia fatto Paolo quello
stesso , che fece Dio riguardo a Giobbe , benchè non per l'istesso moti
vo , avendo Dio dato facoltà al demonio di affliggere il santo Giobbe per
provare la virtù di lui , e simile facoltà dandogli l'Apostolo sopra l'ince-
stuoso in pena del peccato , e affinchè a penitenza si riducesse.
Questa sposizione è conforme al sentimento di molti Padri : basti per
tutti s. Ambrogio , lib . I. de poenitentia cap. 13. : Una gran podestà
ella è questa 2 e grazia grande il comandare al diavolo , che se stesso
distrugga ; conciossiachè egli distrugge se stesso , quando colui , che egli
cerca di gettare per terra per mezzo della tentazione , di debole lo rende
forte , attesochè , mentre la carne debilita , la mente di lui rinvigorisce.
CAP. V. 53

6. Non est bona gloriatio 6. Voi vi gloriate senza


vestra . Nescitis , quia modi- ragione . Non sapete voi , che
cum fermentum totam mas- un poco di lievito fa fermen-
sam corrumpit ? tare tutto l'impasto ?
* Gul. 5. 9.
7. Expurgate vetus fer- 7. Togliete via il vecchio
mentum , ut sitis nova con- fermento , affinchè siate una
spersio , sicut estis azymi . nuova pasta , come siete sen-
Etenim pascha nostrum im. za fermento . Imperocchè no-
molatus est Christus . stro agnello pasquale è stato
immolato Cristo .

8. Itaque epulemur, non 8. Per la qual cosa solen-


in fermento veteri , neque in nizzano la festa non col vec-

Vers. 6. Voi vi gloriate senza ragione. Non sapete ec. Voi vi glo-
riate di essere sapienti , ma dove è la vostra sapienza , quando in sì or-
rendo disordine dissimulate , e tacete ? Ignorate voi , che siccome un
poco di lievito il suo sapore comunica a tutta quanta la pasta , così a tutta
la società si estende la contagione di un solo peccatore ? Si stende la
contagione e perchè l'esempio di lui serve agli altri d'incitamento a
peccare , e perchè del peccato di lui vengono gli altri ad essere parte .
cipi col lor consenso , mentre non lo correggono. Rom. I. 32 .
Vers. 7. Togliete via il vecchio fermento , affinchè ec. Dalla ammoni-
zione particolare fa passaggio ad una generale istruzione: imperocchè aven .
do con la similitudine del fermento dimostrata la sollecitudine , che dee
aversi tra' Cristiani per reprimere i pubblici scandali , viene ora a dimo-
strare , qual debba essere la purità di vita degli stessi Cristiani. Togliete
via il vecchio fermento , viene a dire , tutti i sentimenti e gli affetti,
dell' uomo vecchio vivente secondo la carne , non secondo lo spirito il
vecchio errore , come dice il Profeta Isaia VI.; onde voi siate nuovo,
impasto , nuova creatura , uomini nuovi , come per la professione
cristiana siete mondi dalla corruzione del peccato , siete senza fermento.
E tali dobbiamo essere tutti noi , pe ' quali è stato immolato Cristo quale.
Agnello pasquale , onde celebrando perpetuamente la memoria della no-
stra liberazione , e facendo continua pasqua , dobbiamo essere mai sempre
senza fermento , viene a dire dobbiamo conservar l'innocenza e la pu-
rità e santità della vita cristiana.
Vers. 8. Solenniziamo la festa non col vecchio lievito , ec. Celebriamo
adunque la nostra pasqua non alla maniera della pasqua antica ( la quale
54 LET. I. DI S. PAOLO AI CORINTI

fermento malitiae et nequi- chio lievito , nè col lievito


tiae, sed in azymis sincerita- della malizia e della malva-
tis et veritatis . gità, ma con gli azzimi della
purità e della verità .
9. Scripsi vobis in episto- 9. Vi ho scritto per lettera:
la ne commisceamini forni- non abbiate commercio coi
cariis . fornicatori .
10. Non utique fornicariis 10. Ma certamente non coi

huius mundi, aut avaris, aut fornicatori di questo mondo,


rapacibus, aut idolis servien- o con gli avari o coi ladri
tibus alioquin debueratis o idolatri: altrimenti dovreste
de hoc mundo exiisse . senz'altro uscire di questo
mondo .

era figura della nostra ) per sette giorni › ma per tutto il tempo di no-
stra vita ; solennizziamo , dico , la festa della nostra liberazione non col
fermento della vecchia vita per le prave passioni infetta e corrotta , nè
col fermento della malizia e della malvagità , ma con gli animi di una
vita pura e schietta e conforme alla verità della fede .
Vers. 9. Vi ho scritto per lettera : non abbiate commercio ec. La
lettera di cui si parla , secondo alcuni si è perduta. Aveva egli adun-
que scritto in quella lettera a' Corinti di fuggire ogni commercio , ogni
relazione , ogni società con gli impudichi : imperocchè col nome di for-
nicazione debbe intendersi in questo luogo ogni maniera d'impurità. Il
Crisostomo ed altri credono , che l' Apostolo alluda qui a quello , che
avea detto sopra vers. 5.
Vers. 10. 11. Ma certamente non co'fornicatori di questo mondo ,
ec. I Corinti avevano prese le parole dell' Apostolo in un senso genera
le • e come se egli avesse voluto dire , che non trattassero con nissun
uomo , che di tal pece fosse macchiato o Gentile o Cristiano , che egli
si fosse. Dice adunque l'Apostolo non esser questo il suo sentimento ;
conciossiachè quando egli ciò avesse preteso con una tal proibizione , gli
avrebbe costretti a prendersi l'esilio non sol da Corinto o dall ' Acha-
ja , ma da tutto il mondo , comuni essendo tra' Gentili i vizj nominati
qui dall ' Apostolo . Si spiega adunque egli , e dichiara , che la sua proi-
bizione riguarda coloro , che portano il nome di fratelli , e sono Cristiani
di nome >
se non di fatti. Con questi , allorchè è pubblico il loro peccato
CAP. V. 55

11. Nunc autem scripsi 11. Vi scrissi bensì , non


vobis non commisceri ; si is , abbiate commercio ; se ta-
qui frater nominatur, est for- luno , che si chiama fratel-
nicator , aut avarus aut lo , è fornicatore o avaro
idolis serviens , aut maledi- o adoratore degli idoli o
cus , aut ebriosus , aut rapax : maldicente o dato all'ub-
cum eiusmodi nec cibum briachezza o rapace : con
sumere . questo tale neppur prender
cibo .
12. Quid enim mihi de iis , 12. Imperocchè tocca egli
qui foris sunt , iudicare ? a me il giudicare anche di
Nonne de iis, qui intus sunt, que' , che sono di fuori? Non
vos iudicatis ?
giudicate voi di quelli , che
sono dentro ?

d'impudicizia , di avarizia , d'idolatria , di maldicenza , di ubbriachezza >


vuole l' Apostolo , che anche avanti , che per pubblico giudizio della
Chiesa siano separati dalla comunione de ' fedeli , rompano questi ogni
commercio , affinchè o per la vergogna di vedersi abbandonati e fuggiti
da tutti si riducano tai peccatori a conversione , o almeno non si dilati
la contagione del mal esempio . Dove la nostra volgata dice : Se taluno
tra voi , che si chiama fratello, è fornicatore ec. , il Greco può tra-
dursi con molti Padri greci e latini Se un tal fratello ha nome 0
di fornicatore o di avaro ec. Donde intendesi , come si parla qui di
peccati pubblici e notorj , e de' quali accusato sia il Cristiano dalla
Voce comune .
Vers. 12 .
13. Tocca egli a me il giudicare di quei , che sono di
fuori ? ec. La podestà spirituale ed ecclesiastica non si estende se non ai
membri della Chiesa . Io non giudico adunque ( dice l ' Apostolo ) di quel
li , che sono fuor della Chiesa ; e voi stessi non dovete giudicare , se non
di quelli , che son nella Chiesa . Quanto agli altri voi dovete pur sapere ,
che hanno un giudice assai più terribile , che farà giudizio e vendetta
delle loro iniquità : onde sebben non sono giudicati da noi , non saranno
però impuniti .
Togliete di mezzo a voi il cattivo : Togliete da voi ; separate dalla
vostra società il male , cioè il peccato . Si noti con s. Tommaso , che , se
l'Apostolo non proibisce Cristiani di aver commercio con gl' infedeli ,
ciò vuole intendersi di que' fedeli > i quali non siano per la debolezza
56 LET. I. DI S. PAOLO AI CORINTI

13. Nam eos , qui foris 13. Imperocchè que' difuo-


sunt , Deus iudicabit. Aufer- ri giudicheralli Dio. Togliete
te malum ex vobis ipsis . di mezzo a voi il cattivo .

della lor fede in pericolo di esser sedotti. Coloro adunque ; che stanno
saldi nella fede , possono conversare con gl' infedeli ; ed anzi adoperarsi
per la loro conversione. Vedi il capo X. di questa lettera.
LET. I. DI S. PAOLO AI CORINTI 57

САРО VI .

Gli riprende , perchè litigavano dinanzi a' giudici infedeli , e novera alcuni pec-
cati , che escludon dal regno di Dio . Dice , che alcune cose sono lecite , che
non sono spedienti , e con varie ragioni dimostra doversi fuggire la foruicazione.

1. Audet aliquis vestrum , 1.Ha cuore alcuno di voi


habens negotium adversus avendo lite con un altro , di
alterum , iudicari apud ini- stare in giudizio dinanzi agli
quos et non apud sanctos ? ingiusti piuttosto, che dinanzi
ai santi ?

ANNOTAZIONI

Vers. 1. Ha cuore alcuno di voi , avendo lite ec. Viene adesso


l'Apostolo ad un altro capo di accusa contro i Corinti . Era avvenuto ,
che qualche Cristiano avea citato in giudizio al tribunale de ' Gentili un
altro Cristiano per qualche disputa di interessi in cambio di rimettere
l'affare all' arbitrio di uno o più fratelli . Ed erano tanto più degni di
biasimo quelli , che ciò facevano , perchè è noto , che i Romani permet-
tevano agli Ebrei ( tra' quali e i cristiani niuna differenza facevasi in quel
tempo ) di vivere secondo le proprie leggi , e le cause pecuniaric si deci-
devano nella sinagoga da' Triumviri a ciò deputati . Riprende adunque
l'Apostolo coloro , i quali disprezzati i santi , cioè i fedeli , quasi inca-
paci fossero di terminare certe differenze di poco momento , amavan meglio
di ricorrere al giudizio degli ingiusti , viene a dire degli infedeli , dai
quali niun motivo aveva un Cristiano di sperare un'esatta giustizia . Gli
Ebrei avevano per massima capitale di non litigare giammai dinanzi ai
Gentili , e dicevano essere una profanazione del nome di Dio il citare
un Israelita al tribunale de' Gentili , e generalmente parlando è proprio di
un uomo giusto il rimettersi piuttosto al parere di arbitri , che ricorre ai
pubblici giudizj per causa di molti peccati , i quali o in niun modo
difficilmente schivar si possono nel litigare . Ma l'Apostolo mirava prin-
cipalmente allo scandalo , che veniva a darsi ai pagani con queste liti ,
nelle quali con macchia del nome cristiano venivano a scoprirsi le dis-
sensioni , l'avarizia e le frodi di alcuni , per colpa de' quali era calun-
niata tutta la Chiesa .
58 LET. I. DI S. PAOLO AI CORINTI

2. An nescitis , quoniam 2. Non sapete voi , che i


sancti de hoc mundo iudica- santi giudicheranno il mon-
bunt ? Et si in vobis iudica- do? Che se per voi sarà giu-
bitur mundus , indigni estis dicato il mondo, siete voi in-
qui de minimis iudicetis ? degni di giudicare di cose te-
nuissime ?
3. Nescitis , quoniam An- 3. Non sapete voi , che noi
gelos iudicabimus ? Quan- giudicheremo gli Angeli ?
to magis secularia ? Quanto più delle cose del se-
colo ?
4. Secularia igitur iudicia 4. Se adunque avrete lite
si habueritis; contemptibiles di cose del secolo : ponete a
qui sunt in Ecclesia , illos tribunale per giudicarle quel-
constituite ad iudicandum . li , che sono niente stimati
nella Chiesa .
5. Ad verecundiam ve- 5. Dico questo perfarvi ar
stram dico . Sic non est in- rossire . Così adunque non

Vers. 2. 3. Non sapete voi , che i santi giudicheranno il mondo? Che


se per voi ec. Rileva l' Apostolo l'autorità , che è data da Dio ai santi
di giudicare con Cristo nel futuro giudizio il mondo, cioè tutti gli uomini,
ed anche gli stessi angeli cattivi . Se adunque i santi , i fedeli sono fatti
degni di aver parte in un giudizio di tanta gravità ed importanza , in
'cui si tratterà dell'acquisto o della perdita di un bene eterno , vi sarà
egli chi ardisca di rifiutare il loro giudizio in cose di leggerissima im-
portanza , in cose , che la sola vita presente risguardano ?
Vers. 4. Se avrete lite di cose del secolo : ponete a tribunale ec. Nè
di lite , nè di giudizio dovrebbe sentirsi il nome tra voi ; ma se contro
a
ogui buon ordine per effetto della umana debolezza alcuna lite venga
nascer tra voi per cose temporali , prendete per giudici non i dottori ,
o i prelati della Chiesa , ma i più piccoli , i meno considerati tra' fra-
telli , quelli , che sono giudicati incapaci di ogni ministero nella Chiesa;
questi eleggete , e prendetevi per giudici piuttosto , che ricorrere a un
giudice pagano .
Vers. 5. 6. Dico questo per farvi arrossire . Così dunque non v'ha
tra voi ec. Io non vi propongo questo partito , se non per confondervi .
C AP. VI. 59

ter vos sapiens quisquam , v' ha tra voi neppur un sa-


qui possit iudicare inter fra- piente , che possa entrar di
trem suum ?
mezzo a giudicare del fratel
lo ?
6. Sed frater cum fratre
6. Ma il fratello litiga ccl
iudicio contendit : et hoc a- fratello : e questo dinanzi agli
pud infideles ? infedeli ?
7. Iam * quidem omnino 7. È già assolutamente
delictum est in vobis , quod delitto per voi l' aver tra voi
iudicia habetis inter vos. delle liti . Eperchè non piut-
Quare non magis iniuriam tosto vi prendete l' ingiuria?
accipitis ? Quare non magis Perchè non piuttosto soffrite
fraudem patimini ? il danno ?
* Matth. 5. 39. · Luc. 6. 29.
·- Rom. 12. 17. - 1. Thess. 4. 6.

8. Sed vos iniuriam faci- 8. Ma voi fate ingiuria ,


tis , et fraudatis : et hoc fra- e portate danno : e ciò a'fra-
tribus . telli .

Come ? È adunque ridotta a tale stato la Chiesa di Corinto ( dove tanti


sono , che di dottrina e di sapienza si danno vanto) , che un solo uomo
non siavi atto ad intromettersi nelle controversie , che nascono tra fratelli
per comporle amichevolmente, ma sia necessario di venire ad un ordinato
giudizio , e che questo giudizio abbia a farsi dinanzi agli infedeli ?
Vers. 7. È già asso
lutamente delitto per voi l' aver tra voi delle liti .
Osservano i Padri , che chiamasi un delitto , o sia mancamento grave
l'aver liti , non perchè sia assolutamente cosa mala di sua natura il
ripetere il suo per le vie di giustizia , ma perchè ordinariamente ha seco
congiunti molti mali e molti peccati ; nascendo per lo più le liti da
soverchio affetto alle cose temporali , ed essendo origine infausta di infi-
niti sospetti e giudizj temerarj e maldicenze e rancori con perdita e
del tempo e della pace dell ' animo e della mutua carità .
E perchè non piuttosto vi prendete l' ingiuria? perchè ec. E perchè
piuttosto che aver lite e ricorrere in giudizio, non ricevete con pazienza
e moderazione cristiana il torto a voi fatto , e perchè non soffrite ancora
qualunque danno , che a voi ne venga ?
Vers. 8. Ma voi fate ingiuria ec. Si rivolge in questo versetto l' Apo-
stolo a coloro , che erano i più rei , perchè facendo ingiuria a ' fratelli ,
60 LET. I DI S. PAOLO AI CORINTI

9. An nescitis, quia iniqui 9. Non sapete voi , che gli


regnum Dei non posside- ingiusti non saranno eredi del
bunt ? Nolite errare : neque regno di Dio? Badate di non
fornicarii , neque idolis ser- errare : nè i fornicatori , nègli
vientes , neque adulteri idolatri , nè gli adulteri ,
10. Neque molles , neque 10. Nè gli effeminati , nè
masculorum concubitores , quei , che peccano contro na-
neque fures , neque avari , tura , nè i ladri , nè gli ava-
neque ebriosi , neque male- ri , nè gli ubbriachi , nè i ma-
dici, neque rapaces , regnum ledici , nè i rapaci avranno
Dei possidebunt . l'eredità del regno di Dio .
11. Et haec quidam fui- 11. E tali eravate alcuni:
stis : sed abluti estis , sed san ma siete stati. mondati , ma
ctificati estis , sed iustificati siete stati santificati , ma sie-
estis in nomine Domini no-
te stati giustificati nel nome
stri lesu Christi, et in Spiritu del Signore nostro Gesù Cri-
Dei nostri ..
sto , e mediante lo Spirito
del nostro Dio .

e danneggiandoli nell' interesse , davano occasione alle querele ed alle


liti .
Vers. 9. Non sapete voi , ec. Voi così facendo commettete ingiusti-
zia contro i fratelli . Or dee pur esser noto a voi , che gli ingiusti non
avranno parte nel regno di Dio . Non vi lasciate ingannare da una stolta
e vana opinione , per cui crediate , che sia lasciato impunito alcun pec .
cato . Sembra che l' Apostolo abbia in mira la dottrina degli Epicurei, i
quali dicevano , che Dio nè gradiva le buone opere , uè si offendeva delle
cattive .
Vers. 11. E tali eravate alcuni , ma siete stati mondati , ec. Tali
foste voi una volta , almeno una parte , rei chi d' una 9 chi d' un' altra
delle nominate scelleraggini , e chi di tutte , ma siete stati mondati inte-
riormente per mezzo della lavanda di rigenerazione , santificati nel san-
cioè
gue di Gesù Cristo , e fatti partecipi della vera giustizia nel nome ,
pe meriti dello stesso Gesù Cristo , e per virtù dello Spirito santo diffuso
ne' vostri cuori . Con quanta sollecitudine adunque guardarvi dovete dal
ricadere nelle antiche iniquità ?
CA P. VI. · 61
12. Omnia mihi licent , sed 12. Tutto mi è permesso ,
non omnia expediunt . Omnia ma non tutto torna bene. Tut-
mihi licent, sed ego sub nul- to mi è permesso , ma io non
lius redigar potestate . sarò schiavo di cosa alcuna .
13. Esca ventri , et venter 13. Il cibo peril ventre, ed
escis : Deus autem et hunc il ventre per li cibi : ma Dio
et has destruet corpus au- distruggerà e quello e que-
tem non fornicationi , sed sti : il corpo poi non per la
Domino : et Dominus corpo- fornicazione, ma pel Signore:
ri . e il Signore pel corpo .

Vers. 12. Tutto mi è permesso , ma non tutto torna bene . Tutto mi è


permesso , ma io ec. Avendo l ' Apostolo hiasimate le liti , anche quelle ,
nelle quali uno non altro cerchi , che quello , che per giustizia gli è do-
vuto , poteva alcuno rispondergli : è egli adunque assolutamente illecito il
litigare? A questa obbiezione risponde adesso l' Apostolo con una bella sen-
tenza , di cui si serve eziandio in proposito di un'altra quistione , che
egli tocca qui di passaggio , e di cui egli parlerà più diffusamente nel cap.
VIII. viene a dire intorno alla indifferenza dei cibi . Dice egli adunque :
tutto mi è lecito , ma non tutto torna bene ; mi è lecito generalmente par-
lando, di ripetere il mio per via di giudizio , mi è lecito di mangiar di
qualunque cibo , e lo stesso dicasi di molte altre cose , le quali proibite
non sono dalla legge di Cristo , nè sono di propria lor natura cattive . Di
tali cose non niego , che possa dire chicchessia : Tutto mi è permesso ,
ma fa d'uopo però di aggiugnere , che non tutto è utile , nè tutto con-
viene , dappoichè la libertà , che in questo ci è stata lasciata , debbe es-
sere diretta dalle regole della carità e della mutua edificazione. È lecito
tutto quello , che non è proibito , ma non torna bene , e non è spe-
diente se non ciò , che secondo le particolari circostanze può dirsi ben
fatto . Quindi aggiugne l' Apostolo : tutto mi è permesso ma io ( e lo
stesso debbono pensare anche gli altri) sul pretesto della libertà , che ho in
tali materie , non mi renderò schiavo di alcuna cosa , nè mi legherò a fare ,
se non quello , che sarà utile per servigio di Cristo e pel bene de ' prossimi .
Vers. 13. Il cibo per il ventre, e il ventre perli cibi : ma Dio distrug.
gerà ec. Che è il cibo ? Il cibo è per il ventre , in cui si concuoce per
somministrar nudrimento a tutto il corpo. E che è egli il ventre? Il ventre
è come un recipiente destinato a ricevere il cibo , e a digerirlo . Ma è
l'uso de' cibi e l'ufficio , che ha il ventre nel tempo di questa vita mor-
tale , sarà una volta abolito da Dio . Non sarebbe ella adunque stoltezza gran-
de , se uno per cose corruttibili e passaggere venisse a soffrir dauno e
discapito in ciò che mai nou finisce ? Non dobbiamo adunque per amore
62 LET . I. DI S. PAOLO AI CORINTI

14. Deus vero et Dominum 14. Iddio peròe risuscitò il


suscitavit : et nos suscitabit Signore: o noi risusciterà con
per virtutem suam . la sua potenza .
15. Nescitis , quoniam cor- 15. Nonsapete voi, che i vo-
pora vestra membra sunt stri corpi sono membra di Cri-
Christi ? Tollens ergo mem- sto? Prese adunque le mem-
bra Christi , faciam membra bra di Cristo, lefarò membra
meretricis? Absit . di meretrice? Dio me ne guar
di .

del cibo e della gola e del ventre esporre a pericolo la nostra


l'altrui salute eterna, altercando sopra tali cose con iscandalo del fratello.
Il corpo non per lafornicazione , ec. Ritorna qui l'Apostolo a parlare
della fornicazione , intorno alla quale non è incredibile , che taluno di quei
maestri, contro de ' quali inveisce egli più volte in questa lettera , avesse
de' sentimenti poco conformi alla santità e severità del Vangelo . Avendo
egli adunque detto in altro proposito: il cibo per il ventre , e il ventre pei
cibi: prende da queste parole occasione di far passaggio a quest' altra
gravissima materia , dicendo : ma siccome il ventre è pe' cibi , destinato
all' ufficio di riceverli e di concuocerli pel sostentamento del corpo , sarà
egli forse il corpo destinato alla fornicazione e alla impurità ? Chi è ,
che possa sognarsi tal cosa , quando ognun sa , che il corpo dell ' uomo
cristiano a Gesù Cristo appartiene , che è il Signor nostro , e lo stesso
Signore è stato dato agli uomini , affinchè non solo le anime , ma anche
i loro corpi santifichi, e conformi un dì gli renda alla sua propria glo-
ria ?
Vers. 14. Iddio però e risuscitò il Signore : e noi risusciterà ec. Il
Padre risuscitò il Figliuol suo Gesù Cristo nostro capo e nostro primo-
genito , e nella stessa guisa , con la stessa potenza renderà la vita anche
a' nostri corpi mortali . Vedi Rom. VIII . 11 .
Vers. 15. 16. Non sapete voi , che i vostri corpi sono membra di Cri-
sto , ec. Niuno di voi deve ignorare , che l'uomo cristiano rigenerato in
Cristo diventa membro del mistico corpo di Cristo , che è la Chiesa, e
tale egli è non solo riguardo all'anima , ma anche riguardo al corpo , il
quale servendo adesso all'anima d'istrumento nel servire a Cristo , deve
poi essere un di innalzato fino alla partecipazione della gloria dello stesso
corpo di Cristo . E ciò essendo , chi crederà , che sia da tollerarsi , che
coloro , che sono membra di Cristo , il loro augusto carattere profanino
fino a tal segno , che membra divengano di meretrice ? Imperocchè sicco-
me l'unione santa dell ' uomo e della donna nel legittimo matrimonio
fa de'due un sol corpo secondo l'ordinazione di Dio , così un solo corpo
CA P. VI. 63
16. An nescitis , quoniam 16. Non sapete voi, che chi
qui adhaeret meretrici , unum si unisce a una meretrice, di-
Erunt e-
corpus efficitur ? * Erunt e- vien ( con essa ) un solo cor-
nim ( inquit ) duo in carne po? Imperocchè ( dice ) sa-
una . ranno i due solo una carne .
* Genes. 2. 24. Matt. 19. 5.
March. 10. 8. - Ephes. 5. 31.

17. Qui autem adhaeret 17. Chi poi sta unito col
Domino , unus spiritus est . Signore, è un solo spirito con
lui .

18. Fugite fornicationem. 18. Fuggite la fornicazio-


Omne peccatum , quodcum- ne . Qualunque peccato , che
que fecerit homo, extra cor- faccia l' uom, èfuori del cor-
pus est : qui autem fornica po : ma il fornicatore pecca
tur , in corpus suum peccat. contro il proprio corpo .

colla meretrice diventa chi ad essa si unisce contro il divieto di Dio. Ec-
co adunque , come riflette s. Tommaso , il sacrilegio , che nel peccato
della fornicazione si contiene .
Vers. 17. Chi poi sta unito col Signore , ec. Chi poi per mezzo della
fede e della carità sta unito a Gesù Cristo sposo della Chiesa , questi
spiritualmente è una stessa cosa con lui per la unione del suo spirito con
quello di Cristo. Vedi Ioan. XVII. Questa unione tutta santa e spirituale
e degna dell' uomo rigenerato , anzi che è tutta la gloria dell ' uomo rige-
nerato , questa unione , dico , oppone l'Apostolo alla obbrobriosa con-
giunzione , di cui ha parlato ne' due precedenti versetti .
Vers. 18. 19. Fuggite la fornicazione. Molto propriamente l' Apostolo
non ha detto , resistete alla fornicazione , ma fuggite la fornicazione , per-
chè , come osserva s. Tommaso , negli altri vizj quanto più l'uomo gli
considera, e sopra di essi ragiona , tanto neno vi ritrova ragione di amarli ,
ma quanto al vizio della impurità il solo pensarvi è un dare in mano le
armi alla concupiscenza , e perciò non si vince questo vizio se non col
fuggire e schivare tutti gli impuri pensieri e tutte le occasioni perico-
lose .
Qualunque peccato , che faccia l'uomo , èfuori del corpo: ec. Ad-
duce l'Apostolo in questo e nel seguente versetto una ragione molto effica-
ce a ispirare ne'cuori de ' fedeli orrore grandissimo al vizio della impus
64 LET. I. DI S. PAOLO AI CORINTI

19. An nescitis , quoniam * 19. Non sepete voi, che le


membra vestra templum sunt vostre membra son tempio
Spiritus sancti , qui in vobis dello Spirito santo , il quale
est , quem habetis a Deo , et è in voi, ed il quale è stato a
non estis vestri ? voi dato da Dio , e che non
Supr. 3. 17. - 2 Cor. 6. 16. siete di voi stessi?
20. Emti * enim estis pre- 20. Imperocchè siete stati
tio magno . Glorificate et
icate , et comperati a caro prezzo . Glo-

portate Deum in corpore ve- rificate, e portate Dio nel vo-


stro . stro corpo .
* Infr. 7. 23. - 1. Pet. 1. 18.

rità , come quello per cui si disonora quel corpo , il quale nel santo
battesimo fu consagrato tempio ed abitacolo dello Spirito santo, e questo
Spirito divino con ingratitudine somma da se discaccia il Cristiano impu-
dico . Ecco le parole di Tertulliano de cult. templ . lib. 2. Conciossiachè
noi tutti siamo templi di Dio per essere stato introdotto e consagrato in
noi lo Spirito santo , la custode e la sacerdotessa di questo tempio è la
pudicizia , la quale non dee permettere , che nulla vi sia portato dentro
di profano o di immondo , affinchè quel Dio , che lo abita , macchiata
veggendo la sua sede , disgustato non la abbandoni .
Non siete di voi stessi ec. Non siete padroni di voi medesimi ; e ne
porta la ragione .
Vers. 20. Siete stati comperati a caro prezzo . Glorificate , ec. Di
Cristo voi siete , il quale a caro prezzo comprovvi, viene a dire col divino
suo sangue . Se adunque siete perciò servi di Dio , onorar lo dovete , e
servirlo non solo col vostro spirito , ma anche col vostro corpo, portando
il suo giogo , attentamente guardandovi da tutto quello , che è contrario
al servigio , che a Dio deve rendere anche il vostro corpo .
LET. I. DI S. PAOLO AI CORINTI 65

CAPO VII .

Istruisce i Corinti intorno al matrimonio e intorno all'indissolubile vincolo


del medesimo , lodando , che i non maritati si rimangano nel celibato .
Come abbia da diportarsi il coniuge fedele con l' infedele . Che ognuno resti
in quello stato di vita , in cui fu chiamato alla fede . Antepone al matri-
monio la verginità; dice , che morto il marito la moglie è in libertà di ri-
maritarsi a chi vuole nel Signore .

1 . De quibus autem scri- 1. Intorno poi alle cose ,

psistis mihi : bonum est ho- delle quali mi avete scritto :


mini mulierem non tangere . è buona cosa per l'uomo il
non toccar donna :
2. Propter fornicationem 2. Ma per cagione della
autem unusquisque suam fornicazione ognuno abbia la
uxorem habeat , et unaquae- sua moglie , e ognuna abbia
que suum virum habeat . il suo marito .

ANNOTAZIONI

Vers. 1. Intorno poi alte cose , delle quali mi avete scritto ; è buona
cosa ec. Dopo avere parlato con tanta forza contro la fornicazione , nella
quale tutti comprende i peccati contro la purità , risponde adesso ai que-
siti fattigli da' Corinti intorno al matrimonio ed alla verginità , ed in
questa risposta viene a stabilire le regole , secondo le quali si è governa-
ta , e tuttor si governa la Cattolica Chiesa. Non è improbabile , che trai
Corinti medesimi fosse chi per eccessivo zelo contro la fornicazione tra-
scorresse sino a condannare , o almeno biasimare il matrimonio , e che
ciò desse occasione di ricorrere all' Apostolo per imparare da lui i veri
principj della cristiana dottrina sopra sì grave argomento. Stabilisce egli
adunque in primo luogo , che , geueralmente parlando , è bene per l' uono
l' astenersi dal prender moglie , e per la stessa ragione dee intendersi >
che è bene per la donna il non prender marito. Il celibato adunque è
buono e lodevole ; ne adduce le ragioni vers. 33. 34. 35 .
Vers. 2. Ma per cagione della fornicazione ec. Quantunque il celibato
sia migliore e più utile per la spirituale salute dell' uom cristiano , che
lo stato del matrimonio ; contuttociò siccome non tutti sono capaci di tanto
Tom. XXIV. 5
66 LET. I. DI S. PAOLO AI CORINTI

3. Uxori * vir debitum red- 3. Alla moglie renda il


dat: similiter autem et uxor marito quello , che le deve : e
viro . parimente la donna al mari-
* 1. Pet. 3. 7. to .

beue > e per questi l'astenersi dal matrimonio servir potrebbe di occasion
di cadere nel vizio della impurità , quindi dice , che e l ' uomo abbia mo.
glie , e la donna abbia marito , affinchè chi non ha virtù di raffrenare i
proprj affetti , dentro i confini restringali della legittima congiunzione ,
come dice il Crisostomo.
Vers. 3. 4. 5. 6. Alla moglie renda il marito ec. Supposto , che
l'uomo e la donna fossero uniti per mezzo del matrimonio , potea du-
bitarsi , se fosse in libertà del marito di tenere la donna piuttosto come
sorella , che come moglie , e parimente se fosse lecito alla donna , quando
così le piacesse , di ritirarsi dalle obbligazioni dello stato matrimoniale :
e questo è quel , che nega l' Apostolo , e ne aggiugne la ragione , ed è,
che in virtù del mutuo contratto nè il marito è più padrone di se stesso
riguardo ai doveri procedenti dallo stesso contratto , nè similmente la
donna è padrona di se medesima 9 ma ambedue i coniugi hanno scambie-
vol dritto l'uno sopra dell' altro. Onde ne deduce l'Apostolo , che non
può una delle parti togliere all ' altra , o limitare a suo capriccio questo
dritto non vi defraudate l'un l'altro ec.; aggiungendo però , che possa-
no di scambievol consenso non usarne per alcun tempo , affin di impie-
garsi con più libero cuore all' orazione , il che vuol intendersi delle ora-
zioni pubbliche e solenni , come ne ' giorni di domenica e nelle feste
dell ' anno ne' giorni di penitenza , come la quaresima : imperocchè
sappiamo avere i Cristiani fino da ' primi tempi avuto il costume di unire
la continenza al digiuno , e ciò si ricava anche da questo luogo secondo la
greca lezione. Oltre questi confini non vuole l'Apostolo , che si estenda
da' coniugi la mutua volontaria separazione ; affinchè la poca virtù del-
l'uno o dell' altro , o di ambedue non gli esponga alle insidie del demo-
nio. Nou parla egli in questo luogo della perpetua continenza , la quale
può osservarsi di comun consenso tra coniugati , perchè questa non era da
consigliarsi generalmente , non essendo molto frequenti i casi , ne ' quali
la provata virtù di ambe le parti utile renda " e sicuro un tal consiglio .
Havvene però molti illustri esempli nella storia della Chiesa ; e che ella sia
da lodarsi , apparisce da quel , che soggiugne Paolo , viene a dire , che
quanto egli ha detto del non defraudarsi l'un l'altro se non per un tempo
limitato e del riunirsi insieme dopo quel tempo , ciò egli ha detto , a-
vendo riguardo alla loro debolezza non perchè cosa sia da farne coman-
do ; nè perchè assolutamente sia proibito il contenersi perpetuamente ;
CA P. VII. 67
4. Mulier sui corporis po- 4. La donna maritata non
testatem non habet , sed vir. è più sua, ma del marito . E
Similiter autem et vir sui cor- similmente l'uomo ammoglia-
poris potestatem non habet, to non è più suo , ma della
sed mulier . moglie .
5. Nolite fraudare invi- 5. Non vi defraudate l'un
cem , nisi forte ex consensu l'altro, se non forse di con-
ad tempus , ut vacetis ora- senso per un tempo, affine di
tioni : et iterum revertimini applicarvi all'orazione : e di
in idipsum , ne tentet vos nuovo riunitevi insieme , per-
satanas propter incontinen- chè non vi tenti satana per
tiam vestram . la vostra incontinenza .
6. Hoc autem dico secun- 6.E questo io dico per in-
dum indulgentiam , non se- dulgenza, non per comando .
cundum imperium .
7. Volo enim omnes vos 7. Imperocchè bramo , che
esse sicut meipsum : sed unus- voi tutti siate , qual son io :
quisque proprium
proprium donum
donum ma ciascuno ha da Dio il suo
habet ex Deo : alius quidem dono : uno in un modo, uno in
sic , alius vero sic . un altro .
8. Dico autem non nuptis
8. A que , che non hanno
et viduis : bonum est illis, si moglie, e alle vedove , io di-
sic permaneant , sicut et ego . co , che è bene per loro , che
se ne siano così , come anche
io .

con le quali parole tacitamente esorta a questa virtù , e molto più con quel-
lo , che segue.
Vers. 7. Imperocchè bramo , che voi tutti siate ec. Bramerei , che
tutti , se fosse possibile , abbracciassero la continenza , come io la osser-
vo ; ma non tutti da Dio ricevono lo stesso done , e ad alcuni concede
Dio la grazia di custodire la vergiuità , ad altri di santamente vivere nel
matrimonio .
Vers. 3. 9. A que' che non hanno moglie , e alle vedove ec. Questi
due versetti la sposizione contengono della precedente sentenza: imperocchè
ripetendo egli il consiglio del maggior bene , nuovamente tempera questo
68 LET. I. DI S. PAOLO AI CORINTI

9. Quod si non se conti- 9. Che se non si contengo-


nent , nubant . Melius est no, contraggano matrimonio .
enim nubere , quam uri . Conciossiachè è meglio con-
trar matrimonio , che ardere.

10. lis autem , qui matri- 10. Ai coniugati poi ordi-

monio iuncti sunt, praecipio no , non io , ma il Signore ,


*
non ego , sed Dominus , u- che la moglie non si separi
xorem a viro non discedere : dal marito :
* Matth. 5, 32. - 19. 9.
❤ Marc. 10. 9. → Luc, 16, 18,

consiglio con la condizione , che siano l'uomo o la donna di virtù forniti


per contenersi ; altrimenti al matrimonio ricorrano • e al bene minore si
attengano, più tollerabile essendo la privazione di un bene più grande , che
la perdita della salute , nella quale potrebbe incorrere chi per desiderio del
medesimo bene eleggesse uno stato , per cui non ha virtù sufficiente. Tale
è la spiegazione di questo luogo , in cui l' Apostolo si serve di una forma
di dire non interamente propria , ma molto usitata nella comune maniera
di favellare. Imperocchè dicendo è meglio contrar matrimonio che
ardere : potrebbe parere , ch' ei volesse significare , che il matrimonio sia
un male , quantunque minore , che quello d' esser vinto ed arso dal
fuoco della concupiscenza , ma da un tal sentimento egli è infinitamente
lontano il nostro Apostolo , e perciò debbono queste parole intendersi nel
modo accennato. Simili maniere di parlare si hanno nella scrittura , come
ne' proverbj cap. XVI. 8. è meglio ogni poca cosa con giustizia , che
molti frutti con iniquità , e nel vers . 19 .: è meglio essere umiliato coi
mansueti , che aver parte alle prede de ' superbi : e così in molti altri
luoghi. Ardere , secondo tutti i PP. significa non contenersi , peccare ;
in una parola non vuol dire l' Apostolo , che sia meglio il prender mo-
glie , che esser tentato , ma , che è meglio il prender moglie , che cedere
alle tentazioni : imperocchè , come dice s. Ambrogio , la gloria del continente
non istà nel non esser tentato , ma nel non esser vinto.
Vers. 10. 11. Ai coniugati poi ordino non io, ma il Signore, ec . Passa
adesso l'Apostolo ad un argomento necessario a trattarsi per lo strano
abuso , che tra' Gentili e tra gli Ebrei stessi regnava , di sciogliere per
qualunque leggerissima cagione i matrimoni contratti . Ella è adunque
dice egli , dottrina , la quale non io vengo adesso ad annunziare a ' Cri-
stiani , ma predicata prima di me da Gesù Cristo , che la moglie non si
separi dal marito . Il comandamento di Gesù Cristo è in s. Matteo cap.
C AP. VII . 69
11. Quod si discesserit , 11. E ove siasi separata ,
manere innuptam , aut viro si resti senza rimaritarsi , o
suo reconciliari . Et vir uxo❤ si riunisca col suo marito. E
rem non dimittat . l'uomo non ripudii la mo-
glie .
12 Nam ceteris ego dico , 12. Agli altri poi dico io,
non Dominus. Si quis frater non il Signore. Se unfratel-
uxorem habet infidelem, et lo ha una moglie infedele , e
haec consentit habitare cum questa è contenta di abitare
illo , non dimittat illam . con lui, non la ripudii.

XIX. 8.9. , dove è eccettuata la causa della fornicazione, della qual cosa
come notoria non men dello stesso comandamento , non fa parola l' Apo-
stolo , ma supponendola , soggiunge , che , se dal marito dividasi la moglie
o per causa di fornicazione o per qualunque altra ragione , non ardisca
di passare , vivente il primo marito , ad altre nozze , perchè élla può ben
essere da lui separata quanto al coabitare insieme , ma non quanto al vin-
colo del matrimonio, il qual vincolo è insolubile , onde o si riconcilii col
suo marito , o senza marito rimanga . E siccome eguale perfettamente è
la condizione di ambedue i coniugati aggiunge , che parimente il marito
non ripudii la moglie , e quando , per qualunque motivo siasi , la abbia da
se allontanata , vuole , che si intenda ripetuto riguardo al marito quello ,
che detto avea della donna , viene a dire , che egli o con la sua moglie
si riunisca , o celibe si rimanga .
Vers. 12. 13. Agli altri poi dico io , non il Signore. Se un fratello ec.
Ha parlato finora del matrimonio fra due persone fedeli : parla adesso di
que' matrimonj , ne ' quali de ' due coniugi uno è fedele , infedele l'altro .
Di questi non avendo Gesù Cristo fatta parola , quindi dice l ' Apostolo:
agli altri poi dico io , non il Signore supplisce egli adunque con
l'autorità di Apostolo ricevuta da Dio a ciò , che le circostanze de' tempi
esigevano , che stabilito fosse nella Chiesa , dacchè frequentemente av-
veniva , che uno de' coniugi abbracciasse la fede , rimanendosi l'altro
nella infedeltà : imperocchè tale è il caso , di cui si parla in questo luo-
go . Che un uomo fedele sposi una donna infedele , o una donna fedele
ad un uomo infedele si mariti , non lo ha mai approvato la Chiesa , e
da molti secoli nullo era riputato, e si reputa un tal matrimonio. V. Tertull.
ad uxor. Ma se un fratello , viene a dire un uomo divenuto Cristiano ha
moglie , e questa rifiuta di ricever la fede di Cristo , ma consente di
convivere e coabitar col marito fedele , dice l' Apostolo , che egli non
70 LET. I. DI S. PAOLO AI CORINTI

13. Et si qua mulier fide- 13. E se la moglie fedele


lis habet virum infidelem, et ha un marito infedele , che è
hic consentit habitare cum contento di abitare con essa,
illa , non dimittat virum : non lo lasci .
14. Sanctificatus est enim 14. Imperocchè è santifi-
vir infidelis per mulierem fi-
cato il marito infedele per la
delem et sanctificata est mu moglie fedele, e la moglie in-
lier infidelis per virum fide- fedele pel marito fedele : al-
lem : alioquin filii vestri im- trimenti i vostri figliuoli sa-
mundi essent , nunc autem
rebbero immondi, ed or sono
sancti sunt . santi .

la rimandi . E lo stesso dice alla donna cristiana , la quale ha un ma-


rito , che tuttora vuol vivere nella infedeltà . Sopra queste parole del-
l'Apostolo è da vedere primieramente , se un comandamento contengano,
ovvero un consiglio ; e si risponde esser questo , come dice s. Agostino,
un consiglio di carità: la separazione del coniuge fedele dall' infedele non
proibita dal Signore con ordinazione di legge , perchè veramente una tale
separazione negli occhi di lui non è ingiusta , vien proibita dall' Apostolo
per consiglio di carità ; perchè recherebbe impedimento alla salute degli
infedeli . Ad Poll. cap. 14. et. 1. 83. quaest .
In secondo luogo è da considerarsi la condizione posta dall' Apo-
stolo : se l'infedele consente di abitare col fedele : che è , come se aves .
se detto , purchè di piena volontà l'infedele si accordi a vivere col fedele
salvo l'onore della religione , o come si spiegano comunemente i teologi
dopo s. Tommaso , senza oltraggio del Creatore . Imperocchè quando la
cosa andasse altrimenti , può, e dee la parte fedele separarsi .
Vers. 14. Imperocchè è santificato il marito infedele per la moglie
fedele ec. Porta una ragione del suo consiglio , ed un'altra ne porterà in
appresso nel vers. 16. Vuole adesso principalmente sbandire dall' animo
della donna fedele > o del marito fedele il timore , che aver potrebbero
di contrarre una specie di immondezza dal coabitare con l'infedele : uon
solo , dice egli , niun'ombra d'impurità ridonda nella donna fedele dal
vivere in matrimonio con un uomo infedele , ma anzi dalla santità , che
quella ha in Gesù Cristo , una certa santità si diffonde sopra il marito
infedele , il quale eziandio dagli esempi di virtù e di pietà , che vede
nella sua moglie , viene a prepararsi , e disporsi per ricevere la vera
CA P. VII. 71
15. Quod si infidelis di- 15. Che se l'infedele si se-
scedit , discedat : non enim para, sia separato : imperoc-
servituti subiectus est frater, chè non soggiace a servitù il
aut soror in huiusmodi : in fratello , o la sorella in tal
pace autem vocavit nos Deus . caso: Iddio però ci ha chia
mati alla pace .

santità . E lo stesso opera riguardo alla donna infedele la unione di que-


sta con un marito fedele .
Altrimenti i vostri figliuoli sarebbero immondi , ed or sono santi :
Argomento , onde prova l'Apostolo , che niuna immondezza ridonda nel
coniuge fedele dal consorzio coll ' infedele : i figli , che di tal matrimonio
procedono , non solamente sono capaci di santificazione , ma molti sono
ancora già santi , ricevuto avendo per opera e per li meriti del coniu-
ge fedele il lavacro della rigenerazione e lo spirito di santità . Niuno
adunque ardisca di chiamare immonda o vituperevole tale unione , da
cui ha origine un bene sì grande.
Non è da dubitare , che molto frequenti fossero i casi , ne ' quali
per le sue orazioni , pér le pie industrie , per l'esempio di una vita ir-
reprensibile e per la buona educazione riuscisse al coniuge fedele di
poter consagrare a Cristo la prole di consenso del coniuge infedele. E
questi casi non rari tra gli stessi Corinti accenna Paolo in queste paro-
le ; talè è la spiegazione , che a questo difficile passo dà Tertulliano .
Vers. 15. Che se l'infedele si separa , sia separato , imperocchè
ec. Se per esempio il marito infedele rifiuta di convivere e coabitare
colla moglie fedele , faccia egli quello , che vuole ; in tal caso non è
soggetta la donna fedele alla legge > o come dice l'Apostolo , alla ser-
vitù del matrimonio : può star separata dal marito .
Iddio però ci ha chiamati alla pace : Aggiugne un temperamento
alla dottrina precedente ho detto che se l'infedele vuol separarsi , ri-
mane in piena libertà il coniuge fedele ; ognuno però , ed ognuna deve
ricordarsi , che Dio ci ha chiamati alla pace ; e questa pace dobbiam
procurare di averla , per quanto da noi dipende , con tutti gli uomini ,
Rom. XII . 28. , massime poi con una persona si strettamente congiunta ,
come è la moglie al marito , e il marito alla moglie. E con questo vuol
dire l'Apostolo , che tutto dee farsi per prevenire la divisione . Il ver-
setto seguente dimostra , se mal non m'appongo , che tale è il senso di
queste parole .
Altri le spiegano come se volesse dir Paolo , che il fedele debbe
esser posto in piena libertà , perchè Dio non intende , che sia obbligate
72 LET. I. DI S. PAOLO AI CORINTI

16. Unde enim scis, mulier , 16. Imperocchè che sai tu ,


si virum salvum facies ? Aut o donna, se tu sii per salvare
unde scis , vir , si mulierem il marito? E che sai tu, o uo-
salvam facies ? mo , se tu sii per salvare la
moglie ?
17. Nisi unicuique sicut 17. Solamente chiaschedu-

divisit Dominus , unumquem- no secondo , quello che il Si-


que sicut vocavit Deus , ita gnore gli ha dato, e ciasche-
ambulet, et sicut in omnibus duno secondo che Dio lo ha
Ecclesiis doceo . chiamato, in quel modo cam-
mini, conforme io pur insegno
in tutte le Chiese .

il marito cristiano , o la moglie cristiana a vivere in una società , in


cui turbata sia di continuo la pace del cuore e la tranquillità dello
spirito.
Vers. 16. Imperocchè che sai tu , o donna , ec. La speranza , che
può giustamente nutrire il coniuge fedele di guadagnar l' infedele alla
fede ed a Cristo , dee animarlo a soffrire con pazienza e magnanimità
le contraddizioni e le pene , delle quali per lo più abbondano tai ma-
trimonj . Chi sa , dice l' Apostolo , che tu , o donna " non si per es-
sere lo strumento , di cui voglia servirsi Dio per condurre il tuo marito
a salute ? Alla stessa maniera chi sa che tu, o uomo , non sii per essere
occasione di ravvedimento e di salute per la tua moglie ? Simili esempj
si vedevano allura frequentemente. Vedi Aug. de adult. coniug. Lib . I.
cap. 13.
Vers. 17. Solamente ciascheduno secondo quello , che il Signore
gli ha dato ec. Avendo esortato il coniuge fedele a non abbandonar l' in-
fedele , quando questi disposto sia a seco convivere , anzi avendo anche
aggiunto, che la speranza della conversione dell'infedele doveva animare
il fedele a soffrir con pazienza le pene , che non potevan mancargli a
motivo della diversità de' sentimenti , ch ' era tra loro in materia di re-
ligione , dice adesso , che ognuno abbia in ciò riguardo al dono , cioè
a dire , alla virtù , che ha ricevuto da Dio , alla costanza ed alla carità ,
di cui Dio lo ha adornato ; e riguardo dee pur avere a non cangiar di
leggeri quello stato di vita , in cui egli fu da Dio chiamato alla fede.
Così l'Apostolo e previene il pericolo della seduzione del coniuge fe-
dele , e va incontro agli inconvenienti , che dalla mutazione dello stato
leggermente fatta derivano . Ed affinchè l'importanza di questa dottrina
CAP. VII. 73
18. Circumcisus aliquis vo- 18. È stato uno chiamato,
catus est? Non adducat prae- essendo circonciso? Nonpro-
putium . In praeputio aliquis curi di apparire incirconciso.
vocatus est ? Non circumci- È stato uno chiamato, essen-
datur . do incirconciso ? Non si cir-
concida .
19. Circumcisio nihil est, et 19. Non importa niente
praeputium nihil est : sed l'essere circonciso, e non im-
observatio mandatorum Dei. porta niente l'essere incir-
conciso : ma l'osservare i
comandamenti di Dio .

fosse compresa da ' suoi Corinti , dice , che ciò egli ha insegnato , ed in.
segna in tutte le Chiese.
Vers. 18. È stato uno chiamato , essendo incirconciso ? ec. La qua-
lità di Cristiano non obbliga alcuno a cangiare quello stato , o quel ge-
nere di vita , in cui si trovava , allorchè Dio chiamollo alla fede , ogni
volta che un tale stato nulla ha , che sia incompatibile con il Vangelo.
Così disse di sopra , che chi è stato chiamato , mentre trovavasi nello
stato matrimoniale , in matrimonio continui a vivere , per quanto da lui
dipende. Viene adesso a parlare di altre condizioni e di altri generi di
vita , i quali nulla hanno di contrario alla salute , e da ' quali non dee
cercare di dipartirsi colui " che ha abbracciato la fede. Un Ebreo , per
esempio , cui Dio chiami alla fede , non si creda di esser di meno di un
altro Cristiano a motivo dell'essere circonciso, nè voglia vergognandosi della
sua circoncisione usare industria o artifizio per farsi credere incircon-
ciso. E nella stessa maniera il Cristiano , che nacque gentile , non dee
curarsi della circoncisione.
Vers. 19. Non importa niente . ... ma l' osservare ec. Riguardo alla
salute eterna non è di veruna importanza o l' aver ricevuto la circonci-
sione , o il non averla ricevuta " ma quello , che grandemente e uni-
camente importa , si è l'osservanza de' divini comandamenti. Da queste
parole e da quelle , che leggonsi nell ' epistola a'Galati cap. V. 6. , si
viene ad intendere , che osservanza de' comandamenti di Dio rivelati nel
Vangelo nel linguaggio dell' Apostolo è la stessa cosa > che la fede ope-
rante per mezzo della carità.
74 LET. I. DI S. PAOLO AI CORINTI

20. Unusquisque * in qua 20. Ognuno resti in quella


vocatione vocatus est , in ea vocazione, in cui fu chiama-
permaneat . to .
*
Ephes. 4. 1.
21. Servus vocatus es ? 21. Se tu stato chiamato ,
Non sit tibi curae : sed et si essendo servo ? Non prender-
potes fieri liber , magis ute- tene affanno : ma potendo an-
re . che diventar libero , piuttosto
eleggi di servire.
22. Qui enim in Domino 22. Imperocchè colui , che
vocatus est servus , libertus essendo servo , è stato chia-
est Domini : similiter qui li- mato al Signore, è liberto del

Vers. 20. Ognuno resti in quella vocazione , ec. La parola voca-


zione , con cui spiega l' Apostolo la condizione , е il genere di vita , in
cui il fedele si ritrovava , allorchè fu chiamato alla sequela di Cristo ,
questa parola , dico " è posta , come osserva l ' Estio , per dimostrare ,
come si tratta qui di uno stato lecito , ed approvato da Dio , ed anzi
nel quale in certo modo da Dio stesso ( il quale le cose tutte dispone
per la salute degli eletti ) sia stato l'uomo collocato .
Vers. 21. Se' tu stato chiamato , essendo servo ? Non prendertene
affanno : Tu , che ti se ' convertito a Cristo mentre eri in istato di ser-
vitù , non t'inquietare della bassezza di tua condizione , anzi abbila ca-
ra , e quand' anche potesse riuscirti di ricuperare la libertà , rimanti
servo , e della umiltà dello stato tuo fanne uso per tua salute , ed anche
per la conversione del tuo padrone. Dall' epistola di s. Ignazio martire a
Policarpo sappiamo , che molte volte i servi convertiti molestavano non
poco i vescovi , affinchè questi col denaro della Chiesa gli riscattassero.
La miseria di tale stato accresciuta sovente dalla inumanità de' padroni
poteva rendere in essi scusabile il desiderio di libertà , ma non la so-
verchia sollecitudine e la indiscrezione nella scelta de ' mezzi per otte
nerla. Quindi è , che l' Apostolo con molta carità imprende ad animar-
gli alla pazienza , facendo loro conoscere 9 che quella libertà , che dagli
uomini cercano con tanta ansietà , la hanno già ricevuta in maniera più
nobile , e più eccellente da Cristo .
Vers. 22. Colui , che essendo servo , è stato chiamato ec. Rende ra-
gione di quello che aveva detto nel versetto precedente : Non prenderte-
ne affanno. Eguale ( dice egli ) è in Cristo la condizione di libero e
quella di servo : imperocchè chi , allora quando fu chiamato alla fede , era
CA P. VII . 75

ber vocatus est , servus est Signore: parimente chi è sta-


Christi . to chiamato , essendo libero ,
è servo di Cristo .
23. Pretio * emti estis , no- 23. Siete stati comperati a
lite fieri servi hominum . prezzo , non diventate servi
*
Supr. 6. 20. - 1. Pet. 1. 19. degli uomini .
24. Unusquisque in quo 24. Ognuno adunque ofra-
vocatus est , fratres , in hoc telli , qual fu chiamato , si
permaneat apud Deum . resti davanti a Dio .
25. De virginibus autem 25. Intorno poi alle vergi-
praeceptum Domini non ha- ni io non ho comandamento

sotto dominio altrui , è liberato per Cristo da una servitù molto più dura ,
e ignominiosa , qual è quella del peccato , onde divien liberto di Cristo.
Liberti chiamavansi i servi posti in libertà dal padrone , cui erano obbli-
gati a prestare certi uffizj di riconoscenza. E parimente colui , che libero
si trovava , quando fu chiamato alla fede , diviene servo di Cristo , come
per Jui ricomprato dalla medesima servitù .
Vers. 23. Siete stati comprati a prezzo , non diventate ec. Tutti voi
e liberi e servi , e circoncisi e incirconcisi siete stati comperati a prez-
zo , a prezzo non solo grande , ma inestimabile , per la qual cosa in qua-
lunque stato voi vi troviate , non agli uomini ma a Cristo servir dovete
vostro Signore , a gloria di cui tutta impiegar dee la sua libertà chi è libe-
ro e tutta l ' obbedienza , che per ragion del suo stato rende al padrone il
Cristiano 9 ch' è in servitù ; imperocchè comune dovere di tutti si è di fare
la volontà non degli uomini , ma di Dio , e questa volontà divina aver per
oggetto e per fine di tutte le azioni della vita presente.
Alcuni Interpreti credono , che l' Apostolo con queste parole : Non
diventate servi degli uomini : parlar voglia di quella servitù , a cui si sog-
gettavano imprudentemente i Corinti per soverchio affetto verso de ' falsi
dottori. Vedi cap. XVIII . 3. Quasi volesse dire , se è grave la servitù ,
che è fondata nelle leggi e nelle consuetudini delle nazioni , perchè
mai vorrete voi sottoporvi ad una necessaria servitù , mentre a si gran
prezzo siete stati comperati per essere ( quanto allo spirito ) servi di
Cristo solo e non degli uomini ?
Vers. 24. Davanti a Dio : salva la fede e l' ubbidienza dovuta a
Dio.
Vers. 25. Intorno poi alle vergini io non ho comandamento dei
Signore :: La verginità , o sia il celibato , come spiega s . Ambrogio , e
76 LET. I. DI S. PAOLO AI CORINTI

beo: consilium autem do , del Signore; ma do consiglio,


tamquam misericordiam con- come avendo ottenuto dal Si-
secutus a Domino , ut sim fi- gnore misericordia, perchè io
delis .
sia fedele .
26. Existimo ergo hoc bo-
26. Credo adunque , che
num esse propter instantem ciò sia un bene attesa la ur-
necessitatem , quoniam bo- gente necessità, perchè buona
num est homini sic esse . cosa è per l'uomo starsene
così .
27. Alligatus es uxori ? 27. Se' tu legato a una
Noli quaerere solutionem . moglie? Non cercar d'essere

con esso tutti i Padri , è materia di voto non di precetto o di legge


generale.
Ma do consiglio , come avendo ottenuto ec . Consiglio però ( dice
Paolo ad abbracciar questo stato, e questo consiglio io to do in qualità
d' Apostolo , qual io sono per la grazia data a me da Dio , affinchè fe-
delmente io adempia il mio ministero , e tanto nel comandare , come nel
dar consiglio io mi porti da dispensatore fedele , cap. IV. 2. Così di-
mostra essere degno di ogni stima il suo consiglio . Con quelle parole :
come avendo ottenuto misericordia ec. spiega Paolo anche in altri luoghi
la sua vocazione all ' Apostolato .
Vers. 26. Credo adunque , che ciò sia un bene attesa la urgente
necessità , perchè ec. Quelle parole la urgente necessità sono diversamente
intese
e spiegate dagli Interpreti , ma quasi tutti gli antichi e greci e
latini le intendono delle molestie e delle inquietudini dello stato ma-
trimoniale , le quali più sotto son dette dall' Apostolo tribolazioni della
carne. Alcuni moderni le espongono della necessità di morire e del
breve spazio di vita , che ci ha dato per guadagnare l'eternità. E questa
sposizione pare conforme a quello , che dicesi nel vers. 29 Altri in altre
guise le espongono , che mi sembrano meno probabili . Dice adunquePaolo,
che lo stato delle vergini è un bene , e che è buona cosa ( cioè onesta ed
utile)per ambedue i sessi il rimanere in tale stato. Sopra questa dottrina
dell' Apostolo sono fondati i grandi elogj , che tutti i Padri fanno della ver-
giuità. S. Cipriano dice , che le vergini sono la più nobil porzione del
gregge di Cristo .
Vers. 27. Se tu legato a una moglie ec.. • • Se' tu sciolto ec. Ma
quantunque la verginità e la continenza siano cosa buona > non è però,
CAP . VII. 77
Solutus es ab uxore ? Noli sciolto . Se' tu sciolto dalla
quaerere uxorem . moglie ? Non cercar di mo-
glie .
28. Si autem acceperis 28. Che se prenderai mo-
uxorem : non peccasti . Et glie : non hai peccato . E se
si nupserit virgo , non pec . una vergine prende marito ,
cavit : tribulationem tamen non ha peccato , ma avranno
carnis habebunt huiusmodi . costoro tribolazion della car-
Ego autem vobis parco . ne . Ma io ho riguardo a
voi .
29. Hoc itaque dico , fra- 29. Io dico adunque , o
tres : tempus breve est : reli- fratelli : il tempo è breve : e
quum est , ut et qui habent resta , che e que , che hanno
uxores , tamquam non ha- moglie siano come que' , che
bentes sint : non l'hanno :

che chi è legato col vincolo del matrimonio , possa cercare di sciogliersi
col ricorrere al divorzio ; per quelli però , che da un tal vincolo son li-
beri , il consiglio , che io do loro , si è , che non cerchino di moglie >
non perchè non sia buono e santo il matrimonio , ma perchè la castità
è migliore.
Vers. 28. Avranno coloro tribolazione della carne. Ma io ho riguardo
a voi : Costoro saranno esposti alle angustie ed alle afflizioni insepara •
bili dallo stato matrimoniale : io però di queste non parlo , ma le tocco
sol di passaggio per non distogliere dal matrimonio coloro , che non
hanno virtù di essere continenti , pe' quali accenno il rimedio del matri-
monio. Vedi Aug. de s. virg. cap. VI.
Vers. 29. Io dico adunque . • il tempo è breve : resta ec. Quello,
che a tutti i Cristiani io dico , si è , che ristretto è il tempo , che omai ci
resta onde avverto quelli , che hanno moglie , che con tale distaccamento
di cuore vivano come se non l'avessero. A questi tali che nel matrimonio
hanno in mira non la soddisfazione di se stessi , ma Dio e la sua volontà, può
applicarsi ciò , che s. Agostino dice di Abramo , viene a dire , che il ma-
trimonio di questo gran patriarca non fu di merito inferiore alla castità di
Giovanni. De bono coniug. cap. XXI.
78 LET. I. DI S. PAOLO AI CORINTI

30. Et qui flent, tamquam 30. E quelli , che piango-


non flentes : et qui gaudent , no, come que', che non pian-
tamquam non gaudentes : et gono: e quelli , che sono con-
qui emunt , tamquam non tenti' , come que' , che non so-
possidentes : no contenti: e quelli, che fan
delle compere , come que' ,
che non posseggono .

31. Et qui utuntur hoc 31. E quelli che usano di


mundo , tamquam non utan- questo mondo , come que' ,

tur : praeterit enim chenon ne usano: imperocchè


figura
huius mundi . passa la scena di questo
mondo .

Vers. 30. E quelli , che piangono , come que' ec. E quelli , che nella
afflizione si trovano , con tal pazienza e rassegnazione soffrano i mali
presenti, che quasi non si distinguano da coloro , che dagli stessi mali sono
esenti ; si consolino cioè , e al patir si confortino con la speranza della
futura felicità.
E quelli , che sono contenti , come que' ec. E quelli , che del presente
loro stato si godono , considerata la corta durata delle umane contentezze
simili siano a quelli , che niuna parte hanno alle prosperità ed alle alle-
grezze del secolo.
E quelli , che fan delle compere , come ec. E quelli che di beni tem-
porali fanno acquisto , e per uso proprio e de' prossimi gli ritengono ,
non pongano in tali beni il cuor loro , ma siano d'ogni attacco vuoti ,
come se non gli avessero ; se ne servano ( dice s. Bernardo ) con la mo-
destia propria di chi fa uso d'una cosa imprestata , non con affetto di
proprietarj.
Vers. 31. E quelli , che usano di questo mondo , come ec. Coloro ,
che per un debito fine fanno uso de ' beni di questo mondo , ne usino co-
me di passaggio , e quanto la necessità lo richiede , e siano quanto all'af-
fetto del cuore eguali a coloro , che quasi niente ne usano . Il testo greco
dice : coloro , che usano di questo mondo , come que' , che non ne abusi-
no , servendosene smoderatamente contro le intenzioni di Dio.
Imperocchè passa la scena ec. Le cose di questo mondo sono tutte
transitorie > e presto si cangia la scena ; e dal transitorio si passa al-
l'eterno.
CA P. VII. 79
32. Volo autem vos sine 32. Or io bramo , che voi
sollicitudine esse . Qui sine siate senza inquietezza . Co-
uxore est, sollicitus est quae lui , che è senza moglie , ha
Domini sunt , quomodo pla- sollecitudine delle cose del
ceat Deo .
Signore , del come piacere a
Dio .
33. Qui autem cum uxo 33. Chi poi è ammogliato,
re est , sollicitus est quae ha sollecitudine delle cose del
sunt mundi , quomodo pla- mondo , del come piacere alla
ceat uxori, et divisus est . moglie, ed è diviso .
34. Et mulier innupta et 34. E la donna non mari-
virgo cogitat , quae Domini tata e la vergine ha pensiero
sunt ; ut sit sancta corpore delle cose del Signore; affine
et spiritu. Quae autem nupta di essere santa di corpo e di
est , cogitat , quae sunt mun- spirito. La maritata poi ha
di, quomodo placeat viro . pensiero delle cose del mondo,
del come piacere al marito .
35. Porro hoc ad utilita-
35. Or questo io lo dico
tem vestram dico : non ut
per vostro vantaggio : non

Vers. 32. 33. 34. Bramo , che siate senza inquietezza ec. Vi vorrei
esenti dalle cocenti sollecitudini delle cose temporali . E a ciò molto giova
lo stato di continenza , perchè in questo è più facile l'occuparsi con libero
cuore nelle cose di Dio e nelle opere di pietà , per le quali si piace a
Dio : laddove coloro , che sono legati in matrimonio , da molte cure monda-
ne sono distratti , e molte ancora sono costretti ad incontrarne per conser-
vare la domestica pace , condiscendendo alle inclinazioni della consorte :
ond' è , che l'uomo ammogliato , quasi diviso in due , parte a Dio serve,
e parte al mondo. Dove è da notare che non niega l' Apostolo , che
quantunque divise siano le azioni de' coniugati , possa la intenzione di
questi ajutata dalla grazia di essere una sola , la quale abbia per unico scopo
Dio e la sua volontà , ma significa , che ciò è molto difficile , e che per
la corruzione di nostra natura agevolmente addiviene , che i pensieri e le
cure temporali dal pensiere di Dio e dell'anima ci distraggano.
Vers. 35. Or questo io lo dico ec. Quello, che io ho detto intorno ai
vantaggi della continenza , non lo ho detto per imporvi un'assoluta ne-
cessità di abbracciare un tale stato , ovvero come se io volessi esporre al
pericolo di cadere nella fornicazione coloro , che non han ricevuto da Dio
80 LET. I. DI S. PAOLO AI CORINTI

laqueum vobis iniiciam , sed per allacciarvi, ma per quel-


ad id, quod honestum est, et lo , che è onesto , e che dia
quod facultatem praebeat facoltà di servire al Signore
sine impedimento Dominum senza impedimento .
obsecrandi .
36. Si quis autem turpem 36. Se poi uno crede di
se videri existimat super vir- incorrer biasimo per cagione
gine sua , quod sit supera- della sua fanciulla , perchè
dulta , et ita oportet fieri : ella oltrepassa il fiore dell'
quod vult , faciat : non pec- età , ed è necessario di far
cat , si nubat . così: faccia quello che vuole:
non pecca , ovella prenda
marito .
37. Nam qui statuit in cor- 37. Chi poi ha risoluto
de suo firmus , non habens fermamente dentro di se (non
necessitatem, potestatem au- essendo stretto da necessità ,

tem habens suae voluntatis , ma potendo disporre a suo


et hoc iudicavit in corde talento ) , e ha determinato in
suo, servare virginem suam , cuor suo di serbar vergine la
bene facit . sua (figliuola ) benfa .

questo dono , lo ho detto bensì per risvegliare in voila stima e l'amore


di una cosa buona in se stessa , ed utile per servire a Dio con piena li-
bertà di cuore e senza distrazione .
Vers. 36. 37. Se poi uno crede ec. La cura di accasare le figlie ei
figliuoli secondo la consuetudine degli Ebrei derivata poi nella Chiesa ap-
partiene a ' genitori . Dice adunque l' Apostolo , che se un padre ha una
figlia , la quale è già in età competente per prendere uno stato , ed egli
ha motivo di temere biasino o disonore se di marito non la provede ,
e considerata l'inclinazione della fanciulla è necessario di maritarla ,
faccia il padre ciò , che egli vuole , conciossiachè non è un male , che
una fanciulla prenda marito . Chi poi senza lasciarsi smuovere o dalla
maniera di pensare degli altri uomini , o dai partiti vantaggiosi offertigli
per la figlia , considerate tutte le cose ha fissato in cuor suo di tenerla
vergine , e a cangiare il suo proponimento non viene astretto dalla diversa
volontà della figlia , cui può senza timor di peccato eleggere a suo talento
lo stato , lodevol cosa egli fa , dando alla figliuola la parte migliore.
CA P. VII . 81

38. Igitur et qui matrimo- 38. Chi adunque la mari-


nio iungit virginem suam , ta , fa bene e chi non la
bene facit: et qui non iungit marita , fa meglio .
melius facit .

39. Mulier * alligata est 39. La moglie è legata al-


legi , quanto tempore vir eius la legge tutto il tempo , che
vivit : quod si dormierit vir vive il marito : che se muore
eius , liberata est : cui vult , il marito , ella è in libertà :
nubat : tantum in Domino .
sposi chi vuole : purchè se-
Rom. 7. 4. condo il Signore .
40. Beatior autem erit , si 40. Ma sarà più beata, se
sic permanserit , secundum si resterà così , secondo il
meum consilium : puto au- mio consiglio : or io mi penso
tem , quod et ego Spiritum d
' avere io pure lo spirito di
Dei habeam . Dio .

Vers. 38. Fa meglio : Non solamente per la figliuola , ma anche per


se stesso , facendosi merito presso a Dio dello stato migliore , in cui la
colloca.
Vers. 39. La moglie è legata ec. Vedi Rom. VII. 2.
Purchè secondo il Signore : Non per impeto di passione , ma avendo
dinanzi agli occhi la legge del Signore , e il fine santo del matrimonio :
con queste condizioni permette l'Apostolo le secoude nozze , dalle quali
bramerebbe , che si astenessero i Cristiani .
Vers . 40. Or io mi penso d'aver io pure lo Spirito di Dio . Con som-
ma modestia ed umiltà dimostra l'autorità de' suoi consigli , i quali dice
essere suggeriti da quello Spirito , il quale a lui non meno, che agli altri
Apostoli ispirava quello , che doveva insegnarsi nella Chiesa di Dio per
condurre i Cristiani alla maggior perfezione . Niuno adunque si faccia
lecito di far poco conto di questi consigli . I nemici adunque della ver-
ginità 1 e del celibato manifestamente contraddicono non solo a Paolo ,
ma anche allo Spirito del Signore parlante nell ' Apostolo .

Tom. XXIV. 6
82 LET. I. DI S. PAOLO AI CORINTI

CAPO VIII .

Quantunque nou sia per se stesso illecito il cibarsi delle cose immolate agli
idoli non avendo l' idolo nė virtù , nè potere alcuno , non debbono però
mangiarsi tali cose o contro coscienza o con iscandalo de' deboli , nè il
mangiarne o il non mangiarne fa l'uomo migliore .

1. De iis autem, quae ido- 1. Riguardo poi alle cose


lis sacrificantur , scimus , immolate agli idoli, noi sap-
quia omnes scientiam habe- piamo , che tutti abbiamo
mus . Scientia inflat , caritas scienza . La scienza gonfia ,
vero aedificat . ma la carità edifica .
2. Si quis autem se existi- 2. Che se uno si tiene di

mat scire aliquid , nondum sapere qualche cosa , non ha

ANNOTAZIONI

Vers. 1. Riguardo poi alle cose immolate , ec. Nei sagrifizj pagani si
offerivano agli idoli degli animali , e delle carni di questi una parte si
ed
bruciava in onore dell' idolo , un'altra parte restava a' sacerdoti ,
un' altra per quelli , che avevano offerto la vittima , i quali o insieme
co' sacerdoti nel tempio , o nella propria casa in convito solenne se la
mangiavano , e talvolta anche la mandavano a vendere nelle pubbliche
macellerie . Questo era da dirsi per intelligenza di quello , di che si tratta
in questo capitolo . Dice adunque a' Corinti l'Apostolo , che quanto alle
vittime immolate in onore de' falsi dii erano ed egli ed essi pienamente
informati , come secondo la verità della religione le carni di quelle non
erano niente differenti dagli altri cibi . Siccome di questa scienza alcuni
abusavano , facendosi lecito e di disprezzare i fratelli , e di dare anche
ad essi motivo di scandalo , aggiunge perciò per loro umiliazione : sappiate,
che la scienza è sovente occasione di vanità e di arroganza , ma quella
che edifica , quella , che sempre giova al nostro ed altrui evanzamento,
ella è carità . Unite adunque , dice s . Agostino , alla scienza la carità ,
e sarà utile la scienza .
Vers. 2. Che se uno si tiene di saper qualche cosa , ec. Chiunque del
proprio sapere fa pompa , e di questo solo si contenta , costui non sa
ancora , qual sia il fine e l'uso della scienza : alcuni ( dice s. Bernardo
CAP. VIII. 83

cognovit , quemadmodum o- per anco saputo , come biso-


porteat eum scire . gna sapere .
3. Si quis autem diligit De- 3. Ma chi ama Dio , que-
um , hic cognitus est ab eo . sti è da lui conosciuto .
4. De escis autem , quae 4. Quanto adunque al
idolis immolantur , scimus , mangiare delle cose immola-
quia nihil est
idolum in te agli idoli , sappiamo , che
mundo , et quod nulnullus est
lus est l'idolo è un niente nel mon-
Deus , nisi unus . do, e non v' ha Dio, se non un
solo .
5. Nam etsi sunt qui di- 5. Imperocchè quantunque
cantur dii , sive in coelo , si- sianvi di quelli , che sono
ve in terra ( siquidem sunt chiamati dii , o in cielo o in
dii multi et domini multi ) : terra (dappoichè sono molti
dii e molti signori ) :

serm . XXXVI. in cant ) vogliono saper pel solo fine di saper, ed è cu-
riosità turpe ; alcuni per essere rinomati , ed è vanità obbrobriosa ; alcuni
per vendere il lor sapere , ed è mercimonio vituperevole; altri per edifica-
zione propria , ed è prudenza ; altri per edificazione altrui , ed è carità .
Vers. 3. Ma chi ama Dio , ec . Chi poi con la scienza ha la carità di
Dio ( e in conseguenza quella del prossimo ) questi è conosciuto , viene a
dire approvato da Dio autore della vera sapienza , e questi retto uso fa
del proprio sapere .
Vers. 4. Quanto adunque al mangiare , ec. Quanto alle cose immo-
late da' Gentili noi sappiamo, che non diventano immonde per essere state
offerte a'falsi dii; conciossiachè sappiamo , che l'idolo è un puro nome senza
sostanza, perchè quel Dio , che col nome dell' idolo viene indicato , non è,
nè fu giammai come Dio , dapoichè v'ha un solo Dio , e niun altro Dio
fuori di lui . L' idolo di Marte nulla ha di sagro o di divino , e quello,
che rappresenta di vero, si è la morta figura di un uomo morto , il quale
dall'errore e dalla cecità degli uomini stoltamente fu innalzato sopra la
mortale sua condizione .
Vers. 5. Imperocchè quantunque sianvi di quelli ec. Sebbene nella opi-
nione degli idolatri sianvi diversi dii e nel cielo , come Giove , Marte ,
Apollo , e nella terra dove non solo i principi tuttor viventi , ma sino le
84 LET . I. DI S. PAOLO AI CORINTI

6. Nobis tamen unus De- 6. Quanto a noi però un


us , Pater , ex quo omnia , et solo Dio , il Padre , da cui
nos in illum : et unus Domi- tutte le cose 9 e noi per esso:
nus Iesus Christus , per quem e un solo Signore Gesù Cri-
omnia et nos per ipsum . sto, per cui tutte le cose e noi
per mezzo di lui .
7. Sed non in omnibus 7. Ma non è in tutti la
est scientia . Quidam autem scienza . Ma alcuni con in
cum conscientia usque nunc cuore tuttora l'idea dell'ido-

idoli , quasi idolothytum man- lo , mangiano una cosa come


ducant : et conscientia ipso- immolata agli idoli : e la co-
rum cum sit infirma , pollui- scienza di essi essendo de-
tur . bole , resta contaminata .

stesse creature inanimate sono adorate da diversi popoli quasi tante divi
nità , essendochè la dottrina del gentilesimo molti dei riconosce , e molti
signori ; noi Cristiani però un solo Dio riconosciamo , e confessiamo, che
è non di nudo nome ? ma in verità ? e propriamente e sostanzialmente
Dio .
Vers. 6. Il Padre , da cui tutte le cose , e noi per esso: Il Padre fonte
della divinità comunicata da lui alle altre due persone divine , e da cui
ed in
nome da principio ed autore primo e sommo sono tutte le cose ,
cui noi sussistiamo : in lui viviamo, ci muoviamo , e siamo. Atti XVII. 28.
E un solo Signore Gesù Cristo , per cui tutte le cose , e noi per mezzo
di lui : Il titolo di Signore di tutti gli uomini è dovuto a Gesù Cristo
per ragion della redenzione . Vedi Atti II 36. Ed anche pel dominio ,
che egli ha in comune col Padre sopra tutte le cose per ragion della
creazione; imperocchè per lui furono fatte tutte le cose ( Ioan . I.) , e noi per
mezzo di lui , come mediatore , siam quello , che siamo , cioè figliuoli di
Dio , e lo stesso padre abbiamo per grazia , che egli ha per natura.
Vers. 7. Ma non è in tutti la scienza . Ma alcuni con in cuore tuttora
l'idea ec. Questa scienza però , che non sono niente gli idoli , e non
possono nè santificare , nè contaminare le cose , che lor sono offerte ,
questa scienza e questa ferma persuasione , la quale hanno moltissimi
de' Cristiani , non la hanno tutti , ma havvene di quelli , i quali anche
adesso , anche dopo la loro conversione con erronea coscienza credendosi
che l'idolo sia qualche cosa , od abbia qualche virtù , mangiano una
cosa non come semplice cibo , ma come sagra e partecipante un non
CA P. VIII . 85

8. Esca autem nos non 8. Ma un cibo non ci ren-


commendat Deo . Neque e- de commendabili presso Dio.
nim si manducaverimus , a- Imperocchè nè se mangere-
bundabimus : neque si non mo , avrem qualche cosa di
manducaverimus deficiemus. più : nè se non mangeremo ,
avrem qualche cosa di meno .
9. Videte autem , ne forte 9. Ma badate , che per di-

haec licentia vestra offendi- sgrazia questa vostra licenza


culum fiat infirmis . non divenga inciampo pe' de-
boli .

so che di divino , perchè agli idoli offerta : onde ne viene , che la loro
coscienza non ben rischiarata dal lume della fede resta contaminata per
un tal cibo . Non è adunque contaminato o immondo quel cibo , ma si
l'animo di coloro , i quali contro la propria coscienza benchè erronea
seguitando l'esempio di quelli , che son meglio istruiti , ne mangiano .
Vers. 8. Ma un cibo non ci rende commendabili presso Dio . Įmperoc-
chè ec. Quelli , i quali erano meglio informati della libertà cristiana , e
perciò nissuna difficoltà avevano di mangiare ne' conviti le carni immolate
volevano esser creduti più saggi degli altri . A questi dice l'Apostolo ,
che se sono più scienziati degli altri , debbono ancor sapere , che un cibo
di più o di meno non è quello , che grati ci renda a Dio , nè colui ,
che mangia indifferentemente di tutto , avrà maggior merito , nè chi se
ne astenesse sarebbe perciò più povero di virtù e di grazia . Vuol dire ,
non giova a voi presso Dio l'uso di questa vostra libertà, e nuoce altrui
come spiega appresso .
Vers. 9. 10. Ma badate , che ... questa vostra licenza ec. Ma è da
osservare attentamente , se mai questa vostra libertà possa essere di scan-
dalo per coloro , che son tuttora teneri nella fede ; come sarebbe , se
uno di questi deboli vedesse un Cristiano de' meglio istruiti starsene a
mensa nel tempio degli idoli mangiando delle carni immolate . Imperoc-
chè potrà dall' esempio di questo esser mosso il fratello debole a man-
giare delle stesse cose , quantunque con erronea coscienza tuttora giudi.
chi , che l'idolo è qualche cosa e che è male il mangiare di quello ,
che ad essi è stato immolato .
Idoli alcuni lo spiegano per la mensa , sopra la quale ponevansi le
carni sagrificate ; altri gli danno il senso • che noi gli abbiam dato . Vedi
I. Machab. I. 5o. X. 83.
86 LET. I. DI S. PAOLO AI CORINTI

10. Si enim quis viderit 10. Imperocchè se uno

eum, qui habet scientiam, in vegga colui, che ha scienza ,


idolio recumbentem : nonne stare a mensa nel luogo degli
conscientia eius , cum sit in- idoli : non sarà ella la co-
firma, aedificabuntur ad man- scienza di lui , che è debole ,
ducandum idolothyta ? mossa a mangiare delle cose
inimolate agli idoli ?
11. E per la tua scien
11. Et peribit infirmus za
in tua scientia frater , pro- perirà il debole fratell , per
o
pter quem Christus mortuus cui Cristo è morto ?
est ?
R Rom. 14. 15.

12. Sic autem peccantes 12. E in tal guisa peccan-


in fratres , et percutientes do voi contro i fratelli , e of
conscientiam eorum infir- fendendo la loro debole co-
mam , in Christum peccatis . scienza, contro Cristo peccate.
15. Quapropter * si esca 13. Per la qual cosa se un
scandalizat fratrem meum : cibo serve di scandalo al mio

non manducabo carnem in fratello : non mangerò carne


aeternum , ne fratrem meum in eterno per non dare scan-
scandalizem . dalo al mio fratello .
* Rom. 14. 21 .

Vers. 11. E per la tua scienza perirà ec. E per la tua scienza ,
di cui tu vuoi far uso mal a proposito , peccherà mortalmente (man-
giando contro propria coscienza), e perderà l' eterna salute un tuo fratello,
per cui salvare soffri Cristo la morte . Vedi Rom. XIV. 15 .
Vers. 12. Contro Cristo peccate . Così egli avviene , che, offendendo
voi col mal esempio la debole coscienza de' vostri fratelli , peccate con-
tro Cristo , di cui essi sono membri , contro Cristo, che per essi mori,
contro Cristo , la di cui carità voi violate , facendovi occasion di rovina
pe' vostri fratelli .
Vers. 13. Se un cibo serve di scandalo al mio fratello non mangerò ec.
Io per me , dice Paolo , piuttosto che dare scandalo ad un fratello , mi
eleggerei di astenermi per tutto il tempo di mia vita non solamente dalle
carni immonde, ma eziandio da ogni spezie di carne. Se adunque per evitare
lo scandalo de' prossimi vuole l ' Apostolo astenersi da ciò , che è in certo
modo necessario al sostentamento della vita , molto più è da astenersi per
simil causa dalle cose superflue . Vedi Rom. XIV. 20.
LET. I. DI S. PAOLO AI CORINTI 87

CAPO IX.

Paolo non riceveva il vitto da' Corinti , a ' quali predícava , per toglier di
mezzo ogni occasione di scandalo , sebbene prova con molti argomenti , che
ciò gli era permesso . Ma egli in tutte le figure si cangia per guadagnar più
gente al culto di Dio . Esorta i Corinti a imitare coloro , che corrono nella
lizza , o combattono nell'agoue , e dice , che egli pure doma il proprio
corpo .

1. Non sum liber ? Non 1 . Noon


n son io libero? Non
sum Apostolus ? Non Chri- son io Apostolo? Non ho io
stum Iesum Dominum no- veduto Gesù Cristo Signor
strum vidi ? Nonne opus me- nostro? Non siete voi opera
um vos estis in Domino ? mia nel Signore?
2. Et si aliis non sum Apo- 2. E per altri non sono A-
stolus , sed tamen vobis sum: postolo , almeno per voi lo so-
nam signaculum apostolatus no: imperocchè sigillo del mio
mei vos estis in Domino . apostolato siete voi nel Signo-
re :

ANNOTAZIONI

Vers. 1. Non son io libero ? Non son io Apostolo ? ec. Avendo detto
Apostolo nel capo precedente, che bisognava astenersi dalle carni immola-
te agli idoli, quando col mangiarne venivano a scandalizzarsi i deboli, por-
ta adesso in conferma di tal dottrina il suo proprio esempio , avendo egli
per simil ragione rinunziato a molte cose , che erano in sua potestà . Voi ,
dice egli, per mostrare , che è lecito di mangiar d'ogni cosa in ogni tempo
e in qualunque circostanza, voi adducete la libertà , che avete di far uso di
tali cose immolate, libertà vera, come io stesso ho già detto (cap. VIII. 4. 5 .
6.) . Ma non ho io una libertà pari alla vostra ? E quel , che è più , non son io
Apostolo del Signore , come gli altri ? Non ho io veduto Gesù Cristo; la qual
sorte dopo l'ascensione del Signore non è toccata a verun altro? E non siete voi
opera mia, voi, i quali io colla mia predicazione ho generati a Cristo Signore?
Vers. 3. Se per altri non sono Apostolo, ec. Quando degli altri popoli
niuno mi tenesse per Apostolo , voi però attesi i segni grandi , che avete
veduti del mio apostolato , non potete già dubitarne : imperocchè siccome
88 LET. I. DI S. PAOLO AI CORINTI

3- Mea defensio apud eos, 3. La mia difesa presso


qui me interrogant , haec coloro , che mi disaminano , è
est . questa .
4. Numquid non habemus 4. Non abbiam noi facoltà
potestatem manducandi , et di mangiare e di bere ?
bibendi ? 1

5. Numquid non habemus 5. Non abbiam noi facoltà


potestatem mulierem soro- di menarper tutto con noi una
rem circumducendi , sicut et donna sorella , come anche
ceteri Apostoli , et fratres gli altri Apostoli , e i fratelli
Domini , et Cephas ? del Signore , e Cefa?
6. Aut ego solus et Bar- 6. Forse solo io e Barna-

nabas , non habemus pote- ba non abbiam facoltà di ciò,


statem hoc operandi ? fare ?

il sigillo impresso ad un documento la autenticità ne dimostra ; così voi e


la vostra conversione e la vostra fede sono la conferma ed il sigillo , che
fa prova della verità del mio apostolato .
Vers. 3. La mia difesa ……. è questa . In questo modo , con questi ar-
gomenti sono solito di difendermi , e provare il mio Apostolato presso coloro
i quali fanno la mia disamina come di reo , e con queste parole sono notati
i falsi Apostoli, l'arroganza de ' quali giungeva fino a sindacare le azioni di
Paolo per diminuirne la autorità .
Vers. 4. Non abbiam noi facoltà di mangiare e di bere ? Viene a
dire di ricevere quello , che è necessario per sostentare la vita , da' fedeli ,
che abbiamo formati ?
Vers. 5. 6. Non abbiamo noi facoltà di menare ec. A imitazione di
Gesù Cristo gli Apostoli , come dice qui s . Paolo, avevano seco delle donne
sorelle , cioè Cristiane , le quali gli accompagnavano nella loro missione ,
gli servivano , ed anche co' propri denari supplivano a' loro bisogni , ed
in molte maniere si adopravano, e contribuivano alla predicazione della fe
del. Questa consuetudine , la quale non recava ammirazione veruna tra i
Giudei , non volle seguir Paolo tra i Gentili , pe ' quali ella potea di leg-
gieri divenir argomento di maldicenza , e nella stessa maniera se ne aste-
neva anche Barnaba, il quale per lungo tratto di tempo era stato compagno
del nostro Apostolo .
I fratelli del Signore : Sono Giacomo , Giovanni, Giuda Taddeo , co-
me nota s. Anselmo .
CA P. IX. 89

7. Quis militat suis stipen- 7. Chi è mai , che militia


diis umquam ? Quis plantat proprie spese ? Chi pianta la
vineam , et de fructu eius non vigna, che non mangi delfrut-
edit ? Quis pascit gregem , et to di essa? Chi pasce il greg-
de lacte gregis non mandu- ge che del latte non si cibi
cat ? del gregge ?
8. Numquid * secundum 8. Forse in questo parlo
hominem baec dico ? An et da uomo? E non dice questo
lex haec non dicit ? anche la legge ?
* Deut. 25. 4. 1. Tim. 5. 18.
9. Scriptum est enim in 9. Conciossiachè nella leg
lege Moysi : non alligabis os ge di Mosè sta scritto : non
bovi trituranti . Numquid de metter la musoliera al bue ,
bobus cura est Deo ? che tribbia il grano . Forse
che Dio si prende cura dei
buoi ?

Vers. 7. Chi è mai , che militi a proprie spese ! Chi pianta ec. Di-
mostra l' Apostolo , come egli ben sapeva esser lecito a ' ministeri del Van-
gelo di ricevere da ' fedeli il necessario a sostentare la vita , della qual cosa
porta le prove tratte prima dal gius delle genti , indi dalla legge di Mosè.
Vers. 8. Forse in questo parlo da uomo ? Ma la mia asserzione è ella
solamente appoggiata alle ragioni e consuetudini umane ?
Vers. 9. Non metter la musoliera al bue, ec . Gli Orientali, ed anche
i Greci servivansi de' buoi a battere il grano, facendone pestare , co ' piedi ,
e romper le spighe ; lo che tuttora si pratica in alcuni paesi . I più tena-
ci , perchè nel tempo del lavoro non manggiassero i buoi del grano, met-
tevan loro la musoliera , lo che proibiva la legge per avvezzare gli uomini
alla clemenza .
Forse che Dio ec. Questa legge però non riguarda principalmente
gli animali ma gli uomini , e tra questi i predicator della divina paro-
la , e per questi ella è stata scritta , affinchè e chi per benefizio altrui ,
ara e chi per altri batte il grano , abbia la speranza di entrar a parte
del frutto .
Ed è da notare primieramente , che pel lavoro di arare , e di disce-
verare il grano dalla paglia , indica l'Apostolo le funzioni dell' aposto-
lato . In secondo luogo , che non dice , che si debba arare , o far altro di
90 LET. I. DI S. PAOLO AI CORINTI

10. An propter nos utique 10. Nol dice forse princi


hoc dicit ? Nam propter nos cipalmente per noi ? Concios-
scripta sunt : quoniam debet siachè per noi ciò è stato scrit-
in spe , qui arat , arare : et to : perchè e chi ara , debbe
qui triturat , in spe fructus arare con isperanza : e chi
percipiendi . tribbia , con la speranza di
partecipare del frutto .
11.Si nos vobis spiritua 11. Se noi abbiam semina-
lia seminavimus , magnum est, to per voi semenza spirituale,
si nos carnalia vestra meta- è ella una gran cosa, se mie-
mus ? teremo del vostro temporale ?
* Rom. 15. 27.

12. Si alii potestatis ve- 12. Se altri godono di que-


strae participes sunt , quare sto diritto sopra di voi , per-
non potius nos ? Sed non usi che non piuttosto noi? Ma non
sumus hac potestate : sed abbiamo fatto uso di questo
omnia sustinemus , ne quod diritto : ma tutto sopportiamo
offendiculum demus evange- per non frapporre impedimen-
lio Christi . to al Vangelo di Cristo .

tai lavori per la speranza , ma con la speranza , non dovendo la tem.


porale mercede essere il fine del ministro evangelico , ma dovendo la
speranza della mercede consolare le fatiche e i sudori , che egli sparge
per lo spirituale vantaggio de' prossimi .
Vers. 11. Se noi abbiam seminato per voi ec. Colui , che semina , si
aspetta mai sempre più di quello , che ha seminato . Se quello , che ab-
biam seminato tra voi , viene a dire la fede , è cosa di tanto pregio ,
che ogni umana cosa sorpassa , sarà ella una gran cusa , che riceviamo da
voi gli ajuti necessarj per sostentamento della carne, viene a dire, il meno
pel più?
Vers. 12. Se altri godono di questo diritto .... perchè non piuttosto
noi? Quelli che usavano tal diritto , e i quali vuol qui accennare , sono
probabilmente i falsi Apostoli e i maestri , che si erano usurpata un'au-
torità assoluta sopra i Corinti , come abbiam veduto di sopra. Dice adun-
que , che quello , che è lecito a questi , molto più doveva esser lecito a
lui ed a Barnaba , i quali avevano fondata e coltivata con tanti stenti
e sudori quella Chiesa . Contuttociò soggiunge , che non avevano fatto
CA P. IX . 91
13. Nescitis , ⭑
quoniam 13. Non sapete voi , che
qui in sacrario operantur , quelli , che lavorano per il.
quae de sacrario sunt, edunt; tempio , mangiano di quello
qui altari deserviunt , cum del tempio : e quelli , che ser-
altari participant ? vono all'altare, con l'altare
* Deut. 18. 1 .
hanno parte ?
14. Ita et Dominus ordi- 14. Così pure ordinò il Si-
navit iis, qui Evangelium an- gnore a quelli, che annunzia-
nuntiant, de Evangelio vive no il Vangelo , di vivere del
re .
Vangelo .
15. Ego autem nullo ho- 15. Io pero di nessuna di
rum usus sum . Non autem queste cose mi son prevaluto .

uso di tal diritto , ma avevano anzi patito ogni specie d' indigenza , per
non dare benchè innocentemente occasione a' malevoli e agli invidiosi di
spargere , che degli altrui tesori piuttosto , che delle anime essi andassero
in traccia , onde venisse perciò taluno ad alienarsi dal Vangelo . Tanto
era sottile e prudente e circospetta in ogni cosa la carità di Paolo .
Esempio grande e degno di essere considerato da' pastori di anime .
Vers. 13. Quelli , che lavorano per il tempio , mangiano di quello del
tempio : Dopo aver dimostrato , che a'ministri del Vangelo è dovuto il
sostentamento e con l'autorità della legge e con la ragione naturale ,
prova adesso la stessa cosa con gli esempj di quel , che costumavasi nella
sinagoga . Gli artefici ( dice egli ) , che lavoravano per servizio del tempio
mangiavano dei proventi e delle obblazioni del tempio. Alcuni Interpreti,
credono , che si parli qui de' Leviti , come nelle seguenti parole de' sa-
cerdoti .
E quelli , che servono all' altare , con l'altare hanno parte : I sacer.
doti, che sono di continuo impiegati nel servizio dell ' altare , hanno parte
insieme a tutto quello , che è offerto sopra l'altre . Vedi il Levitico cap.
VI. e VII.
Vers. 14. Così pure ordinò il Signore ec. S. Matt. X. 10. S. Luca cap.
X. 8. Osserva il Crisostomo , che secondo l' Apostolo è stato disposto da
Cristo , che i ministri del Vangelo vivano del Vangelo, viene a dire, ab-
biano il sostentamento da quelli , a' quali predicano il Vangelo, non già ,
che tesoreggino del Vangelo .
Vers. 15. Io però di nessuna di queste cose mi son prevaluto ... buo.
na cosa è per me ec. Tutte queste ragioni non mi hanno indotto a va.
92 LET. 1. DI S. PAOLO AI CORINTI

scripsi haec , ut ita fiant in E non ho scritte queste cose,

me : bonum est enim mihi perchè così facciasi riguardo


magis mori , quam ut gloriam ame : imperocchè buona cosa
meam quis evacuet . è per me il morire piuttosto ,
che alcuno rendavano il mio
vanto .

16. Nam si evangelizavero, 16. Imperocchè se io evan-


non est mihi gloria : neces- gelizzerò , non ne ho gloria ;
sitas enim mihi incumbit : atteso che ne incombe a me la

vae enim est, si non evange- necessità : e guai a me , se io'


lizavero . non evangelizzerò .
17. Si enim volens hoc 17.Conciossiachè se di buo-
ago , mercedem habeo : si au- na voglia iofo questo , ne ho
tem invitus , dispensatio mi- mercede : se di contraggenio ,
hi credita est . è statafidata a me la dispen-
sazione .

lermi del mio diritto , e non sono da me addotte per intenzione, che io
m'abbia , che sia fatto a me quello , che agli altri si fa ; conciossiache
è meglio per me non solo il patir penuria , ma anco il morir di fame ,
che perdere la gloria di aver annunziato il Vangelo senza alcuna umada
mercede . Una gran generosità dimostrò Abramo , allorchè nulla volle ri-
serbarsi della preda acquistata in guerra , Gen. XIV. 22. 23. , ma molto
maggiore fu quella dell ' Apostolo , il quale gli alimenti stessi rifiutò di
ricevere in ricompensa di tante e si gravi e si profittevoli fatiche .
Vers. 16. Se io evangelizzerò, non ne ho gloria : atteso che ne incom-
be a me la necessità ec. Se io predico il Vangelo , io non ho motivo di
gloriarmene , come se facessi cosa di supererogazione , perchè sono obbli-
gato a predicare in virtù del comandamento , che io ne ho avuto dal Si-
gnore non una , ma più volte ( vedi Atti. cap. VIII. 15. , XIII, 2. , XXII.
15. ) : sarei bensì degno di gastigo , anzi dell' eterna maledizione , se non
predicassi .
Vers. 17. Se di buona voglia io fo questo , ne ho mercede : Posta la
necessità, in cui sono di predicar il Vangelo , se a questa necessità io
unisco la volontà di servire a Dio , e alla salute de' prossimi , onde non
tanto per timore della pena , quanto per istinto di carità io adempia il
mio ministero , avrò da Dio la mia ricompensa , cioè l'eterna corona.
CA P. IX .
95
18. Quae est argo merces 18. Qual è adunque la mia
mea ? Ut evangelium praedi- mercede ? Che in evangeliz-
cans, sine sumptu ponam E-
zando io dia gratis il Vange-
vangelium , ut non abutar lo , che non abusi del mio di-
potestate mea in Evangelio . ritto nel predicar il Vangelo.
19. Nam cum liber essem 19. Imperocchè essendo io
ex omnibus , omnium me ser- libero da tutti , mi sonofatto
vum feci , ut plures lucrifa- servo di tutti per guadagnare
cerem .
que'più.
20. Et factus sum Iudaeis
20. E mi sonfatto Giudeo
tamquam Iudaeus , ut Iudae- co' Giudei per guadagnare i
os lucrarer : Giudei :

Se di contraggenio , è stata affidata a me la dispensazione : Che


se pel solo timore , e quasi per forza io predicherò sarò allora come un
servo , cui sia stata affidata la cura di dispensare altrui i beni del pa-
drone , e gioverei bensì a'miei prossimi , ma senza alcun profitto per me.
Vers. 18. Qual è adunque la mia mercede ? La parola mercede è qui
posta per la causa o ragione della mercede , e vuol dire : in qual modo
potrò io conseguire l'eterna mercede ? Col dare , ed annunziare gratui-
tamente il Vangelo , e col non valermi mal a proposito del diritto , che
pur avrei di ricevere il necessario sostentamento da coloro , a ' quali io
predico . Si osservino tutte le parole di questo versetto. Paolo privandosi
del diritto , che ha ogni predicatore del Vangelo di vivere del Vangelo ,
ed eleggendo in mezzo alle fatiche del ministero di vivere del lavoro delle
sue mani , faceva un'opera sommamente nobile e di supererogazione ,
un'opera meritevole di eterna mercede ; con tutto ciò questa opera non
vuole egli , che sia considerata 9 come assolutamente libera , e di pura
elezione , mentre dice , che , se altrimenti avesse fatto , abusato avrebbe
del proprio diritto , perchè ciò potea ridondare in iscapito del Vangelo :
sopra tali principj sia stabilito lo zelo , che i ministri ecclesiastici hanno
talora per li temporali interessi delle loro Chiese .
Vers. 19. Essendo io libero da tutti, ec. Non essendo io sottoposto alla
potestà ed al dominio di alcun uomo, mi sono volontariamente fatto qua-
si servo di tutti , adattandomi alle debolezze ed alle necessità di tutti,
affine di guadagnare meggior numero di persone al Vangelo .
Vers. 20. E mi son fatto Giudeo co' Giudei : Vuol dire , che nelle os-
servazioni e ceremonie esteriori , le quali non eran contrarie al Van-
LET. I. DI S. PAOLO AI CORINTI
94
21. lis , qui sub lege sunt , 21. Con quelli , che sono
quasi sub lege essem ( cum sotto la legge , come sefossi
ipse non essem sub lege ) ut sotto la legge ( non essendo
eos , qui sub lege erant , lu- io sotto la legge ) affine di
crifacerem : iis, qui sine lege guadagnare quelli , che era-
erant, tamquam sine lege es- no sotto la legge : con quelli,
sem ( cum sine lege Dei non che erano senza legge , come
essem: sed in lege essem Chri- se iofossi senza legge , ( non
sti) , ut lucrifacerem eos, qui essendo io senza legge di Dio:
sine lege erant . ma essendo nella legge di Cri-
sto) per guadagnare quelli ,
che erano senza legge .

gelo , si era egli sovente accomodato al genio de' Giudei appassionati per
le antiche loro costumanze , per insinuarsi con tale condiscendenza nei
loro cuori . Vedi gli Atti XXI. 23. , XVI. 3. ec.
Vers. 21. Con quelli che sono sotto la legge , come se ec. Sotta la
legge erano i proseliti , i quali si soggettavano volontariamente alla legge.
Lo spirito e la mente di Paolo sono in questo luogo mirabilmente espressi
da s. Agostino nella celebre lettera a s. Girolamo , dove dice così : Mi
son fatto Giudeo co' Giudei , e le altre cose , che qui si dicono , una
compassione esprimono di misericordia , non una ingannevol finzione .
Imperocchè fassi come malato colui , che serve al malato , non allora
quando finge di aver la febbre , ma bensì , quando con animo compas.
sionevole pensa , in qual modo amerebbe di essere assistito , se fosse egli
stesso ammalato. Paolo veramente era Giudeo , divenuto poscia Cristiano
non avea abbandonato i sagramenti giudaici , le cerimonie giudaiche ,
1
date legittimamente a quel Popolo in un tempo , in cui erano convenevoli
e necessarie , ed egli stesso essendo Apostolo di Cristo le avea praticale,
affine d'insegnare , che non erano nocive a chi volesse osservarle , senza
però riporre nelle medesime speranza alcuna di salute , perchè la salute
figurata in quelle cerimonie era stata gia recata dal Signore Gesù .
Con quelli , che erano senza legge , come se ec. Co' Gentili mi sono
fatto , come se non fossi stato Giudeo , ma Gentile , non osservando tra
loro la legge cerimoniale , anzi diportandomi , come se uno fossi di loro,
che non han ricevuta la legge , quantunque io non sia , nè viva senza
legge di Dio , ma osservi la legge di Cristo , cui sono soggetto . Quelle
CA P. IX . 95
22. Factus sum infirmis in- 22. Mi sonfattodebole con
firmus, ut infirmos lucriface- i deboli per guadagnare i de-
rem . Omnibus omnia factus boli . Mi son fatto tutto a tut
sum , ut omnes facerem sal- ti per tutti far salvi .
vos .
23. Omnia autem facio 23. E tutto iofo pel Van-
propter Evangelium : ut par- gelo : affine di avere ad esso
ticeps eius efficiar . parte .
24. Nescitis , quod ii , qui 24. Non sapete voi , che
in stadio currunt, omnes qui- quelli che corrono alla lizza,
dem currunt , sed unus ac- corrono veramente tutti , ma
cipit bravium ? Sic currite , un solo riporta la palma ?
ut comprehendatis . Correte in guisa da far vo-
stro il premio .

parole non essendo io senza legge ec. le ha forse aggiunte l'Apostolo ,


perchè niuno sinistramente interpretasse quello , che egli aveva detto del-
l'essersi fatto come uom senza legge per guadagnare i Gentili privi di
legge .
Vers. 22. Mi son fatto debole con i deboli ec. Mi son fatto simile ai
deboli sì nell'animo per effetto di compatimento , e sì ancora nel operare,
accomodandomi alla loro debolezza ed ignoranza , talora osservando la
legge, astenendomi dalle cose immolate agli idoli ec . balbettando co'bal-
buzienti , facendomi bambino co' bambini , adattandomi in tutte le cose
lecite e indifferenti al genio , a' costumi ed agli affetti di tutti , e in
tutte le forme cangiandomi , come portava il bisogno o l'utilità de' miei
prossimi .
Vers. 23. Affine di avere ad esso parte : Tale era l'umiltà di questo
Apostolo ( dice il Crisostomo ) , che sorpassando egli di gran lunga tutti
gli altri , si contentava di aver parte ai frutti ed alla beatitudine del
Vangelo anche con gli ultimi .
Vers. 24. Non sapete voi , che quelli , che corrono alla lizza , ec.
Viene a dimostrare , come non senza gran motivo si studia egli di far
tutto per lo Evangelio , attesa la difficoltà di giunguere al premio . La
voce greca stadio significa il luogo , dove si facevano le corse a piedi
o a cavallo . Paragona l' Apostolo l'uomo cristiano , il quale cammina
nella via dello spirito per arrivare alla eterna felicità , a colui , che nei
pubblici giuochi correva per meritare la palma . Or di tutti quelli , che
O NTI
LET . I. DI S. PAOL AI CORI
96
25. Omnis autem , qui in 25. Or tutti quelli , che pu-

agone contendit, ab omnibus gnano a' giuochi diforza, so-

se abstinet : et illi quidem , no in tutto continenti : ed egli-

ut corruptibilem coronam ac- no per conseguire una coro-

cipiant , nos autem incorru- na corruttibile ; ma noi per


una incorruttibile.
ptam .
26. Egoigitursic curro, non 26. Io adunque talmente

quasi in incertum: sic pugno, corro, che non sia come a ca-
non quasi aerem verberans . so: combatto , non come bat-
tendo l'aria :

nella medesima corsa venivano a far prova del loro valore , e correvano,
non tutti , ma un solo , cioè il primo , che giungesse alla meta , era di-
chiarato vincitore e ne riceveva in segno la palma . Nella stessa guisa
>
appunto i Cristiani , i quali nella carriera della vita spirituale si trovano,
non tutti giungeranno a conseguir la salute , ma solamente quelli i quali
bisogna ,
non solo correranno , ma correranno come bisogna , e fino che
viene a dire , correranno secondo i precetti e le regole del divino Mae-
stro , e con grand' animo e perseveranza correranno . E quantunque in
questa corsa non un solo sia per essere il vincitore , come nell ' altra , ma
molti , nulladimeno il pericolo di restare tra quelli , i quali non arriveranno
ed accendere tutti
ad assicurarsi del premio eterno , deve impegnare ,
uoi a tutto fare , e patire per un fine di tanta importanza .
Vers. 25. Or tutti quelli , che pugnano a' giuochi di forza ec . Dopo
l'esempio della corsa porta quello degli atleti , i quali combattevano nei
giuochi di forza , come quel della lotta . Questi atleti con grandissima
e scrupolosissima attenzione si astenevano da ogni sorta di cibi e di
piaceri , che potessero sminuire la robustezza del corpo , e nelle fatiche si
induravano , e ne ' patimenti per l'acquisto di una corona corruttibile
che ai
e di breve durata , quali eran quelle di alloro , di ulivastro ec . ,
vincitori ne' diversi giuochi della Grecia si concedevano . Che dovrem far
noi ( dice Paolo ) per una corona , che mai non appassisce , o si secca ,
ma eterua dura ?
Vers. 26. Io adunque talmente corro > ec. Adatta la similitudine a
se medesimo , affinchè a se stessi ancora la adattino i Cristiani . Io corro
(dice egli) non a caso non come se ignorassi il fine ed il termine ,
>
cui debbo indirizzar la inia corsa . Io combatto non come un atleta de-
bole ed ignorante , battendo co'miei colpi l'aria , ma sì il nemico , cui
ho intimata perpetua guerra ·
CA P. IX. 97
27. Sed castigo corpus 27. Ma premo il mio cor-
meus , et in servitutem redi- po , e lo riduco in ischiavitù:
go : ne forte cum aliis prae- affinchè talvolta predicato a-
dicaverim , ipse reprobus ef- vendo agli altri , io stesso
ficiar . non diventi reprobo .

