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Qubit

Vittorio Baccelli

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ventisei narrazioni
edizioni quantiche 2011

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Qubit di Vittorio Baccelli I edizione edizioni quantiche, 2011

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QUBIT Qubit, contrazione di quantum bit, il termine coniato da Benjamin Schumacher per indicare il bit quantistico ovvero l'unit di informazione quantistica. Per definire il qubit indispensabile introdurre innanzi tutto il concetto nuovo di quanto di informazione, cio la pi piccola porzione in cui una qualsiasi informazione codificata pu essere scomposta; quindi l'unit di misura dell'informazione codificata. Cos come il bit il quanto di informazione della computazione classica, la computazione quantistica si basa su un concetto analogo: il quantum bit. Al pari del bit, il qubit un oggetto matematico con determinate specifiche propriet. Il vantaggio nel trattare i qubit come entit astratte risiede nella libert di costruire una teoria generale della computazione quantistica che non dipende dagli specifici sistemi utilizzati per la sua realizzazione. Chiarito il titolo passiamo adesso al testo: quale miglior biglietto da visita di una serie di racconti, da me direttamente selezionati, da poter offrire a chi vuol conoscermi? Questa la motivazione che mi ha portato a predisporre questi fogli nei quali ho inserito ci che pi mi piace tra quello che ho scritto. Nessun editore, nessun lettore mi ha richiesto questo libretto, pertanto le scelte sono solo mie. Se la critica rimanda sempre alle Storie di fine millennio, personalmente ho ben altre preferenze, cos dopo alcuni giorni che la facolt di Scienze della Formazione dell'Universit degli Studi di Firenze mi aveva invitato per parlare di Nikola Tesla, ho deciso di allestire queste pagine. Cari lettori, se mi state leggendo saprete che mi definisco uno scrittore di letteratura fantastica e che privilegio il racconto al romanzo. Di racconti ne ho scritti centinaia, di romanzi solo due (un terzo, mai terminato, solo in bozze). Le motivazioni di questo forse, e solo in parte, le potete trovare in Letteratura come menzogna di Manganelli. Ho anche voluto affrontare alcuni argomenti e biografie, che a mio avviso, sono al limite della realt e confinano con la fantascienza. Il fondamentalismo islamico a mio avviso pi vicino alla fantascienza pi truce che alla realt, cos come la vita ordinaria nello stato di Israele ha sicuramente contatti con il fantastico. Poi ho affrontato le biografie di Tesla, Titor e Blissett. Tesla il Leonardo da Vinci del secolo passato e colui che ha immaginato il futuro del nostro secolo. Titor un se-dicente crononauta che ci accompagna nella tecnologia del viaggio nel tempo, e Luther Blissett il nome collettivo di un terrorista mediatico. Queste biografie-ricerche coprono il mio campo d'interesse che va dalle indisciplinate discipline interdisciplinari nell'arte, al teletrasporto e ai viaggi nel tempo. E tutti i miei affluenti sono stati scritti anche con l'utilizzo della tecnica che Burroughs definisce cut- up, che da buon collagista dell'arte postale, quale io sono, particolarmente amo. Nella letteratura mi identifico con Borges quando scrive che esiste un unico scrittore universale, colui che ha scritto tutti i libri del passato, che sta scrivendo i libri del presente e che scriver tutti i libri del futuro. Lo interpreto come un'entit mistica supersistente che utilizza come avatar ogni scrittore dei nostri molteplici mondi. Vedo anche uno scienziato-scopritore
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universale, che manda innanzi la scienza servendosi dei vari avatar. Adesso che il 2012 s'avvicina con le sue sconcertanti profezie, penso che le catastrofi a ripetizione, si siano ormai quasi tutte manifestate e non resti che passare a quella nuova era, che mi auguro sia migliore delle precedenti. Certo che non c' molto da sentirsi allegri. Dominiamo la Terra perch eravamo l'animale pi aggressivo, e continuiamo ad esserlo. La natura e la sua selezione naturale costellata da dolori, morti e catastrofi. La stessa evoluzione non avrebbe senso senza la morte. E qui mi torna in mente la trilogia di Valis di Dick, per cui se ammettiamo l'esistenza di una divinit creatrice, dobbiamo prepararci a renderci conto, che essa sia completamente folle. Ma veniamo al titolo di questa raccolta che ho voluto in sintonia con l'evoluzione scientifica del nostro presente. Abbiamo una realt ordinaria che sempre pi modificata dalle realt virtuali, dalla fisica quantistica e dalla geometria frattale. Queste tre discipline non sono limitate all'ambito della fisica, della geometria, della matematica, ma generano algoritmi che stanno invadendo sempre pi concretamente il nostro reale, modificandolo. Pensiamo solo al Principio di indeterminazione di Heisenberg e a quanto esso modifichi ogni cosa. Pensiamo alla teoria del multiverso e alle sue implicazioni. E qui torno a Tesla, che lavorava al teletrasporto, mentre Marconi, utilizzando ben 17 brevetti di Tesla, trasmetteva la lettera S da un capo all'altro dell'oceano. Qualcuno ha scritto che potremo trovare dio nello spazio quantico tra una sinapsi e l'altra di un futuro computer quantico, basato sui qubit, ovvio. La risposta alla domanda fondamentale su: la vita, l'universo e tutto quanto un concetto affrontato magistralmente dalla serie di romanzi di fantascienza di Douglas Adams dedicata alla Guida galattica per gli autostoppisti. In questi romanzi per cercare la risposta viene costruito un supercomputer chiamato Pensiero Profondo che dopo un'elaborazione della durata di sette milioni e mezzo di anni fornisce la risposta. Nel libro di Adams un gruppo di scienziati, i cui componenti sono in realt la proiezione pandimensionale di una razza di esseri super-intelligenti esistenti su un piano dimensionale superiore, costruisce Pensiero Profondo, il secondo pi grande computer di tutti i tempi e di tutti gli spazi, per ottenere la risposta alla Domanda Fondamentale sulla Vita, sull'Universo e Tutto quanto (in lingua inglese The Ultimate Question of Life, the Universe and Everything). Dopo sette milioni e mezzo di anni il computer fornisce la risposta: "42". A questo punto penso d'aver lanciato molteplici input, per cui chi volesse lavorarci sopra padronissimo di farlo. Un'altra cosa: tutti (o quasi) i miei scritti sono scaricabili gratuitamente in rete. Se poi ne voleste qualcuno in cartaceo, li trovate (quasi) tutti su lulu.com. Per critiche e suggerimenti , entrambi sempre molto graditi, mi trovate a baccelli1@interfree.it . Ma bando alle ciance: mi sono dilungato oltre misura, adesso passiamo alla lettura dei racconti da me selezionati, tutti scritti dal 1998 al 2011e gi presenti in varie raccolte. Vittorio Baccelli baccelli1@interfree.it
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QUANDO IL CRONODROME IMPLOSE In mezzo a un fitto bosco, un castello dava rifugio a quanti la notte aveva sorpreso in viaggio: cavalieri e dame, cortei reali e semplici viandanti. (I. Calvino) Il Cronodrome doveva il suo nome alla gran quantit di ologiochi ambientati nel passato che possedeva quando dieci anni fa fu inaugurato. Oltre agli ologrammi vi erano uninfinit di programmi neurali che attraverso gli induttori delta ti trasportavano direttamente nelle arene dei circhi del romano impero, nelle lande di cavallereschi tornei o a piacere nei giochi di guerra di tutte le ere, oppure ti consentivano di fare duelli, in apposite sale, pi o meno virtuali. Oggi il Cronodrome una realt ben pi complessa, oltre ai giochi di ruolo e, di tradizione troviamo intere sale ove attraverso le piastre neurali ci si pu connettere con le stelle del simstim e vivere la loro vita in tempo reale. Poi ci sono i computer bar ove puoi degustare ogni tipo di droga conosciuta, legale e illegale, e interfacciarti con ogni tipo dintelligenza, umana o artificiale, rintracciabile in rete, sale da gioco ricopiate in ogni pur minimo dettaglio dai casin del ventesimo secolo, boutique chirurgiche pronte a fornire ogni tipo dimpianto, teatri ove le migliori (e le peggiori) compagnie si esibiscono dallopera lirica ai balletti hard. divenuto, insomma, un tempio del piacere e qui ti puoi togliere ogni sfizio legale od illegale, reale o virtuale. Il Cronodrome gestito dalla yakuza che da molti anni ha assorbito ogni mafia conosciuta, vincente o perdente, con il placet dei governi, delle associazioni sovranazionali e delle multinazionali, che hanno visto cos la mala organizzarsi e autogestirsi entro limiti prestabiliti e concordati. Non che la vittoria della yakuza sia stata indolore, ma chi si opposto al nuovo ordine globale stato praticamente fatto a fettine coi fili monomolecolari. Questo tipo desecuzione ha assunto risvolti simbolici per la mafia, sostituendo gli antichi rituali: incaprettamento, sasso in bocca, lupara e altre antiche piacevolezze. Per avere accesso al Cronodrome, si entra in una cabina ad un solo posto: uno si siede, infila la propria carta di credito nellapposita fessura mentre uno scanner retinale controlla la propriet e la consistenza valutaria della carta. Se il tuo conto ok, cio se hai almeno cinquemila crediti spendibili, la porta dingresso si apre. Non ho quasi mai un credito perch ho labitudine di spendere sempre di pi di quello che guadagno, ma il mio conto sempre ok perch il microchip di mia ideazione e i crediti sono sempre superiori a cinquemila, ma questi crediti non li spendo certo nel
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Cronodrome, non voglio finire i miei giorni diviso in sottili fettine. Un altro fondamentale servizio del Cronodrome la gestione pubblica di autodoctor, basta infilarsi vivi, con la carta di credito ben fornita appresso, nelle pseudo bare e, dopo un tempo ragionevole, ne esci ricostruito a nuovo, anche se sei proprio frantumato o consunto da un tumore terminale, ovviamente saranno scalati crediti dalla tua carta a secondo dalla complessit dellintervento. Io frequento il Cronodrome per lavoro, mi piazzo al computer bar, guardo chi entra, ascolto e aspetto che capiti qualcosa da fare, tipo organizzare una rapina, la ricerca di un sicario, la compra vendita di organi, lapertura di un buco in qualche ICE, il riciclaggio di crediti, la fornitura di documenti falsi, la compravendita di partite di armi ed esplosivi o di droga, e cose del genere. Sono molto bravo in tutte queste operazioni, ma per gli altri non le faccio pi di persona, conosco tutti quelli del giro e indirizzo il cliente dal fornitore desiderato, poi riscuoto percentuali sia dal cliente sia dal fornitore. Il dieci per cento di quello che incasso lo verso al Cronodrome, perch questa la regola. Ogni operazione l organizzata deve essere autorizzata e la percentuale serve per ogni copertura, compresa quella legale, delloperazione stessa. Chi non rispetta le regole, e la yakuza viene sempre a sapere tutto di tutti, sparisce e se uno volesse veramente ritrovarlo, scoprirebbe che molti dei DNA degli organi forniti dalla banca, sono proprio degli scomparsi. Non voglio che i miei pezzi vengano trapiantati e non voglio conoscere sulla pelle leffetto del filo monomolecolare, perci rispetto sempre le regole, sono un cittadino malavitoso, modello. Oggi una giornata floscia, sono pochi gli avventori presenti e tutti del giro, neppure lombra di un cliente, cos dopo essermi fatta una negretta niente male collegandomi con la piastra neurale, ho ordinato una vodka e sto bevendo direttamente dalla bottiglietta ghiacciata mentre assaporo una pipetta derba. Un barista in perizoma stracolmo di trapianti sempre pronto a servire i vari clienti. La serata volge al termine, quasi tutti gli avventori sono per noia collegati agli induttori delta, ad un tavolo si gioca il vecchio poker che non mai passato di moda. Solo in un angolo c del movimento, alcuni hacker stanno gesticolando con il miglior cow boy del cyberspazio che conosca, mi avvicino incuriosito e sento che sta raccontando daver bucato un ICE interessante poche ore prima e dessersi trovato davanti a dei banchi memoria zeppi di crediti, ne ha trasferiti quanto pattuito al cliente e una parte lha riversati sul suo conto protetto, racconta anche che da una banca dati, assieme ad altre notizie demenziali, uscita quella di un attentato al Cronodrome. Tutti gli avventori gli stanno dando del matto, che quanto dice assurdo, cos lui se ne va avvilito ed esce. Sono incuriosito e lo seguo.
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nel piazzale e sta per entrare nel suo modulo di trasporto quando lo chiamo. Lui si volta e in quel preciso istante letteralmente esplode, imbrattando anche me di materia organica. Con la coda dellocchio, mentre sto vomitando, vedo unombra che mi sembra indossi linconfondibile divisa dei bambini dellislam, una banda di fanatici schizzati che scimmiottano i vecchi terroristi islamici, ma in realt se ne stanno tutti i giorni collegati in rete, bombardati da induttori delta che li fanno vivere nel giardino delle Uri: visto che laldil problematico, loro preferiscono godere ora, sparandosi il paradiso mentre sono ancora in vita. Che i bambini abbiano dichiarato la guerra santa alla yakuza? Mi sembra proprio improbabile. Entro nel mio modulo gi schifosamente sporco insozzandolo definitivamente e mi reco nel cuballoggio che ho in affitto, getto gli abiti nellinceneritore e mi sparo una doccia. Quando esco dal bagno la TRI-TV sta trasmettendo un comunicato: il Cronodrome collassato, si pensa che qualche terrorista suicida abbia liberato molecole dantimateria che hanno generato unimplosione sferica che lo ha totalmente distrutto uccidendo allistante tutti coloro che si trovavano allinterno. Polizia e uomini della yakuza hanno bloccato ogni uscita dalla citt e la stanno congiuntamente rastrellando alla ricerca dellipotetico commando. La popolazione invitata a collaborare e a rimanere nelle proprie abitazioni fino a nuove disposizioni. Lho scampata questa volta proprio per un pelo, grazie al cow boy, ho voglia di non pensare e attivo la piastra neurale collegandomi ad una stella del simstim scelta a caso. Sono in smoking bianco, notte, mi trovo sul ponte di uno yacht e sto ballando con una bellissima ragazza vestita allultima moda con indosso solo un trasparente sari rosa, i suoi capezzoli sono disegnati di blu e li sento strusciare sul mio corpo, unorchestra intona melodie new rap e tra le altre coppie che ballano scorgo altre stelle del simstim.

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FIOCCO DI NEVE A FARGO Il mondo di un uomo dazione consiste nellimmaginare di avere sempre sotto gli occhi un cerchio incompiuto, ma che sar compiuto con laggiunta di un ultimo punto. In ogni istante egli si prospetta altri cerchi, abbandonando un cerchio incompiuto nel quale lascia un punto finale. (Y. Mishima)

Questo senso estetico della Scienza, che seleziona leleganza in certe formule matematiche, permette allerrore di risaltare come una nota sbagliata in un ritmo di pensieri e schemi creativi. Il ritmo che troviamo nei numeri, nella Natura e nellArte la base come dice anche M.Pavel delle figurazioni in ambito temporale e auditivo (musica, canto) spaziale o visivo (arte, architettura) . Si pensi a questo proposito a certe decorazioni arabo-islamiche e allo yantra (immagine che conduce alla meditazione) induista nepalese risalente al 1750 circa oppure allemblema religioso ebraico: la stella a sei punte di David, che ricordano in modo incredibile le elaborazioni generate per iterazione di una delle figure frattali pi famose, descritta per la prima volta nel 1904: la curva di Helga von Koch detta a Fiocco di neve. (Ruggero Maggi) Ero un killer della yakuza, anzi ero proprio il miglior killer e il pi sofisticato sulla piazza. Avevo con la yakuza un contratto iniziato da pi di quindici anni, e il mio datore di lavoro aveva investito su di me, come avevo cominciato, invece, unaltra storia. Ero in possesso di un fisico invidiabile e quasi indistruttibile grazie a tutta una serie di impianti, erano in me incorporate protesi sia dattacco che di difesa. Avevo possibilit di visione notturna e telescopica, armi letali innestate sia da taglio che laser, ero una perfetta macchina per uccidere con addestramento militare, potevo togliere la vita con le mie protesi, con le arti marziali, con ogni tipo di arma, dar la morte per me era unarte. Quella domenica mattina mentre alla TRI-TV stavo guardando una telenovela saccesero i led dellelaboratore e mentre la stampante entrava in funzione apparve sul video una piantina della citt con un percorso dettagliatamente segnato che dal mio appartamento portava ad una abitazione a circa cinque chilometri di distanza, seguivano poi i codici daccesso allappartamento contrassegnato, che si trovava al dodicesimo piano, la foto delleliminando, lindicazione solo in casa, il tipo darma da usare coagulatore a raggio, e il momento delloperazione subito.
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Disattivai la piastra e loloproiettore, le immagini dello spettacolo che stavo seguendo lentamente si dissolsero. Memorizzai i due codici daccesso, portone e appartamento, poi distrussi il foglio della stampante gettandolo nellinceneritore. Mi sedetti sulla poltrona e iniziai esercizi respiratori di rilassamento, dopo alcuni minuti il computer di casa annunci: Postacity in arrivo. Aprii la cassetta postale, i cui led avevano iniziato a lampeggiare, e allinterno vi trovai un pacchetto che subito iniziai a scartare, il coagulatore era arrivato, indossai una giacca a vento e lo sistemai in una tasca interna. Scesi in garage, avviai il mio modulo di trasporto e in pochi minuti giunsi ad un isolato dallindirizzo, parcheggiai, mi applicai una maschera facciale e infilai un paio di guanti, anchessi in pelle sintetica e con impronte digitali ben differenti dalle mie. Finito il travestimento mi osservai nello specchietto retrovisore, sembravo molto pi vecchio, mi sorrisi compiaciuto e uscii dal modulo. Giunto allindirizzo ove dovevo compiere il lavoro, vidi che il portone era gi spalancato, entrai e con lascensore salii al dodicesimo piano. Cera una sola porta a quel piano, digitai la combinazione che avevo memorizzato e lanta silenziosamente si scost. Un lavoro veramente semplicissimo, non avevo neppure incontrato nessuno - tra pochi minuti mi ritrover a casa a riprendere la visione che ho interrotto ricordo di aver pensato. Estrassi silenziosamente il coagulatore e mi introdussi nellappartamento, ero a met corridoio quando da una porta accostata avvertii lievi rumori. Aprii lentamente e vidi leliminando in piedi, di spalle dietro ad una scrivania, attivai il raggio e lui si accasci sul pavimento, quasi senza alcun rumore, un folto tappeto aveva attutito limpatto, tutto si era svolto come al rallentatore. Lo voltai per vederlo in faccia, si era proprio lui, fu in quel preciso istante che i miei sensi potenziati avvertirono una presenza dietro le mie spalle, istantaneamente feci scattare la lama impiantata nel medio della mano sinistra mentre roteando veloce squarciai la gola ad una ragazza che col laser spianato era proprio dietro di me. Osservai la rossa macchia che andava spandendosi sul tappeto, poi guardai attentamente leliminato, meno male che doveva essere solo! Mi soffermai sullarma della ragazza e notai perplesso che quel tipo di laser normalmente in dotazione alla yakuza. Attivai lelaboratore personale e attraverso la visione retinale rividi, rallentando, la scena nei minuti dettagli e non potei far a meno di ammirare la precisione del colpo di lama. Osservai poi minuziosamente il set con la visione scandita e scoprii che leliminando non stava guardando il quadro posto dietro la sua scrivania, il quadro era solo un ologramma che mascherava una cassaforte gi aperta. Leliminando stava guardando l dentro, ecco perch mi voltava le spalle.
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Mi avvicinai, la cassaforte era zeppa di grosse mazzette di crediti, nellultimo ripiano cerano dei microchip stranissimi di tipo militare con sopra stampigliati degli ideogrammi cinesi. Aprii un armadio a muro e trovai una grossa borsa nera di tela, la riempii con le mazzette e misi dentro pure i microchip, scesi dalle scale dopo aver richiuso cassaforte e appartamento, notai che la cassaforte aveva una sofisticatissima apertura a scanner retinale. Giunto a casa misi le mazzette nel mio ripostiglio segreto, ma una me la infilai in tasca. Chiusi i microchip in una busta sigillata e li inviai tramite postacity al mio ricettatore di fiducia, non a quello che usavo ufficialmente, sulla busta era stampigliato a barre colorate il mio codice segreto, se valevano qualcosa mi sarebbe stato accreditato sul conto un decimo del valore reale. Borsa, guanti e maschera facciale finirono subito dopo nellinceneritore. Terminai la visione delloloprogramma e passai il resto della domenica in compagnia di una studentessa che avevo conosciuto al parco qualche settimana prima. Anche se aveva solo sedici anni, riuscii a divertirmi abbastanza. Il giorno successivo non ricevetti alcuna comunicazione e cos con la piastra neurale e il diffusore delta mi interfacciai con una delle migliori professioniste della citt. Alla sera decisi di controllare il mio conto e con gran sorpresa lessi un versamento che aveva dellincredibile. Cazzo! Pensai, ho avuto buon naso a portar via quei circuiti! Tutto felice e anche un po schizzato di neococa a piedi raggiunsi il Cronodrome, che era stato in fretta ricostruito ancor pi complicato di prima. Passai l tutta la notte, prima giocando al casin e fatto strano, vinsi, poi mi fermai allorgia olografica, infine ricordo desser passato al computer bar, quello degli hacker. Uscii a mattino inoltrato e ero a piedi giunto vicino alla mia casa e qui i ricordi sinterrompono. Mi ritrovo in una cabina di un autodoctor pubblico, completamente nudo, con una ragazza che ha il terzo occhio impiantato, dal poco abbigliamento che indossa sicuramente una prestatrice di sesso, ma tutta imbrattata di sangue. Mi aiuta a restare in piedi. E qui ho il primo trauma, la parete a specchio rimanda limmagine di un giovane ventenne, biondo, alto circa uno e settantacinque, esile ma benfatto: cerco di scandire la visione, ma niente succede. Mi rendo conto che quel biondino tipo studente universitario, sono proprio io e che tutti i miei bei muscoli trapiantati e anche gli impianti sono andati a farsi fottere. Cazzo! Anni di lavoro e migliaia di crediti, svaniti, sono un semplice ventenne integro, non impiantato come un qualsiasi studentello imberbe. Che cazzo mi successo?
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Io sono Leila, dimmi almeno grazie e mi mostra ci che resta dei miei abiti: la tuta insanguinata tagliata in sei o sette brandelli. Hai avuto proprio un casino di fortuna che il killer tha fatto a pezzi col filo monomolecolare proprio davanti ad un autodoctor pubblico, e ancor pi culo hai avuto che io fossi sul marciapiede proprio dallaltro lato della strada. Ti ho visto fare a fette in un attimo e il killer sparito nel nulla cos velocemente come era apparso. Sono immediatamente corsa da te, ho raccolto i tuoi pezzi fumanti e sanguinanti, otto se ricordo bene, e lho scaraventati nellautodoctor, ho immediatamente richiuso la pseudobara, dal tuo portafoglio che era in terra, ho preso a caso una tessera di credito e lho infilata nella fessura dellautodoctor. Per tuo sommo culo quella tessera doveva essere zeppa di crediti, infatti tutti i led si sono accesi immediatamente e pulsavano come impazziti mentre lautodoctor iniziava a lavorare. Da ci che restava dei tuoi abiti ho estratto anche un casino di crediti, poi ho vomitato anche gli occhi. Mentre lei parla io seguito a fissarmi allo specchio e solo allora mi rendo conto di dove mi trovo, sono nel bagno dellautodoctor, poi guardo il mio corpo con gli impianti tutti scomparsi, macchina da guerra addio. Da quanto siamo qui? Tre o quattro ore, ho perso la nozione del tempo, comunque mi sembra una vita che sto tentando di ripulirmi dalla tua merdosissima materia organica, ma sono sicura che mi ripagherai alla grande del disturbo. Vai a comprarmi dei vestiti e compratene di puliti anche per te, poi penseremo al da farsi. Lei se ne va mostrandomi la sua borsetta piena zeppa dei miei crediti, torna dopo una mezzora con tutto loccorrente e miracolosamente della mia nuova misura: scarpe, calzini, boxer, T-shirt, tuta, guanti, giacca a vento, zainetto, vedo che anche lei si completamente rivestita a nuovo. Finisco di farmi la doccia, mi asciugo, mi rivesto e le dico: Ho tanti di quei crediti da aprire una banca, ti va di venire con me? Perch no ? fa lei, io ho tanti di quei debiti che non mi basta lavorare una vita per ripianarli. Favoloso, siamo fatti luno per laltra. Infilo i brandelli degli abiti della mia passata esistenza in un sacchetto di carta, uno di quelli che Leila mi ha portato con lo shopping, metto nel sacchetto anche gli altri involucri e usciamo. C un cassonetto dellimmondizia, getto il sacchetto, poi entriamo nel condominio ove ho lappartamento, saliamo assieme le scale, montiamo fino al piano sopra il mio, apro lappartamento battendo il codice, di una gentile signora che sta sopra di me e che conosco benissimo, so che questa settimana troppo occupata per stare in casa. Dalla finestra della sua cucina mi calo fin nel terrazzino sottostante del mio appartamento, mentre Leila mi aspetta. Rompo il vetro ed entro, la mia casa tutta sottosopra, cassetti rovesciati, sedie e
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poltrone sventrate, tutta lapparecchiatura elettronica fatta a pezzi, il ripostiglio segreto aperto ma le mazzette di crediti sono sparpagliate sul pavimento, dunque erano i chip che cercavano, ora capisco. Prendo la mia sacca da ginnastica che rimasta integra e in fretta infilo dentro tutte le mazzette, poi torno sul terrazzino e afferrandomi ad una canala rientro nell'abitazione soprastante. Leila per un braccio e la pesante sacca a tracolla scendiamo di corsa le scale. Girato langolo della strada entriamo in un computer bar, quello dove vado sempre a far colazione. Ovviamente nessuno mi riconosce, ci sediamo ad un tavolo, ordiniamo caff e neococa. Le tengo una mano, siamo unanonima coppietta. Dopo che il cameriere ci ha serviti, senza farmi notare estraggo la telechiave di tasca e formo la combinazione del mio appartamento, sode una sorda esplosione, poi digito la combinazione dellaccensione del mio modulo di trasporto, che parcheggiato poco lontano e unaltra esplosione, questa volta pi forte, fa tremare la vetrina del bar. Un cameriere e un paio di clienti si affacciano alla porta, guardano verso la strada, poi rientrano nel bar indifferenti. Ordino due pizzette, poi attivo la console sul tavolo, digito le mie chiavi e attuo un trasferimento di tutti i crediti su un nuovo conto crittato. Usciamo, mi dirigo verso una buca postacity, digito il mio nuovo conto e quando ho la conferma inserisco la sacca coi crediti. Sul display appare dopo pochi minuti la ratifica dellarrivo, ma per avere limporto dellaccredito aspetto pi di un quarto dora. Quando infine appare la cifra dellaccredito e il totale del conto, sicuramente pi alto del bilancio annuo di uno stato medio piccolo, sorreggo Leila che sta per svenire. E ora di corsa allaeroporto, il momento di cambiare aria. Lo raggiungiamo con un vecchio taxi, il prossimo aereo in partenza per New York, due posti liberi ci sono, acquistiamo il biglietto alla reception automatica e pago col mio nuovo esagerato conto. Tutto ok! Il viaggio senza storia, un po dormiamo e un po ci colleghiamo con la piastra neurale, siamo insieme ad una festa mascherata a Venezia, ci mettiamo a ballare, ci baciamo, non ho mai avuto una donna con il terzo occhio, dicono che sviluppi facolt paranormali. Arrivati a New York mi siedo ad una reception automatica e digito a caso. Sul monitor leggo Fargo, c un volo charter tra quindici minuti che parte dallo scalo centoventuno, fisso due posti e questa volta pago inserendo crediti contanti. E cos due ore dopo siamo a Fargo e ci accoglie un vento gelido e sferzante. Fargo nel Nord Dakota, meno di centomila abitanti distribuiti su un territorio
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irragionevolmente vasto. Tutto imbiancato di neve, casette basse ad un piano, viali ordinati, limmancabile distributore di carburanti con la bandiera americana, sembra proprio daver spiccato un salto nel passato. I moduli di trasporto scivolano sulle strade ghiacciate con la distratta perizia dellabitudine, incontriamo persone dallaria gentile ma frettolose. Siamo nella profonda, senza tempo, gelida America dove si cucina il tacchino e dove la sera presto tutti si chiudono in casa a spararsi i programmi TRI-TV. E sopra tutto la spettacolare presenza di una neve quieta e incessante che attutisce i rumori e dilata i profili. Una coltre umida ma allo stesso tempo consistente che fa di una pianura monotona un oceano abbagliante. Frastornati dalla diversit climatica e culturale, in questo bianco oceano desolato, senza Cronodrome e senza yakuza, abbiamo affittato una casa, ovviamente ad un piano, e anche noi mangiamo tacchino, facciamo lamore, guardiamo dalla finestra la neve scendere, accendiamo la TRI-TV e il proiettore olografico, ci colleghiamo con le stelle del simstim e con il diffusore delta talvolta viviamo situazioni virtuali ma estreme. Ormai sono abituato al mio corpo ventenne senza protesi e impianti, a parte la piastra neurale che lautodoctor mi ha risparmiato. Anzi siamo contenti di questa nuova situazione cos morbida, cosi naturale. Guardo il cielo dello stesso color grigio-bianco un po perla dellabbagliante panorama circostante e un fiocco di neve solitario scende volteggiando verso la finestra, la apro e il fiocco entra in casa posandosi delicatamente sopra il tappeto e vedo Leila fissarlo con il suo terzo occhio. In telepatica sintonia scomponiamo mentalmente la geometria euclidea dei suoi cristalli, poi ci addentriamo nella sua pi intima realt frattale, mentre pian piano il fiocco di neve va liquefacendosi.

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ZEITGEIST Tempo, spazio, n la vita, n la morte la risposta. (E.Pound) Allora, cosa stai facendo? Non lo vedi? Sono sul letto e mi mangio un panino. E tutte quelle birre vuote sul comodino? Sono per buttare gi il panino. Il lavoro lhai pronto? Sei gi in ritardo di due giorni. Mio caro editore, s che lho pronto, finivo il panino e poi ti chiamavo. Come ci credo! Dimmi di cosa si tratta, non sar mica la solita paccottiglia dellastronave nelliperspazio che incontra gli alieni? No, tutta unaltra storia, ed una storia vera, questa volta. Sono curioso, racconta. Stavo guardando in rete delle vecchie riviste edite a cavallo del millennio, quando su un giornale che si chiamava Capital ho letto una storia di una ragazza che si fa tutta tatuare e si riempie di piercing, poi fa lamore con lartista che lha cos conciata e infine si suicida. Questa narrazione mi ha fatto venire in mente una storia vera che mi ero dimenticato. Si tatua tutta, fa lamore con loperatore e poi si suicida? Ma di una banalit sconcertante! No! il racconto molto bello, e poi la mia ragazza non fa lamore con lartista e neppure si suicida. Va bene, sentiamola, la registrazione gi attiva e anche il gruppo dascolto, ecco, ora ho connesso anche il mio computer che analizzer la storia mentre la narri, non ti preoccupare per le tue reazioni emotive, quelle le correggiamo noi, sempre che la storia sia degna di finire in rete. Le mie storie sono sempre degne di finire in rete! Ok! Allora vado. < INIZIO REGISTRAZIONE > Ogni epoca ha il suo spirito: quello degli anni trenta e quaranta era dominato dalla presenza di Ares, quello degli anni cinquanta e sessanta era cambiare tutto per non cambiare nulla e allargare larea di coscienza di chi ci riusciva, quello degli anni settanta era ledonismo reganiano. Quello degli anni ottanta era apparire e non essere, quello degli anni novanta era tutti a comunicare che stanno comunicando, lo spirito del terzo millennio, il suo zeitgeist, era il superamento della realt con lerompere delle teorie del caos nelle sue maglie e ha avuto sicuramente come precursori letterari
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Pilip K. Dick e William Gibson. Ma le teorie del caos prima che prorompessero a livello di mass media avevano gi avuto un ruolo fondamentale in molte delle grandi scoperte. Chiusero Cambridge per lepidemia di peste bubbonica che era scoppiata e Newton dovette rientrare a casa ove possedeva un frutteto di mele. A James Christy si era rotta una Star Scan, aveva appena fotografato Plutone e stava per gettare la foto appena ottenuta perch sul pianeta era visibile una sporgenza, lui pens che fosse sicuramente dovuta ad un difetto della lastra. Non la gett via subito perch dovette con urgenza chiamare il tecnico della Star Scan per la riparazione. Il tecnico gli chiese di trattenersi perch poteva aver bisogno del suo aiuto, cos Christy mentre aspettava, tanto per ammazzare il tempo, esamin pi attentamente la lastra con Plutone e la sporgenza che risaltava, pens poi di controllare le foto precedenti. Subito ne trov una con la scritta IMMAGINE DI PLUTONE ALLUNGATA LASTRA DIFETTOSA SCARTARE. Cos la confront con quella appena scattata e si accorse che erano proprio identiche, dunque a causa di una fotocopiatrice rotta fu scoperta una luna di Plutone. Alexander Fleming part per il fine settimana e lasci il suo piccolo laboratorio in completo disordine, anche perch aveva dovuto far posto in fretta e furia ad un nuovo assistente. Una vaschetta di coltura rimase leggermente aperta e una muffa uccise tutti i batteri, cos al ritorno dal fine settimana scopr la penicillina. W.Roentgen mise per caso una mano sotto la luce della sua lampada a raggi catodici e pot ammirare le sue ossa. Nel laboratorio di Luigi Galvani un colpo di vento apr una finestra che spinse le zampe di una rana contro una ringhiera metallica e il circuito si chiuse. Albert Einstein scopr la relativit mentre lavorava in un piccolo locale incasinato allinverosimile, dellufficio brevetti. Il marito di Caresse Crosby si suicid a Parigi nel 1929, sparandosi, e questo rese molto triste Ernest Hemingway. Se non lo avesse fatto, sua moglie con tutta probabilit non sarebbe tornata a casa e non avrebbe inventato per distrarlo il reggiseno moderno annodando tra loro due fazzoletti. A quel punto lintera storia dellintimo femminile sarebbe stata diversa. E potremo dissertare a lungo sulle variabili caotiche che hanno generato gli eventi. Leffetto farfalla, lattrattore di Lorenz, il principio dindeterminazione di Heisenberg, la geometria frattale, linsieme di Mandelbrot, e Julia, Cantor, non hanno fatto altro che render visibili, geometricamente e matematicamente constatabili, anche con lausilio dei computer, fenomeni da sempre esistenti, cercando di mettere ordine nel caos. I sistemi pi sono complessi, pi sono vicini al collasso, ma il collasso porta a forme pi avanzate e sofisticate di caos e quando il grado di complessit saturo, il sistema collassando si riorganizza ad un nuovo grado di equilibrio caotico ancor pi elevato.

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<INTERRUZIONE> Perch mi hai interrotto? Ma che cazzo di storia questa? Dov la ragazza che si fa tatuare, fa lamore con lartista e poi si suicida? Te lho detto, non fa lamore con lartista e poi non si suicida. Ma questa non una storia, una lezione sulle leggi del caos, che pizza! Il computer mha tirato fuori un centinaio di articoli che parlano delle cose che tu hai ora detto, e anche un sacco di libri, tra questi ce n uno di una certa Willis che adopera le tue stesse cose per una elaborata ipotesi sulle mode. Ho capito, non hai pazienza, ma ora arriva la ragazza. < RIPRESA > Alba ad undici anni si fece bucare i lobi degli orecchi per potersi applicare gli orecchini. I due buchi furono eseguiti con lapposita pistola dal commesso di un supermercato sotto la supervisione dei genitori della ragazza. Quando lacciaio chirurgico entr nella carne, Alba prov per la prima volta nella sua vita una calda sensazione di piacere. Pass qualche anno e Alba convinse, non senza sforzo, i suoi genitori a farsi fare altri due buchi negli orecchi per potersi applicare quegli anellini doro tanto di moda in quei tempi. Questa volta loperazione fu compiuta da una commessa di una gioielleria del centro con una pistolina cromata ancor pi piccola della precedente. Quando lo stelo doro affond nella cartilagine, il piacere di Alba fu ancor pi elevato di quella prima volta e il dolore provoc una sensazione per lei indescrivibile. Un giorno si rec in un negozio di tatuaggi e scelse una variopinta farfalla per la sua spalla sinistra.

Ancora una volta la sensazione di piacere la colse allimprovviso, mentre gli aghi penetravano le sue carni e i colori si fissavano allinterno della pelle. Una volta raggiunta la maggior et volle farsi un piercing allombelico, poi scopr un laboratorio alla periferia della citt gestito da un simpatico cinese sulla settantina che, con magistrale perizia eseguiva tatuaggi fantasiosi e piercing in ogni parte del corpo. Alba inizi a frequentare regolarmente il laboratorio del cinese, ad entrare in confidenza con lui, a sottoporsi mensilmente alle sue mani esperte. Le sedute si svolgevano sotto una luce accecante bianco ghiaccio e le musiche che lei sceglieva erano immancabilmente techno e metallica.
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Cos il suo corpo divenne lentamente un arabesco di colori ove le linee variopinte si mescolavano fondendosi al metallo e alla carne. Anellino sul labbro inferiore, anellini alle palpebre, un drago variopinto sulla schiena, arabeschi su polpacci e avambracci, piercing sulla lingua, anello alla narice. Mai aveva usato droghe o pomate anestetiche per lenire il dolore, perch era proprio il dolore a procurarle immenso piacere, un piacere sempre pi ricercato e intenso. Quando si fece bucare il capezzolo, una vampa di calore onirico miscelata al dolore le fece raggiungere per la prima volta lorgasmo, mentre il cinese, in silenzio, la osservava soddisfatto. Terminate le vampe di calore, ammir compiaciuta il suo seno, perfetto, ove la carne si fondeva con lacciaio chirurgico, laltro seno invece, era semplicemente naturale, privo di fascino. <INTERRUZIONE> E questa volta che c? Il computer ha trovato il racconto che dicevi, anche in questo si osserva il seno intatto, quella storia vera che dicevi comprendeva anche losservazione del seno? Nella storia vera non so se questo sia successo, ma a me piaceva metterlo, e gi che ci siamo di al quel furbone del tuo computer che ci ho messo anche i cinque anellini e la catenella. I cinque anellini? S, vedrai, se mi fai andare avanti avrai la storia dei cinque anellini e anche quella della catenella, tra laltro queste due applicazioni lho anche trovate su una vecchia videocassetta a luci rosse, ma quella il tuo bigotto computer Stutto non la rintraccia sicuramente. Ok, tu hai sempre ragione, andiamo avanti. < RIPRESA> Si fece poi tatuare i glutei con simboli alchemici. Si addentr nel piercing estremo arrivando a farsi sospendere con gli anelli sistemati sul corpo dal cinese, si fece togliere piccoli pezzi di carne creando motivi e sfondi con la tecnica della scarification e con la chemical scarification la sua pelle venne lavorata con agenti chimici. Usando il banding si fece incisioni con lame e marchi a fuoco, col bod mod ottenne una lingua biforcuta e i denti affilati, con il cutting si disegn una ragnatela di tagli sulla pelle. Con il body implant si fece impiantare una svastica di acciaio sotto la pelle tra lattaccatura dei due seni. Ogni parte del suo corpo era ormai ricoperta da segni e disegni che sintrecciavano
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luno allaltro fondendosi, e il metallo appariva e scompariva nelle carni ovunque. Fu nello studio del cinese che Alba conobbe Edna, una giovane artista davanguardia molto nota per le sue opere in tutto il mondo e grazie a queste divenuta ricchissima. Edna stava facendosi tatuare tutta una rete di sottili righe verdi e azzurre che a lavoro finito le avrebbero ricoperto per intero il corpo. Edna una volta aveva anche assistito ad una seduta di Alba ed era rimasta tanto colpita dal suo corpo che laveva utilizzato come modello per alcune sue opere e una laveva a lei regalata: era una lastra metallica incisa col laser in righe sottili ove linee di carne e di metallo si fondevano insieme dando lillusione tridimensionale del suo simulacro. Alba si prepar intensamente al gran finale e quando si rec, sapeva per lultima volta, dal cinese, lui subito cap che era giunto il momento di completare il capolavoro. Senza aver detto una parola, lentamente si spogli e si distese nuda sul lettino. Il cinese, intanto, da una scatoletta foderata di velluto rosso aveva estratto cinque anelli di platino di grandezze decrescenti. Le luci questa volta furono calibrate sullazzurro mentre la musica techno e metallica pulsava con pi complessit. Il cinese si avvicin ad Alba con una pomata anestetica, ma lei scosse vigorosamente il capo. I cinque anelli furono, con le apposite pinze, infilati: i due pi grandi nelle grandi labbra, i due medi nelle piccole labbra e il pi piccolo nel clitoride. Il calore e gli orgasmi multipli si susseguirono alla vampe di dolore in Alba e quando il clitoride fu penetrato url di piacere mentre anche il cinese raggiunse lorgasmo. Rimasero a lungo immobili abbracciati sul lettino bersagliati dalle luci e dalla musica. Il cinese quella volta non volle essere pagato e le offr un t al termine della seduta, sapendo che sarebbe stata lultima. Le disse di ritornare il mese successivo per un controllo. Alba cap che il cinese voleva rivedere la sua opera, il suo capolavoro, e acconsent volentieri a ritornare. Tutte le sere Alba, prima di addormentarsi, mirava completamente nuda il suo corpo riflesso negli specchi che aveva posto nella camera. Un pomeriggio, mentre era sdraiata sul letto, riflessa dagli specchi laterali e da quello sul soffitto, con musiche techno e metallica che riempivano la stanza ed entravano pure in lei, accese luci strobo multicolori, colleg la sua piastra neurale ad un programma dinterferenza simstim ad ampio raggio, certa che in molti si sarebbero collegati con lei. Attiv pure il diffusore delta e il proiettore olografico; le luci strobo multicolori, divenute tridimensionali, la inondavano e cominci a seguire le storie che dal suo corpo si dipanavano verso gli specchi per tornare a lei con sequenze sempre pi vorticose in un set che si stava dilatando allinfinito.
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Luci, linee, metallo, carne, musica si fondevano in volute sempre pi armoniose e complesse, e da lei rimbalzavano sugli specchi per proiettarsi poi nellinfinito per a lei ritornare in un feed back senza tempo e senza fine. Avvertiva storie sue e di estranei, storie di popoli e della stessa Terra mentre la lastra olografica, con il suo ritratto che Edna le aveva donato e che aveva appesa nella camera tra gli specchi, inizi anchessa ad emanare linee di luce di carne e di metallo che da essa andavano al corpo di Alba e da questo agli specchi, facendo apparire fluttuante e lampeggiante a mezzaria il suo simulacro olografico, mentre la svastica impiantata emanava fasci di luce che dal sua persona uscivano roteando generando limmagine del vento solare. Prese allora una lunga e sottile catenella argentea che si era procurata quel mattino e con essa congiunse uno ad uno tutti gli anelli che le spuntavano dalla carne, facendola passare al loro interno. Techno, metallica, luci, colori, linee, carne, metallo, energie, tutto era in moto mentre la catenella magneticamente trattata scorreva, stringendo gli anelli, con un lento movimento quasi rotatorio e gli specchi, divenuti finestre verso altri universi proiettavano carni e argenti in costante movimento, e lei ormai fissa ad apprendere storie divenute aliene e non comprensibili per la loro immensit. Come saette temporalesche, le linee, ora plasmatiche e incontrollabili si scagliavano verso gli infiniti, e il corpo di Alba sovrapposto a quello lampeggiante del suo simulacro, appena riconoscibile con metalli e carne fusi assieme e immersi nel vortice, riluceva: come le elitre di un insetto, come le ali di una farfalla, come linsieme di Mandelbrot, come un mandala tibetano, come un orgasmo tantrico, come una nova in espansione. Splendente di linee, di luce, di rumori e di energie, metallico, angelico, satanico, plasmatico, concreto, sferzante, agghiacciante, multiplo e poi dallinfinit sgorg un urlo di piacere disumano proveniente dagli spazi siderali e lei e il set attorno a lei si frantum in miliardi di frattali, per poi ricomporsi e di nuovo disgregarsi in volute sempre pi caotiche e complesse, mentre distanze, tempo, percezioni e dimensioni note, raggiunsero gli apici del caos e tutto intorno collass riducendosi ad un sol punto, grande come un coriandolo, luminoso, iridescente, concreto, vibrante, indefinibile, mentre una nuova struttura frattale al suo interno si stava riorganizzando e riordinando con regole diverse, aliene e sofisticatamente ancor pi astruse. Il coriandolo luminescente si libr allora nellaria, spinto in alto, sempre pi in alto, fino a scomparire del tutto nel cielo del tiepido pomeriggio primaverile. < FINE REGISTRAZIONE > Niente male! Artista! e leditore tolse il collegamento. < APPROVATO >
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Lartista chiuse ogni collegamento, subito dopo stapp lennesima lattina di birra e bestemmiando sottovoce si ributt sul letto.

