Sei sulla pagina 1di 21

La Torino dell’industria culturale (1945-1968)

Tra la fine della seconda guerra mondiale e il Sessantotto, unanimemente considerati come l’apertura del nuovo fronte
Torino sembra ritrovare il ruolo di capitale perduto poco me- che anticipa la contestazione del 1968».
no di un secolo prima. La città è uno dei vertici, con Milano e Panzieri era già arrivato a Torino, e all’Einaudi, quando
Genova, del triangolo industriale, ma qui le dimensioni ecce- Italo Calvino – che diventerà un suo importante interlocutore
zionali della Fiat – la più grande industria italiana – magnifi- in casa editrice – dichiara in un’intervista di non credere che
cano, rendendole più sensibili ed esplosive, le dinamiche socia- la città possa assumere nuovamente un ruolo di avanguardia
li che a partire dagli anni cinquanta accompagnano il “miraco- politica: «Oggi non ci si aspetta più che da Torino come Tori-
lo economico”. Ai numeri si sposa la dimensione simbolica: la no venga fuori qualcosa di nuovo. […] Fino a qualche anno fa
Fiat produce automobili, bene-emblema dei nuovi consumi e c’era la presenza d’un forte movimento operaio a dare ancora
delle mutazioni radicali che essi introducono nella comunità. a Torino una tensione drammatica, da campo di battaglia. Ora
Torino è in questi anni anche uno dei luoghi dove si elabora la anche in quel settore pare sicuro che fatti decisivi potranno av-
memoria dell’antifascismo e della Resistenza, soprattutto gra- venire solo altrove». Eppure, appena qualche mese prima di
zie ai centri di archivio e ricerca fondati dagli ex militanti del quest’intervista uscita sul quotidiano «Il Giorno» il 18 agosto
disciolto Partito d’azione. Con le radici saldamente affondate 1959, qualcosa di nuovo e decisivo sul fronte delle lotte ope-
in questo humus politico e culturale, la casa editrice Einaudi raie era accaduto proprio nel capoluogo piemontese: in mag-
allarga in questi decenni una ragnatela di collaborazioni che gio, studenti universitari erano scesi in piazza e si erano fatti
giunge a coprire buona parte della migliore produzione intel- arrestare insieme a metalmeccanici in sciopero; e tra loro non
lettuale italiana. Negli anni sessanta, infine, Torino diventa c’erano solo giovani socialisti e comunisti, ma anche cattolici.
una delle capitali internazionali del mercato dell’arte. Non dovrebbe stupire troppo che Calvino non si accorges-
Eppure, le testimonianze di alcuni protagonisti di questa se di questa novità: lo sguardo soggettivo ritaglia figure in-
stagione disegnano un quadro differente: meno dinamico, e più complete della vita di una città, tanto più in una Torino «fat-
provinciale. Nel 1947, Cesare Pavese, scrittore e dirigente del- ta di distanze, di ambienti separati», come Calvino stesso la
l’Einaudi, traccia per Fabrizio Onofri, funzionario del Pci, descrive. «Ho sempre trovato sorprendente – testimonierà il
una sintesi del panorama culturale subalpino: «Torino è la città gallerista Pier Luigi Pero in un’intervista del 1993 – come a
meno agitata da movimenti, organizzazioni e riviste. Del Pie- Torino ci fosse scarsissima comunicazione fra il mondo del-
monte, meglio non parlare. Io conosco qualche persona, non l’editoria e quello dell’arte». Gli studi degli artisti domine-
altro». La lettera è datata 9 settembre 1947; esattamente tren- ranno invece la memoria di Edoardo Sanguineti, un intellet-
t’anni dopo, Bobbio chiuderà con il suicidio dello scrittore il tuale che è infatti estraneo alla cerchia einaudiana: «il ricor-
suo racconto di Trent’anni di storia della cultura a Torino (1920- do che ho di Torino […] è una città di pittori, più che di let-
1950): «Poi comincia una storia diversa, in una città che do- terati […]. I letterati vivevano fondamentalmente, almeno
po gli entusiasmi per la libertà ritrovata si ripiega su se stes- quelli che hanno lasciato le tracce più significative, intorno al-
sa, ed è troppo intenta a curare le proprie ferite per riprende- l’Einaudi: era però un ambiente molto rinchiuso su se stesso,
re il ruolo di centro di formazione e d’irradiazione del movi- si ritrovavano alle loro riunioni ma, al di fuori della loro cer-
mento più avanzato d’Italia, che aveva assunto imperiosamen- chia, la città non sentiva molto la loro presenza».
te nel primo dopoguerra». Nel testo di Bobbio, un giudizio co- Entro un tale sistema di universi intellettuali contigui ma
sì impietoso sembra escludere solo la rivista fondata da un ex incomunicanti, la geografia reale perde importanza: Ivrea – la
dirigente del Psi giunto a Torino da Roma: «Nonostante tut- piccola capitale di Adriano Olivetti – è un satellite di Milano,
to sarà ancora a Torino che, se pur molti anni più tardi, al di da cui pure la separa il doppio dei chilometri rispetto a Torino.
fuori dei limiti di questa storia, si formerà il primo gruppo ri- Nel capoluogo lombardo hanno sede molti uffici dell’azienda,
voluzionario della nuova sinistra, il gruppo che attorno a Ra- tra i quali la rivista e le Edizioni di Comunità dirette da Renzo
niero Panzieri […] darà vita nel 1961 ai “Quaderni rossi”, Zorzi e l’ufficio studi guidato dal 1956 da Franco Momiglia-
Figura 1. Einaudiani a Torino (1945-68). Lungo la linea del tempo sono collocati i dirigenti, i redattori e i consulenti di casa Einaudi. La li-
nea grigio-scura indica la loro presenza a Torino, quella grigio-chiara un’assenza – spesso dovuta all’impegno continuativo in altre sedi della
casa editrice – cui però corrisponde il pieno inserimento nei processi decisionali, anche senza assunzione in qualità di redattori.
La Torino dell’industria culturale (1945-1968) 851

no, che con la moglie Luciana Nissim, Franco Ferrarotti e Lu- si può riassumere con la frase di una lettera di Bobbio: «fare
ciano Gallino è uno dei pochi torinesi reclutati da Olivetti. Mi- della Casa editrice la Casa che pubblica tutti i libri che han-
lano finisce per assorbire molte innovazioni torinesi, come fa- no una certa importanza». E davvero l’Einaudi degli anni cin-
rebbe una stella dotata di massa maggiore: benché la televi- quanta e sessanta riesce a selezionare gran parte dei libri fon-
sione italiana nasca tecnicamente a Torino, i programmi tele- damentali del secondo dopoguerra, grazie a un’accumulazio-
visivi si fanno a Milano, dove si svolge anche il corso di for- ne progressiva di autorevolezza che non proviene soltanto dal-
mazione per professionisti televisivi riservato ai vincitori del le competenze dei suoi collaboratori. Nel 1945 Einaudi de-
concorso voluto da Filiberto Guala. Tra i «corsari», da Tori- tiene un capitale simbolico di enorme valore in quel momen-
no provengono Umberto Eco, Furio Colombo, Gianni Vatti- to di storia civile: l’antifascismo che contraddistingue il grup-
mo e Folco Portinari; solo i due ultimi faranno ritorno alla se- po torinese raccolto intorno alla casa editrice fin dalla sua fon-
de Rai torinese, che produce programmi culturali e per ragaz- dazione nel 1933. Nei dodici anni successivi, l’Einaudi aveva
zi. Anche le vicende del cinema testimoniano la posizione pe- più volte attratto la non benevola attenzione del regime; era
riferica di una città che all’inizio del secolo era stata all’avan- poi riemersa dalla guerra priva di uno dei suoi fondatori, Leo-
guardia nella nuova arte: dopo la creazione, a Roma, di Cine- ne Ginzburg, e del più importante contatto romano, Giaime
città (1937), a Torino restano pochi studios di scarsa impor- Pintor, caduti entrambi durante la lotta di liberazione, alla
tanza. A Roma si fa il cinema, a Torino rimangono i cimeli del quale avevano partecipato in misura diversa redattori, consu-
passato: Maria Adriana Prolo comincia presto a collezionarli, lenti, autori, e molti tra gli assunti degli anni successivi.
gettando le basi del Museo del Cinema. Dopo la guerra, questa eredità antifascista si declina poli-
Subito dopo la guerra, oscilla tra Milano e Roma anche la ticamente in due direzioni. Da un lato, l’Einaudi diventa uno
condirezione dell’impresa che più di ogni altra fa della Torino dei luoghi in cui l’azionismo sconfitto tiene viva la sua eredi-
di questi anni una capitale culturale: la casa editrice Einaudi. tà, con la presenza di Bobbio, Massimo Mila e Franco Ventu-
Nel luglio del 1945 partono per la sede romana sia l’archivio ri; dall’altro, molti einaudiani – a partire dall’editore – trava-
editoriale sia Cesare Pavese, che rimane nella capitale per un sano gli ideali dell’antifascismo clandestino nella militanza co-
anno; in questo periodo Giulio Einaudi investe molto anche munista. Si iscrivono al Pci Felice Balbo, Natalia Ginzburg e
sulla sede di Milano, creata dopo la guerra intorno a Elio Vitto- Pavese; qualche anno più tardi, partecipano alle riunioni del-
rini e alla sua rivista «Il Politecnico». Tra 1945 e 1946 a Roma la cellula einaudiana del Pci (intitolata a Pintor) anche Calvi-
sembra stabilirsi con Pavese la direzione editoriale, a Milano si no, Giulio Bollati, Ubaldo Scassellati e Paolo Boringhieri.
pensa di collocare quella amministrativa e commerciale, lascian- Molti einaudiani sono dunque comunisti, eppure l’Einaudi non
do a Torino soltanto quella tecnica. Di fatto, l’esperimento del- diventa cosa del partito; e proprio in virtù di questo delicato
la casa a tre teste viene meno nel giro di un anno. Giulio Einaudi equilibrio Palmiro Togliatti sceglie Einaudi per pubblicare
ha infine scelto Torino, la città dove la casa editrice dispone le opere di Antonio Gramsci, operazione fondamentale per le
di solide radici, che non affondano unicamente in una rete di aspirazioni del Pci all’egemonia culturale. Con il marchio Ei-
amicizie rinsaldate dall’esperienza antifascista; intorno, e alle naudi, Gramsci diventa un monumento per l’intera nazione,
spalle, esiste a Torino una ricca tradizione editoriale, dal carattere non per i comunisti soltanto. Nell’immediato dopoguerra, del-
diverso e in parte complementare rispetto a quella milanese. le relazioni tra Einaudi e il Pci si occupa soprattutto la sede
Il grande sviluppo dell’editoria torinese risale alla secon- romana della casa editrice, dove operano uomini destinati a
da metà dell’Ottocento, e a quel primato nella pedagogia na- diventare politici di spicco (Antonio Giolitti e Franco Roda-
zionale che la cultura cittadina difende con orgoglio pur dopo no) o responsabili della politica culturale comunista (Carlo Sa-
aver perso lo status di capitale. Ancora negli anni cinquanta e linari, Mario Alicata e Carlo Muscetta); la massima vicinanza
sessanta del Novecento, la metà dei libri di scuola italiani ven- dell’editore al partito si avverte in tre riviste dalla vita breve:
gono stampati a Torino da Paravia, Loescher, Petrini e Lat- «Risorgimento» (1945), «La cultura sovietica» (1945) e «So-
tes, mentre Giappichelli, Rosenberg & Sellier, Taylor copro- cietà» (1945-46 e 1953-56).
no il settore universitario; la Utet, specializzata nella produ- Nata nel 1945, anche la sede milanese di Einaudi deve af-
zione di “grandi opere”, è il secondo colosso editoriale italia- frontare immediatamente il problema del rapporto politica-
no. L’editoria torinese domina anche il settore religioso, con cultura, tema centrale e ragion d’essere del «Politecnico» (1945-
la Sei dei salesiani, la Saie dei Paolini, con Marietti (unica ca- 1947). Dopo il fallimento economico e la sconfitta politico-
sa editrice italiana autorizzata dal Vaticano a stampare libri culturale della sua rivista, Vittorini rimane la figura centrale
liturgici) e Borla; Sei e Marietti sono anche editori scolastici. della sede di Milano, dalla quale dirige la collana di narrativa
Nel 1960 fa ritorno a Torino anche la Claudiana dei valdesi. sperimentale «I gettoni» (1951-58) e progetta la rivista «Il me-
In questo panorama editoriale dominato dai settori scola- nabò di letteratura» (1959-67). Dall’esperienza del «Politec-
stico e religioso, alcune esperienze più o meno recenti costi- nico» viene alla casa editrice la grafica innovativa di Albe Stei-
tuiscono un abbozzo della fisionomia culturale di Einaudi: ner, che disegna le copertine dei «Gettoni»; ma a occuparsi
l’impresa di Piero Gobetti negli anni venti, quella di Carlo della creazione e supervisione della grafica Einaudi è soprat-
Frassinelli negli anni trenta. Il progetto culturale einaudiano tutto Bruno Munari, in collaborazione con il direttore tecni-
Figura 2. I consulenti dell’Einaudi nel 1949.

co Oreste Molina. Munari percorre regolarmente la tratta Mi- vi di Torino» e la sua casa «una specie di Einaudi Editore an-
lano-Torino, come anche il direttore della rete commerciale, teguerra». Probabilmente Pavese confondeva qui la De Silva
Roberto Cerati, responsabile ultimo – con l’editore – della de- – che prima della guerra non esisteva – con la Frassinelli, di
cisione finale sulla pubblicazione di un libro. cui Antonicelli era stato direttore editoriale e per la quale ave-
In tutta Italia i primi anni del dopoguerra si affollano di va creato nel 1932 la collana «Biblioteca Europea», cui aveva-
riviste, case editrici, giornali che non sopravvivono alla fine no collaborato come traduttori lo stesso Pavese e Leone Ginz-
del clima che li aveva generati. La Torino postbellica non co- burg. Abbandonato Frassinelli, Antonicelli dà vita alla De Sil-
nosce il proliferare di editori effimeri che caratterizza altre va, che però già nel 1948 si trova in cattive acque e l’anno suc-
città; unica eccezione di rilievo è la De Silva di Franco Anto- cessivo viene ceduta a La Nuova Italia, con sede a Firenze; ha
nicelli. Nella lettera a Onofri del settembre 1947, Pavese de- fatto in tempo, però, a pubblicare la prima edizione di Se que-
finiva Antonicelli «uno dei tipi culturalmente più significati- sto è un uomo di Primo Levi.
La Torino dell’industria culturale (1945-1968) 853

