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Corso di cultura teologica A.A.

2023/24
Sacra Scrittura: Scritti Paolini – Lettera ai Galati
Docente: Nino Ciniello
Studente: Jorge Sanchez
Note di lettura di 50 pagine - AA.VV., "La giustificazione per fede oggi", Studi di teologia XXVII
(2015) N. 53 (Pag. 1-52)
La dottrina biblica della giustificazione per fede
Possiamo farci inizialmente due domande. Che spazio occupa la teologia di Paolo nella storia della
rivelazione? Alla prima domanda di Paolo non dà una risposta dubbia. Egli rivendica con convinzione
di avere comprensione del mistero di Cristo che era rimasto celato alle generazioni precedenti (Ef 3,4).
Tale convinzione viene da una rivelazione; rivelazione che Egli comunica agli altri apostoli e profeti
definendola fondamento della chiesa (Ef 2,20; 3,5).
Inoltre, la rivelazione di Lui ricevuta va al di là di quella degli altri apostoli, l’apostolo mandato ai
Gentili. A motivo di tale chiamata, a lui è stato dato l’evangelo per i Gentili. Egli ne parla definendolo “il
mio evangelo”, la specifica rivelazione che sostiene l’evangelizzazione del suo ministero con una
profonda comprensione del compimento di tutte le cose in Cristo Gesù (Rom 2,6; 16,25; 2Tm 2,8).
L’ampiezza della chiamata missionaria di Paolo non può essere scissa dalla profondità della sua
comprensione della salvezza in Cristo Gesù . Egli portò alle nazioni la buona notizia che avrebbero
potuto ricevere per fede, la già compiuta opera di Salvezza di Dio.
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L’intendimento di Paolo trova un fondamento profondo nell’AT. Non c’è alcun ridimensionamento
dell’infinita altezza e divina santità , neanche l’elevazione di una qualche pretesa umana agli occhi di
Colui che è Santo. A Israele viene raccontata la storia di Adamo ed Eva nel giardino per insegnare che la
speranza incomincia per iniziativa di Dio nella grazia. Adamo ed Eva avrebbero meritato una sentenza
di corte a causa della loro ribellione contro la parola di Dio, eppure non sono morti ai piedi dell’albero.
Dio ha sospeso il proprio giudizio per poter proclamare la sua promessa (Gen 3,15). Il parziale giudizio
che Dio pronunciò diede un nuovo ordine alla vita umana all’interno del contesto della morte.
Pagina 14 – L’iniziatica di Dio nella redenzione e nella rivelazione

Il tabernacolo simbolizza esattamente questo perdono del peccato che scorre dall’hesed e dall’emeth
del Signore. Il tabernacolo sarebbe stato costruito; Dio avrebbe dimorato simbolicamente nel mezzo
del suo popolo. Le cortine del tabernacolo avrebbero per così dire isolato del fuoco della promessa di
Dio. Ma al tempo stesso il tabernacolo rappresentava una via per andare alla presenza di Dio.
All’entrata della corte si trovava il grande altare bronzeo del sacrificio. Soltanto mediante lo
spargimento di sangue il popolo ostinato avrebbe potuto entrare nella presenza di Dio. Il sangue
segnava la morte degli animali sacrificali in luogo di quella del peccatore. Il sangue dell’altare, l’acqua
della vasca: Per andare al Signore era necessaria purificazione e tale purificazione era provveduta dalle
sue prescrizioni. Questo incidente, che si trova al centro dell’Esodo, ci mostra quanto il tabernacolo
fosse importante per l’adorazione di Israele. Mostra ancora una volta come il patto di Dio deve essere
affermato col sangue; il sangue che era sparso sull’altare e sul popolo che stava in piedi dinanzi al
Signore per aderire al patto (Es 24,6-8).
Pagina 20-21 – La religione del patto
Paolo non rimuove alcun elemento della promessa per sostituirlo con altri più congeniali al suo
vangelo. Egli piuttosto argomenta dall’unità e quindi dalla profondità delle promesse dell’AT. Attraverso
il seme di Abramo tutte le nazioni della terra saranno benedette e la benedizione che esse ricevono è la
stessa data ad Abramo. L’essenza della benedizione è che Dio stesso è lo scudo e la ricompensa di
Abramo (Gen 15,1). Il patto che Dio fece con Abramo promise la benedizione fondamentale di una
restaurata relazione tra Dio e l’umanità peccatrice. Abramo fu separato della nazione affinché potesse
essere per loro benedizione attraverso il seme della promessa. Per tale ragione, Paolo può parlare del
dono dello Spirito come l’adempimento della promessa fatta da Abramo (Gal 3,14).
Pagina 26 – La giustizia di Dio come promessa

Come insegna l’apostolo Paolo, la grazia e la fede procedono insieme (Rom 4,16). Se la misericordia di
Dio potesse essere guadagnata, come di Dio fosse in debito verso i santi, allora non sarebbe più
misericordia, la grazia non sarebbe più grazia e la fede non sarebbe più essenziale. La travolgente
testimonianza dell’AT della grazia salvifica di Dio porta con sé una parallela testimonianza della fede di
coloro che la ricevono. Entrambi i brani in Ebrei e in Romani associano la fede non soltanto a Dio ma
anche alla sua promessa. La fede dell’AT è lungimirante perché accompagna il dispiegarsi della storia
della redenzione. In ogni momento di quella storia, i credenti sono indirizzati verso cose migliori a
venire. Abramo che non aveva avuto figli, pellegrino nella terra promessa; l’esule Mosè, mandato a
liberare un popolo di schiavi; Davide, un fuorilegge unto che si nasconde nel deserto; tutti costoro
attendono che Dio adempia la propria parola.
Pagina 33 – La risposta alla devozione pattuale

La rivelazione della grazia salvifica di Dio in Cristo


La salvezza è la chiave dell’intero ministero di Gesù e dell’intero messaggio del regno. Il regno
promesso di Dio non è il suo sovrano dominio su ogni cosa; quello non deve venire, è sempre esistito. Il
regno di Dio che viene è nella sfera del suo potere di salvezza e descrive il suo trionfo sul potere del
peccato e di Satana. Quando Gesù caccia i demoni per il dito di Dio da evidenza di come il regno sia
presente. Dove è il re, lì si trova anche il regno; dove la sua potenza di salvezza opera, lì il regno è
rivelato. Matteo enfatizza l’insegnamento di Gesù sulla giustizia del regno. La buona novella è che il
regno deve venire; Gesù annuncia la giustizia del regno come benedizione:” Benedetti coloro che
hanno fame e sete della giustizia; perché saranno saziati” (Mc 5,3). Gli eredi del regno, coloro che
saranno saziati di giustizia, non sono coloro che confidano sulla loro personale giustizia. Al contrario,
Gesù dice che “Se la nostra giustizia non sorpasserà quella dei farisei e dei dottori della legge, non
entrerete certamente nel regno dei cieli” (Mc 5,20).
Pagina 38 – La venuta della salvezza in Gesù Cristo

Le parole di paolo devono essere intese nel quale furono scritte, ma rappresentano la verità apostolica
che è il fondamento della chiesa di tutti i tempi. Ci insegnano che il vangelo di Cristo è il vangelo della
giustizia di Dio; la stessa giustizia dalla quale testimoniano le scritture. Esse ci chiamano alla fede in
Cristo Gesù nel quale tale giustizia è trasferita a noi.
Pagina 43 – L’evangelo della salvezza in Cristo

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