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Vecchio e Nuovo Testamento
A. Martini
DN
W
I
F
1 TAYLOR INSTITUTION.
BEQUEATHED
TO THE UNIVERSITY
BY
ROBERT FINCH, M. A.
OF BALLIOL COLLEGE .
J
t
F
1
S. PAOLO AI CORINTI
E NUOVO
TESTAMENTO
SECONDO
LA VOLGATA
Da Monsignore
ANTONIO MARTINI
ARCIVESCOVO DI FIRENZE
TOMO XXIV.
PRATO
PER I FRAT. GIACHETTI
MDCCCXXXI.
)
•
NUOVO
TESTAMENTO
TOMO XXIV.
DI
PAOLO APOSTOLO
AI CORINTI
PREFAZIONE
DI PAOLO APOSTOLO
AI CORINTI
CAPO PRIMO .
1
Paolo rende grazie´a Dio dei doni dati ai Corinti ; ma si duole , che sianvi
tra loro delle scisme per cagione di coloro , che gli avevano battezzati ; e
gode , che pochi egli ne abbia battezzati , essendo stato mandato per predi-
care . Dimostra , come è stata riprovata la sapienza del mondo , e Sono
eletti i semplici . La salute è posta nella morte di Cristo , la cui predica-
zione è giudicata dal mondo stoltezza ; ed è pe ' credenti virtù e sapienza;
conciossiachè per questo elesse Dio le più spregiate cose del mondo , affin-
che nissuno in se stesso si glorii .
1. Pau lus
aulu s vocatus Apo- 1. Paolo chiamato Apo-
stolus Iesu Christi per volun- stolo di Gesù Cristo per vo-
tatem Dei , et Sosthenes fra- lontà di Dio , e Sostene fra-
ter . tello .
ANNOTAZIONI
e di merito non ordinario . Altri vogliono , che sia fatta menzione di lui ,
perchè egli a dettatura dell' Apostolo scrivesse questa lettera ma questa
opinione non è appoggiata a verun fondamento .
Vers. 2. Alla Chiesa di Dio , che è in Corinto , ai santificati in Cristo
Gesù , chiamati santi : Viene a dire ai fedeli di Cristo , che sono in Co-
rinto , alla congregazione di coloro, i quali sono stati santificati pella fede,
pella passione e pel sagramento di Cristo Gesù , cioè pel battesimo ; im-
perocchè con quelle parole; in Cristo Gesù , vuole indicare chi abbia lor
meritata la santificazione , come l'origine della medesima grazia egli ac-
cenna , dicendo , chiamati santi , chiamati alla santità , mediante la grazia
della vocazione , di cui Rom . cap. VIII. 30 .
Con tutti quelli , che invocano il nome ec. Vuol dire : e a tutti i Cri-
stiani , in qualunque luogo essi dimorino , i quali hanno tutti lo stesso Si-
gnore , e nella fede di lui sono riuniti . Il Greco può avere un senso più
hello , ed è con tutti coloro , che sono chiamati col nome di Gesù Cristo :
in quella guisa , che dal nome dello sposo la sposa si appella ; e con que-
ste parole vuole intendere l'Apostolo anche tutti que ' Cristiani , che sono
fuori di Corinto ne' luoghi all ' intorno ; anzi Corinto stesso aveva più Chie-
se, mentre abbiam veduto , come l' Apostolo ( Rom . XVI . 1. ) , distingue
la Chiesa di Chencre , che era uno de ' due porti di Corinto . Indirizza
adunqne generalmente l' Apostolo questa sua lettera a tutti i Cristiani
dell' Achaja .
Vers. 3. Grazia a voi , e pace ec. Vedi Rom. I. 7 .
Vers. 4. Rendo grazie al mio Dio continuamente per voi per la gra-
zia ec . Gli prepara alla correzione con una dimostrazione di grande affet-
CA P. I. 9
Dei , quae data est vobis in grazia di Dio , che è stata a
Christo Iesu : voi data in Gesù Cristo :
5. Quod in omnibus divi- 5. Perchè in tutte le cose
tes facti estis in illo, in omni siete diventati ricchi in lui di
verbo et in omni scientia :
ogni dono di parola e di o-
gni scienza :
6. Sicut testimonium Chri- 6. Per le quali cose è stata
sti confirmatum est in vobis: tra di voi confermata la testi-
monianza renduta a Cristo :
7. Ita ut nihil vobis desit 7. Di modo che nulla man-
in ulla gratia , expectantibus chi di grazia alcuna a voi ,
to , dicendo, che egli rende incessantemente grazie a Dio per li molti be-
ni , che egli ha diffuso sopra di essi per Gesù Cristo e dice : al mio Dio,
per significazione di amore e di speranza .
Vers. 5. In tutte le cose siete diventati ricchi : Viene a dire , ricchi
di tutti i beni , che servono alla salute .
In lui di ogni dono di parola e di ogni scienza : Ricchi in Gesù Cri-
sto , ovvero per Gesù Cristo , dalla pienezza di cui tutti derivano i beni
di grazia ; ricchi e in ogni maniera di parola e in ogni maniera di dot-
trina ; eloquenti per ispiegare le verità della fede , dotti nella scienza
delle cose divine . Un'altra spiegazione , che più mi piace , sarebbe : ab-
bondante di predicatori e di maestri , che vi espongono i misterj dell' Evan-
gelio , e per conseguenza di ogni scienza celeste .
Vers. 6. Per le quali cose è stata tra di voi confermata ec. Per le quali
grazie e doni a voi comunicati in gran copia un nuovo lustro e con-
fermazione ha ricevuto la testimonianza renduta presso di voi a Gesù
Cristo , da chi vi ha annunziato il Vangelo. La predicazione del Vangelo
anche in altri luoghi si chiama testimonianza di Cristo , o sia renduta a
Cristo, perchè con essa si manifesta agli uomini quello , che Gesù Cristo
è per essi , e quello , che di lui debbon credere . Vedi Atti cap . XXII. 18.
Vers. 7. Di modo che nulla manchi di grazia alcuna a voi , ec. Par-
lando a tutta la Chiesa di Corinto , dice perciò , che niuna sorte di grazia
mancava tra que' fedeli presi insieme , essendovi in diverse persone tutte
le diverse grazie , delle quali lo Spirito del Signore arricchiva le altre
Chiese . E con ciò può stare quello , che vedremo andando avanti , cioè ,
che non maucasse tra i Cristiani di Corinto , chi fosse povero di grazia e
debole e infermo di fede .
10 LET. I. DI S. PAOLO AI CORINTI
revelationem Domini nostri
che aspettate la manifestazio-
Jesu Christi :
ne del Signor nostro Gesù
Cristo .
8. Qui et confirmabit vos
8. Il quale eziandio vi con-
usque in finem sine crimine,
forterà sino al fine irrepren·
in die adventus Domini no-
sibili per il giorno della ve-
stri lesu Christi .
nuta del Signor nostro Gesù
Cristo .
⭑
9. Fidelis Deus : per
9. Fedele Dio : per cui siete
quem vocati estis in socie- stati chiamati alla società del
tatem Filii eius Iesu Christi
Figliuol suo Gesù Cristo no-
Domini nostri .
stro Signore .
* 1. Thess. 5. 24.
A voi, che aspettate ec. Queste parole sono una descrizione dell ' uo- !
mo cristiano , il cui proprio carattere , come in molti altri luoghi dice
l' Apostolo , si è di aspettare la venuta di quel giorno , in cui Cristo si ma
nifesti nella sua gloria , per la qual manifestazione sarà beato l'uomo in
realtà , come per la espettazione di esso egli è in isperanza beato : vi
siete convertiti a Dio vivo e vero per servire a Dio vivo e vero › e per
aspettare il Figliuolo di lui dal cielo : I. Thessal . I. 9. 10. 1
Vers. 8. Il quale eziandio vi conforterà fino al fine irreprensibili per
il giorno ec. Questa espettazione non è vana od incerta , perchè ella è
accompagnata dall ' ajuto divino , col quale Dio vi renderà forti e stabili
nella grazia da voi ricevuta , affinchè perseveranti ed irreprensibili vi trovi
il giorno della venuta di Gesù Cristo . S. Tommaso ed altri Interpreti os-
servano , che non dice l' Apostolo , che i Corinti abbiano ad essere senza
peccato , ma bensì senza grave fallo, per cui possano essere chiamati in
giudizio , e condannati , che è il senso del greco , dove la Volgata dice
' irrep rensibili , ovvero senza delitto . Siccome poi lo stato , in cui ci tro-
veremo il dì del finale giudizio , sarà quello stesso , in cui saremo stati
trovati all'ora della morte ; cosi senza parlare di questa , le mire de ' fedeli
rivolge a quel gran giorno " in cui del bene e del male operato dall ' uo-
mo sarà fatta pubblica , solenne ed universal discussione .
Vers. 9. Fedele Dio : per cui siete stati chiamati alla società del
figliuol suo : La ragione ed il fondamento della speranza , che ho di voi
( dice l'Apostolo ) , è posto nella fedeltà di Dio ; egli è verace e costante
nelle sue
promesse , ed egli è , che vi ha chiamati ad avere società
CA P. I.
10. Obsecro autem vos , 10. Or io vi scongiuro , o
fratres , per nomen Domini fratelli , pel nome del Signor
nostri Iesu Christi : ut idip nostro Gesù Cristo, che dicia-
sum dicatis omnes , et non te tutti il medesimo , e non
sint in vobis schismata : sitis siano scisme tra voi: ma sia-
autem perfecti in eodem sen- te perfetti nello stesso spirito
su et in eadem sententia . e nello stesso sentimento .
Significatum est enim 11. Imperocchè èstato a me
mihi de vobis , fratres mei , significato riguardo a voi ,
con Gesù Cristo , ad essere simili a lui nella vita presente per la parte-
cipazione della sua grazia , e nella vita avvenire per la partecipazione
della sua gloria . Or Dio non sarebbe fedele , com' egli è , se dopo di
averci chiamati alla società di Cristo , gli ajuti non ci accordasse , per
mezzo de' quali possiam giugnere a lui .
Vers. 10. Vi scongiuro , o fratelli , pel nome del Signor nostro
Gesù Cristo , che diciate tutti il medesimo , ec. Vuol passare l'Apostolo
al grande argomento della sua lettera , ma con qual finezza di carità , con
quanta e bontà ed umiltà si apre egli la strada a trattarne ! Vi scon-
giuro , o fratelli , per quel nome , fuori del quale altro nome non havvi
sotto del cielo dato agli uomini per loro salute ; per Gesù Cristo Signor
nostro vi scongiuro , che quanto alla regola delia fede un solo sia il sen-
timento di tutti voi , affinchè lo stesso sia di tutti il linguaggio . A questa
unità di sentimenti si oppone l'eresia , la quale consiste nella falsa
dottrina contraria alla dottrina della Chiesa .
E non siano scisme tra di voi . La scisma presso gli autori eccle .
siastici significa la disunione degli animi , e la lacerazione del corpo mi.
stico di Gesù Cristo , originata o dalla falsa dottrina , ovvero da contra-
rietà di opinione intorno a quello, che dee farsi , o non farsi . L' Apostolo
non prende qui questa parola nel senso suo rigoroso , non parla cioè di
quella discrepanza di sentimenti , per cui un uomo abbandoni l'unità
della Chiesa , ma intende ogni diversità di opinioni e di sentimenti , per
cui resti offesa la carità ; per questo egli aggiugne : siate perfetti , ov-
vero insieme compaginati ( come ha il Greco ) , in una iştessa mente ,
cui si appartiene di giudicare della verità delle cose e nello stesso sen-
timento , viene a dire , nel giudizio pratico intorno a quello , che sia da
farsi , o non farsi , e con questo vuol rimossa ogni semenza di divisione .
Vers. 11. È stato a me significato : Spiega l'Apostolo i motivi , che
aveva di inculcare l'amor della pace e della unità , perchè era egli stato
12 LET. I. DI S. PAOLO AI CORINTI
avvertito , che pur troppo eranvi in Corinto delle divisioni e delle contese :
Dice di aver ciò saputo da persone della famiglia di Chloe , la quale doveva
essere donna di virtù , e riputata assai tra que'fedeli , e forse esprimendo ,
per qual mezzo era a lui pervenuta si trista nuova , volle tacitamente ri-
convenire coloro , i quali avrebber dovuto essere i primi a renderlo inteso
di tali cose , voglio dire i sacerdoti , che erano in Corinto .
Vers. 12. Parlo di questo , che ciascheduno di voi dice : Io sono di
Paolo , ec. Ecco il primo argomento di divisione tra' Corinti ; si vanta-
vano chi d'uno " chi d'altro predicatore e maestro nella fede . Gli
uni dicevano : io sono stato istruito da Paolo , altri da Apollo . Vedi
gli Atti cap. XVIII. 29. Questi è da creder , che fossero i Gentili 25
convertiti in Corinto da Paolo e da Apollo . Altri : io sono scolare
di Cefa , cioè di Pietro Apostolo e Principe degli Apostoli ; e que
sti probabilmente erano Giudei della stessa città di Corinto , i quali
avevano udito la predicazione di Pietro nella Giudea , ed avevano da lui
ricevuto la fede ed il battesimo. Altri finalmente con gran verità e sapienza
facean professione di non vantarsi nè di questo , nè di quel maestro , e
di non avere altro partito , che quello di Gesù Cristo ; e questi soli ret-
tamente pensavano , e rettamente operavano , mentre quant' era in essi ,
la radice troncavano della divisione , riducendosi a quel solo fondamento
della salute e della unità , fuori di cui niun altro può esser posto , che
è Gesù Cristo .
Il Crisostomo , Ambrogio , Ilario ed altri , sono di parere , che l' Apo-
stolo sotto i nomi di Paolo , Apollo e Cefa abbia voluto nascon
dere i capi delle fazioni , che erano nella Chiesa di Corinto , ri-
sparmiando a costoro la vergogna , che meritavano , e insieme mostran-
de , che se error grande egli era di prendere motivo di vanità e di
superbia dall' aver avuto per maestro un Apollo , un Paolo , un Pietro ,
molto più era vituperevole ed obbrobrioso il prendere nome e par-
CA P. I. 13
tito dai falsi Apostoli . E questa opinione sembra evidente per quel ,
che si legge cap. IV. 6.
Vers. 13. E egli diviso Cristo? È egli Cristo diviso in molti , onde uno sia
quello di Paolo , un altro quello di Apollo , un altro quello di Cefa ? Non
è egli lo stesso Cristo quello , che da tutti questi è predicato ?
È stato forse per voi crocifisso Paolo , ovvero siete ec. ? Non no-
mina l'Apostolo se non se stesso , ma quello , che egli dice di se , debbe
intendersi detto anche degli altri ministri del Vangelo . È egli morto per
riscattarvi o Paolo o Apollo o Cefa ? Ovvero siete voi stati battezzati
per autorità e per virtù di Paolo mediante l'invocazione del nome di
Paolo ? Del battesimo nel nome di Cristo , vedi gli Atti .
Vers. 14. 15. 16. 17. Rendo grazie a Dio , che nissuno di voi io ho
battezzato , ec. E stata disposizione della provvidenza divina , che pochis-
simi siano stati quelli , che io ho di mano mia battezzati : imperocchè il
calor della disputa , chi sa , che non avesse portato taluno fino a dire di
essere stato battezzato nel nome di Paolo ? E pochissimi io ne battezzai ,
perchè il fine principale , per cui sono stato mandato da Dio tra di voi ,
fu non di battezzare , ma di predicar Gesù Cristo . La predicazione era
la parte più difficile , più necessaria e più pericolosa del ministero , onde
questa per se si riserbava Paolo ; e lo stesso è da credere , che facessero
14 LET. I. DI S. PAOLO AI CORINTI
strumento della virtù e della potenza divina , perchè da lei è stata poten ·
temente operata la nostra conversione e la nostra salute .
Vers 19. Sperderò la saggezza de’savj , ec. Non è cosa nnova dice
l'Apostolo , che Dio umilii , e confouda, e riduca a niente la sapienza e
la prudenza mondana : Isaia lo avea predetto sì della sapienza degli scribi
e de'farisei , e sì ancora di quella de' filosofi e di tutti i falsi sapienti del
secolo .
Vers. 20. Dov'è il savio ? Dove lo scriba ? Dove l'indagatore di
questo secolo ? Vuol dimostrare , che si è adempiuta di fatto nella con-
versione e salute del mondo la predizione di Isaia . Qual parte ha avuto , od
ha in opera si grande o il filosofo , che facea professione di condur gli
uomini alla scienza delle cose divine e alla dottrina de' costumi ; o lo
scriba maestro e spositor della legge , o finalmente colui , che sottil-
mente indaga le cose della natura , e alle sue cagioni riporta tutto quello ,
che in questo mondo si vede accadere ? Si è egli servito Dio di alcun di
costoro a persuadere al mondo la verità del Vangelo ? Auzi non ha egli
Dio evidentemente dimostro , come tutta la mondana sapienza è fatuità
e stoltezza , escludendo totalmente questa sapienza dalla massima delle
opere della sua eterna ed infinita sapienza , quale si è certamente la con-
versione del mondo tutto alla fede ?
Si può anche dire , che Dio fè vedere la vanità dell' umana sapienza ,
perchè dimostrò , com' ella era per se medesima assolutamente incapace
di giugnere alla dottrina della salute , e perchè gli infiniti errori , che
nelle materie più essenziali al vero bene dell' uomo si spacciavano come
tanti assiomi evidenti nelle scuole della mondana sapienza , disvelati furo-
no , e rigettati dalla luce della evangelica verità .
16 LET. I. DI S. PAOLO AI CORINTI
predicazione .
22. Quoniam et Iudaei si- 22. Dapoichè e i Giudei
gna petunt , et Graeci sa- chieggono i miracoli , e i Gre-
pientiam quaerunt : ci cercano la sapienza :
23. Nos autem praedica- 23. Ma noi predichiamo
mus Christum crucifixum : Cristo crocifisso : scandalo
Vers. 21. Dopo che nella sapienza di Dio il mondo non conobbe Dio
per mezzo della sapienza , piacque ec. Il mondo non avea saputo valersi a
suo pro delle cognizioni umane e della sapienza naturale per conoscere Dio
nelle opere dell'infinita sapienza , che per ogni parte si presentano agli
occhi dell' uomo . Dio perciò con misericordioso consiglio una nuova via
aperse alla salute dell' uomo , e questa si fu la predicazione della croce ,
la qual croce è stoltezza per gli empj , salute per li credenti . Così alla
inutile umana sapienza Dio sostituì la semplicità della fede evangelica , pie-
na di virtù e di efficacia per la salute del mondo ..
Vers. 22. 23. E i Giudei chieggono i miracoli , e i Greci cercan la
sapienza : ma noi ec. Espone , in qual modo a tutta l' umana sapienza ab-
bia Dio sostituita la croce e Gesù crocifisso come principio e cagione di
salute per tutti gli uomini . Il Giudeo non vuol credere , se la dottrina ,
che se gli predica , non è autenticata con i miracoli , che egli vuole , e
domanda . Vedi Matt. XII . 38. , XVI. 1. I Greci , (o sia i Gentili , i quali
da ' Greci appresero la loro decantata sapienza ) , vogliono la sapienza ,
viene a dire , che con naturali e filosofiche ragioni si renda conto di
quello , che loro si annuuzia delle cose di Dio . Che facciamo noi dunque
per rendere soddisfatti e quelli e questi ? Noi predichiamo Gesù Cristo
crocifisso , scandalo pe' Giudei , i quali un Messia aspettandosi pieno di
gloria e di magnificenza terrena , non vollero credere in un uomo morto
sopra una croce : stoltezza pe' Gentili , i quali come fole e sogni riguar-
dano quello , che si dice da noi , che un Dio sia morto , che un uomo
crocifisso sia salvatore di tutti gli uomini , e che la fede nel t croc fisso
sia l'unica strada di salute pell' uomo¸.
CAP. I. 17
Vers. 24. Per quelli poi , che sono chiamati ec. Ma lo stesso Cristo,
che è scandalo e stoltezza per gli increduli e Giudei e Gentili , egli è
la virtù di Dio , e la sapienza di Dio per coloro , i quali secondo l ' eterua
predestinazione di Dio son chiamati alla fede '. La virtù di Dio , perchè
ebbe forza di trarre il genere umano dalle mani del suo crudele nemico,
che è il demonio ; la sapienza di Dio , perchè col più conveniente di
tutti i rimedj salute e rimedio porse ai mali dell'uomo , riscattando per
mezzo dell'umiltà di Cristo l' uomo caduto per la superbia . Così noi
soddisfacciamo agli Ebrei , che vogliono un Messia potente , e a ' Greci ,
che cercano un maestro sapiente .
Vers. 25. La stoltezza di Dio è più saggia degli uomini : e la debo-
tezza ec. Quello , che nelle opere di Dio sembra argomento e indizio di
stoltezza o di debolezza , egli è sapienza e fortezza tale , che infinitamente
sorpassa tutta e la sapienza e la fortezza degli uomini . L'incarnazione
del Verbo di Dio è negli occhi dell ' uomo carnale e superbo quasi stol-
tezza e infermità ; ma quali tesori in tal mistero si ascondono di sapienza
e di virtù divina ?
Vers. 26. 27. 28. Imperocchè considerate la vostra vocazione ....
.
come non molti sapienti ec. Mirate , in qual modo e per mezzo di quali
Tom. XXIV. 2
18 LET. I. DI S. PAOLO AI CORINTI
uomini siete stati voi chiamati alla fede ; voi sapete , che il vangelo non
è stato annunziato a voi od agli altri popoli da uu numero di potenti nel
secolo , nobili e distinti secondo il secolo ; ma quelli, che a sì grand' opra
elesse Dio , furono uomini riputati come stolti dal mondo , destituti di
ogni umana potenza , ignobili ed abbietti nel secolo , rozzi e pescatori ;
e da essere in una parola considerati come un puro niente dal mondo ;
e per mezzo di questi volle Dio confondere i sapienti del secolo , i quali
non compresero la verità rivelata a ' piccoli ed a ' semplici ; volle confon-
dere i forti e i potenti del mondo , che non poterono impedire di tali pre-
dicatori i progressi e le conquiste , e volle per mezzo di tali strumenti
distruggere quello , che era più stimato e rispettato nel mondo , viene a
dire l'antica regnante superstizione , il culto degli idoli e de ' demonj , i
pregiudizj e gli errori accreditati e rispettati all'ombra della religione e
della protezione del principato .
Altri Interpreti riferiscono quelle parole considerate la vostra
vocazione , agli stessi chiamati alla fede , quasi volesse dire : considerate,
chi siete voi , o cristiani di Corinto , e chi pur siano quelli , che in altri
paesi hanno già abbracciato la fede , conciossiachè pochi tra voi sono i
potenti , pochi illustri per nascita , ma la maggior parte ignobili , rozzi ,
plebei , privi di ricchezze , di autorità , di potenza . Ed infatti questo rim-
provero era fatto ne ' primi tempi dai Gentili alla Chiesa , che ella fosse
composta di bassa gente , di servi , di artigiani , di persone rozze e igno-
ranti e prive di quelle doti esteriori , delle quali sole il mondo sa fare
stima . Ben presto però toccò ad essi di vedere smentita anche questa op .
posizione per l'affluenza grande de' genj più sublimi , che si unirono al
cristianesimo . Quantunque anche questa sposizione possa convenire alle
parole dell' Apostolo , nondimeno la prima sembra alle medesime più adat
tata e più naturale .
CAP. I. 19
29. Ut non glorietur o- 29. Affinchè nissuna car-
mnis caro in conspectu eius. ne si dia vanto dinanzi a
lui .
Vers. 29. Affinchè nissuna carne si dia vanto ec. Affinchè veggendosi
adesso , come Dio per la conversione del mondo di niuna si è servito di
quelle cose , che il mondo stima , ed apprezza , ma di cose totalmente con-
trarie , non abbia più ardire alcun uomo di gloriarsi appetto a Dio , quasi
egli di uomo alcuno , o di mezzi umaui abbisogni, per condurre a fine i suvi
disegni. Argomento invincibile per la verità e divinità del vangelo piantato
da Dio, e stabilito nel mondo con mezzi tutti opposti a quelli , che l' umana
sapienza suggeriti avrebbe , se a' consigli di Dio la sapienza umana fosse
chiamata . Ma dopo che ebbe Dio dimostro con tanta chiarezza , che opera
sua è il vangelo , volle pur far conoscere , come son doui suoi ei talenti
dello spirito e la nobiltà del sangue e l'autorità e le ricchezze e la podestà ,
e con la sua infinita sapienza di tutte queste cose si valse alla propaga-
zion della fede .
Vers. 30. Ma da esso siete voi in Cristo Gesù , il quale ec. Da quello ,
che si è detto finora , chiaramente apparisce , come la vostra conversione
attribuir non si può a un uomo , ma a Dio stesso , per virtù del quale
siete voi uniti e incorporati a Gesù Cristo : imperocchè , come dice lo
stesso Apostolo , noi ( come Cristiani ) siamo fattura di Dio , creati in
Cristo Gesù .
Il quale è da Dio stato fatto sapienza per noi ec. Il quale ci è
stato dato da Dio , perchè fosse nostra sapienza , viene a dire , perchè
incorporati a lui , che è la sapienza del Padre , noi pure della sua celeste
sapienza fossimo a parte ; perchè fosse nostra giustizia , mentre per la
fede di lui siamo giustificati ; nostra santificazione , mentre per lui a Dio
siam uniti ; nostra redenzione , mentre per lui dalla servitù del peccato
siam liberati .
20 LET. I. DI S. PAOLO AI CORINTI
Vers. 31. Onde , conforme sta scritto : Chi si gloria ec. Se adunque
non dall'uomo , nè da alcuna umana cagione , ma dalla sola virtù di Dio
è condotto l'uomo a salute , non all'uomo , ma a Dio solo ne è dovuta
la gloria .
1
LET. I. DI S. PAOLO AI CORINTI 21.
CAPO II.
Dimostra Paolo , come egli avea predicato Cristo , e questo crocifisso a ' Co-
rinti con gran modestia e con semplicità di parole , sebbene ai perfetti
spiegava una sapienza ascosa al mondo , la quale per mezzo del solo spirito
di Dio può intendersi , perchè l' uomo animale le cose di Dio non comprende.
ANNOTAZIONI
la profondità di Dio .
11. Quis enim hominum 11. Imperocchè chi tra gli
scit , quae sunt nominis , ni- uomini conosce le cose del-
si spiritus hominis , qui in l'uomo , fuorichè lo spirito
ipso est? Ita et quae Dei sunt, dell' uomo , che sta in lui ?
nemo cognovit , nisi Spiritus Cosìpure le cose di Dio niuno
Dei.
le conosce , fuorichè lo Spi-
rito di Dio .
2
di Isaia LXIV. 4. come niuno de' principi sapienti del secolo la sa-
pienza conobbe preparata e ordinata da Dio per gloria dei predicatori
del Vangelo e di tutti coloro , che credono al Vangelo . I misterj di
Cristo incarnato " i benefizj e le grazie da lui conferite agli uomini sono
inaccessibili non solo ai sensi , ma eziandio alla ragione dell' uomo car-
nale .
Vers. 10. A noi però le ha rivelate Dio per mezzo ec. Poteva op-
porsi all' Apostolo : se di questa sapienza le vie non possono essere inve-
stigate dall' uomio 9 e perchè ci affaticherem noi per rinvenire la stessa
sapienza ? Risponde egli però , che appunto per rivelare agli uomini que-
sta celeste sapienza Iddio ha mandato il suo Spirito , il quale la rivelò
agli Apostoli e a'primi fedeli , e la rivelerà a tutti coloro , che crede-
ranno in Gesù Cristo .
Imperocchè lo Spirito penetra ec. Tutti i misterj , tutti i consigli di Dio
anche i più profondi sono conosciuti ed intesi dallo Spirito di Dio . Si
può anche spiegare . Lo Spirito fa , che noi penetriamo tutte le cose , co-
me altrove dice l' Apostolo , che lo stesso Spirito chiede, geme , grida per
noi , che vuol dire ; fa che chieggiamo , gridiamo ec. Rom. VIII . 26 ,
Gal. IV . 6.
Vers. 11. Imperocchè chi tra gli uomini conosce ec. Dimostra con
una similitudine , che il solo Spirito di Dio , che ha la stessa natura di
Dio , conoscer può la natura di Dio , i suoi segreti consigli , la sua prov-
videnza, e particolarmente le altissime disposizioni della sua misericordia
per la salute degli eletti imperocchè così a niun uomo è dato di pene.
trare gli intimi pensieri e gli astrusi movimenti del cuore dell' uomo
26 LET . I. DI S. PAOLO AI CORINTI
12. Nos autem non spi- 12. Noi però abbiamo rice-
ritum huius mundi accepi- vuto non lo spirito di questo
mus , sed spiritum , qui ex mondo , ma lo spirito , che è
Deo est ; ut sciamus , quae a da Dio ; affinchè conosciamo
Deo donata sunt nobis : le cose, che sono state da Dio
donate a noi :
⭑
13. Quae et loquimu 13. Delle quali pur discor-
non in doctis humanae sa- riamo non coi dotti sermoni
ma questi al solo spirito dell' uomo son manifesti . Notisi , che dice l'Apo-
stolo chi degli uomini ? Affinchè niun credesse , che egli tolga a Dio la
cognizione de' più segreti nascondigli del cuore umano .
Vers. 12. Noi però abbiamo ricevuto non lo spirito di questo mon-
do , ma ec. Quindi è , che noi all' intelligenza dei doni divini , dei quali
siamo stati ricolmi per Gesù Cristo siamo introdotti non dalla sapienza mon-
dana, ma bensì da quello Spirito divino, che abbiam ricevuto, e dal quale St
tutte le verità utili per la salute sono a noi insegnate Ioann. XIV. 26.
Vers. 13. Delle quali pur discorriamo non coi dotti sermoni ec. Que-
sta eccelsa sapienza dello Spirito si espone da noi , e si predica non con
le parole artificiose dell' umana eloquenza , ma con quelle , che interior-
mente a noi detta lo stesso Spirito; onde si legge negli Atti II. 4. Furono
tulti ripieni di Spirito santo e cominciarono a parlare .
Adattando cose spirituali a cose spirituali : Adattando le parole alle
cose , delle quali trattiamo , e la nostra dottrina , che è tutta spirituale ,
esponendo con quella maniera di discorso , che è suggerita a noi dallo C
Spirito , o tratta dalle divine scritture , non apparata nelle scuole della
mondana eloquenza . Così il Grisostomo .
Vers. 14. Ma l'uomo animale non capisce... per lui sono stoltez-
za , ec. L'uomo animale , o sia carnale , viene a dire , I' uomo "
CA P. II. 27
il quale ne'suoi giudizj , dal solo appetito della carne è diretto, nè intende ,
nè può intendere le cose spirituali come quelle , che sol per mezzo dello
Spirito di Dio possono intendersi ; quindi è , che bestemmiando quello ,
ch' ei non capisce , i dommi stessi della divina sapienza reputa come pa
role e discorsi da mentecatti . Tali cose per un tal uomo non sono fatte ,
onde sta scritto : Discorre con uno , che dorme , chi della sapienza con
lo stolto ragiona . Eccles. XXII. 9 .
Vers. 15. Ma lo spirituale giudica di tutte le cose : ed ei non è ec.
L'uomo spirituale , che è illuminato nella mente , e regolato ne' suoi af-
fetti dallo Spirito santo , egli solo è capace di dar retto giudizio di tutte
le cose 9 che alla salute appartengono ; ed egli non è soggetto al giudizio
di alcun uomo , che spirituale non sia . L'uomo perfetto nella via dello
spirito non si regola in ciò , che egli opera , dal giudizio e dalla manie-
ra di pensare degli uomini , ma secondo gli insegnamenti e la direzione
dello Spirito del Signore , e indarno e temerariamente di lui giudica chi
di tale Spirito è privo .
Vers. 16. Chi ha conocisuta la mente del Signore , onde lo ammaestri?
Noi però ec. Vi ha egli alcuno tra gli uomini , il quale con l'altezza del
suo ingegno giunto sia a comprendere la mente di Dio, e sia perciò capace
di entrare a parte de' suoi consigli , e di dar giudizio delle cose di Dio? E
se nissun uomo è da tanto, che co' naturali suoi lumi giudicar possa delle
cose di Dio , niuno parimente sarà , che giudicar possa gli uomini spiri-
tuali , i quali la scienza di Dio e delle cose divine hanno ricevuta dallo
stesso Cristo , noi , dico , a'quali come ad amici suoi egli ha manifestato
tutto quello , che a lui fu rivelato dal Padre , ( Ioan . XV. 15. ) noi , che
siamo stati fatti degni della comunicazione dello spirito e della mente
del medesimo Cristo . Vedremo nel capo seguente , per qual motivo
28 LET . I. DI S. PAOLO AI CORINTI
САРО III .
A' Corinti tuttora carnali non potè Paolo predicare i misterj reconditi della
fede , mentre disputavano intorno a coloro, che altro non erano, che mi-
nistri , potendo Dio solo dare l'accrescimento della grazia e della virtù ,
ed essendo solo Cristo il fondamento della fede , sopra di cui chi avrà bene,
1 o mal fabbricato , apparirà nel dì del giudizio . Non violare il tempio di
Dio , che siamo noi , nè gloriarsi de' ministri di Dio .
ANNOTAZIONI
Che è adunque Apollo? E che è egli Paolo? Ministri di colui ….. e se-
condo quel, ec. Che sono mai riguardo a voi e Paolo e Apollo e qualsivoglia
altro uomo, che abbia a voi annunziato il Vangelo ? Sun eglino forse autori
della vostra fede. Qual è la lor podestà? Sou eglino padroni assoluti di quella
greggia , che hanno riunita nel nome di Gesù Cristo ? Essi non sono se
non ministri dipendenti dal primo grande ed unico padrone , sono pa-
stori , ma subordinati al primo Vescovo e pastore delle anime ; ministri
di Gesù Cristo , cui avete creduto 9 viene a dire di lui , cui voi siete
congiunti per mezzo della fede , di lui , che è l'autore , il consuma-
tor della fede , da cui questi stessi ministri tutto hanno ricevuto , quello
che hanno comunicato a voi , e tanto han ricevuto, quanto è piaciuto allo
stesso padrone per mera sua liberalità di concedere od all' uuo od al-
l'altro ; imperocchè niuno di essi qualche cosa ha del suo , niuno può
arrogarsi alcuna parte ne' doni della grazia , niuno vantarsene , come se
non gli avesse ricevuti di sopra .
Vers. 6. Io piantai , Apollo innaffiò : ma Dio diede il crescere . Le
funzioni de' ministri evangelici sono tra lor differenti , ma molto più
sono differenti le operazioni loro dalle operazioni di Dio ; rassomiglia
l'Apostolo ciò , che si fa dalli stessi ministri intorno alle anime , a
quello, che da un agricoltore si fa intorno a una pianta . Io dice egli ai
Corinti, fui destinato a piantare ne' vostri cuori la fede , di cui da ne
riceveste la prima semenza ; Apollo di poi la fede già fondata ajutò , e
promosse grandemente con le sue istruzioni ( vedi gli Atti XVIII. 22.
24. ). Queste operazioni differenti tra loro han questo di simile , che so-
no puramente esteriori ; ma l'operazione interiore , per cui la parola
della fede al cuor si apprende , e germina , e cresce in pianta rigogliosa
e feconda , questa operazione è da Dio in quella guisa appunto , che il
piantare e l'innaffiare è proprio dell'agricoltore , ma il barbicare e il
crescere della pianta naturale viene dalla terra madre e nutrice di tutti
i vegetabili . E adunque necessario oltre l'esterna dottrina l'ajuto inte
riore della grazia , affinchè il ministero esteriore giovi a salute .
Vers. 7. Non è nulla nè colui , che pianta , nè colui , che innaffia :
ma ec. Tutta l'operazione esteriore de' ministri del Vangelo è un nulla ,
32 LET. I. DI S. PAOLO AI CORINTI
Badi però ognuno al modo , ec. Quello , che importa, si è che ognun
di costoro attentamente consideri , quali siano i materiali , onde si serve
per ingrandire la fabbrica , quale sia la maniera di dottrina , che egli
predica , se tratta da private opinioni , se attinta dalla mondana filosofia ,
se finalmente più arguta , che solida , imperocchè piena di difficoltà e
di pericoli si è di tali operaj l'impresa .
Vers. 11. Altro fondamento non può gettar chicchessia ec. A questi
io fo sapere , che altro fondamento non debbono , nè possono gettare fuo-
ri di quello , che è stato da me gettato ; e questo fondamento è Gesù
Cristo predicato da me non meno , che dagli altri Apostoli ; egli è la
pietra angolare , cui si appoggia la vostra fede , e la dottrina di lui è il
fondamento della vostra salute .
Vers. 12. Che se uno sopra questo fondamento fabbrica ' oro , ec.
Continua l'Apostolo la metafora della fabbrica , e propone da una parte
un edifizio nobile e veramente reale , il quale fondato sopra salda base
ricco sia e splendente per l'oro e l'argento e per le pietre preziose ,
e dall'altra parte una fabbrica, la quale sopra il nobile fondamento sia
da imperito architetto continuata col miscuglio di materiali vili e sogget
ti più d'ogni altra cosa alla corruzione e. all'incendio , come sono il
legno , il fieno , le stoppie . Il fondamento dell' una e dell'altra fab-
brica è lo stesso , e questo fondamento è la fede di Cristo , o sia Cristo
stesso ; l'oro , l'argento e le pietre preziose , onde va adorna la prima,
significano la dottrina e . le istruzioni pure e sincere e utili alla mu-
tua edificazione , con le quali i ministri della Chiesa si studiano di nu-
trire la fede , e di accendere la carità de' fedeli , onde per ogni sorta di
buone opere risplendano dinanzi a Dio e dinanzi agli uomini ; il legno
poi, il fieno , le stoppie , dalle quali sfigurato resta il secondo edifizio
( che ha pur il medesimo fondamento ) dinotano gli insegnamenti non
CA P. III. 35
al vostro vantaggio , tutto per vostro bene è stato disposto , e vosrie sono
tutte le cose , che son di Cristo .
Vers. 23. Voi poi di Cristo : e Cristo di Dio : Voi poi siete non
di Paolo , non di Apollo , o di alcun altro uomo , chiunque egli sia , ma
si di Cristo , che è vostro unico e vero maestro , vostro capo e vostro
Signore , perchè egli comprovvi a prezzo , e prezzo grande , onde pieno
ed assoluto dominio acquistossi sopra di voi . Di lui adunque voi siete ,
ed egli è di Dio , in quanto uomo e per Dio egli vive , e la gloria di
Dio sola cercò in tutto il tempo della sua vita mortale , e per Dio fu
ubbidiente fino alla morte , e morte di croce . Ed essendo Cristo di Dio,
voi pure , che siete di Cristo , insieme con lui di Dio siete , e a Dio ap-
partenete , e per Dio solo dovete vivere , e di Dio solo gloriarvi , a cui
le cose tutte come ad ultimo semplicissimo fine si riferiscono .
40 LET . I. DI S. PAOLO AI CORINTI
CAPO IV.
ANNOTAZIONI
membra di Cristo . In questo sta la sua gloria , e per questo vien cele-
brato altamente Mosè , Hebr. III. 5.
Vers. 3. 4. A me poi pochissimo importa ec. Di questa fedeltà così
essenziale al ministero ecclesiastico non è giudice l'uomo , ma Dio , e
perciò io non mi metto in pena di quel , che si giudichi intorno a me o
presso di voi , o Corinti , od in qualunque altro tribunale , che umano sia ;
anzi quantunque a nissuna persona possa esser l'uomo più cognito, che a se
stesso , non ardirei io però di portar sentenza sopra di me , sopra le ope.
re mie , sopra le mie stesse intenzioni . Imperocchè quantunque di alcuna
cosa non mi riprenda la mia coscienza , non per questo io ho una infallibil
certezza di esser giusto , molte cose potendo esservi alla mia ignoranza
nascose , per le quali non giusto , ma peccatore mi riconosca colui , che di-
ce : Pravo è il cuore degli uomini , pravo e imperscrutabile: chi potrà
giudicarne ? Io Signore , che le interiora disamino, e sono scrutatore dei
cuori : Hierem. XVII. Al giudizio adunque di lui io rimetto me stesso ?
lui aspetto , che intorno alla mia fedeltà prouunzi la sua sentenza .
Vers. 5. Non vogliate giudicare prima del tempo ec. Non prevenite
adunque il giudizio di Dio , per non giudicar temerariamente aspettate ,
che venga il Signore , e colla divina sua luce i cupi nascondigli delle
umane coscienze rischiari , e il bene ed il male di ogni uomo renda
palese , e in faccia al mondo tutto disveli le intenzioni i fini , i disegni,
che ciascuno ebbe nell ' operare anche il bene ; e allora chi sarà deguo di
lode , la lode avrà non da giudice umano > ma si da Dio e perciò sarà
lode vera , lode giusta ; lascia l'Apostolo , che intendasi , che all'istesso
modo giusto biasimo avrà , chi di biasimo e di condannazione sarà degno.
42 LET. 1. DI S. PAOLO AI CORINTI
grazia del Signore siam noi ; lo è molto più ora , che per cagione di falsi
maestri ella è nata . Quelle parole : di là da quel , che si è scritto : le ri-
ferisco a quello , che sopra tal dissensione avea detto l' Apostolo ne' capi
precedenti , parlando sempre figuratamente de' falsi maestri sotto i nomi
di Paolo , Apollo ec.
Vers. 7. Chi è , che te differenzia ? ec. In questo versetto alcuni Inter-
preti credono , che s . Paolo parli ai maestri , per cagione de' quali erano i
Corinti in discordia . Altri poi indifferentemente lo applicano ai discepoli,
come ai maestri . La prima opinione sembra più verisimile . Vuole l'Apo-
stolo reprimere la superbia di coloro, i quali pe ' loro talenti erano altamen-
te ammirati in Corinto , onde coll'aura popolare, che godevano, si innalza .
vano fuor di misura contro gli stessi Apostoli. Suppone adunque l' Apostolo,
che siano in costoro delle doti e delle prerogative non ordinarie; ma dice egli
a ciascuno di essi ; chi è , che te differenzia? Viene a dire , chi è , che ti fa
superiore agli altri tuoi fratelli nelle grazie e ne' doni, pe ' quali se' montato
in superbia ? Certamente Dio è quegli , che te ha distinto sopra degli
altri; perchè adunque ti insuperbisci contro il tuo prossimo ?
Ma queste parole possono avere eziandio un senso più sublime " e
riferirsi a quella separazione , che Iddio fa di un uomo dalla massa di
perdizione , e in questo senso le intese s. Agostino ed alcuni antichi
concilj e s. Tommaso ; e secondo questa interpretezione ottimamente da
queste parole si inferisce › che tutto quello , che di bene ha l'uomo ,
come le virtù , la cooperazione alla grazia, il consenso della volontà ec. ,
tutto deve rifondersi nell' autore e donatore di ogni bene . E questo
secondo senso resta confermato dalle parole , che seguono che hai tu ,
che non abbi ricevuto ? le quali sembrano una spiegazione delle prime .