Antonicelli diventerà in seguito collaboratore della «Stam- do canzoni contadine e operaie, politiche e di protesta. Libe-
pa» e consulente dei programmi culturali Rai. La sua polie- rovici si serve di tale lavoro di ricerca nelle sue collaborazio-
dricità ne fa un personaggio-chiave del mondo culturale tori- ni teatrali, come quando cura il ricco apparato di canzoni re-
nese: Calvino ne ricorderà la «capacità di saper promuovere sistenziali della pièce di Antonicelli Festa grande di Aprile
incontri e scambi fra le persone, di saper creare intorno a sé (1965). Questa grande rappresentazione per quadri della sto-
una rete di amicizie, di socievolezza», soprattutto attraverso ria d’Italia tra l’omicidio Matteotti e la Liberazione non pia-
l’Unione Culturale. Fondata nel luglio 1945, l’Unione passa ap- ce a tutti («De Amicis che ha indossato per traverso la vesta-
punto, il 12 ottobre 1946, sotto la presidenza di Antonicelli, glia di Brecht», commenta nel suo diario un ex dirigente par-
che fa della sua sede a palazzo Carignano un punto d’incon- tigiano, Giorgio Agosti), ma è certo la più singolare tra le mol-
tro cruciale nella geografia della cultura torinese. Nel corso te iniziative per trasmettere la memoria della Resistenza da
dei decenni l’Unione ospita spettacoli teatrali, mostre, con- parte di Antonicelli, che è uno degli oratori più applauditi al-
certi; ma la forma privilegiata di contatto fra intellettuali e le celebrazioni degli anniversari della Liberazione, ed è per
pubblico rimane la conferenza, come dimostra il contempo- anni l’unico autore Rai a commemorare il 25 aprile alla radio.
raneo successo dei Venerdì Letterari al Teatro Carignano. Con questo assiduo lavoro, è come se Antonicelli non smet-
È all’Unione che si presentano a un pubblico più vasto ini- tesse mai del tutto i panni di presidente del Cln; è d’altronde
ziative culturali nate in un contesto privato e che diventeran- in continuità con quella carica che gli vengono attribuite la
no poi rilevanti a livello nazionale. Nel 1947 si svolge a pa- presidenza dell’Istituto storico della Resistenza in Piemonte
lazzo Carignano un ciclo di Otto lezioni sui fondamenti della (Isrp, 1947), della Consulta della Resistenza (1959) e della
scienza a cura del Centro di studi metodologici: agli interven- stessa Unione Culturale, nata in un’atmosfera e con intenti ti-
ti dei matematici Eugenio Frola e Piero Buzano, del fisico En- picamente “ciellenisti”.
rico Persico e del genetista Adriano Buzzati Traverso si af- Quando nel 1946 comincia il suo lavoro all’Unione Cultu-
fiancano quelli dei filosofi Nicola Abbagnano e Ludovico Gey- rale, Antonicelli ha da poco lasciato la direzione di «L’Opi-
monat. Il Centro era nato un paio d’anni prima intorno a que- nione», uno dei cinque quotidiani di cui gli Alleati autorizza-
st’ultimo, che con la sua doppia formazione – filosofica e ma- no l’uscita dopo la Liberazione. Il giornale cessa le pubblica-
tematica – poteva fungere da tramite tra umanisti e scienzia- zioni già nel ’46 insieme al quotidiano più radicato negli am-
ti. Il Centro di studi metodologici prosegue l’attività fino al bienti culturali torinesi, l’azionista «Giustizia e Libertà». Do-
1979, contribuendo a diffondere in Italia la logica, l’episte- po la chiusura di quest’ultimo, molte sue firme collaborano al-
mologia e la storia della scienza: così erodendo l’egemonia cro- l’edizione torinese de «l’Unità» finché anche questa non vie-
ciana in parallelo con il progetto neoilluminista di Abbagna- ne chiusa, nel 1957. La soppressione dell’edizione subalpina
no e Bobbio, anch’egli membro del Centro dal 1948. dell’organo comunista si deve principalmente a motivi finanzia-
La sera del 3 maggio 1958, l’Unione Culturale è il teatro ri, ma ancor prima della chiusura – a cavallo tra 1956 e 1957 –
di un diverso debutto: Fausto Amodei, Giorgio De Maria, quattro giornalisti si dimettono, e se il giornale fosse soprav-
Emilio Jona, Sergio Liberovici e Michele Straniero – i fonda- vissuto più a lungo anche la terza pagina sarebbe uscita de-
tori del gruppo Cantacronache – gettano il seme della canzo- pauperata dalla crisi che il 1956 fa divampare nel mondo co-
ne d’autore italiana. Non si tratta di un esordio assoluto: le pri- munista. La cronologia dell’«anno indimenticabile» è un cre-
me canzoni erano state scritte verso la fine dell’anno preceden- scendo di tensioni internazionali che riverberano sul Pci: il
te ed eseguite nelle case di Einaudi, Antonicelli, Mila; una rapporto sui crimini di Stalin letto dal segretario Chru∫™ëv al
canzone scritta da Calvino e musicata da Liberovici, Dove vo- XX Congresso del Pcus fa balenare la speranza di conciliare
la l’avvoltoio?, era stata diffusa dagli altoparlanti durante il «socialismo reale» e democrazia, presto naufragata nella re-
corteo del Primo Maggio 1958. «Componemmo versi, musi- pressione sovietica delle rivolte polacca e ungherese. A parti-
che e canzoni | con l’intento, per quei tempi un po’ blasfemo | re dal 1957 molti intellettuali lasciano il Pci; l’abbandono più
di dar voce a personaggi e situazioni | mai di casa alle serate di clamoroso è quello di Antonio Giolitti, uno dei “senatori” di
Sanremo», ricorderà Amodei quarant’anni dopo. «Evadere Einaudi, seguito da Muscetta, Calvino, Bollati, Boringhieri e
dall’evasione» è il motto cui si ispira il gruppo, che intende dal segretario editoriale Luciano Foà, il successore di Pavese.
creare una canzone leggera che non parli solo d’amore, ma an- Di riflesso, a cavallo tra anni cinquanta e sessanta la sede
che della vita quotidiana, delle lotte politiche, della Resisten- romana di Einaudi perde il suo ruolo di interfaccia privilegia-
za. Al gruppo, cui si unisce nel 1960 la cantante Margot Galan- ta con la politica. Nel 1958 – dopo mesi di tentennamenti –
te Garrone, collaborano come parolieri insieme a Calvino altri Muscetta lascia la casa editrice passando a Feltrinelli, così co-
intellettuali torinesi o spesso di passaggio a Torino: Giovan- me altri due consulenti di lunga data, Geymonat ed Ernesto
ni Arpino, Antonicelli, Eco, Franco Fortini, Augusto Monti, de Martino, anch’essi comunisti. A provocare defezioni non
Portinari, Gianni Rodari, Saverio Vertone. sono soltanto le conseguenze politiche dei «fatti del ’56», ma
Dopo il 1962 il gruppo di Cantacronache si disperde; Libe- anche quelle della prima grave crisi finanziaria dell’Einaudi,
rovici, Straniero, Amodei e Jona continuano peraltro a occu- risolta nel 1957 con un accordo che autorizza la Mondadori a
parsi di canto popolare raccogliendo, incidendo e pubblican- commercializzare temporaneamente parte del catalogo einau-
854 L’età del benessere

diano in edizione economica, e con la vendita delle Edizioni vetti, il lavoro di Danilo Dolci in Sicilia, le ricerche di Man-
Scientifiche (Ese) a Paolo Boringhieri. Nasce così la nuova ca- lio Rossi Doria a Portici, la scuola per assistenti sociali Cepas
sa editrice Boringhieri. di Roma, l’attività di cattolici di sinistra come Scassellati al-
Pur avendo lasciato il Pci, Boringhieri pubblica negli anni l’Ina-Case. Tali progetti avevano in comune il punto di par-
sessanta la «Rivista trimestrale» fondata a Roma da Claudio tenza (lo studio delle realtà più arretrate del paese), l’obietti-
Napoleoni e Franco Rodano, con il quale aveva condiviso la vo (creare le condizioni per un approdo equo e lineare alla mo-
militanza nel Movimento dei lavoratori cristiani (poi Sinistra dernità), spesso anche gli uomini e i finanziamenti. Bilanciate
cristiana). Questo gruppo di cattolici comunisti aveva avuto fra ricerca sociale e interventi sul campo, queste pratiche comu-
un ruolo di rilievo nella Resistenza; a Torino raccoglieva per- nitarie sono travolte dal boom economico, il quale – svuotan-
sonalità importanti (Ettore Passerin d’Entrèves, Augusto Del do il Sud e le campagne – cancella le realtà sociali da cui esse
Noce, i biologi Giacomo Mottura e Renato Dulbecco), tra cui avevano preso le mosse. Sono varie, peraltro, le vie della dia-
la figura più influente – con Pavese – nell’Einaudi del dopo- spora. L’itinerario di Scassellati, che nel 1966 assume la dire-
guerra: il filosofo Felice Balbo. Alla fine degli anni quaranta, zione della Fondazione Agnelli, è esemplare dell’integrazione
la scomunica di Pio XII contro gli iscritti al Pci aveva reso dif- con il mondo industriale. Ma Torino vale pure da approdo per
ficile conciliare fede cattolica e comunista; Rodano era stato un’altra via della diaspora, che porta sempre verso il Nord e
l’unico del gruppo a non dimettersi dal partito nel 1951. Bal- l’industria, ma a fianco della classe operaia invece che del ca-
bo si era intanto trasferito a Roma, dove continua a collabora- pitale: è la strada che prendono i giovani radunati intorno a
re con Einaudi fino al 1956; traslocano nella capitale anche due Panzieri e ai suoi «Quaderni rossi».
dei redattori che gli erano stati più vicini, Natalia Ginzburg e Nei «Quaderni» confluiscono, all’inizio degli anni sessan-
Scassellati, licenziato nel 1951. Il consiglio editoriale del 23-24 ta, due significative vicende di progettazione politica del de-
maggio 1951 – il primo dopo la morte di Pavese, l’ultimo alla cennio precedente: il declinante comunitarismo, che a Torino
presenza di Balbo – segna uno spartiacque per l’Einaudi, che aveva radici anche religiose nella Sinistra cristiana, nel catto-
nel decennio successivo si incardina sui nuovi redattori assun- licesimo dissidente del gruppo Mounier, nel centro valdese di
ti nel dopoguerra: da Calvino a Boringhieri, dai “normalisti” Agape; le forze della sinistra storica e del sindacato. Da que-
Bollati e Ponchiroli ai milanesi Solmi e Foà. ste esperienze provengono i redattori della rivista – Vittorio
In quel 1951, il dopoguerra non si conclude soltanto in ca- Rieser, Giovanni Mottura, Emilio Soave, Romolo Gobbi –
sa Einaudi. Alle elezioni del 10 giugno l’alleanza frontista che già interpellati da Giovanni Carocci per raccogliere il materia-
aveva governato Torino dal 1945 viene sconfitta dalla Dc. An- le di una Inchiesta alla Fiat uscita nel 1958 su «Nuovi Argo-
che a livello sindacale la prima metà degli anni cinquanta coin- menti». Anche il primo numero dei «QR» (1961) pubblica
cide con una serie di sconfitte per la Cgil, che solo nella secon- un’indagine sulla fabbrica-simbolo del miracolo italiano, cui
da metà del decennio esce dal suo isolamento. Nel 1957 sinda- collabora anche il sociologo cremonese Danilo Montaldi: at-
cati ed enti territoriali danno vita all’Ires, un istituto di ricerca traverso Panzieri il gruppo torinese era infatti entrato in con-
incaricato di analizzare le trasformazioni prodotte dal boom tatto con gli altri nuclei del nuovo operaismo attivi a Cremo-
economico, cui si affiancano nel decennio successivo le Fonda- na, Milano, Padova e Roma.
zioni Einaudi e Agnelli. Quest’ultima costituisce il primo inter- È questo il preludio a una rottura con la Cgil che spacca
vento organizzato della Fiat nella vita culturale di Torino; è uno anche la redazione di «QR». Con Panzieri restano Rieser,
dei molti segnali che marcano la distanza tra la gestione dell’a- Mottura e Lanzardo, la “corrente sociologica” della rivista:
zienda – e dei suoi rapporti con la città – di Gianni Agnelli ri- «QR», infatti, rappresenta solo la parte emersa di un iceberg
spetto allo stile di Vittorio Valletta, che ne era stato presiden- di seminari, inchieste e ricerche cui partecipano anche olivet-
te dal 1946 al 1966. L’Ires si avvale del contributo degli uffi- tiani come Momigliano e Gallino. È di Panzieri l’idea di un’in-
ci studi delle grandi industrie, e in particolare di quello Oli- dagine su L’immigrazione meridionale a Torino affidata a un
vetti diretto da Franco Momigliano. Tra i collaboratori di Adria- ex collaboratore di Dolci, Goffredo Fofi. Nel 1963 la discus-
no Olivetti troviamo anche due dei primi docenti universitari sione sull’opportunità di pubblicare il suo libro spacca il consi-
italiani di sociologia: Franco Ferrarotti (in Olivetti dal ’48), do- glio editoriale di Einaudi. Messi in minoranza, Panzieri e Sol-
po avere fondato nel 1951 i «Quaderni di sociologia», sarà chia- mi verranno licenziati: un casus belli che porta alla superficie
mato nel 1961 a Roma per ricoprire la seconda cattedra della divergenti visioni dell’attività editoriale. La frattura coincide
materia istituita in Italia; Luciano Gallino, in Olivetti dal 1956, – del resto – con un nuovo ricambio generazionale nella reda-
diventa professore incaricato a Torino nello stesso 1965 in cui zione einaudiana; negli anni sessanta entrano in casa editrice
a Trento viene fondata la facoltà di sociologia. Ma tale fortu- Guido Davico Bonino, Luca Baranelli, Corrado Vivanti, Er-
na accademica non rappresenta unicamente un segno di affer- nesto Ferrero, Paolo Fossati, Sergio Caprioglio.
mazione, è anche un segno di sconfitta per la disciplina. L’inchiesta di Fofi registrava le drammatiche conseguen-
Dopo la guerra, la sociologia aveva sviluppato in Italia non ze sociali di un fenomeno migratorio che investe Torino in un
tanto il ramo teorico, quanto l’attività pratica in ambiti anche giro ridottissimo di anni. Dal censimento 1951 risultavano cir-
molto diversi tra loro come il Movimento Comunità di Oli- ca 700 000 residenti; dieci anni dopo erano già 1 033 870. Il
Figura 3. I consulenti dell’Einaudi nel 1963.

sindaco Amedeo Peyron annuncia la nascita del milionesimo le campagne del Nord e del Sud. L’anno 1961, infine, è il pri-
torinese il 2 febbraio 1961: il bambino è figlio di un operaio mo centenario dell’Unità d’Italia.
della Fiat trasferitosi in città dal Roero nel 1955. L’evento ha È l’anno di «Italia 61». Attraverso i festeggiamenti, la di-
un forte valore simbolico, tanto per la cifra (Torino è metro- rigenza cittadina intende promuovere Torino a capitale simbo-
poli!) quanto per l’origine sociale del nuovo arrivato: quella lica di quella modernità in cui il paese sta entrando tumul-
manodopera che la Fiat e il suo indotto stanno dragando dal- tuosamente. La sigla delle manifestazioni è un segnale di que-
Cronologia