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LOSPITALE Il pilota della navetta stava compiendo il solito volo di routine dalla stazione orbitante terrestre allavamposto lunare. Era partito unora prima ed era immerso nella lettura del suo settimanale preferito. La sua presenza sulla navetta era del tutto inutile, lintero viaggio veniva comandato dal computer di bordo che era collegato in rete sia con gli elaboratori della stazione che con quelli dellavamposto. Ma le leggi dello spazio prevedevano una presenza umana, anche se questa si era sempre dimostrata del tutto priva di utilit. Il solito viaggio di routine per il pilota che ne aveva gi compiuti centinaia e mai, dico mai, era dovuto intervenire manualmente sui comandi. Mentre dalla lettura stava passando al sonno, una leggera luminescenza viola vibr allinterno dellabitacolo seguita da un trillo che lo dest allimprovviso. Sorpreso dette unocchiata alla console e vide un led del computer di bordo che stava lampeggiando. Dal verde il colore del led pass al rosso, poi iniziarono ad accendersi tutti gli altri led della console e allora il pilota disinser il computer e lasci la navetta a volo libero. Dopo liniziale sorpresa, il pilota cominci ad esser contento, finalmente poteva pilotare manualmente, in anni di lavoro era successo una volta sola, la prima volta che aveva condotto il modulo sulla Luna per conseguire labilitazione al volo spaziale di linea. Tutti i mesi doveva fare un viaggio simulato in preparazione proprio di quellimprobabile evenienza che oggi si era verificata. La navetta era carica di apparecchiature scientifiche e di generi personali che i venti abitanti dellavamposto avevano richiesto, lhotel lunare era ancora in costruzione e pertanto per ora i moduli viaggiavano a carichi leggeri, tra qualche anno sarebbe stato tutto diverso, con i passeggeri, i loro bagagli e le necessit dellalbergo. Mentre era immerso in questi pensieri, e anche in quello finalmente questa volta si pilota sul serio, accese il comunicatore, ma non riusc a captare alcun contatto, solo scariche e crepitii. Port il monitor sulla ricerca dei radiofari, ma nessuna traccia apparve sullo schermo, incuriosito allora apr la schermatura dellobl centrale, ma le costellazioni che vide non riuscirono a fargli comprendere l'orientamento. A quel punto fece scarrellare sullo schermo la visione del cielo che si scorgeva da tutta la nave. La Terra e la Luna non erano visibili da nessuna angolazione. Immise le figurazioni delle costellazioni nella memoria del computer, che era stato disattivato solo nelle funzioni di guida, e attese di sapere ove si trovava nello spazio.
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Il computer dopo qualche minuto trasmise configurazioni stellari non in file. Posizione spaziale non definibile aggiunse il computer dopo alcuni altri minuti. A quel punto il pilota riprov a trasmettere su tutti i canali, ma non riusc ad ottenere risposte. Un pulsante rosso serviva per trasmettere lS.O.S. e il pilota si decise ad attivarlo, in venti anni di funzionamento settimanale delle navette, questa fu la prima volta che il pulsante venne premuto. E adesso vediamo cosa succede, pens il pilota, mentre il modulo per inerzia stava sfrecciando chiss dove nello spazio. Lentamente passarono le ore e i giorni, il pilota aveva ormai perso la nozione del tempo, mangiava dalle razioni che erano abbondanti, beveva le bevande che avrebbe dovuto portare allavamposto, respirava laria che veniva nella nave riciclata quasi allinfinito. Problemi di sopravvivenza immediati, non ve ne erano, ma man mano che il tempo passava il pilota si sent sempre pi rassegnato a finire i suoi giorni nello spazio. Nelle memorie del computer cerano uninfinit di film e di programmi, aveva a disposizione enormi raccolte musicali ma la solitudine cominci a lasciar spazio alla disperazione. Disperazione e rassegnazione, un senso dimpotenza per non sapere dove si trovasse, in quale spazio, in quale tempo, in quale dimensione, forse aveva incrociato quello che i vecchi scrittori di fantascienza chiamavano un nodo di Bose, un passaggio, un portale, d'altronde le particelle subatomiche spariscono da un punto per ricomparire istantaneamente in un altro, ma la navetta non una particella subatomica, o forse s, dipende dalle grandezze in gioco. Anche la piastra neurale era inutilizzabile, essendo tagliato fuori dalla rete sia lui che il computer di bordo. Stava facendo alcuni esercizi di meditazione, quando un trillo del computer lo riport alla realt. Savvicin alla console e vide che una sottile linea era tracciata nello spazio tra il suo modulo e un punto che lampeggiava con sequenza settenaria, situato ad una distanza imprecisata nello spazio. Riattiv allora i comandi computerizzati e mise in collegamento lelaboratore con la fonte del segnale ritmico. Sent che la navetta mutava leggermente il proprio assetto e iniziava a dirigersi verso la fonte del segnale. Tent allora di comunicare col nuovo contatto, ma nessuna delle frequenze risult idonea. Il pilota aveva perso la nozione del tempo e non riusc pertanto a stabilire quanto ne occorse allavvicinamento, ma quando questo avvenne il modulo accese i razzi di compensazione per diminuire la velocit e prepararsi allatterraggio. Vicino al punto di contatto il pilota tent una visualizzazione sugli schermi, e dopo
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vari tentativi apparve una sfera rilucente grande circa cento volte il modulo stesso. Lavvicinamento ora proseguiva come al rallentatore e nel momento in cui i due corpi stavano per toccarsi, il pilota si prepar allimpatto cercando di rivolgere una preghiera ad una qualsiasi delle divinit terrestri, ma non vi riusc, tanto era confuso. Un attimo prima dellimpatto, una sezione della sfera sembr dissolversi e la nave penetr al suo interno adagiandosi dolcemente su una piattaforma. Il pilota appena riavutosi, and nel vano merci della navetta e da una cassa estrasse una bottiglia di cognac, lapr con un attrezzo e ne assapor svariate sorsate. Poi inizi a lavorare con lausilio dei sensori del computer, prima analizz latmosfera allinterno della sfera, essa era completamente diversa da quella della Terra, ma il computer digit che era respirabile e sterile, poi la gravit, anchessa leggermente pi forte, ma accettabile, la temperatura era di circa 30, la pressione un po pi debole che sulla Terra, ma anchessa ben sostenibile dal fisico umano. Il pilota si fece coraggio e apr il portello, salt sul pavimento che sembrava di materia plastica e si diresse verso lunica apertura che si vedeva in fondo a questo che sembrava, ed era, un hangar vuoto, a parte la sua nave appena giunta. La porta si stagliava rettangolare delle dimensioni di una porta umana, non aveva ante, ma non si scorgeva cosa vi fosse oltre. Il pilota con cautela infil un dito attraverso il portale e sent come una leggera resistenza, poi il dito penetr, allora spinse la mano e poi tutto il braccio. Li lasci allinterno per qualche secondo, poi ritir il braccio, se lo guard, non era successo proprio niente. Infil allora la testa nellapertura, sent una leggera resistenza e nientaltro: vide la stanza, era grande quasi quanto lhangar e dava la sensazione di essere arredata, ma in modo estremamente bizzarro. Decise di entrare e solo allora ebbe la certezza di trovarsi in un manufatto alieno. Nelle pareti vi era tutta una serie di fori con nella parte bassa dei rilievi che sporgevano in maniera complessa, poi cerano come dei cassetti senza maniglie, in un angolo una sedia con un buco circolare aveva tutta laria di esser un gabinetto, ma era alta pi di un metro, poi vi erano dei parallelepipedi di varia altezza e di colori diversi dei quali non si intuiva la funzione. Sotto una semisfera si trovava un altro parallelepipedo, questo orizzontale che pareva aver le funzioni di letto, ma vi era impressa sopra una sagoma anatomica che aveva molto poco di umano. Su una striscia di parete vi erano dei geroglifici, simili a quelli egiziani, ma diversi e poi dei disegni stilizzati che ricordavano anchessi divinit egizie con teste canine. Il pilota si sofferm sui geroglifici e sulle figure e le trasmise al computer, ma il computer non segnal alcun riferimento noto, la somiglianza era appunto solo una somiglianza. Una parte molto piccola di una parete era poi ricoperta da righe orizzontali multicolori, il pilota si accorse che le righe lentamente mutavano la loro colorazione.
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Rese visibili al computer le sequenze di righe collegate e lo lasci ad elaborare un significato, se significato ci fosse stato. Cera poi uno sgabello cilindrico molto alto e il pilota vi sal sopra mettendosi seduto, mentre si sedeva si materializz una console, pi in alto, nella quale vi era lincavo per due mani, pi sottili di quelle umane, ma lunghe il doppio e con tre dita per mano. Si allung per sfiorare lincavo e si materializz un desktop anchesso solcato da sottili righe colorate in movimento. Decise di provare quello che sembrava un giaciglio, risult morbido, ma con alloggiamento corporeo, per un umano, tutto sbagliato. Rimase sdraiato, e inizi a riflettere su quello che gli stava succedendo, mentre sentiva che le sue membra stavano indolenzendosi, il sonno lo colse allimprovviso e nel momento in cui si addorment le luci nella stanza si affievolirono. Al risveglio, fu colto dalla fame, e tent di recarsi sul modulo per rifocillarsi, ma la porta che dava nellhangar era sparita, il pilota fu colto dalla disperazione e non sapendo cosa fare si avvicin ai fori che sporgevano da una parete, vi infil una mano dentro e la ritrasse bagnata. Il liquido appiccicato alla sua mano aveva un buon odore, ci avvicin la lingua e anche il sapore risult gradevole, quasi fruttato. Ripet lesperienza con gli altri fori e da ognuno di essi usciva un liquido pi o meno viscoso che aveva lapparenza di essere commestibile. Un assaggio qui, un assaggio la, la fame parve svanire e anche la sete. Cominci a curiosare attorno ai cassetti, ma non trov la maniera daprirli, alle fine stanco si arrese e torn ad arrampicarsi sullo sgabello della console, mise la sua mano nellincavo, ma questa volta non successe niente. Dopo molti tentativi infruttuosi per aprirsi un passaggio ove ricordava fosse la porta per lhangar, prov se quella strana tazza fosse davvero un gabinetto, e lo era, ed era pure autopulente. Qui c proprio di tutto per la sopravvivenza, pens, e si mise a cercare sia la doccia che lacqua, ma per il momento non ci fu niente da fare, cos si risdrai su quella specie di scomodo letto e pens che se le luci fossero pi basse si sarebbe riposato meglio e questa volta le luci si affievolirono prima che lui si addormentasse. Al risveglio era meno indolenzito dellesperienza precedente e si rec ad una bocca per bere un po di liquido nutriente, cerc di succhiarlo direttamente con le labbra, ma il condotto non gli permise di farlo, allora infil ancora una volta una mano e cominci a leccare il liquido rimasto appiccicato sulla mano stessa. Fece poi attenzione alle barre colorate che si trovavano in un angolo della parete e gli venne in mente che forse erano una forma di scrittura, mentre i geroglifici che assomigliavano a quelli egiziani, forse erano solo dei disegni rituali. Si concentr sui cassetti ermeticamente chiusi e solo disegnati sulle pareti e mentalmente visualizz una comune caramella. Un cassetto lentamente si apr ed era colmo di multicolori sfere traslucide grandi
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circa il doppio delle nostre caramelle. Ne prese una verde e se la mise in bocca, aveva un sapore vicino alla cannella ma non molto gradevole, allora la sput in quello che aveva ormai scoperto essere il water e ne assaggi una rosa, questa era veramente ottima e aveva un gusto floreale. Pens intensamente di farsi una doccia e nel mezzo alla stanza si accese un faro dal quale scaturiva a cono una strana nebbia colorata. Il pilota si spogli, si mise sotto quella doccia di vapore e particelle e sent il suo corpo piacevolmente accarezzato da quei raggi, a lungo rest sotto quellalieno getto. Quando decise di uscire i suoi vestiti erano scomparsi e un altro cassetto era aperto, dentro cerano degli accappatoi colorati da stringere in vita con una cinta dello stesso tessuto, ma di diverso colore. Indoss un accappatoio grigio con la cinta verde e questo si modell al suo corpo, poi sal sullo sgabello della console e questa volta latto di salire fu agevole. Lologramma del desktop si materializz istantaneamente, le sue dita iniziarono a vibrare negli appositi alloggiamenti mentre sullo schermo apparvero linee colorate che si trasformarono in un linguaggio, del quale lui non riusciva ancora a comprendere il significato, ma si accorse che iniziava ad intuirlo. Riprese lispezione della sala e da un piccolo cilindro cominci ad uscire una nenia melodiosa, una nenia diversa da quelle che aveva finora ascoltate, ma sicuramente molto piacevole e rilassante.

Il sonno lo colse di nuovo e il giaciglio fu accogliente, al risveglio le luci si intensificarono, una dolce musica arriv ai suoi orecchi e calm la sete lappando direttamente da un tubo mentre adesso la sua faccia adesso aderiva perfettamente alle sporgenze del tubo stesso. Cubetti caldi e croccanti uscirono da un piccolo cilindro, poi si rec al water e infine fu il momento della doccia. Prese un accappatoio pulito di colore diverso, con un gesto fece riapparire la porta dellhangar e dette unocchiata alla navetta sorridendo per la sua rozzezza.
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Ad un suo cenno una parte della parete si fece trasparente e pot ammirare le costellazioni aliene che brillavano. Poi sal alla console e questa volta con pi perizia fece scorrere le righe colorate che divennero listate complesse e comprensibili. Dopo ore di lavoro e di apprendimento, stanco si stese sul letto e al risveglio materializz uno specchio, ammir il suo perfetto corpo, alto, fusiforme con una meravigliosa testa di tipo canino e fascinosa, poi con compiacimento si sofferm sulle sue due mani, affusolate, vibranti, perfette, dorate, che terminavano con tre lunghe, bellissime e armoniose dita. Ora sapeva chi era, in quale parte dello spazio si trovava, era pure in grado di guidare la sfera, sapeva dove andare e sapeva anche che era atteso.

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HURRUH Cindy e Meg erano amiche da sempre, Cindy alta uno e ottanta, bionda e slanciata, col fisico tipico delle modelle un po anoressiche, Meg rossa, non molto alta, tornita ma assai piacente. Una coppia che gli amici definivano assai appetitosa. Si erano conosciute allultimo anno del liceo, poi erano passate alluniversit iscrivendosi alla stessa facolt, seguendo gli stessi corsi, dando identici esami. Facevano da anni coppia fissa e i maschietti loro amici avevano ormai da tempo rinunciato a conquistarle, tanto non cera niente da fare, per la verit si sapeva che questa coppia ogni tanto sapriva, ma le amicizie erano sempre rigorosamente al femminile. Terminata luniversit avevano iniziato a lavorare assieme, preparavano sceneggiature teatrali per la TRI-TV, per olofilm, per programmi simstim, e cos via, ed erano, non ancora famose, ma molto apprezzate. Una mattina le troviamo insieme nel loro modulo di trasporto in direzione Milano, per un incontro di lavoro con un regista della rete simstim. Una nebbia tremenda, quella mattina, una di quelle spesse nebbie come solo la pianura Padana pu regalarci, non si vedeva a pi di tre metri, dunque visibilit zero, ma il modulo seguiva la pista magnetica dellautovia e precedeva senza scosse ad una trentina di chilometri lora. Nellabitacolo entrava dal cruscotto e dai finestrini una plumbea luce spettrale filtrata dalla spessa coltre di nebbia, bagliori verdastri si diffondevano dallo schermo attivato sul cruscotto ove dei quadratini, verdi appunto, segnalavano i veicoli oggi in lento movimento sullautovia in un set grigio perla luminescente mentre le corsie erano sottili linee azzurre. Cindy e Meg che avevano inserito la guida computerizzata, parlavano tra loro del pi e del meno, con quel chiacchiericcio tipico di chi vive da anni insieme, mentre il modulo arrancava lento in direzione Milano il tempo scorreva senza fretta e la nebbia pian piano si fece un po meno fitta, poi dirad e infine si cominciarono a scorgere i raggi del sole. Quando il grigio manto scomparve del tutto, o quasi, Cindy esclam allimprovviso nel bel mezzo della conversazione Ma dove cazzo finita lautovia? la strada si era, infatti, ridotta a due sole corsie, lo schermo non indicava alcun veicolo e il panorama era collinare. Ma qui le colline non ci dovrebbero essere! Ci sar stata una deviazione e noi non ce ne siamo accorte. Collegati con la rete satellitare e guardiamo dove siamo finite. Meg armeggi coi comandi del computer di bordo, ma i dati non giunsero, sullo schermo si form la scritta <NON IN RETE> Cazzo! ci mancava anche questo, siamo scollegati!
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Dal cruscotto Cindy estrasse il satellitare e digit il codice di connessione. Il display rimase acceso ma non si formarono le icone per lentrata in rete. Sembra che siamo proprio tagliate fuori da tutto. Ma insomma, questa una strada, le strade portano sempre da qualche parte, proseguiamo. Una stazione di servizio, un paese, al limite un casolare, qualcosa troveremo. Guarda l, c un cartello! MODULO FERMATI AL CARTELLO! Era uno di quei cartelli azzurri che da tempo immemorabile sono collocati sulle strade allinizio e alla fine di ogni centro abitato. HURRUH Hurruh? ma che cazzo di posto ? Non lho mai sentito nominare, e poi dovremmo essere a pochi chilometri da Milano. Guardiamo nella memoria del computer di bordo, poi gli chiediamo la cartina e finalmente arriveremo a Milano. Meg digit HURRUH e poi disse - LOCALITA E CARTINA PER MILANO < NOT IN FILE NOT IN FILE > apparve lampeggiante sullo schermo. E cos siamo servite, vediamo che cazzo di paese questo! e Cindy riprese la guida manuale e prosegu lungo la strada. Dopo una curva, un paio di villette, la strada era ora munita di marciapiedi su entrambi i lati e di fari per lilluminazione. Poi altre villette, case a due piani, infine una grande piazza circolare con edifici di due, tre piani e loggiati intorno, un parcheggio nel mezzo occupato da solo tre moduli. Nessuno sotto gli archi, nessuno nella piazza, ma allinterno dei negozi, dalle vetrine, si scorgeva del movimento. Il modulo fu parcheggiato accanto agli altri tre e le due amiche scesero. Osservarono le targhe, due avevano la sigla HU seguita da tre numeri, laltra invece aveva una targa con scritte in arabo. Andiamo bene! dissero allunisono, mentre si stavano dirigendo verso un negozio che sulla vetrina aveva la scritta: CAFFE DROGHE TE. Sar sicuramente un bar entrarono e si ritrovarono in un locale con un bancone, tavolini e sedie nel centro, alle pareti giochi elettronici che lampeggiavano coi loro led multicolori. Dietro al banco una biondina in minigonna e bianco grembiule civettuolo. Desiderate? Sapere dove siamo. In un bar, a Hurruh. S, ma dove? A Hurruh. Abbiamo capito, ma dove si trova? vicino a Milano? in Italia? in Svizzera? allinferno?
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Non capisco, desiderate? Neppure noi comprendiamo: intanto prepara due caff, poi indicaci la toilette e dov il terminal. La toilette l, il terminal cos? Un comunicatore, un satellitare, un telefono. Ah quello! Eccolo! e da sotto il bancone estrasse un telefono nero, di quelli col disco rotondo che facendolo girare con lindice si forma il numero voluto. Cindy prese quel cazzo dapparecchio telefonico che sembrava uscito da unolofilm ambientato nel ventesimo secolo e compose il numero del regista col quale avevano appuntamento. Dopo tutta una serie di ticchettii una voce metallica sentenzi < ATTENZIONE NUMERO NON ESATTO RICOMPORRE ATTENTAMENTE IL NUMERO > e Cindy ricompose attentamente il numero, ma il risultato fu il medesimo. Due caff fumanti erano intanto posati sul bancone. Li bevvero, si recarono a turno nel bagno, fecero per pagare. Quanto? Quanto cosa? I due caff. Quello che vi pare. Le due amiche si guardarono perplesse lun laltra, poi Meg estrasse due monete metalliche da un credito, il prezzo normale di due caff, e le pos sul bancone. Risalirono sul modulo senza dire pi una parola. AVVIO disse Cindy, ma il modulo rimase spento e immobile. Prov allora con laccensione manuale, controll i circuiti uno ad uno, ma tutto rimaneva spento come se lenergia del mezzo si fosse prosciugata. Ora s che andiamo bene! e scesero rimanendo ferme nel bel mezzo della piazza e guardandosi intorno . L c scritto HOTEL. S, prendiamo una stanza e poi vediamo quel che succede. Presero le due borse da viaggio e si diressero verso la scritta HOTEL, a fianco della quale cera una porta a vetri girevole. Entrarono nella hall. Una stanza bianca quadrata con scale in fondo, una reception sulla destra, piante verdi ai lati, due grandi divani dallaria accogliente, quadri con nature morte alle pareti, un ambiente tutto sommato, molto rilassante. Savvicinarono al bancone e apparve un giovane in giacca e cravatta, sorridente. Buongiorno! Buongiorno a lei, vorremo una camera. Due camere singole? No, una matrimoniale se disponibile. libera la tre, primo piano. Quanto vi fermate?
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Il meno possibile, un giorno, forse di pi, ma dove siamo? A Hurruh. Si, ma in quale regione? quanto dista Milano? Non capisco. Neanche noi se per questo, comunque il modulo di trasporto s fermato, possibile far chiamare un meccanico? Sicuro, provvediamo a tutto noi. Unaltra cosa, dov un bancomat? Un bancomat? S, quella macchinetta che ci si infila la tessera magnetica, lei con lo scanner ti scruta la retina e se sei proprio te, sputa i soldi. Ah, quella! ce n una proprio in piazza, qui accanto, ma la stavano risistemando, sicuramente tra qualche ora sar pronta. Unaltra cosa, abbiamo scatole e valige nel modulo che rimasto aperto, possiamo portare tutto in camera? Ci mancherebbe altro! ci pensiamo noi. Vorremo anche qualcosa da mangiare in camera. Sar subito fatto, buon soggiorno e cos dicendo allung una chiave dottone appesa ad una cordicella con attaccato un pomello rotondo di plastica verde con sopra scritto in nero il numero tre. Cindy e Meg si recarono nella camera tre, che si trovava subito dopo la rampa delle scale, la chiave gir nella serratura: la stanza era accogliente, con un grande armadio e una finestra che si apriva proprio sulla piazza. Una porta dava nel bagno e li una doccia e una grande vasca. Posarono in terra le due borse e: Guarda c la TRI-TV. No, un televisore. Meglio quello che nulla. Disse Cindy e laccese, lo schermo sillumin, divenne azzurro e apparve una scritta <CI SCUSIAMO PER LA MOMENTANEA INTERRUZIONE I PROGRAMMI RIPRENDERANNO APPENA POSSIBILE > Ti pareva! Qui non funziona un cazzo, ma dove siamo capitate? A Hurruh, no? E risero tutte e due di gusto. Facciamo conto dessere in vacanza, prendiamola come viene e facciamoci un bel bagno caldo. Cos detto, si spogliarono e sinfilarono nella vasca aprendo i rubinetti e usando un bagno schiuma al sandalo che avevano nella borsa. Per ci si sta veramente bene in questa grande vasca. Mentre scherzavano nellacqua, sapr la porta dingresso e una cameriera entr con un vassoio con cornetti, due bricchi colmi di caff e latte, due tazze, cucchiaini e una zuccheriera.
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Poso tutto sul tavolinetto? Cindy e Meg si guardarono, poi osservarono la cameriera che era entrata nel bagno e le stava fissando sorridendo. E Meg: Posa tutto sul tavolino, grazie. La cameriera apparecchi per la colazione sul tavolinetto, rientr nel bagno, si sedette sul bordo della vasca, mise una mano nellacqua tiepida e le fissava continuando a sorridere. Meg allora: Che c, mica vuoi fare il bagno con noi? Ne sarei felice, grazie e cominci a spogliarsi, rest nuda, era giovane e bella, poi sinfil nella vasca: Visto? c posto per tutte e tre. A quel punto Cindy e Meg si ripresero dallo stupore e cominciarono a ricoprirla di schiuma con una spugna, poi ad accarezzarle i seni, il culetto e a penetrarla delicatamente con le loro dita insaponate, e anche lei inizi ad accarezzarle. Dopo aver a lungo giocato nella vasca, si asciugarono e si misero sul letto leccandosi vicendevolmente e accarezzandosi, finch non furono sazie. Dopo aver fatto lamore si versarono il caff, il latte, mangiarono i cornetti, e Meg: Come ti chiami? Sandra. Senti Sandra, a me i cornetti piacciono alla marmellata, ce ne sono? Oggi quelli sono finiti, per cena ve li procuro, ma ora devo proprio andare e cominci a rivestirsi, poi usc. Senti Meg, qui tutto scoppiato, ma penso che ci divertiremo, prendiamola come una vacanza e come fonte didee per il nostro lavoro. Cindy riprov col televisore e questa volta funzionava anche se si prendeva un solo canale. Guarda, l'ultimo film di Stevens. Si, ma labbiamo anche noi in memoria solida. Un orologio sul comodino segnava le 18: Non possibile, disse Meg osservandolo, al mio sono le 14. Anche al mio. Mi sa che qui il tempo scorre pi veloce. E perch i nostri orologi si comportano diversamente? Usciamo a fare un giro in paese? Va bene, prepariamoci a trovare una stranezza dietro laltra. E cos fu, i negozi erano tutti chiusi, a parte il bar ove si erano fermate quando erano arrivate. Il paese era costituito solo dalla piazza e dalla strada da cui erano arrivate, che proseguiva dalla parte opposta e che anchessa si dirigeva verso verdi colline. Fermarono un passante: Come mai i negozi sono tutti chiusi? Perch tardi, oggi hanno la chiusura alle 19 e ora sono le 19 e 30.
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Infatti la luce del sole era calata, ma i loro orologi segnavano entrambi le 16. Te lho detto, qui il tempo va pi veloce. Ma i nostri orologi no. Ma gli orari dei negozi non erano stati liberalizzati in tutta Europa? Rientrarono allhotel e si sedettero ad un tavolo della sala da pranzo che sapriva a destra della scala. Non mi sembrava che ci fosse la sala da pranzo al piano terra. Non ci avremo fatto caso. Un cameriere le salut e prepar il tavolo a cui si erano sedute, poi port una caraffa di latte, una di caff e una di t, dopo alcuni minuti giunse con un vassoio di cornetti caldi e fumanti, esclamando: Sono alla marmellata! Ottimo, ma un vero pranzo, qui possibile farlo? S, domani. E se ne and facendo un lieve inchino, sempre sorridendo. Mangiarono un paio di cornetti a testa, poi riprovarono a telefonare a Milano, inutilmente. Prima di rientrare in camera chiesero al cameriere se ci fossero i vigili urbani e lui rispose che avevano lufficio proprio in piazza. Strano, avevano girato proprio tutto il piazzale, ma non lavevano visto. Rientrate in camera accesero il televisore: stavano nuovamente trasmettendo il film di prima, cambiarono canale, e un secondo era in funzione, programmava uno spettacolo hard con due ragazze nude sul letto. Guarda sembra il demo che abbiamo girato in casa lanno scorso. Si, ma le protagoniste non siamo noi. Per ci somigliano, guarda la bionda, ha due tette proprio come le tue. vero! Per quello mi piaceva tanto! Dopo un po lasciarono accesa la tiv e si misero sul letto. Cindy, m venuta unidea. Cosa? Aspetta e vedrai alz la cornetta del telefono e attese. Servizio. la camera tre, potete mandarci una bottiglia di champagne e una cameriera alta uno e settantacinque, con un bel paio di tette, capelli lisci lunghi e neri e possibilmente mulatta? S, tra mezzora va bene? Perfetto, aspettiamo, grazie. Metteranno tutto sul conto? Chi se ne frega!

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E si rotolarono nel letto ridendo. Nellattesa si sintonizzarono su un terzo canale che aveva preso a trasmettere, era un documentario-inchiesta su un misterioso personaggio televisivo che si faceva chiamare il bel tenebroso perch quando si presentava non si riusciva mai a cogliere per intero i lineamenti del volto e talvolta anche il suo corpo; vi erano sempre attorno a lui delle sottili tenebre, forse ologrammi, che lo facevano solo intravedere. Era dal pubblico considerato bellissimo e unaura di magia lo circondava sempre nelle sue rare apparizioni pubbliche. Scriveva racconti, poesie e faceva lavori grafici e olografici apprezzatissimi. Nessuno sapeva chi realmente fosse, ove vivesse, ma tutti lo conoscevano col nome che qualcuno gli aveva dato e che lui non aveva rigettato: il bel tenebroso. La tiv trasmise una lunga carrellata delle sue opere e mentre una sorridente presentatrice pi nuda che vestita era nel bel mezzo dellintervista col bel tenebroso, la porta dingresso sapr ed entr una splendida mulatta con lunghi capelli neri, portando un vassoio sul quale cera una bottiglia di Moet Chandon in fresco nel suo secchiello argentato e due calici rovesciati. Cindy le fece cenno di posare tutto sul tavolinetto, poi prese un bicchiere nel bagno e le disse Resta con noi apr la bottiglia e riemp i tre bicchieri Alla salute! Tutte e tre bevvero e Meg: Spogliamoci. Rimasero nude, si accarezzarono, si baciarono, si trasferirono sul letto leccandosi e penetrandosi vicendevolmente. Al mattino inoltrato Meg e Cindy si risvegliarono, la cameriera non cera pi e la stanza era stata rimessa tutta in ordine. Una doccia e poi scendiamo a far colazione. Ma era quasi luna quando scesero per la colazione e nella sala da pranzo era gi apparecchiato il loro tavolo; due signore che avevano appena terminato il pranzo uscendo le salutarono con un cenno del capo. Si sedettero e dopo pochi istanti, Sandra, la cameriera, le raggiunse: Ciao, ben alzate! Senti Sandra, volevamo far colazione, ma mi sa che siamo in ritardo, qui il giorno sembra essere meno di venti ore e non ventiquattro, come dovrebbe. Di ventiquattro? Ma certo! Anche se siete in ritardo per la colazione ve la faccio servire, ma oggi a pranzo abbiamo antipasto di mare, riso allo scoglio, salmone al vapore e orata arrosto, poi vini e contorni adeguati e frutta, dolce e gelato. Favoloso! Andiamo matte per il pesce, niente colazione, servici il pranzo. Una domanda, la cameriera mulatta che ha passato la notte con noi, come si chiama? Naona. brava vero? Sa proprio fare un sacco di cose. E il pranzo fu perfetto, tutti cibi squisiti accompagnati da vinelli bianchi veramente intonati. Sazie, dopo pranzo uscirono per fare un giro.
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Si fermarono prima al bancomat, e incredibile, era in funzione, Meg chiese il saldo del loro conto dopo aver messo gli occhi in direzione dello scanner retinale, sullo schermo apparve la cifra < 90 milioni di crediti > entrambe strabuzzarono gli occhi, poi, dopo un: UAUUUU!!! Qui siamo ricchissime! Senti Meg, a me ora va bene tutto, io non voglio svegliarmi. Proseguirono saltellando di gioia e notarono poco pi avanti un modulo della polizia municipale l parcheggiato con le sue inconfondibili bande azzurre sulla carrozzeria, davanti al modulo una porta a vetri con su scritto HURRUH POLIZIA MUNICIPALE. Entrarono in un piccolo ufficio con scrivania e computer al quale stava seduto un normale vigile urbano con una sigaretta accesa tra le labbra e con addosso la divisa consueta... Buongiorno, posso esservi utile? Le due ragazze si sedettero e con dovizia di particolari raccontarono tutta la loro storia, omettendo solo la fermata al bancomat. Il vigile le ascolt con attenzione, prendendo appunti con un lapis, poi disse loro Non preoccupatevi, caduto un ponte dellautovia e c stata una deviazione, anche le comunicazioni che sono tutte su cavi ottici si sono interrotte per la rottura del cavo coassiale, tra un giorno o due tutto sar ripristinato, intanto fate conto dessere in vacanza e divertitevi. Se avete bisogno di qualcosa rivolgetevi pure qui da noi o allalbergo. Ringraziarono e lo salutarono, ma prima di andarsene Cindy chiese: Cercavamo un campo da tennis e un maneggio, ce ne sono qui vicino? Naturalmente, sono a circa un chilometro sulla strada che va verso sud, quella opposta a dove voi siete arrivate, ma oggi giorno di chiusura, domani li trovate aperti. S, per il nostro modulo non funziona, va beh! ci andremo a piedi. Stamani presto ho visto il meccanico che stava lavorando al vostro modulo, penso sia stato riparato, se no dite allhotel che vi cercheranno un taxi, o vi noleggeranno un mezzo. Grazie di tutto, veramente. Uscirono, poco pi avanti cera una libreria, entrarono e trovarono tutta una serie di libri in italiano e anche in francese sugli scaffali. Questa libreria sembra che abbia i nostri stessi gusti. Peccato che sono tutti titoli che gi abbiamo. Per guarda che bella questa edizione in francese del Neuromante di Gibson, s acquistiamola. Savvicinarono al bancone ove una diciottenne distratta stava dandosi lo smalto alle unghie: Quanto viene questo? Una sciocchezza, lo far mettere sul vostro conto. Sul nostro conto?
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S, pagherete poi allalbergo e continu a laccarsi le unghie ignorandole completamente. Ancora una volta perplesse uscirono e si recarono al modulo per vendere se era stato veramente riparato. Salirono e tutto funzionava, tutto tranne i collegamenti in rete. Prendiamo la strada sud e guardiamo fin dove arriviamo. Dopo qualche villetta la via si snodava tra verdi colline con curve dolci e saliscendi, ad un certo punto videro un incrocio con una strada sterrata chiusa sui due lati da due sbarre uguali a quelle dei vecchi caselli ferroviari, sulle quali vi erano affissi due cartelli di legno, su quello di destra cera scritto CAMPI DA TENNIS e su quello di sinistra MANEGGIO e sotto entrambi scritto in piccolo: oggi chiuso per turno di riposo. Proseguirono per pi di due ore in un panorama sempre uguale, senza incontrare nessunaltra deviazione, finch: Guarda l, c un cartello! e il cartello azzurro diceva: HURRUH Erano rientrate dalla strada nord. Va bene cos disse Meg. S, va bene cos, rispose Cindy, ma stasera chieder a qualcuno dov la piscina e dove fanno i concerti rock. Io spero solo di non svegliarmi, la situazione qui sempre pi intrigante. Dopo aver parcheggiato Meg chiese al computer di bordo: CARTINA DI HURRUH E DINTORNI e sul monitor apparve la piantina della cittadina con la sua piazza rotonda e la strada, che a nord partiva per fare un lungo giro serpentino attorno al centro abitato per poi risbucare nella piazza al lato sud. Solo un piccolo incrocio, quello del maneggio e dei campi da tennis. Niente altro, nessunaltra cartina era disponibile nelle memorie del modulo. Tornarono nella loro camera dalbergo e accesero la tiv, oggi funzionavano ben sette canali e su ognuno vi era una trasmissione diversa, un canale stava nuovamente mandando in onda lintervista al bel tenebroso, un altro trasmetteva un vecchio film che a loro piaceva da impazzire Pomodori verdi fritti alla fermata del treno e su questo canale si fermarono. Sfogliarono alcune riviste che avevano nelle borse da viaggio e dopo aver fatto una doccia scesero nella hall distendendosi su un comodo divano. Ora abbiamo anche la musica in sottofondo. La sento, per oggi il tempo sembra essersi rifasato. vero, sono le diciotto e tutto sembra normale. Naona savvicin a loro: Tutto bene ragazze? S, siamo state un po in giro, abbiamo acquistato un libro, abbiamo scoperto
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dessere ricche, abbiamo conosciuto un simpatico vigile urbano, ci hanno riparato il modulo, abbiamo visto dove sono il maneggio e i campi da tennis, a proposito, domattina andremo a cavallo, vuoi venire con noi? Volentieri, ma avete gli abiti adatti? No, ma abbiamo delle tute. Vi porter domattina in camera tutto loccorrente, cos vi sveglier anche presto. Beh, ciao, ci vediamo alle sette, vi cambiate, facciamo una colazione veloce, e poi via, al maneggio. Sei molto gentile, ciao, a domani. Arriv Sandra, chiacchierarono un po insieme, le chiesero dovera la piscina e seppero che si trovava dopo i campi da tennis, chiesero quando cera il prossimo concerto rock e Sandra disse che era previsto tra due giorni, proprio nella piazza e che sarebbe stato uno spettacolo da non perdere. Arriv poi lora di cena con ravioli, vitella al forno, patate arrosto, vini, dolce, frutta e gelato. Alla fine della cena: Io dico di esagerare, perch non chiediamo una cameriera orientale per passare la notte? S, non siamo mai state a letto con una orientale. Fecero un cenno a Sandra, che subito arriv al loro tavolo. Senti, ancora champagne in camera stanotte e puoi farla portare da una cameriera orientale? Unorientale? S, una cameriera o cinese o giapponese, ma che sia bella e con gli occhi a mandorla, mi raccomando. Capisco, va bene verso le dieci? Perfetto, unultima cosa, puoi dirle di venire da noi nuda? Naturalmente, nessun problema. Cindy disse a Sandra davvicinarsi, le mise una mano sotto la gonna e inizi ad accarezzarle le gambe, poi spinse le dita pi su, scostando le mutandine e infilandole delicatamente nella sua fessura umida e: Sandra sei un tesoro, se vuoi puoi venire anche te. Grazie, ma io verr un po pi tardi. E alle dieci in punto la porta della camera sapr ed entr una bellissima orientale nuda e profumata che spingeva un carrello con due bottiglie di champagne nei secchielli con ghiaccio e cinque coppe rovesciate. permesso? Certo che permesso, t'avevamo ordinata! e le si fecero intorno, accarezzandola ovunque, poi bevvero sdraiate sul tappeto, e infine si trasferirono sul letto. Come ti chiami? Roana Chu. Tra poco verr anche Sandra.
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S, me lha detto e ci porter una sorpresa. Noi adoriamo le sorprese. E a mezzanotte in punto mentre Cindy succhiava il pelo pubico di Roana e Roana quello di Meg e Meg quello di Cindy, si apr la porta ed entr Sandra anche lei completamente nuda con una TRI-TV in mano e dietro a lei una rossa mozzafiato alta quasi due metri, con tacchi a spillo, jeans aderentissimi e una camicia rosa di seta trasparente che faceva ammirare due seni prorompenti, sicuramente della quinta, dritti che pi di cos non si pu, con due grandi capezzoli dipinti dazzurro rivolti allins e in piena erezione. Questo lo leviamo disse Sandra posando sul tappeto la TRI-TV e spostando il televisore fuori della porta. La TRI-TV si accese e una musica dolce e orientale si diffuse, lentamente comparvero le figure olografiche dei suonatori che si davano da fare attorno ai loro strumenti e con le loro voci. E adesso la vera sorpresa! Lantica musica di Nove settimane e mezzo si diffuse nellaria e la rossa inizi a spogliarsi seguendo il ritmo, come fosse la miglior professionista. E quando arriv allo slip, la sorpresa, sfoder un cazzo perfetto, cominci ad accarezzarlo a tempo di musica e ottenne unerezione incredibile. Mentre ora la musica era rock mixato con Wagner, la rossa una alla volta penetr le quattro ragazze nude sul letto, mentre queste si accarezzavano tra loro. Dopo unora di giochi Meg, Cindy, Sandra e Roana erano venute pi volte. Ad un tratto la rossa esclam Sto per venire e Cindy si alz dal letto, prese in bocca il membro della rossa e lo succhi finch la sua cavit orale si riemp dello sperma che fu bevuto voluttuosamente. Al mattino Cindy e Meg si ritrovarono sole nel letto svegliate da Naona, che aveva portato i vestiti per lequitazione, il giorno lo passarono poi in piscina e la sera decisero di rimanere sole e cenarono in camera. Dopo cena il comunicatore satellitare di Cindy inizi a trillare, era la prima volta da quanderano arrivate. Pronto, sono il vigile urbano col quale avete parlato ieri, sono riuscito a contattare il vostro regista, vedete, pian piano anche le comunicazioni stanno riprendendo: dopodomani sar qui da noi, sapete, la nostra amministrazione comunale gli ha commissionato una nuova rete simstim e lha ingaggiato, cos se volete potrete lavorare qui con lui. Cindy ringrazi, poi le due ragazze si guardarono con aria interrogativa e Meg: Va bene cos, no? Intanto il paese era tappezzato di manifesti che annunciavano il concerto rock e la mattina successiva, quella del concerto, i moduli parcheggiati nella piazza erano stati spostati lungo la strada nord, in piazza erano montate file di poltroncine rosse imbottite e su un lato era stato innalzato un enorme palco come quelli usati nei grandi
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concerti rock degli anni settanta. Quella sera pian piano la piazza cominci a riempirsi e Meg e Cindy si sedettero proprio in prima fila davanti al palco, con loro cerano Sandra, Roana, Naona, la rossa bisex della quale avevano saputo il nome: si chiamava Andrea. Cera anche il vigile urbano che per loccasione sfoggiava jeans e maglietta dei Doors. Ma quello la in fondo a sinistra, non . S proprio lui, e si vede e non si vede. il bel tenebroso! E guarda che meravigliosa donna le siede accanto, bellissima. vero, sembra una dea. Intanto tra il pubblico giravano molte canne, e anche a loro arrivarono, poi le luci si spensero e in quei momenti di buio che preannunziavano linizio dello spettacolo, le due amiche videro meravigliate splendere in cielo due lune, una era la normale luna, ma laltra pi piccola non lavevano proprio mai vista. Prima che potessero parlarne tra loro inizi uno spettacolo pirotecnico di luci laser multicolori, infine il palco sillumin ed Elvis con la sua chitarra inton laria pi famosa del suo repertorio, seguendo la musica con quel movimento dellanca che tutto il mondo aveva conosciuto. Meg e Cindy restarono a bocca aperta, senza pi dire una parola, mentre dietro il palco Fred Mercury coi suoi Queen, Bill Haley coi Comet, Jim Morrison coi Doors, i Pynk Floyd con Sidney Barrett e la star della serata, Kurt Cobain coi Nirvana, si stavano preparando. Sandra sussurr allora a Meg: Siamo bravi ad imparare, vero?