Tu se' stato separato e distinto e segregato da tanti altri uomini non
per opera tua propria , ma sì di Dio ; ma se' tu forse stato segregato per
alcuna cosa , che fosse in te > che degna fosse della predilezione di Dio?
Mai no . Imperocchè tu
nulla hai , che non sia stato a te dato dal medesi-
mo Dio . Perchè adunque di quello , che hai , ti glorii , come se non da
Dio ti fosse venuto , ma acquistato lo avessi con la tua industria è fa-
tica ?
44 LET. I. DI S. PAOLO AI CORINTI
Vers. 8. Gia siete satolli , già siete arricchiti : senza di noi regnate :
e voglia Dio , che ec. Deride qui giustamente l'Apostolo la presunzion
di costoro voi già siete pieni di scienza e di dottrina , niuna cosa
omai più vi manca , per cui d'uopo siavi di correre da noi Apostoli ,
siete anzi in tale abbondanza , che de' vostri tesori altrui potete far parte.
Quindi è , che con assoluta potestà governate , e regnate nella Chiesa di
Dio , e il maggior vostro trionfo si è di regnare senza di noi , che siamo
esclusi dal vostro consorzio. E volesse pur Dio , che veramente regnaste
in quella guisa , che dee regnare un maestro della verità , viene a dire
che in Cristo e per Cristo regnaste , onde il vostro regno fosse tutto indi-
ritto a procurar la salute de' Corinti ; non invidieremmo a voi un tal regno,
che anzi parrebbe a noi di esserne a parte , e ci crederemmo felici per
la vostra felicità.
Vers. 9. Io mi penso , che Dio ha esposti noi ultimi Apostoli come de ·
stinati alla morte , ec. Avendo dipinto l'Apostolo il carattere de'falsi maestri
nel verso precedente , viene adesso a rappresentare la figura de ' veri Apo-
stoli di Gesù Cristo : ne' primi spira per ogni parte la vanità , la superbia ,
l'impero , in questi risplendono la umiltà , la mansuetudine , i patimenti ,
gli obbrobrj sofferti per Cristo. Primieramente parlando e di se e degli
altri Apostoli suoi colleghi , dice : io mi penso , che noi altri Apostoli , ai
quali da questi nuovi maestri , appeua è concesso l'infimo luogo tra' fede-
li , noi ha Dio esposti agli occhi di tutti come uomini condannati a com-
battere nell' anfiteatro contro le bestie, viene a dire come uomini della ul-
tima e più miserabile condizione. I Romani si dilettavano del barbaro
e crudele spettacolo de' gladiatori , i quali talor combattevano tra di loro
CA P. IV. 45
nell' aufiteatro fino alla morte , talora contro bestie feroci , tori , leoni ,
tigri , orsi , ec. In cambio de' veri gladiatori allevati per questo crudo
mestiere eran talora condannati ed esposti alle bestie i rei di gravi de-
litti , e questa maniera di morte soffrirono frequentemente i Cristiani nei
tempi delle persecuzioni , e frequentemente udivasi ne'teatri e nelle adu-
nanze de' pagani quella voce inumana : i Cristiani alle bestie.
Siamo fatti spettacolo al mondo , agli Angeli ed agli uomini :
Fatti per servir di spettacolo al mondo tutto , che ha gli occhi sopra di
noi ; viene a dire spettacolo agli Angeli , ai buoni Angeli , che accor-
rono per nostro conforto , ai cattivi Angeli , che ci odiano , e ci perse-
guitano ; spettacolo agli uomini e buoni e cattivi : i primi rimirano con
piacere gli esempj , che noi diamo lor di pazienza ; i secondi ci derido-
no , e delle nostre pene si pascono. Ecco quel mondo , che per differenti
motivi sta osservando i nostri combattimenti , e con eguale avidità il fine
aspetta di nostra scena.
Vers. 10. Noi stolti per Cristo > e voi prudenti in Cristo ec. Noi
stolti per amore di Cristo , per cui ci esponiamo senza riguardo ai tor-
menti ed alla morte ; voi a giudizio vostro prudenti in Cristo , mentre
il Vangelo e la dottrina di lui predicate , ma schivate cautamente i pe-
ricoli di patire , e di essere perseguitati per simil cagione . Noi deboli ,
cioè miseri ed afflitti pe' mali , che incontriamo continuamente ; voi for-
ti , che per la vostra industria e per mezzo degli amici che avete nel
mendo , tenete lontana da voi la tribolazione ; voi gloriosi presso i Co-
rinti per la eloquenza e per la scienza mondana ; noi disonorati e presso
di voi , che avete rossore della nostra rozzezza 9 e presso il mondo tut-
to , che ci perseguita , e ci detesta .
Vers. 11. Fino a questo punto noi soffriamo la fame e la
sete , e
siamo ignudi , ec. Dal principio della nostra predicazione fino a questo
tempo , in cui io vi parlo , il tenore di nostra vita non si è mai cangia-
to ; a uoi tocca a mancare del necessario per sostentare la vita , di ci-
46 LET. I. DI S. PAOLO AI CORINTI
Vers. 14. Non per fare a voi vergogna scrivo queste cose : Dopo
espresse le note e i segni del vero apostolato , e posto tacitamente in
confronto co' falsi dottori il carattere de' veri , rivolge l'Apostolo le sue
parole a' fedeli di Corinto. Io , dice , non iscrivo a voi queste cose per
farvi arrossire della ingiusta preferenza , che date a' vostri maestri sopra
di noi dopo tutto quello , che abbiam fatto e patito per il Vangelo e
per voi : ve lo scrivo bensì come a figliuoli , che con affetto paterno io
amo , per ammonirvi , come pur debbo.
Vers . 15. Quando voi aveste dieci mila precettori in Cristo • cc. Voi
potete avere quanti precettori a voi piace , i quali vi istruiscano , e si ado-
perino a formare la vostra vita ei vostri costumi secondo Cristo e il
Vangelo ; ma dei padri un solo ne avete , e questo padre sono io stesso ,
e
che vi ho generati alla vita spirituale mediante la fede , ch a voi pre-
no n es se nd ov i ella ancora stata predicata da altri : la qual cosa
dicai ,
effetto fu non della mia propria virtù , ma della grazia di Gesù Cristo.
Or l'amore e la sollecitudine di tutti i vostri precettori agguagliar non
potrà giammai l'amore di un padre , nè la sollecitudine d' un padre pel
vostro bene .
Vers. 16. Siate .... miei imitatori , come io di Cristo. È proprio
de' buoni figliuoli il seguire le tracce del padre. Imitate adunque me vo-
stro padre : nè questa imitazione è impossibile , mentre io imito lo stesso
Cristo ; anzi per questo appunto debbo essere imitato da voi , perchè imito
Gesù Cristo. Avvertimento importante , dice s . Tommaso , per le persone
48 LET. I. DI S. PAOLO AI CORINTI
17. Ideo misi ad vos Ti- 17. Per questo hovvi man-
motheum, qui est filius meus dato Timoteo , che è mio fi-
carissimus et fidelis in Do- gliuolo carissimo e fedele
mino : qui vos commonefa- nel Signore : il quale vi ri-
ciet vias meas , quae sunt in durrà a memoria le vie , che
Christo lesu, sicut ubique in io seguo in Cristo Gesù ,
omni Ecclesia doceo ,
conforme insegno dappertut-
to in tutte le Chiese ,
18. Tamquam non ventu- 18. Come se non fossi io
rus sim ad vos , sic inflati per venire a voi , taluni si
sunt quidam . sono gonfiati .
19. Veniam autem ad vos 19. Ma verrò in breve da
cito , si Dominus voluerit: et voi, se il Signore lo vorrà : e
cognoscam non sermonem disaminerò non i discorsi di
Tom . XXV. 4
50 LET. I. DI S. PAOLO AI CORINTI
CAPO V.
/
1 . Omnino * auditur inter 1. In somma si parla tra
vos fornicatio , et talis forni di voi di fornicazione , e di
catio , qualis nec inter gen- tale fornicazione , quale nep-
2
tes , ita ut uxorem patris sui pur tralle genti , talmente che i
aliquis habeat . uno ritengala moglie del pro-
* Levit . 18. 7. 8. 20. 11.
prio padre .
2. Et vos inflati estis : et 2. E voi siete gonfi : e non
non magis luctum habuistis, piuttosto avetepianto , affinchè
ANNOTAZIONI..
litto era pubblico e tale , che non poteva con alcun ripiego celarsi : 3.
che l'autorità , con la quale la Chiesa dal mistico Corpo di Cristo recide i
membri corrotti , ella è l'autorità dello stesso Gesù Cristo , per cui ha
vigore e fermezza il giudizio della medesima Chiesa .
Alcuni Interpreti hanno creduto , che il dar nelle mani di Satana que
sto incestuoso altro non sia in sostanza , che scomunicarlo , viene a dire ,
dividerlo dalla società de' fedeli 2 che è la Chiesa di Cristo , e in conse
guenza privario de' beni , che sono propri della stessa società , come sono
le orazioni , la partecipazione de' sagramenti , la speciale protezione divi-
na ec . e lasciarlo esposto alle insidie e alla tirannia di Satana , il quale
fuori della Chiesa ha il suo regno ; e secondo questa interpretazione quelle
parole dell' Apostolo per morte della carne le spiegano della morte della
concupiscenza carnale , la quale col sentimento del gastigo venga ad esser
mortificata e renduta soggetta alla ragione e a Dio ; e in significato di
concupiscenza carnale si adopera la voce carne , Rom. VII . 5. , VIII . 9.,
e altrove.
Altri riconoscendo nella Chiesa di Dio la ordinaria potestà di punire
con la scomunica i peccatori , ravvisano in questo fatto una straordinaria
potestà concessa da Cristo a ' soli Apostoli di dare nelle mani del demonio
i peccatori , affinchè da questo fossero tormentati e puniti nel corpo per
salute dell'anima ; onde riguardo all'incestuoso abbia fatto Paolo quello
stesso , che fece Dio riguardo a Giobbe , benchè non per l'istesso moti
vo , avendo Dio dato facoltà al demonio di affliggere il santo Giobbe per
provare la virtù di lui , e simile facoltà dandogli l'Apostolo sopra l'ince-
stuoso in pena del peccato , e affinchè a penitenza si riducesse.
Questa sposizione è conforme al sentimento di molti Padri : basti per
tutti s. Ambrogio , lib . I. de poenitentia cap. 13. : Una gran podestà
ella è questa 2 e grazia grande il comandare al diavolo , che se stesso
distrugga ; conciossiachè egli distrugge se stesso , quando colui , che egli
cerca di gettare per terra per mezzo della tentazione , di debole lo rende
forte , attesochè , mentre la carne debilita , la mente di lui rinvigorisce.
CAP. V. 53
Vers. 6. Voi vi gloriate senza ragione. Non sapete ec. Voi vi glo-
riate di essere sapienti , ma dove è la vostra sapienza , quando in sì or-
rendo disordine dissimulate , e tacete ? Ignorate voi , che siccome un
poco di lievito il suo sapore comunica a tutta quanta la pasta , così a tutta
la società si estende la contagione di un solo peccatore ? Si stende la
contagione e perchè l'esempio di lui serve agli altri d'incitamento a
peccare , e perchè del peccato di lui vengono gli altri ad essere parte .
cipi col lor consenso , mentre non lo correggono. Rom. I. 32 .
Vers. 7. Togliete via il vecchio fermento , affinchè ec. Dalla ammoni-
zione particolare fa passaggio ad una generale istruzione: imperocchè aven .
do con la similitudine del fermento dimostrata la sollecitudine , che dee
aversi tra' Cristiani per reprimere i pubblici scandali , viene ora a dimo-
strare , qual debba essere la purità di vita degli stessi Cristiani. Togliete
via il vecchio fermento , viene a dire , tutti i sentimenti e gli affetti,
dell' uomo vecchio vivente secondo la carne , non secondo lo spirito il
vecchio errore , come dice il Profeta Isaia VI.; onde voi siate nuovo,
impasto , nuova creatura , uomini nuovi , come per la professione
cristiana siete mondi dalla corruzione del peccato , siete senza fermento.
E tali dobbiamo essere tutti noi , pe ' quali è stato immolato Cristo quale.
Agnello pasquale , onde celebrando perpetuamente la memoria della no-
stra liberazione , e facendo continua pasqua , dobbiamo essere mai sempre
senza fermento , viene a dire dobbiamo conservar l'innocenza e la pu-
rità e santità della vita cristiana.
Vers. 8. Solenniziamo la festa non col vecchio lievito , ec. Celebriamo
adunque la nostra pasqua non alla maniera della pasqua antica ( la quale
54 LET. I. DI S. PAOLO AI CORINTI
era figura della nostra ) per sette giorni › ma per tutto il tempo di no-
stra vita ; solennizziamo , dico , la festa della nostra liberazione non col
fermento della vecchia vita per le prave passioni infetta e corrotta , nè
col fermento della malizia e della malvagità , ma con gli animi di una
vita pura e schietta e conforme alla verità della fede .
Vers. 9. Vi ho scritto per lettera : non abbiate commercio ec. La
lettera di cui si parla , secondo alcuni si è perduta. Aveva egli adun-
que scritto in quella lettera a' Corinti di fuggire ogni commercio , ogni
relazione , ogni società con gli impudichi : imperocchè col nome di for-
nicazione debbe intendersi in questo luogo ogni maniera d'impurità. Il
Crisostomo ed altri credono , che l' Apostolo alluda qui a quello , che
avea detto sopra vers. 5.
Vers. 10. 11. Ma certamente non co'fornicatori di questo mondo ,
ec. I Corinti avevano prese le parole dell' Apostolo in un senso genera
le • e come se egli avesse voluto dire , che non trattassero con nissun
uomo , che di tal pece fosse macchiato o Gentile o Cristiano , che egli
si fosse. Dice adunque l'Apostolo non esser questo il suo sentimento ;
conciossiachè quando egli ciò avesse preteso con una tal proibizione , gli
avrebbe costretti a prendersi l'esilio non sol da Corinto o dall ' Acha-
ja , ma da tutto il mondo , comuni essendo tra' Gentili i vizj nominati
qui dall ' Apostolo . Si spiega adunque egli , e dichiara , che la sua proi-
bizione riguarda coloro , che portano il nome di fratelli , e sono Cristiani
di nome >
se non di fatti. Con questi , allorchè è pubblico il loro peccato
CAP. V. 55
della lor fede in pericolo di esser sedotti. Coloro adunque ; che stanno
saldi nella fede , possono conversare con gl' infedeli ; ed anzi adoperarsi
per la loro conversione. Vedi il capo X. di questa lettera.
LET. I. DI S. PAOLO AI CORINTI 57
САРО VI .
Gli riprende , perchè litigavano dinanzi a' giudici infedeli , e novera alcuni pec-
cati , che escludon dal regno di Dio . Dice , che alcune cose sono lecite , che
non sono spedienti , e con varie ragioni dimostra doversi fuggire la foruicazione.
ANNOTAZIONI
17. Qui autem adhaeret 17. Chi poi sta unito col
Domino , unus spiritus est . Signore, è un solo spirito con
lui .
colla meretrice diventa chi ad essa si unisce contro il divieto di Dio. Ec-
co adunque , come riflette s. Tommaso , il sacrilegio , che nel peccato
della fornicazione si contiene .
Vers. 17. Chi poi sta unito col Signore , ec. Chi poi per mezzo della
fede e della carità sta unito a Gesù Cristo sposo della Chiesa , questi
spiritualmente è una stessa cosa con lui per la unione del suo spirito con
quello di Cristo. Vedi Ioan. XVII. Questa unione tutta santa e spirituale
e degna dell' uomo rigenerato , anzi che è tutta la gloria dell ' uomo rige-
nerato , questa unione , dico , oppone l'Apostolo alla obbrobriosa con-
giunzione , di cui ha parlato ne' due precedenti versetti .
Vers. 18. 19. Fuggite la fornicazione. Molto propriamente l' Apostolo
non ha detto , resistete alla fornicazione , ma fuggite la fornicazione , per-
chè , come osserva s. Tommaso , negli altri vizj quanto più l'uomo gli
considera, e sopra di essi ragiona , tanto neno vi ritrova ragione di amarli ,
ma quanto al vizio della impurità il solo pensarvi è un dare in mano le
armi alla concupiscenza , e perciò non si vince questo vizio se non col
fuggire e schivare tutti gli impuri pensieri e tutte le occasioni perico-
lose .
Qualunque peccato , che faccia l'uomo , èfuori del corpo: ec. Ad-
duce l'Apostolo in questo e nel seguente versetto una ragione molto effica-
ce a ispirare ne'cuori de ' fedeli orrore grandissimo al vizio della impus
64 LET. I. DI S. PAOLO AI CORINTI
rità , come quello per cui si disonora quel corpo , il quale nel santo
battesimo fu consagrato tempio ed abitacolo dello Spirito santo, e questo
Spirito divino con ingratitudine somma da se discaccia il Cristiano impu-
dico . Ecco le parole di Tertulliano de cult. templ . lib. 2. Conciossiachè
noi tutti siamo templi di Dio per essere stato introdotto e consagrato in
noi lo Spirito santo , la custode e la sacerdotessa di questo tempio è la
pudicizia , la quale non dee permettere , che nulla vi sia portato dentro
di profano o di immondo , affinchè quel Dio , che lo abita , macchiata
veggendo la sua sede , disgustato non la abbandoni .
Non siete di voi stessi ec. Non siete padroni di voi medesimi ; e ne
porta la ragione .
Vers. 20. Siete stati comperati a caro prezzo . Glorificate , ec. Di
Cristo voi siete , il quale a caro prezzo comprovvi, viene a dire col divino
suo sangue . Se adunque siete perciò servi di Dio , onorar lo dovete , e
servirlo non solo col vostro spirito , ma anche col vostro corpo, portando
il suo giogo , attentamente guardandovi da tutto quello , che è contrario
al servigio , che a Dio deve rendere anche il vostro corpo .
LET. I. DI S. PAOLO AI CORINTI 65
CAPO VII .
ANNOTAZIONI
Vers. 1. Intorno poi alte cose , delle quali mi avete scritto ; è buona
cosa ec. Dopo avere parlato con tanta forza contro la fornicazione , nella
quale tutti comprende i peccati contro la purità , risponde adesso ai que-
siti fattigli da' Corinti intorno al matrimonio ed alla verginità , ed in
questa risposta viene a stabilire le regole , secondo le quali si è governa-
ta , e tuttor si governa la Cattolica Chiesa. Non è improbabile , che trai
Corinti medesimi fosse chi per eccessivo zelo contro la fornicazione tra-
scorresse sino a condannare , o almeno biasimare il matrimonio , e che
ciò desse occasione di ricorrere all' Apostolo per imparare da lui i veri
principj della cristiana dottrina sopra sì grave argomento. Stabilisce egli
adunque in primo luogo , che , geueralmente parlando , è bene per l' uono
l' astenersi dal prender moglie , e per la stessa ragione dee intendersi >
che è bene per la donna il non prender marito. Il celibato adunque è
buono e lodevole ; ne adduce le ragioni vers. 33. 34. 35 .
Vers. 2. Ma per cagione della fornicazione ec. Quantunque il celibato
sia migliore e più utile per la spirituale salute dell' uom cristiano , che
lo stato del matrimonio ; contuttociò siccome non tutti sono capaci di tanto
Tom. XXIV. 5
66 LET. I. DI S. PAOLO AI CORINTI
beue > e per questi l'astenersi dal matrimonio servir potrebbe di occasion
di cadere nel vizio della impurità , quindi dice , che e l ' uomo abbia mo.
glie , e la donna abbia marito , affinchè chi non ha virtù di raffrenare i
proprj affetti , dentro i confini restringali della legittima congiunzione ,
come dice il Crisostomo.
Vers. 3. 4. 5. 6. Alla moglie renda il marito ec. Supposto , che
l'uomo e la donna fossero uniti per mezzo del matrimonio , potea du-
bitarsi , se fosse in libertà del marito di tenere la donna piuttosto come
sorella , che come moglie , e parimente se fosse lecito alla donna , quando
così le piacesse , di ritirarsi dalle obbligazioni dello stato matrimoniale :
e questo è quel , che nega l' Apostolo , e ne aggiugne la ragione , ed è,
che in virtù del mutuo contratto nè il marito è più padrone di se stesso
riguardo ai doveri procedenti dallo stesso contratto , nè similmente la
donna è padrona di se medesima 9 ma ambedue i coniugi hanno scambie-
vol dritto l'uno sopra dell' altro. Onde ne deduce l'Apostolo , che non
può una delle parti togliere all ' altra , o limitare a suo capriccio questo
dritto non vi defraudate l'un l'altro ec.; aggiungendo però , che possa-
no di scambievol consenso non usarne per alcun tempo , affin di impie-
garsi con più libero cuore all' orazione , il che vuol intendersi delle ora-
zioni pubbliche e solenni , come ne ' giorni di domenica e nelle feste
dell ' anno ne' giorni di penitenza , come la quaresima : imperocchè
sappiamo avere i Cristiani fino da ' primi tempi avuto il costume di unire
la continenza al digiuno , e ciò si ricava anche da questo luogo secondo la
greca lezione. Oltre questi confini non vuole l'Apostolo , che si estenda
da' coniugi la mutua volontaria separazione ; affinchè la poca virtù del-
l'uno o dell' altro , o di ambedue non gli esponga alle insidie del demo-
nio. Nou parla egli in questo luogo della perpetua continenza , la quale
può osservarsi di comun consenso tra coniugati , perchè questa non era da
consigliarsi generalmente , non essendo molto frequenti i casi , ne ' quali
la provata virtù di ambe le parti utile renda " e sicuro un tal consiglio .
Havvene però molti illustri esempli nella storia della Chiesa ; e che ella sia
da lodarsi , apparisce da quel , che soggiugne Paolo , viene a dire , che
quanto egli ha detto del non defraudarsi l'un l'altro se non per un tempo
limitato e del riunirsi insieme dopo quel tempo , ciò egli ha detto , a-
vendo riguardo alla loro debolezza non perchè cosa sia da farne coman-
do ; nè perchè assolutamente sia proibito il contenersi perpetuamente ;
CA P. VII. 67
4. Mulier sui corporis po- 4. La donna maritata non
testatem non habet , sed vir. è più sua, ma del marito . E
Similiter autem et vir sui cor- similmente l'uomo ammoglia-
poris potestatem non habet, to non è più suo , ma della
sed mulier . moglie .
5. Nolite fraudare invi- 5. Non vi defraudate l'un
cem , nisi forte ex consensu l'altro, se non forse di con-
ad tempus , ut vacetis ora- senso per un tempo, affine di
tioni : et iterum revertimini applicarvi all'orazione : e di
in idipsum , ne tentet vos nuovo riunitevi insieme , per-
satanas propter incontinen- chè non vi tenti satana per
tiam vestram . la vostra incontinenza .
6. Hoc autem dico secun- 6.E questo io dico per in-
dum indulgentiam , non se- dulgenza, non per comando .
cundum imperium .
7. Volo enim omnes vos 7. Imperocchè bramo , che
esse sicut meipsum : sed unus- voi tutti siate , qual son io :
quisque proprium
proprium donum
donum ma ciascuno ha da Dio il suo
habet ex Deo : alius quidem dono : uno in un modo, uno in
sic , alius vero sic . un altro .
8. Dico autem non nuptis
8. A que , che non hanno
et viduis : bonum est illis, si moglie, e alle vedove , io di-
sic permaneant , sicut et ego . co , che è bene per loro , che
se ne siano così , come anche
io .
con le quali parole tacitamente esorta a questa virtù , e molto più con quel-
lo , che segue.
Vers. 7. Imperocchè bramo , che voi tutti siate ec. Bramerei , che
tutti , se fosse possibile , abbracciassero la continenza , come io la osser-
vo ; ma non tutti da Dio ricevono lo stesso done , e ad alcuni concede
Dio la grazia di custodire la vergiuità , ad altri di santamente vivere nel
matrimonio .
Vers. 3. 9. A que' che non hanno moglie , e alle vedove ec. Questi
due versetti la sposizione contengono della precedente sentenza: imperocchè
ripetendo egli il consiglio del maggior bene , nuovamente tempera questo
68 LET. I. DI S. PAOLO AI CORINTI
XIX. 8.9. , dove è eccettuata la causa della fornicazione, della qual cosa
come notoria non men dello stesso comandamento , non fa parola l' Apo-
stolo , ma supponendola , soggiunge , che , se dal marito dividasi la moglie
o per causa di fornicazione o per qualunque altra ragione , non ardisca
di passare , vivente il primo marito , ad altre nozze , perchè élla può ben
essere da lui separata quanto al coabitare insieme , ma non quanto al vin-
colo del matrimonio, il qual vincolo è insolubile , onde o si riconcilii col
suo marito , o senza marito rimanga . E siccome eguale perfettamente è
la condizione di ambedue i coniugati aggiunge , che parimente il marito
non ripudii la moglie , e quando , per qualunque motivo siasi , la abbia da
se allontanata , vuole , che si intenda ripetuto riguardo al marito quello ,
che detto avea della donna , viene a dire , che egli o con la sua moglie
si riunisca , o celibe si rimanga .
Vers. 12. 13. Agli altri poi dico io , non il Signore. Se un fratello ec.
Ha parlato finora del matrimonio fra due persone fedeli : parla adesso di
que' matrimonj , ne ' quali de ' due coniugi uno è fedele , infedele l'altro .
Di questi non avendo Gesù Cristo fatta parola , quindi dice l ' Apostolo:
agli altri poi dico io , non il Signore supplisce egli adunque con
l'autorità di Apostolo ricevuta da Dio a ciò , che le circostanze de' tempi
esigevano , che stabilito fosse nella Chiesa , dacchè frequentemente av-
veniva , che uno de' coniugi abbracciasse la fede , rimanendosi l'altro
nella infedeltà : imperocchè tale è il caso , di cui si parla in questo luo-
go . Che un uomo fedele sposi una donna infedele , o una donna fedele
ad un uomo infedele si mariti , non lo ha mai approvato la Chiesa , e
da molti secoli nullo era riputato, e si reputa un tal matrimonio. V. Tertull.
ad uxor. Ma se un fratello , viene a dire un uomo divenuto Cristiano ha
moglie , e questa rifiuta di ricever la fede di Cristo , ma consente di
convivere e coabitar col marito fedele , dice l' Apostolo , che egli non
70 LET. I. DI S. PAOLO AI CORINTI
fosse compresa da ' suoi Corinti , dice , che ciò egli ha insegnato , ed in.
segna in tutte le Chiese.
Vers. 18. È stato uno chiamato , essendo incirconciso ? ec. La qua-
lità di Cristiano non obbliga alcuno a cangiare quello stato , o quel ge-
nere di vita , in cui si trovava , allorchè Dio chiamollo alla fede , ogni
volta che un tale stato nulla ha , che sia incompatibile con il Vangelo.
Così disse di sopra , che chi è stato chiamato , mentre trovavasi nello
stato matrimoniale , in matrimonio continui a vivere , per quanto da lui
dipende. Viene adesso a parlare di altre condizioni e di altri generi di
vita , i quali nulla hanno di contrario alla salute , e da ' quali non dee
cercare di dipartirsi colui " che ha abbracciato la fede. Un Ebreo , per
esempio , cui Dio chiami alla fede , non si creda di esser di meno di un
altro Cristiano a motivo dell'essere circonciso, nè voglia vergognandosi della
sua circoncisione usare industria o artifizio per farsi credere incircon-
ciso. E nella stessa maniera il Cristiano , che nacque gentile , non dee
curarsi della circoncisione.
Vers. 19. Non importa niente . ... ma l' osservare ec. Riguardo alla
salute eterna non è di veruna importanza o l' aver ricevuto la circonci-
sione , o il non averla ricevuta " ma quello , che grandemente e uni-
camente importa , si è l'osservanza de' divini comandamenti. Da queste
parole e da quelle , che leggonsi nell ' epistola a'Galati cap. V. 6. , si
viene ad intendere , che osservanza de' comandamenti di Dio rivelati nel
Vangelo nel linguaggio dell' Apostolo è la stessa cosa > che la fede ope-
rante per mezzo della carità.
74 LET. I. DI S. PAOLO AI CORINTI
sotto dominio altrui , è liberato per Cristo da una servitù molto più dura ,
e ignominiosa , qual è quella del peccato , onde divien liberto di Cristo.
Liberti chiamavansi i servi posti in libertà dal padrone , cui erano obbli-
gati a prestare certi uffizj di riconoscenza. E parimente colui , che libero
si trovava , quando fu chiamato alla fede , diviene servo di Cristo , come
per Jui ricomprato dalla medesima servitù .
Vers. 23. Siete stati comprati a prezzo , non diventate ec. Tutti voi
e liberi e servi , e circoncisi e incirconcisi siete stati comperati a prez-
zo , a prezzo non solo grande , ma inestimabile , per la qual cosa in qua-
lunque stato voi vi troviate , non agli uomini ma a Cristo servir dovete
vostro Signore , a gloria di cui tutta impiegar dee la sua libertà chi è libe-
ro e tutta l ' obbedienza , che per ragion del suo stato rende al padrone il
Cristiano 9 ch' è in servitù ; imperocchè comune dovere di tutti si è di fare
la volontà non degli uomini , ma di Dio , e questa volontà divina aver per
oggetto e per fine di tutte le azioni della vita presente.
Alcuni Interpreti credono , che l' Apostolo con queste parole : Non
diventate servi degli uomini : parlar voglia di quella servitù , a cui si sog-
gettavano imprudentemente i Corinti per soverchio affetto verso de ' falsi
dottori. Vedi cap. XVIII . 3. Quasi volesse dire , se è grave la servitù ,
che è fondata nelle leggi e nelle consuetudini delle nazioni , perchè
mai vorrete voi sottoporvi ad una necessaria servitù , mentre a si gran
prezzo siete stati comperati per essere ( quanto allo spirito ) servi di
Cristo solo e non degli uomini ?
Vers. 24. Davanti a Dio : salva la fede e l' ubbidienza dovuta a
Dio.
Vers. 25. Intorno poi alle vergini io non ho comandamento dei
Signore :: La verginità , o sia il celibato , come spiega s . Ambrogio , e
76 LET. I. DI S. PAOLO AI CORINTI
che chi è legato col vincolo del matrimonio , possa cercare di sciogliersi
col ricorrere al divorzio ; per quelli però , che da un tal vincolo son li-
beri , il consiglio , che io do loro , si è , che non cerchino di moglie >
non perchè non sia buono e santo il matrimonio , ma perchè la castità
è migliore.
Vers. 28. Avranno coloro tribolazione della carne. Ma io ho riguardo
a voi : Costoro saranno esposti alle angustie ed alle afflizioni insepara •
bili dallo stato matrimoniale : io però di queste non parlo , ma le tocco
sol di passaggio per non distogliere dal matrimonio coloro , che non
hanno virtù di essere continenti , pe' quali accenno il rimedio del matri-
monio. Vedi Aug. de s. virg. cap. VI.
Vers. 29. Io dico adunque . • il tempo è breve : resta ec. Quello,
che a tutti i Cristiani io dico , si è , che ristretto è il tempo , che omai ci
resta onde avverto quelli , che hanno moglie , che con tale distaccamento
di cuore vivano come se non l'avessero. A questi tali che nel matrimonio
hanno in mira non la soddisfazione di se stessi , ma Dio e la sua volontà, può
applicarsi ciò , che s. Agostino dice di Abramo , viene a dire , che il ma-
trimonio di questo gran patriarca non fu di merito inferiore alla castità di
Giovanni. De bono coniug. cap. XXI.
78 LET. I. DI S. PAOLO AI CORINTI
Vers. 30. E quelli , che piangono , come que' ec. E quelli , che nella
afflizione si trovano , con tal pazienza e rassegnazione soffrano i mali
presenti, che quasi non si distinguano da coloro , che dagli stessi mali sono
esenti ; si consolino cioè , e al patir si confortino con la speranza della
futura felicità.
E quelli , che sono contenti , come que' ec. E quelli , che del presente
loro stato si godono , considerata la corta durata delle umane contentezze
simili siano a quelli , che niuna parte hanno alle prosperità ed alle alle-
grezze del secolo.
E quelli , che fan delle compere , come ec. E quelli che di beni tem-
porali fanno acquisto , e per uso proprio e de' prossimi gli ritengono ,
non pongano in tali beni il cuor loro , ma siano d'ogni attacco vuoti ,
come se non gli avessero ; se ne servano ( dice s. Bernardo ) con la mo-
destia propria di chi fa uso d'una cosa imprestata , non con affetto di
proprietarj.
Vers. 31. E quelli , che usano di questo mondo , come ec. Coloro ,
che per un debito fine fanno uso de ' beni di questo mondo , ne usino co-
me di passaggio , e quanto la necessità lo richiede , e siano quanto all'af-
fetto del cuore eguali a coloro , che quasi niente ne usano . Il testo greco
dice : coloro , che usano di questo mondo , come que' , che non ne abusi-
no , servendosene smoderatamente contro le intenzioni di Dio.
Imperocchè passa la scena ec. Le cose di questo mondo sono tutte
transitorie > e presto si cangia la scena ; e dal transitorio si passa al-
l'eterno.
CA P. VII. 79
32. Volo autem vos sine 32. Or io bramo , che voi
sollicitudine esse . Qui sine siate senza inquietezza . Co-
uxore est, sollicitus est quae lui , che è senza moglie , ha
Domini sunt , quomodo pla- sollecitudine delle cose del
ceat Deo .
Signore , del come piacere a
Dio .
33. Qui autem cum uxo 33. Chi poi è ammogliato,
re est , sollicitus est quae ha sollecitudine delle cose del
sunt mundi , quomodo pla- mondo , del come piacere alla
ceat uxori, et divisus est . moglie, ed è diviso .
34. Et mulier innupta et 34. E la donna non mari-
virgo cogitat , quae Domini tata e la vergine ha pensiero
sunt ; ut sit sancta corpore delle cose del Signore; affine
et spiritu. Quae autem nupta di essere santa di corpo e di
est , cogitat , quae sunt mun- spirito. La maritata poi ha
di, quomodo placeat viro . pensiero delle cose del mondo,
del come piacere al marito .
35. Porro hoc ad utilita-
35. Or questo io lo dico
tem vestram dico : non ut
per vostro vantaggio : non
Vers. 32. 33. 34. Bramo , che siate senza inquietezza ec. Vi vorrei
esenti dalle cocenti sollecitudini delle cose temporali . E a ciò molto giova
lo stato di continenza , perchè in questo è più facile l'occuparsi con libero
cuore nelle cose di Dio e nelle opere di pietà , per le quali si piace a
Dio : laddove coloro , che sono legati in matrimonio , da molte cure monda-
ne sono distratti , e molte ancora sono costretti ad incontrarne per conser-
vare la domestica pace , condiscendendo alle inclinazioni della consorte :
ond' è , che l'uomo ammogliato , quasi diviso in due , parte a Dio serve,
e parte al mondo. Dove è da notare che non niega l' Apostolo , che
quantunque divise siano le azioni de' coniugati , possa la intenzione di
questi ajutata dalla grazia di essere una sola , la quale abbia per unico scopo
Dio e la sua volontà , ma significa , che ciò è molto difficile , e che per
la corruzione di nostra natura agevolmente addiviene , che i pensieri e le
cure temporali dal pensiere di Dio e dell'anima ci distraggano.
Vers. 35. Or questo io lo dico ec. Quello, che io ho detto intorno ai
vantaggi della continenza , non lo ho detto per imporvi un'assoluta ne-
cessità di abbracciare un tale stato , ovvero come se io volessi esporre al
pericolo di cadere nella fornicazione coloro , che non han ricevuto da Dio
80 LET. I. DI S. PAOLO AI CORINTI
Tom. XXIV. 6
82 LET. I. DI S. PAOLO AI CORINTI
CAPO VIII .
Quantunque nou sia per se stesso illecito il cibarsi delle cose immolate agli
idoli non avendo l' idolo nė virtù , nè potere alcuno , non debbono però
mangiarsi tali cose o contro coscienza o con iscandalo de' deboli , nè il
mangiarne o il non mangiarne fa l'uomo migliore .
ANNOTAZIONI
Vers. 1. Riguardo poi alle cose immolate , ec. Nei sagrifizj pagani si
offerivano agli idoli degli animali , e delle carni di questi una parte si
ed
bruciava in onore dell' idolo , un'altra parte restava a' sacerdoti ,
un' altra per quelli , che avevano offerto la vittima , i quali o insieme
co' sacerdoti nel tempio , o nella propria casa in convito solenne se la
mangiavano , e talvolta anche la mandavano a vendere nelle pubbliche
macellerie . Questo era da dirsi per intelligenza di quello , di che si tratta
in questo capitolo . Dice adunque a' Corinti l'Apostolo , che quanto alle
vittime immolate in onore de' falsi dii erano ed egli ed essi pienamente
informati , come secondo la verità della religione le carni di quelle non
erano niente differenti dagli altri cibi . Siccome di questa scienza alcuni
abusavano , facendosi lecito e di disprezzare i fratelli , e di dare anche
ad essi motivo di scandalo , aggiunge perciò per loro umiliazione : sappiate,
che la scienza è sovente occasione di vanità e di arroganza , ma quella
che edifica , quella , che sempre giova al nostro ed altrui evanzamento,
ella è carità . Unite adunque , dice s . Agostino , alla scienza la carità ,
e sarà utile la scienza .
Vers. 2. Che se uno si tiene di saper qualche cosa , ec. Chiunque del
proprio sapere fa pompa , e di questo solo si contenta , costui non sa
ancora , qual sia il fine e l'uso della scienza : alcuni ( dice s. Bernardo
CAP. VIII. 83
serm . XXXVI. in cant ) vogliono saper pel solo fine di saper, ed è cu-
riosità turpe ; alcuni per essere rinomati , ed è vanità obbrobriosa ; alcuni
per vendere il lor sapere , ed è mercimonio vituperevole; altri per edifica-
zione propria , ed è prudenza ; altri per edificazione altrui , ed è carità .
Vers. 3. Ma chi ama Dio , ec . Chi poi con la scienza ha la carità di
Dio ( e in conseguenza quella del prossimo ) questi è conosciuto , viene a
dire approvato da Dio autore della vera sapienza , e questi retto uso fa
del proprio sapere .
Vers. 4. Quanto adunque al mangiare , ec. Quanto alle cose immo-
late da' Gentili noi sappiamo, che non diventano immonde per essere state
offerte a'falsi dii; conciossiachè sappiamo , che l'idolo è un puro nome senza
sostanza, perchè quel Dio , che col nome dell' idolo viene indicato , non è,
nè fu giammai come Dio , dapoichè v'ha un solo Dio , e niun altro Dio
fuori di lui . L' idolo di Marte nulla ha di sagro o di divino , e quello,
che rappresenta di vero, si è la morta figura di un uomo morto , il quale
dall'errore e dalla cecità degli uomini stoltamente fu innalzato sopra la
mortale sua condizione .
Vers. 5. Imperocchè quantunque sianvi di quelli ec. Sebbene nella opi-
nione degli idolatri sianvi diversi dii e nel cielo , come Giove , Marte ,
Apollo , e nella terra dove non solo i principi tuttor viventi , ma sino le
84 LET . I. DI S. PAOLO AI CORINTI
stesse creature inanimate sono adorate da diversi popoli quasi tante divi
nità , essendochè la dottrina del gentilesimo molti dei riconosce , e molti
signori ; noi Cristiani però un solo Dio riconosciamo , e confessiamo, che
è non di nudo nome ? ma in verità ? e propriamente e sostanzialmente
Dio .
Vers. 6. Il Padre , da cui tutte le cose , e noi per esso: Il Padre fonte
della divinità comunicata da lui alle altre due persone divine , e da cui
ed in
nome da principio ed autore primo e sommo sono tutte le cose ,
cui noi sussistiamo : in lui viviamo, ci muoviamo , e siamo. Atti XVII. 28.
E un solo Signore Gesù Cristo , per cui tutte le cose , e noi per mezzo
di lui : Il titolo di Signore di tutti gli uomini è dovuto a Gesù Cristo
per ragion della redenzione . Vedi Atti II 36. Ed anche pel dominio ,
che egli ha in comune col Padre sopra tutte le cose per ragion della
creazione; imperocchè per lui furono fatte tutte le cose ( Ioan . I.) , e noi per
mezzo di lui , come mediatore , siam quello , che siamo , cioè figliuoli di
Dio , e lo stesso padre abbiamo per grazia , che egli ha per natura.
Vers. 7. Ma non è in tutti la scienza . Ma alcuni con in cuore tuttora
l'idea ec. Questa scienza però , che non sono niente gli idoli , e non
possono nè santificare , nè contaminare le cose , che lor sono offerte ,
questa scienza e questa ferma persuasione , la quale hanno moltissimi
de' Cristiani , non la hanno tutti , ma havvene di quelli , i quali anche
adesso , anche dopo la loro conversione con erronea coscienza credendosi
che l'idolo sia qualche cosa , od abbia qualche virtù , mangiano una
cosa non come semplice cibo , ma come sagra e partecipante un non
CA P. VIII . 85
so che di divino , perchè agli idoli offerta : onde ne viene , che la loro
coscienza non ben rischiarata dal lume della fede resta contaminata per
un tal cibo . Non è adunque contaminato o immondo quel cibo , ma si
l'animo di coloro , i quali contro la propria coscienza benchè erronea
seguitando l'esempio di quelli , che son meglio istruiti , ne mangiano .
Vers. 8. Ma un cibo non ci rende commendabili presso Dio . Įmperoc-
chè ec. Quelli , i quali erano meglio informati della libertà cristiana , e
perciò nissuna difficoltà avevano di mangiare ne' conviti le carni immolate
volevano esser creduti più saggi degli altri . A questi dice l'Apostolo ,
che se sono più scienziati degli altri , debbono ancor sapere , che un cibo
di più o di meno non è quello , che grati ci renda a Dio , nè colui ,
che mangia indifferentemente di tutto , avrà maggior merito , nè chi se
ne astenesse sarebbe perciò più povero di virtù e di grazia . Vuol dire ,
non giova a voi presso Dio l'uso di questa vostra libertà, e nuoce altrui
come spiega appresso .
Vers. 9. 10. Ma badate , che ... questa vostra licenza ec. Ma è da
osservare attentamente , se mai questa vostra libertà possa essere di scan-
dalo per coloro , che son tuttora teneri nella fede ; come sarebbe , se
uno di questi deboli vedesse un Cristiano de' meglio istruiti starsene a
mensa nel tempio degli idoli mangiando delle carni immolate . Imperoc-
chè potrà dall' esempio di questo esser mosso il fratello debole a man-
giare delle stesse cose , quantunque con erronea coscienza tuttora giudi.
chi , che l'idolo è qualche cosa e che è male il mangiare di quello ,
che ad essi è stato immolato .
Idoli alcuni lo spiegano per la mensa , sopra la quale ponevansi le
carni sagrificate ; altri gli danno il senso • che noi gli abbiam dato . Vedi
I. Machab. I. 5o. X. 83.
86 LET. I. DI S. PAOLO AI CORINTI
Vers. 11. E per la tua scienza perirà ec. E per la tua scienza ,
di cui tu vuoi far uso mal a proposito , peccherà mortalmente (man-
giando contro propria coscienza), e perderà l' eterna salute un tuo fratello,
per cui salvare soffri Cristo la morte . Vedi Rom. XIV. 15 .