28 aprile 1945 febbraio 1948


Si insedia il primo governo della città liberata nominato dal L’ex comandante partigiano Giorgio Agosti, ultimo dei
Cln. Sindaco è il comunista Giovanni Roveda, affiancato «questori politici» dell’Italia del Nord, dà le dimissioni
dai vicesindaci Ada Marchesini Gobetti (Pda), Domenico 14-16 luglio 1948
Chiaramello (Psi) e Gioacchino Quarello (Dc) che è anche di- Attentato al segretario del Pci Palmiro Togliatti: a Torino
rettore del «Popolo Nuovo», uno dei cinque quotidiani au- gli operai della Fiat rapiscono e rilasciano dopo 48 ore il
torizzati a uscire in edicola insieme a «l’Opinione» diretta da presidente dell’azienda, Vittorio Valletta
Franco Antonicelli (Pli), «Sempre Avanti!» diretto da Um- 11 settembre 1949
berto Calosso (Psi), «Giustizia e Libertà» diretto da Franco Riprendono le trasmissioni televisive sperimentali dalla
Venturi (Pda), «l’Unità» diretta da Giorgio Amendola (Pci) sede Rai di Torino
21 luglio 1945 27 agosto 1950
«La Stampa» torna in edicola sotto la direzione di Filippo Cesare Pavese si suicida in una camera dell’albergo Roma
Burzio 23 settembre 1950
24 luglio 1945 A Torino viene organizzato il primo congresso nazionale
La «Gazzetta del Popolo» torna in edicola sotto la direzione della pubblicità
di Massimo Caputo 10 giugno 1951
12 ottobre 1945 Alle elezioni amministrative viene eletta una maggioranza
Nasce l’Unione Culturale a palazzo Carignano Dc-Pli-Psdi-Pri. Il nuovo sindaco è Amedeo Peyron
4 aprile 1946 16 dicembre 1952
Il quotidiano azionista «Giustizia e Libertà» sospende le Inaugurato il nuovo Auditorium della Rai
pubblicazioni; il 30 giugno chiude anche il quotidiano aprile 1954
«l’Opinione» diretto da Paolo Serini Filiberto Guala è amministatore delegato Rai; resta in cari-
novembre 1946 ca fino al 1956
Le elezioni amministrative insediano al comune una giun- marzo 1955
ta frontista (Pci, Psi, Pda); è sindaco il comunista Celeste La Fiom finisce in minoranza nelle elezioni per il rinnovo
Negarville, sostituito nel 1948 da Domenico Coggiola delle commissioni interne alla Fiat, alla Olivetti e in molte
primavera 1947 altre fabbriche
All’Unione Culturale il Centro di studi metodologici orga- 27 maggio 1955
nizza Otto lezioni sui fondamenti della scienza Istituito il Piccolo Teatro di Torino, che nel 1957 prende
25 aprile 1947 il nome di Teatro Stabile
Viene fondato a Torino il primo Istituto storico della Re- 19 giugno 1955
sistenza d’Italia A palazzo Madama, Mostra della Resistenza in Piemonte
novembre 1947 17 dicembre 1955
Irma Antonetto organizza la prima stagione dei Venerdì Comincia sulla «Stampa» la rubrica di lettere «Specchio
Letterari dei tempi»
27 gennaio 1948 1º aprile 1957
Giulio De Benedetti succede a Filippo Burzio alla direzione Paolo Boringhieri acquista le Edizioni Scientifiche Einau-
della «Stampa» di dando vita alla propria casa editrice

sto intento: TO61 evoca le targhe delle automobili e rimanda medesime stanze hanno sede – oltre all’archivio-biblioteca Go-
certo alla Fiat, ma anche all’autovettura come simbolo del be- betti – l’Archivio cinematografico nazionale della Resistenza
nessere (conquistato, o da conquistare), a una nuova autono- creato da Paolo Gobetti e l’Istituto storico della Resistenza in
mia individuale, a grandi opere ingegneristiche come le auto- Piemonte, fondato già nel 1947 ma la cui attività si rianima
strade, edificate a tempi di record durante la ricostruzione. A in un clima di rinnovato interesse per l’antifascismo. I ricer-
tempi di record – circa un anno – sorgono anche i palazzi che catori dell’Isrp, con quelli di «QR» e del Gobetti, organizza-
ospiteranno Italia 61, il Palazzo del Lavoro e il Palazzo a Ve- no lezioni di storia contemporanea, mostre, manifestazioni
la. Le cartoline che ritraggono il quartiere espositivo, con la che non si limitano a rievocare ma allargano il concetto di Re-
monorotaia che collega i padiglioni e con l’ovovia che risale la sistenza alle lotte operaie, all’opposizione al regime di Fran-
collina, trasmettono un’idea ingenuamente ottimistica del fu- co in Spagna, ai movimenti anticoloniali del Terzo Mondo.
turo: un sogno che naufragherà nelle inchieste giudiziarie su- Paolo Gobetti funge anche anagraficamente da trait d’u-
gli sprechi organizzativi e nell’incuria cui saranno abbando- nion tra le due generazioni che animano il centro dedicato a
nati, durante i decenni successivi, edifici e infrastrutture tan- suo padre: i giovani che ne fanno il proprio luogo di incontro
to ambiziosi. e di studio, gli anziani – i fondatori del centro – che hanno
Mentre si svolgono le celebrazioni del centenario, il pri- vissuto antifascismo e Resistenza. Il ruolino del comitato pro-
mo numero di «Quaderni rossi» dà conto dell’altra faccia del- motore si sovrappone ai direttivi dell’Isrp, della Fondazione
l’industrializzazione di cui Italia 61 si propone quale vetrina. Einaudi, del gruppo di docenti universitari che nel 1952 fon-
Le riunioni e i seminari della rivista sono ospitati nelle stan- dano l’Istituto di scienze politiche intitolato a Gioele Solari:
ze di un nuovo istituto, il Centro studi Piero Gobetti. Nelle se ricorrono i medesimi nomi è perché Solari era stato il co-
luglio 1957 giugno 1961
Soppresse le edizioni dell’«Unità» di Genova e Torino Esce il primo numero dei «Quaderni rossi»
2 luglio 1957 1º ottobre 1961
La Fiat presenta la 500 Circa 60 000 partigiani sfilano a Torino nell’ambito delle
26 luglio 1957 celebrazioni per il primo centenario dell’Unità d’Italia
Nasce l’Istituto di Ricerche Economico-Sociali (Ires) 30 ottobre 1961
3 maggio 1958 Muore Luigi Einaudi
Spettacolo 13 canzoni 13 dei Cantacronache all’Unione Cul- 7-10 luglio 1962
turale Lo sciopero dei metalmeccanici organizzato da Cgil e Cisl
27 settembre 1958 coinvolge per la prima volta dopo dieci anni le maestranze
Aprono al pubblico le collezioni e la biblioteca del Museo della Fiat. Sabato 6 e domenica 7 luglio si verifica un grave
del Cinema a palazzo Chiablese episodio di guerriglia urbana a piazza Statuto. Gli scontri
maggio 1959 causano 300 feriti e 1141 fermi di polizia
Sciopero dei metalmeccanici: studenti universitari parteci- 20 settembre - 20 ottobre 1962
pano ai picchettaggi davanti alle fabbriche Alla Società Promotrice delle Belle Arti si svolge la mostra
5 maggio - 15 giugno 1959 Incontro di Torino. Pittori d’America d’Europa e del Giappone
Al Circolo degli Artisti Michel Tapié de Céleyran organiz- 22 luglio 1964
za la sua prima mostra torinese, Arte nuova. Esposizione in- Viene istituita la Fondazione Luigi Einaudi
ternazionale di pittura e scultura 9 ottobre 1964
31 ottobre 1959 In un incidente stradale muore Raniero Panzieri
Riapre la Galleria civica d’arte moderna febbraio 1966
14-22 novembre 1959 Paolo Gobetti fonda l’Archivio cinematografico nazionale
All’Unione Culturale, mostra itinerante sulla deportazione, della Resistenza
partita da Carpi nel 1955; il 4 e il 5 dicembre Primo Levi 30 aprile 1966
racconta in pubblico per la prima volta la sua esperienza La presidenza della Fiat passa da Vittorio Valletta a Gian-
concentrazionaria ni Agnelli
27 febbraio 1960 8 giugno 1966
Durante un viaggio in treno da Milano a Losanna muore All’Unione Culturale viene eseguita la prima di Laborintus II
improvvisamente Adriano Olivetti con musica di Luciano Berio e testo di Edoardo Sanguineti
11 aprile - 13 giugno 1960 20 dicembre 1966
Franco Antonicelli organizza al Teatro Alfieri un ciclo di Viene istituita la Fondazione Agnelli
conferenze su Trent’anni di storia italiana; intervengono Le- 8 febbraio 1967
lio Basso, Norberto Bobbio, Roberto Battaglia, Nuto Re- Prima occupazione di palazzo Campana da parte degli stu-
velli denti
16 febbraio 1961 9-12 giugno 1967
Viene fondato il Centro studi Piero Gobetti A Ivrea si tiene il convegno per un Nuovo Teatro
6 maggio 1961 27 novembre - 27 dicembre 1967
Si inaugurano le mostre di Italia 61 Seconda occupazione di palazzo Campana

mune maestro all’origine di amicizie, esperienze politiche e di Sergio Pautasso si apre allo strutturalismo e alla semiolo-
frequentazioni intellettuali durate una vita. gia, alla stilistica e all’ermeneutica, anticipando l’operazione
A Torino, l’università degli anni cinquanta e sessanta non di svecchiamento della critica letteraria operata a partire dal
si presenta come molto diversa da quella dove gli allievi di So- 1966 dall’einaudiana «Strumenti critici»: la cui dirigenza, con
lari si erano formati. L’aumento della popolazione universita- l’eccezione di d’Arco Silvio Avalle, fa però capo a Pavia.
ria è inferiore alla curva demografica cittadina: gli studenti so- Il più importante allievo di Getto è Edoardo Sanguineti, il
no ancora relativamente pochi, e risulta loro facile stabilire un cui percorso accademico si intreccia con quello della scrittura
rapporto diretto anche con i docenti più in vista, titolari di creativa: l’anno della laurea, 1956, coincide con quello in cui
cattedra o direttori d’istituto. Per il reclutamento accademico, appare la sua prima raccolta poetica Laborintus. La conviven-
queste relazioni personali sono decisive: resiste la figura del za tra carriera accademica e ricerca letteraria d’avanguardia
“maestro” come lo erano stati negli anni trenta un giurista non è senza difficoltà: nell’anno accademico 1966-67 gli vie-
quale Solari o il biologo Giuseppe Levi, padre di Natalia Ginz- ne revocato l’insegnamento, e nel 1968 il poeta si trasferisce
burg e mentore dei futuri premi Nobel Luria, Dulbecco e Ri- all’Università di Salerno. Fin quando rimane a Torino, Sangui-
ta Levi-Montalcini. Quanto a Giovanni Getto, titolare dal 1948 neti rappresenta una figura di mediazione tra l’università e il
della cattedra di letteratura italiana, si formano alla sua scuo- mondo dell’arte. A iniziarlo – ancora liceale – alla frequenta-
la diverse generazioni di italianisti (e non solo, perché i suoi zione di pittori e scultori era stato Albino Galvano, pittore,
seminari sono frequentati anche da Eco, Magris, Vattimo). critico d’arte e professore di filosofia al liceo D’Azeglio. Gal-
Nel 1963 gli allievi di Getto fondano la rivista «Cratilo» – ri- vano aveva aderito nel 1952 al Movimento d’Arte Concreta
nominata «sigma» l’anno successivo – che sotto la direzione (Mac), fondato a Milano nel 1948, insieme ad altri torinesi tra
Figura 4. Gli allievi di Gioele Solari. La data prima del nome corrisponde all’anno di laurea.
La Torino dell’industria culturale (1945-1968) 859

Figura 5. Gli allievi di Nicola Abbagnano.

cui Paola Levi-Montalcini e Carol Rama. Nello studio di que- Anche nel mondo del teatro le innovazioni internaziona-
st’ultima si ritrovano artisti, giornalisti, letterati, e la pittri- li giungono a Torino al principio degli anni sessanta: preci-
ce stringe con Sanguineti un sodalizio che non si limita alla samente nel 1961 quando, in occasione di Italia 61, il Living
stima reciproca: le poesie di lui ispireranno quadri di lei, e vi- Theatre rappresenta The Connection di Jack Gelber. Per qua-
ceversa. si tutti gli anni cinquanta erano mancate le produzioni auto-
La Torino artistica degli anni cinquanta ha comunque un nome e originali: la scena su cui irrompe il Living ha appena
orizzonte piuttosto limitato. Il quadro cambia radicalmente cominciato ad animarsi grazie al Teatro delle Dieci di Massi-
alla fine del decennio. Nel 1959 riapre la Galleria civica di ar- mo Scaglione (che per primo allestisce Ionesco in Italia) e al
te moderna, che presto si afferma come uno dei musei italia- Teatro Stabile di Torino, che sotto la direzione di Gianfran-
ni più ricettivi nei confronti dell’arte contemporanea. Intan- co De Bosio (1957-68) presenta opere di drammaturghi con-
to Michel Tapié – teorico delle poetiche informali destinate temporanei italiani e stranieri; si deve a De Bosio anche la ri-
a dominare gli anni sessanta – comincia a gravitare su Torino, scoperta del teatro di Ruzante, di cui Ludovico Zorzi prepara
dove fonda nel 1960 un International Center of Aesthetic Re- per Einaudi l’edizione critica. Dal 1966 il Living Theatre vie-
search (Icar). Per l’intero decennio, la città è crocevia dei flus- ne regolarmente invitato in città dal critico teatrale Edoardo
si di circolazione internazionale dell’arte. Le gallerie si molti- Fadini, che con Zorzi e Carlo Quartucci promuove nel 1967,
plicano, esponendo opere di artisti europei, americani e giap- a Ivrea, un Convegno per un Nuovo Teatro cui partecipano
ponesi, divulgando le tendenze informali e la pop art. Nel le figure più importanti del teatro di ricerca italiano. Incen-
1967 il critico Germano Celant raggruppa sotto l’etichetta trate su una messa in questione radicale dell’idea tradiziona-
«arte povera» gli artisti torinesi Michelangelo Pistoletto, Ma- le di teatro, sull’opposizione fra testo scritto e spettacolo, sul-
rio Merz, Alighiero Boetti e Piero Gilardi. l’importanza della compagnia come collettivo, sulla ricerca di

Figura 6. Gli allievi di Luigi Pareyson.