Vers. 27. Ma premo il mio corpo ec. I vincitori de' giuchi mentovati
di sopra avevano per costume di premere col piede l'avversario vinto ed
atterrato , significando con tal atto la superiorità delle loro forze . A simi-
litudine di costoro dice l'Apostolo , che egli preme il suo proprio corpo,
e con le austerità della penitenza lo doma , e lo rende soggetto allo spi-
rito . E questo dice , che lo fa , perchè non avvenga , che dopo avere in-
segnata altrui la via della salute , sia egli dal supremo giudice di tutti i
combattimenti rigettato , come indegno di onore e di corona . Quanto
mai il timore di un tale Apostolo debbe e umiliare e atterrire tutti i
Cristiani !

Tom . XXIV. ༡
I
O LO INT
98 LET . I. DI S. PA AI COR

CAPO X.

Col racconto della ingratitudine de' Giudei puniti sovente da Dio per varj
loro peccati vuol ritrarre i Corinti da simile ingratitudine ; della tentazione
umana e dell' ajuto di Dio nelle teutazioni . Non solamente dee fuggirsi
l'idolatria , ma anche la meusa di coloro , che si cihano delle cose offerte
agli idoli , sì perchè con questo sembra , che si attribuisca qualche cosa agli
idɔli , e sì ancora perchè ciò reca scandolo ai deboli .

1. Nolo enim vos iguora- }. Imperocchè non voglio,

re , fratres , quoniam patres che voi ignoriate , o fratelli ,


nostri omnes * sub nube fue- cone i padrinostri furono tut-
**
runt , et omnes mare trans- ti sotto quella nuvola , e tutti
ierunt ;
passarono per quel mare .
* Exod . 13. 21.
** Num. 9. 21 .

2. Et omnes in Moyse 2. E tuttifurono battezza-


baptizati sunt in nube et in ti per Mosè nella nube e nel
mari : mare :
* Exod. 14. 22.

ANNOTAZIONI

Vers. 1. Non voglio , che voi ignoriate ec. Avendo detto di sopra , co-
me egli gastigava il proprio corpo , per non restar defraudato del premio
desiderato , avverte ora i Corinti altrettanto , e a non lusingarsi di sqver-
chio pe'molti doni da Dio ricevuti , i quali obbligano bensì l'uomo a
maggior vigilanza , ma non lo pongono fuori di pericolo . Sopra di che
porta egli quello , che avvenne ne' primi tempi al popolo ebreo figura del
nuovo popolo adunato da Cristo . Ricordatevi , che gli antichi Ebrei pa-
dri nostri , perchè noi precedettero nella vera religione e nel culto del
vero Dio ; e la fede di lui a uoi tramandarono , ebbero tutti nel loro viaggio
verso la terra promessa per guida e per riparo contro gli ardori del sole ,
quella nube famosa , e tutti passarono miracolosamente il mar rosso .
Vers. 2. E tutti furono battezzati per Mosè ec. Mosè mediatore del
l'antica alleanza era figura di Gesù Cristo , e sotto la guida di lui fu con-
CA P. X, 99
* - 3. E tutti mangiaron dello
3. Et omnes eamdem e-

scam spiritalem manducave- stesso cibo spirituale ,


runt ,
* Exod. 16. 15.

4. Et * omnes eumdem po- 4. E tutti bevvero la stessa


tum spiritalem biberunt : (bi- bevanda spirituale : (or beve-
bebant autem de spiritali , vano della pietra spirituale ,
consequente eos , petra : pe- che gli accompagnava: e quel-
tra autem erat Christus ) . la pietra era Cristo ) .
* Exod. 17. 6. - Num. 20. 21 .

dotto da Dio il popolo ebreo nel suo viaggio verso la terra promessa , е
per lui passò il mare ; or in questo passaggio tutti gli antichi Padri hanno
riconosciuto dietro all ' Apostolo una espressiva figura del battesimo di
Gesù Cristo ; basti per tutti Tertulliano laddove dice : Allorchè il popolo
tratto dall' Egitto, passando per l'acqua del mare si sottrae al furore
del re di Egitto , lo stesso re con tutte le sue milizie resta affogato nelle
acque. Qual più manifesta figura del sagramento del battesimo? Sono libera-
te dal secolo le nazioni , e ciò per mezzo dell'acqua, e lascian sommerso nel-
ľ acqua il loro antico signore , il demonio . Per la nuvola varj Padri ed
Interpreti vogliono , che si adombrasse lo Spirito santo, per virtù del quale è
data alle acque la virtù di mondare e santificare le anime . Dice adunque
l'Apostolo, che a tutti gli Israeliti fu comune la grazia di essere in certo
modo battezzati mediante quella sensibile e miracolosa figura del battesimo
cristiano , come a tutti fu comune il beneficio della nuvola e del libero
transito lasciato loro dall'acque .
Vers. 3. E tutti mangiaron dello stesso cibo spirituale : Viene a dire,
della manna piovuta nel deserto . E la chiama l' Apostolo cibo spirituale,
o perchè data miracolosamente dal cielo , onde è anche detta pane degli
Angeli , Ps. LXXVIII . 25. , o perchè significava quel pane vivo , che do-
vea discendere dal cielo per dare al mondo la vita , Ioan. VI. 32 .
Vers. 4. E tutti bevvero la stessa bevanda spirituale : Tutti pur bev-
vero dell'acqua tratta dal vivo sasso ( Num. XX . ) , e questa bevanda
ancora è chiamata spirituale , o perchè miracolosa , o perchè avea una sue
blimissima significazione , come dice dipoi l' Apostolu .
Bevevano della pietra ..... che gli accompagnava : e quella pietra
era Cristo : Gesù Cristo fonte perenne di vita era significato in quella
100 LET. I. DI S. PAOLO AI CORINTI

5. Sed non in pluribus eo- 5. Ma non a favore de' più


rum beneplacitum est Deo ! * di essifu il beneplacito di Dio:
nam prostrati sunt in deser- conciossiachè furono messi
to . per terra nel deserto.
* Num. 26. 65.
6. Haec autem in figura 6. E queste cose erano fi-
facta sunt nostri , ut non si gure di noi , affinchè non de-

pietra , da cui sgorgarono in abbondanza le acque a dissetare il po-


polo . Due volte dalla pietra percossa con la sua verga da Mosè scatu .
rirono vive acque ; la prima volta vicino a Raphidim il primo anno dopo
l'uscita di Egitto , la seconda volta vicino a Cades l'anno 40. Alcuni
Interpreti perciò sono di parere , che la prima sorgente gli accompagnasse
per lo spazio di 38. anni , conducendo Dio il suo popolo per luoghi
sempre più bassi , infino a tanto che o per provarlo , o per punirlo per ·
mise, che l'acqua nuovamente mancasse; con che verrebbe ad intendersi,
il perchè dica Paolo , che la pietra ( cioè le acque , che da essa uscivano)
accompagnava gli Ebrei . Questa interpretazione sembra approvata da
Tertulliano , allorchè parlando dell'acqua del battesimo , dice : Questa è
l'acqua , la quale dalla pietra compagna scorreva : e da s. Tommaso in
questo luogo : Siccome dalla pietra percossa uscì l'acqua , che consolò , e
sostenne il popolo nel deserto; così dal fianco di Cristo aperto uscì l'acqua
ed il sangue , onde sostenuti sono i fedeli nel faticoso cammino verso la
terra de' vivi .
Vers. 5. Ma non a favore de' più d'essi ec. Abbenchè tutti gli Israe-
liti , che uscirono dall'Egitto , avesser parte a' medesimi favori di Dio ,
anzi avesser tutti ricevuto da Dio in certa guisa i medesimi sagramenti , dei
quali siamo noi stati graziati , dappoichè siccome nel passaggio del mare,
e nella nuvola ebbero una figura del nostro battesimo , così nella manna
e nell'acqua scaturita dalla pietra ebbero l'immagine e della divina Eu-
caristia e degli altri sagramenti ; contuttociò la maggior parte di essi
non furono accetti a Dio , anzi furono odiati da lui , e in vece di entrare
nella terra promessa miseramente perirono per viaggio in pena de' loro
peccati . Vedi Num. XIV . 29. Giosuè e Caleb furono i soli , che di tanto
numero di Ebrei usciti dall' Egitto posero piede nella terra di promis-
sione .
Vers. 6. E queste cose eran figure di noi , affinchè ec. Nella storia del
popolo ebreo è scritta tutta la storia della Chiesa cristiana , come anche
in altri luoghi dice l' Apostolo . Negli avvenimenti adunque de' padri no .
stri dobbiam noi ravvisare quello , che a noi pure avverrà , se gli imite-
САР . Х. 101

mus concupiscentes malo- sideriamo cose cattive , come


rum , * sicut et illi concu- quelli desiderarono :
pierunt !
* Psalm. 105. 14.
7. Neque idolatrae efficia- 7. Nè siate adoratori de-
mini , sicut quidam ex ipsis: gli idoli, come alcuni di loro:
quemadmodum scriptum est:* conforme sta scritto: Si ada-
Sedit populus manducare , et giò il popolo per mangiare e
bibere , et surrexerunt lude- bere , e si alzarono per tripu-
re . diare .
* Exod. 32. 6.

8. Neque fornicemur , * si- 8. Nè fornichiamo , come


cut quidam ex ipsis fornicati alcuni di essi fornicarono , e
sunt, et ceciderunt una die ne perì in un sol giorno ven-
viginti tria millia . titre mila .
* Num . 25. 1.
9. Neque tentemus Chri- 9. Nè tentiamo Cristo : co-
stum : sicut quidam eorum me alcuni di loro lo tentaro-
* Num. 21. 5. 6.

remo . I gastighi , co' quali furon puniti gli Israeliti , che desiderano le
carni e le cipolle d' Egitto, ci debbono fare avvertiti a non desiderare quello,
che Dio ci ha proibito . Vedi Num. XI . Queste parole di Paolo sono indi-
ritte a que' Corinti , che amavano i piaceri della gola .
Vers. 7. Nè siate adoratori degli idoli , conforme sta scritto : ec. Tocca
l'istoria riportata nel cap. XXXII. 6. dell' Esodo secondo la versione dei
settanta , e prende di mira que' Corinti , che si cibano degli immolati ; lo
che o era culto idolatrico › o almeno un iucamminamento a simil culto .
Vers. 8. Nè fornichiamo ec. Vedi Num. XXV. 1. ec. La differenza del
numero tra' il testo di Mosè e il nostro o è errore de ' copisti , ovvero di-
cendo l' Apostolo , che in un sol giorno perirono ventitre mila , nou si
esclude , che un migliajo in circa fossero stati uccisi il giorno avanti ,
onde in tutto fossero ventiquattro mila morti , come scrivesi ne' Numeri .
Del rimanente queste parole di Paolo possono aver relazione al fatto del-
l'incestuoso .
Vers. 9. Ne tentiamo Cristo : come ec. Tentano Dio coloro , che dif
fidano della divina potenza , e perciò chieggono dei segni . Tale fu il pec-
102 LET. I. DI S. PAOLO AI CORINTI

tentaverunt , et a serpentibus no, e furono uccisi da' serpen-


perierunt . ti .

10. Neque murmuraveritis , 10. Nè mormoriate , come


alcuni di loro mormorarono ,
sicut quidam eorum murmu-
raverunt, et perierunt ab efurono spersi dallo stermi-
exterminatore . natore .
* Num. 11. I. - 14. 2.
11. Haec autem omnia in 11.Or queste cose tutte ac-
figura contingebant illis : cadevan loro in figura : e so-
scripta sunt autem ad corre no state scritte per avverti-
ptionem nostram , in quos mento di noi , ai quali è ve-
fines seculorum devenerunt. nuta la fine de' secoli .
12. Itaque qui se existimat 12. Per la qual cosa chi si
stare , videat , ne cadat . crede di star in piedi , badi
di non cadere .

cato degli Israeliti Num. XXI. 5. , per cui mandò Dio contro il popolo i
serpenti infuocati . In qualche antico codice in vece di Cristo si legge Dio,
ma non è necessario di variar lezione , mentre Cristo , il quale come Dio
fu prima , che fosse Abramo ( Ioan . VIII . 58. ) , potè essere tentato dagli
increduli, e molti Interpreti per quell ' Angelo promesso da Dio per condut-
tore al suo popolo ( Exod . XXIII. 21. ) , intendono il Verbo di Dio . Forse
son qui ripresi quei Corinti , i quali dubitavano della futura risurrezione .
Vedi cap. XV. 12 .
Vers. 10. Nè mormoriate , come ec. Nè mormoriate o contro Dio o
contro gli uomini dativi da Dio stesso per superiori ; dappoichè gli Israeliti
mormoratori furono uccisi dall' Angelo sterminatore . Vedi Num . XVI.
Vers. 11. Or queste cose tutte accadevan loro in figura : Erano come
tante pitture profetiche , che annunziavano quello , che avvenir dee alla
Chiesa cristiana .
Ai quali è venuta la fine de' secoli . Sono state scritte queste cose per
volere di Dio ad esempio e ammaestramento per noi , i quali ci siamo im-
battuti nella ultima età del mondo , che è quella , che è tralla venuta di
Cristo e la fine de' secoli . Gli ebrei dividevano tutta la durazione del
mondo in tre parti , avanti la legge , sotto la legge , sotto il Messia . Questa
ultima parte è chiamata da Paolo fine de' secoli ; e in questo tempo, che è il
tempo del Messia e della Chiesa cristiana , tutte debbono adempirsi le figure
de' tempi antichi registrate nel vecchio testamento .
Vers. 12. Chi si crede di star in piedi , badi ec. Da tutto il prece-
dente raziocinio deduce questa conclusione l'Apostolo , essere necessaria
CAP. X. 103

13. Tentatio vos non ap- 13. Non vi ha sorpreso

prehendat nisi humana: fide- tentazione se non umana : ma


lis autem Deus est , qui non fedele è Dio , il quale non
patietur vos tentari supra id , permetterà , che voi siate ten-
quod potestis , sed faciet e- tati oltre il vostro potere, ma
tiam cum tentatione proven- darà con la tentazione il pro-
tum , ut possitis sustinere . fitto , affinchè possiate soste-
nere .
14. Per la qual cosa , di-
14. Propter quod , carissi-
mi mihi , fugite ab idolorum letti miei, fuggitel' idolatria :
cultura : 15. Parlo come a persone

15. Ut prudentibus lo- intelligenti , giudicate voi di


quor, vos ipsi iudicate, quod quel , ch' io dico .
dico .

la vigilanza e cautela continua per tutti , e principalmente per chi forte


si crede , e robusto nella fede ; conciossiachè egli pur può cadere , come
gli Ebrei sopra mentovati caddero , e perirono .
Vers. 13. Non vi ha sorpreso tentazione , se non umana : Credete voi
forse già provata e sperimentata abbastanza la vostra fede ? E come ciò
mentre la tentazione , che avete fin qui sofferta , non è stata se non molto
leggera e ordinaria tra gli uomini ? Può Dio permettere , che altre tenta-
zioni vi assaliscano molto più gravi e violente . Non vi scoraggite però a
simile annunzio , che io fo non per atterrirvi umili e vigilanti ; non vi
scoraggite , mentre Dio è fedele , ed egli l'ajuto suo ha promesso a coloro,
che sono tentati , e gli eletti suoi custodisce , ed alle loro forze propor
ziona la teutazione : colui ( dice s . Agostino in Ps. LXI. ) , che dà al de-
monio la licenza o la podestà di tentare , egli stesso dà la misericordia
ai tentati .
Darà con la tentazione il profitto , affinchè ec . Darà con la tenta-
zione accrescimento di grazia per uscire dalla tentazione vittoriosi ; vi
darà la grazia della perseveranza , affinchè non restiate soccombenti .
Vers. 15. Parlo come a persone intelligenti , giudicate ec. Loda i Co-
rinti per rendergli più attenti e docili a' suoi insegnamenti . Conoscendovi
dice egli , per uomini bene istruiti nelle cose della fede , non ho difficoltà
di rimettermi al giudizio di voi medesimi in quello , onde sono ora per
ragionarvi .
104 LET. I. DI S. PAOLO AI CORINTI

16. Calix benedictionis , 16. Il calice della benedi-


cui benedicimus, nonne com- zione , cui noi benediciamo ,

municatio sanguinis Christi non è egli comunicazione del

est ? Et panis , quem frangi- sangue di Cristo? E il pa-


mus, nonne participatio cor- ne , che noi spezziamo, non è
poris Domini est ? egli comunicazione del corpo
del Signore ?
17. Quoniam unus panis , 17. Dapoichè un pane so-
unum corpus multi sumus , lo , un solo corpo siamo noi
omnes, qui de uno pane par- molti , quanti di quel solo
ticipamus . pane partecipiamo .
18. Videte Israel secun- 18. Mirate Israello carna-
dum carnem ; nonne qui e- le: non è egli vero, che quel-

Vers. 16. Il calice della benedizione , cui noi benediciamo ec. Calice
della benedizione è quello , in cui il vino è consagrato , e converso nel san-
gue di Cristo mediante la parola del medesimo Cristo. La voce benedizione
è sovente usata da' Padri per significare la consagrazione e trasmutazione
del pane e del vino , come qui dall' Apostolo . Bevendo di questo calice ,
dice l' Apostolo, cui noi sacerdoti e ministri dell' altare benediciamo, e con-
sagriamo, non veniamo noi a partecipare del sangue di Cristo ? E man-
giando il pane celeste , cui noi sull'altare spezziamo , non venghiamo noi
a partecipare del corpo di Cristo ? E partecipando al sangue e al corpo
di Cristo non divenghiamo noi una stessa cosa e tra noi e con Cristo ?
Vers. 17. Un pane solo, un sol corpo ec. Vuol dimostrare quello , che ha
accennato di sopra, che tutti i fedeli sono una sola cosa nel mistico corpo
di Cristo . Cibandoci di un solo medesimo pane noi diventiam un solo
corpo sì con Cristo , perchè il nudrimento una stessa cosa diviene come
chi ne è nudrito , e sì tra di noi , perchè quello , che due cose sono ri-
guardo a un terzo , lo sono tra loro stesse , onde uniti e incorporati i
fedeli con Cristo , sono anche tra loro uniti e incorporati . Così s . Ireneo,
s. Ilario , il Crisostomo ed altri ; ed ecco l'argomento , che da tali pre-
messe vuole l' Apostolo , che ne deducano i Corinti : mediante la parte-
cipazione del calice e del pane nella mensa di Cristo una sola cosa di-
ventano i fedeli e tra loro stessi , e con Cristo . Nella stessa guisa se il
fedele col calice de' demonj partecipa , una stessa cosa diviene e con essi ,
e con gli infedeli .
Vers. 18. Mirate Israello carnale ec. Considerate Israele , Israele dico
non quello , che è tale secondo lo spirito , e secondo la fede ( concios-
CA P. X. 105

dunt hostias, participes sunt li , che mangiano dell' ostia,


altaris ? hanno comunione coll'altare?

19. Quid ergo? Dico , quod 19. Che dico io adunque ?


idolis immolatum sit aliquid? Che sia qualche cosa l'im-
Aut quod idolum sit aliquid? molato agli idoli ? O che
qualche cosa sia l'idolo ?
20. Sed quae immolant 20. Ma quello , che le gen-
Gentes, daemoniis immolant, ti immolano , lo immolano ai
et non Deo . Nolo autem vos demonj e non a Dio . Non
socios fieri daemoniorum : voglio , che voi siate consorti
non potestis calicem Domini de' demonj : voi non potete
bibere , et calicem daemonio- bere il calice del Signore , e
rum . ' demonj .
il calice de

siachè il vero Israele siam noi fedeli Rom. IX. 6. ) , ma sì Israele carnale
occupato tuttora ne ' carnali suoi sagrifizj . Non è egli vero , che coloro , i
quali mangiano dell' ostia immolata secondo la legge , sono tenuti partecipi
del sagrifizio fatto sopra l'altare secondo la legge , come offerto anche per
essi ? E da questo ancora vuole Paolo , che ne inferiscano i Corinti , che
chi mangia delle ostie immolate agli idoli alla stessa mensa con gli infe-
deli , si dichiara di aver parte ai sagrifizj degli idolatri .
Vers. 19. Che dico io adunque ? ec. Ma con simile discorso vengo io
forse a distruggere quello , che ho detto di sopra ( VIII . 4. ) , e a dire ,
che qualche cosa sia l'idolo , e qualche forza abbiano per nuocere le cose
immolate a un idolo ? No certamente .
Vers. 20. 21. Ma quello , che le genti immolano ec. Quantunque un nulla
sia l'idolo, e non possa perciò nulla o di santo o di contaminato derivar
da lui nelle cose , che al medesimo sono immolate , la verità però si è ,
che ai demonj sono immolate le ostie , che agli idoli sono offerte . Impe-
rocchè tutti gli Dei de' gentili sono demonj : Psal . XCVI. 6. Or io non
voglio , nè è da tollerarsi , che alcuna cosa abbiate voi di comune con i
demonj .
Voi non potete bere ec. Le libazioni del vino in onore degli dei erano
usate nelle feste de ' Gentili . Or dice l' Apostolo , non è ella cosa assurda
e perversa, e ( per la opposizione infinita , che è tra Cristo e il demonio ) ,
moralmente impossibile di mescolare il calice del Signore col calice dei
demonj ? Cosi fa vedere a' Gorinti , quanto debbano vergognarsi di aver
preteso , che indifferente cosa si fosse l'intervenire a ' solenni conviti de-
166 LET. I. DI S. PAOLO AI CORINTI

21. Non potestis mensae 21. Non potete partecipare


Domini participes esse , et alla mensa del Signore, e al-
mensae daemoniorum . la mensa de demonj ·
22. An aemulamur Domi- 22. Provochiamo noi a e-

num ? Numquid fortiores il- mulazione il Signore? Siamo


los sumus ? Omnia mihi li- forse di lui più forti ? Tutto
cent , sed non omnia expe- mi è permesso , ma non tutto
diunt .
è spediente .
*
Supr. 6. 12.
23. Omnia mihi licent, sed 23. Tutto mi è permesso ,
non omnia aedificant . ma non tutto è di edificazio-
ne .
24. Nemo, quod suum est, 24. Niuno cerchi quel, che
quaerat , sed quod alterius . torna a lui , ma ognuno quel
che torna per gli altri .

gli idolatri ; dappoichè una tal comunion co'demonj non può stare in al-
cun modo con la comunion nostra con Cristo .
Vers. 22. Provochiam nvi a emulazione ec. Allude l'Apostolo alle
scritture , nelle quali Dio è chiamato un Dio geloso , che non soffre rivale;
onde dice siam noi tanto stolti , che non temiamo di irritare lo zelo di
Dio , mentre una specie di lega e di amicizia facciamo col suo rivale e
nemico, il Demonio ? Certamente noi non siamo di lui più forti , nè van-
taggio possiamo sperare da simil pugna .
Vers. 23. Tutto mi è permesso , ma non tutto ec. Viene adesso ad un
altra gravissima ragione per indurre i Corinti ad astenersi dall'uso degli
immolati . Ha già egli detto più volte , che non è assolutamente parlando
illecito l'uso degli immolati ; in genere di cibi adunque può il Cristiano
generalmente far uso di quello , che più gli piace ; e relativamente a
questa libertà dice l ' Apostolo , tutto mi è permesso ma con molta ragio-
ne aggiunge , che non tutto è giovevole al bene del prossimo , e special-
mente del prossimo debole , o non tutto è utile al vantaggio pubblico e
alla edificazione della Chiesa .
Vers. 24. Niuno cerchi quel , che torni a lui , ma ec. Non debbe il
cristiano badare solamente al suo proprio comodo, trascurando il bene dei
suoi fratelli : imperocchè la carità non cerca il proprio suo bene , ma sì
l'altrui , cap . XIII.
CA P. X. 107

25. Omne , quod in macel- •


25. Tutto quello , che si
lo venit , manducate , nihil vende al macello , mangiate-
interrogantes propter con- lo senza cercar altro per ri-
scentiam .
guardo della coscienza .
26. Domini * est terra et 26. Conciossiachè del Si-
plenitudo eius . gnore è la terra, e quello che
Psalm. 23. 1.
la riempie .
27. Si quis vocat vos in- . 27. Che se alcuno degli in-
fidelium, et vultis ire : omne, fedeli vi invita a cena , e vi
quod vobis apponitur, man- piace di andare: mangiate di
ducate , nihil interrogantes tutto quello , che vi è posto
propter conscientiam . davanti , senza cercar altro
per riguardo della coscienza .

Vers. 25. Quello , che si vende al macello , mangiatelo senza cercar


altro ec. Mangiate liberamente delle carni , che vendonsi alle pubbliche
macellerie , senza domandare , se siano state immolate agli idoli , o non
immolate : imperocchè il domandarne potrebbe porre scrupolo nella co-
scienza o di chi si trova presente , quando voi le comprate , o di chi è
alla vostra tavola , quando le mangiate ,
Alcuni Interpreti riferiscono quelle parole per riguardo della coscien-
za a quell'istesso , che compra le carni , ed il quale se venisse a sapere ,
che sono carni immolate , temerebbe di non potere con sicura coscienza
cibarsene , che è il caso , di cui parla l ' Apostolo , cap. VIII. 7. La prima
interpretazione sembra più verisimile , perchè vuol qui l'Apostolo dire ,
quando sia lecito , o non lecito di cibarsi degli immolati riguardo al pros
simo .
Vers . 26. Del Signore è la terra , ec. Potete liberamente mangiar di
tutto , perchè tutto è del Signore , e non può essere immondo quello , che
è del Signore .
Vers. 27. Che se alcuno degli infedeli vi invita ec. A privato e do .
mestico convito non sacro , o fatto in onore de' falsi dei .
Vers. 28. Che se uno diravvi : ec. Se uno de' convitati , sia egli fedele
o sia infedele vi avverta , che tal cosa è stata immolata agli idoli , non ne
mangiate per non iscandalizzare colui , che vi ha avvertiti imperocchè
se quegli è un infedele o giudicherà ( essendo egli debole di coscienza ) ,
che tu fai peccato a mangiarne , o fors ' anche l'esempio tuo lo indurrà a
cibarsene contro il dettato della propria coscienza , e peccherà , se poi chi
ti avverte , è un infedele , vedendo , che tu avvertito ne mangi , potrà di
108 LET. I. DI S. PAOLO AI CORINTI

28. Si quis autem dixerit: 28. Che se uno diravvi :


Hoc immolatum est idolis : Questo è stato immolato agli
nolite manducare , propter idoli : non ne mangiate per
illum , qui indicavit , et pro- riguardo a colui , che v' ha
pter conscientiam : avvertito, e per riguardo del-
la coscienza :
29. Conscientiam autem 29. Della coscienza , dico ,
dico non tuam , sed alterius . non tua , ma di quell'altro .
Ut quid enim libertas mea Imperocchè per qual motivo
iudicatur ab aliena conscien- la mia libertà è condannata
tia ? dalla coscienza altrui ?
30. Si ego cum gratia par- 30. E se io partecipo di
ticipo , quid blasphemor pro una grazia , e perchè si dice
eo , quod gratias ago ? male di me per cosa , di cui
rendo grazie ?

leggeri pensare , che tu o per rossore e rispetto umano , o per alletta-


mento di gola dai principj della tua religione ti allontani , e perderà
ogni concetto di te , onde in vece di guadagnar lui a Cristo ( che è
il solo motivo ; per cui ti si permette di accostarti alla mensa di un in-
fedele ) , agl' insulti e agli scherni del medesimo esporrai te stesso e la
Chiesa .
Vers. 29. Della coscienza , dico , non tua ; ec. Non mangiare adunque
della cosa immolata per non offendere , non dico la tua coscienza, perchè
tu essendo bene istruito , non credi di peccare inangiandone ; ma per non
offendere la coscienza di lui , che ti ha avvertito .
Imperocchè per qual motivo la mia libertà ec. Per qual ragione
usando temerariamente e senza riflesso della libertà , che io ho di man-
giar di ogni cosa , mi esporrò al pericolo di essere condannato dalla co-
scienza del mio fratello , cui io sono occasion di caduta ? Certamente male
io farei , operando così .
Vers. 30. E se io partecipo di una grazia , ec. Se io di qualunque cibo ,
che pretendo , ne partecipo con render le grazie a Dio secondo l'esem-
pio lasciatoci da Gesù Cristo , come mai vorrò io permettere di essere
accusato o di idolatria o di golosità per l'uso di un cibo , per cui reudo
a Dio grazie ? Or ciò avverrebbe , quando senza il riguardo dovuto a' miei
prossimi io volessi di ogni cosa indistintamente cibarmi in qualunque oc-
casione' .
CA P. X. 109
31. Sive * ergo manduca- 31. O mangiate adunque ,
tis , sive bibitis , sive aliud o beviate , o facciate altra
quidfacitis: omnia in gloriam cosa : tutto fate a gloria di
¡ Dei facite . Dio .
* Col. 3. 17.
32. Sine offensione estote 32. Non siate d'inciampo
Iudaeis : et Gentibus , et Ec- nè a' Giudei , nè a' Gentili ,
¿ clesia Dei . nè alla Chiesa di Dio :
33. Sicut et ego per omnia 33. Siccome io pure intut-
omnibus placeo , non quae- to mi adatto a tutti, non cer-
rens , quod mihi utile est , cando la mia utilità , ma
sed quot multis , ut salvi quella di molti , affinchè sia-
fiant . no salvi .

Vers. 31. Tutto fate a gloria di Dio : Abbiate adunque e nel mangiare
e nel bere e in tutte le cose per iscopo e per fine la gloria di Dio , a
promuover la quale tutte esser debbon indiritte le azioni dell'uom cri-
stiano . Vedi s. Agostino in psalm . CXLVI.
Vers. 32. Non siate di inciampo ec. Non siate causa con alcuna azione
vostra , che sia offeso l'onore di Dio , e siano scandalizzati o i Giudei o
i Gentili o i fedeli membri della Chiesa di Cristo ; imperocchè e ai do-
mestici ed agli estranei siam di ciò debitori .
Vers. 33. Siccome io pure in tutto mi adatto ec . Come buono ed aman-
A te maestro il suo proprio esempio propone . Io cerco, dice egli , di adat-
tarmi a tutti, di farmi al genio di tutti per non dare a nissuno occasione
di scandalo , per essere a tutti di edificazione ; a'privati miei comodi an.
tepongo in ogni cosa la pubblica spirituale utilità dei molti per condurgli
a salute . Fate voi altrettanto .
110 LET. I. DI S. PAOLO AI CORINTI

САРО XI .

L'uomo deve orare col capo scoperto , la donna col capo coperto. Riprende
i Corinti , perchè alla celebrazione della cena del Signore non si aspettas-
sero gli uni gli altri , ma fossero in disseusione tra di loro. Riferisce l'in-
stituzione fatta da Cristo del Sagramento dell' Eucaristia , e quale sia la
scelleraggine e la pena di chi indegnamente si accosta al medesimo.

1. Imitatores mei estote , 1. Siate miei imitatori ,

sicut et ego Christi . com' io pur di Cristo.


2. Laudo autem vos fra- 2. Vi dò lode però , ofra-
tres , quod per omnia mei telli , perchè in ogni cosa vi
memores estis : et sicut tra- ricordate di me : e quali ve
didi vobis , praecepta mea gli ho dati , ritenete i miei
tenetis . documenti.


ANNOTAZIONI

Vers. 1 Siate miei imitatori , come io pur di Cristo. Anche nel ver-
setto ultimo del capo precedente avea proposto a'Corinti il suo proprio esem
pio per regola del loro operare riguardo a ' prossimi : il documento , ch' egli
da loro in queste parole , è più generale , ed è da notarsi , com' egli ani
ma il loro coraggio , dicendo , che imitino lui , com' egli imita Gesù Cri
sto , quasi dir volesse : non dovete disperare di potere imitar me , mentre
io lo stesso Figliuol di Dio vado imitando : anzi , come riflette s. Tomma-
so, per questo appunto souo da esser imitato da voi , perchè imito Gesù
Cristo.
Vers. 2. Vi dò lode , perchè ec . Con questa lode si fa strada a ri-
prendergli in quello , che avevano di imperfetto , come vedremo. Dove la
Volgata ha tradotto : precetti , o sia documenti , il greco ha tradizioni ,
ch'è la dottrina di viva voce insegnata da lui a' Corinti , e ritenuta e
custodita da ' medesimi almeno in gran parte ; onde da questo luogo an
cora viene a confermarsi il domma cattolico risguardante le tradizioni
della Chiesa. Imperocchè d'insegnamenti comunicati a viva voce si parla
in ogni maniera in questo luogo.
CA P. XI .
3. Volo autem vos scire, 3. Or voglio, che voi sap-
quod omnis viri caput Chri- piate , come capo di ogni uo-
stus est, caput autem mulie- mo è Cristo : capo poi della
ris , vir : caput vero Christi, donna è l'uomo : e capo di
Deus . Cristo è Dio .
* Ephes. 5. 23.
4. Omnis vir orans , aut 4. Ogni uomo , che ora , o
prophetans velato capite, de- profeta col capo coperto , fa
turpat caput suum . disonore al suo capo .
5. Omnis autem mulier
5. E qualunque donna
orans , aut prophetans non che ori , o profetizzi a capo
velato capite, deturpat ca- scoperto , fa disonore al suo
put suum : unum enim est , capo: imperocchè è lo stesso,
ac si decalvetur . che se fosse rasa .
6. Nam si non velatur mu . 6. Conciossiachè se la don-
lier , tondeatur . Si vero na non porta il velo , si tosi

Vers. 3. Capo di ogni uomo è Cristo : capo poi della donna è l' uo-
mo , e capo ec. Voglio , che voi sappiate , perchè è cosa necessaria a sa-
persi , che di ogni uomo è capo Gesù Cristo , cui gli uomini tutti e le
cose tutte sono soggette , Rom . XIV. 9. La donna o maritata o non ma-
ritata ha per capo l'uomo , che ad essa sovrasta, e da cui ella debbe esse
re governata : capo di Cristo , in quanto uomo , egli è Dio Padre.
Vers. 4. Ogni uomo , che ora , ec. Dalle premesse del verso precc.
dente ne deduce l'avvertimento , di cui eravi bisogno nella Chiesa di Co-
rinto per conservar la decenza e la onestà nelle pubbliche adunanze ; do-
ve molto importava al buon ordine ; che la differenza posta da Dio trai
due sessi fosse osservata. Un uomo , che oraudo , o profetando ( viene a
dire , spiegando gli arcani delle scritture particolarmente profetiche , e i
misterj della fede ) tenga il capo coperto , fa torto al suo capo , cioè a se
stesso , perchè avvilisce la dignità e la libertà del suo sesso ? mentre vuol
tenere sopra la testa quello , ch'è un segno di soggezione , cioè il velo.
Vers. 5. 6. Qualunque donna , che ori , o profetizzi a capo scoperto ,
ec. Abbiamo nel Vangelo e negli Atti esempi di donue , alle quali fu
comunicato da Dio lo spirito di profezia , onde non è da maravigliarsi ,
che parli qui anche l'Apostolo di tali profetesse , ette stesso senso ge-
nerale , in cui usa la voce profeti nel verso precedente . La donna , che
ha per sua condizione di essere soggetta all'uomo , ove voglia profetare ,
112 LET. I. DI S. PAOLO AI CORINTI

turpe est mulieri tonderi aut , eziandio . Che se è indecente

decalvari, velet caput suum. per la donna l'esser tosata ,


o rasa , veli la sua testa .

7. Vir quidem non debet 7. L'uomo poi non dee

velare caput suum: quoniam velar la sua testa : perchè è


imago et gloria Dei est , mu- immagine e gloria di Dio ,

lier autem gloria viri est . ma la donna è gloria dell'uo-


*, Genes 5. 5. · Cs mo .

ed orare a capo scoperto , disonora se medesima , perchè mostra di voler


sottrarsi a quella natural dipendenza , in cui fu costituita , e manca al-
l'onestà e alla verecondia , di cui da Dio fu dotata . Ed è egualmente
turpe per essa il lasciare il suo velo , che il portare la testa rasa ; impe-
rocchè i capelli sono il velo naturale datole dalla natura , al quale per na-
turale impulso un altro ella ne aggiunse , per dar a conoscere , che per
propria volontà ella fa quello , che la natura insegna doversi fare da lei ,
viene a dire , di essere soggetta all'uomo . Per questo dice l'Apostolo ,
che , se non vuole portare il velo , può anche tosarsi.
Vers. 7. L'uomo poi non dee velare la sua testa : perchè è imma-
gine e gloria di Dio Nell' uomo immediatamente e principalmente ri-
splende la immagine di Dio , ed egli è la gloria di Dio , viene a dire ,
l'opera , di cui Dio più si gloria , come più bella e perfetta di ogni al-
tra. Ma non è ella anche la douna immagine di Dio ? E non è egli vero
che non v' ha presso Dio differenza tra maschio e femmina ? ( Coloss.
III. ).L'uomo si dice essere specialmente inimagin di Dio per riguardo ad
alcune esteriori prerogative , perchè l'uomo è principio di tutto il genere
umano , come Dio è principio di tutte le cose ; perchè l'uomo è immie-
diatamente da Dio , la donna immediatamante dall' uomo ; perchè finalmen-
te all'uomo è stata data la preminenza del dominio laddove della douna
è proprio di esser soggetta.
La donna è gloria dell' uomo : Ella fu formata dall'uomo , onde di
lei come di cosa da lui procedente può gloriarsi l'uomo , dicendo ; ora
quest' osso delle mie ossa , e carne della mia carne ; questa sarà, chia-
mata viragine , perchè è stata tolta dall' uomo , Gen. cap. II.
L'uomo adunque non dee portar velata la testa , si perchè , come ab-
biam detto , il velo è , per consenso delle nazioni , indizie di potestà re-
sidente in un altro secondo l'ordine di natura , e l'uomo a Dio solo im-
mediatamente è soggetto ; in secondo luogo , perchè non dee uascondersi
la gloria di Dio , qual'è l' uomo , come dice l'Apostolo . La donna poi dee
portare il velo , perchè debhe rendere onore all ' uomo con questo segno
della sua soggezione.
CA P. XI. 113

> 8. Non enim vir ex mulie- 8. Imperocchè non è dalla


re est , sed mulier ex viro . donna l'uomo, ma dall' uomo
la donna .
9. Etenim non est creatus 9. Conciossiachè non è sta-
vir propter mulierem , sed to creato l'uomo per la don-
mulier propter virum . na, ma la donna per l'uomo.
* Genes. 2. 23.
10. Ideo debet mulier po- 10. Per questo dee la don-
testatem habere supra caput na avere sopra il capo la po.

propter Angelos . testà per riguardo degli An-

geli .
11. Verumtamen neque vir 11. Per altro nè l'uomo
sine muliere , neque mulier senza la donna , nè la donna
sine viro, in Domino . senza l'uomo , secondo il Si-

gnore .

Vers. 8. Non è dalla donna l' uomo 9 ec. Dimostra , che gloria dell' uo-
mo è la donna , perchè dall ' uomo ella è derivata , non l'uomo da lei . Ve-
di Genes. II.
Vers. 9. Non è stato creato l'uomo per la donna , ma ec. Un'altra
ragione della superiorità dell ' uomo si è , che per lui , come fine fu crea-
ta la donna , viene a dire , per essere ajuto dell ' uomo , compagua dell ' uo-
mo , e cooperatrice di lui alla moltiplicazione del genere umano .
Vers. 10. Dee la donna aver sopra il capo la potestà per riguardo
ec. Deve adunque la donna per quello , che si è già detto , avere sopra il
suo capo il velo , ch'è potestà , cioè segno della potestà , cui ella è sog-
getta , e ciò ancora per riguardo degli Angeli , i quali in mezzo alle sa-
gre adunanze si trovano , e son testimonj della onestà e riverenza , con
la quale i fedeli alle stesse adunanze intervengono. Ivi adunque debbono
le donne essere velate per rispetto non solo degli uomini , ma anche de-
gli Angeli di Dio.
Alcuni per gli Angeli intendono i sacerdoti , e i ministri del santua-
rio , per riverenza de' quali , ed anche per loro cautela voglia Paolo , che
non compariscano le donne nella Chiesa , se non col velo sopra la testa.
Vers. 11. 12. Per altro nè l' uomo senza la donna , nè la donna ec.
Tempera qui l'Apostolo quello , che aveva detto a favore di uno de' ses-
si , affinchè questo non insolentisca , e si levi in superbia , dicendo , che
quantunque le prerogative , che sopra ha netate nell' uomo > sian vere ,
Tom. XXIV. 8
114 LET . I. DI S. PAOLO AI CORINTI
12. Nam sicut mulier de 12. Imperocchè siccome la
viro , ita et vir per mulie- donna dall' uomo , così l' uo-
rem : omnia autem ex Deo . mo per mezzo della donna ,
tutto poi da Dio .
13. Vos ipsi iudicate : decet 13. Siate giudici voi me-
mulierem non velatam orare desimi : è egli decente , che la
Deum ? donna faccia orazione a Dio
senza velo?
14. Nec ipsa natura docet, 14. E non v' insegna la
vos quod vir quidem si co- stessa natura , che è disono-

mam nutriat , ignominia est revole per l'uomo il nudrire


illi :
la chioma?
15. Mulier vero si comam 15. Per la donna poi è
nutriat, gloria est illi : quo- onore il nudrire la chioma :
niam capilli pro velamine ei imperocchè i capelli le sono
dati sunt !
stati dati per velo ?

egli è però anche vero , che secondo l'ordine stabilito da Dio ha bisogno
l'uomo della donna , come la donna dell' uomo , e l' uno e l'altra sono
stati fatti da Dio , il quale ha voluto , che siccome nella prima istituzio-
ne fu la donna formata dall'uomo , così nelle susseguenti generazioni fos-
se prodotto l'uomo per mezzo della donna.
Tutto poi da Dio. E l'uomo e la donna rappella l'Apostolo al prin-
cipio sovrano universale di tutte le cose , ch'è Dio , affinchè sotto di lui
( cui l'uno e l'altra essenzialmente appartengono ) come sotto del comu-
ne capo e Signore si umilino.
Vers. 13. Siate giudici voi medesimi : ec. Con grande artifizio rimet-
te al giudizio degli stessi Coriuti la decisione della causa.
Vers. 14. 15. E non v'insegna la stessa natura , ec. Natura chiama
l'Apostolo in questo luogo secondo s . Tommaso l'inclinazione naturale ,
dalla quale deriva una maniera di pensar generale tra gli uomini riguar-
do ad alcuna cosa , come nel fatto, di cui qui si parla , universalmente è
creduta cosa ignominiosa ad un uomo il nudrire e coltivare e ornare
la chioma. Riguardo poi alla donna è onorevole per lei il nudrire la chio-
ma , e ciò ad essa si conviene ; perchè per lei i capelli sono il velo na-
turale , sotto di cui andar ricoperta in segno di sua soggezione , come si "
CA P. XI. 115

16. Si quis autem videtur 15. Che se taluno mostra


contentiosus esse: nos talem di amar le contese : noi non
consuetudinem non habe- abbiamo tale uso , nè la Chie-
mus, neque Ecclesia Dei . sa di Dio .
17. Hoc autem praecipio: 17. Di questo poi vi avver-
non laudans , quod non in to: non per lodarvi , che vi
melius , sed in deterius con- radunate non con profitto ,
venitis .
ma con iscapito .

è detto di sopra . Per lo stesso motivo adunque , per cui ella dee tener
conto del velo datole dalla stessa natura , porti ancora sempre l'altro ve-
lo , che per una saggia istituzione le fu dato presso tutte , o quasi tutte
le nazioni.
Vers. 16. Che se taluno mostra di amar le contese : ec. Che se vi
ha tra voi , chi amando di disputare , non si acquieti alle ragioni da noi
dette finora , abbia egli questa ultima finale risposta da noi , che nè da
noi Apostoli, nè dalla Chiesa di Dio diffusa per tutte le nazioni , si am-
mette , che le donne orino col capo scoperto ; e quando altra ragione per
noi non si adducesse , questa sola potrebbe bastare a convincere cicches-
sia. Infatti , come osserva s . Agostino ( epist. LXXXVI. ) : In tutte le
cose , nelle quali nulla è stabilito di certo nelle scritture , le costuman .
ze del popol di Dio e le istituzioni de' maggiori son da tenersi per
legge.
La parola noi la spiegano alcuni interpreti , come se dir volesse l' Apo-
stolo noi Giudei , da' quali è stato annunziato a voi Corinti il Vangelo ,
e le consuetudini de' quali , allorchè sono utili per la edificazione , deb-
bono osservarsi e ritenersi . Or'è certissimo , che le donne ebree anda-
van sempre velate .
Vers. 17. Di questo poi vi avverto non per lodarvi , ec . Dopo di aver
con tanto calore ripreso i Corinti del permettere , che faceano , che le
doune loro intervenissero senza velo sul capo alle adunanze della Chiesa ,
passa a riprendergli di un altro disordine introdottosi nelle stesse adunan-
ze dopo la sua partenza da Corinto. Dice adunque di un'altra cosa ora
vi avverto , non lodandovi , che ridotto mi abbiate alla necessità di avver-
tirvi , quando la cosa è tale , che da voi stessi potete conoscere , quant' el-
la sia biasimevole , è quanto sia necessario di porvi rimedio. Imperocchè
le adunanze della Chiesa istituite essendo per avanzamento della pietà
e della mutua edificazione , le vostre adunanze sono tali , che non sola-
mente non sono di profitto spirituale per voi , ma sono anzi di scapito.
116 LET. I. DI S. PAOLO AI CORINTI

18. Primum quidem con- 18. Primamente adunque


venientibus vobis in Eccle- radunandovi voi nella Chiesa
siam , audio scissuras esse sento esservi scissure tra di

inter vos, et ex parte credo . voi , e in parte lo credo


19. Nam oportet et haere . 19. Imperocchè fa di me-
ses esse , ut et qui probati stieri che sianvi anche delle

sunt , manifesti fiant in vo- eresìe , affinchè si palesino


bis . que', che tra voi sono di buo-

na lega ,

Vers. 18. Primamente . . .. radunandovi voi nella Chiesa , sento


ec. Quantunque la voce Chiesa per lo più significhi in questi libri la
adunanza de' fedeli sotto i loro pastori , contuttociò sì in questo , e sì nel
seguente versetto 20. è manifesto , che questa voce significa il luogo del-
l'orazione , la casa della preghiera , dove concorrevano i fedeli per la
comune orazione , per udir la parola di Dio " e per la celebrazione dei
divini misteri. E che fino da ' primi tempi , e avanti le persecuzioni aves-
sero i Cristiani de ' luoghi sagri o sia oratorj al culto divino consagrati ,
è stato già dimostrato da molti.
Dice adunque l' Apostolo , essergli stato riferito , come nelle pubbli-
che adunanze de' Corinti eravi in primo luogo poca unione , divisi essendo
gli animi e de' dottori e de' semplici Cristiani per la diversità de ' sen-
timenti , di cui ha parlato anche nel capo I. 12. ec. E questo avviso
ch'era stato a lui dato , dice , che lo crede vero riguardo almeno ad una
parte di loro.
Vers. 19. Imperocchè fa di mestieri , che sianvi anche dell'eresie ,
ec. Non ho difficoltà a prestar fede a chi di tal cosa mi ha avvertito ,
perchè io ben so , che non solamente scissure e dissensioni debbono
esservi tra ' fedeli , ma anche aperte eresie , dalle quali sa Dio trar questo
bene " che serviranno a dimostrare , chi sian tra voi quelli , la fede e
pietà de' quali è degna dell' approvazione di Dio. In simili tentazioni
l'oro cioè i perfetti si affinano , ed è bruciata la paglia , cioè gli imper-
fetti , i quali si dividono dalla Chiesa. Con queste parole l'Apostolo e
consola i buoni , e rianima i deboli : mostrando loro il consiglio di Dio nel
permettere un male sì grande , quale è l'eresia.
CA P. XI. 117
20. Convenientibus ergo
20. Quando adunque vi
vobis in unum , iam non est radunate insieme , non è già
Dominicam coenam mandu-
un mangiare la cena del Si-
care .
gnore .
21. Unusquisque enim su- 21. Imperocchè ciaschedu-
am
coenam praesumit ad no anticipatamente prende a
manducandum . Et alius
mangiar la sua cena . E uno
quidem esurit , alius autem patisce lafame, un altro poi
ebrius est . è ubbriaco .
22. Numquid domos non 22. Ma e non avete voi
habetis ad manducandum et case per mangiare e bere ?
bibendum ? Aut Ecclesiam Ovvero dispregiate la Chiesa
Dei contemnitis, et confun. di Dio, efate arrossire quelli,

Vers. 20. Non è già un mangiare la cena del Signore ec. Quando
voi vi adunate , le vostre cene non rappresentano la cena del Signore
e sono indegne del nome di cena del Signore , ed anche del nome di
Agape , con cui le chiamate ; imperocchè il Signore mangiò a una stessa
mensa co' discepoli e co ' suoi servi , e usò i medesimi cibi con essi ; voi
vi fate delle mense a parte , e delle cene ineguali , e da' vostri banchetti
rigettate i fratelli , che sono poveri .
La cena comune detta Agape , cioè dilezione , ovver carità , era
stata introdotta tra' fedeli a imitazione della cena , in cui Gesù Cristo
mangiò co' suoi discepoli l ' Agnello pasquale prima d'istituire la Euca-
ristia. L' Agape si faceva dopo la celebrazione del sagrifizio.
Vers. 21. Ciascheduno anticipatamente prende a mangiar la sua
cena ec. Costoro , preparate nella propria casa le vivande , e portatele
alla comune adunanza , serbavano per loro soli quello , che doveva esser
messo in comune e o escludevano , o non aspettavano gli altri , onde
avveniva , che mentre i ricchi erano pieni di cibo e di vino , i poveri ,
che nulla avevan portato , languissero per la fame.
Vers. 22. Ma e non avete voi case per mangiare e bere ? ec. Se
volete mangiare il vostro separatamente dagli altri , non potete farlo nelle
vostre case private senza introdurre nella casa di orazione questo disor-
dine , dove non dee mangiarsi , se non in comune ? Disprezzate voi forse
la Chiesa di Dio , la quale per la maggior parte è composta di poveri ,
o volete far vergogna a questi , che nulla hanno da portare per la cena
comune 2 e a' quali più grave rendete là povertà col vostro disprezzo ?
118 LET. I. DI S. PAOLO AI CORINTI

ditis eos , qui non habent ? che non han nulla ? Che di-
Quid dicam vobis ? Laudo rovvi ? Vi loderò ? In questo
vos? In hoc non laudo . io non vi lodo .

23. Ego enim accepi a 23. Imperocchè io ho ap-


Domino, quod et tradidi vo- preso dal Signore quello , che
preso

bis , quoniam Dominus Iesus ho anche insegnato a voi, che


in qua nocte tradebatur, ac- il Signore Gesù in quella not-
cepit panem . te, in cui era tradito , prese il
pane .
24. Et gratias agens fregit 24. E rendute le grazie ,
et dixit: accipite , et mandu- lo spezzò , e disse : prendete e

cate : hoc est corpus me- mangiate : questo è il corpo


um , quod pro vobis trade- mio , il quale sarà dato ( a
tur: hoc facite in meam com- morte ) per voi fate questo
memorationem . in memoria di me.
* Matth. 26. 26. - Marc. 14. 22.
Luc. 22. 17.

Voi non pretenderete , che in questo io vi lodi , nè io certamente vi


loderò.
Vers. 23. Io ho appreso dal Signore quello , che ho anche insegnato
a voi , ec. Riporta l ' istituzione della Eucaristia per rimettere dinanzi
agli occhi de' Corinti la grandezza e dignità di questo sagramento : onde
far conoscere 9 quanto grave ed enorme fosse il peccato di coloro , i
quali alla partecipazione del medesimo si accostavano indegnamente come
dispregiatori de' poverelli e della Chiesa di Dio. Dice adunque l'Apo-
stolo , che dal Signore stesso egli aveva imparato quello , che predicava
riguardo al mistero , di cui si tratta. E questa maniera di parlare indica ,
che per immediata rivelazione divina era stato spiegato a lui lo stesso
mistero , e ciò forse avvenne in quel suo ratto descritto nella seconda
a' Corinti , cap. XII . 1. 2.
In quella notte, in cui era tradito : Rammemora il tempo della isti-
tuzione dell' Eucaristia si per celebrare la carità del Signore nostro Gesù
Cristo , il quale nel tempo , in cui preparavasi a soffrire dagli uomini
ingiurie e strazi tanto crudeli , in quel tempo stesso volle lasciare ad
essi un tal pegno dell' amor suo " e sì ancora > perchè s'intenda quale
debba essere la riverenza de' Cristiani verso un tal sagramento , che
Cristo quasi in andando a morire per noi volle in sua memoria lasciarci.
CA P. XI. 119
25. Similiter et calicem , 25. Similmente anche il
postquam coenavit , dicens : calice, dopo di aver cenato ,
hic calix novum testamen- dicendo : questo calice è il
tum est in meo sanguine: hoc nuovo testamento nel sangue
facite , quotiescumque bibe- mio : fate questo tutte le vol-
tis , in meam commemoratio- te , che lo berete , in memo-
nem . ria di me .
26. Quotiescumque enim 26. Imperocchè ogni volta,
manducabitis panem hunc , che mangerete questo pane, e
et calicem bibetis : mortem berete questo calice : annun-
Domini annuntiabitis, donec zierete la morte del Signore
veniat .
perfino a tanto, che egli ven-
ga .
*
27. Itaque quicumque 27. Perla qual cosa chiun-
manducaverit panem hunc , que mangerà questo pane ,
vel biberit calicem Domini o berà il calice del Signore
indigne : reus erit corporis indegnamente : sarà reo del
et sanguinis Domini . corpo e del sangue del Signo-
*Ioan. 6. 59. re .

Vers. 26. Imperocchè ogni volta che mangerete ec. Spone qui l' A-
postolo quelle precedenti parole di Cristo in memoria di me. Voi ( di-
c' egli rinnovando questo mistero , il quale sarà ogni di rinnovato per
tutta la Chiesa fino alla seconda venuta di Gesù Cristo , rammemorerete
ogni volta , e rappresenterete la morte del Signore .
Vers. 27. Per la qual cosa chiunque mangerà questo pane , ec. Si
noti attentamente questo ragionamento dell' Apostolo , il quale quanto è
forte e stringente secondo la dottrina della cattolica Chiesa , la quale
sotto le specie del pane consagrato riconosce , * e adora il vero corpo di
Cristo , e sotto le specié del vino il vero sangue di Cristo , altrettanto
sarebbe debole ed anche falso secondo la dottrina di coloro , i quali a
una semplice figura o segno riducono il sagramento dell' Eucaristia . Ecco
il ragionamento di Paolo : Gesù Cristo preso il pané disse : questo è il mio
corpo é preso il calice disse : questo è il mio sangue : adunque chiun-
que mangerà il pane , o berà il calice del Signore indegnamente , sarà reo
di aver disprezzato e violato e conculcato il corpo e il sangue del
120 LET. I. DI S. PAOLO AI CORINTI

28. Probet autem se- 28. Provi perciò l'uomo se


ipsum homo : et sic de pane stesso, e così mangi di quel pa-
illo edat , et de calice bibat . ne, e beva di quel calice.
2. Cor. 13. 5.
29. Qui enim manducat 29. Imperocchè chi man-

et bibit indigne , iudicium si- gia e beve indegnamente , si

bi manducat et bibit : non mangia e beve la condanna-


diiudicans corpus Domini . zione : non distinguendo il
corpo del Signore .
30. Ideo inter vos multi 30. Per questo molti tra
voi sono infermi e senza
infirmi et imbecilles, et dor-
miunt multi . forze , e molti dormono ..

Signore : il pane adunque non è più pane dopo la consagrazione , ma è il


corpo di Cristo ; e il calice , o sia il vino , ch'era nel calice , non è più
vino , ma il vero sangue di Cristo. Ecco quello , che Paolo dallo stesso
Cristo immediatamente apparò , ecco quello , che insegnò a' Corinti e
a tutta la Chiesa , ed ecco quello , che la Chiesa ha insegnato a noi.
Vers : 28. Provi perciò l'uomo se stesso , e così ec. Dice quello ,
e del
che debbano fare per non farsi rei della profanazione del corpo
sangue di Cristo. Chiami ogni uomo a sindacato la propria coscienza ,
affine di vedere , se tale egli sia , quale esser dee , chi di tal mensa
partecipa imperocchè l ' Eucaristia è il pane de' figliuoli , non già dei
cani , pane di vita , che non si dà a coloro , che spiritualmente non
vivono.
Vers. 29. Chi mangia e beve indegnamente si mangia e beve la
condannazione ec. Si converte per lui in veleno il cibo di salute , il
corpo del Signore , cui egli non distingue da' cibi corporali e contro di
lui sta scritto : ogni uomo che si accosterà alle cose consagrate essendo
immondo, perirà davanti al Signore. Levit. XXII.
Vers. 30. Per questo molti tra voi sono infermi , ec. S. Tommaso
e molti altri spiegano questo versetto delle infermità corporali e delle
morti immature , con le quali sovente era punito da Dio il sacrilegio di
coloro , che indegnamente accostavansi a questo sagramento . E varj esempi
di gastighi sonori mandati da Dio per simil cagione son raccontati da s.
Cipriano e dal Crisostomo .
CA P. XI . 121

31. Quod si nosmetipsos 31. Imperocchè se ci giu-


diiudicaremus , non utique dicassimo da noi stessi , non
iudicaremur .
saremmo certamente giudi-
cati .
32. Dum iudicamur au- 32. Ma quando siamo giu-
tem , a Domino corripimur , dicati , siamo gastigati dal
ut non cum hoc mundo da- Signore , affinchè non siamo
mnemur . condannati con questo mon-
do .
33. Itaque fratres mei , cum 33. Per la qual cosa , fra-
convenitis ad manducandum, telli miei , allorchè vi radu-
invicem expectate .
nate per mangiare, aspettate-
vi gli uni gli altri .
34. Si quis esurit , domi 34. Se uno ha fame , man-
manducet : ut non in iudici- gi a casa: onde non vi radu-
um conveniatis . Cetera au- niate per essere condannati .

Vers. 31. Se ci giudicassimo da noi stessi , ec. Se disaminassimo


severamente noi stessi , e gastigassimo da noi stessi i nostri peccati ,
certamente non saremmo per essi giudicati e puniti da Dio.
Vers. 32. Ma quando siam giudicati , ec. Aggiunge come amante
maestro alla severità della riprensione questa consolazione , che , quando
il Signore ci punisce nella vita presente con le malattie e con le af.
flizioni corporali , ciò egli fa , perchè desistiamo dal peccare , affinchè non
incorriamo nella dannazione eterna > in cui cadono gli empj e gl' in-
fedeli.
Vers. 33. 34. Per la qual cosa , fratelli miei , allorchè ec. Qualun-
que volta vi radunate per partecipare alla cena del Signore , aspettatevi
gli uni gli altri per riceverla tutti insieme ; se uno può aspettare nella
Chiesa a digiuno , fino che tutti siano adunati , mangi quello , che vuole ,
nella sua propria casa conciossiachè il fare come pel passato sareb-
be un raunarvi non per edificazione e salute , ma per vostra condanna-
zione .
Le altre cose poi , ec. Le cose , alle quali promette l' Apostolo di
dar sesto nella sua andata a Corinto , riguardano probabilmente la ma-
122 LET . I. DI S. PAOLO AI CORINTI

tem , cum venero , dispo- Alle altre cose , poi venuto


nam . che io sia , darò ordine .

niera di degnamente ricevere la divina Eucaristia , e fors ' anche l'ordine


e la liturgia da osservarsi nella celebrazione del sagrifizio. E da queste
parole ancora intendesi , come la cattolica Chiesa ha , ed osserva molte
cose istituite dagli Apostoli , e non contenute nella scrittura.
LET. I. DI S. PAOLO AI CORINTI 123

CAPO XII .

Ai varj uomini varj doni sono concessi dallo Spirito santo ; affinchè a simi-
litudine del corpo umano ciascheduno adempia il proprio uffizio , e cono-
scendo di aver bisogno dell' opera l'uno dell ' altro , scambievolmente si
amiuo ; e così Cristo diversi stati d' uomini diede alla Chiesa .
2

1. De spiritualibus autem 1 . Riguardo poi ai doni


nolo vos ignorare , fratres . spirituali non voglio , che
voi, o fratelli , siate nell' i-
gnoranza .
2. Scitis , quoniam cum 2. Or voi sapete, che essen-
gentes essetis , ad simulacra do voi gentili , concorrevate
mutua , prout ducebainini ai muti simulacri , secondo
euntes . che vi eravate condotti .
3. Ideo notum vobis fa- 3. Per questo vifo sapere,
cio , * quod nemo in Spiritu che niuno , che parli per Ispi-

ANNOTAZIONI

Vers. 2. Voi sapete , che essendo voi Gentili , ec. Volendo istruire
i Corinti intorno ai doni spirituali , e intoruo al fine e all'uso de' me-
desimi doni , comincia dal rammemorare a'medesimi il primiero loro sta-
to , quando concorrevano ad adorare i muti simulacri , e a sentire le ri-
sposte e le predizioni de ' sacerdoti de ' medesimi simulacri , e vi concor-
revan non per movimento di ragione , ma secondo che o dalle istigazioni
del demonio , o dagli inganni de ' sacerdoti , o dal torrente della consue-
tudine vi eran condotti . Questa infelice lor condizione vuole , che abbiano i
sempre presente i Gentili convertiti , affinchè paragonandola a quella
luce , a cui per gratuita misericordia furon chiamati ; e alla ridondante
grazia ottenuta per mezzo del Vangelo , di amore si accendano e di
gratitudine verso il datore di tutti i doni.
Vers . 3. Niuno " che parli per Ispirito di Dio , dice anatema a
Gesù Dimostra > che la religione de' Pagani era falsa , e procedeva non
da Dio , ma bensì dal demonio. Imperocchè dice Paolo , non esser pos
sibile , che un uomo che animato sia dallo Spirito di Dio , bestemmi la
124 LET. I. DI S. PAOLO AI CORINTI

Dei loquens, dicit anathema rito di Dio , dice anatema a


lesu . Et nemo potest dice- Gesù . E niuno può dire: Si-
re , Dominus Iesus , nisi in gnore Gesù , se non per Ispi-
Spiritu sancto . rito santo .
*
Marc. 9. 38.
4. Divisiones vero gratia- 4. Vi sono però distinzio-
rum sunt : idem autem Spiri- ni di doni , ma un medesimo
tus : Spirito :
5. Et divisiones ministra- 5. E vi sono distinzioni di

tionum sunt , idem autem ministerj , ma un medesimo


Dominus : Signore :
6. E vi sono distinzioni di
6. Et divisiones operatio-
num sunt , idem vero Deus , operazioni , ma lo stesso Dio

dottrina di Gesù Cristo > come fanno i Gentili i quali anzi non con-
tenti di bestemmiarla , tutte mettono in opera e le lusinghe e i tormenti
per isforzare i Cristiani medesimi a bestemmiarla. E per opposto nissuno
con vero e sincero affetto del cuore invoca Gesù Cristo , e lui riconosce
per vero Dio Figliuolo del Padre , salvatore degli uomini , se non per
movimento e ispirazione dello Spirito santo . Non possono adunque co-
Joro , che bestemmiano Cristo , aver lo Spirito di Dio , nè i doni dello
Spirito , i quali dallo stesso Spirito comunicati sono a coloro , che cre-
dono .
Vers . 4. Vi sono però distinzioni di doni , ma un medesimo Spirito :
Sono adunque nella Chiesa i doni e le grazie divine ; queste però sono
concesse non tutte a tutti , ma a chi l'una , a chi l'altra. Tutte però
dal medesimo fonte derivano , dal medesimo Spirito.
Vers. 5. E vi sono distinzioni di ministeri , ma un medesimo Si-
gnore : Come diversi sono i doni , de' quali lo Spirito orna i fedeli, così
varj sono i ministeri nella Chiesa . Ma uno stesso Signore , cui tutti ser-
vono cioè Gesù Cristo.
1
Vers. 6. E vi sono distinzioni di operazioni , ma lo stesso Dio e
quegli che fa , ec. Con questa voce operazioni vuole l'Apostolo inten-
dere la facoltà di operare cose grandi e mirabili per la edificazione della
Chiesa come risanare i malati , cacciare i demoni ec. E queste facoltà
dice , che in diverse persone sono diverse : ma lo stesso Dio Padre prin-
cipio e autore di tutte le cose è quegli , da cui tutte queste facoltà pro-
CA P. XII . 125

qui operatur omnia in omni- è quegli , chefa in tutti tutte


bus . le cose .
7. Unicuique autem datur 7. A ciascheduno poi è da-
manifestatio Spiritus ad utili- ta la manifestazione dello
tatem . Spirito per utilità .

8. Alii quidem per Spiri- 8. E all' uno è dato per


tum datur sermo sapientiae : mezzo dello Spirito il lin-
alii autem sermo scientiae guaggio della sapienza : al-
secundum eumdem Spiritum : ' altro poi il linguaggio del-
l
la scienza secondo il medesi-

mo spirito .
9. Alteri fides in eodem 9. A un altro la fede pel
Spiritu : alii gratia sanitatum medesimo Spirito : a un altro
in uno Spiritu : il dono delle guarigioni pel
medesimo Spirito ,

cedono in tutti i fedeli . Così l'Apostolo tutti i doni e le grazie riporta


allo Spirito, al Signore Gesù , a Dio Padre , viene a dire a un solo prin-
cipio , a un solo Dio , il quale come prima cagione , in tutti opera tutte
le cose .
Vers. 7. A ciascheduno .... la manifestazione dello Spirito per
utilità . Manifestazione dello Spirito chiama l' Apostolo i doni visibili ,
per mezzo de' quali si manifesta lo Spirito santo ne ' fedeli. Questi doni ,
dice , che ha voluto Dio , che fossero nella Chiesa non a profitto od
ostentazione di coloro , che ne sono arricchiti , ma a vantaggio comune
di tutta la Chiesa.
Vers. 8. 9. 10. All' uno il linguaggio della sapienza : all' al-
tro poi il linguaggio della scienza . Viene l'Apostolo a fare una specie
di enumerazione de ' diversi doni dello Spirito santo , i quali erano co-
muni nella Chiesa in que ' tempi. Non è così facile a noi lo spiegare con
certezza quel , che fosse ciascuno dei doni , de' quali si parla in questo
e ne' due seguenti versetti , e l'individuarne i nomi dopo , che da gran
tempo non abbiam più la cosa . Il linguaggio della sapienza, s. Tommaso
ed altri credono , che fosse il dono di persuadere le verità concernenti i
misteri divini ; il linguaggio poi della scienza la virtù di far conoscere
Dio per le prove , che di lui e de' suoi attributi abbiamo nelle creature .
126 LET . I. DI S. PAOLO AI CORINTI

10. Alii operatio virtutum, 10. A un altro l'operazio-


alii prophetia , alii discretio ne de' prodigj , a un altro la
spirituum , alii genera lin- profezia , aun altro la discre-
guarum , alii interpretatio zione degli spiriti , a un al-
sermonum . tro ogni genere di lingue , a
un altro l'interpretazione
delle favelle .
11. Hae *
c autem omnia 11. Ma tutte queste cose
opera unus , atque idem le opera quell' uno istesso
tur m
Spirit , divid singul Spirito, il quale distribuisce
us ens is
prout vult . a ciascuno secondo che a lui
* Rom. 12. 3. 6. - Ephes. 4. 7 . piace .

Lafede : Intendasi non di quella fede , che giustifica e salva l'uo-


mo la quale è comune a tutti i membri di Cristo , ma bensì secoudo il
Crisostomo la fede operatrice de ' miracoli .
L'operazione de' prodigj: Significa i miracoli più grandi , come ri
suscitare i morti , rendere a' ciechi la vista ec.
La profezia : Può significare in primo luogo il dono di predire le
cose future in secondo luogo la capacità di spiegare ed esporre le
scritture, particolarmente i libri profetici . E in questo senso è usata so-
vente questa parola nelle lettere di Paolo.
La discrezione degli spiriti . Ella è la facoltà di distinguere i mo-
vimenti e gli affetti del cuore umano e di sapere , da quale spirito sia
mosso un uomo a parlare e operare , se da Dio , ovvero dal demonio
se dallo spirito di carità , o dallo spirito maligno .
Ogni genere di lingue : Il dono di parlare in varie lingue secondo
la diversità degli uomini , co' quali occorreva di trattare.
L'interpretazione delle favelle . Vi erano di quelli , i quali benchè
avessero il dono delle lingue , non avevano però quello di interpretare
quel , che dicevano ; questo dono di interpretare i ragionamenti fatti da
un altro in lingua diversa dalla comune , di interpretarli , dico , nella
lingua del popolo , è quello , che è accennato qui dall ' Apostolo.
Vers. 11. Ma tutte queste cose le opera ec. Tutti questi doni sì di-
versi nella loro sostanza e nell'uso , per cui sono dati , dallo stesso
fonte derivano ? da quel solo e medesimo Spirito , che è bontà ed amo-
re > il quale a suo piacimento gli distribuisce tra' fedeli , dandone a chi
l
' uno a chi l'altro. Non si insuperbisca adunque chi ne è adorno, per.
CA P. XII. 127
12. Sicut enim corpus 12. Imperocchè siccome
unum est , et membra habet uno è il corpo , ed ha molte
multa, omnia autem membra membra , e tutte le membra
corporis cum sint multa , del corpo essendo molte, nul-

unum tamen corpus sunt: ita la dimeno sono un solo corpo;


et Christus : così anche Cristo .
13. Etenim in uno Spiritu 13. Imperocchè in un solo
omnes nos in unum corpus Spirito siamo stati battezzati
baptizati sumus , sive Judaei , tutti noi per essere un solo
sive Gentiles , sive servi , si- corpo, o Giudei o Gentili, o
ve liberi : et omnes in uno servi o liberi : e tutti sia-
Spiritu potati sumus . mo stati abbeverati di un so-
lo spirito

chè non dal proprio merito , ma dalla carità di Dio dee riconoscere quel-
lo che gli è stato dato ; non si lasci occupar dall' invidia chi o niuno di
tali doni ha ricevuto , o crede inferiore quello, che ha ricevuto , perchè
lo Spirito santo è padrone de' doni suoi , e non v ' ha , chi abbia autorità
di domandar ragione della distribuzione che egli ne fa.
Vers. 12. Siccome uno è il corpo , ed ha molte membra , ec. Vuole
spiegare le diversità delle grazie con la similitudine de' varj membri del
corpo umano a ciascun de ' quali diverso uso , diverso ufficio e diversa
facoltà è stata data per benefizio di tutto il corpo. Il corpo , dice egli
è uno, benchè composto di molte membra: tutte queste membra l'unità os-
servano e la concordia nel corpo , scambievolmente ajutandosi secondo le
relazioni , che han tra di loro. Nella stessa guisa Gesù Cristo , unitamente
con la sua Chiesa è un solo mistico corpo composto di tanti membri, quanti
sono i fedeli che a Cristo loro capo son riuniti.
Vers. 13. In un solo Spirito siamo stati battezzati ... per essere ec.
Per divenire tutti membra di questo mistico corpo , siamo stati tutti battez-
zati nella virtù di un solo medesimo Spirito ricevuto nel battesimo : or
dove uno stesso Spirito è quello , che anima , un solo è il corpo che è
animato. Ma non solamente una comune rigenerazione abbiamo tutti noi
per mezzo del battesimo , ina anche un comune sostentamento nella Eucari-
stia , dove del medesimo Spirito siamo anche abbeverati " il quale Spirito si
fugge da noi insieme col sangue di Cristo . Non parla l'Apostolo, se non della
bevanda , o sia del calice di benedizione , lasciando che si intenda anche
il cibo , cioè il corpo di Cristo. Or non poteva portar l'Apostolo argo -
128 LET. I. DI S. PAOLO AI ROMANI

14. Nam et corpus non est 14. Imperocchè il corpo


unum membrum, sed multa . non è un solo membro , ma
molti .
15. Si dixerit pes : quo- 15. Se dirà il piede : non
niam non sum manus , non
sono del corpo , attesochè io
sum de corpore : num ideo non son mano: forse per que-
non est de corpore ? sto non è del corpo ?
16. Et si dixerit auris : 16. E se dirà l'orecchio :
quoniam non sum oculus, non sono del corpo, attesochè
non sum de corpore : num non sono occhio : forse per
ideo non est de corpore ?
corpore ? questo non è del corpo ?
17 . Si totum corpus ocu- 17. Se il corpo fosse tutto
lus : ubi auditus ? Si totum occhio: dove l'udito? Se tutto
auditus : ubi odoratus ? udito : dove l'odorato ?

mento più forte dell'unità de' fedeli nel mistico corpo di Cristo , che la
comunione che tutti hanno al vero corpo e reale di Cristo che è il Sa-
gramento della nostra unità , come dicono i Padri.
Vers. 14. Il corpo non è un solo menbro , ma molti. E di essenza del
corpo l'essere un composto di molti membri ; e niuno di tali membri per
eccellente che sia , è il corpo , o costituisce il corpo ; ma tutti insieme
compongono il corpo.
Vers. 15. Se dirà il piede : non sono del corpo , ec. Con molta grazia
l'Apostolo introducendo alcune membra del corpo umano , che si quere .
lano dell' uffizio ad esse toccato in sorte , e invidiano la condizione di
qualche altro membro , reprime ed umilia le invidia e le gelosie occa-
sionate tra' Corinti dalla diversità e disparità de' doni straordinarj e dei
ministerj , che erano stati assegnati a questo od a quello.
Se il piede , cui è toccato di premer la terra , e di sostener il peso
del corpo , si quereli di non esser quel , che è la mano > e per questo
pretenda di non esser del corpo , e voglia fare scissura , cesserà egli di
essere membro del corpo pel solo motivo , che egli non è la mano ? Cosi
nota Paolo l'invidia di coloro , i quali non poteudo ottenere i primi posti
nella Chiesa , si lamentano di esser tenuti come un niente > e sono pronti
a separarsi dalla medesima Chiesa.
Vers. 16. E se dirà l'orecchio : ec. I dottori della Chiesa sono gli
occhi , i discepoli sono come gli orecchi.
CA P. XII . 129
18. Nunc autem posuit 18. Ora però Dio ha collo-
Deus membra , unumquod- cato i membri del corpo , cia-
que eorum in corpore, sicut scheduno di essi nel modo ,
voluit . che volle .
19. Quod si essent omnia 19. Che se fosser tutti un

unum membrum , ubi corpus? sol membro : dove il corpo ?


20. Nunc autem multa 20. Ora però le membra
quidem membra , unum au- son molte , uno il corpo .
tem corpus .

21. Non potest autem ocu- 21.E non può dire l'occhio
lus dicere manui : opera tua alla mano : non ho bisogno
non indigeo : aut iterum ca- dell'opera tua : o`similmente
put pedibus : non estis mihi il capo a piedi , non siete ne-
necessarii : cessarj per me :
22. Sed multo magis quae 22. Anzi molto più sono
videntur membra corporis necessarie quelle membra del
infirmiora esse, necessariora corpo , le quali sembrano più
sunt : deboli .
23. Et quae • putamus 23. E a quelle membra, le
ignobiliora membra esse cor- quali crediamo le più ignobili

Vers. 18. Ora però Dio ha collocato i membri ec. Dio ha dato il suo
posto e la propria funzione a ciascheduno de' membri nel modo , che
a lui parve , e a questo ordine di Dio debbono tutti ubbidire : imperoc-
che egli fa quello , che al corpo , e a' membri sia più utile e con-
veniente.
Vers. 19. Dove il corpo ? Il corpo organico umano › che di una es-
senza è composto di molte diverse membra.
Vers. 21. Non può dir l'occhio alla mano ; ec. Nomina due delle
principali membra del corpo , l'occhio e il capo , ne' quali vuole in .
tender coloro , che sono in grado più distinto nella Chiesa . Or siccome
i membri del corpo umano hanno per la stretta unione , che Dio ha
posto tra essi , scambievolmente bisogno dell' opera l' uno dell' altro , e
i principali membri non potrebbero stare senza il ministero de' meno no-
bili , così nella Chiesa ; onde non debbono gli ordini superiori disprezzar
come inutili gli inferiori.
Vers. 22. 23. Anzi molto più sono necessarie ec. Quelle membra
del corpo , che hanno funzione meno pregevole > come il ventre , sono
Tom. XXIV. 9
130 LET. I. DI S. PAOLO AI CORINTI

poris , his honorem abun- del corpo , a queste mettiamo


dantiorem circumdamus : et attorno maggior ornato: eda
quae inhonesta sunt nostra , quello , che è in noi di inone-
abundantiorem honestatem sto , si ha riguardo maggio-
habent . re .

24. Honesta autem nostra 24. E le parti nostre one-


nullius egent : sed Deus tem- ste non han bisogno di nulla:
peravit corpus ei , cui dee- ma Dio contemperò il corpo
rat, abundantiorem tribuen- col dare maggior onore a
do honorem , quelle , che ne mancavano ,
25. Ut non sit schisma in 25. Affinchè non siavi sci-
corpore , sed idipsum pro sma nel corpo, ma abbiano le
invicem sollicita sint mem- membra la stessa cura leune
bra . per le altre ,
26. Et si quid patitur 26. E se un membro pati-
unum membrum , compa- sce, patiscono insieme i mem-
tiuntur omnia membra : sive bri : e se un membro gode ,
gloriatur unum membrum , godono insieme tutte le mem-
congaudent omnia membra . bra .

più necessarie alla vita. E a quelle parti del corpo , le quali son tenute
da noi come ignobili , e men oneste , a queste usiamo maggior riguardo
coprendole , e velandole con maggior cura . E vuol con questo dimostrare
la cura e sollecitudine particolare 2 che i maggiori nella Chiesa aver
debbono de ' piccoli.
Vers. 24. Le parti nostre oneste non han bisogno di nulla ; ec.
Quelle parti del corpo umano che sono più ragguardevoli , non hanno
bisogno di alcuno esterno onore ; così la faccia la più bella parte del
l'uomo non si vela mai , nè si asconde, ma sta sempre scoperta . Ma
Dio con divin consiglio l'armonia del corpo contemperò , e accordò in
questa guisa , facendo cioè , che alle parti per se stesse men nobili ren-
duta fosse maggior cura ed onore.
Vers. 25. Affinchè non siavi scisma nel corpo , ma abbiano le
membra ec. Onde non solo nou nasca mai discordia o division tralle
membra , ma tutte anzi con eguale studio concorrano alla conservazione
del tutto , ed al ben essere le une delle altre.
CA P. XII . 131

27. Vos autem estis , cor- 27. Or voi siete corpo di


pus Christi , et membra de Cristo , e membri ( uniti ) a
membro . membro .
28. Et quosdam quidem 28. E alcuni ha Dio co-
posuit Deus in Ecclesia pri- stituiti nella Chiesa in primo
mum Apostolos , secundo luogo Apostoli , in secondo
prophetas , tertio doctores , luogo profeti, terzo dottori ,
deinde virtutes , exinde gra- di poi le podestà , poscia i
tias curationum, opitulatio- doni delle guarigioni , i sov-
nes , gubernationes , genera venimenti , i governi , le lin-
linguarum, interpretationes gue di ogni genere e le inter-
sermonum .
pretazioni delle favelle .
R
Ephes. 4. 11.

Vers. 27. Voi siete Corpo di Cristo ec. Adatta tutto quello , che
ha detto del corpo naturale al corpo mistico di Cristo , che è la Chiesa.
Voi fedeli siete tutti insieme corpo di Cristo , e siete membri facienti
parte del medesimo Corpo : imperocchè non da voi soli , ma e da voi e
da tutti gli altri fedeli , quanti sono per tutta la terra " è costituito e
formato il corpo di Cristo.
Vers. 28. In primo luogo Apostoli . Spiega a parte a parte i diversi
gradi e ministeri della Chiesa . Gli Apostoli sono quelli , che erano stati
chiamati da Cristo a gettare i fondamenti delle Chiese , ed a governarle
con la stessa podestà , che Cristo avca ricevuta dal Padre 9 Ioann.
XX . 21.
In secondo luogo profeti : Possono essere o i fedeli dotati di spirito
profetico , ovvero quelli , a' quali era stato concesso il dono di esporre le
divine scritture , o finalmente i pastori primarj della Chiesa , cioè i vescovi.
In terzo luogo dottori ' ; Quelli , che hanno l'incumbenza di istruire
i fedeli ne' misteri della religioni . Vedi Atti XIII . 1 .
Podestà : Secondo la forza della parola greca sembra , che debbano
intendersi coloro , i quali avevano in grado sommo la podestà di far mi-
racoli.
I sovvenimenti : Molti interpreti lo spiegano dei ministri della Chie-
sa , che ajutano i Vescovi nel governo di essa come i diaconi .
I governi Il dono di governare le Chiese fondate dagli Apostoli ,
conservando il deposito della fede e le regole di disciplina istituite dai
medesimi Apostoli. Egli è da notare che enumerando l' Apostolo i diversi
doni , non vuol perciò dire , che sempre diverse fossero le persone , che
132 LET. I. DI. S. PAOLO AI CORINTI

29. Numquid omnes Apo- 29. Forse tutti Apostoli ?


stoli ? Numquid omnes pro- Forse tutti profeti ? Forse
phetae? Numquid omnes do- tutti dottori ?
ctores ?

30. Nunquid omnes vir- 30. Forse tutti sono pote-

tutes ? Numquid omnes gra- stà ? Forse tutti hanno il do


tiam habent curationum ? no delle guarigioni ? Forse
numquid omnes linguis lo- tutti parlano le lingue?Forse
quuntur ? Numquid omnes tutti le interpretano ?
interpretantur ?
31. Emulamini autem 31. Aspirate però ai doni
charismata meliora . Et adhuc migliori. Anzi vi insegno una
excellentiorem viam vobis via più sublime .
demonstro .

dell' uno o dell ' altro di essi godevano imperocchè e tutti questi doni
eran riuniti negli Apostoli , e se non tutti , almeno molti di essi erano
in non pochi de' fedeli , e particolarmente de' ministri della Chiesa .
Vers. 29. Forse tutti Apostoli ? ec. Nou a tutti è dato lo stesso dono,
nè a tutti concedonsi tutti i doni.
Vers. 31. Aspirate . ... ai doni migliori . Anzi ec. Giacchè am-
bite i doni , andate dietro non a quelli , che son maggiori a giudizio
del volgo , ma si a quelli , che più utili sono per voi e per la Chiesa,
Anzi vi insegno adesso la via più sublime , e più eccellente , per cui
sicuramente giugnere alla santità , a Dio , alla gloria , lo che degli altri
doni non può dirsi egualmente . Questa via è quella della carità , come
vedremo.
LET. I. DI S. PAOLO AI CORINTI 133

CAPO XIII.

Necessità della carità , uffizj della medesima • sua perpetuità ed eccellenza 80-
pra la fede , la speranza e gli altri doni .

1 . Si linguis hominum lo- 1 . Quand


' io parlassi le
quar et Angelorum , carita- lingue degli uomini e degli
tem autem non habeam , fa- Angeli , se non ho la carità ,
ctus sum velut aes sonans , sono come un bronzo suonan-
aut cymbalum tinniens . te , o come un cembalo squil-
lante .
2. Et si habuero prophe- 2. E quando avessi la pro-
tiam
, et noverim mysteria fezia , e intendessi tutti i mi-
omnia , et omnem scientiam: sterj , e tutto lo scibile : e
et si habuero omnem fidem , quando avessi tutta la fede
ita ut montes transferam, ca- talmente , che trasportassi le

ANNOTAZIONI

Vers. 1. Quando io parlassi le lingue degli uomini , ec. Il dono delle


lingue era molto stimato da' Corinti. Per questo l'Apostolo volendo dare
ad intendere la eccellenza della carità sopra tutti i doni , de ' quali taluno
prendea talvolta argomento di vanagloria , da questo dono comincia.
E degli Angeli . Non vuol dire con questo , che gli Angeli abbiano
lingua ma che quando parlasse e tutte le lingue , che si parlan dagli
uomini , e quelle ancora , che parlar potrebbero gli Angeli , se avessero
lingue , mancando a lui carità sarebbe lo stesso , che se null' altro fosse,
che un vano suono insignificante , capace forse di dilettare , o di essere
in qualche modo utile agli altri , ma non di giovare a se stesso , e di
esser buono per se inedesimo imperocchè e questo e gli altri doni può
avere un uomo e perdere la salute.
Vers. 2. E quando avessi la profezia , ec. Il dono di conoscere per
divina rivelazione le cose occulte , particolarmente le divine , e perciò a
questa aggiugne Apostolo la sapienza , viene a dire la scienza delle
cose divine , dei misteri di Dio. Lo scibile poi riguarda la cognizione
delle cose umane , delle loro cause ed effetti.
134 LET. I. DI S. PAOLO AI CORINTI

ritatem autem non habuero, montagne , se non ho la ca-


nihil sum . rità , sono un niente .
3. Et si distribuero in ci- 3. E quando distribuissi
bos pauperum omnes facul- in nudrimento de poveri tutte
tates meas , et si tradidero le mie facoltà , e quando sa-
corpus meum , ita ut ardeam, grificassi il mio corpo ad es-
caritatem autem non habue- ser bruciato , se non ho la
ro , nihil mihi prodest. carità , nulla mi giova .
4. Caritas patiens est , 4. La carità è paziente , è
benigna est : caritas non ae- benefica : la carità non è a-

Sono un niente . Sono di niuna considerazione , di nessun pregio


riguardo a Dio.
Vers. 3. E quando distribuissi ec. e sacrificassi il mio corpo ec.
Intendasi , quando ciò pur facessi per la confessione del nome di Cristo.
Ed è ancor da notare , che con queste due specie di opere , di soccor
rere i poveri , e di patire per la fede , tutto comprendesi il bene , che
può farsi dall' uomo , e tutto questo dice l' Apostolo , che nulla giova a
chi non ha carità : conciossiachè , come dice s. Agostino , inutilmente ha
tutte le cose › chi non ha quell' una , per mezzo di cui delle altre tutte
utilmente si vaglia , e un altro assioma del medesimo Padre si è : Se
questa manchi , in vano si avranno tutte le altre cose ; avuta questa tutte
rettamente si posseggono . Non giova adunque quanto al merito di vita
eterna ( la quale a que' soli , che amano Dio " è promessa ) nè la be-
neficenza verso de' prossimi , nè la pazienza stessa ne' tormenti per la
fede sofferti , dove manchi la carità. Il Crisostomo e s. Basilio osserva-
no , che parla qui l'Apostolo condizionatamente , e per una maniera di
iperbole , onde vuol dire se dar si potesse , che io soffrendo il martirio
per la fede , senza carità lo soffrissi , nulla a me gioverebbe lo stesso
martirio.
Vers. 4. La carità è paziente ec. Descrizione ammirabile della ca-
rità , quale non da altri potea dettarsi , che da un cuore pieno di essa.
Dopo averne dimostrato di sopra la necessità , ne dimostra adesso l'uti-
lità e l'efficacia , perchè tutte le opere di virtù si esercitavano me-
diante la carità. Ellà è paziente , viene a dire , fa che pazientemente si
soffra tutto quello , che di avverso e penoso può avvenire in questo
mondo.
CA P. XIII. 135

mulatur, non agit perperam, stiosa , non è insolente , non


non inflatur. si gonfia .
5. Non est ambitiosa , non 5. Non è ambiziosa , non
quaerit , quae sua sunt , non cerca il proprio interesse ,
irritatur , non cogitat ma- non si muove ad ira , non
lum. pensa male .
6. Non gaudet super ini- 6. Non godedell'ingiusti-
quitate , congaudet autem zia , ma fa suo godimento
veritati :
del godimento della verità :
7. Omnia suffert , omnia 7. A tutto s'accomoda ,
credit , omnia sperat , omnia tutto crede , tutto spera , tut-
sustinet. to sopporta .

È benefica : La benignità significa la propensione a far bene , ed a


giovare a tutti gli uomini : onde quel greco proverbio : L'uomo benigno è
un bene comune.
Non è astiosa : Fa, che non si invidii il bene del prossimo.
Non è insolente : Si intende contro del prossimo.
Non si gonfia : Non si innalza superbamente sopra degli altri.
Vers. 5. Non è ambiziosa ; Il greco secondo la interpretazione del
Crisostomo porta : non è schizzinosa . Viene a dire , non teme , che possa
recarle disonore qualunque ufficio , in cui ella possa giovare ai prossimi.
Vers. 6. Fa suo godimento del godimento della verità. Nobilmente
esprime l'Apostolo il carattere della vera carità , la quale quanto si af-
fligge de' peccati , ne ' quali vede cadere i fratelli , altrettanto si consola,
e gode del bene , che questi fanno , essendo proprio del buon servo e fe-
dele " come dice s. Ilario , di godere de' guadagni del padrone , e di at-
tristarsi delle sue perdite.
Vers. 7. A tutto si accomoda , ec . Così s. Cipriano : il greco però
può tradursi ; cuopre tutto , intendendo degli errori e mancamenti de' fra-
telli, gli dissimula , non gli propala.
Tutto crede : Crede del prossimo tutto quello , che si può creder di
bene , non essendo sospettosa la carità , ma sempre inclinata alla parte
migliore.
Tutto spera : Non dispera mai nè della conversione , nè dell' avanza-
mento e perfezione de' fratelli. S. Tommaso ed altri spiegano questo
credere , e questo sperare della virtù della fede e della speranza nelle
136 LET. I. DI S. PAOLO AI CORINTI

8. Caritas numquam excidit: 8. La carità mai vien me-


sive prophetiae evacuabun-
no : ma le profezie passeran-
tur , sive linguae cessabunt no , e cesseranno le lingue ,
sive scientia destruetur . e la scienza sarà abolita .
9. Ex parte enim cogno- 9. Imperocchè imperfetta-
scimus , et ex parte prophe- mente conosciamo , e imper-
tamus .
fettamente profetiamo .
10. Cum autem venerit 10. Venuto poi che sia
quod perfectum est , evacua- quello , che è perfetto , sarà
bitur , quod ex parte est . rimosso quello , che è imper-
fetto .
11. Cum essem parvulus , 11. Allorchè io era bam-

loquebar ut parvulus , sapie- bino , parlava da bambino ,

divine promesse. Ma la prima spiegazione sembra più coerente al disegno


dell' Apostolo.
Tutto sopporta ; Porta con pazienza , e tollera i mali , che le sono
fatti , e i nemici , da' quali le vengono fatti . La Volgata potrebbe anche tra-
dursi : tutto aspetta con pazienza ; intendendo ciò delle promesse di Dio ,
quantunque talor differite per lungo tempo.
Vers. 8. La carità mai vien meno : Dura , e durerà mai sempre an-
che nella vita avvenire , anche per tutta l'eternità.
Ma le profezie ec. Non avrà luogo nella vita futura nè la predizione
delle cose future " nè la sposizione de' misteri , nè la varietà de' linguag-
gi , nè il dono della scienza data da Dio , affine di persuadere la verità
della religione per mezzo delle cognizioni umane. Nulla di tutto questo ri-
marrà nella perfezione della vita avvenire ; non le profezie , perchè niuna
cosa potrà esser rimota alla cognizione de ' beati , i quali tutto vedranno in
Dio , con le lingue , perchè saran tutte intese da tutti , non finalmente la
scienza imperfetta e manchevole , qual può aversi di presente , come us-
serva l' Apostolo nel versetto seguente .
Vers. 9. 10. Imperfettamente conosciamo , e imperfettamente profe-
tiamo ec. Conosciamo, ma come si può conoscere in uno stato d' imperfezio-
ne e profetiamo , perchè siamo in uno stato di imperfezione , e la nostra
·
scienza e il dono di profetare è adattato alle circostanze e al bisogno di
uomini viatori , quali noi siamo . Nello stato poi di perfezione sarà tolta
ogni imperfezione , sollevato l' intelletto dell' uomo a veder tutto , e tutto
conoscere in Dio.
Vers. 11 , Allorchè io era bambino , ec. Con leggiadrissima similitu
dine cerca l' Apostolo di far intendere la differenza e la distanza infinita
CA P. XIII . 137

bam ut parvulus , cogitabam aveva gusti da bambino, pen-


ut parvulus. Quando autem sava da bambino . Divenuto
factus sum vir , evacuavi , poi uomo , ho mandato via
quae erant parvuli . quelle cose , che erano da
bambino .
12. Videmus nunc per 12. Veggiamo adesso a
speculum in aenigmate : tunc traverso di uno specchio, per
autem facie ad faciem. Nunc enimma : allora poifaccia a
cognosco ex parte : tunc au- faccia. Ora conosco in parte:
tem cognoscam sicut et co- allora poi conoscerò in quel
gnitus sum. modo stesso , ond' io son pur
conosciuto .

dello stato presente al futuro. Siamo come fanciulli in questo secolo , nel
quale riceviamo , per così dire , i primi rudimenti della nostra esistenza ,
e della cognizione delle cose celesti , delle quali non parliamo , se non
come fanciulli , nè sappiamo pensarne , se non come fanciulli oscura-
mente , imperfettamente. Ma noi aspettiamo la fine di quest' infanzia ,
e la perfetta nostra virilità ; allora sì , che noi , caugiata in visione la
fede , penseremo da uomini fatti , e ragioneremo da creature perfette.
Vers. 12. Veggiamo adesso a traverso ec. Noi non veggiamo Dio
nella vita presente , se non nella luce riflessa , che di lui tramandano
agli occhi nostri le creature , per le quali le invisibili cose di Dio da
noi si conoscono , Rom. I. Ma quantunque nelle creature tutte mirabil-
mente risplendano la potenza , la bontà , la sapienza , e gli altri attri-
buti di Dio, con tutto ciò nè gli stessi attributi possiam chiaramente coma
prendere , quali essi sono nè idea formarcene se non confusa ? e
troppo dal vero lontana ; e perciò soggiugne Paolo , che non veggia-
mo > se non per enimma , che vuol dire oscuramente , essendo l' enim-
ma una maniera di discorso oscuro ed intrigato.
Allora poifaccia a faccia. Ora conosco in parte ; allora poi ec.
Quando veggiamo una cosa in uno specchio , non la cosa stessa veggia-
mo , ma l'immagine di essa " come abbiam detto. Non così da noi nel-
l'altra vita vedrassi Dio , e tutte le cose in lui , ma lo vedremo
qual egli è ( I. Ioan. I. ) lo vedrem chiaramente , distintamente , e
faccia a faccia nella sua propria essenza. Io benchè Apostolo , dice Paolo,
benchè rapito al cielo , in parte , cioè imperfettamente , conosco adesso
quello , che conosco di Dio : ma allora lo conoscerò , come sono da lui
conosciuto ; in quella stessa guisa , che l'intimo essere mio da Dio è co-
158 LET. I. DI S. PAOLO AI CORINTI
13. Nunc autem manent 13. Ora poi resta la fede,
fides, spes , caritas , tria haec: la speranza , la carità , que-
maior autem horum est ca- ste tre cose : la più grande
ritas . 1 però di queste è la carità .

nosciuto e veduto , nella stessa guisa conoscerò io pure , e vedrò il mie


Dio. Notiși , che non vuol dire l' Apostolo , che avremo cognizione di
Dio eguale a quella che Dio ha di noi , ma bensì simile.
Il Crisostomo ed altri danno a queste parole : come io son pur
conosciuto ; un senso più ampio , aggiungendo alla cognizione l'amore
onde dice l'Apostolo : Nella stessa guisa che Dio pria mi conobbe
quando io andava loutan da lui , e cercommi , e a se mi trasse , affinchè
lo conoscessi , lo cercassi e lo amassi ; così allora io conoscerò quel che
egli è in se stesso , e quello che egli è riguardo a me, e a lui correrò ,
e in lui mi immergerò .
Vers. 13. Or poi resta lafede , la speranza , la carità , ec. Nel se-
colo presente restano come necessarie per tutti queste tre virtù a differenza
de' doni , i quali non sono di assoluta necessità , e possono cessare anche
nella vita presente , come hanno già in grandissima parte cessato.
Queste tre cose ; Numero sagro , la qual cosa è notata dall' Apostolo ;
perchè queste tre virtù hanno visibilinente relazione alle tre divine per-
sone ; la fede al Padre , da cui comincia la dichiarazione della nostra
credenza esposta nel simbolo , la speranza al Figliuolo , per cui siamo al
Padre condotti , la carità allo Spirito santo , il quale è l'amore del Pa.
dre e del Figliuolo . Di queste tre la carità è la maggiore , perchè ella
è che a Dio simili ci rende e a Dio ci congiunge , e perchè senza di
questa sono inutili le altre due , come disse fin dal principio ; onde s.
Ignazio martire la fede è principio di vita ; il fine della vita è la
carità.
LET. I. DI S. PAOLO AI CORINTI 139

CAPO XIV.

Che il dono delle lingue è inferiore al dono di profezia , ed è anzi inutile ,


ove non siavi chi interpreti : dà le regole per fare ordinato uso di tali doni
e vuole , che le donne nella Chiesa si tacciano .

1.Sectamini caritatem
1. Tenete dietro alla ca-
aemulamini spiritalia : magis rità, ambite i doni spirituali :
autem ut prophetetis . e massimamente il profetare .
2. Qui enim loquitur lin . 2. Imperocchè chi parlauna
gua , non hominibus loqui- lingua , non parla agli uomi-
tur , sed Deo : nemo enim ni , ma a Dio : conciossiachè
audit. Spiritu autem loquitur nissuno l'ascolta . Ma parla
mysteria. misterj per ispirito .

ANNOTAZIONI

Vers. 1. Tenete dietro alla carità , ambite ec. Tali essendo i pregi
della carità , quali abbiamo veduto , conclude l' Apostolo con esortare i
Corinti a tener dietro , a seguire , a non lasciar mai questa virtù , e posta
che sia questa in sicuro , non proibisce loro di desiderare eziandio i doni
spirituali , e particolarmente i più utili a promuovere negli altri la carità,
tra' quali il primo luogo egli dà al dono di profezia . Questo dono com-
prende , come abbiamo anche altrove notato , non solamente la predizione
delle occulte cose future , ma anche la spiegazione ed esposizione delle scrit-
ture, particolarmente profetiche , con le quali e si stabilivano i dommi della
religione cristiana , e si illustravano gl' insegnamenti della pietà .
Vers 2. Chi parla una lingua , non parla agli uomini , ma a Dio : Co-
lui, che parla in una lingua non intesa da chi lo ode ( quando non siavi ,
chi il sermone di lui interpreti ) , non agli uomini parla , i quali nulla in-
tendono di quel , ch' egli dice , ma a Dio parla , e a Dio rende onore , che
è autore del dono delle lingue , e da lui solo è inteso .
Ma parla misterj per ispirito : Quello ch' egli fa , si è di parlare per
istinto dello Spirito di cose misteriose ed occulte non comprese dagli
altri .
140 LET. I. DI S. PAOLO AI CORINTI

3. Nam qui prophetat , 3. Ma colui , che profeta ,


hominibus loquitur ad aedi- parla agli uomini per edifica-
ficationem et exhortatio- zione ed esortazione e con-
nem et consolationem . solazione .