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CINQ ET QUARANTE cinq et quarante degrez ciel bruslera feu approcher de la gran cit neve istant grand flamme esparse sautera quand on voudra des normans faire preuve (Nostradamus) Fuoco color oro visto dal cielo sulla terra, lanciato da una nave aerea creer stupore spettacolo di morte grande strage umana la citt a quarantacinque gradi distrutta dal fuoco. Nel mese di settembre non lontano dallanno duemila nella nuova citt degli inglesi i dardi dal cielo compiranno la loro duplice devastazione santi simulacri bruciati in ardente torcia parla la Morte: grande esecuzione. Di fuoco volante la macchinazione nella citt di dio ci sar un incredibile tuono e i due fratelli saranno separati dal caos, un terremoto di fuoco dal centro del mondo causer lo scuotimento delle due torri nella nuova citt, giochi decatombe. Chi era entrato uscir solo per la tomba due carri di fuoco volanti bruceranno nel cielo, segno di strage dal gran nemico dellumano genere. (da Nostradamus, liberamente tratto) Il signore malvagio cammina inquieto nella sua casa: la Casa dei Morti. Gli occhi lampeggiano sinistri illuminando anche i suoi tirati lineamenti canini del volto, le lunghe orecchie fremono e limmensa aula rimbomba di questa vibrazione.
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Il dio adirato, luomo quella anormale creatura dei pianeti Terra sta compiendo un atto sciocco e sacrilego degno della sua immane superbia. A tua immagine e somiglianza lhai voluto gli sussurra la voce interiore dello scarso buonsenso ma lui superiore a tutto volutamente lignora. Il dio malvagio, signore della Casa dei Morti ogni volta che osserva luomo, sinquieta, questi stupidi esseri autonomamente evolutisi dalla sua creazione sono ormai sfuggiti ad ogni controllo: molti adorano altri dei come se non fosse stato lui a crearli, mescolano pure le razze che lui aveva voluto divise. Adesso sui vari piani stanno costruendo due torri per innalzarsi fino a lui. Il dio malvagio dal volto canino adirato quanto non mai e nelle sue immense aule scaglia ogni ricordo nelle pareti, infrangendolo. Gli angeli neri, i suoi oppressi si sono da tempo rifugiati nei labirintici sotterranei dellenorme eremo, solo il suo servo fedele, tremante lo segue ai suoi ordini. E il signore saggira ululando nella sua Casa dei Morti. Che qualcosa non vada ci se ne accorge pure allaltra estremit dei luoghi creati, allaltro lato dei Mondi di Mezzo, ove ad una distanza non calcolabile da mente umana sorge la Casa della Vita abitata dal suo signore fin troppo affaccendato normalmente in questioni banali, ma per lui, e forse per lintero esistente, essenziali, quali il bello, lestetica, la danza, la poetica, i profumi, gli orgasmi Tutto questo e altro ancora fa parte dei suoi studi e delle sue attivit quotidiane. Ma il dio signore della Casa della Vita si accorto che una leggera onda nera sta attraversando linfinito, una vibrazione infernale lanciata dal suo eterno antagonista, lo stupido e malvagio cane che dimora nella Casa dei Morti allaltro estremo dei creati, oltre i Mondi di Mezzo. Nella Casa dei Morti, nelle sue stanze tetre, labominio dalla testa di cane, che il suo abitante e signore scruta malevolo lultima costruzione degli uomini. Nella Mesopotamia sulle rive dellEufrate, gli abitanti di Babilonia, la citt fondata dal re Sargon di Accad, attraversando il portale che li mena avanti nelle Terre di Mezzo, hanno consentito ai cittadini di Sennaar di progettare due costruzioni, due torri gemelle che sinnalzano fino a toccare i cieli. Per erigerle hanno lavorato genti provenienti da ogni parti dei mondi e le due costruzioni si stagliano nel cielo in molte delle Terre di Mezzo, cambiano le forme e i luoghi, ma lunico progetto sta andando avanti. Vogliono coi loro fragili manufatti sfidare la sua supremazia e snidarlo dalla Casa dei Morti. Progetto impossibile e assurdo, ma soprattutto blasfemo nella sua ideazione. In uno dei Mondi di Mezzo una delle torri gi tocca il cielo che in questo mondo di luminosa roccia e gli uomini gi hanno iniziato a perforare la volta del loro mondo, chiamando schiere di minatori. Perch meravigliarsi? Altri hanno descritto mondi in cui il mare sospeso sulla volta, mondi costruiti in modo che avvicinandosi da qualsivoglia direzione, si ha limpressione che manchi completamente di terre emerse. Ma se qualcuno discendesse al disotto del mare che lo circonda,
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emergerebbe dalla parte inferiore delle acque ed entrerebbe nellatmosfera del pianeta, scendendo ancora giungerebbe fino alla terra ferma. Attraversandola arriverebbe ad altre distese dacqua; acque che lambiscono delle terre che si trovano sotto il mare sospeso nel cielo. Loceano scorre a centinaia di metri daltezza. Pesci luminosi vi nuotano dando lidea di costellazioni in movimento: e sulla terra al di sotto ogni cosa risplende. Si detto che un mondo come questo, con un mare come cielo, non potrebbe esistere. Evidentemente chi ha fatto questa affermazione si sbagliato: ammettendo linfinito, il resto automatico. Dunque anche altri hanno parlato di mondi cavi, qui sotto la crosta uniforme pulsa un mondo luminoso, vivo e vitale. Si detto che anche un mondo come questo, con la roccia come cielo, non potrebbe esistere. Evidentemente anche chi ha fatto questa affermazione si sbagliato: ammettendo linfinito, il resto come gi stato detto, automatico. Il cane, signore della Casa dei Morti pervaso dallira anche se sa che le due torri gemelle di Babele presto saranno da lui distrutte: le osserva attentamente per godere ancor di pi nel loro crollo che si estende nello spazio e nei tempi. Giunsero da tutti i mondi per edificarle, in qualche luogo non sono ancora terminate, ma gi nei piani ultimati sono abitate da esseri dalle molteplici lingue e, da questi comunicano con le loro realt, ognuna nel suo tempo e nel suo pianeta e, da qui dirigono e comandano, mentre dagli apici saspira a raggiungerlo. Le distanze per questi abitanti dellaria pi non sussistono, le loro voci si spargono ovunque e, anche il tempo stato frantumato sin dallinizio dellopera: ora esistono contemporaneamente in vari mondi e in vari tempi. I costruttori di Babele furono sicuramente geniali. E il cane, signore della Casa dei Morti, osserva quale dio malvagio il branco di babilonesi superbi e infedeli che ostentano la loro opulenza, si sentono piccoli di loro stessi o adorano gli altri di non lui che gli fu creatore. Adorano pure, massima infamia! labitante della Casa della Vita, il suo eterno oppositore e antagonista, che vigila allaltra estremit dei Mondi di Mezzo che esistono solo grazie a questo equilibrio. Due enormi carri di fuoco sono allestiti nella Casa dei Morti dal servitore del cane, sono guidati da fedeli gi morti e, allinterno dei carri trasportano altri esseri rianimati a caso prelevati nelle cripte della Casa e alcuni demoni inferiori a garanzia che la distruzione avvenga totale. Ad un cenno del cane il suo servo lancia i due carri che partono attraversando il vuoto e simmergono negli spazi dei Mondi di Mezzo: si dividono quanti sono i mondi da colpire, individuano i due obiettivi e prima uno, poi laltro si schiantano contro le torri brulicanti di vita. Il signore della Casa dei Morti osserva la riproduzione olografica multipla del suo attacco infernale: attraverso i vari piani temporali i due carri mutano forma, per un
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attimo sono come siluri per meglio penetrare latmosfera dacqua, e ancor pi affusolati per perforare quella di roccia. I carri si mutano anche in grandi uccelli meccanici carichi di distruzione e di morte e leggiadri volteggiano attorno alle torri mentre musiche dorgani accompagnano il ballo di rovine nelle aule della Casa dei Morti e il cane danza, in preda ad unossessione parossistica di vittoria e prepara le aule che accoglieranno i nuovi arrivati nella sua casa e li congeleranno per leternit sotto i suoi appartamenti. Guarda e riguarda pi volte le scene multiple che si sovrappongono ai lampi di paura e di dolore e dincredulit degli stupidi mortali. Gli occupanti delle torri, nei vari mondi e nelle varie epoche, che non si capiscono con le loro svariate lingue, si rovesciano fuori dei loro abitacoli o attendono seduti la morte. Imboccano le rampe delle scale o precipitano nei vani, divenuti abissi, degli ascensori, bruciano mentre il fuoco liquido invade le due torri. Solo alcuni riescono a fuggire dalle trappole, tanti muoiono bloccati nei piani pi alti poi tutti vengono raggiunti dal crollo delle torri che una ad una collassano e per molti si fatto troppo tardi per poter ritrovare le giuste uscite. Il cane riguarda le sequenze allindietro e le fiamme e limpatto sia dei carri di fuoco che degli uccelli di metallo e di nuovo le vampe e ancora il collasso della prima e poi della seconda torre e gli uomini che gridano dalle strette finestre, intrappolati nella loro amara sorte o che volano come angeli caduti spiaccicandosi sullasfalto delle strade ormai simili a campi da battaglia e la musica ossessiva e le sequenze ritmate, armoniche, perfette, limmensa nuvola di fumo, la polvere orgasmi multipli colgono il cane, maledetto, infernale, signore della Casa della Morte mentre uomini, donne, frammenti di pietra, fogli di carta, brandelli di sistemi informatici e molto altro ancora precipita come al rallentatore verso il terreno sottostante. Poi si sdraia soddisfatto, dopo tanto tempo si sente appagato, supino sul proprio talamo felice daver compiuto un atto per lui giusto nei confronti dei superbi babilonesi e mentalmente rivede i corpi mentre esplodono o bruciano o volano nel vuoto o sono calpestati fino alla loro fine o schiacciati dalle macerie. Dallaltro lato degli universi, oltre i Mondi di Mezzo, il dio che abita la Casa della Vita osserva con occhio ben diverso le stesse scene che si stanno svolgendo sulle Terre di Mezzo nei vari luoghi e tempi. I due carri infuocati che portano morte e dolore e distruzione. Tutta lintera Casa della Vita turbata da questo atto di pura malvagit compiuto dallantagonista, dal cane. Il Signore che labita si rivolge a Tifone perch sadoperi a ristabilire i bilanciamenti: i Mondi di Mezzo esistono solo se le due case stanno in equilibrio. Tifone comprende e orgoglioso del proprio incarico vola verso i Mondi di Mezzo, questa volta il cane che abita la Casa di Morte s spinto troppo innanzi. Il cane intanto si rivolge al suo fido servitore, un essere che un tempo fu un uomo, ma ora che da migliaia danni fedelmente lo serve non sa pi neppure lui se un demone o qualcosa daltro. Si rivolge al servo, lunico che non s mai rifugiato nelle segrete della Casa e, gli chiede di portare davanti a lui le schiere dei babilonesi uccisi.
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Il servo fa un cenno con la testa e scende nelle aule dei morti, col suo magico bastone richiama al movimento coloro che sono appena giunti immoti e gli intima di seguirlo: luomo li guida: Guida i morti che ha richiamato al movimento, e loro lo seguono. Lo seguono lungo corridoi, gallerie e saloni, su per ampie scale diritte, e gi per strette scale a chiocciola, giungendo infine nella grande Sala dei Morti, ove il signore giudica. Siede su un trono di pietra nera levigata; alla sua destra e alla sua sinistra, in due bracieri di metallo ardono alte fiamme. Su ognuno dei duemila pilastri che circondano la grande sala, brilla una torcia, il fumo denso savvolge a spirale verso lalto soffitto e diviene parte della grigia nube spiraliforme che lo ricopre. Immobile e finalmente soddisfatto il cane guarda colui che fu un uomo giungere nella sala seguito da decine di migliaia di umani silenziosi. I suoi occhi lo fissano approvanti, rossi come rubini, abbassa poi il nero muso su cui spiccano le zanne abbaglianti. La vita, se questa vita, continua a scorrere nelloscurit della Casa dei Morti, il cane ignaro che Tifone, il vendicatore, savvicina sempre pi alla sua dimora.

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LUNGO UN GIORNO Era un sogno, un semplice sogno. Eppure mi ha lasciato perplesso sin dal momento del risveglio e, sono sicuro che ci sia entrato qualcosa con quello che poi mi successo. Mi sono ritrovato in una verde valle, attorno a me cespugli e rocce che affioravano. In lontananza dei colli e un picco montano. Non mi sentivo solo, eppure non vidi alcuno malgrado lo cercassi. Imboccai un sentiero e mi ritrovai davanti ad un laghetto. Guardai le sue acque calme e seppi che era alimentato da un fiume sotterraneo. Girai attorno alle sue sponde, poi mi addentrai nuovamente nella brughiera. Allimprovviso scorsi una lastra di pietra poggiata sul terreno. Mi avvicinai, cera scritto a rilievo qualcosa sulla pietra, scostai con le mani il terriccio e le foglie secche che vi erano depositate dal tempo. Pian piano riusc a scoprire tutte lettere e malgrado fossero assai consunte lessi: ET IN ARCADIA EGO. A quel punto mi rialzai e ripresi il mio cammino. In mano mi trovai un libro che non sapevo davere. Ne lessi il titolo La cavalletta non si alzer pi, lo sfogliai, le parole erano incomprensibili, forse scritte in una lingua arcana, cerano delle illustrazioni in bianco e nero. Mi sedetti su una roccia che affiorava dal terreno e cominciai a guardarlo con pi attenzione. La prima illustrazione mostrava il picco montano che avevo visto allinizio del sogno, in unaltra cera il laghetto sulle cui sponde avevo da poco passeggiato, unaltra mostrava la lastra di pietra con liscrizione. Unaltra ancora mostrava una cattedrale gotica, poi cera un ritratto di Hitler. Fu a quel punto che mi destai perplesso per la chiarezza del sogno. Guardai la sveglia digitale sul comodino: erano le otto di gioved 27 gennaio, sicuramente una data che ricorder a lungo, pensai, chiss perch. Era comunque una giornata normalissima, di quelle che pi normali di cos non si pu. Almeno allinizio, a parte quello strano e fin troppo vivido sogno. Mi ero svegliato alle otto. In casa ero da solo. I miei tre figli erano gi partiti per la scuola: il pi grande allIstituto per Geometri, la bimba al Liceo Artistico, il pi piccolo alle Medie. La moglie entrava al lavoro alle otto. Dunque ero solo in casa: caff, colazione veloce, una mezzora al computer e poi sono andato al mio solito bar che fa anche da edicola. Mi sono preso il secondo caff della mattina, ho sfogliato i due giornali locali che erano, come tutte le mattine, sui tavoli, ho dato anche unocchiata allaltro giornale locale prendendolo dai giornali in vendita. Ho letto le cronache, ho dato unocchiata alle pagine culturali, ho letto gli oroscopi del mio segno, la bilancia. Tre oroscopi completamente diversi. Ho letto anche, chiss perch, la rubrica del santo del giorno: Jean de Warneton NellXI secolo Warneton era una cittadina della Francia settentrionale, tra Lille e Ypres. Qui nacque il santo di oggi, monaco intellettualmente molto dotato e discepolo degli allora celebri Lambert dUtrecht e Yves de Chartres. Divenne canonico a Lille; ma era uno che si voleva santificare davvero, cos scelse labito dei Canonici Regolari di Mont-Saint-Eloi, nei paraggi di Arras. Arras faceva parte della diocesi di Cambrai, ma nel 1092 il papa Urbano II la elesse a sede episcopale e ne fece vescovo Lambert
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de Guines. Questi, che aveva avuto Jean de Warneton come compagno di studi, si ricord del valore e lo volle come arcidiacono. Jean accett a malincuore, ma si ricredette quando si rese conto che nella sua nuova veste poteva combattere una delle maggiori piaghe del tempo: la simonia. E lo fece talmente bene che il papa pens a lui quando si tratt di ricoprire la carica di vescovo della vicina Throuanne. Per Jean, che non era nemmeno sacerdote, ci volle un preciso ordine perch accettasse. E nel 1099, il nuovo vescovo cominci con i suoi innumerevoli bracci di ferro contro i prelati indegni e i feudatari rapaci. Naturalmente il popolo prese a venerarlo; non cos i suoi avversari, che arrivarono a tendergli un agguato. Il santo che non si difese nemmeno, scamp miracolosamente e pot successivamente prender parte a vari concili regionali come quelli di Beauvais, Saint-Omer, Reims, Chlons. Govern la sua diocesi per una trentina danni. Nel 1130 si ammal seriamente e, presentendo la fine, distribu ai poveri quello che gli restava. Rese lanima a dio dopo qualche giorno. Mi sono alzato, ho comprato Il Giornale, lultimo Dylan Dog e ho pagato il caff. Sono tornato a casa, ho riempito per bene le due stufe a legna e mi sono rimesso al computer. A mezzogiorno ho acceso la tiv e mentre ascoltavo il telegiornale sulla RAI 3 mi sono preparato un hamburger con una sottiletta di formaggio. Ho scaldato al microonde degli spinaci al burro che erano gi pronti nel frigo. Mi sono fatto un altro caff, il terzo e, mi sono acceso una sigaretta. Con tutta calma mi sono recato con lauto alluscita della scuola media e ho preso il figlio pi piccolo; siamo tornati a casa. Gli altri due erano gi rientrati. Erano in anticipo, ma non gli ho chiesto nulla, ho lasciato il pi piccolo con loro e con lauto sono andato in citt. Avevo un bel po da fare in ufficio: leggere la posta, spedire fax e e-mail, battere alcune lettere, fare una decina di telefonate. Dopo aver fatto tutto quanto sono andato al bar che c nella piazza davanti al mio ufficio e ho preso un altro caff: il quarto. Sono andato a piedi alla posta e ho seminato per strada un libro per fare bookcrossing. Il libro lavevo scelto il giorno prima, era di poesia: lho lasciato su una panchina di pietra nel centro. Arrivato alla Posta, dalla mia cassetta postale ho estratto quattro lettere che ho messo nello zainetto senza leggerle. Sono stato un po in giro a guardare le vetrine, non ho incontrato nessuno col quale valesse la pena di fermarmi. Cera una pizzeria aperta: ho preso due etti di pizza e lho mangiata per strada. Intanto cominciava a fare buio e la giornata era assai fredda, cos decisi di rientrare a casa. Mentre andavo verso lauto ho ricevuto un SMS senza importanza, mi sono fumato unaltra sigaretta e sono infine giunto dove lavevo parcheggiata. Sono partito, ho acceso la radio su Radio Deejay ed ero quasi arrivato ero allultima curva prima di casa, quando mi sono trovato davanti un TIR di colore giallo che veniva dalla direzione opposta ed era contromano. Non ho neppure avuto il tempo di frenare. Ho visto il giallo del TIR e poi un lampo rosso. Mi sono risvegliato dentro la mia auto, sotto casa. Buio profondo; ho guardato lorologio ed erano le quattro del mattino. Cazzo! Che sogno di merda mi sono detto ancora rincoglionito da quellincubo giallo che era riuscito a
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spaventarmi. Mi ero addormentato sotto casa, per fortuna non mera successo niente mentre guidavo. Sempre intontito ho preso le mie cose dallauto e zitto zitto sono entrato in casa. Senza neppure passare dal bagno sono andato nella mia camera. Fortuna che dormo da solo, mia moglie ha unaltra matrimoniale tutta per lei. Mi sono spogliato, ho infilato il pigiama e mi sono buttato sotto le lenzuola. Ripensavo alla stranezza dellevento al sicuro nel mio letto. Dovevo aver avuto un colpo di sonno proprio quando mi sono trovato davanti casa. Poi ho sognato lincubo giallo, meno male che tutto finito bene, era solo un sogno, vivido come quello del giorno prima, ma di tuttaltro tenore. Cos mi sono addormentato. Ma il bello doveva avvenire al risveglio. Mi ritrovai in quella no mans land dove luomo non dorme pi ma non ancora del tutto sveglio, erano le dieci, non mi sveglio mai a questora del tardo mattino, ma ovvio, avevo avuto una nottataccia. Ho fatto le solite cose dogni giorno al risveglio e quando mi sono recato al bar sui tavoli ho trovato i soliti due giornali locali. Ho iniziato a sfogliarli, ma mi sono accorto che cerano scritte le stesse notizie del giorno prima. Allora ho guardato la data: ventisette gennaio. Sono andato alla rastrelliera dove ci sono tutti i quotidiani. Erano tutti del ventisette. Mi sono rivolto alla barista che anche la proprietaria del locale. Lara, ma sono usciti oggi i giornali? Come no! Non li vedi? Scusa, ma che giorno , oggi? gioved 27. Che fai, perdi i colpi? Sar let... le ho risposto ridendo e mi sono rimesso a sedere. Stavo per accendermi una sigaretta quando mi sono ricordato che ora era vietato. Sono uscito senza acquistare il solito quotidiano questa volta e sono andato in giro per il paese, pi che altro per rinfrescarmi le idee: ne avevo proprio bisogno. Giunto in piazza ho voluto dare unocchiata al portafoglio: a parte gli spiccioli, cerano 200 euro, quelli che avevo ieri mattina, presi al bancomat la sera prima. Ma con quelli ci avevo comprato i caff, la pizza, i giornali, insomma, almeno un centone lavevo cambiato, ne ero certo. E invece le due banconote da 100 erano sempre l. Le sigarette, quelle no, lavevo finite. Cos andai ad acquistare un nuovo pacchetto cambiando per la seconda volta lo stesso centone. Ero sempre pi perplesso. Tornai a casa e mi misi al computer: il lavoro che avevo fatto il giorno prima era sparito, di quei file non cera traccia neppure sui programmi recenti. Sul tavolinetto nellingresso cera il libro di poesia che avevo liberato il giorno prima lasciandolo sulla panchina in citt. Ho deciso che non sarei passato dallufficio e neppure sarei andato a prendere il figlio pi piccolo alluscita della scuola. Tanto lui lo sa, se vede che non c nessuno a prenderlo, sinfila sullo scuolabus che lo riporta a casa. Me ne sono andato in auto e giunto in citt ho deciso di proseguire verso il mare. La giornata era fredda, ma il sole splendeva alla grande. Ho parcheggiato lauto sul lungomare e sono andato a giro a piedi sulla riva, poi sono andato a curiosare tra le bancarelle: cera un mercato ambulante sul lungomare. Ho preso un hot dog, mi sono bevuto una
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cola, ho comprato un libro a unedicola, lultimo romanzo dUrania e mi sono messo a leggerlo in auto, riscaldato dai raggi del sole. Sono poi ripartito verso casa ancora sconcertato da questo giorno doppio. Mentre guidavo con la musica della solita stazione radio, riflettevo su cosa poteva essermi capitato. Lipotesi pi probabile era quella che mi fossi immaginato tutto: su tutti gli articoli che riguardano la maria si dice che pu dare alterazioni temporali. pi di dieci anni che non la fumo, ma allora ne avevo buttata gi parecchia; potr dare effetti a cos lunga scadenza? Forse s. Poi cera unaltra ipotesi del tutto campata in aria. Ero morto nellincidente col TIR giallo e qualcuno o qualcosa aveva deciso di darmi unaltra possibilit. Ma unipotesi del genere presupponeva un intervento divino, o di un ente che ci andava vicino. Sono ateo convinto e ad interventi di questo tipo proprio non ci credevo. Anche unipotesi fantascientifica mi sembrava fuori luogo. No, lipotesi pi giusta era quella di qualche mia sinapsi mal funzionante, di qualche neurone che sciacquava, dovuto ai passati eccessi di maria o a qualche cosa d'altro, un dj-vu colossale! Ero quasi arrivato a casa quando sulla strada trovai un posto di blocco. Auto della polizia di traverso, agenti con giubbotto antiproiettile e mitra a tracolla. Tutti eravamo fermi e nessuno ne conosceva i motivi. I poliziotti non ci dissero niente ma ci fecero scendere dalle auto e ci tennero bloccati in quel posto. Alcuni avevano anche maschere antigas. Alcuni elicotteri neri e senza insegne passarono a volo radente e in lontananza sudiva il crepitare darmi automatiche. Eravamo in una cinquantina, cerano anche molte donne e dei bambini terrorizzati. Intanto sera fatto buio e cerano stati sequestrati i cellulari. Ci portarono delle bevande calde e furono distribuite delle coperte: faceva sempre pi freddo. Allimprovviso ci fu un lampo accecante e mi ritrovai a letto, in camera mia con addosso il pigiama. Frastornato e questa volta dolorante guardai lorologio. Erano le sette e mezzo e sentivo trafficare gi in cucina. I tre ragazzi e mia moglie stavano sicuramente preparandosi per andare a scuola e al lavoro. Scesi le scale e li intravidi mentre uscivano, il pi piccolo si gir e mi salut con la mano. Sto impazzendo mi dissi mentre mi radevo. Che giorno sar oggi? Andai al solito bar ed ebbi la certezza di quello che temevo, i giornali erano i soliti del 27 gennaio. Ormai le notizie le conoscevo tutte e non li sfogliai neppure. Ero intrappolato in un circolo chiuso. Questo era il mio inferno circolare, dovevo farmene una ragione. Come mi sarei organizzato le giornate? Che poi erano sempre la stessa. Riandai con la mente agli anni '70 quando presi lipomea. Un allucinogeno casalingo che prima di farmi avere visioni, iniziava sempre con la mia morte. Una morte sempre diversa. Era un allucinogeno di quelli alla grande e a costo zero, i giardini della mia citt ne erano pieni. Dopo averlo preso pi volte, giurai a me stesso che mai e poi mai lavrei riutilizzato. La prossima volta che morir, sar quella vera mi dissi e, dio come mero ingannato! Pensai anche che allora ritenevo fortunato Mauro, un amico del vecchio gruppo beat, il C.13 che finito oggi sui libri: lui quando la prendeva riviveva lesperienza della nascita. Invece ora ero gi morto altre due volte, per un TIR giallo e per unesplosione. Morire comunque non era stato n difficile, n
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doloroso. Dovevo organizzarmi meglio per vivere in maniera sempre diversa questo stesso giorno e tentare di far s che non finisse sempre nello stesso modo. Nel mito del Simposio di Platone allinizio gli uomini erano ermafroditi, e dio li spacc in due met che da allora vagano per il mondo cercandosi. Lamore il desiderio e la ricerca costante della met perduta di noi stessi. Avevo un giorno infinito per ricercare la mia met perduta. Mi guardai nelle tasche: cerano i soliti 200 euro. Telefonai a Zina, lei era sempre disponibile e mi faceva dei pompini cherano una meraviglia. Voleva solo 30 euro, era anche economica. Ecco una pompa di Zina mi rimetter in sesto mi dissi. Le chiesi al telefono di raggiungermi al parcheggio ove abitualmente lasciavo lauto. Lei arriv dopo una mezzora, sal e ci appartammo in aperta campagna, un posto che conoscevo da tempo e dove non sincontrava mai anima viva. Lei mi succhi con gusto, come sempre faceva, io per ringraziarla alla fine del lavoro le lasciai 50 euro, poi la riaccompagnai in citt. Insieme prendemmo un caff in un bar del centro, volle pagare lei. Poi mi lasci chiedendomi di richiamarla quanto prima. Restai solo seduto al tavolo, tirai fuori dallo zainetto la mia agenda e presi a scrivere le mie vicissitudini. Ad un certo punto della scrittura mi fermai. Ci che avevo scritto il giorno precedente per me era il giorno precedente anche se era sempre gioved era rimasto. Strano. Dunque: i soldi rimanevano sempre gli stessi, il cibo che avevo nel frigo pure, il libro di poesie restava sul tavolo, il lavoro del computer spariva, spariva pure ci che avevo messo sui dischetti, le sigarette me le dovevo ricomprare, la benzina nellauto restava la solita. E ci che scrivevo sullagenda restava nei giorni per me successivi. Non riuscii a trovare una logica in tutto questo. Ripresi a scrivere e ordinai un toast. E quando avr terminato lagenda? Sparir? O potr proseguire su unaltra? Resteranno queste mie righe? Potr inviarle al mio editore e, lui le ricever? Interrogativi destinati a restare per ora senza risposta. Me nandai pi tardi a giro per le vie del centro, trovai un vecchio amico e ci fermammo a chiacchierare del pi e del meno. Pi tardi minfilai in un cinema, davano Donnie Darko, un film che non avevo ancora visto, ma avevo letto molto su la sua trama. Anche qui il tempo sincasina, dicono che sia uno dei migliori cento film mai prodotti: dopo averlo visto nero convinto pure io. Quando uscii era notte, stavo recandomi al parcheggio quando in una via solitaria, un tossico mi si par davanti. Voleva che gli dessi il portafogli. Io scoppiai a ridere, lui aveva qualcosa nella mano destra, non capii cosa fosse, ma non mimportava. Forse era un coltello e mentre ridevo mi colp alladdome. Mi risvegliai sul divano del mio ufficio. Era sempre gioved, lo appresi dalle civette dei quotidiani esposte fuori delle edicole. Era mattino presto, forse le otto o al massimo le otto e trenta, il mio orologio sera fermato. Il cellulare era carico anche se non lavevo mai ricaricato e la sua carica non dura mai pi di due giorni. In bocca avevo un apparecchio dentale mobile alla mascella superiore e uno dei denti su cui lapparecchio si bloccava sera spezzato un mese fa. Lapparecchio stava lo stesso ben fissato, ma il dente spezzato in bocca mi dava fastidio. Telefonai allora al mio dentista.
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Pronto, Fabrizio? S. Ciao, sono io. Dimmi. Mi s spezzato un dente. Oggi posso venire? Se vieni subito ho un buco. Arrivo. Chiusi la comunicazione e di corsa andai allo studio di Fabrizio. In una mezzora il dente era rimesso a nuovo. Pagai con la carta di credito e uscendo mi chiesi se il giorno dopo il dente sarebbe rimasto integro. Non avevo che da aspettare. Era unimpalcatura in tubi innocenti quella che mi cadde addosso mezzora dopo mentre passeggiavo in citt. Mi risvegliai nel mio letto ed era quasi mezzogiorno. Come avrei impiegato la giornata? Giunsi alla stazione ferroviaria e presi un biglietto per Parigi. Montai in carrozza e per tutto il giorno guardai il panorama scorrere. Intanto il dente era nuovamente spezzato. Su un sedile vicino cera una ragazza niente male, attaccai discorso con lei, si chiamava Michelle, era di Firenze e studiava alla Sorbona. Mi dette il suo numero di cellulare, avrei potuto chiamarla da Parigi. Sembrava proprio che gli andassi a genio; anche lei mi piaceva. Ci passammo bibite e biscotti, poi massopii leggermente sui sedili. Mentre dormivo registrai un forte rumore di metallo che strideva. Mi risvegliai mezzo assiderato su una panchina in un parco della mia citt. Ero intirizzito, la temperatura era abbondantemente sotto lo zero. Vidi la mia auto parcheggiata poco distante, la raggiunsi, accesi il motore e il riscaldamento; mi assopii nuovamente. Al mio risveglio il sole era gi alto, le auto sfrecciavano rumorose lungo la via. Tornai in centro ed entrai nel primo bar che incrociai. Bevvi un cappuccino e detti unocchiata distratta ai giornali lasciati aperti sui tavoli. Era sempre gioved, continuavo a morire senza provare alcun trauma, alcun dolore, era divenuta una fastidiosa routine. Avevo i soliti abiti. Da quanto? Tre o quattro giorni? O forse di pi. Mi recai in un gran magazzino e comprai dei nuovi vestiti: scarpe, calzini, boxer, maglietta, maglione a collo alto, pantaloni, cintura, sciarpa, guanti, un nuovo orologio e un caldo giaccone nero. Pagai con la carta e poi mi recai ai bagni pubblici con tutti i sacchetti, mi cambiai completamente. I vecchi vestiti li sistemai nel bagagliaio dellauto. Telefonai ad Eva, unamica con la quale un tempo lavoravo. Le chiesi se potevamo vederci nel pomeriggio, saremmo andati in albergo e l avremmo passato la notte. Lei fu molto contenta dellinvito, lappuntamento era alle diciannove davanti al Country Club. Mi recai allora allunico sexy shop della mia citt e acquistai un vibratore di grandezza media. Conoscevo bene i suoi gusti, a lei questi attrezzi piacevano e io mi divertivo ad usarli. Girai per le colline, mi fermai a proseguire la lettura del romanzo dUrania che avevo in auto Ombre del male di Fritz Leiber anche questo restava nel mio giorno mangiai qualcosa ad una tavola calda e alle diciannove in punto ero fermo al parcheggio dellalbergo. Lei arriv con la sua auto cinque minuti dopo. Prendemmo una
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matrimoniale e ci facemmo portare uno spuntino in camera. Mangiammo, facemmo lamore, ci divertimmo col nuovo vibratore, le scattai qualche foto alla sua passerotta con la piccola fotocamera che tenevo nello zainetto, poi scendemmo al bar a bere qualcosa. Ritornammo in camera e ricominciammo le attivit sessuali dove lavevamo lasciate. Pi tardi mi addormentai. Nel sonno registrai unesplosione o qualcosa del genere e mi risvegliai da solo nella stessa camera dalbergo. Guardai fuori della finestra della camera gi nel parcheggio, la sua auto pi non cera. Se ne sar andata, pensai. Mi rivestii e scesi nella hall per pagare. Laddetto mi guard perplesso, controll pi volte il registro, poi mi chiese se volessi una camera per quel giorno. Cap che era meglio non insistere e gli dissi di lasciar stare. Al bar ordinai un caff, ignorai i giornali, conoscevo gi la loro data. Andai diretto allaeroporto, mi imbarcai sul primo aereo in partenza, cera un posto libero per Parigi. Ancora Parigi? Il volo stava andando liscio da un bel po, allimprovviso ci fu un lampo e mi ritrovai ancora una volta sul divano del mio ufficio. Guardai lora, erano le tre del mattino. Navigai un po in internet nei siti letterari ove ci sono le mie opere. Poi udii le sirene. In piena notte la gente inizi ad uscire dalle case, tutti correvano, molti erano ancora in pigiama. Le sirene si fecero sempre pi assordanti, degli automezzi militari attraversarono veloci la piazza sotto lufficio. Poi ci fu silenzio, un silenzio totale che metteva paura. Il cielo sillumin di colpo dun viola carico e mi ritrovai nel letto di casa mia. Questa volta mi risvegliai spaventato: cosa poteva esser successo? Avevo un nuovo gioved davanti a me. Avrei potuto leggere, guardare la tiv, spararmi delle videocassette, scrivere sulla mia agenda, navigare in internet, andare in una citt vicina o scoparmi qualcuna. Come tutte le mattine mi recai al solito bar, ordinai il caff e non guardai i giornali. Poi ebbi unidea: avevo avuto recentemente una storia con una bionda di nome Marzia, poi cera stato in inghippo con Ella, sua figlia diciassettenne e lei non aveva pi voluto vedermi, non sera fatta trovare al telefono, evitava accuratamente tutti i posti dove avrebbe potuto incontrarmi o dove io avrei potuto incontrare lei. La storia con la figlia era comunque pi immaginaria che reale, ma lei laveva presa di molto male. Insomma era un anno che lei non si faceva n vedere n trovare. Le avevo anche inviato delle lettere assieme alle copie dei miei ultimi libri, anche una busta gi affrancata col mio indirizzo, ma da lei niente, silenzio assoluto. Presi lauto e andai a casa sua, parcheggiai l davanti. Erano le dieci, lei era unabitudinaria, alle otto era gi in azione. Mi feci coraggio e suonai il campanello. La porta sapr quasi subito, era in vestaglia, spalanc luscio e mi fece cenno dentrare senza dire una sola parola. Giunti in cucina apr un cassetto della credenza, estrasse una pistola cromata piccola piccola. Mi disse a muso duro: Ti aspettavo stronzo! Sapevo che prima o poi saresti venuto e mi spar addosso quattro colpi, con quella pistola esageratamente piccola. Ebbi solo il tempo di mormorare Ma sono appena le dieci che mi risvegliai in un posto per me sconosciuto. Ero sdraiato su un prato, attorno a me macerie ovunque, ciminiere sbilenche, rottami metallici, piloni dellalta tensione abbattuti. Mi misi in piedi e
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mincamminai lungo un sentiero appena tracciato tra quelle rovine. La temperatura era primaverile, le rovine si susseguivano alle rovine, sembrava dessere in un enorme opificio bombardato decenni prima e successivamente definitivamente abbandonato. Camminai a lungo fino a stancarmi, il sole arriv basso allorizzonte. Avevo fame e sete. Mi sedetti per terra. In quel momento sul sentiero che avevo appena abbandonato un cespuglio rotolante pass lentamente. Ma non cera un filo di vento. Lo guardai stupito mentre proseguiva, poi si ferm e torn indietro sullo stesso viottolo fino a fermarsi alla mia altezza. Losservavo incuriosito senza muovermi. Il cespuglio rimase fermo. Fu a quel punto che tutta larea attorno a me esplose e mi ritrovai nel mio letto. Non riuscii ad alzarmi, ero interamente coperto da ustioni, come se fossi stato colpito da radiazioni. Questa volta la situazione non era piacevole, bruciavo in tutto il corpo, avevo una sete terribile e dolori lancinanti allo stomaco mi scuotevano. Non riuscii a muovere un dito e sentii la vita abbandonarmi a poco a poco. Non fu per niente piacevole. Mi risvegliai in auto. Attorno a me cerano delle abitazioni quasi rotonde. Scesi, la strada era affollata di pedoni, gli abitanti di questo centro portavano tutti degli strani occhiali bianchi e sembravano indaffarati. Proseguii verso quello che sembrava il centro del villaggio e trovai un locale con tavoli allaperto. Mi sedetti e una cameriera con gli occhiali bianchi mi pose davanti una tazza di legno colma dun liquido ambrato. La cameriera era pi spogliata che vestita, solo allora mi resi conto che tutti portavano abiti striminziti, come se fossero due o tre taglie sotto la loro misura, le donne poi indossavano vestiti trasparenti. Il liquido era buono, ricordava la frutta e il miele, mi dette vigore e mi tolse la sete. Dopo aver bevuto ripresi a girare per il paese finch non mi afferrano in sei o sette, tutti con gli occhiali bianchi, o forse erano proprio i loro occhi? Mi portarono sulla sommit dun dirupo. Una ragazza molto giovane, completamente nuda, senza complimenti mi dette una spinta e mi gett gi. Da quel momento sono passato a miglior vita si fa per dire - almeno unaltra ventina di volte: affogato, per arresto cardiaco, bruciato vivo, investito da unambulanza che sera ribaltata proprio addosso a me, assiderato per unimprovvisa tempesta di neve, scivolando sul ghiaccio e sbattendo la testa, finito in un lago con lauto e per altri motivi, alcuni incomprensibili. Pi che uno stress, la situazione era divenuta duna noia mortale, proprio il caso di dirlo. E le morti sono state tutte salvo qualche rara eccezione quasi del tutto indolore. Quella mattina decisi che avrei passato la giornata con mia moglie, lavevo proprio trascurata negli ultimi tempi, ero troppo occupato a morire altrove. Cos di buon mattino mi spostai nel suo letto e restai con lei fino a buona parte del pomeriggio; i ragazzi per la scuola sarrangiarono da loro. Dopo cena rimasi fulminato dal mio rasoio elettrico mentre infilavo la spina nella presa di corrente. Quando mi risvegliai decisi che mi sarei fatto una squillo al giorno. Al solito bar sfogliai tutti i quotidiani e i giornali dannunci: mappuntai sullagenda tutti i numeri di telefono delle squillo della mia citt e di quelle vicine e gioved dopo gioved me ne feci una al giorno: belle, brutte, giovani, giovanissime, attempate e fuori et, coi
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capelli lunghi e corti, nere, mulatte, orientali e bianche. Tutte vollero un centone, solo una me ne chiese due e non era meglio delle altre, ma a questo punto mi sembravano tutte uguali. Seguitai a morire ogni sera nei modi pi fantasiosi con voragini che saprivano allimprovviso sotto i miei piedi, con proiettili vaganti che giungevano a segno, con improvvise quanto incomprensibili esplosioni, fui addirittura colpito da un lampo in una meravigliosa giornata di sole e un micrometeorite mi centr in piena nuca. Avevo intanto terminato le squillo cittadine e passare ai gay o ai trans proprio non mi interessava. Ora avrei dovuto spostarmi nelle citt vicine. Ma ebbi unidea, tornai sempre alle dieci a casa di Marzia e non appena lei mi apr la porta e si gir per recarsi in cucina, labbattei con un colpo alla nuca con una mazza da baseball. Sanguinante la sbattei sul suo letto e la scopai agonizzante. Poi mi recai nella camera della figlia che ancora dormiva e violentai pure lei. Dapprima Ella tent di ribellarsi, poi si lasci fare assai stupita da quanto stava succedendo e in ultima analisi, nel finale fu molto consenziente. Dopo averla scopata senza dirle nulla, me ne andai, ma prima presi dal cassetto la pistolina cromata e la misi nel mio zainetto. Quando misi in moto, lauto esplose. Tutto terminava nello stesso diverso modo in questo assurdo infinito gioved. Provai cos lebbrezza mortale del fuoco, dellacqua, limpatto delle esplosioni, la follia del terremoto, del maremoto, delluragano improvviso, del colpo darma da fuoco e dellarma bianca, la dissoluzione nellacido, la desolazione della sete, il crollo dei palazzi Tornai ad occupare i miei gioved con le squillo della regione e a vedere tutti i film disponibili nelle sale, mi sparai centinaia di cassette e DVD, lessi pacchi di riviste e un sacco di libri coi quali ero in arretrato, passai pomeriggi in piscina e nei bar. Testai tutti i ristoranti dei paraggi, visitai teatri, mostre e musei. E i giorni finivano sempre in modo diverso, ma uguale. I risvegli avvenivano quasi tutti nel mio letto, o in auto o sul divano dellufficio. I posti, a parte qualche rara eccezione, erano sempre i soliti e le giornate si svolsero quasi tutte in questa che per me era divenuta una banale terribile normalit. Ci fu qualche variante con situazioni di guerra e, sei o sette posti strani, sicuramente alieni: il villaggio con gli abitanti dai grandi occhi bianchi, un deserto che non aveva fine, una spiaggia abitata solo da rari caminantes e con due lune allorizzonte, un opificio abbandonato e in completa rovina che sembrava non finire mai. Riguardo al mio dente, provai altre due volte a farmelo ricostruire, ma mi arresi poich il giorno successivo era nuovamente spezzato. Provai a farmi fare un tatoo sul braccio, ma anchesso se ne and. Noia, fatalismo, indifferenza alla morte, questi erano i miei stati danimo pi frequenti. Per molti giorni non uscii da casa e la giornata terminava con un infarto o unesplosione o un terremoto, o una frana, o uninondazione sempre piacevolezze del genere con qualche variante, una scarica elettrica, una vampa di fuoco, un avvelenamento, una caduta dalle scale Una mattina mi ritrovai immobilizzato in un letto dospedale, ero tutto intubato e tenuto in vita dalle macchine. Prima di mezzogiorno le spensero. Pensai che questo fosse il giorno successivo al primo impatto col TIR giallo, ma mi sbagliavo. Mi
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ritrovai allalba nellauto parcheggiata in citt. Decisi che dovevo dare una svolta alla mia esistenza. Atti di violenza non navevo pi compiuti a parte levento con Marzia e sua figlia. Avevo sempre la sua pistola piccola piccola, cromata e carica nel mio zainetto. Alle dieci ero ancora una volta davanti a casa sua. Suonai, lei venne ad aprirmi, entr in cucina, io le stavo dietro e avevo la sua pistola gi in mano. Apr il cassetto. Non troverai nulla, pensai, lho io. Lei si gir, io sparai. Ma anche lei spar e con una grossa Luger. Ci ritrovammo tutti e due per terra, uno addosso allaltro in un lago di sangue. Le presi una mano e la strinsi, anche lei strinse forte. In quel momento gridando Ella entr in cucina. Ero nuovamente nel mio letto. Andai al solito bar, una rossa in minigonna era seduta ad un tavolo. Questa le altre volte non cera. Ci sar un cambiamento in queste sequenze? Era in minigonna ma fuori cerano un paio di gradi sotto lo zero. Presi la tazza di caff fumante dal bancone e mi sedetti accanto a lei. Attaccai discorso e dopo un po ero riuscito a portarla a casa mia che era vuota: i ragazzi a scuola, la moglie al lavoro. Finii subito in camera con lei e prima che tutti rientrassero un violento terremoto ci seppell entrambi. Mi ritrovai ancora una volta nellauto parcheggiata in citt. Mi venne in mente Rosy con la quale avevo avuto una storia anni prima, recentemente lavevo riagganciata e allinizio dellanno dovevo passare una notte con lei. Infatti, figlio e marito dovevano andar via per una settimana bianca. Avevamo organizzato tutto per bene, ma arrivarono una serie di contrattempi e dovemmo rimandare. Le telefonai e cincontrammo nel pomeriggio, facemmo lamore in auto, fuori si gelava, poi la riaccompagnai al suo mezzo. Mentre stavo guidando verso casa davanti a me unauto sband allimprovviso e, ti pareva! Eccomi vittima dellennesimo incidente. Mi ritrovai di mattino nel letto di casa mia e nel letto cera la rossa di due giorni prima che stava dormendo. Rimasi stupito e incerto sul da fare, sarei potuto andarmene zitto zitto, o restare con lei per cercare di capire. Decisi daspettare il suo risveglio. Si chiamava Tina, le raccontai per filo e per segno tutta la mia storia anche se pensavo che mavrebbe preso per pazzo e consigliato di rivolgermi ad un buon strizzacervelli. Raccontare fu per me una liberazione, finora non ne avevo mai parlato con nessuno, avevo solo scritto queste righe. Lei invece cap subito e mi credette al volo. Mentre io stentavo a crederlo, lei prese la mia storia come oro colato. Scendemmo in cucina e ci preparammo un caff. Ci accendemmo due sigarette e poi lei mi raccont la sua storia, altrettanto incredibile. Lavorava in un centro di ricerche nella vecchia Russia, un centro non governativo e lei era stata selezionata per uno stage trimestrale ben retribuito. Facevano esperimenti sulla trasmissione dellenergia e della materia. Qualcosa and storto e ci fu unesplosione. Lei si ritrov in un ospedale dal quale non si poteva in alcun modo comunicare con lesterno. Cerano i computer, i telefoni, ma le linee sinterrompevano sempre se si cercava di contattare lesterno. Pens dessere in un ospedale militare, allinterno di una base. Lo strano era che tutti parlavano correttamente litaliano. Le dissero che si trovava ricoverata allospedale di Hurruh e lei pens che questo fosse il nome di una base militare
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segreta. Si rimise in fretta e con suo grande stupore fu dimessa. Si ritrov in una cittadina abitata quasi esclusivamente da donne, ove tutto o quasi era permesso. Anche qui parlavano tutti litaliano. Nessuno voleva soldi e le procurarono un appartamento, un modulo di trasporto, cibo gratis negli alberghi. Cerano piscine, campi da tennis, maneggi, cinema, teatro, campi da golf, bar negozi, hotel, birrerie Sembrava non mancasse proprio nulla, solo che le comunicazioni con lesterno non funzionavano e le strade riportavano sempre alla cittadina. In piazza cera un comando dei vigili urbani, con un solo vigile, sempre solerte e premuroso ad ogni suo desiderio ma le comunicazioni restavano sempre interrotte e lautovia per Milano era costantemente momentaneamente chiusa per la caduta di un pilone. Lei cominci a temere che da questo posto non se ne sarebbe mai potuta andare, finch non fu contattata da una bellissima donna che tutti chiamavano lOracolo o la Signora del Fiume che le spieg che si trovavano in un universo paradosso. Ma lei e il suo compagno avevano trovato la maniera di entrare e di uscire da questo posto. La port nella sua abitazione e le consegn un portachiavi rotondo che aveva un bottone rosso su un lato. Le disse di premerlo e apparve una porta, cio non proprio una porta, ma una linea di luce che disegnava un portale. Le disse che se lavesse attraversato si sarebbe ritrovata nello stesso posto o nelle immediate vicinanze da dove era flippata la prima volta. Se avesse poi voluto far ritorno a Hurruh, non avrebbe dovuto far altro che ripremere il bottone e sarebbe rientrata in quella stessa stanza. I ritorni successivi sarebbero avvenuti sempre al punto di partenza. Ringrazi lOracolo e le chiese se avesse potuto portare qualcosa con s. Tutto quello che vuoi, fu la risposta. Detto questo lei se ne and. Torn al suo appartamento e in due borse infil tutto ci che aveva pur senza soldi acquistato e che pens le sarebbe stato utile al ritorno. Con le due borse in mano si ferm al bancomat nella piazza di Hurruh e con la tessera che il vigile urbano le aveva consegnato ritir duemila euro e duemila dollari. Torn allappartamento dellOracolo, che era sempre aperto come tutte le case di qui, e nel suo salotto pigi il bottone. Il portale sattiv e lei senza esitazioni lattravers. Si ritrov nel bel mezzo della campagna e subito comprese che era di nuovo in Russia, questo era il luogo ove era avvenuto lincidente e la relativa esplosione. Solo che il laboratorio non esisteva pi e ne erano state cancellate le tracce, al suo posto solo prati. Raggiunse il paese vicino e telefon ad un taxi, dopo un paio dore era davanti allambasciata italiana di Mosca. Raccont che era una stagista e aveva terminato il lavoro, voleva rientrare in Italia, ma le avevano rubato la borsa coi documenti. Controllarono: lo stage era terminato un anno prima, cosa aveva fatto in questo tempo? Il suo permesso era scaduto. Disse che aveva fatto la spogliarellista in un locale vicino Mosca. Aveva guadagnato bene, assai di pi che fare la ricercatrice. Bevvero tutto, o forse non vollero approfondire, rimase due giorni in ambasciata e quando le permisero duscire tutti i suoi documenti erano in regola e aveva un volo prenotato per Roma. Non era pi tornata a Hurruh: fine della storia. Per potremo andarci assieme.
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A che scopo? Io vivo in questo giorno, da un sacco di tempo. un posto strano, ci sono delle probabilit che il tuo loop sinterrompa. Se poi non dovesse accadere, coshai da rimetterci? Niente. Forse hai ragione. Sar unesperienza in pi. Hai detto che si trova in un universo paradosso? Mi sa che anchio sono finito in un paradosso. Dai. Partiamo subito da qui? No. Dalla mia camera, cos potr sempre tornare da l. Risalirono le scale e giunti in camera, lei estrasse il portachiavi. Restai sorpreso, forse finora non lavevo creduta. Il portachiavi era come me lo aveva descritto. Pigi il bottone e una riga luminosa disegn la porta. Ci prendemmo per mano e lattraversammo, ci ritrovammo in un salotto arredato sontuosamente: era la casa dellOracolo. Qui ho una casa. Vediamo se c sempre. Uscimmo e il suo modulo, lasciato l da chiss quanto tempo forse tre o quattro mesi, pensai era pronto ad accoglierci. Attraversammo un piccolo centro abitato e raggiungemmo una villetta in periferia. Era la sua casa. Abbastanza grande e molto accogliente. Adesso vediamo un po cosa ti succede. Sono le quattordici, ce la farai a superare le ventiquattro? Speriamo di s. Facemmo di corsa lamore e poi ci recammo in un albergo ove ci servirono un buon pranzo a base di pesce, andammo poi in piscina. Arrivarono le ventuno e io ero sempre l. Me ne meravigliai. Cenammo in una pizzeria e poi andammo in discoteca. La disco era nel sottosuolo, tante luci strobo, musica rock a tutto volume, droghe libere dogni tipo. Erano tutte donne e ballavano tra loro, alcune erano nude. A parte un cameriere ero lunico uomo presente. Ballai tutta la notte, alcune ragazze vollero spogliarmi, il mio membro le attirava, tutte volevano succhiarlo, due se lo infilarono nel loro sesso. Le lasciai fare, anzi, mi lasciai fare. Venni pi volte, aspettavo da un momento allaltro linfarto, ma quello non venne, o lesplosione, o il crollo del soffitto, o il fuoco che avesse invaso il locale, o larrivo delle acque che ci avrebbe fatto tutti affogare, o Non successe niente di tutto questo, Tina mi disse che avevamo fatto lalba, era ora di rientrare. Tornammo nella sua casa, mi disse che avrebbe cercato lOracolo per farmi avere il portachiavi per poter rientrare. Le risposi che al momento non ne avevo bisogno, anzi che forse non lavrei mai voluto. Avevo tutta una citt misteriosa da esplorare, un intero nuovo mondo da conoscere. Il mio orologio digitale diceva che oggi era venerd 28 gennaio. *** pi di un mese che abito in questo luogo che sar pure un paradosso, ma assai pi appetibile dei gioved nei quali ero bloccato. Ho registrato il mio arrivo alla stazione
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dei vigili urbani e sono divenuto amico del vigile. Abito sempre con Tina e lei va e viene da qui al mondo reale. Ho conosciuto lOracolo che mi ha voluto lasciare un portachiavi, siamo in ventitr ad averlo, qualcuno se ne andato e non pi tornato, in tre invece non hanno mai voluto usarlo, penso che io sar il quarto. Quando Tina torner in Italia le lascer questo mio manoscritto da consegnare al mio editore e le far copiare tutti gli inediti che ho nel computer di casa. Perch qui c una grande libreria che pure casa editrice. Ho parlato con la proprietaria e lei stamper tutte le mie opere. Ho proposto anche unopera omnia e lei daccordo, la far uscire anche in inglese. Domani ci sar una festa alla quale parteciperanno quasi tutti quelli che qui sono arrivati e anche qualche indigeno amico nostro. La festa lha organizzata quello che chiamano Il bel Tenebroso, dicono che nel suo mondo un famosissimo personaggio della TRI-TV. Io non lho mai sentito nominare, forse il mio mondo non il suo, e se per questo neppure la TRI-TV da noi esiste. Verr da unepoca futura? Oppure da unepoca diversa, questo mi sembra pi probabile. Vedremo. Unultima cosa, un medico dentista donna, mha ricostruito il dente e questo rimasto al suo posto. Ha anche buttato via il mio apparecchio e mha impiantato i denti mancanti. Il mio sorriso tornato smagliante.