Vers. 12. Contro Cristo peccate . Così egli avviene , che, offendendo
voi col mal esempio la debole coscienza de' vostri fratelli , peccate con-
tro Cristo , di cui essi sono membri , contro Cristo, che per essi mori,
contro Cristo , la di cui carità voi violate , facendovi occasion di rovina
pe' vostri fratelli .
Vers. 13. Se un cibo serve di scandalo al mio fratello non mangerò ec.
Io per me , dice Paolo , piuttosto che dare scandalo ad un fratello , mi
eleggerei di astenermi per tutto il tempo di mia vita non solamente dalle
carni immonde, ma eziandio da ogni spezie di carne. Se adunque per evitare
lo scandalo de' prossimi vuole l ' Apostolo astenersi da ciò , che è in certo
modo necessario al sostentamento della vita , molto più è da astenersi per
simil causa dalle cose superflue . Vedi Rom. XIV. 20.
LET. I. DI S. PAOLO AI CORINTI 87
CAPO IX.
Paolo non riceveva il vitto da' Corinti , a ' quali predícava , per toglier di
mezzo ogni occasione di scandalo , sebbene prova con molti argomenti , che
ciò gli era permesso . Ma egli in tutte le figure si cangia per guadagnar più
gente al culto di Dio . Esorta i Corinti a imitare coloro , che corrono nella
lizza , o combattono nell'agoue , e dice , che egli pure doma il proprio
corpo .
ANNOTAZIONI
Vers. 1. Non son io libero ? Non son io Apostolo ? ec. Avendo detto
Apostolo nel capo precedente, che bisognava astenersi dalle carni immola-
te agli idoli, quando col mangiarne venivano a scandalizzarsi i deboli, por-
ta adesso in conferma di tal dottrina il suo proprio esempio , avendo egli
per simil ragione rinunziato a molte cose , che erano in sua potestà . Voi ,
dice egli, per mostrare , che è lecito di mangiar d'ogni cosa in ogni tempo
e in qualunque circostanza, voi adducete la libertà , che avete di far uso di
tali cose immolate, libertà vera, come io stesso ho già detto (cap. VIII. 4. 5 .
6.) . Ma non ho io una libertà pari alla vostra ? E quel , che è più , non son io
Apostolo del Signore , come gli altri ? Non ho io veduto Gesù Cristo; la qual
sorte dopo l'ascensione del Signore non è toccata a verun altro? E non siete voi
opera mia, voi, i quali io colla mia predicazione ho generati a Cristo Signore?
Vers. 3. Se per altri non sono Apostolo, ec. Quando degli altri popoli
niuno mi tenesse per Apostolo , voi però attesi i segni grandi , che avete
veduti del mio apostolato , non potete già dubitarne : imperocchè siccome
88 LET. I. DI S. PAOLO AI CORINTI
Vers. 7. Chi è mai , che militi a proprie spese ! Chi pianta ec. Di-
mostra l' Apostolo , come egli ben sapeva esser lecito a ' ministeri del Van-
gelo di ricevere da ' fedeli il necessario a sostentare la vita , della qual cosa
porta le prove tratte prima dal gius delle genti , indi dalla legge di Mosè.
Vers. 8. Forse in questo parlo da uomo ? Ma la mia asserzione è ella
solamente appoggiata alle ragioni e consuetudini umane ?
Vers. 9. Non metter la musoliera al bue, ec . Gli Orientali, ed anche
i Greci servivansi de' buoi a battere il grano, facendone pestare , co ' piedi ,
e romper le spighe ; lo che tuttora si pratica in alcuni paesi . I più tena-
ci , perchè nel tempo del lavoro non manggiassero i buoi del grano, met-
tevan loro la musoliera , lo che proibiva la legge per avvezzare gli uomini
alla clemenza .
Forse che Dio ec. Questa legge però non riguarda principalmente
gli animali ma gli uomini , e tra questi i predicator della divina paro-
la , e per questi ella è stata scritta , affinchè e chi per benefizio altrui ,
ara e chi per altri batte il grano , abbia la speranza di entrar a parte
del frutto .
Ed è da notare primieramente , che pel lavoro di arare , e di disce-
verare il grano dalla paglia , indica l'Apostolo le funzioni dell' aposto-
lato . In secondo luogo , che non dice , che si debba arare , o far altro di
90 LET. I. DI S. PAOLO AI CORINTI
uso di tal diritto , ma avevano anzi patito ogni specie d' indigenza , per
non dare benchè innocentemente occasione a' malevoli e agli invidiosi di
spargere , che degli altrui tesori piuttosto , che delle anime essi andassero
in traccia , onde venisse perciò taluno ad alienarsi dal Vangelo . Tanto
era sottile e prudente e circospetta in ogni cosa la carità di Paolo .
Esempio grande e degno di essere considerato da' pastori di anime .
Vers. 13. Quelli , che lavorano per il tempio , mangiano di quello del
tempio : Dopo aver dimostrato , che a'ministri del Vangelo è dovuto il
sostentamento e con l'autorità della legge e con la ragione naturale ,
prova adesso la stessa cosa con gli esempj di quel , che costumavasi nella
sinagoga . Gli artefici ( dice egli ) , che lavoravano per servizio del tempio
mangiavano dei proventi e delle obblazioni del tempio. Alcuni Interpreti,
credono , che si parli qui de' Leviti , come nelle seguenti parole de' sa-
cerdoti .
E quelli , che servono all' altare , con l'altare hanno parte : I sacer.
doti, che sono di continuo impiegati nel servizio dell ' altare , hanno parte
insieme a tutto quello , che è offerto sopra l'altre . Vedi il Levitico cap.
VI. e VII.
Vers. 14. Così pure ordinò il Signore ec. S. Matt. X. 10. S. Luca cap.
X. 8. Osserva il Crisostomo , che secondo l' Apostolo è stato disposto da
Cristo , che i ministri del Vangelo vivano del Vangelo, viene a dire, ab-
biano il sostentamento da quelli , a' quali predicano il Vangelo, non già ,
che tesoreggino del Vangelo .
Vers. 15. Io però di nessuna di queste cose mi son prevaluto ... buo.
na cosa è per me ec. Tutte queste ragioni non mi hanno indotto a va.
92 LET. 1. DI S. PAOLO AI CORINTI
lermi del mio diritto , e non sono da me addotte per intenzione, che io
m'abbia , che sia fatto a me quello , che agli altri si fa ; conciossiache
è meglio per me non solo il patir penuria , ma anco il morir di fame ,
che perdere la gloria di aver annunziato il Vangelo senza alcuna umada
mercede . Una gran generosità dimostrò Abramo , allorchè nulla volle ri-
serbarsi della preda acquistata in guerra , Gen. XIV. 22. 23. , ma molto
maggiore fu quella dell ' Apostolo , il quale gli alimenti stessi rifiutò di
ricevere in ricompensa di tante e si gravi e si profittevoli fatiche .
Vers. 16. Se io evangelizzerò, non ne ho gloria : atteso che ne incom-
be a me la necessità ec. Se io predico il Vangelo , io non ho motivo di
gloriarmene , come se facessi cosa di supererogazione , perchè sono obbli-
gato a predicare in virtù del comandamento , che io ne ho avuto dal Si-
gnore non una , ma più volte ( vedi Atti. cap. VIII. 15. , XIII, 2. , XXII.
15. ) : sarei bensì degno di gastigo , anzi dell' eterna maledizione , se non
predicassi .
Vers. 17. Se di buona voglia io fo questo , ne ho mercede : Posta la
necessità, in cui sono di predicar il Vangelo , se a questa necessità io
unisco la volontà di servire a Dio , e alla salute de' prossimi , onde non
tanto per timore della pena , quanto per istinto di carità io adempia il
mio ministero , avrò da Dio la mia ricompensa , cioè l'eterna corona.
CA P. IX .
95
18. Quae est argo merces 18. Qual è adunque la mia
mea ? Ut evangelium praedi- mercede ? Che in evangeliz-
cans, sine sumptu ponam E-
zando io dia gratis il Vange-
vangelium , ut non abutar lo , che non abusi del mio di-
potestate mea in Evangelio . ritto nel predicar il Vangelo.
19. Nam cum liber essem 19. Imperocchè essendo io
ex omnibus , omnium me ser- libero da tutti , mi sonofatto
vum feci , ut plures lucrifa- servo di tutti per guadagnare
cerem .
que'più.
20. Et factus sum Iudaeis
20. E mi sonfatto Giudeo
tamquam Iudaeus , ut Iudae- co' Giudei per guadagnare i
os lucrarer : Giudei :
gelo , si era egli sovente accomodato al genio de' Giudei appassionati per
le antiche loro costumanze , per insinuarsi con tale condiscendenza nei
loro cuori . Vedi gli Atti XXI. 23. , XVI. 3. ec.
Vers. 21. Con quelli che sono sotto la legge , come se ec. Sotta la
legge erano i proseliti , i quali si soggettavano volontariamente alla legge.
Lo spirito e la mente di Paolo sono in questo luogo mirabilmente espressi
da s. Agostino nella celebre lettera a s. Girolamo , dove dice così : Mi
son fatto Giudeo co' Giudei , e le altre cose , che qui si dicono , una
compassione esprimono di misericordia , non una ingannevol finzione .
Imperocchè fassi come malato colui , che serve al malato , non allora
quando finge di aver la febbre , ma bensì , quando con animo compas.
sionevole pensa , in qual modo amerebbe di essere assistito , se fosse egli
stesso ammalato. Paolo veramente era Giudeo , divenuto poscia Cristiano
non avea abbandonato i sagramenti giudaici , le cerimonie giudaiche ,
1
date legittimamente a quel Popolo in un tempo , in cui erano convenevoli
e necessarie , ed egli stesso essendo Apostolo di Cristo le avea praticale,
affine d'insegnare , che non erano nocive a chi volesse osservarle , senza
però riporre nelle medesime speranza alcuna di salute , perchè la salute
figurata in quelle cerimonie era stata gia recata dal Signore Gesù .
Con quelli , che erano senza legge , come se ec. Co' Gentili mi sono
fatto , come se non fossi stato Giudeo , ma Gentile , non osservando tra
loro la legge cerimoniale , anzi diportandomi , come se uno fossi di loro,
che non han ricevuta la legge , quantunque io non sia , nè viva senza
legge di Dio , ma osservi la legge di Cristo , cui sono soggetto . Quelle
CA P. IX . 95
22. Factus sum infirmis in- 22. Mi sonfattodebole con
firmus, ut infirmos lucriface- i deboli per guadagnare i de-
rem . Omnibus omnia factus boli . Mi son fatto tutto a tut
sum , ut omnes facerem sal- ti per tutti far salvi .
vos .
23. Omnia autem facio 23. E tutto iofo pel Van-
propter Evangelium : ut par- gelo : affine di avere ad esso
ticeps eius efficiar . parte .
24. Nescitis , quod ii , qui 24. Non sapete voi , che
in stadio currunt, omnes qui- quelli che corrono alla lizza,
dem currunt , sed unus ac- corrono veramente tutti , ma
cipit bravium ? Sic currite , un solo riporta la palma ?
ut comprehendatis . Correte in guisa da far vo-
stro il premio .
quasi in incertum: sic pugno, corro, che non sia come a ca-
non quasi aerem verberans . so: combatto , non come bat-
tendo l'aria :
nella medesima corsa venivano a far prova del loro valore , e correvano,
non tutti , ma un solo , cioè il primo , che giungesse alla meta , era di-
chiarato vincitore e ne riceveva in segno la palma . Nella stessa guisa
>
appunto i Cristiani , i quali nella carriera della vita spirituale si trovano,
non tutti giungeranno a conseguir la salute , ma solamente quelli i quali
bisogna ,
non solo correranno , ma correranno come bisogna , e fino che
viene a dire , correranno secondo i precetti e le regole del divino Mae-
stro , e con grand' animo e perseveranza correranno . E quantunque in
questa corsa non un solo sia per essere il vincitore , come nell ' altra , ma
molti , nulladimeno il pericolo di restare tra quelli , i quali non arriveranno
ed accendere tutti
ad assicurarsi del premio eterno , deve impegnare ,
uoi a tutto fare , e patire per un fine di tanta importanza .
Vers. 25. Or tutti quelli , che pugnano a' giuochi di forza ec . Dopo
l'esempio della corsa porta quello degli atleti , i quali combattevano nei
giuochi di forza , come quel della lotta . Questi atleti con grandissima
e scrupolosissima attenzione si astenevano da ogni sorta di cibi e di
piaceri , che potessero sminuire la robustezza del corpo , e nelle fatiche si
induravano , e ne ' patimenti per l'acquisto di una corona corruttibile
che ai
e di breve durata , quali eran quelle di alloro , di ulivastro ec . ,
vincitori ne' diversi giuochi della Grecia si concedevano . Che dovrem far
noi ( dice Paolo ) per una corona , che mai non appassisce , o si secca ,
ma eterua dura ?
Vers. 26. Io adunque talmente corro > ec. Adatta la similitudine a
se medesimo , affinchè a se stessi ancora la adattino i Cristiani . Io corro
(dice egli) non a caso non come se ignorassi il fine ed il termine ,
>
cui debbo indirizzar la inia corsa . Io combatto non come un atleta de-
bole ed ignorante , battendo co'miei colpi l'aria , ma sì il nemico , cui
ho intimata perpetua guerra ·
CA P. IX. 97
27. Sed castigo corpus 27. Ma premo il mio cor-
meus , et in servitutem redi- po , e lo riduco in ischiavitù:
go : ne forte cum aliis prae- affinchè talvolta predicato a-
dicaverim , ipse reprobus ef- vendo agli altri , io stesso
ficiar . non diventi reprobo .
Vers. 27. Ma premo il mio corpo ec. I vincitori de' giuchi mentovati
di sopra avevano per costume di premere col piede l'avversario vinto ed
atterrato , significando con tal atto la superiorità delle loro forze . A simi-
litudine di costoro dice l'Apostolo , che egli preme il suo proprio corpo,
e con le austerità della penitenza lo doma , e lo rende soggetto allo spi-
rito . E questo dice , che lo fa , perchè non avvenga , che dopo avere in-
segnata altrui la via della salute , sia egli dal supremo giudice di tutti i
combattimenti rigettato , come indegno di onore e di corona . Quanto
mai il timore di un tale Apostolo debbe e umiliare e atterrire tutti i
Cristiani !
Tom . XXIV. ༡
I
O LO INT
98 LET . I. DI S. PA AI COR
CAPO X.
Col racconto della ingratitudine de' Giudei puniti sovente da Dio per varj
loro peccati vuol ritrarre i Corinti da simile ingratitudine ; della tentazione
umana e dell' ajuto di Dio nelle teutazioni . Non solamente dee fuggirsi
l'idolatria , ma anche la meusa di coloro , che si cihano delle cose offerte
agli idoli , sì perchè con questo sembra , che si attribuisca qualche cosa agli
idɔli , e sì ancora perchè ciò reca scandolo ai deboli .
ANNOTAZIONI
Vers. 1. Non voglio , che voi ignoriate ec. Avendo detto di sopra , co-
me egli gastigava il proprio corpo , per non restar defraudato del premio
desiderato , avverte ora i Corinti altrettanto , e a non lusingarsi di sqver-
chio pe'molti doni da Dio ricevuti , i quali obbligano bensì l'uomo a
maggior vigilanza , ma non lo pongono fuori di pericolo . Sopra di che
porta egli quello , che avvenne ne' primi tempi al popolo ebreo figura del
nuovo popolo adunato da Cristo . Ricordatevi , che gli antichi Ebrei pa-
dri nostri , perchè noi precedettero nella vera religione e nel culto del
vero Dio ; e la fede di lui a uoi tramandarono , ebbero tutti nel loro viaggio
verso la terra promessa per guida e per riparo contro gli ardori del sole ,
quella nube famosa , e tutti passarono miracolosamente il mar rosso .
Vers. 2. E tutti furono battezzati per Mosè ec. Mosè mediatore del
l'antica alleanza era figura di Gesù Cristo , e sotto la guida di lui fu con-
CA P. X, 99
* - 3. E tutti mangiaron dello
3. Et omnes eamdem e-
dotto da Dio il popolo ebreo nel suo viaggio verso la terra promessa , е
per lui passò il mare ; or in questo passaggio tutti gli antichi Padri hanno
riconosciuto dietro all ' Apostolo una espressiva figura del battesimo di
Gesù Cristo ; basti per tutti Tertulliano laddove dice : Allorchè il popolo
tratto dall' Egitto, passando per l'acqua del mare si sottrae al furore
del re di Egitto , lo stesso re con tutte le sue milizie resta affogato nelle
acque. Qual più manifesta figura del sagramento del battesimo? Sono libera-
te dal secolo le nazioni , e ciò per mezzo dell'acqua, e lascian sommerso nel-
ľ acqua il loro antico signore , il demonio . Per la nuvola varj Padri ed
Interpreti vogliono , che si adombrasse lo Spirito santo, per virtù del quale è
data alle acque la virtù di mondare e santificare le anime . Dice adunque
l'Apostolo, che a tutti gli Israeliti fu comune la grazia di essere in certo
modo battezzati mediante quella sensibile e miracolosa figura del battesimo
cristiano , come a tutti fu comune il beneficio della nuvola e del libero
transito lasciato loro dall'acque .
Vers. 3. E tutti mangiaron dello stesso cibo spirituale : Viene a dire,
della manna piovuta nel deserto . E la chiama l' Apostolo cibo spirituale,
o perchè data miracolosamente dal cielo , onde è anche detta pane degli
Angeli , Ps. LXXVIII . 25. , o perchè significava quel pane vivo , che do-
vea discendere dal cielo per dare al mondo la vita , Ioan. VI. 32 .
Vers. 4. E tutti bevvero la stessa bevanda spirituale : Tutti pur bev-
vero dell'acqua tratta dal vivo sasso ( Num. XX . ) , e questa bevanda
ancora è chiamata spirituale , o perchè miracolosa , o perchè avea una sue
blimissima significazione , come dice dipoi l' Apostolu .
Bevevano della pietra ..... che gli accompagnava : e quella pietra
era Cristo : Gesù Cristo fonte perenne di vita era significato in quella
100 LET. I. DI S. PAOLO AI CORINTI
remo . I gastighi , co' quali furon puniti gli Israeliti , che desiderano le
carni e le cipolle d' Egitto, ci debbono fare avvertiti a non desiderare quello,
che Dio ci ha proibito . Vedi Num. XI . Queste parole di Paolo sono indi-
ritte a que' Corinti , che amavano i piaceri della gola .
Vers. 7. Nè siate adoratori degli idoli , conforme sta scritto : ec. Tocca
l'istoria riportata nel cap. XXXII. 6. dell' Esodo secondo la versione dei
settanta , e prende di mira que' Corinti , che si cibano degli immolati ; lo
che o era culto idolatrico › o almeno un iucamminamento a simil culto .
Vers. 8. Nè fornichiamo ec. Vedi Num. XXV. 1. ec. La differenza del
numero tra' il testo di Mosè e il nostro o è errore de ' copisti , ovvero di-
cendo l' Apostolo , che in un sol giorno perirono ventitre mila , nou si
esclude , che un migliajo in circa fossero stati uccisi il giorno avanti ,
onde in tutto fossero ventiquattro mila morti , come scrivesi ne' Numeri .
Del rimanente queste parole di Paolo possono aver relazione al fatto del-
l'incestuoso .
Vers. 9. Ne tentiamo Cristo : come ec. Tentano Dio coloro , che dif
fidano della divina potenza , e perciò chieggono dei segni . Tale fu il pec-
102 LET. I. DI S. PAOLO AI CORINTI
cato degli Israeliti Num. XXI. 5. , per cui mandò Dio contro il popolo i
serpenti infuocati . In qualche antico codice in vece di Cristo si legge Dio,
ma non è necessario di variar lezione , mentre Cristo , il quale come Dio
fu prima , che fosse Abramo ( Ioan . VIII . 58. ) , potè essere tentato dagli
increduli, e molti Interpreti per quell ' Angelo promesso da Dio per condut-
tore al suo popolo ( Exod . XXIII. 21. ) , intendono il Verbo di Dio . Forse
son qui ripresi quei Corinti , i quali dubitavano della futura risurrezione .
Vedi cap. XV. 12 .
Vers. 10. Nè mormoriate , come ec. Nè mormoriate o contro Dio o
contro gli uomini dativi da Dio stesso per superiori ; dappoichè gli Israeliti
mormoratori furono uccisi dall' Angelo sterminatore . Vedi Num . XVI.
Vers. 11. Or queste cose tutte accadevan loro in figura : Erano come
tante pitture profetiche , che annunziavano quello , che avvenir dee alla
Chiesa cristiana .
Ai quali è venuta la fine de' secoli . Sono state scritte queste cose per
volere di Dio ad esempio e ammaestramento per noi , i quali ci siamo im-
battuti nella ultima età del mondo , che è quella , che è tralla venuta di
Cristo e la fine de' secoli . Gli ebrei dividevano tutta la durazione del
mondo in tre parti , avanti la legge , sotto la legge , sotto il Messia . Questa
ultima parte è chiamata da Paolo fine de' secoli ; e in questo tempo, che è il
tempo del Messia e della Chiesa cristiana , tutte debbono adempirsi le figure
de' tempi antichi registrate nel vecchio testamento .
Vers. 12. Chi si crede di star in piedi , badi ec. Da tutto il prece-
dente raziocinio deduce questa conclusione l'Apostolo , essere necessaria
CAP. X. 103
Vers. 16. Il calice della benedizione , cui noi benediciamo ec. Calice
della benedizione è quello , in cui il vino è consagrato , e converso nel san-
gue di Cristo mediante la parola del medesimo Cristo. La voce benedizione
è sovente usata da' Padri per significare la consagrazione e trasmutazione
del pane e del vino , come qui dall' Apostolo . Bevendo di questo calice ,
dice l' Apostolo, cui noi sacerdoti e ministri dell' altare benediciamo, e con-
sagriamo, non veniamo noi a partecipare del sangue di Cristo ? E man-
giando il pane celeste , cui noi sull'altare spezziamo , non venghiamo noi
a partecipare del corpo di Cristo ? E partecipando al sangue e al corpo
di Cristo non divenghiamo noi una stessa cosa e tra noi e con Cristo ?
Vers. 17. Un pane solo, un sol corpo ec. Vuol dimostrare quello , che ha
accennato di sopra, che tutti i fedeli sono una sola cosa nel mistico corpo
di Cristo . Cibandoci di un solo medesimo pane noi diventiam un solo
corpo sì con Cristo , perchè il nudrimento una stessa cosa diviene come
chi ne è nudrito , e sì tra di noi , perchè quello , che due cose sono ri-
guardo a un terzo , lo sono tra loro stesse , onde uniti e incorporati i
fedeli con Cristo , sono anche tra loro uniti e incorporati . Così s . Ireneo,
s. Ilario , il Crisostomo ed altri ; ed ecco l'argomento , che da tali pre-
messe vuole l' Apostolo , che ne deducano i Corinti : mediante la parte-
cipazione del calice e del pane nella mensa di Cristo una sola cosa di-
ventano i fedeli e tra loro stessi , e con Cristo . Nella stessa guisa se il
fedele col calice de' demonj partecipa , una stessa cosa diviene e con essi ,
e con gli infedeli .
Vers. 18. Mirate Israello carnale ec. Considerate Israele , Israele dico
non quello , che è tale secondo lo spirito , e secondo la fede ( concios-
CA P. X. 105
siachè il vero Israele siam noi fedeli Rom. IX. 6. ) , ma sì Israele carnale
occupato tuttora ne ' carnali suoi sagrifizj . Non è egli vero , che coloro , i
quali mangiano dell' ostia immolata secondo la legge , sono tenuti partecipi
del sagrifizio fatto sopra l'altare secondo la legge , come offerto anche per
essi ? E da questo ancora vuole Paolo , che ne inferiscano i Corinti , che
chi mangia delle ostie immolate agli idoli alla stessa mensa con gli infe-
deli , si dichiara di aver parte ai sagrifizj degli idolatri .
Vers. 19. Che dico io adunque ? ec. Ma con simile discorso vengo io
forse a distruggere quello , che ho detto di sopra ( VIII . 4. ) , e a dire ,
che qualche cosa sia l'idolo , e qualche forza abbiano per nuocere le cose
immolate a un idolo ? No certamente .
Vers. 20. 21. Ma quello , che le genti immolano ec. Quantunque un nulla
sia l'idolo, e non possa perciò nulla o di santo o di contaminato derivar
da lui nelle cose , che al medesimo sono immolate , la verità però si è ,
che ai demonj sono immolate le ostie , che agli idoli sono offerte . Impe-
rocchè tutti gli Dei de' gentili sono demonj : Psal . XCVI. 6. Or io non
voglio , nè è da tollerarsi , che alcuna cosa abbiate voi di comune con i
demonj .
Voi non potete bere ec. Le libazioni del vino in onore degli dei erano
usate nelle feste de ' Gentili . Or dice l' Apostolo , non è ella cosa assurda
e perversa, e ( per la opposizione infinita , che è tra Cristo e il demonio ) ,
moralmente impossibile di mescolare il calice del Signore col calice dei
demonj ? Cosi fa vedere a' Gorinti , quanto debbano vergognarsi di aver
preteso , che indifferente cosa si fosse l'intervenire a ' solenni conviti de-
166 LET. I. DI S. PAOLO AI CORINTI
gli idolatri ; dappoichè una tal comunion co'demonj non può stare in al-
cun modo con la comunion nostra con Cristo .
Vers. 22. Provochiam nvi a emulazione ec. Allude l'Apostolo alle
scritture , nelle quali Dio è chiamato un Dio geloso , che non soffre rivale;
onde dice siam noi tanto stolti , che non temiamo di irritare lo zelo di
Dio , mentre una specie di lega e di amicizia facciamo col suo rivale e
nemico, il Demonio ? Certamente noi non siamo di lui più forti , nè van-
taggio possiamo sperare da simil pugna .
Vers. 23. Tutto mi è permesso , ma non tutto ec. Viene adesso ad un
altra gravissima ragione per indurre i Corinti ad astenersi dall'uso degli
immolati . Ha già egli detto più volte , che non è assolutamente parlando
illecito l'uso degli immolati ; in genere di cibi adunque può il Cristiano
generalmente far uso di quello , che più gli piace ; e relativamente a
questa libertà dice l ' Apostolo , tutto mi è permesso ma con molta ragio-
ne aggiunge , che non tutto è giovevole al bene del prossimo , e special-
mente del prossimo debole , o non tutto è utile al vantaggio pubblico e
alla edificazione della Chiesa .
Vers. 24. Niuno cerchi quel , che torni a lui , ma ec. Non debbe il
cristiano badare solamente al suo proprio comodo, trascurando il bene dei
suoi fratelli : imperocchè la carità non cerca il proprio suo bene , ma sì
l'altrui , cap . XIII.
CA P. X. 107
Vers. 31. Tutto fate a gloria di Dio : Abbiate adunque e nel mangiare
e nel bere e in tutte le cose per iscopo e per fine la gloria di Dio , a
promuover la quale tutte esser debbon indiritte le azioni dell'uom cri-
stiano . Vedi s. Agostino in psalm . CXLVI.
Vers. 32. Non siate di inciampo ec. Non siate causa con alcuna azione
vostra , che sia offeso l'onore di Dio , e siano scandalizzati o i Giudei o
i Gentili o i fedeli membri della Chiesa di Cristo ; imperocchè e ai do-
mestici ed agli estranei siam di ciò debitori .
Vers. 33. Siccome io pure in tutto mi adatto ec . Come buono ed aman-
A te maestro il suo proprio esempio propone . Io cerco, dice egli , di adat-
tarmi a tutti, di farmi al genio di tutti per non dare a nissuno occasione
di scandalo , per essere a tutti di edificazione ; a'privati miei comodi an.
tepongo in ogni cosa la pubblica spirituale utilità dei molti per condurgli
a salute . Fate voi altrettanto .
110 LET. I. DI S. PAOLO AI CORINTI
САРО XI .
L'uomo deve orare col capo scoperto , la donna col capo coperto. Riprende
i Corinti , perchè alla celebrazione della cena del Signore non si aspettas-
sero gli uni gli altri , ma fossero in disseusione tra di loro. Riferisce l'in-
stituzione fatta da Cristo del Sagramento dell' Eucaristia , e quale sia la
scelleraggine e la pena di chi indegnamente si accosta al medesimo.
་
ANNOTAZIONI
Vers. 1 Siate miei imitatori , come io pur di Cristo. Anche nel ver-
setto ultimo del capo precedente avea proposto a'Corinti il suo proprio esem
pio per regola del loro operare riguardo a ' prossimi : il documento , ch' egli
da loro in queste parole , è più generale , ed è da notarsi , com' egli ani
ma il loro coraggio , dicendo , che imitino lui , com' egli imita Gesù Cri
sto , quasi dir volesse : non dovete disperare di potere imitar me , mentre
io lo stesso Figliuol di Dio vado imitando : anzi , come riflette s. Tomma-
so, per questo appunto souo da esser imitato da voi , perchè imito Gesù
Cristo.
Vers. 2. Vi dò lode , perchè ec . Con questa lode si fa strada a ri-
prendergli in quello , che avevano di imperfetto , come vedremo. Dove la
Volgata ha tradotto : precetti , o sia documenti , il greco ha tradizioni ,
ch'è la dottrina di viva voce insegnata da lui a' Corinti , e ritenuta e
custodita da ' medesimi almeno in gran parte ; onde da questo luogo an
cora viene a confermarsi il domma cattolico risguardante le tradizioni
della Chiesa. Imperocchè d'insegnamenti comunicati a viva voce si parla
in ogni maniera in questo luogo.
CA P. XI .
3. Volo autem vos scire, 3. Or voglio, che voi sap-
quod omnis viri caput Chri- piate , come capo di ogni uo-
stus est, caput autem mulie- mo è Cristo : capo poi della
ris , vir : caput vero Christi, donna è l'uomo : e capo di
Deus . Cristo è Dio .
* Ephes. 5. 23.
4. Omnis vir orans , aut 4. Ogni uomo , che ora , o
prophetans velato capite, de- profeta col capo coperto , fa
turpat caput suum . disonore al suo capo .
5. Omnis autem mulier
5. E qualunque donna
orans , aut prophetans non che ori , o profetizzi a capo
velato capite, deturpat ca- scoperto , fa disonore al suo
put suum : unum enim est , capo: imperocchè è lo stesso,
ac si decalvetur . che se fosse rasa .
6. Nam si non velatur mu . 6. Conciossiachè se la don-
lier , tondeatur . Si vero na non porta il velo , si tosi
Vers. 3. Capo di ogni uomo è Cristo : capo poi della donna è l' uo-
mo , e capo ec. Voglio , che voi sappiate , perchè è cosa necessaria a sa-
persi , che di ogni uomo è capo Gesù Cristo , cui gli uomini tutti e le
cose tutte sono soggette , Rom . XIV. 9. La donna o maritata o non ma-
ritata ha per capo l'uomo , che ad essa sovrasta, e da cui ella debbe esse
re governata : capo di Cristo , in quanto uomo , egli è Dio Padre.
Vers. 4. Ogni uomo , che ora , ec. Dalle premesse del verso precc.
dente ne deduce l'avvertimento , di cui eravi bisogno nella Chiesa di Co-
rinto per conservar la decenza e la onestà nelle pubbliche adunanze ; do-
ve molto importava al buon ordine ; che la differenza posta da Dio trai
due sessi fosse osservata. Un uomo , che oraudo , o profetando ( viene a
dire , spiegando gli arcani delle scritture particolarmente profetiche , e i
misterj della fede ) tenga il capo coperto , fa torto al suo capo , cioè a se
stesso , perchè avvilisce la dignità e la libertà del suo sesso ? mentre vuol
tenere sopra la testa quello , ch'è un segno di soggezione , cioè il velo.
Vers. 5. 6. Qualunque donna , che ori , o profetizzi a capo scoperto ,
ec. Abbiamo nel Vangelo e negli Atti esempi di donue , alle quali fu
comunicato da Dio lo spirito di profezia , onde non è da maravigliarsi ,
che parli qui anche l'Apostolo di tali profetesse , ette stesso senso ge-
nerale , in cui usa la voce profeti nel verso precedente . La donna , che
ha per sua condizione di essere soggetta all'uomo , ove voglia profetare ,
112 LET. I. DI S. PAOLO AI CORINTI
geli .
11. Verumtamen neque vir 11. Per altro nè l'uomo
sine muliere , neque mulier senza la donna , nè la donna
sine viro, in Domino . senza l'uomo , secondo il Si-
gnore .
Vers. 8. Non è dalla donna l' uomo 9 ec. Dimostra , che gloria dell' uo-
mo è la donna , perchè dall ' uomo ella è derivata , non l'uomo da lei . Ve-
di Genes. II.
Vers. 9. Non è stato creato l'uomo per la donna , ma ec. Un'altra
ragione della superiorità dell ' uomo si è , che per lui , come fine fu crea-
ta la donna , viene a dire , per essere ajuto dell ' uomo , compagua dell ' uo-
mo , e cooperatrice di lui alla moltiplicazione del genere umano .
Vers. 10. Dee la donna aver sopra il capo la potestà per riguardo
ec. Deve adunque la donna per quello , che si è già detto , avere sopra il
suo capo il velo , ch'è potestà , cioè segno della potestà , cui ella è sog-
getta , e ciò ancora per riguardo degli Angeli , i quali in mezzo alle sa-
gre adunanze si trovano , e son testimonj della onestà e riverenza , con
la quale i fedeli alle stesse adunanze intervengono. Ivi adunque debbono
le donne essere velate per rispetto non solo degli uomini , ma anche de-
gli Angeli di Dio.
Alcuni per gli Angeli intendono i sacerdoti , e i ministri del santua-
rio , per riverenza de' quali , ed anche per loro cautela voglia Paolo , che
non compariscano le donne nella Chiesa , se non col velo sopra la testa.
Vers. 11. 12. Per altro nè l' uomo senza la donna , nè la donna ec.
Tempera qui l'Apostolo quello , che aveva detto a favore di uno de' ses-
si , affinchè questo non insolentisca , e si levi in superbia , dicendo , che
quantunque le prerogative , che sopra ha netate nell' uomo > sian vere ,
Tom. XXIV. 8
114 LET . I. DI S. PAOLO AI CORINTI
12. Nam sicut mulier de 12. Imperocchè siccome la
viro , ita et vir per mulie- donna dall' uomo , così l' uo-
rem : omnia autem ex Deo . mo per mezzo della donna ,
tutto poi da Dio .
13. Vos ipsi iudicate : decet 13. Siate giudici voi me-
mulierem non velatam orare desimi : è egli decente , che la
Deum ? donna faccia orazione a Dio
senza velo?
14. Nec ipsa natura docet, 14. E non v' insegna la
vos quod vir quidem si co- stessa natura , che è disono-
egli è però anche vero , che secondo l'ordine stabilito da Dio ha bisogno
l'uomo della donna , come la donna dell' uomo , e l' uno e l'altra sono
stati fatti da Dio , il quale ha voluto , che siccome nella prima istituzio-
ne fu la donna formata dall'uomo , così nelle susseguenti generazioni fos-
se prodotto l'uomo per mezzo della donna.
Tutto poi da Dio. E l'uomo e la donna rappella l'Apostolo al prin-
cipio sovrano universale di tutte le cose , ch'è Dio , affinchè sotto di lui
( cui l'uno e l'altra essenzialmente appartengono ) come sotto del comu-
ne capo e Signore si umilino.
Vers. 13. Siate giudici voi medesimi : ec. Con grande artifizio rimet-
te al giudizio degli stessi Coriuti la decisione della causa.
Vers. 14. 15. E non v'insegna la stessa natura , ec. Natura chiama
l'Apostolo in questo luogo secondo s . Tommaso l'inclinazione naturale ,
dalla quale deriva una maniera di pensar generale tra gli uomini riguar-
do ad alcuna cosa , come nel fatto, di cui qui si parla , universalmente è
creduta cosa ignominiosa ad un uomo il nudrire e coltivare e ornare
la chioma. Riguardo poi alla donna è onorevole per lei il nudrire la chio-
ma , e ciò ad essa si conviene ; perchè per lei i capelli sono il velo na-
turale , sotto di cui andar ricoperta in segno di sua soggezione , come si "
CA P. XI. 115
è detto di sopra . Per lo stesso motivo adunque , per cui ella dee tener
conto del velo datole dalla stessa natura , porti ancora sempre l'altro ve-
lo , che per una saggia istituzione le fu dato presso tutte , o quasi tutte
le nazioni.
Vers. 16. Che se taluno mostra di amar le contese : ec. Che se vi
ha tra voi , chi amando di disputare , non si acquieti alle ragioni da noi
dette finora , abbia egli questa ultima finale risposta da noi , che nè da
noi Apostoli, nè dalla Chiesa di Dio diffusa per tutte le nazioni , si am-
mette , che le donne orino col capo scoperto ; e quando altra ragione per
noi non si adducesse , questa sola potrebbe bastare a convincere cicches-
sia. Infatti , come osserva s . Agostino ( epist. LXXXVI. ) : In tutte le
cose , nelle quali nulla è stabilito di certo nelle scritture , le costuman .
ze del popol di Dio e le istituzioni de' maggiori son da tenersi per
legge.
La parola noi la spiegano alcuni interpreti , come se dir volesse l' Apo-
stolo noi Giudei , da' quali è stato annunziato a voi Corinti il Vangelo ,
e le consuetudini de' quali , allorchè sono utili per la edificazione , deb-
bono osservarsi e ritenersi . Or'è certissimo , che le donne ebree anda-
van sempre velate .
Vers. 17. Di questo poi vi avverto non per lodarvi , ec . Dopo di aver
con tanto calore ripreso i Corinti del permettere , che faceano , che le
doune loro intervenissero senza velo sul capo alle adunanze della Chiesa ,
passa a riprendergli di un altro disordine introdottosi nelle stesse adunan-
ze dopo la sua partenza da Corinto. Dice adunque di un'altra cosa ora
vi avverto , non lodandovi , che ridotto mi abbiate alla necessità di avver-
tirvi , quando la cosa è tale , che da voi stessi potete conoscere , quant' el-
la sia biasimevole , è quanto sia necessario di porvi rimedio. Imperocchè
le adunanze della Chiesa istituite essendo per avanzamento della pietà
e della mutua edificazione , le vostre adunanze sono tali , che non sola-
mente non sono di profitto spirituale per voi , ma sono anzi di scapito.
116 LET. I. DI S. PAOLO AI CORINTI
na lega ,
Vers. 20. Non è già un mangiare la cena del Signore ec. Quando
voi vi adunate , le vostre cene non rappresentano la cena del Signore
e sono indegne del nome di cena del Signore , ed anche del nome di
Agape , con cui le chiamate ; imperocchè il Signore mangiò a una stessa
mensa co' discepoli e co ' suoi servi , e usò i medesimi cibi con essi ; voi
vi fate delle mense a parte , e delle cene ineguali , e da' vostri banchetti
rigettate i fratelli , che sono poveri .
La cena comune detta Agape , cioè dilezione , ovver carità , era
stata introdotta tra' fedeli a imitazione della cena , in cui Gesù Cristo
mangiò co' suoi discepoli l ' Agnello pasquale prima d'istituire la Euca-
ristia. L' Agape si faceva dopo la celebrazione del sagrifizio.
Vers. 21. Ciascheduno anticipatamente prende a mangiar la sua
cena ec. Costoro , preparate nella propria casa le vivande , e portatele
alla comune adunanza , serbavano per loro soli quello , che doveva esser
messo in comune e o escludevano , o non aspettavano gli altri , onde
avveniva , che mentre i ricchi erano pieni di cibo e di vino , i poveri ,
che nulla avevan portato , languissero per la fame.
Vers. 22. Ma e non avete voi case per mangiare e bere ? ec. Se
volete mangiare il vostro separatamente dagli altri , non potete farlo nelle
vostre case private senza introdurre nella casa di orazione questo disor-
dine , dove non dee mangiarsi , se non in comune ? Disprezzate voi forse
la Chiesa di Dio , la quale per la maggior parte è composta di poveri ,
o volete far vergogna a questi , che nulla hanno da portare per la cena
comune 2 e a' quali più grave rendete là povertà col vostro disprezzo ?
118 LET. I. DI S. PAOLO AI CORINTI
ditis eos , qui non habent ? che non han nulla ? Che di-
Quid dicam vobis ? Laudo rovvi ? Vi loderò ? In questo
vos? In hoc non laudo . io non vi lodo .
Vers. 26. Imperocchè ogni volta che mangerete ec. Spone qui l' A-
postolo quelle precedenti parole di Cristo in memoria di me. Voi ( di-
c' egli rinnovando questo mistero , il quale sarà ogni di rinnovato per
tutta la Chiesa fino alla seconda venuta di Gesù Cristo , rammemorerete
ogni volta , e rappresenterete la morte del Signore .
Vers. 27. Per la qual cosa chiunque mangerà questo pane , ec. Si
noti attentamente questo ragionamento dell' Apostolo , il quale quanto è
forte e stringente secondo la dottrina della cattolica Chiesa , la quale
sotto le specie del pane consagrato riconosce , * e adora il vero corpo di
Cristo , e sotto le specié del vino il vero sangue di Cristo , altrettanto
sarebbe debole ed anche falso secondo la dottrina di coloro , i quali a
una semplice figura o segno riducono il sagramento dell' Eucaristia . Ecco
il ragionamento di Paolo : Gesù Cristo preso il pané disse : questo è il mio
corpo é preso il calice disse : questo è il mio sangue : adunque chiun-
que mangerà il pane , o berà il calice del Signore indegnamente , sarà reo
di aver disprezzato e violato e conculcato il corpo e il sangue del
120 LET. I. DI S. PAOLO AI CORINTI
CAPO XII .
Ai varj uomini varj doni sono concessi dallo Spirito santo ; affinchè a simi-
litudine del corpo umano ciascheduno adempia il proprio uffizio , e cono-
scendo di aver bisogno dell' opera l'uno dell ' altro , scambievolmente si
amiuo ; e così Cristo diversi stati d' uomini diede alla Chiesa .
2
ANNOTAZIONI
Vers. 2. Voi sapete , che essendo voi Gentili , ec. Volendo istruire
i Corinti intorno ai doni spirituali , e intoruo al fine e all'uso de' me-
desimi doni , comincia dal rammemorare a'medesimi il primiero loro sta-
to , quando concorrevano ad adorare i muti simulacri , e a sentire le ri-
sposte e le predizioni de ' sacerdoti de ' medesimi simulacri , e vi concor-
revan non per movimento di ragione , ma secondo che o dalle istigazioni
del demonio , o dagli inganni de ' sacerdoti , o dal torrente della consue-
tudine vi eran condotti . Questa infelice lor condizione vuole , che abbiano i
sempre presente i Gentili convertiti , affinchè paragonandola a quella
luce , a cui per gratuita misericordia furon chiamati ; e alla ridondante
grazia ottenuta per mezzo del Vangelo , di amore si accendano e di
gratitudine verso il datore di tutti i doni.