860 L’età del benessere

un pubblico non borghese, le discussioni del convegno non Marsilio, Venezia 1987; g. de luna, Tre generazioni di storici. L’Isti-
soltanto annunciano il futuro del teatro italiano, ma mostra- tuto per la storia della resistenza in Piemonte, 1947-1987, in «Italia con-
no una matrice comune con i fermenti di rinnovamento di- temporanea», n. 172 (1988), pp. 53-77; s. cesari, Colloquio con Giu-
vampati in ogni campo sociale nel biennio 1967-69. lio Einaudi, Theoria, Roma-Napoli 1991; c. muscetta, L’erranza, Il
Girasole, Catania 1992; Un’avventura internazionale. Torino e le arti,
Al convegno di Ivrea, i teatri stabili finiscono per diven- 1950-70, Charta, Milano-Firenze 1993; g. fofi, Strana gente. 1960.
tare il bersaglio dell’attacco contro la vecchia gestione del si- Un diario tra Sud e Nord, Donzelli, Roma 1993; f. traniello (a cura
stema teatrale. Benché non vi sia connessione diretta tra i due di), L’Università di Torino. Profilo storico e istituzionale, Pluriverso,
eventi, è comunque significativo che De Bosio lasci la direzio- Torino 1993; a. galante garrone, Il mite giacobino. Conversazione
ne dello Stabile torinese nel 1968, e che fino al 1971 la com- su libertà e democrazia raccolta da Paolo Borgna, Donzelli, Roma 1994;
pagnia sperimenti una direzione collegiale. Nel 1968 anche v. castronovo (a cura di), Storia illustrata di Torino, voll. VIII-XII,
Sanguineti lascia Torino per Salerno, mentre Giulio De Be- Sellino, Milano 1994-95; i. calvino, Pagine autobiografiche, in id.,
nedetti viene estromesso dalla direzione della «Stampa», il Saggi 1945-1985, a cura di M. Barenghi, Mondadori, Milano 1995,
pp. 2703-929; e. jona e m. l. straniero (a cura di), Cantacronache.
giornale di famiglia degli Agnelli. Con l’inizio degli anni set- Un’avventura politico-musicale degli anni cinquanta, DDT & Scripto-
tanta chiudono molte delle gallerie torinesi che avevano ospita- rium associati, Torino 1995; e. mannari (a cura di), Il coraggio delle
to le più innovative tendenze dell’arte italiana e internazio- parole. Franco Antonicelli, la cultura e la comunicazione nell’Italia del
nale, e la maggior parte degli artisti diserta la città. secondo dopoguerra, Belforte, Livorno 1996; n. bobbio, Autobiogra-
Queste partenze o svolte in itinerari individuali danno il fia, a cura di A. Papuzzi, Laterza, Roma-Bari 1997; a. cazzullo, I ra-
senso di un mutamento più vasto, che trova nel mondo univer- gazzi di via Po, Mondadori, Milano 1997; s. paolini merlo, Con-
sitario il suo fuoco geometrico. L’Università di Torino è uno suntivo storico e filosofico sul «Centro di Studi Metodologici» di Tori-
dei teatri principali del Sessantotto studentesco, che cronolo- no (1940-1979), Pantograf, Genova 1998; Storia di Torino, vol. IX,
Gli anni della Repubblica, a cura di N. Tranfaglia, Einaudi, Torino
gicamente incomincia nel 1967 con le occupazioni – in feb-
1999; l. baranelli, Disavventure di immigrati a Torino. Un caso edi-
braio e poi in dicembre – di palazzo Campana. Il conflitto tra toriale degli anni ’60, in «Lo Straniero», II (primavera 1999), n. 6,
studenti e professori genera linee di frattura all’interno della pp. 178-82; n. ginzburg, È difficile parlare di sé, a cura di C. Garbo-
classe docente che prescindono dalle contrapposizioni ideolo- li e L. Ginzburg, Einaudi, Torino 1999; l. mangoni, Pensare i libri.
giche o di schieramento accademico: esponenti “laici” della La casa editrice Einaudi dagli anni trenta agli anni sessanta, Bollati Bo-
facoltà di lettere, come Venturi e Aldo Garosci, rispondono al- ringhieri, Torino 1999; i. calvino, Lettere 1940-1985, a cura di L.
l’aggressività studentesca con la stessa indignazione e lo stes- Baranelli, Mondadori, Milano 2000; m. grandinetti, Un giornale,
so arroccamento di uno dei leader del gruppo di potere cattoli- un’azienda. «La Stampa» dal 1945 ad oggi, Gutenberg, Torino 2000;
u. scassellati, I primi cinque anni della Fondazione Giovanni Agnel-
co, Giovanni Getto, mentre altri professori come Guido Quaz-
li di Torino, 1966-1970, e m. t. silvestrini, Da «centro di ricerca» a
za e Bobbio appoggiano le rivendicazioni degli studenti. «fabbrica di uomini». Le origini della Fondazione Luigi Einaudi (1961-
Proprio Bobbio sarà protagonista di un’altra frattura (l’en- 1976), in «Società e storia», XXII (2000), n. 90, pp. 791-821 e 725-
nesima all’interno dell’Einaudi) sintomatica dell’ingresso an- 755; g. einaudi, Tutti i nostri mercoledì, interviste di P. Di Stefano,
che in casa editrice del dissidio esploso all’università. Questa Casagrande, Bellinzona 2001; f. ferrarotti, La società e l’utopia.
volta il casus belli è rappresentato dalla raccolta di saggi L’uni- Torino, Ivrea, Roma e altrove, Donzelli, Roma 2001; g. davico boni-
versità del dissenso, alla quale i “senatori” ex militanti del Par- no, Alfabeto Einaudi, Garzanti, Milano 2003; v. messori e a. caz-
tito d’azione reagiscono con dispetto: Bobbio, Venturi, Mila zullo, Il mistero di Torino. Due ipotesi su una capitale incompresa,
Mondadori, Milano 2004; g. agosti, Dopo il tempo del furore. Diario
e Carlo Dionisotti lasciano il consiglio editoriale, portando via
1946-1988, Einaudi, Torino 2005; e. ferrero, I migliori anni della
con sé un pezzo importante di storia. Negli anni successivi, i nostra vita, Feltrinelli, Milano 2005; l. baranelli, Panzieri all’Ei-
quattro professori torneranno alla spicciolata a collaborare con naudi, in «L’ospite ingrato», IX (2006), n. 1, pp. 199-214; m. filip-
Einaudi, ma l’episodio resta significativo della spaccatura ge- pi (a cura di), Laboratori del sapere. Università e riviste nella Torino del
nerazionale che inaugura una nuova stagione nella storia cul- Novecento, il Mulino, Bologna 2007; a. papuzzi e a. magone, Gidibì.
turale della città di Torino: una ex capitale che registra i mo- Giulio De Benedetti. Il potere e il fascino del giornalismo, Donzelli, Ro-
vimenti tellurici di un intero paese. ma 2008; c. pavese, Officina Einaudi. Lettere editoriali 1940-1950, a
cura di S. Savioli, Einaudi, Torino 2008; r. cicala e v. la mendola
anna baldini (a cura di), Libri e scrittori di via Biancamano. Casi editoriali in 75 an-
ni di Einaudi, EDUCatt, Milano 2009; g. einaudi, Frammenti di me-
Torino 1961. Ritratto della città e della regione, a cura di E. Caballo, moria (1988), nottetempo, Roma 2009; b. guidetti serra e s. mobi-
Piemonte Artistico e Culturale, Torino 1961; n. bobbio, Trent’anni glia, Bianca la rossa, Einaudi, Torino 2009; l. m. barbero (a cura di),
di storia della cultura a Torino (1920-1950), Cassa di Risparmio di To- Torino sperimentale, 1959-1969, Allemandi, Milano 2010; g. borin-
rino, Torino 1977; a. r. girola-gallesio, «Il Popolo nuovo», un quo- ghieri, Per un umanesimo scientifico. Storia di libri, di mio padre e di noi,
tidiano tra cronaca e storia, in m. bonatti (a cura di), Giornalismo e Einaudi, Torino 2010; c. fruttero, Mutandine di chiffon. Memorie
cultura cattolica a Torino. Aspetti storici e testimonianze fra 800 e 900, retribuite, Mondadori, Milano 2010; m. quirico, L’Unione Culturale
Centro studi sul giornalismo piemontese, Torino 1982, pp. 103-16; di Torino. Antifascismo, utopia e avanguardie nella città-laboratorio
p. spriano, Le passioni di un decennio. 1946-56, Garzanti, Milano (1945-2005), Donzelli, Roma 2010; I verbali del mercoledì. Riunioni edi-
1986; r. panzieri, Lettere 1940-1964, a cura di S. Merli e L. Dotti, toriali Einaudi, 1943-1952, a cura di T. Munari, Einaudi, Torino 2011.
La Torino dell’industria culturale (1945-1968) 861

Figura 7. La Torino dell’industria culturale (1945-68).


862 L’età del benessere

TORINO zio, Franco Garelli, Asger Jorn, Walter Olmo, Piero Simondo, Gil
Joseph Wolman e con la partecipazione di Guy Debord; nel 1958 de-
agenzia di pubblicità butta il gruppo di Cantacronache; sempre l’Unione ospita nel 1959
la mostra itinerante sulla deportazione partita da Carpi quattro anni
attività politica prima e organizza colloqui con ex deportati nei campi nazisti: è in que-
biblioteca, grande raccolta libraria sta occasione che Primo Levi esercita per la prima volta il ruolo pub-
casa editrice blico del testimone. Nel 1961 l’Unione sospende la propria attività,
che riprende a ritmi ancora più intensi nel 1966 in una sede rinno-
celebrazione
vata, dotata di un teatro da 150 posti e di una sala audizioni, e con un
cinema organico che fa perno su una nuova generazione di intellettuali: Edoar-
collezione do Sanguineti, Umberto Eco, Guido Davico Bonino, Paolo Fossati,
conferenza Carlo Quartucci, Edoardo Fadini. Nell’Unione trovano ampio spazio
le sperimentazioni delle diverse avanguardie: Sanguineti organizza
danza seminari sulle novità in campo letterario, sia critico sia creativo; anco-
importante attività musicale ra Sanguineti, in collaborazione con Massimo Mila, presenta lezioni-
istituzioni culturali concerto dedicate alla musica contemporanea (e l’8 giugno 1966 vie-
ne eseguito all’Unione per la prima volta Laborintus II, con musica di
libreria
Luciano Berio e testo del poeta); a partire dal 1966 Edoardo Fadini
museo ospita il Living Theatre e Carmelo Bene.
quotidiani, periodici 2 Museo del Cinema a Palazzo Chiablese. Nel 1958 alcune sale di

radio palazzo Chiablese, in piazza San Giovanni n. 2, espongono al pub-
teatro blico le collezioni del Museo del Cinema, un’istituzione nata uffi-
cialmente cinque anni prima, il 7 luglio 1953, ma alla cui creazione la
televisione fondatrice Maria Adriana Prolo lavora fin dall’inizio degli anni qua-
università, insegnamento superiore ranta. Prolo è un’insegnante dell’istituto tecnico Avogadro; ha comin-
ciato ad appassionarsi alla storia del cinema, e in particolare alla na-
palazzi pubblici, musei scita del cinema italiano a Torino, nel corso di una ricerca sul mu-
to. Prende così a collezionare i cimeli della grande stagione cinemato-
●1 Palazzo Carignano. In piazza Carignano. Durante la seconda grafica torinese del primo quindicennio del secolo, ottenendo dal co-
guerra mondiale Torino subisce pesanti bombardamenti e molte isti- mune una sala della Mole Antonelliana per conservarli. Nei suoi in-
tuzioni culturali si ritrovano senza sede. Palazzo Carignano ospita fi- tenti, l’edificio-simbolo di Torino avrebbe dovuto diventare la sede
no al 1950 la biblioteca della facoltà di lettere e dal 1948 la Bibliote- del Museo del Cinema, ma il tornado che lo danneggia nel 1953 rende il
ca comunale, che tornerà nel ’60 alla sede originaria di via della Citta- progetto irrealizzabile: solo nel 2000 il museo traslocherà all’interno
della. Anche il neonato Istituto storico della Resistenza in Piemonte, della Mole. Nel dopoguerra Prolo lavora per ottenere finanziamenti
fondato nel 1947 e diretto da Giorgio Vaccarino, viene ospitato qui e sostegno per il proprio progetto: nel 1949 organizza una prima espo-
tra il 1951 e il 1961. Ha la propria sede stabile nel palazzo, invece, il sizione del materiale raccolto, intitolata Sagra del cinema, alla galleria
Museo storico del Risorgimento, fondato nel 1878 e completamente Metropolitana, e nello stesso anno conosce Henri Langlois, fondatore
rinnovato nel 1961 in occasione del primo centenario dell’unificazio- della Cinémathèque Française e del Museo del Cinema di Parigi, che di-
ne nazionale: l’allestimento della Mostra storica dell’Unità d’Italia de- venta il suo mentore nell’organizzazione di quello torinese. Il museo
finisce il nuovo assetto del museo, riaperto nel 1964. I postumi di di palazzo Chiablese espone una collezione unica al mondo di reper-
«Italia 61» rendono inattiva per alcuni anni anche un’altra istituzio- ti del cinema delle origini; il critico cinematografico Mario Gromo
ne che dal 1945 ha sede a palazzo Carignano: l’Unione Culturale. Sot- dona al museo la sua biblioteca, e nella sala cinematografica annessa
to la presidenza del pittore Francesco Menzio, il suo Consiglio di fon- si organizzano cicli di proiezioni.
dazione riunisce quasi tutti i principali intellettuali, artisti e letterati
antifascisti di Torino. Il loro obiettivo è, nella terminologia dell’e- enti pubblici
poca, «diffondere la cultura tra le “masse”», soprattutto nella forma
dell’incontro fra intellettuali e pubblico (lezioni e conferenze), ma an- ●3 Camera del Lavoro. In corso Siccardi n. 12 fino al 1962, poi in
che attraverso mostre, spettacoli teatrali e concerti. Dall’ottobre 1946 via Principe Amedeo n. 16. Nel secondo dopoguerra la presenza del-
e per tutti gli anni cinquanta l’associazione si identifica soprattutto la Fiat fa di Torino il luogo simbolico dello scontro fra capitale e la-
con il suo presidente Franco Antonicelli. Sotto l’egida dell’Unione, voro. Il sindacato torinese ne è più impedito che avvantaggiato: la di-
nei locali di palazzo Carignano hanno battesimo alcuni degli eventi mensione politica e nazionale della lotta operaia nel più grande com-
più rilevanti della vita culturale cittadina. Nel 1947 un ciclo di otto plesso industriale d’Italia genera una spaccatura fra le strategie deci-
conferenze presenta al pubblico l’attività del Centro di studi meto- se a livello di segreteria e quelle auspicate dalle commissioni interne.
dologici, che vi tiene anche il suo primo e unico congresso nel 1952; Nel 1948 termina la stagione del sindacato unitario, che si divide tra
dall’Unione Culturale emanano le episodiche sperimentazioni teatrali la Cgil social-comunista, la Cisl (inizialmente: Libera Cgil) dei catto-
di Vincenzo Ciaffi (il Teatro Sperimentale nel 1946, il Teatro dei lici e la Fil (poi Uil), dei repubblicani e di una parte dei socialisti. Le
Cento nella stagione 1949-50); nel 1956 vi è ospitata una mostra – la sconfitte sindacali penalizzano soprattutto la Cgil, che del resto ricor-
prima fuori dalla città in cui era nato – del Laboratorio di Alba, con re all’arma dello sciopero più spesso per appoggiare le politiche del Pci
opere di Constant Anton Nieuwenhuys, Jacques Fillon, Pinot Galli- che per difendere gli interessi locali dei lavoratori. Nel 1955, alle ele-
La Torino dell’industria culturale (1945-1968) 863