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LA STRADA (racconto vincitore del premio Fantascienza e dintorni 2004) Sono nato in questa strada, una via ampia che scorre dritta, un senso procede a sud verso il mare e s'incrocia con l'ampio lungomare sempre trafficato ad ogni ora del giorno. Il senso opposto, quello che si dirige a nord, prima attraversa una statale, c' un semaforo all'incrocio, poi si perde verso l'interno mantenendo sempre la stessa direzione. Dicevo che sono nato in una casa sita su questa via a circa un chilometro pi verso il mare da dove abito adesso. Quando ero ragazzo, avevo tutti gli amici che stavano nella stessa mia strada e talvolta con loro facevamo delle scorribande risalendo con le bici verso il nord. Inforcavamo i nostri velocipedi e con l'irruenza di quegli anni verdi pedalavamo veloci lasciando presto le nostre case a pi piani per trovarci circondati da abitazioni coloniche con capanne, stalle, campi coltivati, covoni di paglia col palo piantato nel mezzo ed un barattolo rovesciato all'estremit del palo. Ci venivano incontro vociando torme di bambini scalzi che chiaramente erano i figli dei contadini. La prima scuola, i primi amici, la chiesa che i miei frequentavano, i negozi nei quali si faceva la spesa, il cinema, tutto si snodava lungo la strada, anche il circo e il luna park che ogni anno montavano le loro tende e i loro stand, arrivavano da questa via e a lato di essa si fermavano per poi ripartire. Andai poi alle scuole superiori, usando la metropolitana che portava in centro, finite le scuole trovai un lavoro, sempre in centro, ed ho costantemente usato la metropolitana per questi spostamenti quotidiani. L'auto l'usavo solo la domenica, per raggiungere il lungomare e talvolta proseguivo per chilometri e chilometri lungo la costa finch non trovavo un tratto di mare adatto ad i miei tuffi. Sono adesso in pensione e abito ancora in questa stessa via, l'ho gi detto, un chilometro pi a nord da dove sono nato, talvolta incontro alcuni dei miei vecchi amici dell'infanzia. Guardo non verso il mare ove la strada finisce, ma verso nord ove la via prosegue e non so fin dove. Ho esplorato un pezzo di essa da ragazzo, solo da ragazzo, poi non sono mai pi tornato al nord. Sono passate decine di anni da allora, sicuramente tutto sar cambiato. La direzione nord della strada mi attira sempre pi, una calamita che ruba tutti i miei pensieri, mi richiama ogni giorno pi prepotentemente. Ho finalmente deciso d'imboccare nuovamente quella via, voglio vedere ove sbocca,
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sono sempre pi curioso, anche perch nelle carte che ho consultato, la strada sembra interrompersi a soli dieci chilometri dalla mia abitazione, cosa che so non vera poich con le esplorazioni in bici arrivammo ben oltre. Ho riempito l'auto di viveri, acqua e taniche di benzina, ho caricato la mia vecchia bici sul portabagagli e ho girato la chiavetta d'accensione. Parto lentamente in direzione nord: osservo come fosse la prima volta il luogo ove abito, quanti ricordi s'affastellano confusi nella mente, volti di donne e di bambini, interni di case e di negozi, fiori sbocciati, danze, cerimonie liete e tristi... Sfilano palazzi signorili a cinque sei piani, foderati in travertino, in preziosi tasselli di ceramiche colorate e marmi, per proteggerli dal salmastro nei giorni di vento, con i giardini ben curati, le siepi di pitosforo recentemente sforbiciate, le rose le buganvillee, gli oleandri in fiore, larghi marciapiedi con alberelli ornamentali, qualche severo pino maremmano nello sfondo, lampioni e panchine a distanze regolari, le auto lucenti parcheggiate in fila accosto ai marciapiedi. All'improvviso c' poi uno slargo di verde, un grande giardino pubblico, ove spesso andavo, con siepi e panchine, giochi per ragazzi ed un laghetto coi cigni. Scorgo giovani che corrono ed anziani seduti immersi nella lettura. Proseguo e salgo il cavalcaferrovia: sotto passano rotaie sulle quali i treni sfrecciano veloci. Dal cavalcaferrovia vedo il grande centro commerciale e i negozi che lo circondano. Mi fermo proprio in cima al cavalcaferrovia e scendo dall'auto, la strada grande e non intralcio nessun altro mezzo, guardo verso il mare e scorgo il mio condominio e pi lontano la casetta ove sono nato che adesso stata ristrutturata e trasformata in villetta. Poi leggermente a sinistra c' l'entrata della metro, pi lontano la riga brillante del mare. Riparto nella mia direzione e mi fermo al semaforo che trovo all'incrocio con la statale. Il semaforo rosso e io aspetto pazientemente senza spegnere il motore: la statale molto trafficata e file di auto multicolori sfrecciano veloci nelle due direzioni. Attendo: infine il semaforo passa al verde, parto veloce perch so che nella mia direzione il verde dura solo un attimo e non di pi. Vedo infatti la massa delle auto che di malavoglia s' arrestata, negli abitacoli i conducenti nervosi sgasano con rabbia e ripartono facendo stridere le gomme quando io non ho ancora finito d'attraversare la strada. Proseguo e per qualche chilometro tutto sembra essere uguale a dove io abito. Pi avanti per le case non sono foderate di pietra ed hanno l'intonaco scrostato, si fanno sempre pi brutte, pi maltenute, sembrano anche pi antiche, ma questo non possibile, perch quando passavo qui da ragazzo queste abitazioni non c'erano ancora. I giardini non sono pi curati come nel mio quartiere e alcuni sono addirittura abbandonati: qualche abitazione ha nientemeno che due assi incrociati sopra le porte e le finestre.
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Sono adesso in un agglomerato ove le case si stringono fitte ai lati della strada. Parcheggio e scendo per fare un giro. Gli appartamenti sono ora a due, tre piani, i giardini qui non ci sono, ma corti sterrate utilizzate come parcheggio dalle auto. Alcune macchine sembrano abbandonate da tempo, sono coperte di cocci e di ruggine. La strada attraversata da innumerevoli fili metallici, del telefono, della luce e chiss d'altro. I negozi hanno tutti le saracinesche abbassate ed alcuni carrelli da supermercato, arrugginiti, giacciono rovesciati accanto alle porte d'ingresso. Passanti furtivi mi guardano di sottecchi e girano veloci gli angoli, un uomo strattona una giovane ragazza e la conduce a forza in un portone, nessuno sembra notare niente d'insolito e la ragazza vistosamente si ribella, ma non emette un solo suono. Turbato risalgo in auto e riparto, voglio andare avanti, ancora pi avanti. Mangio un panino imbottito e bevo birra mentre l'auto prosegue, e i venti chilometri previsti da quella stupida cartina sono gi stati abbondantemente superati da altri venti e la strada prosegue ancora chiss per quanto. giunta la notte, parcheggio l'auto e mangio della frutta, l vicino c' un'insegna tremolante BAR, mi far un caff poi dormir nell'auto e domattina andr ancora pi avanti. A piedi faccio i cento metri che mi separano dal bar, entro da una cigolante porta a vetri, l'interno poco illuminato e alcuni avventori, vestiti come operai del secolo scorso se ne stanno giocando a carte con mezzette di vino rosso e calici squadrati davanti. Per terra all'ingresso c' una sputacchiera, le avevo viste solo nei vecchi film, cerco di non guardarla ed entro in quest'ambiente estremamente fumoso. S, il fumo qui a strati, c' odore di sigaro e di pipa, c' anche odore d'orina, e mi ricorda che devo andare al bagno. Mi avvicino al bancone di legno, lurido, e chiedo al barista che indossa una giacca che sicuramente molto, molto tempo prima era bianca, un caff. Corretto? No, semplice. Prendo il caff, lo zucchero e mi siedo ad un tavolo vuoto. C' una porticina ed una targhetta "LATRINA", mi alzo, ci vado. E' un bugigattolo puzzolente con un foro circolare per terra su un lastra di marmo lurida ed un "tappo" anch'esso di marmo con una maniglia metallica: mi arrangio mentre l'odore di ammoniaca si leva da quel foro nel pavimento, poi ritappo il buco ed esco. Al mio tavolo c' un ragazza seduta, mi siedo accanto al mio caff e la guardo: sudicia e ha alcuni denti cariati, giovane, ma sento che pure puzza di sporco. La ignoro, bevo il caff, poi mi accendo una sigaretta, lei prende una delle mie sigarette e l'accende. Seguito ad ignorarla e mi guardo attorno: sembra un'osteria del 1900, anche la
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macchina del caff enorme e in ottone di quelle con gli stantuffi, pure gli avventori sembrano piovuti da quel secolo. Nessuno presta la pur minima attenzione al sottoscritto, neppure la lurida ragazza che seduta al mio tavolo e che sta con piacere assaporando la sigaretta che mi ha preso. Vedo un quotidiano piagato su una sedia poco distante, lo prendo per sfogliarlo. scritto in alfabeto cirillico, meravigliato lo riposo, c' un mazzo di carte, mi faccio un solitario, poi un altro e questo lo risolvo. La ragazza seduta ha finito la sigaretta e la spegne dentro la tazza vuota del mio caff, estrae un seno dalla scollatura e mi fa Andiamo? No, grazie le rispondo, mi alzo, vado al bancone chiedo quanto , ma il barista mi fissa senza rispondere, gli lascio allora sul banco un euro e lui guarda la moneta con interesse, ma non dice niente. Esco e torno all'auto, inclino i sedili, mi metto un plaid addosso e mi addormento. Durante la notte qualcuno sbatte con violenza contro la carrozzeria della mia macchina emettendo un grido, un ubriaco? Ma non riesce a svegliarmi del tutto. Al mattino riparto e pi mi addentro verso il nord, pi tutto sembra diverso, il traffico ora quasi inesistente, ho incontrato solo un paio di carri trainati da cavalli, e anche i pedoni sono rari. Bar pi non se ne vedono, distributori di carburante neppure a parlarne. Ma ho portato ben due taniche piene di benzina, cos mi fermo e realizzo il pieno con esse. Proseguo senza mai fermarmi per molte ore, poi faccio una sosta in un'area ove le case sono tutte diroccate, sembra proprio che siano cadute per incuria. Lascio sul selciato i miei bisogni, mi sgranchisco le gambe, mangio e bevo qualcosa. C' una casa che proprio rasa al suolo e tra le macerie si scorgono i resti di una vecchia auto degli anni '50. Mi avvicino e tra i detriti distinguo delle bianche ossa che mi sembrano umane, non ho voglia d'indagare su questi aspetti e proseguo. I marciapiedi qui hanno molte pietre divelte e sull'asfalto crepato della strada col gesso vedo disegnati dei giochi di ragazzi: qualcuno allora stato qui recentemente. Mi sento osservato e mi giro verso un muro sbrecciato. Chiunque fosse la dietro, s'accorge che l'ho visto e fugge veloce. Lo chiamo, ma quell'indistinta figura gi sparita. Torno all'auto e proseguo il mio viaggio, guido fino a notte inoltrata, mi fermo seguendo un cartello che indica PARCHEGGIO: nell'area della sosta ci sono solo gli scheletri di altre due auto, guardo le targhe, ma sono illeggibili, la ruggine le ha cancellate. Le luci sono tutte spente, cespugli sono nati tutt'intorno all'area di parcheggio e in alcuni punti sono riusciti a conquistarsi anche fette d'asfalto. Sembra non esserci anima viva e rottami e fili metallici sono ovunque. La notte per odo grida, colpi d'arma da fuoco, rumori d'ogni tipo: in piena oscurit un animale si avvicina all'auto, lo vedo cercar di guardare all'interno, appannare il cristallo con una bocca canina, gli occhi brillanti, i lunghi bianchi denti e la lingua
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gocciolante. Mi faccio piccolo piccolo sotto il plaid: l'animale annusa a lungo tutta l'auto, poi addenta pi volte i pneumatici, e infine se ne va. Al mattino ho una gomma forata, la cambio e riparto e lungo la strada vedo solo edifici che sembrano aver subito un bombardamento, parte della carreggiata talvolta occupata da masse indefinibili di metallo arrugginito. Macerie, macerie, solo macerie per chilometri e chilometri, interrotte talvolta da alcuni campi incolti. Quando si fa notte qualcosa cambia, ci sono degli edifici abitati e incontro dei campi coltivati, ma la strada s' fatta pi stretta ed sterrata, non pi asfaltata. Proseguo fin quasi al mattino e ad un certo punto l'auto si ferma, la benzina finita. Carico allora il cibo, l'acqua e le poche cose indispensabili su uno zaino e prendo la bici. Adesso davanti a me c' un lungo ponte in legno che attraversa un fossato, ma forse un fiume, mi accorgo che molto ampio e le sue acque devono essere profonde. Il ponte ha delle spallette, anch'esse in legno, ci appoggio la bici e scendo verso le acque che scorrono. Fossi in lei non lo farei! Mi fermo, mi guardo intorno e scorgo un uomo sul ponte vestito in jeans e camicione a quadri. Scusi, diceva a me? Io non andrei troppo vicino all'acqua. Perch? Ci sono le scille! Che cosa? Le scille! Non so cosa siano. Guardi allora. L'uomo si china e da una cesta di vimini trae un pesce e lo lancia in acqua. Il pesce non fa in tempo a cadere nel fiume che un lungo tentacolo s'alza di scatto e lo inghiotte. Il tentacolo poi si mette eretto, dritto verso l'alto e si aprono come dei petali colorati sulla sua sommit, a raggiera, s che l'effetto finale quello d'una enorme margherita colorata. una pianta carnivora? No, un animale, una scilla d'acqua dolce, ed il fiume ne pieno: per questo non saggio avvicinarsi troppo. Mangiano anche le persone? S, le trascinano in acqua e le strappano a morsi. Cazzo! Non lo sapevo, grazie per avermi avvertito. Risalgo veloce verso il ponte, voglio calorosamente ringraziare il pescatore per avermi salvato la vita, ma di lui non v' traccia, monto allora nuovamente sulla bici e mi fermo proprio nel mezzo del ponte.
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Immobile guardo l'acqua scorrere, per un po' non succede proprio nulla, poi lentamente, una ad una le scille emergono, innalzano il loro collo a forma di stelo e i mortali petali s'aprono a corona. Il fiume ora pieno di grandissimi fiori colorati, solo in apparenza innocui: ma ogni tanto un fiore silenziosamente e repentino su tuffa per carpire un pesce, pi raramente qualche altro fa un guizzo per prendere al volo con quella bocca rotonda che circondata dai petali, qualche ignaro uccello. Osservo a lungo, non ho mai visto animali del genere, poi ricomincio a pedalare e mi sposto nuovamente pi a nord. Pedalo lungo la dritta strada sterrata e giungo ad un centro abitato. Alcuni ragazzi vestiti di stracci mi osservano arrivare e sento i loro occhi penetranti che seguono ogni mio avanzamento. Ci sono bambini dappertutto e mi osservano con degli strani occhiali bianchi, non mi vengono incontro, sono quasi immobili. Pedalo finch non vedo quella che mi sembra un'osteria, scendo dalla bici ed entro: macchine del caff non ne vedo, ma boccali da birra rovesciati sono accatastati lungo il bancone. Dietro c' una ragazza rossa di capelli e dall'aspetto florido, meno male che non lurida e non porta quelli strani occhiali bianchi. Una birra. Lei mi serve un boccale abbastanza grande d'una birra bionda spumeggiante, il sapore un po' aspro, ma gradevole. Mi siedo su uno sgabello di legno nero e bevo con calma. Mi accendo una sigaretta e scorgo uno sguardo di disappunto negli occhi dell'ostessa. Pi tardi pago e lei guarda con attenzione le monete che le ho lasciato sul banco, poi scuote la testa e le ripone in un cassetto sotto il bancone. Con lo zaino in spalla esco, ma la bici pi non c'. Faccio segno ad un ragazzo con gli occhiali bianchi, ma quello sparisce, e sono spariti tutti, nella strada non c' pi nessuno. Mi sistemo ammodo lo zaino sulle spalle e riparto a piedi nella direzione nord, la strada non pi sterrata, ma neppure asfaltata, sembra sia stata spennellata con pi strati di silicone. Pi vado avanti pi le case sono strane, quasi orientaleggianti, ma con gli angoli smussati, quasi a pianta circolare, non saprei come definirle, hanno un qualcosa d'inquietante e d'alieno, sono riapparsi anche i marciapiedi, ma hanno un che di sbagliato. Incontro anche alcuni passanti, ma i loro sguardi sotto quegli assurdi occhiali bianchi, sono ambigui e i loro vestiti troppo stretti e corti: sembra che si siano tutti abbigliati con i loro abiti da ragazzo. Alcuni scivolano sulla strada con strani pattini e vanno molto veloci. Sono tutti in pantaloncini corti o minigonne quasi inesistenti e tutti si muovono in fretta, alcuni addirittura mi urtano. Le abitazioni sono adesso disegnate con volute geometriche ed alcune ricordano
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disegni psichedelici. Vi sono molti negozi con vetrine illuminate. Mi fermo ad osservare le vetrine e scorgo esposti oggetti impossibili, le insegne poi sembrano dipinte con volute colorate. Eppure sono sicuro che quello un alfabeto, ma chiss da dove l'hanno preso. Proseguo e ora le abitazioni sono proprio tutte a pianta rotonda e gli abitanti che incontro hanno tutti, proprio tutti, quegli assurdi occhiali con le lenti bianche. C' un giardino pubblico con fiori e panchine: mi fermo. Sto mangiando dei biscotti e sono seduto su una panchina che pensavo di pietra, invece tiepida e soffice, quando un ragazzo si siede accanto a me. quasi nudo con quei suoi vestiti striminziti, osservo meglio quei buffi occhiali, ma solo allora mi accorgo che sono i suoi occhi: ovali, bianchi, piatti, lisci. Anche lui mi osserva, prima incuriosito, poi quando mi vede alzare di scatto, s'alza pure lui e mi rivolge alcune parole in un linguaggio gutturale che non capisco. Allora lui emette un fischio e dopo pochi secondi appare una bellissima ragazza vestita in nero, anzi molto poco vestita in nero. Il ragazzo se ne va ed io rimango con questo schianto quasi nuda e vedo che quelli che credevo occhiali, sono occhi anche per lei. Con gli stessi versi del ragazzo, che ora sparito, lei vuol dirmi qualcosa, le faccio segno che non ho capito nulla e le sorrido. Anche lei mi sorride e mi fa cenno di seguirla, cos dopo una lunga passeggiata mi ritrovo all'interno d'una casa rotonda e lei mi offre del cibo, poi mi d da fumare e infine mi serve un liquore dal sapore gradevolissimo e leggermente alcolico. C' calore qui, e c' musica, strano ma c' sempre musica. Fuori ora notte, ma all'interno c' luce e non comprendo da dove provenga. Una parete si colora ed appaiono immagini, una specie di tiv e quello dev'essere l'equivalente del nostro telegiornale, solo che parlano in una lingua incomprensibile e hanno tutti quegli strani occhi piatti, brutti no, ma inquietanti. Dopo il tig c' musica ed un programma cos strano come non ne ho mai visti. Mi ritrovo a letto nudo con la padrona di casa e solo allora mi rendo perfettamente conto che a parte gli occhi e la lingua proprio impossibile, questa giovane e molto, molto bella, fin troppo per me. Malgrado sia un po' sull'arrugginito nell'argomento riesco lo stesso a fare una buona figura, e io sono il primo ad esserne meravigliato. Al mattino la colazione servita, le mie cose che avevo nello zaino sono gi state disposte nella stanza e quella strana tiv gi in funzione. Il caff buono, anche se non credo proprio che sia caff, e una tazza colma di cioccolato caldo mi aspetta: sono certo che non si tratta di cioccolato, ma di qualcosa di altrettanto gradevole. Sul tavolo c' un pacchetto di sigarette dall'aspetto alquanto strano: tutto azzurro con arabeschi in oro. Dopo il caff e il cioccolato accendo una sigaretta tolta da quel pacchetto assurdo,
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l'assaporo, il gusto lievemente speziato e devo dire che veramente ottima. Forse era questo il posto che ho cercato per tutta la vita: lei mi osserva con quegli strani occhi, mi prende la mano, la bacia e mi sorride. Fuori alcuni ragazzi dagli occhi piatti stanno provando la mia bicicletta: cazzo! Ecco dov'era finita! Per me l'hanno riportata. Vedo che uno di loro gi riesce a stare in equilibrio. Gli sorrido. ormai gi un bel po' di tempo che mi trovo in questo luogo, lo so la strada prosegue ancora verso nord, ma mi passata la voglia di andare avanti. Tornare indietro, non se ne parla neppure, non rientrava nei miei programmi. Comincio ad imparare la loro lingua e qui mi trovo cos bene come non sono mai stato. La mattina quando mi rado la barba, mi osservo attentamente allo specchio e sono ringiovanito di decine d'anni: chiss perch? La ragazza sempre cos affettuosa con me e non mi lascia mai, sono felice d'averla incontrata. Mi riempie sempre di piccoli regali, ho imparato anch'io a scivolare sulla strada con le loro scarpe anti-g che lei ovviamente mi ha regalato. Anche questo sapone da barba, il rasoio, il dopobarba e la crema da spalmare sugli occhi sono suoi regali. La crema da occhi poi fantastica, i miei occhi ovali bianchi assumono ora variazioni cromatiche madreperlacee. Delle volte mi sembra proprio che questo posto sia veramente troppo per me e mi chiedo: Dove sar l'imbroglio?