4. Qui loquitur lingua , 4. Chi parla le lingue , e-


semetipsum aedificat : qui au- difica se stesso ; ma colui ,
tem prophetat , Ecclesiam che profeta , edifica la Chie
Dei aedificat. sa di Dio .
5. Volo autem omnes vos 5. Vorrei , che tutti voi
loqui linguis ; magis autem parlaste le lingue: ma anche
prophetare. Nam maior est più , che profetaste . Imperoc-
qui prophetat , quam qui lo- chè è da più, chi profeta , che
quitur linguis : nisi forte in- chi parla le lingue: se a sorte
terpretetur , ut Ecclesia ae- non le interpreta, affinchè la
dificationem accipiat. Chiesa ne riceva edificazione.
6. Nunc autem , fratres , si 6. Ora poi, ofratelli, se io
venero ad vos linguis lo- verrò a voi parlando le lin-
quens , quid vobis prodero , gue , che bene vi farò , eccet-
nisi vobis loquar aut in re- tochè io vi parli o con la rive-

Vers. 3. 4. Ma colui , che profeta , ec. Per lo contrario chi ha il dono


di profezia , non parla per se solo , ma anche per gli altri uomini , e gli
edifica e gli ammonisce e gli consola , e vantaggio spirituale apporta non a
se solo ( come chi parla una lingua ignota ) , ma anche alla Chiesa di Dio ,
mentre con la sposizione delle scritture , e col dimostrare i dommi della re-
ligione e i principj della vita cristiana coopera e alla santificazione de' cre-
denti e alla conversione degl' infedeli .
Vers. 5. Vorrei, che tutti voi parlaste le lingue : ec. Dimostra l' Apo-
stolo , che se tanto innalza il dono di profezia sopra quello delle lingue ,
ciò non fa egli , perchè di questo douo non faccia stima , ma perchè il fine
di tutti i doni essendo la pubblica edificazione ed utilità , certamente il
profeta di gran lunga avanza per tal riguardo il parlatore di lingue , quando
questi unito non abbia il dono d' interpretare nella lingua comune quello ,
ch' egli dice in lingua straniera .
Vers. 6. Che bene vifarò , eccettochè io vi parli o con la rivelazione ec.
Se io venissi da voi ( dice l'Apostolo ) , parlando le lingue , potrei io re-
CA P. XIV. 141
velatione , aut in scientia , lazione , o con la scienza , o
aut in prophetia , aut in do- con la profezia o con la dot-
ctrina? trina ?
7. Tamen quae sine anima 7. Similmente le cose ina-
sunt vocem dantia , sive ti- nimate , che danno suono , e
bia , sive cithara , nisi distin- la tromba e la cetera , se non
ctionem sonituum dederint , danno distinzione di suoni ,
quomodo scietur id , quod come si saprà egli quel , che
canitur , aut quod cithari- sulla tromba si canti, o sulla
zatur ? cetera ?
8. Etenim si incertam vo-
8. Imperocchè se la trom-
cem det tuba , quis parabit ba darà suono incerto , chi si
se ad bellum ? metterà in ordine per la bat-
taglia ?

carvi qualche vantaggio , se non avessi insieme lo spirito o di sapienza o


di scienza , o di profezia , o di dottrina ? Il dono di rivelazione sembra ,
che possa essere quello , che è dall ' Apostolo chiamato dono di sapienza ,
cap. XII. 7. 8. , dove anche gli altri tre rammentati qui da lui sono indi-
cati . Dobbiamo però confessare , che non siamo in istato d'intendere in
questa materia tutte le parole e le espressioni di Paolo , come lo erano i
Corinti, i quali avevan sotto i loro occhi le cose , delle quali egli ragiona .
Noi possiamo bensì ammirare questa (dirò così ) inondazione immensa dello
spirito di Dio , la di cui moltiplice virtù in tante e sì diverse guise ma-
nifestavasi tra i nuovi fedeli , che facea di mestieri, che i primi pastori si
applicassero a porre ordine e regola nell' uso di tali doni per evitare la
confusione .
Vers. 7. Similmente le cose inanimate , che danno suono , ec . Dimostra
con la similitudine degli strumenti da suono , che le lingue senza l'inter-
pretazione non sono di alcun giovamento nella stessa guisa , che inutil-
mente suonerebbe la tromba o la cetera , se non rendessero suono distinto
e significante ed atto a risvegliare in chi lo ode i sentimenti e gli affetti,
che si prefigge di muovere chi suona tali strumenti .
Vers. S Se la tromba darà suono incerto ; ec. Grande era presso gli
antichi l'uso della tromba uelle armate , e il principale di dar cou essa
il segno della battaglia . Vedi Num . cap. X. 6.
142 LET. I. DI S. PAOLO AI CORINTI

9. Ita et vos per linguam 9. Così voi pure parlando


nisi manifestum sermonem una lingua, se non farete un
dederitis , quomodo scietur discorso bene intelligibile ,
id , quod dicitur ? Eritis come si intenderà egli quello ,
enim in aera lequentes. che vien detto? Conciossiachè

parlerete all'aria .
10. Tam multa , ut puta , 10. Sonovi , per esempio ,
genera linguarum suut in tante sorte di lingue nel mon-
hoc mundo : et nihil sine do: e tutte hanno le loro voci.
voce est.
11. Si ergo nesciero vir- 11. Se io pertanto non sa-
tutem vocis , ero ei , cui lo- prò il valore delle voci, sarò
quor , barbarus : et qui lo- barbaro per colui , a cui par-
quitur , mihi barbarus . lo : e colui , che parla , sarà
barbaro per me .

12. Sic et vos , quoniam 12. Così voi pure , dacchè


aemulatores estis spirituum , siete amanti de' doni dello
ad aedificationem Ecclesiae Spirito , fate sì , che per edi-
quaerite , ut abundetis . ficazione della Chiesa ne ab-
bondiate .

Vers. 10. Sonovi .... tante sorte di lingue ec. Gli ebrei contavano
fino a settanta linguaggi diversi .
Vers. 11. Sarò barbaro per colui , ec. Sarò straniero per colui , a cui
parlo , se non gli parlerò in un linguaggio , che quegli intenda , ed egli
similmente sarà straniero per me , quando in lingua parli da me non intesa.
Vers. 12. Così noi pure . . . fate si , che per edificazione ec. Dee qui
sottintendersi dopo il precedente versetto : nella stessa maniera sareste
voi barbari gli uni per gli altri , ove tra di voi parlaste in lingue tra
voi non intese : ma l'Apostolo lasciando , che ciò s'intenda , conchiude :
perchè ciò non avvenga , giacchè amate e ambite i doni dello Spirito >
procurate , che non alla ostentazione , o a risvegliare solamente in altrui
la meraviglia , ma alla edificazione della Chiesa siano impiegati gli stessi
doni .
CA P. XIV. 143 ·

13. Et ideo qui loquitur 13. E perciò chi parla una


lingua , oret , ut interprete- lingua , domandi la grazia
tur. d'interpretarla .
14. Nam si orem lingua , 14. Imperocchè se io fo o-
spiritus meus orat , mens razione in una lingua , il mio
autem mea sine fructu est . spirito ora, ma la mente mia
riman priva di frutto .
15. Quid ergo est ? Orabo 15. Che farò adunque ?
spiritu , orabo et mente : Orerò collo spirito, orerò col-

Vers. 14. 15. Il mio spirito ora , ma la mente mia ec . Per intelligenza
di questo versetto è da notare , come la voce greca , che vien tradotta
nella volgata colla parola mente , significa talvolta anche sentimento , con-
cetto , pensiero ec. Il ragionamento adunque dell ' Apostolo sembra , che
sia questo ; ho detto , che colui , che parla le lingue , chiegga a Dio la
grazia d'interpretarle : imperocchè ponete , che io nell'adunanza de' fe
deli preghi il Signore in una lingua , che non è intesa dagli altri , non
v'ha dubbio , che il mio spirito , cioè il mio affetto produrrà una buona
orazione , ma i miei pensieri , i miei concetti non recheranno agli altri
alcun frutto , perchè questi nulla capiscono di quello , che io dico. Ecco
a questo passo la sposizione di s. Basilio , la quale viene a confermare
la traduzione , che abbiamo dato a questo e al seguente versetto : Dicesi
questo per coloro , i quali facevano orazione in una lingua non intesa da
quelli , che ascoltavano : imperocchè dice l' Apostolo : se io faccia ora-
zione in lingua straniera , il mio spirito ora , ma il mio concetto non è
di giovamento ; conciossiachè qualunque volta a quelli , che si trovan
presenti, ignote sono le parole dell'orazione i concetti di colui , che
ora, restano certamente infruttuosi , perchè niuno v'ha , che ne tragga
profitto . Per lo contrario poi , quando l' orazione è atta a giovare altrui ,
ed intesa da' circostanti , allora certamente colui , che ora , ha per suo
frutto il miglioramento e profitto di coloro , a ' quali è di giovamento :
Reg. Brev. interrogatione 278. Orare spiritualmente , salmeggiare spiri ·
tualmente significa orare e salmeggiare per movimento ed istinto dello
Spirito divino , lo che vuol dire orazione e salineggiamento buono ed
utile per chi lo fa , ma non sempre per chi ascolta , se questi non intende
quello , che il primo nella sua orazione e ne' suoi cantici dice al Signo
re . Io adunque , dice l'Apostolo , orerò e salmaggerò e spiritualmente e
intelligibilmente affine, di esser utile e à me stesso ed anche agli altri.
144 LET . I. DI S. PAOLO AI CORINTI

psallam spiritu , psallam et la mente : salmeggerò collo


mente . spirito, salmeggerò colla men-
te .
16. Ceterum si benedixe- 16. Dapoichè se tu rende-
ris spiritu qui supplet lo- rai grazie con lo spirito, que-
cum idiotae, quomodo dicet, gli che sta al posto dell' idio-
amen , super tuam benedi- ta, come risponderà egli amen
ctionem ? Quoniam quid di- al tuo rendimento di grazie?
cas , nescit :
Mentre non intende quel, che
che tu dici :
17. Nam tu quidem bene 17. Conciossiachè tu vera-
gratias agis sed alter non mente ben fai il rendimento
aedificatur. di grazie : ma l'altro non ne
è edificato .
18. Gratias ago Deo meo , 18. Rendo grazie al mio
quod omnium vestrum lin- Dio , che io parlo le lingue ,
gua loquor. che parlate tutti voi .
19. Sed in Ecclesia volo 19. Ma nella Chiesa bra-
quinque verba sensu meo mo di dir piuttosto cinque
loqui , ut et alios instruam : parole , sicchè io sia inteso

Vers. 16. Se tu renderai grazie con lo spirito , ec. Se tu offrirai a


Dio de' cantici di ringraziamento e di lode , quali in istranio linguaggio
ti son dettati dallo Spirito , come potrà colui , che siede tra gl' idioti ,
approvare le tue laudi e i tuoi ringraziamenti , e unirsi a' medesimi rispon
dendo amen " mentre egli non sa , nè comprende quel , che tu dici ?
Vers. 18. Rendo grazie al mio Dio , ec. Vuol fare intendere ; che
quanto aveva detto intorno alla preferenza da darsi al dono di profezia
sopra quello delle lingue , non potea provenire da invidia , ch' egli portasse
a chi per tal dono risplendeva tra' Corinti : imperocchè di questo dono
medesimo era egli fornito in guisa , che tutte quelle lingue, le quali par-
lavansi da tutti i fedeli di Corinto , egli ancor le parlava .
Vers. 19. Ma nella chiesa ec. Nella pubblica adunanza de' fedeli , do-
ve molti si trovano , che la sola lingua comune e volgare intendono ,
CAP. XIV. $45
0
quam decem millia verborum per istruire anche gli altri :
in lingua . che dieci mila parole in altra
lingua .
20. Fratres , nolite pueri 20. Fratelli, non siatefan-
effici sensibus , sed malitia ciulli nell' intelligenza , siate
parvuli estote : sensibus au- bensìpargoletti nella malizia ,
tem perfecti estote. e perfetti nell' intendimento .
?
21. In lege scriptum est :* 21. Nella legge sta scritto:
quoniam in aliis linguis et per altri linguaggi , e per al·
labiis aliis loquar populo tre labbra parlerò a questo
huic ; et nec sic exaudient popolo; e nemmen così mi da-
0 me dicit Dominus. ranno retta, dice il Signore .
* Isai, 28. 11..

amo piuttosto di dire poche parole , delle quali l' intelligenza si comunichi
per me agli altri , che di parlar molto in lingua ignota .
Vers. 20. Non siate fanciulli nell' intelligenza , ec. Guardatevi dal
preferire per debolezza di giudizio i doni di maggior comparsa a quelli
di maggior frutto e utilità , lo che sarebbe una puerile vanità . Voi do-
vete essere come pargoletti semplici ed ignoranti per tutto ciò , che ri-
guarda il male ; ma uomini adulti e perfetti per quel , che è l'intendere
e il giudicare di tutte le cose > e per discernere il bene dal male . Vedi
Matt. XVIII : 3 .
Vers . 21. 22. Per altri linguaggi e per altre labbra parlerò a que-
sto popolo . Queste parole del capo XXVII. d'Isaia sono conformi non
alla versione dei LXX. , ma a quella di Aquila , come osservò già Ori-
gene . Le parole seguenti : e nemmen così ec. sono qui aggiunte dall' Apo-
stolo per meglio spiegare il sentimento del Profeta , ma si trovano dopo
alcune altre nello stesso luogo . Seguita Paolo a dimostrare la maggiorauza
del dono di profezia sopra quello delle lingue . Le lingue abbenchè servir
possano anche a istruire e confermare nella verità i fedeli , sono nulla-
dimeno principalmente ordinate a ridurre con la novità di tal miracolo
gl' infedeli alla fede, come apparisce dalle parole d' Isaia , nelle quali que-
sto miracolo stesso promette agli Ebrei incrudeli e contraddittori del Messia ,
e questa promessa è stata già adempiuta sotto de' loro occhi , senzachè
perciò siansi convertiti , lo che era pur predetto da Isaia . Iddio adunque ,
il quale mandava agli Ebrei fedeli i suoi Profeti , mandò a ' medesimi Ebrei
divenuti infedeli e persecutori del Cristo gli Apostoli , i quali ripieni dello
Tom. XXIV. 10
146 LET. I. DI S. PAOLO AI CORINTI

22. Itaque linguae si- 22. Le lingue adunque son


gnum sunt non fidelibus , sed in segno non pe' fedeli , ma
infidelibus : prophetiae au- per gl' infedeli : la profezia
tem non infidelibus , sed fi- poi non per gli infedeli , ma
delibus. pe'fedeli .
23. Si ergo conveniat uni- 23. Se adunque si raduni
versa Ecclesia in unum , et insieme tutta la chiesa , e
omnes linguis loquantur , in- tutti parlin le lingue , ed en-
trent autem idiotae aut in- trin dentro persone idiote o
fideles : nonne dicent , quod infedeli : non dirann' elleno ,
insanitis? che siete amattiti ?
24. Si autem omnes pro- 24. Ma se tutti profetano ,
phetent , intrent autem quis ed entra un infedele o un
infidelis , vel idiota , convin- idiota , è convinto da tutti ,
citur ab omnibus , diiudica- sentenziato da tutti .
tur ab omnibus.

Spirito del Signore parlavano ogni sorta di lingue ; ma non fu questo pro-
digio sufficiente a convertire quella indurata nazione , la quale anzi in quel
medesimo tempo si ostinò sempre più nella infedeltà. La profezia poi è pel
popolo fedele , pel popolo di Dio , cui ella è sempre utile , confermandolo
nella fede e conducendolo alla piena cognizione de' misterj e di tutte le
verità utili a conseguire la vita eterna : le lingue poi sono per gli infedeli ,
e non sempre sono utili alla loro conversione .
Vers. 23. Se adunque si raduni . . . . tutta la Chiesa, e tutti parlino ec.
Solevano anche i Pagani introdursi , talora per mera curiosità , nelle adu-
nanze de' Cristiani . Dice adunque Paolo a' Corinti , che riflettano alla sini
stra impressione , che può far nello spirito di un infedele o di un uomo
rozzo e ignorante il sentire nelle Chiese cristiane un numero di fedeli , che
parlino tutti insieme in diversi non intesi linguaggi . Certamente una tal
confusione non sarà di edificazione per l' infedele, e piuttosto daragli occa-
sione di disprezzare i fedeli e la Chiesa .
Vers. 24. Ma se tutti profetano , ed entra ec. Ma se tutti in virtù
del dono ricevuto da Dio profetizzano , ed espongono le scritture , e ra-
gionano delle verità della fede , e istruiscono , ed esortano al bene , chi può
dubitare , che venendo nell' adunanza un idiota , od un infedele 9 non ri-
manga convinto da tutti , e dimostrato reo d'infedeltà , d'ignoranza , di er-
rore , di peccato ?
CA P. XIV. 147
25. Occulta cordis eius 25. E per tal modo si ma-
manifesta fiunt , et ita cadens nifesta quel che egli ha oc-
in faciem adorabit Deum cultamente nel cuore , e così
pronuncians , quod vere Deus gettatosi boccone adorerà Dio,
in vobis sit. dichiarando, che Dio è vera-
mente in voi .
26. Quid ergo est , fratres? 26. Che è adunque dafare,
Cum convenitis , unusquis o fratelli ? Qualunque volta
que vestrum psalmum habet, vi radunate , ciascuno di voi
doctrinam habet , apocaly- ha chi il cantico , chi l' in-
psim habet , linguam habet , segnamento , la rivelazione ,
interpretationem habet: om- le lingue, l'interpretazione :
nia ad aedificationem fiant.
ogni cosafacciasi per l'edi-
ficazione .

Vers. 25. E per tal modo si manifesta quel ch'egli ha occultamen.


te nel cuore , e così gittatosi ec. Così egli avviene , che movendo Dio a
suo talento la lingua del Profeta , viene questi a toccare gli occulti vizj
di coloro , che lo ascoltano , onde muove il cuor loro a detestare i passa-
ti errori , e ad umiliarsi e con lo spirito e col corpo dinanzi a Dio , e a
riconoscere e confessare , che non altronde , che da Dio può procedere
l'unzione e l'efficacia della parola , da cui egli sente e intenerito e pe-
netrato il suo cuore.
Vers. 26. Che è adunque da fare , ec. Qual regola dovrà stabilirsi ri-
guardo all'uso di questi doni spirituali ? Le parole , che seguono , pos
sono anch'esse leggersi a maniera d'interrogazione , ma ciò non è di ne-
cessità , ed il senso è lo stesso . Quando voi vi radunate , ognun di voi se-
condo il diverso dono , che ha ricevuto , si sente ispirato chi a cantare
qualche nuovo cantico di lode , di ringraziamento , o di preghiera al Si-
gnore ; chi a istruire , chi a parlare lingue ignote ec . Qual è adunque la re-
gola , che dee in tutto e da tutti principalmente osservarsi? Ella è que
sta , che tutto si faccia per promuovere il bene della Chiesa di Cristo , nul-
la per proprio onore , tutto per utile de' prossimi . Novera qui l'Apostolo
cinque doni , sotto de ' quali anche gli altri comprende. Per rivelazione può
intendersi o la manifestazione fatta ad alcuno delle cose future , o l'in
telligenza de' più astrusi misteri.
148 LET. I. DI S. PAOLO AI CORINTI

27. Sive linqua quis loqui- 27. E se v' ha di coloro,


tur , secundum duos , aut ut che parlan le lingue, (parlino)
multum tres , et per partes , due o al più tre a vicenda ,
et unus interpretetur. uno interpreti .
28. Si autem non fuerit 28. Che se non siavi chi in-

interpres, taceat in Ecclesia, terpreti , nella Chiesa si tac-


sibi autem loquatur , et Deo . ciano , ma seco stessi , e con
Dio favellino .
29. Prophetae autem duo 29. De profeti parlino due
aut tres dicant , et ceteri di- otre, egli altri ne portinogiu-
iudicent . dizio .
30. Quod si alii revelatum 30. Che se ad un altro, che
fuerit sedenti , prior taceat. siede , sia stata fatta rivela-
zione , il primo si taccia.
31. Potestis enim omnes 31. Imperocchè potete tutti
per singulos prophetare : ut profetare a un per uno : affin-
omnes discant et omnes chè tutti imparino , e tutti ri-
exhortentur : cevano consolazione :

Vers. 27. E uno interpreti : Quello , che è stato detto da colui , che
in lingua ignota favella , sia spiegato in greco da uno di quelli , che han-
no il dono d'interpretare.
Vers . 28. Nella Chiesa si tacciano ec. Non facciano inutilmente per-
dere il tempo a' fedeli congregati , ma parlino , se così lor piace , seco
stessi , e a Dio nella propria casa .
Vers. 29. E gli altri ne portin giudizio : Gli altri si riferisce a quelli,
che sono ornati di simile dono , cioè sono anch'essi Profeti , e capaci per
ciò di giudicare , se la dottrina di colui , che ragiona , è sana ed utile , af-
finchè non sia ricevuta come dottrina dello Spirito di Dio quella , che po-
trebb' essere talora dello Spirito di errore.
Vers. 30. Che se ad un altro , che siede , ec . Se un del numero de-
gli uditori ha da Dio ricevuto una rivelazione e intelligenza particolare
sopra la materia , di cui il primo ragiona , e si esibisce di parlarne , il
primo allora si taccia.
Vers. 31. Potete tutti profetare a un per uno : ec. Parla ai profeti ,
ai quali dice , che potranno uno dopo l'altro profetar tutti (lo che s'in
tende in diverse adunanze ) , e che maggiore sarà l'edificazione degli stes-
CA P. XIV. 149
32. Et spiritus propheta- 32. Gli spiriti de' profeti
rum prophetis subiecti sunt. son sottoposti ai profeti .
33. Non enim est dissen - 33. Imperocchè Iddio non
sionis Deus , sed pacis , sicut è Dio del disordine, ma della
et in omnibus Ecclesiis san- pace : conforme io insegno in
ctorum doceo. tutte le Chiese de santi .
34. Mulieres in Ecclesiis 34. Le donne nelle Chiese
taceant , non enim permitti- stiano in silenzio, imperocchè
tur eis loqui , sed subdi: as nonèlor permesso di parlare,
esse 9 * sicut et lex dicit. ma debbono star soggette ,
* Genes. 3. 16. come dice anche la legge.
35. Si quid autem volunt 35. Che se bramano di es-
discere , domi viros suos in- sere istrutte di alcuna cosa, in
terrogent. Turpe est enim cosane interroghino i loro ma-
mulieri loqui in Ecclesia . riti . Conciossiachè è cosa in-
decente per una donna il par
lare nella Chiesa .

si profeti , mentre a vicenda insegneranno agli altri , e impareranno dagli


altri , dapoichè il dono di Dio secondo una certa misura è concesso,
Vers. 32. 33. Gli spiriti de' profeti sono sottoposti ec Previene una
difficoltà , che poteagli essere oppesta da alcuno di quei profeti , il quale
dicesse : non posso io rattenere lo Spirito , che parla in me ; risponde
però l'Apostolo , che la divina ispirazione non è come quella de ' profeti
fanatici del demonio , i quali dal maligno spirito invasati non sono padro-
ni nè della lor lingua , nè di se stessi . L'ispirazione di Dio non isforza la
volontà de' profeti , ma solo dolcemente gli muove , ed è subordinata non
solo all' arbitrio degli stessi profeti ( i quali possono o parlare , o tacere , co-
me fece Giona ) , ma anche al buon ordine , che dee osservarsi in tutte
le cose, perchè questo pur viene da Dio , che Dio chiamasi non del tu-
multo o del disordine , ma della pace ; Vedi qui il Crisostomo Hom .
XXIX. e s. Girolamo praef. in Nahum , e in epist. ad Ephes . lib . 2
Conforme io insegno ec . Stimola efficacemente i Corinti all' osservan-
za di queste regole , dicendo , che sono le stesse , che sono state insegna-
te da lui a tutte le chiese , e da tutte le Chiese osservate.
Vers. 34. 35. Le donne nelle Chiese ec. Questo insegnamento dell' Apo-
stolo è conforme e all'uso della sinagoga , e ai costumi di tutte le na-
zioni.
150 LET. I. DI S. PAOLO AI CORINTI

36. An a vobis verbum Dei 36. È forse da voi venuta


processit ? Aut in vos solos la parola di Dio ? Oppure a
pervenit ? voi soli è venuta ?

37. Si quis videtur pro- 37. Se alcuno si tien per


pheta esse , aut spiritualis , profeta , o per uomo spiritua
cognoscat , quae scribo vo- le , riconosca , che le cose ,
bis , quia Domini sunt man- che io vi scrivo, sono precetti
data . del Signore .
38. Si quis autem ignorat, 38. Chi poi è ignorante ,
ignorabitur. sarà ignorato .

Come dice anche la legge : Ha in mira l' Apostolo il luogo della Ge


*nesi III. 16 .
Ne interroghino i loro mariti. Ne' quali suppone l' Apostolo per con
seguenza tal capitale di scienza delle cose di Dio da potere sufficientemen-
te illuminare e le mogli , e tutta la propria famiglia ; e massimo certamen.
te è il bene , che far può un marito così illuminato.
Vers. 36. È forse da voi venuta la parola ec. Severa riprensione ,
che fa ai Corinti l'Apostolo : siete voi forse stati i primi a ricevere da
Dio la parola del Vangelo , e a predicarla agli altri ? Ovvero siete voi i
soli che l'abbiate abbracciata ? Come dunque avete ardimento d'introdur
nuove regole e nuove usanze non approvate da' primi fondatori del cristia
nesimo, nè ricevute da alcunadi quelle Chiese , che sono state foudate
prima della vostra ? A quelli e a quelle dovete voi confermarvi , non
quelli , o quelle a voi . Questa riprensione è probabile , che riguardi princi
palmente l'abuso , che era trai Corinti, di concedere alle donne la libertà
di parlare , e di fare da dottoresse nelle pubbliche adunauze ; ma può esten-
dersi anche agli altri abusi accennati di sopra.
ec.
Vers. 37. Se alcuno si tien per profeta , o per uomo spirituale ,
Sarebb' egli credibile , che a tali miei insegnamenti si opponesser coloro ,
che si tengono per profeti , e per uomini spirituali , e fors' anche lo sono ?
No certamente ; conciossiachè se hanno veramente lo Spirito di Dio , deb-
hon sapere , che i precetti , ch'io do , sono precetti di Gesù Cristo , sono
precetti del Signore , a'quali ubbidirà chiunque è servo del Signore.
Vers. 38. Chi poi è ignorante , sarà ignorato. Chi fa l ' ignorante , e o
dice , o mostra di non sapere , se dal Signore vengano tali ordini , sarà dal
Signore ignorato , non sarà riconosciuto dal Signore per suo : il greco leg
ge : chi ignora , ignori ec. Chi non capisce , o non vuol capire , non capi.
sca , resti nella sua ignoranza ; pensi egli stesso al pericolo , iu cui si pone;
non mi prenderò io alcun fastidio per lui.
CA P. XIV. 151

39. Itaque , fratres aemu 39. Per la qual cosa , 0


lamini prophetare : et loqui fratelli , amate di profetare ;
linguis nolite prohibere. e non vietate il parlare le lin
gue .
40. Omnia autem honeste 40. Ma tutte le cose fac-
et secundum ordinem fiant . ciansi convenientemente e con
ordine .

Vers. 39. Amate di profetare ; e non victate ec . Ritorna all' argomento


tralasciato al versetto 33. , e ripete quello , che già più volte ha inculcato
intorno ai doni dello Spirito : bramate lo Spirito di profezia , come più uti
le per la comune edificazione : ma non proibite , che coloro , a' quali è sta-
to dato il dono delle lingue > ne facciano uso ; non disprezzate questo
dono , il quale è buono per se stesso , ed anche utile al bene della Chiesa
quando usato sia coi debiti riguardi.
Vers. 40. Ma tutte le cosefacciansi ec. Le parti tutte del culto di-
vino siano talmente ordinate , che servano alla gloria di Dio , e alla edi-
ficazione de' fratelli.
152 LET. J. DI S. PAOLO AI CORINTI

CAPO XV .

Come Cristo risuscitò da morte e apparve a molti , e finalmente a Paolo ,


the si chiama il minimo degli Apostoli : dimostra la fàtura nostra risur-
rezione,e l'ordinazione e modo di essa , e la diversa gloria de' risuscitati
non solo quanto all'anima , ma anche quanto al corpo . Nella risurrezione
sarà assorbita la morte .

..Notum * autem vobis fa- 1 . Qrio vi dichiaro , o

cio , fratres , Evangelium , fratelli , il Vangelo , che vi


quod praedicavi vobis , quod annunziai , il quale pur rice-
et accepistis , in quo et sta- veste, ed in cui voi state sal ·
tis , di ,
* Gal 1. II. 2. Per cui siete anche sal-
2. Per quod et salvamini : vati : se lo ritenete in quella
qua ratione praedicaverim guisa, che io vel predicai, ec-
vobis , si tenetis , nisi frustra cettochè indarno abbiate cre-
credidistis. duto .

ANNOTAZIONI

Vers. 1. Or io vi dichiaro , o fratelli , ec. V' erano in Corinto alcu


ni , i quali presi da' sofimi de ' filosofi Gentili o negavano la risurrezione
de' morti , o la spiegavano in un senso allegorico , come gli Gnostici , i.
quali per risurrezione intendevano la separazione dagli affari e dalle in.
cumbenze della vita , e particolarmente la fuga dal matrimonio , e l'at
tendere alla sola contemplazione , come racconta s . Epifanio . Contro di
costoro prende Paolo in questo capitolo a stabilire la fede della risurre
zione della carne . Rammemora adunque a' Corinti in primo luogo, quel-
lo , che aveva lor predicato nel comunicare ad essi i primi rudimenti
nel cristianesimo .
In cui state saldi . Si può anche tradurre, per cui state in piedi,
elevati verso le cose cèlesti . Vedi Rom. V. 2.
Vers. 2. Per cui siete anche salvati: La salvazione de' fedeli si comin
cia nella vita presente , si compie nella vita futura .
Eccettochè indarno abbiate creduto . Se pure indarno non vi gloriate
del nome di Cristiani , imperocchè senza la fede della risurrezione inutil-
mente credereste tutti gli altri misteri .
CA P. XV. 153

3. Tradidi enim vobis in 3. Imperocchè io vi ho in-


primis, quod et accepi : quo- segnato in primo luogo quel-
niam Christus mortuus est lo , che io pur apparai : che
pro peccatis nostris secun- Cristo mori pe'nostri peccati
dum scripturas . secondo le scritture :

4. Et quia sepultus est , 4. E chefu sepolto , e che


et quia resurrexit tertia * die risuscito il terzo di secondo
secundum scripturas : le scritture .
* Isai. 35. 6. - Ion . 2. 1 .
· loan. 20. 19.

5. Et quia visus est Ce-


5. E che fu veduto da Ce-
phae , et post hoc undecim. fa e di poi dagli undici :
6. Deinde visus est plus
6. E di poifu veduto da
quam quingentis fratribus sopra cinquecento fratelli in
simul : ex quibus multi ma- una volta: de
' quali i più vi-
nent usque adhuc , quidam von fino al dì d
' oggi, alcuni
autem dormierunt :
poi sono morti:
7. Deinde visus est Iaco- 7. E poi fu veduto da
bo , deinde Apostolis omni- Giacomo, e poi da tutti gli A-
bus.
postoli :
8. Novissime autem om-
8. Per ultimo poi di tutti
nium tamquam abortivo , vi- come da un abortofu veduto
sus est et miki. anche da me .

Vers. 3. Quello , che io pur apparai , ec. Da Cristo e dallo Spirito


santo . Vedi Gal. I. 12.
Secondo le scritture : Le profezie del vecchio testamento registrate in
Isaia , in Geremia , in Daniele ec.
Vers. 4. E che fu sepolto . Nota l'Apostolo anche la sepoltura , per-
chè questa dimostra , che Cristo veramente morì .
Vers. 5. E che fu veduto da Cefa : Vedi Luc. XXIV. 34 .
Vers. 6. Da sopra cinquecento fratelli ec. Di questa apparizione non
abbiamo uulla ne' Vangeli ; con altissimo consiglio volle Dio moltiplicare
i testimoni di una verità si essenziale alla fede Cristiana , e tanto supe-
riore ai lumi della umana ragione .
Vers. 8. Come da un aborto fu veduto ec. Vedi gli Atti cap. IX. L'
áborto è un parto immaturo ancora , imperfetto; e tale con grande umil-
154 LET. I. DI S. PAOLO AI CORINTI

9. * Ego enim sum mini- 9. Imperocchè io sono il


mus Apostolorum , qui non minimo degli Apostoli , che
sum dignus vocari Apostolus, non son degno di esser chia-
quoniam persecutus sum Ec- mato Apostolo , perchè ho
clesiam Dei. perseguitato la Chiesa ho
* Act. 9. 3. - Ephes. 3. 8. di Dio.

10. Gratia autem Dei sum 10. Ma per la grazia del

id , quod sum , et gratia eius Signore son quello , che sono,


in me vacua non fuit , sed e la grazia di lui , che è in
abundantius illis omnibus la- me , non è stata infruttifera ,
boravi : non ego autem , sed ma ho travagliato più di tutti
gratia Dei mecum . loro : non ioperò , ma la gra-
zia di Dio , che è con me .
11. Sive enim ego , sive 11. Ed io adunque e quel-
illi , sic praedicamus , et sic li , così predichiamo , e così
credidistis. avete creduto .
12. Si autem Christus prae- 12. Che se si predica Cri-
dicatur , quod resurrexit a sto come risuscitato da mor-

tà si chiama Paolo , come se dicesse non son io vero e perfetto Apo-


stolo , ma un aborto di Apostolo , e (come segue a dire) il minimo degli
Apostoli . Ed è da osservare , come dovendo egli per autorizzare la testi-
monianza , che rendeva alla verità , raccontare una parte di quello , che
avea operato per il Vangelo , si umilia primamente , e deprime se stesso
con la memoria degli antichi suoi falli .
Vers. 10 Non io però , ma la grazia ec . Non io da me solo , o con
le sole mie forze , ma la grazia con ine ; con le quali parole viene a no-
tarsi il cooperar della grazia e del libero arbitrio dell' uomo , in tal
guisa però , che tutto si ascriva alla grazia , con la quale ci dà Dio di
volere il bene e di far il bene . Vedi Philipp . II. 13.
Vers. 11. E io adunque , e quelli . . e così avete creduto . Tale è
la fede di tutta la Chiesa ; tale la vostra.
che in-
Vers. 12. Alcuni tra voi. Questa mauiera di parlare pare ,
sinui , che coloro , i quali negavano la risurrezione , fossero del corpo
CA P. XV. 155

mortuis , quomodo quidam te , come mai dicono alcuni


dicunt in vobis , quoniam tra voi , che non hawi risur-
resurrectio mortuorum non rezione de' morti ?
est?
13. Si autem resurrectio 13. Che se non v'ha risur-

mortuorum non est , neque rezione de'morti, neppur Cri-


Christus resurrexit . sto è riuscitato .
14. Si autem Christus non 14. Se poi Cristo non è ri-
resurrexit , inanis est ergo suscitato , vana è adunque la
praedicatio nostra , inanis nostra predicazione , vana è
est et fides vestra : ancora la vostra fede :
15.Invenimur autem et falsi 15. Siamo anche scoperti
testes Dei : quoniam testimo testimoni falsi di Dio: dapoi-

che
de' fedeli , e tutto il precedente discorso dell' Apostolo , e quello ,
segue , sembra , che non lasci alcun dubbio su questo punto. Alcuni
interpreti nondimeno hanno ereduto potersi ciò intendere o de ' discepoli
di Corinto 9 o de' Filosofi Gentili > o de' Sadducei , che abitassero in
Corinto.
Vers . 13. Se non v' ha risurrezione de' morti : neppur Cristo ec.
Negata la risurrezione de' morti si viene a negare anche la risurrezione
di Cristo , perchè la ragione , che milita per le membra , milita anche
per il capo. Quindi s. Agostino serm . V. de resurrect . Affinchè noi fos-
simo pienamente certi della futura risurrezione de' corpi , si degnò lo
stesso Signore nostro di farcela vedere adempiuta nel suo proprio corpo.
Risuscitò Cristo , affinchè il Cristiano non dubiti , ch' ei sia per risu
scitare : imperocchè quello , che avvenne prima nel capo , sarà poscia
nel corpo è adunque Cristo e cagione insieme e modello della nostra
risurrezione .
Vers. 14. Vana è ….. la nostra predicazione , vana ec. Gli Apostoli
si valevano della risurrezione di Cristo per dimostrare la verità del Van-
gelo ; conciossiachè non avrebbe Dio ( dicevan essi ) risuscitato Cristo ·
se questi non avesse predicato la verità : Atti cap. I. 22. II . 32. IV.
10. 33. XIII. 37. Rom. I. 4. IV. 24. Se adunque , dice l' Apostolo ,
Cristo non è realmente risorto , falsa e inutile è la nostra predicazione ,
falsa e inutile la vostra fede.
Vers. 15. Siamo anche scoperti testimoni falsi di Dio : ec. Saremmo
anche convinti di avere renduto falso testimonio a Dio dicendo , aver lui
156 LET. I. DI S. PAOLO AI CORINTI

nium diximus adversus De- chè abbiam renduto testimo-


um , quod suscitaverit Chri- nianza a Dio dell' aver lui ri-
stum , quem non suscitavit , suscitato Cristo , cui non ha
si mortui non resurgunt . risuscitato , se i morti non ri-
sorgono .
16. Nam si mortui non re- 16, Imperocchè se non ri-
Christus re- sorgono imorti, neppurCristo
surgunt , neque
surrexit . è risuscitato .
17. Quod si Christus non 17. Che se Cristo non è ri-
resurrexit , vana est fides ve- sorto , è vana la vostra fede ;
stra: adhuc enim estis in pec- conciossiachè siete tuttora nei
catis vestris. vostri peccati .
18. Ergo et qui dormie . 18. Per la qual cosa anche
runt in Christo , perierunt . quelli , che in Cristo si ad-
dormentarono , sono periti .
19. Si in hac vita tantum 19. Se per questa vita so-

in Christo sperantes sumus , lamente speriamo in Cristo,


miserabiliores sumus omni- siamo i più miserabili di tutti
bus hominibus . gli uomini .

fatto quello , che mai non fece ; e se è gran peccato l'attestare in cosa
di grave momento il falso di un uomo , che sarà l'attestare il falso ri-
guardo a Dio ? E di tale sacrilega temerità siamo rei • se Cristo non è
risuscitato , avendo noi predicata la di lui risurrezione .
Vers. 17. 18. Siete tuttora ne' vostri peccati. Se è vana la vostra
fede , viene a dire falsa e fallace ( lo che sarebbe , credendo voi che
Cristo sia risuscitato , quando risuscitato non fosse ) voi siete tuttora
ne' vostri peccati , i quali non possono essere a voi rimessi in virtù di
una tal fede. Vedi Atti XV. 9. E per la stessa maniera sono periti
eternamente tutti coloro , i quali con la fede in Cristo passarono all' al-
tra vita ; nè per essi , nè per noi v'ha più speranza dopo la morte.
Vers. 19. Se per questa vita solamente ec. Se la fede di Cristo , l'a-
more di Cristo non ci dà speranza alcuna se non per la vita presente ,
certamente noi , che in lui crediamo , noi che non altro ci veggiamo
continuamente davanti , se non pericoli , persecuzioni , tormenti e morti,
siamo i più infelici uomini , che siano sopra la terra.
CA P. XV. 157
20. Nunc autem Christus
20. Ora però Cristo è risu-
resurrexit a mortuis primi- scitato da morte, primizia dei
tiae dormientium : dormienti :

21. Quoniam * quidem per 21. Dapoichè da un uomo


hominem mors , et per homi- la morte e da un uomo la ri-
nem resurrectio mortuorum . surrezione da morte .
* Col. 1. 18. -Apoc. 1. 5.
22. Et sicut in Adam omnes 22. E siccome in Adamɔ
moriuntur , ita et in Chri- tutti muoiono così pure
sto omnes vivificabuntur tutti in Cristo saranno vivi-
cati .

23. Unusquisque autem 23. Ciascheduno però a

in suo ordine , primitiae Chri- suo luogo , Cristo primizia: di

Vers. 20. Primizia de' dormienti : ec. Cristo adunque risuscitò e ri-
suscitò non per essere solo a risorgere , ma per essere il primo e in or-
dine di tempo e in diguità tra' risuscitati come le primizie de ' frutti
della terra sono anteriori di maturità , e migliori di bontà , che gli altri
frutti. Cristo è adunque primizia di tutti coloro , i quali nella speranza
della risurrezione dormono , e riposano , aspettando il tempo di risorgere
a imitazione del loro Capo. I morti risuscitati da Cristo nel tempo della
sua predicazione , e quelli che furono risuscitati da alcuni profeti , ricu-
perarono la vita per nuovamente morire , onde la loro risurrezione non
fa , che anche riguardo a questi non sia Cristo primizia de ' risuscitati.
Quelli poi , de' quali parla s. Matteo cap. XXVII . 52. , si tiene comune-
mente per certo , che non risuscitarono se non dopo la risurrezione di
Cristo , quantunque l'Evangelista anticipando il racconto di questo pro-
0 digio , lo descriva insieme con gli altri , che accompagnarono la morte di
Cristo.
Vers. 21. 22. Da un uomo la morte ec. La morte e temporale ed
eterna nel mondo entrò per un uomo ; la risurrezione alla vita non tem-
porale , ma eterna per un uomo è data al mondo , ristorandosi per mezzo
di un uomo la dignità dell' umana natura degradata per la colpa di un
uomo. Vedi Rom. V. 14. 15. ec. Dal che ne siegue , che siccome in Ada-
mo divenimmo tutti soggetti alla morte ; così in Cristo diventeremo tutti
eredi di una vita immortale .
Vers. 23. Ciascheduno però a suo luogo , ec. Risorgeremo non tutti a
un tempo . Cristo come primizia , come capo e principe di tutti è già
158 LET. I. DI S. PAOLO AI CORINTI

stus: *deinde ii, qui suntChri- poi quelli , che sono di Cristo,
sti , qui in adventu eius cre- i quali nella venuta di lui
diderunt , hanno creduto .
* 1. Thess. 4. 15.
24. Deinde finis : cum tra- 24. Di poi la fine; quando
diderit regnum Deo et Pa- avrà rimesso il regno a Dio
tri , cum evacuaverit omneni e al Padre , quando avrà
principatum et potestatem abolito ogni principato e ogni
et virtutem . podestà e virtù .
25. Orè necessario , che
25. Oportet autem illum
egli regni , fino a tanto che
regnare , * donec ponat om-
nes inimicos sub pedibus (Dio) gli abbia posti sotto dei
eius. piedi tutti i nemici .
* Psal. 109. 1.
- Hebr. 1. 13. 10. 13.

risorto ? e fa a tutti noi fede della futura nostra risurrezione . Di poi a


suo tempo risorgeranno quelli , che sono di Cristo , quelli , i quali con
fede viva operante hanno creduto e aspettato la seconda venuta del me-
desimo Cristo dal Cielo.
Vers. 24. Di poi la fine ; quando avrà rimesso ec. Dopo questa risur-
rezione ne viene la fine di questo secolo e di tutte le cose , allora quando
tutti gli eletti suoi , il popolo di sua conquista , in cui egli regna , averà
condotto dinanzi a Dio e al Padre , e a lui gli avrà presentati ed offerti
come trofeo di sua vittoria . Dicendo l'Apostolo , che il Figliuolo rimet-
terà il regno a Dio , accenna l'umanità di Cristo , secondo la quale egli
è creatura , e soggetto a Dio ; aggiungendo poi , al Padre, accenna la na-
tura divina , secondo la quale egli è uguale al Padre , ed a lui in tal mo-
do rimette il regno , che non lascia di regnare con lui e con lo Spirito
santo per tutti i secoli .
Quando avrà abolito ogni principato ec. Quando saran tolti di mezzo
tutti i nemici del regno di Cristo e della Chiesa , e particolarmente i de-
monj , i quali sono nominati principati , podestà , virtudi secondo la gerar-
chia , a cui appartennero prima della loro caduta . Vedi Rom. VIII. 34.
Ephes. VI . 12 .
Vers. 25. Or è necessario , che egli regni , sino a tanto che ec. Secon-
do i decreti di Dio fa di mestieri , che egli regni , governi la Chiesa , con ·
CA P. XV. 159
26. Novissima autem ini- 26. L'ultima pɔi ad esser
mica destruetur mors : * om- distrutta sarà la morte nemi-
nia enim subjecit sub pedi- ca: imperocchè tutte le cose
bus eius . Cum autem di- ha soggettate a' piedi di lui .
cat : Or quando dice :
* Psal. 8. 8. - Heb. 2. 8.
27. Omnia subiecta sunt 27. Tutte le cose sono sog
ei sine dubio praeter eum , gette a lui: senza dubbio si
qui subiecit ei omnia. eccettua colui, che ha sogget-
gettate a lui tutte le cose .

quida i nemici , liberi i suoi eletti , fino a tanto che il Padre i nemici di
lui abbia tutti a lui soggettati , onde niuu avversario gli resti più đa com -
battere , ma tutti alla podestà di lui restino sottomessi . Così egli regna
adesso in mezzo ai nemici , de'quali l'insidie e la forza fa servire all' am-
plificazione del suo regno .
Ma non regnerà egli anche in appresso ? Si certamente , ma in dif-
ferente maniera : e l'Apostolo con quella parola , sino a tanto che , ha
voluto renderci certi della stabilità del regno di Cristo nel tempo pre-
sente " in cui questo regno è circondato da tanti nemici : che poi Cristo
sia per regnare , quando tutti i nemici saranno distrutti , è tanto evi-
dente , che non ne parla l'Apostolo , ma vuol che si intenda.
Vers. 26. L'ultima poi ad esser distrutta sarà la morte nemica : ec.
Se Dio ha sottoposti a' piedi di Cristo tutti i nemici ; dunque tra questi
anche la morte ha a lui soggettata , e questa sarà l'ultimo nemico , di
cui Cristo trionferà , nemico , che sarà distrutto da lui per sempre :
Isaia XXV. e in conseguenza i morti per virtù di Cristo risorgeranno.
Vers . 27. Si eccettua colui , che ec. Dicendo la scrittura , che tutte
quante le cose sono state soggettate al Figlio , non vuole , che tra queste
si intenda compreso il Padre , quasi egli pure a lui sia soggetto , quando
anzi egli è che ha tutte le cose rendute a Cristo soggetto. È molto pro-
babile , che queste parole siano state aggiunte dall ' Apostolo , come una
dichiarazione e limitazione della proposizione generale , affin di togliere
agli Ebrei ogni motivo di cavillare , e affinchè questi non dicessero che
egli facesse ingiuria al creatore , esaltando sapra di lui Gesù Cristo .
Dice perciò l' Apostolo , che quelle parole stesse del salmo benchè ge-
nerali , evidentemente si vede , che debbono restringersi , escludendone
il Padre .
160 LET . I. DI S. PAOLO AI CORINTI
28. Cum autem subiecta 28. Allorchè poi saranno
fuerint illi omnia : tunc et state soggettate a tui tutte le

ipse Filius subiectus erit ei , cose : allora anche lo stesso


qui subiecit sibi omnia , ut figlio sarà soggetto a lui , che
sit Deus omnia in omnibus. gli ha assoggettata ogni .o-
sa , onde Dio sia il tutto in
tutte le cose .
29. Alioquin quid facient 29. Altrimenti che faran-
qui baptizantur pro mortuis , no quelli , i quali si battez- ·
si omnino mortui non resur- zano per li morti , se assolu-

gunt ? Ut quid et baptizan- tamente i morti non risorgo-


tur pro illis ? no ? E perchè si battezzano
per quelli ?

Vers. 28. Allora anche lo stesso Figlio sarà soggetto ec. Non sono
ancora perfettamente soggettate a Cristo tutte le cose ma quando ciò
sarà fatto , allora lo stesso Figliuolo sarà soggetto al Padre , da cui ha
ricevuto assoluto dominio sopra tutte le cose ; viene a dire , apparirà alí
lora manifestamente agli occhi del cielo e della terra ? siccome il Fi-
gliuolo secondo quella natura che assunse ( la quale benchè unita ipo
staticamente al Verbo è per se stessa infinitamente inferiore alla divini
tà ) è perfettamente soggetto al Padre , affinchè Dio solo sia riconosciuto
come Signore anche di Cristo in quanto uomo e autore di tutti i beni
che a lui ed alla Chiesa di lui sono stati conceduti , e Dio solo sia in
tutti gli eletti glorificato. Cristo ( dice s. Agostino De Trin . I. 8. ( in
quanto egli è Dio insieme col Padre , ha noi a se soggetti ; in quanto
egli è sacerdote , è insieme con noi soggetto a lui . Con quelle parole
onde Dio sia il tutto ec. vuol dimostrare l'Apostolo , come nella risurre--
zione sarà introdotta la creatura ragionevole nella contemplazione della
divinità , nella quale contemplazione consiste la beatitudine dell'uomo ,
e come Dio solo è il fine dell' uomo e tutto il bene dell' uomo.
Vers. 29. Che faranno quelli , i quali si battezzano per li morti ,
se ec. Nel tempo , in cui fu scritta questa lettera , vi erano degli ere-
tici 9 e fors ' anche de' fedeli non ben istruiti , i quali ricevevano il bat-
tesimo pe' loro amici e parenti , che fossero morti senza averlo ricevuto.
Non approva qui l' Apostolo la condotta di costoro , ma vuole che quindi
ne traggano i Corinti nuovo argomento per la fede della futura risurrezione ;
imperccchè questa usanza dice egli , qualunque ella sia , dimostra , clie
CA P. XV . 161

30. Ut quid et nos peri- 30. E noi pure perchè ci


clitamur omni hora ? esponghiamo ogn'ora ai peri-
coli?

31. Quotidie morior per 31. To muojo ogni giorno,


vestram gloriam , fratres , (lo giuro ) per la gloria vo-
quam habeo in Christo Iesu stra , che è mia in Cristo Ge-
Domino nostro . sù Signor nostro .
32. Si ( secundum homi- 32. Se (per parlare da uo-
nem ) ad bestias pugnavi mo ) combattei in Efeso con

costoro si persuadono , che ai morti può giovare quello , che per essi si fa
dai vivi , e per conseguenza dimostra l' immortalità dell' anima , stabilita
la quale , la risurrezione de' corpi rendesi come evidente , perchè è degno
della giustizia di Dio , che i corpi i quali servirono all' anime di strumenti
per bene o mal operare , abbian parte alla gloria o alla pena. Tra le
molte sposizioni diverse mi è paruta questa la più verisimile • come ella
è la più antica > ed è seguitata anche da s. Tommaso .
Vers. 30. E noi pure perchè ci esponghiamo ec. Vedi vers. 19. La
speranza della vita avvenire sostiene i santi nelle afflizioni e nelle tem-
peste della vita presente , ma tolta la risurrezione va in fumo questa
speranza.
Vers. 31. Io muojo ogni giorno , lo giuro ec. Dipinge in questo e
nel seguente versetto lo stato suo , e in conseguenza quello di tutti gli
altri predicatori del Vangelo , io , dice Paolo , mi veggo ogni di tra le
fauci della morte 9 lo giuro per quella gloria , che è vostra , perchè voi
la sperate, e la aspettate , e che è anche mia , perchè io pure la spero, e
la aspetto per Gesù Cristo. Questa gloria è Dio stesso , е per lui giura
l'Apostolo, ed è pieno di grande enfasi questo discorso , in cui esponendo
egli la violenza delle tribolazioni , dalle quali vedevasi circondato di con-
tinuo , risolutamente protesta , che il suo vivere è un continuo morire , e
con sommo artifizio ne prende in testimone non Dio assolutamente , ma
Dio come autore della gloria , onde son coronati nell ' altra vita coloro ,
che quaggiù soffrono per Cristo , e la speranza e l'espettazione di questa
gloria accomunando a se stesso ed a tutti i Corinti gli sforza in certo modo
ad impegnarsi con tutto lo spirito a mantenere la fede della futura risurre-
zioue sopra di cui tutte posano le speranze di quella gloria , che è il co-
mune conforto de ' maestri e de' discepoli.
Vers. 32. Se per parlare da uomo ) combattei in Efeso ec. Non
leggiamo nè negli Atti , nè in alcuna delle lettere di s . Paolo , che questo
Tom. XXIV. 11
162 LET. I. DI S. PAOLO AI CORINTI

Ephesi , quid mihi prodest , si le bestie , che mi giova , se i


mortui non resurgunt? * Man- morti non risorgono ? Man-
ducemus , et bibamus , cras giamo, e beviamo, che doman
enim moriemur. si muore .
*
Sap. 2. 6.
- Isai 22. 13. · 56. 12.
33. Nolite seduci : corrum- 33. Non vi lasciate sedur-

punt mores bonos colloquia re : i discorsi cattivi corrom-


mala.
pono i buoni costumi :
34. Evigilate iusti , et no- 34. Vegliate, o giusti, e non
lite peccare : ignorantiam peccate : imperocchè certuni

Apostolo fosse condannato alle bestie , onde molti Padri e Interpreti


vogliono , che col nome di bestie intendasi in questa luogo gli uomini di
Efeso , i quali pieni di ira e di furore contro di lui volevano farlo morire ?
come leggesi negli Atti cap. XXIX . Sembrami , che le parole dal gran
martire s. Ignazio nella sua lettera a' Romani riferite da s . Girolamo ,
alludendo a questo luogo dell ' Apostolo , ne dimostrino il vero senso :
Dalla Siria fino a Roma io combatto con le bestie in mare e in terra , le-
gato con dieci leopardi, cioè soldati, i quali sono mia guardia , ed aʼquali
se fai del bene diventano peggiori ec. La parola , secundum hominem ,
altri l'espongono : quanto è mai possibile a un uomo , quanto può reggere
un nomo. Mi è paruto , che , come Rom. III . 5. Gal. III. 15. sia usata
questa maniera di dire dell' Apostolo in questo luogo per significare , che
in questo racconto fa quello , che sogliouo far gli uomini di rammemorar
volentieri i mali e i pericoli , ne ' quali si sono trovati.
Mangiamo , e beviamo ec. Proverbio famigliare e notissimo degli E-
picurei , i quali negavano l'immortalità dell'anima " e le pene e le ri-
compense dell' altra vita.
Vers. 33. I discorsi cattivi corrompono ec. Cita l' Apostolo un verso
del poeta Menandro dopo di aver riportato l' infame dettato degli Epicurei ;
e vuol dimostrare , come è molto necessario di tenersi lontani dalla con-
versazione e dalla famigliarità di coloro , i quali fan professione di nulla
temere , e nulla sperare dopo questa vita , perchè di leggeri può avvenire,
che un tal sistema favoreggiante le passioni e le prave inclinazioni della
corrotta natura trovi ingresso nel cuore dell' uomo .
Vers. 34. Vegliate , o giusti , ec. Viene a dire : io non parlo solo
per li deboli e per gli imperfetti , quando dico , che fuggasi la conver-
CA P. XV. 163

enim Dei quidam habent , ignorano Dio , parlo , perchè


ad reverentiam vobis loquor. ne abbiate rossore .
35. Sed dicet aliquis : quo- 35. Ma dirà taluno : come

modo resurgunt mortui ? risuscitano i morti ? E con


Qualive corpore venient ? qual corpo ritorneranno ?

36. Insipiens , tu quod se- 36. Stolto , quel , che tu


minas , non vivificatur , nisi semini , non prende vita , se
prius moriatur. prima non muore .
37. Et quod seminas , non 37. E seminando , non se
corpus , quod futurum est , mini il corpo , che dee veni-

sazione de' malvagj , parlo anche a voi , o giusti , e vi esorto a vegliare


sopra voi stessi, e a guardarvi dal peccato , perchè l'amor delle creature
può alienarvi dalla fede e da Dio , e ciò tanto più , perchè sonovi tra
voi ( per incutervi vergogna io lo dico , ed affinchè a sì gran male pro-
curiate di por rimedio ) vi sono tra voi di quelli , i quali non conoscono
più Dio , i quali perduta la fede della risurrezione , e vivendo non più
da uomini , ma da bruti , inoltrati si sono sino a negare Dio in cuor
loro .
Vers. 35. Come risuscitano . . . . E con qual corpo ? Viene qui
l'Apostolo a sciogliere le difficoltà de' filosofi contro la risurrezione dei
corpi.
Vers. 36. 37. 38. Stolto , quel , che tu semini , ec. Chiama stolto
colui , che con tali sofismi combatte la risurrezione . Tu se' stulto , per-
chè non sai soggettare il tuo pensare alla sapienza divina , la quale nelle
cose stesse naturali fa a te veder di continuo miracoli non inferiori a
quello , che dalla fede ti è proposto nella risurrezione. Tu dici 9 che
non puoi concepire , come sia per farsi questa risurrezione , perchè i nostri
corpi renduti alla terra , onde furono tratti , si corrompono , e se noi ri-
suscitiamo nello stato , in cui siamo adesso , avremo allora le stesse necessi-
tà , e come saremo felici ? Ma osserva un po' quello , che succede nel gra-
nello del frumento , seminato che sia nella terra : questo granello primiera
mente corrompesi , indi il germe si dilata › e fa cesto , e produce il suo
stelo , il fiore e il frutto. Quello , che tu semini , non è altro che un gra-
nello , per esempio di frumento , e ne nasce una bella spiga ; e talora anche
più spighe , dando Iddio ad ogni granello la virtù di riprodursi , e moltipli
carsi nella sostanza, che a Dio piacque di dargli , sostanza , che è la propria
di quel granello , e differente da quella di qualunque altra pianta . Nella
164 LET. I. DI S. PAOLO AI CORINTI

seminas , sed nudum granum, re, ma un nudo granello, per


ut puta tritici , aut alicuius esempio , di frumento , o di
ceterorum , alcun' altra cosa .
1
38. Deus autem dat illi 38. Ma Dio gli dà corpo
corpus , sicut vult : et uni- nel modo , che a lui piace, e
cuique seminum proprium a ciascun seme il suo proprio
corpus . corpo .
39. Non omnis caro , ea- 39. Non ogni carne (è) la
dem caro : sed alia quidem stessa carne : ma altra è la
hominum , alia vero peco- carne degli uomini , altra poi
run , alia volucrum , alia au- quella delle bestie , altra
tem piscium . quella degli uccelli , altra
quella de' pesci .
40. Et corpora caelestia , 40. E (v'ha) de corpi cele-
el corpora terrestria : sed alia sti , e de' corpi terrestri : ma
quidem caelestium gloria , altra la vaghezza de' celesti ,
alia autem terrestrium. e altra de' terrestri .
41.Alia claritas solis , alia 41. Altra la chiarezza del
claritas lunae , et alia clari- sole , altra la chiarezza della
tas stellarum. Stella enim a luna , e altra la chiarezza
stella differt in claritate : delle stelle . Imperocchè v’ha
differenza tra stella e stella
nella chiarezza :

stessa guisa i corpi nostri ritornano nel sen della terra , ed ivi corromponsi ;
ma Dio finalmente questi corpi rianima , e rende loro la vita , e que' , che
eran prima corruttibili e infermi , nuovo aspetto prendono e nuova gloria ,
divenuti nella risurrezione incorruttibili ed immortali , rendendo Dio a
ciascuno di noi il suo proprio corpo , ma ornato di quelle qualità , che con-
vengono ad uomini gloriosi e beati.
Vers. 39. 40. 41. Non ogni carne ( è ) la stessa carne : ec. Vuole in
questi tre versetti porre dinanzi agli occhi in primo luogo la differenza ,
che v' ha tra il corpo dell'uomo mortale , e quello dell ' uomo risuscitato ,
il qual corpo benchè sia sempre della stessa natura > come dice s. Gregorio,
CA P. •
XV. 165
42.Sic et resurrectio inor- 42. Così pure la risurre-
tuorum . Seminatur in cor- zione de' morti . Si • semina
ruptione , surget in incorru-. (corpo ) corruttibile , sorgerà
ptione . incorruttibile .
43. Seminatur in ignobi- 43. Si semina ignobile, sor-
, surget in gloria : se- gerà glorioso: si semina iner-
minatur in infirmitate , surget
te , sorgerà robusto .
in virtute .

44. Seminatur corpus ani. 44. Si semina un corpo


male , surget corpus spiritale . animale , sorgerà un corpo
Si est corpus animale , est et spirituale . Se v' ha un corpo
spiritale , sicut scriptum est. animale, v'ha pure un corpo
spirituale , come sta scritto .
·
45. Factus est primus ho- 45. Il primo uomo Adamo
mo Adam in animam viven- fu fatto anima vivente, l'ul-
tem , novissimus Adam in timo Adamo spirito vivifi-
spiritum vivificantem . cante :
* Genes. 2. 7.

è però differente per la nuova gloria , onde è rivestito. In secondo luogo


vuol anche dimostrare , come differenti sarauno i gradi di gloria nei corpi
dei risuscitati .
Vers. 42. 43. 44. Si semina ( corpo ) corruttibile , ec. Parla delle
doti del corpo risuscitato , che sono l'impassibilità , la chiarezza , lagi-
lità , la sottigliezza , come dopo s. Tommaso osservano i teologi ; alle
quali doti contrappone Paolo le imperfezioni del corpo , che si seppelli
sce , poichè egli è per natura sua corruttibile e vile e greve e di
perpetuo impedimento ai moti ed alle azioni dello spirito. Corpo animale
dicesi in questo luogo il corpo dell ' uomo prima della risurrezione come
aggravato dal peso della mortalità per opposizione allo stato del corpo ri-
suscitato , che sarà immortale , è in certa guisa spirituale , perchè sciol-
to e libero da tutte le qualità terrene , sarà in una perfetta pace e con-
cordia con lo spirito. Vedasi s. Agostino lib. XIII . civ. cap . 20.
Vers. 45. Il primo uomo Adamo fu fatto ec . Grande è la differen-
za , che corre tral corpo animale e il corpo spirituale. Due principj ha
l'uomo , uno secondo la vita naturale , uno secondo la grazia . L'essere
di anima vivente ( cioè a dire di sostanza vivente di quella vita " che
viene dall' anima , la quale è vita animale ) lo ha ogni uomo da Adamo
166 LET. I. DI S. PAOLO AI CORINTI

46. Sed non prius quod 46. Ma non è prima lo


spiritale est, sed quod ani- spirituale, ma sì l'animale :
male : deinde quod spiritale. e poi lo spirituale .
47. Primus homo de ter- 47. Il primo uomo dalla
ra , terrenus : secundus homo terra terrestre: il secondo uo-
de coelo , coelestis. mo dal cielo celeste .
48. Qualis terrenus , tales 48. Quale il terrestre, tali
et terreni et qualis coele- anche i terrestri : quale il ce-
stis , tales et coelestes. leste , tali anche i celestiali .
49. Igitur , sicut portavi- 49. Siccome adunque ab-
mus imaginem terreni , por- biamo portato l'immagine
temus et imaginem coelestis. del terreno , portiamo anche
l'immagine del celeste .

il quale fu fatto da Dio anima vivente ; Cristo secondo Adamo , essendo


stato fatto da Dio non anima vivente > ma bensì spirito vivificante , ha
potestà di comunicare non come il primo una vita animale e di breve
durata , ma la vita spirituale , spiritualizzando , per così dire , il corpo
stesso dell'uomo , e immortale reudendolo per virtù dello Spirito santo.:
Vers. 46. 47. Ma non è prima lo spirituale , ec. L'ordine naturalé
esige, che si cominci da quello , che è imperfetto , per indi passare al
perfetto. Così niuno si meravigli di quel , ch' io dico , nè creda , che
noi non siamo per avere un corpo spirituale , perchè adesso non lo ab-
biamo se non animale. Noi seguiamo l'ordine dei nostri due principj :
al primo Adamo , che fu di polvere , si conveniva un corpo animale e
terreno , al secondo Adamo , che veniva dal cielo , si doveva un corpo
di quella perfezione , che si conviene a chi viene dal cielo , e tale è il
corpo di Gesù Cristo risuscitato , viene a dire , corpo perfetto , corpo
glorioso , corpo spirituale.
Vers. 48. 49. Quale il terrestre , tali ec. L' Adamo terrestre tra-
smise ai suoi figliuoli quel corpo terreno e mortale , che avea egli stesso,
onde sono tutti terrestri , il nuovo celeste Adamo i suoi figliuoli ( i quali
per la speranza e per l'amore vivono già ne' cieli ) gli fa immortali e
gloriosi anche secondo il corpo ; dapoichè è necessario " che , siccome
nella nostra mortalità siamo stati simili e conformi al primo Adamo ,
così nello stato d'immortalità e di gloria siamo conformi al secondo,
quando il nostro corpo sarà conformato alla chiarezza del corpo del me-
desimo Cristo. Dove la nostra Volgata ha , portiamo il greco dice ,
porteremo , la qual lezione meglio lega il discorso di Paulo.
CA P. XV. 167

50. Hoc autem dico , fra- 50. Dico questo, ofratelli,


tres , quia caro et sanguis perchè la carne e il sangue
regnum Dei possidere non non possono ereditare il regno
possunt : neque corruptio in- di Dio : nè la corruzione re-
corruptelam possidebit. derà l'incorruttibilità .
51. Ecce mysterium vobis 51. Ecco, che io vi dico un
dico : omnes quidem resur- mistero : risorgerem vera
gemus , sed non omnes in mente tutti , ma non tutti sa-
mutabimur. remo cangiati .
52. In momento , in ictu 52. In un momento , in un
oculi , in novissima tuba : ca- batter d'occhio , all'ultima
net enim tuba , et mortui re- tromba : imperocchè sonerà
surgent incorrupti : et nos la tromba , ei morti risorge-
immutabimur . ranno incorrotti : e noi sare-
mo cangiati .

Vers. 50. Dico questo , o fratelli , perchè la carne e il sangue ec.


Dico questo , affinchè intendiate , che nel regno di Dio dopo la nostra
risurrezione non sarà il nostro corpo soggetto alla corruzione , non sarà
quale lo abbiamo su questa terra , fragile , caduco , animale , pieno di
imperfezione ; nulla di tutto questo avrà nel cielo il corpo nostro , perchè
immortale sarà ed incorruttibile. Così s. Agostino , s. Tommaso e
molti altri , i quali per la carne e il sangue intendono la corruzione
della carne e del sangue.
Vers. 51. Risorgerem veramente tutti , ec. Il testo greco è qui dif-
ferente dalla Volgata , ma la lezione della Volgata si trova in varj mano-
scritti greci , ed anche in alcuni Padri greci , ed è autorizzata , può
dirsi , da tutta la Chiesa latina , che ha sempre letto , come ora leggia
mo. Il mistero adunque , che qui proponé l'Apostolo , mistero degnissi
mo di tutta la riflessione , si è , che tutti gli uomini risusciteranno , ma
non in tutti gli uomini succederà quel cangiamento felice , che succederà
negli eletti , come abbiamo già detto.
Vers. 52. Sonerà la tromba , e i morti risorgeranno ec. Questa
tromba è ( come dice s. Tommaso ) la voce del Figliuolo di Dio ( Ioan.
V. ) ,ovvero la stessa presenza di Cristo , il quale in quell'ora si mani-
festerà a tutti gli uomiui , i quali allora risorgeranno incorrotti , cioè
interi e senza diminuzione alcuna quanto alle membra de' loro corpi , lo
168 LET . I. DI S. PAOLO AI CORINTI

53. Oportet enim corru- 53. Imperocchè fa d'uopo,


ptibile hoc induere incorru- che questo corruttibile dell'in-
ptionem : et mortale hoc in- corruttibilità si rivesta: e que-
duere immortalitatem. sto mortale si rivesta dell'im-
mortalità .
54. Cum autem mortale 54. Quando poi questo
hoc induerit immortalitatem , mortale si sarà rivestito del
tunc fiet sermo , qui scriptus la immortalità , allora sarà
est : * absorpta est mors in adempiuta la parola , che sta
victoria. scritta: è stata tracannala
´ * Osee 13. 14. - Hebr. 2. 14. la morte nella vittoria .
55. Ubi est , mors , victo- 55. Dov'è, o morte, la tua
ria tua ? Ubi est , mors , sti- vittoria? Dov'è, o morte, il
mulus tuus ?
tuo pungiglione ?
56. Stimulus autem mor .
56. Il pungiglione poi del-
tis peccatum est : virtus vero la morte è il peccato : e la
peccati , lex . forza del peccato è la legge.

che è comune a tutti ; ma de' soli eletti è proprio l ' essere cangiati pas-
sando questi dallo stato di mortalità e di miseria allo stato di felicità
e di gloria immortale.
Vers. 53. Fa d'uopo , che questo corruttibile ec. Non poteva l'A-
postolo più vivamente spiegare , come in quel corpo stesso risorgeremo ,
che adesso portiamo ; tenendo ( dice Tertulliano ) con le mani la pro-
pria pelle , ci mostra che quello , che di incorruttibilità e di immoṛta-
lità sarà un dì rivestito , è quella carne medesima > la quale adesso è
corrullibile e mortale.
Vers. 54. È stata tracannata la morte nella vittoria. Queste parole
sono d'Isaia cap. XXV. 8. secondo l'Ebreo in luogo di dire , nella
vittoria si può tradurre per mezzo della vittoria. Cristo vinse , e debellò
la morte ,
allorchè sofferse la morte per noi , ma il frutto della vittoria
da lui riportatasi manifesterà pienamente nella risurrezione , dopo la quale
non sarà più la morte.
Vers. 55. Dov'è > o morte , la tua vittoria ? Parole di Osea
XIII. 14.
Dov'è , o morte , il tuo pungiglione ? La melafora è presa da
quelli insetti ( come gli scorpioni , le vespe e simili ) , i quali non pos-
sono far danno , quando loro sia tolto il pungiglione .
Vers. 56. Il pungiglione poi della morte è il peccato : La morte
CA P. XV. 169
57. Deo autem gratias , 57. Ma grazie a Dio , il
qui dedit nobis victoriam quale ci ha dato vittoria per
per Dominum nostrum Iesum Gesù Cristo Signor nostro .
Christum .
⭑ 1. loann. 5. 5.

58. Itaque , fratres mei 58. Per la qual cosa, fra-


dilecti , stabiles estote , et telli miei cari , siate stabili
immobiles : abundantes in edimmobili , abbondando sem-
opere Domini semper , scien- pre nell'opera del Signore ,
tes , quod labor vester non poichè sapete , come il vostro
est inanis in Domino. travaglio non è infruttuoso
nel Signore .

non avrebbe avuto arme per nuocere all' uomo , se l'uomo non avesse
peccato.
E la forza del peccato è la legge. Affinchè nissun Giudeo e nis-
sun Cristiano giudaizzante credesse, che la legge avesse avuto virtù di
vincere il peccato , e per conseguenza di frenare la morte • aggiugne
che la legge piuttosto diede occasione al peccato di rendersi viepiù forte.
Vedi Rom. III. 20. , V. 13. , e le note a ' medesimi luoghi.
Vers. 57. Grazie a Dio , il quale ci ha dato vittoria per Gesù Cristo
Signor nostro. Ma quella vittoria del peccato e della morte , la quale
non potevano sperare per virtù della legge , la abbiamo conseguita per
la grazia di Gesù Cristo , il quale ci ha redenti dalla tirannia del pec-
cato e della morte onde dobbiamo a Dio perenni rendimenti di
grazie.
Vers. 58. Poichè sapete come il vostro travaglio non è infruttuoso
ec. Stabilita la fede della risurrezione viene l'Apostolo a dimostrare ai
Corinti l'uso, che debbon fare di questa verità per confortarsi nel bene,
per animarsi a fare , e sopportare virilmente tutto quello , che Dio vuol,
che facciamo per la propria santificazione e per gloria di Cristo. Infatti
niuna altra cosa dee parere difficile o grave a chi la mercede aspetta di
una vita immortale e beata.
170 LET. I. DI S. PAOLO AI CORINTI

CAPO XVI.

Esorta i Corinti a far la colletta delle limosine pe' cristiani di Gerusalem


me, raccomanda loro Timoteo e la famiglia di Stefana: e di poi aggiunge
i saluti .

1. De collectis autem , 1. Quanto poi alle collet-

quae fiunt in sanctos , si- te , che si fanno pe' santi ,


cut ordinavit Ecclesiis Ga- conforme la regola data da
latiae , ita et vos facite . me alle Chiese della Galazia,
così fate anche voi .
2. Per unam sabbati unus- 2. Ogni primo di della set-
quisque vestrum apud se se- timana ognun di voi metta
ponat , recondens , qud ei da parte, e accumuli quello ,
bene placuerit : ut non, cum che gli parrà: affinchè non
venero , tunc collectae fiant. s' abbian a far le collette ,
quando io sarò arrivato .

ANNOTAZIONI

Vers . 1 . Quanto poi alle collette ec. S. Paolo era stato pregato nel
concilio di Gerusalemme a voler procurare de' soccorsi per quei poveri
dalle Chiese da lui fondate. Vedi Rom . XV. 26. Ciò egli fece con molta
sollecitudine , e per portarvi queste limosine andò poi a Gerusalemme ,
dove fu preso da Giudei. Atti XXIV. 17.
Vers. 2. Ogni primo di della settimana ec. La domenica , nel qual
giorno si adunavano per la frazione del pane e per la comune orazione.
E da questo ed altri simili luoghi provano i Padri la traslazione del sa-
bato dal settimo al primo della settimana . Vuole adunque l' Apostolo ,
che ogni domenica ciascheduno de' fedeli metta a parte quello , che se
condo le sue facoltà gli parrà , ponendolo in luogo separato nella propria
casa , e vada così accumulando fino a tanto che sia tempo di riunir tutto
insieme per mandarlo a Gerusalemme. Così aveva insegnato di far a' Ga-
lati , cosi insegnava a' Corinti , e cosi andando egli a Corinto , trovava
preparate e in ordine le limosine di tutti que' fedc!i.
CA P. XVI. 171
3. Cum autem praesens
3. Quandopoi sarò presen-
fuero : quos probaveritis per te : manderò con lettere quel-
epistolas , hos mittam perfer- li , che avrete eletti , a porta-
re " gratiam vestram in Ie- re il vostro dono a Gerusa-
rusalem :
lemme .
4. Quod si dignum fuerit 4.Che se la cosa meriterà,
ut et ego eam, mecum ibunt che vada anch'io, partiran-
no meco . r
5. Veniam autem ad vos , 5. Or io verrò da voi ,
cum Macedoniam pertransi- quando avrò traversata la
ero : nam Macedoniam per- Macedonia: imperocchè pas-
transibo . serò per la Macedonia .
6. Apud vos autem forsi- 6. Mi tratterròforse pres-
tan manebo , vel etiam hie- so di voi , od anche svernerò:
mabo : ut vos me deducatis mi accompa
affinchè voi mi
quocumque iero . gniate dovunque anderò .
7. Nolo enim vos modo in 7. Imperocchè io non vo-
transitu videre , spero enim glio adesso vedervi di pas-
me aliquantulum temporis
saggio , ma spero di tratte-
manere apud vos , si Domi- nermi qualche tempo tra voi,
nus permiserit. se il Signore lo permetterà .

Vers. 3, Manderò con lettere. Con mie lettere alla Chiesa di Gerusa-
lemme , nelle quali darò parte ai santi della propensa vostra carità per essi,
e raccomanderò coloro che porteranno le vostre limosine. È ammirabile la
prudenza dell' Apostolo in togliere ogni ombra di sospetto riguardo all'am-
ministrazione di queste limosine , le quali non vuole egli stesso portare o
trasmettere per mezzo di alcuno de' suoi discepoli a Gerusalemme ; ma
che vi siano portate da quelli , che a tale uffizio saranno eletti dagli stessi
Corinti. Esempio da esser notato e imitato in simil materia.
Vers. 4. Che se la cosa meriterà , ec. Così gli stimola ad essere
quanto mai possono liberali.
Vers. 5. Quando avrò traversala la Macedonia. Sembra , che debba
ciò intendersi di quel viaggio ch' egli fece nella Macedonia , di cui si parla
negli Atti cap. XIX.
Vers. 6. Mi tratterrò forse presso di voi , od anche svernerò. Al-
cuni Interpreti credono, che vi si fermasse per tre mesi . Vedi Atti XX. 3.
172 LET. I. DI S. PAOLO AI CORINTI

8. Permanebo autem E- 8. Or io mi tratterrò in E-

phesi usque ad Pentecosten . feso fino alla Pentecoste.


9. Ostium enim mihi aper- 9. Imperocchè mi si è aper-
tuin est magnum et evidens: ta una porta grande spa-
et adversarii multi. ziosa : e molti avversarj .
10. Si autem venerit Ti- 10. Che se verrà Timoteo,

motheus , videte , ut sine ti- procurate , che stia tra voi


more sit apud vos : opus enim senza timore : conciossiachè

Domini operatur , sicut et egli accudisce all' opera del


ego. Signore , come io stesso.
1. Ne quis ergo illum 11. Nissuno adunque lo
spernat : deducite autem il- disprezzi : ma accompagnate
lum in pace , ut veniat ad lo con buona grazia , affin-
me exspecto enim illum chè venga da me : imperoc-
cum fratribus : chè aspetto lui co'fratelli.
12. De Apollo autem fra- 12. Quanto poi al fratello
Apollo io vi fo sapere , che
tre vobis notum facio , quo-

Vers. 8. Mi tratterrò in Efeso fino alla Pentecoste. Fu costretto a


partire di Efeso a cagione della sedizione di Demetrio. Atti XIX . 25.
Vers. 9. Mi si è aperta, una porta ec. Efeso , città primaria e fre-
quentatissima riguardo al tempio di Diana , porgeva a Paolo grandi e con
tinue occasioni di propagare il Vangelo : e nello stesso tempo vedeva egli
i molti contraddittori , che avrebbe quivi avuto la dottrina di Cristo , e
forse presagiva il tumulto , che poi lo obbligò a partirsene.
Vers. 10. 11. Se verrà Timoteo , ec. Paolo lo aveva mandato insieme
con Erasto nella Macedonia , ed aveagli ordinato , che passasse a Corinto ,
e quindi tornasse da lui ad Efeso. Atti XIX. 22. Lo raccomanda qui ai
Corinti ; e gli prega a far sì , che sia rispettato da tutti , e che niuno lo
disprezzi , forse a motivo della sua poca età. Probabilmente temeva l' Apo-
stolo il fare duro e superbo de' falsi Apostoli , che dominavano in Co-
rinto , de' quali ha parlato più volte in questa lettera.
Vers. 12. Quanto poi al fratello Apollo..... lo ho pregato ec. Egli
era potissimo ai Corinti , tra quali aveva predicato. Atti XVIII . 24. Ve-
di anche cap. III . 5. 6. di questa lettera ; e si vede , che i Coriuti aveva-
no desiderato la presenza di lui , perchè con la sua autorità e sapienza
CA P. XVI. 173

niam multum rogavi eum , lo ho pregato forte , che ve-


ut veniret ad vos cum fratri- nisse da voi co' fratelli : ma
bus: et utique non fuit vo- assolutamente non ha voluto
luntas , ut nunc veniret : ve- venire adesso : ma verrà ,
niet autem , cum ei vacuum quando gli sarà comodo .
fuerit.
13. Vigilate , state in fide, 13. Vegliale , siate costan-
viriliter agite , et conforta- ti nella fede , operate viril-
mini :
mente , e fortificatevi :
14. Omnia vestra in ca- 14. Tutte le cose vostre
ritate fiant. siano fatte nella carità.
15. Obsecro autem vos , 15. Vi prego poi , o fratel-
fratres , nostis domum Ste- li , voi sapete , come la fami-
phanae et Fortunati et glia di Stefana e quella di
Achaici : quoniam sunt pri- Fortunato e di Acaico, sono
mitiae Achaiae , et in mini- le primizie dell' Acaja , e si
sterium sanctorum ordinave- sono consagrati al servizio
runt seipsos. de' santi :
16. Ut et vos subditi sitis 16. Che anche voi siate

eiusmodi , et omni cooperan- sottomessi a questi tali , e a


ti et laboranti . chiunque coopera , e trava-
glia.

poteva contribuire assaissimo alla pace della loro Chiesa ; ma egli dovet-
te essere allora in cose molto gravi ed urgenti occupato , per le quali
non si piegò alle preghiere nè de' Corinti , nè del medesimo Paolo , ma
differi a tempo più comodo il suo viaggio.
Vers. 14. Tutte le cose vostre siano fatte nella carità : Tutto si fac-
cia da voi per dettame , per ordine della carità , per quel retto sincero
cristiano amore ,
col quale amasi Dio in se stesso , e i prossimi si ama-
no in Dio.
Vers. 15. Voi sapete , come la famiglia di Stefana e quella di
Fortunato e di Acaico , ec. Questi erano andati a veder Paolo in Efe-
so, ed erano latori di questa lettera , e l'Apostolo gli raccomanda a' Co-
rinti , come persone , le quali già tempo si erano addette al servigio della
Chiesa e de' fedeli , e probabilmente all'esercizio della ospitalità verso
i poveri ei pellegrini e i predicatori del Vangelo. Di Stefana vedi so-
pra I. 18. Il greco non parla qui , se non di lui solo.
174 LET . I. DI S. PAOLO AI CORINTI

17. Gaudeo autem in prae- 17. Godo dell


' arrivo di

sentia Stephanae et Fortu- Stefana e di Fortunato e


nati et Achaici : quoniam di Acaico : poichè questi
id , quod vobis deerat , ipsi hanno supplito alla vostra
suppleverunt : assenza :
18. Refecerunt enim et 18. Imperocchè hanno ri-
meum spiritum , et vestrum . storato il mio e vostro spiri-
Cognoscite ergo , qui huius- to. Distinguete adunque quei
modi sunt. che sono tali.

19. Salutant vos Ecclesiae 19. Vi salutan le Chiese


Asiae . Salutant vos in Do- dell' Asia . Vi salutano nel
mino multum , Aquila et Signore grandemente Aquila
Priscilla , cum domestica sua e Priscilla con la domestica

Ecclesia : apud quos et ho- loro Chiesa ; de' quali sono


spitor. ospite.
20. Salutant vos onines 20. Vi salutano tutti ifra-
fratres. Salutate invicem in telli. Salutatevi gli uni gli
osculo sancto . altri col bacio santo.

21. Salutatio , mea manu 21. Il saluto , di mano di


Pauli. me Paolo.

Vers. 17. Hanno supplito ec. Hanno supplito alla presenza vostra da
me tanto desiderata ; il veder questi è stato per me , come se voi stessi
avessi veduto.
Vers. 18. Hanno ristorato ec. Non poteva l' Apostolo con maggior
tenerezza spiegare la forza della carità , che l'univa a' suoi cari figliuoli
in Cesù Cristo , che dicendo comune per lui e per essi la consolazione
recata al suo spirito da Stefana e Fortunato e Acaico.
Vers. 19. Aquila , e Priscilla con la domestica loro Chiesa . Con la
loro famiglia tutta cristiana. Vedi Ron . XVI . 5. Altri intendon , la voce
Chiesa de' fedeli , i quali in gran numero si adunassero nella casa di Aqui-
la per udire la divina parola , e offerire il divin sagrifizio.
Vers. 20. Còl bacio santo Vedi Rom . XVI. 16.
Vers. 21. Il saluto , di mano di me Paolo. Il resto della lettera era
stato scritta a dettatura di Paolo da altra mano , questo versetto e i se-
guenti gli scrisse egli stesso di pugno , Vedi II. Thess. III. 17.
CAP. XVI. 175
22. Si quis non amat Do- 22. Se alcuno non ama il
minum nostrum Iesum Chri- Signor nostro Gesù Cristo ,
stum , sit anathema , Maran sia anatema , Maran Atha.
Atha .

23. Gratia Domini nostri 23. La grazia del Signore


Iesu Christi vobiscum . nostro Gesù Cristo con voi.
24. Caritas mea cum om- 24. La carità mia con tutti
nibus vobis in Christo Iesu. voi in Cristo Gesù. Così sia.
Amen.

Vers. 22. Maran-Atha : Secondo la più comune opinione questa es-


pressione è siriaca , e significa il Signore , ( ovvero il Signor nostro )
viene. Molti credono , che per quei , che non amano Gesù Cristo , vadano
intesi gli Ebrei , i quali non solo non lo amano , ma lo perseguitano ; on-
de dopo di aver intimato a ' medesimi l'eterna maledizione , aggiunge , che
il Signore sta per venire a punire l'incredulità e l'ostinazione della si
nagoga.
Vers. 23. La grazia del Signore ec. Vedi Rom. XVI. 2.
Vers. 24. La carità mia con tutti voi in Cristo Gesù. Sia l' amore 9
per cui sono unito a voi , saldo e permanente ; lo che avverrà se sta-
rete tutti saldi nella fede , e nell' amore di Gesù Cristo ; e questo suo de-
siderio conferma l'Apostolo , soggiungendo : così sia.
Il greco porta , che questa lettera fu scritta da Filippi , ma sembra
evidente , che fosse scritta da Efeso , e generalmente le date dell'epistole
di Paolo ( quali si leggono nel greco al fine di esse ) sono per lo più o fal-
se o inolto incerte , essendovi state apposte molto tardi.
LETTERA SECONDA

DI

PAOLO APOSTOLO

AI CORINTI .

Tom. XXIV. 12
PREFAZIONE

Dopo scritta la lettera precedente , succedette


in Efeso il tumulto suscitato contro di Paolo dal-

l'orefice Demetrio , come si ha negli Atti cap .

XIX . Ma l'Apostolo pieno di sollecitudine e di


penosa espettazione intorno all'effetto , che aves-

ser prodotto negli animi de' Corinti le sue esor-


tazioni e i suoi rimproveri , avea colà spedito il

suo caro figliuolo Tito , affinchè riconosciuto più


dappresso lo stato delle cose , gnene portasse si-

cura novella . Quindi astretto vedendosi a parti-

re di Efeso , passò a Troade , dove sperava di


essere consolato col ritorno di Tito , ma non veg-

gendolo comparire , passato il mare andò nella

Macedonia , accostandosi sempre più a Corinto ,

e quivi di inesplicabil gaudio lo riempiè il Si-


gnore per le faustissime nuove , che ebbe per

bocca del suo stesso inviato , il quale a lui riferì,


con quanta docilità, con qual rispetto e riverenza
fossero state ricevute da tutta la Chiesa di Corinto

le sue ammonizioni , e quali effetti prodotti aves-

ser nell'animo di que' fedeli , i quali niuna cosa più


ardentemente bramavano , che di dare ogni sod-

disfazione al loro Apostolo , e di riparare per


180

tutti i modi possibili le passate mancanze . Intese


però nel tempo stesso , che restavan tuttora in

Corinto de' falsi Apostoli , i quali cercavan tutte


le vie per fomentare i passati disordini , e per
riuscirvi più facilmente , ogni opera ponevano
in discreditare lui medesimo presso i Corinti ,

ai quali lo dipingevano come un nimico della

legge , e un falso dottore senza autorità , senza


carattere , senza missione , come quegli , che da
Cristo non era stato eletto insieme con gli altri

Apostoli . A sventare le mine di questi mali uo-


mini scrisse egli questa lettera , e secondo la più

probabile opinione da Filippi nella Macedonia


ella fu scritta un anno in circa dopo la prece-

dente , e il latore di essa fu il medesimo Tito


accompagnato da due fratelli , uno de' quali cre-

desi , che fosse s , Luca ; l'altro non sappiamo ,

chi egli si fosse ,


LETTERA SECONDA

DI PAOLO APOSTOLO

AI CORINTI

CAPO PRIMO .

Narra l'Apostolo da quante avversità lo avesse il Signore liberató nell'Asia;


affinchè egli pare potesse consolare altri , di poi dimostrando la sincerità
del suo cuore e della sua dottrina , fa vedere , che se non è andato da loro ,
conforme aveva risoluto , è ciò accaduto non per sua incostanza. Dimostra,
come è stabile e ferma la verità della sua predicazione .

1. Paulus Apostolus Iesu . Paolo per volontà di


Christi per voluntatem Dei ,
Dio Apostolo di Gesù Cristo ,
et Timotheus frater Ecclesiae e il fratello Timoteo alla
Dei , quae est Corinthi , cum chiesa di Dio , che è in Co-
omnibus sanctis , qui sunt in rinto , e a tutti i santi , che
universa Achaia.
sono per tutta l'Achaja .
2. Gratia vobis , et pax a 2. Grazia a voi e pace
Deo Patre nostro et Domino da Dio Padre nostro e dal
Iesu Christo . Signore Gesù Cristo .

ANNOTAZIONI

Vers. [. E il fratello Timoteo . Timoteo è chiamato qui fratello da


Paolo non tanto per la comune fede , quanto per la dignità del ministero ,
perchè egli era predicatore del Vangelo .
E a tutti i santi , che sono per tutta l'Achaja . Voleva l' Apostolo ,
che da Corinto metropoli dell'Achaja fosse questa lettera comunicata a tutte
le Chiese di quel paese , e tanto più , che forse aveano tutte gli stessi mali,
ed abbisognavano di eguali rimedj .
Vers. 2. Grazia a voi e pace ec. Rom. I. , I. Cor. I. 3.
182 LET. II. DI S. PAOLO AI ROMANI

3. Benedictus Deus , et Pa- 3. Benedetto Dio, e Padre


ter Domini nostri Iesu Chri- del Signor nostro Gesù Cri-
sti , Pater misericordiarum , sto , padre delle misericordie,
et Deus totius consolationis. e Dio di tutta consolazione .
⭑ Ephes. 1. 3. · 1. Pet. 1. 3.

4. Qui consolatur nos in 4. Il quale ci consola in


omni tribulatione nostra : ut ogni nostra tribolazione : af-
possimus et ipsi consolari finchè noi pur consolar pos-

eos , qui in omni pressura siamo coloro , che in qualun-


sunt , per exhortationem 9 que strettezza si trovano, me-
qua exhortamur et ipsi a diante la consolazione , onde
Deo . siamo anche noi da Dio con-
solati .
5. Quoniam sicut abundant 5. Imperocchè, siccome ab-
passiones Christi in nobis : bondano sopra di noi i pati-
ita et per Christum abundat menti di Cristo : così pure è
consolatio nostra. per Cristo ridondante la no-
stra consolazione .
6. Sive autem tribulamur 6. Sia però, che noi siam
pro vestra exhortatione , et tribolati , ( lo siamo ) per vo-
salute , sive consolamur pro stra consolazione e salute ,

Vers. 3. Benedetto Dio e Padre , ec. Formola solcnne di ringraziamento,


che si ha pure , Rom. I. 25. , IX. 5.
Vers. 4. Mediante la consolazione , onde siamo anche noi ec. È costante
carattere di Paolo il riferire e tatto se stesso , e tutto quello , che a lui
avveniva , alla utilità ed edificazione della Chiesa . Se Iddio , dice egli ,
ini conforta in mezzo alle mie tribolazioni con le sue divine consolazioni ,
ciò egli fa non tanto pel bisogno , che io ne ho , quanto perchè io possa
della stessa consolazione far parte a chi in angustie e afflizioni simili alle
mie si ritrova .
Vers. 5. I patimenti di Cristo : ec. I patimenti , che Cristo soffre in noi ,
che siamo suoi membri . Vedi Atti IX. 4. , I. Cor. IV. 10., Rom. VIII. 17.
Vers. 6. Sia però , che noi siam tribolati ( lo siamo ) , per vostra con-
solazione , ec. A questo bellissimo sentimento dà gran luce un altro del
CA P. 1. 183

vestra consolatione , sive sia che siam consolati (lo sia-


exhortamur pro vestra ex- mo ) per vostra consolazione
hortatione et salute , quae
e salute, la quale si compie
operatur tolerantiam earumn- per mezzo della sofferenza di
dem passionum , quas et nos que' medesimi patimenti , che
patimur : noi pur patiamo :
7. Ut spes nostra firma sit 7. Onde stabile sia la spe-
pro vobis : scientes , quod ranza , che abbiamo di voi :
sicut socii passionis estis , sapendo noi , che siccome siete
sic eritis et consolationis . compagni ne' patimenti , così
pur lo sarete nella consola-
zione .
8. Non enim volumus igno- 8. Imperocchè non voglia-
rare vos , fratres , de tribu- mo , che a voi , o fratelli , sia
latione nostra , quae facta ignota la tribolazione susci-
est in Asia , quoniam supra tata a noi nell' Asia , come
modum gravati sumus supra sopra misura , sopra le forze
virtutem , ita ut taederet nos siamo stati aggravati fino a
etiam vivere. venirci a noja la stessa vita.

cap. III. 22. dell ' epistola precedente . Tutto quello , che in noi succede 0
intorno a noi, dice Paolo , si riferisce tutto al bene vostro e al vostro vantag-
gio . Le nostre afflizioni sopportate da noi virilmente servono di esempio a
confortarvi sotto la croce e a rendervi forti e insuperabili contro i mali ,
che dovete soffrire nella vita presente per giugnere alla salute ; le consola
zioni , con le quali Dio si degna talora di visitarci , servono a rianimare
la vostra speranza , e a rendervi certi dell'ajuto e dell'assistenza divina
ne' vostri patimenti , per mezzo de' quali operate la vostra salute , alla
quale e noi e voi non possiamo per altra via pervenire .
Vers. 8. Imperocchè non vogliamo , che a voi .... sia ignota ec. Que-
sto imperocchè si riferisce all' ultime parole del versetto 6. , dove avendo
accennato l'Apostolo le tribolazioni , nelle quali si era poc' anzi trovato ,
viene adesso a mostrarne la gravezza . La diversità di sentimenti , che è
tra gli Interpreti nel determinare a quale particolar circostanza della sto-
ria di Paolo debbano riferirsi queste sue parole , può servire d' indizio >
184 LET . II. DI S. PAOLO AI CORINTI

9. Sedipsi in nobismetipsis 9. Ma noi abbiamo avuto


responsum mortis habuimus, in noi stessi avviso di morte ,
ut non simus fidentes in no- affinchè non abbiamo fidanza
bis , sed in Deo , qui susci- in noi , ma in Dio , che risu-
tat mortuos : scita i morti :

10. Qui de tantis periculis 10. Il quale dasì gravi pe-


nos eripuit , et eruit : in ricoli ci ha liberati , e ci li-
quem speramus , quoniam et bera : in cui confidiamo , che
adhuc eripiet, tuttavia ci liberera,
11. Adiuvantibus et vobis 11. Dandoci insieme la

in orationé pro nobis : ut ex mano anche voi , con pregare

che è molto dubbioso , se di alcuna si parli di quelle persecuzioni descritte


negli Atti , ovvero di qualche altro fatto non registrato da s. Luca . Per
questa seconda opinione sembra , che faccia il riflettere , che pochissimo
tempo avanti era avvenuto quello , che qui egli racconta , mentre suppone ,
che niuna notizia ne avessero ancora i Corinti , e dall'altra parte dal
versetto 10. sembra potersi inferire , che i nemici dell ' Apostolo gli avesser
messe le mani addosso , mentre dice , che Dio a tanto pericolo , o ( come
legge il greco ) a tal morte lo aveva sottratto , il che farebbe , che ciò non
possa in alcun modo intendersi della sedizione mossa da Demetrio . Vedi
gli Atti XIX .
Sopra misura : Vuol dire eccessivamente .
Sopra leforze . Della natura e del corpo , non dell'animo rinfran-
cato dalla grazia .
Vers. 9. Abbiamo avuto in noi stessi avviso di morte. Descrive con
molta forza , qual fosse stata la violenza e la furia della tempesta , in cui
si era trovato , la quale talmente avealo sopraffatto, che nulla più si aspet-
tava fuori della morte .
Affinchè non abbiamo fidanza in noi ; ec. Non per altra cagione ha
permesso il Signore, che noi cadessimo in sì gravi pericoli , in tali e tante
strettezze e in tanto abbattimento di spirito , se non perchè non venissimo
giammai a porre la nostra speranza in noi stessi o nel nostro coraggio ,
ma nel Signore ; vedendo com' egli contro ogni umana speranza dalla
morte e dal sepolcro stesso richiama i suoi alla vita , quando così a lui
piace ; sentenza gravissima e di grand'uso nelle tribolazioni , dalle quali
un gran bene ritrarrà l'uomo giusto , se imparerà a temer sempre di se
stesso e a confidare in Dio solo .
CAP. I. 185

multorum personis , eius per noi : onde del bene, che in


quae in nobis est , donatio- grazia di molte persone noi
nis , per multos gratiae agan- abbiamo, siano da molti ren-
tur pro nobis. dute grazie per noi .
12. Nam gloria nostra haec 12. Imperocchè questo è il
est , testimonium conscien- nostro vanto , la testimonian-
tiae nostrae , quod in simpli- za della nostra coscienza
citate cordis et sinceritate dell'esserci noi diportati con
Dei , et non in sapientia car semplicità di cuore e con
nali , sed in gratia Dei , con- sincerità di Dio , non con la
versati sumus in hoc mundo : saggezza della carne, ma con
abundantius autem ad vos .
la grazia di Dio in questo
mondo: e molto più presso di
voi.

Vers. 11. Onde del bene, che in grazia di molte persone nvi abbiamo, ec.
Onde siccome alle orazioni di molti ( viene a dire di tutti i fedeli ) dob-
biamo i benefizj e le grazie , che a noi sono state da Dio concesse , e parti-
colarmente la liberazione da tanti pericoli ; così da molti ancora siano
rendute a Dio grazie per noi . È da ammirar grandemente e la umiltà
dell ' Apostolo , e la molta fidanza di lui nell'efficacia delle comuni
orazioni , alle quali sovente si raccomanda in queste sue lettere . Di que-
sta efficacia abbiamo un bell' esempio nella liberazione di Pietro dalla
prigione , dove Erode l'aveva fatto rinchiudere , Atti cap. XII. , e sappia-
mo da Tertulliano , che anche a' suoi tempi i fedeli uniti in orazione
ottenevan talvolta da Dio anche il risuscitamento de' morti . Vuole adunque
l'Apostolo , che ciò essendo , i fedeli tutti si riconoscano debitori a Dio
delle grazie , che hanno impetrato per altri con le loro orazioni, e comu-
ni ringraziamenti ancor gnene rendano .
Vers. 12. Imperocchè questo è il nostro vanto, la testimonianza ec.
Queste parole legano con la fine del verso 1o. confidiamo , che Dio tut-
tavia ci libererà ; dappoichè noi possiamo gloriarci di aver proceduto in
tutto con quella semplicità e schiettezza e sincerità di cuore degna di
Dio , di cui siamo ministri , che è effetto non della saggezza della carne
ma della grazia del Signore ; così , dico , abbiam proceduto sempre e
in ogni luogo , dove abbiam predicato Cristo , ma in qualche mudo
più ancora presso di voi , o Corinti , a ' quali abbiamo dato maggiori e
più evidenti riprove della nostra sincerità . E qui e nel versetto se-
186 LET.II. DI S. PAOLO AI CORINTI
13. Non enim alia scribi- 13. Imperocchè non altro
mus vobis , quam quae legi- scriviamo a voi , che quello ,
stis , et cognovistis. Spero che avete letto e riconosciuto.
autem , quod usque in finem E spero lo riconoscerete sino
cognoscetis . al fine .
14. Sicut et cognovistis nos 14. Siccome avete voi in
ex parte , quod gloria vestra parte riconosciuto , che noi
sumus , sicut et vos nostra , siamo la vostra gloria , come
in die Domini nostri Iesu voi pur la nostra , pel giorno
Christi. del signore nostro Gesù Cri-
sto .
15. Et hac confidentia vo- 15. E con questa fidanza
lui prius venire ad vos , ut volli prima venir da voi , af-
secundum gratiam haberetis : finchè aveste una seconda gra-
zia :

guente prende di mira i falsi Apostoli superbi per l'eloquenza e per la


greca filosofia , da cui procedeva quella , che egli chiama sapienza della
carne .
Vers. 13. Non altro scriviamo a voi , che quello , che avete letto , ec.
Quello , che ora vi scrivo , è quello stesso , che avete letto nella prece-
deute mia lettera ; lo che voi pur riconoscete essere la verità , come
spero , che lo riconoscerete anche per l'avvenire . La prima parte di que ·
sto versetto secondo il greco può tradursi : Imperocchè non altro noi vi
scriviamo , fuori che quello, di che voi vi ricordate, e che voi riconoscete
( esser la verità ) .
Vers. 14. Siccome avete voi in parte riconosciuto . Dice in parte ,
perchè quantunque avessero i Corinti accolto con onore Timoteo , e sati-
sfatto in gran parte i desiderj di Paolo , non lasciavan però ( almen parte
di essi ) di essere prevenuti pe' falsi Apostoli , onde non avevano di Paolo
quella opinione , che pur dovevano .
Vers. 15. E con questa fidanza volli ec. Con la fidanza , che io aveva
di essere pienamente conosciuto da voi , e in conseguenza , che non senza
frutto sarebbe stata la mia venuta , aveva io determinato di venir da voi
per portarvi una seconda grazia ; conciossiachè , siccome nella mia prima
venuta vi portai la notizia del Vangelo , è la conversione alla fede , così
in questa seconda disegnava di portarvi la confermazione nella fede > e
l'avanzamento nelle cristiane virtù .
CAP. I. 187

16. Et per vos transire in 16. E da voi passar nella


Macedoniam , et iterum a Macedonia , e nuovamente
Macedonia venire ad vos, et dalla Macedonia venir da
a vobis deduci in Iudaeam. voi , e da voi essere incam-
minato per la Giudea .
17. Cum ergo hoc voluis- 17. Tale adunque essendo
sem , nunquid levitate usus stata la mia volontà , sono
sum ? Aut quae cogito , se forse stato incostante ? Ovve-
cundum carnem cogito , ut ro quello , che io delibero , lo
sit apud me est , et non ? delibero secondo la carne ,

onde siapresso di me il sì e
il nò ?
18. Fidelis autem Deus
18. Mafedele Dio, il nostro
quia sermo noster , qui fuit ragionare usato tra di voi
apud vos, non est in illo est, non è sì e no .
et non.
19. Dei enim Filius Iesus
19. Imperocchè il Figliuo
Christus , qui in vobis per lo di Dio Gesù Cristo, il qua-
nos praedicatus est , per me te tra di voi fu predicato da
et Silvanum et Timotheum , noi , da me , da Silvano e da
non fuit est , et non , sed est Timoteo , nonfu sì , e no, ma
in illo fuit.
in luifu ( sempre ) il sì .