zioni delle commissioni interne in Fiat, la Fiom – federazione metal- vaio torinese emergono soprattutto giovani universitari cattolici co-
meccanica della Cgil – finisce in minoranza, mentre gli iscritti alla Cgil me Umberto Eco, Furio Colombo, Gianni Vattimo e Folco Portinari.
toccano il minimo storico. Verso la fine degli anni cinquanta la Cgil to- I corsi si svolgono a Milano, che è il vero centro della produzione te-
rinese avvia un ripensamento di strategia e torna a cooperare con la levisiva italiana in questi anni: già nel 1954 gli studi televisivi del ca-
Cisl; le due organizzazioni sindacali partecipano alla creazione del- poluogo lombardo sono quattro, contro il solo studio attivo a Torino
l’Ires, mentre la Cgil promuove alcune ricostruzioni delle lotte del de- e a Roma. Alla sede Rai torinese è affidata la produzione di program-
cennio appena trascorso: Fiat confino. Storia della O.S.R. (1959) di Aris mi culturali e per l’infanzia; nella seconda metà degli anni cinquanta
Accornero, ex operaio Fiat prima “confinato” all’Officina Sussidiaria vi lavorano a tempo pieno Portinari, Saverio Vertone (uno dei pochi
Ricambi (reparto di punizione, ribattezzato Officina Stella Rossa) e comunisti assunti in Rai, e proprio in quanto tale spedito da Milano
poi licenziato; Il grattacielo nel deserto (1960) dei giornalisti dell’«Uni- a Torino “in punizione” nel 1956, prima di essere cacciato dall’azien-
tà» Adalberto Minucci e Saverio Vertone; La scatola di cemento (1960) da nel 1959) e Vattimo, che per il programma per ragazzi Orizzonte si
dei sindacalisti ed ex operai Aris Accornero, Gianni Alasia, Giovanni avvale della consulenza degli amici Eco, Colombo e di altri intellettua-
Dozzo e Giuseppe Tarizzo. Tra il 1959 e il 1962 si apre una nuova sta- li torinesi, come Franco Ferrarotti e Carlo Casalegno. Alle produzio-
gione di vertenze, che agitano a Torino e in provincia il mondo ope- ni Rai collaborano personaggi del mondo dello spettacolo torinese, co-
raio, ma non solo: a scioperi e picchetti partecipano anche gli studen- me i registi Massimo Scaglione e Dada Grimaldi, il musicologo Mi-
ti e gli attivisti di alcune minoranze cattoliche. Nel 1962, dopo qua- chele Straniero, la coreografa Susanna Egri; cominciano a Torino la
si dieci anni i lavoratori della Fiat tornano a scioperare: l’agitazione loro carriera Enzo Tortora, Emilio Fede e l’ex musicista jazz Piero
termina con due giornate di guerriglia urbana, il 6 e 7 luglio, con epi- Angela. Se in questo periodo è soprattutto la produzione televisiva ad
centro in piazza Statuto. Sull’interpretazione dei «fatti di piazza Sta- attrarre giovani talenti, la radio getta invece un ponte con l’intellet-
tuto» entra in crisi la collaborazione fra i vertici del sindacato torine- tualità antifascista. A partire dal 1949 e fino al 1966 (ma con maggio-
se e il gruppo dei «Quaderni rossi» (sul primo numero, uscito nel re intensità tra il 1950 e il 1958), Franco Antonicelli collabora con la
1961, avevano scritto Sergio Garavini, segretario della Cgil torinese Rai creando e conducendo programmi radiofonici di successo (alcu-
dal 1958, Vittorio Foa, vicesegretario generale della Cgil, e Alasia), ni dei quali diventano trasmissioni televisive). Le sue conversazioni
ma si spacca anche lo stesso gruppo riunito intorno alla rivista diret- illustrano momenti e figure della storia e dell’attualità letterarie e ar-
ta da Raniero Panzieri. Queste divisioni nascono dalla difficoltà di tistiche, ma Antonicelli è anche in questi anni l’unica voce della Rai a
comprendere e gestire i nuovi soggetti politici protagonisti dell’epi- commemorare personaggi e vicende dell’antifascismo e della Resi-
sodio: soprattutto operai di recente immigrazione e urbanizzazione, stenza. Nel 1959 Antonicelli viene allontanato per motivi politici; la
senza cultura sindacale alle spalle, che portano con sé nuove forme di sua collaborazione riprende l’anno successivo, ma in forma occasiona-
lotta e nuove rivendicazioni. Dopo la congiuntura economica negati- le. Ha sede a Torino anche la Eri, editrice di tutte le pubblicazioni del-
va che si apre nel 1964 e frena momentaneamente le agitazioni dei la Rai, sia saltuarie sia periodiche, come il settimanale «Radiocorrie-
lavoratori, queste riprendono nel 1967 per sfociare nell’«autunno cal- re» o la rivista «L’Approdo», nata nel 1952 con direzione a Roma e re-
do» del 1969. Nella «Casa rossa», l’edificio storico in cui la Camera dazione a Firenze, e collegata all’omonima trasmissione culturale na-
del Lavoro ha sede dal 1897, demolito negli anni sessanta, si trova an- ta nel 1945 alla radio e divenuta televisiva dal 1962.
che il Centro del libro popolare presieduto da Norberto Bobbio. Tra ●5 Auditorium Rai. Il nuovo auditorium della Rai, progettato da
il 1950 e il 1956 il Centro svolge un’intensa attività di incoraggia- Carlo Mollino, viene inaugurato nel 1952 in via Gioachino Rossini
mento alla lettura, gestendo una biblioteca e organizzando conferenze n. 15. È sede dei concerti dell’orchestra sinfonica e del coro della Rai
e «recensioni parlate», cioè presentazioni di libri. di Torino, diretti fino al 1969 da Mario Rossi. Negli anni cinquanta
4 Rai. Studi radiofonici e televisivi, con sede in via Verdi n. 16 e sessanta ospita la più importante stagione concertistica della città,
● con una regolare presenza della musica contemporanea e direttori
all’angolo con via Montebello. La televisione italiana ha due città di
origine: Milano e Torino. A questa doppia cittadinanza corrispondo- ospiti di prestigio internazionale.
no due date di nascita: quella ufficiale del 3 gennaio 1954, quando da- ●6 Italia 61. L’organizzazione delle celebrazioni per il primo cen-
gli studi di corso Sempione a Milano vengono trasmessi i primi pro- tenario dell’Unità d’Italia comincia a prendere forma verso la fine del
grammi televisivi non sperimentali, e quella dell’11 settembre 1949, 1956. A cavallo tra 1959 e 1960 il governo riconosce Torino come
quando da Torino riprendono gli esperimenti di trasmissione video sede per i festeggiamenti nazionali, mentre il Bureau International
che l’Eiar, l’Ente Italiano per le Audizioni Radiofoniche (ribattezza- des Foires et des Expositions accorda alla città l’ospitalità dell’Expo
to Rai nel 1944), aveva già intrapreso fin dal 1930. Anche la dire- per l’anno 1961. La celebrazione del passato e del presente d’Italia si
zione amministrativa della Rai si trova a Torino, la direzione genera- struttura in tre grandi mostre principali e una decina collaterali, per la
le vi resta fino al 1952, e torinese è il gruppo dirigente di tradizione maggior parte ospitate in un nuovo quartiere espositivo a sud della
liberale che si trova a capo dell’ente dopo la guerra. Anche la Sipra, città (l’area compresa tra il fiume Po, corso Unità d’Italia e via Venti-
la società che ha il monopolio della gestione della pubblicità per la miglia) che costituisce il principale intervento di trasformazione urba-
Rai, ha sede a Torino: nel dopoguerra è nominato direttore l’ex co- nistica di questi decenni. La Mostra storica dell’Unità d’Italia non ha
mandante delle brigate partigiane “azzurre” Enrico Martini Mauri. sede nel nuovo quartiere ma a palazzo Carignano, nel Museo del Ri-
Contro questo blocco di potere si muove, nell’anno stesso di inizio del- sorgimento, il cui allestimento viene ripensato e arricchito di reper-
le trasmissioni televisive nazionali, il nuovo segretario della Dc Amin- ti originali provenienti da tutto il paese. Diversi padiglioni nel nuo-
tore Fanfani, che nomina amministratore delegato della Rai nel 1954 vo quartiere di Italia 61 ospitano invece la Mostra delle regioni: ognu-
il cattolico Filiberto Guala, torinese, che rimane in carica fino al 1956. na delle suddivisioni amministrative e storiche d’Italia è presentata
La sua direzione è breve ma lascia il segno: Guala promuove il reclu- attraverso uno o più temi, e gli allestimenti sono curati da appositi
tamento di intellettuali alla Rai attraverso concorsi che danno acces- comitati regionali, coordinati dallo scrittore e regista cinematografico
so a corsi di formazione per professionisti della televisione. Dal vi- Mario Soldati. La terza delle mostre principali, L’uomo al lavoro. Cen-
864 L’età del benessere

to anni di sviluppo tecnico e sociale: conquiste e prospettive, ha sede nel tografico dell’«Unità», alla redazione di «Nuovo spettatore cinemato-
Palazzo del Lavoro, un’innovativa struttura in vetro e cemento arma- grafico» (1960-65). La rivista dedica un numero speciale al film Scio-
to dalle dimensioni imponenti progettata dagli ingegneri Gino Covre peri a Torino, di Paolo e Carla Gobetti, che usa il cinema come uno
e Pier Luigi, Antonio e Mario Nervi. Agli allestimenti delle diverse strumento di indagine e inchiesta sociale, documentando, poco prima
sezioni della mostra partecipano artisti, architetti e designer di fama: degli scontri in piazza Statuto, le agitazioni del 1962 agli stabilimen-
il coordinamento generale è di Gio’ Ponti, la grafica è curata da Albe ti Lancia di borgo San Paolo. Al documentario collaborano Fofi,
Steiner, Max Huber e Bruno Munari, un’installazione al neon di Lu- Gianna Jona e Claudio Capello; il commento alle immagini è scritto
cio Fontana interpreta il tema «Fonti di energia». Insieme al Palaz- da Franco Fortini, la musica è di Sergio Liberovici.
zo del Lavoro, la realizzazione architettonica di maggior rilievo di
8 Ires.
● Con sede in via Nizza n. 18, l’Istituto di Ricerche Econo-
Italia 61 è il Palazzo delle Mostre (noto anche come Palazzo a Vela per
mico-Sociali nasce nel 1957 per iniziativa della provincia e del comu-
la forma peculiare della copertura dell’edificio), altrettanto ambizio-
ne di Torino con la collaborazione dei sindacati Cgil e Cisl. Direttore
so e innovativo, progettato dall’architetto Annibale Rigotti e dagli
è l’economista Siro Lombardini, presidente è l’assessore al coordina-
ingegneri Giorgio Rigotti, Franco Levi e Nicolas Esquillan. Nel pa-
mento delle iniziative per lo sviluppo economico-sociale Aldo Valente;
lazzo viene ospitata la principale delle mostre collaterali di Italia 61,
alla scomparsa di quest’ultimo, nel 1958, lo sostituisce il presidente
Moda, Stile e Costume, coordinata da Battista Pininfarina, che riesce
della provincia (poi sindaco di Torino) Giuseppe Grosso, convinto
a dar vita a un’esposizione originale intesa a dare conto dei settori
assertore delle autonomie locali. Nel 1958 si uniscono agli enti fon-
creativi più vari: arti figurative e artigianato, moda e teatro, cinema
datori la Camera di Commercio, la Cassa di Risparmio di Torino e le
e panificazione, balletto e psicoanalisi, esoterismo e architettura, de-
principali aziende della regione, Fiat, Olivetti e Sip, i cui uffici studi
sign e turismo, sport e oreficeria. Ma Italia 61 è stata un «villaggio
(quello milanese di Olivetti è presieduto dal prestigioso economista
delle meraviglie» per i suoi quasi cinque milioni di visitatori anche
Franco Momigliano) contribuiscono attivamente alle ricerche dell’Ires.
grazie alle numerose installazioni effimere: dal Luna Park alla mo-
L’istituto intende studiare la dinamica evolutiva del sistema economi-
norotaia, dall’ovovia panoramica al Circarama, un’attrazione conces-
co e sociale della provincia, per offrire un materiale di analisi e una ba-
sa dalla Disney alla Fiat per la proiezione di un filmato celebrativo
se di partenza alle iniziative di amministratori locali e imprenditori.
delle bellezze d’Italia su uno schermo circolare a 360º.
I primi risultati sono pubblicati nel Panorama economico e sociale del-
la provincia di Torino (1959). Dal 1964 l’Ires diventa l’organo di stu-
istituzioni culturali dio del Comitato regionale per la programmazione economica.
●7 Centro studi Piero Gobetti. Il Centro studi Piero Gobetti viene 9 Fondazione Luigi Einaudi.
● In via Giacosa n. 38. Subito dopo la
aperto il 16 febbraio 1961 in via Fabro n. 6, nella casa dove Gobetti morte di Luigi Einaudi, il 30 ottobre 1961, la famiglia decide di apri-
aveva vissuto negli ultimi anni torinesi e dove il figlio Paolo e la vedo- re a ricercatori e studiosi la sua biblioteca. Il 22 luglio 1964 viene isti-
va Ada Prospero Marchesini avevano ospitato tra il 1943 e il 1945 le tuita una fondazione, che affianca alla conservazione del patrimonio
riunioni clandestine del Partito d’azione. Il centro nasce per promuo- librario l’obiettivo di creare un centro di ricerca in ambito storico, eco-
vere la conoscenza di Gobetti e per conservare e aprire al pubblico la nomico, sociale e politico. Il suo comitato scientifico coincide larga-
sua biblioteca e il suo archivio. Nel comitato promotore si trovano mente con i docenti dell’Istituto di scienze politiche della facoltà di giu-
molti nomi della generazione intellettuale torinese che, tra gli anni risprudenza e con la rete di studiosi formati alla scuola di Gioele So-
venti e quaranta, ha condiviso militanza antifascista e lotta partigia- lari. Nei primi anni risultano fondamentali l’impegno di Luigi Firpo,
na: Giorgio Agosti, Barbara Allason, Franco Antonicelli, Norberto che gestisce la biblioteca e le pubblicazioni della fondazione, e di Ma-
Bobbio, Felice Casorati, Giulio Einaudi, Mario Fubini, Alessandro rio Einaudi, figlio di Luigi e docente di teoria politica e diritto costitu-
Galante Garrone, Aldo Garosci, Bianca Guidetti Serra, Carlo Levi, zionale alla Cornell University (Ithaca, Usa), che cura le relazioni inter-
Walter Maturi, Augusto Monti, Arrigo Olivetti, Alessandro Passerin nazionali e organizza l’attività di ricerca. A partire dal 1966 la fonda-
d’Entrèves, Franco Venturi. Nel 1963 si trasferisce in via Fabro l’Isti- zione organizza convegni e seminari, e finanzia il lavoro di ricercatori
tuto storico della Resistenza in Piemonte, di cui è segretaria Carla No- e borsisti nel quadro del progetto di ricerca Il problema della classe po-
senzo, moglie di Paolo Gobetti, il quale è presidente, insieme a Fran- litica in relazione allo sviluppo industriale (1848-1920). Dal 1966 al
co Antonicelli, dell’Archivio cinematografico nazionale della Resi- 1970 la sede si sposta nella villa di Giovanni Agnelli, in previsione
stenza, qui fondato nel 1966. Il Centro Gobetti diventa un luogo di in- di una possibile integrazione – che non si verificherà – con le attività
contro e discussione per una nuova generazione di militanti: vi si riu- della Fondazione Agnelli; nel 1970 i due istituti si scambiano la sede, e
nisce infatti il gruppo legato alla rivista «Quaderni rossi» (1961-65) la Fondazione Einaudi si trasferisce a palazzo D’Azeglio.
diretta da Raniero Panzieri, tra i cui esponenti torinesi sono i redatto-
●10 Fondazione Giovanni Agnelli. A palazzo D’Azeglio, in via Prin-
ri di Einaudi Luca Baranelli e Renato Solmi, Dario Lanzardo con la
cipe Amedeo n. 34. Una delle prime decisioni prese dal nuovo presi-
compagna Liliana, Vittorio Rieser, Giovanni Mottura, Emilio Soave e
dente della Fiat Gianni Agnelli riguarda la creazione di una fonda-
Romolo Gobbi; da Cremona e Milano vengono a Torino per condur-
zione intitolata a Giovanni Agnelli sr, istituita nel dicembre del 1966
re l’inchiesta alla Fiat Romano Alquati e Pierluigi Gasparotto, men-
tre da Roma e Padova partecipano al lavoro della rivista Alberto Asor con lo scopo di studiare i fattori capaci di contribuire al progresso
Rosa, Mario Tronti e Toni Negri. I «fatti di piazza Statuto» del 1962 dell’Italia in campo economico, scientifico, sociale e culturale; primo
spaccano però la redazione: Panzieri prende le distanze da una lotta direttore è Ubaldo Scassellati. Il lavoro della fondazione diventerà
di classe che si sposta fuori della fabbrica, mentre Romolo Gobbi e significativo a partire dagli anni settanta, con grandi progetti di ri-
Romano Alquati appoggiano lo spontaneismo operaio creando il gior- cerca sul sistema imprenditoriale italiano.
nale di lotta «Gatto selvaggio». Nelle stanze di via Fabro Goffredo 11 Biblioteca dell’Usis.
● Nel 1953 apre in piazza San Carlo n. 197
Fofi lavora tra il 1961 e il 1962 alla sua inchiesta sull’immigrazione me- una sede dello United States Information Service, organismo propa-
ridionale a Torino e collabora con Paolo Gobetti, già critico cinema- gandistico che ha lo scopo di diffondere la conoscenza della civiltà sta-
La Torino dell’industria culturale (1945-1968) 865