Vers . 3. Niuno " che parli per Ispirito di Dio , dice anatema a
Gesù Dimostra > che la religione de' Pagani era falsa , e procedeva non
da Dio , ma bensì dal demonio. Imperocchè dice Paolo , non esser pos
sibile , che un uomo che animato sia dallo Spirito di Dio , bestemmi la
124 LET. I. DI S. PAOLO AI CORINTI
dottrina di Gesù Cristo > come fanno i Gentili i quali anzi non con-
tenti di bestemmiarla , tutte mettono in opera e le lusinghe e i tormenti
per isforzare i Cristiani medesimi a bestemmiarla. E per opposto nissuno
con vero e sincero affetto del cuore invoca Gesù Cristo , e lui riconosce
per vero Dio Figliuolo del Padre , salvatore degli uomini , se non per
movimento e ispirazione dello Spirito santo . Non possono adunque co-
Joro , che bestemmiano Cristo , aver lo Spirito di Dio , nè i doni dello
Spirito , i quali dallo stesso Spirito comunicati sono a coloro , che cre-
dono .
Vers . 4. Vi sono però distinzioni di doni , ma un medesimo Spirito :
Sono adunque nella Chiesa i doni e le grazie divine ; queste però sono
concesse non tutte a tutti , ma a chi l'una , a chi l'altra. Tutte però
dal medesimo fonte derivano , dal medesimo Spirito.
Vers. 5. E vi sono distinzioni di ministeri , ma un medesimo Si-
gnore : Come diversi sono i doni , de' quali lo Spirito orna i fedeli, così
varj sono i ministeri nella Chiesa . Ma uno stesso Signore , cui tutti ser-
vono cioè Gesù Cristo.
1
Vers. 6. E vi sono distinzioni di operazioni , ma lo stesso Dio e
quegli che fa , ec. Con questa voce operazioni vuole l'Apostolo inten-
dere la facoltà di operare cose grandi e mirabili per la edificazione della
Chiesa come risanare i malati , cacciare i demoni ec. E queste facoltà
dice , che in diverse persone sono diverse : ma lo stesso Dio Padre prin-
cipio e autore di tutte le cose è quegli , da cui tutte queste facoltà pro-
CA P. XII . 125
mo spirito .
9. Alteri fides in eodem 9. A un altro la fede pel
Spiritu : alii gratia sanitatum medesimo Spirito : a un altro
in uno Spiritu : il dono delle guarigioni pel
medesimo Spirito ,
chè non dal proprio merito , ma dalla carità di Dio dee riconoscere quel-
lo che gli è stato dato ; non si lasci occupar dall' invidia chi o niuno di
tali doni ha ricevuto , o crede inferiore quello, che ha ricevuto , perchè
lo Spirito santo è padrone de' doni suoi , e non v ' ha , chi abbia autorità
di domandar ragione della distribuzione che egli ne fa.
Vers. 12. Siccome uno è il corpo , ed ha molte membra , ec. Vuole
spiegare le diversità delle grazie con la similitudine de' varj membri del
corpo umano a ciascun de ' quali diverso uso , diverso ufficio e diversa
facoltà è stata data per benefizio di tutto il corpo. Il corpo , dice egli
è uno, benchè composto di molte membra: tutte queste membra l'unità os-
servano e la concordia nel corpo , scambievolmente ajutandosi secondo le
relazioni , che han tra di loro. Nella stessa guisa Gesù Cristo , unitamente
con la sua Chiesa è un solo mistico corpo composto di tanti membri, quanti
sono i fedeli che a Cristo loro capo son riuniti.
Vers. 13. In un solo Spirito siamo stati battezzati ... per essere ec.
Per divenire tutti membra di questo mistico corpo , siamo stati tutti battez-
zati nella virtù di un solo medesimo Spirito ricevuto nel battesimo : or
dove uno stesso Spirito è quello , che anima , un solo è il corpo che è
animato. Ma non solamente una comune rigenerazione abbiamo tutti noi
per mezzo del battesimo , ina anche un comune sostentamento nella Eucari-
stia , dove del medesimo Spirito siamo anche abbeverati " il quale Spirito si
fugge da noi insieme col sangue di Cristo . Non parla l'Apostolo, se non della
bevanda , o sia del calice di benedizione , lasciando che si intenda anche
il cibo , cioè il corpo di Cristo. Or non poteva portar l'Apostolo argo -
128 LET. I. DI S. PAOLO AI ROMANI
mento più forte dell'unità de' fedeli nel mistico corpo di Cristo , che la
comunione che tutti hanno al vero corpo e reale di Cristo che è il Sa-
gramento della nostra unità , come dicono i Padri.
Vers. 14. Il corpo non è un solo menbro , ma molti. E di essenza del
corpo l'essere un composto di molti membri ; e niuno di tali membri per
eccellente che sia , è il corpo , o costituisce il corpo ; ma tutti insieme
compongono il corpo.
Vers. 15. Se dirà il piede : non sono del corpo , ec. Con molta grazia
l'Apostolo introducendo alcune membra del corpo umano , che si quere .
lano dell' uffizio ad esse toccato in sorte , e invidiano la condizione di
qualche altro membro , reprime ed umilia le invidia e le gelosie occa-
sionate tra' Corinti dalla diversità e disparità de' doni straordinarj e dei
ministerj , che erano stati assegnati a questo od a quello.
Se il piede , cui è toccato di premer la terra , e di sostener il peso
del corpo , si quereli di non esser quel , che è la mano > e per questo
pretenda di non esser del corpo , e voglia fare scissura , cesserà egli di
essere membro del corpo pel solo motivo , che egli non è la mano ? Cosi
nota Paolo l'invidia di coloro , i quali non poteudo ottenere i primi posti
nella Chiesa , si lamentano di esser tenuti come un niente > e sono pronti
a separarsi dalla medesima Chiesa.
Vers. 16. E se dirà l'orecchio : ec. I dottori della Chiesa sono gli
occhi , i discepoli sono come gli orecchi.
CA P. XII . 129
18. Nunc autem posuit 18. Ora però Dio ha collo-
Deus membra , unumquod- cato i membri del corpo , cia-
que eorum in corpore, sicut scheduno di essi nel modo ,
voluit . che volle .
19. Quod si essent omnia 19. Che se fosser tutti un
21. Non potest autem ocu- 21.E non può dire l'occhio
lus dicere manui : opera tua alla mano : non ho bisogno
non indigeo : aut iterum ca- dell'opera tua : o`similmente
put pedibus : non estis mihi il capo a piedi , non siete ne-
necessarii : cessarj per me :
22. Sed multo magis quae 22. Anzi molto più sono
videntur membra corporis necessarie quelle membra del
infirmiora esse, necessariora corpo , le quali sembrano più
sunt : deboli .
23. Et quae • putamus 23. E a quelle membra, le
ignobiliora membra esse cor- quali crediamo le più ignobili
Vers. 18. Ora però Dio ha collocato i membri ec. Dio ha dato il suo
posto e la propria funzione a ciascheduno de' membri nel modo , che
a lui parve , e a questo ordine di Dio debbono tutti ubbidire : imperoc-
che egli fa quello , che al corpo , e a' membri sia più utile e con-
veniente.
Vers. 19. Dove il corpo ? Il corpo organico umano › che di una es-
senza è composto di molte diverse membra.
Vers. 21. Non può dir l'occhio alla mano ; ec. Nomina due delle
principali membra del corpo , l'occhio e il capo , ne' quali vuole in .
tender coloro , che sono in grado più distinto nella Chiesa . Or siccome
i membri del corpo umano hanno per la stretta unione , che Dio ha
posto tra essi , scambievolmente bisogno dell' opera l' uno dell' altro , e
i principali membri non potrebbero stare senza il ministero de' meno no-
bili , così nella Chiesa ; onde non debbono gli ordini superiori disprezzar
come inutili gli inferiori.
Vers. 22. 23. Anzi molto più sono necessarie ec. Quelle membra
del corpo , che hanno funzione meno pregevole > come il ventre , sono
Tom. XXIV. 9
130 LET. I. DI S. PAOLO AI CORINTI
più necessarie alla vita. E a quelle parti del corpo , le quali son tenute
da noi come ignobili , e men oneste , a queste usiamo maggior riguardo
coprendole , e velandole con maggior cura . E vuol con questo dimostrare
la cura e sollecitudine particolare 2 che i maggiori nella Chiesa aver
debbono de ' piccoli.
Vers. 24. Le parti nostre oneste non han bisogno di nulla ; ec.
Quelle parti del corpo umano che sono più ragguardevoli , non hanno
bisogno di alcuno esterno onore ; così la faccia la più bella parte del
l'uomo non si vela mai , nè si asconde, ma sta sempre scoperta . Ma
Dio con divin consiglio l'armonia del corpo contemperò , e accordò in
questa guisa , facendo cioè , che alle parti per se stesse men nobili ren-
duta fosse maggior cura ed onore.
Vers. 25. Affinchè non siavi scisma nel corpo , ma abbiano le
membra ec. Onde non solo nou nasca mai discordia o division tralle
membra , ma tutte anzi con eguale studio concorrano alla conservazione
del tutto , ed al ben essere le une delle altre.
CA P. XII . 131
Vers. 27. Voi siete Corpo di Cristo ec. Adatta tutto quello , che
ha detto del corpo naturale al corpo mistico di Cristo , che è la Chiesa.
Voi fedeli siete tutti insieme corpo di Cristo , e siete membri facienti
parte del medesimo Corpo : imperocchè non da voi soli , ma e da voi e
da tutti gli altri fedeli , quanti sono per tutta la terra " è costituito e
formato il corpo di Cristo.
Vers. 28. In primo luogo Apostoli . Spiega a parte a parte i diversi
gradi e ministeri della Chiesa . Gli Apostoli sono quelli , che erano stati
chiamati da Cristo a gettare i fondamenti delle Chiese , ed a governarle
con la stessa podestà , che Cristo avca ricevuta dal Padre 9 Ioann.
XX . 21.
In secondo luogo profeti : Possono essere o i fedeli dotati di spirito
profetico , ovvero quelli , a' quali era stato concesso il dono di esporre le
divine scritture , o finalmente i pastori primarj della Chiesa , cioè i vescovi.
In terzo luogo dottori ' ; Quelli , che hanno l'incumbenza di istruire
i fedeli ne' misteri della religioni . Vedi Atti XIII . 1 .
Podestà : Secondo la forza della parola greca sembra , che debbano
intendersi coloro , i quali avevano in grado sommo la podestà di far mi-
racoli.
I sovvenimenti : Molti interpreti lo spiegano dei ministri della Chie-
sa , che ajutano i Vescovi nel governo di essa come i diaconi .
I governi Il dono di governare le Chiese fondate dagli Apostoli ,
conservando il deposito della fede e le regole di disciplina istituite dai
medesimi Apostoli. Egli è da notare che enumerando l' Apostolo i diversi
doni , non vuol perciò dire , che sempre diverse fossero le persone , che
132 LET. I. DI. S. PAOLO AI CORINTI
dell' uno o dell ' altro di essi godevano imperocchè e tutti questi doni
eran riuniti negli Apostoli , e se non tutti , almeno molti di essi erano
in non pochi de' fedeli , e particolarmente de' ministri della Chiesa .
Vers. 29. Forse tutti Apostoli ? ec. Nou a tutti è dato lo stesso dono,
nè a tutti concedonsi tutti i doni.
Vers. 31. Aspirate . ... ai doni migliori . Anzi ec. Giacchè am-
bite i doni , andate dietro non a quelli , che son maggiori a giudizio
del volgo , ma si a quelli , che più utili sono per voi e per la Chiesa,
Anzi vi insegno adesso la via più sublime , e più eccellente , per cui
sicuramente giugnere alla santità , a Dio , alla gloria , lo che degli altri
doni non può dirsi egualmente . Questa via è quella della carità , come
vedremo.
LET. I. DI S. PAOLO AI CORINTI 133
CAPO XIII.
Necessità della carità , uffizj della medesima • sua perpetuità ed eccellenza 80-
pra la fede , la speranza e gli altri doni .
ANNOTAZIONI
dello stato presente al futuro. Siamo come fanciulli in questo secolo , nel
quale riceviamo , per così dire , i primi rudimenti della nostra esistenza ,
e della cognizione delle cose celesti , delle quali non parliamo , se non
come fanciulli , nè sappiamo pensarne , se non come fanciulli oscura-
mente , imperfettamente. Ma noi aspettiamo la fine di quest' infanzia ,
e la perfetta nostra virilità ; allora sì , che noi , caugiata in visione la
fede , penseremo da uomini fatti , e ragioneremo da creature perfette.
Vers. 12. Veggiamo adesso a traverso ec. Noi non veggiamo Dio
nella vita presente , se non nella luce riflessa , che di lui tramandano
agli occhi nostri le creature , per le quali le invisibili cose di Dio da
noi si conoscono , Rom. I. Ma quantunque nelle creature tutte mirabil-
mente risplendano la potenza , la bontà , la sapienza , e gli altri attri-
buti di Dio, con tutto ciò nè gli stessi attributi possiam chiaramente coma
prendere , quali essi sono nè idea formarcene se non confusa ? e
troppo dal vero lontana ; e perciò soggiugne Paolo , che non veggia-
mo > se non per enimma , che vuol dire oscuramente , essendo l' enim-
ma una maniera di discorso oscuro ed intrigato.
Allora poifaccia a faccia. Ora conosco in parte ; allora poi ec.
Quando veggiamo una cosa in uno specchio , non la cosa stessa veggia-
mo , ma l'immagine di essa " come abbiam detto. Non così da noi nel-
l'altra vita vedrassi Dio , e tutte le cose in lui , ma lo vedremo
qual egli è ( I. Ioan. I. ) lo vedrem chiaramente , distintamente , e
faccia a faccia nella sua propria essenza. Io benchè Apostolo , dice Paolo,
benchè rapito al cielo , in parte , cioè imperfettamente , conosco adesso
quello , che conosco di Dio : ma allora lo conoscerò , come sono da lui
conosciuto ; in quella stessa guisa , che l'intimo essere mio da Dio è co-
158 LET. I. DI S. PAOLO AI CORINTI
13. Nunc autem manent 13. Ora poi resta la fede,
fides, spes , caritas , tria haec: la speranza , la carità , que-
maior autem horum est ca- ste tre cose : la più grande
ritas . 1 però di queste è la carità .
CAPO XIV.
1.Sectamini caritatem
1. Tenete dietro alla ca-
aemulamini spiritalia : magis rità, ambite i doni spirituali :
autem ut prophetetis . e massimamente il profetare .
2. Qui enim loquitur lin . 2. Imperocchè chi parlauna
gua , non hominibus loqui- lingua , non parla agli uomi-
tur , sed Deo : nemo enim ni , ma a Dio : conciossiachè
audit. Spiritu autem loquitur nissuno l'ascolta . Ma parla
mysteria. misterj per ispirito .
ANNOTAZIONI
Vers. 1. Tenete dietro alla carità , ambite ec. Tali essendo i pregi
della carità , quali abbiamo veduto , conclude l' Apostolo con esortare i
Corinti a tener dietro , a seguire , a non lasciar mai questa virtù , e posta
che sia questa in sicuro , non proibisce loro di desiderare eziandio i doni
spirituali , e particolarmente i più utili a promuovere negli altri la carità,
tra' quali il primo luogo egli dà al dono di profezia . Questo dono com-
prende , come abbiamo anche altrove notato , non solamente la predizione
delle occulte cose future , ma anche la spiegazione ed esposizione delle scrit-
ture, particolarmente profetiche , con le quali e si stabilivano i dommi della
religione cristiana , e si illustravano gl' insegnamenti della pietà .
Vers 2. Chi parla una lingua , non parla agli uomini , ma a Dio : Co-
lui, che parla in una lingua non intesa da chi lo ode ( quando non siavi ,
chi il sermone di lui interpreti ) , non agli uomini parla , i quali nulla in-
tendono di quel , ch' egli dice , ma a Dio parla , e a Dio rende onore , che
è autore del dono delle lingue , e da lui solo è inteso .
Ma parla misterj per ispirito : Quello ch' egli fa , si è di parlare per
istinto dello Spirito di cose misteriose ed occulte non comprese dagli
altri .
140 LET. I. DI S. PAOLO AI CORINTI
parlerete all'aria .
10. Tam multa , ut puta , 10. Sonovi , per esempio ,
genera linguarum suut in tante sorte di lingue nel mon-
hoc mundo : et nihil sine do: e tutte hanno le loro voci.
voce est.
11. Si ergo nesciero vir- 11. Se io pertanto non sa-
tutem vocis , ero ei , cui lo- prò il valore delle voci, sarò
quor , barbarus : et qui lo- barbaro per colui , a cui par-
quitur , mihi barbarus . lo : e colui , che parla , sarà
barbaro per me .
Vers. 10. Sonovi .... tante sorte di lingue ec. Gli ebrei contavano
fino a settanta linguaggi diversi .
Vers. 11. Sarò barbaro per colui , ec. Sarò straniero per colui , a cui
parlo , se non gli parlerò in un linguaggio , che quegli intenda , ed egli
similmente sarà straniero per me , quando in lingua parli da me non intesa.
Vers. 12. Così noi pure . . . fate si , che per edificazione ec. Dee qui
sottintendersi dopo il precedente versetto : nella stessa maniera sareste
voi barbari gli uni per gli altri , ove tra di voi parlaste in lingue tra
voi non intese : ma l'Apostolo lasciando , che ciò s'intenda , conchiude :
perchè ciò non avvenga , giacchè amate e ambite i doni dello Spirito >
procurate , che non alla ostentazione , o a risvegliare solamente in altrui
la meraviglia , ma alla edificazione della Chiesa siano impiegati gli stessi
doni .
CA P. XIV. 143 ·
Vers. 14. 15. Il mio spirito ora , ma la mente mia ec . Per intelligenza
di questo versetto è da notare , come la voce greca , che vien tradotta
nella volgata colla parola mente , significa talvolta anche sentimento , con-
cetto , pensiero ec. Il ragionamento adunque dell ' Apostolo sembra , che
sia questo ; ho detto , che colui , che parla le lingue , chiegga a Dio la
grazia d'interpretarle : imperocchè ponete , che io nell'adunanza de' fe
deli preghi il Signore in una lingua , che non è intesa dagli altri , non
v'ha dubbio , che il mio spirito , cioè il mio affetto produrrà una buona
orazione , ma i miei pensieri , i miei concetti non recheranno agli altri
alcun frutto , perchè questi nulla capiscono di quello , che io dico. Ecco
a questo passo la sposizione di s. Basilio , la quale viene a confermare
la traduzione , che abbiamo dato a questo e al seguente versetto : Dicesi
questo per coloro , i quali facevano orazione in una lingua non intesa da
quelli , che ascoltavano : imperocchè dice l' Apostolo : se io faccia ora-
zione in lingua straniera , il mio spirito ora , ma il mio concetto non è
di giovamento ; conciossiachè qualunque volta a quelli , che si trovan
presenti, ignote sono le parole dell'orazione i concetti di colui , che
ora, restano certamente infruttuosi , perchè niuno v'ha , che ne tragga
profitto . Per lo contrario poi , quando l' orazione è atta a giovare altrui ,
ed intesa da' circostanti , allora certamente colui , che ora , ha per suo
frutto il miglioramento e profitto di coloro , a ' quali è di giovamento :
Reg. Brev. interrogatione 278. Orare spiritualmente , salmeggiare spiri ·
tualmente significa orare e salmeggiare per movimento ed istinto dello
Spirito divino , lo che vuol dire orazione e salineggiamento buono ed
utile per chi lo fa , ma non sempre per chi ascolta , se questi non intende
quello , che il primo nella sua orazione e ne' suoi cantici dice al Signo
re . Io adunque , dice l'Apostolo , orerò e salmaggerò e spiritualmente e
intelligibilmente affine, di esser utile e à me stesso ed anche agli altri.
144 LET . I. DI S. PAOLO AI CORINTI
amo piuttosto di dire poche parole , delle quali l' intelligenza si comunichi
per me agli altri , che di parlar molto in lingua ignota .
Vers. 20. Non siate fanciulli nell' intelligenza , ec. Guardatevi dal
preferire per debolezza di giudizio i doni di maggior comparsa a quelli
di maggior frutto e utilità , lo che sarebbe una puerile vanità . Voi do-
vete essere come pargoletti semplici ed ignoranti per tutto ciò , che ri-
guarda il male ; ma uomini adulti e perfetti per quel , che è l'intendere
e il giudicare di tutte le cose > e per discernere il bene dal male . Vedi
Matt. XVIII : 3 .
Vers . 21. 22. Per altri linguaggi e per altre labbra parlerò a que-
sto popolo . Queste parole del capo XXVII. d'Isaia sono conformi non
alla versione dei LXX. , ma a quella di Aquila , come osservò già Ori-
gene . Le parole seguenti : e nemmen così ec. sono qui aggiunte dall' Apo-
stolo per meglio spiegare il sentimento del Profeta , ma si trovano dopo
alcune altre nello stesso luogo . Seguita Paolo a dimostrare la maggiorauza
del dono di profezia sopra quello delle lingue . Le lingue abbenchè servir
possano anche a istruire e confermare nella verità i fedeli , sono nulla-
dimeno principalmente ordinate a ridurre con la novità di tal miracolo
gl' infedeli alla fede, come apparisce dalle parole d' Isaia , nelle quali que-
sto miracolo stesso promette agli Ebrei incrudeli e contraddittori del Messia ,
e questa promessa è stata già adempiuta sotto de' loro occhi , senzachè
perciò siansi convertiti , lo che era pur predetto da Isaia . Iddio adunque ,
il quale mandava agli Ebrei fedeli i suoi Profeti , mandò a ' medesimi Ebrei
divenuti infedeli e persecutori del Cristo gli Apostoli , i quali ripieni dello
Tom. XXIV. 10
146 LET. I. DI S. PAOLO AI CORINTI
Spirito del Signore parlavano ogni sorta di lingue ; ma non fu questo pro-
digio sufficiente a convertire quella indurata nazione , la quale anzi in quel
medesimo tempo si ostinò sempre più nella infedeltà. La profezia poi è pel
popolo fedele , pel popolo di Dio , cui ella è sempre utile , confermandolo
nella fede e conducendolo alla piena cognizione de' misterj e di tutte le
verità utili a conseguire la vita eterna : le lingue poi sono per gli infedeli ,
e non sempre sono utili alla loro conversione .
Vers. 23. Se adunque si raduni . . . . tutta la Chiesa, e tutti parlino ec.
Solevano anche i Pagani introdursi , talora per mera curiosità , nelle adu-
nanze de' Cristiani . Dice adunque Paolo a' Corinti , che riflettano alla sini
stra impressione , che può far nello spirito di un infedele o di un uomo
rozzo e ignorante il sentire nelle Chiese cristiane un numero di fedeli , che
parlino tutti insieme in diversi non intesi linguaggi . Certamente una tal
confusione non sarà di edificazione per l' infedele, e piuttosto daragli occa-
sione di disprezzare i fedeli e la Chiesa .
Vers. 24. Ma se tutti profetano , ed entra ec. Ma se tutti in virtù
del dono ricevuto da Dio profetizzano , ed espongono le scritture , e ra-
gionano delle verità della fede , e istruiscono , ed esortano al bene , chi può
dubitare , che venendo nell' adunanza un idiota , od un infedele 9 non ri-
manga convinto da tutti , e dimostrato reo d'infedeltà , d'ignoranza , di er-
rore , di peccato ?
CA P. XIV. 147
25. Occulta cordis eius 25. E per tal modo si ma-
manifesta fiunt , et ita cadens nifesta quel che egli ha oc-
in faciem adorabit Deum cultamente nel cuore , e così
pronuncians , quod vere Deus gettatosi boccone adorerà Dio,
in vobis sit. dichiarando, che Dio è vera-
mente in voi .
26. Quid ergo est , fratres? 26. Che è adunque dafare,
Cum convenitis , unusquis o fratelli ? Qualunque volta
que vestrum psalmum habet, vi radunate , ciascuno di voi
doctrinam habet , apocaly- ha chi il cantico , chi l' in-
psim habet , linguam habet , segnamento , la rivelazione ,
interpretationem habet: om- le lingue, l'interpretazione :
nia ad aedificationem fiant.
ogni cosafacciasi per l'edi-
ficazione .
Vers. 27. E uno interpreti : Quello , che è stato detto da colui , che
in lingua ignota favella , sia spiegato in greco da uno di quelli , che han-
no il dono d'interpretare.
Vers . 28. Nella Chiesa si tacciano ec. Non facciano inutilmente per-
dere il tempo a' fedeli congregati , ma parlino , se così lor piace , seco
stessi , e a Dio nella propria casa .
Vers. 29. E gli altri ne portin giudizio : Gli altri si riferisce a quelli,
che sono ornati di simile dono , cioè sono anch'essi Profeti , e capaci per
ciò di giudicare , se la dottrina di colui , che ragiona , è sana ed utile , af-
finchè non sia ricevuta come dottrina dello Spirito di Dio quella , che po-
trebb' essere talora dello Spirito di errore.
Vers. 30. Che se ad un altro , che siede , ec . Se un del numero de-
gli uditori ha da Dio ricevuto una rivelazione e intelligenza particolare
sopra la materia , di cui il primo ragiona , e si esibisce di parlarne , il
primo allora si taccia.
Vers. 31. Potete tutti profetare a un per uno : ec. Parla ai profeti ,
ai quali dice , che potranno uno dopo l'altro profetar tutti (lo che s'in
tende in diverse adunanze ) , e che maggiore sarà l'edificazione degli stes-
CA P. XIV. 149
32. Et spiritus propheta- 32. Gli spiriti de' profeti
rum prophetis subiecti sunt. son sottoposti ai profeti .
33. Non enim est dissen - 33. Imperocchè Iddio non
sionis Deus , sed pacis , sicut è Dio del disordine, ma della
et in omnibus Ecclesiis san- pace : conforme io insegno in
ctorum doceo. tutte le Chiese de santi .
34. Mulieres in Ecclesiis 34. Le donne nelle Chiese
taceant , non enim permitti- stiano in silenzio, imperocchè
tur eis loqui , sed subdi: as nonèlor permesso di parlare,
esse 9 * sicut et lex dicit. ma debbono star soggette ,
* Genes. 3. 16. come dice anche la legge.
35. Si quid autem volunt 35. Che se bramano di es-
discere , domi viros suos in- sere istrutte di alcuna cosa, in
terrogent. Turpe est enim cosane interroghino i loro ma-
mulieri loqui in Ecclesia . riti . Conciossiachè è cosa in-
decente per una donna il par
lare nella Chiesa .
CAPO XV .
ANNOTAZIONI
che
de' fedeli , e tutto il precedente discorso dell' Apostolo , e quello ,
segue , sembra , che non lasci alcun dubbio su questo punto. Alcuni
interpreti nondimeno hanno ereduto potersi ciò intendere o de ' discepoli
di Corinto 9 o de' Filosofi Gentili > o de' Sadducei , che abitassero in
Corinto.
Vers . 13. Se non v' ha risurrezione de' morti : neppur Cristo ec.
Negata la risurrezione de' morti si viene a negare anche la risurrezione
di Cristo , perchè la ragione , che milita per le membra , milita anche
per il capo. Quindi s. Agostino serm . V. de resurrect . Affinchè noi fos-
simo pienamente certi della futura risurrezione de' corpi , si degnò lo
stesso Signore nostro di farcela vedere adempiuta nel suo proprio corpo.
Risuscitò Cristo , affinchè il Cristiano non dubiti , ch' ei sia per risu
scitare : imperocchè quello , che avvenne prima nel capo , sarà poscia
nel corpo è adunque Cristo e cagione insieme e modello della nostra
risurrezione .
Vers. 14. Vana è ….. la nostra predicazione , vana ec. Gli Apostoli
si valevano della risurrezione di Cristo per dimostrare la verità del Van-
gelo ; conciossiachè non avrebbe Dio ( dicevan essi ) risuscitato Cristo ·
se questi non avesse predicato la verità : Atti cap. I. 22. II . 32. IV.
10. 33. XIII. 37. Rom. I. 4. IV. 24. Se adunque , dice l' Apostolo ,
Cristo non è realmente risorto , falsa e inutile è la nostra predicazione ,
falsa e inutile la vostra fede.
Vers. 15. Siamo anche scoperti testimoni falsi di Dio : ec. Saremmo
anche convinti di avere renduto falso testimonio a Dio dicendo , aver lui
156 LET. I. DI S. PAOLO AI CORINTI
fatto quello , che mai non fece ; e se è gran peccato l'attestare in cosa
di grave momento il falso di un uomo , che sarà l'attestare il falso ri-
guardo a Dio ? E di tale sacrilega temerità siamo rei • se Cristo non è
risuscitato , avendo noi predicata la di lui risurrezione .
Vers. 17. 18. Siete tuttora ne' vostri peccati. Se è vana la vostra
fede , viene a dire falsa e fallace ( lo che sarebbe , credendo voi che
Cristo sia risuscitato , quando risuscitato non fosse ) voi siete tuttora
ne' vostri peccati , i quali non possono essere a voi rimessi in virtù di
una tal fede. Vedi Atti XV. 9. E per la stessa maniera sono periti
eternamente tutti coloro , i quali con la fede in Cristo passarono all' al-
tra vita ; nè per essi , nè per noi v'ha più speranza dopo la morte.
Vers. 19. Se per questa vita solamente ec. Se la fede di Cristo , l'a-
more di Cristo non ci dà speranza alcuna se non per la vita presente ,
certamente noi , che in lui crediamo , noi che non altro ci veggiamo
continuamente davanti , se non pericoli , persecuzioni , tormenti e morti,
siamo i più infelici uomini , che siano sopra la terra.
CA P. XV. 157
20. Nunc autem Christus
20. Ora però Cristo è risu-
resurrexit a mortuis primi- scitato da morte, primizia dei
tiae dormientium : dormienti :
Vers. 20. Primizia de' dormienti : ec. Cristo adunque risuscitò e ri-
suscitò non per essere solo a risorgere , ma per essere il primo e in or-
dine di tempo e in diguità tra' risuscitati come le primizie de ' frutti
della terra sono anteriori di maturità , e migliori di bontà , che gli altri
frutti. Cristo è adunque primizia di tutti coloro , i quali nella speranza
della risurrezione dormono , e riposano , aspettando il tempo di risorgere
a imitazione del loro Capo. I morti risuscitati da Cristo nel tempo della
sua predicazione , e quelli che furono risuscitati da alcuni profeti , ricu-
perarono la vita per nuovamente morire , onde la loro risurrezione non
fa , che anche riguardo a questi non sia Cristo primizia de ' risuscitati.
Quelli poi , de' quali parla s. Matteo cap. XXVII . 52. , si tiene comune-
mente per certo , che non risuscitarono se non dopo la risurrezione di
Cristo , quantunque l'Evangelista anticipando il racconto di questo pro-
0 digio , lo descriva insieme con gli altri , che accompagnarono la morte di
Cristo.
Vers. 21. 22. Da un uomo la morte ec. La morte e temporale ed
eterna nel mondo entrò per un uomo ; la risurrezione alla vita non tem-
porale , ma eterna per un uomo è data al mondo , ristorandosi per mezzo
di un uomo la dignità dell' umana natura degradata per la colpa di un
uomo. Vedi Rom. V. 14. 15. ec. Dal che ne siegue , che siccome in Ada-
mo divenimmo tutti soggetti alla morte ; così in Cristo diventeremo tutti
eredi di una vita immortale .
Vers. 23. Ciascheduno però a suo luogo , ec. Risorgeremo non tutti a
un tempo . Cristo come primizia , come capo e principe di tutti è già
158 LET. I. DI S. PAOLO AI CORINTI
stus: *deinde ii, qui suntChri- poi quelli , che sono di Cristo,
sti , qui in adventu eius cre- i quali nella venuta di lui
diderunt , hanno creduto .
* 1. Thess. 4. 15.
24. Deinde finis : cum tra- 24. Di poi la fine; quando
diderit regnum Deo et Pa- avrà rimesso il regno a Dio
tri , cum evacuaverit omneni e al Padre , quando avrà
principatum et potestatem abolito ogni principato e ogni
et virtutem . podestà e virtù .
25. Orè necessario , che
25. Oportet autem illum
egli regni , fino a tanto che
regnare , * donec ponat om-
nes inimicos sub pedibus (Dio) gli abbia posti sotto dei
eius. piedi tutti i nemici .
* Psal. 109. 1.
- Hebr. 1. 13. 10. 13.
quida i nemici , liberi i suoi eletti , fino a tanto che il Padre i nemici di
lui abbia tutti a lui soggettati , onde niuu avversario gli resti più đa com -
battere , ma tutti alla podestà di lui restino sottomessi . Così egli regna
adesso in mezzo ai nemici , de'quali l'insidie e la forza fa servire all' am-
plificazione del suo regno .
Ma non regnerà egli anche in appresso ? Si certamente , ma in dif-
ferente maniera : e l'Apostolo con quella parola , sino a tanto che , ha
voluto renderci certi della stabilità del regno di Cristo nel tempo pre-
sente " in cui questo regno è circondato da tanti nemici : che poi Cristo
sia per regnare , quando tutti i nemici saranno distrutti , è tanto evi-
dente , che non ne parla l'Apostolo , ma vuol che si intenda.
Vers. 26. L'ultima poi ad esser distrutta sarà la morte nemica : ec.
Se Dio ha sottoposti a' piedi di Cristo tutti i nemici ; dunque tra questi
anche la morte ha a lui soggettata , e questa sarà l'ultimo nemico , di
cui Cristo trionferà , nemico , che sarà distrutto da lui per sempre :
Isaia XXV. e in conseguenza i morti per virtù di Cristo risorgeranno.
Vers . 27. Si eccettua colui , che ec. Dicendo la scrittura , che tutte
quante le cose sono state soggettate al Figlio , non vuole , che tra queste
si intenda compreso il Padre , quasi egli pure a lui sia soggetto , quando
anzi egli è che ha tutte le cose rendute a Cristo soggetto. È molto pro-
babile , che queste parole siano state aggiunte dall ' Apostolo , come una
dichiarazione e limitazione della proposizione generale , affin di togliere
agli Ebrei ogni motivo di cavillare , e affinchè questi non dicessero che
egli facesse ingiuria al creatore , esaltando sapra di lui Gesù Cristo .
Dice perciò l' Apostolo , che quelle parole stesse del salmo benchè ge-
nerali , evidentemente si vede , che debbono restringersi , escludendone
il Padre .
160 LET . I. DI S. PAOLO AI CORINTI
28. Cum autem subiecta 28. Allorchè poi saranno
fuerint illi omnia : tunc et state soggettate a tui tutte le
Vers. 28. Allora anche lo stesso Figlio sarà soggetto ec. Non sono
ancora perfettamente soggettate a Cristo tutte le cose ma quando ciò
sarà fatto , allora lo stesso Figliuolo sarà soggetto al Padre , da cui ha
ricevuto assoluto dominio sopra tutte le cose ; viene a dire , apparirà alí
lora manifestamente agli occhi del cielo e della terra ? siccome il Fi-
gliuolo secondo quella natura che assunse ( la quale benchè unita ipo
staticamente al Verbo è per se stessa infinitamente inferiore alla divini
tà ) è perfettamente soggetto al Padre , affinchè Dio solo sia riconosciuto
come Signore anche di Cristo in quanto uomo e autore di tutti i beni
che a lui ed alla Chiesa di lui sono stati conceduti , e Dio solo sia in
tutti gli eletti glorificato. Cristo ( dice s. Agostino De Trin . I. 8. ( in
quanto egli è Dio insieme col Padre , ha noi a se soggetti ; in quanto
egli è sacerdote , è insieme con noi soggetto a lui . Con quelle parole
onde Dio sia il tutto ec. vuol dimostrare l'Apostolo , come nella risurre--
zione sarà introdotta la creatura ragionevole nella contemplazione della
divinità , nella quale contemplazione consiste la beatitudine dell'uomo ,
e come Dio solo è il fine dell' uomo e tutto il bene dell' uomo.
Vers. 29. Che faranno quelli , i quali si battezzano per li morti ,
se ec. Nel tempo , in cui fu scritta questa lettera , vi erano degli ere-
tici 9 e fors ' anche de' fedeli non ben istruiti , i quali ricevevano il bat-
tesimo pe' loro amici e parenti , che fossero morti senza averlo ricevuto.
Non approva qui l' Apostolo la condotta di costoro , ma vuole che quindi
ne traggano i Corinti nuovo argomento per la fede della futura risurrezione ;
imperccchè questa usanza dice egli , qualunque ella sia , dimostra , clie
CA P. XV . 161
costoro si persuadono , che ai morti può giovare quello , che per essi si fa
dai vivi , e per conseguenza dimostra l' immortalità dell' anima , stabilita
la quale , la risurrezione de' corpi rendesi come evidente , perchè è degno
della giustizia di Dio , che i corpi i quali servirono all' anime di strumenti
per bene o mal operare , abbian parte alla gloria o alla pena. Tra le
molte sposizioni diverse mi è paruta questa la più verisimile • come ella
è la più antica > ed è seguitata anche da s. Tommaso .
Vers. 30. E noi pure perchè ci esponghiamo ec. Vedi vers. 19. La
speranza della vita avvenire sostiene i santi nelle afflizioni e nelle tem-
peste della vita presente , ma tolta la risurrezione va in fumo questa
speranza.
Vers. 31. Io muojo ogni giorno , lo giuro ec. Dipinge in questo e
nel seguente versetto lo stato suo , e in conseguenza quello di tutti gli
altri predicatori del Vangelo , io , dice Paolo , mi veggo ogni di tra le
fauci della morte 9 lo giuro per quella gloria , che è vostra , perchè voi
la sperate, e la aspettate , e che è anche mia , perchè io pure la spero, e
la aspetto per Gesù Cristo. Questa gloria è Dio stesso , е per lui giura
l'Apostolo, ed è pieno di grande enfasi questo discorso , in cui esponendo
egli la violenza delle tribolazioni , dalle quali vedevasi circondato di con-
tinuo , risolutamente protesta , che il suo vivere è un continuo morire , e
con sommo artifizio ne prende in testimone non Dio assolutamente , ma
Dio come autore della gloria , onde son coronati nell ' altra vita coloro ,
che quaggiù soffrono per Cristo , e la speranza e l'espettazione di questa
gloria accomunando a se stesso ed a tutti i Corinti gli sforza in certo modo
ad impegnarsi con tutto lo spirito a mantenere la fede della futura risurre-
zioue sopra di cui tutte posano le speranze di quella gloria , che è il co-
mune conforto de ' maestri e de' discepoli.
Vers. 32. Se per parlare da uomo ) combattei in Efeso ec. Non
leggiamo nè negli Atti , nè in alcuna delle lettere di s . Paolo , che questo
Tom. XXIV. 11
162 LET. I. DI S. PAOLO AI CORINTI
stessa guisa i corpi nostri ritornano nel sen della terra , ed ivi corromponsi ;
ma Dio finalmente questi corpi rianima , e rende loro la vita , e que' , che
eran prima corruttibili e infermi , nuovo aspetto prendono e nuova gloria ,
divenuti nella risurrezione incorruttibili ed immortali , rendendo Dio a
ciascuno di noi il suo proprio corpo , ma ornato di quelle qualità , che con-
vengono ad uomini gloriosi e beati.
Vers. 39. 40. 41. Non ogni carne ( è ) la stessa carne : ec. Vuole in
questi tre versetti porre dinanzi agli occhi in primo luogo la differenza ,
che v' ha tra il corpo dell'uomo mortale , e quello dell ' uomo risuscitato ,
il qual corpo benchè sia sempre della stessa natura > come dice s. Gregorio,
CA P. •
XV. 165
42.Sic et resurrectio inor- 42. Così pure la risurre-
tuorum . Seminatur in cor- zione de' morti . Si • semina
ruptione , surget in incorru-. (corpo ) corruttibile , sorgerà
ptione . incorruttibile .
43. Seminatur in ignobi- 43. Si semina ignobile, sor-
, surget in gloria : se- gerà glorioso: si semina iner-
minatur in infirmitate , surget
te , sorgerà robusto .
in virtute .
che è comune a tutti ; ma de' soli eletti è proprio l ' essere cangiati pas-
sando questi dallo stato di mortalità e di miseria allo stato di felicità
e di gloria immortale.
Vers. 53. Fa d'uopo , che questo corruttibile ec. Non poteva l'A-
postolo più vivamente spiegare , come in quel corpo stesso risorgeremo ,
che adesso portiamo ; tenendo ( dice Tertulliano ) con le mani la pro-
pria pelle , ci mostra che quello , che di incorruttibilità e di immoṛta-
lità sarà un dì rivestito , è quella carne medesima > la quale adesso è
corrullibile e mortale.
Vers. 54. È stata tracannata la morte nella vittoria. Queste parole
sono d'Isaia cap. XXV. 8. secondo l'Ebreo in luogo di dire , nella
vittoria si può tradurre per mezzo della vittoria. Cristo vinse , e debellò
la morte ,
allorchè sofferse la morte per noi , ma il frutto della vittoria
da lui riportatasi manifesterà pienamente nella risurrezione , dopo la quale
non sarà più la morte.
Vers. 55. Dov'è > o morte , la tua vittoria ? Parole di Osea
XIII. 14.
Dov'è , o morte , il tuo pungiglione ? La melafora è presa da
quelli insetti ( come gli scorpioni , le vespe e simili ) , i quali non pos-
sono far danno , quando loro sia tolto il pungiglione .
Vers. 56. Il pungiglione poi della morte è il peccato : La morte
CA P. XV. 169
57. Deo autem gratias , 57. Ma grazie a Dio , il
qui dedit nobis victoriam quale ci ha dato vittoria per
per Dominum nostrum Iesum Gesù Cristo Signor nostro .
Christum .
⭑ 1. loann. 5. 5.
non avrebbe avuto arme per nuocere all' uomo , se l'uomo non avesse
peccato.
E la forza del peccato è la legge. Affinchè nissun Giudeo e nis-
sun Cristiano giudaizzante credesse, che la legge avesse avuto virtù di
vincere il peccato , e per conseguenza di frenare la morte • aggiugne
che la legge piuttosto diede occasione al peccato di rendersi viepiù forte.
Vedi Rom. III. 20. , V. 13. , e le note a ' medesimi luoghi.
Vers. 57. Grazie a Dio , il quale ci ha dato vittoria per Gesù Cristo
Signor nostro. Ma quella vittoria del peccato e della morte , la quale
non potevano sperare per virtù della legge , la abbiamo conseguita per
la grazia di Gesù Cristo , il quale ci ha redenti dalla tirannia del pec-
cato e della morte onde dobbiamo a Dio perenni rendimenti di
grazie.
Vers. 58. Poichè sapete come il vostro travaglio non è infruttuoso
ec. Stabilita la fede della risurrezione viene l'Apostolo a dimostrare ai
Corinti l'uso, che debbon fare di questa verità per confortarsi nel bene,
per animarsi a fare , e sopportare virilmente tutto quello , che Dio vuol,
che facciamo per la propria santificazione e per gloria di Cristo. Infatti
niuna altra cosa dee parere difficile o grave a chi la mercede aspetta di
una vita immortale e beata.
170 LET. I. DI S. PAOLO AI CORINTI
CAPO XVI.