Vers. 16. E da voi essere incamminato per la Giudea . Ed avere al-


cuni di voi per compagni del mio viaggio nella Giudea .
Vers. 17. Onde sia presso di me il sì e il no ? ec. Avendo io cau-
giato di pensiero, lo ho forse fatto per qualche riflesso umano e carnale
e per una tale incostanza , per cui il sì e il no , l'affermare e il negare
sia lo stesso per me , e con la stessa leggerezza , con cui io determino
alcuna cosa ; con la stessa mi cangi di sentimento e di volontà ?
Vers. 18. Fedele Dio , ec. Queste parole , fedele Dio , sono una spezie
di giuramento : chiamo in testimone Dio , che è Dio di verità , che non
è incostanza nel nostro operare , come non è incostanza , o falsità nei
nostri insegnamenti .
Vers. 19. 20. Imperocchè il Figliuolo di Dio ec. Vuol fare intendere
a' Corinti , che non debbono sospettare , che sia o falsità o incostanza in
188 LET. II. DI S. PAOLO AI CORINTI

20.Quotquot enim promis- 20. Imperocchè tutte, quan-


siones Dei sunt , in illo est : te sono le promesse di Dio ,
ideo et per ipsum amen Deo sono in lui sì: e in lui perciò
ad gloriam nostram . (sono) amen a Dio per nostra
gloria.
21. Qui autem confirmat 21. Or Dio è quegli , che
nos vobiscum in Christo , et con voi ci conferma in Cristo,
qui nuxit nos , Deus : e che ci ha unti :
22. Qui et signavit nos , et 22. Il quale ci ha eziandio
dedit pignus Spiritus in cor- sigillati , ed ha infuso ne' no-
dibus nostris . stri cuori la caparra dello
Spirito.

un ministro evangelico , iu un ministro di Gesù Cristo , di cui la dot-


trina non è varia e incostante , ma vera e ferma e immutabile . Impe-
rocchè Gesù Cristo è venuto per manifestare la verità delle promesse
di Dio ( vedi Rom. XV. 9. 10. ) , le quali per lui dovevan essere adem-
piute , come lo furono realmente , onde per Gesù Cristo diciamo a Dio
amen , viene a dire : così è la verità , riconoscendo e confessando noi
la veracità e bontà di Dio nell' adempire le stesse promesse per Gesù
Cristo , nel quale adempimento la gloria consiste di noi ministri dello
stesso Cristo nella conversione delle genti . Erasi obbiettato l'Apostolo
nel vers 17. , che forse avrebbe potuto da' suoi malevoli essere accusato
di incostanza o di leggerezza di animo , perchè dimostrata avendo una
risoluta volontà di andare a rivedere i Corinti , non ne aveva poi fatto
altro ; or una tale imputazione poteva essere ( e forse era di fatto) rivolta
a screditare non solo il ministro , ma anche il ministero. Che fa, adunque
Paolo ? Sollecito della autorità del ministero assai più , che della propria
persona , prende in primo luogo a difendere vigorosamente la sua dot-
trina in questi versetti 18. 19. 20. 21. , dopo di che farà anche la propria
apologia .
Vers. 21. Or Dio è quegli , che con voi ci conferma in Cristo , e che
ci ha unti : Da Dio siam confermati nella verità e nella fede di Cristo ,
e noi ministri del Vangelo , e voi uditori e discepoli del Vangelo, e da lui
siamo stati unti con la grazia dello Spirito santo per aver parte al regno e al
sacerdozio di Cristo , onde sta scritto : ci hai fatti regno e sacerdoti per
Dio. Apocal. V. E altrove : voi stirpe eletta , sacerdozio regale . I. Petr. II .
Vers. 22. il quale ci ha eziandio sigillati , ed ha infuso ec. E Dio
stesso ci ha sigillati col sigillo della giustizia , e ci ha dato lo Spirito
CA P. I. 189
23.Ego autem testem Deum 23. Or io sulla mia vita
invoco in animam meam , chiamo Dio in testimone , co-
quod parcens vobis non me , per esser con voi indul-
veni ultra Corinthum : non gente , non son più venuto a
quia dominamur fidei vestrae , Corinto : non perchè noi la
sed adiutores sumus gaudii facciamo da padroni sopra la
vestri : nam fide statis. vostra fede , ma cooperiams
alla vostra consolazione: da-

poichè state saldi nellafede .

santo come per pegno delle promesse , che egli ci ha fatte , e delle quali
è in certo modo mallevadore a noi stessi questo Spirito divino infuso nei
nostri cuori ; donde la fermezza della nostra speranza riguardo ai beui
eterni , che aspettiamo .
Vers. 23. Or io sulla mia vita ec. Si ha qui , come osserva s . Tom-
masu 9 un doppio giuramento , cioè di attestazione e di imprecazione,
usato
dall' Apostolo , perchè di cosa trattavasi di grandissimo rilievo , Comincia
egli qui a addurre i motivi , per cui non era andato a Corinto chiamo
Dio in testimone contro la mia vita , ovvero contro l'anima mia , che se
non sono più venuto da voi , è ciò proceduto dal riguardo e dall'amore ,
che ho per voi ; conciossiachè se fossi venuto , non poteva io venire se
non per riprendervi e gastigarvi , lo che io dico non quasi aspiri forse a
farla da padrone sopra di voi per ragion della fede , che noi vi abbiamo
insegnata ; imperocchè un tal pensiero è tanto lungi da me , che non ad
altro io aspiro , nè ad altro mi credo destinato , che a cooperare con voi
al vostro bene e alla vostra consolazione , giacchè quantunque riprensibili
in molte cose , siete stati sempre fermi ed immobili nella fede .
Il senso , che abbiam dato a quelle parole : non perchè la facciam
da padroni sopra la vostra fede : è appoggiato alla lettera del testo greco :
un altro senso però potrebbe essere : non perchè ci arroghiamo un dominio,
che a noi non compete , sopra la vostra fede, nè perchè ci facciamo
lecito di introdurre nuovi dommi da credere , o nuove regole di disci
plina da osservare oltre quello , che già vi insegnammo .
190 LET. II. DI S. PAOLO AI CORINTI

САРО II.

Dice che non è andato da' Corinti per non recar loro tristezza maggiore , e
gli esorta a ricevere nella loro grazia l'incestuoso, e insieme parla della sua
predicazione accompagnata da fatiche graudi , e da grau frutto , quantunque
l'odore della sua medesima predicazione fosse per alcuni stato odore di morte.

1. Statuit autem hoc ip- 1.Ho determinato meco

sum apud me , ne iterum in stesso di non venir di nuovo


tristitia venirem ad vos. da voi per attristarvi .
2. Si enim ego contristo 2.Imperocchè se io vi con-
vos : et quis est , qui me lae- tristo : e chi è , che rallegri
tificet , nisi qui contristatur me , fuori di chi è stato da
ex me? me contristato ?
3. Et hoc ipsum scripsi 3. E questo stesso ve lo ho
vobis , ut non cum venero 9 scritto , affinchè venendo io ,
tristitiam super tristitiam ha- non riceva tristezza sopra tri-
beam , de quibus oportuerat stezza da quelli , da' quali

ANNOTAZIONI

Vers. 1. Ho determinato .... di non venir di nuovo ec . Dissi , che per


riguardo vostro non sono venuto da voi , imperocchè se fossi venuto , nou
poteva arrecarvi se non tristezza il mio arrivo , mentre taute eran le cose
degne di riprensione tra voi . Or essendo da voi venuto con mie lettere
una volta a rattristarvi , mi era risoluto di non voler toruar la seconda
volta in persona , ma di aspettare la vostra emendazione .
Vers. 2. Se io vi contristo : e chi è , che rallegri me , ec. Venendo
io a contrastarvi , da qual parte poteva io sperare consolazione ed alle-
grezza , mentre questa non posso averla , se non da voi , miei figliuoli , i
quali contristati da me , non potevate essere al cuor mio se non oggetto
di tristezza e di dolore ? Sentimento degno della tenerissima carità del-
l'Apostolo .
Vers. 3. E questo stesso ve lo ho scritto , affinchè venendo io , ec. Vi
ho spiegato le cagioni , per le quali credei di non dover venire ancora da
CA P. II. 191

me gaudete : confidens in doveva io avere allegrezza :


omnibus vobis , quia meum fidandomi di tutti voi, che ab-
gaudium , omnium vestrum biate tutti per vostro il mio
est. gaudio :
4. Nam ex multa tribula- 4. Imperocchè in grande
tione et angustia cordis afflizione e ansietà di cuore
scripsi vobis per multas la- vi scrissi con molte lagrime :
crymas : non ut contristemi- non per contristarvi : ma af-
ni : sed ut sciatis , quam ca- finchè conosceste la carità ,
ritatem habeam abundantius che ioho abbondantissima ver-
in vobis. so di voi .
5. Si quis autem contrista- 5. Che se alcuno fu cagion
vit , non me contristavit , sed di tristezza , non recò a me
ex parte : ut non onorem om- se non parte di tristezza : af-
nes vos. finchè io non faccia aggravio
a tutti voi .

6. Sufficit illi, qui eiusmodi 6. Basta per questo tale


est , obiurgatio haec , quae questa riprensione fatta da
fit a pluribus : molti :

voi , affinchè le tolghiate assolutamente di mezzo , onde succeder non


dubba , che nella mia venuta nuovi e raddoppiati motivi di tristezza e di
affanno io trovi in voi , da' quali ho ragion di aspettarmi allegrezza e
consolazione ; dapoichè di tutti voi ardisco di promettermi , che vostre
facciate le mie allegrezze , come vostro avete fatto il mio dolore e la
mia tristezza .
Vers. 4. In grande afflizione e ansietà di cuore vi scrissi ec. Dimostra
l'estrema afflizione recata al suo cuore dai disordini della Chiesa di Corinto, i
quali lo avevano costretto a scrivere con tanta severità non per afflig .
gergli, ma per far loro conoscere l'ampiezza della sua carità col vivo
acerbo dolore , che dimostrava deʼloro mali .
Vers. 5. Che se alcuno fu cagion di tristezza , ec. Parla qui certamente
dell' incestuoso , primaria cagione della tristezza di Paolo . La tristezza
e il dolore di un male si grande , qual si era il delitto , in cui questo
uomo era caduto , questa tristezza , dice l'Apostolo , non fu tutta mia :
non farò io a tutti voi quest'aggravio ; imperocchè voi pure , o molti
almeno di voi ne provaste afflizione e dolore .
Vers. 6. 7. 8. Basta per questo tale questa riprensione fåtta da molti:
Basti , che questo tale abbia sofferto la pubblica correzione fattagli da tutta
192 LET. II. DI S. PAOLO AI CORINTI

7. Ita ut e contrario magis 7. Onde per lo contrario


donetis , et consolemini , ne voi usiate indulgenza , e lo
forte abundantiori tristitiae consoliate , affinchè per di-
absorbeatur , qui eiusmodi sgrazia non sia da eccessiva
est . P
tristezza assorto questo tale .

la Chiesa , da cui è stato separato e dato nelle mani di satana ; non se


gli accresca l'umiliazione e la pena . Alcuni vogliono , che con queste pa-
role , aggiunto anche quello , che dicesi ne' due seguenti versetti , in-
tenda l'Apostolo , che l'incestuoso sia omai restituito nella comunione
della Chiesa ; altri , che l'indulgenza da lui raccomandata riguardi solo
la liberazione da ' mali corporali , co' quali era egli tormentato dal demo-
nio in virtù della sentenza di Paolo e della Chiesa ; ( Vedi I. Cor. V. )
come se l'Apostolo esortasse i Corinti a dimostrare la loro carità verso di
questo reo con pregare il Signore a liberarlo da que' mali . A considerare
attentamente tutte le parole di Paolo sembra quasi evidente , che quan .
tunque non molto lunga fosse stata la penitenza del detto incestuoso
( imperocchè non lungo fu l'intervallo tra la prima e questa seconda let-
tera) , nulladimeno la compunzione e il fervore del penitente avesser deter,
minato l'Apostolo a chiedere agli stessi Corinti , che gli perdonassero, e lo
assolvessero, e nella lor comunione lo ritornassero ; imperoccchè tralle altre
cose non veggo , in qual' altra maniera possa spiegarsi quello , che egli
dice del ratificare , viene a dire del comprovare col fatto la carità , che
avevano verso di quel peccatore , se ciò non intendesi del riceverlo nuo-
che la voce
vamente nel grembo della Chiesa . Dove è da notare ;
greca , la quale è stata da noi tradotta con quella di ratificare propria-
mente significa autenticare , ovver decretare solennemente e con autorità ;
e dicevasi di quelle cose , le quali per pubblici suffragj si decretavano nelle
adunauze della repubblica . Oltre di ciò , e qual' altra cosa significar può
il condonare , o sia usare indulgenza , se non perdonare e ricever in grazia
e riconciliare il penitente ? Questo poco basti per conferma di un' opinione
a mio credere assai certa , e della quale avrei parlato anche meno , se non
vedessi , che qualche antico scrittore , ed anche moderno ha abbracciato
altra sentenza non per altra ragione , cred' io , se non perchè sembrava
loro , che alla severità dell' antica disciplina non fosse conforme il ri-
mettere cosi presto nella comunione della Chiesa un uomo caduto in si
enorme delitto . Ma tutti coloro, che sono alcun poco versati nello studio
delle antiche regole della Chiesa , sanno , che qualunque fosse il rigore
della penitenza ordinata pe' varj peccati , fu sempre in nano de' pastori
di accorciare il tempo della medesima penitenza secondo le maggiori prove
di conversione e di sincero ravvedimento e secondo le varie circostanze
C A P. II . 193

8. Propter quod obsecro 8. Vi scongiuro perciò a


vos , ut confirmetis in illum ratificare la carità verso di
caritatem . lui .

9. Ideo enim et scripsi , ut 9. Imperocchè con questo


cognoscam exprimentum ve- fine ancora vi ho scritto , per
strum , an in omnibus obe- conoscervi allaprova, se siate
dientes sitis . in tutto ubbidienti .
10. Cui autem aliquid do- 10. Or con chi avete usato
nastis , et ego : nam et ego voi indulgenza , la uso anche
quod donavi , si quid dona- io : imperocchè io pure dove
vi , propter vos in persona ho usato indulgenza (se alcu-
Christi. na ne ho usata) per amor vo-
stro la ho usata a nome di
Cristo .

della persona e del tempo ; onde sappiamo da s Cipriano , che soleva


abbreviarsi la penitenza , ed accelerarsi la riconciliazione de peccatori al
primo segno di imminente persecuzione , perchè , come dice lo stesso Pa-
dre , non era conveniente di lasciar alcuno de ' fedeli esposto alla battaglia
senza la necessaria difesa , viene a dire senza la comunione del corpo e
del sangue di Cristo . Vedilo epistola LIV .; concilio niceno can . XII. ,
ancirano can. V. , calcedonense XVI . Ma si rifletta
con Teodoreto , qual
fosse la forza della divina eloquenza di Paolo , e l'amınirabile cangiamento
prodotto dalla sua precedente lettera negli animi de' Corinti . Questo cau-
giamento fu tale , che dove prima egli avea avuto occasione di famen-
tarsi , che niuna pena si fossero presa della orribil caduta di au loro
fratello , egli è ora costretto a cercare di consolargli , e a moderare il
loro zelo , e ad esortargli con molta sollecitudine a perdonare al reo , e a
restituirlo alla pace e alla comunione della Chiesa .
Vers. 9. Con questo fine ancora vi ho scritto , ec. Pregandovi e solle-
citandovi a ricevere nella comunion della Chiesa il reo penitente , io non
ho in mira solamente il bene di lui , ma anche il vostro ; ho in mira di
far prova della vostra ubbidienza , e di vedere , se con la stessa prontezza ,
con la quale mi ubbidiste separandolo da voi , mi ubbidirete nell ' ammet-
terlo alla riconciliazione .
Vers. 10. 11. Or con chi usate voi indulgenza , la uso anch' io : im-
perocchè ec. Condonando voi all' incestuoso il suo fallo , gliel condono
ancor io presente a voi col mio spirito , quando lo riunite a voi ed alla
Chiesa , come lo fui , quando dalla Chiesa lo separaste ; imperocchè io pure,
qualunque volta ho usato di indulgenza verso alcun peccatore la ho
Tom. XXIV. 15
194 LET. II. DI S. PAOLO AI CORINTI
11. Ut non circumvenia- 11. Affinchè non siamo so-
mur a satana : non enim igno- verchiati da satana : concios-
ramus cogitationes eius. siachè non ci sono ignote le
cabale di lui .
12. Cum venissem autem 12. Or essendo io giunto a
Troadem propter evange- Troade pel vangelo di Cristo,
lium Christi , et ostium mihi ed essendomi stata aperta la
apertum esset in Domino, porta dal Signore ,
13. Non habui requiem 13. Non ebbi requie nel mio
spiritui meo , eo quod non spirito per non aver trovato il
invenerim Titum fratrem miofratello Tito, ma saluta-
meum , sed valefaciens eis , ti quelli ; partii per la Mace-
profectus sum in Macedo- donia .
niam.
14. Deo autem gratias , qui 14. Grazie però a Dio , il
semper triumphat nos in quale ci fa sempre trionfanti
Christo Iesu , et odorem no- in Cristo Gesù , e rende ma-

usata per amor vostro , viene a dire per vantaggio e utilità della vostra
Chiesa , e non di proprio arbitrio , ma secondo l'autorità commessami da
Cristo . Così adunque fa d'uopo di temperare talvolta il rigore della
legge con la benignità e misericordia verso de' peccatori , purchè questa
donata sia e concessa al maggior bene della Chiesa e secondo Cristo . Il
voler togliere affatto l'uso di questa salutare indulgenza sarebbe per noi
lo stesso , che esporci ad essere circonvenuti dal nimico , il quale siccome
molti seduce coll ' indurgli a peccare , così altri ancora seduce coll ' indur.
gli ad essere di soverchio duri e rigorosi contro de' peccatori . Noi non
ignoriame , di quante arti e di quante macchine egli si serva per togliere
gli uomini a Cristo .
Vers. 12. Or essendo io giunto a Troade .... ed essendomi stata
aperta ec. Vedi gli Atti cap. XX. 6. › 2. Tim. IV. 16. La porta aperta al-
l'Apostolo in Troade dal Signore significa le buone disposizioni trovate
da lui negli animi di que' cittadini ad ascoltare la parola della salute , di.
sposizioni , che erano effetto della virtù del Signore .
Vers. 13. Non ebbi requie ....
.. per non aver trovato il mio fratello
Tito , ec. L' Apostolo lo aspettava con grande impazienza di ritorno da
Corinto per intendere da lui , quale effetto prodotto avesse ne' Corinti la
sua lettera e non trovandolo in Troade , si avanzò nella Macedonia per
avvicinarsi a lui > e vederlo più presto.
CA P. II . 195
titiae suae manifestat per nos nifesto l'odore della cognizio-
in omni loco : ne di lui in ogni luogo per
mezzo nostro :
15. Quia Christi bonus 15. Dapoichè il buon odore
odor sumus Deo in iis , qui di Cristo siam noi a Dio e
salvi fiunt , et in iis , qui pe- per que , che si salvano , e
reunt : per que' , che periscono :
16. Aliis quidem odor 16. Per gli uni odor di
mortis in mortem , aliis au- morte per loro morte ; per gli
tem odor vitae in vitam. Et altri odore di vita per loro
ad haec quis tam idoneus ? vita. E per tali cose chi è ,
che sia tanto idoneo ?
17. Non enim sumus sicut 17. Imperocchè non siamo
plurimi , adulterantes verbum come moltissimi , che falsifi-

Vers. 14. L'odore della cognizione di lui ec. La cognizione del Sal-
vatore data da Dio agli uomini quasi odor soavissimo è diffusa da Dio per
ogni parte mediante la nostra predicazione , affine di trar gli uomini a
Cristo.
Vers. 15. 16. Il buon odore di Cristo siam noi a Dio ec. Per onore
di Dio si sparge da noi in ogni luogo questo buon odore di Cristo sì con
la predicazione della parola , e sì ancora coll' esempio delle vita cristiana ,
che in noi risplende. E il buon odore di Cristo siam noi non solo per
quelli , che ascoltano , ed abbracciano la parola , e si salvano , ma per
quelli ancora , che la parola rigettano , e nella incredulità si rimangono ,
e periscono. Così lo stesso soavissimo odore è per gli uni principio di vi-
ta , per gli altri è principio di morte , convertendo questi con la loro ma-
lizia e perversità in veleno il rimedio preparato da Dio per loro salute.
E per tali cose chi è , che sia tanto idoneo ? E chi è , che sia per-
fettamente atto a sì gran ministero ? Chi è , che sia degno di esser chia-
mato il buon odore di Cristo , sicchè a lui tragga gli uomini sì con la
predicazione pura e incorrotta della parola di verità , e sì ancora con
la fragranza di una vita santa , ornata di tutte le cristiane virtù ?
Vers. 17. Non siamo come moltissimi , che falsificano ec. Prende an
che qui di mira i falsi dottori di Corinto , con l'esempio de ' quali dimo.
stra la difficoltà somma , che ha in se stesso il ministero apostolico Ė
facile il parlare di Cristo , e ancor più facile il falsificare la parola di
LET. II. DI S. PAOLO AI CORINTI
196
Dei , sed ex sinceritate , sed cano la parola di Dio, ma con
sicut ex Deo, coram Deo, in sincerità , come da parte di
Christo loquimur. Dio parliamo dinanzi a Dio
in Cristo .

Cristo , o il farla servire alle proprie passioni , a ' proprj comodi e a' pro-
prj interessi , dificilissimo ( dice Paolo ) il parlare mai sempre la pura
e schietta parola di Dio , il parlarla come veri inviati di Dio agli uomini ,
il parlarla come nel cospetto di Dio medesimo , lui tenendo mai sempre
dinanzi agli occhi testimone e giudice delle opere nostre ; e finalmente
il parlare come in persona dello stesso Cristo , di cui facciamo le veci .
LET. II. DI S. PAOLO AI CORINTI 197

CAPO III .

L' Apostolo non ha bisogno delle raccomandazioni degli uomini , Sua racco-
mandazione essendo il frutto della sua predicazione . Molto maggior onore
è dovuto ai ministri del nuovo testamento e dello spirito , che a quelli
del vecchio testamento e della lettera , e come i Gindei hanno tuttora nel
leggere le scritture sopra del loro cuore un velame , il quale colla fede in
Cristo si toglie .

1 . Incipimus iterum nos- 1. Principiamo noi di bel


metipsos commendare ? aut nuovo a commendare noi me-

numquid egemus ( sicut qui- desimi ? Oppure abbiam noi


dam commendatitiis epi- bisogno ( come taluni ) di let-
stolis ad vos , aut ex vobis ? teredi raccomandazione scrit-
te a voi , o da voi ?
2. Epistola nostra vos estis, 2. La nostra lettera sie-
scripta in cordibus nostris , te voi , scritta su i nostri

ANNOTAZIONI

Vers. 1. Principiamo noi di bel nuovo ec. Nella lettera precedente l' Apo-
stolo per rintuzzare l'orgoglio de ' suoi emoli molte cose era stato costret
to a dire , che ridondavano in sua lode , e nel fine del precedente capi-
tolo dopo aver toccato la grandezza e le difficoltà del laborioso suo ini-
nistero si era giustamente gloriato di averlo adempiuto con gran fedeltà ;
per questo con molta grazia dice adesso : cominceremo noi di bel nuovo
a tessere elogio di noi medesimi , come se avessimo noi bisogno di lettere
commendatizie , che a voi dimostrino quel , che noi siamo , o con le qua-
li da voi alle altre Chiese si faccia noto quello , che abbiam fino adesso
operato e patito per il Vangelo ? Imperocchè tale è il fare di taluni ( vie-
ne a dire de' falsi Apostoli ) i quali con mendicate raccomandazioni s' in-
trudono nelle Chiese , e si fanno valere per quei , che uon sono. No cer-
tamente noi non faremo così. Le raccomandazioni hanno luogo tra le per-
sone , che sono ignote tra loro : ma non son io ignoto nè a voi , nè ad
alcuna delle Chiese di Cristo.
Vers. 2. La nostra lettera siete voi , scritta su i nostri cuori , ec.
Lettera di raccomandazione per me siete voi stessi , la sincera conversione
198 LET. II . DI S. PAOLO AI CORINTI

quae scitur , et legitur ab cuori , la quale è riconosciuta,


omnibus hominibus : e si legge da tutti gli uomini:
3. Manifestati , quod epi- 3. Manifestandosi , che voi
stola estis Christi , ministrata siete lettera di Cristo fornita
a nobis, et scripta non atra- da noi , scritta non con l
' in-
mento , sed spiritu Dei vivi : chiostro , ma per lo spirito di
non in tabulis lapideis , sed Dio vivo : non nelle tavole di
in tabulis cordis carnalibus. pietra , ma nelle tavole di
carne del cuore :
4. Fiduciam autem talem 4. Tanta è la fidanza, che
habemus per Christum ad abbiamo per Cristo dinanzi a
Deum : Dio :

e la fede de' quali fa tanto onore al mio ministero ; questa è la lettera ,


che in ogni luogo io porto meco , lettera scritta nell' intimo del mio
cuore , dove io sempre vi porto per la tenera , e dolce memoria che ho
di voi , lettera da tutti conosciuta , e da tutti letta , non essendovi già an-
golo della terra , dove si ignori , che opera mia siete voi nel Signore , e
sigillo del mio apostolato.
Vers. 3. Manifestandosi , che voi siete lettera di Cristo ec. Ma non son
io il principale autore di questa lettera ; egli è Cristo , di cui voi siete
lettera viva , alla formazione di cui ha cooperato la nostra mano ; lette-
ra , i di cui caratteri sono segnati non con inchiostro , o con altra mate
ria facile a cancellarsi , ma con la forte impressione dello Spirito del Si-
gnore ; lettera scritta nou come la vecchia legge in tavole di pietra ( nel-
la qual pietra era adombrata la durezza dello spirito umano non ancora
ammollito dalla grazia ) , ma nelle tavole de' cuori , tavole di carne , viene
a dire molli e cedenti alla operazione dello Spirito. Vedi Ezechiel. XXXVI.,
Ierem . XXXI. 33.
Vers. 4. 5. Tanta è la fidanza , che abbiamo per Cristo ec . Se io mi
glorio , che voi siete mia lettera di raccomandazione presso tutta la Chie-
sa , non è perchè a me stesso , a ' miei meriti , alle mie forze io attribuisca
quello , che non io , ma Dio stesso ha fatto in voi ; tutta la nostra fidan .
za è in Cristo , e per lui ci gloriamo con verità dinanzi a Dio , riconoscen-
doci per noi medesimi incapaci di un solo buon pensiero ( quanto più di
volere il bene , e di farlo ? ) ; ma persuasi , che tutto possiamo mediante
l'ajuto di Dio . Vedi Conc. Trident. sess. XIV . 8. , e s. Tommaso , il qua-
le osserva , come da questo luogo si dimostra evidentemente contro de Pe-
CA P. III. 199

5. Non quod sufficientes 5. Non perchè noi siamo


simus cogitare aliquid a no- idonei a pensare alcuna cosa
bis , quasi ex nobis , sed suf- da noi come da noi : ma la
ficientia nostra ex Deo est. nostra idoneità è da Dio .
6. Qui et idoneos nos fecit 6. Il quale ancora ci ha
ministros novi testamenti , fatti idonei ministri del nuovo
non litera , sed spiritu : litera testamento non della lettera ,
enim occidit , spiritus autem ma dello spirito : imperocchè
vivificat. la lettera uccide, ma lo spiri-
to dà vita.
7. Quod si ministratio 7. Che se un ministero di

mortis , literis deformata in morte per via di lettere e-


lapidibus , fuit in gloria : ita spresso nelle pietre fu glorio-
ut non possent intendere fi- so: talmente che non potevano
lii Israel in faciem Moysi , i figliuoli di Israele fissar lo
propter gloriam vultus eius , sguardo nel volto di Mosè a
quae evacuatur . motivo dello splendore non
durevole dellafaccia di lui .

lagiani , che non solo il compimento della buona opera , ma anche il co-
minciamento è da Dio . Queste parole hanno relazione a quelle del capo
precedente vers. 16 .
Vers. 6. Il quale ancora ci ha fatti idonei ministri ec. Egli è adunque
Dio , che ci ha fatti non solamente ministri , ma ministri idonei della nuo-
va alleanza , alleanza non di nuda lettera > come quella di Mosè , ma di
spirito , mentre per essa è diffusa ne' nostri cuori la carità di Dio , nella
quale la pienezza della legge si trova ; alleanza di vita , perchè lo Spirito
santo , che per essa ci è dato , è principio e fonte di vita , come la nu-
da lettera della legge era occasione di morte non per colpa della mede-
sima legge , ma per colpa dell' uomo. Vedi Rom. V. 13. 20. , VII . 8. 9. 10.
Vers. 7. 8. Che se un ministero di morte ec. Dimostra che non sola
mente il ministero della nuova alleanza affidato agli Apostoli è di gran
lunga superiore al ministero dell'antica alleauza confidato a Mosè ; ma
che anzi niente quasi ha di glorioso l'antico ministero in comparazione
del nuovo. Dice egli adunque : se la promulgazione della legge ( di quella
legge , la quale non altro esseudo , che una nuda lettera impressa in ta-
vole di pietra , non ad altro serviva , che ad essere agli uomini occasione
200 LET. II. DI S. PAOLO AI CORINTI

8. Quomodo non magis mi- 8. Come non sarà più glo-


nistratio Spiritus erit in glo- rioso il ministero dello Spiri-
ria? to ?
9. Nam si ministratio 9.Imperocchè se il mini-
damnationis gloria est : mul- stero di condannagione è glo-
to magis abundat ministe- rioso : molto più è ridondante
rium iustitiae in gloria. di gloria il ministero della
giustizia .
10. Nam nec glorificatum 10. Imperocchè neppurfu
est , quod claruit in hac par- glorificato quello , che fu
te , propter excellentem glo- glorificato in comparazione ,
riam. erispetto a questa gloria tra-
scendente .
11. Si enim quod evacua- 11.Imperocchè se quello ,
tur , per gloriam est : multo che si abolisce , è glorioso :
magis quod manet , in gloria molto più quello , che dura ,
est. è glorioso .
12. Habentes igitur talem 12. Avendo noi perciò una
spem multa fiducia utimur. tale speranza , parliamo con
gran libertà ,

di condannazione e di morte ) , se la promulgazione di questa legge fu


accompagnata da tanta gloria , che non potevano gl'Israeliti fissare lo
sguardo nel volto di Mosè per l'eccessivo splendore , ch ' ei tramandava ,
abbenchè non durevole , ma passeggero fosse questo splendore , come non
durevole doveva esser la legge , la quale dovea far luogo al Vangelo , da
quale e quanta gloria debbe essere accompagnato quel ministero , per cui
lo Spirito di Dio , e la vera giustizia si comunica a tutti gli uomini ?
Vers. 10. 11. Neppur fu glorificato quello , che fu glorificato ec. In
comparazione della gloria del nuovo ministero neppur ombra di gloria eb-
be l'antico. Tutta la gloria , che ebbe Mosè sul Sina , non merita di es
ser posta al paragoue con quella soprabbondante divina gloria , ond'è da
Dio onotato il ministero apostolico : imperocchè il ministero di Mosè non
doveva esser perpetuo , ed era destinato a condurre gli uomini alla nuo-
va alleanza , la quale è eterna e principiando in questo secolo , nel fu-
turo riceve la sua perfezione.
Vers. 12 13. Avendo perciò noi una tale speranza , ec. Pieni adun-
que della speranza di quella gloria , che dal ministero nostro ci aspettia-
CA P. III. 201
13. Et non sicut Moyses 13. E non come Mosè , il
ponebat velamen super fa- quale metteva un velo sopra
ciem suam , ut non intende- la sua faccia , affinchè non
rent filii Israel in faciem eius, fissasser lo sguardo i figliuo-
quod evacuatur. li diIsraele nel fine di quella
* Exod. 34. 33. cosa , che non doveva durare.
14. Sed obtusi sunt sensus 14. Per la qual cosa si
eoruin. Usque in hodiernum son indurate le menti loro .
enim diem idipsum velamen Imperocchè anche al dì d'og·
in lectione veteris testamenti gi nella lettura del vecchio

mo , con molta libertà e franchezza e senza oscurità parliamo de' miste-


rj del Vangelo ; nè imitiamo l'esempio di Mosè , il quale con un velo co-
priva il suo volto , affinchè i figliuoli d' Israello veder non potessero 'la
chiarezza di quella luce , all' apparir della quale cessar dovevano , e dile-
guarsi le ombre e le figure della vecchia legge . Magnificamente l' Apo-
stolo si serve del celebre fatto dell ' Esodo XXXIV. , e mirabilmente lo vol-
ge a dimostrare l'eccellenza del ministero evangelico . Mosè , che nascon-
de la chiarezza e lo splendore della sua faccia agli Ebrei , significa , che
l'oscurità delle figure dell'antica legge nasconderà a'medesimi Ebrei la
luce della verità , che doveva succedere alle stesse figure , nasconderà loro
il Cristo , che è il fine della legge , e per conseguenza del ministero le-
gale , il qual ministero dovea essere abolito alla promulgazione dell' Evan-
gelio , per cui squarciato ogni velame , e aperto il senso delle scritture ,
vien manifestato a tutti gli uomini lo stesso Cristo , luce del mondo
oggetto della fede e della speranza di tutti i secoli. Questa luce divina ,
al chiaror della quale non potevano reggere le deboli pupille degli Ebrej ,
si è manifestata a tutti i fedeli confortati dalla grazia dello Spirito a soste-
nere la rivelazione degli arcani misterj , la cognizione de' quali negata al-
la sinagoga fu per ispeciale altissimo beneficio concessa alla Chiesa delle
nazioni fondata e istruita per ministero degli Apostoli , a ' quali fu data
la gloriosa incurnbenza di comunicare a tutti gli uomini questa luce. Il
fatto adunque di Mosè nelle disposizioni della provvidenza divina fu un
fatto profetico , e dalle parole di Paolo può inferirsi , che allo stesso Mo-
se non fosse ascoso ciò , che con esso si prediceva .
Vers. 14. 15. Per la qual cosa si sono indurate le menti loro . Impe.
rocchè èç. Abbiamo , dice l' Apostolo, sotto degli occhi l'adempimento del-
la profezia, imperocchè anche adesso gli Ebrei nel leggere il vecchio te-
stamento ricoperto lo trovano di denso velo ; per cui nulla veggono , nè in-
tendono ; e ciò doveva pur succedere , perchè questo velo da altri non può
2C2 LET. II. DI. S. PAOLO AI CORINTI

manet non revelatum , ( quo- testamento lo stesso velo ri-


niam in Christo evacuatur) . mane non alzato ( conciossia-
che per Cristo si toglie ) .
15. Sed usque in hodier- 15. Ma anche al dì d'oggi

num diem , cum legitur Moy- quando si legge Mosè, il velo


posto sopra del loro cuore •
ses , velamen positum est su-
per cor eorum .
16. Cum autem conversus 16. Ma allorchè siasi ( I-
fuerit ad Dominum , aufere- sraele) rivolto al Signore ,
tur velamen . sarà tolto il velame .

17. Dominus * autem Spi- 17. Or Signore è lo Spirito:


ritus est : ubi autem Spiritus dove è lo Spirito del Signore,
Domini , ibi libertas. ivi libertà.
* loan. 4. 24.

esser tolto , che da Cristo , nel quale non hanno voluto credere gl ' infelici ,
ond'è , che anche al di d'oggi in mezzo a tanta luce , quanta ne sparge
Cristo chiaramente rivelato per la predicazione de' ministri evangelici ,
gli Ebrei hanno velati gli occhi del loro cuore , e rigettato il Cristo
perduta hanno la chiave per intendere e Mosè e i Profeti , i quali d' al-
tro non parlano , se non di lui,
Vers. 16. Ma allorchè siasi ( Israele ) rivolto al Signore , sarà tolto
il velame . La cecità d'Israelle è ella perpetua e irrimediabile ? Nò ; impe-
rocchè e adesso , ogni volta , che alcuno degli Ebrei a Cristo rivolgesi , e
a Cristo si soggetta per la fede , è tolto dagli occhi di lui il velo , e a
tutta la nazione ancor sarà tolto , quando alla fine del mondo tutto Israele
si rivolgerà al suo liberatore . Anche questo mistero era indicato dal fatto
stesso di Mosè , il quale , quando tornava a trattar con Dio , deponeva il
velo , che teneva davanti al suo volto , ogni volta che trattava col popolo.
Siccome adunque Mosè velato era figura del popolo giudaico accecato dalla
incredulità , così Mosè il quale con la faccia scoperta a Dio si rivolge , era
figura di quelli Ebrei , i quali alla venuta del Messia erano per convertirsi
al Signore , ovvero del nuovo spirituale Israelle , cui è dato di vedere e
d'intendere i misterj della salute .
Vers. 17. Or Signore è lo Spirito : Tutti i Padri greci si servono di
questo passo per dimostrare la divinità dello Spirito santo ; anzi e il Criso-
stomo e Teodoreto altamente dichiarano , che quella parola , Signore, non
voglia , nè possa riferirsi , se non allo Spirito santo , nè intendere si debba,
come taluni han preteso , di Gesù Cristo . Al sentimento di questi Padri
CAP. III. 203
18. Nos vero omnes , re- 18. Noi tutti però afaccia
velata facie gloriam Domini svelata mirando quasi in uno
speculantes , in eamdem ima- specchio la gloria del Signo-
ginem trasformamur a clari- re, nella stessa immagine siam
tate in claritatem , tamquam trasformati di gloriain gloria,
a Domini Spiritu . comedallo Spirito del Signore.

mi son io attenuto nella versione , e ciò tanto più volentieri , perchè questo
sentimento ottimamente combina e col greco e con la volgata , e di più lega
ottimamente questo versetto col precedente . L' Apostolo avea detto , che il
velame si toglierà dal cuore degli Ebrei, quando al Signore si rivolgeranno.
Questo Signore , segue egli a dire , è lo Spirito santo , lo Spirito di Cri-
sto , il quale Spirito è Signore , cioè è Dio ; questo Spirito divino si dà
a tutti i credenti , e per questo Spirito dall'antica distinguesi la nuova
alleanza , per la quale formansi non degli schiavi , ma degli uomini li-
beri , perchè dove lo Spirito di Dio dimora , ivi è libertà , ed ivi pure
per conseguenza la dolce fidanza › con cui a Dio ci accostiamo animati e
sostenuti dal medesimo Spirito .
Vers. 18. Noi tutti però a faccia svelata mirando quasi in uno spec.
chio ec. Spiega con queste gravissime parole gli altissimi effetti e i pro-
gressi , per così dire , dello Spirito abitante ne' cuori de' fedeli . Toglie
adunque egli in primo luogo da noi il velame della cecità , della igno-
ranza , della incredulità , quindi la nostra vista conforta a mirare e con-
templar Cristo , in cui quasi in lucidissimo specchio senza macchia l' im-
magine risplende della gloria di Dio Padre , e dalla luce di questo spec-
chio noi pure illuminati , e dello stesso splendore eterno di Cristo fatti .
partecipi , nella immagine stessa siam trasformati , simili a lui divenendo ,
e della stessa gloria di lui noi pure gloriosi , siam trasformati dico , come
quelli , che a tanta gloria e a tal somiglianza siam sollevati non dalla let-
tera della legge , ma dallo Spirito del Signore principio e fonte di ogni
dono perfetto . Questa gloria e questa somiglianza non può esser piena e
perfetta se non nella vita avvenire, ed ella conviene principalmente a' mi-
nistri e agli unti del Signore , i quali ha in mira principalmente l' Apostolo
in questo luogo .
204 LET . II . DI S. PAOLO AI COKINTI

CAPO IV

Come la parola di Dio è stata per mezzo della sincera predicazione degli
Apostoli manifestata a tutti , eccettuati coloro , le menti de' quali sono state
accecate ; come gli Apostoli soffrono molte avversità senza però soccombere.
Come una momentanea tribolazione partorisce una gloria grande ed eterna .

1.Ideo habentes admini- Per la qual cosa avendo


strationem , iuxta quod mise- noi tal ministero in virtù del-
ricordiam consecuti sumus , la misericordia da noi con-
non deficimus : seguita , non ci perdiamo di
cuore :
2. Sed abdicamus occulta 2. Ma rinunziamo ai na-

dedecoris , non ambulantes scondigli della turpitudine ,


in astutia , neque adulteran- non camminando con astuzia,
tes verbum Dei , sed in ma- nè corrompendo la parola di
nifestatione veritatis com- Dio , ma commendevoli ren -

mendantes nosmetipsos ad dendoci presso la coscienza

ANNOTAZIONI

Vers. 1. Avendo noi tal ministero in virtù della misericordia ec.


Dopo aver dimostrata la sublimità del ministero apostolico viene adesso
a dire , in qual modo e con qual fermezza di spirito abbia egli eserci-
tato questo ministero affidato a lui per misericordia del Signore. La gra-
titudine , dice Paolo , che abbiamo a Dio per averci innalzati a tal mi-
nistero , la intima persuasione , che Dio è con noi nelle funzioni dello
stesso ministero e ne ' pericoli ed angustie , che per esso soffriamo, tutto
questo accende il nostro cuore, e fa sì , che con manchiamo giammai di
coraggio .
In cambio di quelle parole : Non ci perdiamo di cuore : Il greco si
può tradurre : non siamo abbattuti dai mali : conserviamo lo spirito e il
coraggio , che a tal ministero si conviene .
Vers. 2. Ma rinunziamo ai nascondigli della turpitudine , ec. Non
abbiam noi bisogno per conservare la riputazione tra gli uomini di cer-
CA P. IV . 205

omnem conscientiam homi- di tutti gli uomini dinanzi a


num coram Deo. Dio mediante la manifesta-
zione della verità .
3. Quod si etiam opertum 3. Che se è velato anche il

est evangelium nostrum : in nostro vangelo ; per que , che


iis , qui pereunt , est oper periscono , egli è velato :
tum :

4. In quibus Deus huius 4. De ' quali infedeli il Dio


saeculi excaecavit mentes in- di questo secolo ha accecate
fidelium , ut non fulgeat illis le menti , onde non rifulga per
illuminatio evangelii gloriae essi la luce del vangelo della
Christi , qui est imago Dei . gloria di Cristo , il quale è
immagine di Dio .

care de' nascondigli , dove coprire le male opere . E queste parole e tut to
questo versetto, vanno a ferire i falsi Apostoli , i quali con l'esteriore
onestà procuravano di coprire le dissolutezze della loro mala vita . Vedi
Efes. V. 12. Segue però a dire : noi non usiamo furberie ed astuzie per
comparire tutt'altri da quello , che siamo ; noi non alteriamo il deposito
della verità e della parola di Dio , o per ingrazionirci cogli uomini , o
per fuggire le persecuzioni ; ma la sola maniera , onde procuriamo di
render commendevole il nostro ministero presso tutti gli uomini ; i quali
di noi giudichino secondo i movimenti della loro coscienza , questa ma-
niera , dico , sì è di manifestare e predicare la verità , come nel co-
spetto di Dio , cui nudi sono , ed aperti i cuori di tutti gli uomini .
Vers. 3. Che se è velato anche il nostro Vangelo; ec. Dirammi forse
taluno : ma se tuo officio si è di manifesta rendere la verità del Vange .
lo, e donde viene , che tanti resistono alla tua predicazione ? Resistono ,
dice Paolo , e non hanno occhi per discernere la chiarezza del Vangelo
coloro , i quali per propria colpa periscono , i quali alla predicazione
della parola di salute oppongono la malizia e perversità del loro cuore,
e l'attacco ai beni visibili ed alle loro passioui , dalle quali sono a morte
eterna condotti . Per questi tali è velato il Vangelo .
Vers. 4. De' quali infedeli il Dio di questo secolo ha accecate le men-
ti , ec. Molti PP. in tal guisa ordinano queste parole : de ' quali infedeli
di questo secolo ha Dio accecate le menti . Or Dio acceca gl ' increduli
non con indurre ne' loro cuori la malizia , ma col sottrarre ad essi in
péna de' loro peccati la grazia , come si è più volte spiegato nell'epistola
' 206 LET . II. DI S. PAOLO AI CORINTI

5. Non enim nosmetipsos 5. Imperocchè noi non pre-


praedicamus , sed Iesum Chri- dichiamo noi stessi, ma Gesù
stum Dominum nostrum ; nos Cristo Signor nostro; noi poi
autem servos vestros per Ie- servi vostri per Gesù :
sum :
6. Quoniam Deus , qui di- 6. Conciossiachè Dio , il

xit de tenebris lucem splen- quale disse, che dalle tenebre


descere , ipse illuxit in cor- splendesse la luce , egli stesso
dibus nostris ; ad illumina- rifulse ne ' nostri cuori , per-
tionem scientiae claritatis chè chiara si rendesse la co-
Dei , in facie Christi Iesu . gnizione della gloria di Dio
nella faccia di Gesù Cristo .

a' Romani . Altri come Ecumenio e s. Tommaso per Dio di questo se-
colo intendono il demonio chiamato più volte nelle scritture principe di
questo mondo, di questo secolo, come quello , cui servono, e ubbidiscono
coloro , che vivono secondo il mondo . Di lui è proprio l'accecare gli
uomini , traendoli colle sue suggestioni al peccato , per cui di tenebre si
riempie il loro intelletto , oude nou veggano la verità , nè alcuna impres-
sione faccia in essi la folgoreggiante luce del vangelo , ch'è gloria di Cri-
sto , il qual Cristo è immagine di Dio Padre . Dove è da notare , che
Cristo è immagine di Dio Padre : primo , secondo la natura divina , nella
quale egli procede dal Padre come immagine similissima , perfettamente
e sostanzialmente rappresentante lo stesso Padre ; secondo , in riguardo
all'ufficio di mediatore , del qual ufficio la principal parte si è di far co-
noscere il Padre ; e secondo questa egli è ancora immagin di Dio , per-
chè da tutto quello , che Cristo e fece, e disse , si fe conoscere agli uo-
mini la sapienza di Dio , la potenza , la santità , la bontà .
Vers. 5. Imperocchè noi non predichiamo noi stessi , ma Gesù Cristo
Signor nostro ; noi poi ec . Noi non facciamo servire alla nostra gloria od
al nostro vantaggio il Vangelo , come altri fauno . Cristo Signore è il
fine , l'oggetto della nostra predicazione : e quanto a noi , non ci con-
sideriamo se non come servi non solo di Cristo , ma anche vostri , obbli-
gati in tal qualità di servi a impiegarci , e a spendere tutti noi stessi per
vostro bene e salute . E questa obbligazione e questo carattere ci è impo-
sto dallo stesso Gesù , da cui con tal condizione è stato a noi conferito
il ministero di Apostoli .
Vers. 6. Dio , il quale disse , che dalle tenebre splendesse ec. Era-
vamo un di nelle tenebre , come tutti voi, ma siccome già nella creazione
delle cose disse Dio , che dalle tenebre splendesse la luce , nella stessa
CA P. IV. 207
7. Habemus autem thesau-
7. Ma questo tesoro lo ab-
rum istum in vasis fictilibus : biamo in vasi di creta : onde
ut sublimitas sit virtutis Dei, la superiorità della virtù sia
et non ex nobis. di Dio , e non da noi .
8. In omnibus tribulatio-
8. Per ogni verso siam tri-
nem patimur , sed non angu- bolati , ma non avviliti d'ani-
stiamur : aporiamur , sed non mo: siamo angustiati , ma
destituimur :
non siamo disperati ;
9. Persecutionem patimur, 9. Siamo perseguitati , ma
sed non derelinquimur : dei- non siamo abbandonati : sia-
icimur , sed non perimus : mo abbattuti , ma non estinti.
10. Semper mortificatio- 10. Portando noi sempre
nem Iesu in corpore nostro per ogni dove la mortificazio ·
circumferentes , ut et vita ne di Gesù Cristo nel corpo

guisa lo stesso Dio rifulse ne' nostri cuori mediante la luce della fede, e
la cognizione de' misterj di Cristo , affinchè per ministero nostro altri
fossero illustrati con la cognizione della gloria e della maestà di Dio , la
qual gloria divinamente risplende nella faccia di Cristo , essendo egli im-
magine di Dio , in cui Dio si conosce , e si vede . Ed anche in questo
luogo con quelle parole : nella faccia di Gesù Cristo , allude Paolo alla
faccia di Mosè folgoreggiante di una luce celeste , figura della luce sparsa
tra gli uomini dal Vangelo di Cristo .
Vers. 7. Ma questo tesoro lo abbiamo in vasi di creta ; onde ec .
Ma noi , a' quali tal tesoro di cognizione e di scienza celeste è stato af-
fidato , siamo uomini non solo mortali , ina anche vili ed abbietti e
come vasi di vil fango composti, nulla avendo in noi di tutto quello ,
che è considerato tra gli uomini , non ricchezze , non dignità , non po
tenza da ciò debbe apparire , come la superiore virtù, per cui siamo so-
stentati in tanti travagli , non è da noi , ma tutta è di Dio e da Dio viene
in noi .
Vers. 8. 9. Per ogni verso siam tribulati , ec. Con molta enfasi dimo-
stra , come dal mondo e dagli uomini non altro avevano i ministri del
Vangelo se non tribolazioni , angustie , persecuzioni : nelle quali però
spiccava maravigliosamente la forza delle consolazioni e degli ajuti di-
vini .
Vers. 10. Portando noi sempre per ogni dove la mortificazione di Gesù
Cristo ... affinchè la vita, ec. In qualità di ministri e di vicarj di Cristo
208 LET. II. DI S. PAOLO AI CORINTI

Iesu manifestetur in corpo- nostro , affinchè la vita ancor


ribus nostris. di Gesù si manifesti necorpi
nostri .

11. Semper enim nos , qui 11. Imperocchè continua-


vivimus, in mortem tradimur mente noi , che viviamo , siam

propter Iesum : ut et vita messi a morte per amor di


Iesu inanifestetur in carne Gesù : affinchè la vita ancor
nostra mortali . di Gesù si manifesti nella
carne nostra mortale .
12. Ergo mors in nobis 12. Trionfa adunque in noi
operatur , vita autem in vo- la morte , e in voi la vita .
bis.
13. Habentes autem eum- 13. Ma avendo lo stesso

dem spiritum fidei , sicut scri- spirito difede , conforme sta


ptum est : * credidi , propter scritto : credetti , per questo
quod locutus sum , et nos parlai : noi pur crediamo , e
credimus , propter quod et per questo anche parliamo:
loquimur :
* Psalm. 115. 10.

in ogni luogo e in ogni tempo portiamo l'immagine e rappresentazione


della passione e della croce del Salvatore , ma ciò è pur necessario , af-
finchè portando adesso ne' nostri corpi la similitudine di Cristo paziente,
portiamo un dì ne' medesimi corpi l'immagine della vita gloriosa ed im-
mortale di Cristo nella futura risurrezione .
Vers . 11. Continuamente noi , che viviamo , ec. Non v' ha quasi giorno,
in cui noi ( a' quali non è stata ancor tolta la vita , come a molti altri cri-
stiani ) non ci troviamo in evidente rischio di morte per la causa di
Cristo .
Vers. 12. Trionfa adunque in noi la morte , ec. La predicazione del
Vangelo ci tiene quasi in continua morte , mentre voi vivete tranquilla-
mente lontani da ogni pericolo . Vedi il Crisostomo . Altri espongono : le
nostre tribolazioni i nostri disastri , e la morte , alla quale ci esponghia-
mo di continuo , è vita per voi , a' quali procuriamo per tali mezzi la
salute dell' anima .
Vers 13 14. Ma avendo lo stesso spirito di fede : conforme ec . Sic-
come però noi pure abbiam ricevuto lo stesso spirito dature della fede ,
CA P. IV . 209
14. Scientes , quoniam qui 14. Sapendo noi, come co-
sucitavit Iesum , et nos cum lui , che risuscitò Gesù , noi
Iesu suscitabit, et constituet pure risusciterà con Gesù , e
vobiscum . ci darà luogo tra voi .
15. Omnia enim propter 15. Imperocchè tutte le cose
vos : ut gratia abundans , per sono per voi : affinchè lab-
multos in gratiarum actione bondante grazia ridondi ab-
abundet in gloriam Dei. bondantemente in gloria di
Diope'ringraziamenti di mol-
ti ·

16. Propter quod non de- 16. Per la qual cosa non
ficimus: sed licet is , qui fo- perdiamo coraggio ; ma quan-
ris est , noster homo corrum- tunque quel nostro uomo, che

che ebbero i santi del vecchio testamento , e del quale spirito di fede fu
scritto da Davidde: credetti , per questo parlai ; con gran fidanza a imita-
zione dello stesso Davidde in mezzo ai nostri affanni e pericoli noi pure
alziamo la voce , e con gran cuore dichiariamo la nostra fede e la speranza
della futura nostra liberazione e del nostro risorgimento. Sappiamo adun-
que, e diciamo , che Dio , che risuscitò Gesù Cristo, noi pure risusciterà
con Gesù , del di cui corpo noi siamo membri , e ci darà luogo tra voi.
Si osservi in queste ultime parole la umiltà dell' Apostolo , il quale con-
siderando il bene di tutti i fedeli , come l'obbietto e il fine del suo
ministero si contenta di aver parte alla loro gloria , quando doveva iu
essa precederli per tante ragoni . Le parole del Salmo 115, 10. sono citate
dall' A postolo secondo i Settanta . Questo Salmo ci rappresenta Davidde
circondato di angustie e di pericoli , che si consola con la fede nelle
promesse fattegli da Dio .
Vers . 15. Imperocchè tutte le cose sono per voi : ec. Tutti i pati-
menti , che noi sopportiamo , tutte le grazie , che riceviamo , in uua pa-
rola tutto il nostro ministero è diretto alla vostra utilità e alla vostra
salute , e da ciò ne verrà , che la grandezza del benefizio comunicato
a molti per mezzo nostro , celebrata con la riconoscenza e coi ringra .
ziamento di molti , in abbondante gloria ritorni del nostro Dio.
Vers 16. Per la qual cosa non perdiamo coraggio , ma quantunque
ec. Sostenuti dalla speranza della gloria futura non soccombiamo a'mali ,
onde siamo cinti per ogni parte ; e quantunque la terrestre esterna parte
di noi per tante avversità deperisca ogni giorno , l'interior parte però,
viene a dire lo spirito si riunovella continuamente , avanzando ogni giorno
Tom. XXIV. 14
210 LET. II. DI S. PAOLO AI CORINTI

patur : tamen is , qui intus è al di fuori , si corrompa :


est, renovatur de die in diem. quello però , che è al di den-
tro, di giorno in giorno si rin-
novella.
17. Id enim , quod in prae- 17. Imperocchè quella , che
senti est momentaneum et è di presente momentanea e
leve tribulationis nostrae , leggera tribolazione nostra ,
supra modum in sublimitate un eterno sopra ogni misura
aeternum gloriae pondus o- smisurato peso di gloria ope-
peratur in nobis. ra in noi .
18. Non contemplantibus 18. Non mirando noi a
nobis , quae videntur , sed quel, che si vede , ma a quel
quae non videntur. Quae e- lo, che non si vede . Imperoc-
nim videntur , temporalia chè le cose , che si veggono ,
sunt : quae autem non viden- sono temporali : quelle poi ,
tur , aeterna sunt . che non si veggono, sono eter
ne .

nella cognizione di Dio , nella purezza della coscienza e nell' amore


della verità e della giustizia.
Vers. 17. Imperocchè quella , che è di presente momentanea , ec. Si
paragoni quello , che egli ha detto in più luoghi di queste sue lettere
intorno ai gravissimi patimenti tollerati da lui pel Vangelo , con la ma-
niera , onde ne parla in questo luogo , quando al premio aspettato gli
paragona si osservi ancora con qual novità ed energia di parole cer-
chi di rappresentare la grandezza di questo premio , e da tutto questo
potrem forse comprendere , in qual modo invincibil sia la pazienza nei
santi , e si debole in noi.
Vers. 18. Non mirando noi a quel , che si vede , ec. Non degniamo
di uno sguardo tutte le cose visibili ; non badiamo ai comodi o agli
incomodi della vita presente : tutto quaggiù dura un momento : le nostre
mire , i nostri affetti , la nostra espettazione tendono a quei beni , che
sono invisibili , e non finiscon giammai , e per conseguenza son degni di
uno spirito invisibile ed immortale .
LET . II. DI S. PAOLO AI CORINTI 211

CAPO V.

Per la speranza della gloria futura desiderano gli Apostoli di essere sciolti
dal corpo per godere di essa , e bramando sempre di piacere a Cristo giu-
dice giusto di tutti gli uomini , danno a' loro discepoli occasione di gloriar-
si di essi nel cospetto de' loro emoli , e facendo da ambasciadori per Cri-
sto , lo stesso Cristo non conoscono più secondo la carne , il quale essi
predicano , e per la morte di cui fu riconciliato il mondo con Dio.

1 . Scimus enim , quoniam 1 . Imperocchè ci è noto ,


si terrestris domus nostra che ove la terrestre casa di
huius habitationis dissolva- questo nostro tabernacolo
tur , quod aedificationem ex venga a disciogliersi , un e-
Deo habemus , domum nou dificio abbiamo da Dio , una
manufactam , aeternam in
casa non manofatta , eterna
coelis. ne' cieli.
2. Nam et in hoc ingemi- 2. Imperocchè per questo
* habitationem
scimus , no-
ancor sospiriamo , bramando
stram , quae de coelo est , di essere sopravvestiti del no-
superindui cupientes : stro abitacolo , che è celeste :
* Apoc. 16. 15.

ANNOTAZIONI

Vers. 1. Imperocchè ci è noto , che ove la terrestre casa di questo


nostro tabernacolo ec. La casa di terra nella quale di presente abitiamo
non come in un fisso e stabil albergo , ma a tempo quasi in un padiglione
egli è il corpo nostro mortale : l'edificio non fatto per mano di uomo
ma eterno secondo alcuni sarebbe lo stesso corpo divenuto dopo la risurre-
Tommaso per
zione glorioso , celeste e spirituale. Ma molto meglio s.
questo secondo edificio , che noi abbiamo subitochè il terren tabernacolo si
discioglie , intese significarsi la gloria eterna : e questa sposizione , che
molto bene unisce tutta la serie del ragionamento di Paolo , è appoggiata di
più all' autorità del concilio di Firenze .
Vers. 2. Per questo ancor sospiriamo , ec. Argomento , che questa
nuova casa noi abbiamo non manofatta , si è , che per questo appunto noi
sospiriamo continuamente , perchè di questa gloria celeste vorremo essere
rivestiti senza prima essere spogliati del corpo : ma siccome quella non
212 LET. II. DI S. PAOLO AI CORINTI

3. Si tamen vestiti , non 3. Se però siam trovati


nudi inveniamur. non ignudi , ma vestiti .

4. Nam et qui sumus in 4. Imperocchè noi , che sia-


hoc tabernaculo , ingemisci- mo in questo tabernacolo , so-
mus gravati : eo quod nolu- spiriamo aggravati : atteso
mus expoliari , sed superve- che non vogliamo essere spo-
stiri ; ut absorbeatur , quod gliati , ma sopravvestiti; affin-
mortale est , a vita. chè quello , che è mortale , sia
assorto dalla vita.

5. Qui autem efficit nos in 5. Or colui , che per questo


hoc ipsum , Deus , qui dedit stesso ci formò , è Dio , il
nobis pignus Spiritus . quale eziandio ci ha data la
caparra dello Spirito .

possiam giugnere , se non con lo scioglimento della casa terrestre , ( al qual


scioglimento il naturale desio si oppone ) siamo combattuti perciò quindi
dai desiderj inspiratici dalla grazia , e quindi dall ' orrore , che natural-
mente abbiamo alla morte. Parla l'Apostolo del nuovo glorioso stato del
corpo nella patria celeste come di una sopravveste per significare , che ivi
lo stesso corpo benchè ornato di tante nuove doti è nondimeno essenzial-
mente lo stesso , che portiam di presente.
Vers. 3. Se però siam trovati ec. Avrem parte a sorte sì grande , se
saremo trovati rivestiti delle virtù e delle buone opere. Questo è il senso,
che alcuni danno a questo versetto . Altri poi vogliono , che questo si rife-
risca a quel luogo della prima a' Corinti XV . 51. 52. , e dir voglia l'Apo-
stolo , che senza morire e senza essere spogliati del corpo , rivestiti sa-
remo della gloria e della immortalità , se nell' ultimo giorno saremo
trovati tuttora vivi e rivestiti del corpo mortale . Vedi il detto lungo.
Vers. 4. Noi , che siamo in questo tabernacolo , sospiriamo ec. Noi,
che in questa carue mortale viviamo , dal peso della quale siamo conti-
núamente aggravati , sospiriamo , perchè non vorremmo la dissoluzione
del uostro tabernacolo , ma vorremmo , che senza passar per la morte
cangiato fosse , o rivestito di quella gloria , per cui la corruttibilità del
corpo nostro sarà assorta е mutata in una vita immortale. S. Agostino
in Psalm. 68. serm . 1. 3 .
Vers. 5. Or colui , che per questo stesso ci formò, è Dio, il quale ec.
Chi è , che ci ha formati per questa felicità , se non Dio ? Il quale
CAP. V. 213

6. Audentes igitur sem- 6. Pieni perciò sempre di


per , scientes , quoniam dum fidanza , e conoscendo , che
sumus in corpore , peregri- mentre siamo nel corpo , sia-
namur a Domino : mo lontani dal Signore :
7. ( Per fidem enim ambu- 7. Dapoichè per fede
lamus , et non per speciem . ) camminiamo , non per visio-
ne. )
8. Audemus autem , et bo-
8. Pieni di fidanza abbia-
nam voluntatem habemus mo questa buona volontà di
magis peregrinari a corpo- dipartirci dal corpo , ed es-
re , et praesentes esse ad Do- sere presenti al Signore.
minum.

9. Et ideo contendimus , 9. E per questo con ogni


sive absentes , sive praesen- studio cerchiamo di piacere a
tes , placere illi . lui sia come pellegrini , sia
come ripatriati.

anche in pegno della stessa risurrezione ci ha dato il suo Spirito , il


quale certi ci rende di aver un di quello che bramiamo.
Vers. 6. 7. 8. Pieni perciò sempre di fidanza , ec. Il desiderio in •
spiratoci dalla grazia sormonta il sentimento della natura e perciò co-
noscendo , che sino a tanto che in questo corpo mortale viviamo , siamo
quai pellegrini lontani dalla nostra patria e da Dio ( verso di cui cam-
miniamo portati dall ' amore di quello , che non veggiamo , ma solamente
crediamo ) , abbiamo la huona volontà di essere piuttosto dal corpo di-
sciolti e separati , e di giugnere a godere della presenza del Signore.
Notisi , che quelle parole : abbiam volontà di dipartirci dal corpo , e
essere presenti al Signore come anche quelle dai versetti 1. 2. 6. evi-
dentemente confutano l'errore di quelli , che affermavano non essere
data ai santi pienamente purificati immediatamente dopo la morte la beata
visione di Dio , errore condannato nel concilio di Firenze .
Vers. 9. Sia come pellegrini , sia come ripatriati , ec. E in vita
e in morte. Siamo assenti da Dio e dalla casa nostra celeste ( v. 1. ) ,
quando siamo presenti al corpo ; siamo presenti a Dio , quando dal cor-
po , che è la nostra terrestra casa ( v. 1. ) siamo disciolti .
LET. II. DI S. PAOLO AI CORINTI
214

10. Omnes enim nos ma- 10. Imperocchè è necessa-
nifestari oportet ante tribu- rio per tutti noi di comparire
davanti al tribunale di Cri-
nal Christi , ut referat unus-
sto , affinchè ciascheduno ne
quisque propria corporis ,
prout gessit , sive bonum , riporti quel , che è dovuto al

sive malum . corpo : secondo che ha fatto


* Rom. 14. 10. o il bene o il male.

11. Scientes ergo timorem 11. Sapendo adunque , co-


Domini , hominibus suade me è da temersi il Signore ,
mus , Deo autem manifesti ne persuadiamo gli uomini ,
sumus. Spero autem , et in ma siamo cogniti a Dio. E
conscientiis vestris manife- spero , che siamo cogniti an-
stos nos esse . che alle vostre coscienze .
12. Non iterum commen- 12. Noi non ci lodiamo di

damus nos vobis , sed occa- nuovo presso di voi , ma dia

sionem damus vobis , glo- mo a voi occasione di glo-


riandi pro nobis : ut habea- riarvi per riguardo a noi :
tis ad eos , qui in facie glo- affinchè abbiate che dire a
riantur , et non in corde. coloro , i quali si gloriano
nellafaccia e non nel cuore .

Vers. to. Affinchè ciascheduno ne riporti quel , che è dovuto al


corpo ec. Quello , che ha meritato nel tempo , che era nel corpo ; se-
condo la vita che ha menata , fintantochè è stato nel corpo mortale.
Vers. 11. Sapendo adunque > come è da temersi il Signore , ec.
Siccome però non ignoriamo , quanto siano terribili i giudizj di Dio ,
proccuriamo di rendere persuasi gli uomini della nostra rettitudine e
della sincerità di mente nell ' esercizio del nostro ministero : imperocchè
ciò molto importa , affinchè ad alcuno non siamo occasione di scandalo :
quelli però , che intimamente ci vede, e conosce , è Dio , e spero ancora,
che dentro di voi medesimi riflettendo al nostro operare ci conosciate per
quelli , che ci gloriamo di essere.
Vers. 12. Noi non ci lodiamo di nuovo ... ma diamo a voi occa-
sione ec. Nè tali cose diciamo per onor nostro , ma per vostro vantag-
gio , perchè rammentandovi la irreprensibile condotta nostra , abbiate onde
gloriarvi di averci avuti per maestri , e siate in grado di reprimere la
CA P. V. 215
13. Sive enim mente ex- 13. Conciossiachè'se siamo
cedimus , Deo : sive sobrii fuori di noi , ( lo siamo ) per
sumus , vobis. Iddio : se siamo di mente sa-

na , ( lo siamo ) per voi.


14. Caritas enim Christi 14. Imperocchè lacarità di
urget nos : aestimantes hoc , Cristo ci stringe: consideran-
quoniam si unus pro omni- do noi questo , che se non è
bus mortuus est , ergo omnes morto per tutti , adunque tut-
mortui sunt : ti sono morti :
15. Et pro omnibus mor- 15. E per tutti Cristo mo-

tuus est Christus : ut, et qui rì : onde quelli , che vivono ,


vivunt , iam non sibi vivant , già non vivano per loro stes-
sed ei, qui pro ipsis mortuus si , ma per colui , che per essi
est , et resurrexit. morì , e risuscitò.
16. Itaque non ex hoc ne- 16. Noi pertanto non cono-
minem novimus secundum sciamo omai alcuno secondo

burbanza di coloro i quali dell' esterna apparenza si gloriano , e non


della schietta bontà del cuore. Queste parole vanno a ferire i falsi Apo-
stoli , i quali andavan fastosi per l'umana eloquenza , per le ricchezze ,
per la nobiltà e per altre doti esteriori .
Vers. 13. Se siamo fuori di noi , ( lo siamo ) per Iddio : se siamo
ec. Se parliamo con lode di noi medesimi , lo che è un uscir di mente
e un dare in follia ( vedi Rom . II . 28. ) lo facciamo per rispetto a Dio,
affinchè insieme con noi dispregiata non sia la nostra dottrina ed anche
Dio stesso , di cui siamo ministri : se parliamo da saggi e modesti ed
umili , lo facciamo per util vostro , per vostro esempio , e per non of-
fendere la vostra delicatezza .
Vers. 14. Imperocchè la carita di Cristo ci strigne : E ad operare
in tal guisa astretti siamo dal grande ammirabile esempio della carità di
Cristo verso di noi , la quale non ci permette di trascurar cosa che servir
possa alla edificazione e salute de' nostri fratelli . Uno è morto per tutti,
e in luogo di tutti : dunque tutti in uno sono morti alla vecchia vita >
morti a loro stessi , alle loro passioni , al peccato. Vedi Rom. XIV . 7.
8. , Rom . VI. 4. 5. 6.
Vers. 16. Noi pertanto non conosciamo omai alcuno secondo la carne.
E se abbiam ec. Avendo detto di sopra , come i giusti si van quaggiù
216 LET. II . DI S. PAOLO AI CORINTI
carnem .Et si cognovimus la carne. E se abbiam cono-
secundum carnem Christum: sciuto Cristo secondo la car
sed nunc iam non novimus. ne: ora però più nol cono-
sciamo.
17. Si qua ergo in Christo 17. Se alcuno pertanto èin
nova creatura ; vetera trans- Cristo , egli è nuova creatu-
ierunt : ecce facta sunt ra ; le vecchie cose sono pas-
oninia nova . sate : ecco che tutte le cose
⭑ isai. 43. 19. - Apoc . 21. 5. sono rinnovellate.

preparando alla gloria futura col procurar di piacere a Dio , e di essere


utili al prossimo , spiega adesso , come vi si preparino ancora col reci
dere tutti gli affetti carnali , e perciò dice : dovendo noi vivere non per
noi , ma per lui , che per noi morì , quindi è , che noi non istimiamo
gli uomini secondo le qualità terrene e carnali , nè secondo gli affetti
carnali , che possono legarci ad essi , non badiamo nè alle ricchezze ,
nè alla nobiltà , nè alla potenza , nè alla parentela > nè ad alcun' altra
esterna qualità passeggera , ma gli stimiamo secondo le doti e le qualità
dello spirito ; anzi se una volta non conoscemmo il Cristo se non secondo
le idee carnali , sotto le quali se lo rappresentavano i Giudei, come un
gran Re della terra , come un gran conquistatore ; ora però illustrati
dalla fede in tutt'altra maniera pensiamo di lui , e più alta idea abbia.
mo di lui , considerandolo come Salvatore del mondo > autore della
grazia eç.
Altri spiegano in altra guisa queste parole , e come se volesse dire
l'Apostolo quand' anche noi avessimo conosciuto una volta Cristo se-
condo la carne nel tempo della sua vita mortale , e invitati da' suoi be-
nefizj , da ' suoi miracoli lo avessimo amato allora con affetto carnale ,
ora però in altra guisa lo conosciamo 9 e con altro spirito lo onoriamo .
Alcuni pretendono , che con queste parole voglia l' Apostolo attutire la
vanità di alcuno de' falsi Apostoli , il quale per aver veduto e ascol-
tato Cristo nella Giudea si preferiva a Paolo e agli altri ministri del
Vangelo , a ' quali non era toccata tal sorte. Vedi quello , che abbiamo
notato I. Cor. I. 12.
Vers. 17. Se alcuno pertanto è in Cristo , egli è ec. Chi adunque
è innestato a Cristo mediante la fede , e vive a Cristo , egli è uomo nuo-
vo , nuova creatura , ovvero nuova creazione , per mezzo di cui , come
CAP. V. 217
18. Omnia autem ex Deo, 18. Ma il tutto da Dio , il
qui nos reconciliavit sibi per quale ci ha a se riconciliati
Christum : et dedit nobis mi- per Cristo , ed ha dato a noi
nisterium reconciliationis . il ministero della riconcilia-
zione.
19. Quoniam quidem Deus 19. Dapoichè Iddio era ,
erat in Christo mundum re- che riconciliava con seco il
concilians sibi , non reputans mondo in Cristo , non impu-
illis delicta ipsorum , et posuit tando ad essi i loro delitti ,
in nobis verbum reconcilia- ed egli ha incaricato noi
tionis. della parola di riconcilia-
zione.

‫ין‬
dice s . Agostino , passa l' uomo dal nulla del peccato all ' essere della
grazia. Sono perciò abolite le vecchie cose o sia le cose , che apparte
nevarro all'uomo vecchio , come il peccato , l'errore , gli affetti carnali,
1 e tutto l'uomo è rinnovellato , essendo egli chiamato a servire a Dio
nella novità dello Spirito , Rom. VII . 6. > novità e creazione ? dice s.
Agostino , più miracolosa e difficile , che il trarre dal nulla il cielo
e la terra.
Vers. 18. Ma il tutto da Dio , il quale ec. Questo gran cangia .
mento di cose e tutta questa mirabil rinnovazione viene da Dio , fonte
ed autor d'ogni bene , il quale ci ha seco riconciliati nel sangue di Gri-
sto > e noi Apostoli ha destinati ad annunziare al mondo la grazia di
questa riconciliazione . Così si fa strada l' Apostolo per tornare a discor-
rere delle dignità della nuova legge.
Vers. 19. Dapoichè Iddio era , che riconciliava . non imputan-
do ec. Dio era quegli , che seco riconciliava gli uomini per mezzo del
sangue di Cristo : questa riconciliazione suppone la nimicizia , che era
tra Dio e l'uomo per cagion del peccato : Iddio placato per la piena
satisfazione offerta da Cristo dimenticò tutti i peccati degli uomini , e
la nimicizia fu tolta. Può anche tradursi : Dapoichè Dio era in Cristo
a riconciliare seco il mondo. Dio era in Cristo , perchè questi è nel
Padre , e il Padre è in lui , Io. X. 38. , e riconciliava seco il mondo
per mezzo dello stesso Cristo.
Ha incaricati noi della parola di riconciliazione. A noi ha confidata
la potestà e il ministero di riconciliare gli uomini con lui.
218 LET . II . DI S. PAOLO AI CORINTI

20. Pro Christo ergo le- 20. Facciamo adunque le


gatione fungimur , tamquam veci di ambasciadori per
Deo exhortante per nos . Ob- Cristo , quasi esortandovi Dio
secramus pro Christo , recon- per mezzo di noi . Vi scongiu
ciliamini Deo . riamo per Cristo , riconcilia-
tevi con Dio.
21. Il qualefece per noi
21. Eum , qui non nove-
rat peccatum , pro nobis peccato colui , che non conob-

peccatum fecit , ut nos effi- be peccato , affinchè noi di-


ceremur iustitia Dei in ipso. ventassimo in lui giustizia di
Dio.

Vers. 20. Facciamo adunque le veci di ambasciadori ec. Cristo an-


nunziò la riconciliazione a nome del Padre , noi la annunziamo a nome
di Cristo come sostituiti da lui al medesimo uffizio , e Dio stesso è que-
gli , che per bocca nostra vi esorta alla riconciliazione 9 e di questo vi 1
scongiuriamo per Cristo . Non può con maggiore energia esprimersi e
l'ammirabile carità di Dio , il quale offeso dagli uomini manda loro
ambasciadori a pregarli di pace , e la malizia degli uomini , i quali di
preghiere hanno bisogno per muoversi a cercare la loro salute.
Vers. 21. Il qualefece per noi peccato colui che non conobbe pec-
cato , affinchè ec. Patetica descrizione di Cristo in qualità di media-
tore della nostra riconciliazione : Dio amò talmente gli uomini , che per
seco riconcigliarli volle , che il Figliuol suo , che mai conobbe peccato ,
trattato fosse , come il massimo de ' peccatori , e come se fosse lo stesso
peccato , affinchè per lui diventassimo non solo giusti per la giustizia da-
taci da Dio , ma quasi la giustizia stessa di Dio , affinchè uniti a Cristo
per la fede e per l'amore fossimo noi quel , che egli è lo fece per
noi peccato : come peccatore permise , che fosse condannato , e morte
soffrisse da scellerato ; Crisostomo.
LET. II. DI S. PAOLO AI CORINTI 219

CAPO VI .

Gli esorta a non trascurare la grazia ricevuta , e dimostra , quanto abbia


sofferto per condursi da specchiato ministro di Cristo , e gli ammonisce a
separarsi dal convitto e dal consorzio degli infedeli .

1. Adiuvantes autem ex- 1 . Orcome cooperatori noi


hortamur , ne in vacuum vi esortiamo , che non rice-
gratiam Dei recipiatis . viate in vano la grazia di
Dio.
*
2. Ait enim : tempore 2. Imperocchè egli dice :
accepto exaudivi te, te in die ti esaudii nel tempo accette-
salutis adiuvi te. Ecce nunc vole , e nel giorno di salute
tempus acceptabile , ecce ti porsi soccorso . Ecco ora il
nunc dies salutis : tempo accettevole, ecco ora il
* Isai. 49. 8. giorno della salute :
3. Nemini * dantes ullam 3. Non dando noi ad al-
offensionem , ut non vitupe- cuno occasione d' inciampo ,
retur ministerium nostrum : affinchè vituperato non sia
* 1. Cor. 10. 32. il nostro ministero :

ANNOTAZIONI

Vers. 1. Or come cooperatori noi vi esortiamo , ec . Come cooperatori


di Dio , come strumenti del primo agente , che è Dio , vi esortiamo a non
rendere inutile il benefizio della riconciliazione .
Vers. 2. Ti esaudii nel tempo accettevole. Questo tempo , che si chiama
accettevole , viene a dire , degno di essere con riconoscenza ed amore ac-
cettato , questo tempo è il tempo dell'evangelio , in cui Dio volle di in-
signi benefizj ricolinare gli uomini per Gesù Cristo ; e questo tempo giu-
stamente ancora è chiamato giorno di salute . Le parole d'Isaia sono ci-
tate secondo i Settanta , e confrontano con l'Ebreo.
Vers. 3. Non dando noi ad alcuno occasione ec. Ci guardiamo dal
dare a chicchessia o in fatti o iu parole argomento di scandalo , affinchè
screditato non venga il ministero , conforme avviene , allorchè la vita dei
ministri non corrisponde alla loro dottrina .
220 LET. II. DI S. PAOLO AI CORINTI

4. Sed in omnibus exhi- 4. Ma diportiamoci in tut-


beamus nosmetipsos , sicut te le cose , come ministri di
Dei ministros , in multa pa- Dio , con molta pazienza
tientia , in tribulationibus , nelle tribolazioni , nelle ne-
in necessitatibus , in angu- cessità , nelle angustie ,
stiis 9
1. Cor. 4. 1.
5. In plagis , in carceri 5. Nelle battiture , nelle

bus , in seditionibus , in la- prigionie , nelle sedizioni


boribus , in vigiliis , in ie- nelle fatiche , nelle vigilie ,
iuniis ,
ne' digiuni ,
6. In castitate , in scien- 6. Con la castità , con la
tia , in longanimitate , in sua scienza , con la mansuetudi-
vitate , in Spiritu sancto , in ne , con la soavità , con lo
caritate non ficta , Spirito santo , con la carità
non simulata ,

Vers. 5. Nelle sedizioni , ec. Vedi Atti XIII . 5o . , XIV. 2. , XVI. 5. , e


altrove .
Nelle fatiche . Ciò può riferirsi non solo ai lunghi e penosi viaggi
e alla continua predicazione , ma anche al lavorar che faceva Paolo per
guadagnarsi il vitto con le proprie mani .
Vers. 6. Con la castità . Dopo la pazienza ne' mali , ai quali si trovava
esposto l'apostolato , viene a noverare le virtù e le doti necessarie al vero
Apostolo , e il primo luogo a gran ragione egli lo dà alla castità dell' ani-
ma e del corpo . La gelosa attenzione di Paolo nel custodire questa virtù
tanto essenziale alla buona fama e al frutto del ministero si scorge da ' varj
luoghi di queste lettere . Vedi I. Cor. IX. 5. 27 .
Con la scienza . Intende la scienza delle cose divine , e principal-
mente de' misterj di Cristo , la scienza de' santi .
Con lo Spirito santo . Con i doni dello Spirito santo , pe ' quali di-
stinguesi il vero Apostolo .
Con la carità non simulata . Con una carità , che sia non di nude
parole , ma di fatti , in virtù della quale la salute de' prossimi si procuri
anche a costo de ' maggiori pericoli . Vedi il cap . XI. e XII.
CA P. VI. 221

7. In verbo veritatis , in 7. Con la parola di verità,


virtute Dei , per arma iusti- con la virtù di Dio , con le
tiae a destris et a sinistris ; armi della giustizia a destra
ed a sinistra ;
8. Per gloriam et ignobi- 8. Per mezzo della gloria
litaten ; per infamiam et e della ignominia ; per mezzo
bonam famam : ut seducto- dell'infamia e del buon no-
res , et veraces ; sicut qui i- me: come seduttori , eppur
gnoti , et cogniti : veraci ; come ignoti , ma pur
conosciuti ;
9. Quasi morientes , et ec- 9. Come moribondi, ed ec-
ce vivimus : ut castigati , et co , che siamo vivi : come ga-
non mortificati : stigati , ma non uccisi :

Vers. 7. Con la parola di verità. Predicando il Vangelo puro e schietto,


non adulterato con le profane novità . Vedi sopra II. 17., IV . 2.
Con la virtù di Dio , con le armi della giustizia a destra e a si
nistra . Significa , che la parola di verità è efficace per la sola virtù e
potenza di Dio, il quale arma i suoi ministri con le armi della giustizia ;
arma la loro destra con la spada dello zelo per combattere l'empietà e
il peccato , arma la loro sinistra con lo scudo dell' equità per difendere
la verità , la giustizia e l'innocenza .
Vers. 8. Per mezzo della gloria e della ignominia : ec . Bene o male 9
che di noi parlino , o pensino gli uomini , noi non manchiamo ai doveri ¦
del nostro ministero ; l'ignominia e l'onore , l'infamia o il buon nome ,
l'essere stimati veritieri o seduttori , l'esser trattati come persone ignote
e oscure, benchè siam pur conosciuti da tutti , tutto ciò è una stessa cosa per
noi ; l'approvazione o i disprezzi degli uomini non ci fanno torcere un solo
punto dal nostro cammino .
Vers. 9. Come moribondi , ed ecco , che siamo vivi : come gastiga-
ti, ec. Siamo quasi ad ogni ora tra le fauci della morte , tanti sono i pe-
ricoli , ne' quali ci ritroviamo , ma pur eccoci tuttora vivi , perchè Dio
ci sostiene , ed egli è , che co ' diversi flagelli ci gastiga , e corregge , ma
non ci lascia in poter della morte Psalm . 11S. 18. I santi , qual era Paolo ,
non hanno bisogno de ' flagelli per esser emendati e corretti , ma ne ban-
no bisogno per essere provati , e per avanzare nel bene e nella perfe.
zione .
222 LET. II. DI S. PAOLO AI CORINTI

10. Quasi tristes , semper 10. Quasi malinconici , e

autem gaudentes : sicut egen- pur sempre allegri ; quasi


tes , multos autem locuple- mendichi , ma che molti fac-
tantes : tamquam nihil ha- ciamo ricchi : quasi destituti
bentes , et omnia possiden- di tutto , e possessori di ogni
tes. cosa.

11. Os nostrum patet ad 11. La nostra bocca è a-

vos , o Corinthii , cornostrum perta per voi , o Corinti , il


dilatatum est. cuor nostro è dilatato.

12. Non angustiamini in 12. Voi non siete allo stret-

nobis : angustiamini autem in to dentro di noi : ma siete in


visceribus vestris : istrettezza nelle vostre vi-
scere :

Vers. 10. Quasi malinconici , e pur sempre allegri. Tra tante av-
versità e patimenti sembra , che dobbiamo essere sempre nella tristez-
za : ma noi siam ricolmi di gaudio per la testimonianza della buona
coscienza , per le consolazioni , che ci dà Iddio , e per onore che a
noi reca il patire per Cristo.
Quasi mendichi , ma che molti facciamo ricchi ; quasi destituti ec.
Spogliati come noi siamo di ogni sostanza terrena , molti ricolmiamo di
ricchezze spirituali , dei doni dello Spirito ; e quantunque nulla abbiamo
in questo mondo , dapoichè tutto abbiam lasciato per Cristo , siamo come
possessori di tutte le cose , perchè nella estrema nostra povertà siamo
contenti , ed ella è anzi la vera nostra ricchezza.
Vers. 11. La nostra bocca è aperta per voi . ... il cuor nostro ec.
Voi vedete , o Corinti , con qual confidenza e libertà io parli con voi ,
nulla a voi nascondendo delle cose mie , che è il segno massimo della
vera amicizia ; il mio cuore si apre , e dilatasi alla dolce consolazione di
parlare con voi , e di raccontarvi quello , che noi facciamo , e sopportiamo
per gloria del Vangelo.
Vers. 12. Voi non siete allo stretto dentro di noi ; ma siete ec. Voi
siete al largo del nostro cuore , il quale è dilatato per l'affetto grande , che
io ho per voi , ma le vostre viscere non sono come le nostre , e il vostro
amore per noi non corrisponde a quello , che a voi portiamo , anzi è molto
angusto e ristretto .
CA P. VI. 223
13. Eamdem autem haben-
13. Ma per egual contrac-
tes remunerationem , tam- cambio ( parlo come a'fi-
quam filiis dico , dilatamini gliuoli ) dilatatevi anche voi.
et vos.

14. Nolite iugum ducere 14. Non vogliate unirvi a


cum infidelibus . Quae enim
uno stesso giogo con gli infe-
participatio iustitiae cum i- deli. Imperocchè qual consor
niquitate ? Aut quae socie- zio della giustizia con la ini-
tas luci ad tenebras ?
quità ? O qual società della
luce con le tenebre ?
15. Quae autem conventio 15. E qual concerto di
Christi ad Belial ? Aut quae Cristo con Belial ? O che ha
pars fideli cum infideli ? di comune il fedele con l' in-
fedele ?
16. Qui autem consensus 16. E qual consuonanza
templo Dei cum idolis ? * ha il tempio di Dio co' simu-
Vos enim estis templum Dei lacri ? Imperocchè voi siete
vivi , sicut dicit Deus : quo- tempio di Dio vivo , come di-
niam inhabitabo in illis , et ce Dio : abiterò in essi , e

Vers. 13. Ma per egual contraccambio ec. Come da figliuoli ( i quali


non debbono riamare con parsimonia ) chieggo io da voi una eguale cor-
rispondenza in amore. Vedi il Crisostomo .
Vers. 14. Non vogliate unirvi a uno stesso giogo ec. Questa proibizio-
ne dell ' Apostolo la maggior parte degli Interpreti la intendono del commer-
cio con gl'infedeli particolarmente in tutto quello , che può offendere la
religione e di ciò ha egli parlato nella sua prima lettera. Altri la spiegano
del matrimonio da non contrarsi da una persona fedele ¡con un infedele.
Fa qui l'Apostolo allusione alla proibizione del Deuteronomio XXII . 10 .
di non porre sotto lo stesso giogo animali di specie differenti.
Vers. 15. Qual concerto di Cristo con Belial ? Secondo l'etimologia
di s Girolamo Belial significa un uomo , che non ha giogo , viene a dire
uom senza legge , un empio , un idolatra .
Vers. 16. E qual consuonanza ha il tempio di Dio co' simulacri ? Può
egli mai darsi , che si accordino tra loro cose tanto diverse , come sono il
224 LET. II. DI S. PAOLO AI CORINTI

inambulabo inter eos , et ero camminerò tra di loro , e sa-

illorum Deus , et ipsi erunt rò loro Dio , ed eglino sa-


mihi populus. ranno mio popolo.
* 1. Cor. 3. 16. 17 . 6. 19.
· Levit. 26. 12.

17. Propter quod exite de 17. Perla qual cosa uscite

medio eorum , et separamini , di mezzo ad essi , e separa-


dicit Dominus , et immun- tevene ( dice il Signore ) , e
non toccate l'immondo :
dum ne tetigeritis :
18. Et ego recipiam vos : 18. Ed io vi accoglierò ;

et ero vobis in patrem , et e sarovvi padre , e voi mi


vos eritis mihi in filios et sarete figli e figlie , dice il

filias , dicit Dominus omni- Signore onnipotente.


potens .

tempio di Dio e i simolacri co' loro adoratori ? Or voi siete tempio di


Dio.
Vers. 17. E non toccate l'immondo. Per nome d'immondo s'intende
l'uomo infedele , l'idolatra .
Vers. 18. Ed io vi accoglierò : e sarovi ec . Tenendovi separati dagli
infedeli non sarete perciò desolati , mentre abbandonando la società di
quelli , passerete ad avere società e amicizia strettissima con me.
E sarovi padre : Vi adotterò in miei figliuoli e figlie. Alcuni In-
terpreti credono , che dal nominarsi qui l'uno e l'altro sesso debba infe-
rirsi , che la proibizione dell' Apostolo riguardi il matrimonio de' fedeli con
gl' infedeli . Queste parole s. Tommaso le crede tratte dal secondo dei Re
VII. 14.
LET. II. DI S. PAOLO AI CORINTI 225

CAPO VII.

Dimostra l'Apostolo ; quanto sia grande l'amore , che egli porta a' Corinti ,
e quanto siasi rallegrato nelle sue tribolazioni della loro emendazione , e
quanto grau bene avesse partorito la tristezza cagionata in essi dalla sua
lettera.

„Has ergo habentes 1. Avendo adunque que-

promissiones , carissimi , mun- ste promesse , o dilettissimi ,


demus nos ab omni inquina mondiamoci da ogni bruttu-
mento carnis et spiritus , ra di carne e di spirito
em
perficie es sanctification
nt conducendo a fine la (nostra)
in ti mo re i
De . santificazione nel timor di
Dio.
2. Capite nos. Neminem 2. Dateci luogo. Noi non
laesimus , neminem corrupi- abbiamo offeso nissuno , non
mus , neminem circumveni- abbiam corrotto nissuno, non
mus. abbiamo messo in mezzo nis-
suno.

ANNOTAZIONI

Vers. 1. Avendo adunque queste promesse , o dilettissimi , mondia-


moci ec. Queste grandiose promesse , che Dio ci ha fatte ( di essere no-
stro padre , di averci per figli , e di abitare in noi , come in suo tempio )
richiedono certamente dal canto nostro una somma purità e di corpo e
di spirito ; ripurghiamoci adunque da ogni sozzura della carne e ancor del-
lo spirito : sozzure della carne sono i peccati carnali , come la gola , la lus-
suria ec.: sozzure dello spirito sono i peccati spirituali , come l'invidia , la
superbia , l'idolatria ec. Da tutte queste debbono esser mondi i figliuoli
di Dio , i templi vivi di Dio vivo , i quali debbono avanzare ogni di nel-
la santità mediante il casto e filial timore del Signore .
Vers. 2. Dateci luogo : Date luogo nell' animo vostro ai nostri avverti-
menti ; vedi una simil maniera di parlare Matth. XIX. 11 .
Non abbiamo offeso ec. È molto probabile , che queste parole vada-
uo a percuotere i falsi Apostoli rei di queste cose , delle quali rimuove
da se Paolo la colpa .
Tom. XXIV. 15
226 LET . II. DI S. PAOLO AI CORINTI

3. Non ad condemnatio- 3. Nol dico per condan-


nem vestram dico : praedi narvi : imperocchè dissi già ,
ximus enim , quod in cordi- che voi siete ne' nostri cuori
bus nostris estis , ad commo- per insieme vivere, e insieme
riendum , et ad conviven- morire.
dum .
4. Multa mihi fiducia est 4. Molta fidanza ho io con
apud vos , multa mihi glo- voi , molto mi glorio di voi,
riatio pro vobis , repletus son ripieno di consolazione ,
sum consolatione super. sono inondato dall' allegrez-
za in mezzo a tutte le nostre
abundo gaudio in omni tri-
bulatione nostra. tribolazioni.
5. Nam et cum venissemus 5. Imperocchè arrivati pur
in Macedoniam , nullam re- che noi fummo nella Macedo
nia , alcun ristoro non ebbe
quiem habuit caro nostra ,
sed omnem tribulationem
tribulationem la nostra carne , ma patimmo

Vers. 3. Nol dico per condannarvi . Non dico questo , come se volessi
accusarvi di avermi creduto di tali cose capace . Altri lo spiegano così :
non dico questo : quasi attribuir voglia a voi quello , che nego di aver
fatto io : non parlo per voi , ma pe' falsi Apostoli . Questa seconda spie
gazione sembra più naturale .
che
Dissi già, che voi siete ne' nostri cuori ec. Prova del concetto ,
ho di voi , si è quello , che già vi dissi ( cap. VI. 12.) , che io son pronto a
vivere e a morire con voi e per voi . Argomento di veementissima carità.
Vers. 4. Molta fidanza ho io con voi , molto mi glorio di voi .
Tale è l' opinione , che io ho di voi , che niuna cosa vi è , che io non
ardisca di dirvi , niuna , che io non isperi da voi . Molto ho da gloriarmi
della vostra ubbidienza e del vostro amore verso di me .
Vers. 5. Alcun ristoro non ebbe la nostra carne .... battaglie al di
fuori , ec. Arrivati nella Macedonia non avemmo respiro alcuno secondo
l'uomo esteriore . Vuol eccettuare l' Apostolo le consolazioni spirituali ,
con le quali lo andava Dio sostenendo . Battaglie fuori di noi con gli in-
fedeli e co' Giudei nemici del Vangelo ; dentro di noi timori ed appren
sioni o per riguardo ai falsi fratelli , che ci insidiano, o per riguardo ai
CA P. VII. 227
passi sumus : foris pugnae , d'ogni tribolazione : battaglie
intus timores. al di fuori , paure al di den-
tro .
6. Sed qui consolatur hu- 6. Ma colui , che consola
miles , consolatus est nos gli umili , consolò noi Iddio
Deus in adventu Titi. coll' arrivo di Tito.
7. Nca solum autem in 7. Nè solamente coll' ar-
adventu eius , sed etiam in rivo di lui , ma anche con la
consolatione , quae consola- consolazione , che egli avea
tus est in vobis , referens no . ricevuta da voi , riportando
bis vestrum desiderium , ve- egli a noi il vostro desiderio,
strum fletum , vestram aemu-
il vostro pianto , il vostro
lationem pro me , ita ut ma- ardente affetto per me , onde

gis gauderem . io maggiormente mi ralle-


grassi.

fedeli ancor deboli nella fede , de' quali ci sembrava di vedere imminente
la sovversione , o pel terrore della persecuzione o per le frodi de ' falsi
Apostoli .
Qualche Interprete riferisce i timori dell ' Apostolo solamente al pen-
siero , in cui egli si trovava dell'esito , che potesse avere avuto la sua
prima lettera ai Corinti , viene a dire del come fosse stata ricevuta , del-
l'effetto , che avesse prodotto nell' incestuoso , ne' falsi maestri e in tutta
quella Chiesa .
Vers. 7. Ma anche con la consolazione , che egli avea ricevuta da voi .
Non ci consolò solamente il rivedere un fratello a noi tanto caro " come
è Tito , ma ci consolò molto più il vedere , quanto egli fosse soddisfatto
e contento di voi .
Il vostro desiderio: Può significare o il desiderio , che aveano mostrato
i Corinti di rivedere il loro Apostolo , ovvero la brama loro di soddisfare allo
stesso Apostolo , e di ubbidire in tutto e per tutto alle ammonizioni di
lui .
Il vostro pianto: La voce greca significa , le vostre strida , ovvero :
il vostro amaro lutto : ed esprime l'acerba afflizione di que' fedeli per aver
da to tali disgusti all ' Apostolo .
228 LET. II. DI S. PAOLO AI CORINTI

8. Quoniam etsi contri- 8. Dapoichè sebbene vi


stavi vos in epistola , non me rattristai con quella lettera ,
poenitet etsi poeniteret non me ne pento : e se me ne
videns , quod epistola illa fossi pentito , al vedere , che

( etsi ad horam ) vos contri- quella lettera ( quantunque


stavit , per poco tempo ) vi rattristò ,
9. Nunc gaudeo : non quia 9. Godo adesso : non per-
contristati estis , sed quia chè vi siete rattristati , ma
contristati estis ad poeniten- perchè vi siete rattristati a
tiam. Contristati enim estis penitenza . Conciossiachè vi
secundum Deum , ut in nul- siete rattristati secondo Dio
lo detrimentum patiamini ex talmente , che in nissuna cosa
nobis. avete ricevuto danno da noi.
*
10. Quae enim secundum 10. Imperocchè la tristez-
Deum tristitia est , poeniten- za , che è secondo Dio produ-
tiam in salutem stabilem o- ce una penitenza stabile per
peratur : saeculi autem tri- la salute : la tristezza poi del
stitia mortem operatur. secolo produce la morte.
* 1. Pet. 2. 19.

Vers. 8. 9. Non me ne pento e se me ne fossi pentito , ec. Quando


anche avessi una volta potuto sentir pentimento di avervi recato pena e
dispiacere con quella mia prima lettera , il buon effetto però , che ella
ha prodotto , non mi permette più , che mi rincresca del breve dispiace-
re , che ella vi ha portato ; anzi godo adesso non assolutamente pella vo-
stra afflizione e tristezza , ma godo , che vi siate rattristati secondo Dio,
viene a dire , per amore di Dio e della giustizia , onde ne abbiate cavato
il frutto di una vera penitenza . Così nissun danno ha fatto a voi la no-
stra severità , anzi un gran bene .
Vers. 10. La tristezza poi del secolo produce la morte . Tristezza del
secolo chiama qui l' Apostolo il dolore , che prova l'uomo carnale nella
perdita de' beni corporali , come sono le ricchezze , gli amici , i piaceri ,
le dignità ec. Questa tristezza essendo eccessiva , è indizio del soverchio
attacco , che si ha ai beni del secolo ; or uell ' amore del secolo si trova la
morte dell'anima , perchè l'amore del secolo ci fa nemici di Dio , Iacob
IV. 4. Per lo contrario la tristezza secondo Dio è fruttuosa e meritoria,
e conduce alla eterna salute .
CA P. VII. 229
11. Ecce enim hoc ipsum , 11. Imperocchè ecco , que-
secundum Deum contristari sto stesso essere stati noi rat-

vos , quantum in vobis ope- tristati secondo Dio quanta


ratur sollicitudinem : sed de ha prodotto in voi sollecitu-
fensionem , sed indignatio- dine : anzi apologia 9 anzi
nem , sed timorem , sed de- sdegno , anzi timore , anzi
siderium , sed aemulationem , desiderio , anzi zelo , anzi
sed vindictam ? In omnibus vendetta ? Per tutti i versi
exhibuistis vos , incontami- avete fatto conoscere , che voi
natos esse negotio . siete innocenti in quell' af-
fare.
12. Igitur , etsi scripsi vo- 12. Sebbene adunque vi
bis , non propter eum , qui scrissi , nol feci per riguardo
fecit iniuriam ,
nec propter a colui , che feci l'ingiuria
eum, qui passus est : sed ad nè per riguardo a colui , che
manifestandam sollicitudi-
la patì : ma perfar palese la

Vers. 11. Imperocchè ccco , questo stesso essere stati voi rattristati
ec. Porta un esempio recente dei frutti , che porta la tristezza secondo
Dio . Rattristati voi per la mia lettera , in cui vi rimproverava i disor-
dini , che si erano introdotti tra di voi , questa tristezza quanta solleci-
tudine ha prodotto negli animi vostri per correggere gli abusi , per pu-
nire l'incestuoso , il di cui fallo avevate per l'avanti con non curanza
veduto? Anzi dirò di più , quanto studio in fare le mie difese contro
chi biasimava la mia condotta ; anzi quanto sdegno contro il peccatore
scandaloso e contro di voi medesimi per averlo dissimulato? Anzì quan-
to timore di non ricadere in simili mali ? Anzi quanto ardente brama
di riparare il male fatto? Anzi quanto zelo per la gloria di Dio , per la
virtù , per la giustizia ? Anzi quale ardore di vendicar l'onor di
Dio e sopra l' incestuoso e sopra gli altri peccatori o sopra voi stessi >
niliandovi per la negligenza da voi usata , e facendone severa peniten
za ? In tutte le maniere avete chiaramente dato a conoscere , che
eravate interamente senza colpa riguardo all' affare dell ' incestuoso , e che
non avete mai avuto intenzione di ricoprire o di difendere il suo fallo.
Vers. 12. Nol feci per riguardo a colui , che fece l'ingiuria , nè
per riguardo ec. Scrivendovi nella maniera , che io vi scrissi , non ebbi
tanto in mira di confondere il figliuolo reo dell' incesto , o di vendicare
230 LET. II. DI S. PAOLO AI CORINTI

nem nostram , quam habe- sollecitudine nostra , che ab-


mus pro vobis biamo per voi
13. Coram Deo : ideo con- 13. Dinanzi a Dio : per
solati sumus. In consclatione questo siamo stati consolati .
autem nostra abundantius Ma nella nostra consolazione

magis 'gavisi sumus super ci siamo anche più grande


gaudio Titi , quia refectus mente rallegrati dall' alle
est spiritus eius ab omnibus grezza di Tito,perchè è stato
vobis : ristorato lo spirito di lui da
tutti voi.
14. Et si quid apud illum 14. E se alcun poco mi
de vobis gloriatus sum , non era gloriato di voi con esso,
sum confusus sed sicut o- non son rimaso confuso : ma
mnia vobis in veritate locuti co:ne in tutte le cose abbiamo

sumus , ita et gloriatio no- detta a voi la verità , così il

stra , quae fuit ad Titum , vanto , ch'io mi era dato con


veritas facta est, Tito , è stato una verità,
15. Et viscera eius abun- 15. Ed egli più sviscera-
dantius in vobis sunt : remi- tamente vi ama , mentre si
niscentis omnium vestrum sovviene della ubbidienza di

l'onore del padre offeso , quanto di farvi conoscere la sollecitudine e lo


zelo , che abbiamo del vostro bene , zelo conosciuto da Dio e approvato da Dio.
Non sappiamo , se fosse vivo il padre dell' incestuoso quando il fi .
gliuolo peccò con la matrigna , nè ciò si può inferire da questo luogo, perchè
appartiene alla giustizia il vendicare le ingiurie fatte anche ai morti .
Vers. 13. Per questo siamo stati consolati , ec. Per questo ci è stato
di consolazione grande tutto quello , che avete fatto in questa occasione;
ma questa è stata anche maggiore pel giubbilo , che ne ha avuto Tito ,
allo spirito del quale abbattuto per la profonda afflizione , che sentiva
de' vostri mali , renduto avete l'ilarità e la vita .
Vers. 14. Ese alcun poco mi era gloriato di voi, ec. Se parlando di
voi talora con lo stesso Tito , mi son lodato del vostro affetto , della vostra
fede , della vostra ubbidienza , non ho adesso motivo di arrossire ; egli
ha veduto co' proprj occhi , che io non aveva parlato di voi se non se-
CA P. VII. 231

obedientiam , quomodo cum tutti voi , e come lo accoglie-


timore et tremore excepistis ste con timore e tremore.
illum .
16. Gaudeo , quod in o- 16. Mi rallegro adunque
mnibus confido in vobis. della totale fidanza , che ho
in voi.

condo la verità , e siccome in tutte le cose io vi ho sempre detta la ve-


rità ; così voi avete verificato col fatto quello , di che io mi era vantato
con Tito .
Vers. 16. Mi rallegro adunque della totale fidanza , ec. Godo aduu.
que , che voi siate tali , che senza timore di offendervi io possa liberamente
e riprendervi e ammonirvi e ordinarvi e chiedervi qualunque cosa . Cosi
ancor si apre la strada a raccomandar le collette per la chiesa di Gerusa-
leinme .
232 LET. II. DI S. PAOLO AI CORINTI

CAPO VIII.

Gli esorta a fare generosamente limosina a' poveri di Gerusalemme coll'esem-


pio de ' Macedoni e di Cristo , avvisandogli a fare secondo le facoltà di
e
ciascheduno quello , che già da molto tempo avevano risoluto di fare ,
loda i ministri , che mandava a raccogliere la stessa limosina .

1.Lotam autem facimus 1. Or


r vi facciam sapere,
vobis , fratres , gratiam Dei, o fratelli , la grazia di Dio
quae data est in Ecclesiis conceduta alle Chiese della
Macedoniae : Macedonia :
2. Quod in multo experi- 2. Come in mezzo alle mol-

mento tribulationis , abun- te afflizioni , con le quali sono


dantia gaudii ipsorum fuit ; provati , il loro gaudio è stato
et altissima paupertas eorum, abbondante : e la profonda lo-
abundavit in divitias simpli- ro povertà ha sfoggiato in
citatis eorum : ricchezze del loro buon cuore:

ANNOTAZIONI

li-
Vers. 1. La grazia di Dio conceduta ec. Questa grazia è la generosa
beralità , con la quale i Macedoni si erano mossi a soccorrere i poveri di
Gerusalemme , ed è ancor la costanza loro nelle tribolazioni . Ambedue
queste cose le chiama l' Apostolo grazia di Dio , perchè tutto quello , che
di bene fa l'uomo , viene dalla grazia del Signore .
Vers. 2. Il loro gaudio è stato abbondante ; e la profonda loro pover
tà ec. Posti da Dio ( che ha voluto far così prova della loro fede) nella
fornace della tribolazione , e perseguitati da' Giudei , ed ancor da' pagani,
(Atti XVI . 20. 21. , XVII . 5. 6. ec . ) non ha perduta la pace del cuore ,
nè il gaudio dello Spirito santo ; e ridotti per causa del Vangelo di Cri-
sto all' estrema povertà e miseria , dalla loro stessa miseria hanno tratto
un capitale abbondante per sovvenire con generosa bontà e schiettezza di
cuore i poveri di Gerusalemme . Con grande prudenza pone davanti agli
occhi de facoltosi Corinti l'esempio della liberalità de' Macedoni poveri
e vessati dalla persecuzione .
CA P. VIII. 233

3. Quia secundum virtu- 3. Imperocchè sono


tem , testimonium illis red- ti spontaneamente liberali ,
do , et supra virtutem volun- ( rendo ad essi questa testi-
tarii fuerunt ,
monianza ) secondo la loro
possibilità , e sopra la loro
possibilità ,
4. Cum multa exhortatio- 4. Con molte preghiere
ne obsecrantes nos gratiam scongiurandoci , che accet-
et communicationem mini- tassimo noi questa beneficen-
sterii , quod fit in sanctos. za e la società di questo ser
vigio , che rendesi ai santi.
5. Et non sicut speravimus , 5. E non ( han fatto ) co-
sed semetipsos dederunt pri- me speravamo, ma hanno da-
mum Dominum , deinde no- to le loro persone primiera-
bis per voluntatem Dei ; mente al Signore , e poscia a
noi per volontà di Dio ;
6. Ita ut rogaremus Titum , 6. Talmente che abbiamo
ut quemadmodum coepit, ita pregato Tito , che , conforme
et perficiat in vobis etiam già ha principiato , conduca
gratiam istam. anche a termine questa bene-
ficenza per voi.