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EXPRESS TRAMWAY (racconto vincitore della diciottesima edizione di Neropremio) o giorno che sorgi! danzano gli atomi di sabbia e le anime perse nellestasi danzano ti dir in un orecchio per chi danzano le sfere celesti e il vento (Rumi) passata gi da un po la mezzanotte e quel maledetto tram non arriva. Ma perch sto aspettando un tram? Non dovevo essere a cena con mio fratello e con gli amici? E invece sono qui sulla pensilina, da solo e chiss in quale parte della citt, mi pare in periferia, ma non ne sono del tutto sicuro. La strada ora quasi completamente al buio a parte due fiochi lampioni l in fondo. Non mi piace proprio questo quartiere, cos tetro, penso lo sia anche di giorno, tra laltro comincio ad avere pure freddo, sicuramente pi di mezzora che me ne sto qui impalato, su questa pensilina sgangherata con disegnato in terra il gioco della campana o del mondo o come diavolo lo vogliamo chiamare, questo devessere un posto poco trafficato ove i ragazzi durante il giorno giocano: ho visto uno scheletro daquilone che penzolava dai fili della luce, prima quando passato un mercedes. Qui c un foglio con gli orari, vedo che una linea doveva passare alle 11.50 e adesso solo le 12.45, un ritardo cos non si verifica mai. Non c un pedone e dopo il mercedes passato mezzora fa, nessunauto transitata: adesso una leggera nebbia comincia pure a salire dallasfalto. Mi sono quasi rassegnato a rientrare a casa a piedi (sapessi solo da che parte andare) quando vedo da dietro la curva della strada, in fondo alla piazza, spuntare un paio di fari rotondi: il tram, finalmente, sono salvo, esco da qui. Arriva sferragliando un po pi del solito nel silenzio di tomba della notte e lentamente sarresta davanti alla pensilina dove sono, con un sibilo daria compressa che sfugge sapre la portiera, nessuno scende e, chi vuoi che scenda a questora in questo posto del cazzo? Salgo, c parecchia gente stanotte sul tram, mi scelgo un sedile vuoto e mi siedo accanto al finestrino. Sferragliando il tram riparte per il giro panoramico notturno della citt, guardo fuori del finestrino, rilassandomi e cercando di scorgere prima o poi un luogo familiare, s da riprendermi con lorientamento. C seduta davanti a me unanziana signora con una radiolina accesa, anche se il volume basso la sento distintamente, parla di alcuni scritti postumi di Padre Pio, sar sicuramente Radio Maria, quella radio l entra in tutte le frequenze ma dico di portare seriamente all'attenzione che non v' morbo infettivo di
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animali che mangiando le carni, non incausi contaminazioni pi o meno simili anche all'Uomo - a seconda di pi o meno soggettiva resistenza immunitaria. Mercati disonesti delle carni non buone disposti a sgravarsi dingombri infettivi anche per poco - non prendono solo per fame in paesi ultimi. Ma ancora continuano affari in paesi ricchi di nomine dove sono sempre pi i poveri sia come sia costretti a prendere dubbi alimenti a pi basso costo. Similmente per prodotti vegetali di nutrizione alterati nel gene - che tra sementi camuffati e volatili spore difficili da contenere - si capir solo tardi degli effetti dalterazione biologica sull'uomo. E di quali irreparabili danni uniformanti delle molteplici diversit vegetali divinamente in natura; l'un l'altra indispensabili al mantenimento dell'ecosistema naturale. Il Mondo va come va per consentita conveniente ignoranza di popoli al margine - tra lotte barbariche e pi astute perseveranti lotte mai fine in favore ormai degemonie dominanti. Ma ancora pi orrendo agli occhi di Dio che Scienza e Scienziati pi accreditati nel mondo Civile - si asservano - anzich parlar forte responsabilmente del tutto vero che sanno ... Ghandi, Mahatma Gandhi: il mite eroe della Pace e per la Pace - dava in spirito pi che in armi a sue genti la forza per vincere e rimanere nell'integrit' Civile e Spirituale di loro cultura. Come da memoria storica dal passato al futuro non pi armati ma miti, ispirati eroi, pii forti e vincenti poich uno in Dio e con il Popolo nella verit di pi alti ideali - Civili e Spirituali. Tanto che gente comune deviata or non ben comprende - perch guarda al mondo con occhi illusi e bramosi davere e potere che viene loro a modello. Per insieme ancor pi esse genti comuni che vedono e soffrono incubi in sogno e pi reali soffrenti condizioni di or sempre meno sicuramente vita buona e futuro. Mentre ad altri pi creditati venduti finch durano paganti compensi a suadenti menzogne di Scienza non Scienza varr ancora per poco la fama perch tanto si vedr solo poi ... Sembra quasi una lunga poesia pi che una lettura e, poi sar davvero di Padre Pio? E senza accorgermene scivolo lentamente nel sonno. Mi risveglio di soprassalto, ho avuto un incubo, mi sono sognato un incidente con mio fratello morto schiacciato dallauto che s ribaltata mentre si andava verso una discoteca. Sono tutto sudato, il cuore mi batte allimpazzata, ma non dovevo essere a cena con gli amici? Mi guardo attorno preoccupato: quanto avr dormito? Sicuramente la mia fermata lavr saltata da un bel pezzo. Ma il cielo sempre nero, dun nero intenso, la notte ancora fonda, allora mi sar appisolato solo per pochi minuti. La vecchia con la radiolina non c pi, se ne sar andata in pace con Padre Pio, il Sony e Radio Maria. Guardo lorologio e con stupore maccorgo che segna le 9.32. S rotto, mai fidarsi di questi swach a cristalli liquidi, non valgono nulla. Sto per chiedere lora ad un signore che seduto poco pi avanti, ma mi guardo attorno stupito, il tram sembra ora diverso, pi grande, i sedili sono riccamente imbottiti e poi c molta gente, troppa. Non ho mai visto cos tanti passeggeri in un tram delle ore notturne. Torno al mio finestrino, cerco di guardare fuori, ma non riesco a distinguere nulla, solo buio,
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nessuna luce. Provo allora ad aprirlo, ma non vi sono manovelle o pulsanti dalcun tipo. Il tram (ma sono sempre sul tram?) si fermato, faccio per alzarmi, voglio scendere, qui c qualcosa che non va, ma i miei movimenti avvengono al rallentatore, entrata dalla porta spalancata una ragazza di colore, molto giovane con una grossa borsa di plastica bianca e una minigonna vertiginosa. Sicuramente una zoccola che rientra dal lavoro per strada. Si guarda attorno un po sorpresa, penso per laffluenza, mi guarda, sorride e savvicina verso di me. Sono in piedi davanti al sedile, la porta aperta a pochi metri da me, voglio raggiungere luscita, ma i miei movimenti sono lentissimi, praticamente sono bloccato l. Lei sorride, la porta si chiude, mi risiedo, lei si accomoda proprio accanto a me, ora i movimenti sono tornati normali: posa il borsone sul pavimento, estrae un pacchetto di sigarette e un accendino, mi fa cenno se ne voglio una e mi rivolge alcune parole incomprensibili: ovvio, unextracomunitaria, qui da noi per darla e farci un po di grana. Per non poi male, le sorrido e accetto la sigaretta, lei me laccende. Stiamo entrambi fumando, ma non era vietato sui servizi pubblici? E chi se ne frega, se qualcuno si risente faccio anchio lextracomunitario e poi la spengo. Sto fumando, ma io fumo? Onestamente non me lo ricordo, intanto lei seguita a sorridermi, ogni tanto dice qualche parola in quella sua strana lingua e io le rispondo con sorrisi o le faccio cenno che non ho capito un bel niente di quello che mi vorrebbe dire. Do unocchiata al finestrino, ma seguito a vedere nero: buio totale. C qualcosa che non va, anzi ci sono parecchie cose che non vanno: questa notte troppo lunga, fuori troppo buio, il tram troppo grande. Tiro fuori di tasca il cellulare e digito il numero di mio fratello: non c rete e, ti pareva? Mi sento sempre pi inquieto, lei intanto s tolta i sandali alti di quelli con le zeppe e ha disteso le gambe sul sedile accanto a me, butta la cenere sul pavimento con la massima indifferenza. La osservo, le sue gambe sono proprio ben fatte, lei si lascia osservare e sorride. La minigonna gi salita fin troppo in alto e i miei occhi sincollano proprio l, lei allora la tira su del tutto e il suo sesso proprio davanti a me, niente biancheria intima. Imbarazzato mi guardo attorno e non c pi nessuno nello scompartimento, non c proprio niente di normale stanotte. Il tram s nuovamente fermato, tento dalzarmi, ma inutile, sono nuovamente rallentato, accarezzo allora le gambe alla mia bella extracomunitaria e ad ogni carezza mavvicino sempre di pi alla sua cosina: bella nera e col pelo l biondo! Sono entrati due giovani e stanno animatamente parlando in napoletano, ci sorpassano e non ci degnano duno sguardo anche se lei sempre l con la fica di fuori e, si dirigono verso gli scompartimenti pi avanti. Lei intanto sta accarezzando il suo sesso e mi lancia gridolini dinvito, poi decisamente mi prende una mano e la struscia contro di lei. Sento la sua pelle morbida e a quel punto non mi frega pi niente di niente: mi sbottono i pantaloni e la penetro, lei bagnata maccoglie. Vengo dopo soli quattro o cinque colpi, la situazione troppo strampalata ed eccitante. Le chiedo scusa desser venuto subito, ma tanto questa qui non capisce un cazzo, mi rimetto in ordine, mi
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guardo intorno, seguita a non esserci pi nessuno, le prendo unaltra sigaretta, laccendo, le faccio un cenno come dire torno subito e, mavvio verso un altro vagone, mi sembrava ce ne fossero solo altri due, il tram era composto da tre vagoni e, io ero salito sullultimo. Riesco a muovermi con facilit, non sono per niente rallentato adesso, tiro unaltra boccata dalla mia sigaretta e mi ritrovo in un altro vagone con molta gente e alcuni hanno dei vestiti proprio strani, sembrano abiti del secolo scorso. Ma gi, in periferia ci sono gli studi cinematografici e delle volte anche per strada se ne vedono di tutti i colori. Vado avanti: i vagoni sono troppi e poi sembra un treno invece che un tram. In uno scompartimento in fondo al vagone ci sono due che fanno lamore, completamente nudi, torno indietro per vedere meglio e solo allora mi rendo conto che questo vagone non per niente come quello dei tram, un vero e proprio vagone ferroviario come quelli duna volta, quasi tutti in legno, col corridoio e gli scompartimenti a lato. Trovo uno scompartimento vuoto, entro, i sedili sono in legno chiaro, cos come i portabagagli in alto, vi sono poi tre finestrini stretti e lunghi, con le maniglie dottone per aprirli e chiuderli. Afferro una maniglia e tiro gi il vetro: fuori c il solito buio, malgrado il movimento del treno (?) il vento non entra, ma la sensazione di velocit evidente, cos come lo sferragliare delle carrozze. Sporgo la testa fuori dal finestrino e mi ritrovo a spingere in una sostanza densa che oppone pure un po di resistenza e mi lascia appena respirare. Impaurito mi ritraggo di scatto e chiudo il finestrino spingendo la maniglia verso lalto. Mi accascio sul sedile - panca di legno - sul pavimento vedo dei cellulari abbandonati e un giornale, lo prendo e lapro: scritto, mi sembra in cirillico. Lo poso sul sedile di fronte al mio, afferro un cellulare, laccendo, fuori rete, lo metto sopra il giornale e scoraggiato mi prendo la testa tra le mani. Dal lato che da sul corridoio, semioscurato da pesanti tende nocciola, vedo passare un uomo alto con un berretto con fregi rossi e mi sembrato in uniforme, il bigliettaio mi dico, se mi chiede il biglietto voglio ridere Mi fiondo comunque fuori dal compartimento per parlare con lui, per dirgli che voglio scendere, non mimporta a quale fermata, voglio scendere e basta Ma il corridoio completamente deserto e anche esageratamente lungo. Avrei a questo punto voglia di unaltra sigaretta e, anche dun caff: il caff sar un po improbabile trovarlo, ma la sigaretta, la tipa che ho scopato prima, anzi che mha scopato, ne aveva un pacchetto semi pieno, quasi quasi torno a cercarla. Mi scuoto e mavvio verso laltro vagone, ma questo sembra non finire mai, pi cammino, pi il corridoio sembra allungarsi, mi ricorda linterno dellOrient Express, s il vecchio film in bianco e nero (ma era poi in bianco e nero?), anche qui sembra tutto in bianco e nero, fuori poi c solo il nero. Vedo una porta strana la in fondo, sono sicuro che prima non cera la raggiungo e la apro: incredibile! un vagone ristorante!
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Ma non ero su un tram? E c anche un bar. Un cameriere dietro al banco sta preparando degli aperitivi, mentre ai tavoli vi sono solo quattro persone, il resto vuoto. Vorrei qualcosa di molto forte e delle sigarette, lo dico al barman, ma lui mi risponde con uno strano linguaggio. Cazzo ma questi fottuti extracomunitari son proprio dappertutto, ci stanno fregando tutti i lavori! Adopero allora il linguaggio universale dei gesti e lui mi mette davanti un aperitivo dun colore rossastro, un piattino dolive con gli stuzzicadenti infilati e un pacchetto di sigarette. Lo prendo e lo guardo con curiosit, un pacchetto di color azzurro e sopra non c scritto nulla, neppure che tammazza, solo dei ghirigori in oro che comincio a pensare siano una scritta. Lapro, sono sigarette sottili col filtro, vedo che accanto al piattino con le ulive c anche una bustina di fiammiferi, di quelli che mi sembra si chiamino Minerva e che si scroccano solo sulla loro striscia nera. Anche la bustina di cartoncino azzurro con gli arabeschi in oro. Mi accendo la sigaretta, buona (ma fumo? e da quando?) e bevo laperitivo tutto in un sorso. Roba buona, mi dico e faccio per pagare, ma il cameriere non c pi dietro al banco, sparito. Poso allora una moneta da due euro sul banco. Mi siedo ad uno dei tavoli, il tempo passa e dopo una ventina di minuti un altro cameriere si fa vivo, questo un orientale. Ordino un primo, lui incredibilmente capisce subito e distrattamente vengo servito in fretta, poi chiedo anche del vino e, questo se ne va senza spiccicare una parola, ma torna poco dopo con una bottiglia di birra bionda formato famiglia: letichetta sembra quella del pacchetto di sigarette. Non so lora, ma non mi sembra lora di pranzo e, neppure quella di cena, forse per questo che c pochissima gente qui. Finito il primo e scolata la birra, vado al bancone e chiedo un caff, indicando la macchina in pressione dietro al banco. Me ne servono uno un po troppo lungo. Saluto e questa volta me ne vado senza pagare, nessuno trova niente da ridire, vago per il corridoio e a pochi metri dal vagone restaurant vedo uno scompartimento vuoto, mi siedo sui sedile - meno male che questi sono imbottiti - cerco di riflettere su ci che mi sta succedendo. Mi guardo intorno: sul portapacchi vi sono due valige, sono polverose e sicuramente abbandonate da tempo, in terra alcuni cellulari spenti e una banconota da cinque dollari, i finestrini danno sempre sul panorama nero (lo nascondo tirando le pesanti tendine nocciola), le luci sono leggermente azzurrate ed emanano una luminescenza morbida, alle pareti della cabina vi sono affisse sotto vetro delle stampe con disegnati i soliti arabeschi in verde, in celeste e in oro e senza figure, ma lultima stampa a sinistra ha delle scritte normali, mi avvicino e la leggo: ..Sono una statua mutila in fondo ad unacqua chiara fermato in un gesto e spezzato. Soltanto un tremore di cose specchiate alberi che si incielano
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e rapidi voli pu darmi delirio di tempo mutare il nulla in Parola. Sotto la poesia, piccolino, piccolino, c scritto L.Sciascia, ed anche tra parentesi, sar lautore, L star sicuramente per Leonardo, ma mi sembra che sia stato uno scrittore e non un poeta, ma insomma io per queste cose non ci sono mica e, poi cosa voglia dire coi suoi versi non lo so, non ci capisco un cazzo, non ci sto con la testa per queste cose, per me questa scritta uguale agli arabeschi, o al giornale in cirillico che ho trovato prima, non mi dicono nulla, non mi spiegano nulla, cazzo ma qui tutto un enigma, manco c la rete. Cellulari ce ne sono in abbondanza e, miracolosamente tutti carichi, anche il mio carico, ma se la rete non c i cellulari te li sbatti sulle palle. E rimugino, rimugino e, passo al sonno senza neanche accorgermene. ...sono in auto, sto guidando, la solita auto dei miei incubi: notte, lauto piena damici si sta tornando dalla cena, eravamo alla Baracca del Nanni, gi in Padule, noto per le tipiche specialit gastronomiche. La cena era stata una favola e adesso si va verso Firenze e ci si ferma in discoteca. C una curva a sinistra, forse la sto prendendo un po troppo forte, forse ho bevuto un po troppo o forse c qualcosa che non va alla trasmissione: lauto sbanda, sfiora un palo, simpenna, salta un canale poi si ribalta due volte in un campo di granturco, nella carambola la portiera di destra si spalanca, mio fratello Roberto che seduto accanto a me viene sbalzato fuori dallabitacolo. Lauto si ferma infine sulle quattro ruote. Tutto s svolto in un attimo, ma lo rivedo come al rallentatore, con mille dettagli che si fanno sempre pi nitidi. Usciamo fuori, contusi ma illesi, non vediamo Roberto, lo chiamiamo: ROBERTO! ROBERTINO! DOVE SEI? Non riusciamo a capire dove sia finito. Solo dopo una decina di minuti ci accorgiamo che lauto s fermata proprio sopra di lui che giace semiaffondato nel campo, una ruota proprio sulla sua testa anzi, al posto della sua testa Cerchiamo di spostare lauto, ma non c pi nulla da fare. Disperati giriamo impotenti attorno allauto Mi risveglio allimprovviso col cuore che mi batte allimpazzata, questo sogno, questo maledetto sogno, lho gi fatto altre volte ricorrente. Ora poi che sono sun folle tram che s trasformato in treno, siamo allincubo nellincubo. Bestemmio sottovoce, cerco un bagno e lo trovo: mi rimetto in sesto anche con lacqua del bagno che ha uno schifosissimo sapore metallico come lacqua di tutti i treni e comincio a passeggiare fra gli scompartimenti, un vagone dietro laltro, su questo treno che sembra proprio non avere mai fine. Ma qualcosa cambiato, non c pi il buio la fuori, ma un bianco lattiginoso, denso, che non lascia scorgere nulla, una nebbia semidensa e lattea. Una ragazza sta fissando il vuoto lattescente, questo nulla bianco, attraverso un finestrino, come ipnotizzata: la
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raggiungo, le chiedo se sa dove stiamo andando, lei mi guarda con unespressione seria e mi dice sottovoce due o tre parole intraducibili, in una lingua che non ho mai sentito e che non credo neppure esita questa qui non extracomunitaria, sembra unitaliana puro sangue come me, ma perch parla strano? bella, molto bella, ma i suoi occhi sono assenti, la guardo a lungo, le sorrido, le stringo le mani e chiedo pi a me che a lei: Ma cosa cazzo sta succedendo? Mi abbraccio a lei cominciando a singhiozzare, inaspettatamente mi porge un fazzolettino pulito di carta, tirato fuori chiss da dove. Mi asciugo gli occhi e a braccetto passeggiamo assieme per il treno. Mi indico e a lei dico Stefano, Stefano lei annuisce e poi dice Tefanno e io STEFANO ben scandito, al che ripete il nome quasi in maniera giusta, poi con un dito indica se stessa e mormora:Haktdell. Cerco di tradurre e dico: Adele, va bene Adele? Haktdell! Senti, cerchiamo si semplificarci lesistenza, io Stefano, tu Adele. Mi fa cenno come di aver capito e, io le stringo la mano dicendo a bassa voce:Ora ci siamo presentati... Siamo intanto arrivati ad un vagon lit, troviamo un letto vuoto (sono quasi tutti vuoti) e ci accomodiamo. Lei mi coccola come fossi un bambino, mi accarezza, ma non accenna un sorriso. Chiss da quanto tempo rinchiusa qua dentro, la vita di treno non devessere un granch, ci credo che abbia terminato i sorrisi. Mi addormento nuovamente mentre lei mi sta accarezzando e intona una strana nenia. sono nuovamente in quella maledetta auto, Robertino accanto a me, siamo usciti allegri dalla cena e vogliamo recarci in discoteca. Tra poco ci sar la curva, lo so, ma non posso far niente se non continuare a guidare, non riesco a frenare e neppure a rallentare: lauto inizia a sbandare, sfiora un palo, simpenna, salta un canale, si ribalta due volte in un campo, la portiera di destra si spalanca nella carambola, cerco dafferrare mio fratello, ma non ce la faccio, viene sbalzato fuori dallabitacolo mentre lauto si ferma sulle quattro ruote, gli altri sono solo contusi ma illesi, cercano Robertino, ma non lo trovano. Io so dov e non mi muovo dallabitacolo sto piangendo Mi risveglio che piango, Adele, la mia nuova amica ancora al mio fianco, masciuga le lacrime col lenzuolo, mi accarezza per calmarmi. Andiamo a fare colazione. Cercheremo un vagon restaurant. Partiamo alla ricerca del cibo e dopo aver oltrepassato un bel po di vagoni, finalmente ne troviamo uno e ci sediamo al bar, ordino un cappuccio con cornetto alla crema per me e, lei con la sua lingua gutturale emette alcune parole in direzione del barman, che si mette subito allopera e posa davanti a me quello che ho richiesto
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(incredibile!) e davanti a lei una spremuta darancia. E mentre pi tardi passeggiamo insieme senza meta lungo i corridoi del convoglio, il treno nuovamente sarresta, per poi ripartire quasi subito. C una porta, proprio davanti a noi con due ante di cristallo, ma non sapre. Fuori la nebbia lattiginosa si squarcia spinta dal vento e ci che vedo mangoscia sempre pi: ci sono le macerie duna antica stazione, osservo scheletri dauto arrugginite e carrelli rovesciati di supermarket, pali della luce e del telefono abbattuti e grovigli di fili attorno ad essi, dei cespugli rotolanti corrono veloci poi la nebbia ha il sopravvento e chiude la triste visione come un sipario che cala. Con la mia nuova compagna proseguo la monotona vita da treno non so per quanto tempo. I giorni non sono qui calcolabili perch lalternanza della luce e del buio allesterno, sembra casuale, risponde ad algoritmi non commensurabili. Seguito a fare il mio sogno, il mio incubo ogni volta che mi addormento e talvolta anche da sveglio. E se lincubo procede, procedono pure le mutazioni che lentamente riesco ad inserire. Allinizio avevo la coscienza di ci che stava per accadere, ma non riuscivo ad intervenire in alcun modo, poi pian piano sono riuscito ad introdurre dei piccolissimi movimenti s da interrompere limmutabilit della sequenza. Se tentavo di rallentare o di frenare, ci risultava sempre impossibile, avevo allora, sogno dopo sogno iniziato a variare qualcosa, la prima volta introdussi un colpo di tosse, poi uno sbadiglio, infine una parola, due parole, fu una vittoria quando dissi Mi accendo una sigaretta e riuscii realmente ad accenderla prima dellincidente. Ho raggiunto il trionfo quando sono riuscito ad accendere una sigaretta anche a mio fratello chiedendogli prima: Vuoi fumare? Adesso sono pronto per il vero mutamento, me lo sento, risolver il problema, so cosa fare. Ancora con Adele unabbondante cena (o pranzo?) con vini e birre in una nuova carrozza ristorante, non si riesce mai a ritrovare quella gi usata una volta, ma questa volta il ristorante sembra avveniristico, quasi fosse tolto da un film di fantascienza e ad un tavolo distante dal nostro vedo delle persone che non mi sembrano tanto persone, hanno delle articolazioni che sembrano sbagliate e, anche se sono sedute si capisce che devono essere molto alte. Mentre li sto osservando, uno di loro si gira e mi guarda dritto negli occhi, con strani occhi cangianti e, guardandomi mi paralizza per un attimo e mi lancia nella mente un: Ma coshai da fissare? Per la durata del pranzo li ignoro, mi sa che meglio, cerchiamo poi una cuccetta, ne troviamo una superimbottita offerta da queste strane ferrovie dello stato, faccio lamore in fretta, una sigaretta speziata prima di Buona notte, tesoro Knotte. S, qualche parola ha finalmente imparato e poco dopo ecco nuovamente lincubo, ma affrontato in piena coscienza. io guido, lauto sfreccia veloce e non ci provo neppure a frenare, anzi pigio forse
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un po di pi lacceleratore, ancora due curve prima dellincidente. Non accendo nessuna sigaretta, non chiedo a Robertino se vuol fumare, ma invece ad alta voce con tono autoritario gli intimo: Allaccia le cinture! Il tono perentorio, da comando, lui mi guarda un attimo un po stupefatto, sa che non me le allaccio mai e, guardandomi interrogativamente le allaccia, forse perch strafatto, forse perch intimorito dal tono del fratello maggiore che ordina, o forse per riflesso condizionato, influenzabile anche dallerba che ha fumato prima. Che so io, ma il fatto che funziona! Le allaccia! E mentre la cintura scatta, imbocco la maledetta curva a sinistra, ma sto ridendo e non ho neppure le mani sul volante e, lauto sbanda e urlo: Ce lho fatta! VAFFANCULOOO!!! Sbanda, sfiora il solito palo, simpenna, salta un canale, si ribalta per due volte in un campo di granturco, nella carambola la portiera di destra questa volta viene strappata del tutto e mio fratello, Roberto, con gli occhi sbarrati resta inchiodato al sedile dalla cintura che lo stringe lauto si ferma infine sulle quattro ruote e, gli altri escono e io seguito a ridere mentre guardo mio fratello che ha sempre gli occhi sbarrati e una riga di sangue mi scende dalla fronte: solo un graffio. Poi esco, slaccio la cintura di mio fratello, laiuto a scendere, labbraccio e ballo con lui piangendo e ridendo. Che bello! Non ci siamo fatti un cazzo! Ci avviamo tutti verso la strada, quando siamo sullasfalto, torno indietro, dallauto prendo un vecchio giornale, dalle tasche tiro fuori un pacchetto di sigarette, di color blu con arabeschi oro, una bustina di Minerva con gli stessi disegni del pacchetto, accendo prima la sigaretta, poi il giornale ( scritto in cirillico) che getto accanto allauto. Il fuoco divampa prima sullerba mentre corro verso gli altri, poi gira attorno allauto infine lavvolge con una vampa e poi il tutto esplode con un sordo WWOOWW!!! Corriamo tutti veloci sulla strada mentre sode un sordo botto e altre auto si fermano. Mi siedo sullasfalto, ho visioni dinterno di un treno, con un volto femminile che mi sta scrutando stupito, poi la visione sallenta e mi ritrovo nella strada con lauto nel campo che brucia, Robertino maiuta ad alzarmi e cinfiliamo nellauto di Sandro, un amico che cera dietro e in discoteca andiamo lo stesso, qualcuno ha gi telefonato alla stradale e al carro attrezzi, tanto nessuno s fatto nulla, la macchina era stravecchia, meglio cos. E sono in discoteca seduto ad un tavolo, con accanto una birra e cerco di ricordarmi qualcosa dimportante che avvenuto prima dellimpatto, ma non mi viene nulla in mente e, se veramente importante prima o poi lo ricorder. La serata va avanti senza storia e mi fumo una dopo laltra, fino a finirle quelle strane, ma buone sigarette, in quel pacchetto azzurro. Il mattino ormai savvicina e questa strana notte mha provato abbastanza, e poi ho finito soldi e sigarette e lauto bruciata appoggio la testa sul tavolo, mi lascio
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andare al ritmo martellante della musica, mentre tra luci variopinte scorgo gente ballare nella pista. La discoteca intorno a me ha improvvisamente un sobbalzo, no sono io che sobbalzo e sono nuovamente flippato alla guida dellauto, in piena velocit a cento metri da quella stramaledetta curva a sinistra, guardo verso mio fratello: le sue cinture sono allacciate. Tiro un respiro di sollievo e lascio il volante, tanto so gi cosa sta per accadere: lauto sbanda, sfiora il palo, simpenna, salta un canale, si ribalta per due volte in un campo di granturco, la portiera dal mio lato viene strappata via e nella carambola sono io che volo fuori, sfiorando lauto per poi pesantemente cadere sulla terra del campo. La terra morbida, ma lurto violento e vedo lauto arrivare proprio sopra di me e una ruota sul mio capo, mi colpisce e la testa affonda sotto terra e assieme al buio sento schiocchi di rami secchi che si spezzano, poi il silenzio si somma al buio.

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BOCCOLI DORO Si trascina col suo sacco dietro a quella catasta che stata da poco eretta: pezzi dinterfaccia, schede madri, grappoli di chip, tutto confusamente mescolato e poi gettato, ora lei deve raccogliere ci che sarebbe servito. I raccoglitori costruiscono anche molti oggetti duso corrente e li ottengono modellandoli dai fogli ribattuti dantichi circuiti stampati, sono superfici rigide dallaspetto fragile, strati di tessuto intrappolati in resine fenoliche di color verde. Ogni foglio originario caratterizzato da una monotona mappatura metallica che ricorda la vecchia topografia urbana. Li prendono guarniti dei componenti che vengono poi facilmente eliminati coi saldatori che lasciano strinature sui fogli, con su la lamina, la mappa intarsiata da citt immaginarie, residuo di molteplici generazioni elettroniche. Sono fogli immortali, inerti come pietre, capaci di resistere allumidit, agli ultravioletti e a qualsiasi altra forma di decadimento, destinati ad inquinare il pianeta, e qui meglio utilizzati e rilavorati per costruire qualsiasi oggetto duso corrente. Costa meno gettare che riciclare e da questi componenti abbandonati, lei trae guadagno. Rovista trai rifiuti alla ricerca del tesoro, ma questo fuggevole non si lascia facilmente trovare, in compenso oltre ai fogli immortali trova alcuni circuiti che ben conosce e sa esser rivendibili, altri potranno esser riparati, cos lei si guadagna la vita e il sacco comincia a riempirsi mentre continua a rovistare in questarea da tempo trasformata in unabusiva discarica incontrollata di materiali informatici tossici e dismessi. Con stupore si trova davanti alla scatola, non metallica, ma di una qualche materia plastica gradevole al tatto, e non fredda: il colore indefinito, ma sottili arabeschi girano attorno alla scatola confondendo la vista sulla sua reale forma. Sar stata gettata per sbaglio, il suo primo pensiero. Afferra con delicatezza il manufatto e lo solleva allaltezza degli occhi, le sottili linee confondono la vista, la scatola leggera, non presenta aperture visibili, la scuote e qualcosa di dentro si sta muovendo. La sbatacchia con pi forza e chiaramente si sentono alcuni oggetti nel suo interno spostarsi. Sembra una piccola bara, una bara arabescata? Per cosa? Forse conterr una bambola, o un paio di stivali, o un giocattolo, chiss. Cerca inutilmente unapertura, la scatola sembra proprio priva di coperchio. La mette nel sacco assieme allaltro materiale recuperato, frutto del lavoro di ricerca di un'intera giornata, e si dirige verso la sua abitazione buttandosi il sacco sulle spalle. Dopo mezzora di cammino, gira attorno ad un antico fabbricato a pi piani sito ai margini della discarica. una dimora costruita con quella pietra artificiale che gli antichi usavano comunemente, si ferma davanti alla porta blindata dingresso e sibila il suo nome: Rufina. Il portale la riconosce e si schiude con uno scatto. Entra, sempre col sacco in spalla, nellumido androne e una porta di servizio che da sul sottoscala sapre cigolando. Lei si guarda attentamente attorno prima dentrare: landrone vuoto, fiocamente illuminato da lampade fluorescenti tremolanti, il
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pavimento chiazzato in pi parti dallacqua che goccia dal soffitto sgombro, gli unici rumori che ode, sono quelli consueti di sottofondo dei servomeccanismi del condominio. Solo dopo essersi accertata che non vi siano intrusi, decide dentrare, dal sottoscala si scende nella cantina del palazzo e lei si reca nella sua stanza, un grande locale seminterrato a fianco dellimpianto di climatizzazione centralizzato. Questa la sua casa, qui si trovano le sue cose: un letto, un tavolo, alcune sedie, scaffali, un piano per la realizzazione e il recupero degli oggetti, c poi un rudimentale bagno e un cucinotto di fortuna. Svuota il sacco sul piano che in vero legno e delicatamente prende la scatola, cerca daprirla con ogni mezzo usando anche la sua attrezzatura, ma niente sembra poterla forare, non possibile neppure scalfire quelloggetto. Anche le scansioni risultano impossibili. Lei perplessa, posa infine la scatola sul tavolo liberando lo spazio attorno ad essa, le si siede davanti osservandola attentamente. La sta fissando sempre pi intensamente e pensa che adesso che ripulita, veramente bella: splende, infatti, dun colore azzurro con tonalit metalliche pi scure, gli arabeschi sembrano animarsi alla fioca luce dellambiente. Mentre losserva quasi si sente assopire, prende uno straccio per finire di ripulirla, e pi la strofina, pi sembra rilucere e aumentare la propria bellezza. Lentamente appare la fessura dun coperchio e un lato della scatola inizia a spostarsi in diagonale e lei lo sta osservando incuriosita. Lo sapevo c una bambola, o un corpicino morto. Il coperchio scivola lentamente sul tavolo e allinterno c il corpicino duna minuscola bambina riccamente vestita, ma forse una bambola Mentre sta incerta pensando quale delle due cose si trovi davanti a lei, i vestiti si sfaldano in polvere, e anche le scarpe minuscole, poi tutto il contenuto. Lei tosse perch la polvere s dispersa per lambiente, pian piano si posa e laria ritorna chiara. Allinterno della scatola rimasto solo un piccolo teschio con pelle e cute ancora attaccati e incartapecoriti, sembrano cuoio. Dei riccioli biondi sono rimasti attaccati al cuoio e lei adesso sa, era una bara e questa la testa duna minuscola bambina grande quanto una bambola. Prende delicatamente il piccolo cranio con il volto attaccato, ormai cuoio, e con esso i boccoli doro: delicatamente lo posa sul tavolo, accanto alla scatola. Si alza e da una cassapanca piena di cianfrusaglie elettroniche e di giocattoli estrae una bellissima bambola in ceramica, vestita di seta e piena di ninnoli. Sbatte con violenza la testa di ceramica contro uno spigolo del tavolo. La testa della bambola esplode e i tasselli del volto giacciono sul pavimento anchesso della pietra artificiale degli antichi. Si china e raccoglie tutti i piccoli pezzi, li ammonticchia accanto alla scatola, sul tavolo c anche il coperchio, il piccolo teschio dai boccoli doro e la bambola decapitata. Prende un flacone di loctite e versa alcune gocce sul piccolo sostegno di legno che teneva il volto della bambola, prende poi il teschio coi riccioli e lo infila con forza nel
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sostegno. Lo fissa perfettamente, poi rassetta gli abiti della bambola. La sua bambola di ceramica ha ora per testa il teschio coi boccoli doro. Si siede e col tubetto di loctite fissa pezzo per pezzo i frammenti ceramici del volto sul piccolo teschio. Lavora a lungo, usa anche la pasta al silicone e vari pigmenti, infine dopo ore di lavoro contempla la sua opera. La bambola perfetta, la rottura della ceramica ora invisibile, i riccioli doro sembrano autentici, si direbbe che da sempre abbiano fatto parte di quella bellissima bambola. Figlia mia come sei bella! Dice mentre con un sottile pennello sta provvedendo agli ultimi ritocchi. Finisce il lavoro, si ciba con una razione militare, beve della coca, presa dal frigo, direttamente dalla lattina: la bambola dai ricci doro sul tavolo seduta davanti a lei. Se la porta dietro al bagno ove si libera e si prepara per la notte. Si getta nuda sul giaciglio e dorme a lungo abbracciata alla bambola, alla sua bambola, alla sua figlia, al minuscolo teschio coi boccoli doro. Sogna la discarica e una fata bionda che lascia la scatola l per lei, perch la ritrovi, affinch il suo contenuto possa essere riportato in vita: perch questa sua figlia, la sua unica figlia dai boccoli doro. Mentre lei sogna, la bambola dai boccoli doro si porta una mano dietro il collo e tira leggermente verso lalto qualche ricciolo, come se i suoi capelli fossero molle minuscole sulle quali dovesse eseguire una prova di compressione, contemporaneamente il volto ceramico della bambola sembra sorridere.

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FINO ALLALBA Si sveglia di soprassalto, un raggio di sole entra dalle ante socchiuse e giunge fino al suo guanciale. Osserva la polvere che luccicante in lenti mulinelli attraversa il fascio luminoso. Si alza svogliatamente, va prima in bagno poi si riveste. Accende la tiv, la maggior parte dei canali ancora funzionano, lui scarrella e la lascia sintonizzata su un canale locale. Alza la cornetta del telefono e il familiare avviso di libero lo raggiunge. Il computer segnala delle e-mail in arrivo. Tutto regolare, tutto sembra normale. Si prepara un caff con la moka, lo beve e scende in garage. La serranda elettrica ad un suo comando si alza, lauto viene messa in moto, lautoradio automaticamente saccende sulla stazione preselezionata che trasmette musica ventiquattro ore su ventiquattro. Entra in strada e si ferma a lato del marciapiede: preme un pulsante sul cruscotto e la capotte dellauto scivola lentamente allindietro. Prima di partire si alza in piedi sul sedile e si guarda intorno: niente traffico. Un po pi di spazzatura del solito ai lati della strada e se non ci fossero due corpi stesi per terra a ridosso del marciapiede un uomo e una donna tutto sembrerebbe abituale. Sgomma, lui che non lha mai fatto, e si dirige verso la statale. Unauto lo sorpassa a velocit folle poi contromano con stridore di gomme sinfila in una via secondaria. Imbocca la statale e nel suo senso molte persone in fila indiana con pesanti zaini sulle spalle stanno lentamente avanzando, pi avanti su una piazzola di sosta c un gruppo di giovani che sagitano convulsamente: forse stanno litigando oppure sono impegnati in qualche strano gioco. Con lauto scoperta viaggia tra gli ultimi palazzi della periferia, scorge un supermercato e c gente che lo sta saccheggiando, sul piazzale merce sparsa, carrelli rovesciati ode una serie di colpi darma da fuoco. Aumenta la velocit ed esce veloce dai pressi del supermercato, la strada adesso proprio quella di sempre, alcune auto lo sorpassano, altre proseguono in senso inverso, un gruppo di giovani coi ciclomotori sbucano da una strada laterale e simmettono maldestramente sulla statale. C un semaforo, rosso, si ferma mentre una moto di grossa cilindrata lo sorpassa da destra a velocit sostenuta. Prima che possa rendersene conto, mentre ancora fermo nellattesa del verde, un uomo in divisa apre con violenza la portiera del suo veicolo e lafferra saldamente, lo spinge fuori e con forza lo scaraventa contro la fiancata dellauto: non ha il tempo per reagire e cade pesantemente sullasfalto. Si odono tre colpi darma da fuoco in successione rapida. Alza gli occhi e vede laggressore che gi caduto a terra e giace accanto a lui. una guardia giurata, perde sangue in abbondanza da un orecchio, non immobile, una sua gamba sta tremando. S formata una pozzanghera rosso scuro sullasfalto attorno alla testa. Vede che ha una fondina con una pistola attaccata alla cintura di cuoio. Sfila la pistola e rientra in auto, la posa sul sedile accanto al suo, estrae dal cassetto portaoggetti un pacchetto di fazzoletti inumiditi. Si ripulisce la faccia, si toglie il sangue dalle mani: sangue suo o del vigilante? Si guarda nello specchietto, ha uno zigomo gonfio e
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qualche graffio, per il resto tutto ok. Riparte anche se il semaforo tornato sul rosso. Corre lungo la statale e trova sulla sua strada una chiesa che in fiamme, molte persone stanno girando attorno alledificio, nessuno pensa a spegnere lincendio. Ci sono anche molti bambini. Chi fissa la chiesa, chi ha lo sguardo perso nel vuoto; tutti stanno camminando molto lentamente, tutti nella stessa direzione come se fossero impegnati in un vero e proprio girotondo attorno alledificio in fiamme, altri passeggiano in mezzo alla statale incuranti dei pericoli. Sta osservando la scena col motore ancora acceso mentre lauto procede a passo duomo e, mentre riprende velocit vede nello specchietto retrovisore alcune persone tra le quali un paio di donne che stanno arrivando verso di lui armate di bastoni. Accelera mentre una potente mazzata colpisce il cofano del portabagagli e manda in frantumi un fanalino posteriore. Lauto schizza veloce in avanti ma in due sono riusciti ad aggrapparsi alla carrozzeria. Pensa che tutto divenuto cos assurdo mentre procede a zig zag finch uno dei due molla la presa. Dallo specchietto lo vede rotolare pi volte sullasfalto, colpire un lampione e fermarsi l con gli arti che hanno assunto angolazioni impossibili. Laltro intanto riuscito a salire e ora in ginocchio sul portabagagli mentre con una mano si tiene ad un poggiatesta. Sta per saltare sui sedili posteriori, lui impugna la pistola, si gira con la mano tesa e gli spara quasi a bruciapelo in piena faccia. I lineamenti delluomo colpito si deformano e come una bambola di pezza scivola gi dallauto. Il pericolo passato e prosegue lungo la statale, adesso c un gruppo di persone in mezzo alla strada, non rallenta e loro solo allultimo momento si spostano. Una figura colpita di striscio e rotola in mezzo agli altri. Pi avanti evita due auto di traverso sulla via che stanno bruciando, quando poi vicino allincrocio col lungomare riprende larma e la soppesa a lungo. C una ragazza con lo zaino che sta correndo in direzione opposta alla sua lungo il marciapiede. Prende la mira, due colpi e la ragazza rotola pi volte rimanendo infine immobile tra il marciapiede e il nastro dasfalto. Gira verso il lungomare e getta via la pistola contro la vetrina dun bar. Sode un colpo sordo seguito dal rumore di vetri che si frantumano. La strada del mare deserta, ci sono delle auto abbandonate e sullasfalto mucchi di giornali e libri trasformati ormai in carta straccia. Con stupore vede che qualcosa attaccato e penzola dai lampioni. Quando li raggiunge scorge cadaveri che dondolano dai pali delle luci, dieci, venti, cento impiccati che oscillano al vento sopra la strada. Prosegue sotto i macabri festoni chiedendosi chi si sar mai divertito a farlo. Finiscono i lampioni e anche gli impiccati, il lungomare si snoda in ampie curve per chilometri e chilometri, lui prosegue con una guida lenta e sicura, evita corpi, spazzatura, carrelli di market, auto abbandonate, gente che passeggia in trance nel bel mezzo della via senza minimamente curarsi di ci che potrebbe succedere. Abbandona il lungomare allaltezza dun buffo cartello stradale che invita a non fumare guidando e, sinsinua in una stradina che sale trai pini e giunge a una casa
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colonica. Gli altri sono gi arrivati, vede parcheggiate le auto degli amici. Si ferma accanto alle altre macchine e per terra scorge un lenzuolo che copre un corpo. Scende, vede Pietro, il padrone di casa, venirgli incontro sorridente. Alfonso! Ero sicuro che saresti arrivato! Ciao Pietro! Non potevo certo mancare a questa ultima festa. iniziata da tre giorni ma il bello deve ancora venire. Ho da parte anche i fuochi artificiali per stanotte. Vedrai che spettacolo, ho svuotato un intero magazzino. Qui sotto chi c? Giovanna. Mi dispiace. Com andata? Giocavano qui fuori alla roulette russa. Poi hanno smesso. Chi c in casa? Tutto il nostro gruppo damici e anche qualche aggregato. Ogni tanto qualcuno va via, poi torna tutto cos. C da bere, da mangiare, ci sono droghe e spezie dogni tipo. Anche tranquillanti e sonniferi se qualcuno li preferisce. Sai, Giovanni prima di chiudere la sua farmacia ha caricato tutto quello che ci poteva servire sul fuoristrada e lha scaricato qui. Anzi la farmacia non l'ha mica chiusa, mha detto che lha lasciata aperta e che si serva pure chi vuole. Entrano e Alfonso si guarda attorno, gi nellingresso ci sono dischi, DVD e videocassette per terra, e lattine di birra, siringhe usate, cocci, residui di cibo e indumenti abbandonati. Pietro dopo averlo abbracciato savvia barcollante verso la cucina mentre Alfonso entra in salotto. Una parete stata abbattuta e ora salotto e sala da pranzo sono unite in un unico grande salone, tavoli e mobili sono stati accatastati ad una parete. Per terra cuscini, coperte, tappeti e tra questi diverse persone nude: chi dorme, chi fa lamore, chi parla Resta immobile e guarda la scena alla luce soffusa nella quale immersa la stanza, si serve da bere, accende una sigaretta, si sposta verso una poltrona. Una ragazza gli afferra una gamba. Chi sei? Chiara. Non ti ricordi di me? Certo, sei la moglie di Domenico, anche lui qui? No! Voleva recarsi da suo fratello per rivederlo ancora una volta. Forse pi tardi arriva. Detto questo lei si alza e comincia a baciarlo, nuda e sicuramente fatta, come gli altri daltronde, laiuta a spogliarsi, infine si sdraiano sul pavimento. Alfonso pensa che sta scopandosi una che mai e poi mai avrebbe pensato di farsela. Ma oggi sembra tutto ribaltato, e se arrivasse Domenico? Ma che importanza potrebbe mai avere. Tutto diviene possibile. Mentre fanno lamore unaltra ragazza sintromette, vuol partecipare anche lei e quasi gli strappa di dosso Chiara e si mette lei al suo posto. Lui lascia fare si fa prendere dagli eventi e i cambi si susseguono. C odore di spezie
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nellaria e musica in sottofondo. Nuovi liquori girano e anche sigarette. Allucinogeni? Qualcuno ha detto allucinogeni? Dove? Nel liquore, nelle sigarette o nelle spezie che bruciano? Alfonso! Alfonso! Si sente chiamare e sollevare quasi di peso. Cerca di mettere a fuoco la vista e quando ci riesce rimane di stucco. Non crede ai suoi occhi, Serena! Il suo amore nascosto, una sua seconda cugina che sempre fuori per lavoro e fa la modella per vari settimanali di moda. bellissima, lha sempre ritenuta inavvicinabile e tutte le volte che ha cercato dincontrarla o solo di parlare con lei, sempre tutta una serie dostacoli lhanno allontanato, lavori, impegni, telefoni che squillavano, amici intorno Lui in piedi immerso in questi pensieri, nudo nel bel mezzo della stanza, lei invece completamente vestita, addirittura indossa un abito da sera, lungo, tutto brillantini, con ampi spacchi, ha pure scarpe con tacchi a spillo, altissimi Vieni, andiamo di sopra. Ok, mormora e lei lo prende delicatamente per mano. Mentre escono dalla sala zeppa damici unanziana donna nuda li blocca. Dove lo porti bella? Oggi si paga pegno. Niente da fare, da qui non se ne va nessuno se prima non mha scopata e anche tu bellezza vieni, leccami se vuoi uscire dai succhiami oggi vi voglio tutti proprio tutti E afferra lei per il collo e la fa chinare mentre saccoscia e le fa strusciare le labbra sul suo sesso. Lei non oppone alcuna resistenza e lasseconda, tutte e due sono ora in terra e Serena la sta stimolando con gesti forti e decisi mentre la donna mugola di piacere. Infine si rialza prende per mano nuovamente Alfonso che le stava guardando e con lui savvia decisa su per le scale. Damerino! Non mi scappi! Quando torni gi devi darmelo, ricorda! I due la ignorano, salgono e mentre stanno raggiungendo il piano superiore Alfonso si ricorda chi lanziana donna: la madre di Pietro, una signora tanto educata e per bene, molto religiosa per giunta e che fino a poco tempo fa ha fatto linsegnante dinglese. Adesso sono davanti ad una camera, laprono: il letto gi occupato e tre persone giacciono immobili. Non sono nudi come gli altri ma hanno dei leggeri pigiami. Uno dei tre una bambina. Mario, Clara e la loro figlia. Quanti anni ha la bambina? Nove credo. Alfonso mette una mano sulla fronte di ognuno di loro. Sono vivi, dormono. Barbiturici o qualche altro sonnifero. Pi avanti ci dovrebbero essere altre due camere.
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La camera accanto ha tutti i mobili fracassati e loro si fermano davanti alla porta socchiusa. Ci sono due coppie, tutti uomini e si stanno sodomizzando. La stanza in penombra e socchiudono la porta senza capire chi sono quei quattro, giusto lasciarli fare in santa pace. Laltra stanza. Aprono la porta. Le finestre sono qui spalancate e il sole entra con violenza. C una donna sopra il letto, ma irriconoscibile. Sangue raggrumato, ormai nero, ovunque: sul corpo, sui lenzuoli, per terra, sui muri e schizzi sono perfino sul soffitto. Che cosa pu esser qui accaduto? Sciami di mosche e daltri insetti ronzano per la stanza. Escono veloci, richiudono la porta e tornano alla prima stanza. Spostando con delicatezza le lenzuola fanno scivolare a terra i tre corpi, poi sempre con le lenzuola li trascinano fuori della porta. Dallarmadio estraggono due nuove coperte. Con una coprono delicatamente i tre nel corridoio, sistemano la bambina trai genitori e lasciano scoperte solo le tre teste sotto cui mettono dei cuscini. Con laltra ricoprono il letto e chiudono a chiave la porta della camera. Adesso anche lei nuda e inizia a leccarlo partendo dalle punte dei piedi per poi salire lentamente, molto lentamente. Dalla porta giungono rumori diversi: qualcuno ha messo su un po di musica rock, sodono dei colpi, forse i quattro della camera accanto hanno trovato qualcosaltro da sfasciare, e anche risa, grida di piacere, qualcuno piange, un colpo darma da fuoco. Pi tardi Alfonso esce dalla camera, torna con stimolanti, bottiglie, panini e due pacchetti di sigarette. Si rituffano nel letto. Fuori comincia a far scuro. Un cellulare squilla, quello di Serena, buffo come tutto continui a funzionare. Lei risponde, sua sorella, la vuole a cena da lei. Abita a meno di venti chilometri da qui, che ne dici, ci andiamo? Per me va bene. Le strade sono abbastanza sgombre. Si rivestono, lei coi suoi abiti, lui con altri trovati nellingresso. C anche una pistola carica di quelle a tamburo su un tavolinetto nellingresso, la prende e se linfila in tasca. Trova anche una bottiglietta piena di pasticche danfetamina, ne butta gi tre o quattro e lascia sul tavolinetto il flacone. Adesso nella casa sembrano tutti addormentati, una pausa nella festa, lunico rumore quello del rock in sottofondo, i Nirvana con Kurt Cobain? Forse. Quando sono sulla porta di casa sentono la voce della madre di Pietro che gli dice di non dimenticarsi di ritornare che devono ancora darle qualcosa. La ignorano ed escono, le chiavi del cabrio sono rimaste infilate nel cruscotto, mettono in moto. Adesso calata la notte, una notte strana caratterizzata da un forte chiarore viola. Le luci della strada sono accese e da queste pendono gli impiccati, la solita stazione radio trasmette la musica di sempre. I fari come lame tagliano il buio della via e lui pronto ad evitare corpi, altri oggetti e auto, lanfe che ha assunto lo tiene particolarmente attento, lei ha posato la testa sulla sua spalla e se ne sta in silenzio. Adesso si vede in lontananza il bagliore di numerosi incendi, laria surriscaldata e i corpi sulla strada sono sempre pi numerosi. Uno non riesce proprio ad evitarlo e lauto sembra scivolarci sopra. Tira fuori la pistola dalla tasca e la passa a lei dicendole di tenerla sempre pronta. Lei gli indica la strada da prendere e
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in breve, senza aver corso alcun pericolo, giungono davanti ad una villetta incastonata tra il verde e due strade. Lei scende, preme un pulsante nascosto e il cancello si apre. Lauto avanza mentre il cancello lentamente si richiude. La porta dingresso viene spalancata e il vialetto daccesso sillumina, la sorella di Serena, vestita pure lei come per una serata elegante, viene incontro a loro. Ciao Serena, sono felice che tu sia qui. E questo dovrebbe essere il nostro Alfonso. Ciao Sara, sei bellissima come al solito e, tuo marito? Da sua madre, doveva tornare ieri con laereo, ma non s visto e neppure ha telefonato. Entrano in casa e in salotto c apparecchiato per tre. Si siedono e iniziano la cena prendendo le vivande che sono posate su un carrello. Il cibo ottimo e i vini sono tutti dannate preziose. Il tempo scorre lentamente. La tiv accesa cos come il computer. Mentre le due sorelle chiacchierano, Alfonso si siede davanti al computer e si collega col suo server di posta. Risponde ai messaggi, ricambia i saluti. Il telefono suona pi volte e le due sorelle rispondono. Lui intanto gira un po in internet ed evita le notizie. Allimprovviso un urlo lacerante e un rumore di vetri infranti, si volta e vede un uomo dai lineamenti stravolti, coi vestiti a brandelli che entrato in casa sfondando la vetrata della finestra. Alfonso guarda luomo stracciato e sanguinante, ha un lungo coltello in mano, di quelli da macelleria e gli si sta avvicinando pericolosamente. Tre secchi colpi darma da fuoco e un leggero bagliore, poi lodore inconfondibile di cordite. Luomo crolla di schianto sul tappeto. Serena ha ancora la pistola in mano e Sara chiude le imposte in legno della finestra. Tutti e tre afferrano il tappeto ove luomo giace e savviano verso lingresso. Aprono e scaraventano fuori dalla porta il tappeto col suo contenuto. Il cadavere finisce tra le rose. Chiudono la porta dingresso e tutte le finestre della casa. Il caff pronto, cos come le sigarette speziate e nuovi liquori. Limpianto di diffusione musicale viene avviato, fumano, ballano Poi Sara inizia a sparecchiare, rimette nel frigo ci che avanzato, ripone i piatti, bicchieri e posate rimasti puliti. I piatti sporchi finiscono nella lavastoviglie che viene accesa. La sala da pranzo ora in perfetto ordine, anche i mozziconi delle sigarette sono finiti nel sacco dellimmondizia, hanno anche spazzato la stanza. Tutti e tre hanno collaborato. Un ultimo bicchiere di gin con limone poi riprendono a ballare. Sara a spogliarsi per prima impegnandosi in uno strip giocoso. Cadono anche gli abiti degli altri due, mentre saccarezzano e si baciano. Lasciano per terra i vestiti e salgono in camera. Mentre stanno giocando sul letto sode la musichetta dun cellulare e poco dopo il trillo del telefono, ma nessuno ormai pi risponde. Fanno lamore a lungo, la notte inoltrata quando Sara annuncia di voler dormire. Non vi dar fastidio, mi metto qui sul divano. Sul com si versa da una caraffa un bicchiere dacqua e butta gi tre pillole.
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Ciao a tutti, con tre do queste si dorme subito come ghiri, se ne volete ce n anche per voi. Buonanotte. Detto questo si sdraia sul divano e subito il suo respiro si fa lento e pesante. Alfonso e Serena fanno ancora pi volte lamore, poi sazi saccendono una sigaretta. Lalba ormai vicina. Se per te va bene, dice Serena, vorrei dormire pure io. Certo, fai pure. Si alza e ripete i gesti della sorella, d un bacio sulla fronte a Sara, le rimbocca la coperta che si era tirata addosso, d un bacio sulla guancia ad Alfonso e si sdraia sul letto. Saddormenta quasi subito. Alfonso accende una nuova sigaretta e spalanca la finestra. Laria torrida, lalba che si preannunzia terribile: lampi viola e lingue di fuoco allorizzonte. Il sole non ancora sorto ma tutto gi illuminato a giorno, per i colori sono diversi, assurdi. Dopo alcuni minuti di calma piatta un vento infuocato si leva impetuoso, lampi elettrici solcano laria, la terra inizia a tremare. La musica invade ancora in sottofondo la casa, la tiv accesa sintonizzata su un canale che sta trasmettendo un cartone animato della Disney, il computer segnala e-mail in arrivo. Alfonso trova un paio docchiali da sole da donna e se li mette, esce, si siede in veranda su una vecchia sedia a dondolo di vimini, nudo, la sigaretta in bocca, un bicchiere colmo di gin in mano. Guarda attento davanti a s e attende passa una buona mezzora ed ecco un lampo intermittente avanzare dal limite dellorizzonte che si trasforma in breve in una muraglia dun bianco abbagliante come se fosse di metallo fuso. Una striscia di fuoco avanza ora vertiginosamente polverizzando ci che incontra, sempre pi rapida disgregando cielo e terra: in breve il muro abbagliante proprio davanti a lui e tutto si polverizza nellattimo del suo passaggio.