ANNOTAZIONI
Vers . 1 . Quanto poi alle collette ec. S. Paolo era stato pregato nel
concilio di Gerusalemme a voler procurare de' soccorsi per quei poveri
dalle Chiese da lui fondate. Vedi Rom . XV. 26. Ciò egli fece con molta
sollecitudine , e per portarvi queste limosine andò poi a Gerusalemme ,
dove fu preso da Giudei. Atti XXIV. 17.
Vers. 2. Ogni primo di della settimana ec. La domenica , nel qual
giorno si adunavano per la frazione del pane e per la comune orazione.
E da questo ed altri simili luoghi provano i Padri la traslazione del sa-
bato dal settimo al primo della settimana . Vuole adunque l' Apostolo ,
che ogni domenica ciascheduno de' fedeli metta a parte quello , che se
condo le sue facoltà gli parrà , ponendolo in luogo separato nella propria
casa , e vada così accumulando fino a tanto che sia tempo di riunir tutto
insieme per mandarlo a Gerusalemme. Così aveva insegnato di far a' Ga-
lati , cosi insegnava a' Corinti , e cosi andando egli a Corinto , trovava
preparate e in ordine le limosine di tutti que' fedc!i.
CA P. XVI. 171
3. Cum autem praesens
3. Quandopoi sarò presen-
fuero : quos probaveritis per te : manderò con lettere quel-
epistolas , hos mittam perfer- li , che avrete eletti , a porta-
re " gratiam vestram in Ie- re il vostro dono a Gerusa-
rusalem :
lemme .
4. Quod si dignum fuerit 4.Che se la cosa meriterà,
ut et ego eam, mecum ibunt che vada anch'io, partiran-
no meco . r
5. Veniam autem ad vos , 5. Or io verrò da voi ,
cum Macedoniam pertransi- quando avrò traversata la
ero : nam Macedoniam per- Macedonia: imperocchè pas-
transibo . serò per la Macedonia .
6. Apud vos autem forsi- 6. Mi tratterròforse pres-
tan manebo , vel etiam hie- so di voi , od anche svernerò:
mabo : ut vos me deducatis mi accompa
affinchè voi mi
quocumque iero . gniate dovunque anderò .
7. Nolo enim vos modo in 7. Imperocchè io non vo-
transitu videre , spero enim glio adesso vedervi di pas-
me aliquantulum temporis
saggio , ma spero di tratte-
manere apud vos , si Domi- nermi qualche tempo tra voi,
nus permiserit. se il Signore lo permetterà .
Vers. 3, Manderò con lettere. Con mie lettere alla Chiesa di Gerusa-
lemme , nelle quali darò parte ai santi della propensa vostra carità per essi,
e raccomanderò coloro che porteranno le vostre limosine. È ammirabile la
prudenza dell' Apostolo in togliere ogni ombra di sospetto riguardo all'am-
ministrazione di queste limosine , le quali non vuole egli stesso portare o
trasmettere per mezzo di alcuno de' suoi discepoli a Gerusalemme ; ma
che vi siano portate da quelli , che a tale uffizio saranno eletti dagli stessi
Corinti. Esempio da esser notato e imitato in simil materia.
Vers. 4. Che se la cosa meriterà , ec. Così gli stimola ad essere
quanto mai possono liberali.
Vers. 5. Quando avrò traversala la Macedonia. Sembra , che debba
ciò intendersi di quel viaggio ch' egli fece nella Macedonia , di cui si parla
negli Atti cap. XIX.
Vers. 6. Mi tratterrò forse presso di voi , od anche svernerò. Al-
cuni Interpreti credono, che vi si fermasse per tre mesi . Vedi Atti XX. 3.
172 LET. I. DI S. PAOLO AI CORINTI
poteva contribuire assaissimo alla pace della loro Chiesa ; ma egli dovet-
te essere allora in cose molto gravi ed urgenti occupato , per le quali
non si piegò alle preghiere nè de' Corinti , nè del medesimo Paolo , ma
differi a tempo più comodo il suo viaggio.
Vers. 14. Tutte le cose vostre siano fatte nella carità : Tutto si fac-
cia da voi per dettame , per ordine della carità , per quel retto sincero
cristiano amore ,
col quale amasi Dio in se stesso , e i prossimi si ama-
no in Dio.
Vers. 15. Voi sapete , come la famiglia di Stefana e quella di
Fortunato e di Acaico , ec. Questi erano andati a veder Paolo in Efe-
so, ed erano latori di questa lettera , e l'Apostolo gli raccomanda a' Co-
rinti , come persone , le quali già tempo si erano addette al servigio della
Chiesa e de' fedeli , e probabilmente all'esercizio della ospitalità verso
i poveri ei pellegrini e i predicatori del Vangelo. Di Stefana vedi so-
pra I. 18. Il greco non parla qui , se non di lui solo.
174 LET . I. DI S. PAOLO AI CORINTI
Vers. 17. Hanno supplito ec. Hanno supplito alla presenza vostra da
me tanto desiderata ; il veder questi è stato per me , come se voi stessi
avessi veduto.
Vers. 18. Hanno ristorato ec. Non poteva l' Apostolo con maggior
tenerezza spiegare la forza della carità , che l'univa a' suoi cari figliuoli
in Cesù Cristo , che dicendo comune per lui e per essi la consolazione
recata al suo spirito da Stefana e Fortunato e Acaico.
Vers. 19. Aquila , e Priscilla con la domestica loro Chiesa . Con la
loro famiglia tutta cristiana. Vedi Ron . XVI . 5. Altri intendon , la voce
Chiesa de' fedeli , i quali in gran numero si adunassero nella casa di Aqui-
la per udire la divina parola , e offerire il divin sagrifizio.
Vers. 20. Còl bacio santo Vedi Rom . XVI. 16.
Vers. 21. Il saluto , di mano di me Paolo. Il resto della lettera era
stato scritta a dettatura di Paolo da altra mano , questo versetto e i se-
guenti gli scrisse egli stesso di pugno , Vedi II. Thess. III. 17.
CAP. XVI. 175
22. Si quis non amat Do- 22. Se alcuno non ama il
minum nostrum Iesum Chri- Signor nostro Gesù Cristo ,
stum , sit anathema , Maran sia anatema , Maran Atha.
Atha .
DI
PAOLO APOSTOLO
AI CORINTI .
Tom. XXIV. 12
PREFAZIONE
DI PAOLO APOSTOLO
AI CORINTI
CAPO PRIMO .
ANNOTAZIONI
cap. III. 22. dell ' epistola precedente . Tutto quello , che in noi succede 0
intorno a noi, dice Paolo , si riferisce tutto al bene vostro e al vostro vantag-
gio . Le nostre afflizioni sopportate da noi virilmente servono di esempio a
confortarvi sotto la croce e a rendervi forti e insuperabili contro i mali ,
che dovete soffrire nella vita presente per giugnere alla salute ; le consola
zioni , con le quali Dio si degna talora di visitarci , servono a rianimare
la vostra speranza , e a rendervi certi dell'ajuto e dell'assistenza divina
ne' vostri patimenti , per mezzo de' quali operate la vostra salute , alla
quale e noi e voi non possiamo per altra via pervenire .
Vers. 8. Imperocchè non vogliamo , che a voi .... sia ignota ec. Que-
sto imperocchè si riferisce all' ultime parole del versetto 6. , dove avendo
accennato l'Apostolo le tribolazioni , nelle quali si era poc' anzi trovato ,
viene adesso a mostrarne la gravezza . La diversità di sentimenti , che è
tra gli Interpreti nel determinare a quale particolar circostanza della sto-
ria di Paolo debbano riferirsi queste sue parole , può servire d' indizio >
184 LET . II. DI S. PAOLO AI CORINTI
Vers. 11. Onde del bene, che in grazia di molte persone nvi abbiamo, ec.
Onde siccome alle orazioni di molti ( viene a dire di tutti i fedeli ) dob-
biamo i benefizj e le grazie , che a noi sono state da Dio concesse , e parti-
colarmente la liberazione da tanti pericoli ; così da molti ancora siano
rendute a Dio grazie per noi . È da ammirar grandemente e la umiltà
dell ' Apostolo , e la molta fidanza di lui nell'efficacia delle comuni
orazioni , alle quali sovente si raccomanda in queste sue lettere . Di que-
sta efficacia abbiamo un bell' esempio nella liberazione di Pietro dalla
prigione , dove Erode l'aveva fatto rinchiudere , Atti cap. XII. , e sappia-
mo da Tertulliano , che anche a' suoi tempi i fedeli uniti in orazione
ottenevan talvolta da Dio anche il risuscitamento de' morti . Vuole adunque
l'Apostolo , che ciò essendo , i fedeli tutti si riconoscano debitori a Dio
delle grazie , che hanno impetrato per altri con le loro orazioni, e comu-
ni ringraziamenti ancor gnene rendano .
Vers. 12. Imperocchè questo è il nostro vanto, la testimonianza ec.
Queste parole legano con la fine del verso 1o. confidiamo , che Dio tut-
tavia ci libererà ; dappoichè noi possiamo gloriarci di aver proceduto in
tutto con quella semplicità e schiettezza e sincerità di cuore degna di
Dio , di cui siamo ministri , che è effetto non della saggezza della carne
ma della grazia del Signore ; così , dico , abbiam proceduto sempre e
in ogni luogo , dove abbiam predicato Cristo , ma in qualche mudo
più ancora presso di voi , o Corinti , a ' quali abbiamo dato maggiori e
più evidenti riprove della nostra sincerità . E qui e nel versetto se-
186 LET.II. DI S. PAOLO AI CORINTI
13. Non enim alia scribi- 13. Imperocchè non altro
mus vobis , quam quae legi- scriviamo a voi , che quello ,
stis , et cognovistis. Spero che avete letto e riconosciuto.
autem , quod usque in finem E spero lo riconoscerete sino
cognoscetis . al fine .
14. Sicut et cognovistis nos 14. Siccome avete voi in
ex parte , quod gloria vestra parte riconosciuto , che noi
sumus , sicut et vos nostra , siamo la vostra gloria , come
in die Domini nostri Iesu voi pur la nostra , pel giorno
Christi. del signore nostro Gesù Cri-
sto .
15. Et hac confidentia vo- 15. E con questa fidanza
lui prius venire ad vos , ut volli prima venir da voi , af-
secundum gratiam haberetis : finchè aveste una seconda gra-
zia :
onde siapresso di me il sì e
il nò ?
18. Fidelis autem Deus
18. Mafedele Dio, il nostro
quia sermo noster , qui fuit ragionare usato tra di voi
apud vos, non est in illo est, non è sì e no .
et non.
19. Dei enim Filius Iesus
19. Imperocchè il Figliuo
Christus , qui in vobis per lo di Dio Gesù Cristo, il qua-
nos praedicatus est , per me te tra di voi fu predicato da
et Silvanum et Timotheum , noi , da me , da Silvano e da
non fuit est , et non , sed est Timoteo , nonfu sì , e no, ma
in illo fuit.
in luifu ( sempre ) il sì .
santo come per pegno delle promesse , che egli ci ha fatte , e delle quali
è in certo modo mallevadore a noi stessi questo Spirito divino infuso nei
nostri cuori ; donde la fermezza della nostra speranza riguardo ai beui
eterni , che aspettiamo .
Vers. 23. Or io sulla mia vita ec. Si ha qui , come osserva s . Tom-
masu 9 un doppio giuramento , cioè di attestazione e di imprecazione,
usato
dall' Apostolo , perchè di cosa trattavasi di grandissimo rilievo , Comincia
egli qui a addurre i motivi , per cui non era andato a Corinto chiamo
Dio in testimone contro la mia vita , ovvero contro l'anima mia , che se
non sono più venuto da voi , è ciò proceduto dal riguardo e dall'amore ,
che ho per voi ; conciossiachè se fossi venuto , non poteva io venire se
non per riprendervi e gastigarvi , lo che io dico non quasi aspiri forse a
farla da padrone sopra di voi per ragion della fede , che noi vi abbiamo
insegnata ; imperocchè un tal pensiero è tanto lungi da me , che non ad
altro io aspiro , nè ad altro mi credo destinato , che a cooperare con voi
al vostro bene e alla vostra consolazione , giacchè quantunque riprensibili
in molte cose , siete stati sempre fermi ed immobili nella fede .
Il senso , che abbiam dato a quelle parole : non perchè la facciam
da padroni sopra la vostra fede : è appoggiato alla lettera del testo greco :
un altro senso però potrebbe essere : non perchè ci arroghiamo un dominio,
che a noi non compete , sopra la vostra fede, nè perchè ci facciamo
lecito di introdurre nuovi dommi da credere , o nuove regole di disci
plina da osservare oltre quello , che già vi insegnammo .
190 LET. II. DI S. PAOLO AI CORINTI
САРО II.
Dice che non è andato da' Corinti per non recar loro tristezza maggiore , e
gli esorta a ricevere nella loro grazia l'incestuoso, e insieme parla della sua
predicazione accompagnata da fatiche graudi , e da grau frutto , quantunque
l'odore della sua medesima predicazione fosse per alcuni stato odore di morte.
ANNOTAZIONI
usata per amor vostro , viene a dire per vantaggio e utilità della vostra
Chiesa , e non di proprio arbitrio , ma secondo l'autorità commessami da
Cristo . Così adunque fa d'uopo di temperare talvolta il rigore della
legge con la benignità e misericordia verso de' peccatori , purchè questa
donata sia e concessa al maggior bene della Chiesa e secondo Cristo . Il
voler togliere affatto l'uso di questa salutare indulgenza sarebbe per noi
lo stesso , che esporci ad essere circonvenuti dal nimico , il quale siccome
molti seduce coll ' indurgli a peccare , così altri ancora seduce coll ' indur.
gli ad essere di soverchio duri e rigorosi contro de' peccatori . Noi non
ignoriame , di quante arti e di quante macchine egli si serva per togliere
gli uomini a Cristo .
Vers. 12. Or essendo io giunto a Troade .... ed essendomi stata
aperta ec. Vedi gli Atti cap. XX. 6. › 2. Tim. IV. 16. La porta aperta al-
l'Apostolo in Troade dal Signore significa le buone disposizioni trovate
da lui negli animi di que' cittadini ad ascoltare la parola della salute , di.
sposizioni , che erano effetto della virtù del Signore .
Vers. 13. Non ebbi requie ....
.. per non aver trovato il mio fratello
Tito , ec. L' Apostolo lo aspettava con grande impazienza di ritorno da
Corinto per intendere da lui , quale effetto prodotto avesse ne' Corinti la
sua lettera e non trovandolo in Troade , si avanzò nella Macedonia per
avvicinarsi a lui > e vederlo più presto.
CA P. II . 195
titiae suae manifestat per nos nifesto l'odore della cognizio-
in omni loco : ne di lui in ogni luogo per
mezzo nostro :
15. Quia Christi bonus 15. Dapoichè il buon odore
odor sumus Deo in iis , qui di Cristo siam noi a Dio e
salvi fiunt , et in iis , qui pe- per que , che si salvano , e
reunt : per que' , che periscono :
16. Aliis quidem odor 16. Per gli uni odor di
mortis in mortem , aliis au- morte per loro morte ; per gli
tem odor vitae in vitam. Et altri odore di vita per loro
ad haec quis tam idoneus ? vita. E per tali cose chi è ,
che sia tanto idoneo ?
17. Non enim sumus sicut 17. Imperocchè non siamo
plurimi , adulterantes verbum come moltissimi , che falsifi-
Vers. 14. L'odore della cognizione di lui ec. La cognizione del Sal-
vatore data da Dio agli uomini quasi odor soavissimo è diffusa da Dio per
ogni parte mediante la nostra predicazione , affine di trar gli uomini a
Cristo.
Vers. 15. 16. Il buon odore di Cristo siam noi a Dio ec. Per onore
di Dio si sparge da noi in ogni luogo questo buon odore di Cristo sì con
la predicazione della parola , e sì ancora coll' esempio delle vita cristiana ,
che in noi risplende. E il buon odore di Cristo siam noi non solo per
quelli , che ascoltano , ed abbracciano la parola , e si salvano , ma per
quelli ancora , che la parola rigettano , e nella incredulità si rimangono ,
e periscono. Così lo stesso soavissimo odore è per gli uni principio di vi-
ta , per gli altri è principio di morte , convertendo questi con la loro ma-
lizia e perversità in veleno il rimedio preparato da Dio per loro salute.
E per tali cose chi è , che sia tanto idoneo ? E chi è , che sia per-
fettamente atto a sì gran ministero ? Chi è , che sia degno di esser chia-
mato il buon odore di Cristo , sicchè a lui tragga gli uomini sì con la
predicazione pura e incorrotta della parola di verità , e sì ancora con
la fragranza di una vita santa , ornata di tutte le cristiane virtù ?
Vers. 17. Non siamo come moltissimi , che falsificano ec. Prende an
che qui di mira i falsi dottori di Corinto , con l'esempio de ' quali dimo.
stra la difficoltà somma , che ha in se stesso il ministero apostolico Ė
facile il parlare di Cristo , e ancor più facile il falsificare la parola di
LET. II. DI S. PAOLO AI CORINTI
196
Dei , sed ex sinceritate , sed cano la parola di Dio, ma con
sicut ex Deo, coram Deo, in sincerità , come da parte di
Christo loquimur. Dio parliamo dinanzi a Dio
in Cristo .
Cristo , o il farla servire alle proprie passioni , a ' proprj comodi e a' pro-
prj interessi , dificilissimo ( dice Paolo ) il parlare mai sempre la pura
e schietta parola di Dio , il parlarla come veri inviati di Dio agli uomini ,
il parlarla come nel cospetto di Dio medesimo , lui tenendo mai sempre
dinanzi agli occhi testimone e giudice delle opere nostre ; e finalmente
il parlare come in persona dello stesso Cristo , di cui facciamo le veci .
LET. II. DI S. PAOLO AI CORINTI 197
CAPO III .
L' Apostolo non ha bisogno delle raccomandazioni degli uomini , Sua racco-
mandazione essendo il frutto della sua predicazione . Molto maggior onore
è dovuto ai ministri del nuovo testamento e dello spirito , che a quelli
del vecchio testamento e della lettera , e come i Gindei hanno tuttora nel
leggere le scritture sopra del loro cuore un velame , il quale colla fede in
Cristo si toglie .
ANNOTAZIONI
Vers. 1. Principiamo noi di bel nuovo ec. Nella lettera precedente l' Apo-
stolo per rintuzzare l'orgoglio de ' suoi emoli molte cose era stato costret
to a dire , che ridondavano in sua lode , e nel fine del precedente capi-
tolo dopo aver toccato la grandezza e le difficoltà del laborioso suo ini-
nistero si era giustamente gloriato di averlo adempiuto con gran fedeltà ;
per questo con molta grazia dice adesso : cominceremo noi di bel nuovo
a tessere elogio di noi medesimi , come se avessimo noi bisogno di lettere
commendatizie , che a voi dimostrino quel , che noi siamo , o con le qua-
li da voi alle altre Chiese si faccia noto quello , che abbiam fino adesso
operato e patito per il Vangelo ? Imperocchè tale è il fare di taluni ( vie-
ne a dire de' falsi Apostoli ) i quali con mendicate raccomandazioni s' in-
trudono nelle Chiese , e si fanno valere per quei , che uon sono. No cer-
tamente noi non faremo così. Le raccomandazioni hanno luogo tra le per-
sone , che sono ignote tra loro : ma non son io ignoto nè a voi , nè ad
alcuna delle Chiese di Cristo.
Vers. 2. La nostra lettera siete voi , scritta su i nostri cuori , ec.
Lettera di raccomandazione per me siete voi stessi , la sincera conversione
198 LET. II . DI S. PAOLO AI CORINTI
lagiani , che non solo il compimento della buona opera , ma anche il co-
minciamento è da Dio . Queste parole hanno relazione a quelle del capo
precedente vers. 16 .
Vers. 6. Il quale ancora ci ha fatti idonei ministri ec. Egli è adunque
Dio , che ci ha fatti non solamente ministri , ma ministri idonei della nuo-
va alleanza , alleanza non di nuda lettera > come quella di Mosè , ma di
spirito , mentre per essa è diffusa ne' nostri cuori la carità di Dio , nella
quale la pienezza della legge si trova ; alleanza di vita , perchè lo Spirito
santo , che per essa ci è dato , è principio e fonte di vita , come la nu-
da lettera della legge era occasione di morte non per colpa della mede-
sima legge , ma per colpa dell' uomo. Vedi Rom. V. 13. 20. , VII . 8. 9. 10.
Vers. 7. 8. Che se un ministero di morte ec. Dimostra che non sola
mente il ministero della nuova alleanza affidato agli Apostoli è di gran
lunga superiore al ministero dell'antica alleauza confidato a Mosè ; ma
che anzi niente quasi ha di glorioso l'antico ministero in comparazione
del nuovo. Dice egli adunque : se la promulgazione della legge ( di quella
legge , la quale non altro esseudo , che una nuda lettera impressa in ta-
vole di pietra , non ad altro serviva , che ad essere agli uomini occasione
200 LET. II. DI S. PAOLO AI CORINTI
esser tolto , che da Cristo , nel quale non hanno voluto credere gl ' infelici ,
ond'è , che anche al di d'oggi in mezzo a tanta luce , quanta ne sparge
Cristo chiaramente rivelato per la predicazione de' ministri evangelici ,
gli Ebrei hanno velati gli occhi del loro cuore , e rigettato il Cristo
perduta hanno la chiave per intendere e Mosè e i Profeti , i quali d' al-
tro non parlano , se non di lui,
Vers. 16. Ma allorchè siasi ( Israele ) rivolto al Signore , sarà tolto
il velame . La cecità d'Israelle è ella perpetua e irrimediabile ? Nò ; impe-
rocchè e adesso , ogni volta , che alcuno degli Ebrei a Cristo rivolgesi , e
a Cristo si soggetta per la fede , è tolto dagli occhi di lui il velo , e a
tutta la nazione ancor sarà tolto , quando alla fine del mondo tutto Israele
si rivolgerà al suo liberatore . Anche questo mistero era indicato dal fatto
stesso di Mosè , il quale , quando tornava a trattar con Dio , deponeva il
velo , che teneva davanti al suo volto , ogni volta che trattava col popolo.
Siccome adunque Mosè velato era figura del popolo giudaico accecato dalla
incredulità , così Mosè il quale con la faccia scoperta a Dio si rivolge , era
figura di quelli Ebrei , i quali alla venuta del Messia erano per convertirsi
al Signore , ovvero del nuovo spirituale Israelle , cui è dato di vedere e
d'intendere i misterj della salute .
Vers. 17. Or Signore è lo Spirito : Tutti i Padri greci si servono di
questo passo per dimostrare la divinità dello Spirito santo ; anzi e il Criso-
stomo e Teodoreto altamente dichiarano , che quella parola , Signore, non
voglia , nè possa riferirsi , se non allo Spirito santo , nè intendere si debba,
come taluni han preteso , di Gesù Cristo . Al sentimento di questi Padri
CAP. III. 203
18. Nos vero omnes , re- 18. Noi tutti però afaccia
velata facie gloriam Domini svelata mirando quasi in uno
speculantes , in eamdem ima- specchio la gloria del Signo-
ginem trasformamur a clari- re, nella stessa immagine siam
tate in claritatem , tamquam trasformati di gloriain gloria,
a Domini Spiritu . comedallo Spirito del Signore.
mi son io attenuto nella versione , e ciò tanto più volentieri , perchè questo
sentimento ottimamente combina e col greco e con la volgata , e di più lega
ottimamente questo versetto col precedente . L' Apostolo avea detto , che il
velame si toglierà dal cuore degli Ebrei, quando al Signore si rivolgeranno.
Questo Signore , segue egli a dire , è lo Spirito santo , lo Spirito di Cri-
sto , il quale Spirito è Signore , cioè è Dio ; questo Spirito divino si dà
a tutti i credenti , e per questo Spirito dall'antica distinguesi la nuova
alleanza , per la quale formansi non degli schiavi , ma degli uomini li-
beri , perchè dove lo Spirito di Dio dimora , ivi è libertà , ed ivi pure
per conseguenza la dolce fidanza › con cui a Dio ci accostiamo animati e
sostenuti dal medesimo Spirito .
Vers. 18. Noi tutti però a faccia svelata mirando quasi in uno spec.
chio ec. Spiega con queste gravissime parole gli altissimi effetti e i pro-
gressi , per così dire , dello Spirito abitante ne' cuori de' fedeli . Toglie
adunque egli in primo luogo da noi il velame della cecità , della igno-
ranza , della incredulità , quindi la nostra vista conforta a mirare e con-
templar Cristo , in cui quasi in lucidissimo specchio senza macchia l' im-
magine risplende della gloria di Dio Padre , e dalla luce di questo spec-
chio noi pure illuminati , e dello stesso splendore eterno di Cristo fatti .
partecipi , nella immagine stessa siam trasformati , simili a lui divenendo ,
e della stessa gloria di lui noi pure gloriosi , siam trasformati dico , come
quelli , che a tanta gloria e a tal somiglianza siam sollevati non dalla let-
tera della legge , ma dallo Spirito del Signore principio e fonte di ogni
dono perfetto . Questa gloria e questa somiglianza non può esser piena e
perfetta se non nella vita avvenire, ed ella conviene principalmente a' mi-
nistri e agli unti del Signore , i quali ha in mira principalmente l' Apostolo
in questo luogo .
204 LET . II . DI S. PAOLO AI COKINTI
CAPO IV
Come la parola di Dio è stata per mezzo della sincera predicazione degli
Apostoli manifestata a tutti , eccettuati coloro , le menti de' quali sono state
accecate ; come gli Apostoli soffrono molte avversità senza però soccombere.
Come una momentanea tribolazione partorisce una gloria grande ed eterna .
ANNOTAZIONI
care de' nascondigli , dove coprire le male opere . E queste parole e tut to
questo versetto, vanno a ferire i falsi Apostoli , i quali con l'esteriore
onestà procuravano di coprire le dissolutezze della loro mala vita . Vedi
Efes. V. 12. Segue però a dire : noi non usiamo furberie ed astuzie per
comparire tutt'altri da quello , che siamo ; noi non alteriamo il deposito
della verità e della parola di Dio , o per ingrazionirci cogli uomini , o
per fuggire le persecuzioni ; ma la sola maniera , onde procuriamo di
render commendevole il nostro ministero presso tutti gli uomini ; i quali
di noi giudichino secondo i movimenti della loro coscienza , questa ma-
niera , dico , sì è di manifestare e predicare la verità , come nel co-
spetto di Dio , cui nudi sono , ed aperti i cuori di tutti gli uomini .
Vers. 3. Che se è velato anche il nostro Vangelo; ec. Dirammi forse
taluno : ma se tuo officio si è di manifesta rendere la verità del Vange .
lo, e donde viene , che tanti resistono alla tua predicazione ? Resistono ,
dice Paolo , e non hanno occhi per discernere la chiarezza del Vangelo
coloro , i quali per propria colpa periscono , i quali alla predicazione
della parola di salute oppongono la malizia e perversità del loro cuore,
e l'attacco ai beni visibili ed alle loro passioui , dalle quali sono a morte
eterna condotti . Per questi tali è velato il Vangelo .
Vers. 4. De' quali infedeli il Dio di questo secolo ha accecate le men-
ti , ec. Molti PP. in tal guisa ordinano queste parole : de ' quali infedeli
di questo secolo ha Dio accecate le menti . Or Dio acceca gl ' increduli
non con indurre ne' loro cuori la malizia , ma col sottrarre ad essi in
péna de' loro peccati la grazia , come si è più volte spiegato nell'epistola
' 206 LET . II. DI S. PAOLO AI CORINTI
a' Romani . Altri come Ecumenio e s. Tommaso per Dio di questo se-
colo intendono il demonio chiamato più volte nelle scritture principe di
questo mondo, di questo secolo, come quello , cui servono, e ubbidiscono
coloro , che vivono secondo il mondo . Di lui è proprio l'accecare gli
uomini , traendoli colle sue suggestioni al peccato , per cui di tenebre si
riempie il loro intelletto , oude nou veggano la verità , nè alcuna impres-
sione faccia in essi la folgoreggiante luce del vangelo , ch'è gloria di Cri-
sto , il qual Cristo è immagine di Dio Padre . Dove è da notare , che
Cristo è immagine di Dio Padre : primo , secondo la natura divina , nella
quale egli procede dal Padre come immagine similissima , perfettamente
e sostanzialmente rappresentante lo stesso Padre ; secondo , in riguardo
all'ufficio di mediatore , del qual ufficio la principal parte si è di far co-
noscere il Padre ; e secondo questa egli è ancora immagin di Dio , per-
chè da tutto quello , che Cristo e fece, e disse , si fe conoscere agli uo-
mini la sapienza di Dio , la potenza , la santità , la bontà .
Vers. 5. Imperocchè noi non predichiamo noi stessi , ma Gesù Cristo
Signor nostro ; noi poi ec . Noi non facciamo servire alla nostra gloria od
al nostro vantaggio il Vangelo , come altri fauno . Cristo Signore è il
fine , l'oggetto della nostra predicazione : e quanto a noi , non ci con-
sideriamo se non come servi non solo di Cristo , ma anche vostri , obbli-
gati in tal qualità di servi a impiegarci , e a spendere tutti noi stessi per
vostro bene e salute . E questa obbligazione e questo carattere ci è impo-
sto dallo stesso Gesù , da cui con tal condizione è stato a noi conferito
il ministero di Apostoli .
Vers. 6. Dio , il quale disse , che dalle tenebre splendesse ec. Era-
vamo un di nelle tenebre , come tutti voi, ma siccome già nella creazione
delle cose disse Dio , che dalle tenebre splendesse la luce , nella stessa
CA P. IV. 207
7. Habemus autem thesau-
7. Ma questo tesoro lo ab-
rum istum in vasis fictilibus : biamo in vasi di creta : onde
ut sublimitas sit virtutis Dei, la superiorità della virtù sia
et non ex nobis. di Dio , e non da noi .
8. In omnibus tribulatio-
8. Per ogni verso siam tri-
nem patimur , sed non angu- bolati , ma non avviliti d'ani-
stiamur : aporiamur , sed non mo: siamo angustiati , ma
destituimur :
non siamo disperati ;
9. Persecutionem patimur, 9. Siamo perseguitati , ma
sed non derelinquimur : dei- non siamo abbandonati : sia-
icimur , sed non perimus : mo abbattuti , ma non estinti.
10. Semper mortificatio- 10. Portando noi sempre
nem Iesu in corpore nostro per ogni dove la mortificazio ·
circumferentes , ut et vita ne di Gesù Cristo nel corpo
guisa lo stesso Dio rifulse ne' nostri cuori mediante la luce della fede, e
la cognizione de' misterj di Cristo , affinchè per ministero nostro altri
fossero illustrati con la cognizione della gloria e della maestà di Dio , la
qual gloria divinamente risplende nella faccia di Cristo , essendo egli im-
magine di Dio , in cui Dio si conosce , e si vede . Ed anche in questo
luogo con quelle parole : nella faccia di Gesù Cristo , allude Paolo alla
faccia di Mosè folgoreggiante di una luce celeste , figura della luce sparsa
tra gli uomini dal Vangelo di Cristo .
Vers. 7. Ma questo tesoro lo abbiamo in vasi di creta ; onde ec .
Ma noi , a' quali tal tesoro di cognizione e di scienza celeste è stato af-
fidato , siamo uomini non solo mortali , ina anche vili ed abbietti e
come vasi di vil fango composti, nulla avendo in noi di tutto quello ,
che è considerato tra gli uomini , non ricchezze , non dignità , non po
tenza da ciò debbe apparire , come la superiore virtù, per cui siamo so-
stentati in tanti travagli , non è da noi , ma tutta è di Dio e da Dio viene
in noi .
Vers. 8. 9. Per ogni verso siam tribulati , ec. Con molta enfasi dimo-
stra , come dal mondo e dagli uomini non altro avevano i ministri del
Vangelo se non tribolazioni , angustie , persecuzioni : nelle quali però
spiccava maravigliosamente la forza delle consolazioni e degli ajuti di-
vini .
Vers. 10. Portando noi sempre per ogni dove la mortificazione di Gesù
Cristo ... affinchè la vita, ec. In qualità di ministri e di vicarj di Cristo
208 LET. II. DI S. PAOLO AI CORINTI
16. Propter quod non de- 16. Per la qual cosa non
ficimus: sed licet is , qui fo- perdiamo coraggio ; ma quan-
ris est , noster homo corrum- tunque quel nostro uomo, che
che ebbero i santi del vecchio testamento , e del quale spirito di fede fu
scritto da Davidde: credetti , per questo parlai ; con gran fidanza a imita-
zione dello stesso Davidde in mezzo ai nostri affanni e pericoli noi pure
alziamo la voce , e con gran cuore dichiariamo la nostra fede e la speranza
della futura nostra liberazione e del nostro risorgimento. Sappiamo adun-
que, e diciamo , che Dio , che risuscitò Gesù Cristo, noi pure risusciterà
con Gesù , del di cui corpo noi siamo membri , e ci darà luogo tra voi.
Si osservi in queste ultime parole la umiltà dell' Apostolo , il quale con-
siderando il bene di tutti i fedeli , come l'obbietto e il fine del suo
ministero si contenta di aver parte alla loro gloria , quando doveva iu
essa precederli per tante ragoni . Le parole del Salmo 115, 10. sono citate
dall' A postolo secondo i Settanta . Questo Salmo ci rappresenta Davidde
circondato di angustie e di pericoli , che si consola con la fede nelle
promesse fattegli da Dio .
Vers . 15. Imperocchè tutte le cose sono per voi : ec. Tutti i pati-
menti , che noi sopportiamo , tutte le grazie , che riceviamo , in uua pa-
rola tutto il nostro ministero è diretto alla vostra utilità e alla vostra
salute , e da ciò ne verrà , che la grandezza del benefizio comunicato
a molti per mezzo nostro , celebrata con la riconoscenza e coi ringra .
ziamento di molti , in abbondante gloria ritorni del nostro Dio.
Vers 16. Per la qual cosa non perdiamo coraggio , ma quantunque
ec. Sostenuti dalla speranza della gloria futura non soccombiamo a'mali ,
onde siamo cinti per ogni parte ; e quantunque la terrestre esterna parte
di noi per tante avversità deperisca ogni giorno , l'interior parte però,
viene a dire lo spirito si riunovella continuamente , avanzando ogni giorno
Tom. XXIV. 14
210 LET. II. DI S. PAOLO AI CORINTI
CAPO V.
Per la speranza della gloria futura desiderano gli Apostoli di essere sciolti
dal corpo per godere di essa , e bramando sempre di piacere a Cristo giu-
dice giusto di tutti gli uomini , danno a' loro discepoli occasione di gloriar-
si di essi nel cospetto de' loro emoli , e facendo da ambasciadori per Cri-
sto , lo stesso Cristo non conoscono più secondo la carne , il quale essi
predicano , e per la morte di cui fu riconciliato il mondo con Dio.
ANNOTAZIONI
ין
dice s . Agostino , passa l' uomo dal nulla del peccato all ' essere della
grazia. Sono perciò abolite le vecchie cose o sia le cose , che apparte
nevarro all'uomo vecchio , come il peccato , l'errore , gli affetti carnali,
1 e tutto l'uomo è rinnovellato , essendo egli chiamato a servire a Dio
nella novità dello Spirito , Rom. VII . 6. > novità e creazione ? dice s.
Agostino , più miracolosa e difficile , che il trarre dal nulla il cielo
e la terra.
Vers. 18. Ma il tutto da Dio , il quale ec. Questo gran cangia .
mento di cose e tutta questa mirabil rinnovazione viene da Dio , fonte
ed autor d'ogni bene , il quale ci ha seco riconciliati nel sangue di Gri-
sto > e noi Apostoli ha destinati ad annunziare al mondo la grazia di
questa riconciliazione . Così si fa strada l' Apostolo per tornare a discor-
rere delle dignità della nuova legge.
Vers. 19. Dapoichè Iddio era , che riconciliava . non imputan-
do ec. Dio era quegli , che seco riconciliava gli uomini per mezzo del
sangue di Cristo : questa riconciliazione suppone la nimicizia , che era
tra Dio e l'uomo per cagion del peccato : Iddio placato per la piena
satisfazione offerta da Cristo dimenticò tutti i peccati degli uomini , e
la nimicizia fu tolta. Può anche tradursi : Dapoichè Dio era in Cristo
a riconciliare seco il mondo. Dio era in Cristo , perchè questi è nel
Padre , e il Padre è in lui , Io. X. 38. , e riconciliava seco il mondo
per mezzo dello stesso Cristo.
Ha incaricati noi della parola di riconciliazione. A noi ha confidata
la potestà e il ministero di riconciliare gli uomini con lui.
218 LET . II . DI S. PAOLO AI CORINTI
CAPO VI .
ANNOTAZIONI
Vers. 10. Quasi malinconici , e pur sempre allegri. Tra tante av-
versità e patimenti sembra , che dobbiamo essere sempre nella tristez-
za : ma noi siam ricolmi di gaudio per la testimonianza della buona
coscienza , per le consolazioni , che ci dà Iddio , e per onore che a
noi reca il patire per Cristo.
Quasi mendichi , ma che molti facciamo ricchi ; quasi destituti ec.
Spogliati come noi siamo di ogni sostanza terrena , molti ricolmiamo di
ricchezze spirituali , dei doni dello Spirito ; e quantunque nulla abbiamo
in questo mondo , dapoichè tutto abbiam lasciato per Cristo , siamo come
possessori di tutte le cose , perchè nella estrema nostra povertà siamo
contenti , ed ella è anzi la vera nostra ricchezza.
Vers. 11. La nostra bocca è aperta per voi . ... il cuor nostro ec.
Voi vedete , o Corinti , con qual confidenza e libertà io parli con voi ,
nulla a voi nascondendo delle cose mie , che è il segno massimo della
vera amicizia ; il mio cuore si apre , e dilatasi alla dolce consolazione di
parlare con voi , e di raccontarvi quello , che noi facciamo , e sopportiamo
per gloria del Vangelo.
Vers. 12. Voi non siete allo stretto dentro di noi ; ma siete ec. Voi
siete al largo del nostro cuore , il quale è dilatato per l'affetto grande , che
io ho per voi , ma le vostre viscere non sono come le nostre , e il vostro
amore per noi non corrisponde a quello , che a voi portiamo , anzi è molto
angusto e ristretto .
CA P. VI. 223
13. Eamdem autem haben-
13. Ma per egual contrac-
tes remunerationem , tam- cambio ( parlo come a'fi-
quam filiis dico , dilatamini gliuoli ) dilatatevi anche voi.
et vos.
CAPO VII.
Dimostra l'Apostolo ; quanto sia grande l'amore , che egli porta a' Corinti ,
e quanto siasi rallegrato nelle sue tribolazioni della loro emendazione , e
quanto grau bene avesse partorito la tristezza cagionata in essi dalla sua
lettera.
ANNOTAZIONI
Vers. 3. Nol dico per condannarvi . Non dico questo , come se volessi
accusarvi di avermi creduto di tali cose capace . Altri lo spiegano così :
non dico questo : quasi attribuir voglia a voi quello , che nego di aver
fatto io : non parlo per voi , ma pe' falsi Apostoli . Questa seconda spie
gazione sembra più naturale .
che
Dissi già, che voi siete ne' nostri cuori ec. Prova del concetto ,
ho di voi , si è quello , che già vi dissi ( cap. VI. 12.) , che io son pronto a
vivere e a morire con voi e per voi . Argomento di veementissima carità.
Vers. 4. Molta fidanza ho io con voi , molto mi glorio di voi .
Tale è l' opinione , che io ho di voi , che niuna cosa vi è , che io non
ardisca di dirvi , niuna , che io non isperi da voi . Molto ho da gloriarmi
della vostra ubbidienza e del vostro amore verso di me .
Vers. 5. Alcun ristoro non ebbe la nostra carne .... battaglie al di
fuori , ec. Arrivati nella Macedonia non avemmo respiro alcuno secondo
l'uomo esteriore . Vuol eccettuare l' Apostolo le consolazioni spirituali ,
con le quali lo andava Dio sostenendo . Battaglie fuori di noi con gli in-
fedeli e co' Giudei nemici del Vangelo ; dentro di noi timori ed appren
sioni o per riguardo ai falsi fratelli , che ci insidiano, o per riguardo ai
CA P. VII. 227
passi sumus : foris pugnae , d'ogni tribolazione : battaglie
intus timores. al di fuori , paure al di den-
tro .
6. Sed qui consolatur hu- 6. Ma colui , che consola
miles , consolatus est nos gli umili , consolò noi Iddio
Deus in adventu Titi. coll' arrivo di Tito.
7. Nca solum autem in 7. Nè solamente coll' ar-
adventu eius , sed etiam in rivo di lui , ma anche con la
consolatione , quae consola- consolazione , che egli avea
tus est in vobis , referens no . ricevuta da voi , riportando
bis vestrum desiderium , ve- egli a noi il vostro desiderio,
strum fletum , vestram aemu-
il vostro pianto , il vostro
lationem pro me , ita ut ma- ardente affetto per me , onde
fedeli ancor deboli nella fede , de' quali ci sembrava di vedere imminente
la sovversione , o pel terrore della persecuzione o per le frodi de ' falsi
Apostoli .
Qualche Interprete riferisce i timori dell ' Apostolo solamente al pen-
siero , in cui egli si trovava dell'esito , che potesse avere avuto la sua
prima lettera ai Corinti , viene a dire del come fosse stata ricevuta , del-
l'effetto , che avesse prodotto nell' incestuoso , ne' falsi maestri e in tutta
quella Chiesa .
Vers. 7. Ma anche con la consolazione , che egli avea ricevuta da voi .
Non ci consolò solamente il rivedere un fratello a noi tanto caro " come
è Tito , ma ci consolò molto più il vedere , quanto egli fosse soddisfatto
e contento di voi .
Il vostro desiderio: Può significare o il desiderio , che aveano mostrato
i Corinti di rivedere il loro Apostolo , ovvero la brama loro di soddisfare allo
stesso Apostolo , e di ubbidire in tutto e per tutto alle ammonizioni di
lui .
Il vostro pianto: La voce greca significa , le vostre strida , ovvero :
il vostro amaro lutto : ed esprime l'acerba afflizione di que' fedeli per aver
da to tali disgusti all ' Apostolo .
228 LET. II. DI S. PAOLO AI CORINTI
Vers. 11. Imperocchè ccco , questo stesso essere stati voi rattristati
ec. Porta un esempio recente dei frutti , che porta la tristezza secondo
Dio . Rattristati voi per la mia lettera , in cui vi rimproverava i disor-
dini , che si erano introdotti tra di voi , questa tristezza quanta solleci-
tudine ha prodotto negli animi vostri per correggere gli abusi , per pu-
nire l'incestuoso , il di cui fallo avevate per l'avanti con non curanza
veduto? Anzi dirò di più , quanto studio in fare le mie difese contro
chi biasimava la mia condotta ; anzi quanto sdegno contro il peccatore
scandaloso e contro di voi medesimi per averlo dissimulato? Anzì quan-
to timore di non ricadere in simili mali ? Anzi quanto ardente brama
di riparare il male fatto? Anzi quanto zelo per la gloria di Dio , per la
virtù , per la giustizia ? Anzi quale ardore di vendicar l'onor di
Dio e sopra l' incestuoso e sopra gli altri peccatori o sopra voi stessi >
niliandovi per la negligenza da voi usata , e facendone severa peniten
za ? In tutte le maniere avete chiaramente dato a conoscere , che
eravate interamente senza colpa riguardo all' affare dell ' incestuoso , e che
non avete mai avuto intenzione di ricoprire o di difendere il suo fallo.