Vers. 4. Con molte preghiere scongiurandoci , che accettassimo noi


ec. Hanno pregato con grandi istanze e me e i miei compagni , che ri-
cevessimo noi stessi le loro offerte , e volessimo noi pure aver parte a
questo servigio , che rendesi a' santi , col portare ad essi le stesse li-
mosine .
Vers. 5. E non (han fatto) come speravamo , ma hanno dato le loro
persone ec. Hanno sorpossato ogni nostra speranza , mentre (disponendo così
Iddio ) hanno offerti non solo i proprj beni , ma anche le loro persone
primieramente a Cristo e poscia anche a noi ministri di Cristo, perchè di
tutto disponessimo secondo il nostro parere , dichiarandosi pronti e a
dare e a fare tutto quello , che a noi fosse piaciuto .
Vers. 6. 7. Talmente che abbiamo pregato Tito , che , conforme già
ha principiato , ec. Questa ammirabile generosità de'Macedoni ci ha ani-
234 LET . II. DI S. PAOLO AI CORINTI
7. Sed sicut in omnibus 7. Ma siccome in ogni cosa
abundatis fide et sermone
abbondate , nella fede , nella
et scientia et omni sollici- parola , nella scienza e in

tudine , insuper et caritate ogni sollecitudine e nella


vestra in nos , ut in hac gra- carità vostra verso di noi
tia abundetis . così siate abbondanti anche
in questa grazia.
8. Non quasi imperans di- 8. Non parlo come per co-
co : sed per aliorum sollici- mandare ; ma con la solleci-
tudinem , etiam vestrae ca- tudine degli altri facendo
ritatis ingenium bonum com- prova del buon genio anche
probans . della vostra carità.

9. Scitis enim gratiam Do- 9. Imperocchè è a voi nota


mini nostri Iesu Christi , quo- la liberalità del Signor nostro
niam propter vos egenus fa- Gesù Cristo , come egli essen-
ctus est , cum esset dives, ut do ricco , diventò povero per
illius inopia vos divites es- voi, affinchè della povertà di
setis. lui voi diventaste ricchi.

mati a pregar Tito , che continui a fare presso di voi le collette , che ha
già cominciate , onde voi , che siete eccellenti in tutte le altre doti spi-
rituali , anche nella cristiana liberalità non la cediate ad alcuno. Quelle
parole , in ogni sollecitudine , significano lo studio e la diligenza a ben
fare .
Vers. 8. Non parlo come per comandare ; ma colla sollecitudine degli
altri ec. Non intendo con questo di farvi un precetto , come in qualità
di vostro Apostolo potrei pur fare , ma ponendovi davanti l'amorosa sol-
lecitudine de ' Macedoni nel soccorrere i fratelli , desidero di far prova
della sincerità dell'amor vostro verso gli stessi fratelli . Nou parla l'A-
postolo del precetto della limosina , ma lo suppone , tutto il suo studio
è di animare i Corinti a dare largamente e con generosità .
Vers. 9. È a voi nota la liberalità del Signor nostro ec. Cristo è in-
sieme e la cagione e l'esempio della liberalità nostra verso de' prossimi .
Non è ignoto a noi quello , che a lui dobbiamo ; non ci è ignoto > come
egli essendo il padrone di tutte le cose , di tutto si dispogliò , e povero si
fece per noi , per noi arricchire di ogni grazia e di ogni dono spirituale .
Siamo tenuti in conseguenza e a imitar Gesù Cristo nel distaccamento
CA P. VIII. 2.35
10. Et consilium in hoc
10. E in questo io do con-
do : hoc enim vobis utile siglio : imperocchè ciò è utile
est , qui non solum facere 9 per voi , i quali principiaste
sed et velle coepistis ab anno non solo a farlo , ma anche
priore : a bramarlo fin dall' anno
passato.
11. Nunc vero et facto 11. Ora poi finite difarlo:
perficite : ut quemadmodum onde siccome è pronto l' ani-
promtus est animus volunta- mo a volere , così lo sia ad
! tis , ita sit et perficiendi ex eseguire secondo le vostre fa-
eo quod habetis . coltà.
12.Si enim voluntas prom- 12. Imperocchè se vi è la
ta est , secundum id , quod pronta volontà , dessa è ac-
habet , accepta est , non se- cetta secondo quello , che uno
cundum id , quod non habet. ha , non riguardo a quel, che
non ha.

de' beni terreni, e a procurar di rendere a lui nella persona de'suoi po-
veri qualche particella del molto, onde siam debitori alla immensa di lui
carità .
Vers. 10. Lo do consiglio imperocchè ciò è utile per voi , ec. Non vi
comaudo 2 come Apostolo , vi consiglio come amico : la vostra liberalità è
utile a voi , al vostro bene spirituale , ed anche a meritarvi l'onore di
essere stati costanti nel bene ; mentre voi stessi siete quelli , che fino
dall'anno scorso non solamente principiaste a far le collette , ma an-
che a dimostrare per questa buona opera un grande impegno . Così e`loda
i Corinti , che in qualche modo siano stati i primi a dare agli altri , ed an-
che agli stessi Macedoni l'esempio di generosa carità , e insieme gli ri-
prende tacitamente della lentezza nel condurre a fine la cosa , e per tutte
le parti con la inimitabile e forte sua eloquenza gli strigne a lodevolmente
finire quello , che avevano cominciato si bene .
Vers. 11. Secondo le vostre facoltà . Toglie ogni pretesto di ritirarsi
dal dare ; chi non può il molto , dia il poco .
Vers. 12. Dessa è accetta secondo quello , che uno ha . Alla disposizione
del cuore e alla pronta volontà di usare misericordia verso de ' prossimi
236 LET . II. DI S. PAOLO AI CORINTI
13. Non enim ut aliis sit 13. Non che abbian ad es
remissio , vobis autem tribu- sere al largo gli altri , e voi
latio , sed ex aequalitate. in angustia , ma perfar ugua
glianza.
14. In praesenti tempore 14. Al presente la vostra
vestra abundantia illorum abbondanza supplisca alla
inopiam suppleat : ut et illo- loro indigenza : affinchè e-
rum abundantia vestrae ino- ziandio l'abbondanza loro

piae sit supplementum , ut supplisca alla indigenza vo-


fiat aequalitas , sicut scri- stra , ondefacciasi uguaglian
ptum est : za , conforme sta scritto:
15. Qui * multum non 15. Chi ( ebbe ) molto, non
abundavit : et qui modicum , ne ebbe di più : e chi ( ebbe)
non minoravit . poco , non ne ebbe di meno.
* Exod. 16. 18.

Dio ha principalmente riguardo nel fatto della limosina ; quanto a quello ,


che si dà in limosina , è stimato relativamente al le facoltà di ciascheduno, e
per questo fu celebrata da Cristo la pietà della vedova , che due soli piccioli
aveva gettato nel gazofilacio , e la limosina di lei dichiarata maggiore di quelle
degli altri .
Vers. 13. 14. Non che abbian ad essere al largo gli altri , e voi ec . Non
dico , che tale abbia da essere la vostra limosina , che con essa i poveri
vivano lautamente , e voi vi riduciate in necessità ; ma bramo una tal
quale uguaglianza , onde non si veggano gli uni nuotare nell' abbondanza,
mentre gli altri periscono di fame ; ma braino , che avendo voi il sufficiente,
non manchino i poveri del necessario ; ma bramo , che nella vita presente
le temporali vostre ricchezze suppliscauo alle necessità temporali di quei
santi , affinchè eglino ancora nella vita avvenire con la spirituale loro
abbondanza suppliscano alla spirituale vostra povertà , affinchè avendo se
minato semenza temporale , arriviate a raccogliere un frutto eterno .
Vers. 15. Chi ( ebbe ) molto , non ebbe di più : ec . Con questa egregia
allegorica sposizione di quello , che è scritto della manna , viene a confer
mare l'Apostolo la uguaglianza desiderata trai Cristiani riguardo ai beni
necessarj alla vita . Della manna sta scritto , che chi maggior quantità
ne raccolse , non ne ebbe più di coloro , che ne raccolser di meno . Tutti
ne ebbero egual misura ; così vuole Dio , che nell' uso de' beni presenti
CAP. VIII. 237
16. Gratias autem Deo , 16. Grazie però a Dio, il
qui dedit eamdem sollicitu- quale ha posta la stessa solle-
dinem pro vobis in corde
citudine per voi pel cuore di
Titi , Tito ,
17. Quoniam exhortatio- 17. Dapoichèegradi l'esor-
nem quidem suscepit : sed tazione : ed essendo vieppiù
cum sollicitior esset , sua vo- sollecito , spontaneamente si
luntate profectus est ad vos. è portato da voi .
18. Misimus etiam cum 18. Abbiam anche manda-
illo fratrem , cuius laus est to con lui quel fratello loda-
in evangelio per omnes Ec- to in tutte le Chiese per l'e-
clesias :
vangelio :

niuno ritenga ingiustamente il superfluo , niuno sia privato del necessa-


rio . Vedi Esodo XVI. 18.
Vers. 16. Grazie però a Dio , il quale ha posta la stessa sollecitudine
per noi ec. Osservisi , come l'Apostolo fa intendere a' Corinti , che in
questo affare delle collette non tanto del sollievo si tratta dei poveri della
Giudea , quanto del bene degli stessi Corinti. Grazie, dice egli , a Dio, il
quale ha animato lo zelo di Tito ad attendere con sollecitudine a questa
buona opera per bene vostro . Infatti la limosina è più utile a chi la fa , che a
chi la riceve, e perciò dice s. Agostino , che non dobbiamo aspettare , che i
poveri chieggano, ma cercarne: Cerca a chi dare; beato colui , che previene
la voce del povero , che stava per chiedere . In Ps. 103. Serm . III. 10 .
Vers. 17. E gradì l'esortazione : ec. Tito e condiscese alla esorta •
zione da me fattagli di venire da voi ( vers. 6. ) , ed essendo a ciò molto
propenso egli stesso , riscaldato ancora dalle nostre preghiere con gran
cuore si è posto di propria volontà in viaggio .
Vers. 18. Quel fratello lodato in tutte le Chiese per l'evangelio .
Origene , s. Girolamo ed altri antichi e moderni vogliono , che s'intenda
ciò di s. Luca celebre allora nelle Chiese o pel Vangelo da lui scritto ( se
pure in questo tempo lo aveva già scritto ) o per la predicazione del Van-
gelo ; e non è credibile , che egli fosse stato eletto dalle Chiese di Mace-
donia ad accompagnare l'Apostolo nel viaggio , che far doveva a Gerusa-
lemine per portarvi le collette ; imperocchè dalle parole di Paolo, I. Cor.
XIV. 3. veggiamo , com' egli voleva , che quegli , che dovevano eseguire
questa incumbenza , fossero eletti dalle Chiese .
238 LET. II. DI S. PAOLO AI CORINTI

19. Non solum autem , sed 19. Nè solo questo , ma è


et ordinatus est ab Ecclesiis stato anche eletto dalle Chie-
comes peregrinationis no- se compagno del nostro pelle-
strae, in hanc gratiam , quae grinaggio per questa benefi-
ministratur a nobis ad Do- cenza , della quale ci pren-
mini gloriam , et destinatam diamo il ministero a gloria
voluntatem nostram :
del Signore , e per mostrare
la pronta nostra volontà :
20. Devitantes hoc, ne quis 20. Guardandoci da que-
nos vituperet in hac pleni- sto , che alcuno non ci abbia
tudine , quae ministratur a
da vituperare per questa ab-
nobis. bondanza , di cui siamo di-

spensatori.
21. Providemus * enim bo-
21. Imperocchè provvedia-
na non solum coram Deo , mo al bene non solo dinanzi
sed etiam coram hominibus . a Dio , ma anche dinanzi agli
* Rom . 12. 17. uomini.
22. Misimus autem cum 22. Ed abbiam mandato
illis, et fratrem nostrum , conquesti anche un nostro

quem probavimus in multis fratello , di cui abbiamo spe-

Vers. 19. E per mostrare la pronta nostra volontà . Viene a dire ci


siamo incaricati di questo ministero di portare a ' santi le vostre limosine
per gloria di Dio , e per far conoscere l'affetto nostro verso dei santi bi-
sognosi di tal soccorso .
Vers. 20. 21. Guardandoci da questo , che alcuno ec . Rende ragione
del motivo , per cui avea voluto , che tali persone approvate dalle Chiese
avesser parte in questa delicata incumbenza di raccoglier limosine per
ajuto de' poveri . Egli vuol dunque dire ; noi sappiamo , che un ministro
di Cristo debbe essere non solamente innocente , ma anche superiore ad
ogni ombra di sospetto d'interesse o di cupidità . Per questo usiamo di
queste cautele , voleudo uoi fare il bene in maniera , che non solo sia
approvato da Dio , ma ancora non possa essere intaccato dagli uomini .
Vers. 22. Abbiamo mandato con questi anche un nostro fratello ec.
Non possiamo dire di certo , chi questi si fosse.
CA P. VIII. 239

saepe sollicitum esse nunc rimentata sovente in molte co-


autem multo sollicitiorem , se la sollecitudine, ed il qua-
confidentia multa in vos, le è ora molto più sollecito
per la molta fidanza in voi,
23. Sive pro Tito , qui est 23. Sia riguardo a Tito ,
socius meus , et in vos adiu- egli è il mio compagno , e
tor , sive fratres nostri , Apo- coadiutore presso di voi , sia
stoli Ecclesiarum 9 gloria riguardo aʼnostri fratelli, son
Christi . eglino gli Apostoli delle Chie
se la gloria di Cristo .
24. Ostensionem ergo , 24. In questi adunque fa-
quae est caritatis vestrae et te conoscere al cospetto delle
nostrae gloriae pro vobis , in Chiese, qual sia la caritàvo-
illos ostendite in faciem Ec-
stra, e il perche di voi ci glo-
clesiarum , riamo .

Molto più sollecito per la molta fidanza in voi . Egli ha gran zelo per
queste collette , perchè confida molto nel vostro buon cuore.
Vers. 23. Riguardo a Tito , egli è ec. Riguardo a' nostri fratelli , ec.
Raccomanda i suoi tre deputati , principiando dal più diletto , che era Ti-
to. La voce Apostoli significa in questo luogo deputati , o nunzj ; ed è qui
adoperata questa voce da Paolo molto propriamente , perchè oltre gli al-
tri significati con essa erano indicati coloro , che avevano l' incumbenza di
portare a' Leviti le decime e gli altri diritti , che eran loro dovuti. Vedi
Cod. Theod. de iud. Tito adunque e i due compagni meritavano questo
nome per l'uffizio , che dovevano esercitare , di raccogliere le limosine per
li poveri della Giudea .
Vers. 24. In questi adunque ec. Nell' accoglimento , che a questi fare-
te conoscano tutte le Chiese , e l'insigne carità vostra , e come non sen-
za grandi ragioni ci gloriamo tanto di voi.
240 LET. II. DI S. PAOLO AI CORINTI

CAPO IX.

Continua ad esortargli a far prontamente e generosamente la limosina , e gli


avverte a non temere per questo di mancare del necessario , ma che si fidi-
no della provvidenza di Dio , e varj frutti novera della stessa limosina.

T. Nam de ministerio 1 . Ma intorno a questo


9
quod fit in sanctos , ex abun- ministero , che si esercita a
danti est mihi scribere vo- pro de' santi, ècosa superflua ,
bis. che io vi scriva.
2. Scio enim promtum 2. Imperocchè mi è nota
animum vestrum ; pro quo la prontezza dell'animo vo-
de vobis glorior apud Mace- stro : per la quale di voi mi
dones. Quoniam et Achaia glorio presso i Macedoni , che
parata est ab anno praeteri- l'Achaja anch'essa èprepara-
to , et vestra aemulatio pro- ta dall' anno scorso , e il vo
vocavit plurimos. stro zelo ha provocato moltis-
simi.
3. Misi autem fratres , ut 3. Ma ho mandati questi
ne quod gloriamur de vobis , fratelli : affinchè il vanto ,

ANNOTAZIONI

Vers. 1. Intorno a questo ministero , ec . Chiede in certo modo scusa


di aver tauto raccomandato il ministero di carità indiritto al sollievo dei
Cristiani giudei , ma chiedendo scusa , con molta arte si fa luogo a ritoc
care con nuovi argomenti lo stesso punto.
Vers. 2. Che l' Achaja anch' essa è preparata dall'anno scorso. Que-
sto era quello , che diceva Paolo ai Macedoni . Così avendo dato a' Mace-
doni la gloria di aver contribuito oltre le loro forze a quella buona opera,
ai Corinti lasciava l'onore d'averla essi i primi intrapresa. Così dell ' esem-
pio degli uni si serviva per accendere lo zelo degli altri.
Vers. 3. Affinchè il vanto , che ci diamo di voi , ec. Affinchè non
abbiamo a restar confusi delle lodi date da noi alla vostra carità , confor-
CA P. IX . 241
evacuetur in hac parte , ut che ci diamo di voi , non rie
( quemadmodum dixi ) para- sca vano per questo lato , af-
ti sitis :
finchè (siccome ho detto ) sia-
te preparati :
4. Ne cum venerint Mace- 4. Onde venuti che siano
dones mecum , et invenerint meco i Macedoni , trovandovi
vos imparatos , erubescamus non preparati non abbiamo
nos ( ut non dicamus vos ) in da arrossire noi (per non dir
hac substantia . voi ) per questo lato.
5. Necessarium ergo exi- 5. Ho creduto perciò ne-

stimavi rogare fratre s , ut cessario di pregare questifra-


praeveniant ad vos , et praepa telli a venir prima da voi , e
rent repromissam benedictio- a preparare la già annunzia-
nem hanc paratam esse , sic ta vostra benedizione , che sia
preparata come benedizione ,
quasi benedictionem 9 non
tamquam avaritiam. non come spilorceria .
6. Or io dico così : chi se-
6. Hoc autem dico : qui
parce seminat, parce et me- mina con parsimonia , miete-
tet : et qui seminat in benedi- rà parcamente : e chi copiosa-
ctionibus , de benedictioni- mente semina , copiosamente
bus et metet . mieterà.

7. Unusquisque prout de. 7. Ciascheduno conforme


stinavit in corde suo , non ex ha stimato meglio in cuor suo,

me avverrebbe , se o scarsa o tarda fosse la vostra limosina , che l'uno


e l'altro sarebbe segno di freddezza.
Vers. 5. Che sia preparata come benedizione , non come spilorceria .
Sia preparata come benedizione , viene a dire , come dono di volontaria li-
beralità e beneficenza , non come se dalle mani di gente avara si strap-
passe per forza.
Ver. 6. Chi semina con parsimonia , mieterà ec. Il frutto , che rac
coglie il seminatore , è proporzionato alla quantità di ciò , che ha semi-
nato ; chi poco semina , non ha se non iscarsa ricolta ; chi semina larga-
mente , avrà larga e abbondante ricolta . Seminate molto se molto vo-
lete raccogliere.
Vers. 7. Ciascheduno conforme ha stimato meglio .... non di mala
voglia , ec. Ma non solo nel dare con abbondanza consiste il merito di
Tom. XXIV . 16
242 LET . II. DI S. PAOLO AI CORINTI

tristitia, aut ex necessitate : * non di mala voglia , o per ne-


hiliarem enim datorem di- cessità : imperocchè Dio ama
ligit Deus. l'ilare donatore.
* Eccli. 35. 11 .
8. Potens est autem Deus 8. Ed è Dio potente per

omnem gratiam abundare fa- fare , che abbondiate voi di


cere in vobis : ut in omnibus ogni bene : talmente che con-
semper omnem sufficientiam ' avere in ogni
tenti sempre d
habentes , abundetis in omne
cosa tutto il sufficiente abbon-
opus bonum, diate in ogni buona opera ,
9.Sicut scriptum est : * di- 9. Conforme sta scritto :
spersit, dedit pauperibus : iu- profuse , diede a' poveri : la
stitia eius manet in seculum giustizia di lui sussiste nei
seculi. ' secoli.
secoli de
* Psal. I. 9.

10. Qui autem administrat 10. E colui , che sommini-

semen seminanti : et panem strala semenza a chi semina ,


darà ancora il pane da man
ad manducandum praestabit,

chi dà , ma ancora e molto più nel dare non per umano rispetto , non
di mala voglia , o come per forza , ma con pienezza di cuore e con vera
generosità di animo e con sincera allegrezza ; questa maniera di dare è
quella , che Dio ama e que' soli , che danno in tal modo , sono approvati
da lui . Vedi Eccles. XXXV. 2.1 Rom. XII. 8.
Vers. 8. Ed è Dio potente per fare , che abbondiate voi ec. Non te-
mete , che la limosina v' impoverisca. Dio è assai potente per fare , che quan-
to più darete, tanto più siate nell'abbondanza , onde contentandovi del ne-
cessario , di quello , che basta alla natura , abbiate mai sempre un capitale
assai grande da impiegare in ogni sorta di buone opere. Il parco uso delle
proprie facoltà è sempre un gran patrimonio per la limosina.
Vers. 9. La giustizia di lui sussiste ne' secoli ec. Il frutto della mi-
sericordia usata a ' poveri è eterno.
Vers. 10. Colui , che somministra la semenza. . . . darà ancora il pa-
ne ec. Colui , che vi ha dato il seme da seminare , viene a dire , vi ha
dato quello, che voi generosamente versate nel seno de' poveri , non lascerà
mancare a voi il pane per vivere , ma e moltiplicherà ( quando per voi
sia spediente ) la vostra sementa , viene a dire que' beni , che voi seminate ,
affinchè nou vi mauchi ond' esser sempre limosinieri , ed egli pure farà ,
CA P. IX . 243

et multiplicabit semen ve- giare , e moltiplicherà la vo


strum , et augebit incrementa stra sementa ,, e accrescerà
stra sementa
frugum iustitiae vestrae : semprepiùi proventi della vo-
stra giustizia:
11. Ut in omnibus locu- 11. Affinchè divenuti ric-
pletati abundetis in omnem chi in tutte le cose , sfoggiate
simplicitatem , quae operatur in ogni sorta di benignità , la
per nos gratiarum actionem qualeproduce perparte nostra
Deo. rendimenti di grazie a Dio.
12. Quoniam ministerium 12. Imperocchè il servigio
huius officii non solum sup- di questa sagra oblazione non
plet ea , quae desunt sanctis , solo supplisce al bisogno dei
sed etiam abundat per multas santi , ma ridonda eziandio in
gratiarum actiones in Do- molti rendimenti di grazie al
mino . Signore.
13. Per probationem mi- 13. Mentre facendo spe-
nisterii huius , glorificantes rimento ( di voi ) in questo
Deum in obedientia confessio- servigio , danno a Dio gloria

che la vostra misericordia pei poveri immensi frutti per voi produca di
vita eterua , che è il centuplo spirituale promesso principalmente nel Van-
gelo.
Vers. 11. La quale produce per parte nostra rendimenti di grazie. La
vostra benignità e misericordia sarà ( anzi lo è già di fatto ) argomento
per noi di benedire e ringraziare il Signore , di cui è dono la carità ,
che è in voi.
Vers. 12. Il servigio di questa sagra oblazione non solo supplisce ec.
Le vostre oblazioni saranno grate a Dio non solo , perchè consoleranno i
sauti ne' loro urgenti bisogni , ma ancora perchè produrranno un' abbondan-
te messe di rendimenti di grazie allo stesso Signore dalla parte di coloro,
che sono da voi ajutati . Notisi , come l' Apostolo caratterizza la limosina
come sagrifizio , ovvero oblazione religiosa fatta a Dio nella persona dei
poveri.
Vers. 13. Mentre facendo sperimento di voi in questo servigio , danno
a Dio gloria. Questo servigio è per essi una certa riprova della fede , che
avete sinceramente abbracciata , ed eglino danno perciò gloria a Dio dell ' es-
servi voi soggettati al Vangelo, e del professarlo apertamente co'fatti , e del
comunicare , che fate si liberalmente e con essi e con tutti gli altri Cri-
244 LET. II. DI S. PAOLO AI CORINTI

nis vestrae , in evangelium per la soggezione professata


Christi , et simplicitate com- da voi al vangelo di Cristo ,*
municationis in illos et in e per la liberale comunicazio-
omnes ,
ne ( vostra ) con essi e con
tutti ,
14. Et in ipsorum obse- 14. E (ridonda ) delle lo
cratione pro vobis , deside- ro orazioni per voi , amando-
rantium vos propter eminen- vi quelli grandemente a moti-
tem gratiam Dei in vobis . vo della eminente grazia di
Dio , che è in voi.
15. Gratias Deo super ine- 15. Grazie a Dio per lo
narrabili dono eius. ineffabile suo dono.

stiani . Il Vangelo uiuna cosa più raccomanda , che l'amor´ de' fratelli ,
e il soccorrergli ne ' loro bisogni , ed è argomento di vera fede il comu-
nicare coi santi . Questo versetto dee chiudersi in parentesi .
Vers. 14. E (ridonda) delle loro orazioni per voi , ec. Il principio di
questo versetto lega con la fine del 12. Rileva qui l'Apostolo un altro frutto
della carità de' Corinti, ed è questo le orazioni , che fanno per essi i santi
provocati dalla loro beneficenza, e ammirando la loro fede e i doni della
grazia, che sono in essi , per li quali non possono fare a meno di amarli
grandemente .
Vers. 15. Grazie a Dio per lo ineffabile suo dono . Teofilatto ed
altri sono di parere , che il dono , di cui rende grazie a Dio l'Apostolo,
sia quello fatto da Dio al mondo , dandogli l'unigenito suo Figliuolo; al-
tri con s. Agostino ciò intendono del dono della carità , il quale è inef
fabile , perchè non si possono con parole spiegare abbastanza gl'inesti-
mabili frutti , che reca all'uomo . Così Paolo termina questa sua mirabile
esortazione della carità con questo bellissimo epifonema , col quale i pregi
esalta della stessa carità .
LET. II. DI S. PAOLO AI CORINTI 245

CAPO X.

Comincia a spiegare la sua potestà e le fatiche tollerate per Cristo per re-
primere i falsi Apostoli , i quali cercando di avvilirlo , impedivano il frutto
della sua predicazione.

1. Ipse autem ego Paulus 1 . Ora io stesso Paolo vi

obsecro vos per mansuetudi- scongiuro per la mansuetudi-


nem et modestiam Christi ne e modestia di Cristo; io,
qui in facie quidem humilis che in faccia sono umile tra
sum inter vos , absens autem
di voi , assente poi sono ardi-
confido in vobis . to con voi.

ANNOTAZIONI

Vers. 1. 2. Ora io stesso Paolo vi scongiuro ec . Erano tuttora in Co-


rinto alcuni , sebben in piccol numero , che cercavano di screditare ,
quanto mai potevano , l ' Apostolo . Sostiene egli adunque la propria causa
contro le loro calunnie in questo e ne' seguenti capitoli , ne' quali egli
parla in numero singolare , perchè non la comune dignità de'ministri del
Vangelo, ma il suo apostolato difende e la sua persona presa di mira in modo
particolare da que'falsi Apostoli , i quali erano Giudei e appassionati difen-
sori delle cerimonie legali . Abbiamo già altrove osservato , come dalla sua
nazione principalmente ebbe moltissimo da soffrire il nostroApostolo ; da quel-
li , che rimanevano nella incredulità , le aperte e furiose persecuzioni , da
molti di quelli , che si convertivano , le occulte detrazioni , le insidie , i rag-
giri. Oltre gli altri motivi di odio ( de'quali ne troverà sempre il demonio per
aizzare gli eretici contro le Chiesa ) non sapevano patir costoro , che Paolo
ebreo ; com ' essi , si liberamente predicasse, non esser necessaria la osser-
vanza della legge di Mosè .
Comincia adunque l'Apostolo dal dimostrare ai Corinti , che sebben
si trova forzato a trattare con qualche asprezza gli avversarj suoi e del
Vangelo , contuttociò il suo cuore è sempre inclinato alla dolcezza , im-
perocchè gli scongiura per la mansuetudine e modestia ( o sia bontà ) di
Cristo a far sì , che egli , il quale ( a detta de' suoi emoli) in faccia ad
essi era umile e dimesso , in assenza poi con alterezza ed impero scrive-
va , non abbia ad esser costretto a usare di quell' imperiosità, che veni-
246 LET. II. DI S. PAOLO AI CORINTI

2. Rogo autem vos , ne 2. Vi supplico adunque ,


praesens audeam per eam con- che non abbia io presente ad
fidentiam , qua existimor au agire arditamente con quella
dere , in quosdam , qui arbi- franchezza , per la quale so-
trantur nos tamquam secun- nocreduto ardito , contro cer-
dum carnem ambulemus . tuni , i quali fan concetto di
noi quasi camminiamo secon-
do la carne.
3. In carne enim ambu. 3. Imperocchè camminan-
lantes , non secundum car. do noi nella carne , non mili-
nem militamus. tiamo secondo la carne.
4. Nam arma militiae no- 4. Imperocchè le armi del-

strae non carnalia sunt , sed la nostra milizia non sono car-

potentia Deo ad destructio- nali , ma potenti in Dio a di-

vagli attribuita , contro coloro, i quali di lui parlavano , e di lui facevan


concetto come di uomo , che nella predicazione del Vangelo co' principj
della umana politica si regolasse ; o con gli umani rispetti , o sopra de
boli umani ajuti si confidasse .
Sapeva ben Paolo anche da vicino far valere le autorità dell' apo-
stolato ; e perciò senza trattenersi a rispondere alle maligne millanterie
de' suoi avversarj , desidera , che i Corinti tutta adoperino la loro industria
nell'attutir la baldanza di coloro, e nel ridurgli a cangiar la loro con-
dotta , affinchè , giunto che egli sia a Corinto , non debba far a quelli
sentire il peso della autorità , e far loro conoscere , se egli fosse uomo da
arrestarsi per qualche umano affetto , o per timore di alcuno nell' adem.
pimento de' doveri del suo ministero .
Vers . 3. Camminando noi nella carne , non militiamo ec. Quantunque
infermità del
noi siamo uomini simili agli altri quanto alle debolezze e
la carne , non ci regoliamo però nella nostra milizia secondo gli affetti
della carne . Il ministero nostro egli è la nostra milizia , questo ministero
è divino , e le armi , onde si esercita , sono non carnali , ma divine.
Vers. 4. 5. Potenti in Dio a distruggere le fortificazioni , distrug
gendo noi le macchinazioni , e qualunque altura , ec. Le armi adunque di
per condur.
questo ministero non sono simili a quelle usate dagli uomini
re a fine i disegni e le impres e di questo mondo ; le nostre armi sono
potenti per virtù di Dio a rovesciare , e buttare a terra tutte le opposi
zioni de' nemici di Cristo , con queste noi distruggiamo tutte le macchi
ne e tutti gli strattagemmi e rigiri degli stessi nemici , e umiliamo la
САР . Х. 247
nem munitionum, consilia de- struggere lefortificazioni , di-
struentes ,
struggendo noi le macchina-
zioni ,
5. Et omnem altitudinem
5. E qualunque altura ,
extollentem se adversus scien- che si innalza contro la scien-
tiam Dei , et in captivitatem za di Dio , e in servaggio con-
redigentes omnem intelle- ducendo ogni intelletto all'ub-
ctum in obsequium Christi , bidienza di Cristo ,
6. Et in promptu babentes 6. E avendo in mano onde
ulcisci omnem inobedientiam, prender vendetta di ogni di-
cum impleta fuerit vestra subbidenza , quando saràper-
obedientia.
fezionata la vostra ubbi-
dienza.

superba presunzione de ' filosofi e de ' saggi del mondo , la quale osa in nal-
zarsi contro la vera scienza di Dio , e ogni intelletto benchè duro e ri-
belle riduciamo a umile servitù e ubbidienza alla fede .
Le armi degli Apostoli erano lo zelo , la pazienza , la fortezza , la
purità e santità della vita , e tutte le cristiane virtù ; ed erano ancora la
sapienza celeste , la profezia , i miracoli e gli altri doni dello Spirito san-
to. A queste armi non potè lungamente resistere nè la autorità de' grandi
della terra , nè la sottigliezza e il saper de' filosofi , nè tutta la potenza
del secolo impegnata a sostenere la dominante empietà .
Vers. 6. E avendo in mano onde prender vendetta . ... quando sarà
perfezionata ec. Nè solamente siamo nelle armi nostre potenti a debellare
gli infedeli , ma abbiamo ancora la potestà di far vendetta di chiunque di-
subbidisce alla Chiesa . Questa è quella verga , di cui ha parlato di sopra ·
Di questa verga fece uso lo stesso Paolo contro Elima mago , contro
l'incestuoso, contro Imeneo e Fileto , come Pietro contro Anania e Saffira.
Ma a questa verga dice l' Apostolo , che non porrà egli mano , se non allora
quando i Corinti o tutti o almeno la maggior parte , riconosciute le frodi
e l'ingiustizia de' falsi apostoli , si saranno separati da costoro , e pentiti
di aver seguitato tali ciechi per guide , si ridurranno ad ubbidire perfetta-
mente alla Chiesa . Ottima regola di disciplina canonica , come Osserva
s. Agostino . Nei peccati della moltitudine non può osservarsi la severità
delle regole ecclesiastiche , e il dar di mano in tali casi alle censure della
Chiesa espone la Chiesa stessa al pericolo di scisma o di ribellione . I
pastori sagri perciò si contentano allora di pregare , di esortare , di minac
ciare e di alzare la voce a Dio per impetrare da lui il ravvedimento del
popolo sedotto o disubbidiente . Vedi Aug. contr. ep. Parmen. cap. I. 11 .
248 LET. II. DI S. PAOLO AI CORINTI

7. Quae secundum faciem 7. Badate all'apparenza.


sunt , videte. Si quis confidit Se taluno dentro di se confida
sibi Christi se esse , hoc co-
di essere di Cristo , pensi vi-
gitet iterum apud se : quia cendevolmente dentro di se,
sicut ipse Christi est , ita che com' egli è di Cristo , co-
et nos. sì anche noi.
8. Nam , et si amplius ali- 8. Imperocchè quand' an
quid gloriatus fuero de po- che mi gloriassi un poco più
testate nostra , quam dedit della potestà nostra , la qua-
nobis Dominus in aedificatio- le il Signore ci ha dato per vo-
nem , et non in destructio-
stra edificazione , e non per
nem vestram : non erubescam . distruzione , non ne arrossi-
rei.

Vers. 7. Badate all' apparenza . Se taluno dentro di se confida ec.


Seguitate pure a non istimare gli uomini se non per quello , che apparisce
al di fuori, fidatevi de' falsi apostoli , perchè con la brillante loro rettorica
si insinuano presso di voi, e a voi si dipingono per altri uomini da quei, che
Souo . Vi dirò per altro , che costoro , che hanno tanto credito tra di
voi , debbono pensare e ripensare , che se hanno essi fidanza di credere ,
che sono di Gesù Cristo , e a lui appartengono , e da lui sono stati chiamati
al ministero , per tutte quelle ragioni , per le quali costoro possono attribuirsi
un tal onore , per le medesime possiamo anche noi attribuircelo .
Vers. 8. Imperocchè quand' anche mi gloriassi un poco più della po
testà nostra .... non ne arrossirei ec. Corregge in certa maniera quello ,
che aveva detto di sopra ; ma si osservi , con quanta modestia e con qual
giro di parole venga a dire , che egli potrebbe gloriarsi di essere di Cristo
non solamente come quelli altri , ma anche più di loro . Se volessi gloriarmi
un poco più della potestà datami dal Signore , non avrei da arrossirne , per
chè non sarei nè bugiardo , nè arrogante . Questa podestà per altro mi è
stata data non per perdere , ma per salvare , per ajutare gli uomini al con⚫
seguimento del loro fine , non per ritrarneli. Lascia qui l'Apostolo ,
che i Corinti continuino il discorso " e misurando con questa regola la
condotta de' falsi apostoli , veggano , se possano questi con ragione van.
tarsi della usurpata autorità , di cui si servivano non per salvare , ma per
perdere , non per condurre gli uomini a Cristo , ma per alienarli da Cri-
sto. Questa gran verità : che la podestà è stata data da Cristo per edifi-
cazione , non per distruzione è stata , e sarà in ogni tempo la prima re-
gola de' pastori di anime nell'esercizio della loro autorità .
1
CA P. X. 249
9. Ut autem non existimer 9. Ma affinchè io non sia
tamquam terrere vos per epi- creduto quasi sbalordirvi con
stolas : le lettere:
10. Quoniam quidem epi- 10. Imperocchè le lettere
stolae , inquiunt , graves sunt, ( dicono essi ) elle sono gravi
et fortes : praesentia autem e robuste: ma la presenza del
corporis infirma , et sermo corpo è meschina , e il discor
contemtibilis : so non val nulla :
11. Hoc cogitet qui eiusmo- 11. Pensi chi dice così ,
di est , quia quales sumus ver- che quali siamo a parole per

Vers. 9. Ma affiché io non sia creduto cc. Ma io non dirò alcuna


cosa intorno alla podestà datami da Cristo , perchè non voglio , che si
dica , che io cerco di sbalordirvi con le mie lettere.
Vers. 10. Imperocchè le lettere ( dicono essi ) elle sono gravi , ec.
Paragonavano i falsi apostoli la forza e la severità di Paolo nello scri-
vere alla ritenutezza e modestia e umiltà , con la quale lo avevano ve-
duto diportarsi tra' Corinti. Costui , dicevan essi , che scrive con un tuono
d'autorità da far tremar i più coraggiosi, tutt' altra cosa egli è da vici-
no ; piccol corpo , e stringato , cattiva presenza , discorso triviale e bar-
baro. Che Paolo fosse di piccola statura , e non molto vantaggiato delle
doti del corpo , lo sappiamo da antichi scrittori , e che il suo parlare non
fosse elegante , nè ( come dice un greco Interprete ) asperso di achea ru-
giada , lo confessa egli stesso in più luoghi delle sue lettere. Queste let-
tere però , nelle quali nissuna cura egli si è preso della eleganza dello
stile e della eloquenza delle parole , sono tutte piene de' più nobili trat
ti di quella grande e sublime eloquenza , che sola conveniva a un Apo-
stolo ; e quanto allo stesso stile questa lettera , che abbiam per le mani ,
può bastar sola a far fede , che non erano ignoti a lui i fonti della elo-
quenza. Vedi Aug. de doctr. Christ. lib. IV. cap. 7 .
Vers. 11. Pensi chi dice così , che quali ec . Tenga per fermo chiunque
così ragiona , che o io son sempre simile a me stesso > che e presente
ed assente , quando lo richiede il ben della Chiesa , so in fatti far uso del
la autorità e severità , che dimostro nelle mie lettere . Vuol dire l' Apo-
stolo, che porrà ad effetto le sue minacce con coloro , che non avranno fat-
to uso delle sue ammonizioni , e non si saranno emendati . Così egli fa in-
tendere , che non a debolezza di cuore , nè a pusillanimità doveva ascriversi
l'umile contengo da lui tenuto trai Corinti , imperocchè lo Spirito del Si.
250 LET. II . DI. S. PAOLO AI CORINTI

bo per epistolas absentes , ta- lettera in assenza , tali ancor


les et praesentes in facto. ( siamo ) a'fatti in presenza.
12. Non enim audemus in- 12. Imperocchènon abbia
serere , aut comparare nos mo ardire di metterci in maz-
quibusdam , qui seipsos com- zo , o di paragonarci con cer-
mendant : sed ipsi in nobis tuni , i quali da loro stessi si
nosmetipsos metientes , et celebrano : ma noi misuriamo
comparantes nosmetipsos no- noi stessi con noi medesimi ,
bis. e con noi stessi ci parago-
niamo.
13. Nos autem non in im- 13. Noi però non ci glorie-
*
mensum gloriabimur , sed remo formisura , ma giusta la
secundum mensuram regu- maniera di misura , che Dio
* Ephes . 4. 7.

gnore faceagli conoscere , quando convenisse di procedere con dolcezza ,


e quando con severità .
Vers 12. Non abbiamo ardire di metterci in mazzo 9 e di parago.
narci con certuni , i quali ec. Con questa ironia riprende la superbia e
l'arroganza de' falsi Apostoli . Ci guarderemo ben noi , dice egli , di far
comparazione di noi con tali uomini ; noi non aspiriamo all ' elevazione dei
loro ingegni , nè alla grandezza del loro merito ; noi ci misuriamo con noi
stessi , non ci facciamo maggiori di quello , che siamo , non pensiamo di noi
medesimi se non secondo la verità , e secondo quella quantità di doni e
di grazia , che Dio ha posto in noi . Il greco è qui differente , ma la le-
zione della Volgata è appoggiata a' molti manoscritti .
Vers. 13. Non ci glorieremo formisura , ma giusta la maniera di mi-
sura , ec. Non ci vanteremo noi o di aver quello , che non abbiamo , o di
aver fatto quello , che non abbiam fatto ; ci restringeremo dentro quella
misura assegnataci da Dio per nostra porzione sia riguardo alla quantità
de' doni spirituali , sia riguardo alla ampiezza del territorio destinatoci per
la predicazione ; e dentro questa misura e dentro questo territorio siete
voi , o Corinti , a ' quali io ho portato la prima luce dell'evangelio. E con
queste due cose l'Apostolo primieramente pone sotto degli occhi de' suoi
avversarj la grande estensione di paese , nella quale aveva egli propagato
l'impero di Cristo , dalla Giudea fino a Corinto , in secondo luogo tocca
la temerità degli stessi suoi avversarj , i quali si erano intrusi a voler go-
vernare , e far da padroni in una Chiesa fondata da lui , dove per conse-
guenza nissuno avrebbe dovuto essere ammesso al ministero senza l' appro-
vazione di lui , che ue era il primo pastore. Trai canoni antichissimi , che
CA P. X. 251

lae , qua mensus est nobis ci ha dato in sorte , misura da


Deus , mensuram pertingendi arrivare sino a voi .
usque ad vos.
14. Non enim quasi non 14. Imperocchè non , quasi
pertingentes ad vos , superex- non fossimo arrivati sino a
tendimus nos : usque ad vos voi , ci siamo stesi oltre i li -
enim pervenimus in evange- miti : imperocchè sino a voi
lio Christi : pure siamo arrivati col van-
gelo di Cristo :
15. Non in immensum glo- 15. Non gloriandoci for-
riantes in alienis laboribus , misura sopra le altruifatiche:
spem autem habentes crescen- ma sperando , che crescendo
tis fidei vestrae , in vobis ma- la vostrafede , saremo tra di
gnificari secundum regulam voi ingranditi nella nostra
nostram in abundantiam , misura amplamente ,
16. Etiam in illa , quae ul. 16. Porteremo il vangelo
tra vos sunt , evangelizare , anche nei luoghi , che sono di
non in aliena regula in iis , là da voi , non ci glorieremo

si chiamano Apostolici , abbiamo questa regola che niun vescovo ardisca


di esercitare il ministerofuori de' confini al medesimo assegnati : e l'uso
degli stessi tempi apostolici portava , che il governo de ' popoli convertiti
appartenesse a coloro , che avevano a ' medesimi annunziato la parola di
Cristo.
Vers. 14. Non quasi non fossimo arrivati sino a voi , ci siamo stesi
oltre ec. V ' ha forse alcuno , che dir ci possa , che noi ci arroghiam di
soverchio , e che oltre i confini ci stendiamo stabiliti da Dio al nostro
ministero , quando diciamo , che sino a voi siamo giunti con la nostra
predicazione ? Voi certamente sapete , che noi siamo stati i primi ad arri
vare tra voi col Vangelo di Cristo . Anzi bastava il sapere , che Paolo avesse
predicato in Corinto , per inferirne , ch' egli era stato il primo , che vi
avesse parlato del Vangelo , mentre suo costume si era di non predicare,
dove altri avesse già predicato. Vedi Rom XV. 20.
Vers. 15. 16. Non gloriandoci formisura sopra le altrui fatiche. Non
ci siam noi attribuito il frutto e la gloria delle fatiche degli altri , come
fanno i nostri calunniatori , i quali non si espongono già a predicar Gesù
Cristo, dove egli non è ancor conosciuto , ma vanno per le Chiese già eret.
252 LET. II. DI S. PAOLO AI CORINTI.

quae praeparata sunt , glo- di ciò , che è coltivato dentro


riari.
la misura assegnata ad altri.
17. Qui autem gloriatur, 17. Per altro chi si glo-
in Domino glorietur. ria , nel Signore si glorj.
" lerem 9. 23.
1. Cor. t. 31.
18. Non enim qui seipsum 18. Imperocchè non è pro-
commendat , ille probatus vato chi se stesso commenda :
est : sed quem Deus commen . ma quegli , cui Iddio com-
1
dat. menda.

te a fare i Dottori e gli Apostoli , e affin di regnare seminano la zizania,


ed usano ogni arte per iscreditare nell' animo de' fedeli i primi loro maestri
ed Apostoli .
Sperando , che crescendo la vostra fede ; saremo tra di voi ingran-
diti nella nostra misura amplamente , porteremo il Vangelo ec. Nè voi sie-
te l'ultimo confine del nostro apostolato . Noi speriamo , che , cresciuta in
voi la vostra fede , ci ingrandiremo noi pure , e si stenderà per volere di
Dio la nostra misura e il territorio del nostro ministero , e porteremo il
osservando sempre invio-
Vangelo anche alle nazioni , che sono di là da voi ,
lata la nostra regola di non gloriarci delle fatiche altrui ( come altri pur
fanno ) e di non porre la mano al lavoro , che altri abbia incominciato , se-
condo i confini , che sono stati da Dio assegnati a ciascheduno de ' predica-
tori. In questa guisa anima i Corinti a rendersi santi e perfetti , affinchè
l'odore della loro santità disponga gli animi degl' infedeli ad abbracciare
il Vangelo per aver parte al bene , che in essi ammireranno.
Vers. 17. 18. Per altro chi si gloria , nel Signore si gloj : ec. Ma nè
noi , nè uomo alcuno , se pur vuol gloriarsi , si glorj se nou in Dio , a lui
riportando tutto ciò , che può aver fatto di bene , e da lui confessando di
aver ricevuto tutto quello , che ha ; e a Dio pur lasci di giudicare dell' uso,
ch'egli abbia fatto de ' doni di Dio ; dapoichè non è uomo provato chi da
se stesso si loda , ma chi da Dio è lodato mediante le buone opere , che
Dio fa per mezzo di lui , per le quali si riconosce , che Dio è quegli , che
opera in esso , e lo muove , e governa nel ministero coufidatogli per sa-
lute delle anime ; e vuol dire l'Apostolo : avvezzatevi a giudicare de've-
ri o falsi Apostoli non dalle parole , nè da quello , che dicono di loro
stessi , ma dagli effetti . Uomo provato , o come dice il greco , di buona
lega , egli è colui , che è distiuto da Dio per mezzo delle opere , dalle
quali si riconosce il carattere di ministro di Gesù Cristo.
LET. II. DI S. PAOLO AI CORINTI 253

CAPO XI .

Paolo temendo per i Corinti a cagione de ' falsi Apostoli , che pervertivano la
sua predicazione , dice , che non aveva ricevuto da ' Coriuti soccorso alcuno ;
indi per dimostrare , com' egli merita più fede , che quelli , rammemora
quello , che aveva fatto , e quel , che aveva patito predicando Cristo , e le
sue fatiche e sollecitudini.

1. Utinam sustineretis 1 . Dio volesse , che sop-

modicum quid insipientiae portaste per un pocolino la


meae , sed et supportate me. mia stoltezza , ma pur soppor-
tatemi.
2. Emulor enim vos Dei Imperocchè io son gelo-
aemulatione. Despondi enim so di voi per izelo di Dio. Da-
vos uni viro virginem castam poichè vi ho sposati per pre-
exhibere Christo .
sentarvi , qual pura vergine ,
a un solo uomo , a Cristo.

ANNOTAZIONI

Vers. 1. Dio volesse , che sopportaste per un pocolino , ec. Costretto


l'Apostolo per confondere l'arroganza de ' suoi emoli a porre in vista le
prove del suo apostolato , sapendo benissimo ( come avea detto alla fine
del capo precedente ) che niuno , generalmente parlando , dee lodarsi da
se stesso , prega i Corinti , che vogliano soffrire il suo racconto , ch' egli
qualifica come un tratto di stoltezza , benchè in ciò fosse egli abbastanza
giustificato , e per la necessità di giusta difesa e pel fine , che si propo-
neva.
Vers. 2. Io son geloso di voi per izelo di Dio ec. In quello , che in
dirò , non ho per fine il mio proprio vantaggio o la mia gloria , ma il
bene vostro ; io vi amo con amore geloso a causa di Dio , imperocchè io
sono stato il mediatore dello spirituale sposalizio vostro con un sol uomo,
che è Cristo , al di cui talamo io desidero di presentarvi qual vergine pura ,
e senza macchia , viene a dire , ornati di fede incorrotta e di perfetta ca-
rità . Per me siete stati sposati , e per mezzo mio avete ricevuto i donativi
dello sposo. Come amico e ministro dello sposo io veglio per ordine di
lui alla vostra custodia , e del geloso amore di lui m'investo. Il titolo.
254 LET. II. DI S. PAOLO AI CORINTI

3. Tineo autem , ne , si- 3. Ma io temo , che , sic-


cut serpens Hevam seduxit come il serpente con la sua
astutia sua , ita corrumpan- scaltrezza sedusse Eva , così
tur sensus vestri , et excidant non siano corrotti i vostri
a simplicitate , quae est in sensi , e decadano dalla sem-
Christo .
plicità , che è in Cristo.
⭑ Genes. 3. 4.

4. Nam si is , qui venit , 4. Imperocchè se chi vie-

alium Christum praedicat , ne.predica un altro Cristonon


quem non praedicavimus , predicato da noi ; o se un al·
aut alium Spiritum accipitis , tro Spirito ricevete , cui non
quein non accepistis ; aut a- avete ricevuto , o altro vange
liud evangelium , quod non lo , che non avete abbraccia
recepistis: recte pateremini. to : a ragione lo sopportere
sle.

la qualità di sposa di Cristo conviene principalmente alla Chiesa universa-


le , alla quale propriamente appartengono le promesse dotali , ma anche
ogni fedele della stessa qualità entra a parte.
Vers. 3. Ma io temo , che , siccome il serpente ec. Temo , che quello ,
che fu per Eva il serpente ; nol siano per voi i falsi apostoli , i quali de-
viare vi facciano dalla semplice e pura fede , che avete in Cristo , sia
colle invenzioni e novità della umana sapienza , sia mescolando col Van-
gelo la legge.
Vers. 4. Se chi viene , predica un altro Cristo non predicato da noi,
ec. Per quelle parole , chi viene , non è necessario d'intendere alcuna
persona in particolare , ma accenna così l'Apostolo tutti i falsi maestri ,
che si erano intrusi nella Chiesa di Corinto. Or per intelligenza di que.
sto versetto è da dire , che nè i Corinti avrebbero tollerato chi si fosse pre-
sentato per annunziare ad essi un nuovo Vangelo , un altro Spirito , un
altro Cristo , e gli stessi falsi apostoli non erano tanto stolti da pretendere
d'insinuarsi per questa strada. Dice adunque l ' Apostolo : voi non potreste ,
nè ardireste scusarvi dell ' aver dato retta a tali maestri pel motivo , che
siano eglino venuti a predicarvi , un altro Cristo , di cui non vi avessi
mo noi fatta parola , o per proccurarvi altri doni , e migliori dello Spiri
to , che quelli comunicativi da uoi , o finalmente per insegnarvi una dot-
trina più pura e celeste , che la nostra. Per qual motivo adunque gli
avete voi ammessi a predicare , e a reguare tra voi ?
C A P. XI 255

5. Existimo enim nihil ne 5. Io però mi penso di


minus fecisse a magnis Apo- nulla aver fatto di meno dei
stolis. grandi Apostoli.
6. Nam etsi imperitus ser- 6. Imperocchè quantun-
mone , sed non scientia : in que rozzo nel parlare , nol
omnibus autem manifestati son però nella scienza : ma sia-
sumus vobis. mo interamente conosciuti da
voi
7. Aut numquid peccatum 7. Peccai forse , quando
umiliaime stesso per esaltare
feci , meipsun humilians , ut
vos exaltemini ? Quoniam voi ? Quando vi annunziai il
gratis evangelium Dei evan- Vangelo di Dio gratuitamen-
gelizavi vobis ? te ?

Vers. 5. Nulla aver fatto di meno de' grandi Apostoli: Il Crisostomo


ed altri credono , che per questi grandi Apostoli vadano intesi Pietro , Gia-
como e Giovanni riguardati cou particolare predilezione da Cristo , e i
quali Paolo chiama colonne della Chiesa. Gal. II . 9. E forse parla egli
così per confondere i falsi apostoli , i quali falsamente vantavansi di aver
avuto per maestri que' santissimi uomini tanto celebri per tutto il mondo,
onde dice l' Apostolo , che e nella predicazione e nelle parti tutte del
ministero non crede di cedere ( non che a que ' falsi dottori ) nemmeno ai
più grandi e rinomati Apostoli del Signore.
Vers. 6. Quantunque rozzo nel parlare , nol son però nella scienza ec.
Questa rozzezza del parlare vuol intendersi , come altrove abbiamo notato,
della negligenza dello stile , e del trascurar , che faceva Paolo i vezzi e
le grazie della rettorica . Concede egli adunque a'suoi avvrsarj l'inutile
gloria di parlare con pulizia e nettezza di stile e con maggior pompa
ed armonia di espressioni : tutto ciò non era necessario per un Apostolo.
Ma quanto alla scienza delle cose divine , quanto alla piena cognizione
della legge e de' misterj delle scritture > a gran ragione si dà per dotto
e scienziato , e gli stessi Corinti ne chiama in testimonio , come quelli ,
che già da molto tempo lo conoscevan perfettamente .
Vers. 7. Peccai forse , quando umiliai me stesso ec. I falsi apostoli lo
screditavauo , perchè predicando in Corinto , si era egli condotto con tan-
ta umiltà e modestia , che potendo ricevere da quella Chiesa il proprio
sostentamanto , layorava delle proprie mani per guadaguarselo. Quei nuo-
vi dottori pieni di sapienza carnale riguardavano ciò , come un contras-
segno di animo vile. Dice pertanto l' Apostolo : è egli adunque un peccato
ad un predicator del Vangelo l'essere povero , l' umiliarsi , il rinunziare a
256 LET. II. DI S. PAOLO AI CORINTI

8. Alias Ecclesias expolia- 8. Spogliai altre Chiese ,


vi , accipiens stipendium ad tirandone lo stipendioper ser-
ministerium vestrum . vire a voi.

9. Et cum essein apud vos, 9.E stando presso di voi,


et egerem , nulli onerosus ed essendo in bisogno , non

fui : nam quod mihi deerat , fui di aggravio anessuno : im-


suppleverunt fratres , qui ve- perocchè a quello, che mi man-
nerunt a Macedonia : et in cava , supplirono i fratelli ve-
omnibus sine onere me vobis nuti dalla Macedonia : e on-
servavi , et servabo . ninamente non vi ho recato ag-
gravio , nè vel recherò.
10. Est veritas Christi in 10. La verità di Cristo
me, quoniam haec gloriatio è in me, come non mi sarà chiu-
non infringetur in me in re- sa la bocca su questo vanto
gionibus Achaiae . ne' paesi dell' Acaja.
11. Quare ? Quia non di- 11. E per qual motivo ?
ligo vos ? Deus scit . Perchè non vi amò ? Sasselo
Dio:

quello , che potrebbe esigersi di ragione ? E quando ciò fosse un peccato,


sarebb'egli tale per voi , o Corinti , mentre la mia umiliazione tendeva
a reudere voi stessi grandi dinanzi a Dio , ispirandovi col mio esempio
l'amore della povertà , della umiltà e del disprezzo delle terrene ric-
chezze ?
Vers. 8. Spogliai altre Chiese , tirandone lo stipendio ec. cosa
inaudita , che un soldato tiri lo stipendio da un Principe , mentre serve
ad altro . Io mentre a voi predicava, impoverii altre Chiese , dalle quali
ricevei il necessario alla vita . Queste Chiese erano quelle della Macedonia ,
com ' egli dice nel versetto seguente , e tralle altre quella di Filippi .
Vedi Filip. IV. 15.
In vece di dire , per servire a voi , il greco potrebbe tradursi:
per fornire a' vostri bisogni , viene a dire alle necessità de ' poveri della
Chiesa di Corinto così verremmo ad intendere , come Paolo lavorando
delle proprie mani per vivere , ricorresse alla carità delle altre Chiese ,
e le smungesse in certo modo per assistere i poveri di Corinto , i biso-
gni de' quali considerava come suoi proprj , nulla volendo ricevere dai
ricchi di questa Chiesa .
Vers 10. La verita di Cristo è in me , come ec. Promette con una
maniera di giuramento di volere serbare intatta la gloria di aver predi
cato gratuitamente il Vangelo non solo in Corinto , ma anche in tutta
l' Acaja .
CA P. XI. 257
12. Quod autem facio , et 12. Maquello , che io fo,
faciam: ut amputem occasio- lo farò tuttora , per troncar
nem eorum , qui volunt oc- l'occasione a quelli , i quali
casionem , ut in quo glorian- un'occasione desiderano di
tur, inveniantur sicut et nos.
essere (della qual cosa si glo-
riano trovati simili a noi.
13. Nam eiusmodi pseu- 13.Imperocchè questi tali
doapostoli , sunt operarii sub- falsi apostoli sono operajfinti,
doli , transfigurantes se in che si trasfigurano in Aposto-
Apostolos Christi . li di Cristo .
14. Et non mirum ipse 14. Nè ciò è da ammirarsi:
enim satanas transfigurat se mentre anche satana si tra-
in angelum lucis : sforma in angelo della luce.
15. Non est ergo magnum , 15. Non è adunque gran
si ministri eius transfiguren- cosa , che anche i ministri di
tur velut ministri iustitiae : lui si trasfigurino in ministri
quorum finis erit secundum della giustizia : lafine de' qua-
opera ipsorum . li sarà conforme alle opere
loro.

Vers. 12. Per troncar l'occasione a quelli , i quali un'occasione


desiderano ec. I falsi Apostoli esigono da voi il loro sostentamento , anzi
molto di più (vers. 20. ) ; non darò io occasione O pretesto a costoro
( che un tal pretesto pur bramerebbono ) di gloriarsi , che siano in que-
sto simili a noi .
Vers. 13. Questi tali falsi apostoli . Gli chiama falsi apostoli con gran
ragione , perchè non erano stati mandati nè da Cristo , nè dai veri Apo-
stoli ; e operaj finti , perchè fingendo di aver zelo per lo Vangelo , al
proprio interesse badavano , non a quel del Signore, e desolavano la vigna,
nella quale erano entrati senza missione .
Vers. 14. 15. Anche Satana si trasforma in angelo della luce : Il
demonio stesso , l'angelo delle tenebre , della malizia е della iniquità
per ingannare gli uomini si traveste talora in angelo della luce, ministro
della verità e della giustizia di Dio . Che miracolo adunque , che uomini
maliziosi e perversi ministri del diavolo si travestano talora in apostoli ,
e zelo fingano della gloria di Dio e del bene delle anime , mentre al
proprio ventre sol servono ? Ma avranno costoro fine condegna alle loro
opere ; conciossiachè , se ingannano gli uomini , non ingaunano Dio .
Tom. XXIV.
17
258 LET. II. DI S. PAOLO AI CORINTI

16. Iterum dico , ( ne quis 16. Vel dico di nuovo (nis-

me putet insipientem esse, suno mi creda stolto , che se

alioquin velut insipientem no , prendetemi anche per


accipite me, ut et ego modi- istolto , affinchè mi glorii an-
cum quid glorier ) ch' io un tantino )
17, Quod loquor , non lo- 17. Quello , che dico , non
quor secundum Deum , sed lo dico secondo Dio , ma co-
quasi in insipientia , in hac me per istoltezza , in questa
substantia gloriae . materia di vantamento .
18. Quoniam multi glorian- 18. Dapoichè molti si glo-
tur secundum carnem : et ego riano secondo la carne : io pu-
gloriabor. re mi glorierò.
19. Libenter enim suffertis 19. Conciossiachè volen-

insipientes : cum sitis ipsi sa- tieri tollerate voi gli stolti ,
pientes. essendo voi saggi.
20. Sustinetis enim , si quis 20. Imperocchè sopporta-
vos in servitutem redigit , si te chi vi pone in schiavitù, chi
quis devorat , si quis accipit , vi divora , chi vi ruba , chi fa

Vers. 16. 17. 18. Nissuno mi creda stolto , che se no , prendetemi


anche per istolto ec. Nissuno ( vi prego ) creda , che io sia diventato stolto,
perchè mi lodo ; se non ottengo da voi , che stolto e imprudente non mi
crediate , sia , come si vuole, fa pur di mestieri , che alcun poco mi glorii
anche io ; sebbene io riconosco , che ciò non è secondo il Signore , nè
conforme alla modestia e alla umiltà cristiana , anzi è vera stoltezza , ina
siccome molti (viene a dire tutti i vostri falsi maestri ) si vantano di
certe esteriori e carnali prerogative , così fa d' uopo , che io pur mi glo-
rii non per imitare la lor vanità , ma per sostenere e difendere la verità e
l'autorità del mio apostolato .
Vers. 19. Volentieri tollerate voi gli stolti , ec. In spero , che tollererete
anche me voi , che con tanta bonarità sapete soffrire da que'saggi , che
siete , ogni mauiera di stolti , e quelli ancora , che sono tali in vostro danno.
V' ha qui una piccante ironia sopra la eccessiva indolenza de' Corinti verso
di que' loro lupi affamati .
Vers. 20. Sopportate chi vi pone in ischiavitù . Si può ciò intendere o
della servitú della legge , a cui questi falsi apostoli volevano assoggettare i
Corinti, ovvero della imperiosa dominazione , che i medesimi si erano usur-
pata in quella Chiesa : che vi divora; chi divora le vostre sostanze: chi vi ruba,
CA P. XI. 259

si quis extollitur , si quis in il grande , chi vi percuote nel-


faciem vos caedit. la faccia .
21. Secundum ignobilita- 21. Dico ciò quanto al di-
tem dico , quasi nos infirmi sonore , quasi noi siamo stati
fuerimus in hac parte. In quo da poco per questo lato. Ma
quis audet ( in insipientia per qualsivoglia cosa, che al-
dico ) audeo et ego : cuno prenda ardimento (parlo
da stolto ) lo prendo ancor
io :
22. Hebraei sunt , et ego : 22.Sono Ebrei , ancor io:
Israelitae sunt , et ego : se- sono Israeliti , ancor io : di-
men Abrahae sunt , et ego. scendenti d'Abramo , ancor
io :
23. Ministri Christi sunt 23. Son ministri di Cri-

(ut minus sapiens dico ) plus sto , ( parlo da stolto ) più io:
ego : in laboribus plurimis , da più ne' travagli , da più
in carceribus abundantius , nelle prigionie , oltre modo
in plagis supra modum , in nelle battiture , frequente-
mortibus frequenter. mente in mezzo alle morti.

chi non contento di quello , che generosamente gli date, mille invenzioni
ritrova per saccheggiare il vostro : chi fa il grande chi arrogantemente
s' innalza per deprimervi e calpestarvi: chi vi percuote nella faccia : chi
con ogni maniera di scherno e d' improperio vi oltraggia .
Vers. 21. Dico ciò quanto al disonore , quasi noi siamo stati da
poco per questo lato . La Volgata è qui molto oscura, e il greco può es-
sere quanto al secondo membro interpretato diversamente ; ecco come lo
spieghi il Crisostomo : quello , che io ho detto del sopportare , che voi
fate chi vi percuote nella faccia , lo ho detto riguardo ai disonori , che
vi fanno costoro , e alle ingiurie , delle quali vi caricano , non più facili
a sopportarsi , che le percosse e gli sfregi fatti nella faccia , onde ne
avviene , che noi , i quali ci siamo diportati con modestia ed umiltà ,
venghiamo a comparire al paragone quasi uomini da nulla , seuza alcuná
autorità o senza petto da sostenerla . Ma per qualunque titolo ardiscano
di vantarsi costoro , posso anche io per lo stesso vantarmi con verità ,
benchè io riconosco e confesso , che il farlo è stoltezza .
Vers. 23. Ministri di Cristo . Si vantano eglino ( benchè falsamente)
di essere ministri di Cristo ? Io pretendo di esserlo più di loro. E ciò egli
dimostra evidentemente con quello , che segue .
260 LET. II. DI S. PAOLO AI CORINTI

24. A Iudaeis quinquies , * 24. Da' Giudei cinque vol-


quadragenas , una minus , te ricevei quaranta colpi, me-
accepi. no uno.
* Deut. 25. 3.
25. Ter * virgis caesus
25. Tre voltefui battuto
sum semel lapidatus
con le verghe , una volta fui
***
sum , ter naufragium fe- lapidato , tre volte naufra-
ci , nocte et die in profundo gai , una notte e un giorno
maris fui ,
stetti nel profondo mare ,
* Act. 16. 22. ** Act. 14. 18.
*** Act . 27. 41 .

26. In itineribus saepe , 26. Spesso in viaggi, trai


periculis fluminum , pericu- pericoli delle fiumane , peri-
lis latronum , periculis ex coli degli assassini , pericoli

Vers. 24. Da' Giudei cinque volte ricevei quaranta colpi , meno uno .
Gli Ebrei sotto il dominio romano ebbero la podestà di punire fino alla
frusta inclusivamente. Il numero de' colpi era limitato a quaranta nella leg-
ge . Deuter. XXV. 3. L'uso degli Ebrei era di non passare i trentanove .
Alcuni attribuiscono ciò a un sentimento di umanità ; altri vogliono , che
essendo la frusta fatta di tre corde , si contavano i trentanove colpi in
tredici percosse , alle quali non poteva aggiugnersi la quartadecima , per-
che sarebbero stati quarantadue colpi , cioè due più del prescritto della
legge ; altri finalmente con maggior fondamento dicono , che non si pas-
sava il numero trentanove per essere vieppiù certi di non oltrepassare
il numero della legge .
Vers. 25. Tre volte fui battuto con le verghe . Dai gentili , che usa-
vano tal maniera di gastigo secondo la romana consuetudine. Una voltafui
lapidato . Vedi Atti XIV. 18. 19.
Tre volte naufragai , una notte e un giorno stetti ec. Questi tre
naufragi sono certamente anteriori a quello descritto negli Atti cap.
XXVII. In uno di questi stette , com' egli dice , un di e una notte nel
profondo mare , viene a dire , come spiega il Crisostomo ed 5 altri, tutto
un dì e una notte passò sul mare balzato qua e là da ' venti costretto
a nuotare , o tenendosi sopra qualche tavola della rotta nave .
Vers. 26. Pericoli nella solitudine : Dove gli erano tese insidie dai
suoi nemici . Pericoli da' falsi fratelli : Da quelli che si fingevano cri-
CA P. XI. 261
genere , periculis ex genti- da' miei nazionali , pericoli
bus , periculis in civitate , da' gentili , pericoli nelle cit-
periculis in solitudine , pe- tà , pericoli nella solitudine ,
riculis in mari , periculis in pericoli nel mare, pericoli dai
falsis fratribus :
falsi fratelli :
aerumna ,
27. In labore et
27. Nella fatica e nella
in vigiliis multis , in fame et miseria , nelle molte vigilie ,
siti , in ieiuniis multis , in nella fame e nella sete , nei
frigore et nuditate : molti digiuni nel freddo , e
nella nudità:
28. Praeter illa , quae ex- 28. Oltre a quello che vie
trinsecus sunt , instantia mea
ne di fuora, le quotidiane cu-
quotidiana, sollicitudo omni-
re , che mi vengono sopra, la
re,
um Ecclesiarum . sollecitudine di tutte le Chie-
se.
29. Quis infirmatur , et ego 29. Chi èinfermo , che non
non infirmor ? Quis scanda- sia io infermo ? Chi è scan-
lizatur , et ego non uror ? dalizzato , che io non arda ?

stiani, e gli stavano attorno per trovare motivi di screditarlo e perseguitar-


lo . Vedi l ' ep. a' Galati II. 4.
Vers. 28. Oltre a quello , che viene di fuora , ec. Viene a dire dalla
parte de ' nemici miei e della Chiesa ; oltre di questo io ho le cure con-
tinue per gli affari della medesima Chiesa. Dove noi seguendo le vestigia
della volgata abbiam detto : le quotidiane cure , che mi vengon sopra : il 1
greco dice : la cospirazione giornaliera (delle cure ed affanni ) contro di
me . La infinita mole degli affari , che gli si aggiungevano ogni di per
parte delle Chiese da lui fondate .
Vers. 29. Chi è infermo , che non sia io ec. Chi è de'miei fratelli , che
nell'afflizione ritrovisi , che io ( e per compassione dello stato di lui , e
per timore , ch'ei non soccomba ) non cada tosto nella stessa afflizione ?
V'ha egli alcuno , che inciampi , o iu pericolo sia di cadere, che io non
mi senta ardere di zelo , o per sollevarlo caduto , 9 per sostenerlo perico-
lante , o per togliere di mezzo lo scandalo ?
262 LET. II . DI. S. PAOLO AI CORINTI

30. Si gloriari oportet : 30. Se fa di mestieri di


quae infirmitatis meae sunt , gloriarsi , di quelle cose mi
gloriabor . glorierò, che riguardan lamia
debolezza .
31. Deus et Pater Domi- 31. Iddio , Padre del Si-
ni nostri Iesu Christi , qui est gnor nostro Gesù Cristo , che
benedictus in secula , scit , è benedetto ne' secoli , sa , che
quod non mentior . io non mentisco .
32. Damasci * praepositus 32. In Damasco colui , ché
gentis Aretae Regis , custo- governava la nazione a nome
diebat civitatem Damasceno- del Re Areta , avea poste guar-
rum , ut me comprehende- die , intorno alla città di Da-
ret : masco per catturarmi :
* Act. 9. 24.
33. Et per fenestram in 33. E per una finestrafui
calatoin una sporta dallamu-
sporta dimissus sum per mu-
rum , et sic effugi manus eius . raglia , e così gli fuggii di
mano.

Vers. 30. Di quelle cose mi glorierò , che riguardan la mia debolezza ·


Mi glorierò non di quello , che ho fatto ma di quello , che ho patito
per Cristo . Le umiliazioni , le afflizioni e i patimenti riferirò piuttosto ,
che le cose grandi operate da Dio per mio ministero a vantaggio della
sua Chiesa .
Vers . 31. Iddio , Padre del Signor nostro Gesù Cristo .... sa ec.
Questo giuramento riguarda e tutto quello, ch ' egli ha detto finora, e tutto
quello , ch'è per dire .
Vers. 32. In Damasco colui, che governava ec. Vedi Atti IX . 23. Are-
ta era Re dell' Arabia e suocero di Erode Antipa, e a lui era soggettata in
quel tempo la città di Damasco vicina all' Arabia .
Vers. 33. E per una finestra . Dalla finestra di qualche casa sali sulla
muraglia , donde fu calato da' fratelli in una sporta . Tutto ciò serve ad
esprimere la grandezza ed evidenza del pericolo , in cui trovossi allora
l' Apostolo .
LET. II. DI S. PAOLO AI CORINTI 263

CAPO XII .

Racconta le visioni divine avute quattordici anni prima. Dello stimolo della
carne. Si duole , che lo abbiano costretto a lodarsi , mentre da essi piuttosto
doveva esser egli lodato pel bene , che aveva lor fatto, essendo ancor pron-
to a immolarsi per loro. Teme , che andando da essi non abbia a trovarvi
qualcheduno involto in discordie e in altri vizj .

1
1. Sigloriari oportet ( non 1.Sefa d'uopo gloriarsi
expedit quidem ) veniam au- ( veramente ciò non è utile )
tem ad visiones et revelatio- verrò pure alle visioni e ri-
nes Domini . velazioni del Signore.
2. Scio hominem in Chri- 2. Conosco un uomo in Cri-
sto ante annos quatuorde- sto , il quale quattordici anni
cim , (sive in corpore nescio, fa ( non so , se col corpo , non
sive extra corpus nescio , De- so , sefuori del corpo , Dio lo

ANNOTAZIONI

Vers. 1. Se fa d'uopo gloriarsi ( veramente ciò non è utile ) verrò


ec. Si osservi , quante volte e in quante maniere l'Apostolo dimostri la ri-
pugnanza somma , con la quale si induce a raccontare una parte delle cose ,
con le quali aveva Dio confermato il suo ministero .
Vers. 2. Conosco un uomo in Cristo , il quale quattordici annifa ec. Qui
ancora dà una riprova della sua umiltà , mentre non si nomina , ma parla
in terza persona : io conosco un uomo , che è in Cristo , viene a dire inne-
stato a Cristo mediante la fede. Quattordici anni fa . L'Apostolo , che per
tanti anni avea tenuto nascosto questo insigne favore fattogli da Dio , non
senza gravissima causa viene ora a manifestarlo . Secondo il computo di al-
cuni sarà ciò avvenuto l'anno ottavo dopo la conversione di Paolo . Non
so , se col corpo , non so se fuori del corpo , Dio lo sa : Dio solo sa 9 se al-
Jora l'anima di quest ' uomo fu realmente separata dal corpo , o se fu sola-
mente alienata da' sensi e sollevata sopra tutto il sensibile, ovvero se in cor-
po e in anima fu rapito. Al terzo cielo : s. Agostino e s. Tommaso e molti
altri credono il terzo cielo essere quello stesso , che nel vers. 4. l' Apo-
stolo dinomina paradiso , e che con ambedue questi nomi intenda egli la
stessa cosa , viene a dire la magione de' beati . Gli Ebrei ( secondo l'os-
servazione del Grozio ) distinguono tre cieli ; primo il cielo aereo , dove
264 LET. II. DI S. PAOLO AI CORINTI

us scit ) raptum huiusmodi sa )fu rapito quest'uomo fino


usque ad tertium coelum. al terzo cielo.
3. Et scio huiusmodi ho . 3. E so , che quest'uomo

minem , ( sive in corpore , si- ( se nel corpo , o fuori del cor-


ve extra corpus nescio , De- po , io nol so , sallo Dio )
us scit )
4. Quoniam raptus est in 4. Fu rapito in paradiso :
paradisum : et audivit arcana ed udì arcane parole , che non
verba , quae non licet homi- è lecito ad uomo di proferire.
ni loqui .
5. Pro huiusmodi gloria- 5. Riguardo a quest'uomo
bor : pro me autem nihil glo- potre'io gloriarmi: mariguar-
riabor nisi in infirmitatibus do a me di nulla mi glorierò ,
meis. se non delle mie infermità.

si forman le nuvole , detto perciò da loro cielo nubifero , sacondo il cie


lo , dove sono le stelle , che chiamano astrifero ; terzo finalmente il cie
lo degli Angeli , dove Dio stesso ha sua abitazione ; secondo questa di-
stinzione il primo chiamasi cielo semplicemente ; il secondo firmamento ;
il terzo cielo de' cieli . Colassù adunque fu portato l' Apostolo , in qualun-
que modo ciò avvenisse .
Vers. 4. E udi arcane parole , che non è lecito ad uomo di proferire:
La maggior parte de' Padri sono di sentimento , che effettivamente le
cose rivelate all' Apostolo fossero ineffabili , e delle quali non è possibile,
che un uomo ne dia ad un altro l'idea . E s. Agostino crede , che fosse
disvelata a Paolo l'essenza di Dio , onde di lui dice in ps . 134. egli che
ascoltò parole ineffabili , disse quello , che poteva dirsi ad un uomo , e
tenne dentro di se quello , che dir non potevasi agli uomini .
Vers. 5. Kiguardo a quest' uomo potrei io gloriarmi , ma riguardo a
me ec. Finge tuttora , che di altro uomo egli parli diverso da quello , di
cui parla in appresso , perchè sono diverse le loro qualità . Riguardo a
quest'uomo , dice egli , fatto degno di sì sublimi rivelazioni , potre' io
farmi gloria ; ma riguardo a me non mi vanterò se nou di quello , che
ho patito , delle sole mie infermità mi farò gloria ; viene a dire delle af.
flizioni e delle tribolazioni o interne o esterne . Queste chiama l'Apo-
stolo infermità , ovver debolezze , o perchè quando da queste siamo as
saliti , sentiamo allora particolarmente l'infermità e fiacchezza della no-
stra natura , od anche perchè in tale stato apparisce agli occhi altrui la
nostra debolezza nelle nostre querele e nel contrasto della natura .
S. PAOLO AI CORINTI

da:
Dio

and
che
profer

ang
glor
ermit

Condi
entei
quest
irman

diprote
Vames
è poss
e,ch F:Neneiinve dis C.della Rocca incise
34.4

raptum huiusmodiusque ad tertium coelum??


rigu
702 Epist.II. Cap: XII. v: 2.
CA P. XII. 265

6. Nam , et si voluero glo-- 6. Imperocchè se vorrò glo-


riari , non ero insipiens : ve- riarmi , non sarò mentecatto :
ritatem enim dicam : parco atteso che dirò la verità : ma
autem , ne quis me existimet mi ritengo , affinchè · nissuno
supra id , quod videt in me , faccia concetto di me di là da
aut aliquid audit ex me. quello , che in me vede , o di
là da quello , che ode da me.
7. Et ne magnitudo reve- 7. E affinchè la grandezza
lationum extollat me , datus delle rivelazioni non mi levi
est mihi stimulus carnis meae , in altura , mi è stato dato lo
stimolo della mia carne , un
angelus satanae , qui me co-
laphizet. angelo di satana , che mi
schiaffeggi.

Vers. 6. Se vorrò gloriarmi , non sarò mentecatto ec. Se volessi farmi


onore di quelle cose , le quali sono stimate gloriose dagli uomini , come
le rivelazioni , i miracoli ec . non potrei essere accusato di stoltezza 0
di imprudenza ; imperocchè il mio racconto sarebbe appoggiato alla ve•
rità .
Ma io mi ritengo , affinchè nissuno faccia concetto di me di là da
quello, ec. Ma sopra tali cose io mi taccio , perchè non voglio , che altri
creda , che io mi sia qualche cosa di più di quello , che dimostrano le mie
azioni e le mie parole . Più di una volta fu creduto Paolo più , che sem-
plice uomo. Vedi Atti XIV . 12. 13. , XXVIII . 6 .
Vers. 7. Mi è stato dato lo stimolo della mia carne , un angelo di
satana , ec. Per reprimere i sentimenti di compiacenza e di vanità , che po
tevano alzarsi nel cuore di Paolo alla considerazione de' grandi doni e
privilegj , ond' era egli stato favorito , volle Dio che egli avesse , e provasse
questo stimolo della carne e questo angiolo di satana , che lo schiaffeg-
giasse , viene a dire lo trattasse con ignominia . Che voglia dire l' Apo-
stolo per questo stimolo e per quest' angelo , non è assolutamente certo ,
ma la più comune e probabile opinione si è , che debba ciò intendersi
de' movimenti della concupiscenza carnale , de' quali egli si duole più
volte in altri luoghi ( Vedi Rom. VII. 23. ) , ed i quali grandemente af.
fliggevano , ed umiliavano un uomo vivente già intieramente non secondo
la legge della carne , ma secondo la legge dello spirito , onde esclama va :
Infelice me , chi mi libererà da questo corpo di morte . Questo interno
doloroso combattimento , da cui mediante la grazia divina usciva egli sempre
vittorioso, custodiva iu lui l'umiltà , e a questo fine era stato permesso da
266 LET. II. DI S. PAOLO AI CORINTI

8. Propter quod ter Do- 8. Sopra di che tre volte


minum rogavi , ut discede. pregai il Signore , che da me
ret a me : fosse tolto :
9. Et dixit mihi : sufficit 9. E dissemi: basta a te la
tibi gratia mea : nam virtus mia grazia : imperocchè la
in infirmitate perficitur. Li- potenzamia arriva al suo fine
benter igitur gloriabor in per mezzo della debolezza.Vo-
infirmitatibus meis , ut inha- lentieri adunque mi glorierò
bitet in me virtus Christi. nelle mie infermità , affinchè
abiti in me la potenza di Cri
sto.

Dio al maligno spirito di assalire un tal uomo con tal sorta di tentazioni .
Le anime buone trovano ( come osserva s. Agostino ) in questo esempio del
grande Apostolo un argomento di consolazione , onde abbandonate non si
credano da Dio per quello , che involontariamente sentono negli inferiori
appetiti, purchè a questi instancabilmente resistano; e sono insieme instruite
a conoscere , quanto grande sia il male della superbia , la quale di si
amaro e ingrato rimedio ha bisogno .
Vers. 8. 9. Tre volte pregai il Signore , che da me fosse tolto : e
dissemi basta a te la mia grazia . Il numero finito è qui posto per il
numero indefinito. Sovente la mia orazione rivolsi al Signore , perchè un
si temuto nemico allontanasse da me . Ma egli non volle farlo , e mi dis-
se , che mi bastava la protezione della sua grazia , perchè non restassi
vinto dalla concupiscenza .
Imperocchè la potenza mia arriva al suo fine per mezzo della de
bolezza. Dove la volgata dice : la virtù , il greco lege : la mia potenza :
ma nella volgata la stessa voce greca si traduce ora potestà , ora virtù.
Onde non v' ha qui altra differenza tra l'uno e l'altro testo , se non
che nella volgata manca la voce mia. Il senso è adunque questo : la po-
tenza mia , dice Dio , si manifesta più chiaramente " e al suo fine pre-
viene ne' travagli e nelle tentazioni , nelle quali mirabilmente trionfa
l'efficacia della grazia divina , da cui sono sostenuti e confortati i giu-
sti , i quali nelle stesse tentazioni , qual' oro nel fuoco affinano , e per
la pazienza arrivano al fine loro alla corona della gloria.
Volentieri adunque mi glorierò nelle mie infermità , affinchè ec.
Non solo adunque non sarò contristato per le afflizioni e tentazioni , colle
quali il Signore mi esercita , ma piuttosto me ne glorierò , affinchè abiti
CA P. XII. 267
10. Propter quod placeo 10. Per questo mi compiac-
mihi in infirmitatibus meis , cio nelle mie infermità, negli
in contumeliis , in necessita- oltraggi , nelle necessità , nelle
tibus , in persecutionibus , in persecuzioni , nelle angustie
angustiis pro Christo : cum per Cristo : imperocchè quan-
enim infirmor , tunc potens do sono debole , allora sono
sum . potente .
11. Factus sum insipiens , 11. Son diventato stolto ,
vos me coegistis . Ego enim voi mi avete sforzato. Impe-
a vobis debui commendari : rocchè da voi doveva io essere
nihil enim minus fui ab iis , commendato : dapoichè in nis-
qui sunt supra modum Apo- suna cosa sono stato inferiore
stolis tametsi nihil sum : a quelli , che sono più eminen-
temente Apostoli: quantunque
io non son nulla :

in me la potenza di Cristo , quella potenza , per cui divengo potente a


superare le infermità della carne 2 e tutte le tribolazioni della vita pre-
sente .
Vers. 10. Per questo mi compiaccio nelle mie infermità : Al riflesso
del bene grande , che in me deriva da questi , mentre per essi spicca in
me la forza dell'ajuto divino , che mi conforta , a questo riflesso, dico ,
io mi godo ne' patimenti di ogni sorte , che soffro per Cristo : dapoichè
allora quando più aggravato mi trovo , e quasi abbattuto quanto alle forze
della natura allora maggiori sono in me le forze somministratemi dalla
grazia , e maggiori sono gli effetti , che Dio opera pel mio ministero.
Vers. 11. Son diventato stolto , voi mi avete sforzato. Imperocchè da
voi doveva io ec. Sono stato imprudente e stolto gloriandomi , ma voi
dovete compatirmi , perchè mi avete costretto a farlo con aver voi dimo.
strata tanta stima a miei emoli , e con aver prestate le orecchie alle ca-
lunnie , che spargono contro di me , quando avreste dovuto voi stessi
difendermi e rendere a mio favore testimonianza voi , che sapete meglio
degli altri , come in una cosa sono stato da meno de' primi e maggiori
Apostoli , sebbene io sono un nulla per me medesimo , e tutto quello
che io sono , e tutto quello , che fo , alla grazia di Dio dee riferirsi , la
quale in me opera , e per me.
268 LET. II. DI S. PAOLO AI CORINTI

12. Signa tamen apostola- 12. Mai segni del mio


tus mei facta sunt super vos apostolato sono stati compiuti
in oinni patientia , in signis tra di voi in ogni pazienza ,
et prodigiis et virtutibus . ne' miracoli e prodigj e vir
tudi.
13. Quid est enim , quod 13. Imperocchè che avete
minus habuistis prae ceteris avuto voi di meno delle altre

Ecclesiis , nisi quod ego ipse Chiese , eccetto che io non vi


non gravavi vos? Donate mi- sono stato d'aggravio ? Per
hi hanc iniuriam . donatemi quest' ingiuria .
14. Ecce tertio hoc para- 14. Ecco che questa ter-
tus sum venire ad vos : et za volta sono disposto a venir

Dice Paolo , che egli non è inferiore ( sia nella dignità dell ' Apo-
stolato , sia ne' doui spirituali , che l' accompagnano ) a nissuno de' pri-
marj Apostoli , come Pietro , Giacomo ec. i quali avevano veduto e
ascoltato Gesù Cristo nella sua carne , perchè i falsi dottori , che si van-
tavano di aver avuto quelli Apostoli per ma estri , dicevan , che Paolo
non era da paragonarsi con quelli .
Vers. 12. Ma i segni del mio Apostolato sono stati compiuti tra di
voi : A voi , dissi , toccava di fare le mie difese 9 a voi , che avete ve-
duto i segnali in me dell ' Apostolato consistenti nella singolare pazienza
( con la quale ho sofferto per amor vostro le fatiche , i disastri , le in-
giurie ) ne' miracoli e ne ' prodigj e in tutte le operazioni della poteuza
divina. Pone l' Apostolo la assoluta pazienza avanti a tutti gli altri segni
dell' Apostolato , ed ella è veramente il primo carattere del vero Apo-
stolo .
Vers. 13. Che avete avuto voi di meno delle altre Chiese , eccetto
che ec. Sono forse stati minori i doni e le grazie celesti comunicate a voi
pel inio ministero dei doni e delle grazie comunicate alle Chiese foudate
dagli altri Apostoli ? La sola cosa , in cui siete voi stati differenziati dagli
altri Cristiani , si è , che io non ho voluto esservi di aggravio , non ho vʊ-
luto ricever da voi il mio sostentamento non ho voluto prender da voi
oude esentarmi dal lavoro delle mie mani . Se in questo sono stato ingiusto
verso di voi , perdonatemi . È chiaro , che Apostolo per uva graz.osa
iroula pone in questione , se in rinunziando al diritto di ricevere da' Coriuti
il suo sostentamento abbia lor fatta un'ingiuria .
Vers. 14. Ecco , che questa terza volta son disposto a venir da voi.
Notisi , che non dice , che egli è disposto a fare il terzo viaggio , ma
che per la terza volta è in pronto per fare il viaggio di Corinto . Dico ciò,
CA P. XII. 2.69
non ero gravis vobis. Non da voi : e non vi sarò di ag-
enim quaero ,
, quae vestra gravio . Imperocchè non cerco
sunt , sed vos . Nec enim de- le cose vostre , ma voi. Atte-
bent filii parentibus thesau- sochè non debbono i figliuoli
rizare , sed parentes filiis.
far roba pe' genitori , ma i
1 genitori pe' figliuoli.
15. Ego autem libentissi-
15. Io però volentierissimo
me impendam , et superim- spenderò il mio , e spenderò
pendar ipse pro animabus ve-
dipiù me stesso per le anime
stris : licet plus vos diligens ,
vostre : quantunque amando-
minus diligar.
vi più io sia amato di meno.
16. Sed esto : ego vos non 16. Ma sia così : io non vi
gravavi : sed cum essem astu-
ho dato incomodo : ma da fur-
tus , dolo vos cepi .
bo , qual sono, vi ho presi con
inganno.

perchè da questo luogo non si inferisca , che s. Paolo due volte già fos-
se stato a Corinto , quando da s. Luca non apparisce , che egli vi fosse
andato se non una volta ( Atti XVIII . 1 ). Ma tre volte si dispose egli
a andarvi senza venire all' effetto ; la prima Atti XIX. 21. , I. Cor. XVI.
5.; la seconda II. Cor. 1. 15. la terza adesso . Alcuni però credono
di trovare un secondo viaggio nella prima a ' Corinti XVI. 7 : vedi anche
cap . XIII. 2.
Non debbono i figliuoli far roba pe ' genitori ec. Non cerco le vo-
stre ricchezze , ma la vostra salute , e da vero e buon padre imito i
genitori carnali , i quali sogliono dare a ' figliuoli , e non da essi ricevere.
Non nega Paolo , che debbano i figliuoli alimentare al bisogno i genitori ,
nè che debbano i fedeli dare il sostentamento a ' loro pastori , ma giusti-
fica con quella similitudine la sua condotta.
Vers. 15. Quantunque amandovi più , io sia amato di meno . Benchè
amandovi più di quel , che vi amano i vostri falsi maestri , meno voi mi
rendiate di amore , che a quelli .
Vers. 16. Ma sia così : io non vi ho dato incomodo : ma da furbo ,
qual sono ; ec. Ma sia vero quello , che taluni van forse dicendo : io non
ho preso del vostro , ma furbescamente mi sono servito delle mani altrui
per cavare da voi con inganno quello , che da me stesso non volli pren.
dere .
270 LET. II. DI S. PAOLO AI CORINTI

17. Numquid per aliquem 17. Forse per mezzo di al-


eorum , quos nisi ad vos , cir- cun di quelli, che mandai du
cumveni vos ? voi , vi ho gabbati ?
18. Rogavi Titum , et misi 18. Pregai Tito , e man-
cum illo fratrem . Numquid dai con lui un fratello . Vi ha
Titus vos circumvenit ? Non- forse gabbati Tito ? Non ab-
ne eodem spiritu ambulavi- biam noi camminato collo
mus ? Nonne iisdem vesti- stesso spirito ? Non sulle stes-
giis ? se pedate ?
19. Olim putatis, quod ex- 19. Credete voi già , che

cusemus nos apud vos ? Co- facciamo le nostre difese


ram Deo in Christo loquimur presso di voi ? Dinanzi a
omnia autem , carissimi , pro- Dio , in Cristo parliamo : e
pter aedificationem vestram. tutto , o carissimi, per vostra
edificazione.
20. Timeo enim , ne forte 20. Conciossiachè temo ,

cum venero , non quales vo- quando sarò venuto , di tro-


lo , inveniam vos : et ego in- varvi non quali io vorrei : e
veniar a vobis , qualem non che voi troviate me quale non
vultis. ne forte contentiones , mi volete : che per disgrazia
aemulationes , animositates , non siano tra voi dispute, in-
dissensiones , detractiones , vidie, contrasti , dissensioni,
susurrationes , inflationes detrazioni , susurri , super-
seditiones sint inter vos : bie , sedizioni.

Vers. 17. Vi ho gabbati ? Vi ho messi a sacco , ho preso il vostro ?


Vers. 19. Credete voi già , che facciamo le nostre difese presso di
voi ? ec. Credete voi , che tutto questo noi lo diciamo per fare la nostra
apologia o il nostro elogio dinanzi a voi ? Nel cospetto di Dio parliamo ,
secondo Cristo , che è la stessa verità , tutto e diciamo , e facciamo non per
nostra gloria o per nostra difesa , ma si per vostra edificazione ; in tutto
miriamo non a noi medesimi , ma a voi .
Vers. 20. Temo , quando sarò venuto , di trovarvi ec. Per questo e
parlo, e scrivo, ed esorto, e riprendo , perchè non vorrei alla mia venuta
trovarvi involti ne' primieri disordini , onde io sia costretto a mostrarmi
rigoroso e severo non meno contro mia voglia , che con vostro dispiacere .
CA P. XII. 271
21. Ne iterum cum vene- 21. Onde venuto di nuo-

ro , humili et me Deus apud vo che io sia , mi umilii il


vos ; et lugeam multos ex mio Dio dinanzi a voi , ed
iis , qui ante peccaverunt ; io abbia da piangere molti
et non egerunt poenitentiam di que' , che già hanno pec-
super immunditia et forni- cato , e non hanno fatta pe-
catione et impudicitia , nitenza della impurità e

quam gesserunt . fornicazione e impudicizia ,


che hanno commesso .

Vers. 21. Onde mi umilii il mio Dio dinanzi a voi , ed io abbia da


piangere ec. Mi umilierebbe grandemente il mio Dio nel vostro cospetto ,
se io venendo , in luogo di trovarvi avanzati nella fede e nella carità ve-
dessi tra voi i passati disordini , e mi vedessi costretto con mio gran dolore
a punire quei molti , i quali avanti la mia prima lettera hanno peccato ,
e non hanno fatto penitenza , nè hanno data satisfazione alla Chiesa . Ap-
partiene al carattere di vero pastore e umiliarsi ed affliggersi per le colpe
delle sue pecorelle , e il non potere senza lagrime e senza dolore porre
la mano a ' gastighi , e particolarmente a separare i rei dalla comunion
della Chiesa .
272 LET . II. DI S.PAOLO AI CORINTI

CAPO XIII .

Minaccia coloro , i quali avevano peccato , per indurgli a penitenza , affine


di non essere costretto , quando vada da loro , a usar rigore secondo la
podestà datagli da Cristo , la virtù del quale dice , che dovrebbero rico-
noscere in loro stessi , e aggiugne una generale esortazione e ì saluti.

1. Ecce tertio hoc venio 1 . Ecco , che vengo da

ad vos : * In ore duorum, vel voi questa terza volta : sul


trium testium stabit omne detto di due o tre testimoni
verbum . sarà deciso ogni negozio.
* Deut. 19. 15. Matt. 18. 16.
Joan. 8. 17. Hebr. 10. 28.

2. Praedixi , et praedico , 2. Predissi , e predico co-


ut praesens , et nunc absens me già presente , così ora as-
iis , qui ante peccaverunt , et sente , a que , che prima
ceteris omnibus , quoniam peccarono , e a tutti gli altri,
si venero iterum , non par- che se verrò di nuovo , non
cam . sarò indulgente.

ANNOTAZIONI

Vers. 1. Ecco , che vengo da voi questa terza volta . Corvien dire ,
che l' Apostolo o conti per secondo quel viaggio , che già ebbe volontà
di fare , e poi non fece a Corinto , ovvero , ch ' egli consideri come due
visite fatte a quella Chiesa l'averle scritto due volte lungamente ; e nulla
Jasciando da parte di quello , che era necessario per il buon ordine di
essa .
Sul detto di due o tre testimoni sarà deciso ogni negozio . L'Apo-
stolo cita qui la stessa sentenza della legge di Mosè ( Deuteron . XVII. 6.,
XIX. 15. ) , citata da Gesù Cristo in s. Matteo XVIII. 15. 16. , e la cita
quasi nel medesimo senso . L' Apostolo adunque vuole , che le due sue
lettere servano come di prima e di seconda monizione ai peccatori di
Corinto , i quali se à queste nou avranno ubbidito, al suo arrivo a Corinto
si tireranno addosso il gastigo .
CA P. XIII. 273

3. An experimentum quae- 3. Cercate voi di far pro-


ritis eius , qui in me loqui- va di quel Cristo , che parla
tur Christus , qui in vobis in me ? Il quale rispetto a
non infirmatur , sed potens voi non è debole , ma poten-
est in vobis ? te è in voi?
4. Nam etsi crucifixus est 4. Imperocchè sebbene fu
ex infirmitate : sed vivit ex crocifisso come debole , vive
virtute Dei. Nam et nos in- però per virtù di Dio. Impe-
firmi sumus in illo : sed vi- rocchè noi pure siamo deboli
vemus cum eo ex virtute in lui , ma sarem vivi con esso
Dei in vobis. per virtù di Dio rispetto a
voi.

5. Vosmetipsos tentate , si 5. Fate saggio di voi me-


estis in fide : ipsi vos proba- esimi , se siate nella fede :

Vers. 3. Cercate voi di far prova di quel Cristo , che parla in me ? Du-
bitate voi forse, che sia Cristo quegli , che parla per bocca mia, e per
bocca mia vi minaccia , e volete farne prova , perchè io imitando la
mansuetudine del medesimo Cristo , non ho ancora dato mano ai gasti
ghi ?
Il quale rispetto a voi non è debole , ma potente è in voi . Voi avete
potuto conoscere alle prove, come Cristo non è debole e impotente ne' suoi
ministri ; imperocchè molti segni avete veduto tra voi della potenza di lui
nella punizione de' delinquenti , e in tanti prodigj operati nel medesimo da
noi suoi ministri .
Vers. 4. Sebbene fu crocifisso come debole , vive però per virtù di
Dio.... noi pure siam deboli ec. Cristo pati la Croce e la morte per la
infermità umana assunta volontariamente da lui , ma risuscitò, e vive per
divina virtù ; alla stessa maniera noi ministri dello stesso Cristo a simili-
tudine di lui , ch'è nostro esemplare , siamo deboli , molte cose patendo
per lui , ed essendo continuamente umiliati per amore di lui , ma sarem
vivi , com ' egli è , per virtù del medesimo Dio ad esercitare rispetto a voi
l'autorità del nostro ministero , a giudicare i peccatori, ed a punire i pec-
cati .
Vers. 5. 6. Fate saggio di voi medesimi , se siate nella fede . Inten .
de o la fede operante per la carità , e da questa conosce il fedele , che
Cristo abita in lui , Ioan . XIV. 23 , ovvero intende la virtù de' miracoli
Tom XXIV. 18
274 LET. II. DI S. PAOLO AI CORINTI

te. An non cognoscitis vos- provate voi stessi. Non cono-


metipsos , quia Christus Ie- scete voi da voi stessi , che
sus in vobis est ? Nisi forte Gesù Cristo è in voi ? Se pur
reprobi estis. non siete da rigettare.
6. Spero autem quod co- 6. Io però spero , che co-
gnoscetis , quia nos non su- noscerete , che noi non siamo
mus reprobi . da rigettare.
7. Oramus autem Deum 7. Ma preghiamo Dio, che
ut nihil mali faciatis , non ut
non facciate niente di male ,
nos probati appareamus , sed non perchè apparisca la no-
ut vos , quod bonum est, fa- stra probità , ma affinchè
ciatis : nos autem ut reprobi voi facciate il bene : noi poi
simus. siamo come da rigettare .

procedente dalla fede ; la qual virtù è argomento , che Cristo abiti in


´quella società de' fedeli , dov ' ella si trova . Vedi Gal. III. 5. Rientrate in
voi stessi , e diligentemente esaminatevi , se abbiate conservata intiera e
viva la fede . Giudicatevi così da voi stessi prima di essere giudicati da
noi. Or se in voi è la fede , conoscerete da voi medesimi in primo luogo,
che Cristo è in voi , e in voi abita, ed opera mediante le stessa fede ;
imperocchè quando ciò non fosse , sareste voi da rigettare dal numero dei
veri fedeli ; in secondo luogo spero pur , che conoscerete , che non siamo
noi da rigettare, che Cristo è in noi , e per noi parla, e per noi opera , e giudica ,
e assolve , e condanna. Da quello, che per ministero suo aveva in essi ope
rato la fede di Cristo , vuole l' Apostolo , che riconoscano i Corinti la
grandezza dell'autorità conferita a lui da Cristo per governare e regger la
Chiesa .
Vers. 7. Preghiamo Dio , che non facciate niente di male , non per-
chè ec. Ne vi pensaste , che per desio di far conoscere la potestà , che
abbiam ricevuta da Cristo , noi non di mala voglia eleggessimo di trovarvi
in peccato ; che anzi preghiamo il Signore , che voi siate sempre lontani
da ogni colpa , non perchè diasi gloria a noi della vostra innocenza e della
vostra giustizia , ma perchè voi siate buoni e giusti ; noi poi siam riputati
come uomini di rifiuto e privi di ogni stima ed autorità ; anche di questo
sarem contenti , purchè voi siate veri servi di Cristo .
CA P. XIII . 275
8. Non enim possumus ali- 8. Imperocchè nulla pos·
quid adversus veritatem, sed siamo contro la verità ; ma
pro veritate. per la verità.

9. Gaudemus enim , quo- 9. Conciossiachè ci ralle-


niam nos infirmi sumus , vos griamo , che noi siam deboli,
autem potentes estis. Hoc et e voi potenti. E questo ancor
orainus , vestram consumma- domandiamo , la vostra per-
tionem . fezione.
10. Ideo haec absens scri- 10. Per questo tali cose
bo , ut non praesens durius scrivo in assente , affinchè
agam secundum potestatem, presente non abbia io da agi-
quam Dominus dedit mihi in re più duramente secondo la
aedificationem, et non in de potestà datami dal Signore
structionem . per edificazione , non per di-
struzione.

Vers. 8. Nulia possiamo contro la verità , ec. Rende ragione di quello,


che aveva detto , che di buona voglia si contenta di essere senza autorità,
purchè essi facciano sempre il bene . L'autorità ci è data per farne uso
non contro la verità o la giustizia, ma per conservare la verità e la giusti-
zia , non contro gli innocenti , ma contro i trasgressori , nè dessa autorità
ha più alcun luogo , dove la giustizia è osservata costantemente . Voglia
adunque Dio , che voi siate puri da ogni colpa , e che niuna occasione vi
șia per noi di esercitare la nostra potestà quantunque dovessimo noi per
questo essere giudicati come di niun potere e di nissuna considerazione tra
gli uomini .
Vers. 9. Ci rallegriamo , che noi siam deboli , e voi potenti . E questo ec.
Il nostro vero gaudio si è , che noi rimanghiamo quasi senza segno di forza
e di vita , non essendovi occasione di mettere in uso la nostra autorità , e
che voi siate forti e potenti in grazia e in virtù ; anzi chieggiamo tuttora
a Dio , che perfetti vi renda , e in ogni cosa irreprensibili , e che tolte le
divisioni e gli scandali , siate tutti riuniti in solo uomo perfetto .
Vers. 1o. Tali cose scrivo io assente , affinchè ec. Minaccio, e grido
per non trovarmi costretto a punire valendomi di quella potestà , che mi
ha data Cristo non per nuocere > ma per giovare , non per la distruzione,
ma per l'edificazione della Chiesa. Imperocchè l'edificazione della Chiesa
è il fine , per cui talora dalla stessa Chiesa si recide un membro infetto
per conservare la vita e la sanità di tutto il corpo .
276 LET. II. DI S. PAOLO AI CORINTI

11. De cetero , fratres 9 11. Del rimanente , ofra-


gaudete , perfecti estote , telli, siate allegri , siate per-
exhortamini , idem sapite ,,
idem sapite fetti , consolatevi , siate con-
pacem habete , et Deus pa- cordi , state in pace, e il Dio
cis et dilectionis erit vobis- della pace e della carità
cum . sarà con voi.
12. Salutate invicem in 12. Salutate gli uni gli al
osculo sancto. Salutant vos tri col bacio santo. I santi
omnes Sancti. tutti vi salutano.
13. Gratia Domini nostri 13. La grazia del Signor
Iesu Christi et caritas Dei nostro Gesù Cristo e la ca-
et communicatio sancti Spi- rità di Dio e la partecipa
ritus sit cum omnibus vobis. zione dello Spirito santo sia
Amen . con tutti voi. Così sia.