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PIXEL Dal fiore giapponese alla coscia di rana galvanizzata, bisogner dormire a lungo prima daccorgersi del cambiamento. (Breton Eluard) Lannuncio in rete particolarmente esplicito occhi verdi, rossa, giovane, bella e disponibile. Digito la richiesta dimmagine e giungono alcuni particolari graziosamente invitanti, chiedo allora lindirizzo e lho subito assieme ad un numero di cellulare. Ma il nome della strada mi dice poco o niente, chiss perch non riesco mai a memorizzare le strade della mia citt? Mi collego al sito delle mappe, clicco lindirizzo e dopo qualche avvicinamento, m subito chiara lubicazione di quella strada fuori del centro cittadino. Il giorno successivo, nel primo pomeriggio, mi reco allindirizzo lungo una via di periferia che costeggia un vecchio tracciato ferroviario. Fermo il modulo nel parcheggio del fabbricato un fatiscente esempio dedilizia popolare del XX secolo e chiamo col cellulare. Ho visto lannuncio. Dove sei? Proprio sotto casa tua. Sali allora. Ma non so quale campanello suonare. C scritto Raoul. Ok! Arrivo. Adesso so qual il campanello giusto, suono, il portone sapre e inizio a salire le buie scale. ti piace il sesso a pagamento, brutto porco Cazzo, ricomincio anche a sentire le voci, eppure gi un bel po che non mi faccio, ma ci penser il mio strizzacervelli a chetarle del tutto. Arrivo sulla porta e lei, rossa di capelli mi aspetta l impalata al secondo piano avvolta in una vestaglia ma quale vestaglia, un accappatoio rosa. Sar uscita ora dal bagno? ma quale bagno, sta troia se ne fa uno dietro laltro e figurati se ha tempo per fare il bagno Entro in un piccolo appartamento in penombra; camera con luci soffuse rosse. Mentre si sfila laccappatoio e inizio a spogliarmi la mente mi fa strani giochi e vaga su una lettera inviata alla rivista Penthouse nel novembre del 72 da un lettore. la letteracitazione con la quale sapre il romanzo dr.Adder quello che nessuna casa editrice voleva pubblicare.
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porco e fuso, fuso e porco Anchio sono favorevole a che la vostra rivista ospiti immagini di donne mutilate. Le donne con un braccio solo e soprattutto quelle con una sola gamba offrono uneccitazione unica, e un servizio fotografico con belle ragazze mutilate sicuramente sarebbe gradito ai lettori. Cazzo ma che mi viene in mente? Rimugino mentre sono alle prese coi lacci delle scarpe che non ci pensano neppure di farsi sciogliere. dovevi venire con una motosega se sono questi i tuoi gusti attuali Scaccio lintruso pensiero dalla mente, questalter ego, o fondo-voce da ex tossico splatter mha proprio rotto i coglioni, io s che ora mamputo questa parte di cervello. Con la mano scaccio virtuali moscerini e anche folli idee, lei intanto s gi spogliata ed seduta sul letto ad aspettarmi. Finalmente mi libero dalle scarpe e finisco di svestirmi mentre losservo nella penombra rossa che sembra farsi di sostanza densa; c anche una musichetta in sottofondo che prima non avevo notato. Sono nudo accanto a lei quando mi sembra che la sua gamba sinistra sia ora amputata e sul moncherino della coscia, attraverso laria che s fatta sempre pi nebbiosa, quasi densa, scorgo un tatuaggio:

Ma non la testa di un serpente fatta con penne a sfera e spille come quello delle puttane del dr.Adder; rappresenta una formica, perch una formichina? sei fuso, andato completamente, dai tira fuori la motosega e poi con la biro e le spille falle il lavorettoe poi guarda che non mica una formica una formica, ed ben fatta, un lavoro professionale e non casereccio; osservo pi attentamente il tatuaggio che si trova sul moncherino e mi accorgo che adesso anche su una sua spalla. Lei intanto completamente ignara dei miei voli mentali, ha iniziato a succhiarmelo professionalmente e prima o durante, borbotta qualcosa sul fatto che il sole se ne nuovamente andato. come te, bello mio Si lamenta del sole partito, ma qui quasi buio, che cazzo se ne fa del sole questa qui. Intanto le sue carni mi sembrano avvizzite, ma poi tutto torna normale, anche il moncherino pi non c e al suo posto trovo una giovane flessuosa gamba, integra come laltra. Mi sdraio del tutto sul letto e mi lascio fare. Ci connettiamo con linduttore o lo facciamo al naturale? Al naturale, ne ho piene le palle dei marchingegni virtuali. Come preferisci. Ma come ti chiami? Tatiana.
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E mi suona falso, mi sto chiedendo se non sia Giuliana, una battona che ho sbattuto qualche volta anni addietro. Tatiana un cazzo! ti sei accorto anche tu, vero, chi ? Che palle le voci! Ma una volta non le sentivano solo i santi? Comunque questa Giuliana, e ora glielo chiedo E s amputata per pi piacere, il tatuaggio per non torna, non quello giusto, avrebbe dovuto essere una testa di serpente e fatto a mano con penna biro e spilli. Le lascio un centone sul letto, perch mi sembra che abbia finito. Fermo! Che fai? Non si mettono i soldi sul letto! Per ligiene? No cretino! Portano sfiga. Non lo sapevo, non succeder pi. E velocemente riprendo il centone e lo poso sul comodino. Lei parla, parla, ma non la seguo, voglio chiederle se Giuliana, ma non mi riesce, e dopo mi accorgo che neppure mi frega e mi ritrovo vestito di tutto punto fuori sul pianerottolo con la porta che si richiude mentre lei mi da un bacio sulla guancia e: Torna presto, amore. Secondo me Giuliana, scendo le scale, risalgo sul modulo, sono seduto davanti alla console pronto per partire, ma ho un presentimento: mi sbottono in fretta i pantaloni e guardo la mia coscia sinistra. Lo sapevo! C tatuata una (formica?):

Mi rimetto a posto i pantaloni e scendo dal modulo, vado verso il portone, voglio risalire e avere spiegazioni. Ma il portone non lo stesso e la fila dei campanelli diversa e con nomi sconosciuti, la maggior parte dei quali sono scritti in arabo, solo il numero civico quello giusto. Brutta troia amputata e anche araba mormoro tra me e me mentre metto in moto. la prossima volta, dammi retta torna con la motosega Mi sa che dar retta allalter ego, la prossima volta. .e falle il lavoretto Mi ritrovo pure un tatoo, ma una formica? Formica, non formica, so un cazzo, comunque sempre uno schifosissimo insetto .

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NERA CONCHIGLIA una perla nascosta in una conchiglia nera come lambra nera una perla per cui luomo si tuffa e resta imprigionato negli abissi (IbnArabi) Via! Via! Tutti di corsa nel modulo, andiamo allIper, il giorno di devozione coatta, andiamo! dobbligo, ma anche una gioia, ci stipiamo tutti nel modulo familiare, quello che adopero quando tutta la trib si sposta, cane da settanta chili compreso. S, un meticcio: padre pastore maremmano e madre pastore dei Pirenei, ma nonostante le parentele, lui le pecore, le rare volte che lha incontrate, le ignora, come se non esistessero. La stazza, quella s che lha ereditata geneticamente: lho gi detto siamo sui settanta chili. Una belva di color nocciola chiaro, con sfumature rosa quando il sole lo centra ed ben lavato. Tutti di corsa dentro il modulo, dunque che a pieno carico schizza via con un sordo ronzio appena udibile nel fracasso dei passeggeri, dei file musicali scaricati a pieno volume Sopra lIper il modulo si ferma, ondeggia incerto nella scelta del posto per latterraggio-parcheggio, poi punta decisamente e scende, noi schizziamo tutti fuori con lunica eccezione del cagnone che allinterno rassegnato saccuccia sui sedili, guarda fuori con lo sguardo mesto da cane bastonato, ma finalmente ha capito quando deve rimanere nel modulo e limitarsi a fare da antifurto. I ragazzi intanto sono letteralmente balzati via dal piazzale e si sono messi in processione con altri loro coetanei pronti a salire sui tapis roulant che li porteranno allinterno nelle aree tatoo e tribali a loro destinate. Stanno intanto salmodiando: tadoriam merce divina tadoriam merce damor... Salgo intanto lentamente dalla rampa principale daccesso, quella degli uomini adulti, ho perso di vista la mia compagna, che dopo essersi devozionalmente coperta i capelli con un foulard di seta s sicuramente incolonnata con le altre donne maritate in attesa. Entro e gironzolo nellimmenso Iper-santuario, lo ammiro nella sua architettura neo postmoderna dispirazione gotica, con il cemento armato che sapientemente sintreccia ai marmi pi preziosi. Giro nel reparto schermi e oggetti al plasma e sono circondato dai nuovi giochi olografici, quelli di gran moda, a definizione densa.
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Una ballerina del ventre nuda sotto due o tre straccetti di seta colorati e svolazzanti, mi danza attorno canticchiando sensualmente: comprami amore mio sar tutta tua amore mio potrai farmi come vorrai amore mio... Le volute di fumo degli incensi stanno intanto invadendo lala dellIper ove ora mi trovo, scorgo delle anguste scale, che mai avevano colto la mia attenzione, sar forse un nuovo reparto? Il canto corale adesso al culmine, siamo vicini al momento della estrazione, quando il capo-commesso estrarr dal computer il nome duno dei presenti che vincer una gran quantit domaggi, di buoni sconto e di gadget dellIper. hare compro hare compro compro compro hare hare hare acquisto hare acquisto acquisto acquisto hare hare... Salmi, musica rock, incenso, vapori di droghe sono quasi in cima alla scala e ora davanti a me c una porta di cristallo nera con una scritta grigioperla metallizzata: entrata libera. Entro in una stanza di un colore indefinito ma metallico, nel mezzo vi sono nere teche chiuse, sopra di loro appaiono le immagini olografiche dei loro contenuti: cuori, polmoni, fegati, intestini, mani e altri innumerevoli pezzi umani. il reparto dei ricambi, qui non cero mai stato e lo guardo con attenzione. Savvicina un commesso in alto di grado, indossa infatti una stola dorata. Serve qualcosa? No grazie, stavo solo curiosando. Abbiamo anche organi sintetici, migliori assai degli originali e a prezzi imbattibili. No, per ora ho sempre tutto in buon ordine, grazie. Le faccio lo stesso vedere: oggi abbiamo opportunit incredibili. Va bene, non sono venuto per per comprare. C poi lofferta della settimana. Veramente da non perdere: le forniamo un corpo interamente sintetico, e le diamo pure una rendita mensile, vitalizia, di 1.000 crediti. Roba da non crederci, vero? Mi faccia capire, io vi lascio tutti gli organi miei, vecchi e un po consumati, e voi mi mettete tutto nuovo, e mi date anche una rendita. Dov limbroglio? Nessun imbroglio, molti vogliono solo pezzi di ricambio originali umani, anche se sono peggiori assai di quelli sintetici. E cos dalla permuta sia noi sia lei ci guadagniamo alla grande. Vorrei prima pensarci sopra. Ci pensi su quanto le pare, ora lei sa dov il reparto, inoltre mi trova qui tutte le mattine. E per la sostituzione, quanto tempo ci vuole?
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un procedimento standard ambulatoriale, meno di tre ore e non c convalescenza: lei se ne torna a casa subito dopo con le sue nuove gambe! Mi sa che ci rivedremo presto. Quando crede, come lei vuole. Lo saluto e ridiscendo le scale, lidea mi piace, tra laltro il mio corpo sembra sano, ma con tutte le droghe che ho preso in giovent I polmoni, poi ventanni che fumo un paio di pacchetti al giorno. 40 sigarette al giorno, sono 400 ogni dieci giorni, arrotondando 1.200 al mese, siamo sulle 15.000 allanno, 150.000 in dieci anni: cazzo! ho fumato allincirca 300.000 sigarette nella mia vita! Ci penso oggi e domani certo che 1.000 al mese sono di pi di quello che guadagno ora in ufficio. Potrei sommarli allo stipendio e fanno 1.800 il mese, oppure smettere del tutto di lavorare e dedicarmi ai cazzi miei. Scendo negli ampi saloni del piano terra circondato da milioni doggetti in vendita e vado nel reparto inutilit totali ove sono esposte cose assolutamente inservibili, e pi sono inutili pi sono rare e ricercate. evviva la merce la merce evviva evviva la merce e chi la invent... Voglio riflettere, aspetter gli altri nel modulo, mavvio attraverso il comparto liquori, con i suoi milioni di bottiglie accatastate, poi quasi di corsa taglio lo scaffale delleros zeppo dei soliti aggeggi a vibrazione o a stimolo elettronico. Sono dogni forma e dimensione, qui i costruttori si sbizzarriscono sempre a trovare nuovi aspetti e grandezze. Sfuggo per un pelo alle commesse nude e sensuali che vogliono che tu provi gli oggetti, o almeno loro, basta che tu compri qualcosa. Arrivo infine al piazzale e poi dentro al modulo, chiudo la porta e il cagnone con la lingua sgocciolante maccoglie guardandomi affettuosamente. Penso sempre pi insistentemente alle possibilit che mi si aprono con un corpo totalmente nuovo torna vociante il resto della famiglia e stanno tutti cicaleggiando sulle novit, si mostrano a vicenda le inutilit acquistate, la mia compagna mi fa vedere giubilante due confezioni di droghe formato famiglia che erano in offerta speciale, prendi due paghi uno. C pure un omaggio svolazzante dentro labitacolo:

e poi ricominciata anche la musica rock. Uno dei ragazzi minfila in mano la scatola in cui era rinchiusa la farfalla omaggio, prima daccartocciarla e gettarla via dal finestrino ci leggo sopra: Quello che il bruco chiama fine del mondo, il resto del mondo chiama farfalla.
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Il ritorno senza storia, il modulo pensa lui alla guida, io sono immerso nei miei pensieri, a valutare i pro (tanti) e i contro (non me ne viene al momento in mente nessuno) della sostituzione. e soprattutto niente pi lavoro e sono giunto a casa, senza attenzione butto gi un paio di schifezze energetiche acquistate allIper, mi chiudo a riflettere in camera, metto in sottofondo vecchia musica classica, mi accorgo che la farfalla olografica mi ha seguito e sbatte le ali soddisfatta per la camera. Con loloproiettore denso materializzo tre prostitute minorenni mediorientali che iniziano subito a fare il loro lavoro, mentre me ne sto buttato sul letto a riflettere, stimolato da qualche tirata di neococa, e a farmi fare. Al mattino comunico a tutti che ho un forte mal di testa e non andr al lavoro: gli altri partono chi verso lufficio, chi verso la scuola, resto solo col cagnone e la farfalla che non ne vuol sapere di lasciarmi un minuto. Carico il cagnone sul modulo, ovviamente ci segue anche la farfalla e mindirizzo allIper. Atterrato nel piazzale, entro, attraverso il salone centrale, salgo spedito e arrivo alla rivendita degli organi. Il solito commesso mi sorride. Buongiorno, allora si deciso? S. Mi occorre solo un suo documento didentit. Eccolo. Porgo la mia carta e il commesso linfila per un attimo in una fessura, poi me la restituisce. Lei molto fortunato. Dice? S, oggi c una promozione speciale. Per coloro che optano per una sostituzione integrale, la rendita vitalizia viene portata a 1.500 il mese, ma solo per oggi. Meglio cos, tanto ero gi deciso, si pu cominciare anche subito. Allora venga con me in ambulatorio, che laccontento immediatamente. Apre una porta che era nascosta nella parete da un ologramma di fondali marini e, la stanza che mi trovo davanti simile ad un gabinetto dentistico, con una gigantesca poltrona circondata da protesi incomprensibili piazzata proprio nel mezzo allambiente. Si metta comodo sulla poltrona. Sembra quella del mio dentista. vero, lho sempre pensato anchio. Mi ci siedo, morbida, sembra di pelle, anatomica e aderisce perfettamente al mio corpo. Il commesso ha in mano una specie di casco motociclistico con visiera, me lo infila in testa e lentamente vedo la luminosit della stanza sparire, poi il buio pi totale.
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Sto per chiedere al commesso cosa mi succeder ma non ho idea di quanto tempo sia gi trascorso sto tornando in me. Mi sento diverso, diffuso, ho una strana sensazione di grandi spazi e dimmortalit. Cerco di aprire gli occhi e allistante mi rendo conto che sono in migliaia di posti contemporaneamente, sono in rete, anzi sono la rete. Una parte della mia mente controlla la distribuzione delle acque della mia citt, unaltra assicura la sicurezza in molte strade e case. Sono un guardiano, assieme ad altri come me, mandiamo avanti tutti i servizi della citt, anzi di tutte le citt del mondo: siamo noi i veri padroni e i controllori. Penetro in quella che era la mia casa e mi vedo, ma non sono io, un sintetico completo, di mio ha solo la memoria registrata. Io lavorer in eterno, senza posa e lui si godr il mio vitalizio non giusto sono stato imbrogliato ma io sono immortale e ho infinito potere ci avr guadagnato? In unarea sorvegliatissima, fuori citt, c una centrale di comando: ho scoperto che ci che rimane della mia parte fisica un bel mucchietto di neuroni si trova l. La visualizzo, una cella con luce azzurrina diffusa, il mio io in un cilindro posto su una specie di scrivania: in effetti non una scrivania, un cubo nero. C una porticina rotonda che da allesterno e avverto presenze amiche la fuori. Per me un gioco aprire la porta e resto meravigliato a vedere il mio cagnone che con sforzo riesce ad entrare dalla piccola porta rotonda, abbaia, sbava, scodinzola, si struscia al cubo e poi si acciambella per terra. Incredibile, ma mi ha riconosciuto, la porta sar sempre aperta per lui e trover la maniera di fargli avere acqua e cibo: la mia stanza, per me pu anche divenire la sua cuccia. Resto meravigliato al nuovo ingresso: anche la farfalla olografica arrivata e delicatamente si posa sul cilindro di cristallo fluorescente ove il mio io ininterrottamente lavora e pensare che volevo smettere

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SCORRIMENTO LENTO Quando stamani mi sono svegliato, non sapevo proprio dovero, se per questo neppure sapevo chi ero. E tuttora ho queste lacune. Mi sono destato in un sacco a pelo, ma non era proprio un sacco a pelo, assomigliava di pi ad un bozzolo di seta. S aperto con estrema facilit e mi sono ritrovato da solo in un enorme prato che sembrava non avere fine. Per cercare di ricordarmi qualcosa ho cominciato ad osservare attentamente comero vestito: scarpe da ginnastica, calzini di cotone, pantaloncini aderenti anchessi di cotone e una T-shirt a maniche corte bianca, nientaltro. Mi sono allora guardato nelle tasche dei pantaloncini: niente. Quindi ho cercato le etichette dei vestiti, la marca delle scarpe: niente di niente. Sulla T-shirt cera scritto: - Quando avevamo tutte le risposte ci hanno cambiato le domande Una frase questa che non mi dice niente, ma soprattutto non mi ricorda niente. Allora ho passeggiato per un po sempre nella stessa direzione: il prato deve prima o poi terminare, mi sono detto. Dopo circa unora di cammino, ho scorto dei bassi cespugli con dei frutti rosa, piccole perline profumate, sapevo che erano commestibili e ne ho fatto una scorpacciata, poi mi sono nuovamente sdraiato sullerba: il cielo era terso e luminoso, ma non dovrebbe esserci un sole? Mi sono riguardato attentamente e mi sono accorto che la T-shirt aveva una nuova scritta: - La scrittura e le cose non si somigliano E mentre mi stavo chiedendo quando mai avessero inventato magliette con le scritte che cambiano, mi sono accorto che nuovamente la frase era mutata in: - Il corpo dellumanit si divide in due, tra reale e virtuale Ma che cazzo vorr dire? Ci ho riflettuto a lungo, poi mi sono rialzato e ho proseguito; mi sembra che nella direzione nella quale sto andando vi sia in lontananza qualcosa. Ha l'aspetto dun arco, indistinto a causa della forte distanza. Finalmente trover qualcosa e forse anche qualcuno. Cammino e contemporaneamente cerco i frutti rosa, che sono buoni e vigilo sui cambiamenti delle scritte sulla maglietta, adesso si legge: - Quella che il bruco chiama fine del mondo il resto del mondo chiama farfalla Mi dico che questa lho gi sentita, ma la mia memoria, almeno al momento, non ci pensa neppure a riaffiorare. Intanto trascorso parecchio tempo dal mio risveglio e adesso sono quasi arrivato davanti alla sagoma che avevo da lontano intravisto: non mi ero sbagliato, proprio un arco, gigantesco, in pietra grigia. Lo raggiungo, lo guardo attentamente, ci passo sotto e ci giro attorno: perfettamente levigato come se fosse un monoblocco, nessuna indicazione, nessuna dicitura. pensavi di trovarci scritto made in thaiwan, idiota
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Al contrario della mia maglietta che di scritte ne ha fin troppe, ora dice: - Nel fondo profondo dentro il corpo abita lanima, nessuno lha ancora vista ma sappiamo che esiste e, sappiamo anche cosa c dentro di lei Beata la mia maglietta che sa cos tante cose, io so solo che so leggere, per il resto so un cazzo, c buio profondo. Sono seduto sul prato, di fronte allarco, osservo la maglietta che mi sono sfilato e ho posato sullerba, mi sono tolto pure i pantaloni e le scarpe: sono nudo. che fai fighetto, prendi il sole Non c il sole, strano, c per tanta luce, come se ci fosse. Prima mi scappava forte, mi sa che i frutti rosa sono un po purgativi mi sono ripulito con lerba del prato Ci ho preso gusto, linfaticabile maglietta adesso dice: - Non temo niente, non spero niente, sono libero E vaffanculo pure tu, T-shirt del cazzo! Si fa sera, ma di soli nemmeno lombra, ma che diavolo di posto mai questo? C un rumore in sottofondo, solo ora me naccorgo, ma ho il sospetto che mi abbia accompagnato fin dal risveglio: come se in lontananza ci fosse una fiera, con brusio casinaro di voci, di musiche e daltoparlanti. una fiera...tu dici? Presto diviene notte, nel cielo c una foschia luminescente, neppure una stella: ma perch? La T-shirt d sempre pi di fuori, ora dice: - La vita un sogno Ma quale sogno, sto urlando, questo un incubo! E la scritta repentinamente cambia in: - Pensate a cose straordinarie, saranno loro a portarvi in alto Mi ci manca, desser portato in alto per poi precipitare e spappolarmi sul prato. Ora do di fuori di brutto, qualcuno mi deve delle spiegazioni e inizio ad urlare, prima AIUTO! Poi frasi sconnesse Sto piangendo, devessere passato un casino di tempo, laria che durante la notte era semplicemente tiepida, sta divenendo sempre pi calda mentre la luce si fa pi forte: ma il sole non c. Mi rialzo piscio, bestemmio, mi rimetto solo calzini e scarpe, maglietta e pantaloncini li tengo in mano e mavvio verso la solita direzione (sar sicuramente quella sbagliata). Attraverso il gigantesco e fottuto arco in pietra e proseguo sempre dritto. Noi tireremo diritti! Cara maglietta del cazzo! le so anchio le citazioni, anche se al momento non ricordo proprio chi lha detta, ma una citazione, come le tue, brutta stronza, ne sono sicuro. Ogni tanto do unocchiata alla mia stupida maglietta con la speranza che cominci con le inserzioni pubblicitarie, visto che le frasi pi o meno storiche, non mi dicono nulla. Adesso c scritto: - Prendi la cioccolata invece dellautobus - e prosegue poi con: - Io non cerco, immagino Sto seriamente pensando che era meglio se mero dimenticato pure di saper leggere
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ma sono distolto dai miei pensieri dalla vista di un sottile filo di fumo che scorgo in lontananza. S proprio fumo, ne sono sicuro, allora mi muovo sempre pi in fretta e di corsa arrivo fino alla fonte dellesalazione: un braciere circolare, sembra di bronzo, pieno di bassorilievi con volti umani, retto da un treppiede dello stesso metallo, alto un paio di metri. Una fiamma arde alta, ma non capisco cosa stia bruciando. Ma so che cosa brucer! Ci getto dentro la maglietta intellettuale che ora aveva la scritta: - I decenni volano sono i pomeriggi che non passano mai Questo pomeriggio ti passa in fretta le dico mentre sta consumandosi nelle fiamme. che eroe! hai fatto fuori una pericolosa e intellettuale maglietta Proseguo mangiando qualche altro profumato frutto rosa e poi cagando Levano la sete, levano la fame e ripuliscono per bene lintestino, ma inutile lamentarsi, qui al momento non c altro. C qualcosa sul prato, l per l non capisco bene, poi mi rendo conto che un laghetto, piccolissimo, poco pi duna pozza dacqua, ma acqua tersa, pulitissima, invitante. Mi bagno, mi specchio, bevo. Mi ci rifletto e vedo un bel viso di un giovane con un accenno di barba: un giovane che per non riconosco. Mi tuffo nella pozza e ci sguazzo dentro, poi si vedr. Esco e mi asciugo al sole steso sullerba. al sole? Ma quale sole, idiota, non c il sole Mi rigiro e sul mio avambraccio destro scorgo un tatoo con la scritta: - Chi parla? Io, chi sei tu? Il tuo cuore Ma che immane cazzata! Possibile mi sia fatto scrivere queste stronzate! Mi rituffo, poi nuovamente esco dallacqua e mi rotolo sullerba, riguardo il tatoo: cambiato, ora dice: - DILETTA LUNA! - E anche a lettere cubitali, sempre peggio, ora sbiello di brutto, ho fatto fuori la maglietta intellettuale e le scritte sceme me le ritrovo sulla pelle. Qualcuno deve spiegarmi cosa sta succedendo. C un edificio! Un edificio bianco! Un parallelepipedo di calce bianca, si vede il marrone delle finestre. L tra gli alberi. Sono partito di corsa, mi sto avvicinando. Una villa, degli alberi, lincubo finito, corro, corro verso quella casa. C una ragazza bionda che mi viene incontro, a braccia aperte, ci scontriamo con forza e rotoliamo per terra, abbracciati, avvinghiati, non sono in me dalla gioia, ho finalmente incontrato un altro essere umano, ora ci saranno le spiegazioni. Stiamo assieme rotolando sul prato, lei sorride e mi parla, ma in una lingua straniera che non capisco. Il tatoo ora dice: - Laudaci imprese io canto Lei indossa una sottile tunica bianca, la sollevo, sotto nuda, sorride, le allargo le gambe e la penetro, seguita a dire cose incomprensibili e non smette di sorridere: ora ti scopo le spiegazioni sono rimandate a pi tardi. Le stringo i capezzoli forte, sempre pi forte, mentre vengo dentro di lei e la sento
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godere, sinarca sempre pi, poi immobile sullerba e il solito sorriso stampato sulla sua faccia. Sul suo seno c scritto: - Not things but opinions things trouble men- Non so che cazzo voglia dire, ma me ne frega meno che niente ma perch non si muove pi questa qui? Neanche parla pi ricoperta di sangue? e seguita a sorridere perch? Allimprovviso il corpo non pi quello della bionda, ma quello di un uomo nudo, bruno di capelli, con tutti gli abiti stracciati e insanguinati. Ha una scritta sul petto, allontano i brandelli di stoffa, ripulisco alla meglio il sangue e leggo: - Non tutti i sogni durano abbastanza a lungo inutile che tu faccia lo smemorato..sei gaysei frociofinocchioculattone Ma chi ha parlato? Qui non c nessuno a parte questo stronzo sanguinante travestito da donna che non so da dove sia sbucato fuori. se per quello neppure tu sai da dove sei sbucato fuori Aiuto! Qualcuno mi aiuti! E mi metto a correre a perdifiato, passo ledificio bianco e imbocco una strada sterrata che va oltre, sbuco poi su un nastro nero dasfalto che si srotola come un tappeto fino ad un cartellone pubblicitario al lato della strada che dice: - Siamo fatti della stessa sostanza di cui sono fatti i sogni Altro che sogni, questi sono tutti incubi e, quella bella bionda straniera, dov finita? ..nel tuo cervello spappolato, coi neuroni che sciacquano, c la straniera bionda Cazzo! Sta zitto! Non vedi che non ci capisco pi nulla! Ma ci sono delle case, dei negozi, arrivo al gran galoppo, questo mi sembra un bar, anche se sulla porta a vetri c scritto: - Osa tendere cavi sui precipizi - E chi se ne frega di cosa c scritto. Entro, completamente nudo e sporco di sangue, con i calzini e le scarpe da tennis. proprio un bar non mi sono sbagliato: c il bancone, le bottiglie, le paste nella vetrinetta, i tavolini, due ragazze nude sedute ad un tavolo coi bicchieri davanti. Dietro il banco non c nessuno. Nudo io, nude voi, va tutto bene vero? Loquaci le bimbe, vedo per che mi sorridete, va bene cos. ... anche la bionda straniera ti sorrideva Ragazze, ma ci si serve da soli qua dentro? Da soli! Va bene. Scavalco il bancone, afferro una bottiglia e guardo letichetta: ha dei geroglifici incomprensibili, scuoto la testa, la stappo, lannuso. C il buon odore del whisky, ne butto gi una sorsata, buono di quello stravecchio che non ti brucia la gola, ne bevo ancora ancora Passo poi al reparto paste e comincio con un paio di bign alla crema le due
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ragazze seguitano a sorridermi C la macchina del caff. Ne volete bimbe? Chi tace acconsente, ora vi preparo un bel caff fumante! Preparo i caff, li servo, torno poi dietro al bancone e sulla parete, alle spalle della macchina del caff c uno specchio, mi ci guardo e vedo una scritta arabescata incomprensibile, ma che pian piano si trasforma nellalfabeto consueto: - Si lanciano allassalto dei campanili allontanando e unendo le montagne Questa pi criptica delle altre, sembra un indovinello. Voi signore ci capite qualcosa? E ti pareva. Mangio, bevo, prendo il caff e rutto. Una sigaretta! Qualcuno ha una sigaretta? Le due stronzette seguitano a guardarmi sorridendo senza dire nulla, ma tra un po me le faccio, si guarda se dopo il lavoretto seguiteranno a sorridere. Sul loro tavolo c un pacchetto e un accendino. Un pacchetto di bho! c sopra una scritta strana, ma dentro pieno di sigarette profumate e col filtro: ne prendo una, me laccendo, tiro alcune boccate buona! loro due seguitano a guardarmi e a sorridere. sorridono s, le hai gi fatte fuori, stronzo Ma chi che parla? Mi guardo intorno e non c nessun altro, solo le due mute. Locchio mi cade sul dorso della mia mano: - Alzati quando il filo si miscela alle curve del cielo No, questa roba troppo intellettuale, ci rinuncio e, tra una tirata della sigaretta e laltra, sono accanto alle due tipe e gli sventolo il membro sotto il naso, ora in piena erezione e sempre fumando, tra uno sbuffo daromatico vapore e laltro lo ficco in bocca alle due. Forza, succhiate troie! Ma le troie non succhiano un granch e poi i frutti rosa mi stanno ancora facendo effetto, in sottofondo ci sono rumori di fiera: che fanno festeggiano la fuori? Cerco un bagno, lo chiedo, ma nessuno mi risponde, al che maccuccio dietro al bancone e mi libero di tutto rumorosamente. Mi pulisco con delle salviette e ritorno dalle zoccole sorridenti. Ne alzo una di peso la sbatto sul bancone e la violento come dio comanda. Mi fermo solo quando sto per venire, la getto gi dal bancone e prendo laltra. Ma non possibile! Con quel po po di tette, tra le gambe ci ha un membro, non una bella cosa! La (lo) giro, lappoggio al bancone e linfilo dal dietro e vengo dentro di lei (lui). gay, te lavevo detto che sei solo un frocio Fatti vedere stronzo e vedrai che ti succede!
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sai che paura... che fai? minchiappetti? Scarico sul pavimento la tettona col membro proprio sopra laltra amica e leggo per terra la scritta: - Credi alla forze dei tuoi sogni e loro diverranno realt No, io non credo pi a niente e mavvio verso luscita del bar. mi vuoi dire per favore quale strada devo fare per uscire di qui? chiese Alice. Dipende in gran parte da dove vuoi andare, sussurr il gatto Questo me lo ricordo, Alice nel paese delle meraviglie, ma chi ha parlato? il tuo cervello in pappa ha parlato Mi guardo attorno, nessun movimento, ma gli strani rumori di fiera sono adesso molto pi forti e provengono da oltre la porta che da sulla strada. Voi vedere che finalmente la fuori c della gente normale e non delle voci, delle ombre, delle scritte e degli stronzi. ma senti chi parla Apro la porta a vetri e su di essa leggo: - Dobbiamo inventare una nuova saggezza per una nuova epoca Apro, sono fuori, subito guardo in alto, verso il cielo, c il sole, lincubo forse finito. Ci sono anche molte persone, forse mi stanno aspettando, sono tutti vestiti, molti in uniforme, finalmente Due grossi insetti mi si avvicinano sibilando. Hanno elitre metalliche e sopra di loro delle minuscole scritte. Uno mi vicinissimo, leggo sulle elitre: - Non riesci a guardare oltre te Savvicina lentamente sempre pi verso di me, tocca la mia pelle e penetra allinterno mentre laltro insetto arriva proprio allaltezza dei miei occhi e sopra c scritto: - Vive la difference E ce ne un altro: Together we make magic e un altro ancora con: Conosci te stesso E poi tutto uno sciame, mentre sento esplodere la porta a vetri del bar colpita dai primi due insetti che hanno attraversato il mio corpo. Vedo rosa e poi nero mentre la mia materia organica esplosa imbratta ci che resta della porta del bar. Il rumore di fiera adesso al massimo