Vers. 12. Nol feci per riguardo a colui , che fece l'ingiuria , nè
per riguardo ec. Scrivendovi nella maniera , che io vi scrissi , non ebbi
tanto in mira di confondere il figliuolo reo dell' incesto , o di vendicare
230 LET. II. DI S. PAOLO AI CORINTI
CAPO VIII.
ANNOTAZIONI
li-
Vers. 1. La grazia di Dio conceduta ec. Questa grazia è la generosa
beralità , con la quale i Macedoni si erano mossi a soccorrere i poveri di
Gerusalemme , ed è ancor la costanza loro nelle tribolazioni . Ambedue
queste cose le chiama l' Apostolo grazia di Dio , perchè tutto quello , che
di bene fa l'uomo , viene dalla grazia del Signore .
Vers. 2. Il loro gaudio è stato abbondante ; e la profonda loro pover
tà ec. Posti da Dio ( che ha voluto far così prova della loro fede) nella
fornace della tribolazione , e perseguitati da' Giudei , ed ancor da' pagani,
(Atti XVI . 20. 21. , XVII . 5. 6. ec . ) non ha perduta la pace del cuore ,
nè il gaudio dello Spirito santo ; e ridotti per causa del Vangelo di Cri-
sto all' estrema povertà e miseria , dalla loro stessa miseria hanno tratto
un capitale abbondante per sovvenire con generosa bontà e schiettezza di
cuore i poveri di Gerusalemme . Con grande prudenza pone davanti agli
occhi de facoltosi Corinti l'esempio della liberalità de' Macedoni poveri
e vessati dalla persecuzione .
CA P. VIII. 233
mati a pregar Tito , che continui a fare presso di voi le collette , che ha
già cominciate , onde voi , che siete eccellenti in tutte le altre doti spi-
rituali , anche nella cristiana liberalità non la cediate ad alcuno. Quelle
parole , in ogni sollecitudine , significano lo studio e la diligenza a ben
fare .
Vers. 8. Non parlo come per comandare ; ma colla sollecitudine degli
altri ec. Non intendo con questo di farvi un precetto , come in qualità
di vostro Apostolo potrei pur fare , ma ponendovi davanti l'amorosa sol-
lecitudine de ' Macedoni nel soccorrere i fratelli , desidero di far prova
della sincerità dell'amor vostro verso gli stessi fratelli . Nou parla l'A-
postolo del precetto della limosina , ma lo suppone , tutto il suo studio
è di animare i Corinti a dare largamente e con generosità .
Vers. 9. È a voi nota la liberalità del Signor nostro ec. Cristo è in-
sieme e la cagione e l'esempio della liberalità nostra verso de' prossimi .
Non è ignoto a noi quello , che a lui dobbiamo ; non ci è ignoto > come
egli essendo il padrone di tutte le cose , di tutto si dispogliò , e povero si
fece per noi , per noi arricchire di ogni grazia e di ogni dono spirituale .
Siamo tenuti in conseguenza e a imitar Gesù Cristo nel distaccamento
CA P. VIII. 2.35
10. Et consilium in hoc
10. E in questo io do con-
do : hoc enim vobis utile siglio : imperocchè ciò è utile
est , qui non solum facere 9 per voi , i quali principiaste
sed et velle coepistis ab anno non solo a farlo , ma anche
priore : a bramarlo fin dall' anno
passato.
11. Nunc vero et facto 11. Ora poi finite difarlo:
perficite : ut quemadmodum onde siccome è pronto l' ani-
promtus est animus volunta- mo a volere , così lo sia ad
! tis , ita sit et perficiendi ex eseguire secondo le vostre fa-
eo quod habetis . coltà.
12.Si enim voluntas prom- 12. Imperocchè se vi è la
ta est , secundum id , quod pronta volontà , dessa è ac-
habet , accepta est , non se- cetta secondo quello , che uno
cundum id , quod non habet. ha , non riguardo a quel, che
non ha.
de' beni terreni, e a procurar di rendere a lui nella persona de'suoi po-
veri qualche particella del molto, onde siam debitori alla immensa di lui
carità .
Vers. 10. Lo do consiglio imperocchè ciò è utile per voi , ec. Non vi
comaudo 2 come Apostolo , vi consiglio come amico : la vostra liberalità è
utile a voi , al vostro bene spirituale , ed anche a meritarvi l'onore di
essere stati costanti nel bene ; mentre voi stessi siete quelli , che fino
dall'anno scorso non solamente principiaste a far le collette , ma an-
che a dimostrare per questa buona opera un grande impegno . Così e`loda
i Corinti , che in qualche modo siano stati i primi a dare agli altri , ed an-
che agli stessi Macedoni l'esempio di generosa carità , e insieme gli ri-
prende tacitamente della lentezza nel condurre a fine la cosa , e per tutte
le parti con la inimitabile e forte sua eloquenza gli strigne a lodevolmente
finire quello , che avevano cominciato si bene .
Vers. 11. Secondo le vostre facoltà . Toglie ogni pretesto di ritirarsi
dal dare ; chi non può il molto , dia il poco .
Vers. 12. Dessa è accetta secondo quello , che uno ha . Alla disposizione
del cuore e alla pronta volontà di usare misericordia verso de ' prossimi
236 LET . II. DI S. PAOLO AI CORINTI
13. Non enim ut aliis sit 13. Non che abbian ad es
remissio , vobis autem tribu- sere al largo gli altri , e voi
latio , sed ex aequalitate. in angustia , ma perfar ugua
glianza.
14. In praesenti tempore 14. Al presente la vostra
vestra abundantia illorum abbondanza supplisca alla
inopiam suppleat : ut et illo- loro indigenza : affinchè e-
rum abundantia vestrae ino- ziandio l'abbondanza loro
spensatori.
21. Providemus * enim bo-
21. Imperocchè provvedia-
na non solum coram Deo , mo al bene non solo dinanzi
sed etiam coram hominibus . a Dio , ma anche dinanzi agli
* Rom . 12. 17. uomini.
22. Misimus autem cum 22. Ed abbiam mandato
illis, et fratrem nostrum , conquesti anche un nostro
Molto più sollecito per la molta fidanza in voi . Egli ha gran zelo per
queste collette , perchè confida molto nel vostro buon cuore.
Vers. 23. Riguardo a Tito , egli è ec. Riguardo a' nostri fratelli , ec.
Raccomanda i suoi tre deputati , principiando dal più diletto , che era Ti-
to. La voce Apostoli significa in questo luogo deputati , o nunzj ; ed è qui
adoperata questa voce da Paolo molto propriamente , perchè oltre gli al-
tri significati con essa erano indicati coloro , che avevano l' incumbenza di
portare a' Leviti le decime e gli altri diritti , che eran loro dovuti. Vedi
Cod. Theod. de iud. Tito adunque e i due compagni meritavano questo
nome per l'uffizio , che dovevano esercitare , di raccogliere le limosine per
li poveri della Giudea .
Vers. 24. In questi adunque ec. Nell' accoglimento , che a questi fare-
te conoscano tutte le Chiese , e l'insigne carità vostra , e come non sen-
za grandi ragioni ci gloriamo tanto di voi.
240 LET. II. DI S. PAOLO AI CORINTI
CAPO IX.
ANNOTAZIONI
chi dà , ma ancora e molto più nel dare non per umano rispetto , non
di mala voglia , o come per forza , ma con pienezza di cuore e con vera
generosità di animo e con sincera allegrezza ; questa maniera di dare è
quella , che Dio ama e que' soli , che danno in tal modo , sono approvati
da lui . Vedi Eccles. XXXV. 2.1 Rom. XII. 8.
Vers. 8. Ed è Dio potente per fare , che abbondiate voi ec. Non te-
mete , che la limosina v' impoverisca. Dio è assai potente per fare , che quan-
to più darete, tanto più siate nell'abbondanza , onde contentandovi del ne-
cessario , di quello , che basta alla natura , abbiate mai sempre un capitale
assai grande da impiegare in ogni sorta di buone opere. Il parco uso delle
proprie facoltà è sempre un gran patrimonio per la limosina.
Vers. 9. La giustizia di lui sussiste ne' secoli ec. Il frutto della mi-
sericordia usata a ' poveri è eterno.
Vers. 10. Colui , che somministra la semenza. . . . darà ancora il pa-
ne ec. Colui , che vi ha dato il seme da seminare , viene a dire , vi ha
dato quello, che voi generosamente versate nel seno de' poveri , non lascerà
mancare a voi il pane per vivere , ma e moltiplicherà ( quando per voi
sia spediente ) la vostra sementa , viene a dire que' beni , che voi seminate ,
affinchè nou vi mauchi ond' esser sempre limosinieri , ed egli pure farà ,
CA P. IX . 243
che la vostra misericordia pei poveri immensi frutti per voi produca di
vita eterua , che è il centuplo spirituale promesso principalmente nel Van-
gelo.
Vers. 11. La quale produce per parte nostra rendimenti di grazie. La
vostra benignità e misericordia sarà ( anzi lo è già di fatto ) argomento
per noi di benedire e ringraziare il Signore , di cui è dono la carità ,
che è in voi.
Vers. 12. Il servigio di questa sagra oblazione non solo supplisce ec.
Le vostre oblazioni saranno grate a Dio non solo , perchè consoleranno i
sauti ne' loro urgenti bisogni , ma ancora perchè produrranno un' abbondan-
te messe di rendimenti di grazie allo stesso Signore dalla parte di coloro,
che sono da voi ajutati . Notisi , come l' Apostolo caratterizza la limosina
come sagrifizio , ovvero oblazione religiosa fatta a Dio nella persona dei
poveri.
Vers. 13. Mentre facendo sperimento di voi in questo servigio , danno
a Dio gloria. Questo servigio è per essi una certa riprova della fede , che
avete sinceramente abbracciata , ed eglino danno perciò gloria a Dio dell ' es-
servi voi soggettati al Vangelo, e del professarlo apertamente co'fatti , e del
comunicare , che fate si liberalmente e con essi e con tutti gli altri Cri-
244 LET. II. DI S. PAOLO AI CORINTI
stiani . Il Vangelo uiuna cosa più raccomanda , che l'amor´ de' fratelli ,
e il soccorrergli ne ' loro bisogni , ed è argomento di vera fede il comu-
nicare coi santi . Questo versetto dee chiudersi in parentesi .
Vers. 14. E (ridonda) delle loro orazioni per voi , ec. Il principio di
questo versetto lega con la fine del 12. Rileva qui l'Apostolo un altro frutto
della carità de' Corinti, ed è questo le orazioni , che fanno per essi i santi
provocati dalla loro beneficenza, e ammirando la loro fede e i doni della
grazia, che sono in essi , per li quali non possono fare a meno di amarli
grandemente .
Vers. 15. Grazie a Dio per lo ineffabile suo dono . Teofilatto ed
altri sono di parere , che il dono , di cui rende grazie a Dio l'Apostolo,
sia quello fatto da Dio al mondo , dandogli l'unigenito suo Figliuolo; al-
tri con s. Agostino ciò intendono del dono della carità , il quale è inef
fabile , perchè non si possono con parole spiegare abbastanza gl'inesti-
mabili frutti , che reca all'uomo . Così Paolo termina questa sua mirabile
esortazione della carità con questo bellissimo epifonema , col quale i pregi
esalta della stessa carità .
LET. II. DI S. PAOLO AI CORINTI 245
CAPO X.
Comincia a spiegare la sua potestà e le fatiche tollerate per Cristo per re-
primere i falsi Apostoli , i quali cercando di avvilirlo , impedivano il frutto
della sua predicazione.
ANNOTAZIONI
strae non carnalia sunt , sed la nostra milizia non sono car-
superba presunzione de ' filosofi e de ' saggi del mondo , la quale osa in nal-
zarsi contro la vera scienza di Dio , e ogni intelletto benchè duro e ri-
belle riduciamo a umile servitù e ubbidienza alla fede .
Le armi degli Apostoli erano lo zelo , la pazienza , la fortezza , la
purità e santità della vita , e tutte le cristiane virtù ; ed erano ancora la
sapienza celeste , la profezia , i miracoli e gli altri doni dello Spirito san-
to. A queste armi non potè lungamente resistere nè la autorità de' grandi
della terra , nè la sottigliezza e il saper de' filosofi , nè tutta la potenza
del secolo impegnata a sostenere la dominante empietà .
Vers. 6. E avendo in mano onde prender vendetta . ... quando sarà
perfezionata ec. Nè solamente siamo nelle armi nostre potenti a debellare
gli infedeli , ma abbiamo ancora la potestà di far vendetta di chiunque di-
subbidisce alla Chiesa . Questa è quella verga , di cui ha parlato di sopra ·
Di questa verga fece uso lo stesso Paolo contro Elima mago , contro
l'incestuoso, contro Imeneo e Fileto , come Pietro contro Anania e Saffira.
Ma a questa verga dice l' Apostolo , che non porrà egli mano , se non allora
quando i Corinti o tutti o almeno la maggior parte , riconosciute le frodi
e l'ingiustizia de' falsi apostoli , si saranno separati da costoro , e pentiti
di aver seguitato tali ciechi per guide , si ridurranno ad ubbidire perfetta-
mente alla Chiesa . Ottima regola di disciplina canonica , come Osserva
s. Agostino . Nei peccati della moltitudine non può osservarsi la severità
delle regole ecclesiastiche , e il dar di mano in tali casi alle censure della
Chiesa espone la Chiesa stessa al pericolo di scisma o di ribellione . I
pastori sagri perciò si contentano allora di pregare , di esortare , di minac
ciare e di alzare la voce a Dio per impetrare da lui il ravvedimento del
popolo sedotto o disubbidiente . Vedi Aug. contr. ep. Parmen. cap. I. 11 .
248 LET. II. DI S. PAOLO AI CORINTI
CAPO XI .
Paolo temendo per i Corinti a cagione de ' falsi Apostoli , che pervertivano la
sua predicazione , dice , che non aveva ricevuto da ' Coriuti soccorso alcuno ;
indi per dimostrare , com' egli merita più fede , che quelli , rammemora
quello , che aveva fatto , e quel , che aveva patito predicando Cristo , e le
sue fatiche e sollecitudini.
ANNOTAZIONI
insipientes : cum sitis ipsi sa- tieri tollerate voi gli stolti ,
pientes. essendo voi saggi.
20. Sustinetis enim , si quis 20. Imperocchè sopporta-
vos in servitutem redigit , si te chi vi pone in schiavitù, chi
quis devorat , si quis accipit , vi divora , chi vi ruba , chi fa
(ut minus sapiens dico ) plus sto , ( parlo da stolto ) più io:
ego : in laboribus plurimis , da più ne' travagli , da più
in carceribus abundantius , nelle prigionie , oltre modo
in plagis supra modum , in nelle battiture , frequente-
mortibus frequenter. mente in mezzo alle morti.
chi non contento di quello , che generosamente gli date, mille invenzioni
ritrova per saccheggiare il vostro : chi fa il grande chi arrogantemente
s' innalza per deprimervi e calpestarvi: chi vi percuote nella faccia : chi
con ogni maniera di scherno e d' improperio vi oltraggia .
Vers. 21. Dico ciò quanto al disonore , quasi noi siamo stati da
poco per questo lato . La Volgata è qui molto oscura, e il greco può es-
sere quanto al secondo membro interpretato diversamente ; ecco come lo
spieghi il Crisostomo : quello , che io ho detto del sopportare , che voi
fate chi vi percuote nella faccia , lo ho detto riguardo ai disonori , che
vi fanno costoro , e alle ingiurie , delle quali vi caricano , non più facili
a sopportarsi , che le percosse e gli sfregi fatti nella faccia , onde ne
avviene , che noi , i quali ci siamo diportati con modestia ed umiltà ,
venghiamo a comparire al paragone quasi uomini da nulla , seuza alcuná
autorità o senza petto da sostenerla . Ma per qualunque titolo ardiscano
di vantarsi costoro , posso anche io per lo stesso vantarmi con verità ,
benchè io riconosco e confesso , che il farlo è stoltezza .
Vers. 23. Ministri di Cristo . Si vantano eglino ( benchè falsamente)
di essere ministri di Cristo ? Io pretendo di esserlo più di loro. E ciò egli
dimostra evidentemente con quello , che segue .
260 LET. II. DI S. PAOLO AI CORINTI
Vers. 24. Da' Giudei cinque volte ricevei quaranta colpi , meno uno .
Gli Ebrei sotto il dominio romano ebbero la podestà di punire fino alla
frusta inclusivamente. Il numero de' colpi era limitato a quaranta nella leg-
ge . Deuter. XXV. 3. L'uso degli Ebrei era di non passare i trentanove .
Alcuni attribuiscono ciò a un sentimento di umanità ; altri vogliono , che
essendo la frusta fatta di tre corde , si contavano i trentanove colpi in
tredici percosse , alle quali non poteva aggiugnersi la quartadecima , per-
che sarebbero stati quarantadue colpi , cioè due più del prescritto della
legge ; altri finalmente con maggior fondamento dicono , che non si pas-
sava il numero trentanove per essere vieppiù certi di non oltrepassare
il numero della legge .
Vers. 25. Tre volte fui battuto con le verghe . Dai gentili , che usa-
vano tal maniera di gastigo secondo la romana consuetudine. Una voltafui
lapidato . Vedi Atti XIV. 18. 19.
Tre volte naufragai , una notte e un giorno stetti ec. Questi tre
naufragi sono certamente anteriori a quello descritto negli Atti cap.
XXVII. In uno di questi stette , com' egli dice , un di e una notte nel
profondo mare , viene a dire , come spiega il Crisostomo ed 5 altri, tutto
un dì e una notte passò sul mare balzato qua e là da ' venti costretto
a nuotare , o tenendosi sopra qualche tavola della rotta nave .
Vers. 26. Pericoli nella solitudine : Dove gli erano tese insidie dai
suoi nemici . Pericoli da' falsi fratelli : Da quelli che si fingevano cri-
CA P. XI. 261
genere , periculis ex genti- da' miei nazionali , pericoli
bus , periculis in civitate , da' gentili , pericoli nelle cit-
periculis in solitudine , pe- tà , pericoli nella solitudine ,
riculis in mari , periculis in pericoli nel mare, pericoli dai
falsis fratribus :
falsi fratelli :
aerumna ,
27. In labore et
27. Nella fatica e nella
in vigiliis multis , in fame et miseria , nelle molte vigilie ,
siti , in ieiuniis multis , in nella fame e nella sete , nei
frigore et nuditate : molti digiuni nel freddo , e
nella nudità:
28. Praeter illa , quae ex- 28. Oltre a quello che vie
trinsecus sunt , instantia mea
ne di fuora, le quotidiane cu-
quotidiana, sollicitudo omni-
re , che mi vengono sopra, la
re,
um Ecclesiarum . sollecitudine di tutte le Chie-
se.
29. Quis infirmatur , et ego 29. Chi èinfermo , che non
non infirmor ? Quis scanda- sia io infermo ? Chi è scan-
lizatur , et ego non uror ? dalizzato , che io non arda ?
CAPO XII .
Racconta le visioni divine avute quattordici anni prima. Dello stimolo della
carne. Si duole , che lo abbiano costretto a lodarsi , mentre da essi piuttosto
doveva esser egli lodato pel bene , che aveva lor fatto, essendo ancor pron-
to a immolarsi per loro. Teme , che andando da essi non abbia a trovarvi
qualcheduno involto in discordie e in altri vizj .
1
1. Sigloriari oportet ( non 1.Sefa d'uopo gloriarsi
expedit quidem ) veniam au- ( veramente ciò non è utile )
tem ad visiones et revelatio- verrò pure alle visioni e ri-
nes Domini . velazioni del Signore.
2. Scio hominem in Chri- 2. Conosco un uomo in Cri-
sto ante annos quatuorde- sto , il quale quattordici anni
cim , (sive in corpore nescio, fa ( non so , se col corpo , non
sive extra corpus nescio , De- so , sefuori del corpo , Dio lo
ANNOTAZIONI
da:
Dio
and
che
profer
ang
glor
ermit
Condi
entei
quest
irman
diprote
Vames
è poss
e,ch F:Neneiinve dis C.della Rocca incise
34.4
Dio al maligno spirito di assalire un tal uomo con tal sorta di tentazioni .
Le anime buone trovano ( come osserva s. Agostino ) in questo esempio del
grande Apostolo un argomento di consolazione , onde abbandonate non si
credano da Dio per quello , che involontariamente sentono negli inferiori
appetiti, purchè a questi instancabilmente resistano; e sono insieme instruite
a conoscere , quanto grande sia il male della superbia , la quale di si
amaro e ingrato rimedio ha bisogno .
Vers. 8. 9. Tre volte pregai il Signore , che da me fosse tolto : e
dissemi basta a te la mia grazia . Il numero finito è qui posto per il
numero indefinito. Sovente la mia orazione rivolsi al Signore , perchè un
si temuto nemico allontanasse da me . Ma egli non volle farlo , e mi dis-
se , che mi bastava la protezione della sua grazia , perchè non restassi
vinto dalla concupiscenza .
Imperocchè la potenza mia arriva al suo fine per mezzo della de
bolezza. Dove la volgata dice : la virtù , il greco lege : la mia potenza :
ma nella volgata la stessa voce greca si traduce ora potestà , ora virtù.
Onde non v' ha qui altra differenza tra l'uno e l'altro testo , se non
che nella volgata manca la voce mia. Il senso è adunque questo : la po-
tenza mia , dice Dio , si manifesta più chiaramente " e al suo fine pre-
viene ne' travagli e nelle tentazioni , nelle quali mirabilmente trionfa
l'efficacia della grazia divina , da cui sono sostenuti e confortati i giu-
sti , i quali nelle stesse tentazioni , qual' oro nel fuoco affinano , e per
la pazienza arrivano al fine loro alla corona della gloria.
Volentieri adunque mi glorierò nelle mie infermità , affinchè ec.
Non solo adunque non sarò contristato per le afflizioni e tentazioni , colle
quali il Signore mi esercita , ma piuttosto me ne glorierò , affinchè abiti
CA P. XII. 267
10. Propter quod placeo 10. Per questo mi compiac-
mihi in infirmitatibus meis , cio nelle mie infermità, negli
in contumeliis , in necessita- oltraggi , nelle necessità , nelle
tibus , in persecutionibus , in persecuzioni , nelle angustie
angustiis pro Christo : cum per Cristo : imperocchè quan-
enim infirmor , tunc potens do sono debole , allora sono
sum . potente .
11. Factus sum insipiens , 11. Son diventato stolto ,
vos me coegistis . Ego enim voi mi avete sforzato. Impe-
a vobis debui commendari : rocchè da voi doveva io essere
nihil enim minus fui ab iis , commendato : dapoichè in nis-
qui sunt supra modum Apo- suna cosa sono stato inferiore
stolis tametsi nihil sum : a quelli , che sono più eminen-
temente Apostoli: quantunque
io non son nulla :
Dice Paolo , che egli non è inferiore ( sia nella dignità dell ' Apo-
stolato , sia ne' doui spirituali , che l' accompagnano ) a nissuno de' pri-
marj Apostoli , come Pietro , Giacomo ec. i quali avevano veduto e
ascoltato Gesù Cristo nella sua carne , perchè i falsi dottori , che si van-
tavano di aver avuto quelli Apostoli per ma estri , dicevan , che Paolo
non era da paragonarsi con quelli .
Vers. 12. Ma i segni del mio Apostolato sono stati compiuti tra di
voi : A voi , dissi , toccava di fare le mie difese 9 a voi , che avete ve-
duto i segnali in me dell ' Apostolato consistenti nella singolare pazienza
( con la quale ho sofferto per amor vostro le fatiche , i disastri , le in-
giurie ) ne' miracoli e ne ' prodigj e in tutte le operazioni della poteuza
divina. Pone l' Apostolo la assoluta pazienza avanti a tutti gli altri segni
dell' Apostolato , ed ella è veramente il primo carattere del vero Apo-
stolo .
Vers. 13. Che avete avuto voi di meno delle altre Chiese , eccetto
che ec. Sono forse stati minori i doni e le grazie celesti comunicate a voi
pel inio ministero dei doni e delle grazie comunicate alle Chiese foudate
dagli altri Apostoli ? La sola cosa , in cui siete voi stati differenziati dagli
altri Cristiani , si è , che io non ho voluto esservi di aggravio , non ho vʊ-
luto ricever da voi il mio sostentamento non ho voluto prender da voi
oude esentarmi dal lavoro delle mie mani . Se in questo sono stato ingiusto
verso di voi , perdonatemi . È chiaro , che Apostolo per uva graz.osa
iroula pone in questione , se in rinunziando al diritto di ricevere da' Coriuti
il suo sostentamento abbia lor fatta un'ingiuria .
Vers. 14. Ecco , che questa terza volta son disposto a venir da voi.
Notisi , che non dice , che egli è disposto a fare il terzo viaggio , ma
che per la terza volta è in pronto per fare il viaggio di Corinto . Dico ciò,
CA P. XII. 2.69
non ero gravis vobis. Non da voi : e non vi sarò di ag-
enim quaero ,
, quae vestra gravio . Imperocchè non cerco
sunt , sed vos . Nec enim de- le cose vostre , ma voi. Atte-
bent filii parentibus thesau- sochè non debbono i figliuoli
rizare , sed parentes filiis.
far roba pe' genitori , ma i
1 genitori pe' figliuoli.
15. Ego autem libentissi-
15. Io però volentierissimo
me impendam , et superim- spenderò il mio , e spenderò
pendar ipse pro animabus ve-
dipiù me stesso per le anime
stris : licet plus vos diligens ,
vostre : quantunque amando-
minus diligar.
vi più io sia amato di meno.
16. Sed esto : ego vos non 16. Ma sia così : io non vi
gravavi : sed cum essem astu-
ho dato incomodo : ma da fur-
tus , dolo vos cepi .
bo , qual sono, vi ho presi con
inganno.
perchè da questo luogo non si inferisca , che s. Paolo due volte già fos-
se stato a Corinto , quando da s. Luca non apparisce , che egli vi fosse
andato se non una volta ( Atti XVIII . 1 ). Ma tre volte si dispose egli
a andarvi senza venire all' effetto ; la prima Atti XIX. 21. , I. Cor. XVI.
5.; la seconda II. Cor. 1. 15. la terza adesso . Alcuni però credono
di trovare un secondo viaggio nella prima a ' Corinti XVI. 7 : vedi anche
cap . XIII. 2.
Non debbono i figliuoli far roba pe ' genitori ec. Non cerco le vo-
stre ricchezze , ma la vostra salute , e da vero e buon padre imito i
genitori carnali , i quali sogliono dare a ' figliuoli , e non da essi ricevere.
Non nega Paolo , che debbano i figliuoli alimentare al bisogno i genitori ,
nè che debbano i fedeli dare il sostentamento a ' loro pastori , ma giusti-
fica con quella similitudine la sua condotta.
Vers. 15. Quantunque amandovi più , io sia amato di meno . Benchè
amandovi più di quel , che vi amano i vostri falsi maestri , meno voi mi
rendiate di amore , che a quelli .
Vers. 16. Ma sia così : io non vi ho dato incomodo : ma da furbo ,
qual sono ; ec. Ma sia vero quello , che taluni van forse dicendo : io non
ho preso del vostro , ma furbescamente mi sono servito delle mani altrui
per cavare da voi con inganno quello , che da me stesso non volli pren.
dere .
270 LET. II. DI S. PAOLO AI CORINTI
CAPO XIII .
ANNOTAZIONI
Vers. 1. Ecco , che vengo da voi questa terza volta . Corvien dire ,
che l' Apostolo o conti per secondo quel viaggio , che già ebbe volontà
di fare , e poi non fece a Corinto , ovvero , ch ' egli consideri come due
visite fatte a quella Chiesa l'averle scritto due volte lungamente ; e nulla
Jasciando da parte di quello , che era necessario per il buon ordine di
essa .
Sul detto di due o tre testimoni sarà deciso ogni negozio . L'Apo-
stolo cita qui la stessa sentenza della legge di Mosè ( Deuteron . XVII. 6.,
XIX. 15. ) , citata da Gesù Cristo in s. Matteo XVIII. 15. 16. , e la cita
quasi nel medesimo senso . L' Apostolo adunque vuole , che le due sue
lettere servano come di prima e di seconda monizione ai peccatori di
Corinto , i quali se à queste nou avranno ubbidito, al suo arrivo a Corinto
si tireranno addosso il gastigo .
CA P. XIII. 273
Vers. 3. Cercate voi di far prova di quel Cristo , che parla in me ? Du-
bitate voi forse, che sia Cristo quegli , che parla per bocca mia, e per
bocca mia vi minaccia , e volete farne prova , perchè io imitando la
mansuetudine del medesimo Cristo , non ho ancora dato mano ai gasti
ghi ?
Il quale rispetto a voi non è debole , ma potente è in voi . Voi avete
potuto conoscere alle prove, come Cristo non è debole e impotente ne' suoi
ministri ; imperocchè molti segni avete veduto tra voi della potenza di lui
nella punizione de' delinquenti , e in tanti prodigj operati nel medesimo da
noi suoi ministri .
Vers. 4. Sebbene fu crocifisso come debole , vive però per virtù di
Dio.... noi pure siam deboli ec. Cristo pati la Croce e la morte per la
infermità umana assunta volontariamente da lui , ma risuscitò, e vive per
divina virtù ; alla stessa maniera noi ministri dello stesso Cristo a simili-
tudine di lui , ch'è nostro esemplare , siamo deboli , molte cose patendo
per lui , ed essendo continuamente umiliati per amore di lui , ma sarem
vivi , com ' egli è , per virtù del medesimo Dio ad esercitare rispetto a voi
l'autorità del nostro ministero , a giudicare i peccatori, ed a punire i pec-
cati .
Vers. 5. 6. Fate saggio di voi medesimi , se siate nella fede . Inten .
de o la fede operante per la carità , e da questa conosce il fedele , che
Cristo abita in lui , Ioan . XIV. 23 , ovvero intende la virtù de' miracoli
Tom XXIV. 18
274 LET. II. DI S. PAOLO AI CORINTI
Vers. 12. Salutatevi gli uni gli altri col bacio santo . Vedi Rom.
XVI. 16.
Vers. 13. La grazia del Signor nostro Gesù Cristo e la carità ec.
Sia con tutti voi la gratuita beneticenza di Cristo , e l'amore , con cui
Dio Padre di Gesù Cristo in Cristo stesso vi ama , e vi tiene cari , e la par
tecipazione de' doni dello Spirito santo .
Così sia. Questo non trovasi negli antichi codici scritti a penna , e
credesi o aggiunto dalla Chiesa di Corinto , la quale com'era l'uso , ri-
spondeva con quella parola ogni volta , che nelle pubbliche adunanze erasi
letta questa divinissima lettera .
LETTER A
DI
PAOLO APOSTOLO
AI GALATI .
PREFAZIONE
DI PAOLO APOSTOLO
AI GALATI
CAPO PRIMO .
ANNOTAZIONI
Vers. 9. Come dissi per l' innanzi, ec . Ripete lo stesso comando, per
chè molto importava , che fosse altamente impresso negli animi di tutti i
fedeli , e perchè i Galati gran bisogno avevano , che fosse loro rimesso
dinanzi agli occhi .
Vers. 10. Al di d'oggi predico io gli uomini o Dio? Cerco io forse
ec. Dopo che io di Fariseo sono divenuto per grazia e misericordia divina
Apostolo di Gesù Cristo , predico io forse gli uomini , viene a dire dot
trine e tradizioni umane come quelle de' Farisei , ovvero predico Dio
cioè la dottrina e la verità, che da Dio stesso è stata a me rivelata? Forse
cerco io nella mia predicazione di renderıni grato agli uomini , e di merita.
re la loro approvazione , come io faceva una volta nel giudaismo ? Ma voi
sapete , come quelli , che prima mi amavano, ora mi odiano, e ini persegui.
tano ; nè io potrei a quelli piacere , ed essere a un tempo servo di Cristo ,
e se avessi voluto conservarmi la grazia loro , non avrei parte adesso alla
grazia di Cristo .
Vers. 11. 12. Vifo sapere , o fratelli , come il Vangelo , che è stato
ec. Non poteva io aver in mira la grazia e l'approvazione degli uomini
CAP. I. N 285
nella predicazione del Vangelo ; perchè niuna parte hanno avuto gli uo-
mini allo stesso Vangelo , nè dagli uomini è stato inventato , nè dagli
uomini è stato a me insegnato . Da Cristo io l'apparai per una imme-
diata rivelazione , in cui furono tutti a me scoperti i misterj di Cristo ,
de' quali nulla aveva io udito nè dall' antico mio maestro Gamaliele , nè
da altro uomo vivente . Vedi gli Atti cap. IX.
Vers. 13. Imperocchè voi avete sentito dire , com ' io ec. Fa vedere,
che non aveva potuto in alcun modo aver imparato dagli uomini il suo
Vangelo . Io , che era come voi pur sapete , furioso nimico di Cristo e
della sua Chiesa , di repente divengo servo di Cristo e predicator del Van-
gelo al tempo stesso . Può ella essere opera umana un cangiamento di
cuore si grande e si repentino , ovvero la subitanea trasformazione di
settatore studioso e zelante della dottrina farisaica in predicatore della
dottrina di Cristo ? Questo è l'argomento dell' Apostolo in questo e nei
seguenti versetti , dove con molta umiltà espone quello , che era stato , e
lo paragona con quello , che subitaneamente divenne per la grazia di Cristo.
Vers. 14. Zelatore essendo delle paterne mie tradizioni : Egli era
Fariseo figliuolo di Fariseo . Vedi Atti XXIII . 6 .
286 LET. DI S. PAOLO AI GALATI
et vocavit
itper gratiam suam, ut revelaret
er
tra
Con
BOD
§
und
der
Par
of lea
1
CAP. I.
biam : et iterum reversus sum 287
Damascum : n' and ai nell' Ara bia , e di
nuovo ritornai a Damasco :
18. Deinde post annos
18. Indi tre anni dopo an-
tres veni Ierosolymam vide-
dai a Gerusalemme per visi-
re Petrum , et mansi apud
tare Pietro , e stetti presso di
eum diebus quindecim:
lui quindici giorni :
19. Alium autem Aposto-
19. Alcun altro non vidi
lorum vidi neminem nisi Ia-
degli Apostoli , ma solo Gia-
cobum fratrem Domini .
como fratello del Signore.
20. Quae autem scribo
20. In quello , che a voi
vobis ; ecce coram Deo , quia
scrivo , testimone presente è
non mentior.
Dio , che io non mentisco.
21. Deinde veni in partes
21. Di poi andai ne' paesi
Syriae et Ciliciae. della Siria e della Cilicia.
22. Eram autem ignotus 22. Nè io era conosciuto
facie Ecclesiis Iudaeae, quae
di vista dalle Chiese di Cri-
erant in Christo :
sto nella Giudea :
Vers. 18.
Tre anni dopo . Dopo la conversione ; e questi tre
anni gli passò la maggior parte nell ' Arabia , e una parte in Damasco,
o all' intorno .
Per visitare Pietro . La voce greca propriamente si usa ,
tratta di cose quando si
> o persone molto eccellenti , e degne di essere vedu te ,
conosciute dappresso . Andò adunque Paolo a visitare il primo Apostoloe
non per imparare da questo il Vangelo , ma per conoscerlo e rendere
onore al capo del collegio apostolico e di tutta la Chiesa ; ,per appren
dere il Vangelo da Pietro pochi sarebbero stati i quindici giorni , che
Paolo si stette con esso .
Vers. 19. Ma solo Giacomo fratello del Signore Giacomo figliuo
lo di Alfeo , fratello , cioè cugino di Cristo , e Vescovo di Gerusa-
lemme .
Vers. 22. Nè io era conosciuto di vista dalle Chiese .... nella
Giudea . Nè in alcuna adunque di quelle Chiese , nè da ' pastori di esse
imparai il Vangelo .
288 LET . DI S. PAOLO AI GALATI
CAPO II.
ANNOTAZIONI
discendenza que' falsi fratelli per ridurre tutti i Cristiani sotto l'antico
giogo , e per questo dice l'Apostolo , che non volle ad essi mai cedere ;
nè soggettarsi alle loro pretensioni , nè permettere , che o Tito od altri
si circoncidesse , conservar volendo pura e sincera presso i gentili ( qua-
li erano i Galati ) la verità della dottrina cristiana , secondo la quale noi
non per la legge , ma per la fede arriviamo a salute. A questa dottrina
avrebbe recato gran pregiudizio il vedere , che lo stesso Apostolo delle
genti anch' egli in un certo modo giudaizzasse , lasciando , che un suo
discepolo gentile alla circoncisione si soggettasse.
Vers. 6. Ma nissuna differenza vi è da me a quelli ... checchè sia-
no eglino stati : Iddio ec. Nel tradurre questo versetto ho seguitato quan■
to al primo membro il senso piuttosto del greco , che della volgata , la
quale non può intendersi senza qualche supplemento. Tale adunque cre-
do essere il senso di Paolo : quanto alla perfetta cognizione dell ' Evange-
lio non sono io di condizione inferiore a quella de' primi Apostoli , dei
quali grande è il nome e l'autorità nella Chiesa , sebbene siano eglino
stati famigliari discepoli di Cristo , quando io era un Fariseo ; Iddio non
misura le sue grazie agli esteriori privilegj e prerogative dell ' uomo, ed
292 LET. DI S. PAOLO AI GALATI
che lo stesso Dio , il quale co ' segni visibili di sua' potenza aveva autoriz -
zato l'Apostolato di Pietro presso gli ebrei , con i medesimi segni aveva
ancora autorizzato il suo Apostolato presso i gentili , come dice nel ver-
setto S.
Vers. 11. Essendo poi venuto Pietro ad Antiochia ec . Descrive Pao-
lo in questo e ne ' seguenti versetti il celebre fatto avvenuto tra Pietro
e lui in Antiochia in proposito della osservanza delle cerimonie legali.
Dice adunque , che gli resistè in faccia , cioè apertameute , e a faccia a
faccia lo riprese , perchè era riprensibile per avere incautamente simula-
to di aderire al giudaismo . Odasi a questo passo la bella riflessione di s.
Agostino : Quello che da Paolo utilmente facevasi con la libertà della ca-
rità, dallo stesso Pietro fu ricevuto con santa e benigna e pia umiltà ,
e in tal guisa più raro e più santo è l'esempio , che lasciò Pietro ai suc-
cessori di non isdegnare ( se mai dal retto sentier traviassero ) di esser
corretti dagli inferiori , che quello , che diede Paolo a' minori di resistere,
salva lafraterna carità , ai maggiori per sostenere l'evangelica verità.
Conciossiachè più degno di ammirazione e di lode si è l'ascoltar volen-
294 LET . DI S. PAOLO AI GALATI
tieri colui , che corregge , che il correggere l' errante. Ha adunque Paolo la
lode di giusta libertà , ha Pietro quella di santa umiltà. Ep. 29. ad Hie
ron.
Vers. 12. Prima che arrivassero alcuni da Giacomo , egli mangiava
con i gentili Prima che arrivassero ad Antiochia alcuni fedeli ( ebrei di
nazione ) della Chiesa di Gerusalemme , a cui presedeva Giacomo , Pie-
tro mangiava co’Gentili convertiti ogni sorta di cibi anche quelli vietati
dalla legge , dimostrando col suo esempio , che non erano i Gentili tenuti
alla osservanza della medesima legge . Ma venuti che furono quelli , si se-
parò di convitto e di mensa , temendo di non offendere que' Cristiani cir-
concisi , e di non porgere a' medesimi occasione di scandalo ; quando aves-
ser saputo , che il loro Apostolo , il quale osservava nella Giudea la di
stinzione de' cibi , la disprezzava in Antiochia .
Vers. 13. E alla simulazione di lui si accordarono gli altri Giudei , ec.
L'esempio del Principe degli Apostoli fu imitato dagli altri Ebrei , che
lo accompagnavano , e la cosa andò tanto avanti , che lo stesso Barnaba
collega di Paolo nell' Apostolato de' Gentili si trovò come portato di for
za a seguire la stessa simulazione.
3 Vers. 14. Avendo io veduto , come non andavano con retto piede secon-
do la verità ec. Errava Pietro non nella dottrina , perchè è chiaro , ch' egli
pensava, e credeva come Paolo quanto alla non necessaria osservanza della
CA P. II. 295
legge ceremoniale ; ma errò , perchè per una condiscendenza verso gli Ebrei
non lodevole , benchè indiritta a buon fine , astenendosi dal convitto dei
Cristiani del gentilesimo dava agli Ebrei nuovo pretesto d' inquietare i
Gentili convertiti , e di astringerli ad osservare la legge : così veniva ad
essere offesa nel fatto di Pietro la verità del Vangelo.
Se tu , che se' Giudeo , vivi da Gentile ... come costringi ec. Se
tu Ebreo di origine , nato sotto la legge di Mosè , non ti credi più obbliga-
to alle antiche cerimonie , e vivi con libertà non da Giudeo , ma da Gentile
co' gentili vivendo e mangiando , come poi provochi , e in certa guisa co-
stringi col tuo esempio i Gentili a giudaizzare?
Vers. 15. 16. Noi per natura Giudei , e non Gentili peccatori , sapen-
do , come ec. Il Crisostomo , Ilario e molti altri sono di parere , che que.
sto e tutti i seguenti versetti sino alla fine del capitolo siano una conti-
nuazione del ragionamento di Paolo con Pietro , lo che sembra assai chia-
ro e per l'unità del discorso
, e perchè non dà segno di rivolgersi a' Ga-
lati , se non al principio del capitolo seguente. Noi , dice Paolo , cioè e tu
o Pietro , ed io siamo di prosapia e di origine Ebrei , nati perciò sotto la
legge , e non Gentili , che è quanto dire , sciolti da ogni freno di legge , e
per propria lor condizione profani , privi della cognizione del vero Dio , e
( come sogliono chiamarsi da noi Ebrei ) peccatori ; con tutto ciò avendo
noi conosciuto , che non si può pervenire alla vera giustizia per le opere
della legge , ma sì per la fede , noi pure abbiamo abbracciata la fede in
Cristo , affine di ottenere quella giustizia , che non avevamo potuto conse-
guire mediante le opere della legge. Vedi Rom. III. , IV.