Vers. 12. Salutatevi gli uni gli altri col bacio santo . Vedi Rom.
XVI. 16.
Vers. 13. La grazia del Signor nostro Gesù Cristo e la carità ec.
Sia con tutti voi la gratuita beneticenza di Cristo , e l'amore , con cui
Dio Padre di Gesù Cristo in Cristo stesso vi ama , e vi tiene cari , e la par
tecipazione de' doni dello Spirito santo .
Così sia. Questo non trovasi negli antichi codici scritti a penna , e
credesi o aggiunto dalla Chiesa di Corinto , la quale com'era l'uso , ri-
spondeva con quella parola ogni volta , che nelle pubbliche adunanze erasi
letta questa divinissima lettera .
LETTER A

DI

PAOLO APOSTOLO

AI GALATI .
PREFAZIONE

Galazia dicevasi una provincia situata tralla

Cappadocia e la Frigia , alla qual provincia avea

dato il nome un corpo di Soldati delle Gallie , i

quali dopo avere scorsa la Grecia e l'Asia minore

avean ivi posta la loro sede. A questo popolo por

tò i primi lumi del Vangelo il nostro Apostolo ,

quantunque agli Ebrei sparsi per lo stesso paese

avesse già predicato s . Pietro , come rilevasi dal


titolo della sua lettera indiritta agli Ebrei Dispersi

del Ponto , della Galazia ec. Più volte andò Paolo


nella Galazia , come si vede negli Atti cap. XVI. 6.

çap.XVIII . 23. , e la prima volta cre desi , che ciò fosse


l'anno di Cristo 51.Da questi replicati viaggi e mol-

to più da tutto il contesto di questa lettera venghia-


mo ad intendere , che una Chiesa molto grande ,

anzi più Chiese aveva egli fondate in quel paese

assai barbaro . Ma qui ancora ebbe egli a combat-

tere co'falsi Apostoli usciti dalla sinagoga , i quali


benchè abbracciato avessero il Vangelo , conser-

vando sempre un ostinato impegno per le ceri-

monie legali , procuravano di persuadere ai Gala-


280

ti , che l'osservanza di queste dovea congiungersi

col Vangelo , e sfacciatamente vantandosi di aver


dalla loro l'autorità dell' Apostolo Pietro , e la di-

gnità di lui esaltando , l'apostolato e la missione

di Paolo si studiavano di deprimere e di avvilire.


Quindi le divisioni e le interminabili dispute trai
Cristiani di quella Chiesa , conservando i buoni e

i più illuminati costantemente la dottrina del loro


Apostolo , impegnandosi i rozzi e men fermi nella

fede a favorire le nuove massime , e ad ammettere


come necessaria alla salute la circoncisione e le

altre cerimonie della legge . Per andar incontro a


tanto disordine scrisse Paolo questa lettera piena

di spirito e di veemenza , nella quale dopo aver


provata con evidentissimi argomenti la sua mis-

sione e la unanimità di insegnamenti , che era

tra lui e Pietro e gli altri Apostoli , invincibil


mente dimostra , come l'osservanza della legge
non era più nè necessaria , nè utile per la salute ,

e come mostruosa e irragionevole per ogni parte


ella è la pretesa alleanza , che far'vorrebbono i nuovi

dottori del Vangelo colla legge. Quindi egli passa


secondo il suo solito a stabilire alcune regole del-

la disciplina cristiana. Non possiamo fissare con

sicurezza , in qual anno fosse scritta questa lette-


ra , ma quanto al luogo , donde ella fu scritta , sem-

bra , che più probabile sia l' opinione più antica ,

secondo la quale si crede scritta da Efeso , come


nelle antiche iscrizioni latine si leggeva.
LETTERA

DI PAOLO APOSTOLO

AI GALATI

CAPO PRIMO .

Riprende i Galati , perchè si fossero lasciati distogliere dalla verità che


avevano appresa da lai , mentre questa sola è da tenersi , ed egli non
l'aveva imparata dagli uomini , ma gli era stata rivelata da Gesù Cristo ,
e la aveva insegnata con tanto zelo , con quanto la aveva prima impugnata,
Narra come Dio lo aveva segregato per il ministero evangelico.

1. Paulus Apostolus non 1. Paolo creato Apostolo


ab hominibus , neque per non dagli uomini , nė per
hominem , sed per lesum mezzo di un uomo , ma da Ge-
Christum et Deum Patrem, sù Cristo e da Dio Padre ,
qui suscitavit eum a mor- che lui risuscitò da morte:
tuis :

ANNOTAZIONI

Vers. 1. Creato Apostolo non dagli uomini , nè per mezzo di un uo-


mo, ec. Con queste parole previene l'Apostolo una obbiezione , che gli
era fatta da' suoi emoli. Io, dice egli , non ho ricevuta la mia missione
nè dagli Apostoli , nè da alcun altro uomo . Ma ciò che monta , se io la
ricevetti immediatamente da Gesù Cristo e da Dio Padre , e da Gesù
Cristo la ricevetti non vivente sulla terra , ma risuscitato da morte , e
glorioso e sedente alla destra del Padre ? Dicendo , che da Cristo e dal
Padre , e non da un uomo egli ha avuto l'apostolato , la divinità ne di.
mostra del medesimo Cristo, la sua uguaglianza col Padre .
282 LET . DI S. PAOLO AI GALATI

2. Et qui mecum sunt o- 2. E tutti i fratelli , che


Innes fratres , Ecclesiis Gala- sono meco , alle Chiese della
tiae . Galazia .
3. Gratia vobis et pax a 3. Grazia a voi e pace
Deo Patre et Domino nostro da Dio Padre e dal Signor
lesu Christo , nostro Gesù Cristo,
4. Qui dedit semetipsum 4. Il quale diede se stesso
pro peccatis nostris, ut eri- pe' nostri peccati , per cavarci
peret nos de praesenti secu- dal presente secolo maligno
lo nequam , secundum vo- secondo la volontà di Dio , e
luntatem Dei et Patris no- Padre nostro.
stri ,

5. Cui est gloria in secula 5. Cui è gloria ne' secoli


seculorum : amen . de secoli così sia.

6. Miror , quod sic tam 6. Mi stupisco , come così


cito transferimini , ab eo, qui prestofate passaggio da co-
vos vocavit in gratiam Chri- lui , che vi chiamò alla grazia
sti , in aliud evangelium : di Cristo , ad un altro van-
gelo.

Vers. 2. E tutti i fratelli , che sono meco . Può significare ( secondo


alcuni Interpreti ) , i Cristiani della Città , donde scrisse Paolo questa sua
lettera . Ma più verisimilmente intende Paolo i suoi compagni , gli ope-
raj del Vangelo , che lo seguivano ne' suoi viaggi , come Timoteo , Cle-
mente ec. E ciò sembra naturalmente indicarsi con queste parole : i fra-
telli , che sono meco . Vedi Filip. IV. 21. 22.
Vers. 4. 5. Diede se stesso pe' nostri peccati , per cavarci ec. Diede
se stesso alla morte per cancellare i nostri peccati col suo proprio sangue,
e per separarci dall'amore e dalla conformità del secolo presente , e dalla
depravazione de' costumi regnante nello stesso secolo .
Secondo la volontà di Dio e Padre . Tutto ciò fece Cristo non solo
di piena sua volontà , ma anche secondo il decreto eterno di Dio , che è
postro padre , a cui per benefizio si grande gloria debbesi , e laude da
tutti gli uomini per tutti i secoli .
Vers. 6. Mi stupisco , come così presto fate passaggio da colui , ec.
Cominciando l'Apostolo a entrare nell ' argomento di questa sua lettera ,
dimostra priemieramente , che tale opinione egli aveva de' Galati , che tut-
t'altro si sarebbe da essi aspettato che quello , che pur era costretto a
CAP. I. -283

7. Quod non est aliud , nisi 7. Sebbene non ve n'è al-


sunt aliqui , qui vos contur tro , ma vi sono alcuni , che
bant , et volunt convertere vi sconturbano e voglion
Evangelium Christi . capivoltare il Vangelo di
Cristo.
8. Sed licet nos aut ange- 8. Ma quand anche noi ,
lus de coelo evangelizet vo- o un Angelo dal cielo evan-
his praeterquamquod evan gelizzi a voi oltre quello , che
gelizavimus vobis , anathema abbiamo a voi evangelizzato,
sit. sia anatema.

deplorare . Mi stupisco , che così presto vi siate dimenticati non dico di


me e della mia predicazione , ma di Dio , che vi chiamò ad aver parte
alla grazia di Cristo ( cioè alla gratuita giustificazione acquistata agli uo
mini da Cristo ) per passare ad un ' altra nuova dottrina , che qual nuovo
Vangelo si spaccia presso di voi , per passare dal Cristianesimo al Giu-
daismo .
Vers. 7. Sebbene non ve n' è altro , ma vi sono ec. Dissi ad un altro
Vangelo , quantunque in verità altro Vangelo non vi ha fuori di quello ,
che è stato a voi predicato ; imperocchè un vangelo falso non è vangelo
se non che con tal nome le loro menzogne ricuoprono coloro , che tur
bano gli animi vostri , e tentano di pervertire il Vangelo di Cristo .
Vers. 8. Ma quand' anche noi od un Angelo del cielo evangelizzi a
voi oltre ec. Dimostra l'immutabilità della dottrina cristiana , ·la quale
venendo da Dio non può cangiarsi giammai , nè è lecito di aggiugnervi ,
e quando ciò si facesse o da un uomo , od anche , per impossibile , da
un Angelo del cielo , contro un tal novatore fulmina Paolo l'eterna ma-
ledizione . Lo Spirito santo mandato da Gesù Cristo agli Apostoli insegnò
loro › e per mezzo loro alla Chiesa tutte le verità appartenenti alla fede
di Cristo . Queste verità contenute o implicitamente o esplicitamente
nella scrittura e nella tradizione della Chiesa sono il prezioso deposito
confidato alla medesima Chiesa , deposito , che ella conserverà incorrotto
ed intero sino alla fine de' secoli , e chiunque ad esso pretenderà o di
togliere , o di aggiugnere alcuna cosa , sarà separato dalla comunione
della Chiesa , come è stato fatto contro tutti gli eretici da principio della
Chiesa fino a questi ultimi tempi . Così contro gli Ariani nel gran con
cilio di Nicea , contro gli Eutichiani in quello di Calcedonia , e così fi-
-nalmente contro i Calvinisti , Luterani e simili novatori nel sagrosanto
concilio di Trento .
284 LET. DI S. PAOLO AI GALATI

9. Sicut praediximus , et 9. Come dissi per l' innan-


nunc iterum dico : si quis zi , dico anche adesso : se al-
vobis evangelizaverit praeter cuno evangelizzerà a voi oltre
id , quod accepistis , anathe- quello , che avete appreso ,
ma sit: sia anatema:
10. Modo eniin hominibus 10. Imperocchè al di d'og

suadeo , an Deo ? An quaero gi predico io gli uomini o


hominibus placere ? Si adhuc Dio ? Cerco io forse di pia
hominibus placerem , Christi cere agli uomini ? Se tuttora
servus non essem. piacessi agli uomini , non sa-
rei servo di Cristo.
11. Notum · enim vobis 11. Or vi fo sapere , 0
facio , fratres , evangelium , fratelli , come il vangelo, che
quod evangelizatum est a è stato evangelizzato da me ,
me . quia non est secundum non è cosa umana :
hominem :
R 1. Cor. 15. 1.

12. Neque enim ego ab 12. Imperocchè non lo ho

homine accepi illud , neque ricevuto, nè lo ho imparato da

Vers. 9. Come dissi per l' innanzi, ec . Ripete lo stesso comando, per
chè molto importava , che fosse altamente impresso negli animi di tutti i
fedeli , e perchè i Galati gran bisogno avevano , che fosse loro rimesso
dinanzi agli occhi .
Vers. 10. Al di d'oggi predico io gli uomini o Dio? Cerco io forse
ec. Dopo che io di Fariseo sono divenuto per grazia e misericordia divina
Apostolo di Gesù Cristo , predico io forse gli uomini , viene a dire dot
trine e tradizioni umane come quelle de' Farisei , ovvero predico Dio
cioè la dottrina e la verità, che da Dio stesso è stata a me rivelata? Forse
cerco io nella mia predicazione di renderıni grato agli uomini , e di merita.
re la loro approvazione , come io faceva una volta nel giudaismo ? Ma voi
sapete , come quelli , che prima mi amavano, ora mi odiano, e ini persegui.
tano ; nè io potrei a quelli piacere , ed essere a un tempo servo di Cristo ,
e se avessi voluto conservarmi la grazia loro , non avrei parte adesso alla
grazia di Cristo .
Vers. 11. 12. Vifo sapere , o fratelli , come il Vangelo , che è stato
ec. Non poteva io aver in mira la grazia e l'approvazione degli uomini
CAP. I. N 285

didici , sed per revelationem uomo , ma per rivelazione di


Iesu Christi. Gesù Cristo .
* Ephes. 3. 3.
13. Audistis enim conver 13. Imperocchè voi avete
sationem meam aliquando in sentito dire , com' io mi dipor-
Judaismo : quoniam supra tassi una volta nelgiudaismo ,
modum persequebar Eccle- come formisura io persegui-
siam Dei , et expugnabam tava la Chiesa di Dio , e la
illam . devastava.
14. Et proficiebam in Iu- 14. E mi avanzava nel
daismo supra multos coaeta- giudaismo sopra molti miei
neos mens in genere meo coetanei della mia condizio-
abundantius aemulator exsi- ne, più gran zelatore essendo
stens paternarum mearum delle paterne mie tradizioni.
traditionum .

nella predicazione del Vangelo ; perchè niuna parte hanno avuto gli uo-
mini allo stesso Vangelo , nè dagli uomini è stato inventato , nè dagli
uomini è stato a me insegnato . Da Cristo io l'apparai per una imme-
diata rivelazione , in cui furono tutti a me scoperti i misterj di Cristo ,
de' quali nulla aveva io udito nè dall' antico mio maestro Gamaliele , nè
da altro uomo vivente . Vedi gli Atti cap. IX.
Vers. 13. Imperocchè voi avete sentito dire , com ' io ec. Fa vedere,
che non aveva potuto in alcun modo aver imparato dagli uomini il suo
Vangelo . Io , che era come voi pur sapete , furioso nimico di Cristo e
della sua Chiesa , di repente divengo servo di Cristo e predicator del Van-
gelo al tempo stesso . Può ella essere opera umana un cangiamento di
cuore si grande e si repentino , ovvero la subitanea trasformazione di
settatore studioso e zelante della dottrina farisaica in predicatore della
dottrina di Cristo ? Questo è l'argomento dell' Apostolo in questo e nei
seguenti versetti , dove con molta umiltà espone quello , che era stato , e
lo paragona con quello , che subitaneamente divenne per la grazia di Cristo.
Vers. 14. Zelatore essendo delle paterne mie tradizioni : Egli era
Fariseo figliuolo di Fariseo . Vedi Atti XXIII . 6 .
286 LET. DI S. PAOLO AI GALATI

15. Cum autem placuit ei, 15. Ma allorchè piacque a


qui me segregavit ex utero colui , che mi avea segregato
matris meae , et vocavit per fin dall'utero di mia madre,
gratiam suam , ed il quale per sua grazia mi
chiamò,
16. Ut revelaret Filium 16. Di rivelare a me il suo

suum in me, ut evangelizarem Figliuolo , affinchè io lo pre-


illum in gentibus : continuo dicassi alle genti , subitamen-
non acquievi carni et san . te non presi consiglio dalla
guini , carne e dal sangue ,
17. Neque veni Ierosoly- 17. Ne andai a Gerusa-
main ad antecessores meos lemme da quelli , che erano
Apostolos : sed abii in Ara- Apostoli prima di me, ma me

Vers. 15. Ma allorchè piacque a colui che mi avea segregato : Parla


della sua predestinazione all' Apostolato e alla predicazione del Vangelo,
e nello stesso modo si dice segregato pel vangelo di Dio negli Atti XIII. 2.,
Rom . I. 1.
Fin dall' utero di mia madre : È una maniera di parlare simile a
quella prima : prima della creazione del mondo : dall'origine del mon•
do: dalla fondazione del mondo : le quali significano lo stesso , che ab
eterno .
Il quale per sua grazia mi chiamò: Mi chiamo efficacemente all' Ap
stolato nello stesso punto della mia conversione.
Vers. 16. Di rivelare a me il suo Figliuolo , ec. Queste parole, pendo.
no dal verbo , piacque , al principio del versetto precedente , e con esse
indica Paolo l'interna altissima rivelazione, che a lui fu fatta de' misterj di
Cristo , affinchè gli predicasse a ' Gentili . Questa rivelazione si crede av
venuta ne' tre giorni passati dall ' Apostolo in perpetuo digiuno e orazione.
Atti IX.
Subitamente non presi consiglio dalla carne e dal sangue . Ubbidii
subito alla vocazione divina , nè pensai a prendere consiglio da alcun
uomo mortale , e neppur agli stessi Apostoli comunicai allora la mia dol-
trina e l'impresa della mia predicazione : non sottoporsi all'esame de
gli uomini il Vangelo comunicatomi da Dio per immediata rivelazione .
Vers. 17. Ma me n'andai nell' Arabia . Gli Arabi adunque furono
i primi , che udirono la voce del nuovo Apostolo . Di questo viaggio
non parla s. Luca , forse perchè non era allora con Paolo .
S.PAOLO AI GALATI

Fr. Nenciinve dis Cesare Ferreri teise

et vocavit
itper gratiam suam, ut revelaret

Filium suum in me, ut evangelizarem il-


lum in gentibus.
Cap.1. v. 15. 16.
6

er

tra
Con
BOD
§

und
der
Par

of lea

1
CAP. I.
biam : et iterum reversus sum 287
Damascum : n' and ai nell' Ara bia , e di
nuovo ritornai a Damasco :
18. Deinde post annos
18. Indi tre anni dopo an-
tres veni Ierosolymam vide-
dai a Gerusalemme per visi-
re Petrum , et mansi apud
tare Pietro , e stetti presso di
eum diebus quindecim:
lui quindici giorni :
19. Alium autem Aposto-
19. Alcun altro non vidi
lorum vidi neminem nisi Ia-
degli Apostoli , ma solo Gia-
cobum fratrem Domini .
como fratello del Signore.
20. Quae autem scribo
20. In quello , che a voi
vobis ; ecce coram Deo , quia
scrivo , testimone presente è
non mentior.
Dio , che io non mentisco.
21. Deinde veni in partes
21. Di poi andai ne' paesi
Syriae et Ciliciae. della Siria e della Cilicia.
22. Eram autem ignotus 22. Nè io era conosciuto
facie Ecclesiis Iudaeae, quae
di vista dalle Chiese di Cri-
erant in Christo :
sto nella Giudea :

Vers. 18.
Tre anni dopo . Dopo la conversione ; e questi tre
anni gli passò la maggior parte nell ' Arabia , e una parte in Damasco,
o all' intorno .
Per visitare Pietro . La voce greca propriamente si usa ,
tratta di cose quando si
> o persone molto eccellenti , e degne di essere vedu te ,
conosciute dappresso . Andò adunque Paolo a visitare il primo Apostoloe
non per imparare da questo il Vangelo , ma per conoscerlo e rendere
onore al capo del collegio apostolico e di tutta la Chiesa ; ,per appren
dere il Vangelo da Pietro pochi sarebbero stati i quindici giorni , che
Paolo si stette con esso .
Vers. 19. Ma solo Giacomo fratello del Signore Giacomo figliuo
lo di Alfeo , fratello , cioè cugino di Cristo , e Vescovo di Gerusa-
lemme .
Vers. 22. Nè io era conosciuto di vista dalle Chiese .... nella
Giudea . Nè in alcuna adunque di quelle Chiese , nè da ' pastori di esse
imparai il Vangelo .
288 LET . DI S. PAOLO AI GALATI

23. Tantum autem audi- 23. E solamente avevan


tum habebaut : quoniam qui sentito dire : colui , che una
persequebatur nos aliquan- volta ci perseguitava , evan-
do , nunc evangelizat fidem , gelizza ora lafede , cui già
quam aliquando expugna detestava ;
bat;
24. Et in me clarificabant 24. E per causa mia glo-
Deum . rificavano il Signore.

Vers. 24. E per causa mia glorificavano il Signore . A Dio attri-


buivano la mia conversione e il mio Apostolato , e a lui ne davano
lode .
LET . DI S. PAOLO AI GALATI 289

CAPO II.

Paolo predicò sempre liberamente la verità trai Gentili con approvazione


de' primi Apostoli , i quali nulla vi aggiunsero , ma accolsero Paolo come
compagno. Egli apertamente riprese Cefa. Nissuno è giustificato per le
opere della legge , ma per la fede in Cr.ste.

.Deinde post annos qua- 1. Quindi quattordici an-


tuordecim , iterum ascendi ni dopo , andai di nuovo a
lerosolymam cum Barnaba , Gerusalemme con Barnaba
assumpto et Tito . preso meco anche Tito.
2. Ascendi autem secun- 2. E vi andai per rivela-
dum revelationem : et con- zione : e conferii con quelli il
tuli cum illis evangelium , vangelo , che io predico tra

ANNOTAZIONI

Vers. 1. Quattordici anni dopo , andai di nuovo a Gerusalemme. Sem-


bra a prima vista quasi certo , che questo viaggio di Paolo a Gerusalem-
me sia l'istesso, che quello descritto negli Atti cap. XV. , e certo pur sem-
bra , che i quattordici anni debbano computarsi dal precedente viaggio
cap. I. 18. , ma questo intervallo non corrisponde con altri punti fissi del-
la storia sagra , e perciò pretendono alcuni , che sia qui corso errore nel
numero , e in vece di 14. debba leggersi 4. Vero è , che frequentissimi
sono gli sbagli di questa sorta ne ' libri antichi , ma il consenso di tutti
i codici e stampati e manoscritti da peso alla opinione del Crisostomo
e di altri , i quali questo viaggio distinguono da quello descritto da s.
Luca nel detto luogo.
Vers. 2. Vi andai per rivelazione. Per comando di Dio manifestato-
mi con particolare rivelazione , e ciò può star benissimo , ancorchè ( se ;
condo quelli , i quali credono , che sia questo lo stesso viaggio riferito
nel cap. XV. degli Atti ) fosse egli stato deputato con Barnaba per an .
dare a Gerusalemme a discutere con Pietro e con gli altri Apostoli la
quistione delle cerimonie legali ; imperocchè può Dio aver confermata con
una speciale rivelazione fatta all ' Apostolo la determinazione della Chie-
sa di Antiochia.
Tom. XXIV. 19
290 LET. DI S. PAOLO AI GALATI

quod praedico in gentibus , le nazioni , e distintamente


seorsum autem iis , qui vide- con quelli , che erano in gran-
bantur aliquid esse : ne for- de autorità : affinchè io non
te in vacuum currerem , aut corressi, od avessi corso sen-
cucurrissem .
za frutto.
3. Sed neque Titus , qui 3. Ma nemmen Tito , che
mecum erat , cum esset gen- era meco, essendo gentile, fu
tilis , compulsus est circum- astretto a circoncidersi :
cidi ;

Conferii con quelli : Viene a dire col Collegio apostolico.


E distintamente con quelli , che erano in grande autòrità . Cosi il
greco , e lo stesso è il senso della volgata. Vuol denotare Pietro , Giaco-
mo e Giovanni , vers. 9 .
Affinchè io non corressi , od avessi corso ec. Affinchè non venisser m
a rendersi inutili le passate e le presenti mie fatiche , ove si spargesse
la voce , che differente fosse la mia dottrina da quella di coloro , che era-
no stati Apostoli prima di me , imperocchè qual frutto avrei potuto spe
rar di raccogliere dalla mia predicazione , quando i miei perpetui avver
sari gli Ebrei avessero avuto alcun fondamento di dire , che io avessi cre-
duto secondo gli Apostoli, ma non secondo gli Apostoli evangelizzassi.
Vers. 3. 4. 5. Ma nemmen Tito , che era meco essendo gentile , fu dis
astretto ec. Ma il fatto dimostrò , che io non correva invano ; concios-
siachè una prova della perfetta uniformità di sentimenti tra me e gli al-
tri Apostoli fu questa , che Tito , il quale era gentile di padre e di ma
dre , non fu obbligato da quelli a farsi circoncidere neppur per soddisfare
alle premure di certi falsi fratelli , i quali professando esteriormente mol. no
to zelo per il Vangelo , si erano intrusi nella Chiesa , affin di scoprire, ar
qual fosse la libertà , che noi abbiamo per grazia di Cristo dalle cerimonie
legali . Or il disegno di questi falsi fratelli si era o di togliere a noi que
sta libertà , ove avessero inteso , che noi per riguardo degli Apostoli aves.
simo fatto circoncidere Tito , o di accusarci presso gli Apostoli , se non
lo avessimo fatto circoncidere , e con l'autorità di essi obbligarci ad os
servare la legge. Imperocchè sembrava a costoro impossibile , che gli Apo-
stoli non condiscendessero alcun poco al loro zelo in cosa , che non po
teva dirsi cattiva per se medesima , quando una tale condiscendenza sem.
brava poter ridondare in bene della Chiesa , rendendo meno alieni dalla
medesima gli Ebrei , ne' quali tanto grande era tuttora la passione per le
antiche loro costumanze. Avrebbero poi ben saputo abusare di questa con-
CA P. II. 291
4. Sed propter subintro- 4. Cioè a dire per riguar
ductos falsos fratres , qui do di que falsi fratelli , i
subintroierunt explorare li- quali si eranofurtivamente in-
bertatem nostram , quam ha- trusi ad esplorare la nostra
bemus in Christo lesu , ut libertà , che abbiamo in Cri-
nos in servitutem redigerent . sto Gesù , per ridurci in ser-
vitù.
5. Quibus neque ad horam 5. A quali non cedemmo
cessimus subiectione , ut ve- neppure per un momento con
ritas evangelii neat
permaneat assoggettarci , affinchè rima-
perma
apud vos : nesse presso di voi la verità
del vangelo :
6. Ab iis autem , qui vi- 6. Ma nissuna differenza
debantur esse aliquid ( qua- vi è da me a quelli , che a-
les aliquando fuerint , nihil vevano grande autorità(chec-
mea interest. * Deus perso- chè siano eglino stati : Iddic
nam hominis non accipit ) , non bada all' esteriore del-

discendenza que' falsi fratelli per ridurre tutti i Cristiani sotto l'antico
giogo , e per questo dice l'Apostolo , che non volle ad essi mai cedere ;
nè soggettarsi alle loro pretensioni , nè permettere , che o Tito od altri
si circoncidesse , conservar volendo pura e sincera presso i gentili ( qua-
li erano i Galati ) la verità della dottrina cristiana , secondo la quale noi
non per la legge , ma per la fede arriviamo a salute. A questa dottrina
avrebbe recato gran pregiudizio il vedere , che lo stesso Apostolo delle
genti anch' egli in un certo modo giudaizzasse , lasciando , che un suo
discepolo gentile alla circoncisione si soggettasse.
Vers. 6. Ma nissuna differenza vi è da me a quelli ... checchè sia-
no eglino stati : Iddio ec. Nel tradurre questo versetto ho seguitato quan■
to al primo membro il senso piuttosto del greco , che della volgata , la
quale non può intendersi senza qualche supplemento. Tale adunque cre-
do essere il senso di Paolo : quanto alla perfetta cognizione dell ' Evange-
lio non sono io di condizione inferiore a quella de' primi Apostoli , dei
quali grande è il nome e l'autorità nella Chiesa , sebbene siano eglino
stati famigliari discepoli di Cristo , quando io era un Fariseo ; Iddio non
misura le sue grazie agli esteriori privilegj e prerogative dell ' uomo, ed
292 LET. DI S. PAOLO AI GALATI

mihi enim qui videbantur l'uomo ) , imperocchè nulla


esse aliquid , nihil contule- a me contribuiron del loro

runt: quelli , che avevano grande


* Deut. 10. 17. autorità.
Job 34 19 - Sap. 6. 8.
Eccli. 35. 15. Act. 10. 34.
Rom. 2. 11. - Ephes. 6. 9.
Col. 3. 25. - 1. Pet. 1. 17.
7. Sed e contra cum vi- 7. Ma per lo contrario a-
dissent , quod creditum est vendo veduto, come a me era
stato affidato il vangelo per i
mihi evangelium praeputii ,
sicut et Petro circumcisio- non circoncisi , come a Pie-
nis ; tro per li circoncisi .
8. (Qui enim operatus est 8. (Imperocchè chi diè po
Petro in apostolatum cir- tere a Pietro per l'apostola-
cumcisionis operatus est et to de' circoncisi , lo ha dato
mihi inter gentes ) anche a me tra gentili )

a lui è piaciuto di comunicare a me tanto capitale e di dottrina e di


autorità , che nulla avessi bisogno di ricevere da quelli , che i primi po-
sti occupavano tra' predicatori di Cristo.
Vers. 7. 9. 10. Ma per lo contrario avendo veduto , come a me era
stato affidato ec. Questo versetto 7. è legato col versetto 9. , dovendosi
leggere chiuso in parentesi il versetto 8. Dice adunque Paolo , che non
solamente nulla ebbero da riprendere , o disapprovare gli Apostoli di Ge.
rusalemme nella sua dottrina , ma che anzi conosciuto avendo esser lui
destinato da Dio a predicare a ' Gentili , come Pietro agli Ebrei , Pietro ,
Giacomo e Giovanni ( che eran riputati come le colonne della Chiesa di
Cristo ) in confermazione della perfetta spirituale unione ne' medesimi sen.
timenti e nello stesso ministero porsero a lui e a Barnaba le loro destre;
onde seguitasser essi a predicar tra' gentili , come quelli tra gli ebrei , e
gli pregarono di aver cura di raccogliere dalle Chiese de' gentili delle li-
mosine pe' Cristiani della Giudea ( Atti XI. 29. 30. ) . Da questa stessa pre-
ghiera e da questa commissione appariva la comunicazione di affetto
e di carità , che volevano quelli mantenere con Paolo e con Barnaba ,
e per questo la rammenta qui l'Apostolo . Così egli fortemente dimostra ,
CA P. II. 293
9. Et cum cognovissent 9. E avendo riconosciuto
gratiam , quae data est mi- la grazia conceduta a me ,
hi , lacobus et Cephas etet Giacomo e Cefa e Giovan-
Joannes , qui videbantur co- ni , che erano riputati le co-
lumnae esse , dextras dede- lonne , porsero le destre di
runt mihi et Barnabae so- confederazione a me e a
cietatis : ut nos in gentes 9 Barnaba : onde noi trai gen-

ipsi autem in circumcisio- tili , ed eglino trai circoncisi:


nem :
10. Tantum ut pauperum 10. Solamente che ci ricor-
memores essemus : quod e- dassimo de' poveri : la qual
tiam sollicitus fui hoc ipsum cosa eziandiofui sollecito ad
facere :
eseguire.
11. Cum autem venisset
11. Essendo poi venuto
Cephas Antiochiam , in fa- Pietro ad Antiochia , gli re-
ciem ei restiti , quia repre- sistei in faccia , perchè me-
hensibilis erat . ritava riprensione .

che lo stesso Dio , il quale co ' segni visibili di sua' potenza aveva autoriz -
zato l'Apostolato di Pietro presso gli ebrei , con i medesimi segni aveva
ancora autorizzato il suo Apostolato presso i gentili , come dice nel ver-
setto S.
Vers. 11. Essendo poi venuto Pietro ad Antiochia ec . Descrive Pao-
lo in questo e ne ' seguenti versetti il celebre fatto avvenuto tra Pietro
e lui in Antiochia in proposito della osservanza delle cerimonie legali.
Dice adunque , che gli resistè in faccia , cioè apertameute , e a faccia a
faccia lo riprese , perchè era riprensibile per avere incautamente simula-
to di aderire al giudaismo . Odasi a questo passo la bella riflessione di s.
Agostino : Quello che da Paolo utilmente facevasi con la libertà della ca-
rità, dallo stesso Pietro fu ricevuto con santa e benigna e pia umiltà ,
e in tal guisa più raro e più santo è l'esempio , che lasciò Pietro ai suc-
cessori di non isdegnare ( se mai dal retto sentier traviassero ) di esser
corretti dagli inferiori , che quello , che diede Paolo a' minori di resistere,
salva lafraterna carità , ai maggiori per sostenere l'evangelica verità.
Conciossiachè più degno di ammirazione e di lode si è l'ascoltar volen-
294 LET . DI S. PAOLO AI GALATI

12. Prius enim quam ve- 12. Conciossiachè prima


che arrivassero alcuni da
nirent quidam a Iacobo , cum
gentibus edebat : cum autem Giacomo , egli mangiava coi
venissent , subtrahebat , et gentili : venuti poi quelli , si
segregabat se , timens eos , ritirava , e tenevasi a parte
qui ex circumcisione erant . per timore di que' circoncisi.
13. Et simulationi eius con- 15. E alla simulazione di

senserunt ceteri Iudaei , ita lui si accordarono gli altri


ut et Barnabas duceretur ab Giudei , di modo che anche
eis in illam simulationem . Barnaba fu indotto da loro
alla stessa simulazione.
14.Sed cum vidissem 9 14. Ma avendo io veduto
quod non recte ambularent come non andavano con retto

ad veritatem evangelii , dixi piede secondo la verità del


Cephae coram omnibus : Si vangelo, dissi a Cefa in pre-

tieri colui , che corregge , che il correggere l' errante. Ha adunque Paolo la
lode di giusta libertà , ha Pietro quella di santa umiltà. Ep. 29. ad Hie
ron.
Vers. 12. Prima che arrivassero alcuni da Giacomo , egli mangiava
con i gentili Prima che arrivassero ad Antiochia alcuni fedeli ( ebrei di
nazione ) della Chiesa di Gerusalemme , a cui presedeva Giacomo , Pie-
tro mangiava co’Gentili convertiti ogni sorta di cibi anche quelli vietati
dalla legge , dimostrando col suo esempio , che non erano i Gentili tenuti
alla osservanza della medesima legge . Ma venuti che furono quelli , si se-
parò di convitto e di mensa , temendo di non offendere que' Cristiani cir-
concisi , e di non porgere a' medesimi occasione di scandalo ; quando aves-
ser saputo , che il loro Apostolo , il quale osservava nella Giudea la di
stinzione de' cibi , la disprezzava in Antiochia .
Vers. 13. E alla simulazione di lui si accordarono gli altri Giudei , ec.
L'esempio del Principe degli Apostoli fu imitato dagli altri Ebrei , che
lo accompagnavano , e la cosa andò tanto avanti , che lo stesso Barnaba
collega di Paolo nell' Apostolato de' Gentili si trovò come portato di for
za a seguire la stessa simulazione.
3 Vers. 14. Avendo io veduto , come non andavano con retto piede secon-
do la verità ec. Errava Pietro non nella dottrina , perchè è chiaro , ch' egli
pensava, e credeva come Paolo quanto alla non necessaria osservanza della
CA P. II. 295

tu , cum ludaeus sis, gentili- senza di tutti : Se tu , che


ter vivis , et non iudaice : se
' Giudeo , vivi da Gentile,
quomodo gentes cogis iudai- e non da Giudeo , come co-
zare ? stringi i Gentili a giudaiz-
zare ?
15. Nos natura Iudaei , et 15. Noi per natura Giu-
non ex gentibus peccatores. dei , e non Gentili peccatori,
16. Scientes autem , quod 16. Sapendo , come non è
non iustificatur homo ex o- giustificato l'uomo per le o ·
peribus legis , nisi per fidem pere della legge , ma per la

legge ceremoniale ; ma errò , perchè per una condiscendenza verso gli Ebrei
non lodevole , benchè indiritta a buon fine , astenendosi dal convitto dei
Cristiani del gentilesimo dava agli Ebrei nuovo pretesto d' inquietare i
Gentili convertiti , e di astringerli ad osservare la legge : così veniva ad
essere offesa nel fatto di Pietro la verità del Vangelo.
Se tu , che se' Giudeo , vivi da Gentile ... come costringi ec. Se
tu Ebreo di origine , nato sotto la legge di Mosè , non ti credi più obbliga-
to alle antiche cerimonie , e vivi con libertà non da Giudeo , ma da Gentile
co' gentili vivendo e mangiando , come poi provochi , e in certa guisa co-
stringi col tuo esempio i Gentili a giudaizzare?
Vers. 15. 16. Noi per natura Giudei , e non Gentili peccatori , sapen-
do , come ec. Il Crisostomo , Ilario e molti altri sono di parere , che que.
sto e tutti i seguenti versetti sino alla fine del capitolo siano una conti-
nuazione del ragionamento di Paolo con Pietro , lo che sembra assai chia-
ro e per l'unità del discorso
, e perchè non dà segno di rivolgersi a' Ga-
lati , se non al principio del capitolo seguente. Noi , dice Paolo , cioè e tu
o Pietro , ed io siamo di prosapia e di origine Ebrei , nati perciò sotto la
legge , e non Gentili , che è quanto dire , sciolti da ogni freno di legge , e
per propria lor condizione profani , privi della cognizione del vero Dio , e
( come sogliono chiamarsi da noi Ebrei ) peccatori ; con tutto ciò avendo
noi conosciuto , che non si può pervenire alla vera giustizia per le opere
della legge , ma sì per la fede , noi pure abbiamo abbracciata la fede in
Cristo , affine di ottenere quella giustizia , che non avevamo potuto conse-
guire mediante le opere della legge. Vedi Rom. III. , IV.
In quelle parole : Dapoichè nissun uomo sarà giustificato ec. Sembra,
che l'Apostolo abbia avuto in vista il Salmo 142. 2. , e forse non ha ac-
cennato , donde avesse tratto quel sentimento , perchè era celebre e nelle
bocche di tutti quel luogo del Profeta , dal quale appariva , come l'uomo
sotto legge era lontano dalla vera giustizia,
296 LET . DI S. PAOLO AI GALATI

Iesu Christi : et nos in Chri- fede di Gesù Cristo, credia-


sto Iesu credimus , ut iusti- mo anche noi in Gesù Cristo
ficemur ex fide Christi , et
per essere giustificati per la
non ex operibus legis : pro- fede di Cristo , e non per le
pter quod ex operibus le- opere della legge : dapoichè
gis non iustificabitur omnis nissun uomo sarà giustifica
caro. to per le opere della legge.
* Rom. 3. 20.

17. Quod si quaerentes 17. Che se cercando noidi


iustificari in Christo , inventi esser giustificati in Cristo ,
sumus et ipsi peccatores , siamo trovati anche noi pec-
numquid Christus peccati catori , è egli forse Cristo mi-
minister est ? Absit. nistro del peccato ? Mai no.
18. Si enim quae destruxi , 18. Imperocchè se quello ,
iterum haec aedifico : prae- che distrussi , di bel nuovo
varicatorem me constituo. l'edifico , mi costituisco pre-
varicatore.

Or l'argomento dell'Apostolo è questo se per la legge e per le


opere della legge non abbiam potuto ottener la giustizia noi Giudei , ai
quali la legge fu data', e dato il comandamento delle opere legali ; molto
meuo per simil mezzo ottener potranno la giustizia i gentili .
Vers. 17. Che se cercando noi di esser giustificati in Cristo , siamo
trovati anche noi ec. Or se mentre io e tu , o Pietro , bramiamo di essere
giustificati non per le opere della legge , ma per la fede di Gesù Cristo,
venghiamo ad essere scoperti rei di peccato ( come vogliono costoro , che
giudaizzano ) , perchè trascuriamo le opere della legge che direm noi ?
Forse che Cristo è ministro del peccato ? Viene a dire , che egli stesso
c'induce in peccato , perchè ci ritrae dalla legge necessaria , al dir di
costoro , per la giustificazione , e per cancellare il peccato ? Ah noi non
direm certamente , che Cristo ministro della giustizia sia divenuto mini-
stro del peccato per noi . Dunque nè noi pecchiamo non osservando la
legge , nè l'osservanza di essa è necessaria per la giustizia .
Vers. 18. Se quello , che distrussi , di bel nuovo l'edifico , ec. Anzi
per lo contrario se dopo aver distrutta con la mia predicazione la neces-
CA P. II. 297
19. Ego enim ´per legem , 19. Ma io per la legge s-
legi mortuus sum , ut Deo no morto alla legge per vive-
vivam , Christo confixus sum re a Dio: con Cristo sono
cruci ..
confitto in croce.
20. Vivo autem , iam non
20. E vivo non già io , ma
ego vivit vero in me Chri- vive in me Cristo , e la vita ,
stus. Quod autem nunc vivo ond' io vivo adesso nella car-
in carne: in fide vivo Filii ne , la vivo nellafede del Fi-
Dei , qui dilexit me : et tra- gliuolo di Dio , il quale mi
didit semetipsum pro me. amò , e diede se stesso per
me.

sită della legge , venissi ora a rimetterla in piedi , verrei a dimostrare ,


che reo sono stato , e prevaricatore nell'abbandonare la legge per ab-
bracciare la fede.
Vers. 19. Ma io per la legge sono morto alla legge per vivere a Dio: ec
Ma io non fui , nè sono prevaricatore , dapoichè in virtù della stessa legge
sono morto alla legge. Non ho abbandonato la legge se non per insegnamento
e pel magistero della medesima legge . Ella è , che dalle sue ombre e ti-
gure a Cristo mi ha condotto , affinchè per lui viva a Dio ( e non alla
legge ) mediante la vera giustizia e la nuova vita ricevuta per benefizio
di Cristo : vivo per Iddio ; imperocchè confitto sulla stessa croce di Gri-
sto sono morto al peccato , all' uomo vecchio carnale ed anche alla
legge .
Vers. 20. E vivo , non già io , ma vive in me ec. E non son più quel-
l'io . Divenuto uomo nuovo per la spirituale rigenerazione in Cristo Gesù ,
vivʊ una nuova vita , e la mia vita è Gristo , il quale in me opera , e in
me regna . E quella vera vita , onde io vivo , benchè in un corpo di
morte non la debbo alla legge , ma alla fede del Figliuolo di Dio, dell ' unico
Salvatore , il quale e rimette i peccati , e l'uomo rinnovella . A lui son
debitore di sorte sì bella , il quale (perchè con bontà degna del solo Dio così
ha cura di un sol uomo, come di tutti , e di tutti come d'un solo ) mi amò,
e per me non meno, che per tutto il genere umano si diede alla morte. Così
maguificamente esponendo i frutti della fede di Cristo dimostra l'Aposto-
lo , quanta ingiuria facesser a Dio coloro , i quali riguardando come in-
sufficiente per la salute la stessa fede , accompagnar la volevano con le
opere della legge ·
298 LET. DI S. PAOLO AI GALATI

21. Non abiicio gratiam 21. Non disprezzo la gra


Dei. Si enim per legem iustizia di Dio. Imperocchè se la
tia , ergo gratis Christus giustizia è dalla legge , dun-
mortuus est. que in vano Cristo morì.

Vers. 21. Non disprezzo la grazia di Dio . Imperocchè ec. No , io non


sarò ingrato a Cristo ; or ingrato io sarei , se inutile e vana dicessi esser
la grazia , che abbiam da lui ricevuta , e inutile la direi , se dicessi , che
ella sola non è sufficiente a salvare ; anzi non la sola grazia , ma la stessa
morte di Cristo , fonte di ogni grazia , direi inutile e vana, ove dicessi , che
• possa dalla legge venir la giustizia . Nè di Vangelo , nè di grazia , nè di
morte di Cristo v'era bisogno , se per la legge giunger potevasi alla giusti-
zia .
LET. DI S. PAOLO AJ GALATI 299

CAPO III

Siccome ad Abramo , così anche ai posteri lo Spirito santo è stato dato non
per le opere della legge , ma per la fede in Cristo. Coloro , che sono sud-
diti della legge , sono maledetti , perchè niuno osserva la legge ; ma questa
maledizione Cristo la prese sopra di se per liberarne noi ; le promesse
fatte ad Abramo si adempiono mediante la fede , benchè frattanto fosse data
qual pedagogo la legge , la quale non poteva giustificare,

1. O insensati Galatae ,9 O Galati mentecatti ,

quis vos fascinavit non obe- che vi ha affascinati tal-


dire veritati ? ante quorum mente
, che non ubbidiate
oculos Jesus Christus prae- alla verità voi , dinanzi agli
scriptus est , in vobis cruci occhi de' qualifu già dipinto
fixus . Gesù Cristo , tra voi croci-
fisso?
2. Hoc solum a vobis volo 2. Questo solo bramo di

discere : ex operibus legis imparar da voi : avete voi


Spiritum accepistis , an ex ricevuto lo Spirito per le o-
auditu fidei?
fidei ? pere della legge , o per l'ub-
bidienza alla fede ?

ANNOTAZIONI

Vers. 1. O Galati mentecatti. Esclamazione non di odio o di disprezzo ,


ma di zelo e di amore simile a quella di Cristo : o stolti e tardi di cuore a
credere . Luc. XXIV. 25.
Chi vi ha affascinati talmente , che non ubbidiate alla verità ? Chi è >
che quasi per arte di magia vi ha ammaliati a segno , che non veggiate più
la verità , nè alla verità siate ubbidienti ?
Voi , dinanzi agli occhi de' quali ec . Voi , dinanzi agli occhi dei
quali nella mia predicazione è stato dipinto e rappresentato Cristo come
presente , voi , tra' quali lo stesso Cristo è stato quasi nuovamente crocifisso
nella persecuzione e nella croce sofferta da lui ne' suoi membri . Vedi
vers. 4.
Vers. 2. Questo solo bramo di imparare da voi : avete voi ricevuto lo
Spirito ec. Eccovi la sola interrogazione, che io vi farò avete voi ricevuto
300 LET. DI S. PAOLO AI GALATI
3. Sic stulti estis , ut cum 3. Siete tanto stolti , che
Spiritu coeperitis 9 nunc
avendo principiato collo Spi-
carne consummemini ? rito , finite ora colla carne ?
4. Tanta passi estis sine Avete patito tanto senza
causa ? Si tamen sine causa . ragione ? Se però senza ra-
gione.
5. Qui ergo tribuit vobis 5. Chi adunque da a voi
Spiritum , et operatur virtu- lo Spirito , e opera tra voi

To Spirito , viene a dire i doni dello Spirito santo , le grazie spirituali in-
´teriori , ed anche le esteriori , la profezia , le lingue , la virtù de' miracoli;
tutto questo lo avete voi ricevuto per le opere della legge , ovvero per
mezzo della fede predicata da noi, e da voi umilmente ascoltata ? Certa-
mente per mezzo della fede ; imperocchè essendo voi Gentili , non cono-
scevate nè la legge , nè le opere della legge : se adunque dello Spirito di
santificazione e degli altri doni celesti siete stati fatti partecipi per mezzo
della fede , che è adunque quello , che voi cercate dalle opere della
legge ?
Vers. 3. Siete tanto stolti , che avendo principiato collo Spirito , finite
ora colla carne ? Dallo Spirito santo avete avuto il principio della santi-
ficazione e della perfezione vostra , quale stoltezza adunque e qual per-
versione di giudizio si è la vostra di abbassarvi dalla perfezione dello Spi-
rito alla imperfezione della carne , viene a dire delle cerimonie carnali .
Nella via della salute , come in tutto l'ordine naturale , l'imperfetto e
men huono serve di strada al ben migliore ed al perfetto . Voi fate tutto
il contrario , meutre dallo Spirito fate stoltamente passaggio alla carne ,
alla circoncisione, ai riti deila legge mosaica .
Vers . 4. Avete pațito tanto senza ragione ? Se però ec. Voi avete pa-
tite tante tribolazioni e persecuzioni per aver professato , la fede di Cristo.
A queste tribolazioni agevolmente potevate sottrarvi professando il giuda-
ismo , a cui non è fatta guerra , come si fa ai Cristiani. Avete adunque
patito senza ragione , senza profitto ; se però vostra volontà si è di aver
patito, e patire senza profitto , e non piuttosto di aprire gli occhi alla
verità , onde utile siavi per l'eterna salute quello , che avete sofferto .
Da questo passo ne inferiscono i teologi , che le buone opere per lo рес-
cato susseguente rimangono infruttuose , o come essi dicono , mortificate,
e mediante la penitenza si ravvivano
Vers. 5. Chi adunque dà a või lo Spirito , ed opera tra voi i miraco-
li , ec. La maggior parte degli Interpreti prendono queste parole per una
repetizione dell' argomento proposto nel vers. 2. ; altri , tra' quali s. Tom-
CA P. IIT, 301
tes in vobis : ex operibus le- i miracoli , lo fa egli per le
gis , an ex auditu fidei ? opere della legge , o per l'ub-
bidienza alla fede ?
6. Sicut scriptum est : 6. Come sta scritto: Abra-
Abraham credidit Deo , et
mo credette a Dio , e gli fu
reputatum est illi ad iusti- imputato a giustizia .
tiam.
* Genes. 15. 6.
Rom. 4. 3. · La.. 2. 23.
7. Cognoscite ergo , quia 7. Intendete adunque , che
qui ex fide sunt , ii sunt filii quelli , che sono della fede ,
Abrahae.
son figliuoli di Abramo .
8. Providens autem scri- 8. Ma la scrittura preve-
ptura , quia ex fide iustificat dendo in futuro , come Dio
gentes Deus , praenuntiavit era per giustificare i Gentili

maso , credono contenersi in queste un nuovo ragionamento , e ciò mi


sembra assai più verisimile . I ministri di Cristo , dice l' Apostolo, i quali
comunicano a voi lo Spirito santo per la imposizione delle mani nel sa-
cramento del battesimo e della confermazione , e operano tra di voi i mi.
racoli , fanno eglino ciò come seguaci delle opere della legge , o in qua-
lità di ubbidienti discepoli della fede ? Certamente non le opere della leg-
ge, ma la fede di Cristo è quella , in virtù della quale ho io vostro Apo-
stolo ricevuto quello , che a voi ho comunicato, lo Spirto sauto e i doni
del medesimo Spirito .
Vers. 6. Abramo credette a Dio , ec. Dio ha comunicato a noi lo
Spirito mediante la fede , e nou mediante le opere , come comunicò la
giustizia ad Abramo non per le opere ma per la fede . Dimostra questa
verità l'Apostolo col celebre luogo della Genesi citato anche Rom. IV,
16. 18. ec .
Vers. 7. Quelli , che sono della fede , son figliuoli di Abramo . Fi-
gliuoli spirituali di Abramo sono gli imitatori della fede di Abramo , e a questi
appartiene la benedizione , la giustizia e la salute promessa ad Abramo .
Vedi Rom . IV . 10. 12.
Vers. 8. 9. Ma la scrittura prevedendo in futuro , come Dio era ec.
Parla della scrittura come di una persona annunziante agli uomini i mi-
sterj di Dio . La scrittura , cui era noto , come Dio aveva determinato di
giustificare non i soli Giudei , ma tutte le genti per mezzo della fede ;
302 LET . DI S. PAOLO AI GALATI

Abrahae : * quia benedicen- per mezzo della fedé , antici


tur in te omnes gentes. patamente evangelizzò al A-
Genes. 12. 3. - Eccli. 4j. 20. bramo : saranno in te bene-
dette tutte le genti.
9. Igitur qui ex fide sunt, 9. Quelli adunque , che
benedicentur cum fideli A- sono per la fede , saranno
braham . benedetti con Abramo fedele.
10. Quicumque enim ex 10. Imperocchè tutti quel-
operibus legis sunt , sub ma- li che sono per le opere
ledicto sunt. Scriptum est della legge , sono sotto la
enim : maledictus omnis , maledizione. Imperocchè sta
qui non permanserit in o scritto : maledetto chiunque
mnibus quae scripta sunt in non si terrà fermo a tuto
quelle cose , che sono scritte
libro legis , ut faciat ea.
* Deut. 27. 26. nel libro della legge per a

dempierle.

molto avanti alla legge di Mosè , anzi molto prima , che fosse data ad
Abramo la circoncisione , annunziò ad Abramo la parola del Vangelo 9
in cui si propone la fede di Cristo , origine della vera giustizia , allorchè
disse : saranno in te benedette tutte le genti . Questa benedizione univer
sale non ristrettá a quella nazione , che discende da quel Patriarca secondo
la carne , alla quale nazione fu data la circoncisione e la legge , questa
benedizione non può essere se non per coloro , i quali siano figliuoli di
Abramo secondo lo Spirito , e per la imitazione della fede di lui padre
de' credenti circoncisi o'incirconcisi , i quali con lo stesso Abramo fedele
saran benedetti . Per maggior chiarezza riducasi il discorso dell ' Apostolo
a questa argomentazione : la scrittura promettendo ad Abramo , che in lui
saran benedette tutte le genti , suppone , che per lo stesso mezzo saranno
elleno benedette , per cui Abramo fu benedetto; ma Abramo ebbe la bene-
dizione per mezzo della fede : tutte le nazioni adunque saran benedette
per là imitazione della fede di Abramo .'
Vers. 10. 11. Tutti quelli ; che sono per le opere della legge , sono sotto
la maledizione ; imperocchè ec. Dimostra l ' Apostolo , come effettivamente
dalle opere della legge non poteva in alcun modo provenir la benedizio .
ne . Coloro , che sono per le opere della legge , e quasi in esse , e
per esse sussistono , in questé pongono la loro speranza , ben lungi
CA P. III . 503

11. Quoniam autem in le- 11. Chi poi nissuno sia


ge nemo iustificatur apud giustificato appresso Dio per

Deum , manifestum est : mezzo della legge , è manife.
quia iustus ex fide vivit . sto , dapoichè il giusto vive
* Habac. 2. 4. - Rom . I. 17.
per la fede.
12. Lex autem non est ex 12. Or la legge non è per
fide , sed , qui fecerit ea , la fede , ma, chi farà quelle
vivet in illis. cose , avrà vita per esse.
* Levit. 18. 5.

dall' aver parte alla benedizione di Abramo sono anzi degni di pena ,
e soggetti alla maledizione : sono soggetti alla maledizione , perchè nella
stessa legge è dichiarato , che è maledetto chiunque non Osserva tutta
quanta la legge , ma coloro , i quali nelle opere pongono la loro fidanza ,
non osservan tutta la legge ; sono adunque sotto la maledizione , dalla
quale non ponno esser liberati giammai per mezzo della stessa legge ; per-
chè la vera giustizia , quella , che ci libera dal peccato , e giusti ci rende
dinanzi a Dio , non viene se non dalla fede secondo quella parola del
profeta : Il giusto vive per la fede . Sopra questo passo di Abacuc vedi
Rom. 1. 17.; che poi la legge non potesse osservarsi senza la fede e senza
la grazia di Cristo , è dimostrato Rom . III.
Vers. 12. Or la legge non è per la fede, ma chi farà ec. Il profeta dice,
che il giusto vive , o viverà per la fede , lo che non può intendersi se non
della vita , che al giusto conviene in quanto è giusto , viene a dire della
vita spirituale . La legge poi senza parlar della fede dice , che chi farà le
cose , che ella prescrive , avrà vita per esse ; viene dire non la vita spi-
rituale , ma la temporale , e i temporali beni promessi dalla lettera della
legge . Per la qual cosa egli è evidente , primo , che la giustificazione e la
vita spirituale viene dalla fede , la quale è vita del giusto , come dice il
profeta . Secondo , che se in un senso spirituale la legge promette la vita
anche spirituale a chi farà tutto quello , che nella stessa legge è prescrit-
to , ciò debbe intendersi per coloro , i quali non carnalmente osservasser
la legge , ma spiritualmente vivessero nella legge in virtù della fede del
mediatore , la quale a tutti i tempi si estese . I giusti , dice s. Agostino
epist. 107. , viene a dire i veri adoratori di Dio e prima e dopo l'incar.
nazione di Cristo , non vissero o vivono se non per la fede della incar-
nazione di Cristo in cui la pienezza ritrovasi della grazia , onde quel, che
304 LET. DI S. PAOLO AI GALATI

13. Christus nos redemit 13. Cristo ci ha redenti

de maledicto legis , factus pro dalla maledizione della legge


nobis maledictum : quia scri- divenuto per noi maledizionè:
ptum est * maledictus o- perchè sta scritto : maledetto
mnis, qui pendet in ligno : chiunque pende sul legno :
" Deut. 21. 23.
14. Ut in gentibus bene- 14. Affinchè alle genti per-
dictio Abrahae fieret in Chri- venisse la benedizione di A·
sto lesu , ut pollicitationem bramo in Cristo Gesù , affin-
Spiritus accipiamus per fi- che noi ricevessimo la promes-
dem . sa dello Spirito per mezzo
della fede.

sta scritto , non esservi altro nome sotto del cielo , per cui dobbiamo noi
aver la salute, ebbe forza per salvare il genere umano fin da quel tempo ,
in cui l'uomo fu viziato in Adamo . Vedi anche l' epistola XLIX . , e Con-
fess. X. 43.
Vers. 13. Cristo ci ha redenti dalla maledizione ec. Quello , che non
poteva farsi dalla legge ( Rom . VIII . 3. lo fece Dio per Gesù Cristo , il
quale ci ha liberati dalla pena e dalla maledizione minacciata a noi dalla
legge e incorsa da tutti noi trasgressori della legge. E in qual modo ha
eğli questo divin mediatore operata la nostra liberazione ? Col divenire
egli stesso oggetto di maledizione e di esecrazione , anzì la stessa maledi-
zione. Sopra di lui versò Dio tutto il furore dell' ira sua , perchè sopra di
lui pose le iniquità di tutti noi , e sopra di lui ne prese vendetta , e a quel-
la sorta di supplicio lo soggettò , la quale lo faceva distinguere come spe
cialmente maledetto da Dio , perchè maledetto dichiarasi nella legge l' uom
crocifisso.
Vers. 14. Affinchè alle genti pervenisse ec. Ci ha redenti dalla male-
dizione , affinchè la benedizione promessa ad Abramo ( nella quale la rin-
novazione intiera dell ' uomo , è la sua beatitudine si contiene ) comunicata
fosse a tutte le genti , e in esse fosse adempiuta per Gesù Cristo , e me
diaute la fede ricevessimo noi quello Spirito , che è la parte principale
della stessa promessa , Spirito non di servitù nel timore , ma di adozioue
in figliuoli,
CA P. III. 305

15. Fratres ( secundum 15. Fratelli ( io parlo da


hominem dico ) * tamen ho- uomo ) a un testamento ben-
minis confirmatum testamen- chè di uomo , autenticato che
tum nemo spernit , aut su- è , nissuno dà di bianco , o vi
perordinat. aggiunge.
* Hebr . 9. 17.
16. Abrahae dictae sunt 16. Ad Abramo furono
promissiones, et semini eius. annunziate le promesse , e al
Non dicit : et seminibus seme di lui. Non dice : e ai
quasi in multis , sed quasi in semi , come a' molti : ma co-
uno : et semini tuo , qui est me ad uno : e al seme tuo , il
Christus. quale è Cristo.
17. Hoc autem dico, testa- 17. Or io dico così : il te-
mentum confirmatum a Deo: stamento confermato da Dio
quae post quadringentos et non è renduto vano da quella

Vers. 15. 16. A un testamento , benchè di uomo , autenticato che è , nis-


suno dà di bianco , ec. Mi servirò di un argomento preso da quello , che
è ricevuto per generale consuetudine tra tutti gli uomini ; nissuno ardisce
di cangiare , o di alterare anche in minima parte il testamento legalmen-
te fatto da un uomo. La promessa fatta da Dio ( e ripetuta più volte ) ad
Abramo ella è in sostanza un testamento ed un patto di Dio con Abramo
e col seme di lui ; imperocchè non ad Abramo solo , ma anche al seme di
lui furono fatte le promesse ( Gen. XXII. 18.) . Ed è da notare , dice l' Apo-
stolo , che secondo i termini della scrittura queste promesse sono fatte ad
Abramo e al seme , o sia alla discendenza di Abramo , e non dice ai semi;
quasi di molte discendenze si parlasse , ma ad un solo seme , che è Cristo ,
in quanto egli ħa a se ed in se unito tutto quel popolo di fedeli , i quali
in qualunque tempo e in qualunque luogo della terra sono , o furono imi-
tatori della fede di Abramo. Questa discendenza di Abramo , questo popo-
lo imitatore di Abramo fedele ed erede dello Spirito e della fede di
quel Patriarca , questo popolo è quello , a cui nel senso più nobile e più
sublime spettano le promesse fatte da Dio ad Abramo.
Vers. 17. 18. Or io dico così il testamento confermato ec. Spiega-
to che ha il senso della promessa , ritorna l ' Apostolo all' argomento prin-
cipiato nel vers. XV. Il testamento fatto con Abramo , confermato con
giuramento da Dio ( vedi Hebr. VI. 17. 18. ) non è adunque annullato dalla
legge ( data quattrocento e più anni dopo sul monte Sinai ) con abolire
la promessa fatta allo spirituale seme di Abramo. Or io dico , che la legge
Tom. XXIV. 20
306 LET. DI S. PAOLO AI GALATI

triginta annos facta est lex , legge , che fu fatta quattro


non irritum facit ad evacuan- cento e trenta anni dopo ,
dam promissionem . talmente che abolita sia la
promessa.
18. Nam si ex lege here- 18. Imperocchè se l'eredi
ditas , iam non ex promissio- tà è per la legge , già non è
ne. Abrahae autem per re- ella più per la promessa. Ma
promissionem donavit Deus. Dio gratificò Abramo per
mezzo della promessa .
19. Quid igitur lex ? Pro- 19. A che adunque la leg
ptertrasgressiones posita est, ge ? Fu ella aggiunta a cau-
donec veniret semen , cui sa delle trasgressioni per si-
promiserat , ordinata per no a tanto che venisse quel
angelos in manu mediatoris. seme , cui era stata fatta la
promessa , ed era stata inti-

mata per ministero degli An-


geli in mano del mediatore.

verrebbe a render vana e senza effetto la promessa , se fosse vero , che


la benedizione promessa ad Abramo , e da lui quasi preziosa eredità tras-
messa a' figliuoli si conseguisse mediante la legge ; imperocchè in tal caso
non verrebbe più la stessa benedizione dalla gratuita promessa di Dio , nè
dovremmo aspettarla da Cristo : or la stessa benedizione fu con gratuito
irrevocabil dono concessa da Dio ad Abramo ; la legge adunque nulla può
sopra la promessa , nè la benedizione è per la legge , e chi vuole attenersi
alla legge , rinuncia alle promesse , e contradice a Dio stesso , le promes-
se del quale così autentiche e solenni riduce a uiente . Vedi Rom. IV. 14.
Vers. 19. A che adunque la legge ? Fu ella aggiunta ec. A qual fine
adunque fu pubblicata la legge ? Ella fu promulgata a causa delle trasgres-
sioni , viene a dire , primo per reprimere co' terrori e con la minaccia
delle pene i peccati degli uomini ; secondo per far conoscere gli stessi pec-
cati, e manifestare l'infermità della natura , affinchè quel popolo superbo
per mezzo della legge venisse a conoscere i proprj mali , e a desiderare
il suo liberatore ( Rom. VII . 13. ) , quindi durar doveva la stessa legge si-
no alla venuta di quel seme di Abramo , a cui era stata promessa la he-
nedizione da diffondersi sopra tutte le genti ; che è quanto dire , sino
a Cristo fine della legge, Vedi Rom. VII . E questa legge fu intimata da-
CA P. III. 307
20. Mediator autem unius 20. Ma il mediatore non è
non est Deus autem unus di un solo: e Dio è uno.
est.

21.Lex ergo adversus pro- 21. La legge adunque è


missa Dei ? Absit . Si enim ella contro le promesse di
data esset lex , quae posset Dio ? Mai no. Imperocchè se
vivificare , vere ex lege esset fosse stata data una legge ,
iustitia. che potesse vivificare , dalla

legge sarebbe veramente la


giustizia.

gli Angeli colla interposizione del mediatore Mosè ( vedi Atti VII , 38.;
Deuteron. XXXIII . 2. , Hebr . II . 2. ). Dove la nostra Volgata dice, che
la legge fu posta , il greco dice , fu aggiunta , lo che viene ottimamen-
te a spiegare , come la legge non fu sostituita alla promessa , ma bensì fu
aggiunta alla promessa , come per servire di preparazione all'adempimento
della stessa promessa.
Vers. 20. Ma il mediatore non è di un solo : e Dio è uno. Seguita a
far vedere , come la legge non può essere opposta alla promessa. Nella
legge ebbe luogo un mediatore , che fu Mosè , perchè di un patto trat
tavasi tra Dio e gli uomini , in virtù del quale Dio promise agli uomini
la vita , gli uomini promisero a Dio ubbidienza e fedeltà . Nella promes-
sa non ebbe luogo la mediazione di un uomo , perchè Dio fu quegli , che
da se fece gratuitamente e senza patto di mezzo il dono della promessa ,
ed egli è uno , autor della legge e della promessa , nè egli può discordar
da se stesso , e perciò alla promessa non può esser contraria la legge.
Vers. 21. La legge adunque è ella contro le promesse di Dio ? ec .
Se la legge non è stata data se non per far conoscere , e raffrenare il pec-
cato , sembra , che ella venga perciò ad esser contraria alle promesse di
Dio ; imperocchè siccome non toglie ella il peccato ; ma piuttosto ( non
per sua colpa , ma per la malizia dell' uomo ) accresce il peccato , sembra,
che sia piuttosto un ostacolo all' adempimento delle promesse di Dio , per-
chè secondo la stessa legge non la benedizione , ma la maledizione si con-
viene ai trasgressori. Questa è l'obbiezione , che si fa Paolo : ma no , di-
ce egli , la legge non urta , o combatte le promesse di Dio ; anzi combat-
terebbe le stesse promesse , se avesse forza di togliere le trasgressioni , e
dare la vita della grazia e la eterna felicità ; imperocchè in tal caso fa-
rebbe la legge quello , che ( come già più volte abbiam detto ) si appar-
308 LET . DI. S. PAOLO AI GALATI
22. Sed ⭑ 22. • Ma la scrittura tutto
conclusit scri-

ptura omnia sub peccato , ut chiuse sotto il peccato , affin-


promissio ex fide Iesu Chri- chè la promessa fosse data
sti daretur credentibus. a' credenti mediante la fede
* Rom. 3. 9. di Gesù Cristo.
23. Prius autem quam ve- 23. Ma avanti che venisse

niret fides , sub lege custo- lafede eravamo custoditi sotto


diebamur conclusi in eam la legge , chiusi in espetta
fidem , quae revelanda erat. zione di quella fede , che do-
veva essere rivelata.
24. Itaque lex paedagogus 24. Fu adunque la leggeil
noster fuit in Christo, ut ex nostro pedagogoper condurci
fide iustificemur. a Cristo , affinchè fossimo
giustificati per la fede.

tiene alla fede , e inutile allora sarebbe la fede , inutili le promesse , men-
tre senza che fosser queste adempiute , il tutto farebbesi dalla legge. Co-
si l'Apostolo rivolge la stessa obbiezione in una nuova dimostrazione del
suo assunto .
*
Vers. 22. Ma la scrittura tutto chiuse sotto il peccato , affinchè la
promessa fosse data ec. Ma non solo non si oppone la legge alle promes
se , ma serve anzi all' adempimento delle stesse promesse : ed ecco in qual
modo. La scrittura , ( viene a dire la legge scritta nelle celebri tavole ) fe
vedere , come , tutti gli uomini stavansi rinchiusi e prigionieri sotto la
tirannia del peccato , affinchè conosciuto lo stato loro si rivolgessero a
Cristo , onde la promessa liberazione concessa fosse a tutti i figliuoli di
Abramo fedele mediante la fede di Cristo.
Vers. 23. 24. Ma avanti che venisse la fede eravamo custoditi sotto
la legge , chiusi ec. Continua a dimostrare , in qual modo la legge per am-
mirabile provvidenza di Dio servisse a preparare gli uomini a Cristo. Prima,
che venisse la fede ( o sia la dottrina evangelica predicante la fede ) , noi
Giudei eravamo custoditi quai servi sotto l'impero della legge , chiusi deu-
tro i confini di essa dal timor delle pene , affinchè non prorompessimo e
nella idolatria e nelle più orribili scelleratezze , ma in tale stretta custo-
`dia angustiati dalla cognizione de' nostri mali e dal timor de' gastighi
aspirassimo alla libertà de' figliuoli , e ci preparassimo a Cristo ed a quella
fede , la quale sotto molti segni e figure ascosa nel tempo della legge ,
dovea rivelarsi nel tempo di grazia. Così la legge, per noi deboli ancora
CA P. III. 3ng
25. At ubi venit fides , 25. Ma venuta la fede ,
iam non sumus sub paeda- non siamo già più sotto peda
gogo. gogo.
26. Omnes enim filii Dei 26. Imperocchè tutti siete
estis per fidem , quae est in figliuoli di Dio per la fede in
Christo Iesu. Cristo Gesù.
27. Quicumque * enim in 27. Conciossiachè tutti voi,
Christo baptizati estis , Chri- che siete stati battezzati in
stum induistis. Cristo , vi siete rivestiti di
* Rom. 6. 3. Cristo.
28. Non est Iudaeus , ne- 28. Non v' ha Giudeo , nè
que Graecus : non est ser- Greco, nè servo , nè libero ,
vus , neque liber : non est non v'ha maschio , nè femmi-'
masculus · neque femina. na. Imperocchè tutti voi siete
Omnes enim vos unum estis uno solo in Cristo Gesù.
in Christo Iesu.

e fanciulli nella scienza di Dio e proclivi al male fece l'ufîizio di pedago-


go, e a Cristo ci condusse vero maestro della giustizia , onde da lui la giu-
stizia medesima ricevessimo non per la legge o per le opere della legge ,
ma per la fede.
Vers. 25. 26. Ma venuta la fede , non siamo ec. Venuto il Vangelo
non siamo più sotto pedagogo , abbiam cangiato di stato e di condizione ;
non siam più trattati da servi , ma da liberi e da figliuoli : e figliuoli
siete tutti voi , che avete abbracciato la fede ; venuti o dal giudaismo
che vi custodi per Cristo sino al tempo della fede , o dal gentilesimo ,
donde senza bisogno di pedagogo siete stati trasportati nel regno di Dio .
Vers. 27. Tutti voi , che siete stati battezzati in Cristo ; ec. Battezza-
ti nel nome
e nella professione di Cristo, spogliato l'uomo vecchio ri-
vestiti vi siete del unovo , che è Cristo , a cui siete ancor divenuti con-
formi per la imitazione delle sue stesse virtù. Vedi Rom . VI. 3. 4.
Vers. 28. Non v'ha Giudeo , nè Greco , ec. In Cristo non v' ha dif-
ferenza nè di nazione , nè di condizione personale , nè di sesso. E affinchè
miuno si pensasse , che qualche cosa almeno conseguisser di più coloro , i
quali dalla disciplina della legge passavano alla fede di Cristo , dice perciò
in primo luogo , che non v' ha più distinzione alcuna tra Giudeo e Genti-
le . Tutti i Cristiani sono come un sol uomo divenuti tutti nel battesimo
un sol corpo , di cui Cristo è il capo. Vedi. Rom. XII.
310 LET. DI S. PAOLO AI GALATI

29. Si autem vos Christi : 29. Che se voi siete di Cri-


ergo semen Abrahae estis , se- sto : dunque siete seme di A-
cundum promissionem here- bramo , eredi secondo la pro-
des. messa.

Vers. 29. Che se voi siete di Cristo : dunque siete ec. In secondo
luogo voi siete membri di Cristo innestati a lui nel battesimo ; siete adun-
que il vero spirituale seme promesso ad Abramo , perchè Cristo è quel
seme; e figliuoli siete di Abramo non solo per l'imitazione della fede di
lui , ma anche perchè incorporati a Cristo figliuolo di Abramo : siete adun-
que eziandio eredi della benedizione promessa a quel Patriarca , simil
perciò non ad Ismaele escluso dalla eredità del padre , ma ad Isacco, Co-
si umilia l'Apostolo l'arroganza degli Ebrei. Vedi Rom. IX. 8.
LET. DI S. PAOLO AI GALATI 311

CAPO IV.

Prima della nascita di Cristo i Giudei (come si fa con un erede di tenera età )
erano tenuti sotto la legge , quasi sotto tutore. Si sforza di ritrarli dalla
servitù della legge ; come quelli , che ricevuto avevano l'adozione in fi-
gliuoli. Rammenta , con quanto fervore avevano accolto lui e la sua pre-
dicazione. Allegoria de' due figliuoli di Abramo siguificante i due testa-
menti. Gli zelatori della legge saran discacciati dall ' eredità di Cristo.

། 1. Dico autem : quanto 1. Or io dico: fino a tan-

tempore heres parvulus est , to , che l'erede è fanciullo, ei


nihil differt a servo , cum sit non è differente in cosa alcu-
dominus omnium . na da un servo , essendo pa-
drone di tutto.
2. Sed sub tutoribus et 2. Ma è sotto i tutori ed

actoribus est, usqus ad prae- economi sino al tempo stabi-


finitum tempus a padre . lito dal padre :
3. Ita et nos cum essemus 3. Così anche noi quand'e-
parvuli, sub elementis mundi eravamo
ravamo fanciulli >
eramus servientes. servi dei rudimenti dati al
mondo.

ANNOTAZIONI

Vers. 1. 2. Fino a tanto , che l'erede è fanciullo , ec. Porta l'Apo-


stolo per confermare il suo assunto la similitudine di un pupillo , il quale
benchè per ragione di erede e per volontà del padre sia padrone di tutto
il patrimonio , nulladimeno è nella paterna casa qual servo , perchè go-
vernato dall'arbitrio de ' curatori o tutori fino al tempo fissato dal
padre.
Vers. 3. Così anche noi quand' eravamo fanciulli , ec. Nella stessa
guisa anche noi Giudei , allorchè eravamo fanciulli cioè deboli ed imper-
fetti e carnali e portati , com'esser sogliono i fanciulli , alle cose sensi-
bili , eravamo assoggettati al magistero della legge e ai riti sensibili ,
i quali paragonati alla fede e alla scienza del Vangelo altro non sono ,
che quasi i primi rudimenti , che diede Dio al mondo della dottrina ce-
312 LET. DI S. PAOLO AI GALATI

4. At ubi venit plenitudo 4. Ma venuta la pienezza


temporis , misit Deus Filium del tempo , ha mandato Dio
suum, factum ex muliere
il Figliuol suo fatto di don-
factum sub lege , na , fatto sotto la legge
5. Ut eos , qui sub lege 5. Affinchèredimesse quel-
erant , redimeret , ut ado- li , che eran sotto la legge ,
ptionem filiorum recipere- affinchè ricevessimo l'adozio-
mus. ne in figliuoli.
6. Quoniam autem estis 6. Or siccome voi siete fi-
filii , misit Deus Spiritum Fi- gliuoli , ha mandato Dio lo
lii sui in corda vestra , cla Spirito del Figliuol suo ne vo
mantem : Abba , Pater. stri cuori , il quale grida :
Abba , Padre.

leste, affine di prepararlo alla piena cognizione della verità , la quale ma-
nifestar doveasi per Cristo. Questi rudimenti gli apparavano con gran dif-
ficoltà i Giudei , ed in essi con gran pena si esercitavano senza conosce-
re ( la maggior parte di essi ) qual fosse il vantaggio , che da' medesimi
dovevan trarre , nella stessa guisa , che i fanciulli i primi elementi stu
diano delle lettere senza sapere , a che giovar possa lo studio , che in essi
fanno .
Vers. 4. 5. Ma venuta la pienezza del tempo ec. Ma venuto quel tempo
stabilito da Dio Padre, in cui finita la servitù della legge principiar dove-
vamo a essere trattati da eredi ; mandò dal suo seno il suo unigenito, il quale
fatto di donna ( viene a dire ; presa umaua carne dal sen di una donna
senza opera di uomo ) soggetto non per obbligazione , ma per propria sua
volontà alla legge , liberasse , pagato il prezzo , coloro , che alla legge
eran soggetti , onde per grazia del Figliuol naturale divenuto uomo come
noi , e nostro fratello , divenissimo noi figliuoli adottivi .
Vers. 6. Or siccome voi siete figliuoli , ec. Applicata a se ed agli
Ebrei la proposta similitudine , si rivolge Paolo a' Galati , i quali avrebber
potuto dire : se i Giudei dalla servitù della legge sono passati alla adozione
de' figliuoli , dovremmo anche noi soggettarci alla legge per conseguire la
grazia della adozione . Ma no , dice l ' Apostolo , voi uon avete bisogno
della tutela della legge , perchè già siete figliuoli di Dio , e posti già
nella libertà de' figliuoli, e della vostra compiuta adozione pegno infallibile
si è lo Spirito del Figliuolo mandato ne' vostri cuori da Dio , dal quale
CA P. IV. 313

7. Itaque iam non es ser- 7. Dunque non se' più ser-


vus , sed filius. Quod si filius vo ,
ma figliuolo. E se fi-
et heres per Deum. gliuolo , anche eredeper Dio.
8. Sed tunc quidem igno- 8. Ma allora non cono-
rantes Deum , iis , qui natu- scendo Dio , eravate servi di
ra non sunt Dii , serviebatis. quelli , i quali realmente non
sono Dii.
9: Nunc autem cum co-
9. Ma adesso avendo cono-
gnoverit Deum immo co- sciuto Dio , anzi essendo da
is
guiti sitis a Deo : quomo Dio conosciuti , come vi ri-
do
convert
imini iterum ad in- volgete indietro ai deboli e
firma et egena elemen poveri rudimenti , ai quali
ta
quibus denuo servire vultis? volete da capo tornare a ser-
vire ?

Spirito la fiducia e l'affetto in voi nasce , col quale a Dio rivolgendovi,


con gran sentimento sclamate : Padre , Padre .
L'Apostolo dice qui , che lo Spirito santo è Spirito del Figliuolo ,
u sia di Cristo , non tanto per indicare , che dal Figliuolo egli procede ,
come dal Padre , quanto per rammemorare a chi della nostra adozione e
dello Spirito ricevuto siamo noi debitori . Vedi Rom. VIII. 15. 16 .
Vers. 7. Dunque non se' più servo , ec. Dal plurale passa al singola-
re e così esprime con grande energia , come ciascheduno de' fedeli ha
parte ad un bene si graude . Tu duuque , o Galata , chiunque sei , tu ,
o cristiano una volta gentile , non devi essere sotto tutore , non sotto
la servitù della legge , ma figliuolo ed erede per misericordia di Dio ,
come gli Ebrei per la promessa ; Rom. XV . 9. 10. ec.
Vers. 8. Ma allora non conoscendo Dio , ec. Ma voi , o Galati , nei
passati tempi eravate in una servitù molto differente da quella degli Ebrei,
imperocchè non conoscendo il vero Dio, vi eravate addetti al servigio
ed al culto di quelli , che non son dii , nè di dii meritano il nome .
Vers. 9. Avendo conosciuto Dio , anzi essendo da Dio conosciuti , co-
me vi rivolgete ec . Ora però voi conoscete Dio , anzi per parlare più
esattamente , siete conosciuti da lui , che per suoi vi ha accolti , e vi ha
data la fede , che è suo dono. Or ciò essendo , e come mai volete adesso
volgervi indietro a quelle cerimonie , che altro già non furono, che sem-
plici rudimenti imperfetti e poveri di virtù e di efficacia , a' quali pur
314 LET. DI S. PAOLO AI GALATI

10. Dies observatis , et 10. Voi tenete conto de

menses et tempora et an- giorni , de mesi , de' tempi ,


nos. degli anni.
11. Timeo vos , ne forte 11. Temo per voi , ch' io
sine causa laboraverim in non mi sia forse inutilmente
vobis. affaticato tra voi.
12. Estote sicut ego, quia 12. Siate come me, dapoi-
et ego sicut vos ; fratres , chè io pur son come voi ; ve
obsecro vos : nihil me lae- ne scongiuro , o fratelli , voi
sistis. non mi avete offeso in nulla.

volete servire ? La legge fu come la prima istituzione del culto di Dio ,


ed ella aveva per iscopo e per termine di condur gli uomini a Cristo. Or
come mai voi , che a questo termine siete già pervenuti , volete ritornare
indietro al culto giudaico ?
Chiama egli , rudimenti deboli e poveri , le cerimonie legali , per.
chè considerate nella propria loro essenza e separatamente dalla fede in
virtù di
Cristo , non conferivano la grazia , nè la santità , nè avevan
giustificare. Vedi Hebr. VII . Ma conciossiachè parli l'Apostolo con dei
Gentili , i quali non erano stati giammai sotto le cerimonie legali , si do-
manda il perchè egli dica : vi rivolgete di nuovo ai deboli e poveri rudi-
menti . Ma si può rispondere , che o eranvi trai Galati anche degli
Ebrei convertiti , o che l'idea di unire col Vangelo la legge non poteva
essere venuta se non da que ' falsi apostoli , i quali Ebrei di nazione ', ap-
passionatissimi per la legge , anche dopo aver abbracciata la Fede an-
davano per qua e là per le chiese inspirando ai nuovi Cristiani le loro
storte immaginazioni , e con questi , come autori di tutto il male se la pren.
de l'Apostolo .
Vers. 10. Voi tenete conto de' giorni , de' mesi ec. Voi osservate super-
stiziosamente i di festivi secondo la legge, e i mesi , (cioè a dire i noviluni,
e il primo e il settimo mese ) , e i tempi stabiliti per le grandi solennità ,
e l'anno settimo di remissione e l'anno del giubbileo . Sotto queste ceri .
moniali osservanze dei tempi comprende l' Apostolo tutto il restante de' riti
giudaici .
Vers. 12. Siate come me , dapoichè io pur son come voi . Prendete i
mici sentimenti , com io ho preso i vostri . Io giudeo nato nella legge mi
sono accomodato alla maniera di vivere di voi Gentili ; perchè non farete
voi quello , che ho fatto io ?
CA P. IV. 315

13. Scitis autem , quia per 13. E sapete , come tempo


infirmitatem carnis evange- fa tralle afflizioni della carne
lizavi vobis iampridem : et vi annunziai il vangelo : e
tentationem vestram in carne la tentazione vostra ne' pati-
mea , menti della mia carne,
14. Non sprevistis , neque 14. Non la dispregiaste ,
respuistis: sed sicut Angelum nè l' aveste in obbrobrio : ma
Dei excepistis me , sicut mi riceveste come un Angelo
Christum Iesum. di Dio , come Cristo Gesù.
15. Ubi est ergo beatitudo 15. Dov'è dunque quella
vestra ? Testimonium enim vostra felicità ? Imperocchè
perhibeo vobis , quia , si fie- vi fo fede , che se fosse stato
ri posset , oculos vestros e- possibile , vi sareste cavati i
ruissetis , et dedissetis mihi. vostri occhi per darli a me.
16. Ergo inimicus vobis 16. Son io dunque diven-
factus sum , verum dicens tato vostro nemico a dirvi la
vobis ? verità?

Voi non mi avete offeso in nulla . Voi nou mi avete fatto alcun torto
nella mia propria persona , onde le mie riprensioni nascer non possono da
sdegno, ch' io mi abbia contro di voi , ma da amore derivano e da zelo della
vostra salute .
Vers . 13. 14. Sapete , come tempo fa tralle afflizioni della carne vi
annunziai il vangelo , ec. Ed ho ben ragione di amarvi ; imperocchè io ben
mi ricordo , e voi stessi sapete , come la mia predicazione tra di voi fu
corteggiata da molte tribolazioni , ond' io fui afflitto nella carne : ma que-
ste tribolazioni ( le quali erano per voi una tentazione capace di indurvi
a disprezzar me e il Vangelo da me predicato ) , non le dispregiaste , ma
mi riceveste con quell ' onore , con cui avreste accolto un Angelo del
Signore , che fosse tra voi comparso , o come Cristo medesimo , se fosse
venuto in carne tra voi .
Vers. 15. Dov'è dunque quella vostra fecilità ? Imperocchè vi fo fe
de , ec. Felici io vi chiamai allora per la vostra fede ed amore al Vaugelo.
Ma dov'è andata adesso quella vostra felicità ? Dove l'affetto per me, che
era tale , che io posso con verità affermare , che gli occhi stessi avreste
voluto poter trarvi dalla testa per darli a me ?
Vers. 16. Son io dunque diventato ec. Mi credete voi adesso vostro
nemico , perchè vi dico la verità , e i vostri errori correggo?
316 LET . DI S. PAOLO AI GALATI

17. Aemulantur vos non 17. Sono gelosi di voi non


bene : sed excludere vos vo- rettamente : ma voglion met-
lunt , ut illos aemulamini . tervi fuora , affinchè amiate
loro.
18. Bonum autem aemu- 18. Siate amanti del bene
lamini in bono semper : et
per buon fine sempre , e non
non tantum , cum praesens solamente , quand'io son pre-
sum apud vos. sente tra voi.
19. Flioli mei , quos iterum 19. Figliuolini miei , i

parturio , donec formetur quali io porto nuovamente nel


Christus in vobis. mio seno sino a tanto , che sia
formato in voi Cristo .
20. Vellem autem esse a- 20. Ma vorrei essere ora

pud vos modo , et mutare presso di voi , e cambiar la


vocem meam : quoniam con- mia voce: conciossiachè sono
fundor in vobis. perplesso riguardo a voi.

Vers. 17. Sono gelosi di voi non rettamente ; ec. Accenna la vera causa
del poco amore , che avevano per lui allora i Galati . Questi vostri nuovi mae-
stri , dice egli, sono gelosi di voi , e me cousiderano come loro rivale ,
perchè vi amano con amore non retto e santo, ma falso e interessato ; vo-
gliono separarvi da me , col quale eravate prima una cosa stessa , affin-
chè non altri amiate fuora di essi . Vedi il Crisostomo .
Vers. 18. Siate amanti del bene ec. Voi mi amerete sempre e vicino e
lontano , quando amerete il bene , e lo amerete non per umani riguardi,
ma con retto e santo fine .
Vers. 19. Figliuolini miei , i quali io porto nuovamentè ec. In altri
luoghi l'Apostolo si paragona ad un padre tenero ed appassionato verso i
suoi figliuoli spirituali , qui si paragona ad una madre , e questa compa .
razione è più propria a spiegare le molestie e gli affanni , che era costato a
lui il partorirgli a Cristo , e la nuova pena , ch' egli doveva soffrire ,
dopo che i Galati deviato avendo dalla fede e dalla somiglianza di Cristo ,
avean bisoguo , ch' egli con nuova fatica e dolore gli riformasse . Vedi il
Crisostomo .
Vers. 20. E cambiar la mia voce : conciossiachè sono perplesso ec.
Vorrei esservi dappresso , affin di conoscere le disposizioni degli animi
CA P. IV . 317

21. Dicite mihi , qui sub 21. Ditemi voi , che volete

lege vultis esse , legem non essere sotto la legge , non a-


legistis ? vete letta la legge ?
22. Scriptum est enim : 22. Imperocchè sta scritto,
quoniam Abraham duos fi- che Abramo ebbe due figliuo-
lios habuit : unum de an- li , uno della schiava , e uno
cilla , et unum de libera. della libera.
* Genes. 16. 15. et 21. 2.
23. Sed qui de ancilla , 23. Ma quello della schia-
secundum carnem natus est, va nacque secondo la carne :
qui autem de libera , per quello poi della libera in vir-
repromissionem : tù della promessa :
24. Quae sunt per allego- 24. Le quali cose sono sta-
riam dicta. Haec enim sunt te dette per allegoria. Impe-
duo testamenta . Unum qui- rocchè questi sono i due te-

vostri, e alle medesime adattare la mia voce e le mie parole ; imperocchè


tra mille diversi pensieri ondeggia il mio spirito in riflettendo allo stato
vostro presente .
Vers. 21. Ditemi voi , che volete esser sotto la legge , ec. Viene
l'Apostolo ad esporre ai Galati un argomento tratto dalla medesima legge,
cioè da quello , che vien riferito nella Genesi cap. XVI. 5. , XXI. 28.
Voi , dice egli , divenuti in oggi zelatori della legge , avete voi conside-
rato giammai nel legger la legge il mistero ascoso nel fatto dei due
figliuoli di Abramo ? Se voi lo aveste considerato, ne avreste certamente
inferito, che la stessa legge v ' indirizza a Cristo .
Vers. 23. Nacque secondo la carne . Ismaele nacque secondo il con-
sueto ordiue naturale , perchè Abramo benchè di età avanzata non era
ancora decrepito , e Agar era giovine .
In virtù della promessa . Non secondo l' ordine naturale , ma per una
straordinaria virtù promessa da Dio a' genitori nacque Isacco , perchè
quelli erano ambedue in età da non dover più sperar prole .
Vers. 24. Le quali cose sono state dette per allegoria ec . L'allegoria
è quando una cosa si dice 9 e se ne significa un' altra , ed havvi una
specie d'allegoria di parole , altra di fatti ; e di allegorie particolarmente
di questa seconda specie sono piene le sacre lettere . Dice adunque l'Apo-
stolo , che la storia de' due figliuoli di Abramo ha un senso allegorico ,
318 LET. DI S. PAOLO AI GALATI
dem in monte Sina , in ser- stamenti 4 uno del monte Si-
vitutem generans : quae est na . che gener sschiavi
a chiavi : que
Agar : sto è Agar :
25. Sina enim mons est
25. Imperocchè il Sina è
in Arabia , qui coniunctus un monte dell' Arabia , che
est ei , quae nunc est Ieru- corrisponde alla Gerusalem
salem , et servit cum filiis me , che è adessò , la quale
suis. è serva insieme co' suoi fi
gliuoli.
26. Illa autem , quae sur- 26. Ma quella , che è las
sum est Ierusalem , libera suso Gerusalemme , ella è li-
est : quae est mater nostra . bera ; e dessa è la madre no-
stra.

perchè adombra il mistero de ' due testamenti , de' quali il primo dato sul
monte Sina fa non de' figliuoli , ma degli schiavi , come erau gli Ebrei ,
i quali a Dio servivano in ispirito di timore sotto le ombre di molte e
gravose cerimonie carnali ; e questo testamento è significato per Agar av
cella .
Vers. 25. Il Sina è un monte dell' Arabia , che corrisponde ec. Il
moute Sina è nell' Arabia Petrea , e per conseguenza molto rimoto da Ge-
rusalemme ; ma questo monte , sopra di cui fu data la legge , ha molta
relazione alla Gerusalemme del tempo di adesso , cioè a dire del secol
presente , alla Gerusalemme terrena ; perchè questa è la fede del popolo
ebreo ; perchè se sul Sina fu data la legge , in Gerusalemme primiera
mente regna la legge : perchè finalmente uno stesso popolo è quello , che
ebbe la legge sul Sina , e in Gerusalemme combatte per la legge ; e questa
è quella Gerusalemme , la quale con tutti i suoi figliuoli è serva , come
Agar , sotto la legge . Ecco la bella sposizione del Crisostomo e di s. Gi
rolamo : Agar significa abitazione passeggera ; Sina vuol dir tentazione ;
Arabia , occaso Ismaele , uno , che ascolta Dio . Per Agar adunque viene
a significarsi , che il vecchio testamento non doveva esser perpetuo ; pel
Sina , ch'ei sarebbe stato argomento di tentazione ; pell ' Arabia , ch'egli
avrebbe avuto fine ; per Ismaele , che ascolta, ma non mette in pratica i
comaudamenti , per questo uomo antico , sanguinario, nemico de' fratelli
sono significati i Giudei duri , feroci , nemici de' Cristiani , i quali Giudei
ascoltan la legge , ma non l'osservano .
Vers. 26. Ma quella, che è lassuso Gerusalemme , ec. Ma il secondo
testamento , la Chiesa cristiana ( cui il nome di Gerusalemme veracemente
CA P. IV, 319
27. Scriptum est enim : * 27. Imperocchè sta scrit-
laetare sterilis , quae non pa- to : rallegrati , o sterile , che
ris erumpe , et clama, quae non partorisci : prorompi in
non parturis : quia multi fi- laudi , e grida tu , che non
lii desertae , magis , quam
se'feconda: imperocchè mol-
eius , quae habet virum. ti più sono i figliuoli della
* Isai. 54. 1.
abbandonata , che di colei ,
che ha marito.

28. Nos autem , fratres ,
28. Noi perciò , o fratelli ,
secundum Isaac promissionis siamo come Isacco figliuoli
filii sumus .
della promessa.
* Rom. 9. 8.
29. Sed quomodo tunc is, 29.Ma siccome allora que-

qui secundum carnem natus gli che era nato secondo la

conviensi , che significa vision della pace ) , la quale la sua origine ha


nel cielo , donde venne il suo capo , e dove dietro al suo capo ella aspira
continuamente , questa Gerusalemme , questa nuova Sara ella è libera dal
giogo della legge mosaica , ed ella è nostra madre .
Vers. 27. Rallegrati, o sterile , ec . In questa magnifica predizione d' Isaìa
si fa manifesta allusione a Sara sterile e ad Agar feconda ; e quantun-
1 que nel senso storico e letterale il Profeta avesse probabilmente in mira 1
i tempi , ne' quali la città di Gerusalemme per lungo tempo abbandonata e
priva di regno rifiorir doveva , e ripopolarsi più di tutti gli altri paesi ;
con tutto ciò in un senso più certo e più sublime della nuova Gerusalem -
me egli parla , della Chiesa del nuovo testamento divenuta in un momento
feconda di figli molto più della sinagoga , la quale da tanti secoli si vantava
di avere Dio per isposo per ragion del culto , che a lui rendeva. La Chiesa
cristiana adunque , la quale in tutti i secoli precedenti quasi niuno dei
Gentili , e pochissimi degli Ebrei stessi accolse in seno , considerata per-
ciò , e lasciata per isterile come Sara , vuole il Profeta , che con inni fe-
stosi e con laudi perenni renda grazie a colui , il quale di prole la arricchi
numerosa come le stelle del cielo e come le arene del mare .
Vers. 28. Noi perciò . . . siamo come Isacco ec. Noi nati come Isacco
di madre sterile , siamo , com' egli , figliuoli della promessa , siamo lo spiri-
tuale seme di Abramo , i legittimi figli ed eredi delle promesse fatte a quel
Patriarca .
Vers. 29. Ma siccome allora , quegli , che era nato secondo la car-
ne, ec. Secondo il sentimento di dotti Interpreti Ismaele derideva la pietà
di Isacco, Vedi Gen. XXI . 9. Siccome adunque in quel tempo il figliuol
320 LET. DI S. PAOLO AI GALATI

fuerat , persequebatur eum , carne , perseguitava colui ,


qui secundum spiritum : ita che era secondo to spirito :
et nunc. così anche di presente.
30. Sed quid dicit scri- 30. Ma che dice la scrittu-
* Eiice ancillam et
ptura ? ra ? Metti fuori la schiava
filium eius : non enim heres e il figliuolo di lei : imperoc-
erit filius ancillae cum filio chè non sarà erede il figliuol
liberae. della schiava col figliuolo
* Genes. 21. 10. della libera.

31. Itaque , fratres , non 31. Per la qual cosa , o

sumus ancillae filii , sed libe- fratelli , noi non siamo fi


rae : qua libertate Christus gliuoli della schiava , ma della
non liberavit. libera , e di quella libertà , a
cui Cristo ci ha affrancati.

della schiava perseguitava il figliuolo della donna libera per ragione della
pietà ; così adesso Israele carnale allo spirituale Israele fa guerra : così
gli Ebrei ostinatamente impegnati a sostenere que' riti , che voi volete
imitare o Galati , odiano , e perseguitano il Cristianesimo .
Vers. 30. Ma che dice la scrittura ? Metti fuori ec . Che è egli adun ·
que da fare ? Quello appunto , che in simile circostanza fu scritto Gen.
XXI. 10. Dio ordinò , che la schiava e il figliuolo della schiava fosser
cacciati fuori della casa di Abramo , perchè il figliuolo della schiava nʊn
doveva aver parte all'eredità del figliuolo di Sara libera . L'Apostolo non
va più avanti , ma lascia ai Galati la cura di trarre da questo terribil esem-
pio la più terribile conseguenza del ripudio della sinagoga ( la quale sarà
cacciata dalla casa e dal popol di Dio , cioè dalla Chiesa ) , e della abo-
lizione de'riti e delle cerimonie giudaiche . Vedi Matt. VIII. 35. 36.
Vers. 31. Non siamo figliuoli della schiava , ma della libera , e di quella
libertà , ec. Ricordiamoci adunque o fratelli , che noi siamo discendenti
non di Ismaele, ma di Isacco , non servi , ma liberi dalla servitù della legge
in virtù di quella libertà , che Cristo ha a noi acquistata .
LET. DI S. PAOLO AI GALATI 321

CAPO V.

Chi vuol essere giustificato per te opere della legge , non partecipa del frutto
di Cristo , in cui non giova 1' essere circonciso , o l'essere incirconciso
ma la fede vivą. Gli esorta a guardarsi dai seduttori , e a coltivare la mu-
tua carità. La carne sempre ripugnante allo spirito trae l'uomo alle opere
della carne , le quali separauo dal regno de' cieli ; lo spirito produce frutti,
mediante i quali conseguiamo lo stesso reguo , benchè non facciamo le
opere della legge.

1. State , et polite iterum 1. Siate adunque costanti


iugo servitutis contineri . e non vogliate di nuovo la-
sciarvi impigliare dal giogo
di servitù.
2. Ecce * ego Paulus di-
2. Ecco , che io Paolo vi
co vobis , quoniam si cir- dico , che se vi circoncidete ,
cumcidamini , Christus vobis Cristò non vi gioverà niente.
nihil proderit.
* Act. 15. 1.

ANNOTAZIONI

Vers. 1. Siate adunque costanti, ec. Posti in libertà da Cristo non, vo-
gliate tornare indietro a sottoporvi al giogo delle cerimonie giudaiche .
Vers. 2. Io Paolo vi dico , che se vi circoncidete , ec. Con l'autori
tà di Apostolo io vi fo sapere , che , se voi credendo necessaria alla salute
la circoncisione , vi circoncidete , a nulla vi gioverà il cristianesimo , cui
rinunciate con quella aperta professione del giudaismo. Abbiamo osservato
nolte altre volte , come la circoncisione permettevasi tuttora in que' tem-
pi a'Giudei per una certa economia ; quanto ai Gentili , com' erano i Ga-
lati , veggiamo da tutto il contesto di questa lettera , che i loro nuovi mae-
stri predicavano la necessità di unir col Vangelo la legge , e perciò con
tanta forza grida l'Apostolo , che , se si circoncidono ( e lo stesso s' intenda
delle altre osservanze legali ) rinunciano al cristianesimo , perchè veniva-
no a dichiarare con tal atto non essere sufficiente per la salute la giusti-
zia , che vien dalla fede in Cristo.
Tom. XXIV. 21
322 LET. DI S. PAOLO AI GALATI

3. Testificor autem rursus 3. Imperocchè iofo di nuo


omni hominí circumcidenti vo sapere a qualunque uomo ,
se , quoniam debitor est u- > che si circoncide , che egli è
niversae legis faciendae. debitore dell' osservanza di

tutta la legge.
4. Evacuati estis a Chri- 4. Non siete più nulla ri-
sto , qui in lege iustificami- guardo a Cristo voi , che ca-
ni: a gratia excidistis. vate la giustizia dalla leg
ge: siete decaduti dalla gra-
zia.
5. Nos enim Spiritu ex fi- 5. Imperocchè noi dallo

de, spem iustitiae expectamus . Spirito per la fede aspettia-


mo la speranza della giusti
zia.

Vers 3. Fo di nuovo sapere a qualunque uomo , che si circoncide, ec.


S. Girolamo e dietro a lui altri Interpreti credono , che i falsi Apostoli
de' Galati si contentassero della circoncisione e di qualche altra piccola
parte de riti mosaici , affin di sottrarsi alle persecuzioni de' Giudei ( com-
parendo tra essi come Giudei ) ed anche de' Gentili , da ' quali era tol-
lerato il giudaismo : e la stessa regola dovevano insegnare anche a' Galati.
Ma l' Apostolo fa loro sapere , che ( come aveva detto altre volte ) chiun-
que ricevea la circoncisione , si sottoponeva all ' osservanza di tutta quanta
la legge , perchè se secondo la falsa loro opinione la legge è necessaria per
la salute , bisogna osservarla interamente , anzi la circoncisione stessa è
come una protestazione pubblica di abbracciare e mettere in pratica tut-
ta la legge.
Vers. 4. Non siete più nulla riguardo a Cristo voi , ec. Voi , che pre-
tendete di acquistar la giustizia mediante la legge, non avete più che fare
con Cristo , non avete più parte con lui , avete perduta la grazia del Van
gelo, I veri Cristiani la giustizia non aspettano se non da Cristo median-
te la fede.
Vers: 5. Noi dallo Spirito per la fede aspettiamo la speranza della
giustizia. Noi Apostoli , ovvero noi Cristiani del giudaismo , i quali cre-
diamo in Cristo, come dee credersi , aspettiamo dallo Spirito ( cui siam
debitori della nostra adozione ) mediante la fede ; aspettiamo , dico , i be
ni , che sono la speranza de' giusti . E se così pensiamo noi Giudei nati
nella legge , quanto più voi Gentili ?
CAP. V. 323

6. Nam in Christo lesu 6. Imperocchè in Cristo


neque cir
circum cisio
cumcis io aliquid Gesù nulla importa l'essere
et
val , neq ue praeputium : circonciso , o l'essere incir-
sed fides , quae per caritatem conciso : ma la fede operante
operatur . per la carità.
7. Currebatis bene : quis 7. Correvate a maraviglia:
vos impedivit veritati non chi vi rattenne dall' ubbidire
obedire ? alla verità ?
8. Persuasio haec non est
8. Questa persuasione non
ex eo , qui vocat vos . vien da colui , che vi chia-
ma.
9. Modicum fermentum 9. Un po' di lievito altera
totam massam corrumpit. tutta la massa.
* 1. Cor. 5. 6.