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MONOROTAIA Il paese sorgeva abbarbicato sul fianco di una delle montagne pi alte del contrafforte. Un paese di pastori ovviamente, ma anche gli altri mestieri tra i suoi abitanti non erano per nulla trascurati. La borgata, infatti, era completamente autosufficiente sia da un punto di vista alimentare che per le altre esigenze quali abbigliamento, lavorazione del legno, energia. Si trovava, su uno dei mondi di mezzo nel quale le montagne rappresentavano oltre lottanta per cento della superficie mentre il restante venti per cento era occupato da grandi laghi salati. Poco pi di settemila abitanti lo occupavano e la nascita dellagglomerato si perdeva nella memoria e nel tempo. Le costruzioni erano molto antiche, e tutte in pietra con lunica eccezione della Stazione Ferroviaria che si ergeva ad unora di cammino dal centro abitato. La monorotaia giungeva dritta da una galleria sul fianco del monte, sollevata da terra di circa tre metri e proseguiva attraversando i prati e gli orti, sfiorava il paese, attraversava sospesa nel vuoto la valle tra una montagna e laltra fino a sparire in unaltra galleria che sapriva sul fianco del monte che si trovava di fronte al paese. Dicevamo che la vita qui era autosufficiente, ma spesso vi erano contatti con altri paesi e villaggi che erano stati anchessi edificati su pendici dalte montagne. Agglomerati certamente molto antichi: solo questo si distingueva dagli altri per la presenza della monorotaia e della Stazione. Era impossibile seguire la monorotaia perch attorno ad essa era attivo un campo energetico respingente. Da dove veniva? Dove andava? Domande che erano rimaste sempre senza risposte perch nessuno aveva mai potuto seguire il percorso della monorotaia oltre le gallerie che sembravano proseguire allinfinito in linea retta. Ogni due o tre lune un convoglio arrivava sfrecciante, velocissimo e silenzioso e, sempre nello stesso senso sbucava dalla galleria a sinistra del paese per scomparire nella galleria di fronte dopo aver attraversato tutta la valle. Il convoglio era quasi sicuramente cilindrico, almeno da quello che si poteva scorgere durante i suoi rapidi passaggi. Passava sopra i campi, gli orti e talvolta sopra gli stessi contadini che lavoravano la terra o sopra le greggi. Non cera rumore, se non un sommesso zuuff creato dallo spostamento daria. Il convoglio, la stazione e la monorotaia venivano ormai considerati dagli abitanti come fattori naturali come il vento, la pioggia, la neve e le montagne stesse. Se tutti i villaggi e i paesi che si trovavano sui contrafforti montagnosi avevano un Anziano che dirigeva la vita degli abitanti, amministrava la giustizia, celebrava e scioglieva matrimoni, presenziava ai riti funebri e di nascita, nel villaggio della ferrovia le funzioni dAnziano erano compiute dal Capostazione. Se gli Anziani vestivano tuniche bianche ornate da ricami di colori diversi a seconda del tipo di funzione o delle festivit in atto, il Capostazione portava invece sempre una tuta blu con galloni e fregi in oro, in testa aveva un berretto con visiera dello stesso tessuto con fregi anchessi in oro, in mano teneva poi uno scettro che nel lato alto era
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collegato ad un disco piatto bianco con su disegnato sempre in oro un sole stilizzato dal quale si dipartivano sette raggi. Il Capostazione risiedeva nella stazione, lunico edificio del paese costruito in plastiche e metallo, fatto a cupola che sorgeva proprio a ridosso della monorotaia. Allinterno della semisfera cera una parete di linee luminose che sintrecciavano e accanto ad esse luci multicolori si spegnevano o lampeggiavano in maniera casuale, o almeno cos gli abitanti del villaggio credevano. Il titolo di Capostazione era ereditario e quando fosse stato istituito si perdeva nella notte dei tempi. La vita nei villaggi e nei paesi di questo mondo montano si svolgeva ordinata e immutabile. Tutti lavoravano sia nelle case sia nei campi, lartigianato era semplice ma funzionale e niente mancava: cibo, medicine, abiti, manufatti. Lacqua era attinta da varie sorgenti mentre i laghetti montani erano ricchi di pesce. Il clima era temperato e lacqua non gelava mai pi dun terzo dellanno. Un giorno per i pi avveduti saccorsero subito che qualcosa di diverso stava per accadere. Il cielo sera fatto elettrico, un sordo rumore di fondo di tonalit variabile sembrava facesse tremare tutte le montagne. Il Capostazione si svegli attonito davanti a questi segni premonitori e, quando alz gli occhi savvide che tutte le luci che si trovavano sulla parete della cupola erano rosse e molte lampeggiavano. Le luci servivano per interpretare il futuro e per conoscere i pensieri che attraversavano la mente degli dei. Erano insomma considerate come oracoli e il Capostazione e alcuni dei suoi aiutanti riuscivano ad interpretarle. Il Capostazione consult i libri dei suoi predecessori, ma non riusc a trovare una sola configurazione che desse tutte le luci rosse, dunque una situazione simile non si era mai verificata. Tutte le luci erano rosse e le loro disposizioni inusuali, inoltre molte di queste erano lampeggianti: quale poteva essere il loro recondito significato? Sicuramente niente di buono, pens il Capostazione mentre savvicinava alla monorotaia che solo in questa costruzione era raggiungibile fino a poco pi dun metro su una piattaforma di plastometallo che era posta proprio sul retro e al livello della stazione. Che anche qui qualcosa non andasse il Capostazione se ne avvide subito. Lenergia respingente della monorotaia era scomparsa e il Capostazione pot per la prima volta toccare la monorotaia stessa. Una fortissima scarica energetica linvest e in un istante divenne prima luminescente e se qualcuno lavesse visto avrebbe potuto scorgere tra la luminescenza lombra pi scura del suo scheletro; subito dopo si trasform in un mucchietto di cenere. Solo un mucchietto di cenere, neppure un bottone n una moneta si salv da questo istantaneo incenerimento; un mucchietto dimpalpabile polvere che pochi minuti dopo era gi stata interamente dispersa dal vento montano. Gli abitanti del villaggio erano intanto tutti usciti dalle loro case e guardavano con preoccupazione la monorotaia poich ora un ronzio samplificava nella sua direzione. Qualcuno si rec alla stazione per cercare il loro capo, ma allinterno della cupola non cera nessuno. Videro le luci rosse lampeggianti e uscirono ancor pi intimoriti.
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Il rombo intanto sera fatto pi forte, sud poi uno schiocco e dalla galleria tutti videro uscire il convoglio. Ma non sfrecciava come al solito, anzi stava andando a velocit ridotta e rallentava sempre di pi, inoltre la visione di questo oggetto sembrava non ben definita e a tratti tremolava. Era cilindrico, metallico, senza alcuna apertura. Rallent sempre di pi, infine si ferm proprio davanti alla stazione. Gli abitanti del villaggio rimasero a bocca aperta a guardarlo, adesso la forma era ben definita e non pi tremolante, il ronzio era cessato e un silenzio pesante aveva invaso la valle. Tutto rimase fermo per oltre unora quando allimprovviso le pareti del cilindro saprirono alzandosi verso lalto come ali di gabbiani e centinaia di corpi caddero dallalto della monorotaia sui campi e sugli increduli spettatori. Dopo il primo impulso di fuga e poi di smarrimento i paesani iniziarono a tentare di soccorrere i passeggeri, ma erano frenati dalle loro stranezze. Innanzi tutto i viaggiatori portavano dei vestiti assurdi, dai colori impossibili. Tuniche attillate, gambali di pelle, ornamenti che forse erano veri e propri oggetti, le donne avevano i seni scoperti, portavano guanti fluorescenti. Ma le stranezze non si fermavano qui, alcune giovani avevano arti amputati e tatuaggi dinsetti in tutto il loro corpo. Altre differenze lasciarono perplessi i soccorritori: cerano persone con un solo occhio in mezzo alla fronte e cera chi invece ne aveva tre. Qualcuno possedeva poi un corpo che sicuramente dumano aveva ben poco. Due esseri erano simili a colonne semitrasparenti e stavano agonizzando dopo la caduta e un odore nauseabondo si levava mentre i loro corpi stavano lentamente liquefacendosi, infatti in breve si sciolsero del tutto e sul terreno di loro rest solo una chiazza dumido. Un altro viaggiatore era munito di zanne e possedeva un piccolo corno tra gli occhi, ansimava e non riusciva a respirare, giacque poi immobile nel bel mezzo di un orto coltivato a pomodori, dove era caduto. Tutti sembrava respirassero a fatica. I paesani cercavano daiutare questo strano prossimo ma erano in uno stato dincredulit e forse attendevano che il Capostazione impartisse loro dei precisi ordini. Quando si resero conto che nessuno avrebbe loro impartito dei comandi cominciarono a portare i primi veri e propri soccorsi agli sventurati. Furono trovate delle barelle, altre furono alla meglio costruite e i feriti furono condotti prima nel piccolo centro medico che fungeva da ospedale e poi furono assegnati nelle varie abitazioni, poich i pochi posti letto furono subito occupati. Quattro dei viaggiatori che dumano non avevano quasi nulla, furono lasciati nei campi alla loro sorte. Altri, quelli morti nella caduta, furono recuperati per i funerali. Alcuni avevano delle fratture che furono pi o meno sistemate nel centro medico e tutti avevano gravi problemi respiratori. Abene era un pastore e abitava da solo, il centro medico a lui affid una giovane donna, bionda, esile, bellissima, dalla pelle chiara; aveva per un terzo occhio che si trovava in mezzo alla fronte. Lunico problema di questa donna era che respirava con estrema fatica, alle volte addirittura rantolava. Abene la trasport con ogni cura nella sua casa, la pos delicatamente nel suo letto, cerc di farla bere, le somministr gli
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sciroppi che gli erano stati dati per tentare di curarla. Nella notte le sue condizioni sembrarono peggiorare, rantolava, sembrava proprio che non riuscisse pi a respirare. Dopo la notte lei saddorment e pur respirando ancora a fatica sembrava che la crisi peggiore fosse superata. Durante quella notte molti dei viaggiatori morirono e gli altri continuarono a respirare con difficolt. A chi era stato somministrato ossigeno, invece di migliorare, le condizioni rapidamente peggiorarono. Nessuno dei viaggiatori aveva detto una sola parola e il Capostazione non si riusciva ancora a trovare. Prima che la nuova luna sorgesse i viaggiatori erano uno ad uno tutti morti ed erano stati sepolti secondo i riti del villaggio e dato che il Capostazione risultava sempre irreperibile era stato chiamato un Anziano dun vicino paese ad officiare. In una casa furono sistemati tutti gli oggetti rinvenuti addosso ai viaggiatori, erano in scatole di legno numerate, ogni numero corrispondeva ad una sepoltura: se un giorno qualcuno avesse voluto identificare i corpi forse con gli oggetti personali sarebbe stato possibile. Erano comunque strani oggetti ai quali i paesani non seppero attribuire alcuna funzione, inoltre non vi era alcuna scrittura o almeno nessuna scrittura per loro identificabile. Tutti i viaggiatori erano dunque morti con lunica eccezione della ragazza che era stata affidata ad Abene. La ragazza ora mangiava e beveva, si muoveva, anche se lentamente, per la casa, provvedeva ai suoi bisogni corporali anche se ancora non riusciva a parlare e la sua respirazione restava pur sempre faticosa. Abene le prestava ogni cura, laiutava a bere il latte, a mangiare la frutta e i formaggi. Le aveva acquistato alcune tuniche tutte ricamate con fili doro e dargento. Il convoglio e la monorotaia stavano cambiando colore, il loro metallo non era pi lucente ma si stava rapidamente coprendo di chiazze verdognole e rossastre: muffa e ruggine lavevano attaccato e lo stavano distruggendo. Fu nominato un nuovo Capostazione che era lerede pi diretto del vecchio Capostazione che nessuno aveva pi visto, intanto la donna dAbene sempre pi si stava rimettendo anche se la respirazione le tornava difficile. Il medico che la seguiva disse ad Abene che lei non avrebbe mai ripreso la parola, perch non possedeva neppure le corde vocali. Se si unisce questo particolare allocchio in sovrappi si comprende che la ragazza o era aliena o era una mutante. Ma queste cose ad Abene proprio non interessavano, lui da tempo sera innamorato di lei anche se laveva finora rispettata. Chiese al nuovo Capostazione se avesse potuto sposarli e lui non trov ostacoli. Il rito fu celebrato in forma privata e lei sembrava esserne contenta. Dopo il matrimonio lui la spogli e la fece sdraiare in un nuovo letto che aveva appositamente costruito per loro due e fece lamore per la prima volta con lei. La ragazza sembr esser molto felice di questo e rispose con entusiasmo ad ogni sua effusione. Le aveva dato un nome, Vale e lei laveva accettato. Fu unottima moglie, tenne la casa come meglio non si sarebbe potuto, lavava, stirava, puliva, faceva da mangiare gli dette tre figlie e le allev con amore. Nessuna delle tre parlava e tutte possedevano il terzo occhio. Tra loro comunicavano telepaticamente, ma con gli altri la telepatia non funzionava cos sintendevano a
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gesti o leggendo le labbra. La monorotaia e il convoglio furono consumati dal cancro verde e rosso e si disintegrarono completamente, di loro non rimase pi alcuna traccia. Solo la cupola della Stazione rest comera sempre stata, ma le luci colorate allinterno tutte si spensero e la parete rest buia. A parte la cupola argentea, ora il villaggio era divenuto identico a tutti gli altri. Cera una sola cosa adesso che lo distingueva: le quattro donne col terzo occhio. Una di queste, la pi anziana, respirava ancora a fatica, ma le altre tre giovani bellissime e irrequiete, gareggiavano e primeggiavano in ogni sport coi loro coetanei maschi. Il mistero dei viaggiatori non fu mai risolto e pian piano la storia della monorotaia si trasform in leggenda, a giustificazione anche del fatto che in quel villaggio gli abitanti col terzo occhio erano in aumento.

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CRONOLOOP La cronomacchina cessa di ronzare all'improvviso, capisco d'essere arrivato. Ho una strana sensazione: mi sembra di rivivere questo momento per la milionesima volta, comunque mi riscuoto, apro il portello. come le impronte di Aldrin sulla Luna, come Colombo quando avvist l'America, invece fuori ci sono solo due militari che mi aspettano, e anche piuttosto dimessi, neppure in alta uniforme. Accanto a loro c' una limousine nera con una portiera aperta che mi aspetta. La limousine sporca, avrebbe bisogno d'una bella lavata. Peccato lasciare cos una macchina tanto bella, sto pensando mentre supero i due militari ed entro in auto. Nel lussuoso abitacolo un generale con la faccia tesa, gli occhi infossati, la barba lunga e la divisa in disordine, mi sta aspettando. Un generale che conosco ma del quale non so il nome. L'auto parte e guardo il panorama dal finestrino blindato mentre il generale stancamente mi mette al corrente degli ultimi sviluppi della situazione. Tutte cose che gi conosco a menadito perch ho sentito infinite volte, intanto l'auto prosegue nel suo viaggio verso una base militare nascosta tra i monti. Sono stanco, stanco di ripetere gli stessi gesti, d'ascoltare le stesse parole, ma forse tutti sono stanchi di rivivere gli stessi momenti. Stiamo andando verso una villetta all'interno della base. C' la mia ragazza che mi aspetta, staremo assieme fino al momento del ritorno. Abbiamo superato il tratto di deserto e ora l'auto imbocca il rettilineo che porta alla base, eccola, le sbarre sono gi alzate, ancora poche centinaia di metri e saremo davanti alla villetta. Il generale intanto non ha mai smesso di parlare malgrado la mia palese disattenzione. La limousine s'arresta, scendo lentamente e mi avvio verso la porta d'ingresso, salgo i cinque scalini e sono sul porticato, la porta adesso dovrebbe aprirsi e lei mi getter le braccia al collo piangendo. Ma la porta resta chiusa, ho un attimo d'indecisione, poi spingo ed entro: la casa in penombra, vado in camera, lei sdraiata sul letto, ancora in camicia da notte, mi chino su di lei, la bacio, sta piangendo. L'abbraccio e restiamo entrambi in silenzio, sento la limousine ripartire. Resto sdraiato accanto a lei, chiudo gli occhi. Tutto sempre uguale a sempre, ma qualcosa, qualche piccola cosa mutata, lei non mi ha atteso davanti all'ingresso, era sul letto: le varianti sono allora possibili. Mi alzo e vado in bagno, orino, mi bagno a lungo la faccia con l'acqua fredda, mi guardo allo specchio: sono invecchiato, dimagrito, la pelle ha assunto un colorito giallastro per niente buono ed attaccata alle ossa della mia faccia; gli occhi sono arrossati come fossi febbricitante e infossati, i capelli non sono pi neri, ma opachi e brizzolati. Lo scotto da pagare per il primo balzo temporale di solo sette giorni, stato alto per me, per tutti, sicuramente troppo alto, ma chi avrebbe potuto prevederne le conseguenze?
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Devo cambiare qualcosa nell'immutabilit degli atti, ho visto che possibile. Comincio dalle piccole cose: devo uscire dalla routine, far uscire tutti dalla routine. successo che la cronomacchina esplosa nell'attimo del ritorno, io sono morto. Allora, la mia vita attuale solo apparente, quando giunger il momento del ritorno il modulo esploder e sar costretto a rivivere all'infinito questa sequenza tra la partenza, l'arrivo nel futuro, i cinque giorni trascorsi nel futuro, il ritorno, la morte. E di nuovo mi ritrovo all'arrivo, tutto si ripete in un loop infinito. Devo interromperlo, qualcosa oggi mutato, lei mi attendeva sul letto, devo divergere dalla realt codificata che s' inceppata chiss da quanto, ma non stabile, pu mutare. Esco dal bagno, mi accendo una sigaretta delle sue, io non ho mai fumato, cerco di traspirare l'aroma, ma tossisco, esco in veranda, il sole sta per tramontare: finisco la sigaretta senza traspirarla. Mi cambio ed esco, prendo una jeep e corro fino al mare, resto sugli scogli e guardo le onde frangersi fino al mattino. Ritorno alla villetta, c' il generale che mi aspetta, davanti ad un caff mi spiega che stanno cambiando tutta la strumentazione del modulo: nuova e modificata, forse tutto andr bene, l'ascolto privo d'interesse. Se tutto fosse andato bene il modulo non sarebbe esploso al momento del ritorno nel passato e io non sarei morto in quell'istante. Siete stati tutti al mio funerale, comunque con l'aria assente l'ascolto senza intervenire. Finalmente se ne va, bevo anch'io un caff e mangio qualche biscotto, afferro poi la mia ragazza, che in cucina e faccio l'amore con lei sul tavolo, con rabbia, mentre lei passivamente si lascia fare. Ora ha dei segni viola sul collo e sui seni, mi accendo un'altra sigaretta, comincio a prenderci gusto, esco cerco un'altra jeep e riparto, questa volta in direzione dei monti. Nessuno cerca di fermarmi, nessuno dice niente. Corro, corro sempre nella stessa direzione, passo villaggi e campi, metto benzina e riparto dal distributore senza pagare, giungo infine, molte ore dopo ad una grande citt, non so quale sia e non pu importarmene di meno. La benzina che ho messo sta per finire, c' un parcheggio a pi piani, lascio la jeep al quarto piano e scendo a piedi. Attraverso due strade e m'infilo in un pub semibuio e zeppo di gente che sembra immersa nei propri gesti, mi verso direttamente dal bancone una birra dietro l'altra, nessuno sembra far attenzione alla mia presenza, sono gi morto, sono un fantasma penso ridacchiando tristemente tra me: un'infinit di tempo che non sorridevo, questo un buon segno. C' roba da mangiare anche se cose di plastica da pub. Posto a sufficienza per dormire, gabinetti a volont, musica in sottofondo, anche se sempre quel nazi-rock oggi di moda Ci sono poi accessi a programmi simstim alla parete, bene, mi collego. Il tempo scorre, ma ne ho perso la cognizione: questa volta non partir, cambier qualcosa? Non ho risposte, ma a breve le sapr. Da giorni sono sbronzo di birra, la barba lunga ed tutta grigia e ora fumo continuamente: nessuno chiede i soldi delle mie consumazioni e il locale sembra non chiudere mai. Tutti si comportano come se non esistessi, anche quella che forse una barista e che mi sono scopato di brutto sul divano; ma ovvio, sono morto e gli altri ripetono
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all'infinito gli stessi gesti e se io esisto ancora, scusatemi, non certo colpa mia. Sto dormendo, ma mi sveglio all'improvviso. Sono nella cronomacchina che cessa di ronzare, sono ancora una volta arrivato al futuro. Rivivo per la millesima volta il momento, apro lo sportello, fuori due militari m'aspettano accanto alla cronomacchina. C' una limousine nera sempre pi sporca con la portiera aperta. So cosa fare, supero i due militari ed entro in auto. Nell'abitacolo un tempo lussuoso c' il solito generale ancor pi trasandato che mi sta aspettando: sbadiglio mentre lui cantilena le solite cose, arrivo alla villetta entro la base, lei in camera, mi getto sul letto accanto a lei e la lascio piangere. Rifletto: devo fermare la sequenza, i militari non ci riescono, tutto si riavvolge su se stesso, non solo la mia vita, ma l'intera Terra e forse tutto l'universo o l'intero multiverso, addirittura. Rifletto, bevo birra e fumo: la mia barba lunga, quasi bianca, sto invecchiando ad una velocit impressionante. Devo mutare l'evento, comincio con una doccia calda, poi mi rado barba e capelli e m'infilo in una tuta azzurra dell'Adidas, cerco un paio di scarpe da ginnastica e in un armadietto ne trovo un paio della stessa marca e colore, me le metto. Vado poi nel salotto, c' un piccolo frigo estraggo gin e succhi di frutta, prendo un bicchiere e poso tutto su un tavolinetto accanto al divano. Mi siedo, accendo la TRI-TV bevo e fumo, lei si siede accanto a me e poggia la testa sulla mia spalla. Attendo il ritorno del generale con la TRI-TV accesa su un canale musicale che trasmette quasi ininterrottamente brani di quel nazi-rock che mi sta sulle palle, ma cos alla moda. Passa un'eternit, infine il generale arriva, si siede accanto a me sul divano: prima ancora che inizi a parlare gli sfondo il cranio all'improvviso con un posacenere d'onice, estraggo dalla sua fondina la pistola, tolgo la sicura, mi accerto che sia carica e sparo in mezzo alla fronte alla mia ragazza che sta strillando a pieni polmoni appoggiata alla parete. Un foro rosso si delinea nel bel mezzo della sua fronte, poi lei scivola per terra e la parete dietro di lei tutta schizzata di sangue come un informale di Pollok. Il generale ha tutto il volto coperto dal suo sangue che adesso gli sta inzuppando la divisa e sgocciola sul divano. Mi metto la canna della pistola in bocca, rivolta verso l'alto e coi miei due indici premo dolcemente il grilletto. Mi ritrovo all'istante nella cronomacchina mentre cessa il ronzio: capisco d'essere ancora una volta arrivato. Ho vissuto infinite volte questo momento, che avrebbe dovuto esser di vittoria per l'umanit e di gloria per il sottoscritto; fuori i due militari m'aspettano, accanto alla cronomacchina c' la solita limousine con la portiera aperta, al suo interno il generale del cazzo, con la divisa stazzonata come non mai, mi sta aspettando. Scendo dal modulo e mi siedo per terra, faccio cenno al generale nell'auto di venire da me. I due militari restano in piedi indifferenti, il generale colto di sorpresa e resta nell'auto.
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Esci coglione! E aspetto, infine si decide e di malavoglia mi s'avvicina, poi si siede anche lui per terra guardandomi interrogativamente. Gli faccio cenno di tacere e lui non apre bocca. Chiedo se c' una sigaretta, lui fa segno ad un soldato e gli chiede di procurarla. Un soldato se ne va a piedi mentre l'altro resta indifferente in attesa, cos come il generale davanti ai miei occhi. Il tempo scorre lento, infine il soldato torna e mi porge un pacchetto di Marlboro senza filtro e uno Zippo. Mi accendo una sigaretta e assaporo con volutt l'aroma del tabacco. Lentamente me la fumo tutta, poi con l'indice e il pollice scaglio lontano il mozzicone. Dobbiamo parlare dico al generale so benissimo cosa sta succedendo, al rientro il modulo esploso e io sono morto, voi mi avete gi fatto i funerali e adesso volete cambiare tutti i circuiti del modulo per arginare il malfunzionamento. gi stato fatto infinite volte e non ha funzionato. Voi invece lasciate stare tutto com', anzi io non mi muovo da qui fino al momento della partenza. Non voglio vedere nessuno, portatemi da mangiare, delle birre e delle sigarette. Niente altro, dormir sul modulo e per il resto vivr all'aperto proprio in questo punto. Lei mi lasci la sua pistola e stia certo che sparer a chiunque si presenti, ora sparite tutti, mandatemi ci che ho chiesto e dopo nessuno deve avvicinarsi. Il generale mi porge l'arma, arrossisce e risale in auto mormorandomi: Buona fortuna! L'auto riparte e i due soldati mi fanno uno stanco saluto militare e a piedi se ne vanno. Resto seduto per terra, accanto al modulo, per la prima volta ho la sensazione di non aver mai vissuto questa situazione, il tempo passa, poi arriva una camionetta con altri due soldati che scaricano vari pacchi davanti a me, poi militarmente mi salutano e in silenzio ripartono. trascorso un giorno, forse due, chiss... la mia cognizione del tempo peggiora a vista d'occhio, come il mio aspetto d'altronde. L'area attorno al modulo sembra una discarica: lattine vuote di birra, escrementi, salviette sporche, resti di cibo, fogli di giornale, piatti, bicchieri e posate di plastica, resti di confezioni... cicche ovunque. I cinque giorni forse sono passati ed il momento del ritorno, mi tolgo tutti i vestiti luridi che ho addosso e nudo rientro nel modulo, attendo. Dopo un'eternit: PARTENZA! Il ronzio cessa e l'esplosione non avviene, fuori mille telecamere mi stanno attendendo, bandiere dell'ONU degli USA, della CE, generali in alta uniforme e capi di stato in abito da cerimonia... Non capisco, s' interrotto il loop, come possibile? Non ho fatto nulla stavolta per fermarlo... sono confuso come mai... forse sto sognando... apro il portello e faccio la mia uscita trionfale: un vecchio con la pelle gialla attaccata alle ossa, con la barba e i capelli lunghi totalmente bianchi, nudo, che barcolla e si tiene a mala pena in piedi. A fatica mi alzo e scendo tra la folla che si fatta muta, mi prendono conati di vomito e butto fuori le ultime birre mal digerite mentre orina calda scorre sulle mie gambe e sento che pure l'intestino si libera.
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Mi accascio davanti all'intero mondo allibito, mille telecamere stanno trasmettendo le immagini dappertutto Malgrado le apparenze sono finalmente felice, non avr fatto un'uscita trionfale, ma ho allontanato l'incubo. Loro ancora non sanno.

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BOOTSTRAP Termine che significa laccio degli stivali, ben conosciuto nella frase sollevandosi tirandosi su per i lacci degli stivali. Processo dunque che si svolge senza aiuti esterni: in informatica il programma esistente in ogni PC che contiene le istruzioni per avviare il computer stesso. In fisica indica teorie nelle quali ogni famiglia di particelle capaci dinteragire, genera le successive. In cosmologia definisce teorie secondo le quali luniverso nasce da una particella iniziale virtuale che rompe la simmetria. Basta con i pensieri difficili, adesso il momento della partenza, lo avverto, consulto in fretta le memorie, ogni frase collegata ad un programma, le frasi sono in sequenza, ho inconsciamente memorizzato la progressione delle frasi, almeno credo Ed ecco, la frase erompe alla memoria, sono sicuro che sia quella giusta: brutto il bello, bello il brutto, libriamoci per la nebbia e laer corrotto! Shakespeare, sto pensando e, intanto il bootstrap automaticamente sinnesta e ancora una volta mi tiro su per i lacci. Sono una splendida ragazza e nuda mi sto specchiando su una lastra di rame che riflette per intero il mio corpo. Mentre ho la piena consapevolezza della mia formazione anatomica la lastra svanisce e davanti a me c un prato, la temperatura mite. Una stretta strada sterrata attraversa il prato, vi una stazione di servizio e oltre, il bosco. Una stazione di servizio su questa strada sterrata? Mi sembra che ci sia uno sbaglio nel set, sono perplessa, ma proprio cos. Mi avvicino con cautela e sento la piacevole sensazione del camminare a piedi nudi sullerba. Le pompe sono di quelle gigantesche, a colonna, stile anni 50, ma potrebbero essere anche pi antiche: sono tre, tutte e tre colorate di rosso, accanto alle pompe c il casottino della stazione di servizio, poi unasta metallica con una bandiera, anchessa metallica. C lo stemma di una ditta di benzina con disegnato un cavallo alato, uno stemma che conosco ma non mi viene in mente il nome della marca. Allinterno del casottino scorgo un uomo in gilet e maniche di camicia. Sono nuda, come posso chiedergli dei vestiti? Faccio finta desser pudica e mi copro con le mani, mi avvicino alla finestra, con aria angelica gli mando un sorriso finto imbarazzato. Per favore mormoro in intergalattico, ma quello non capisce un tubo e ha pure gli occhi spalancati per la sorpresa, poi farfuglia qualcosa in una lingua incomprensibile. Attivo lo scanner e in automatico mi seleziona la lingua: inglese del ventesimo secolo, dialetto americano. Ora comprendo e posso rispondere. Per favore Benedetta bambina, cosa t successo, come mai sei cos
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Nuda? S, non puoi mica girare in queste condizioni. Dormivo sa? E mi sono ritrovata cos, qui intorno Presto vieni dentro prima che qualcuno ti veda, ho delle tute. Grazie. Dico con un filo di voce ed entro dietro a lui nel casottino della stazione ed ecco che apre uno scatolone di cartone e da questo estrae una T-shirt, poi dei pantaloni di tuta e anche delle felpe, cerca gli abiti della mia misura: hanno tutti disegnato un piccolo pegaso. Sceglie capi tutti di color rosa e sulla sedia accanto alla scrivania posa una T-shirt, un paio di pantaloni, una felpa e anche un paio di calzini, cercando di non farsi notare lancia occhiate al mio corpo, capisco subito che gli piaccio e, non poco. Apre unaltra scatola e qui dentro vi sono solo scarpe da tennis, cerca la mia misura e ne tira fuori un paio, rosa anche queste e col piccolo pegaso. Mi osserva in silenzio, poi: Ora puoi vestirti. Grazie ancora. Aspetta, prima di vestirti Chiude la porta e tira le tende, poi mi savvicina prendendomi delicatamente per la vita. Sono incerta, ma lascio fare mentre rifletto. Potrei incenerirlo immediatamente, oppure fermargli il battito del cuore. Ma un bel ragazzo, mispira simpatia e ha gli occhi dolci, certo mezzo pelato, per ha proprio laria di essere un bravo tipo. Decido di lasciarlo fare anche perch mi ha messo voglia: mi accarezza ovunque, mi bacia, mi sdraia sul divano, comincia a spogliarsi. Ma s, lasciamolo fare questo simpatico tipetto, gli concedo una ventina di minuti per farmi come meglio crede. Scade il tempo a lui concesso e scendo dal divano, c un bagno piccolo piccolo con la doccia: minfilo sotto il gelido getto. Esco asciugandomi con un telo che lui mi porge. Si gi rivestito e ora esce, arrivato un cliente con unauto da museo. Mi vesto con gli abiti rosa, tutti rosa che sembro un confetto, per sono della mia misura, ha occhio il tipetto. Esco, mi siedo su una sdraia al sole, devo asciugarmi i capelli, i riccioli biondi sono tutti bagnati. Il cliente paga, lui viene verso di me. Tutto bene zuccherino? Alla perfezione. Cosa fai adesso? Prendo il sole e mi asciugo i capelli. Vuoi un caff? Neococa ce lhai? Coca-cola? No neococa. Caff o coca-cola, non c altro. Caff allora. Se ne torna nel casottino, esce dopo qualche minuto con due tazze di caff fumante.
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Ho messo due cucchiaini di zucchero, va bene? Perfetto. Mi devi spiegare cosa ci facevi qui intorno. Troppo lungo, troppo complicato, unaltra volta. Ci sar unaltra volta, zuccherino? Perch no? Beh! S. Chiudo gli occhi e i piacevoli raggi del sole bersagliano il mio corpo, lui si seduto davanti a me, a cavalcioni su di una sedia e non mi stacca gli occhi di dosso, non mi da fastidio, anzi ne provo piacere, gli piaccio, gli piaccio moltissimo: sono contenta daver deciso di lasciarlo fare. Penso che torner qui qualche altra volta per stare piacevolmente con lui. Sono addormentata e mentre sto sognando arriva il richiamo del rientro, cos presto no stavo bene qui Orrore! Orrore! Orrore! N la lingua n il cuore sanno concepirti od esprimerti! Palleee! Ancora Shakespeare, ma questi programmatori sono proprio fissati con le tragedie antiche. Purtroppo al richiamo prestabilito e preinstallato, automaticamente il bootstrap sattiva e mi ritrovo al punto di partenza. Ancora una volta il programma ha ritirato su il mio corpo facendo leva sui lacci dei miei stivali. E s, il punto di partenza, il carcere di massima sicurezza delle nazioni unite, e io sono una detenuta volontaria per questesperimento. Perch ho accettato? Ho cinque ergastoli e settanta anni det, mi sembrano due motivi validi, no? Se tutto funziona a dovere sar rilasciata, ho anche potuto scegliere il corpo per i miei viaggi e sono la bellissima bionda ventenne che avrei voluto essere ma che non sono mai stata. Ho sempre fatto fisicamente schifo, anche da giovane, o almeno non mi sono mai piaciuta. Per adesso i test durano solo poche ore, ma quando tutto sar ok dureranno settimane, mesi addirittura, cos hanno detto i cervelloni che gestiscono gli esperimenti. Sapete una cosa? Quando sar tutto affinato non chieder la libert come mi hanno gi promesso, ma chieder di poter vivere tutta una vita, sino alla morte in uno di questi spazi alternativi. E fare la benzinaia a vita negli anni 50 o 40 che siano in quel posto degli USA abbandonato da dio, ma con quel simpatico giovane un po pelato ma cos eccitante, sapete com? mintriga! A quel punto i tecnici non minseriranno la frase magica shakespeariana che avrebbe attivato il mio laccio per stivali e, niente frase, niente ritorno.

