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“La scultura raccontata da Rudolf Wittkower”: dall’antichità al Novecento.

L’autore del libro, Rudolf Wittkower, è uno storico dell’arte britannico, di origine tedesca, nato a Berlino il
22 giugno 1901, e morto a New York l’11 ottobre 1971. Studioso dell’arte e architettura rinascimentale e
barocca, fu una figura di spicco del Warburg Institute a Londra e poi propugnatore degli indirizzi di ricerca
warburghiani negli Stati Uniti. Completò la sua formazione a Roma come assistente e ricercatore presso la
Biblioteca Hertziana, studiando architettura e scultura italiana.
“La scultura raccontata da Rudolf Wittkower” fu pubblicato nel 1977 da sua moglie Margot Wittkower, e
riassume un ciclo di 12 lezioni che si svolsero nell’anno accademico 1970/1971 presso l’università di
Cambridge, infatti gli Elettori dell’università lo invitarono ad assumere l’incarico di “Slade Professor” per le
Belle Arti. Questo libro, condensato di passione e visione critica sull’arte della scultura, ci fa fare un viaggio
e ci immerge nella storia della tecnica scultorea, e dell’evoluzione dell’idea di scultura che gli uomini hanno
avuto nel tempo.
Partendo dalla scultura greca antica, Rudolf Wittkower ci parla e fa un’analisi degli strumenti e delle
tecniche, e le compara fino alla storia scultorea del ventesimo secolo.
L’autore ci coinvolge e ci fa entrare nei laboratori dei più importanti artisti, come Michelangelo, Vasari,
Cellini, Bernini; ci racconta vicende e dettagli sconosciuti in merito alle tecniche utilizzate negli anni. Il tema
del libro è duplice: da una parte studia il metodo di lavoro degli artisti, dall’altra intende scoprirne le idee e
le convinzioni che stanno alla base di quelle tecniche.
Il libro è diviso in 12 capitoli: il primo capitolo ci parla delle origini della scultura, trattando delle antiche
civiltà, come quella babilonese ed egizia, per arrivare ai “KOUROI” E “KORAI” (si tratta di sculture greche del
periodo arcaico), e ci fornisce una spiegazione per quanto riguarda il metodo del pantografo;
il secondo e il terzo capitolo ci fanno fare un enorme salto temporale fino al Medioevo, e ci parla delle
grandi cattedrali gotiche e tardo-gotiche che fiorirono in Francia, in Germania e in Italia;
il quarto capitolo ci parla dei metodi, delle annotazioni dei vari scultori durante il Rinascimento con la
presenza di Leon Battista Alberti, Leonardo e Michelangelo a cui è dedicato interamente il quinto capitolo.
Il sesto capitolo ci parla di Vasari, famoso storico dell’arte italiana e di Benvenuto Cellini, uno dei più
importanti artisti del Manierismo e, così, anche il settimo capitolo con la presenza del Giambologna (vero
nome non italianizzato è Jean de Boulogne): scultore fiammingo, attivo in particolare a Firenze. L’ottavo
capitolo è dedicato interamente al Bernini e alle sue opere. Il nono, invece, parla dei due massimi esponenti
della scultura francese: Pigalle e Bouchardon.
Il decimo capitolo si sofferma su Falconet (scultore francese), Winckelmann (storico dell’arte e archeologo
tedesco), Schadow (scultore tedesco ) e infine parla del Canova (scultore e pittore italiano, ritenuto il
massimo esponente del Neoclassicismo in scultura).
L’undicesimo e il dodicesimo capitolo ci riassumono la scultura esattamente del diciannovesimo e
ventesimo secolo, fino ad arrivare a Moore, Arp e tanti altri; infine, completa il libro con la bibliografia,
l’elenco delle illustrazioni e l’indice analitico.
*Personalmente, mi è molto piaciuto e lo considero un volume scorrevole e leggero, poiché affronta la
scultura in modo non canonico e didascalico.
L’autore ci accompagna in questo viaggio anche con moltissime illustrazioni di opere e aneddoti che erano a
me sconosciuti e che mi hanno fatto riflettere e capire cosa c’è dietro quell’opera che vediamo perfetta in
tutte le sue vedute nel museo ,infatti ad esempio non sapevo che Bernini, lavorando all’altare della cattedra
in san Pietro aveva posto a ridosso della parete di fondo dell’aula da riempire, dei modelli scala 1:1, delle
figure che avrebbero poi costituito il complesso scultoreo, e si rese conto che le misure previste per le
sculture erano troppo esigue.*
Concludo con una citazione dello stesso autore, il quale afferma: “Studiando i metodi di lavoro degli
scultori, intendo scoprire le idee e le convinzioni artistiche.”, e il suo augurio è quello che ogni lettore
affronti, con occhi e mente aperta, il vasto panorama degli eventi artistici.

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