Vers. 6. Imperocchè in Cristo Gesù nulla importa ec Nel regno di


Cristo , nella Chiesa , non è utile o importante per la salute l'avere , o
il non aver la circoncisione , o l'osservare le altre parti della legge ; eļla
non giova nè a conseguir la giustizia , nè ad ottener la salute : la nostra
speranza è appoggiata alla fede , ma alla fede non oziosa , ma operante ,
o ( come meglio può tradursi il greco ) perfezionata per mezzo della ca-
rità. Questo luogo è simile a quello dell' Apostolo Giacomo : la fede sen-
za le opere è morta. E questo stesso luogo dà luce a que'molti altri , do-
ve l'Apostolo dice , che il giusto vive della fede , che la fede giustifica,
e simili , i quali luoghi , secondo la dottrina cattolica intendendosi della
fede viva operante per la carità. (
Vers. 7. 8. Correvate a maraviglia ; chi vi rattenne ec. Rassomiglia so-
vente l'Apostolo la vita cristiana a una corsa . Vedi I. Cor. IX. 24.: Gal.
II. 2. ec. Voi correvate felicemente nella via, della fede e della pietà alla
corona dell ' immortalità ; chi è colui , che vi ha posto inciampo tra' pie-
di per rattenervi ? Chi è colui , che tanto ha potuto sopra di voi , che
dalla ubbidienza , che professavate al Vangelo , vi ha strascinati al giu-
daismo ? Questa vostra credulità non vien certamente da colui , che vi
chiamò alla grazia , e tuttora vi chiama . Vuole l'Apostolo , che inten-
dano , che dal diavolo e da ' ministri del diavolo viene un cangiamento
così funesto . 1
Vers. 9. Un po' di lievito ec. Queste parolé possono intendersi delle
poche cerimonie legali ricevute tra' Galati , e aggiunte al Vangelo a per-
suasione de' maestri , e allora vorrà dire l' Apostolo : non crediate , che
324 LET. DI S. PAOLO AI GALATI

10. Ego confido in vobis 10. To confido nel Signore


in Domino , quod nihil aliud riguardo a voi , che non a-
sapietis : qui autem contur- vrete sentimento diverso : ma

bat vos , portabit indicium , chi vi sconturba , chiunque


quicumque est ille. siasi , porterà la condanna-
gione.
11. Ego autem , fratres , si 11. Quanto a me , ofra-
circumcisionem adhuc telli , se tuttora predico la
prae-
dico quid adhuc persecu- circoncisione , e perchè tutta-
tionem patior! Ergo evacua- via soffro la persecuzione ?
tum est scandalum crucis. Dunque è tolto via lo scan-
dalo della croce.

piccol male sia l'aver ammesso solamente una piccola porzione de' riti
giudaici qualunque cosa , per piccola ch'ella sia , che si aggiunga alla
dottrina di Cristo , ne altera la sincerità e l'integrità . Sembra però
più naturale il riferire le stesse parole al piccol numero de' Giudei , i
quali cercavano di tirare i Galati alla osservanza della legge , da' quali
debbono guardarsi i Galati attentamente , perchè con molta facilità co-
minciando da pochi si propaga l'infezione della prava dottrina .
Vers. to. Chi vi sconturba ... porterà la condannagione . Sembra ,
che qui l' Apostolo abbia in vista il principale autore della divisione , il
caporione de' falsi apostoli , cui minaccia o la scomunica , o la veudetta
del cielo ; mentre de' Galati , i quali piuttosto per leggerezza e timore,
che per malizia eran caduti , ha ferma speranza , che si ridurranno alla
prima loro docilità e sincerità nella fede .
Vers. 11. Se tuttora prédico la circoncisione, e perchè tuttavia sof-
fro ec. I falsi apostoli per dar credito alle novità , che introducevano
tra i Galati ; non dubitavano di andare spargendo , che lo stesso Paolo
avea i medesimi sentimenti , e probabilmente a persuadere questa falsità
abusavano della condiscendenza di Paolo uel far circoncidere il suo Ti-
moteo . S. Paolo però rigetta questa calunnia con un solo argomento ,
ma tale , che può bastare per molti . Costoro , dice egli , che così par-
lano , non parlano solamente contro la verità , parlano eziandio contro
la propria opinione ; imperocchè , se io giudaizzo , com'essi dicono ,
ond'è che io sono si ostinatamente perseguitato dagli stessi Giudei miei
nazionali pel solo motivo della legge , di cui mi considerano come nemi-
co , e come tale mi odiano e cercano la mia morte ? Se io insieme con
la croce di Cristo predicassi la circoncisione e la legge , sarebbe tolto
CAP. V. 325
12. Utinam et abscindan-
12. Dio voglia , che siano
tur qui vos conturbant., anche recisi quelli , che vi
sconturbano.
13. Vos enim in liberta-
13. Imperocchè voi siete
tem vocati estis , fratres : stati chiamati , o fratelli ,
tantum ne libertatem in
alla libertà ; purchè della
occasionem detis carnis , sed libertà non facciate un'occa-
per caritatem Spiritus servi- sione per la carne , ma ser-
te invicem . altri per la
vite gli uni agli altri
carità dello Spirito .
14. Omnis enim lex in uno 14. Conciossiachè tutta la
sermone impletur : * diliges legge comprendesi in questa
proximum tuum sicut te- parola : ama il prossimo tuo,
ipsum . come te stessó.
* Levit. 19. 18. · Matt. 22. 39.
· Rom. 13 . 8. 1. Pet. 2. II .

lo scandalo de' Giudei , i quali non tanto si offendono della predicazione


della croce , quanto dell' abolizione della legge , la qual abolizione patir
non possono , che si predichi da me e dagli altri Apostoli nati Giudei ,
nati sotto la legge . Se adunque e la croce e la legge io congiungessi ,
non si opporrebbero più alla mia predicazione , mi sopporterebbono, come
sopportano cotesti vostri maestri , i quali sanno essere insieme e Giudei e
Cristiani .
Vers. 12. Dio voglia , che siano anche recísi ec . Tolga Dio di mez-
zo a voi gli autori della divisione . Imprecazione nascente non da odio ,
ma da amore della giustizia , della gloria di Dio , e del bene della Chiesa ,
alla quale si grave scandalo portavano i seminatori delle nuove dottrine ai
quali con profetico spirito minaccia l'imminente divina vendetta .
Vers. 13. Purchè della libertà non facciate un'occasione ec. Dopo
aver dimostrato si fortemente , che i Cristiani sono liberi dalla legge e
dal timore servile , da ciò prende occasione di indicare i confini della
cristiana libertà . Või siete liberi, perchè Cristo vi ha chiamati alla libertà,
e della libertà ha voi fatto dono ; ma questa libertà dello Spirito non dee
servir di occasione , o di pretesto per vivere secondo la carnes imperocchè
questa libertà non vi esime dalla naturale , e divina legge della carità , se-
condo la quale tenuti siete a servire volontariamente gli uni agli altri con
tutti gli uffici di benevolenza e di amore .
Vers. 14. Tutta la legge comprendesi ec . Vedi Rom. XIII. 8. 9. Ed è
da notare , che l'Apostolo non esclude qui l'amore di Dio , ma lo sup-
326 LET . DI S. PAOLO AI GALATI

15. Quod si invicem mor. 15. Che se vi mordete gli


detis , et comeditis : videte , uni gli altri, e vi mangiate ,
ne ab invicem consumamini . badate di non cònsumarvi gli
uni gli altri.
16. Dico autem : Spiritu 16. Or io dico : camminate
ambulate, et desideria carnis secondo lo Spirito , e non sa-
non perficietis . tisfarete i desiderj della car
ne.
17. Caro enim concupiscit 17. Imperocchè la carne
adversus Spiritum : Spiritus ha desiderj contrarj allo spi-
autem adversus carnem : haec rito : lo Spirito desiderj con-
enim sibi invicem adversan- trarj alla carne : dapoichè
tur ut non quaecumque queste cose sono opposte tra
vultis , illa faciatis. loro : onde voi non facciate
tutto quel che volete.

pone quasi radice , da cui pallula l'amor del prossimo . Matt. VII. 52. ,
XXII . 39.
Vers. 15. Che se vi mordete ec . Questi dissidj , odj , detrazioni , che
erano tra' Galati , è molto probabile , che avesser origine dalle dispute in-
torno alle stesse cerimonie legali . Or il fine di tali dissidj , se voi non vi
rimediate in tempo , sarà , dice Paolo , la perdita della carità e della pietà ,
e la rovina di tutti . Vedi Hebr. XII. 29.
Vers. 16. Camminate secondo lo Spirito , e non satisfarete ec. La
somma de' miei avvertimenti è questa : ordinate la vostra vita secondo lo
Spirito di Cristo , e i desiderj della carne saran raffrenati da questo Spirito,
onde non acconsentiate a ' medesimi , nè ad essi vi soggettiate . Rom.
XIII. 14.
Vers. 17. La carne ha desiderj contrarj allo Spirito : ec. La concupi-
scenza carnale è il principio funesto di tutti i desiderj contrarj allo Spirito
del Signore, e lo Spirito del Signore è il principio de' desiderj santi opposti
alla stessa concupiscenza . La carne e lo Spirito , i desiderj della carue e
i desiderj dello Spirito sono cose tra loro opposte , e questo interno com-
battimento , che è nell' uomo nel tempo di questa vita , fa sì , che la vo
lontà dell'uomo rigenerato non possa tutto quello , che bramerebbe . Vor-
rebbe essere esente , per esempio , dai movimenti dell'ira e della im-
purità, e non può esserlo durante la mortalità presente. Vedi Rom. VII. ,
VIII. 13. ec.
CAP. V. 327

18. Quod si Spiritu duci- 18. Che se voi siete guida-


mini , non estis sub lege. ti dallo Spirito, non siete sot.
to la legge.
19. Manifesta sunt autem 19. Or manifeste sono le
opera carnis , quae sunt for- opere della carne , le quali
nicatio , immunditia , impu- sono l'adulterio , la fornica-
dicitia , luxuria , zione , impurità , la lussu-
ria ,

20. Idolorum servitus, ve- 20. L'idolatria , i vcnefi


neficia , inimicitiae , conten- cj , le nimicizie , le contese ,
tiones , aemulationes , irae , ' ire , le risse,
l'emulazioni , l
rixae , dissensiones , sectae , le discordie , le sette ,
21. Invidiae , homicidia 21. Le invidie , gli omici-
ebrietates 9 comessationes , dj , le ubbriachezze , le goz-
et his similia, quae praedico zoviglie , e cose simili a que-
vobis , sicut praedixi , quo- ste , sopra le quali vi preven
niam qui talia agunt, regnum go , come vi dissi già ; cho
Dei non consequentur . chi fa tali cosc , non consc-
guirà il regno di Dio.

Vers. 18. Se voi siete guidati dallo Spirito , ec. Esser guidati dallo
Spirito è lo stesso , che disse di sopra , camminare secondo lo Spirito .
Se voi adunque, o Galati , dallo Spirito di Dio siete condotti e governati ,
non siete aduuque omai più soggetti alla legge . Non siete soggetti alla legge
cerimoniale , come abbiam veduto finora ; non siete soggetti neppur alla
legge morale , o sia riguardante i costumi , in quanto questa legge ha per
suo proprio carattere lo spirito di terrore e di coazione , perchè lo spiri-
" da cui siete guidati uell'osservanza della legge morale, non è spirito
di timore , ma di carità , per cui volontariamente e spoutaneamente fate
quello , che dalla stessa legge è prescritto , così dov'è lo Spirito di Dio,
ivi è libertà . II. Cor. III.
Vers. 19. 20. 21. Or manifeste sono le opere della carne , ec. Per di-
mostrare , in quale abisso di mali precipiti la concupiscenza non frenata
dallo Spirito del Signore , novera l'Apostolo molti dei più gravi disordini
originati dalla stessa concupiscenza . Dove vuolsi osservare, che opera della
328 LET. DI S. PAOLO AI GALATI

22. Fructus autem Spiri- 22. Frutto poi dello Spiri-


tus est , caritas , gaudium , to si è , la carità , il gaudio ,
pax , patientia , benignitas , la pace , la pazienza , la be-
bonitas , longanimitas , nignità , la bontà , la longa-
nimità,
23. Mansuetudo , fides , 23. La mansuetudine , la

modestia , continentia , casti- fedeltà , la modestia, la con-


tas. Adversus huiusmodi non tinenza , la castità. Contro
est lex. queste cose non è la legge.
24. Qui autem sunt Chri- 24. Or quei , che sono di
sti , carnem suam crucifixe- Cristo , hanno crocifissa la
runt cum vitiis , et concupi- loro earne co' vizj , e con le
scentiis . concupiscenze.
25. Si Spiritu vivimus , 25. Se viviamo di Spirito,
Spiritu et ambulemus . camminiamo in išpirito.

carne chiama l'Apostolo tutto quello , che viene dall' uomo ; in quanto
egli è corrotto e guidato dal solo amor proprio ·
Veneficj . Questo è il proprio significato della voce greca , la quale
però suole estendersi anche a' malefici ed alle opere di magia , colle quali
per operazione diabolica si fa del male agli uomini .
Vers. 22. 23. Frutto poi dello Spirito si è , ec. Dopo le mortifere pro-
duzioni della carne rammemora le produzioni dolcissime e saluberrime dello
Spirito , le quali tutte chiama eglifrutto, come se fossero una sola cosa ?
perchè di fatto sono tutte unite insieme nella carità .
Il gaudio . Rom . XIV. 17.
Contro queste cose non è la legge . Il greco può anche tradursi :
contro coloro , che sono tali ( viene a dire , che di tali virtù sono ornati
e di tali doni ) : contro di essi e contro le opere , che essi fanno , non è
la legge , onde non la pena è ad essi dovuta , ma la gloria ed il regno .
Vers. 24. Quei , che sono di Cristo , hanno crocifissa la loro carne ec.
Coloro, che sono membri di Gesù Cristo , mortificano e reprimono per
virtù dello Spirito la concupiscenza carnale con tutti i vizj e passioni .
Rom. XIII.
Vers. 25. Se viviamo di Spirito , camminiamo ec. Vedi Rom.
VIII. 5.
CAP. V. 329

26. Non efficiamur inanis 26. Non siamo avidi di


gloriae cupidi , invicem pro- gloria vana, provocandoci gli
vocantes invicem inviden- uni gli altri , e portando in-
tes. vidia gli uni gli altri.

Vers. 16. Non siamo avidi di gloria vana , provocandoci ec. Da questo
versetto comincia l' Apostolo gli speciali avvertimenti , de' quali abbisogna-
vano i Galati ; ed è da osservare , come è per un tratto di umiltà , e per
insinuarsi più dolcemente negli animi di que' Cristiani accomuna qui a se
"
stesso l'importante insegnamento di non andar dietro alla gloria ` vana e
caduca , per ragion della quale i più arditi e superbi con facilità si portano
a cercar dispute e contese , e i più deboli ad invidiare ed aver astio a chi ri-
man superiore . Si può ben credere , che questi mali fosser tra' Galati un
effetto dello spirito di partito , e delle divisioni suscitatevi da' falsi apo-
stoli .
330 LET. DI S. PAOLO AI GALATI

CAPO VI.

Come debbesi ajutare il prossimo con umiltà , nè si dee tener conto delle
lodi degli uomini . Operar sempre bene , affinchè a suo tempo possiamo
mietere la vita eterna. Nuovamente gli esorta a guardarsi dai seduttori , i
quali predicando la legge non la osservano. Paolo si gloria solo in Cristo
crocifisso , riguardo a cui nulla importa l'essere circonciso , o l'esser
gentile.

..Fra
ratres ,, e s p
tres t i raeoc- 1. Fratelli , se un uomo
cupat
us fuerit homo in ali sia stato preoccupato sgra-
quo delict , vos , qui spiri- ziatamente in qualche fallo ,
o
tuales estis , huius i voi che siete spirituali, istrui-
modi n-
struit in spirit lenitat , te questo tale in ispirito di
e u is
consid teips , n e e t dolcezza , e pon mente a te
erans um
tu tenter . stesso, che tu pure non caschi
is
in tentazione.

ANNOTAZIONI

Vers. 1. Se un uomo sia stato preoccupato sgraziatamente in qualche


fallo, ec. Continua l ' Apostolo la sua esortazione, e in questo versetto esorta
i Galati alla mansuetudine verso di que' fratelli , i quali piuttosto per infer-
mità ed imprudenza, che per malizia erano caduti in qualche mancamento,
e quantunque parli generalmente di qualunque peccato , egli ha però in vi-
sta particolarmente quello , contro di cui ha parlato in tutta la lettera ,
viene a dire l'affetto alle cerimonie giudaiche , come bene osserva s. Giro-
lamo . Ordina adunque , che questi tali istruiti siano , e corretti in ispirito
di dolcezza , viene a dire , non con durezza e rigore , ma con soave beni-
gnità ; e per un tratto dell' ardente suo zelo e per la ardente sua brama
di imprimere fortemente nell' animo de' suoi figliuoli un precetto si grave
e sì opportuno a motivo delle passate divisioni , cangiando numero si
rivolge a colui , chiunque sia , che medita di porsi all'opera di correg
gere il fratello , che ha peccato , e gli dice : considera quel , che tu
sei ; che tu se fragile , e puoi ed esser tentato e cadere . Il pensiero
della propria fragilità ti ispirerà mansuetudine e bontà verso i deboli. Quelle
parole : voi , che siete spirituali , le riferiscono alcuni ai sacerdoti della
Chiesa de' Galati , i quali dovevano particolarmente essere pieni dello Spi-
CA P. VI. 331
2. Alter alterius onera 2. Portate gli uni i pesi
portate , et sic adimplebitis degli altri , e così adempire-
legem Christi. te la legge di Cristo.
3. Nam si quis existimat 3. Imperocchè se alcuno si
se aliquid esse , cum nihil tiene di essere qualche cosa ;
sit , ipse se seducit . mentre non è nulla , questi
seduce se stesso .

4. Opus autem suum pro- 4. Ma ciascheduno disami-


bet unusquisque , et sic in ni l'opera sua , e così sol in
semetipso tantum gloriam se stesso avrà gloria , e non
habebit , et non in altero. presso altrui.

rito di Dio , ed avevano principalmente l'obbligo di procurare l'emenda-


zione de' traviati . Altri le intendono più generalmente come dette a tutti
i Galati , e relativamente alla fraterna correzione , la quale però princi-
palmente conviene a coloro , che dallo Spirito di Dio sono governati. Vedi
Rom. XV. 1. Dove la nostra Volgata dice : istruite ; il greco porta : rimet-
tete a luogo , e propriamente significa quello, che si fa riguardo al corpo
umano , quando alcun ósso si è slogato , che per opera di perito chirurgo
rimettesi a suo luogo . Così ( dice Paolo ) rimettete a luogo il fedele uscito
fuori dall' ordine , che rompe il concerto del Corpo mistico , che è la
Chiesa , traviando dagli insegnamenti di lei , rimettetelo al suo luogo, ma
ciò fate con mano dolce e caritatevole .
Vers. 2. Portate gli uni i pesi degli altri , e così ec. Non v' ha dub-
bio, che questi pesi siano i peccati , i difetti , le imperfezioni ; porta i di-
fetti del fratello il cristiano, il quale non dispregia colui , che è caduto,
ma compassiona il di lui stato , e spera il suo risorgimento, e sopporta, e
dissimula , e Dio prega per lui . Così la legge di Cristo adempiesi , viene
a dire , il precetto della mutua dilezione . Ioan. XIII. 15.
Vers. 3. Se alcuno si tiene di essere qualche cosa , ec. Alla mansuetu-
dine raccomandata di sopra si oppone la superbia e lo smoderato amor
di se stesso .. Or sopra di ciò dice Paolo : si allontana dalla verità un
uomo , che si crede di essere qualche cosa mentre egli è veramente
un mero nulla . L'uomo nulla è , e nulla ha da se stesso , ma per sola
grazia di Dio egli è tutto quello , che è, I. Cor. XV.
Vers. 4. Ciascheduno disamini l'opera sua , e così ec. Chiami ciasche-
duno a sindacato la propria vita , le proprie azioni , prima che quelle del
fratello, e se avverrà , ch'egli trovi di aver camminate le vie della giusti-
332 LET. DI S. PAOLO AI GALATI

5. Unusquisque enim 5. Conciossiuchè ciasche-


onus suum portabit . duno porterà il proprio peso.
* 1. Cor. 3. 8.
6. Communicet autem is, 6. Quegli poi , che è cate-
qui catechizatur verbo , ei chizzato nella parola , faccia
qui se catechizat , in omni- parte di tutto quello , che ha
bus bonis. di bene , a chi lo catechizza.
7. Nolite errare: Deus non 7. Non ingannate voi stes-
irridetur . si: Iddio non si schernisce.
8. Quae enim seminaverit 8. Imperocchè quello , che
homo , haec et metet. Quo- l'uomo avrà seminato , quel-
niam qui seminat in carne lo ancor mieterà , onde chi
sua , de carne et métet cor- semina per la sua carne ,

ruptionem : qui autem semi- dalla carne mieterà la corru-


nat in Spiritu , de Spiritu zione : chi poi semina per lo
metet vitam aeternam . Spirito , dallo Spirito miete-
rà la vita eterna.

zia , avrà in se stesso onde gloriarsi della testimonianza della buona coscien
zá (II. Cor . I. 12.) , non anderà a mendicare la gloria dagli altri uomini
nel paragone , che egli fa di se stesso con quelli , che sonoso o son creduti
đã lui pegg iori .
Vers. 5 Ciascheduno porterà il proprio peso . Ognuno pensi al conto ,
che dee render di se al giudice di tutti ; debbe ognuno maggior cura aver
di ben esaminare e giudicare se stesso , che gli altri .
Vers. 6. Quegli poi , che è catechizzato nella parola , ec. Colui , che è
istruito nella parola della fede , nel Vangelo , è tenuto ad assistere di tutto
quello , che Dio gli ha dato di beni êsteriori , il proprio maestro ; così è
tenuto ad assisterlo non solo con le ricchezze per provvedere al di lui
sostentamento , ma anche con l'autorità , col consiglio e con ogni ufizio di
carità .
Vers. 7. 8. Non ingannate voi stessi : Iddio non si schernisce . Impc-
rocchè ec. Riprende la tenacità de' ricchi ; i quali cercano sovente i prete-
sti per esimersi dall' insegnamento posto nel versetto precedeute. Non in-
gannate voi stessi ; gli uomini possono forse appagarsi delle frivole e false
scuse, ma niuno sarà , che di Dio si burli impunemente , ed è regola in-
CA P. VI. 333

9. Bonum autem facien- 9. Non ci stanchiamo nel


tes , non deficiamus : tempo far del bene : conciossiachè
re enim suo metemüs non non istancandoci mieteremo
deficientes. a suo tempo..
* I. Thes. 3. 13.

10. Ergo dum tempus´ha- 10. Per la qual cosa fino

bemus , operemur bonum ad che abbiam tempo , facciam


omnes maxime autem ad del bene a tutti , massima-
domesticos fidei. mente però a quelli che per
la fede sono della stessa fa-
miglia.
11. Videte , qualibus lite- 11. Guardate , che lettera
ris scripsi vobis mea manu . vi ho scritto di proprio pu-

gno .

fallibile , che l'uomo mieta di quel , che ha seminato, e che la mercede


corrisponda alla qualità delle opere ; chi semina per la carne , viene a
dire , chi per la carne , e per le carnali cupidità vive ed opera , dalla
carne mieterà la corruzione e la morte eterna , chi per lo Spirito di Dio
vive ed opera , dallo Spirito di vita riceverà vita e felicità eterna .
Vers. 9. Non ci stanchiamo nel far del bene : ec. Non ci stanchiamo
di esercitare la carità e la beneficenza nè per la ingratitudine o indegnità
degli uomini , nè per alcun altro umano riguardo, non bisogna pretendere
di raccogliere , quando è il tempo di seminare ; seminiamo adesso con
costanza e fervore e raccoglieremo a suo tempo , nel tempo proprio , nel.
tempo della raccolta , nella vita avvenire .
Vers . 10. Fino che abbiam tempo , fucciam del bene ec. Non sap
piamo , quanto ancor ci rimanga di tempo per far la nostra semente ; non
Lasciamo fuggire perciò niuna occasione di far del bene a tutti gli nomini
uniti a noi per la comune somiglianza con Dio , particolarmente però a
quelli , i quali sono con noi congregati per mezzo della fede in una sola
famiglia , famiglia di Dio , che è la Chiesa . J
Vers. 11. Guardate , che lettera vi ho scritto di proprio pugno . S.
Paolo, il quale non sapeva formare molto pulitamente i caratteri greci ,
soleva perciò dettar ad altri le sue lettere ( come osserva il Grisostomu) ,
e sottoscriverle , aggiungendo talora di propria mano il saluto . Questa
lettera per una dimostrazione di ardente affetto verso de' Galati, è per far
334 LET. DI S. PAOLO AI GALATI

12. Quicumque enim vo- 12. Tutti coloro , che vo-

lunt placere in carne , hi gliono esser graditi secondo


cogunt vos circumcidi , tan la carne , questi vi sforzano
tum ut crucis Christi perse- a circoncidervi solo per non
cutionem non patiantur. patire persecuzione per la
croce di Cristo.

13. Neque enim qui cir- 13. Imperocchè neppur


cumciduntur , legem custo- quelli , che si circoncidono
diunt : sed volunt vos cir osservan la legge : ma voglio-
cumcidi , ut in carne vestra no , che vi circoncidiate per

glorientur. glorificarsi sopra la vostra


carne.
14. Mihi autem absit glo- 14. Ma lungi da me il
riari , nisi in cruce Domini gloriarmi ďaltro , che della

loro meglio conoscere la sollecitudine e la pena somma , in cui si trovava


per le divisioni nate tra loro , la scrisse tutta di pugno , e ciò era molto
per un uomo circondato da tante cure .
Vers. 12. Coloro , che vogliono esser graditi secondo la carne , ec. È
costume di Paolo di ritornare nel fine delle sue lettere a ritoccar breve-
mente , ma con gran forza il principale argomento di esse . Così fa egli
qui' adesso , dove non contento di tutto quello , che aveva scritto sul punto
delle cerimonie legali , ribatte lo stesso chiodo , coloro , che vogliono pia-
cere agli uomini , non secondo Dio , ma per fine umano e carnale , VO-
gliono , che da voi si aggiunga la circoncisione al Vangelo , non per altro
motivo , che per sottrarsi alla persecuzione , che soffrono per la croce di
Cristo da Giudei colorò , i quali o Cristo e la dottrina della croce predi
cano con sincerità e senza il miscuglio de' riti giudaici . Vedi s. Girolamo
in questo luogo , e s. Agostino n. 62 .
Vers. 13. Neppur quelli , che si circoncidono , osservan la legge : ma
vogliono, ec. Non è lo zelo della legge quello , che muove, e fa agire co
storo , che son circoncisi ; imperocchè essi stessi in molte cose secondo il
loro capriccio non fan caso della legge . Non altro essi vogliono , che
guadagnare la gloria di avervi condotti a professare il giudaismo , di cui
portiate testimonianza nella circoncisione della carne , Con questo vogliono
e ingrazianirsi e acquistar rinomanza presso i Giudei .
Vers. 14. Lungi da me il gloriarmi ec. La mia gloria non è fondata
se non nella dottrina e nell' amore di Gesù Cristo crocifisso , per amor del
quale il mondo con tutti i suoi falsi beni e con tutta la sua falsa gloria
CAP. VI. 335

nostri Iesu Christi , per quem croce del Signor nostro’Gesù


mihi mundus crucifixus est , Cristo , per cui il mondo è a
et ego mundo. me crocifisso, e io al mondo.
15. In Christo enim Iesu 15. Imperocchè in Cristo
neque circumcisio aliquid Gesù non fa nulla l'essere
valet , neque praeputium , circonciso , nè l'essere incir-
sed nova creatura . conciso , ma la nuova crea-
zione.

16. Et quicumque hanc 16. E quanti seguiranno


regulam secuti fuerint , pax questa norma , sopra di essi
super illos , et misericordia , pace e misericordia , e sopra
et super Israel Dei. Israele di Dio.

è per me morto e crocifisso , com' io son morto e crocifisso al mondo. Rom.


VI. 2.5 VII. 4., s. Agost. serm . XX. de verb. Ap . : Avrebbe potuto l' Apo-
stolo gloriarsi della sapienza di Cristo, avrebbe potuto gloriarsi della
maestà , della potenza, e con verità poteva gloriarsene : ma disse : nella
Croce . Dove il mondano filosofo trovò vergogna , ivi l' Apóstolo trovò
il suo tesoro, onde chi si gloria , nel Signore si glorj ; e in qual Signore?
In Cristo crocifisso ; dove l'umiltà , ivi la maestà ; dove l' infermità, ivi la
potenza ; dove la morte , ivi la vita ; se a questa tu vuoi pervenire , non
voler disprezzare quelle cose , non volere arrossirne ; per questo appunto
nellafronte , nella sede del rossore hai ricevuto il segno della Croce .
Vers. 15. In Cristo Gesù non fa nulla l'essere ec. Riguardo a Gesù
Cristo ed alla salute , che per lui solo si ottiene , non serve a nulla , che
uno sia o circonciso o incirconciso ; l'essenziale , il tutto si è , che uno
sia nuova creazione , uomo nuovo , rinato per mezzo dell'acqua e dello
Spirito santo , creato per tutte le buone opere , e per portare l'immagine
del nuovo celeste Adamo . Vedi II . Cor. V.17 . , Isaia XLII. , Rom. VI. 4.
Vers. 16. E quanti seguiranno questa norma " ec. Questa è la norma ,
la regola del vero cristianesimo , alla quale debbe conformarsi tutta la vita
cristiana , e tutti coloro e Giudei e Gentili, che a questa regola si atter-
ranno , troveranno pace e misericordia , perchè il vero Israele sono essi ,
l'Israele spirituale , i veri figliuoli di Giacobbe non secondo la carne , ma
secondo lo Spirito , quell' Israele , che sua gloria ripone nou nella circon
cisione della carne ma in quella dello Spirito .

1
336 LET. DI S. PAOLO AI GALATI

17. De cetero nemo mihi 17. Del rimanente nissuno


molestus sit : ego enim stig- mi inquieti : imperocchè io
mata Domini Iesu in corpore porto le stimate del Signor
meo porto . Gesù nel mio corpo .
18. Gratia Domini nostri 18. La grazia del Signor
Iesu Christi cum spiritu ve- nostro Gesù Cristo col vostro
stro , fratres. Amen. Spirito , o fratelli. Così sia.

Vers. 17. Del rimanente nissuno mi inquieti : imperocchè io porto ec.


Nissuno per l'avvenire venga più a parlarmi di circoncisione o di altra
cerimonia legale . È noto e pubblico a tutti , a qual padrone io appar-
tenga ; imperocchè uel mio corpo io porto impressi i segni del mio pa-
drone, che è Cristo ; io porto i segni de' flagelli , delle lapidazioni e di
ogni genere di patimenti sofferti per Cristo . Ecco le prove di mia milizia;
da queste è facile l'intendere , chi io mi sia , se servo della legge o di
Cristo . I soldati , ed anche i servi solevano contrassegnarsi con certi se-
gni impressi nella pelle , indicanti il loro capitano , o padrone .
Vers. 18. La grazia del Signore ....col vostro spirito . Maniera di
saluto degna di un tale Apostolo sollecito del vero bene spirituale de' suoi
figliuoli , tanto stimata dalla Chiesa , la quale ne ha fatto sempre uso
nella celebrazione del sagrifizio della messa, come apparisce da tutte le
liturgie e greche e latine .
LETTERA

DI

PAOLO APOSTOLO

AGLI EFESINI.

Tom. XXIV. 22
PREFAZIONE

La città di Efeso era la capitale dell' Asia mi-


nore ,
ed era celebre per tutto il mondo a motivo

del famoso tempio di Diana , e per lo studio , che


quivi faceasi della vanissima arte della magia . Pao-

lo partitosi da Corinto , come si racconta negli Atti

cap. 18. , passò ad Efeso , predicò nella sinagoga ,


ma per pochissimo tempo , ed ivi lasciò Aquila e

Priscilla , a' quali si aggiunse di poi un Giudeo

alessandrino , uomo eloquente e versato nelle sa-


gre lettere , il quale benchè non ancor Cristiano

se non di cuore ( come quegli , che altro battesi-

mo non aveva ancor ricevuto se non quel di Gio-

vanni ) assistito da Aquila e da Priscilla continuò

per qualche tempo ad annunziar nella sinagoga il


nome di Gesù Cristo. Ritornò ad Efeso la seconda

volta il nostro Apostolo , e vi si fermò per tre in-


teri anni fondaudovi una nobilissima Chiesa , la

quale fu poi fatta degna di avere per suo special

pastore un altro Apostolo , cioè s. Giovanni. A

questi cari figliuoli , i quali tra molti patimenti e


fatiche generati aveva a Gesù Cristo , scrisse Paolo
340

questa lettera , e secondo la più probabil senten-


za , da Roma la scrisse in uno di que' due anni ,
ne' quali , come si ha negli Atti cap. 28. , in

quella città dimorò prigione per la causa di Cri-


sto. Imperocchè io non credo , che al secondo

viaggio di Paolo a Roma possa ella riferirsi , co-


me nol credette s. Girolamo , checchè alcuni ab-

biano scritto , mentre questo santo dice chiara-


mente , che agli Efesini scrisse Paolo da Roma

nello stesso tempo , in cui scrisse a que' di Co-


losse , a que' di Filippi ed a Filemone , e queste

lettere è fuor d'ogni dubbio , che in que' due


anni furono scritte . Questa agli Efesini , come già

notò lo stesso s. Girolamo ed il Crisostomo , ella

è una delle più difficili , sia per riguardo allo stile

rotto e conciso , sia per la sublimità della ma-


teria. Ne' tre primi capitoli sono esposti grandio-

samente i più alti misterj di nostra fede , ne' tre


seguenti si danno le regole della vita cristiana
secondo le condizioni e gli stati diversi , che sono
nella Chiesa. Il latore della lettera fu il diacono

Tichico .

2
LETTERA

DI PAOLO APOSTOLO

AGLI EFESINI

CAPO PRIM O.

L'Apostolo benedice Dio , il quale ricolmò di moltissimi e grandissimi


benefizj i predestinati , e rende grazie a Dio per la fede degli Efesini
per la loro carità verso i prossimi , e prega per essi , perchè acquistino
perfetta sapienza. Spiega l'esaltazione di Cristo risuscitato da morte
costituito capo di tutta la Chiesa.

P
1. aulus Apostolus Iesu 1. Paolo per volontà di
Christi per voluntatem Dei , Dio Apostolo di Gesù Cri-
omnibus sanctis , qui sunt sto , ai santi tutti , che sono

Ephesi , et fidelibus in Christo in Efeso , e fedeli in Cristo


Iesu . Gesù.

ANNOTAZIONI

Vers. 1. Paolo per volontà di Dio Apostolo ec. Vedi I. Cor. I. 1. ,


II. Cor. I. 1 .
Ai santi tutti ... e fedeli in Cristo Gesù . La voce fedeli può
prendersi e nel significato di credenti , onde verrà a dire : Ai santi di
Efeso, che hanno fede in Cristo Gesù , ma più propriamente si spiegherà
della fedeltà nel mantener le promesse fatte a Cristo primieramente nel
battesimo : Ai santi di Efeso , che mantengono fedeltà a Cristo Gesù :
e con ciò viene a lodargli non solo dell' esser santi , ma anche del con-
servare la santità in mezzo alle tentazioni , ond' era provata la loro
fede :
LET. DI S. PAOLO AGLI EFESINI
342
2. Gratia vobis et pax a 2. Grazia e pace a voi da
Deo patre nostro et Domi- Dio padre nostro e dal Si-
no Iesu Christo . gnor Gesù Cristo. 3
3. Benedictus Deus et 3. Benedetto Dio e Padre

Pater Domini nostri Iesu del Signor nostro Gesù Cri-


Christi, qui benedixit nos in sto , il quale ci ha benedetti

omni benedictione spirituali con ogni benedizione spiritua-


in coelestibus in Christo , le del cielo in Cristo ,
* 2. Cor. 1. 3. 1. Pet. 1. 3.

4. Sicut elegit nos in ipso 4. Siccome in lui ci elesse

ante mundi constitutionem , prima della fondazione del


ut essemus sancti et imma- mondo , affinchèfossimo san-
ti ed immacolati nel cospet ·
culati in conspectu eius in
caritate . to di lui per carità.

Vers. 2. Grazia e pace a voi ec. Rom. I. 8. , I. Cor. I. 3. , II. Cor.


I. 2. , Gal. I. 3.
Vers. 3. Benedetto Dio e Padre del Signor nostro Gesù Cristo, ec .
Comincia dalle laudi di Dio , come fa anche I. Cor. I, 3. Egli , dice
l'Apostolo , ci ha benedetti con ogni maniera di benedizione ( ovvero
con piena e perfetta benedizione ) non temporale e terrena , come
quella promessa nel vecchio testamento , ma spirituale e del cielo ,
perchè in cielo siamo stati benedetti da lui in Cristo , il quale ivi fu in
suo e in nostro nome benedetto da Dio , onde noi come incorporati a
Cristo e membri di lui nostro capo per mezzo di lui e per lui come
cagion d'ogni nostro bene abbiamo ricevuto la benedizione del Padre suo,
che è pur nostro padre .
Vers. 4. Siccome in lui ci elesse prima della fondazione del mondo,
ec. E che Dio ci abbia così benedetti non è stato od a Caso e senza
fermo consiglio , nè per alcun merito o prerogativa , che avessimo noi
sopra degli altri uomini ; imperocchè mentre Dio adesso ci benedice ,
altro non fa egli , che dare a noi ora nel tempo i benefizj e le grazie ,
le quali avea determinato fino ab eterno di darci ; conciossiachè egli con
una liberalissima elezione ( la quale di tutte le benedizioni per noi fu
sorgente ed origine ) eletti ci aveva per effetto di sua carità ad essere
santi , mediante la remissione de' peccati ed il rinnovellamento dell' uomo
interiore , e immacolati , cioè senza macchia di colpa per l'esatta OS-
C A P. 1. 343

5. Qui praedestinavit nos 5. Il quale ci predestinò


in adoptionem filiorum per all'adozione de
' figliuoli per
Iesum Christum in ipsum , Gesù Cristo a gloria sua , se-
secundum propositum volun- condo il beneplacito della sua
tatis suae , volontà ,
6. In laudem gloriae gra- 6. Onde si celebri la gloria
tiae suae , in qua gratificavit della grazia di lui , mediante
nos in dilecto Filio suo. la quale ci ha renduti accetti
nel diletto suo Figlio.
7.In quo habemus redem- 7. In cui abbiamo la re-

ptionem per sanguinem eius, denzione pel sangue di lui ,


C

servanza de' comandamenti divini ; santità e purezza non esteriore sola-


mente o apparente • ma vera e interiore , che tale è negli occhi di .
Dio , che tutto vede .
Vers. 5. Il quale ci predestinò all'adozione de ' figliuoli per Gesù
Cristo ec. E per effetto della medesima carità Iddio secondo il benepla-
cito della sua volontà ci predestinò ad essere figliuoli suoi adottivi per
mezzo di Gesù Cristo divenuto nostro fratello e uostro mediatore , e ciò
a gloria del medesimo Cristo .
Quelle parole, secondo il beneplacito della sua volontà , indicano ,
come osserva s. Tommaso , la causa efficiente della predestinazione , che
è la sola buona volontà di Dio verso di noi .
Vers. 6. Onde si celebri la gloria della grazia di lui , mediante la
quale ec. Porta qui l' Apostolo la causa finale della predestinazione , la
quale si è , che conoscasi , quanto Iddio sia da lodarsi e glorificarsi per
ragione di un benefizio si grande ; per cui gratitudine infinita dobbiamo
alla grazia di lui , mediante la quale senza alcun merito precedente , anzi
essendone affatto indegni , siamo divenuti cari ed accetti a lui nel diletto
suo Figlio ; onde siccome nel vecchio testamento dichiarò Dio più volte ,
che il bene , che faceva al popolo ebreu , gliel faceva a riguardo di Abra-
mo , di Giacobbe e degli altri santi ; così adesso con molto maggior ve-
rità si dica , che l'amore , che Dio ha per Cristo , è stato la causa , per
cui sono beneficati da Dio coloro, che credono in Cristo; imperocchè Cri-
sto è quegli , che ha a noi meritato l'amore del Padre suo e l'adozione
e la grazia .
Vers. 7. In cui abbiamo la redenzione ec. In Cristo adunque siamo
stati amati dal Padre , e in Cristo abbiamo la liberazione dal peccato ,
dall'impero del diavolo e della morte . Liberazione effettuata non senza
344 LET. DI S. PAOLO AGLI EFESINI

remissionem peccatorum , se- la remissione de peccati per


cundum divitias gratiae la dovizia della sua grazia ,
eius

8. Quae superabundavit in 8. La quale ha soprabbon-


nobis in omni sapientia et dato in noi in ógni sapienza
prudentia : e prudenza :
9. Ut notum faceret nobis 9. Per far noto a noi il
sacramentum voluntatis suae, mistero della sua volontà ,
secundumbeneplacitum eius, secondo il suo beneplacito ,
quod proposuit in eo. che aveva egli seco stabilito ,

gran prezzo , anzi col prezzo infinito del sangue sparso dal mediatore
nostro sopra la croce , dove pagata la pena de' nostri falli ne meritò a
noi la piena e perfetta remissione ; e tutto ciò è effetto di quella vera.
mente abbondante e divina bontà , la quale per salvare i nimici diede
a morte lo stesso Figlio . Questa bontà mosse il Padre a darci il proprio
Figliuolo , e mosse il Figlio a dar la vita per noi .
Vers. 8. La quale ha soprabbondato in noi in ogni ec. Questa bontà
con sovrabbondanza grande si è comunicata a noi , e in noi ha sfoggia.
to , riempiendoci di tutta la scienza delle cose celesti e di tutta la pru-
denza de' figliuoli di Dio , affinchè conosciamo perfettamente , in qual ma-
niera camminar dobbiamo nelle vie della giustizia . Parla qui Paolo degli
Apostoli e di se stesso e de' primi fedeli .
Vers. 9. 10. Per far noto a noi il mistero ... di riunire ec. Questa
stessa soprabbondante grazia e bontà comunicatasi a noi c'introduce
alla cognizione del sublime arcano consiglio della divina volontà , consiglio
fondato nel divino suo beneplacito, consiglio , che Dio aveva nella infinita
sua mente fissato ab eterno . Or questo consiglio e questo altissimo mi-
stero si è la eterna determinazione di riunire in Cristo ( quando compiu-
le ter-
to fosse il prefisso spazio de' tempi ) tutte le cose e le celesti e
reue
In Cristo ha Dio riunito , o ( come dice il greco ) ha recapitolate
tutte le cose ; perchè tutto quello , che Dio di se rivelò ai Patriarchi
nella legge di natura , tutto quello , che manifestò ai Profeti nella legge
mosaica , tutto quello , che fu adombrato nelle figure e ne' simboli del-
l'antico testamento , in Cristo si trova riunito , adempiuto e ridotto
alla sua perfezione . In Cristo riunite souo le cose non solo della terra ,
CAP I 345
10. In dispensatione ple 10. Di riunire nella ordi-
nitudinis ten porum , instau-
instau- nata pienezza de' tempi in
rare omnia in Christo, quae Cristo tutte le cose , e quelle,
in coelis et quae in terra che sono ne cieli , e quelle ,
sono ne'cieli
sunt , in ipso : che sono in terra :
!! . In quo etiam et nos 11. In lui , nel quale ezian-
sorte vocati sumus , praede- dio fummo noi chiamati a
stinati secundum propositum sorte , predestinati giusta il
eius , qui operatur omnia se- decreto di lui , che opera il
cundum consilium voluntatis tutto secondo il consiglio del-
suae . la sua volontà:
12. Ut simus in laudem 12. Affinchè siamo argo-
gloriae eius nos , qui ante mento di lode alla gloria di
speravimus in Christo. lui noi , che abbiamo i primi
sperato in Cristo:

ma anche del cielo , perchè in lai e per lui è stato riconciliato a Dio
il genere umano , congregati in una medesima fede Ebrei e Gentili ; in
lui , rotto il muro di divisione , fu riaperto il commercio tra il cielo e
la terra , tra Dio e gli uomini , tra gli uomini e gli Angeli , de' quali
Angeli il numero sminuito per la caduta di molti , vien riparato nella
salvazion degli eletti . In Cristo finalmente e gli Angeli del cielo e gli
uomini della terra riuniti sono quasi in una sola società , di cui egli è
capo , capo degli Angeli secondo la natura incorporea , degli uomini
secondo la carne . Così il Crisostomo , Agostino ed altri . Ecco : dice
l'Apostolo , il mistero altissimo , che Dio si è compiaciuto di rivelarci ,
mistero ascoso fin da ' secoli eterni in Dio ; mistero , che dovea eseguirsi
nel debito tempo stabilito da Dio , e prescritto e aununziato secondo
l'ordine di Dio dai Profeti . Questo mistero è , come ognuno vede , l ' in-
carnazione di Cristo , ma quanto nobile e grande e divina è l'idea , che
in poche parole ne dà l'Apostolo con la descrizione di uno degli effetti
della medesima incarnazione.
Vers. 11. 12. In lui , nel quale eziandio fummo noi chiamati a sorte,
ec. Unisce l' Apostolo questo versetto col precedente con una studiata
repetizione , affine di maggiormente imprimer negli animi de' fedeli la
grandezza de' benefizj , che abbiam ricevuto per Cristo . Di sopra ha genes
ralmente parlato de' Cristiani ; in questi due versetti parla degli Ebrei
346 LET . DI S. PAOLO AGLI EFESINI

13. In quo et vos , cum 13. In cui ( avete sperato )


audissetis verbum veritatis anche voi , udita la parola di
( evangelium salutis vestrae) verità , ( il vangelo della vo-
in quo et credentes signati stra salute ) al quale avendo
estis Spiritu promissionis anche creduto , avete ricevuto
sancto , l'impronta dello Spirito di
promissione santo ,

chiamati i primi alla grazia del Vangelo , e chiamati a sorte , con la


qual parola vuole escluso ogni merito , ogui industria e qualità personale,
come dice s. Agostino , e allo stesso fine aggiunge predestinati giusta il
decreto di lui , il quale le cose tutte e nell'ordine ' della natura e in
quel della grazia ordina e dispone non meno liberamente , che con sa-
pienza e giustizia infinita . Ed è da notare , che l' Apostolo chiama con-
siglio della volontà di Dio il decreto divino , non perchè Dio abbia
bisogno di far consulte e ricerche alla maniera degli uomini , ma per
significare , come in quello , che Dio per sua volontà liberamente determi-
na , è insieme infinita sapienza e certezza . Questa predestinazione
e vocazione degli Ebrei , dice l' Apostolo , che ebbe per causa finale , che
Dio glorificato fosse per la conversione de ' medesimi Ebrei , i quali avendo
prima de' Gentili sperato in Cristo , doveano portare per tutto il mondo la
parola di Dio, e comunicare alle genti la grazia del Vangelo .
Vers. 13. In cui ( avete sperato ) anche voi . Parla qui agli Efesini
e in essi a tutti i Gentili posteriori nella vocazione e nella fede agli
Ebrei .
La parola di verità . Chiama così il Vangelo , non solo perchè egli
è verità per eccellenza , perchè contiene la verità rivelata da Dio , ma più
particolarmente in questo luogo , perchè vuol contrapporlo alle ombre
dell' antica legge .
Avete ricevuto l'impronta dello Spirito di promissione santo . Co-
me pecorelle della greggia del Signore ricevuto avete l'impronta , per
cui siete gloriosamente distinti : siete stati adunque contrassegnati non con
qualche segno esteriore impresso nella carne , come prima i Giudei ? mia
col dono dello Spirito santo promesso già da' Profeti ' e da Cristo stesso
ai credenti , e in virtù della stessa promessa a tutti ora comunicato .
Questo Spirito è il sigillo della vostra santificazione , ed è l'augusto
segnale , per cui siete riconosciuti figliuoli di Dio. Usa sovente l ' Apostolo
di questa similitudine del sigillo od impronta , per cui o si contrassegna al-
cuna cosa , o si ratifica qualche fatto o istrumento , per ispiegare uno dei
principali effetti dello Spirito santo in noi , che è di rendere , come dice
CA P. I. 547

14. Qui est pignus heredi- 14. Ilquale è caparra del-


tatis nostrae , in redemptio- la nostra eredità per la re-
nem acquisitionis , in laudem denzione del popol d' acqui-
gloriae ipsius. sto a lode della gloria di lui.

egli altrove , testimonianza al nostro spirito , che noi siam figliuoli di


Dio .
E per verità qual miglior prova di questo , che il velere i Gentili
alieni già dal vero Dio , avuti in sommo dispregio e abominazione da
quel popolo , che solo sopra la terra il vero Dio conosceva , ed adorava , il
veder , dico, questi Gentili non solo convertiti al Dio vivo e vero, ma
agguagliati repentinamente a' Profeti e ai maggiori uomini del vecchio
testamento nei doni straordinarj di lingue , di guarigioni , di profezia
e simili ? Questi doni erano pe' credenti manifesto segno della paterna
benevolenza di Dio verso di loro ; e questi erano doni dello Spirito
santo .
Vers. 14. Il quale è caparra della nostra eredità per la redenzione
del popolo di acquisto . Se figliuoli , adunque eredi , Kom. VIII. eredi
di Dio , coeredi di Cristo , e di questa eredità è una caparra il medesi
mo Spirito , il quale anche per questo titolo è Spirito di promissione ,
perchè sicuri ci rende della promessa eredità , di cui egli ci dà già co-
me un saggio . Imperocchè per mezzo dello Spirito santo , che è Spirito
di carità , abbiamo una partecipazione della divina carità . Or questa
carità , la quale a differenza degli altri doni non dee togliersi a noi , ma
divenir piena e perfetta nella vita avvenire , I. Cor. XII.ella è il CO-
minciamento della totale rigenerazione nostra , la perfezione della qua-
le avremo nella patria celeste .
La caparra è insiememente peguo del futuro pagamento del prezzo
di una cosa comprata , ed è anche parte del prezzo stesso ; e perciò
meglio si dice , che lo Spirito santo è caparra della futura nostra erc-
dità , che pegno , perchè ( conforme osservò s. Girolamo e s. Agostino) il
pegno , ed è cosa per lo più diversa da quella , per cui si dà , e avuta
la cosa ( verbi grazia il prezzo della cosa venduta ) il pegno si rende ;
ma non così della carità , che abbiamo dallo Spirito santo , secondo che
abbiam detto .
Per la redenzione del popolo d'acquisto . Il greco può anche tras
dursi : fino alla redenzione del popolo d'acquisto : lo che significherebbe
essere stato dato lo Spirito santo come caparra della futura nostra ere.
dità fino alla piena e perfetta liberazione di tutto quel popolo, che Gesù`
Cristo si è acquistato col prezzo del sangue suo. I. Petri II. 9. , Atti XX. 18.
348 LET. DI . S. PAOLO AGLI EFESINI

15. Propterea et ego au- 15. Per questo io pure u̸-


diens fidem vestram , quae dita la fede vostra nel Si-
est in Domino Iesu , et dile- gnor Gesù ‫ و‬e la dilezione
ctionem in omnes sanctos , verso tutti i santi ,
16. Non cesso gratias a- 16. Non cesso di render
gens pro vobis memoriam grazie per voi , facendo di
vestri faciens in orationibus voi memoria nelle mie ora-
meis : zioni :
17.Ut Deus Domini nostri 17. Affinchè il Dio del Si-

Iesu Christi , pater gloriae , gnor nostro Gesù Cristo , il


det vobis spiritum sapientiae padre della gloria dia a voi
et revelationis , in agnitione lo spirito di sapienza e di
eius : rivelazione pel conoscimento
lui ;

Ma seguendo il senso della volgata , dirà , esserci dato lo Spirito


santo come caparra ec . per dare al popolo di acquisto un pegno ed un
saggio della sua perfetta liberazione , la quale non sarà se non nella fu-
tura risurrezione , quando libero l'uomo da tutte le miserie e infermità
non solo dell' animo 9 ma anche del corpo , sarà costituito in una beata
eterna in.mutabilità .
A lode della gloria di lui . Ripete più volte l' Apostolo queste pa-
role trattando de' benefizj , che abbiam ricevuti da Dio per Gesù Cristo,
affinchè non ci dimentichiamo giammai di renderne i dovuti ringrazia.
menti all'autore di tanto bene .
Vers. 15. 16. Per questo io pure udita la fede vostra ...... non cesso
di render grazie ec. Aveva detto di sopra agli Efesini , che anch'essi era-
no stati chiamati a partecipare di sì bella sorte , onde aggiunge adesso
che per questo appunto godendo del loro bene, e uditi ancora i progressi,
che dopo la sua partenza avevan fatto nella fede di Cristo e nella
carità , continue grazie ne rende a Dio nelle sue orazioni . Unisce la ca-
rità e la fede, le quali due cose sono tutto l'uomo cristiano , e unisce an-
cora il rendimento di grazie all'orazione , e così egli fa quasi sempre : il
ringraziamento riguarda i favori passati , l'orazione è pe' futuri , e la gra-
titudine per li precedenti , è scala per arrivare a' futuri .
Vers. 17. 18. Affinchè il Dio del Signor nostro Gesù Cristo …… ...
. dia
a voi ec. Ecco l'argomento della orazione dell' Apostolo pei Cristiani di
Efeso , orazione degna di un tal padre e di tali figliuoli pieni di viva
CAP. I. 349
18. Illuminatos oculos cor- 18. Illuminati gli occhi
dis vestri , ut sciatis quae sit del vostro cuore ,, affinchè
cuore
spes vocationis eius , et quae sappiate , quale sia la spe-
divitiae gloriae , hereditatis ranza della vocazione di lui,
eius in sanctis •,
e quali le ricchezze della glo-
ria dell' eredità di lui per li
santi ,
19. Et quae sit superemi 19.E quale sia la sopremi-
nens magnitudo virtutis eius nente grandezza della virtù
in nos , qui credimus * se- di lui in noi , che crediamo
cundum operationem poten- secondo l'operazione della
tiae virtutis eius ,
potente virtù di lui ,
* Infr. 3. 7.
20. Quam operatus est in
20. Dispiegata efficace-
Christo , suscitans illum a mente in Cristo risuscitando-
mortuis et constituens ad
lo da morte , e collocandolo
dexteram suam in coelesti-
alla sua destra ne' cieli ,
bus ,

fede e di ardente amore dei veri beni . Dice adunque , che la preghie
ra · ch' ei fa per essi , consiste in chiedere , che Dio ( il quale è Dio
anche di Cristo in quanto uomo ) Padre infinitameate glorioso , dia loro,
cioè accresca in loro il dono della sapienza spirituale , di quella sapienza,
a cui scoperti sono i misterj celesti inaccessibili all'umana ragione , e i
quali per la sola rivelazione divina si intendono : che illumini gli occhi
del loro cuore , onde ogni di meglio comprendano , qual sia quel bene ,
che sperano coloro , che sono stati chiamati alla grazia del Vangelo , e
quanto grande e splendida e magnifica sia la gloria di quella celeste
eredità , che a' santi , cioè a'fedeli , è promessa .
Vers. 19. 20. 21. E quale sia la sopreminente grandezza dellä virtù
di lui in noi , ec. E affinchè comprendiate , quanto sia sovragrande quella
potenza e virtù , che Dio ba dimostrata in noi nell' operare il gran pro
digio della conversione nostra alla fede , nel trarci dalle tenebre dell'in-
fedeltà alla amınirabil luce di Cristo , dal peccato alla grazia , e dalla
servitù del demonio al regno del Figliuol suo .
I Padri paragonano la conversione del peccatore al risuscitamento di
un morto , e la Chiesa dice , che Dio la potenza sua manifesta massima-
350 LET. DI S. PAOLO AGLI EFESINI

21. Supra omnem princi- 21. Al di sopra di ogni


patum et potestatem et principato e potestà e vir-
virtutem et dominationem tù e dominazione e sopra

et omne nomen , quod nomi- qualunque nome , che sia no-


natur non solum in hoc se- minato non solo in questo se-
culo , sed etiam in futuro. colo , ma anche nel futuro.
22. Et omnia * subiecit sub 22. Ele cose tutte pose
pedibus eius: et ipsum dedit sotto i piedi di lui : e lui co-
caput supra omnem Eccle- stituì capo sopra tutta la
siam , Chiesa 9
* Psalm . 8. 8.

mente nel perdonare e nell' usare misericordia , e l'Apostolo conferma


questa gran verità nelle parole , che seguono .
Secondo l'operazione della potente virtù di lui dispiegata effica
cemente in Cristo ec. Dice l' Apostolo , che la potenza di Dio risplende
nella vocazione nostra alla fede, come nella risurrezione di Cristo da morte.
Egli ci ha convertiti e condotti nella sua casa, che è la Chiesa , con operazione
della potente virtù sua , virtù simile a quella , che egli fe risplendere agli oc-
chi di tutti gli uomini nella persona del medesimo Cristo in quanto uomo ,
allorchè risuscitollo da morte , e in quieto possesso lo collocò della supre-
་ ma felicità e dignità , che a lui era dovuta . Dignità superiore a quella di
tutti i cori degli Angeli e a quella di qualunque natura o angelica od
umana , di cui o in cielo o in terra si faccia menzione .
L'Apostolo dopo aver detto , che Dio ha dimostrato nel condurre gli
uomini alla fede la stessa virtù , che dimostrò nel risuscitar Gesù Cristo da
morte , trascorre a descrivere la sublime altissima podestà , a cui fu in-
nalzato questo divino nostro mediatore dal Padre non solo , perchè dalla
esaltazione del capo si rilevasse la gloria futura de' membri , ma ancora
perchè si ravvisi nella risurrezione e nell'esaltazione di Cristo il pegno
della risurrezione ed esaltazione nostra futura , e da tutto questo compren.
dasi la dignità dell'uomo cristiano , per cui Dio tante ha fatto cose , e sì
grandi , e tante e sì grandi è per farne .
Vers. 22. E le cose tutte pose sotto i piedi di lui . Si fa qui una tacita
comparazione tra Adamo e Cristo, cui Paolo applica ciò, che nel Salmo VIII.
6. fu detto di Adamo . A Cristo adunque furono assoggettate tutte le crea-
ture senza escluderne i cori stessi degli Angeli , quando ad Adamo furone
soggettati i buoi , gli armenti ec .
CA P. I. 351

23 Quae est corpus ipsius 25. La quale è il corpo di


et plenitudo eius, qui omnia lui ed il complemento di lui ,
in omnibus adimpletur . il quale tutto in tutti si com-
pie.

Capo sopra tutta la Chiesa . E militante e trionfante . Or Cristo è


capo della Chiesa non solo perchè egli la governa , e la ha a se soggetta,
ma egli è in più stretto senso capo di lei secondo la relazione dal capo
dell'uomo con le membra dell uomo , perchè egli ha la stessa natura di
lei , e in essa influisce , e trasfonde con segreto mirabil modo i doni della
sua grazia , e tutta la virtù di operare, che hanno le membra, perchè egli
è , che a tutto il mistico corpo suo dà con occulta azione la forza , il moto,
il senso e la vita .
Vers. 23. La quale è il corpo di lui ed il complemento di lui . La Chië-
sa è il mistico corpo di Cristo , ed è perciò il complemento di Cristo, pèr-
chè nella stessa guisa , che il capo dà ornato e compimento e integrità
alle membra , così nella unione , che con lui hanno le membra , riceve
il capo la sua perfezione . Siccome il corpo umano fatto per l'anima uma❤
na è il complemento dell'anima umana ? così la Chiesa fatta per Cristo
è il complemento di Cristo .
Il quale tutto in tutti si compie . Il quale fa un tutto compiuto e per-
fetto nella unione con tutti i suoi membri .
352 LET. DI S. PAOLO AGLI EFESINI

CAPO II .

| Cristiani morti al peccato sono vivificati per Cristo non per le loro opere ,
ma gratuitamente per mezzo della fede. Dimostra , come i gentili , i quali
prima erano estranei, riguardo alle promesse , sono già per Cristo e me.
diante la fede , che è dono di Dio , concittadini deʼsanti , ed hanno lo
stesso fondamento , che i Patriarchi e i Profeti.

..Et vos , cum essetis 1. Ed a voi ( diè vita )

mortui delicti
s et peccati quando eravate morti pe' de-
s
vestris, litti e peccati vostri ,
* Col. 2. 13.
2. In quibus aliquando am- 2. Ne ' quali voi viveste
bulastis secundum seculum una volta secondo il costume
mundi huius , secundum
di questo mondo , secondo il
principem potestatis aeris principe, che esercita potestà
buius, spiritus, qui nunc o- sopra di quest' aria , spirito ,
peratur in filios diffidentiae, che adesso domina ne figliuo
li dell' incredulità ,

ANNOTAZIONI

... pe' peccati ec.


Vers. 1. Ed a voi ( diè vita ) quando eravate morti ……
Essendo voi morti spiritualmente per ragion del peccato , che è morte
dell' anima . Vedi Rom . VI. ult.
Mi son fatto lecito di aggiugnere le parole , diè vita , tratte dal vers.
5. per rendere chiaro e correute il discorso dell' Apostolo , il quale cou
gran forza rappresenta agli Efesini l'antico loro stato , perchè paragonatolo
col presente , di gratitudine si accendano e di amore verso Cristo autore
di cangiamento si grande .
Vers. 2. Ne' quali voi viveste una volta secondo il costume di questo
mondo . Nei peccati e nelle iniquità voi viveste , gli esempj seguendo e
le tracce degli altri Gentili , che da mondani vivevano in questo mondo.
I costumi degli Efesini erano molto corrotti , e la magia era una scienza
molto accreditata in quella città . Vedi Atti XIX.
CA P. II. 353
3. In quibus et nos omnes 3. Trai quali , anche tutti
aliquando conversati sumus noi siamo una volta vissuti
in desideriis carnis nostrae ,
7a seconda de desideri della
facientes voluntatem carnis
nostra carne , facendo i vole-
et cogitationum , et eramus ri della carne e degli appe-
natura filii irae , sicut et ce- titi , ed eravam per natura
teri :
figliuoli dell' ira , come tutti
gli altri :

Secondo il principe , ché esercita potestà sopra di quest' aria . Le


istigazioni seguendo e gli impulsi di quel principe e tiranno crudele , il
quale suo potere esercita nell'aria a nɔi soprapposta . È dottrina di tutti i
dottori, dice s Girolamo, che l'aria, che è di mezzo tral cielo e la terra,
sia piena di inimiche podestà . Sarebb' egli forse , che voglia con queste
parole l'Apostolo accennare agli Efesini , chi fosse il vero autore nelle
straordinarie apparenti operazioni de' maghi in Efeso , dove per questo lato
più che in altra città si era il demonio cattivate le menti degli uomini ?
Spirito , che domina ne' figliuoli della incredulità . Spirito , il quale
adesso vinto e soggiogato da Cristo , sua tirania non esercita se non so-
pra coloro , che vogliono , sopra gli increduli , che resistono al Vangelo
di Cristo .
Vers. 3. Trai quali anche tutti noi ec. Del numero di questi ribelli
al Vangelo fummo anche noi Giudei , prima , che ci accostassimo a Cristo;
così addolcisce quello , che aveva detto della mala vita de' Gentili , ac-
cumunando a se ed a tutta la sua nazione la stessa sciagura .
Per natura figliuoli dell' ira , come tutti gli altri . Queste parole
contengono apertamente il domina cattolico del peccato originale , come
osservò già s. Agostino ed altri Padri . Noi stessi Ebrei , popolo di Dio ,
eravamo per nascità e per la degradazione dell' umana natura corrotta pel
peccato del primo uomo , eravamo figliuoli dell'ira , cioè rei dell'ira e
della vendetta divina , come tutti gli altri uomini , sopra de' quali nulla
avevamo noi , quanto a ciò , distinzione o privilegio . Vedi Agost. in Ioan.
tract. 44. Così quelli Ebrei medesimi , i quali dispregiavano come inmon
di e peccatori i Gentili , perchè figliuoli di genitori idolatri ', erano an
ch'essi ( per la condizione della natura ricevuta , dai loro genitori benchè
fedeli ) rei dell'ira , rei della pena , rei dell ' inferno , perchè peccatori .
Vedi Rom. V. Ed è , come se dicesse l' Apostolo : gloriamoci uoi Giudei,
quanto a noi pare , di avere Abramo per padre , ma ricordiamoci , che
sebben discendenti di quel patriarca , noi siamo nati peccatori , come egli
nacque , e come tutti nascono gli uomini per la prevaricazione del padre
comune di tutti , Adamo .
Tom. XXIV. 23
354 LET. DI S. PAOLO AGLI EFESINI

4. Deus autem , qui dives 4. Ma Dio , che è ricco in


est in misericordia , propter misericordia, per la eccessiva
nimiam caritatem suam , qua sua carità , con cui ci amò ,
dilexit nos ,

5. Et cum essemus mortui 5. Essendo noi morti per

peccatis , convivificavit nos li peccati , ci convivificò in


in Christo, (cuius gratia estis Cristo , ( per la grazia del
salvati ) quale siete stati salvati )
6. Et conresuscitavit , et 6. E con lui ci risuscitò ,
consedere fecit in coelestibus e ci fece sedere ne' cieli in
in Christo lesu : Cristo Gesù: "
7. Ut ostenderet in seculis • 7. Affin di mostrare a' se-

supervenientibus abundan- coli susseguenti le abbondanti


tes divitias gratiae suae in ricchezze della sua grazia
bonitate super nos in Christo per mezzo della benignità
lesu ,
sua sopra di noi per Cristo
Gesù.

Vers. 4. 5. 6. Ma Dio, che è ricco in misericordia ... essendo noi morti ec.
Dopo la trista pittura dell' 1 infelicissimo stato di tutti gli uomini sotto il
peccato , pone in veduta il trionfo della misericordia divina a pro di tutti
e Giudei e Gentili ; e notisi , come egli oppone alla morte del peccato la
risurrezione e la vita , che abbiamo in Cristo uniti a lui per la fede e per
l'amore ; alla schiavitù uostra sotto il demonio , oppone la gloria e il regno
ne' cieli . Ed anche da questo luogo apparisce , cone secondo la dottrina
di Paolo spiegata altrove , uoi abbiam parte a tutti i misterj di Cristo ,
come uniti a lui con triplice nodo ; primo per la eterna predestinazione ,
per cui fummo destinati ad essere membri del corpo di esso ; secondo per
la comunione della natura assunta da lui ; terzo , per la partecipazione del
suo Spirito .
Vers. 7. Affin di mostrare a' secoli susseguenti ec. Queste parole :
a' secoli susseguenti : possono intendersi o del secolo futuro , cioè dopo
l'universale risurrezione , allorchè perfettissimamente sarà conosciuta e
dicharata ne' cieli la grandezza della grazia divina sopra gli eletti ; e
possono anche prendersi per li tempi posteriori alla predicazione del Van-
CA P. II. 355
8. Gratia enim estis salvati 8. Imperocchè per grazia
per fidem , et hoc non ex siete stati salvati mediante la
vobis : Dei enim donum est ; fede , e questo non ( vien )
da voi : imperocchè è dono
di Dio ;

9. Non ex operibus , ut ne 9. Non in virtù delle ope-


quis glorietur. re , affinchè nissuno si glorj.
10. Ipsius enim sumus fa- 10. Imperocchè di lui sia-
ctura , creati in Christo Iesu mo fattura creati in Cristo
in operibus bonis 9 quae Gesù per le buone opere pre-
praeparavit Deus , ut in illis parate da Dio , affinchè in
ambulemus. esse camminiamo.

gelo sino alla fine del mondo , ai quali tempi volle Dio dare un saggio
della immensa sua misericordia con la rivelazione del mistero della salute
di tutti gli uomini operata per Cristo .
Vers. 8.9 Per grazia siete stati salvati mediante la fede, e questo
non (vien ) da voi ec. Alla grazia dovete la vostra giustificazione e la
vostra salute , alla grazia di Gesù Cristo mediante la fede ; e questa fede
è ella stessa un dono di Dio , perchè a credere a salute il libero arbitrio
non basta, e non è effetto delle umane forze o di argomenti umani la fede.
E adunque dalla grazia anche la fede. Nè la giustizia viene dalle opere pre-
cedenti la fede , ma da Dio , affinchè nissuno ardisca di gloriarsi in se
stesso o nelle forze della propria natura . 1. Cor. I.
Vers. 10. Di lui siamo fattura creati in Cristo Gesù . In qualità di Cri-
stiani siamo fattura di Dio , perchè tutto quello , che abbiano ', lo
abbiamo da lui , come quelli , che tali siamo stati fatti dal niente , creati
da Dio per Gesù Cristo ; così nuova creatura , o sia nuova creazione è
l'uomo cristiano , come dice lo stesso Apostolo , Gal. VI . , perchè nulla ha
posto del suo l'uomo nell'opera della sua giustificazione .
Per le opere buone preparate da Dio , affinchè ec. Le opere buone ,
le quali non sono cagion della grazia ; sono effetti della grazia ; per pro-
dur buone opere fummo da Dio novellamente creati e rigenerati , il per-
chè nissun creda , che l'essere salvati per grazia tolga l'obbligazione e
la necessità di fare il bene , ma questo stesso far il bene è un dono di
Dio, e perciò queste stesse opere ha disposto Iddio ab eterno di darle a
noi , dapoichè egli è , che dà il volere ed il fare cooperando noi col no-
356 LET. DI S. PAOLO AGLI EFESINI

11.Propter quod memores


11. Perla qual cosa abbia
estote , quod aliquando vos
te a memoria , che voi una
gentes in carne , qui dicimi- volta Gentili di origine , che
ni praeputium ab ea , quae eravate detti incirconcisi da
dicitur circumcisio in carne , quelli , che circoncisi s' ap-
manu facta , pellano secondo la carne per
la manofatta circoncisione,
12. Qui eratis illo in tem- 12. Éravate in quel tempo
pore sine Christo , alienati a senza Cristo , alieni dalla
conversatione Israel , et ho- società di Israele , stranieri
spites testamentorum , pro- rispetto ai testamenti , senza
missionis spem non habentes speranza di promessa e sen-
et sine Deo in hoc mundo .
za Dio in questo mondo.

stro libero arbitrio ajutato dalla grazia alle medesime opere , le quali
sono anche nostre , perchè in esse mediante la grazia , noi camminiamo ,
come dice l'Apostolo . In poche parole mirabilmente s. Agostino : Siamo
fatti adunque , cioè formati e creati per le opere buone , le quali non ab-
biam preparate noi , ma le ha preparate Dio , perchè in´esse noi camminia-
mo de grat, et lib. arb. VIII . 20.
Vers. 11. Abbiate a memoria , che voi una volta Gentili ec. I versetti
precedenti sono egualmente e per gli Ebrei e per i Gentili, pari essendo
la causa degli uni e degli altri riguardo allo stato del peccato, da cui fu-
ron tratti, e riguardo alla gratuita giustificazione , alla quale giungono per
Gesù Cristo . Qui adesso si rivolge a Gentili , la condizione de' quali era
molto peggiore e più infelice, che quella degli Ebrei , onde ad essi dice
con molto affetto : abbiate a memoria quello , che foste , perchè ciò vi farà
intendere quello , che dobbiate a Dio per quello, che or siete. Voi Gen.
tili secondo l'origine carnale , voi chiamati per vilipendio incirconcisi da-
gli Ebrei, i quali circoncisi si chiamano per la circoncisione, che portano
nella for carne , circoncisione , che è segno dell' alleanza fatta da Dio con
Abramo . Non a caso parlando della circoncisione giudaica dice l' Apo-
stolo , ch'ella si fa nella carne e per mano d'uomo , accennar volendo
l'altra circoncisione del cuore propria del Vangelo : di cui Col. II. 11 .
Vers. 1. Eravate ..... senza Cristo . Voi senza Cristo unica spe-
ranza degli uomini , fondamento di tutti i beni , che possano aspettarsi da
Dio . Le promesse del futuro Messia erano state annunziate ai solì Giudei.
Rom. IX. 4.
CA J
P. II. 357
13. Nunc autem in Christo 13. Ma adesso in Cristo
Iesu vos , qui aliquando éra- Gesù voi , che eravate una
·
tis longe, facti estis prope in volta lontani , siete diventati
sanguine Christi . vicini mercè del sangue di
Cristo.
14. Ipse enim est pax no- 14. Imperocchè egli è no-
stra , qui fecit utraque u-
stra pace , egli che delle due
num , et medium parietem cose ne ha fatta una sola ,
maceriae solvens , inimicitias annullando le parete inter-
in carne sua : media di separazione , le ni-
mistà , per mezzo della sua
carne :

Alieni dalla società' d' Isracle . Voi separati e disgregati per ordine
dello stesso Dio da quel popolo , il quale solo sopra la terra conosceva e
adorava il vero Dio , da cui ricevuto avea le sue leggi , la polizia e il culto
religioso . Vedi Deuteron. VII.
Stranieri rispetto ai testamenti . Dice , ai testamenti , intendendo delle
replicate alleanze fatte da Dio e con Abramo e con Isacco e con Gia
cobbe e finalmente con tutto il popolo per mezzo di Mosè . In questi patti
niuna parte avevano i Gentili .
~Senza speranza di promessa . Il Gristo promesso era l'unico oggetto
della speranza del mondo ; ma niuna notizia del futuro Messia avevano i
Gentili , e perciò erano senza speranza .
E senza Dio in questo mondo . Può essere , che molti tra gli Efesini
per l'estrema corruzione de' costumi fossero caduti anche nell' ateismo ,
ma anche senza di questo , verissimo è il sentimento dell ' Apostolo riguar
do a tutti i Gentili privi della notizia e del culto del vero Dio. Vedi I. Tess.
IV . 5.
Vers. 13. Ma adesso in Cristo Gesù , voi ec. Voi una volta rimoti
di cuore e di spirito dalla cognizione di Dio e dalla speranza de' beni
celesti , vi siete adesso accostati a Dio in Gesù Cristo , cui siete incor-
porati mediante la fede e per la redenzione meritatavi da lui col suo san-
gue .
Vers. 14. Egli è nostra pace , egli che delle due cose ne ha fatta una
sola , ec. Cristo è nostra pace , perchè egli è , che di due popoli tra lor
si opposti di costumi , di genio , di culto , ne fece un solo , egli , che col
358 LET. DI S. PAOLO AGLI EFESINI

15. Legem mandatorum 15. Abolendo co' suoi pre-


decretis evacuans , ut duos cetti la legge dei riti , per
condat in semetipso in unum formare in se stesso dei due
novum hominem faciens un solo uomo nuovo facendo
pacem , pace.
16, Et reconciliet ambos 16. Per riconciliargli am-
in uno corpore Deo per cru- bedue in un sol corpo con Dio
cem , interficiens inimicitias per mezzo della croce , di-
in semetipso. struggendo in se stesso le ni-
mistà.
17. Et veniens evangeliza- 17. E venne ad evangeliz-
vit pacem vobis , qui longe zare la pace a voi , che erava-
fuistis ; et pacem iis , qui te lontani , e pace ai vicini :
prope :

sacrifizio della sua carne ha annullato e tolto di mezzo il muro di divi .


sione , la nimistà e il mutuo disprezzo , l'avversione anticá , "che regnava
tra' Giudei ei Gentili .
Di questa nimistà era il segno il chiuso di pietra , il quale nel tem-
pio di Gerusalemme separava l'atrio de' Gentili da quello degli Israeliti. A
questo credono alcuni Interpreti , che voglia alludere l' Apostolo , quași
dicesse : il muro è annullato , la divisione è finita , i due popoli sono riu-
niti in un solo popolo , in una sola Chiesa da Cristo , e ciò non per mezzo
de' sagrifizj degli animali , come solevano una volta stabilirsi le alleanze,
ma col sacrifizio del proprio suo corpo .
Vers. 15. 16. Abolendo co' suoi precetti la legge de' riti , ec. Toglien-
do co' suoi insegnamenti la legge ceremoniale , come l' imperfetto pel per
fetto , e l'oimbra e la figura per la verità , e levando di mezzo la cagion
dei dissidj , e rappacificati i due popoli e riunitili in se , come in centro,
e formatone un solo corpo , e quasi un solo uomo nuovo , gli ha riconci-
liati con Dio pel merito de' suoi patimenti , per mezzo della sua croce ,
distruggendo in se stesso le nimista , morendo per tutti gli uomini e Giu .
dei e Gentili , e cancellando con la sua morte il peccato unica causa di
divisione tra l'uomo e Dio .
Vers. 17. 18. Pace a voi , che eravate lontani , e pace a' vicini. Benchè
Cristo non annunziasse in persona la pace ai Gentili , ma solo agli Ebrei,
pe' quali era stato mandato principalmente ; contuttociò predisse , e di-
chiarò apertamente la riunione del popolo gentile con l'ebreo , e l'ag-
CA P. II. 359
18. Quoniam * per ipsum 18. Conciossiachè per lui
habemus accessum ambo in abbiamo e gli uni é gli altri
uno Spiritù ad Patrém . accesso al Padre mediante
* Rin. 5. 2.
un medesimo Spirito.
19. Ergo iam non estis ho- 19. Voi non siate adunque
spites et advenae : sed estis più ospiti e peregrini , ma
cives sanctorum et domesti- siete concittadini de' santi , e
ci Dei :
siete della famiglia di Dio :
20. Superaedificati super 20. Edificati sopra il fon-
fundamentum Apostolorum damento degli Apostoli e dei
et Prophetarum , ipso sum- Profeti, pietra maestra ango-
mo angulari lapide Christo lare essendo lo stesso Cristo
Iesu: Gesù.

gregazione del medesimo alla Chiesa . Matth. VIII . 11. , XXI. 43. ec.
mandò di poi a ' gentili i suoi ambasciatori , cioè gli Apostoli, ad invitar
tutti alla pace . Così e i Gentili rimotì da Dio , perchè privi di ogni lu
me di verità , e gli Ebrei accosti a Dio per la legge e pel culto, ricevet-
tero lo stesso lietissimo annunzio di pace ; e questa pace consiste nell' aver
tutti per Cristo accesso al Padre mediante quell' uno Spirito dato a tutti
i credenti , dal quale Spirito sono tutti animati ad invocare con libertà e
fiducia grande Dio loro padre . Róm. VIII . 15. , Gal. IV . 6 .
Vers. 19 Non siete adunque più ospiti e peregrini , ma siete concit-
tadini de' santi , ec . Non siete più esclusi dal diritto di cittadinanza nel
popolo di Dio come per l'avanti , ma siete già ascritti nella mistica Ge-
rusalemme ; concittadini di tutti i santi , che " furono o saranno ; concit-
tadini de' Patriarchi e de ' Profeti e degli stessi Angeli (vedi Heb . XII. 23. ) ,
e per conseguenza appartenete alla famiglia di Dio in qualità di figliuoli.
Vers. 20. Edificati sopra il fondamento degli Apostoli e de' Profeti ,
pietra maestra ec. I fondamento gettato dagli Apostoli e da' Pro-
feti egli è Cristo , predetto chiaramente da questi , e predicat o da quelli ;
sopra questo fondamento è edificata la Chiesa , fondamento , che dicesi
anche pietra per dinotare la sua fermezza , e pietra maestra angolare , per-
chè siccome alla testata dell ' angolo in una fabbrica si uniscono le due pa-
reti , così i due popoli in Cristo . Secondo diversi riflessi dicesi lo stesso
Cristo or fondamento , or pietra angolare , or tempio , porta ec.
360 LET. DI S. PAOLO AGLI EFESINI
In quo omnis aedifica-
21. In 21. Sopra di cui l'edifi-
tio constructa crescit in tem- cio tutto insieme connesso si
plum sanctum in Domino : innalza in tempio santo del
Signore.
22. In quo et vos coaedi- 22. Sopra di cui voi pure
ficamini in habitaculum Dei siete insieme edificati in abi-
in Spiritu . tacolo di Dio mediante lo

Spirito.

Vers. 21. Sopra di cui l'edifizio tutto insieme connesso ec. Sopra di
questa pietra fondamentale tutto posa l'edificio , e tutte e ciascheduna
delle parti dell'edificio , le quali convenientemente disposte a'loro luoghi ,
e unite al fondamento , vanno formando il tempio santo di Dio .
Vers. 22. Sopra di cui voi pure siete insieme edificati ec. Sopra lo
stesso fondamento anche voi Gentili siete ( come gli altri fedeli venienti
dal giudaismo ) edificati con essi in abitacolo del Signore per operazione
dello Spirito santo , il quale con la sua carità vi lega insieme , e tutti
riunisce in un solo corpo , in una sola fabbrica, in un solo tempio, di cui
però anche ciascuna parte nella stessa guisa in ispecial tempio di Dio si
lavora . I. Cor. III. 16. 17. , VI. 19. , II. Cor. VI. 16.
LET. DI S. PAOLO AGLI EFESINI 36

CAPO III.

Paolo insegnò questo mistero rivelato aʼ Profeti ed agli Apostoli , che i Gen-
tili erano fatti partecipi per Gesù Cristo delle 'promesse di Dio , cui egli
prega , adhuchè corrobori nello Spirito , e radichi nella carità gli Efesini
perchè pienamente comprendano i divini misterj.

1. Cuius rei gratia , ego 1. Per questa cagione io


Paulus vinctus Christi Iesu , Paolo ( sono ) il prigioniero
pro vobis gentibus , diCristo Gesù per voi gentili,
2. Si tamen audistis dispen- 2. Se pur siete stati infor-
sationem gratiae Dei , quae mati del ministero della gra-
data est mihi in vobis : zia di Dio , chefu a me conce-
duto per voi.

ANNOTAZIONI

Vers. 1. Per questa cagione io Paolo ( sono ) il prigioniero ec Per


l'esecuzione de' disegni di Dio , che vuol riunire tutti gli uomini in una
sola fede sotto il comune capo e salvatore Gesù Cristo, sono io Paolo di-
venuto il prigioniero di Cristo , di cui difendo la causa , e prigioniero par
ticolarmente per amore di voi Gentili ; conciossiachè per avere invitato le
nazioni incirconcise al Vangelo sono stato perseguitato da' Giudei , e dai
medesimi accusato , e quindi condotto a Roma in catene.
Vers . 2. Se pur siete stati informati del ministero ec. Chiama qui al
suo solito ministero della grazia di Dio l'apostolato , come conferitogli per
pura grazia del Signore , ed era celebre in tutta la Chiesa la vocazione
di Paolo all' apostolato de ' Gentili , onde non poteva ciò essere ignoto agli
Efesini , tra ' quali egli avea predicato . Questo modo di dire , se pure siete
stati informati , è usato da lui non per segno di dubitazione , ma di co
stante credenza .
1
362 LET. DI S. PAOLO AGLI EFESINI

3. Quoniam secundum re- 3. Conciossiachè per rive-


velatiouem notum mihi fa- lazionefu ame notificato que-
ctum est sacramentum , sicut sto mistero , conforme ho scrit-
supra scripsi in brevi : to brevemente di sopra :

4. Prout potestis legentes 4. Dal che potete in leg-


intelligere prudentiam meam gendo conoscere la scienza ,
in mysterio Christi : che io ho del mistero di Cri-
sto :

5.Quod aliis generationibus 5. Il quale non fu cono-


non est agnitum filiis homi- sciuto nelle altre età da'fi-
num , sicuti nunc revelatum gliuoli degli uomini nella ma-

est sanctis Apostolis eius et niera , che ora è stato rivelato


Prophetis in Spiritu , ai santi Apostoli di lui e ai
Profeti dallo Spirito ,
6. Gentes esse coheredes 6. Che le genti sono coere-
et concorporales et compar di e dello stesso corpo , e
ticipes promissionis eius in consorti della promessa di lui
Christo Iesu per evange in Cristo Gesù mediante il
lium :
vangelo:

Vers. 3. 4. 5. Per rivelazione fu a me notificato questo mistero , con-


forme ec. Intende per questo mistero la sua missione tralle genti per
annunziare ad esse il Vangelo e la riunione de ' due popoli per mezzo del-
lo stesso Vangelo , della quale ha parlato ne' due ' capitoli precedenti , e
dice di averne parlato loro non come avrebbe richiesto la grandezza di
tal mistero , ma brevemente e tanto solamente da far conoscere ad essi
la scienza , che era stata a lui data dello stesso mistero di Cristo per di-
vina rivelazione. Questo mistero aggiugne non essere stato mai conosciuto
nelle precedenti età dagli uomini cou quella chiarezza , con la quale fu
manifestato dallo Spirito del Signore agli Apostoli ed ai Profeti della leg.
ge evangelica. Imperocchè quantunque ed agli antichi Patriarchi ed ai
Profeti non fosse ascosa la futura vocazione de' Gentili , contuttociò la
cognizione, che quelli ne ebbero, fu molto scarsa e limitata in compara-
zione di quella , che meritamente fu data a'ministri del Vangelo , per
mezzo de' quali dovea ridursi la stessa vocazione ad effetto. Veggasi il
cap. X. degli Atti , eď anche cap. XV. 1 .
Vers. 6. Che le genti sono coeredi e dello stesso corpo , e consorti
della promessa di lui in Cristo Gesù ec. Che i Gentili rimanendo nella
loro libertà senza divenir prima proseliti , siano coeredi degli stessi Giu-
CA P. III. 363
7. Cuius factus sum minister, 7. Del quale son io stato
secundum donum gratiae fatto ministro per dono della
Dei , quae data est mihi se- grazia di Dio , la quale è șta-
cundum operationem vir ta conferita a me secondo l'ef-
Lutis eius.
ficacia della potenza di lui.
* Supr. 1, 19.
8. Mihi * omnium sanctorum 8. A me menomissimo di
minimo data est gratia haec, tutti i santi è stata data que-
in gentibus evangelizare in sta grazia di evangelizzare
vestigabiles divitias Christi , tralle genti le incomprensibi-
* 1. Cor. 15. 9: li ricchezze di Cristo ,
9 Etilluminare omnes , quae 9. E di disvelare a tutti ,
sit dispensatio sacramenti ab- quale sia la dispensazione del

dei , chiamati come questi alla vita celeste , e siano com'essi membra del-
lo stesso corpo , di cui Cristo è il capo , e siano , non men che quelli ,
fatti partecipi delle promesse fatte ad Abramo , fatti partecipi dello Spi-
rito di promissione santo per Cristo Gesù mediante il Vangelo dalle stesse
genti abbracciato. Questo mistero riempiè di stupore tutta la nuova Chiesa
di Gerusalemine , allora quando per bocca di Pietro le fu manifestato , co-
me Dio con ispeciale rivelazione e con evidentissimi segni avea dimostra-
to , essere stata per Cristo aperta anche ai Gentili la via della penitenza
per giugnere alla salute . Vedi Atti XI. 18 .
Vers. . Del quale son'io stato fatto ministro per dono della grazia
di Dio ... conferita a me ec. Di questo Vangelo son io stato fatto mi-
nistro per liberale gratuito dono di Dio , da cui è stata comunicata a
me la virtù e la potestà de' miracoli in confermazione dello stesso Van-
gelo.
Vers: 8. A me menonissimo di tutti i santi ec. Non dice solamente
degli Apostoli , ma di tutti i santi , viene a dire di tutti i fedeli. La umil-
tà , con cui sente egli , e parla mai sempre della propria persona , è ugua•
le alla elevazione de' suoi sentimenti intorno alla sublimità del ministero
affidatogli da Cristo . Così egli è uno di coloro , de ' quali sta scritto in Isaia
LX. 22. Il minimo diventerà mille , e il pargoletto crescerà in popolo for.
tissimo : e così si avverò la parola del Signore : sii tu principe di cinque
o di dieci città : imperocchè di quante città e di quanti popoli divenne
pastore e capo quest ' uomo , che chiama se stesso il menomissimo tra tut
ti i Cristiani ?
Vers. 9. E di disvelare a tutti , quale sia la dispensazione del miste•
ro ec. E a me è stato dato di far conoscere a tutti gli uomini , come Dio
364 LET. DI S. PAOLO AGLI EFESINI

sconditi a seculis in Deo , qui mistero ascoso a secoli in Dio,


omnia creavit : che ha create tutte le cose :

10. Ut innotescat principa- 10. Onde adesso per mez-


zo della Chiesa sia conosciu
tibus et potestatibus in coe-
lestibus per Ecclesiam , mul- ta dai principati e dalle po-
tiformis sapientia Dei , destà ne cieli la moltiforme
sapienza di Dio,
11. Secundum praefinitio- 11. Secondo la determina-

nem seculorum , quam fecit zione eterna , che egli ne fece


in Christo Iesu Domino no- in Cristo Gesù Signor nostro:
stro :
12. In quo habemus fidu- 12. In cui abbiamo fidu-
ciam et accessum in confi- cia ed accesso ( a Dio ) .con
dentia per fidem eius. fidanza per mezzo della fede
di lui.
13. Propter quod peto , ne 13. Per la qual cosa io
deficiatis in tribulationibus vi chieggio , che non vi per-

abbia voluto in questo tempo adempiere quel mistero ascoso per tutti i se ·
coli addietro nella mente del medesimo Dio , il quale creò tutte le co
se , ed ora le restaura , e siccome tutte le creò per mezzo del sue F
gliuolo ; così per lo stesso Figliuolo suo Gesù Cristo adesso le rinnovella.
Vers. 11. Onde adesso per mezzo della Chiesa sia conosciuta, dai prin-
cipati , ec. Quanto grande onore si è per la Chiesa cristiana , che nella
abbiano
formazione di lei e in tutto quello , che Dio fece , e fa per essa ,
i più sublimi beati spiriti discoperto nuovi tesori della infinita sapienza
di Dio ?
* Vers . 11. Secondo la determinazione eterna , che egli ne fece in Cristo
Gesù. Tutto ciò , che Dio ha fatto o ne' secoli precedenti per preparare
misti-
le vie a Cristo , o nel tempo presente per la edificazione del corpo
co del medesimo Cristo , tutto , dice l' Apostolo , era stato determinato
in Dio ab eterno per quella sapienza , per cui tutte queste cose sono sta
te adempite , viene a dire per Gesù Cristo Signor nostro.
Vers. 12. In cui abbiamo fiducia ed accesso , ec. In Cristo cui siamo
innestati , ed incorporati , abbiam fiducia per accostarci a Dio , e per in-
vocarlo come padre nostro, perchè padre di Cristo , sostenuti dalla fede ,
per cui lo riconosciamo come datoci dal Padre per nostro mediatore e
propiziatore e sola nostra salute.
Vers. 13. Per la qual cosa io vi chieggio , ec. E avendo noi tanta
ragione di confidare nella bontà di Dio , guardatevi , vi prego , o Efesini,
CA P. III. 365

meis pro vobis: quae est glo- diate d'animo per le tribola-
ria vestra . zioni , che io ho per voi : le
quali sono vostra gloria.
14. Huius rei gratia flecto 14. A questofine piego le
genua mea ad Patrem Domi- mie ginocchia dinanzi al Pa-
ni nostri Iesu Christi, dre del " Signor nostro Gesù
Cristo ,

15. Ex quo omnis paterni- 15. Da cui tutta la fami-


tas in coelis et in terra no- gliae in cielo e in terrapren-
minatur , de nome,
16. Ut det vobis secundum 1 16. Affinchè conceda a
divitias gloriae suae virtute voi secondo l'abbondanza del
corroborari perSpiritum eius la sua gloria, che siate corro-
in interiorem hominem , borati in virtù secondo l'uo-

mo interiore per mezzo del


suo Spirito ,
17. Che Cristo abiti nei
17. Christum habitare per
fidem in cordibus vestris : in cuori vostri mediante lafede:
caritate radicati et fundati, essendo voi radicati efonda-
ti nella carità,

dal turbarvi , o smarrirvi per le afflizioni , che io soffro per la causa


della Chiesa di Cristo , che è vostra causa , come le stesse mie afflizio-
ni sono vostra gloria ; conciossiachè in confermazione della vostra fede
io le soffro .
Vers. 15. Da cui tutta la famiglia e in cielo e in terra prende nome.
Gli Ebrei. chiamavano gli Angeli , la famiglia superiore di Dio , i giusti
la famiglia inferiore: Paolo dice , che da Dio Padre di Cristo prende no-
me e la famiglia del cielo , e quella , che in tutte le parti del mondo il
nome di lui riverisce , e adora per Gesù Cristo , con che viene a repri-
mere la superbia degli Ebrei , i quali alla loro nazione restringevano il
titolo di famiglia di Dio.
Vers. 16, 17. Che siate corroborati in virtù ec. Ecco quello , che con
tanto affetto chiede a Dio l' Apostolo pe' suoi cari figliuoli ; che il Signore
conforti per mezzo del suo Spirito il loro uomo interiore , il loro spirito
che abiti Cristo in essi mediante la fede (fondamento di tutte le virtù ¹)
accompagnata dalla carità , in cui siano ben radicati e fondati , perchè
non altro , che ottimi frutti nascer possono da tal radice , e fermo e sta-
bile sarà l'edificio , che sopra tal fondamento si innalzi.
366 LET. DI S. PAOLO AGLI EFESINI

18, Ut possitis comprehen . 18. Perchè possiate con


dere cum omnibus sanctis , tutti i şanti comprendere ,qua-
quae sit latitudo et longitu- le sia la larghezza , la lun-
do et sublimitas , et profun- ghezza e l'altezza , e la pro-
dum :
fondità :
19. Scire etiam superemi- 19. Ed intendere eziandio
nentem scientiae caritatem quella , che ogni scienza sor-
Christi , ut impleamini in passa , carità di Cristo , af-
omnem plenitudinem Dei . finchè di tutta la pienezza di
Dio siate ripieni.
20. Ei autem , qui potens 20. E a lui , che è potente
est omnia facere superabun- per fare tutte le cose con so-
danter quam petimus , aut vrabbondanza superiore a
intelligimus , secundum vir- quel , che domandiamo , o com-
tutem , quae operatur in no- prendiamo , secondo la virtù ,
bis .
che sfoggiatamente opera in
noi:

Vers. 18. 19. Perchè possiate con tutti i santi comprendere , ec. Af.
fiuchè non solo intendiate con la mente , ma quel , che è più , stimar sap-
piate , e apprezzare con l'affetto del cuore la dignità , la grandezza , la
maestà , l'immensità del mistero della redenzione degli uomini , e conosce-
re ancora , quanto inconcepibile sia a mente umana e quanto tutti i
lumi dell' umano sapere oltrepassi l'immensa carità dimostrata da Cristo
verso di noi. L' Apostolo per dinotare in qualche modo l ' incomprensibili
tà del mistero della redenzione umana , alle tre dimensioni del corpo na
turale aggiunse la quarta , che è fuor di natura , facendolo non solo Jun-
ghissimo e larghissimo , e profondissimo , ma anche altissimo.
Affinchè di tutta la pienezza di Dio siate ripieni. Affinchè abbiate
una perfetta partecipazione di tutti i doni di Dio : in questa vita la pie-
nezza delle virtù , nell'altra la pienezza della beatitudine e della glo-
ria.
Vers. 20. 21. E a lui , che è potente ec . All' orazione aggiunge il ren-
dimento di grazie. Questi due versetti si ordinano , e spiegano in questa
guisa : gloria rendasi per tutti i secoli e per tutte le generazioni nella
Chiesa per Cristo Gesù a lui , che può fare per noi ogni cosa con soprab-
bondanza eccedente e le nostre preghiere e la stessa nostra intelligenza ;
a lui , che può , e sa fare per noi non solo tutto quello , che domandia-
mo ma quello ancora , che non sapremmo noi nè immaginare , nè deside-
CA P. " II . 567

21. Ipsi gloria in Ecclesia 21.Alui gloria nellaChie-


et in Christo Iesu, in omnes sa e in Cristo Gesù , per tut-
generationes seculi seculo- te le generazioni di tutti i se-
rum. Amen. coli. Così sia.

rare , conforme apparisce da quello che egli ha fatto , e fa tuttora in noi


e per noi. Infatti chi avrebbe saputo giammai stendere tant' oltre il volo
de' proprj pensieri , che giugner potesse a immaginare i mezzi , che eletti
furono da Dio per operare la redenzione dell'uomo ? Chí avrebbe pensato ,
che Dio si avesse a far uomo per fare dell ' uomo un Dio per la partecipa
zione della natura divina ? E to stesso dicasi delle tante mirabili cose fat.
se da Dio per la formazione della Chiesa poste in tanta luce dal nostro
Apostolo e altrove e si particolarmente in questa altissima lettera.
368 LET . DI S. PAOLO AGLI EFESINI

CAPO IV.

Gli esorta alla unità dello spirito , dimostrando , come Cristo ha dato a chi
un dono , a chi l'altro , e ha istituiti nella sua Chiesa várj ordini per la
edificazione del suo mistico Corpo fino alla fine del mondo . Gli ammoni-
sce , chie spogliatisi del!' uomo vecchio , si rivestano del nuovo ,2 e dell'ano
e dell' altro ne spiega le parti ; e di più gli avverte , che rimanendo uniti
a questo corpo , si separino da coloro , i quali accecati nell'anima , seguono
sfreriatamente i desiderj della carne , e che ripudiati gli antichi costumi ab-
braccino i nuovi.

bsecro itaque vos ego


J. Obsecro 1 . Vi scongiuro adunque
vinctus in Domino , * ut di- io prigioniero pel Signore ,
gne ambuletis vocatione , checamminiate in maniera con-
qua vocati estis , venevole alla vocazione , a cui
* 1. Cor. 7. 20. · Phil. 1. 27. siete stati chiamati ,
2. Cum omni humilitate 2. Con tutta umiltà e

et mansuetudine , cum patien- mansuetudine , con pazienza


tia , supportantes invicem in sopportandovi gli uni gli ul-
caritate , triper carità ,

ANNOTAZIONI

Vers. 1. Vi scongiuro adunque io prigioniero ec. Dopo la sposizione


della dottrina passa secondo il suo solito alle esortazioni e alle regole
del costume. E in primo luogo dalle cose dette di sopra gli ammonisce in
generale, che procçuriuo di vivere in quella guisa , che si conviene a per-
sone , le quali sono memori e da chi e in qual modo e per qual fine
furono chiamate alla dignità di figliuoli di Dio e di membri di Gesù
Cristo
Vers. 2. Con tutta umiltà. Viene a dire , con la umiltà e interiore
ed esteriore. La memoria di quello , che fu l'uomo prima , che distinto
fosse dalla grazia , dee risvegliare in lui questa cordiale profonda umiltà ,
virtù ignota a tutta la filosofia del gentilesimo , virtù , che è il fondamen-
CA P. IV. 369
3. Solliciti servare unita- 3. Solleciti di conservare

tem spiritus in vinculo pacis. l'unità dello spirito median-


* Rom. 12. 10. te il vincolo della pace .

4. Unum corpus et unus 4. Un solo corpo e un


spiritus , sicut vocati estis in solo spirito , come siete anco-
una spe vocationis vestrae . ra stati chiamati ad una sola
speranza della vostra voca
zione.
5. Unus Dominus , una fi- 5. Un solo Signore , una
des , unum baptisma. sola fede , un solo battesimo.
6. Unus * Deus et pater 6. Un solo Dio e padre
omnium , qui est super omnes di tutti , che è sopra di tutti
et per omnia et in omnibus e per tutte le cose e in tutti
nobis. noi.
* Mul. 2. 10.

to della vita cristiana , e perciò si sovente raccomandata nel nuovo te-


stamento.
Sopportandovi gli uni gli altri per carità. Sopportando ciascuno i man .
camenti e le debolezze del prossimo per ispirito di carità e secondo le
regole della carità , viene a dire non per indolenza , non per umano ri-
spetto , non contro il bene spirituale de' medesimi prossimi e della
Chiesa.
Vers. 3. Solleciti di conservare l'unità dello spirito ec. Ecco il fine
principale della mansuetudine , dell'umiltà , della pazienza ; questo fine
si è di conservare inviolata l'unione santa e spirituale de ' fedeli median-
te il vincolo della pace , la quale non si potrà conservare , ove regni la
superbia , l'ira , l'impazienza . Questa unione è di tanta importanza , che
debbe il cristiano ogni studio ed ogni sollecitudine impiegare per man-
tenerla.
Vers. 4. Un solo corpo e un sol spirito , come siete ancora ec. Tut-
ti i fedeli insieme una sola cosa compongono , che è il mistico corpo di
Cristo ; un solo corpo non debbe avere se non uno spirito solo , voi do
vcte adunque essere tutti una stessa cosa non solo per l'esterna visibile
unione , ma ancora per l'unione di spirito , come un solo è l'oggetto del-
le speranze di tutti voi , la vita eterna .
Vers. 5. 6. Un solo Signore , una sola fede , un solo battesimo , un so-
lo Dio e padre ec. I fedeli tutti un solo Signore hanno ed un solo capo,
che è Cristo , hanno una sola fede , la medesima , che ebbero tutti i san ,
Tom. XXIV. 24
370 LET. DI S. PAOLO AGLI EFESINI
7. Unicuique ⭑ autem no- 7. Ma a ciaschedun di noi

strum data est gratia secun- è stata data la grazia secondo


dum mensuram donationis la misura del dono di Cristo.
Christi.
* Rom. 11. 3. - 1. Cor. 12, II .
- 2. Cor. 10. 13.

8. Propter quod dicit : * as- 8. Per la qual cosa dice:


cendens in altum captivam asceso in alto ne menò schia-
duxit captivitatem : dedit do- va la schiavitù : distribuì do-
na hominibus. ni agli uomini.
Psal. 67. 19.

ti prima del Vangelo , e sarà in tutti i santi sino alla fine del mondo, ed
hanno tutti lo stesso solo battesimo , viene a dire , siccome hanno una
stessa unica fede , cosi anche i medesimi esterni simboli della fede . Lo
stesso Dio è Dio e padre di tutti i fedeli adottati da lui in Cristo. Quan
te e quanto forti ragioni di unione e di fratellevole intensissimo
amore !
Che è sopra tutti e per tutte le cose e in tutti noi : Il greco può
tradursi : Che è sopra tutte le cose e per tutte le cose e in tutti voi :
frequentemente l' Apostolo quando gli occorre di nominare Dio , aggiugne
al nome di lui qualche elogio : qui adunque dice , che egli è sopra tut
te le cose , e per tutte si stende la immensa sua provvidenza , ed è special-
mente per grazia in tutti i credenti , i quali a lui sono uniti per Cristo.
Il Padre è principio e fonte della divinità , e perciò di lui dicesi che
è sopra tutte le cose : del Figliuolo , che è la sapienza del Padre , per cui
furon fatte tutte le cose , si dice , che egli è per tutte le cose : dello Spi-
rito santo , che egli abita ne'credenti mediante la carità.
Vers. 7. A ciascheduno di noi è stata data la grazia secondo la misu·
ra ec. A ciascheduno di noi quella grazia , che ha , è stata data da Cristo
secondo il beneplacito di lui , non secondo la distinzione de ' meriti 0
delle qualità personali , onde nissuno ha motivo o di insuperbirsi , o di
dolersi , o di portare invidia al fratello. Questa verità teude auch'essa a
conservare l'unità dello spirito nei fedeli . Vedi Rom. XII . 3. 6 .
Vers. 8. Per la qual cosa dice : asceso in alto ec. Cristo adunque co-
me mediatore nostro e capo della Chiesa , è la causa e l'unico auto.
re di tutte le grazie e dei doni distribuiti con differente misura a ' fedeli ;
lo che prova l'Apostolo con le parole del Salmo LXVII . 19 , dove il
Profeta dice di Cristo , che egli salendo al cielo coloro seco vi condusse ,
CA P. IV . 391

9. Quod autem ascendit , 9. Ma che è l'essere asçe-


quid est, nisi quia et descen- so , se non che prima anche
dit primum in inferiores par- discese alle parti infime della
tes terrae ? terra ?

che erano tenuti in servitù dal comune nemico , da cui gli liberò , facen-
dogli suoi servi, e distribuì agli uomini i doni celesti . Le parole del Salmo
nella nostra volgata sono : Se' asceso in alto, hai presa prigioniera la schia-
vitù, hai ricevuto doni per gli uomini . Che in queste parole , come in tut-
to quel Salmo si parli dal Re profeta , del Messia , lo riconoscono e con-
fessano gli stessi Ebrei . Davidde adunque mirando con gli occhi della sua
profetica mente il trionfo di Cristo , il quale vincitore della morte e del
demonio ascende al trono della sua gloria alla destra del Padre , e nel trion-
fo del capo mirando ancora la glorificazione delle membra , con lui si
rallegra de ' grandi mirabili effetti , che seguir dovevano la sua vittoria ;
per la quale dovevano gli uomini essere sciolti dalle catene della duris
sima antica loro schiavitù per seguire liberi e vincitori il loro conqui-
statore ne' cieli a ricevere da lui il dono della gloria , al quale gli ha pre-
parati co' doni della sua grazia. Questi doni , Cristo in quanto uomo gli
ricevette da Dio , e gli ricevette per arricchirne il genere umano , con-
forme dice lo stesso Salmo; per la qual cosa con tutta ragione l' Aposto-
lo raccontando di Cristo quello , che a Cristo stesso disse il Profeta , ha
potuto in luogo di quelle parole : Hai ricevuti doni per gli uomini , sosti-
tuire queste altre : Ha dato doni agli uomini. S. Girolamo osserva , che
benissimo disse Paolo aver Cristo distribuito agli uomini que' doni , i quali
il Profeta dice , che Cristo ricevette per gli uomini , perchè d' una Cosa
futura parlava il Profeta ; l' Apostolo poi di cosa già fatta .
Vers. 9. Ma che è l'essere asceso , se non che prima anche discese ec,
Quello , che dice il Salmista , che Cristo ascese , porta di necessità , ch' egli
fosse disceso. Ma fin dove discese egli ? Fino alle infime parti della terra ,
risponde l'Apostolo , viene a dire fino all' inferno per consolare e libe-
rare i suoi santi. Si può anche dire : che Cristo discese alle infime parti
della terra , perchè dal seno del Padre calò nel sen della Vergine ad as-
sumervi la natura dell' uomo terrena e mortale.
È da notare però in primo luogo , che l' Apostolo nella discesa di
Cristo tutte comprende le umiliazioni e i patimenti , ai quali egli si sot-
topose per noi , come nell' ascensione tutto quello , che alla glorificazio
ne di Cristo si appartiene. Secondo , che in questo versetto si confutano
due diverse eresie , e di color , che dicevano , che Cristo non era prima
di Maria , e di quelli , che due figliuoli e due persone si figuravano in
lui , il figliuolo di Dio e il figliuolo dell' Uomo. L'istesso Cristo è quel
lo , che discese " e quello , che ascese. In quanto Dio discese , non con
372 LET. DI S. PAOLO AGLI EFESINI

10. Qui descendit , ipse est 10. Colui , che discese , è

et qui ascendit super omnes quell' istesso , che anche asce-


coelos , ut impleret omnia. se sopra tutti i cieli per dar

compimento a tutte le cose.