In quelle parole : Dapoichè nissun uomo sarà giustificato ec. Sembra,
che l'Apostolo abbia avuto in vista il Salmo 142. 2. , e forse non ha ac-
cennato , donde avesse tratto quel sentimento , perchè era celebre e nelle
bocche di tutti quel luogo del Profeta , dal quale appariva , come l'uomo
sotto legge era lontano dalla vera giustizia,
296 LET . DI S. PAOLO AI GALATI
CAPO III
Siccome ad Abramo , così anche ai posteri lo Spirito santo è stato dato non
per le opere della legge , ma per la fede in Cristo. Coloro , che sono sud-
diti della legge , sono maledetti , perchè niuno osserva la legge ; ma questa
maledizione Cristo la prese sopra di se per liberarne noi ; le promesse
fatte ad Abramo si adempiono mediante la fede , benchè frattanto fosse data
qual pedagogo la legge , la quale non poteva giustificare,
ANNOTAZIONI
To Spirito , viene a dire i doni dello Spirito santo , le grazie spirituali in-
´teriori , ed anche le esteriori , la profezia , le lingue , la virtù de' miracoli;
tutto questo lo avete voi ricevuto per le opere della legge , ovvero per
mezzo della fede predicata da noi, e da voi umilmente ascoltata ? Certa-
mente per mezzo della fede ; imperocchè essendo voi Gentili , non cono-
scevate nè la legge , nè le opere della legge : se adunque dello Spirito di
santificazione e degli altri doni celesti siete stati fatti partecipi per mezzo
della fede , che è adunque quello , che voi cercate dalle opere della
legge ?
Vers. 3. Siete tanto stolti , che avendo principiato collo Spirito , finite
ora colla carne ? Dallo Spirito santo avete avuto il principio della santi-
ficazione e della perfezione vostra , quale stoltezza adunque e qual per-
versione di giudizio si è la vostra di abbassarvi dalla perfezione dello Spi-
rito alla imperfezione della carne , viene a dire delle cerimonie carnali .
Nella via della salute , come in tutto l'ordine naturale , l'imperfetto e
men huono serve di strada al ben migliore ed al perfetto . Voi fate tutto
il contrario , meutre dallo Spirito fate stoltamente passaggio alla carne ,
alla circoncisione, ai riti deila legge mosaica .
Vers . 4. Avete pațito tanto senza ragione ? Se però ec. Voi avete pa-
tite tante tribolazioni e persecuzioni per aver professato , la fede di Cristo.
A queste tribolazioni agevolmente potevate sottrarvi professando il giuda-
ismo , a cui non è fatta guerra , come si fa ai Cristiani. Avete adunque
patito senza ragione , senza profitto ; se però vostra volontà si è di aver
patito, e patire senza profitto , e non piuttosto di aprire gli occhi alla
verità , onde utile siavi per l'eterna salute quello , che avete sofferto .
Da questo passo ne inferiscono i teologi , che le buone opere per lo рес-
cato susseguente rimangono infruttuose , o come essi dicono , mortificate,
e mediante la penitenza si ravvivano
Vers. 5. Chi adunque dà a või lo Spirito , ed opera tra voi i miraco-
li , ec. La maggior parte degli Interpreti prendono queste parole per una
repetizione dell' argomento proposto nel vers. 2. ; altri , tra' quali s. Tom-
CA P. IIT, 301
tes in vobis : ex operibus le- i miracoli , lo fa egli per le
gis , an ex auditu fidei ? opere della legge , o per l'ub-
bidienza alla fede ?
6. Sicut scriptum est : 6. Come sta scritto: Abra-
Abraham credidit Deo , et
mo credette a Dio , e gli fu
reputatum est illi ad iusti- imputato a giustizia .
tiam.
* Genes. 15. 6.
Rom. 4. 3. · La.. 2. 23.
7. Cognoscite ergo , quia 7. Intendete adunque , che
qui ex fide sunt , ii sunt filii quelli , che sono della fede ,
Abrahae.
son figliuoli di Abramo .
8. Providens autem scri- 8. Ma la scrittura preve-
ptura , quia ex fide iustificat dendo in futuro , come Dio
gentes Deus , praenuntiavit era per giustificare i Gentili
dempierle.
molto avanti alla legge di Mosè , anzi molto prima , che fosse data ad
Abramo la circoncisione , annunziò ad Abramo la parola del Vangelo 9
in cui si propone la fede di Cristo , origine della vera giustizia , allorchè
disse : saranno in te benedette tutte le genti . Questa benedizione univer
sale non ristrettá a quella nazione , che discende da quel Patriarca secondo
la carne , alla quale nazione fu data la circoncisione e la legge , questa
benedizione non può essere se non per coloro , i quali siano figliuoli di
Abramo secondo lo Spirito , e per la imitazione della fede di lui padre
de' credenti circoncisi o'incirconcisi , i quali con lo stesso Abramo fedele
saran benedetti . Per maggior chiarezza riducasi il discorso dell ' Apostolo
a questa argomentazione : la scrittura promettendo ad Abramo , che in lui
saran benedette tutte le genti , suppone , che per lo stesso mezzo saranno
elleno benedette , per cui Abramo fu benedetto; ma Abramo ebbe la bene-
dizione per mezzo della fede : tutte le nazioni adunque saran benedette
per là imitazione della fede di Abramo .'
Vers. 10. 11. Tutti quelli ; che sono per le opere della legge , sono sotto
la maledizione ; imperocchè ec. Dimostra l ' Apostolo , come effettivamente
dalle opere della legge non poteva in alcun modo provenir la benedizio .
ne . Coloro , che sono per le opere della legge , e quasi in esse , e
per esse sussistono , in questé pongono la loro speranza , ben lungi
CA P. III . 503
dall' aver parte alla benedizione di Abramo sono anzi degni di pena ,
e soggetti alla maledizione : sono soggetti alla maledizione , perchè nella
stessa legge è dichiarato , che è maledetto chiunque non Osserva tutta
quanta la legge , ma coloro , i quali nelle opere pongono la loro fidanza ,
non osservan tutta la legge ; sono adunque sotto la maledizione , dalla
quale non ponno esser liberati giammai per mezzo della stessa legge ; per-
chè la vera giustizia , quella , che ci libera dal peccato , e giusti ci rende
dinanzi a Dio , non viene se non dalla fede secondo quella parola del
profeta : Il giusto vive per la fede . Sopra questo passo di Abacuc vedi
Rom. 1. 17.; che poi la legge non potesse osservarsi senza la fede e senza
la grazia di Cristo , è dimostrato Rom . III.
Vers. 12. Or la legge non è per la fede, ma chi farà ec. Il profeta dice,
che il giusto vive , o viverà per la fede , lo che non può intendersi se non
della vita , che al giusto conviene in quanto è giusto , viene a dire della
vita spirituale . La legge poi senza parlar della fede dice , che chi farà le
cose , che ella prescrive , avrà vita per esse ; viene dire non la vita spi-
rituale , ma la temporale , e i temporali beni promessi dalla lettera della
legge . Per la qual cosa egli è evidente , primo , che la giustificazione e la
vita spirituale viene dalla fede , la quale è vita del giusto , come dice il
profeta . Secondo , che se in un senso spirituale la legge promette la vita
anche spirituale a chi farà tutto quello , che nella stessa legge è prescrit-
to , ciò debbe intendersi per coloro , i quali non carnalmente osservasser
la legge , ma spiritualmente vivessero nella legge in virtù della fede del
mediatore , la quale a tutti i tempi si estese . I giusti , dice s. Agostino
epist. 107. , viene a dire i veri adoratori di Dio e prima e dopo l'incar.
nazione di Cristo , non vissero o vivono se non per la fede della incar-
nazione di Cristo in cui la pienezza ritrovasi della grazia , onde quel, che
304 LET. DI S. PAOLO AI GALATI
sta scritto , non esservi altro nome sotto del cielo , per cui dobbiamo noi
aver la salute, ebbe forza per salvare il genere umano fin da quel tempo ,
in cui l'uomo fu viziato in Adamo . Vedi anche l' epistola XLIX . , e Con-
fess. X. 43.
Vers. 13. Cristo ci ha redenti dalla maledizione ec. Quello , che non
poteva farsi dalla legge ( Rom . VIII . 3. lo fece Dio per Gesù Cristo , il
quale ci ha liberati dalla pena e dalla maledizione minacciata a noi dalla
legge e incorsa da tutti noi trasgressori della legge. E in qual modo ha
eğli questo divin mediatore operata la nostra liberazione ? Col divenire
egli stesso oggetto di maledizione e di esecrazione , anzì la stessa maledi-
zione. Sopra di lui versò Dio tutto il furore dell' ira sua , perchè sopra di
lui pose le iniquità di tutti noi , e sopra di lui ne prese vendetta , e a quel-
la sorta di supplicio lo soggettò , la quale lo faceva distinguere come spe
cialmente maledetto da Dio , perchè maledetto dichiarasi nella legge l' uom
crocifisso.
Vers. 14. Affinchè alle genti pervenisse ec. Ci ha redenti dalla male-
dizione , affinchè la benedizione promessa ad Abramo ( nella quale la rin-
novazione intiera dell ' uomo , è la sua beatitudine si contiene ) comunicata
fosse a tutte le genti , e in esse fosse adempiuta per Gesù Cristo , e me
diaute la fede ricevessimo noi quello Spirito , che è la parte principale
della stessa promessa , Spirito non di servitù nel timore , ma di adozioue
in figliuoli,
CA P. III. 305
gli Angeli colla interposizione del mediatore Mosè ( vedi Atti VII , 38.;
Deuteron. XXXIII . 2. , Hebr . II . 2. ). Dove la nostra Volgata dice, che
la legge fu posta , il greco dice , fu aggiunta , lo che viene ottimamen-
te a spiegare , come la legge non fu sostituita alla promessa , ma bensì fu
aggiunta alla promessa , come per servire di preparazione all'adempimento
della stessa promessa.
Vers. 20. Ma il mediatore non è di un solo : e Dio è uno. Seguita a
far vedere , come la legge non può essere opposta alla promessa. Nella
legge ebbe luogo un mediatore , che fu Mosè , perchè di un patto trat
tavasi tra Dio e gli uomini , in virtù del quale Dio promise agli uomini
la vita , gli uomini promisero a Dio ubbidienza e fedeltà . Nella promes-
sa non ebbe luogo la mediazione di un uomo , perchè Dio fu quegli , che
da se fece gratuitamente e senza patto di mezzo il dono della promessa ,
ed egli è uno , autor della legge e della promessa , nè egli può discordar
da se stesso , e perciò alla promessa non può esser contraria la legge.
Vers. 21. La legge adunque è ella contro le promesse di Dio ? ec .
Se la legge non è stata data se non per far conoscere , e raffrenare il pec-
cato , sembra , che ella venga perciò ad esser contraria alle promesse di
Dio ; imperocchè siccome non toglie ella il peccato ; ma piuttosto ( non
per sua colpa , ma per la malizia dell' uomo ) accresce il peccato , sembra,
che sia piuttosto un ostacolo all' adempimento delle promesse di Dio , per-
chè secondo la stessa legge non la benedizione , ma la maledizione si con-
viene ai trasgressori. Questa è l'obbiezione , che si fa Paolo : ma no , di-
ce egli , la legge non urta , o combatte le promesse di Dio ; anzi combat-
terebbe le stesse promesse , se avesse forza di togliere le trasgressioni , e
dare la vita della grazia e la eterna felicità ; imperocchè in tal caso fa-
rebbe la legge quello , che ( come già più volte abbiam detto ) si appar-
308 LET . DI. S. PAOLO AI GALATI
22. Sed ⭑ 22. • Ma la scrittura tutto
conclusit scri-
tiene alla fede , e inutile allora sarebbe la fede , inutili le promesse , men-
tre senza che fosser queste adempiute , il tutto farebbesi dalla legge. Co-
si l'Apostolo rivolge la stessa obbiezione in una nuova dimostrazione del
suo assunto .
*
Vers. 22. Ma la scrittura tutto chiuse sotto il peccato , affinchè la
promessa fosse data ec. Ma non solo non si oppone la legge alle promes
se , ma serve anzi all' adempimento delle stesse promesse : ed ecco in qual
modo. La scrittura , ( viene a dire la legge scritta nelle celebri tavole ) fe
vedere , come , tutti gli uomini stavansi rinchiusi e prigionieri sotto la
tirannia del peccato , affinchè conosciuto lo stato loro si rivolgessero a
Cristo , onde la promessa liberazione concessa fosse a tutti i figliuoli di
Abramo fedele mediante la fede di Cristo.
Vers. 23. 24. Ma avanti che venisse la fede eravamo custoditi sotto
la legge , chiusi ec. Continua a dimostrare , in qual modo la legge per am-
mirabile provvidenza di Dio servisse a preparare gli uomini a Cristo. Prima,
che venisse la fede ( o sia la dottrina evangelica predicante la fede ) , noi
Giudei eravamo custoditi quai servi sotto l'impero della legge , chiusi deu-
tro i confini di essa dal timor delle pene , affinchè non prorompessimo e
nella idolatria e nelle più orribili scelleratezze , ma in tale stretta custo-
`dia angustiati dalla cognizione de' nostri mali e dal timor de' gastighi
aspirassimo alla libertà de' figliuoli , e ci preparassimo a Cristo ed a quella
fede , la quale sotto molti segni e figure ascosa nel tempo della legge ,
dovea rivelarsi nel tempo di grazia. Così la legge, per noi deboli ancora
CA P. III. 3ng
25. At ubi venit fides , 25. Ma venuta la fede ,
iam non sumus sub paeda- non siamo già più sotto peda
gogo. gogo.
26. Omnes enim filii Dei 26. Imperocchè tutti siete
estis per fidem , quae est in figliuoli di Dio per la fede in
Christo Iesu. Cristo Gesù.
27. Quicumque * enim in 27. Conciossiachè tutti voi,
Christo baptizati estis , Chri- che siete stati battezzati in
stum induistis. Cristo , vi siete rivestiti di
* Rom. 6. 3. Cristo.
28. Non est Iudaeus , ne- 28. Non v' ha Giudeo , nè
que Graecus : non est ser- Greco, nè servo , nè libero ,
vus , neque liber : non est non v'ha maschio , nè femmi-'
masculus · neque femina. na. Imperocchè tutti voi siete
Omnes enim vos unum estis uno solo in Cristo Gesù.
in Christo Iesu.
Vers. 29. Che se voi siete di Cristo : dunque siete ec. In secondo
luogo voi siete membri di Cristo innestati a lui nel battesimo ; siete adun-
que il vero spirituale seme promesso ad Abramo , perchè Cristo è quel
seme; e figliuoli siete di Abramo non solo per l'imitazione della fede di
lui , ma anche perchè incorporati a Cristo figliuolo di Abramo : siete adun-
que eziandio eredi della benedizione promessa a quel Patriarca , simil
perciò non ad Ismaele escluso dalla eredità del padre , ma ad Isacco, Co-
si umilia l'Apostolo l'arroganza degli Ebrei. Vedi Rom. IX. 8.
LET. DI S. PAOLO AI GALATI 311
CAPO IV.
Prima della nascita di Cristo i Giudei (come si fa con un erede di tenera età )
erano tenuti sotto la legge , quasi sotto tutore. Si sforza di ritrarli dalla
servitù della legge ; come quelli , che ricevuto avevano l'adozione in fi-
gliuoli. Rammenta , con quanto fervore avevano accolto lui e la sua pre-
dicazione. Allegoria de' due figliuoli di Abramo siguificante i due testa-
menti. Gli zelatori della legge saran discacciati dall ' eredità di Cristo.
ANNOTAZIONI
leste, affine di prepararlo alla piena cognizione della verità , la quale ma-
nifestar doveasi per Cristo. Questi rudimenti gli apparavano con gran dif-
ficoltà i Giudei , ed in essi con gran pena si esercitavano senza conosce-
re ( la maggior parte di essi ) qual fosse il vantaggio , che da' medesimi
dovevan trarre , nella stessa guisa , che i fanciulli i primi elementi stu
diano delle lettere senza sapere , a che giovar possa lo studio , che in essi
fanno .
Vers. 4. 5. Ma venuta la pienezza del tempo ec. Ma venuto quel tempo
stabilito da Dio Padre, in cui finita la servitù della legge principiar dove-
vamo a essere trattati da eredi ; mandò dal suo seno il suo unigenito, il quale
fatto di donna ( viene a dire ; presa umaua carne dal sen di una donna
senza opera di uomo ) soggetto non per obbligazione , ma per propria sua
volontà alla legge , liberasse , pagato il prezzo , coloro , che alla legge
eran soggetti , onde per grazia del Figliuol naturale divenuto uomo come
noi , e nostro fratello , divenissimo noi figliuoli adottivi .
Vers. 6. Or siccome voi siete figliuoli , ec. Applicata a se ed agli
Ebrei la proposta similitudine , si rivolge Paolo a' Galati , i quali avrebber
potuto dire : se i Giudei dalla servitù della legge sono passati alla adozione
de' figliuoli , dovremmo anche noi soggettarci alla legge per conseguire la
grazia della adozione . Ma no , dice l ' Apostolo , voi uon avete bisogno
della tutela della legge , perchè già siete figliuoli di Dio , e posti già
nella libertà de' figliuoli, e della vostra compiuta adozione pegno infallibile
si è lo Spirito del Figliuolo mandato ne' vostri cuori da Dio , dal quale
CA P. IV. 313
Voi non mi avete offeso in nulla . Voi nou mi avete fatto alcun torto
nella mia propria persona , onde le mie riprensioni nascer non possono da
sdegno, ch' io mi abbia contro di voi , ma da amore derivano e da zelo della
vostra salute .
Vers . 13. 14. Sapete , come tempo fa tralle afflizioni della carne vi
annunziai il vangelo , ec. Ed ho ben ragione di amarvi ; imperocchè io ben
mi ricordo , e voi stessi sapete , come la mia predicazione tra di voi fu
corteggiata da molte tribolazioni , ond' io fui afflitto nella carne : ma que-
ste tribolazioni ( le quali erano per voi una tentazione capace di indurvi
a disprezzar me e il Vangelo da me predicato ) , non le dispregiaste , ma
mi riceveste con quell ' onore , con cui avreste accolto un Angelo del
Signore , che fosse tra voi comparso , o come Cristo medesimo , se fosse
venuto in carne tra voi .
Vers. 15. Dov'è dunque quella vostra fecilità ? Imperocchè vi fo fe
de , ec. Felici io vi chiamai allora per la vostra fede ed amore al Vaugelo.
Ma dov'è andata adesso quella vostra felicità ? Dove l'affetto per me, che
era tale , che io posso con verità affermare , che gli occhi stessi avreste
voluto poter trarvi dalla testa per darli a me ?
Vers. 16. Son io dunque diventato ec. Mi credete voi adesso vostro
nemico , perchè vi dico la verità , e i vostri errori correggo?
316 LET . DI S. PAOLO AI GALATI
Vers. 17. Sono gelosi di voi non rettamente ; ec. Accenna la vera causa
del poco amore , che avevano per lui allora i Galati . Questi vostri nuovi mae-
stri , dice egli, sono gelosi di voi , e me cousiderano come loro rivale ,
perchè vi amano con amore non retto e santo, ma falso e interessato ; vo-
gliono separarvi da me , col quale eravate prima una cosa stessa , affin-
chè non altri amiate fuora di essi . Vedi il Crisostomo .
Vers. 18. Siate amanti del bene ec. Voi mi amerete sempre e vicino e
lontano , quando amerete il bene , e lo amerete non per umani riguardi,
ma con retto e santo fine .
Vers. 19. Figliuolini miei , i quali io porto nuovamentè ec. In altri
luoghi l'Apostolo si paragona ad un padre tenero ed appassionato verso i
suoi figliuoli spirituali , qui si paragona ad una madre , e questa compa .
razione è più propria a spiegare le molestie e gli affanni , che era costato a
lui il partorirgli a Cristo , e la nuova pena , ch' egli doveva soffrire ,
dopo che i Galati deviato avendo dalla fede e dalla somiglianza di Cristo ,
avean bisoguo , ch' egli con nuova fatica e dolore gli riformasse . Vedi il
Crisostomo .
Vers. 20. E cambiar la mia voce : conciossiachè sono perplesso ec.
Vorrei esservi dappresso , affin di conoscere le disposizioni degli animi
CA P. IV . 317
21. Dicite mihi , qui sub 21. Ditemi voi , che volete
perchè adombra il mistero de ' due testamenti , de' quali il primo dato sul
monte Sina fa non de' figliuoli , ma degli schiavi , come erau gli Ebrei ,
i quali a Dio servivano in ispirito di timore sotto le ombre di molte e
gravose cerimonie carnali ; e questo testamento è significato per Agar av
cella .
Vers. 25. Il Sina è un monte dell' Arabia , che corrisponde ec. Il
moute Sina è nell' Arabia Petrea , e per conseguenza molto rimoto da Ge-
rusalemme ; ma questo monte , sopra di cui fu data la legge , ha molta
relazione alla Gerusalemme del tempo di adesso , cioè a dire del secol
presente , alla Gerusalemme terrena ; perchè questa è la fede del popolo
ebreo ; perchè se sul Sina fu data la legge , in Gerusalemme primiera
mente regna la legge : perchè finalmente uno stesso popolo è quello , che
ebbe la legge sul Sina , e in Gerusalemme combatte per la legge ; e questa
è quella Gerusalemme , la quale con tutti i suoi figliuoli è serva , come
Agar , sotto la legge . Ecco la bella sposizione del Crisostomo e di s. Gi
rolamo : Agar significa abitazione passeggera ; Sina vuol dir tentazione ;
Arabia , occaso Ismaele , uno , che ascolta Dio . Per Agar adunque viene
a significarsi , che il vecchio testamento non doveva esser perpetuo ; pel
Sina , ch'ei sarebbe stato argomento di tentazione ; pell ' Arabia , ch'egli
avrebbe avuto fine ; per Ismaele , che ascolta, ma non mette in pratica i
comaudamenti , per questo uomo antico , sanguinario, nemico de' fratelli
sono significati i Giudei duri , feroci , nemici de' Cristiani , i quali Giudei
ascoltan la legge , ma non l'osservano .
Vers. 26. Ma quella, che è lassuso Gerusalemme , ec. Ma il secondo
testamento , la Chiesa cristiana ( cui il nome di Gerusalemme veracemente
CA P. IV, 319
27. Scriptum est enim : * 27. Imperocchè sta scrit-
laetare sterilis , quae non pa- to : rallegrati , o sterile , che
ris erumpe , et clama, quae non partorisci : prorompi in
non parturis : quia multi fi- laudi , e grida tu , che non
lii desertae , magis , quam
se'feconda: imperocchè mol-
eius , quae habet virum. ti più sono i figliuoli della
* Isai. 54. 1.
abbandonata , che di colei ,
che ha marito.
⭑
28. Nos autem , fratres ,
28. Noi perciò , o fratelli ,
secundum Isaac promissionis siamo come Isacco figliuoli
filii sumus .
della promessa.
* Rom. 9. 8.
29. Sed quomodo tunc is, 29.Ma siccome allora que-
della schiava perseguitava il figliuolo della donna libera per ragione della
pietà ; così adesso Israele carnale allo spirituale Israele fa guerra : così
gli Ebrei ostinatamente impegnati a sostenere que' riti , che voi volete
imitare o Galati , odiano , e perseguitano il Cristianesimo .
Vers. 30. Ma che dice la scrittura ? Metti fuori ec . Che è egli adun ·
que da fare ? Quello appunto , che in simile circostanza fu scritto Gen.
XXI. 10. Dio ordinò , che la schiava e il figliuolo della schiava fosser
cacciati fuori della casa di Abramo , perchè il figliuolo della schiava nʊn
doveva aver parte all'eredità del figliuolo di Sara libera . L'Apostolo non
va più avanti , ma lascia ai Galati la cura di trarre da questo terribil esem-
pio la più terribile conseguenza del ripudio della sinagoga ( la quale sarà
cacciata dalla casa e dal popol di Dio , cioè dalla Chiesa ) , e della abo-
lizione de'riti e delle cerimonie giudaiche . Vedi Matt. VIII. 35. 36.
Vers. 31. Non siamo figliuoli della schiava , ma della libera , e di quella
libertà , ec. Ricordiamoci adunque o fratelli , che noi siamo discendenti
non di Ismaele, ma di Isacco , non servi , ma liberi dalla servitù della legge
in virtù di quella libertà , che Cristo ha a noi acquistata .
LET. DI S. PAOLO AI GALATI 321
CAPO V.
Chi vuol essere giustificato per te opere della legge , non partecipa del frutto
di Cristo , in cui non giova 1' essere circonciso , o l'essere incirconciso
ma la fede vivą. Gli esorta a guardarsi dai seduttori , e a coltivare la mu-
tua carità. La carne sempre ripugnante allo spirito trae l'uomo alle opere
della carne , le quali separauo dal regno de' cieli ; lo spirito produce frutti,
mediante i quali conseguiamo lo stesso reguo , benchè non facciamo le
opere della legge.
ANNOTAZIONI
Vers. 1. Siate adunque costanti, ec. Posti in libertà da Cristo non, vo-
gliate tornare indietro a sottoporvi al giogo delle cerimonie giudaiche .
Vers. 2. Io Paolo vi dico , che se vi circoncidete , ec. Con l'autori
tà di Apostolo io vi fo sapere , che , se voi credendo necessaria alla salute
la circoncisione , vi circoncidete , a nulla vi gioverà il cristianesimo , cui
rinunciate con quella aperta professione del giudaismo. Abbiamo osservato
nolte altre volte , come la circoncisione permettevasi tuttora in que' tem-
pi a'Giudei per una certa economia ; quanto ai Gentili , com' erano i Ga-
lati , veggiamo da tutto il contesto di questa lettera , che i loro nuovi mae-
stri predicavano la necessità di unir col Vangelo la legge , e perciò con
tanta forza grida l'Apostolo , che , se si circoncidono ( e lo stesso s' intenda
delle altre osservanze legali ) rinunciano al cristianesimo , perchè veniva-
no a dichiarare con tal atto non essere sufficiente per la salute la giusti-
zia , che vien dalla fede in Cristo.
Tom. XXIV. 21
322 LET. DI S. PAOLO AI GALATI
tutta la legge.
4. Evacuati estis a Chri- 4. Non siete più nulla ri-
sto , qui in lege iustificami- guardo a Cristo voi , che ca-
ni: a gratia excidistis. vate la giustizia dalla leg
ge: siete decaduti dalla gra-
zia.
5. Nos enim Spiritu ex fi- 5. Imperocchè noi dallo
piccol male sia l'aver ammesso solamente una piccola porzione de' riti
giudaici qualunque cosa , per piccola ch'ella sia , che si aggiunga alla
dottrina di Cristo , ne altera la sincerità e l'integrità . Sembra però
più naturale il riferire le stesse parole al piccol numero de' Giudei , i
quali cercavano di tirare i Galati alla osservanza della legge , da' quali
debbono guardarsi i Galati attentamente , perchè con molta facilità co-
minciando da pochi si propaga l'infezione della prava dottrina .
Vers. to. Chi vi sconturba ... porterà la condannagione . Sembra ,
che qui l' Apostolo abbia in vista il principale autore della divisione , il
caporione de' falsi apostoli , cui minaccia o la scomunica , o la veudetta
del cielo ; mentre de' Galati , i quali piuttosto per leggerezza e timore,
che per malizia eran caduti , ha ferma speranza , che si ridurranno alla
prima loro docilità e sincerità nella fede .
Vers. 11. Se tuttora prédico la circoncisione, e perchè tuttavia sof-
fro ec. I falsi apostoli per dar credito alle novità , che introducevano
tra i Galati ; non dubitavano di andare spargendo , che lo stesso Paolo
avea i medesimi sentimenti , e probabilmente a persuadere questa falsità
abusavano della condiscendenza di Paolo uel far circoncidere il suo Ti-
moteo . S. Paolo però rigetta questa calunnia con un solo argomento ,
ma tale , che può bastare per molti . Costoro , dice egli , che così par-
lano , non parlano solamente contro la verità , parlano eziandio contro
la propria opinione ; imperocchè , se io giudaizzo , com'essi dicono ,
ond'è che io sono si ostinatamente perseguitato dagli stessi Giudei miei
nazionali pel solo motivo della legge , di cui mi considerano come nemi-
co , e come tale mi odiano e cercano la mia morte ? Se io insieme con
la croce di Cristo predicassi la circoncisione e la legge , sarebbe tolto
CAP. V. 325
12. Utinam et abscindan-
12. Dio voglia , che siano
tur qui vos conturbant., anche recisi quelli , che vi
sconturbano.
13. Vos enim in liberta-
13. Imperocchè voi siete
tem vocati estis , fratres : stati chiamati , o fratelli ,
tantum ne libertatem in
alla libertà ; purchè della
occasionem detis carnis , sed libertà non facciate un'occa-
per caritatem Spiritus servi- sione per la carne , ma ser-
te invicem . altri per la
vite gli uni agli altri
carità dello Spirito .
14. Omnis enim lex in uno 14. Conciossiachè tutta la
sermone impletur : * diliges legge comprendesi in questa
proximum tuum sicut te- parola : ama il prossimo tuo,
ipsum . come te stessó.
* Levit. 19. 18. · Matt. 22. 39.
· Rom. 13 . 8. 1. Pet. 2. II .
pone quasi radice , da cui pallula l'amor del prossimo . Matt. VII. 52. ,
XXII . 39.
Vers. 15. Che se vi mordete ec . Questi dissidj , odj , detrazioni , che
erano tra' Galati , è molto probabile , che avesser origine dalle dispute in-
torno alle stesse cerimonie legali . Or il fine di tali dissidj , se voi non vi
rimediate in tempo , sarà , dice Paolo , la perdita della carità e della pietà ,
e la rovina di tutti . Vedi Hebr. XII. 29.
Vers. 16. Camminate secondo lo Spirito , e non satisfarete ec. La
somma de' miei avvertimenti è questa : ordinate la vostra vita secondo lo
Spirito di Cristo , e i desiderj della carne saran raffrenati da questo Spirito,
onde non acconsentiate a ' medesimi , nè ad essi vi soggettiate . Rom.
XIII. 14.
Vers. 17. La carne ha desiderj contrarj allo Spirito : ec. La concupi-
scenza carnale è il principio funesto di tutti i desiderj contrarj allo Spirito
del Signore, e lo Spirito del Signore è il principio de' desiderj santi opposti
alla stessa concupiscenza . La carne e lo Spirito , i desiderj della carue e
i desiderj dello Spirito sono cose tra loro opposte , e questo interno com-
battimento , che è nell' uomo nel tempo di questa vita , fa sì , che la vo
lontà dell'uomo rigenerato non possa tutto quello , che bramerebbe . Vor-
rebbe essere esente , per esempio , dai movimenti dell'ira e della im-
purità, e non può esserlo durante la mortalità presente. Vedi Rom. VII. ,
VIII. 13. ec.
CAP. V. 327
Vers. 18. Se voi siete guidati dallo Spirito , ec. Esser guidati dallo
Spirito è lo stesso , che disse di sopra , camminare secondo lo Spirito .
Se voi adunque, o Galati , dallo Spirito di Dio siete condotti e governati ,
non siete aduuque omai più soggetti alla legge . Non siete soggetti alla legge
cerimoniale , come abbiam veduto finora ; non siete soggetti neppur alla
legge morale , o sia riguardante i costumi , in quanto questa legge ha per
suo proprio carattere lo spirito di terrore e di coazione , perchè lo spiri-
" da cui siete guidati uell'osservanza della legge morale, non è spirito
di timore , ma di carità , per cui volontariamente e spoutaneamente fate
quello , che dalla stessa legge è prescritto , così dov'è lo Spirito di Dio,
ivi è libertà . II. Cor. III.
Vers. 19. 20. 21. Or manifeste sono le opere della carne , ec. Per di-
mostrare , in quale abisso di mali precipiti la concupiscenza non frenata
dallo Spirito del Signore , novera l'Apostolo molti dei più gravi disordini
originati dalla stessa concupiscenza . Dove vuolsi osservare, che opera della
328 LET. DI S. PAOLO AI GALATI
carne chiama l'Apostolo tutto quello , che viene dall' uomo ; in quanto
egli è corrotto e guidato dal solo amor proprio ·
Veneficj . Questo è il proprio significato della voce greca , la quale
però suole estendersi anche a' malefici ed alle opere di magia , colle quali
per operazione diabolica si fa del male agli uomini .
Vers. 22. 23. Frutto poi dello Spirito si è , ec. Dopo le mortifere pro-
duzioni della carne rammemora le produzioni dolcissime e saluberrime dello
Spirito , le quali tutte chiama eglifrutto, come se fossero una sola cosa ?
perchè di fatto sono tutte unite insieme nella carità .
Il gaudio . Rom . XIV. 17.
Contro queste cose non è la legge . Il greco può anche tradursi :
contro coloro , che sono tali ( viene a dire , che di tali virtù sono ornati
e di tali doni ) : contro di essi e contro le opere , che essi fanno , non è
la legge , onde non la pena è ad essi dovuta , ma la gloria ed il regno .
Vers. 24. Quei , che sono di Cristo , hanno crocifissa la loro carne ec.
Coloro, che sono membri di Gesù Cristo , mortificano e reprimono per
virtù dello Spirito la concupiscenza carnale con tutti i vizj e passioni .
Rom. XIII.
Vers. 25. Se viviamo di Spirito , camminiamo ec. Vedi Rom.
VIII. 5.
CAP. V. 329
Vers. 16. Non siamo avidi di gloria vana , provocandoci ec. Da questo
versetto comincia l' Apostolo gli speciali avvertimenti , de' quali abbisogna-
vano i Galati ; ed è da osservare , come è per un tratto di umiltà , e per
insinuarsi più dolcemente negli animi di que' Cristiani accomuna qui a se
"
stesso l'importante insegnamento di non andar dietro alla gloria ` vana e
caduca , per ragion della quale i più arditi e superbi con facilità si portano
a cercar dispute e contese , e i più deboli ad invidiare ed aver astio a chi ri-
man superiore . Si può ben credere , che questi mali fosser tra' Galati un
effetto dello spirito di partito , e delle divisioni suscitatevi da' falsi apo-
stoli .
330 LET. DI S. PAOLO AI GALATI
CAPO VI.
Come debbesi ajutare il prossimo con umiltà , nè si dee tener conto delle
lodi degli uomini . Operar sempre bene , affinchè a suo tempo possiamo
mietere la vita eterna. Nuovamente gli esorta a guardarsi dai seduttori , i
quali predicando la legge non la osservano. Paolo si gloria solo in Cristo
crocifisso , riguardo a cui nulla importa l'essere circonciso , o l'esser
gentile.
..Fra
ratres ,, e s p
tres t i raeoc- 1. Fratelli , se un uomo
cupat
us fuerit homo in ali sia stato preoccupato sgra-
quo delict , vos , qui spiri- ziatamente in qualche fallo ,
o
tuales estis , huius i voi che siete spirituali, istrui-
modi n-
struit in spirit lenitat , te questo tale in ispirito di
e u is
consid teips , n e e t dolcezza , e pon mente a te
erans um
tu tenter . stesso, che tu pure non caschi
is
in tentazione.
ANNOTAZIONI
zia , avrà in se stesso onde gloriarsi della testimonianza della buona coscien
zá (II. Cor . I. 12.) , non anderà a mendicare la gloria dagli altri uomini
nel paragone , che egli fa di se stesso con quelli , che sonoso o son creduti
đã lui pegg iori .
Vers. 5 Ciascheduno porterà il proprio peso . Ognuno pensi al conto ,
che dee render di se al giudice di tutti ; debbe ognuno maggior cura aver
di ben esaminare e giudicare se stesso , che gli altri .
Vers. 6. Quegli poi , che è catechizzato nella parola , ec. Colui , che è
istruito nella parola della fede , nel Vangelo , è tenuto ad assistere di tutto
quello , che Dio gli ha dato di beni êsteriori , il proprio maestro ; così è
tenuto ad assisterlo non solo con le ricchezze per provvedere al di lui
sostentamento , ma anche con l'autorità , col consiglio e con ogni ufizio di
carità .
Vers. 7. 8. Non ingannate voi stessi : Iddio non si schernisce . Impc-
rocchè ec. Riprende la tenacità de' ricchi ; i quali cercano sovente i prete-
sti per esimersi dall' insegnamento posto nel versetto precedeute. Non in-
gannate voi stessi ; gli uomini possono forse appagarsi delle frivole e false
scuse, ma niuno sarà , che di Dio si burli impunemente , ed è regola in-
CA P. VI. 333
gno .
1
336 LET. DI S. PAOLO AI GALATI
DI
PAOLO APOSTOLO
AGLI EFESINI.
Tom. XXIV. 22
PREFAZIONE
Tichico .
2
LETTERA
DI PAOLO APOSTOLO
AGLI EFESINI
CAPO PRIM O.
P
1. aulus Apostolus Iesu 1. Paolo per volontà di
Christi per voluntatem Dei , Dio Apostolo di Gesù Cri-
omnibus sanctis , qui sunt sto , ai santi tutti , che sono
ANNOTAZIONI
gran prezzo , anzi col prezzo infinito del sangue sparso dal mediatore
nostro sopra la croce , dove pagata la pena de' nostri falli ne meritò a
noi la piena e perfetta remissione ; e tutto ciò è effetto di quella vera.
mente abbondante e divina bontà , la quale per salvare i nimici diede
a morte lo stesso Figlio . Questa bontà mosse il Padre a darci il proprio
Figliuolo , e mosse il Figlio a dar la vita per noi .
Vers. 8. La quale ha soprabbondato in noi in ogni ec. Questa bontà
con sovrabbondanza grande si è comunicata a noi , e in noi ha sfoggia.
to , riempiendoci di tutta la scienza delle cose celesti e di tutta la pru-
denza de' figliuoli di Dio , affinchè conosciamo perfettamente , in qual ma-
niera camminar dobbiamo nelle vie della giustizia . Parla qui Paolo degli
Apostoli e di se stesso e de' primi fedeli .
Vers. 9. 10. Per far noto a noi il mistero ... di riunire ec. Questa
stessa soprabbondante grazia e bontà comunicatasi a noi c'introduce
alla cognizione del sublime arcano consiglio della divina volontà , consiglio
fondato nel divino suo beneplacito, consiglio , che Dio aveva nella infinita
sua mente fissato ab eterno . Or questo consiglio e questo altissimo mi-
stero si è la eterna determinazione di riunire in Cristo ( quando compiu-
le ter-
to fosse il prefisso spazio de' tempi ) tutte le cose e le celesti e
reue
In Cristo ha Dio riunito , o ( come dice il greco ) ha recapitolate
tutte le cose ; perchè tutto quello , che Dio di se rivelò ai Patriarchi
nella legge di natura , tutto quello , che manifestò ai Profeti nella legge
mosaica , tutto quello , che fu adombrato nelle figure e ne' simboli del-
l'antico testamento , in Cristo si trova riunito , adempiuto e ridotto
alla sua perfezione . In Cristo riunite souo le cose non solo della terra ,
CAP I 345
10. In dispensatione ple 10. Di riunire nella ordi-
nitudinis ten porum , instau-
instau- nata pienezza de' tempi in
rare omnia in Christo, quae Cristo tutte le cose , e quelle,
in coelis et quae in terra che sono ne cieli , e quelle ,
sono ne'cieli
sunt , in ipso : che sono in terra :
!! . In quo etiam et nos 11. In lui , nel quale ezian-
sorte vocati sumus , praede- dio fummo noi chiamati a
stinati secundum propositum sorte , predestinati giusta il
eius , qui operatur omnia se- decreto di lui , che opera il
cundum consilium voluntatis tutto secondo il consiglio del-
suae . la sua volontà:
12. Ut simus in laudem 12. Affinchè siamo argo-
gloriae eius nos , qui ante mento di lode alla gloria di
speravimus in Christo. lui noi , che abbiamo i primi
sperato in Cristo:
ma anche del cielo , perchè in lai e per lui è stato riconciliato a Dio
il genere umano , congregati in una medesima fede Ebrei e Gentili ; in
lui , rotto il muro di divisione , fu riaperto il commercio tra il cielo e
la terra , tra Dio e gli uomini , tra gli uomini e gli Angeli , de' quali
Angeli il numero sminuito per la caduta di molti , vien riparato nella
salvazion degli eletti . In Cristo finalmente e gli Angeli del cielo e gli
uomini della terra riuniti sono quasi in una sola società , di cui egli è
capo , capo degli Angeli secondo la natura incorporea , degli uomini
secondo la carne . Così il Crisostomo , Agostino ed altri . Ecco : dice
l'Apostolo , il mistero altissimo , che Dio si è compiaciuto di rivelarci ,
mistero ascoso fin da ' secoli eterni in Dio ; mistero , che dovea eseguirsi
nel debito tempo stabilito da Dio , e prescritto e aununziato secondo
l'ordine di Dio dai Profeti . Questo mistero è , come ognuno vede , l ' in-
carnazione di Cristo , ma quanto nobile e grande e divina è l'idea , che
in poche parole ne dà l'Apostolo con la descrizione di uno degli effetti
della medesima incarnazione.
Vers. 11. 12. In lui , nel quale eziandio fummo noi chiamati a sorte,
ec. Unisce l' Apostolo questo versetto col precedente con una studiata
repetizione , affine di maggiormente imprimer negli animi de' fedeli la
grandezza de' benefizj , che abbiam ricevuto per Cristo . Di sopra ha genes
ralmente parlato de' Cristiani ; in questi due versetti parla degli Ebrei
346 LET . DI S. PAOLO AGLI EFESINI
fede e di ardente amore dei veri beni . Dice adunque , che la preghie
ra · ch' ei fa per essi , consiste in chiedere , che Dio ( il quale è Dio
anche di Cristo in quanto uomo ) Padre infinitameate glorioso , dia loro,
cioè accresca in loro il dono della sapienza spirituale , di quella sapienza,
a cui scoperti sono i misterj celesti inaccessibili all'umana ragione , e i
quali per la sola rivelazione divina si intendono : che illumini gli occhi
del loro cuore , onde ogni di meglio comprendano , qual sia quel bene ,
che sperano coloro , che sono stati chiamati alla grazia del Vangelo , e
quanto grande e splendida e magnifica sia la gloria di quella celeste
eredità , che a' santi , cioè a'fedeli , è promessa .
Vers. 19. 20. 21. E quale sia la sopreminente grandezza dellä virtù
di lui in noi , ec. E affinchè comprendiate , quanto sia sovragrande quella
potenza e virtù , che Dio ba dimostrata in noi nell' operare il gran pro
digio della conversione nostra alla fede , nel trarci dalle tenebre dell'in-
fedeltà alla amınirabil luce di Cristo , dal peccato alla grazia , e dalla
servitù del demonio al regno del Figliuol suo .
I Padri paragonano la conversione del peccatore al risuscitamento di
un morto , e la Chiesa dice , che Dio la potenza sua manifesta massima-
350 LET. DI S. PAOLO AGLI EFESINI
CAPO II .
| Cristiani morti al peccato sono vivificati per Cristo non per le loro opere ,
ma gratuitamente per mezzo della fede. Dimostra , come i gentili , i quali
prima erano estranei, riguardo alle promesse , sono già per Cristo e me.
diante la fede , che è dono di Dio , concittadini deʼsanti , ed hanno lo
stesso fondamento , che i Patriarchi e i Profeti.
mortui delicti
s et peccati quando eravate morti pe' de-
s
vestris, litti e peccati vostri ,
* Col. 2. 13.
2. In quibus aliquando am- 2. Ne ' quali voi viveste
bulastis secundum seculum una volta secondo il costume
mundi huius , secundum
di questo mondo , secondo il
principem potestatis aeris principe, che esercita potestà
buius, spiritus, qui nunc o- sopra di quest' aria , spirito ,
peratur in filios diffidentiae, che adesso domina ne figliuo
li dell' incredulità ,
ANNOTAZIONI
Vers. 4. 5. 6. Ma Dio, che è ricco in misericordia ... essendo noi morti ec.