tunitense. Offre borse di studio, organizza conferenze e ospita un’am- in “grandi opere” è il Grande dizionario della lingua italiana, fondato e
pia biblioteca. Di fronte alla sede, una bancarella di libri usati pro- diretto da Salvatore Battaglia; dopo un decennio di lavoro preparato-
venienti dagli impiegati dell’Usis fa circolare a Torino i prodotti del- rio il primo volume esce nel 1961 (dopo la morte di Battaglia, nel 1971,
l’editoria americana: Carlo Fruttero e Franco Lucentini vi raccolgo- Giorgio Bàrberi Squarotti viene chiamato a dirigere l’opera; due vo-
no gran parte del materiale confluito nelle loro antologie della fanta- lumi di aggiornamento, usciti nel 2004 e 2009, saranno curati da
scienza, pubblicate da Einaudi a partire dal 1959. Edoardo Sanguineti). Le collane di «Classici» Utet, dall’ottimo cor-
redo critico-bibliografico, costituiscono l’altro settore forte dell’atti-
editori, librerie vità della casa editrice, e sono spesso dirette da accademici torinesi
o di formazione torinese, come Ferdinando Neri e Mario Fubini
12 Einaudi.
● In via Biancamano n. 1. Il marchio Giulio Einaudi edi- («Classici italiani»), Augusto Rostagni e Italo Lana («Classici latini»),
tore viene registrato il 15 novembre 1933 dal figlio minore, allora ven- Ludovico Geymonat («Classici della scienza»), Luigi Firpo («Classi-
tunenne, dell’economista Luigi Einaudi. Giulio è il più giovane di un ci politici»), Nicola Abbagnano («Classici della filosofia»). Negli an-
gruppo di allievi di Augusto Monti al liceo classico Massimo d’Aze- ni sessanta Furio Jesi è impiegato da Utet come redattore.
glio: tra essi Leone Ginzburg, Massimo Mila, Norberto Bobbio e Ce- 15 De Silva. In via Bertola n. 4/c. Franco Antonicelli aveva fonda-
sare Pavese partecipano alle prime fasi della casa editrice. Le due gran-

to la Francesco De Silva nel 1942, battezzando la casa editrice con il
di retate antifasciste del 1934 e 1935, colpendo con durezza questa par- nome dello stampatore che nel 1495 aveva pubblicato il primo incu-
te dell’intellighenzia torinese, intralciano gli esordi dell’editore. Dopo nabolo in lingua italiana edito in Piemonte. Durante la guerra la De
una iniziale produzione prevalentemente saggistica, nel 1939 Einaudi Silva riesce a pubblicare solo tre volumi; nel frattempo Antonicelli
debutta nella letteratura italiana contemporanea pubblicando Le occa- era stato in carcere e alla macchia, presidente del Cln piemontese e
sioni di Montale, cui segue nel 1941 il romanzo Paesi tuoi di Pavese. direttore del quotidiano «Risorgimento Liberale», ribattezzato «L’O-
Alla fine degli anni trenta Giaime Pintor mette in contatto il gruppo pinione» dopo l’uscita dalla clandestinità. Antonicelli fa della sua ca-
einaudiano con gli antifascisti romani; dall’autunno 1943 il marchio sa una delle novità più interessanti nel prolifico panorama editoriale
Einaudi è usurpato da un commissario fascista. La sede di Roma farà dell’immediato dopoguerra: l’impronta antifascista si avverte soprat-
il possibile per lavorare in autonomia fino alla primavera del 1945, tutto nella collana dedicata a un amico scomparso, la «Biblioteca Leo-
mentre molti redattori e consulenti – e lo stesso editore – prendono ne Ginzburg», che accoglie nel 1947 la prima edizione di Se questo è
parte alla Resistenza. Nel 1945 alle due sedi se ne aggiunge una ter- un uomo di Primo Levi e un’antologia della «Rivoluzione liberale»
za a Milano intorno a Vittorini. Fino al 1950 Pavese è la figura cen- di Gobetti (1948). L’esperienza di traduzioni letterarie avviata dal-
trale della casa editrice; dopo la sua morte un ruolo analogo è svolto la «Biblioteca Europea», che Antonicelli aveva diretto negli anni
da Italo Calvino, che fa parte di un gruppo di nuovi redattori assun- trenta per l’editore (anche lui torinese) Carlo Frassinelli, proseguirà
ti tra la fine degli anni quaranta e l’inizio degli anni cinquanta. La li- nella collana omonima di De Silva, che pubblica anche gli atti delle
nea editoriale è però soprattutto l’esito di una sapiente gestione col- conferenze organizzate dal Centro di studi metodologici all’Unione
legiale voluta da Giulio Einaudi: nei consigli del mercoledì, comin- Culturale (1947 e 1950) e una collana per ragazzi (già negli anni tren-
ciati nel gennaio 1949, siedono intorno a un tavolo ovale i “senato- ta Antonicelli aveva curato, con Pavese e per Frassinelli, la prima ver-
ri” – cioè i collaboratori più autorevoli e dal rapporto di più lunga da- sione italiana di due albi a fumetti di Mickey Mouse / Topolino). Ac-
ta con la casa editrice – e i consulenti di volta in volta invitati. canto al fondatore dell’impresa lavora Renzo Zorzi, che dopo alcuni
●13 Boringhieri. In via Brofferio n. 3. Nel 1951 motivi di ordine fi- anni sarà direttore della rivista «Comunità» e delle omonime Edi-
nanziario inducono Giulio Einaudi a uno scorporo societario delle zioni volute da Adriano Olivetti. Come molte realtà editoriali sorte
proprie collane scientifiche, il cui responsabile era dal 1949 Paolo Bo- in quegli anni, la De Silva non sopravvive a lungo: entrata in crisi nel
ringhieri. La separazione dalla casa madre è anche fisica, con il tra- 1948, viene rilevata l’anno successivo da La Nuova Italia.
sferimento delle Edizioni Scientifiche Einaudi al di là di corso Re ●16 Taylor. In via Valeggio n. 26. La casa editrice Taylor, fondata
Umberto. Nel 1957 ulteriori problemi finanziari portano Einaudi a nel 1947 da Marian Taylor (la moglie di Nicola Abbagnano, di origi-
vendere la Ese, rilevata da Boringhieri. Il nuovo editore svolge un ne statunitense), contribuisce al rinnovamento in senso esistenzialisti-
ruolo rilevante soprattutto nella divulgazione scientifica della psico- co e anticrociano del panorama filosofico nazionale. Pubblica, oltre al-
analisi: portando a compimento un progetto in cantiere fin dal 1956, le opere di Abbagnano, Luigi Pareyson, Pietro Chiodi ed Enzo Paci,
Boringhieri pubblica dal 1966 le opere complete di Sigmund Freud due riviste: i pionieristici «Quaderni di sociologia» fondati nel 1951
e dal 1970 quelle di Carl Gustav Jung. Il nuovo editore si avvale di da Abbagnano con Franco Ferrarotti, dei quali diventa segretario di
prestigiosi consulenti: il filosofo Giorgio Colli, sostituito nel 1965 da redazione nel 1962 Luciano Gallino, e la nuova serie della «Rivista
Michele Ranchetti; lo psicoanalista Cesare Musatti; il fisico Luigi Ra- di filosofia», diretta a partire dal 1952 da Abbagnano e Norberto
dicati; l’economista Claudio Napoleoni. Quest’ultimo è anche diret- Bobbio, sulla quale scrivono Ferrarotti, Pareyson, Ludovico Gey-
tore, insieme a Franco Rodano, della «Rivista trimestrale», che Bo- monat, Sergio Cotta, Augusto Del Noce e Felice Balbo.
ringhieri pubblica dal 1962 al 1970. 17 Chiantore-Loescher. In via Vittorio Amedeo II n. 18. Fondata

14 Utet.
● In corso Raffaello n. 28. L’Unione Tipografico-Editrice To- nel 1861, la casa editrice cambia ragione sociale negli anni venti, as-
rinese, fondata nel 1854 da Giuseppe Pomba, si trasferisce nell’edifi- sumendo quella di Chiantore e alternativamente Loescher-Chianto-
cio liberty di corso Raffaello nel 1900. Bombardato e distrutto nel 1943, re; la denominazione originaria è ripristinata nel 1954. Fin dalla fon-
il palazzo è ricostruito nel 1947. Utet pubblica grandi opere enciclope- dazione, Loescher era stato un editore prevalentemente accademico
diche, manuali universitari, dizionari e collane di classici, messi sul (continua ancora oggi a pubblicare il venerando «Giornale stori-
mercato attraverso agenzie di vendita rateale; a metà Novecento è il co della letteratura italiana»), ma il legame con il mondo universitario
secondo colosso dell’editoria italiana dopo Mondadori. In questi de- in questi anni si allenta, mentre acquista maggiore importanza il set-
cenni il progetto più ambizioso di un editore da sempre specializzato tore scolastico. Nel decennio successivo alla guerra, tuttavia, la casa
866 L’età del benessere

editrice promuove nuove iniziative anche in ambito extrascolastico, 23 Libreria Internazionale Hellas. Nel 1963 il ventitreenne Angelo
come i libri d’arte e quelli per l’infanzia. Alcune di queste novità edi-