11. Et ipse dedit quosdam 11. Ed egli altri costitui

quidem Apostolos , quos- Apostoli , altri profeti , altri
dam autem prophetas , alios evangelisti , altri pastori e
vero evangelistas , alios au- dottori,
tem pastores et doctores ,
* 1. Cur. 13. 28.

passare da un luogo ad un altro , ma con assumere una natura inferiore ;


ascese allorchè vinta la morte , sali al cielo come Uomo , donde non
si era in quanto Dio , partito giammai . Finalmente nel fatto di Cristo in-
sinua l'Apostolo un efficace documento di umiltà , mostrando , come la
via di salire è quella di volontariamente discendere ed abbassarsi.
Vers. 10. Ascese sopra tutti i cieli per dar compimento a tutte le
cose. Penetrò i cieli , e s'innalzò fino alla destra del Padre si per adem-
piere tutto quello , che era stato scritto di lui nel vecchio testamento , e
si ancora per riempiere de ' doni spirituali tutto il genere umano , ovvero ,
come altri spiegano , affinchè in tutti i luoghi manifesta si rendesse la
gloria , la potenza , il trionfo di Cristo , nella terra , nell' inferno e nel
cielo stesso. Da Cristo adunque umiliato per noi fino all'inferno , esalta-
to di poi fino al più alto de ' cieli provengono tutti i beni e le grazie
spirituali , delle quali va adorna e ricca la Chiesa e ciaschedun de' suoi
membri .
Vers. 11. Ed egli altri costitui Apostoli , ec. Novera i principali doni
dati da Cristo alla sua Chiesa , o sia i diversi stati ed ufficj , che furo-
no da lui ordinati per l'edificazione del suo mistico corpo ; e primiera
mente gli Apostoli , a' quali fu data la pienezza della grazia e della po-
testà per formare e governare il popolo di Dio. Agli Apostoli unisce im-
mediatamente i profeti ; come sopra III. 5. , I. Cor. XII. 24. , perchè que-
sti , come abbiam già detto più volte , erano dotati di special grazia e
sapienza per la sposizione delle scritture e particolarmente dei libri pro-
fetici del vecchio testamento , onde utilissimo era il lor ministero , e per
convincere gl' infedeli , e per confermare i neofiti nella fede. Evangelisti
erano quelli , che avevano singolarmente il dono della predicazione , ed
erano per lo più ajuti e compagni degli Apostoli.
Pastori e dottori. Secondo s . Agostino un solo ufficio e ministero
significano queste due parole , che è quello de' Vescovi , i quali ottimamen-
CA P. IV . 373
12. Ad consummationem 12. Per il perfezionamen-
sanctorum , in opus ministe- to de' santi , pel lavorio del

rii , in aedificationem corpo- ministero , per la edificazio-


ris Christi : ne del corpo di Cristo :
13. Donec occurramus o- 13. Fino a tanto che ci

mnes in unitatem fidei et agni- riuniamo tutti per l'unità del-


tionís Filii Dei , in virum per- lafede e della cognizione del
fectum , in mensuram aetatis Figliuolo di Dio , in un uomo
plenitudinis Christi : perfetto , alla misura della età
piena di Cristo :
14. Ut iam non simus par. 14. Onde non più siamo
vuli fluctuantes , et circum fanciulli vacillanti e porta-

te vengono descritti col titolo di pastori e dottori , perchè ad essi si


spetta di pascere il popolo con la parola di Dio e con la dottrina.
Vers. 12. Per il perfezionamento de' santi , pel lavorio del ministero,
per la edificazione ec. Spicga qui l'Apostolo il triplice frutto dei mento-
vati doni ed ufficj posti da Cristo nella sua Chiesa. Primo di promuove-
re la perfezione e santificazione di coloro , che hanno abbracciata la fe-
de , affinchè ciascuno di questi nel suo grado risplenda come degno
membro di Cristo ; secondo di santificare gli stessi ministri nel laborioso
esercizio de' loro doveri pel servigio che rendono a Dio ed al prossi-
mo ; terzo finalmente per l'avanzamento e dilatazione della Chiesa me .
diante la conversione degl' infedeli e de' peccatori.
Vers . 13. Fino a tanto che ci riuniamo ec . Ecco l'ultimo termine ,
a cui è diretto il ministero ecclesiastico. Questo aduuque avrà luogo nel
la Chiesa di Cristo insiuo a tanto , che tutti coloro , che sono destinati
alla vita , gli uni dopo gli altri forti divengano e robusti nella fede e
nella cognizione di Cristo , e siano tutti come un solo uomo perfetto , un
solo mistico Corpo di Cristo nella sua piena virile età. Così interpretano
questo luogo comunemente i padri greci e s . Girolamo e s. Ambrogio.
Molti però de' padri latini lo spiegano della futura generale risurrezione
nella quale i fedeli acquisteranno un corpo simile a quello del loro capo ,
quanto alla età , alla robustezza e alle doti gloriose , delle quali saranno
ornati. E da questo pur inferiscono , che i santi risusciteranno nella stes-
sa età , in cui Cristo morì , e risuscitò. Vedi Filip. III . 21. La prima
sposizione sembra più naturale e più adattata a quello , che segue.
Vers. 14. Onde non più siamo fanciulli ec. Viene a spiegare più
chiaramente , quale sia la robustezza e la virile perfetta età dell' uomo
5:4 LET . DI. S. PAOLO AGLI EFESINI

feramur omnia vento doctri- ti qua e là da ogni vento di


nae in nequitia hominum , in dottrina per raggiri degli uo
astutia ad circumventionem mini , per le astuzie , onde se-
erroris. duce l'errore.
15.Veritatem autem facien- 15. Ma seguendo la ve
tes in caritate , crescamus in rità nella carità , andiam cre-
illo per omnia , qui est ca. scendo per ogni parte in lui ,
put Christus : che è il capo ( cioè ) Cristo :
6. Ex quo totum corpus 16. Da cui tutto il corpo
compactum et connexum compaginato e commesso per
per omnem iuncturam submi- via di tutte le giunture di co-
nistrationis secundum opera : municazione , in virtù della

cristiano , portando la comparazione di coloro , i quali non sono ancor


giunti a quello stato. Tutto questo si fa , dice egli , affinchè noi non sia-
mo più come piccoli pargoletti , che mal posano su' loro piedi , e ad ogni
piccolo inciampo vacillano , e stan per cadere ; perchè non siamo più som ·
mossi e trasportati or in una , ora in altra parte dalle diverse dottrine
contrarie alla fede , or de' pagani filosofanti , or de' Giudei , or degli Ere-
tici , i quali co'raggiri e con le astuzie , delle quali si serve l'errore per
insinuarsi negli animi semplici , ci allontaniuo dalla retta via della fede.
Vers. 15. Ma seguendo la verità ... andiamo crescendo ec . Ma te-
nendo costantemente la vera dottrina e nelle parole e ue fatti insieme
con la carità , procuriamo di ingran lirci ogni di in ogni maniera di vir
tù e di grazia fino a giungere a quella corrispondenza , che dobbiamo avere
noi membri col capo nostro , che è Cristo . Questo è il vero senso di que-
sto versetto nel greco ed anche nella Volgata , sebbene in questa non è
così chiaramente espresso , come non ho potuto esprimerlo assai chiara-
mente nella traduzione . Ma non si lasci di osservare l'altissimo documen
to , che si dà a'Cristiani in questo luogo riguardo all' obbligo , che hanno,
di andarsi ogni di perfezionando nelle virtù. Questa obbligazione nasce
secondo il sentimento dell ' Apostolo dalla necessaria relazione e corrispon-
denza , che aver debbono le membra del mistico Corpo col divino loro
capo Cristo , alla immagine del quale fa d'uopo , che siano conformi , co-
me alrove dice lo stesso Apostolo , conformità , alla quale dee tendere l'uo
mo cristiano in tutto il tempo di questa vita.
Vers. 16 Da cui tutto il corpo compaginato e commesso ec. Da Cristo
come da suo capo tutto pende il mistico corpo , che siamo noi , e riguar-
do a questo suo mistico corpo fa Cristo le stesse funzioni ed ufticj , i
quali nel corpo naturale al capo si appartengono. Cristo adunque , dice
CA P. IV. 3,5
tionem in mensuram unius- proporzionata operazione so-
cuiusque membri , augmen- pra di ciascun membro, l' au-
tum corporis facit in aedifi- gumento prende proprio del
cationem sui in caritate.
corpo por sua perfezione me-
diante la carità.
*
17. Hoc igitur dico , et 17. Questo adunque io di-
testificor in Domino , ut iam co, e vi scongiuro nel Signo-
non ambuletis , sicut et gen- re , che non camminiate più ,
tes ambulant in vanitate sen- come camminano le nazioni
sus sui, nella vanità de' loro pensa-
⭑ Rom. 1. 21.
menti ,
18. Tenebris obscuratum
18. Le quali hanno l'in-
habentes intellectum , alie- telletto ottenebrato , sono alie-
nati a vita Dei, per ignoran- ne dal viver secondo Dio per

l'Apostolo , e aduna sotto di se tutte le membra , e con ordine e dispo .


sizion conveniente le lega e con se stesso e tra di loro per mezzo della
fede e de ' doni dello Spirito e de' sagramenti e per mezzo delle stesse
vocazioni e funzioni diverse , che sono nella Chiesa ; e questi stessi vin-
coli di unione sono ancora canali di comunicazione si tra ' l capo e le
membra , e sì ancora tra l'uno e l'altro dei membri , i quali recipro
camente si ajutano , e lo spirito vitale trasmettonsi . Quindi in virtù del-
l'operazione o sia dell'influsso del capo sopra ciaschedun membro ( ope-
razione ed influsso , che è sempre proporzionato al bisogno , e alle rispet
tive funzioni , per cui quel tal membro fu destinato ) il corpo tutto ri-
ceve e il suo complemento e la perfetta sua costruzione mediante la ca-
rità , che è l'anima di tutto il lavoro , ed è quella , che edifica .
Vers. 17. Questo adunque io dico , ec. Ritorna all ' esortazione inco⚫
minciata dai primi versetti di questo capo , e in primo luogo con molta
tenerezza gli prega pel Signore , cioè per Gesù Cristo , di cui ( secondo
la dottrina spiegata di sopra ) sono già divenuti membri , che si allonta-
nino interamente da quella vita , che è comune alle nazioni non ancor
convertite , le quali son tutte intese ed occupate nelle vanità delle cose
presenti.
Vers. 18. Hanno l'intelletto ottenebrato . Sono immerse nelle tenebre
dell' ignorauza e dell'errore riguardo alle cose di Dio e della vita fu-
tura.
Aliene dal viver secondo Dio per la ignoranza , che è in loro a cau-
sa ec. Lontaue da quella vita , di cui è principio la cognizione di Dio
376 LET . DI S. PAOLO AGLI EFESINI

tiam , quae est in illis , pro- la ignoranza , che è in loro a


pter caecitatem cordis ipso causa dell' accecamento del
rum , loro cuore ,

19. Qui desperantes , se- 19. Le quali prive di spe-


metipsos tradiderunt impu- ranza abbandonate si sono al-
dicitiae , in operationem im- la impurità per commettere a
munditiae omnis , in avari- gara qualunque infamità .
tiam.
20. Vos autem non ita di- 20. Ma voi non così ave-
dicistis Christum 9 te apparato Cristo ,
21. Si tamen illum audi- 21. Sepure lo avete ascol-
stis , et in ipso edocti estis, tato , e in lui siete stati am-
sicut est veritas in Iesu : maestrati , come in Gesù è
verità :

22. Deponere VOS se- 22. Che voi riguardo al-

cundum pristinam couver- la vita passata vi spogliate


* Col. 3. 8.

in Cristo , per l'ignoranza , che domina in esse dopo l'accecamento , 0


( come dice il greco ) l' induramento del loro cuore.
Vers. 19. Prive di speranza abbandonate si sono ec. Sembra , che l' A-
postolo abbia avute in mira le parole di Geremia XVIII. 12. Siamo senza
speranza : andrem dietro a ' nostri pensieri , e farem ciascheduno quello ,
che il cattivo cuore ci detta.
Per commettere a gara qualunque infamità. La Volgata dice , che co-
storo fanno tali cose per avarizia , ma questa stessa espressione è spiegata
da s. Tommaso per l'ardente appetito di mal fare , lo che con maggior
energia è significato nel greco col dire , che fanno a gara a chi più s'im-
merga in ogni sorte di iniquità .
1 Vers. 20. Voi non così avete apparato Cristo. Ma non sono tali i prin-
cipj e le regole di vita , che avete appreso da Cristo. Così insegna la
scuola di Simone e degli Gnostici non differenti in ciò dai Gentili , ma
non quella di Cristo .
Vers. 21. 22. Se pure lo avete ascoltato , e in lui siete stati ammae-
strati . Dico , che voi non così avete imparato , perchè certamente avete
ascoltato Cristo e la dottrina di lui , anzi nella divina persona del mede-
simo Cristo veduto avete , e imparato gl' insegnamenti di giustizia e di
CA P. IV. 577
sationem veterem hominem, del vecchio uomo , il quale
qui corrumpitur secundum per le ingannatrici passioni
desideria erroris. si corrompe.
23. Renovamini * autem 23 .Evi rinnovelliate nel-
spiritu mentis vestrae , lo spirito della vostra mente,
* Rom. 6. 4. - Col. 3. 12.
24. Et induite novum ho- 24. E virivestiate dell'uo-
minem , qui secundum, De- mo nuovo, creato secondo Dio
um creatus est in iustitia et nella giustizia e nella vera
sanctitate veritatis. santità.
⭑ 1. Pet. 2. £ .

25. Propter quod depo. 25. Per la qual cosa ri-


nentes mendacium , loqui- gettata la menzogna , parli
mini veritatem unusquisque, ciascheduno al suo prossimo
* Zach. 8. 16.

verità non solo nelle parole , ma anche ne' fatti sempre conformi alle pa
role. Or questa verità vi insegna , che dovete spogliarvi dell' uomo vec-
chio , il quale accecato dallo spirito d'errore più reo e più corrotto di-
viene ogni giorno , seguendo le prave sue cupidità. Vedi Rom. VI . 6.
Vers. 23. Nello spirito della vostra mente. Spirito della mente val
qui lo stesso , che la mente dell ' uomo " la quale è spirituale , come nota
s. Agostino. Dice adunque l' Apostolo , che rinnovellar si debbono in quel-
la parte dell' uomo , dalla quale l'uomo tutto si regge e si governa.
Vers. 24. E vi rivestiate dell' uomo nuovo , creato secondo Dio ec.
Quest'uomo nuovo è Gesù Cristo , Rom . XIII . 14. Imperocchè , come os■
serva s. Girolamo , tutto è nuovo nell' uomo assunto dal nostro Salvatore :
nuova la maniera di nascere , nuova la dottrina , la vita , le virtù , e
finalmente la croce , la passione , la risurrezione , la salita al cielo. Que
sto è l'uomo creato veramente nella giustizia e nella santità della ve-
rità , perchè fu vero Dio , figliuolo di Dio vero ; e tutta la religione
e la giustizia di Dio in lui ebbe con verità il suo complemento . Per la
qual cosa chi imita la vita di lui , e le virtù ne ricopia in se stesso di
modo , che sia mansueto ed umile di cuore , e percosso non risponda , e
maledetto non renda maledizione ma vinca coll' umiltà la superbia , que,
9
sti dell' uomo nuovo rivestesi.
Vers. 25. Rigettata la menzogna , parli ec. Trai caratteri dell'uomo
vecchio, di cui debbe spogliarsi il cristiano , pone qui in primo luogo la
menzogna , come quel vizio , che è sommamente contrario alla vera giusti.
378 LET. DI S. PAOLO AGLI EFESINI

cum proximo suo : quoniam secondo la verità : concios


sumus invicem membra. siachè siamo membri gli uni
degli altri,
26. Irascimini * , et nolite 26. Se vi adirate , guar
peccare : sol non occidat su- datevi dal peccare , non tra-
per iracundiam vestram : monti il sole sopra dell'ira
* l'sulm. 4. 2. vostra.
27. Nolite locum dare 27. Non date luogo al
diabolo : diavolo :

28. Qui * furabatur , iam 28. Colui , che rubava ,


non furetur : magis autem non rubipiù: ma anzi lavori
laboret , operando manibus co'le proprie mani a qualche
suis , quod bonum est , ut cosa di onesto , di modo che
habeat unde tribuat neces- abbia da dare a chi patisce
sitatem patienti . necessità.
* lac. 1. 7.

zia e al bene della società. Trai caratteri per conseguenza dell' uomo nuo ·
vo viene primieramente la sincerità e simplicità cristiana : siamo membri
di un medesimo corpo , or non si è udito giammai , che un membro del
corpo naturale offenda l'altro , ma tutti scambievolmente s'ajutano tra
di loro. Così debbono le membra del mistico Corpo di Cristo sostentarsi
le une le altre , e non offendersi con la falsità e con la doppiezza .
Vers. 26. 27. Se vi adirate , guardatevi dal peccare , non tramønti il
sole ec.Le prime parole sono prese dal Salmo IV . 4. Adiratevi , e non peccate:
la qual maniera di dire è simile a quella dell ' Ecclesiastico XXX. Piaggia
il figliuolo , e ti darà da pensare , scherza con lui , e ti darà de' dolori :
viene a dire , se piaggerai , se scherzerai. Dice adunque , che ove qual-
che movimento d'ira insorga dentro di noi , ci guardiamo dal secondarła ,
e dal prorompere in ingiurie , e dal mal fare , ma anzi procuriam di repri-
merla e deporla immediatamente. Imperocchè l'ira covata uel cuore par-
torisce l'odio e il desiderio della vendetta ; onde il demonio si rende
padrone dell' iracondo , e ad ogni più orribile attentato può trasportarlo.
Reprimasi adunque l'ira per chiudere al demonio l'ingresso nel nostro
cuore .
Vers. 28. Colui , che rubava , non rubi più : ma anzi lavori ec. Si può
domandare il perchè l' Apostolo ordini a colui , che ha rubato , di lavo-
che
rare, e non anche di restituire quel , che ha rubato ; ma si risponde ,
vietando il rubare , viene a ordinarsi il restituire , perchè chi non resti-
CA P. IV. ^ 379
29. Omnis sermo malus 29. Non esca dalla vo-
ex ore vestro non procedat : stra bocca alcun cattivo di-
sed si quis bonus ad aedi- scorso : ma tale , che buono
ficationem fidei , ut det gra- sia per l'edificazione dellafe-
tiam audientibus. de, onde dia grazia a quelli ,
che ascoltano.
3. Et nolite contristare 30. E non contristate lo

Spiritum sanctum Dei , in Spirito santo di Dio , mercè


quo signati estis in diem re- di cui siete stati marcati pel
demptionis. giorno della redenzione.
31. Omnis amaritudo et 31. Qualunque amarezza
ira et indignatio et clamor e scandescenza e ira e cla-

tuisce , quando può , persevera nel peccato di furto , ed è sempre ladro


dell' altrui. Dice adunque , che chi prima d'esser cristiano prendeva l'al-
trui , si dia a lavorare indefessamente con le proprie mani per guadagna .
re e da vivere per se , ed eziandio da poter assistere coloro , che in ne-
cessità si ritrovano . Ma è da notare , come avvedutamente l' Apostolo dice ,
che lavori non a qualunque cosa o a qualunque mestiero , ma si ad un
mestiero di utilità , quale solamente conviene ad un cristiano ; lavori per
li bisogni corporali del prossimo : non mai in cose onde ne ricava il pros-
simo occassione di danno nell'anima .
Vers. 29. Onde dia grazia a quelli , che ascoltano . Il discorso atto
a corroborare la fede nel cuore di chi ascolta , dicesi , che a questi dà
grazia , quando dell' uomo e del discorso dell' uomo si serve Iddio per
conferir grazia agli uditori.
Vers. 30. Non contristate lo Spirito santo di Dio , ec. Si contrista
lo Spirito santo per gli osceni discorsi , perchè per essi si contristano gli
uomini pii , ne' quali è lo Spirito santo , e perchè lo stesso Spirito odia
e detesta tali discorsi . Questo Spirito abbiamo noi ricevuto come marco
di onore e di distinzione , come sigillo impresso nelle anime nostre , e
come pegno , il quale certi ci rende della piena e totale nostra libera-
zione , che sarà nell' ultimo giorno . Kom. VIII . 23.
S. Tommaso lesse ; nel giorno della redenzione ; e lo interpreta del
di del nostro battesimo , ma il greco e la Volgata , qual'è di presente ,
hauno miglior senso .
380 LET. DI S. PAOLO AGLI EFESINI

et blasphemia tollatur a vo- more e maldicenza sia ri-


bis cum omni malitia . mossa da voi con ogni sorta
di malvagità.
32. Estote autem invicem 32. Ma siate benigni gli
benigni , misericordes , do- uni verso degli altri , miseri-
nantes invicem , sicut et De- cordiosi , facili a perdonare
us in Christo donavit vobis. scambievolmente, come anche
* Col. 3. 13 . Dio ha a voi perdonato per
Cristo.
21
S. PAOLO AGLI EFESINI

F.Nenci inv.edis. A.Viviani incise

, el tradiditsemetipsum
Christus dilexitnos

pro nobis oblationem et hostiamDeo inodorem


suavitatis.

Cap.V.v.2.
LET. DI S. PAOLO AGLI EFESINI 381

САРО V.

Gli esorta a imitare Cristo , tenendosi lontani da ogni vizio escelleraggi-


ne e occupandosi nelle buone opere. Le mogli siano soggette a' mariti , i
mariti amino le mogli , come Cristo amò la Chiesa .

1. Estote ergo imitatores 1 . Siate adunque imitatori


Dei , sicut filii carissimi ; di Dio , come figliuoli bena-
mati :
2. Et ambulate * in dile- 2. E camminate nell' amo-
´ctione , sicut et Christus di- re , conforme anche Cristo
lexit nos , et tradidit seme- ha amato noi , e ha dato per
tipsum pronobis oblationem noi se stesso a Dio oblazione
et hostiam Deo in odorem e ostia di soave odore.
suavitatis .
* Ioan. 13. 34. - 15. 12.
- 1. Ioan. 4, 21.
3. Fornicatio * autem et 3. E non si senta neppur
omnis immunditia aut ava- nominare tra voi fornicazio-

ritia nec nominetur in vobis , ne o qualsisia impurità o


sicut decet sanctos : avarizia , come a' santi si con-
* Col. 3. 5. viene:

ANNOTAZIONI

Vers. 1. Siate adunque imitatori di Dio , ec . Questo versetto lega col-


l'ultimo del capo precedente . È proprio de ' figliuoli più amati l'imitare
i loro padri . Imitate adunque voi il vostro Padre celeste , da cui siete si
teneramente amati , imitatelo , dico , nella benignità , nella misericordia ,
nel perdon delle offese.
Vers. 2. Camminate nell' amore , conforme anche Cristo ec. La carità
animi e governi tutta la vostra vita , e con ciò rendiamo a Dio sagrifizio
di amore , per quell'amore con cui egli ha amato noi , e si è sagrificato
per noi oblazione ed ostia di gratissimo odore sopra la croce. Da un tale
esempio di carità vuole l'Apostolo , che si intenda , fino a qual segno
debba estendersi l'amore de' fratelli .
382 LET. DI S. PAOLO AGLI EFESINI

4. Aut turpitudo aut stul- 4. Ne oscenità , nè scioc-


tiloquium aut scurrilitas , chi discorsi o buffonerìe ,
quae ad rem non pertinet , che son cose indecenti ; ma
sed magis gratiarum actio . piuttosto il rendimento di

grazie.
5. Hoc enim scitote intel- 5. Imperocchè voi siete
ligentes : quod omnis fornifi- intesi , come nissun fornica-
cator aut immundus aut a- tore o impudico o avaro ,
varus , quod est idolorum che vuol dire idolatra , sarà
servitus , non habet heredi- erede nel regno di Cristo e
tatem in regno Christi et di Dio.
Dei.
6. Nemo * vos seducat ina- 6. Niuno vi seduca con va-
nibus verbis : propter haec ne parole : imperocchè per
* Matt. 24. 4. · Marc. 13. 5.
-¡uc. 21. E. - 2.1/ess. 2. 3.

Vers. 4. Ne sciocchi discorsi o buffonerie .... ma piuttosto ec. Gran-


dissimo era nelle città grandi e popolate e più culte , come Efeso , il fa-
rore de ' pagani per gli Istrioni e Mimi , e simil razza di gente , che aveva
per sua unica occupazione di divertire il popolo, di risvegliare il riso con
iscapito sovente della modestia e della naturale onestà. L' Apostolo tutto ciò
proibisce ai fedeli, perchè mal si conviene con la gravità cristiana e con la
santa severità , di cui fan professione ; e certamente il tempo di questa vila
non è per I ' uomo cristiano tempo di riso e di piaceri , ma di combattimento
e di croce . Cerchi l' uomo cristiano, dice l ' Apostolo , il suo sollievo , la sua
consolazione nel cantare le laudi di Dio , negli inni di ringraziamento al
Signore per gli immeusi benefizj a noi fatti : questi siano e la materia dei
ragionamenti famigliari tra' Cristiani e il dolce condimento delle loro fati-
che . Vedi il vers. 19.
Vers. 5. O avaro , che vuol dire idolatra. L'avaro e il suo fine e tulla
la sua fiducia colloca nelle ricchezze ; perciò si dice , che le ricchezze ado-
ra come suo nume . Mi sia lecito però di dire , che queste parole : che vuol
dire idolatra , volentieri le riporterei non solo all'avaro 9 ma anche al for-
nicatore e all' impudico , perchè questi ancora per loro fine hanno la crea-
tura , che amano e la lettera del testo originale non è contraria questa
interpretazione . Vedi Coloss. III. 5.
Vers. 6. Niuno vi seduca con vane parole ; imperocchè per tali co-
se ec. Non vi lasciate gabbare da chi con fallaci solismi procura di ricuo-
CAP. V. 583

enim venit ira Dei in filios tali cose viene l'ira di Dio
diffidentiae. sopra i figliuoli contumaci :
7. Nolite ergo effici parti- 7. Non vogliute adunque
´cipes corum . aver società con essi.
8. Eratis enim aliquando 8. Conciossiachè una volta
tenebre : nunc autem lux eravate tenebre : ma adesso
in Domino. Ut filii lucis am-
luce nel Signore. Camminate
bulare :
da figliuoli della luce :
9. Fructus enim lucis est ´9. Or ilfrutto della luce
in omui bonitate et iustitia consiste in ogni specie di
et veritate ; bontà , nella giustizia e nel-
la verità:
10. Probantes , quid sit 10. Disaminando voi quel-
beneplacitum Deo : lo , che sia accetto al Signo
re :

prire , è difendere tali peccati ; imperocchè io dico , che per questo ap


punto e preparata la vendetta di Dio contro quelli uomini , i quali disub-
bidiscono alla legge di Dio e ai lumi della stessa ragione , per cui con-
dannati sono questi stessi peccati . Non è improbabile , che intenda qui
l'Apostolo di parlare de' filosofi del paganesimo , i quali spacciavano per
lecite chi l'una e chi l'altra delle più infami scelleratezze. Ma può ac .
cennare anche gli Gnostici , la impurissima dottrina de' quali è riferita da
s. Epifanio , dove tratta della loro eresia ; e il comandamento , che egli
fa agli Efesini nel verso seguente , di separarsi da costoro , rende a ine
verisimile , che piuttosto di falsi Cristiani favelli l' Apostolo , che di Gen-
tili .
Vers. 8. Eravate tenebre : ma adesso luce ec . Eravate già non solo
nelle tenebre e nell'ignoranza , ma eravate tutti tenebre e ignoranza ; ma
ora per grazia e favore di Cristo divenuti siete luce , cioè giustizia di
Dio ; fate adunque co ' vostri costumi conoscere , che voi della luce siete
figliuoli , che a Cristo appartenete vera luce di tutti gli uomini .
Vers. 9. Il frutto della luce ec. Novera il frutto o sia le opere della
Juce , la bontà si oppone all'ira , la giustizia all'avarizia e alle frodi , che
per essa si fanno , la verità alla menzogna .
Vers. to. Disaminando voi quello , che sia accetto al Signore . Come
alla luce del nostro sole si ravvisano le qualità e il buono e il cattivo di
384 LET. DI S. PAOLO AGLI EFESINI
11. Et nolite communica- 11. E non vogliate aver
re operibus infructuosis te- parte alle opere infruttuose
nebrarum , magis autem re- delle tenebre, che anzi ripren-
darguite. detele.
12. Quae enim in occulto 12. Imperocchè le cose, che
fiunt ab ipsis , turpe est et da coloro si fanno di nascò-
dicere: sto , sono obbrobriose anche a
dirsi.
13. Omnia autem , quae 13. Ma tutte le cose , che

arguuntur , a lumine manife- sono da riprovarsi , son mes·


stantur : omne enim , quod se in chiaro dalla luce : da-
manifestatur , lumen est. poichè tutto quello , che mani-
festa le cose ) , è luce.

ciascuna cosa , così nella luce di Dio , viene a dire sopra le regole di
verità iusegnate da Cristo Signore debbe disaminarsi la bontà o la reità
delle azioni umane per distinguere , quali siano quelle , che piacciono a
Dio .
Vers. 11. Non vogliate aver parte alle opere infruttuose delle tene-
bre , che anzi eò. Le opere delle tenebre nissun frutto recano se non la
morte . Rom. VI. 21. , Gal. VI. 8. A queste può aversi parte in molte ma-
niere , con la cooperazione , con l'ajuto , col consiglio , col consenso, con
la connivenza , tacendo , dissimulaudo. Or l' Apostolo e proibisce , che in
alcun modo a queste opere di morte partecipi l'uomo cristiano , e vuole
di più , che non tauto con le parole , quanto col proprio esempio e cou
i costumi totalmente contrarj si condannino da lui le stesse opere .
Vers. 12. Le cose , che da coloro si fanno ec . Parla l'Apostolo della
setta de' Simoniani e degli Gnostici maestri di ogni più abominevole im-
purità .
Vers. 13. Tutte le cose 9 che sono da riprovarsi , son messe in chiaro
dalla luce . Fate voi l'ufficio di veri figliuoli della luce , imperocchè è
proprio della luce , che per lei si discernono le opere delle tenebre . Sia
la vostra vita una tacita , ma efficace correzione de' pravi costumi dei
peccatori , porti ella nelle loro coscienze la luce per ravvisare la propria
iniquità e per cominciare ad abborrirla .
Tutto quello , che manifesta ( le cose ) è luce. La luce rivela e ma-
nifesta tutte le cose . Voi siete luce , rendete adunque con la luce della
CA P. V. 385
14. Propter quod dicit : 14. Per la qual cosa dice:
surge qui dormis , et exurge levati su tu , che dormi , e ri-
a mortuis , et illuminabit te suscita da morte , e Cristo ti
Christus .
illuminerà.
15. Videte itaque , fratres, 15. Badate adunque
quomodo caute ambuletis : * fratelli , di camminar cauta-
non quasi insipientes , mente : non da stolti,
* Col. 4. 5.
16. Sed ut sapientes : re- 16. Ma da prudentį : ri-
dimentes tempus : quoniam comperando il tempo : perchè
dies mali sunt .
i giorni sono cattivi.
#
17. Propterea nolite fie- 17. Per questo non siate
ti imprudentes : sed intelli- imprudenti : ma intelligenti
gentes , quae sit voluntas de voleri di Dio.
Dei.
* Rom. 12. 2. - i. Thess. 4. 3.

vostra buona vita manifesta agli empj la loro ingiustizia, affinchè ne ab-
bian vergogna ed errore , e si convertano , e luce anch'essi divengano
nel Signore .
Vers. 14. Levati su tu , che dormi, e risuscita ec. E s. Paolo e gli altri
Apostoli si servono delle autorità tolte dal vecchio testamento , non sem-
pre però riportandone le stesse precise parole , ma i sentimenti , e questi
stessi adattando al bisogno , come osservò s. Girolamo , ed è perciò tal
volta difficile di poter dire , da qual luogo de' sagri libri abbiano preso
questa o quella autorità , dapoichè simili pensieri in molti luoghi ritro-
vansi delle scritture . Veggasi Isaia IX. 2. , XXVI. 19. , LX. 1. 2. dove
non la parola , ma il senso è quasi l' istesso , che quello di questo luogo
dell' Apostolo. Dice egli adunque : o tu , che nel sonno dormi e nella morte
del peccato, levati su , risuscita , perchè Cristo stesso , luce vera , sole di
giustizia ti illuminerà con la sua grazia talmente , che con la stessa luce
tu possa illuminare degli altri , e far ad essi conoscere le tenebre , nelle
quali camminano.
Vers. 15. 16. 17. Badate . ... di camminar cautamente : ec. Servitevi
della luce ricevuta da Cristo per diportarvi in guisa , che a tutti diate edi
ficazione come saggi in Cristo , e non come imprudenti ed incauti siate d' in-
ciampo agli altri e particolarmente agl' infedeli , voi , che dovete essere
la luce di essi .
Tom. XXIV. 25
386 LET. DI S. PAOLO AGLI EFESINI

18. Et nolite inebriari vi- 18. E non vi ubbriacate

no , in quo est luxuria : sed col vino , nel quale è lussu


implemini Spiritu sancto , ria: ma siate ripieni di Spi-
rito santo
19. Loquentes vobismet- * 19. Parlando tra di voi
ipsis in psalmis et hymnis con salmi e inni e canzoni
et canticis spiritualibus • spirituali , cantando e sal-
cantantes et psallentes in meggiando co' vostri cuori al
cordibus vestris Domino , Signore,
20. Gratias agentes semper 20. Rendendo sempre gra-
pro omnibus , in nomine zie per ogni qualunque cosa
Domini nostri Iesu Christi a Dio e Padre nel nome del
Deo et Patri . Signor nostro Gesù Cristo.

Ricomperando il tempo : perchè i giorni sono cattivi. Secondo la più


comune e fondata opinione vuol qui l ' Apostolo dimostrare l'uso della cri-
stiana prudenza nelle circostanze , in cui trovavasi il cristianesimo. I gior-
ni sono cattivi, i nemici della fede vanno cercando tutti i pretesti di perse-
guitarla; non ne date loro occasione con un zelo non secondo la scienza,
ma piuttosto guadagnate tempo, non attizzate l'odio degl' infedeli , ma aspet-
tate nella pazienza e nel silenzio tempi migliori , e perciò domandate a
Dio , che intendere vi faccia quel , che egli vuole , che voi facciate , on-
de nè il tempo di operare si perda, nè fuori di tempo si operi non sol senza
frutto , ma con danno della Chiesa .
Vers. 18. Non vi ubbriacate col vino ..... ma siate ripieni ec. Non
possiamo , dice s. Girolamo , essere ripieni a un tempo stesso di Spirito
e di vino ; imperocchè chi è pieno di Spirito , ha la prudenza , la man-
suetudine , la verecondia , la castità ; chi è pieno di vino , ha la stol-
tezza, il furore , la sfacciataggine, la libidine , Alcuni Interpreti credono,
che Paolo abbia in mira le feste di Bacco celebrate da' Gentili in Efeso
con ogni sorta d'intemperanza .
Vers. 19. 20. Parlando tra di voi con salmi , ec. Ha la sua ebrietà
anche lo Spirito del Signore. Coloro , che sono zuppi di vino , ciarlano , e
garriscono, e cantano tutto quel , che lor viene alla bocca . L'uomo cri-
stiano ebrio dello Spirito del Signore prorompe per l'ardor dello Spirito
onde è acceso il suo cuore , in salmi , in canzoni spirituali , in inni di
ringraziamento al Signore per tutto quello , che di dolce o di amaro , di
felice o di avverso riceve da lui . Abbiamo veduto , I. Cor. XIV, 15. , CO-
me frequentemente erano ispirati da Dio ai fedeli dei cantici spirituali ,
CAP. V. 387
21. Subiecti invicem in 21.Subordinati gli uni agli
timore Christi. altri nel timore di Cristo.
22. Mulieres * viris suis
22. Le donne siano sogget-
subditae sint , sicut Domino : te a loro mariti , come al Si-
* Genes. 3. 16. - Col. 3. 18.
gnore :
*
23. Quoniam vir caput 23. Conciossiachè l'uomo
est mulieris : sicut Christus è capo della donna : come
caput est Ecclesiae ipse Cristo è capo della Chiesa :
salvator corporis eius. ed egli è salvatore del corpo
1. Pet. 3 I. - 1. Cor. 11. 3. suo.
24. Sed sicut Ecclesia su-
24. Quindi siccome la
biecta est Chisto , ita et mu-
Chiesa è soggetta a Cristo ,
lieres viris suis in omnibus. così ancora le donne a loro
mariti in tutto .

i quali eglino poi cantavano nelle sagre adunanze . E quanto ai Salıni di


Davidde sappiamo essere stati in ogni tempo il pascolo più dolce della
pietà de ' Cristiani talmente , che non solo nella Chiesa , ma eziandio nelle
case private e in mezzo ai lavori ed alle fatiche erano continuamente
nelle bocche di tutti i Cristiani .
Vers. 21. Subordinati gli uni agli altri nel timore di Cristo. Vuol dire,
che secondo l'ordine stabilito da Cristo siano gli inferiori subordinati e
soggetti ai superiori .
Vers. 22, 23. 24. Le donne siano soggette ec . Questa soggezione in-
clude la riverenza e l' ubbidienza dovuta dalla moglie al marito , come
quello , in cui la moglie dee considerare ed amare lo stesso Cristo ; on-
de dice , che la moglie , come a Cristo ubbidisce , così ubbidisca al marito,
perchè il marito è l'immagine di Cristo . Vedi I. Cor. XI. 3 .
Cristo è capo della Chiesa , cui egli regge , e governa per vantaggio
di essa ; l'uomo è capo della donna , cui debbe reggere e governare pel
bene e di lei e di tutta la famiglia . Cristo capo della Chiesa è ancora sal-
vatore di essa , e ad esempio di Cristo deve il marito procurare alla mo、
glie tutti i mezzi e gli ajuti per la di lei santificazione e salute . Per la
qual cosa , se la donna ama la propria salute , sarà volentieri soggetta al
marito . La conclusione di tutto questo si è , che come la Chiesa ama Cri-
sto, così la donna ami il marito , come la Chiesa ubbidisce a Cristo, la mo
388 LET. DI S. PAOLO AGLI EFESINI

25. Viri , diligite uxores 25. Uomini , amate le vo-


vestras , sicut et Christus di- stre mogli , come anche Cri
lexit Ecclesiam , et seipsum sto amò la Chiesa , e diede
tradidit pro ea , per lei se stesso,
* Col. 3. 19.
26. Ut illam sanctificaret , 26. Affine di santificarla
mundans lavacro aquae in mondandola colla lavanda
verbo vitae , di acqua mediante la parola
di vita ,
27. Ut exhiberet ipse sibi 27. Per farsi comparir
gloriosam Ecclesiam , non davanti la Chiesa vestita di
habentem maculam aut ru gloria senza macchia e senza
gam aut aliquid huiusmodi, grinza od altra tal cosa, ma
sed ut sit sancta et immacu- che sia santa ed immacola-
lata . ta.

glie al marito ubbidisca . Abbiamo in questi tre versetti mirabilmente


spiegati i principj e le regole e i confini dell' amore riverenziale della
moglie cristiana verso il marito .
Vers. 25. Uomini , amate le vostre mogli , come anche Cristo amò
la Chiesa, ec. Viene a dire , con amore sincero , grande , santo e casto ;
del quale amore Cristo diede massima prova alla Chiesa nel dare pel be-
ne di lei la sua propria vita .
Vers. 26. Affine di santificarla ... colla lavanda di acqua mediante
la parola di vita . Non è da dubitare , che questa lavanda di acqua , con
la quale Cristo monda , e santifica la Chiesa , sia il battesimo. Per la pa-
rola di vita intendono i Padri comunemente la forma di questo sagra-
mento . S. Agostino però ciò intende della fede , quasi l' Apostolo abbia
ripetuta in questo luogo la sentenza di Cristo: chi crederà, e sarà battez-
zato , sarà salvo .
Vers. 27. Per farsi comparir davanti la Chiesa ec. Questa - Chiesa
avendola Cristo trovata deforme , e non couvenendo ad un tale sposo se
non una sposa vestita di gloria, santa , immacolata, senza imperfezione o di-
fetto , per renderla tale, e perchè tale dinanzi a lui comparisse , diede egli
per lei la vita . Siano egualmente gelosi i mariti della interua spirituale
bellezza delle loro mogli .
CA P. V. 389
28. Ita et viri debent dili- 28. Così anche i mariti
gere uxores suas ut corpora amar debbono le loro mogli ;
sua. Qui suam uxorem dili-
come i corpiproprj. Chi ama
git seipsum diligit. la propria moglie ama se
stesso .
29. Nemo enim unquam 29. Conciossiachè nissuno
carnem suam odio habuit : odiò mai la propria carne,
sed nutrit , et fovet eam , si- ma la nudrisce e ne tien
cut et Christus Ecclesiam : conto ,
come fa pur Cristo
della Chiesa.

È da notare , come la perfetta santificazione della Chiesa , quale ce


la descrive l'Apostolo , è incomiuciata al presente ne' membri della me-
desima Chiesa , ma non sarà compiuta e perfetta , se non nel secolo fu-
turo .
Vers. 28. 1 mariti amar debbono ... come i corpi proprj ec. A imita-
zione di Cristo , il quale ama la Chiesa come suo proprio corpo , deve
il marito cristiano amare la moglie , come suo proprio corpo ; imperoc-
chè dall' uomo fu formata la prima donna , onde ella è in certa guisa
come una parte dell' uomo ; e perciò soggiunge l' Apostolo, che il marito
amaudo la moglie , ama se stesso , perchè il capo ed il corpo una sola
stessa cosa costituiscono .
Vers. 29. Nissuno odiò mai la propria carne , ma ... ne tien conto , ec.
Tocca in questo luogo l' Apostolo un gran mistero della potenza e sapienza
di Dio, il qual mistero consiste nell' aver unito nell' uomo una sostanza spi-
rituale con la materia , e averla unita per modo si intimo ed incomprensi
bile , che l'anima quasi di continuo coafonde se stessa col proprio corpo,
e come suo bene o suo male riguarda quello , che è utile o dannoso al
согро , e i pensieri e i sentimenti di lei quel colore vestono perpetua -
mente , che allo stato del corpo conviensi . Questa mirabile unioue tra
due sostanze , delle quali l'una è destinata al comando , l'altra alla sog-
gezione , questa unione , dico , porta • egli per immagine di quella , che deb-
be esser tral marito e la moglie secondo l'ordine di Dio, affinchè questa di
un più sublime ed augusto mistero divenga figura , come spiega in ap
presso .
i

390 LET. DI S. PAOLO AGLI EFESINI

30. Quia membra sumus 30. Perchè siamo membra


corporis eius , de carne eius del corpo di lui , della carne
et de ossibus eius. di lui e delle ossa di lui.

31. Propter * hoc relinquet 31. Per questo l'uomo ab-


homo patrem et matrem bandonerà il padre e la ma-
suam et adhaerebit uxori dre sua , e starà unito alla
suae et erunt duo in carne sua moglie e i due saranno
una. una carne.

* Genes. 2. 24. - Matt. 19. 5.


· Marc. 10. 7.2 1. Cor. 6. 16.

32. Sacramentum hoc ma- 32. Questo sacramento è


gnum est , ego autem dico in grande , io però parlo riguar
Christo et in Ecclesia. do a Cristo ed alla Chiesa.

Vers. 30. Siamo membra del corpo di lui , della carne ec. Tutti noi
fedeli , quanti siamo , siam membri del mistico corpo di Cristo , siamo della
carne di lui e delle ossa di lui , perchè siamo di quella stessa natura ,
che egli assunse per noi . Oltre di questo senso proprio un altro ancora
spirituale e metaforico può darsi a queste parole , secondo il quale signi-
ficano la mistica spirituale unione , che noi abbiamo con Cristo per mezzo
della fede e dello Spirito santo diffuso ne' nostri cuori , della qual unione
il cristiano matrimonio è figura .
Vers. 31. Per questo l'uomo abbandonerà il padre , ec . Per le già dette
ragioni apparisce l' insolubilità del matrimonio stabilito sin dall' origine del
mondo , e l'indissolubilità della spirituale unione della Chiesa con Cristo.
Vers. 32. Questo sacramento è grande , io però parlo ec. L'unione in-
dissolubile dell' uomo e della donna è un sacramento grande , perchè rap-
presenta la stretta indissolubile unione di Cristo con la sua Chiesa . E sic-
come il marito abbandona per la moglie il padre e la madre , così il
Verbo di Dio lasciato il seno del Padre discese in terra per unirsi alla
Chiesa , per la quale abbandonò eziandio la sinagoga sua madre per ri-
maner unito a lei non solo nel tempo , ma anche nella eternità . Il matri-
monio di Adamo figurava questa congiunzione divina , e per questo dice
l'Apostolo , che le citate parole della Genesi sono state da lui riferite
ed applicate a Cristo ed alla Chiesa ; e l'unione di Cristo e della Chiesa
( unione significata e predetta in quelle parole ) è il modello e la forma
del matrimonio cristiano elevato da Cristo alla dignità di sacramento della
sua nuova legge .
CAP. V. 391
33. Verumtamen et vos 33. Per la qual cosa an- ,
singuli , unusquisque uxorem che ognun di voi ami la pro-
suam sicut seipsum diligat : pria moglie , come se stesso :
uxor autem timeat virum la moglie poi rispetti il ma-
suum . rito.

Vers. 33. Ognun di voi ami la propria moglie , come se stesso : la mo-
glie poi ec. Conclude il precedente ragionamento . Il marito ami la moglie,
come quella, che è una stessa cosa con lui, e un altro lui , e amando lei
ama se stesso ; la moglie renda al marito obbedienza e rispetto .
LET. DI S. PAOLO AGLI EFESINI
392

CAPO VI .

1 figliuoli ubbidiscano ai genitori , e i servi ai padroni ; e vicendevolmente


si ricordino de' loro doveri i genitori inverso de' figliuoli , e i padroni
verso dei servi : esorta a imbracciare l'armatura di Diò ( di cui ne spiega
le parti ) , per resistere a' nemici spirituali , e domanda , che preghino
per lui.

1. Filii , obedite parenti- 1. Figliuoli siate ubbi-


bus vestris in Domino : hoc dienti a vostri genitori nel
enim iustum est. Signore : imperocchè ciò è

giusto.
2. Onora il padre tuo e
2. Honora * patrem tuum
et matrem tuam , quod est la madre tua , che è il primo

mandatum primum in pro- comandamento , che ha pro-


Inissione : messa ;
Exod. 20. 12. - Deut. 5. 16.
- Eccli . 3. 19. Mati. 15. 4.
-- Marc. 7. 10. - Col. 3. 20.
3. Ut bene sit tibi : et sis 3. Affinchè tu sii felice : e
longaevus super terram. viva lungamente sopra la
terra.

ANNOTAZIONI

Vers. 1. Figliuoli siate ubbidienti . . . . nel Signore : ec. L' ubbidienza


a' genitori è limitata con queste parole , nel Signore , cioè sino a quel
segno , che la dottrina di Cristo il comporta , onde il solo Dio e la sua
volontà al rispetto de' genitori si preferisca .
Vers. 3. Affinchè tu sii felice : e viva ec. Nella promessa della feli-
cità e della vita temporale si nascondeva l'altra maggior promessa della
vita e felicità eterna .
CAP. VI. 393

4. Et vos , patres , nolite 4. E voi , padri , non pro-


ad iracundiam provocare fi- vocate ad ira i vostrifigliuo-
lios vestros : sed educate il- li : ma allevateli nella disci-
los in disciplina et corre- plina e nelle istruzioni del
ptione Domini . Signore.
*
5. Servi , obedite domi- 5. Servi , siate ubbidienti
nis carnalibus cum timore ai padroni carnali con rive-
et tremore , in simplicitate renza e sollecitudine , nella
cordis vestri , sicut Chri- semplicità del cuor vostro ,
sto : come a Cristo :
* Col. 3. 22. · Tit. 2. 9.
· 1. Pet. 2. 18 .
6. Non ad oculum ser- 6. Servendo non all oc-

vientes , quasi hominibus pla- chio , quasi per piacere agli


centes , sed ut servi Christi, uomini , ma come servi di
facientes voluntatem Dei ex Cristo , facendo di cuore la
animo , volontà di Dio ,
7. Cum bona voluntate 7. Con amore servendo ,
servientes , sicut Domino , et come pel Signore , non come
non hominibus : per gli uomini :

Vers. 4. E voi , padri , non provocate ad ira i vostri figliuoli : ec.


Con la eccessiva severità ', con la durezza > con le cattive parole , con le
minacce . Vedi Coloss. III. 21 .
Vers. 5. Ai padroni carnali . A coloro , che hanno potestà sopra di voi
in quanto al corpo ; imperocchè , come dice Seneca : non cade sopra tutto
l'uomo la servitù , l'animo è eccettuato ..
Come a Cristo. Servendo a Cristo e la volontà di lui facendo nel
servire a'vostri padroni , il quale e vede il cuore degli uomini , e senza
distinzione di servo o di libero premierà tutto quello , che per suo amore
sarà fatto .
Vers. 6. Servendo non all'occhio , quasi per piacere agli uomini , ec.
Servire all'occhio del padrone si è servirlo per puro timore o per acqui-
starne la grazia . Per un motivo più alto vuole l'Apostolo , che il servo
operi , come servo di Cristo per piacere à Dio .
LET. DI S. PAOLO AGLI EFESINI
394
8. Scientes quoniam unus- 8. Essendo a voi noto , co-

quisque quodcumque fece- me ognuno , o servo o libero,


rit bonum , hoc recipiet a riceverà dal Signore tutto
Domino , sive servus , sive quel, che avrà fatto di bene.
liber.
9. Et vos , domini , eadem 9. E voi , padroni , fate
facite illis , remittentes mi- altrettanto riguardo ad essi ,
nas , scientes , quia et illo ponendo da parte l'asprezza:
rum et vester Dominus est non ignorando , che il vostro
* e il loro padrone è ne' cieli: e
in coelis : et personarum
acceptio non est apud eum. che egli non è accettator di

* Deut. 10. 17. - 2. Par. 19° 7. persone.


lob 34. 19. - Sap. 6. 8.
- Eccli. 35. 15. - Act. 10. 34.
·· Kom. 2' 1I -- Col. 3. 25.
❤ 1. Pet. I. 17.

10. De cetero , fratres , 10. Del resto,fratelli , siate


confortamini in Domino et e nella
forti nel Signore
in potentia virtutis eius. virtùpotente di lui.
11. Induite vos armatu- 11. Rivestitevi di tutta

ram Dei , ut possitis stare l'armatura di Dio , affinchè


adversus insidias diaboli : possiate resistere alle insidie
del diavolo :

Vers. 9. Non ignorando , che il vostro e il loro padrone ec. Pa-


droni , trattate parimente e a proporzione i servi con amore , come vo-
stri fratelli , perchè e voi ed essi siete tutti servi dello stesso padrone ,
ed egli non bada alla distinzione delle persone , ma ai meriti di cia-
scuno . I padroni avevano sopra de' servi un impero assoluto , e comun‹-
mente trattavanli con molta inumanità . Il cristianesimo raddolci assai la
condizione di quelli infelici , e a poco a poco abolì quasi affatto quel no-
me e quello stato ; onde dice Lattanzio : quantunque diversa sia la con-
dizione de' corpi , contuttociò i servi per noi non son servi , ma gli
stimiamo , e gli chiamiamo fratelli quanto allo spirito , conservi quanto
alla religione .
Vers. 11. Rivestitevi di tutta l'armatura di Dio . Di tutte le armi
spirituali, onde si arma il soldato di Cristo . II. Cor. X. 4. , I. Tess. V. 8.
CA P. VI. 395

12. Quoniam non est no- 12.Imperocchè non abbiam


bis colluctatio adversus car- da lottare con la carne e

nem et sanguinem , sed ad- col sangue , ma co' principi


versus principes et potesta e colle podestà , co' dominan-
tes , adversus mundi recto- ti di questo mondo tenebroso,
res tenebrarum harum, con- con gli spiriti maligni del-
tra spiritualia nequitiae in l'aria.
coelestibus .

13. Propterea accipite 13. Per questo prendete


armaturam Dei , ut possitis tutta l'armatura di Dio ,
resistere in die malo , et in perchè possiate resistere nel
omnibus perfecti stare. giorno cattivo , e preparati
in tutto sostenervi .
14. State ergo succincti 14. State adunque cinti i
lumbos vestros in veritate , vostri lombi con la verità, e
et induti loricam iustitiae , vestiti della corazza di giu-
stizia ,

Vers. 12. Non abbiam da lottare con la carne e col sangue , ma coi
principi , ec. Noi abbiam da combattere non coutro gli uomini di questo
mondo , ma contro i maligni spiriti , contro i principati e le potestà , le
quali hanno dominio sopra quest' aere tenebroso , dominio dato loro da
Dio in pena dell' uomo peccatore ; del quale dominio gli stessi spiriti mali
si servono o per tentar l'uomo o per nuocergli . Con questi abbiamo noi
da combattere , nemici ostinati e potenti , i quali e del mondo stesso e
degli uomini si servono come di strumenti per farci guerra .
Da qui l'Apostolo agli angeli cattivi i nomi de' gradi degli Angeli
buoni , e lo stesso fa I. Cor. XV. 24. , Colos . II. 15. , Rom. VIII . 39 .
Vers. 13. Nel giorno cattivo . Nel tempo della tentazione proveniente
da' nemici della fede , da' tiranni , dagli eretici , dal demonio . A questo
tempo debbe star sempre preparato il cristiano , perchè la vita cristiana
è una perpetua milizia .
Vers. 14. Cinti i vostri lombi con la verità , ec. Espone a parte a parte
tutta l'armatura dell ' uomo cristiano per la guerra spirituale. Gli dà adunque
in primo luogo il cingolo militare , o sia balteo , il quale stringendo i
fianchi , gli rinforza , e questo baltco la verità , viene a dire la rettitu-
596 LET, DI S. PAOLO AGLI EFESINI

15. Et calceati pedes in 15. E calzati i piedi in


praeparatione evangelii pa- preparazione al vangelo di
cis : pace :
16. In omnibus sumentes 16. Sopra tutto date di

scutum fidei , in quo possitis mano allo scudo della fede ,


omnia tela nequissimi ignea col quale possiate estinguere
extinguere : tutti gli infuocati dardi del
maligno :
* 17. E prendete il cimiero
17. Et galeam salutis as-
sumite et gladium spiritus della salute e la spada dello

( quod est verbum Dei ; ) spirito ( che è la parola di


* Isai. 59. 17. · 1. Thess. 5. 8. Dio:)

dine , la sincerità senza ipocrisia , la quale dà una gran forza , perchè ,


come sta scritto: chi cammina con semplicità , cammina con fidanza . In
secondo luogo la corazza , che è la giustizia , viene a dire il complesso
delle cristiane virtù .
Vers. 15. Calzati i piedi ec. Terzo , i calzari o sia i borzacchini mi-
litari , e questi difendevano il piede e la gamba . Vuole adunque , che il
cristiano sia sempre pronto a camminare nella via del Vangelo , e a farla
conoscere agli altri ; e dice , il vangelo di pace , perchè la sostanza di esso
è la dottrina di pace e della carità .
Vers. 16. Date di mano allo scudo della fede , ec. Quarto , la fede
cristiana , in quanto ella riguarda le promesse fatteci da Dio per Gesù Cri-
sto, è lo scudo, col quale in questa guerra rispingonsi tutti i colpi del nemico
delle nostre anime . La fede pouendoci dinanzi agli occhi la immensità di
quel bene , che ucchio non vide ec. , ci dà virtù di superare tutte le tenta-
zioni del demonio , della carne e del mondo . Quindi tante grandi cose si
leggono operate per mezzo della fede , Hebr . XI . , I. Pet. V. 9. Chiama con
molta enfasi infuocati i dardi , co'quali il nimico infernale cerca di accen-
dere nel nostro cuore il fuoco della impurità , dell' ira , della vendetta ec. ,
alludendo alle ghiande di piombo , le quali scagliate dai fiondatori , nel ra-
pidissimo loro moto si infiammavanu .
Vers. 17. Il cimiero della salute. Quinto , il capo , che è la parte
principale del soldato , ha bisogno di particolare difesa ; l'Apostolo gli
dà un cimiero , che è la viva speranza della salute . Vedi I. Thess. V. 8.
CAP. VI. 397
18. Per omnem orationem 18. Con ogni sorta di pre-
et obsecrationem orantes ghiere e di suppliche orando
omni tempore in spiritu : et continuamente in ispirito : e
in ipso vigilantes in omni in questo stesso vegliando con
instantia et obsecratione tutta perseveranza pregando
pro omnibus sanctis : pe' santi tutti :
* Col. 4. 2.
+
19. Et pro me , ut detur 19. E per me , affinchè a
mihi sermo in apertione oris me data sia la parola , onde
mei cum fiducia , notum fa aprir con fidanza la mia boc-
cere mysterium evangelii : ca per manifestare il miste
* 2. Thess. 3. 1. ro del vangelo :

Sesto , la spada dello spirito è la parola di Dio , spada a due tagli ,


anzi più penetrante di ogni spada a due tagli , come dice il nostro Apo-
stolo Hebr. IV. 1. Ella è , che letta e meditata ci fa conoscere i nostri
bisogni , i nostri pericoli e i mezzi di vincere i nostri nemici. Con que-
sta sola il nostro Capo divino pugnò contro il demonio > e lo vinse . Vedi
Matt. IV.
Vers. 18. Con ogni sorta di preghiere e di suppliche ec. La settima
parte è questa dell'armatura dell ' uomo cristiano , senza la quale eziandio
non sarebbero le altre abbastanza efficaci ; imperocchè per quanto van-
taggiosamente sia armato il cristiano , egli non debbe ignorare , che tutta
la sua forza dee venire da Dio , quindi osservisi , con quanta premura la
orazione e la orazione instancabile si raccomandi qui dall' Apostolo.come
il mezzo ordinato da Dio per impetrare gli ajuti celesti . Quest' orazione
debbe avere per oggetto non solo i particolari bisogni di ciascheduno
ma ancora i generali della Chiesa e quelli di tutti i fedeli .
Vers. 19. E per me , affinchè a me data sia la parola, ec. Ecco ,
quanto stimasse Paolo le orazioni de ' buoni . Egli che era di tanto merito
dinanzi a Dio , chiede l'ajuto delle orazioni de' suoi figliuoli viventi sopra
la terra . Chi crederà , che inutili possano essere le preghiere di un Paolo
regnante nel cielo con Cristo ? Ma un'altra verità ci viene inculcata qui
dall' Apostolo , ed ella riguarda l'obbligo , che hanno i cristiani di racco-
mandare a Dio particolarmente i ministri di Cristo e della Chiesa , affin-
chè egli di virtù gli armi e di forza per annunziare con sauta libertà il
Vangelo, e le loro fatiche benedica con l'abbondante sua grazia .
398 LET. DI S. PAOLO AGLI EFESINI

20. Pro quo legatione fun- 20. Del quale sono amba-
gor in catena , ita ut in ipso sciadore io alla catena , af-
audeam , prout oportet me , finchè con fidanza io ne parli,
loqui. come si conviene .
21. Ut autem et vos scia- 21. Or affinchè voi pur
tis , quae circa me sunt, quid siate informati delle
agam : omnia vobis nota fa- mie , di quel , ch' io mi fac-
ciet Tychicus , carissimus cia , il tutto saravvi notificato
frater et fidelis minister in da Tichico carissimofratel-
Domino :
lo e ministrofedele nel Si-
gnore:
22. Quem misi ad vos in 22. Il quale ho spedito a
hoc ipsum , ut cognoscatis , voi a questo stesso fine , per-
quae circa nos sunt , et con- chè siate informati delle cose
soletur corda vestra . mie, ed egli consoli i vostri
cuor.
23. Pax fratribus et cari- 23. Pace a fratelli e ca-
tas cum fide , a Deo Patre rità e fede da Dio Padre e
et Domino Iesu Christo. dal Signor Gesù Cristo .

Vers. 20. Del quale sono ambasciadore io alla catena. Questo amba-
sciadore di Cristo incatenato ( Atti XXVIII. 20. ) non solo non arrossisce
delle sue catene , ma ne fa gloria , e non cessa in tale stato di intimare
gli ordini e le volontà del padrone , da cui è spedito , e combatte l'ido-
latria, e va distruggendo continuamente nella capitale del mondo il regno
del diavolo .
Vers. 21. Da Tichico carissimo fratello . Egli era dell ' Asia e forse
della stessa città di Efeso , ed era ministro della Chiesa , alla quale ser-
viva accompagnando e servendo Paolo . Atti XX . 4.
Vers. 22. Ed egli consoli i vostri cuori . Vi consoli col racconto dei
progressi del Vangelo , affinchè vedendo , come non sono sterili le mie
catene , prendiate animo , e non vi lasciate abbattere dalle tribolazioni ,
che io sopporto ·
Vers. 23. Pace a' fratelli e carità efede da Dio Padre e dal Signor
Gesù Cristo . In queste tre cose domanda pe' suoi figliuoli tutto quello,
CA P. VI . 399

24. Gratia cum omnibus , 24. La grazia con tutti co-


qui diligunt Dominum no- loro , i quali incorrotti ama-
strum Iesum Christum in no il Signor nostro GesùCri-
incorruptione. Amen. sto. Così sia.

che può mai desiderarsi per un cristiano . La pace e interiore con Dio ,
ed esteriore con gli uomini , e la fede animata dalla carità chiede egli per
essi da Dio autor d'ogni bene e da Cristo nostro mediatore , il quale
tutte queste cose ha a noi meritate con la sua morte .
Vers. 24. La grazia con tutti coloro ec. La grazia abbraccia tutti i
benefizj e favori divini riguardanti la salute dell' anima . Questa grazia
domanda Paolo per tutti coloro , i quali amano Gesù Cristo , e per lui
si conservano puri ed immacolati da ' vizj del secolo .
1
VARIE LEZIONI

LETTERA PRIMA. AI CORINTI

VOLGATA GRECO

CAPO I. CAPO I.

Vers. 10. Ma siate perfetti Vers . 10. Ma siate uniti ,


ec . compaginati ec.
15 Che siete stati battez- - 15. Che io ho battezzato
zati nel nome mio. nel nome mio .
- 19. Rigetterò la prudenza. 19. Torrò di mezzo la
prudenza .

CAPO II. CAPO UI.

Vers. 1. La testimonianza di Vers. 1. La testimonianza


Cristo. di Dio .
- 13. Non coi dotti sermoni 13. Non co'ragionamen-
dell' umana sapienza , ma con la ti insegnati dall' umana sa-
dottrina dello Spirito . pienza , ma con quelli insegnati
dallo Spirito santo .

CAPO III. CAPO HI.

Vers. 3. Essendo tra voi li- Vers. 3. Essendo tra voi livo-
vore e discordia . · re, dissensione e discordia .
- ―
Chi è ¿ dunque Paolo ? ... Chi è adunque Paolo ?
Ministri di colui , a cui avete ... se non ministri , per opera
creduto . de' quali avete creduto .
Tom. XXIV. 26
402

VOLGATA . GRECO .

13. Il di del Signore lo -


13. Il giorno (la luce) lo
porrà in chiaro . porrà in chiaro .

CAPO IV. CAPO IV.

Vers. 6. Affinchè per mezzo Vers . 6. Affinchè per mezzo


di noi impariate , onde di là da di noi impariate a non esser
quel , che si è scritto , non si le- sapienti oltre quello , che è sta
vi in superbia l'uno sopra del- to scritto , onde non vi leviate
l'altro per cagion' di un altro. in superbia l'uno contro l' al-
tro per ragione di un altro .
- 16. Com'io di Cristo. - Manca nel greco .

CAPO VI. CAPO VI.

Vers. 2. Siete voi indegni di Vers. 2. Siete voi indegni


giudicare ec. ? dei più piccoli giudızj ?
20. A caro prezzo . 20. A prezzo.
Glorificate , e portate Dio — Onorate adunque Dio
nel vostro corpo. nel corpo vostro , e nel vostro
spirito , che sono ambedue di
Dio .

CAPO VII . CAPO VII .

Vers. 3. Quello, che le deve. Vers. 3. La dovuta benevo-


lenza .
-5 . Affine di applicarvi al- --
5. Affine di applicarvi
l'orazione . al digiuno e all' orazione .
- 17. Com' io insegno . 17. Com' io ordino .
- 24. Ogni fratello . 24. Ognuno , o fratelli .
- 29. Il tempo è breve ; re- - 29. IL tempo , che resta
sta , che ec. (ovvero) il tempo, di poi, è ac-
corciato; onde resta ec.
• 31. Che non ne abusano.
31. Che non ne usano •
403

VOLGA
OL TA . GRECO .

-
35. Ma per quello , che 35. Ma per quel , che è
è onesto , e che dia facoltà di onesto, e giova a star ben unito
servire ec. con Dio senza distrazione ec.
36. Non pecca, ove ella ec 36. Non pecca, si mari-
tino ec.

CAPO IX . CAPO IX.

Vers. 6. Di ciò fare ? Vers. 6. Di non lavorare ?


21. Con quelli , che erano 21. Con quelli , che eran
senza legge , come se io fossi ec . senza legge, come senza legge
(non essendo io senza legge .
ma nella legge di Cristo) per
guadagnare ec.
22. Per tutti far salvi . -- 22. Per in tutti i modi
salvar qualcheduno .
- ―
24. La palma . 24. Ppaßiov : s. Cipriano e
e s. Ambrogio hanno tradotto ,
palma .
- -
27. Lo stesso non diventi 27. Non sia io stesso da
reprobo . rigettare: come moneta di cat-
tiva lega .

САРО Х. CAPO X.

Vers. 1. Che voi ignoriate . Vers. 1 oy : si può tra-


durre: vi scordiate: Vedi Rom.
VI. 3. , VII. 1 .
13. Non vi ha sorpreso : ― 13. ύυκ εἴληφεν : Non appre-
hendit ; E così s . Cipriano
e molti antichi testi della Vol-
gata .
Il profitto . - Exßao :: Lo scampo , e
così Agost. conf. X. 5.
404

VOLGATA . GRECO .

17. Un solo corpo siamo - 17. Un solo corpo siamo


noi molti , quanti ec. noi molti : imperocchè tutti di
un solo pane , ( ovvero , di
quel solo pane ) partecipia
mo .
― 28. E per riguardo del-
-28. E per riguardo della
coscienza . la coscienza ; conciossiachè
del Signore è la terra e quello
che la riempie .

CAPO XI. CAPO XI.

Vers. 2. In ogni cosa vi ri- Vers. 2. Di tutte le cose mie


cordate di me . vi ricordate .
Ri enete i miei docu- ― Ritenete le tradizioni .
menti .
6. Veli la sua testa . 6. Si veli .
-13. Siate Giudici voi - 13. Giudicate dentro di
stessi. voi medesimi .
17. ᎠᎥ questo poi vi avverto , 17. Di questo poi avver
non per lodarvi ec. tendovi , non lodo ec.
― -- 24. Il quale è spezzato.
24. Il quale sarà dato ( a
morte ) .
26. Annunzierete ec. - 26. Annunziate ec .

CAPO XII. CAPO XII

Vers. 12. E tutte le mem- Vers . 12. E tutte le membra


bra essendo molte ec. del corpo , che è uno, essendo
molte ec.
"}
CAPO XIII. CAPO XIII .

Vers. 3. E quando distri- Vers. 3. E quando dividessi


buissi ec . in pezzi tutte le mie facol
tà ec .
405

VOLGATA GRECO .

-
4. Non opera capriccio- 4. οὗ περπερεύεται . Voce
samente . tratta dal latino , in cui trovasi
perperam , perperus , ignota ai
Greci .
- 5. Non è ambiziosa . ― 5. Non è schizzinosa :

Così interpreta il Crisostomo .

CAPO XIV. CAPO XIV.

Vers. 2. Similmente . Vers. 2. s . Credo , che sia


posto per όμοιως..
10. Tante sorte di lin- --- 10. Tante sorte di voci.
gue .
18. Parlo le lingue di - 18. Parlo le lingue più,
tutti voi . che tutti voi .
--
38. Chi poi è ignorante . 38. Chi ignora, ignori .
sarà ignorato .

CAPO XV. CAPO XV.

Vers. 5. Dagli undici . Vers . 5. Dai dodici .


6. Da sopra cinquecento 6. i : Vedi il Cr.
fratelli . Matth. V. 14. , Luc. X. 19. ,
Io. III. 31 .
20. Primizie de ' dor. -20. È divenuto primizia
mienti . de' dormienti .
23. Che son di Cristo , i - ~- 23. Que' , che son di
quali nella venuta di lui hanno Cristo , alla venuta di lui han-
creduto . no creduto .
26. L'ultima poi a esser - 26. Ultimo nemico sarà
distrutta ec . distrutta la morte .
31. Lo giuro per ec. - 31. νὴ τὸν ὑμετέραν καύχησιν .
34. Vegliate , o giusti . -
34. Vegliate nella giu-
stizia .
38. Nel modo , che a - 38. Nel modo , che a
lui piace. lui piacque .
406

VOLGATA GRECO

45. L'ultimo Adamo ec. -


45. Quel , che vien do-
po , Adamo ec.
- -
47. Il primo uomo della 47. Il primo uomo dalla
terra , terrestre ; il secondo uo- terra , di polvere il secondo
mo dal cielo , celeste . uomo il Signore del cielo :
- 49. Portiamo anche l'im- -
49. Porteremo anche l'
magine ec. immagine ec.
- 51. Risorgerem veramen- -- 51. Non tutti ci addor-
te tutti , ma non tutti sarem menteremo , ma tutti sarem
cangiati . cangiati .

CAPO XVI. CAPO XVI .


Vers. 2. Ogni primo dì del- Vers. 2. κατὰ μίαν σαββάτων
la settimana .
-
5. Passerò per la Mace- 5. Passo per la Mace-
donia . donia : Ma nel verbo διερχομαι
il presente è talora usato anche
pel futuro , come si è notato al-
trove .
18. Distinguete ... quei - 18. ἐπιγινώσκετε τού , τοιούτους
che son tali . La voce ἐπιγινῶσκειν divenne pa-
rola ecclesiastica , e significava il
riconoscersi , che facevan l'un
l'altro i cristiani veri dagli ereti.
ci , e dagli infedeli. Così , quan-
do veniva il tempo di accostarsi
a ricever la comunione , il diaco-
no ad alta voce gridava : έπι
int
γιωσκετε άλληλους viene a dire , che
ognun badasse , che alla comu-
nione del 2 corpo di Cristo non si
accostasse alcun infedele o pro-
fano .
LETTERA SECONDA AI CORINTI

VOLGATA GR ECO

САРО 1. CAPO I.

Vers . 10. Da morte tale .


Vers. 10. Da tanti pericoli.
- -
13. Quello , che avete 13. Quello , di che vi ri-
letto e riconosciuto . cordate, e difche siete persuasi.
- -17 . Onde sia presso di
17. Onde sia presso di
me il sì e il no . me il sì , sì , il no, no.
- 19. In lui fu sempre. 19. In lui fu.
- 20. Sono in lui sì , e in 20. In lui sono sì, e in
lui perciò sono amen a Dio per lui amen a gloria di Dio per
1 nostra gloria . mezzo nostro : Vuol dire , per
1 mezzo del nostro ministero nella
conversione delle genti .

CAPO II . CAPO II .

Vers. 6. Riprensione fatta Vers. 6. ὑπὸ τῶν πλειόνων , Si


da molti . potrebbe anche tradurre : dai
principali , da' capi, o seniori
della Chiesa. Vedi il Greco di
s . Matteo XII. 41. 42.
17. Non siamo come 17. Non siamo come i
moltissimi , che falsificano la più, che fan negozio della pa-
parola . rola : Nondimeno l'adulteran-
tes della volgata può stare .
408

VOLGATA GRECO.

CAPO III. CAPO III.

Vers . 13. Nel fine di quel- Vers. 13. eis Teλos : Molti pa-
la cosa . dri latini leggono , come il gre-
co ; onde si può argomentare ,
che per errore de ' copis ti si leg-
ga oggi faciem in vece di finem
nella volgata .
- 16. Sarà tolto il vela- -
16. Si toglie il velame .
me .
18. Come dallo Spirito -18. Come dal Signore ,
del Signore . Spirito .

CAPO IV . CAPO IV.

Vers. 9. Gettati per terra ,


Vers. 9. Umiliati ma non
confusi . ma non estinti .
- 14. Risusciterà con Gesù . - 14. Risusciter à per Gesù.
― - 17. La momentanea leg
17. Quella , che è di pre-
sente momentanea ec. gerezza della nostra tribola-
zione uno esuberantemente
eccedente peso eterno di gloria
opera in noi .

CAPO V. CAPO V.

Vers. 8. Ed esser presenti Vers. 8. E di abitare dap


al Signore . presso al Signore .
10. Quel , che è dovuto - 10. τα διὰ τοῦ σώματος La
al corpo . Volgata qui dà luogo a correg
gere il greco , dove i copisti
han messo δια in luogo di ιδία.
11. Istruiti adunque nel ---
11. Si può tradurre :
timor del Signore ec. Sapendo, che sia il timor del
Signore ; per significar lo spa-
vento , che recherà seco il fi
nale giudizio .
409

VOLGATA . GRECO.

CAPO VI. CAPO VI.

Vers. 5. Nelle sedizioni. Vers. 5. Nel non aver fer-


ma fede : ἀκαταστασίαις .
― 6. Con la castità . — 6. ἐν ἁγνοτητι : Ipadri greci
spiegano per disinteresse.
-
9. Come gastigati . — g . παιδευόμενοι : Gastigate
per correzione .
― 14. Non vogliate unirvi a - 14. Non vi mettete a gio-
uno stesso giogo con gli infedeli. go diseguale con gli infedeli.

CAPO VII. CAPO VII.

Vers. 10 Produce una peni- Vers. 10. Produce una peni-


tenza stabile . tenza, di cui uno mai si pente.

CAPO VI. I. CAPO VIII.

Vers . 19. E per mostrare la Vers. 19. E perchè spicchi


pronta volontà vostra . la pronta volontà vostra .

CAPO IX . CAPO IX.

Vers. 4. Per questo lato : S. Vers. 4. In questa fidanza :


Ambrogio ; in hac parte . di cui ci gloriamo : La voce
ÚnoσTάσis è usata in senso di fiducia
o espettazione , Hebr. III. 14.

САРО X. CAPO X.

1
Vers. 2. Con quella franchez- Vers. 2. Si potrebbe tradurre:
za , per la quale sono creduto colla
Con quella franchezza ,
ardito contro certuni ec. quale penso li agire (fo conto
di agire) arditamente contro
certuni cc.

Tom. XXIV. 27
410

VOLGATA . GRECO .

- 10. ( Dicon ) essi 10. (Dice ) . Ma è facile il


cangiamento dell'z , in " , e molte
edizioni hanno pási.
- 12. Ma noi misuriamo noi - 12. Ma non intendono ,

stessi con noi medesimi , e con che si misurano con se stessi, e


noi stessi ci paragoniamo . seco stessi si paragonano : op-
e seco stessi
pure :: Ma mentr con
si misur ano , e seco stessi si
intendono
paragonano , non
( nulla ) . Vuol dire sono stolti ,
mentre non con altra misura si
esaminano se non della propria
stima , e non secondo la verità .
- - 14. ἐφθάσαμεν : Si dice pro-
14. Siamo arrivati primi.
priamente iz dell ' uomo , o
del cavallo , che arriva il primo
alla meta . Vedi Rom. IX. 31.

CAPO XI. CAPO XI.

Vers. 1. Dio volesse, che sop- Vers. 1. Di grazia sopporta


portaste ec. te cc.
3. Dalla semplicità ec. - 3. απὸ τῆς ἀπλοτητος . Si può
tradurre , dalla verità dicendo ,
Plat , in Cratylo καὶ τὸ ἀλήθε ςτε ,
καὶ τὸ απλούν ταυτὰ γὰρ ἐστὶν .
5. Di nulla aver fatto di - 5. Di non esser niente in .
meno ec. feriore: di non esser indietro .
-9. Non fui d' aggravio a -9. Nonfui infingardo con
nissuno . danno d'alcuno .
10. Non sarà a me chiusa 10. ἡ κλύχησις αὐτη οὐ σφραγής
GETAL siç us: Vedi il Gr. Rom. III .
la bocca su questo vanto ec.
19. , Hebr. XI. 33. , e Teodor . in
ques to luogo .
411

VOLGATA GRECO .

- 28. Oltre a quello , che 28. χωρίς των παρεκτὸς κατα


viene di fuora . tiiv : Il Crisostomo espone: oltre
le cose, che io lascio di fuori,
che io non rammento .
-32 . Colui , che governava 23. L
' Emarca : E così
la nazione . chiamavasi , perchè governava
tutta la Siria Damascena .

CAPO XII. CAPO XII.

Vers. 4. Arcane parole . Vers. 4. Ineffabili parole .


-7. Che mi schiaffeggi . -7. Che mi schiaffeggi, af-
finchè non mi levi in altura .
- 11. Sou diventato stolto. -11 . Son diventato stolto ,
gloriandomi .
― 12. I segni del mio aposto- - 12. I segni di Apostolo .
lato .
- 13. Non vi sono stato di 13. Non mi sono stato
aggravio . ozioso con vostro danno .
17. Vi ho gabbati ? 17. Vi ho messi a sacco?
18. Vi ha forse gabbati -
18. Ha preso Tito qual-
Tito ? che cosa del vostro ?

CAPO XIII. CAPO XIII .

Vers. 2. Predissi , e predico Vers . 2. Predissi , e predico,


come già presente , così ora as- come la seconda volta presente,
sente ec. ed ora assente scrivo .
412

VOLGATA . GRECO .

- 9. La vostra perfezione , 9. κατάρτισιν : La volgata :


consummationem , quasi allu-
dendo a quella parola di Gesù
Cristo To. XVII . 23. , dove chie-
de al Padre, che i suoi discepoli
siano consummati nell'unità .
La qual cosa viene benissimo a
significarsi dalla voce greca ,
perchè zaτaptico vuol dir: ripor
re a luogo , riunire le membra
slogate , che è l'effetto della ca-
rità , la quale in un solo corpo ,
di cui è capo Gesù Cristo , uni-
sce tutti i fedeli . La stessa Vol-
gata questa voce traduce altrove
col verbo perficere , come più
sotto vers. 11. , e perciò ho sti-
mato di tradur perfezione , e
non consummazione , perchè
questa parola nel senso dell'Apo-
stolo non è usata nel nostro vol-
gare .

LETTERA AIGALATI

VOLGATA. GRECO.

CAPO III. САРО ШII .

Vers. 6. Come sta scritto . Vers . 6. Siccome Abramo


Abramo credette ec. credette ec.
- -
17. Il testamento conferma- 17. Il testamento confer
to da Dio ec. mato da Dio in Cristo ec. ɛiş in
cambio di come in altri luo.
ghi .
413

VOLGATA . GRECO.

CAPO IV. CAPO IV.

Vers. 7. Dunque non sei più› Vers. 7. oux et ε Ed è proba-


servo ec. bile , che di es ne abbian fatto
un est i copisti nella Volgata .
E se figliuolo , anche erede -
E se figliuolo, anche ere‐
per Dio . de di Dio per Cristo .
13. E la tentazione vo- - 3. E la tentazione mia .
stra ec. La lezione della Volgata è certa-
mente migliore , e dà un senso
più degno dell ' Apostolo .
14. Dov'è adunque quella -
14. Qual'è adunque la
vostra felicità ?
vostrafelicità?
- 18. Siate amanti del be- - 18. Buona cosa l'amare
ne ec.
pel bene sempre ec . \
- -
24. Le quali cose sono dette 24. Le quali cose sono al-
per allegoria . legoriche .
-- 25. Il Sina è un monte ec. -
25. Agar è il Sina, mon-
te ec .
E
CAPO V. CAPO V.

Vers. 21. Non conseguirà ec. Vers. 21. Non sarà erede ec.
22 . 23. Carità , gaudio ec.
-22. Carità, gaudio , pace,
pazienza, dolcezza, benignità,
fede, mansuetudine , continen-
za.

CAPO VI.
CAPO VI .

Vers. 1. Istruite questo tale. Vers. 1. Ristorate , rimettete


in sesto questo tale .
-
2. Adempirete'. 2. Adempite .
― 4. E così sol in se stesso -- 4. E allora in se stesso
averà ec. averà ec.
414

VOLGATA. GRECO.

17. Del rimanente . - 17. τοῦ λοιποῦ : Può sottin-


tendersi xpòvov , e tradursi , pel-
l'avvenire .

LETTERA AGLI EFESINI

VOLGATA. GRECO.

CAPO I. CAPO I.

Vers. 6 Nel diletto suo Fi- Vers. 6. In quel suo diletto


gliuolo . Figliuolo .
- - 9. Per fare a nui noto ec. -
- 9. Avendo a noi fatto no-
to ec.
Nel quale fummo noi -11 . Nel qual fummo noi
chiamati . chiamati eredi, ovvero chiama-
ti all'eredità, alla partecipa.
zione .
-
14. Il quale è caparra della 14. ὅς ἐστιν ἀρραβων : E do.
nostra eredità . vrebbe riferirsi a Cristo , e non
allo Spirito santo . Ma la lezione
della Volgata è conforme ai buoni
manoscritti , che leggono àirt ,
e quand' anche voglia leggersi ;,
si connetterà con ¿p'p'ɑßɛ , e sarà
sempre da riferirsi allo Spirito
santo. Vedi Ioann . XVI . 13. Di

più abbiam detto caparra , e non


pegno , come ha in oggi la nostra
Volgata, perchè così deve tradur-
si il greco, come già osservarono
s. Agostino e s. Girolamo , onde
Arrha , e non pignus leggevasi
nelle buone edizioni a tempo di
s. Tommaso . Vedi la nota in
questo luogo .
415

VOLGATA. GRECO.

21. Al di sopra . - 21. Molto al di sopra .


22. Capo sopra tutta la -22. Capo supremo alla
Chiesa. Chiesa .

CAPO II. CAPO II.

Vers. 4. Per la eccessiva sua Vers. 4. Per la molta sua ca-


carità . rità .
― 5. Per la grazia del quale -5. Per grazia siete stati
siete stati salvati . salvati.
- -
16. Distruggendo in se 16. Distruggendo in essa
stesso le nimistà . (croce ) le nimistà .

CAPO III. CAPO III.

- Vers. 1. lo Paolo ( sono ) il Vers . 1. ἔγω πᾶυλος ὁ δέσμιος .


prigioniero ec. Abbiam sottinteso il verbo ειμι •

Ma a questa supposizione può far


difficoltà l'articolo aggiunto alla
voce dos ; ma si risponde , che
questa tien luogo di predicato , o
attributo come dicono i gramma.
tici, ed ha in tal modo molta en.
fasi , perchè spiega la lunghezza
.14 e gli stenti grandi della prigionia
dell' Apostolo .
- 9. Che ha create tutte le
9. Che ha create tutte le
cose . cose per Cristo .

CAPO IV . CAPO IV.

Vers. 15. Andiam crescendo... Vers. 15. is autov. Che farà


in lui . un miglior senso , cioè , a lui ,
fino a lui, fino alla misura della
pienezza di età di Cristo .
416

VOLGATA. GRECO.

-- 17. Le nazioni . --- 17. Le altre nazioni .


-- 18. A causa dell' acceca- - 18. A causa dell'indura-
mento . mento.πωρωσιν : la volgata : πηρ-
WTLY.
- 28. Ma anzi í lavori . - 28. Lavori a tuttaforza :
κοπιάτω .

CAPO V. CAPO V.

Vers. 4. O buffonerie . Vers. 4. utpansiz : Voce, che


che è qui presa in cattivo senso ,
come presso i PP. greci , trai
quali s . Basilio ep. ad Greg. tral-
le cose , dalle quali la solitudine
libera l'uomo, novera , tv éutрxπ-
ελων καί γελοιαστῶν ἀνθρώπων ρήματα .
9. Il frutto della luce . -9. Ilfrutto dello Spirito :
E così leggeva s . Agostino .
-21 . Nel timore di Cristo. - 21. Nel timor di Dio .

CAPO VI. CAPO Vi .

-11. Tutta l'armatura . Vers. 11. vorhiv : s. Ambro-


gio : universitatem armorum .
21. Ministro fedele . - 21. διάκονος : Può intendersi
o in particolare dell' ordine del
diaconato , o in generale del mi-
nistero ecclesiastico .

0 1
1
INDICE

DEI CAPITOLI DEL TOMO XXIV .

PRIMA LETTERA

DI PAOLO APOSTOLO

A QUEI DI CORINTO

CAPO I. Paolo rende grazie a Dio dei doni dati ai Corinti ;


ma si duole , che sianvi tra loro delle scisme per cagione di
coloro, che gli avevano battezzati; e gode, che pochi egli ne
abbia battezzati, essendo stato mandato per predicare .
Dimostra, come è stata riprovata la sapienza del mondo , e
sono eletti i semplici . La salute è posta nella morte di
Cristo , la cui predicazione è giudicata dal mondo stoltez-
za , ed è pei credenti virtù e sapienza ; conciossiache per
questo elesse Dio le più spregiate cose del mondo , affinchè
nissuno in se stesso si glorii · • , · Pag. 7
CAPO II. Dimostra Paolo , com'egli avea predicato Cristo
e questo crocifisso a ' Corinti con gran modestia e con sem-
plicità di parole , sebbene ai perfetti spiegava una sapien-
za ascosa al mondo , la quale per mezzo del solo spirito
di Dio può intendersi , perchè l'uomo animale le cose di
Dio non comprende · . ‫ כג‬21
CAPO III Corinti tuttora carnali non potè Paolo predicare
i misterj reconditi della fede , mentre disputavano intorno
a coloro, che altro non erano , che ministri , potendo Dio
solo dare l'accrescimento della grazia e della virtù , ed
essendo solo Cristo il fondamento della fede , sopra di
cui chi avrà bene o mal fabbricato , apparirà nel di del
giudizio . Non violare il tempio di Dio , che siamo
1
noi , nè gloriarsi de' ministri di Dio. ‫ כל‬29
CAPO IV. Come non si dee temerariamente giudicare de' mi-
nistri di Dio. Riprende i Corinti, perchè si gloriavano dei
ministri e de' doni ricevuti, e innalzando se stessi disprez-
4:8
vano gli stessi Apostoli , benchè Paolo gli avesse in Cristo
generati . Dice , che in breve andrà a Corinto per riconve-
‫ כג‬40
nire i falsi Apostoli.
CAPO V. Riprende i Corinti , perchè tolleravano un pubblico
incestuoso ; egli benchè assente dà questo tale nelle mani di
Satana. Gli ammonisce , che tolto via il fermento dei
vizj celebrino la Pasqua con purità, e proibisce di aver
commercio con i Cristiani rei di pubblici peccati . . » 50
CAPO VI. Gli riprende, perchè litigavano dinanzi a' Giudici
infedeli , e novera alcuni peccati , che escludon dal regno
di Dio . Dice che alcune cose sono lecite , che non sono spe-
dienti, e con varie ragioni dimostra doversi fuggire lafor-
nicazione . ‫ כג‬57
»
CAPO VII. Istruisce i Corinți intorno al Matrimonio e intorno
all' indissolubile vincolo del medesimo, lodando, che i non
maritati si rimangano nel celibato . Come abbia da diportarsi
il conjuge fedele con l'infedele. Che ognuno resti in quello
stato di vita, in cui fu chiamato allafede. Antepone al Ma-
trimonio la verginità ; dice , che morto il marito la moglie
1
è in libertà di rimaritarsi à chi vuole nel Signore. • >> 65
CAPO VIII. Quantunque non sia per se stesso illecito il cibarsi
delle cose immolate agli idoli, non avendo l'idolo nè virtù,
nè potere alcuno , non debbono però mangiarsi tali cose o
contro coscienza, o con iscandalo de' deboli , nè il man-
giarne, o il non mangiarne fa l'uomo migliore. · ‫כג‬ 82
CAPO IX. Paolo non riceveva il vitto da' Corinti, a' quali pre-
dicava, per togliere di mezzo ogni occasione di scandalo ,
sebbene prova con molti argomenti , che ciò gli era permes-
so . Ma egli in tutte le figure si cangia per guadagnar più
gente al culto di Dio . Esorta i Corinti a imitar coloro, che
corrono nella lizza , o combattono nell' agone, e dice , che
egli pure doma il proprio corpo. ‫ככ‬ 87
CAPO X. Col racconto della ingratitudi ne de' Giudei puniti
sovente da Dio per varj loro peccati vuol ritrarre i Corinti
().
da simili ingratitudine ; della tentazione umana
Pajuto di Dio nelle tentazioni . Non solamente dee fuggir-
si l'idolatria , ma anche la mensa di coloro , che si cibano
delle cose offerte agli idoli , sì perchè con questo sembra ,
419
che si attribuisca qualche cosa agli idoli , e sì ancoraperchè
ciò reca scandolo ai deboli. • • ‫ כן‬98
CAPO XI. Ľuomo deve orare col capo scoperto, la donna col
capo coperto. Riprende i Corinti , perchè alla celebrazione
della cena del Signore non si aspettassero gli uni gli altri,
ma fossero in dissensione tra di loro . Riferisce l'institu-
zione falta da Cristo del Sagramento dell' Eucaristia , e
quale sia la scelleraggine e la pena di chi indegnamente si
accosta al medesimo . • • • ‫ כל‬110
CAPO XII . Ai vurj uomini varj doni sono concessi dallo
Spirito santo , affinchè a similitudine del corpo umano
ciascheduno adempia il propio ufizio e conoscendo di aver
bisogno dell' opera l'uno dell' altro , scambievolmente si
amino " e così Cristo diversi stati d' uomini diede alla
Chiesa. » 123
CAPO XIII . Necessità della carità, uffizj della medesima ,
sua perpetuita ed eccellenza sopra la fede , la speranza e
gli altri doni. . . • » 133
CAPO XIV . Che il dono delle lingue è inferiore al dono di
profezia , ed è anzi inutile, ove non siavi chi interpreti :
dà le regole per fare ordinato uso di tali doni , e vuole ,
che le donne nella Chiesa si tacciano. • · • ‫ כל‬139
CAPO XV . Come Cristo sisuscitò da morte , e apparve a
molti e finalmente a Paolo , che si chiama il minimo de-
gli Apostoli : dimostra la futura nostra risurrezione e ľ
ordine e modo di essa e la diversa gloria de' risuscitati
non solo quanto all'anima , ma anche quanto al corpo .
Nella risurrezione sarà assorbita la morte • • • • » 152
CAPO XVL Esorta i Corinti a far la colletta delle limosine
pe' Cristiani di Gerusalemme, raccomanda loro Timoteo e
la famiglia di Stefana , e di poi aggiunge i saluti . » 170
420
SECONDA LETTERA

DI PAOLO APOSTOLO

A QUEI DI CORINTO

' Apostolo , da quante avversità lo avesse il


CAPO I. Narra l
Signore liberato nell' Asia, affinchè egli pure potesse con-
solare altri , dipoi dimostrando la sincerità del suo cuore e
della sua dottrina , fa vedere , che se non è andato da loro,
conforme aveva risoluto , è ciò accaduto non per sua inco-
stanza . Dimostra , come è stabile e ferma la verità della
sua predicazione . • » 181
CAPO II. Dice , che non è andato da' Corinti per non recar
loro tristezza maggiore , e gli esorta a ricevere nella loro
grazia l'incestuoso , e insieme parla della sua predicazione
accompagnata da fatiche grandi e da gran frutto , quan-
tunque l'odore della sua medesima predicazione fosse per
alcuni stato odore di morte • » 190
CAPO III. L'Apostolo non ha bisogno delle raccomandazioni
degli uomini , sua raccomandazione essendo il frutto della
sua predicazione . Molto maggior onore è dovuto ai mini-
stri del nuovo testamento e dello spirito , che a quegli del
vecchio testamento e della lettera ; e come i Giudei hanno
tuttora nel leggere le scritture sopra del loro cuore un ve-
lame , il quale colla fede in Cristo si toglie . • • » 197
CAPO IV. Come la parola di Dio è stata per mezzo della sin-
cera predicazione degli Apostoli manifestata a tutti , ec-
cettuati coloro , le menti de' quali sono state accecate : come
gli Apostoli soffrono molte avversità senza però soccombere.
Come una momentanea tribolazione partorisce una gloria
grande ed eterna. · • ‫ ככ‬204
»
CAPO V. Per la speranza della gloria futura desiderano gli
Apostoli di essere sciolti del corpo per godere di essa , e
bramando sempre di piacere a Cristo giudice giusto di
tutti gli uomini , danno a' loro discepoli occasione di glo-
riarsi di essi nel cospetto de' loro emoli , e facendo da
ambasciadori per Cristo , lo stesso Cristo non conoscono
121

piu secondo la carne il quale essi predicano, e per la morte


di lui fu riconciliato il mondo con Dio. ‫ כך‬21 ]
CAPO VI. Gli esorta a non trascurare la grazia ricevuta ; e
dimostra , quanto abbia sofferto per condursi da specchiato
ministro di Cristo , e gli ammonisce a separarsi dal convit-
to e dal consorzio degl ' infedeli • • • » 219
CAPO VII. Dimostra l'Apostolo , quanto sia grande l'amo-
re , che egli porta a' Corinti, quanto siasi rallegrato nelle
sue tribolazioni della loro emendazione, e quanto gran bene
avesse partorito la tristezza cagionata in essi dalla sua let-
tera . · • · » 225
CAPO VIII. Gli esorta a fare generosamente limosina a'poveri
di Gerusalemme coll' esempio de' Macedoni e di Cristo ,
avvisandogli afare secondo le facoltàdi ciascheduno quello,
che già da molto tempo avevano risoluto di fare, e loda i Mi-
nistri, che mandava a raccogliere la stessa limosina . » 232
CAPO IX . Continua ad esortargli a far prontamente e genero-
samente la limosina , e gli avverte a non temere per questo di
mancare del necessario , ma che si fidino della provvidenza
di Dio , e varj frutti novera della stessa limosina. • » 240
CAPO X. Comincia a spiegare la sua potestà e le fatiche tol
lerate per Cristo per reprimere i falsi Apostoli , i quali cer-
cando di avvilirlo , impedivano il frutto della sua predica-
zione • ‫ در‬245
CAPO XI. Paolo temendo per i Corinti a cagione de' falsi
Apostoli , che pervertivano la sua predicazione dice , che
non aveva ricevuto da' Corinti soccorso alcuno ; indi per
dimostrare , com' egli merita più fede , che quelli, ramme-
mora quello , che aveva fatto , e quel , che aveva patito pre-
dicando Cristo , e le sue fatiche e sollecitudini . . . » 253
CAPO XII. Racconta le visioni divine avute quattordici anni
prima . Dello stimolo della carne . Si duole , che lo abbia
no costretto a lodarsi , mentre da essi piuttosto doveva esser
egli lodato pel bene , che aveva lor fatto , essendo ancor
pronto a immolarsi per loro . Teme , che andando da essi
non abbia a trovarvi qualcheduno involto in discordie e in
altri vizj • » 263
422
CAPO XIII . Minaccia coloro i quali avevano peccato , per in-
durgli a penitenza , affine di non essere costretlo , quan-
do vada da loro , a usar rigore secondo la potestà datagli
da Cristo , la virtù del quale dice , che dovrebbero ricono-
scere in loro stessi , e aggiunge una generale esortazione e
i saluti » 272

LETTERA

DI PAOLO APOSTOLO

AI GALATI

CAPO I. Riprende i Galati , perchè si fossero lasciati disto-


gliere dalla verità, che avevano appresa da lui, mentre questa
sola è da tenersi , ed egli non l'aveva imparata dagli uo-
mini, ma gli era stata rivelata da Gesù Cristo , e la aveva
insegnata con tanto zelo , con quanto la aveva prima im-
pugnata . Narra , come Dio lo aveva segregato per il
ministro evangelico . • » 281
CAPO II. Paolo predicò sempre liberamente la verità tra' Gen-
tili con approvazione de' primi Apostoli , i quali nulla vi
aggiunsero ma accolsero Paolo come compagno . Egli
apertamente riprese Cefa. Nissuno è giustificato per le opere
della legge , ma per lafede in Cristo . . . . ‫ כג‬289
CAPO III. Siccome ad Abramo, così anche ai posteri lo Spirito
santo è stato dato non per le opere della legge , ma per la
fede in Cristo. Coloro , che sono sudditi della legge , sono
maledetti , perchè niuno osserva la legge ; ma questa male-
dizione Cristo la prese sopra di se per liberarne noi , le
promesse fatte ad Abramo si adempiono mediante la fede,
benchè frattanto fosse data qual pedagogo la legge , la
quale non poteva giustificare » 299
CAPO IV. Prima della nascita di Cristo i Giudei ( çome si fa
con un erede di tenera età ) erano tenuli sotto la legge ,
quasi sotto tutore . Si sforza di ritrarli dalla servitù della
legge , come quelli , che ricevuto avevano l'adozione in fi-
gliuoli . Rammenta , con quanto fervore avevano accolto
423

lui e la sua predicazione . Allegoria de' due figliuoli di


Abramo significanti i due testamenti . Gli zelatori della
legge saran discacciati dall' eredità di Cristo . » 311

CAPO V. Chi vuol essere giustificato per le opere della legge ;


non partecipa delfrutto di Cristo , in cui non giova l' esse-
re circonciso , o l'essere incirconciso , ma la fede viva. Gli
esorta a guardarsi dai seduttori , e a coltivare la mutua ca-
rità . La carne sempre ripugnante allo spirito trac l' uomo
alle opere della carne, le quali separano dal regno de' cieli;
lo spirito produce frutti , mediante i quali conseguiamo lo
stesso regno, benchè non facciamo le opere della legge. » 321
CAPO VI. Come debbesi ajutare il prossimo con umiltà , nè si
dee tenere conto delle lodi degli uomini. Operar sempre
bene, affinchè a suo tempo possiamo mietere la vita eterna.
Nuovamente gli esorta a guardarsi dai seduttori , i quali
predicando la legge non la osservano. Paolo si gloria solo
in Cristo crocifisso , riguardo a cui nulla importa l'essere
circonciso , o l'essere gentile . · • 330

LETTERA

DI PAOLO APOSTOLO

AGLI EFESINI

CAPO I. L'Apostolo benedice Dio , il quale ricolmo di mol-


tissimi e grandissimi benefizj i predestinati , ei rende gra-
zie a Dio per la fede degli Efesini , e per la loro carità
verso i prossimi : e prega per essi perchè acquistino perfet-
ta sapienza. Spiega l'esaltazione di Cristo risuscitato da
morte , e costituito capo di tutta la Chiesa. · ‫ ככ‬341
CAPO II. I Cristiani morti al peccato sono vivificati per Cristo
non per le loro opere, ma gratuitamente per mezzo della
fede. Dimostra, come i gentili, i quali prima erano estranei
riguardo alle promesse sono già per Cristo e mediante la
fede, che è dono di Dio , concittadini de' santi , ed hanno
lo stesso fondamento , che i Patriarchi e i profeti.. » 352
CAPO III . Paolo insegnò questo mistero rivelato a' profeti ed
agli Apostoli, che i Gentili erano fatti partecipi per Gesù
424

Cristo delle promesse di Dio, cui egli prega , affinchè cor-


robori nello Spirito , e radichi nella carità gli Efesini ,
perchè pienamente comprendano i divini misterj.. » 361
CAPO IV. Gli esorta alla unità dello spirito , dimostrando ,
come Cristo ha dato a chi un dono , a chi l'altro , e ha
istituiti nella sua Chiesa varj ordini per la edificazione del
suo mistico Corpo fino alla fine del mondo . Gli ammoni
sce , che spogliatisi dell' uomó vecchio , si rivestano del
nuovo, e dell' uno e dell' altro ne spiega le parti ; e di più
gli avverte , che rimanendo uniti a questo corpo si separino
da coloro , i quali accecati nell' anima , seguono sfrenata-
mente i desideri della carne, e che ripudiati gli antichi co-
stumi abbraccino i nuovi . » 368
CAPO V. Gli esorta a imitare Cristo , tenendosi lontani da
ogni vizio e scelleraggine, e occupandosi nelle buone opere.
Le mogli siano soggette a' mariti : i mariti amino le mo-
gli, come Cristo amò la Chiesa . • : » 381
CAPO VI. I figliuoli ubbidiscano ai genitori , e i servi ai pa-
droni ; e vicendevolmente si ricordino de' loro doveri i ge-
nitori inverso de'figliuoli , e i padroni verso dei servi :
esorta a imbracciare la armatura di Dio ( di cui ne spiega
le parti ) per resistere a' nemici spirituali , e domanda , che
preghino per lui. . ‫ כג‬3ga
1
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