Dopo la trista pittura dell' 1 infelicissimo stato di tutti gli uomini sotto il
peccato , pone in veduta il trionfo della misericordia divina a pro di tutti
e Giudei e Gentili ; e notisi , come egli oppone alla morte del peccato la
risurrezione e la vita , che abbiamo in Cristo uniti a lui per la fede e per
l'amore ; alla schiavitù uostra sotto il demonio , oppone la gloria e il regno
ne' cieli . Ed anche da questo luogo apparisce , cone secondo la dottrina
di Paolo spiegata altrove , uoi abbiam parte a tutti i misterj di Cristo ,
come uniti a lui con triplice nodo ; primo per la eterna predestinazione ,
per cui fummo destinati ad essere membri del corpo di esso ; secondo per
la comunione della natura assunta da lui ; terzo , per la partecipazione del
suo Spirito .
Vers. 7. Affin di mostrare a' secoli susseguenti ec. Queste parole :
a' secoli susseguenti : possono intendersi o del secolo futuro , cioè dopo
l'universale risurrezione , allorchè perfettissimamente sarà conosciuta e
dicharata ne' cieli la grandezza della grazia divina sopra gli eletti ; e
possono anche prendersi per li tempi posteriori alla predicazione del Van-
CA P. II. 355
8. Gratia enim estis salvati 8. Imperocchè per grazia
per fidem , et hoc non ex siete stati salvati mediante la
vobis : Dei enim donum est ; fede , e questo non ( vien )
da voi : imperocchè è dono
di Dio ;
gelo sino alla fine del mondo , ai quali tempi volle Dio dare un saggio
della immensa sua misericordia con la rivelazione del mistero della salute
di tutti gli uomini operata per Cristo .
Vers. 8.9 Per grazia siete stati salvati mediante la fede, e questo
non (vien ) da voi ec. Alla grazia dovete la vostra giustificazione e la
vostra salute , alla grazia di Gesù Cristo mediante la fede ; e questa fede
è ella stessa un dono di Dio , perchè a credere a salute il libero arbitrio
non basta, e non è effetto delle umane forze o di argomenti umani la fede.
E adunque dalla grazia anche la fede. Nè la giustizia viene dalle opere pre-
cedenti la fede , ma da Dio , affinchè nissuno ardisca di gloriarsi in se
stesso o nelle forze della propria natura . 1. Cor. I.
Vers. 10. Di lui siamo fattura creati in Cristo Gesù . In qualità di Cri-
stiani siamo fattura di Dio , perchè tutto quello , che abbiano ', lo
abbiamo da lui , come quelli , che tali siamo stati fatti dal niente , creati
da Dio per Gesù Cristo ; così nuova creatura , o sia nuova creazione è
l'uomo cristiano , come dice lo stesso Apostolo , Gal. VI . , perchè nulla ha
posto del suo l'uomo nell'opera della sua giustificazione .
Per le opere buone preparate da Dio , affinchè ec. Le opere buone ,
le quali non sono cagion della grazia ; sono effetti della grazia ; per pro-
dur buone opere fummo da Dio novellamente creati e rigenerati , il per-
chè nissun creda , che l'essere salvati per grazia tolga l'obbligazione e
la necessità di fare il bene , ma questo stesso far il bene è un dono di
Dio, e perciò queste stesse opere ha disposto Iddio ab eterno di darle a
noi , dapoichè egli è , che dà il volere ed il fare cooperando noi col no-
356 LET. DI S. PAOLO AGLI EFESINI
stro libero arbitrio ajutato dalla grazia alle medesime opere , le quali
sono anche nostre , perchè in esse mediante la grazia , noi camminiamo ,
come dice l'Apostolo . In poche parole mirabilmente s. Agostino : Siamo
fatti adunque , cioè formati e creati per le opere buone , le quali non ab-
biam preparate noi , ma le ha preparate Dio , perchè in´esse noi camminia-
mo de grat, et lib. arb. VIII . 20.
Vers. 11. Abbiate a memoria , che voi una volta Gentili ec. I versetti
precedenti sono egualmente e per gli Ebrei e per i Gentili, pari essendo
la causa degli uni e degli altri riguardo allo stato del peccato, da cui fu-
ron tratti, e riguardo alla gratuita giustificazione , alla quale giungono per
Gesù Cristo . Qui adesso si rivolge a Gentili , la condizione de' quali era
molto peggiore e più infelice, che quella degli Ebrei , onde ad essi dice
con molto affetto : abbiate a memoria quello , che foste , perchè ciò vi farà
intendere quello , che dobbiate a Dio per quello, che or siete. Voi Gen.
tili secondo l'origine carnale , voi chiamati per vilipendio incirconcisi da-
gli Ebrei, i quali circoncisi si chiamano per la circoncisione, che portano
nella for carne , circoncisione , che è segno dell' alleanza fatta da Dio con
Abramo . Non a caso parlando della circoncisione giudaica dice l' Apo-
stolo , ch'ella si fa nella carne e per mano d'uomo , accennar volendo
l'altra circoncisione del cuore propria del Vangelo : di cui Col. II. 11 .
Vers. 1. Eravate ..... senza Cristo . Voi senza Cristo unica spe-
ranza degli uomini , fondamento di tutti i beni , che possano aspettarsi da
Dio . Le promesse del futuro Messia erano state annunziate ai solì Giudei.
Rom. IX. 4.
CA J
P. II. 357
13. Nunc autem in Christo 13. Ma adesso in Cristo
Iesu vos , qui aliquando éra- Gesù voi , che eravate una
·
tis longe, facti estis prope in volta lontani , siete diventati
sanguine Christi . vicini mercè del sangue di
Cristo.
14. Ipse enim est pax no- 14. Imperocchè egli è no-
stra , qui fecit utraque u-
stra pace , egli che delle due
num , et medium parietem cose ne ha fatta una sola ,
maceriae solvens , inimicitias annullando le parete inter-
in carne sua : media di separazione , le ni-
mistà , per mezzo della sua
carne :
Alieni dalla società' d' Isracle . Voi separati e disgregati per ordine
dello stesso Dio da quel popolo , il quale solo sopra la terra conosceva e
adorava il vero Dio , da cui ricevuto avea le sue leggi , la polizia e il culto
religioso . Vedi Deuteron. VII.
Stranieri rispetto ai testamenti . Dice , ai testamenti , intendendo delle
replicate alleanze fatte da Dio e con Abramo e con Isacco e con Gia
cobbe e finalmente con tutto il popolo per mezzo di Mosè . In questi patti
niuna parte avevano i Gentili .
~Senza speranza di promessa . Il Gristo promesso era l'unico oggetto
della speranza del mondo ; ma niuna notizia del futuro Messia avevano i
Gentili , e perciò erano senza speranza .
E senza Dio in questo mondo . Può essere , che molti tra gli Efesini
per l'estrema corruzione de' costumi fossero caduti anche nell' ateismo ,
ma anche senza di questo , verissimo è il sentimento dell ' Apostolo riguar
do a tutti i Gentili privi della notizia e del culto del vero Dio. Vedi I. Tess.
IV . 5.
Vers. 13. Ma adesso in Cristo Gesù , voi ec. Voi una volta rimoti
di cuore e di spirito dalla cognizione di Dio e dalla speranza de' beni
celesti , vi siete adesso accostati a Dio in Gesù Cristo , cui siete incor-
porati mediante la fede e per la redenzione meritatavi da lui col suo san-
gue .
Vers. 14. Egli è nostra pace , egli che delle due cose ne ha fatta una
sola , ec. Cristo è nostra pace , perchè egli è , che di due popoli tra lor
si opposti di costumi , di genio , di culto , ne fece un solo , egli , che col
358 LET. DI S. PAOLO AGLI EFESINI
gregazione del medesimo alla Chiesa . Matth. VIII . 11. , XXI. 43. ec.
mandò di poi a ' gentili i suoi ambasciatori , cioè gli Apostoli, ad invitar
tutti alla pace . Così e i Gentili rimotì da Dio , perchè privi di ogni lu
me di verità , e gli Ebrei accosti a Dio per la legge e pel culto, ricevet-
tero lo stesso lietissimo annunzio di pace ; e questa pace consiste nell' aver
tutti per Cristo accesso al Padre mediante quell' uno Spirito dato a tutti
i credenti , dal quale Spirito sono tutti animati ad invocare con libertà e
fiducia grande Dio loro padre . Róm. VIII . 15. , Gal. IV . 6 .
Vers. 19 Non siete adunque più ospiti e peregrini , ma siete concit-
tadini de' santi , ec . Non siete più esclusi dal diritto di cittadinanza nel
popolo di Dio come per l'avanti , ma siete già ascritti nella mistica Ge-
rusalemme ; concittadini di tutti i santi , che " furono o saranno ; concit-
tadini de' Patriarchi e de ' Profeti e degli stessi Angeli (vedi Heb . XII. 23. ) ,
e per conseguenza appartenete alla famiglia di Dio in qualità di figliuoli.
Vers. 20. Edificati sopra il fondamento degli Apostoli e de' Profeti ,
pietra maestra ec. I fondamento gettato dagli Apostoli e da' Pro-
feti egli è Cristo , predetto chiaramente da questi , e predicat o da quelli ;
sopra questo fondamento è edificata la Chiesa , fondamento , che dicesi
anche pietra per dinotare la sua fermezza , e pietra maestra angolare , per-
chè siccome alla testata dell ' angolo in una fabbrica si uniscono le due pa-
reti , così i due popoli in Cristo . Secondo diversi riflessi dicesi lo stesso
Cristo or fondamento , or pietra angolare , or tempio , porta ec.
360 LET. DI S. PAOLO AGLI EFESINI
In quo omnis aedifica-
21. In 21. Sopra di cui l'edifi-
tio constructa crescit in tem- cio tutto insieme connesso si
plum sanctum in Domino : innalza in tempio santo del
Signore.
22. In quo et vos coaedi- 22. Sopra di cui voi pure
ficamini in habitaculum Dei siete insieme edificati in abi-
in Spiritu . tacolo di Dio mediante lo
Spirito.
Vers. 21. Sopra di cui l'edifizio tutto insieme connesso ec. Sopra di
questa pietra fondamentale tutto posa l'edificio , e tutte e ciascheduna
delle parti dell'edificio , le quali convenientemente disposte a'loro luoghi ,
e unite al fondamento , vanno formando il tempio santo di Dio .
Vers. 22. Sopra di cui voi pure siete insieme edificati ec. Sopra lo
stesso fondamento anche voi Gentili siete ( come gli altri fedeli venienti
dal giudaismo ) edificati con essi in abitacolo del Signore per operazione
dello Spirito santo , il quale con la sua carità vi lega insieme , e tutti
riunisce in un solo corpo , in una sola fabbrica, in un solo tempio, di cui
però anche ciascuna parte nella stessa guisa in ispecial tempio di Dio si
lavora . I. Cor. III. 16. 17. , VI. 19. , II. Cor. VI. 16.
LET. DI S. PAOLO AGLI EFESINI 36
CAPO III.
Paolo insegnò questo mistero rivelato aʼ Profeti ed agli Apostoli , che i Gen-
tili erano fatti partecipi per Gesù Cristo delle 'promesse di Dio , cui egli
prega , adhuchè corrobori nello Spirito , e radichi nella carità gli Efesini
perchè pienamente comprendano i divini misterj.
ANNOTAZIONI
dei , chiamati come questi alla vita celeste , e siano com'essi membra del-
lo stesso corpo , di cui Cristo è il capo , e siano , non men che quelli ,
fatti partecipi delle promesse fatte ad Abramo , fatti partecipi dello Spi-
rito di promissione santo per Cristo Gesù mediante il Vangelo dalle stesse
genti abbracciato. Questo mistero riempiè di stupore tutta la nuova Chiesa
di Gerusalemine , allora quando per bocca di Pietro le fu manifestato , co-
me Dio con ispeciale rivelazione e con evidentissimi segni avea dimostra-
to , essere stata per Cristo aperta anche ai Gentili la via della penitenza
per giugnere alla salute . Vedi Atti XI. 18 .
Vers. . Del quale son'io stato fatto ministro per dono della grazia
di Dio ... conferita a me ec. Di questo Vangelo son io stato fatto mi-
nistro per liberale gratuito dono di Dio , da cui è stata comunicata a
me la virtù e la potestà de' miracoli in confermazione dello stesso Van-
gelo.
Vers: 8. A me menonissimo di tutti i santi ec. Non dice solamente
degli Apostoli , ma di tutti i santi , viene a dire di tutti i fedeli. La umil-
tà , con cui sente egli , e parla mai sempre della propria persona , è ugua•
le alla elevazione de' suoi sentimenti intorno alla sublimità del ministero
affidatogli da Cristo . Così egli è uno di coloro , de ' quali sta scritto in Isaia
LX. 22. Il minimo diventerà mille , e il pargoletto crescerà in popolo for.
tissimo : e così si avverò la parola del Signore : sii tu principe di cinque
o di dieci città : imperocchè di quante città e di quanti popoli divenne
pastore e capo quest ' uomo , che chiama se stesso il menomissimo tra tut
ti i Cristiani ?
Vers. 9. E di disvelare a tutti , quale sia la dispensazione del miste•
ro ec. E a me è stato dato di far conoscere a tutti gli uomini , come Dio
364 LET. DI S. PAOLO AGLI EFESINI
abbia voluto in questo tempo adempiere quel mistero ascoso per tutti i se ·
coli addietro nella mente del medesimo Dio , il quale creò tutte le co
se , ed ora le restaura , e siccome tutte le creò per mezzo del sue F
gliuolo ; così per lo stesso Figliuolo suo Gesù Cristo adesso le rinnovella.
Vers. 11. Onde adesso per mezzo della Chiesa sia conosciuta, dai prin-
cipati , ec. Quanto grande onore si è per la Chiesa cristiana , che nella
abbiano
formazione di lei e in tutto quello , che Dio fece , e fa per essa ,
i più sublimi beati spiriti discoperto nuovi tesori della infinita sapienza
di Dio ?
* Vers . 11. Secondo la determinazione eterna , che egli ne fece in Cristo
Gesù. Tutto ciò , che Dio ha fatto o ne' secoli precedenti per preparare
misti-
le vie a Cristo , o nel tempo presente per la edificazione del corpo
co del medesimo Cristo , tutto , dice l' Apostolo , era stato determinato
in Dio ab eterno per quella sapienza , per cui tutte queste cose sono sta
te adempite , viene a dire per Gesù Cristo Signor nostro.
Vers. 12. In cui abbiamo fiducia ed accesso , ec. In Cristo cui siamo
innestati , ed incorporati , abbiam fiducia per accostarci a Dio , e per in-
vocarlo come padre nostro, perchè padre di Cristo , sostenuti dalla fede ,
per cui lo riconosciamo come datoci dal Padre per nostro mediatore e
propiziatore e sola nostra salute.
Vers. 13. Per la qual cosa io vi chieggio , ec. E avendo noi tanta
ragione di confidare nella bontà di Dio , guardatevi , vi prego , o Efesini,
CA P. III. 365
meis pro vobis: quae est glo- diate d'animo per le tribola-
ria vestra . zioni , che io ho per voi : le
quali sono vostra gloria.
14. Huius rei gratia flecto 14. A questofine piego le
genua mea ad Patrem Domi- mie ginocchia dinanzi al Pa-
ni nostri Iesu Christi, dre del " Signor nostro Gesù
Cristo ,
Vers. 18. 19. Perchè possiate con tutti i santi comprendere , ec. Af.
fiuchè non solo intendiate con la mente , ma quel , che è più , stimar sap-
piate , e apprezzare con l'affetto del cuore la dignità , la grandezza , la
maestà , l'immensità del mistero della redenzione degli uomini , e conosce-
re ancora , quanto inconcepibile sia a mente umana e quanto tutti i
lumi dell' umano sapere oltrepassi l'immensa carità dimostrata da Cristo
verso di noi. L' Apostolo per dinotare in qualche modo l ' incomprensibili
tà del mistero della redenzione umana , alle tre dimensioni del corpo na
turale aggiunse la quarta , che è fuor di natura , facendolo non solo Jun-
ghissimo e larghissimo , e profondissimo , ma anche altissimo.
Affinchè di tutta la pienezza di Dio siate ripieni. Affinchè abbiate
una perfetta partecipazione di tutti i doni di Dio : in questa vita la pie-
nezza delle virtù , nell'altra la pienezza della beatitudine e della glo-
ria.
Vers. 20. 21. E a lui , che è potente ec . All' orazione aggiunge il ren-
dimento di grazie. Questi due versetti si ordinano , e spiegano in questa
guisa : gloria rendasi per tutti i secoli e per tutte le generazioni nella
Chiesa per Cristo Gesù a lui , che può fare per noi ogni cosa con soprab-
bondanza eccedente e le nostre preghiere e la stessa nostra intelligenza ;
a lui , che può , e sa fare per noi non solo tutto quello , che domandia-
mo ma quello ancora , che non sapremmo noi nè immaginare , nè deside-
CA P. " II . 567
CAPO IV.
Gli esorta alla unità dello spirito , dimostrando , come Cristo ha dato a chi
un dono , a chi l'altro , e ha istituiti nella sua Chiesa várj ordini per la
edificazione del suo mistico Corpo fino alla fine del mondo . Gli ammoni-
sce , chie spogliatisi del!' uomo vecchio , si rivestano del nuovo ,2 e dell'ano
e dell' altro ne spiega le parti ; e di più gli avverte , che rimanendo uniti
a questo corpo , si separino da coloro , i quali accecati nell'anima , seguono
sfreriatamente i desiderj della carne , e che ripudiati gli antichi costumi ab-
braccino i nuovi.
ANNOTAZIONI
ti prima del Vangelo , e sarà in tutti i santi sino alla fine del mondo, ed
hanno tutti lo stesso solo battesimo , viene a dire , siccome hanno una
stessa unica fede , cosi anche i medesimi esterni simboli della fede . Lo
stesso Dio è Dio e padre di tutti i fedeli adottati da lui in Cristo. Quan
te e quanto forti ragioni di unione e di fratellevole intensissimo
amore !
Che è sopra tutti e per tutte le cose e in tutti noi : Il greco può
tradursi : Che è sopra tutte le cose e per tutte le cose e in tutti voi :
frequentemente l' Apostolo quando gli occorre di nominare Dio , aggiugne
al nome di lui qualche elogio : qui adunque dice , che egli è sopra tut
te le cose , e per tutte si stende la immensa sua provvidenza , ed è special-
mente per grazia in tutti i credenti , i quali a lui sono uniti per Cristo.
Il Padre è principio e fonte della divinità , e perciò di lui dicesi che
è sopra tutte le cose : del Figliuolo , che è la sapienza del Padre , per cui
furon fatte tutte le cose , si dice , che egli è per tutte le cose : dello Spi-
rito santo , che egli abita ne'credenti mediante la carità.
Vers. 7. A ciascheduno di noi è stata data la grazia secondo la misu·
ra ec. A ciascheduno di noi quella grazia , che ha , è stata data da Cristo
secondo il beneplacito di lui , non secondo la distinzione de ' meriti 0
delle qualità personali , onde nissuno ha motivo o di insuperbirsi , o di
dolersi , o di portare invidia al fratello. Questa verità teude auch'essa a
conservare l'unità dello spirito nei fedeli . Vedi Rom. XII . 3. 6 .
Vers. 8. Per la qual cosa dice : asceso in alto ec. Cristo adunque co-
me mediatore nostro e capo della Chiesa , è la causa e l'unico auto.
re di tutte le grazie e dei doni distribuiti con differente misura a ' fedeli ;
lo che prova l'Apostolo con le parole del Salmo LXVII . 19 , dove il
Profeta dice di Cristo , che egli salendo al cielo coloro seco vi condusse ,
CA P. IV . 391
che erano tenuti in servitù dal comune nemico , da cui gli liberò , facen-
dogli suoi servi, e distribuì agli uomini i doni celesti . Le parole del Salmo
nella nostra volgata sono : Se' asceso in alto, hai presa prigioniera la schia-
vitù, hai ricevuto doni per gli uomini . Che in queste parole , come in tut-
to quel Salmo si parli dal Re profeta , del Messia , lo riconoscono e con-
fessano gli stessi Ebrei . Davidde adunque mirando con gli occhi della sua
profetica mente il trionfo di Cristo , il quale vincitore della morte e del
demonio ascende al trono della sua gloria alla destra del Padre , e nel trion-
fo del capo mirando ancora la glorificazione delle membra , con lui si
rallegra de ' grandi mirabili effetti , che seguir dovevano la sua vittoria ;
per la quale dovevano gli uomini essere sciolti dalle catene della duris
sima antica loro schiavitù per seguire liberi e vincitori il loro conqui-
statore ne' cieli a ricevere da lui il dono della gloria , al quale gli ha pre-
parati co' doni della sua grazia. Questi doni , Cristo in quanto uomo gli
ricevette da Dio , e gli ricevette per arricchirne il genere umano , con-
forme dice lo stesso Salmo; per la qual cosa con tutta ragione l' Aposto-
lo raccontando di Cristo quello , che a Cristo stesso disse il Profeta , ha
potuto in luogo di quelle parole : Hai ricevuti doni per gli uomini , sosti-
tuire queste altre : Ha dato doni agli uomini. S. Girolamo osserva , che
benissimo disse Paolo aver Cristo distribuito agli uomini que' doni , i quali
il Profeta dice , che Cristo ricevette per gli uomini , perchè d' una Cosa
futura parlava il Profeta ; l' Apostolo poi di cosa già fatta .
Vers. 9. Ma che è l'essere asceso , se non che prima anche discese ec,
Quello , che dice il Salmista , che Cristo ascese , porta di necessità , ch' egli
fosse disceso. Ma fin dove discese egli ? Fino alle infime parti della terra ,
risponde l'Apostolo , viene a dire fino all' inferno per consolare e libe-
rare i suoi santi. Si può anche dire : che Cristo discese alle infime parti
della terra , perchè dal seno del Padre calò nel sen della Vergine ad as-
sumervi la natura dell' uomo terrena e mortale.
È da notare però in primo luogo , che l' Apostolo nella discesa di
Cristo tutte comprende le umiliazioni e i patimenti , ai quali egli si sot-
topose per noi , come nell' ascensione tutto quello , che alla glorificazio
ne di Cristo si appartiene. Secondo , che in questo versetto si confutano
due diverse eresie , e di color , che dicevano , che Cristo non era prima
di Maria , e di quelli , che due figliuoli e due persone si figuravano in
lui , il figliuolo di Dio e il figliuolo dell' Uomo. L'istesso Cristo è quel
lo , che discese " e quello , che ascese. In quanto Dio discese , non con
372 LET. DI S. PAOLO AGLI EFESINI
verità non solo nelle parole , ma anche ne' fatti sempre conformi alle pa
role. Or questa verità vi insegna , che dovete spogliarvi dell' uomo vec-
chio , il quale accecato dallo spirito d'errore più reo e più corrotto di-
viene ogni giorno , seguendo le prave sue cupidità. Vedi Rom. VI . 6.
Vers. 23. Nello spirito della vostra mente. Spirito della mente val
qui lo stesso , che la mente dell ' uomo " la quale è spirituale , come nota
s. Agostino. Dice adunque l' Apostolo , che rinnovellar si debbono in quel-
la parte dell' uomo , dalla quale l'uomo tutto si regge e si governa.
Vers. 24. E vi rivestiate dell' uomo nuovo , creato secondo Dio ec.
Quest'uomo nuovo è Gesù Cristo , Rom . XIII . 14. Imperocchè , come os■
serva s. Girolamo , tutto è nuovo nell' uomo assunto dal nostro Salvatore :
nuova la maniera di nascere , nuova la dottrina , la vita , le virtù , e
finalmente la croce , la passione , la risurrezione , la salita al cielo. Que
sto è l'uomo creato veramente nella giustizia e nella santità della ve-
rità , perchè fu vero Dio , figliuolo di Dio vero ; e tutta la religione
e la giustizia di Dio in lui ebbe con verità il suo complemento . Per la
qual cosa chi imita la vita di lui , e le virtù ne ricopia in se stesso di
modo , che sia mansueto ed umile di cuore , e percosso non risponda , e
maledetto non renda maledizione ma vinca coll' umiltà la superbia , que,
9
sti dell' uomo nuovo rivestesi.
Vers. 25. Rigettata la menzogna , parli ec. Trai caratteri dell'uomo
vecchio, di cui debbe spogliarsi il cristiano , pone qui in primo luogo la
menzogna , come quel vizio , che è sommamente contrario alla vera giusti.
378 LET. DI S. PAOLO AGLI EFESINI
zia e al bene della società. Trai caratteri per conseguenza dell' uomo nuo ·
vo viene primieramente la sincerità e simplicità cristiana : siamo membri
di un medesimo corpo , or non si è udito giammai , che un membro del
corpo naturale offenda l'altro , ma tutti scambievolmente s'ajutano tra
di loro. Così debbono le membra del mistico Corpo di Cristo sostentarsi
le une le altre , e non offendersi con la falsità e con la doppiezza .
Vers. 26. 27. Se vi adirate , guardatevi dal peccare , non tramønti il
sole ec.Le prime parole sono prese dal Salmo IV . 4. Adiratevi , e non peccate:
la qual maniera di dire è simile a quella dell ' Ecclesiastico XXX. Piaggia
il figliuolo , e ti darà da pensare , scherza con lui , e ti darà de' dolori :
viene a dire , se piaggerai , se scherzerai. Dice adunque , che ove qual-
che movimento d'ira insorga dentro di noi , ci guardiamo dal secondarła ,
e dal prorompere in ingiurie , e dal mal fare , ma anzi procuriam di repri-
merla e deporla immediatamente. Imperocchè l'ira covata uel cuore par-
torisce l'odio e il desiderio della vendetta ; onde il demonio si rende
padrone dell' iracondo , e ad ogni più orribile attentato può trasportarlo.
Reprimasi adunque l'ira per chiudere al demonio l'ingresso nel nostro
cuore .
Vers. 28. Colui , che rubava , non rubi più : ma anzi lavori ec. Si può
domandare il perchè l' Apostolo ordini a colui , che ha rubato , di lavo-
che
rare, e non anche di restituire quel , che ha rubato ; ma si risponde ,
vietando il rubare , viene a ordinarsi il restituire , perchè chi non resti-
CA P. IV. ^ 379
29. Omnis sermo malus 29. Non esca dalla vo-
ex ore vestro non procedat : stra bocca alcun cattivo di-
sed si quis bonus ad aedi- scorso : ma tale , che buono
ficationem fidei , ut det gra- sia per l'edificazione dellafe-
tiam audientibus. de, onde dia grazia a quelli ,
che ascoltano.
3. Et nolite contristare 30. E non contristate lo
, el tradiditsemetipsum
Christus dilexitnos
Cap.V.v.2.
LET. DI S. PAOLO AGLI EFESINI 381
САРО V.
ANNOTAZIONI
grazie.
5. Hoc enim scitote intel- 5. Imperocchè voi siete
ligentes : quod omnis fornifi- intesi , come nissun fornica-
cator aut immundus aut a- tore o impudico o avaro ,
varus , quod est idolorum che vuol dire idolatra , sarà
servitus , non habet heredi- erede nel regno di Cristo e
tatem in regno Christi et di Dio.
Dei.
6. Nemo * vos seducat ina- 6. Niuno vi seduca con va-
nibus verbis : propter haec ne parole : imperocchè per
* Matt. 24. 4. · Marc. 13. 5.
-¡uc. 21. E. - 2.1/ess. 2. 3.
enim venit ira Dei in filios tali cose viene l'ira di Dio
diffidentiae. sopra i figliuoli contumaci :
7. Nolite ergo effici parti- 7. Non vogliute adunque
´cipes corum . aver società con essi.
8. Eratis enim aliquando 8. Conciossiachè una volta
tenebre : nunc autem lux eravate tenebre : ma adesso
in Domino. Ut filii lucis am-
luce nel Signore. Camminate
bulare :
da figliuoli della luce :
9. Fructus enim lucis est ´9. Or ilfrutto della luce
in omui bonitate et iustitia consiste in ogni specie di
et veritate ; bontà , nella giustizia e nel-
la verità:
10. Probantes , quid sit 10. Disaminando voi quel-
beneplacitum Deo : lo , che sia accetto al Signo
re :
ciascuna cosa , così nella luce di Dio , viene a dire sopra le regole di
verità iusegnate da Cristo Signore debbe disaminarsi la bontà o la reità
delle azioni umane per distinguere , quali siano quelle , che piacciono a
Dio .
Vers. 11. Non vogliate aver parte alle opere infruttuose delle tene-
bre , che anzi eò. Le opere delle tenebre nissun frutto recano se non la
morte . Rom. VI. 21. , Gal. VI. 8. A queste può aversi parte in molte ma-
niere , con la cooperazione , con l'ajuto , col consiglio , col consenso, con
la connivenza , tacendo , dissimulaudo. Or l' Apostolo e proibisce , che in
alcun modo a queste opere di morte partecipi l'uomo cristiano , e vuole
di più , che non tauto con le parole , quanto col proprio esempio e cou
i costumi totalmente contrarj si condannino da lui le stesse opere .
Vers. 12. Le cose , che da coloro si fanno ec . Parla l'Apostolo della
setta de' Simoniani e degli Gnostici maestri di ogni più abominevole im-
purità .
Vers. 13. Tutte le cose 9 che sono da riprovarsi , son messe in chiaro
dalla luce . Fate voi l'ufficio di veri figliuoli della luce , imperocchè è
proprio della luce , che per lei si discernono le opere delle tenebre . Sia
la vostra vita una tacita , ma efficace correzione de' pravi costumi dei
peccatori , porti ella nelle loro coscienze la luce per ravvisare la propria
iniquità e per cominciare ad abborrirla .
Tutto quello , che manifesta ( le cose ) è luce. La luce rivela e ma-
nifesta tutte le cose . Voi siete luce , rendete adunque con la luce della
CA P. V. 385
14. Propter quod dicit : 14. Per la qual cosa dice:
surge qui dormis , et exurge levati su tu , che dormi , e ri-
a mortuis , et illuminabit te suscita da morte , e Cristo ti
Christus .
illuminerà.
15. Videte itaque , fratres, 15. Badate adunque
quomodo caute ambuletis : * fratelli , di camminar cauta-
non quasi insipientes , mente : non da stolti,
* Col. 4. 5.
16. Sed ut sapientes : re- 16. Ma da prudentį : ri-
dimentes tempus : quoniam comperando il tempo : perchè
dies mali sunt .
i giorni sono cattivi.
#
17. Propterea nolite fie- 17. Per questo non siate
ti imprudentes : sed intelli- imprudenti : ma intelligenti
gentes , quae sit voluntas de voleri di Dio.
Dei.
* Rom. 12. 2. - i. Thess. 4. 3.
vostra buona vita manifesta agli empj la loro ingiustizia, affinchè ne ab-
bian vergogna ed errore , e si convertano , e luce anch'essi divengano
nel Signore .
Vers. 14. Levati su tu , che dormi, e risuscita ec. E s. Paolo e gli altri
Apostoli si servono delle autorità tolte dal vecchio testamento , non sem-
pre però riportandone le stesse precise parole , ma i sentimenti , e questi
stessi adattando al bisogno , come osservò s. Girolamo , ed è perciò tal
volta difficile di poter dire , da qual luogo de' sagri libri abbiano preso
questa o quella autorità , dapoichè simili pensieri in molti luoghi ritro-
vansi delle scritture . Veggasi Isaia IX. 2. , XXVI. 19. , LX. 1. 2. dove
non la parola , ma il senso è quasi l' istesso , che quello di questo luogo
dell' Apostolo. Dice egli adunque : o tu , che nel sonno dormi e nella morte
del peccato, levati su , risuscita , perchè Cristo stesso , luce vera , sole di
giustizia ti illuminerà con la sua grazia talmente , che con la stessa luce
tu possa illuminare degli altri , e far ad essi conoscere le tenebre , nelle
quali camminano.
Vers. 15. 16. 17. Badate . ... di camminar cautamente : ec. Servitevi
della luce ricevuta da Cristo per diportarvi in guisa , che a tutti diate edi
ficazione come saggi in Cristo , e non come imprudenti ed incauti siate d' in-
ciampo agli altri e particolarmente agl' infedeli , voi , che dovete essere
la luce di essi .
Tom. XXIV. 25
386 LET. DI S. PAOLO AGLI EFESINI
Vers. 30. Siamo membra del corpo di lui , della carne ec. Tutti noi
fedeli , quanti siamo , siam membri del mistico corpo di Cristo , siamo della
carne di lui e delle ossa di lui , perchè siamo di quella stessa natura ,
che egli assunse per noi . Oltre di questo senso proprio un altro ancora
spirituale e metaforico può darsi a queste parole , secondo il quale signi-
ficano la mistica spirituale unione , che noi abbiamo con Cristo per mezzo
della fede e dello Spirito santo diffuso ne' nostri cuori , della qual unione
il cristiano matrimonio è figura .
Vers. 31. Per questo l'uomo abbandonerà il padre , ec . Per le già dette
ragioni apparisce l' insolubilità del matrimonio stabilito sin dall' origine del
mondo , e l'indissolubilità della spirituale unione della Chiesa con Cristo.
Vers. 32. Questo sacramento è grande , io però parlo ec. L'unione in-
dissolubile dell' uomo e della donna è un sacramento grande , perchè rap-
presenta la stretta indissolubile unione di Cristo con la sua Chiesa . E sic-
come il marito abbandona per la moglie il padre e la madre , così il
Verbo di Dio lasciato il seno del Padre discese in terra per unirsi alla
Chiesa , per la quale abbandonò eziandio la sinagoga sua madre per ri-
maner unito a lei non solo nel tempo , ma anche nella eternità . Il matri-
monio di Adamo figurava questa congiunzione divina , e per questo dice
l'Apostolo , che le citate parole della Genesi sono state da lui riferite
ed applicate a Cristo ed alla Chiesa ; e l'unione di Cristo e della Chiesa
( unione significata e predetta in quelle parole ) è il modello e la forma
del matrimonio cristiano elevato da Cristo alla dignità di sacramento della
sua nuova legge .
CAP. V. 391
33. Verumtamen et vos 33. Per la qual cosa an- ,
singuli , unusquisque uxorem che ognun di voi ami la pro-
suam sicut seipsum diligat : pria moglie , come se stesso :
uxor autem timeat virum la moglie poi rispetti il ma-
suum . rito.
Vers. 33. Ognun di voi ami la propria moglie , come se stesso : la mo-
glie poi ec. Conclude il precedente ragionamento . Il marito ami la moglie,
come quella, che è una stessa cosa con lui, e un altro lui , e amando lei
ama se stesso ; la moglie renda al marito obbedienza e rispetto .
LET. DI S. PAOLO AGLI EFESINI
392
CAPO VI .
giusto.
2. Onora il padre tuo e
2. Honora * patrem tuum
et matrem tuam , quod est la madre tua , che è il primo
ANNOTAZIONI
Vers. 12. Non abbiam da lottare con la carne e col sangue , ma coi
principi , ec. Noi abbiam da combattere non coutro gli uomini di questo
mondo , ma contro i maligni spiriti , contro i principati e le potestà , le
quali hanno dominio sopra quest' aere tenebroso , dominio dato loro da
Dio in pena dell' uomo peccatore ; del quale dominio gli stessi spiriti mali
si servono o per tentar l'uomo o per nuocergli . Con questi abbiamo noi
da combattere , nemici ostinati e potenti , i quali e del mondo stesso e
degli uomini si servono come di strumenti per farci guerra .
Da qui l'Apostolo agli angeli cattivi i nomi de' gradi degli Angeli
buoni , e lo stesso fa I. Cor. XV. 24. , Colos . II. 15. , Rom. VIII . 39 .
Vers. 13. Nel giorno cattivo . Nel tempo della tentazione proveniente
da' nemici della fede , da' tiranni , dagli eretici , dal demonio . A questo
tempo debbe star sempre preparato il cristiano , perchè la vita cristiana
è una perpetua milizia .
Vers. 14. Cinti i vostri lombi con la verità , ec. Espone a parte a parte
tutta l'armatura dell ' uomo cristiano per la guerra spirituale. Gli dà adunque
in primo luogo il cingolo militare , o sia balteo , il quale stringendo i
fianchi , gli rinforza , e questo baltco la verità , viene a dire la rettitu-
596 LET, DI S. PAOLO AGLI EFESINI
20. Pro quo legatione fun- 20. Del quale sono amba-
gor in catena , ita ut in ipso sciadore io alla catena , af-
audeam , prout oportet me , finchè con fidanza io ne parli,
loqui. come si conviene .
21. Ut autem et vos scia- 21. Or affinchè voi pur
tis , quae circa me sunt, quid siate informati delle
agam : omnia vobis nota fa- mie , di quel , ch' io mi fac-
ciet Tychicus , carissimus cia , il tutto saravvi notificato
frater et fidelis minister in da Tichico carissimofratel-
Domino :
lo e ministrofedele nel Si-
gnore:
22. Quem misi ad vos in 22. Il quale ho spedito a
hoc ipsum , ut cognoscatis , voi a questo stesso fine , per-
quae circa nos sunt , et con- chè siate informati delle cose
soletur corda vestra . mie, ed egli consoli i vostri
cuor.
23. Pax fratribus et cari- 23. Pace a fratelli e ca-
tas cum fide , a Deo Patre rità e fede da Dio Padre e
et Domino Iesu Christo. dal Signor Gesù Cristo .
Vers. 20. Del quale sono ambasciadore io alla catena. Questo amba-
sciadore di Cristo incatenato ( Atti XXVIII. 20. ) non solo non arrossisce
delle sue catene , ma ne fa gloria , e non cessa in tale stato di intimare
gli ordini e le volontà del padrone , da cui è spedito , e combatte l'ido-
latria, e va distruggendo continuamente nella capitale del mondo il regno
del diavolo .
Vers. 21. Da Tichico carissimo fratello . Egli era dell ' Asia e forse
della stessa città di Efeso , ed era ministro della Chiesa , alla quale ser-
viva accompagnando e servendo Paolo . Atti XX . 4.
Vers. 22. Ed egli consoli i vostri cuori . Vi consoli col racconto dei
progressi del Vangelo , affinchè vedendo , come non sono sterili le mie
catene , prendiate animo , e non vi lasciate abbattere dalle tribolazioni ,
che io sopporto ·
Vers. 23. Pace a' fratelli e carità efede da Dio Padre e dal Signor
Gesù Cristo . In queste tre cose domanda pe' suoi figliuoli tutto quello,
CA P. VI . 399
che può mai desiderarsi per un cristiano . La pace e interiore con Dio ,
ed esteriore con gli uomini , e la fede animata dalla carità chiede egli per
essi da Dio autor d'ogni bene e da Cristo nostro mediatore , il quale
tutte queste cose ha a noi meritate con la sua morte .
Vers. 24. La grazia con tutti coloro ec. La grazia abbraccia tutti i
benefizj e favori divini riguardanti la salute dell' anima . Questa grazia
domanda Paolo per tutti coloro , i quali amano Gesù Cristo , e per lui
si conservano puri ed immacolati da ' vizj del secolo .
1
VARIE LEZIONI
VOLGATA GRECO
CAPO I. CAPO I.
Vers. 3. Essendo tra voi li- Vers. 3. Essendo tra voi livo-
vore e discordia . · re, dissensione e discordia .
- ―
Chi è ¿ dunque Paolo ? ... Chi è adunque Paolo ?
Ministri di colui , a cui avete ... se non ministri , per opera
creduto . de' quali avete creduto .
Tom. XXIV. 26
402
VOLGATA . GRECO .
VOLGA
OL TA . GRECO .
-
35. Ma per quello , che 35. Ma per quel , che è
è onesto , e che dia facoltà di onesto, e giova a star ben unito
servire ec. con Dio senza distrazione ec.
36. Non pecca, ove ella ec 36. Non pecca, si mari-
tino ec.
САРО Х. CAPO X.
VOLGATA . GRECO .
VOLGATA GRECO .
-
4. Non opera capriccio- 4. οὗ περπερεύεται . Voce
samente . tratta dal latino , in cui trovasi
perperam , perperus , ignota ai
Greci .
- 5. Non è ambiziosa . ― 5. Non è schizzinosa :
VOLGATA GRECO
•
Vers. 2. Ogni primo dì del- Vers. 2. κατὰ μίαν σαββάτων
la settimana .
-
5. Passerò per la Mace- 5. Passo per la Mace-
donia . donia : Ma nel verbo διερχομαι
il presente è talora usato anche
pel futuro , come si è notato al-
trove .
18. Distinguete ... quei - 18. ἐπιγινώσκετε τού , τοιούτους
che son tali . La voce ἐπιγινῶσκειν divenne pa-
rola ecclesiastica , e significava il
riconoscersi , che facevan l'un
l'altro i cristiani veri dagli ereti.
ci , e dagli infedeli. Così , quan-
do veniva il tempo di accostarsi
a ricever la comunione , il diaco-
no ad alta voce gridava : έπι
int
γιωσκετε άλληλους viene a dire , che
ognun badasse , che alla comu-
nione del 2 corpo di Cristo non si
accostasse alcun infedele o pro-
fano .
LETTERA SECONDA AI CORINTI
VOLGATA GR ECO
САРО 1. CAPO I.
CAPO II . CAPO II .
VOLGATA GRECO.
Vers . 13. Nel fine di quel- Vers. 13. eis Teλos : Molti pa-
la cosa . dri latini leggono , come il gre-
co ; onde si può argomentare ,
che per errore de ' copis ti si leg-
ga oggi faciem in vece di finem
nella volgata .
- 16. Sarà tolto il vela- -
16. Si toglie il velame .
me .
18. Come dallo Spirito -18. Come dal Signore ,
del Signore . Spirito .
CAPO V. CAPO V.
VOLGATA . GRECO.
САРО X. CAPO X.
1
Vers. 2. Con quella franchez- Vers. 2. Si potrebbe tradurre:
za , per la quale sono creduto colla
Con quella franchezza ,
ardito contro certuni ec. quale penso li agire (fo conto
di agire) arditamente contro
certuni cc.
Tom. XXIV. 27
410
VOLGATA . GRECO .
VOLGATA GRECO .
VOLGATA . GRECO .
LETTERA AIGALATI
VOLGATA. GRECO.
VOLGATA . GRECO.
Vers. 21. Non conseguirà ec. Vers. 21. Non sarà erede ec.
22 . 23. Carità , gaudio ec.
-22. Carità, gaudio , pace,
pazienza, dolcezza, benignità,
fede, mansuetudine , continen-
za.
CAPO VI.
CAPO VI .
VOLGATA. GRECO.
VOLGATA. GRECO.
CAPO I. CAPO I.
VOLGATA. GRECO.
VOLGATA. GRECO.
CAPO V. CAPO V.
0 1
1
INDICE
PRIMA LETTERA
DI PAOLO APOSTOLO
A QUEI DI CORINTO
DI PAOLO APOSTOLO
A QUEI DI CORINTO
LETTERA
DI PAOLO APOSTOLO
AI GALATI
LETTERA
DI PAOLO APOSTOLO
AGLI EFESINI