Pezzana apre in via Bertola n. 6 la libreria internazionale Hellas, che
toriali, benché legate alla tradizionale attività accademica della casa, diviene un luogo di contatto con l’avanguardia statunitense: vi si tro-
presentano connotati di impegno democratico e antifascista, come la vano libri in lingua originale, riviste internazionali, poster della pop
collana di testi politici «Città del Sole» diretta da Norberto Bobbio art. Nel 1967 Fernanda Pivano vi presenta Juke-box all’idrogeno di
a partire dal 1944; il nuovo proprietario della casa editrice, Giusep- Allen Ginsberg, alla presenza dell’autore; la studiosa e il poeta diri-
pe Pavia, era stato infatti un militante della Resistenza. gono tra il 1967 e il 1968 i due numeri della rivista «Pianeta fresco»
18 Lattes.
● In via Confienza n. 6. Fin dalla sua fondazione nel 1893, edita dalla libreria. Il breve esperimento intende riprodurre in Italia
la casa editrice Lattes è attiva nel settore scolastico. Alla fine della le forme dell’underground press statunitense; vi collaborano poeti beat-
guerra Mario Lattes ne assume la direzione e per un decennio si de- nik americani e artisti dell’avanguardia italiana come Ettore Sottsass
dica anche all’editoria di narrativa (soprattutto straniera) e d’arte; nel jr, che cura la grafica, e Michelangelo Pistoletto.
1953 viene inoltre creato uno spazio espositivo nella sede della casa
editrice. Nello stesso anno Lattes fonda una rivista, «Galleria di Arti quotidiani
e Lettere», che dall’anno successivo prende il titolo «Questioni»
(1954-60). Nel comitato di redazione troviamo personaggi attivi in di- ●24 «Gazzetta del Popolo». In corso Valdocco n. 2. Dopo la sospen-
versi campi, come lo stesso Mario Lattes, contemporaneamente edito- sione delle pubblicazioni ordinata dal Cln per le compromissioni del-
re e gallerista, pittore e romanziere; il poeta (ma anche autore del pri- la testata con il regime fascista e con la Repubblica di Salò, il più an-
mo saggio italiano su Kafka, sceneggiatore e attore di un solo film) tico quotidiano di Torino (fondato nel 1848) riappare il 24 luglio 1945
Oscar Navarro; il latinista e appassionato di teatro Vincenzo Ciaffi; il con il titolo «Gazzetta d’Italia»; il giornale tornerà alla denominazio-
filosofo e pittore Albino Galvano. Su «Questioni» scrivono i filosofi ne originaria nel 1947, con la sola aggiunta dell’aggettivo «nuova». La
dell’Università di Torino (Nicola Abbagnano, Carlo Augusto Viano e «Gazzetta» conserva il tradizionale orientamento politico liberale (il
Pietro Chiodi, ma anche il loro contatto milanese Enzo Paci); i criti- comitato di garanti creato nel 1948 comprende Benedetto Croce e
ci letterari Giorgio Bàrberi Squarotti, Sergio Pautasso e Edoardo San- Luigi Einaudi) fino al 1953, quando il controllo passa all’area democri-
guineti; Gian Renzo Morteo, traduttore di Ionesco e uomo di teatro; stiana. Mentre in provincia il quotidiano regge la concorrenza, in città
inoltre, da fuori Torino, Elio Vittorini, Pietro Citati, Gillo Dorfles, il dinamismo della «Stampa» di De Benedetti provoca una continua
Galvano Della Volpe, Roberto Guiducci, Giovanni Giudici. Si regi- emorragia di lettori finché, nel 1974, la Dc decide di disfarsene; do-
stra, fra i collaboratori, anche Theodor Wiesengrund Adorno. po un esperimento di gestione cooperativa da parte dei giornalisti,
19 Borla. In via Andorno n. 31. Fondata nel 1853, la casa editrice
chiude il 31 dicembre 1983. Sotto la direzione di Massimo Caputo
● (1945-53) scrivono sulla «Gazzetta del Popolo» giornalisti destinati a
Borla è specializzata in testi di matrice cattolica. Negli anni sessanta
pubblica testi del cattolicesimo progressista. Sotto la direzione di Al- diventare firme importanti della stampa nazionale: Giorgio Bocca, che
fredo Cattabiani (1966-69), che dal 1970 proseguirà il suo lavoro a vi approda dopo la chiusura del quotidiano azionista «Giustizia e Li-
Milano presso Rusconi, e grazie alla consulenza di Augusto Del Noce bertà», Arrigo Levi, Ezio Mauro e Piero Ottone. La pagina cultura-
e di Elémire Zolla, Borla pubblica opere di Mircea Eliade, Simone le è gestita fino al 1967 da Lorenzo Gigli, critico letterario del quo-
Weil, del lama tibetano Chögyam Trungpa e del rabbino Abraham tidiano dal 1918, cui si affianca Lorenzo Mondo; la critica d’arte è af-
Joshua Heschel. fidata a Marziano Bernardi fino al 1953, poi a Luigi Carluccio.
20 Claudiana. In via Principe Tommaso n. 1. Fondata originaria- ●25 «La Stampa». In via Roma n. 80. Come la «Gazzetta del Popo-
● lo», anche il secondo quotidiano torinese cessa per ragioni politiche
mente a Torino nel 1855, subito trasferita a Firenze (1861) e poi a
Torre Pellice (1924), la casa editrice di riferimento della Tavola Val- le sue pubblicazioni subito dopo la Liberazione; quando torna in edi-
dese ristabilisce a Torino la propria sede nel 1960, nell’edificio che cola, il 21 luglio 1945, la testata è modificata in «La Nuova Stampa»
già ospitava la Libreria Claudiana. Oltre alla pubblicazione di studi (l’aggettivo scomparirà il 1º gennaio 1959). Il primo direttore del do-
biblici e opere di teologi protestanti (ma anche di cattolici del dis- poguerra è il liberale Filippo Burzio, che aveva già retto il giornale tra
senso), negli anni sessanta la Claudiana si caratterizza per il suo im- il 25 luglio e l’8 settembre 1943; alla sua morte, nel 1948, gli succede il
pegno civile: libri su temi di avanguardia sociale, dalle questioni di vicedirettore Giulio De Benedetti, che rimane alla guida della «Stam-
genere a quelle terzomondiste, riflettendo l’intreccio di ricerca spi- pa» per il successivo ventennio. Sotto la sua direzione il quotidiano
rituale e militanza di molti attivisti protestanti torinesi. diventa il primo giornale di Torino e il secondo a livello nazionale do-
po il «Corriere della Sera». La proprietà appartiene alla Fiat, ma il di-
21 Librairie Française.
● Aperta nel 1952 dal provenzale Aldo Capu-
rettore riesce a conservare una propria autonomia, anche grazie ai bi-
to in via Carlo Alberto n. 2, è la prima libreria francese in Italia. Nel
lanci costantemente attivi. «La Stampa» di De Benedetti è un prodot-
salotto al piano superiore della libreria si svolgono, su invito, con-
to innovativo sia sotto l’aspetto grafico sia nella struttura interna: in
certi e presentazioni di libri.
terza pagina, ai tradizionali elzeviri si affiancano i servizi degli invia-
22 Libreria Dante Alighieri.
● Nel secondo dopoguerra Mario Fògo- ti speciali, e nel 1962 viene inaugurata la prima rubrica scientifica di
la, erede di una dinastia di librai diffusa in tutta Italia, allarga l’attivi- un quotidiano italiano. Ma il capolavoro di De Benedetti è la simbio-
tà dell’azienda famigliare al settore dell’editoria d’arte, aprendo nel- si che riesce a creare con la città: pubblicando gli interventi dei letto-
le sale superiori della sua libreria, in piazza Carlo Felice n. 19, uno ri su «Specchio dei tempi», una rubrica che appare per la prima vol-
spazio espositivo (Saletta d’arte, poi Galleria Dantesca, 1962). A par- ta nel dicembre del 1955, il direttore inventa uno spazio che riflette
tire dal 1965 Fògola pubblica una «Grande Collana» di classici della – e insieme influenza – l’immagine che i torinesi coltivano di se stes-
letteratura in volumi di grande pregio tipografico; la direzione del- si. Questa stretta identificazione fa della «Stampa» un giornale auten-
la collana è affidata a due allievi di Giovanni Getto, Folco Portinari ticamente popolare, diffuso in ogni strato sociale della città, e impone
e Giorgio Bàrberi Squarotti. un confronto continuo con gli strappi e gli squilibri della modernizza-
La Torino dell’industria culturale (1945-1968) 867

zione in una delle capitali del miracolo economico. In questi decen- e Natalia Ginzburg. In questo elenco si può ravvisare una parziale
ni «La Stampa» si posiziona politicamente in senso liberale e riformi- sovrapposizione con molti dei redattori, consulenti e autori di Einau-
sta, tanto da costituire il punto di approdo di molti ex azionisti: da di; il legame con la casa editrice è infatti stretto, tanto che i membri
Carlo Casalegno, che giunge alla «Stampa» da «Giustizia e Libertà» della cellula aziendale Giaime Pintor – Italo Calvino, Giulio Bollati,
e dal «Popolo Nuovo», a editorialisti di spicco come Carlo Levi, Ales- Paolo Boringhieri, Ubaldo Scassellati, i “commerciali” Adolfo Oc-
sandro Galante Garrone (dal 1955) e Massimo Mila (dal 1967). Alle chetto e Giorgio Filogamo, il grafico Oreste Molina – si riuniscono a
loro firme si affiancano quelle altrettanto prestigiose di letterati co- partire dal 1955 insieme alla cellula dell’«Unità». Ma sul quotidiano
me Franco Antonicelli (che scrive sul quotidiano tra il dicembre 1948 comunista non scrivono solo gli intellettuali: una volta la settimana,
e il giugno 1965) e Paolo Serini, degli storici Luigi Salvatorelli e Lui- alle riunioni di redazione partecipano anche gli operai, e alcuni mili-
gi Firpo (dal 1961). Nella redazione torinese lavorano Nicola Tran- tanti comunisti licenziati dalla Fiat per rappresaglia, come Aris Ac-
faglia (1960-64), Giampaolo Pansa (1961-64) e Igor Man (dal 1963); cornero, vengono assunti come giornalisti al quotidiano.
in quella romana Vittorio Gorresio ed Enzo Forcella; dall’estero scri-
vono gli inviati Enzo Bettiza (1957-64), Alberto Ronchey (che succe- gallerie d’arte, grafica, pubblicità
de a De Benedetti come direttore nel 1968) ed Enzo Biagi. Anche la
pagina culturale del giornale, curata da Paolo Monelli e Arrigo Caju- ●27 Società Promotrice delle Belle Arti. Le esposizioni della Società
mi, è ricca di firme prestigiose: critico letterario è fino alla sua mor- Promotrice delle Belle Arti, fondata nel 1842 per promuovere la co-
te (1955) Cajumi stesso; del panorama artistico si occupano Albino noscenza di opere e artisti contemporanei, hanno sede in una palaz-
Galvano, Marziano Bernardi (dal 1953) e Angelo Dragone (sull’edi- zina liberty costruita nel 1916 nel parco del Valentino, in viale Cri-
zione pomeridiana «Stampa Sera» dal 1960); Mario Gromo è critico velli n. 11. Nel secondo dopoguerra, benché la società rimanga estra-
cinematografico insieme a Fernaldo Di Giammatteo e Leo Pestelli su nea al dibattito artistico più aggiornato, la palazzina ospita esposi-
«Stampa Sera»; prima dell’arrivo di Massimo Mila (1967) la critica zioni importanti. Al padiglione del Valentino si tengono cinque del-
musicale è affidata ad Andrea Della Corte. Prestigioso, infine, il con- le sette mostre Pittori d’oggi. Francia-Italia / Peintres d’aujourd’hui.
tributo di scrittori come Corrado Alvaro e Guido Piovene. France-Italie (1951, 1952, 1953, 1957 e 1959) organizzate dal critico
Luigi Carluccio. Sono rassegne che costituiscono un momento impor-
26 «l’Unità».
● In corso Valdocco n. 2. Il primo numero de «l’Unità» tante di apertura internazionale, anche se ancora concentrate su Pari-
piemontese uscita dalla clandestinità è in edicola il 28 aprile 1945. gi mentre la capitale dell’arte mondiale si sta trasferendo a New York.
Direttore è Giorgio Amendola, caporedattore Ludovico Geymonat, Questo spostamento di baricentro è recepito dalla mostra organizza-
già responsabile dell’organizzazione degli intellettuali comunisti du- ta nel 1962 da Luciano Pistoi e Carla Lonzi, Incontro di Torino. Pit-
rante la Resistenza; Geymonat viene sostituito a maggio dal parti- tori d’America, d’Europa e del Giappone, uno dei momenti culminan-
giano Ulisse (Davide Lajolo), che passerà poi a dirigere l’edizione mi- ti della stagione dell’informale internazionale in Italia.
lanese. Fino al 1957, infatti, il quotidiano del Pci esce in quattro edi-
zioni distinte a Roma, Milano, Genova e Torino, ognuna con una pro- 28 Galleria La Bussola.
● Aperta dal libraio Renato Gissi nel 1946 in
pria redazione e un proprio direttore. Alcuni contenuti sono diramati via Po n. 9, la galleria passa di proprietà l’anno successivo. Dal 1947
da Roma, altri gestiti localmente e spesso fatti circolare da un’edi- al 1955 il direttore è Luigi Carluccio, critico d’arte del «Popolo Nuo-
zione all’altra. Nei mesi successivi alla Liberazione le redazioni del- vo» poi della «Gazzetta del Popolo». Negli anni cinquanta La Bus-
l’«Unità» sono affollate di studenti, intellettuali e artisti o aspiranti sola è il luogo espositivo più importante della città: è la galleria di
tali, di quadri di partito formatisi durante la Resistenza, di operai ed fiducia di Felice Casorati, ma espone anche artisti delle avanguardie
ex partigiani. A gestire questi collaboratori spesso giovanissimi il par- storiche, l’“anti-Casorati” Luigi Spazzapan, Umberto Mastroianni,
tito chiama dirigenti autorevoli: dopo Amendola, a Torino si avvicen- Mattia Moreni e Mario Merz. Succede a Carluccio Giuseppe Ber-
dano per brevi periodi Amedeo Ugolini (30 maggio 1945 - 3 novem- tasso, che apre la galleria alle poetiche dell’informale.
bre 1946), Ottavio Pastore (4 novembre 1946 - 22 giugno 1948) e Ma- 29 Galleria Galatea.
● Il banchiere Mario Tazzoli apre nel 1957, in
rio Montagnana (23 giugno 1948 - 11 ottobre 1952). A quest’ultimo via Viotti n. 8 (poi, dal 1962, in via Vela n. 8), la galleria Galatea, il
succedono due direttori provenienti da Roma e Milano, Marco Vais cui principale consulente è Luigi Carluccio (ma ai cataloghi delle espo-
(1952-53) e Luciano Barca (1953-57), secondo una politica di sostitu- sizioni collaborano anche Albino Galvano, Ludovico Ragghianti e lo
zioni che risponde a esigenze ora di omogeneità fra le diverse edizio- scrittore Giovanni Arpino). La galleria si orienta soprattutto sull’a-
ni, ora di ordine politico. La pluralità di edizioni settentrionali, però, rea surrealista ed espressionista, mentre sul versante contemporaneo
diventa un peso finanziario eccessivo per il partito, che nel luglio del espone artisti della Nuova figurazione (tra cui due importanti mostre
1957 crea un’unica edizione del Nord a Milano; la redazione torine- di Balthus e Bacon). La galleria ospita anche la prima personale di
se viene soppressa nel 1962, e a Torino rimarrà solo un ufficio di cor- Michelangelo Pistoletto nel 1960.
rispondenza. Le pagine culturali dell’«Unità» di Torino sono dirette ●30 Galleria Notizie. Nel 1958-59 in via Carlo Alberto n. 16, dal
successivamente da Raf Vallone, Italo Calvino e Paolo Spriano, e so- 1959 in piazza Cesare Augusto n. 1. Nel 1957 Luciano Pistoi, già cri-
no aperte al contributo anche di intellettuali non comunisti. Giungo- tico d’arte dell’«Unità» torinese, organizza nello studio dello sculto-
no così ad annoverare tra le proprie firme una parte cospicua dell’in- re Franco Garelli una mostra di Otto Wols, artista tedesco la cui ope-
tellettualità torinese: Ada Gobetti, il poeta Alfonso Gatto (brevemen- ra è considerata un antecedente delle poetiche informali. Pistoi apre
te a Torino nel 1947), l’americanista Claudio Gorlier, il musicologo nel 1958 una propria galleria, la Notizie, che diventa uno dei centri
Massimo Mila, l’ex professore degli antifascisti Augusto Monti, il fi- dell’attività artistica d’avanguardia anche grazie alla consulenza, fino
losofo Felice Balbo, il sociologo Franco Ferrarotti, i critici d’arte Lu- al 1960, di Michel Tapié, critico francese da poco giunto a Torino e
ciano Pistoi, Piero Bargis e Filippo Scroppo, il critico cinematografico teorico dell’arte informale (art autre). A Pistoi si affiancano negli an-
Paolo Gobetti, gli artisti Luigi Spazzapan, Francesco Menzio, Felice ni sessanta due giovani critici d’arte, Enrico Crispolti (allievo di Lio-
Casorati e Mattia Moreni, gli scrittori Italo Calvino, Cesare Pavese nello Venturi) e Carla Lonzi (allieva di Roberto Longhi), che curano
868 L’età del benessere

il catalogo di diverse mostre. La galleria pubblica una rivista, «Noti- Battisti n. 15, un proprio spazio espositivo, specializzato nella pop
zie. Arti figurative». art americana e nei suoi equivalenti italiani ed europei. A partire dal
31 Galleria civica d’arte moderna. Nel 1942 il padiglione che espo- 1967 la galleria espone opere degli artisti che il critico Germano Ce-
● lant ha radunato sotto l’etichetta di «arte povera». La galleria pub-
ne le collezioni di arte moderna del comune di Torino viene bombar-
dato. Le opere d’arte sono esposte provvisoriamente alla Società Pro- blica anche una collana di libri d’artista.
motrice delle Belle Arti, mentre a Palazzo Madama si svolgono le mo- ●36 Galleria Martano. Aperta nel 1965 in lungopo Cadorna, la gal-
stre temporanee (ma negli anni cinquanta se ne organizzano solo due leria di Giuliano Martano (che dall’anno successivo si sdoppia in due
dedicate all’arte contemporanea: L’opera di Marc Chagall nel 1953, spazi espositivi, Martano 1 e Martano 2) si dedica principalmente al-
Espressionismo e arte tedesca del 20° secolo nel 1954). Nel 1950 il comu- la rivalutazione del futurismo e all’arte astratta.
ne bandisce un concorso per la costruzione di un nuovo spazio musea- 37 Galleria Christian Stein. La galleria, aperta nel 1966 in via Teo-
le: il progetto vincitore è firmato dagli architetti Carlo Bassi e Goffre-

filo Rossi n. 3/a, dedica una particolare attenzione alle tendenze più
do Boschetti, e la Galleria civica d’arte moderna viene inaugurata il 31 innovative, arte concettuale e arte povera.
ottobre 1959 in via Magenta n. 31. La concezione dello spazio e la pro-
38 Piper pluriclub.
● Nel 1966 si inaugura a Torino, in via XX settem-
grammazione delle mostre fanno della galleria torinese il museo ita-
bre n. 15, un Piper Club sul modello del locale aperto a Roma l’an-
liano più innovativo e ricettivo nei confronti dell’arte contemporanea
no precedente e già divenuto un’icona della cultura giovanile. Il Piper
e dei suoi sviluppi internazionali, anche grazie alla collaborazione con
torinese non è però solo una discoteca con luci stroboscopiche (la mac-
istituti museali stranieri. Tra il 1959 e il 1968 ospita retrospettive de-
dicate ad artisti piemontesi del Novecento (Giacomo Balla, Luigi Spaz- china è progettata da Bruno Munari), arredamento fantascientifico e
zapan, Felice Casorati, il Gruppo dei Sei), mostre personali di mae- musica beat, ma è anche uno spazio multifunzionale dove si aprono
stri italiani e stranieri (Nicolas De Staël, Hans Richter, Francis Bacon, mostre e si tengono concerti di free jazz, reading poetici e spettaco-
Franz Kline, Maria Helena Vieira da Silva, Graham Sutherland, Hans li teatrali. Tra il 1966 e il 1968 il Piper espone opere di Piero Gilar-
Hartung, Robert Motherwell, Osvaldo Licini) e grandi mostre di ca- di e Marisa Merz, mentre si tiene una Beat Fashion parade con abiti di-
rattere internazionale: nel 1962, in collaborazione con l’Icar, Michel segnati dagli artisti Alighiero Boetti, Piero Gilardi ed Enrico Co-
Tapié cura Strutture e Stile; nel 1967 Luigi Carluccio cura una rasse- lombotto Rosso, e si esibiscono il Teatro Gruppo di Carlo Quartuc-
gna sul surrealismo, Le muse inquietanti. Oltre a Carluccio e Tapié, tra ci e il Living Theatre; infine, debuttano le performance di Michelan-
gli animatori del mondo torinese dell’arte collaborano alla galleria En- gelo Pistoletto e della sua «comunità teatrale» Lo Zoo.
rico Crispolti, Albino Galvano e Angelo Dragone. Il museo ospita an- 39 Deposito d’Arte Presente.
● Tra la fine del 1966 e il 1969 un nuo-
che una biblioteca e uno spazio per conferenze; in quest’ultimo, oltre vo spazio espositivo viene ricavato da un’autorimessa in via San Fer-
a lezioni sull’arte contemporanea, si svolgono dal 1965 i seminari pub- mo n. 3 e prende il nome di Deposito d’Arte Presente. Fondato da
blici di storia contemporanea organizzati da Guido Quazza in colla- Marcello Levi e gestito come un’associazione di cui è presidente Lui-
borazione con l’Istituto di storia dell’università, l’Istituto storico del- gi Carluccio, il Deposito ospita mostre e spettacoli, tra cui la prima
la Resistenza e il Centro studi Piero Gobetti. messa in scena di Orgia di Pasolini, con regia dello stesso autore
32 Circolo degli Artisti. A palazzo Graneri della Roccia, in via Bogi- (1968), e le performance dello Zoo di Michelangelo Pistoletto.

no n. 9, il Circolo degli Artisti organizza solitamente mostre di arti- 40 Studio Armando Testa.
● Con sede in corso Massimo d’Azeglio
sti locali. Nel 1959 ospita il primo intervento importante a Torino del n. 112, l’agenzia viene fondata nel 1946 da Armando Testa, nella cui
critico francese Michel Tapié: la mostra internazionale Arte nuova. formazione si erano incrociate la tradizione tipografica della scuola
Esposizione internazionale di pittura e scultura, cui collaborano Luciano Vigliardi-Paravia e l’arte contemporanea, cui l’aveva iniziato il pitto-
Pistoi e Angelo Dragone. La mostra presenta settanta artisti ameri- re astratto Ezio D’Errico. Testa si afferma come autore di manifesti
cani, europei e giapponesi, ed è finanziata dal presidente del circolo pubblicitari alla fine degli anni trenta; abbandona la tipografia solo
Battista Pininfarina; il manifesto è disegnato da Armando Testa. dopo la guerra, quando fonda un proprio studio di grafica pubblici-
33 Icar. Il critico francese Michel Tapié de Céleyran, autore del ma- taria. Nel 1956 lo studio diventa un’agenzia a servizio completo, che
● esegue anche ricerche di mercato. Testa si lancia nel pionieristico set-
nifesto dell’arte informale (Un Art autre, 1952), è una delle figure più
rilevanti del processo che negli anni sessanta fa di Torino una delle tore della pubblicità televisiva, e accanto al laboratorio grafico ne
capitali dell’arte internazionale. Dopo aver collaborato con la galle- crea uno di animazione, che produce i più celebri spot di Carosello,
ria Notizie e contribuito all’organizzazione della mostra Arte nuova andato in onda per la prima volta il 3 febbraio 1957. Tra il 1965 e il
al Circolo degli Artisti (1959), Tapié apre nel 1960 un proprio spa- 1971 Testa viene chiamato al Politecnico a ricoprire la cattedra di di-
zio espositivo con sede in via Basilica n. 15, l’International Center of segno e composizione della stampa.
Aesthetic Research (Icar), insieme agli architetti Luigi Moretti e Car-
lo Mollino; la direzione è di Ada Minola. L’Icar ospita anche confe- teatri, cinema
renze, performance (soprattutto del gruppo giapponese Gutai, in-
trodotto in Europa da Tapié), spettacoli di danza e audizioni di mu- ●41 Teatro Gobetti. In via Rossini n. 8. La guerra ha lasciato in pie-
sica contemporanea. di a Torino due soli teatri, il Gobetti e il Carignano, che per cinque
stagioni sono le uniche sale funzionanti della città. Fino al 1955 re-
34 Galleria Il Punto.
● Sita in via Principe Amedeo n. 1/d e fondata citano al Gobetti soprattutto compagnie dialettali, con l’episodica ec-
da Remo Pastori nel dicembre 1962, la galleria viene diretta fino al cezione del Teatro Sperimentale, un’emanazione dell’Unione Cultu-
1964 da Gian Enzo Sperone, poi da Pastori stesso. Promuove sia la rale che mette in scena Woyzeck di Georg Büchner (8-11 gennaio
pop art statunitense ed europea, sia l’arte astratta. 1946) e Nozze di sangue di Federico García Lorca (28-29 giugno 1946):
35 Galleria Gian Enzo Sperone. Dopo un apprendistato alle gallerie
● regista è Vincenzo Ciaffi, latinista ed ex partigiano; protagonista Raf
Galatea e Il Punto, Gian Enzo Sperone apre nel 1964, in via Cesare Vallone, direttore della terza pagina dell’«Unità», al suo debutto co-
La Torino dell’industria culturale (1945-1968) 869

me attore; la scenografia è del pittore Francesco Menzio, primo pre- 44 Cinema Romano. Il rinnovamento della scena teatrale torinese
sidente dell’Unione Culturale. Nel 1955, quando il consiglio comuna-

comincia verso la fine degli anni cinquanta soprattutto per opera di
le approva la costituzione di un Piccolo Teatro di Torino sul modello piccole compagnie. Nel 1958 il regista radiotelevisivo Massimo Sca-
di quello milanese, alla nuova compagnia viene assegnato il Gobetti glione crea il Teatro delle Dieci, che si esibisce inizialmente al caffè
come sala ufficiale. La ridotta capacità del teatro, che può ospitare ap- Augustus di via Roma. Dal 1960 la compagnia si sposta nel ridotto
pena 200 spettatori, lo rende presto insufficiente di fronte al cresce- del cinema Romano, nella Galleria Subalpina, dove mette in scena
re degli abbonati. Fino al 1977 il Gobetti rimane la sede ufficiale del pièces tratte dal repertorio del teatro dell’assurdo e in particolare da
Teatro Stabile di Torino (così rinominato nel 1957), mentre le rap- Eugène Ionesco, grazie alla collaborazione con il suo traduttore ita-
presentazioni si svolgono per lo più al Carignano o all’Alfieri. Nel liano Gian Renzo Morteo.
1964 lo Stabile ospita al Gobetti il Living Theatre, nuovamente a To-
rino dopo il passaggio di tre anni prima, in occasione di Italia 61.
insegnamento
42 Teatro Carignano.
● In piazza Carignano n. 6. Insieme al Gobet-
ti, il settecentesco Teatro Carignano è l’unica sala torinese rimasta 45 Palazzo Campana.
● Nel 1942 la sede universitaria di via Po viene
in attività dopo la guerra. Benché di proprietà del comune, è gestita incendiata da un bombardamento. Restaurato e riaperto nel 1952, il
dagli impresari privati Chiarella, che vi ospitano tournée di compa- palazzo è destinato agli uffici amministrativi, mentre le facoltà uma-
gnie nazionali. In occasione di Italia 61, al Carignano va in scena il nistiche (lettere e filosofia, giuriprudenza e magistero) si spostano in
Living Theatre di New York, per la prima volta in Italia, e uno spet- via Carlo Alberto n. 10, nel Palazzo di San Filippo, già sede del Parti-
tacolo del Teatro Stabile di Torino, La resistibile ascesa di Arturo Ui to fascista. La denominazione «palazzo Campana» deriva dal nome di
di Bertolt Brecht. Da questo momento il Carignano – che con i suoi battaglia del partigiano cui era intitolata la formazione partigiana che
1300 posti ha una capienza ben maggiore del Gobetti – ospita spes- il 28 aprile 1945 aveva occupato la Casa Littoria, Felice Cordero di
so gli spettacoli dello Stabile, finché nel 1981 il comune affiderà al- Pamparato. Nel dopoguerra l’Università di Torino registra una caren-
la compagnia cittadina la gestione del teatro. Dal 1948 il Carignano za di spazi, benché l’incremento del corpo studentesco sia meno signi-
è anche la sede dei Venerdì Letterari, serie annuali di conferenze or- ficativo della crescita demografica cittadina; tra il 1961 e il 1966 vie-
ganizzate dall’Associazione Culturale Italiana. L’Aci è fondata nel ne perciò costruito un nuovo edificio per le facoltà umanistiche. Il
1946 dal vicepresidente della Fiat Giancarlo Camerana, dal pittore Palazzo Nuovo di via Sant’Ottavio è inaugurato nel 1968, ma è nella
Ottavio Mazzonis e da una giovane insegnante del ginnasio, Irma An- vecchia sede che l’anno prima era esploso il Sessantotto: l’8 febbraio
tonetto, che ne è la vera animatrice. La prima stagione coinvolge per- 1967 gli studenti avevano occupato palazzo Campana per protestare
sonalità torinesi e si svolge presso la sede dell’associazione, in via Po contro il progetto di riforma Gui dell’università. Lo sgombero era av-
n. 39; già dall’anno successivo Antonetto riesce a invitare a Torino venuto la sera stessa, senza incidenti, e le assemblee degli studenti si
grandi nomi della cultura nazionale e internazionale, e i Venerdì si erano spostate nella Camera del Lavoro e alla Federazione del Psiup.
spostano al Teatro Carignano. I Venerdì Letterari hanno ambizioni L’agitazione riprende l’autunno successivo; l’occasione questa volta è
più vaste dell’aggettivo: i torinesi pagano per ascoltare famosi scrit- locale: il 22 novembre gli studenti assaltano il rettorato di via Po per
tori, ma anche scienziati, studiosi o filosofi, invitati per la loro capa- impedire che si ratifichi la decisione di trasferire l’università in peri-
cità di richiamo sul pubblico, in un embrione di star system cultura- feria; cinque giorni dopo l’assemblea studentesca approva una nuo-
le. L’Aci si espande anche fuori Torino: l’organizzazione prevede per va occupazione di palazzo Campana. Le autorità universitarie, spe-
gli ospiti, oltre ai Venerdì torinesi, una tournée di Lunedì (Milano), rando in un esaurimento per stanchezza, chiedono l’intervento della
Martedì (Roma) e Giovedì Letterari (Napoli). polizia solo un mese più tardi; nelle aule occupate, la vita universita-
43 Teatro Alfieri. In piazza Solferino n. 4. Quando riapre nel 1949, ria prende la forma autogestita dei «controcorsi». Dopo lo sgombe-
● ro del 27 dicembre 1967, il Senato accademico provvede a sanzioni
restaurato dopo i pesanti danni subiti a causa dei bombardamenti, il
Teatro Alfieri è la terza sala teatrale di Torino e la più capiente (circa disciplinari, cui gli studenti rispondono con un’azione di disturbo del
3000 posti). In questi decenni ospita soprattutto riviste e teatro legge- normale svolgimento delle lezioni (la «guerriglia culturale»), cortei e
ro, ma dalla seconda metà degli anni sessanta si svolgono qui gli spet- manifestazioni. I nuovi tentativi di occupare il palazzo, tra gennaio
tacoli di maggior richiamo del Teatro Stabile di Torino, del Living e febbraio 1968, falliscono. Dal mese di marzo, che si apre a Roma
Theatre e di altri gruppi d’avanguardia. Tra l’11 aprile e il 13 giugno con il primo scontro sanguinoso tra polizia e studenti, il movimento
1960 Franco Antonicelli organizza un ciclo di dieci lezioni su fasci- torinese confluisce da una parte con quello nazionale, dall’altra si me-
smo e antifascismo, seguite da interviste a testimoni dell’epoca. Il pub- scola con la protesta operaia alla Fiat. La contestazione esce dall’uni-
blico affluisce così numeroso che le conferenze sono spostate, sin dal- versità, spostandosi davanti ai cancelli delle fabbriche.
la seconda lezione, dalla sede prevista originariamente (la sala confe- 46 Collegio universitario Renato Einaudi.
● Per agevolare gli studenti
renze della Galleria civica d’arte moderna) al Teatro Alfieri. Un se- universitari meritevoli non residenti in città, nella seconda metà de-
condo ciclo, dedicato al periodo 1943-45, viene organizzato tra feb- gli anni trenta l’Università di Torino istituisce in via Galliari n. 30 una
braio e maggio 1963. L’interesse manifestato dai giovani per un pas- Casa dello studente, il cui edificio viene destinato durante la guerra
sato ancora ignorato dai programmi scolastici spinge Antonicelli a ad altri usi; riapre successivamente come Collegio universitario, cui
scrivere un’opera teatrale – quasi un musical, per il ricco inserimento si accede per concorso. Ne è direttore Renato Einaudi, figlio di un
di canzoni e della musica composta da Sergio Liberovici – che mette fratello di Luigi Einaudi e docente di fisica all’università e al Politec-
in scena la recente storia d’Italia, Festa grande d’Aprile. La pièce, im- nico; dopo la sua morte, nel 1976 il collegio prende il suo nome. Al
postata come una grande tragedia di popolo, racconta vent’anni di primo edificio si aggiungono un collegio femminile, uno per gli stu-
storia, dall’omicidio Matteotti alla Liberazione; è pubblicata da Ei- denti del Politecnico e una nuova residenza maschile. In questi decen-
naudi nel 1964 e messa in scena dal Teatro Stabile di Bologna, che la ni vi risiedono Edoardo Sanguineti (1948-52), Umberto Eco (1950-
porta a Torino, all’Alfieri, dal 13 al 17 gennaio 1965. 1954), Gian Luigi Beccaria (1954-57) e Claudio Magris (1957-61).

Potrebbero piacerti anche