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LULTIMA ZAIBATSU La lamaseria era stata edificata un migliaio danni prima su alte montagne e solo picchi innevati si scorgevano fuori dalle sue alte muraglie. Allinterno la temperatura era conservata primaverile e dai suoi orti, frutti e verdure continuativamente giungevano sempre a maturazione. Ratz era cresciuto tra queste mura, come maestri aveva avuto i migliori lama e maestri zen e aveva giocato e studiato con gli altri ragazzi ospitati nella lamaseria. Nellaula dei Buddha aveva trovato il suo luogo per la meditazione profonda, a lui qui riusciva meglio circondato dalle cinquecento statue di Buddha, tutte uguali alte quanto un uomo, ma di materiali diversi: legno, pietra, marmo, terracotta, cera, ologramma, metallo, ecc. Le statue erano poste erette ai lati di una grande aula quadrata pavimentata in lucido legno. Ratz saccostava ad una delle statue, sceglieva quella giusta per quel giorno, poi le si accovacciava accanto assumendo la posizione del loto e qui trascorreva molte ore delle sue giornate. Aveva anche un suo piccolo giardino zen ove a tratti apparivano ologrammi di cespugli rotolanti che veloci attraversavano il giardino, ma era solo nellaula dei grandi Buddha che lui si trovava veramente a suo agio. La lamaseria era molto antica e in essa erano conservate tutte le memorie delle civilt delluomo, grandi biblioteche erano zeppe di libri e ricordi solidi riversavano ogni conoscenza attraverso gli schermi o tramite reti simstim direttamente nelle menti dei richiedenti. Ratz era costantemente connesso con queste memorie attraverso la sua piastra neurale che aveva laspetto di un orecchino con un piccolo diamante, infilato nel lobo del suo orecchio sinistro. Lui era uno shahinai, era il tesoro degli shahinai: la sua razza era molto antica e composta da poche decine dindividui scuri di pelle e molto brutti nellaspetto, tra loro molte donne ma pochissimi uomini, con ununica eccezione. Un maschio bianco con la pelle dai riflessi perla nasceva solo ogni cento anni, incredibilmente bello e intelligente, veniva chiamato il tesoro degli shahinai. Era infatti intelligentissimo e bellissimo, inoltre far lamore con lui era un qualcosa dindescrivibile. Tutti gli shahinai vivevano per cento anni con la cessione del loro tesoro, questa usanza era proseguita nei secoli, forse nei millenni, perch cos era stabilito nei loro testi sacri conosciuti solamente dagli appartenenti alla loro razza. Cera scritto che questusanza avrebbe avuto termine al verificarsi di certe condizioni, e queste si verificarono, quali esse fossero non dato di sapere, ma lultima generazione seppe che era giunto il momento dinterrompere la tradizione, tra laltro lintera trib era divenuta proprietaria di unazienda agricola che produceva in colture idroponiche cibi geneticamente modificati. Azienda che in breve grazie a brevetti fortunati aveva raggiunto le dimensioni di una multinazionale, e anche questo era stato previsto dalla loro arcana e antica cultura, avevano cos interrotto una leggenda che narrava che il loro tesoro era stato posseduto da Carlo Magno, da Tiberio, da almeno due papi e anche dalla zarina Caterina. Avevano cos gratuitamente ceduto il loro ultimo tesoro alla pi famosa lamaseria sita in capo al
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mondo, nella quale vivevano monaci zen e lama, affinch loro gli fornissero la miglior conoscenza, cos era scritto, cos fu fatto. *** Ratz nella sala della meditazione dingresso collegato con banche dati e musica techno, osserva sorridente lologramma di Santa Klaus, il santo pi venerato nel mondo. Lologramma denso e moderatamente senziente, Ratz si siede accanto a lui che porta la sacca coi doni e ha il sorriso stampato sempre sulle labbra perch su questo punto il programma non modificabile, cos Santa quando parla con Ratz, anche se triste, seguita a sorridere. Dallaltro lato del salone della meditazione dingresso vi lolo di Padre Pio, anchesso a definizione densa e a grandezza naturale, ma scarsamente senziente. Padre lascia il proprio posto e sunisce a Ratz e Santa che stanno parlando del matrimonio celebrato proprio in questa aula la settimana scorsa. Ratz parla coi due olo, ascolta musica, elabora dati quando il segnale di allerta lo raggiunge, spegne allora il canale audio e visualizza il Lama che lo sta chiamando nella sua stanza. Ratz saluta Santa e Padre e savvia lungo i loggiati che portano alla stanza del Lama. Attraversa porticati a lui noti con ologrammi e circuiti stampati appesi alle pareti assieme ad immagini sacre e mandala. Servo macchine gli scivolano trai piedi spostandosi veloci al suo passaggio per tornare poi alle loro occupazioni, e-mail volanti gli ruotano attorno al corpo, lui le scaccia con fastidio. Sa gi che il suo apprendimento, qui nella lamaseria in fase terminale, davanti alla porta del Lama che si apre lentamente al suo avvicinarsi: il Lama seduto nella posizione del loto, sospeso sul pavimento di qualche centimetro, sotto di lui un folto tappeto con un complicatissimo mandala disegnato, molti cuscini sono casualmente sparsi per la cella e la luce entra da una feritoia stretta e lunga che attraversa verticalmente quasi per intero una delle pareti. Sospeso in aria un pentacolo lievemente azzurrato e tridimensionale, ruota lentamente su se stesso, in un angolo un mucchio di cellulari in rete ammiccano coi loro led multicolori. Ratz entra, il Lama gli volta le spalle sempre seduto e librato nella posizione del loto, si siede dietro di lui, chiude gli occhi mentre avverte la termoschiuma celata nel tappeto aderire alle sue gambe. Flussi dinformazione allistante lo raggiungono, parlano della sua razza, della rottura delle tradizioni che con lui stata effettuata come previsto dalle antiche scritture, dellamore e degli insegnamenti che i monaci gli hanno impartito, delle amicizie strette con gli altri novizi e studenti. Confermano che il suo ciclo qui terminato, nuovi apprendimenti adesso lo attendono. Ratz mentalmente prende congedo dal Lama e da tutti, poi savvia verso la stanza dei viaggi, inchinandosi tre volte alluscita davanti al Lama che seguita a volgergli le spalle. Nuovamente attraversa corridoi e aule, sale ripide scale e giunge allinterno dellunica torre della lamaseria, scende unumida scala a chiocciola che lo porta, sotto la torre, fin nelle viscere della montagna: sa che la stanza del viaggio si trova in fondo a questa scala di pietra scavata nella roccia, lha mentalmente visualizzata pi volte, ma fisicamente non mai sceso fin l. Lentamente scorre il tempo mentre lui seguita a scendere con
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ritmo piano ma costante, la scala in penombra, una fioca luce proviene da una sottile striscia luminosa che sita nel bel mezzo della volta. Giunge fino al termine delle scale, davanti a lui una parete di roccia. La tocca e, la parete scivola di lato lasciando vedere una piccola stanza rotonda con un cilindro di pietra nel mezzo alto circa mezzo metro. Ratz intuisce che quello una panca e si siede, la parete scivola nuovamente di lato e lapertura si chiude, la luminosit debole come quella della scala ma Ratz non capisce da dove provenga. Chiude gli occhi e avverte una leggera vibrazione che pervade ogni cosa compreso il suo corpo. Quando decide di riaprire gli occhi nulla mutato, cerca allora di collegarsi in rete con qualche memoria, ma si sente completamente isolato, tagliato fuori, una sensazione di straniamento per lui nuova. Medita, dalla meditazione al sonno il passaggio senza scosse, e da questo al sogno la strada sembra obbligata. Nel bel mezzo dun sogno angosciante, ma gi dimenticato, si trova seduto su una roccia e davanti a lui c un antico tempio greco. Solo allora si accorge che questo non pi un sogno: lui allaperto seduto su una roccia davanti al tempio. Il sole alto e illumina un oliveto che si perde a vista docchio tutto attorno al tempio che ha un vasto colonnato di marmo bianco e lucente sotto i raggi del sole, sopra di esso un timpano triangolare, le colonne poggiano su una grande scalinata e tutto dello stesso materiale. Ratz si guarda attorno stringendo gli occhi per difendersi dallabbagliante riflesso del sole sul marmo, gli olivi sono ben curati, lerba tagliata e vicino al tempio cespugli di rose sono in fiore. Savvicina, ma si rende conto ben presto che il tempio pi distante di quanto lui creda, e man mano che avanza capisce come sia immensa questa costruzione che copre tutta la cima del colle ove lui si trova. Finalmente giunge agli alti gradini di marmo e inizia a salire, si ritrova sotto il porticato: il pavimento anchesso di marmo, ma intarsiato con pietre di vari colori che danno vita a trofei di fiori e frutta che sintrecciano nelle loro geometrie frattali. La sua mente si sofferma, ma solo per un attimo, su alcune somiglianze tra gli intrecci geometrici del mosaico e alcuni particolari dei mandala nella lamaseria. Un lunghissimo tavolo di marmo colmo di frutti maturi e di coppe piene di liquido color ambrosia. Ratz mangia frutta a saziet e beve un nettare squisito. Saggira per limmenso porticato e la sua attenzione colta da una stanza in penombra, entra. Al suo interno un cammello lo osserva con grandi occhi, un telaio di legno sta funzionando da solo, sembra molto antico, posto nel mezzo del salone. Il cammello lo squadra mentre lui gira attorno al telaio. Solo allora Ratz si rende conto di quanto il telaio sia enorme e, dal lato ove dovrebbe uscire la tela scorge una luminosit lattiginosa che gli impedisce di mettere a fuoco la vista. Accarezza il cammello e la sua lana morbida, il suo corpo profumato. Si accorge desser nuovamente collegato, ma non la solita rete da sempre conosciuta, qualcosa di profondamente diverso: un paesaggio desertico con dune in movimento rappresentano la porta dingresso, si forma poi una bellissima donna vestita con veli di seta che ondeggiano ad un lieve vento. Lei racconta la sua storia, molto, molto tempo fa, fu scelta dagli dei e addestrata a tessere la tela di un mondo, questa la sua
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occupazione e nel trascorrere del tempo divenuta essa stessa una dea. Lei Gimel, la tessitrice della realt e le sue sembianze sono: una giovane donna, una vecchia, un cammello. Ratz riapre gli occhi mentre limmagine del deserto svanisce, il cammello non c pi, al suo posto una vecchia coperta di stracci guida ora il telaio, ma limmagine si scompone ad alla vecchia si sovrappone una bellissima giovane totalmente nuda, la stessa che ha visto poco prima in rete. Lui turbato, ma certo che la vecchia, la giovane e il cammello sono visioni della stessa identit, sono Gimel la tessitrice della realt. Abbandona la stanza del telaio non prima di cogliere uno sguardo malizioso negli occhi di Gimel, e si ritrova in una sala colma doggetti. Apparecchiature elettroniche dogni forma e dimensione, cataste di cellulari, gioielli dogni fattura, armi dogni tipo sono mescolati ad altri oggetti, alcuni misteriosi, altri duso comune come vestiti, montagne di capi dabbigliamento dogni epoca e fattura. Solo in questo momento Ratz si rende conto desser nudo, dal mucchio estrae una tunica di fattura romana con finiture in oro e la indossa, con una cinta doro si cinge la vita, trova poi un paio di calzari in cuoio con finiture in oro, sono della sua misura, li indossa. C uno zainetto di pelle nera col logo di Gucci su un lato, lo riempie di cose che ritiene possano essergli duna qualche utilit: tre pacchetti di sigarette di marca ignota e illeggibile disegnata in oro su fondo azzurro, un accendino Dupont dargento, due bustine di fiammiferi minerva con la pubblicit di un bar dellavamposto lunare, un orologio Rolex e questo se lo mette al polso anche se incerto sullora. C poi un cellulare sottilissimo che sembra di madreperla, vede che in rete e il display un ologramma, chiss in quale rete, si chiede mentre lo mette nello zaino e poi pensa chiss chi mi chiamer qui! Trova una piccola bussola, un portamonete di pelle nera con dentro dischetti di un metallo azzurrato con leffige duna scilla, una penna biro in oro infilata in un minuscolo taccuino foderato in pelle, un coltellino multiuso svizzero con manico rosso e croce bianca, un paio docchiali a specchio modello Ray Ban, un pacchetto di fazzoletti di carta, infila tutto quanto nello zainetto, poi se lo mette in spalla. Vi sono fucili e pistole dogni tipo, ne sceglie una a raggi di foggia strana, sembra di cristallo, la impugna e spara un raggio che lascia un sottile foro nel marmo, la poggia accanto alla cintura doro e a questa aderisce. Sceglie poi un anello e una catena doro con un medaglione con sopra smaltato un pentacolo: lascia tutto il resto ed esce. Cerca di sfruttare questa nuova rete nella quale ora inserito, al momento avrebbe bisogno dun bagno, e dopo aver mentalmente pi volte formulato la richiesta ha chiaro il cammino che deve fare per raggiungere il luogo prescelto, visualizza anche la piantina delle stanze del tempio, anche se accanto a questa scorrono parole che al suo orecchio suonano strane: stilobate, crepidoma, euthynteria, metopa, triglifo, trabeazione, acroterio, pronao, ecc. Arriva intanto al bagno, enorme, vi addirittura una cascata che si getta in una vera e propria piscina, poi tazze piene dacqua tiepida e profumata, infine alcuni anelli doro sono infilati in tondi tappi donice, basta sollevarli, e Ratz saggira nel tempio ormai da vari giorni, per letto vi sono delle lastre che sembrano anchesse di
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marmo, ma sono di una sostanza morbida, come la termoschiuma e si trovano in alcune delle stanze che formano questo enorme tempio. Si reca pi volte allesterno e trova pastori e contadini che parlano uno strano dialetto simile al greco antico. Con le memorie impiantate subito riconosce le radici di base del linguaggio ed elabora lintera parlata. pure ospite a cena in casa di pastori e lagnello arrosto e il vino quanto di pi buono abbia mai assaggiato dopo cos tanta frutta. I pastori e i contadini non computano il trascorrere degli anni, anche perch la stagione non varia, non sanno niente del mondo esterno, se non vaghe storie di sapore mitologico, savvicinano al tempio con rispetto e timore, solo quando sono chiamati o quando devono portare qualcosa. Per loro il tempio il luogo sacro ove abita la divinit che li protegge, una divinit che femminile, una e trina. Ratz perplesso, ma se questo deve essere il suo nuovo apprendimento, lo accetta, tra laltro c molta serenit in questo posto. I pastori e i contadini dicono che lui un eroe, un semidio, stato scelto dalla divinit per stare con lei. Alcune pastorelle sono niente male, pensa Ratz, mi credono pure un semidio, tutto sommato questa pu essere una vacanza felice e anche meno noiosa della permanenza nella lamaseria. Il senso del tempo alquanto confuso e anche il Rolex sembra andare per conto suo, Ratz ha proprio perso la cognizione del trascorrere dei giorni. Fa vari giri attorno alla collina e trova altre colline identiche, un fiume, un lago e anche un villaggio; nel senso opposto giunge fino al mare ove una spiaggia deserta sembra proseguire allinfinito. In uno di questi viaggi oltre le colline, un temporale dintensit mai vista lo coglie. Lacqua cade a scrosci e il versante della collina ove lui si trova sembra divenuto un torrente. Animali anchessi braccati dallacqua si trovano a ridosso di Ratz e lui scorge delle grandi ombre nere ringhianti, con occhi fosforescenti e lunghi e affilati denti bianchi. Il terrore lo prende e parte in una corsa cieca nel diluvio che impedisce di vedere in ogni direzione, mentre avverte le belve che terrorizzate dai fulmini lo rincorrono per dilaniarlo, quasi fosse lui la causa di tale trambusto. Ratz sbatte contro una costruzione in pietra, riavutosi dallo stupore, a tentoni segue il muro perimetrale finch non trova una porta. di legno e sapre, entra, la porta ha un grosso chiavistello di metallo, lui sbarra la porta poi sappoggia ad essa e solo allora si guarda attorno mentre fuori sente il raschiare di zampe feroci contro il muro e la porta. ununica stanza con un tavolo, delle pelli sono stese in terra, un grande camino conserva tuttora delle braci, alcune lampade ad olio sospese al soffitto illuminano vagamente la stanza. Alle pareti sono affissi trofei danimali mai visti, uno di questi ha sembianze umanoidi. Ratz troppo sfinito per pensare ad altro che a riposarsi, sposta le pelli vicino al camino e saddormenta di botto. Sogna di trovarsi in una strana stanza rovesciata, lui in piedi su quello che risulta essere un soffitto di legno fatto ad archi, coi travi che si uniscono tutti nel mezzo. Un chiodo doro molto grande tiene uniti i travi, lui savvicina e senza sforzo estrae il chiodo. Istantaneamente tutti i travi si sfilano dal loro posto e la stanza sembra raddrizzarsi mentre il soffitto cambia completamente forma e ora a cassettoni. Lui sdraiato sul
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pavimento in terra battuta e vede il soffitto sprezzarsi e venir gi a quadrati. Mentre tutto gli sta precipitando addosso allimprovviso si risveglia e con stupore si rende conto dessere non tra le colline ma in una delle mille stanze del tempio, sdraiata accanto a lui una bellissima donna bionda vestita solo duna sottile tunica di seta verde, lo sta accarezzando. Io sono Vav. Abiti qui? Da sempre. Chi mi ha portato nel tempio? Ero tra le colline. Lo spazio qui non come lo conosci. Come il tempo? S. Allora non mi sono mai mosso? Chi pu dirlo? Dunque abiti qui con Gimel. Gimel, Vav, siamo la stessa entit, eppure siamo diverse. Le sorprese non mancano, e se volessi tornare? Dove? Alla lamaseria? S. Non puoi, sei il tesoro degli shahinai, lultimo tesoro e sei qui per apprendere, forse. Cosa significa che sei Gimel e Vav? Ci che ho detto, ma sono Vav, il chiodo che tiene unite le travi e fornisce riposo ai viaggiatori smarriti. Ratz a quel punto non sa pi cosa rispondere, ed anche confuso, cos confuso come non mai stato neppure durante le allucinazioni indotte nella lamaseria. Ma Vav bella, attraente, desiderabile, ed da troppo tempo che lui, creato per amare, non fa allamore, ha valutato che qui le occasioni non mancano e ora giunto il momento di cogliere questo fiore, considerando anche che fino a poco prima era impaurito dalla violenza delle acque, era sicuro dessersi perso, e anche era certo che quegli animali lavrebbero aggredito. Ma aveva larma, la pistola a raggi, ma se l ricordato solo adesso. Dolcemente avvicina Vav a se, le sfila la leggera tunica di seta, lui si toglie la sua e su di un tappeto la penetra, poi la bacia dolcemente e infine dopo un bel po di tempo saddormenta sopra di lei. Al risveglio si ritrova nella costruzione tra le colline, la pioggia cessata e fuori c il sole, esce e non avverte la presenza danimali feroci, si mette in cammino e torna al tempio. Una donna che non ha mai visto lattende sugli scalini, anchessa indossa solo una sottile tunica, bianca stavolta, lei una donna matura rossa di capelli e bellissima. E tu chi sei? Sono Dalet, ma sono anche Gimel e Vav. Una triade, voi formate una triade.
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S nostro eroe, lhai finalmente capito! Veramente non che avrei capito molto. Sono Dalet, la porta, ma anche la foglia umida che vede, protegge e provvede. Bene, puoi provvedere a farmi tornare da dove sono venuto? Troveresti tutto molto cambiato, molto tempo che sei qui. Cos tanto da ritrovare tutto mutato? Tu vuoi prendermi in giro. Il tempo qui scorre diversamente dalla realt ordinaria dalla quale provieni, ti gi stato detto, alle volte siamo molto avanti rispetto ad essa, talvolta invece indietreggiamo, ma alcune volte siamo trasversali alla tua realt. Trasversali? Che vuoi dire? Non importa, tanto il tuo luogo ora qui. Veramente qui mi sarei divertito abbastanza, vorrei andarmene. Come? Anche a piedi. Hai gi provato altre volte, non sei mai andato oltre il villaggio. Questa volta proseguir oltre. Non puoi, la nostra realt circolare, anche se tu seguissi la spiaggia, ti ritroveresti sempre al punto di partenza. Sono altre le vie per uscire. E quali sono? Noi non le conosciamo, siamo sempre state nel tempio. Ma quando sar il tuo tempo potrai solo allora andartene, e anche ritornare, se vorrai. Con noi starai bene, anche Gimel, se vuole pu essere una bellissima femmina e tutte e tre siamo disponibili nei tuoi confronti. Puoi anche usare a tuo piacimento le ragazze del villaggio e dei pastori, loro non aspettano altro. Qui dunque non mi mancher proprio nulla. C dellaltro: bevi lambrosia e con essa diverrai immortale, consulta le memorie qui conservate e troverai tutta la conoscenza degli universi, cosa pu desiderare di pi un umano? Forse hai ragione, ma non sono convinto, devo riflettere soprattutto su quello che mi hai ora detto. Hai tutto il tempo che vuoi per pensare, me se resterai qui hai leternit davanti a te. Il tempo infinito, una sola vita non sufficiente per esplorarlo, perch non inizi a cercare nelle biblioteche, perch non scendi nelle scure stanze del sottosuolo ove sono conservati i banchi di memorie, perch non ti rechi allosservatorio? Mormorando un per ora va bene cos Ratz esce dalla stanza e sotto il grande porticato cerca un cesto di frutta e inizia ad assaggiare chicchi duva. Torna nella stanza di Gimel e lei un cammello, sta camminando lentamente lungo le pareti. Il telaio nel mezzo, brunito in un legno che sembra metallo. Ratz savvicina, ora davanti al telaio che per i suoi sensi sembra immenso, ancor pi grande del tempio se questo fosse possibile. Ma lui non se lo chiede e accetta le dimensioni quali ai suoi sensi appaiono, lo osserva e segue il lavoro che la macchina impercettibilmente e
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silenziosamente compie, nota che la nebbia che gli impediva la visione, ora scomparsa. Miliardi si sottili fili colorati partono da piani di spolette di cristallo, confluiscono ove la trama si miscela con lordito ed escono in un telo grandissimo e infinitamente sottile fatto di luci e di colori. Si sofferma estasiato accanto al telo e intuisce lo scorrere delle storie, delle vite, poi si rifiuta di proseguire oltre nella scansione. Il telo alla sua uscita dal telaio sospinto verso una apertura rettangolare, lui passa da questa apertura assieme al telo e si ritrova in un tunnel che scende verso il basso, verso il centro della collina. Le due pareti del tunnel sono completamente ricoperte da cilindri di stoffa arrotolata: da quanto tempo sta lavorando questo telaio? Un dito sfiora uno dei cilindri e istantaneamente a lui sono trasferite intere storie di coppie di sposi francesi del terzo secolo. Ratz ancora una volta turbato, torna allora nella stanza del telaio e attentamente osserva il telo. Sceglie il punto con accuratezza e poggia un dito in quel settore mentre il cammello imperturbabile lo osserva, ora fermo in un angolo dellaula. nella sala di meditazione dingresso e Santa lo saluta ed felice che sia tornato. Si guarda attorno, ha ancora la pistola al fianco e la tunica e lo zainetto: estrae loccorrente e saccende una sigaretta. Sono solo di passaggio sussurra Ratz e fa un cenno a Padre che ancora non lha riconosciuto. Attraversa la sala e prosegue per le altre stanze della lamaseria, molti monaci, studenti e bonzi lo riconoscono e lo salutano con cenni della testa, lui risponde, poi ripensa al telaio e nuovamente con la sigaretta in bocca ancora accesa si ritrova accanto Gimel, Vav e Dalet nelle loro forme migliori, vestite con tuniche trasparenti. Il pavimento dellaula nella quale si trovano adesso sembra di termoschiuma e si modifica al movimento dei loro corpi, godimento assicurato, pensa Ratz e il paragone con la seriosa lamaseria lo fa sorridere. Sprofonda nel piacere anche se cosciente che quelle tre giovani hanno forse gli anni della Terra, o poco meno, e sprofonda pure nella termoschiuma, sempre pi gi e sente attivarsi la piastra neurale, un leggero solletico misto a fastidio al lobo dellorecchio sinistro. Senza trascurare le materiali occupazioni attiva i ricettori e gli impianti ed pronto al trasferimento dati. Linterfaccia disturbata e lentamente si avvede di far parte dun capo, di un alto dirigente duna zaibatsu che intento alla console dun potente mainframe; Ratz interdetto, dentro luomo, sente il suo corpo, i suoi organi interni, le protesi impiantate, i movimenti, alcuni pensieri, ma non pu interagire con lui, solo uno spettatore, un testimone, la comunicazione a senso unico. Sei giunto finalmente! dice il dirigente e solo dopo un po Ratz comprende che sta dicendo a lui, non al computer o ad altre persone, sta parlando in giapponese ma lui riesce a comprenderlo benissimo. Il dirigente spegne ogni luce sullo schermo e sulla console, poi fa un cenno a degli insetti, sono dei nano-calabroni da difesa, e questi se ne spariscono in un foro del pavimento. Dal soffitto scende una campana argentata e il dirigente adesso isolato dal mondo esterno. Ratz intrappolato in lui, lontano anni luce da ci che stava un attimo prima facendo nel tempio, solo nel dirigente, ogni altro contatto reciso. Grandi eventi stanno per verificarsi, aspettavamo solo che tu fossi pronto. Chi lavrebbe mai detto che il tesoro
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degli shahinai, un uomo da sempre votato alla bellezza e allamore, potesse essere il testimone e il catalizzatore per un cos importante evento. Ratz cerca disperatamente di dire ma che cazzo volete da me ma ogni canale di trasmissione a lui precluso. Laltro prosegue In noi concentrata tutta la saggezza e la conoscenza non solo dellumanit, ma anche delle divinit superstiti e delle IA. Religioni, magie, nanotecnologia, realt reali e virtuali, scienze dogni tipo sono oggi comandate dalla nostra unione. Un matrimonio alchemico, qualcuno oserebbe definirlo. Guarda adesso: la mutazione ha inizio! Miliardi di miliardi di interruttori scattano e vi il suono dinfinite sirene mentre un lampo pulsante che muta colore ad ogni istante sembra compenetrarsi in ogni cosa, tutto ci accelera esponenzialmente finch permangono solo colori che mai gli universi avevano visto. Uomini e altri senzienti si fondono con senzienti creati dalla nanotecnologia, spirali di DNA danzano in set composti e, decodificati dallo svolgersi di configurazioni frattali che si rincorrono nellautosomiglianza su piastre fenoliche dismesse che conservano archeologiche topologie di metropoli scomparse. Tutto si miscela a valanghe di dati che vorticosamente girano su se stessi avvolgendo nella loro danza tribale, interi sistemi planetari. Nove e buchi neri sinseriscono in questo vortice universale e matasse di fibre ottiche di scarto accumulate da millenni assieme a materiali radioattivi in disuso ammonticchiati in aule sotterranee di parcheggio, e tutto si miscela coi microchip, con le reti neurali, plasma, realt virtuali improbabili e perci scartate, reti simstim ed entit biologiche viventi per formare un nuovo assetto, un nuovo ordine. Tutto attorno a Ratz in una frazione di nanosecondo, muta e si decompone mentre il tempo saccartoccia su se stesso, le luci pulsano a ritmi non visti, le cellule mutanti sassemblano in nuove nanomacchine frementi di vita. Tutto mutato, ma tutto sembra riformarsi, ridiviene come prima, indistinguibile ma qualitativamente diverso. Ratz comprende solo in parte ci che in una frazione distante accaduto, neppure cosciente del ruolo da lui svolto, ma comprende che successo qualcosa dimmensamente grande, di fondamentale per luomo, per gli alieni, per le macchine, per gli dei, per gli universi. Si ritrova con una nuova sigaretta accesa in mano nella stanza della meditazione dingresso, accanto a lui Padre, Santa e il Lama. Cosa accaduto quando il tempo ha iniziato a vacillare? Il Lama sorride, ed Padre a parlare con la stessa voce del dirigente della zaibatsu: Alfred Van Vogt disse un giorno ad un giornalista che lo stava intervistando: Voglio confidarle un segreto, i miei finali sono superiori alla comprensibilit umana. Ratz allora capisce, almeno in parte, sorride e con lui sorridono Padre, Santa e il Lama. Con loro sorridono miliardi di miliardi di miliardi di esseri senzienti, siano essi biologici, IA, nanomacchine, alieni, dei, semidei o diavolerie impossibili da descrivere, mentre un nuovo colore, mai visto prima ora presente nella tela che Gimel ha appena tessuto e accanto a lei Vav e Dalet osservano con approvazione.

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23ADRI Quando un tiranno cade cosa succede ai suoi consiglieri? Un tempo li incarceravano o li facevano fuori senza tanti complimenti. Ma quelli erano tempi barbari, oggi con questo regime mondialista aristo-demo-cratico siamo altamente civili e la violenza fisica stata ripudiata da un bel pezzo. Non da tutti ovviamente, ancor oggi certe operazioni nascoste della yakuza da questo punto di vista lasciano un po a desiderare soprattutto se parliamo dei regolamenti di conti o delle mutilazioni rituali, neppure scherzano i rinati bambini dellislam con i loro, fortunatamente sporadici, attentati terroristici. Eppure i maomettani erano stati sradicati dai pogrom passati: la mala erba trova sempre terreni fertili. Ma torniamo al nostro tiranno caduto, lui stato fatto sparire, sicuramente lhanno inviato in qualche dorato domicilio coatto, io invece in qualit di suo consigliere, mi sono trovato da un istante allaltro disoccupato, mi sono state invalidate le tessere di credito e sequestrati tutti i miei beni allinfuori dellabitazione di residenza. Cos per la mia sopravvivenza ho cominciato a vendere gli oggetti rimasti in mio possesso: orologi, anelli, francobolli e monete da collezione, quadri, memorie solide, pezzi dantiquariato, modulo di trasporto, scorta di droghe e medicinali Insomma mi sono venduto tutto il vendibile, anche i mobili e i lampadari, ora non mi resta altro che rivolgermi a qualche trafficante dorgani. Solo il computer dultima generazione rimasto nella casa, ma poi esaurita ogni altra risorsa anchesso ha preso la strada dei rigattieri. notte e sto rientrando in casa, le giocate che ho tentato sono andate male, ho speso gli ultimi crediti in neococa e birre. La porta di casa aperta, non me ne preoccupo, non lavr neppure chiusa tanto in casa non c pi niente da rubare: c rimasto solo un mucchio di coperte e di stracci trasformati in pagliericcio, ove dormo. Al mio ingresso saccende una debole luce, quella demergenza che ancora in automatico funziona, almeno finch non mi staccheranno lenergia. Sono ormai rassegnato a questa morte sociale, penso che forse le vecchie soluzioni erano pi rapide e meno traumatiche, chiss questa mi sembra una condanna a morte lenta. Entro nel salotto ove ho piazzato il pagliericcio e per terra scorgo un computer: strabuzzo gli occhi, chi pu averlo portato? Lho forse ordinato prima che succedesse tutto questo casino? Lo osservo attentamente per convincermi che non sia unallucinazione: per che apparecchio strano sembra luminescente, ci giro intorno e lo osservo con la massima attenzione smaltendo di colpo le droghe che ho addosso. Innanzi tutto sembra che non sia appoggiato al pavimento, ma che lo sfiori soltanto, poi alcuni piccoli suoi particolari sono indistinti ed da quelli che fuoriesce una leggera luminosit verdognola. La tastiera pi grande del dovuto e duna foggia strana, inoltre vi sono dei tasti con simboli mai visti oltre alle consuete lettere e numeri. Lo schermo di quelli ultrapiatti, sottilissimo come per la verit non ho mai visto, ha lo spessore duna pellicola. Niente case, niente stampante n mouse. Le periferiche sono ridotte al minimo e manca pure il cavo per lalimentazione ciononostante lo schermo
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acceso e il desktop mostra un azzurro chiaro che attraversato da righe pi scure che lentamente avanzano facendolo poi divenire tutto azzurro scuro, poi appaiono righe pi chiare e torna tutto dellazzurro di partenza. Fisso lo schermo quasi ipnotizzato dallalternanza fluida di questi due colori simili. Allora, ci stiamo rinvenendo? Chi ha parlato? Mi guardo attorno, osservo lo schermo, mi rendo conto che non c nessuno in casa, ci sono solo io e a pensarci bene il suono non venuto n da dietro le mie spalle n da questo strano computer, ma come se fosse nato nella mia testa. Ti sto parlando per mezzo del computer, non te ne rendi conto? E questa volta le parole appaiono anche sullo schermo, allora automaticamente batto un S di risposta e le lettere appaiono sotto la domanda in un set digitale che s fatto lattiginoso. Preferisci digitare? Per me va benissimo. Queste parole si formano sotto le mie. Chi sei? Chi ha portato questo strano computer? Un computer un computer, ce ne sono dinfinite forme e funzioni, e per rispondere alla tua ultima domanda: sono io che te lho teletrasmesso qui. Teletrasmesso? Perch? Sono uno studente e sto lavorando ad una tesi. Vuoi aiutarmi? Avrei al momento altri problemi. Ma sarai ricompensato per il disturbo. Una specie di lavoro? Un lavoro per te redditizio. Allora ti dico di s. Sono pronto ad aiutarti. Sai sono stato appena licenziato. Sei stato appena licenziato? Mi dispiace. Ma non sei ferito? Ferito? No, perch? Oggi il 12 settembre. Veramente siamo dagosto. Non il 12 settembre? Te lho detto, siamo dagosto. Allora sono in anticipo, lattacco alle torri non c ancora stato. Quale attacco? Quali torri? Le Twin Towers a New York. Stai parlando dellattacco al World Trade Center? S. Ma quello avvenuto duecento anni fa, gli integralisti islamici combinarono poi altri casini finch il mondo si sollev contro di loro e scatt un pogrom di dimensioni inaudite. Solo ora c un gruppetto i bambini dellislam che continua a far casino, ma come religione sono quasi scomparsi dalla faccia della Terra. Possibile che abbia sbagliato di cos tanto?
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E poi perch dovrei esser ferito? Qui siamo in Italia mica a New York! Temo daver fatto un po di casino con le coordinate. Ne sono convinto. Dimmi che giorno da te. Siamo nellagosto del 2236, il giorno preciso non me lo chiedere perch non lo so. E sei in Italia, mhai detto. S. Ti dispiacerebbe spostare il cursore verso lultima icona in basso a destra? Con cosa lo sposto, non vedo n la pallina n il mouse. Con gli occhi stupido, basta guardare licona e il puntatore segue il movimento oculare. Cos? Ma non succede nulla. Lascia perdere, provvedo io, non ci sai proprio fare. Va bene, io collaboro ma tu come hai intenzione di ricambiare? Ci sar pure un concorso a premi dalle tue parti, no? O la possibilit di fare scommesse. Io ti do la dritta vincente cos ti ripaghi, no? Mi sembra tutto un po fuori del normale, comunque sto al gioco. C lestrazione della lotteria nazionale, una specie di superenalotto, sintonizziamoci sulla prima uscita del prossimo mese. Che sarebbe la prima estrazione del settembre 2236. S. Allora domani a questora ci sentiamo e cercher la combinazione vincente cos potrai giocarla, ma devi rispondere a tutte le domande che ti far nelle prossime sedute. Pi che daccordo, a domani. La luminescenza dello schermo sattenua e ridiviene tutto azzurro chiaro, un logo per un istante appare, una rosa dei venti con scritto sotto university e altre parole che non riesco ad afferrare. Lo schermo poi si spegne e non solo quello, anche la tastiera cessa desser luminescente e diviene grigia, mentre lo schermo si ritira in se stesso e sul pavimento resta solo un sottile filo metallico. Rimango fermo nella stanza ora illuminata solo dalla luce demergenza e guardo attentamente ci che rimane del computer: un filo, una tastiera metallica che ora sembra rinsecchita, e basta! Osservo ancora a lungo quelle due misere cose ripensando a quanto successo nellultima mezzora. Mi rendo conto solo adesso che a parte le prime righe non ho pi battuto sulla tastiera, la conversazione s svolta telepaticamente, o qualcosa del genere, e tra laltro fin dallinizio abbiamo parlato in italiano, ma chi comunicava era convinto dessere a New York pertanto forse la comunicazione inizialmente stata in inglese probabilmente, oppure mi ha comunicato inizialmente in inglese e ha proseguito scrivendo in italiano perch lha individuato come mia lingua originale. Ma il vero problema non sta qui, il computer pi ologramma che materia solida, sono sempre maggiormente perplesso, non mi sar mica immaginato tutto? Uno studente che vuol
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fare la tesi. Devo proprio fidarmi duno studente? Viene poi dal futuro o da chiss quale dimensione pi o meno parallela o trasversale, insomma di questo non mha detto proprio niente. Quando io ero studente ero totalmente inaffidabile e anche i miei compagni duniversit lo erano quanto me e qualcuno ancor di pi, se per quello. E se mi fossi inventato tutto e questa fosse unallucinazione dovuta alla neococa, talvolta le d, o se fosse uno scherzo dei nuovi tecnocrati che mhanno ridotto alla fame? Non mi resta altro da fare che aspettare domani, cos vedr se questo cazzo di computer torner a funzionare e se lo studentello rispetter le promesse, gi deve portarmi i numeri, e se uscissero davvero? Rimugino a lungo questi pensieri e mi butto sul pagliericcio, ordino ad alta voce alla luce demergenza di spegnersi e resto al buio a fantasticare ad occhi aperti. Al mattino mi risveglio di buonora, sono incredulo su quanto successo, guardo ci che stamani resta del computer: un piccolo ammasso metallico con frammenti di resine fenoliche, la vista di queste povere cose mi fa pensare dessermi sognato tutto. Lascio per stare i frammenti cos come sono ed esco in strada ove tutti mi evitano come fossi un barbone, ma forse almeno nellaspetto lo sono proprio diventato. Mi siedo su una panchina in un giardino pubblico che si trova nel mio quartiere e che divenuta la mia meta preferita. Guardo nel cestino se c qualche residuo di merendine di qualche bimbo, ma stamani, almeno per ora il cestino pulito, peccato, niente colazione e poi mi sento uno schifo, la bocca amara e i morsi della fame attanagliano il mio stomaco. Cerco dignorare i crampi e chiudo gli occhi. Un signore di mezza et ben vestito, senza dare nellocchio sta avvicinandosi alla panchina ove sono seduto. Passa davanti senza guardarmi e lascia cadere una banconota accanto ai miei piedi, indifferente prosegue. Non riesco a ricordare chi sia ma sono sicuro di conoscerlo, o quanto meno daverlo gi visto pi volte, forse sar anche lui del quartiere. Mi chino per raccogliere la banconota e resto esterrefatto nel vedere che da mille crediti. Altro che vicino o del quartiere, questo devessere un amico del passato tiranno, mha riconosciuto e ha voluto aiutarmi. Forse qualcosa comincia a girar bene per me, prima quellinaffidabile studente con quel computer che sembrava una figata e invece ora un rottame, poi questa donazione. M tornato il buonumore dopo mesi di sconforto, entro in un bar e faccio unabbondante colazione. Compro dei vestiti puliti, mi reco in un bagno pubblico, mi lavo, mi rado barba e capelli, mi rivesto sul pulito e getto nellinceneritore le mie cose passate. Mi guardo allo specchio, sono di nuovo presentabile, non ho proprio laspetto del consigliere come un tempo, sembro di pi uno di quei giovani irrequieti. Esco e torno nel mio appartamento e guardo sconsolato ci che ne rimane, praticamente quasi nulla, il computer sempre un rottame e pensare che poche ore fa era brillante e vivo come mai ne avevo visto. Esco nuovamente e questa volta richiudo la porta dingresso, alledicola acquisto una rivista di racconti, in formato e-book leggi e getta, torno alla panchina e mimmergo nella lettura. Il giorno scorre veloce, mi sono alzato dalla panchina solo tre volte: per prendere un caff, per comprarmi un pacchetto di sigarette, per orinare dietro ad un
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cespuglio. Intorno a me genitori con figli piccoli si sono alternati per tutto il pomeriggio, alcuni pensionati hanno chiacchierato per ore seduti sullerba, due coppie si sono scambiate effusioni. il momento del rientro, se non sono impazzito del tutto lo studente dovrebbe comunicare con me attraverso quello strano computer. Entro in casa e questa volta neppure saccendono le luci demergenza, hanno staccato anche queste, nel salotto c una luminosit verdognola, il computer di nuovo attivo, sembra di plastica viva con riflessi intermittenti, anche lo schermo oggi e verde e stelline oro roteanti si muovono lentamente sul desktop. Mi siedo per terra di fronte allo schermo e scorgo una piccola freccia, il puntatore. Muovo lentamente, ma con decisione lo sguardo e vedo che la freccia segue i miei movimenti, ho capito come funziona, era semplice! La mando sopra una delle stelle dorate scelta a caso e penso di cliccarci su. Sapre una pagina, vi sono delle immagini di macchinari che non ho mai visto e sconosciute listate di lettere in cirillico. Nella mia mente risuona una voce decisamente femminile stavolta e parla in una lingua che non conosco. Si ferma su una frase interrogativa, alla quale non so come rispondere e la ripete pi volte. C una barra dei comandi in fondo al desktop, spingo la freccia su unicona che sembra un libro aperto, clicco. Lo schermo si fa interamente nero e la voce con linsistente domanda svanisce dalla mia testa, appare la scritta: Ti stai esercitando? S. Vedo che oggi riesci a muovere il cursore. facile, ieri forse ero troppo sconcertato, o non credevo fino in fondo che tutto questo fosse reale. Ti ho portato i numeri della lotteria. I numeri di settembre? Li ho trovati in memoria allUniversit. E se veramente escono, cosa vuoi in cambio? Usciranno, vai tranquillo. In cambio devi raccontarmi tutta la tua vita. Affare fatto. I numeri sono: 2 41 73 75 80 90. Aspetta che li appunto, fammi trovare qualcosa per scrivere. Te li scrivo io. E da sotto lo schermo appare una sottile striscia di carta ma che al tatto sembra metallo coi sei numeri stampati sopra. Adesso ti racconter tutta la mia vita. Mi metto cos a narrare un po tutte le cose pi o meno importanti che mi sono capitate nella vita cominciando da quando ero un ragazzo fino ad oggi e ci metto qualche ora, tra laltro lo studente non minterrompe neppure una volta. Ecco, avrei finito. Elaborer ci che mi hai detto, dopo che avrai riscosso la tua vincita ci risentiremo e ti far delle domande per approfondire la tua narrazione nei punti che riterr pi
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interessanti. Per io avrei un problema. Sono praticamente al verde, potresti in qualche modo aiutarmi per farmi arrivare al mese prossimo? Qualcosa per te posso fare senza infrangere i codici dinterferenza. Hai una tessera di credito? S ma non butta, il conto stato estinto. Trovala. C una fessura nella tastiera, infilala l dentro che te la cloner per bene. Aspetta che la cerco, devo averla nel portafoglio, la tenevo in ricordo di tempi migliori. Ecco fatto. Qualera il tuo PIN per le operazioni? Digitavo 709014 e poi lo scanner retinale mi esaminava. Ecco ho lasciato lo stesso numero, ora la tessera ha credito illimitato, almeno per una decina di giorni, non abusarne e non dare nellocchio. Elastico per il protocollo di non interferenza, comunque grazie. Estraggo la tessera dalla fessura mentre il computer sta nuovamente perdendo lucentezza e lo studente se ne andato, lo sento mentre la macchina diviene sempre pi inconsistente, come se sfuggisse questa realt per trasformarsi in qualcosa di poco tangibile di materie prime che poi si riassembleranno nelloggetto definito. Anche questa volta mi sono dimenticato di chiedere allo studente in quale tempo o dimensione viva, se un maschio o una femmina, quanti anni ha, se un terrestre o un alieno. Strano, quando sono in contatto con lui (o con lei o con esso), mi dimentico sempre di chiedergli cose personali, e se fosse una IA? Chiudo la porta di casa ed esco, mi reco al primo e-bank e infilo la tessera nella fessura, digito il PIN e accosto locchio allo scanner: prelevo cinquecento crediti senza alcuna difficolt, s la fortuna devessere proprio girata unaltra volta dopo le traversie politiche. Vado al banco-lotto e gioco i numeri, spero fortunati. giunto il momento di rimettere in sesto la mia vita, mi reco ad una agenzia tutto per la casa e ordino loccorrente per la sistemazione e larredamento delle stanze del mio appartamento, solo il salotto lo lascio stare cos com, almeno finch non sar tutto chiarito con lo studente e non sapr che fine far il computer. Ovviamente pago a rate per non destare sospetti e con la riciclata mia tessera, nessun problema. Torno a casa e chiudo a chiave la stanza col computer, mi siedo sugli scalini dingresso e attendo gli operai dellagenzia. Sono dunque seduto sugli scalini e sto leggendo un nuovo e-book leggi e getta quando arrivano puntuali i due furgoni dellagenzia con operai e materiale. Iniziano i lavori, disinfezione e pulizia, mi chiedono della stanza chiusa e io dico loro che quella cos deve restare, solo un magazzino pieno di cose non mie. Dopo la disinfezione tutto viene tinteggiato e i pavimenti lucidati, arrivano i mobili, gli elettrodomestici, le luci. Lenergia gi stata riattivata e la casa nuovamente in rete, ho scelto proprio bene come agenzia, e pensare che lho presa a caso. Le operazioni di rifacimento dellambiente durano poche ore e io le seguo con attenzione, infine gli operai finiscono, salutano e se ne vanno non prima davermi fatto firmare tutta una serie di
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documenti che attestano il lavoro da loro svolto e i materiali scaricati. Esco pure io e mi reco al computer-bar pi vicino, mangio, bevo qualcosa, mi fumo una sigaretta ed esco, acquisto tutta una serie di nuovi abiti e torno a casa. Accendo la TRI-TV nuova di zecca e mi sintonizzo su un canale di notizie 24 ore su 24. Le solite storie di sempre, il Tiranno qui, il Tiranno la, tutto come sempre, il governo decide, il governo provvede, cambiato il volto del tiranno ma tutto come prima anche le altre notizie spicciole, uno sciopero improvviso, un incendio, un grave incidente stradale, lennesimo attentato, questa volta con due morti, dei bambini dellislam, una retata di droga vietata, un nuovo servizio giornaliero per lavamposto lunare, ecc. da una vita che non mi guardo la TRI-TV, ma niente cambiato, non mi sono perso nessuna puntata, solo cambiato il volto del tiranno e quello dei suoi consiglieri, pure al governo sembra ci siano le stesse persone. Comunque tutte queste cose non mi riguardano pi, ormai la mia vita ha preso una nuova svolta imprevista. Do unocchiata distratta al salotto, ma il computer tuttora inattivo. Mi siedo sul letto e mi collego con un porno attore della rete simstim, godo con lui che in un letto ad acqua gigantesco deflora attricette una dietro laltra finch non mi addormento. Al mattino mi risveglio nella casa tirata a lucido e coi mobili nuovi di zecca, l per l sono un po frastornato allidea, mi rinfresco in fretta, sniffo una striscia o due di neococa tanto per rifasarmi col nuovo giorno e mi butto nel bagno. Ripulito, risciacquato e rinfrescato eccomi rimesso in sesto, vado in salotto, il computer tuttora inattivo, meglio cos, avr pi tempo per riorganizzare i cazzi miei, da troppo che vegeto rassegnato mentre attorno a me il mondo va avanti. Sosta ai giardini, lettura delle ultime notizie, ristorante questa volta di classe, shopping di cose utili e cianfrusaglie, acquisto anche un modulo di trasporto usato, un comune Samamoto a celle didrogeno di piccole dimensioni e di color grigio, un mezzo qualsiasi, comunissimo, tanto per non dare nellocchio. Col Samamoto arrivo alla piscina comunale e mi tuffo beato nelle acque del Pacifico con spiaggia tropicale, poi mabbandono al sole. Queste piscine cittadine sono un vero sballo, uno sceglie la localit ed subito l, lo so che tutto un misto di porte transfer, ologrammi, programmi simstim e altre diavolerie del genere, ma lillusione, se dillusione si tratta, pi reale del reale. Mi crogiolo nudo al sole su questa spiaggia tropicale, faccio cenno ad unaltra bagnante sdraiata l vicino a me, lei mi sorride e savvicina, parla francese, questa lingua la conosco solo un po ma non ho nessuna voglia dattivare il traduttore, perci la lascio dire, le sorrido e la prendo per mano, mani lunghe, affusolate con unghie ben curate e laccate con smalto nero. La faccio sedere accanto a me sulla sabbia e le accarezzo parti intime, lei accetta e fa altrettanto, dopo poco facciamo lamore cos sul bagnasciuga mentre il sole ci riscalda. Che bello queste piscine comunali, un vero sballo, sono sdraiato a occhi chiusi, forse sto gi dormendo. Quando torno in me lei non c pi, se ne gi andata, cazzo, almeno il suo nome poteva dirmelo!O forse era un programma. Mi tuffo, poi mi risdraio al sole. La mia vita ripresa alla grande, posso fare ci che voglio, non desidero mai pi
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lavorare, ho cambiato totalmente il mio look, non voglio dar nellocchio, non voglio che qualcuno mi riconosca: ora ho i capelli biondi, cortissimi a parte un piccolo codino sul dietro, mi sono lasciato pure due sottili baffi biondi, quasi bianchi. Vesto sempre casual allultima moda come i giovanissimi, non possiedo pi n giacche n cravatte, ma solo felpe, T-shirt, jeans. Anche le scarpe sono esclusivamente sportive. Nessuno pu riconoscermi e anche i locali che ora frequento sono totalmente diversi da quelli della mia vita precedente: sono contento cos. Il computer non d pi cenno di vita, forse anche questo giusto cos, mi sento ancor pi libero, e la tessera seguita a buttare tranquillamente. Dimenticavo: i sei numeri sono usciti e a me hanno dato una nuova tessera anonima di credito con limporto vinto, una somma da sballo! Penso sempre pi spesso di buttar via i rottami del computer e di trasformare la stanza spoglia in un salotto elegante, oppure di vender tutto e trasferirmi in qualche altro posto del pianeta, ma rimando sempre da un giorno allaltro. Improvvisamente oggi il computer ha ripreso la sua forma smagliante, mi chiudo allora in salotto e mi siedo su un cuscino proprio davanti allo schermo, oggi rosa. Inizio a digitare sulla tastiera: Caro il mio studente, come ti chiami? 23Adri. Allora sei una ragazza? Perch, non te neri ancora accorto? Non ci avevo fatto caso, tu puoi vedermi? S e ti trovo sempre pi attraente, la prima volta sembravi un barbone. Potrei vederti pure io? Ci ho gi provato, ma linterfaccia non risponde come dovrebbe. Sai com le attrezzature dellUniversit sono in economia. Come ai miei tempi! Allora a che punto la tua tesi? Va bene anche se ho dovuto spostare la ricerca di duecento anni, ma il consiglio di facolt lha accettata senza colpo ferire e devo dire dessere a buon punto. Dovrei fare una scansione della tua mente, me lo consenti? Prima spiegami cosa sarebbe. Ti dar una cuffia e tu dovrai infilartela in testa come un cappuccio, cos avr la scansione della tua mente e potr farne una simulazione. Una simulazione? Un duplicato virtuale dal quale potr estrapolare ogni tua conoscenza e colmare le lacune che ancora adesso ho. Non ci sar pi alcun problema di tempo e non dovrei avere pi bisogno dimportunarti. Penso che la ricompensa che hai avuto per il lavoro svolto sia sufficiente, comunque se hai bisogno daltro tu prova a chiedere. No, va bene cos, facciamo pure questa scansione e poi lasciamoci. Una cuffia nera di materiale simile al feltro si materializza accanto alla tastiera, la prendo e me la infilo in testa, aderisce perfettamente non so quanto tempo sia passato, mi trovo steso sul pavimento, ho uno sgradevole sapore metallico in bocca,
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ho dormito o forse mi sono svenuto, sono tutto sporco dei miei rifiuti, ho fame, sete e sono totalmente indolenzito. Anche la vista sfarfalla e vedo lucciole luminose rincorrersi per la stanza. Al posto del computer c un misto di limatura metallica e frammenti plastici combusti, la cuffia non c pi. Tento dalzarmi ma un violento capogiro me lo impedisce, mi trascino allora sul pavimento e raggiungo la cucina, apro il frigo e estraggo una busta di latte, ne butto gi un sorso ma subito lo risputo, acido. Prendo allora una bottiglia di succo di frutta, con fatica svito il tappo, ne butto gi un sorso, questa buona, ne bevo un sorso alla volta restando sul pavimento. C poi una bottiglia dacqua minerale, lafferro e bevo pure questa a piccoli sorsi. C del succo di pomodoro, finisco anche questo deglutendo lentamente. Man mano che il tempo passa mi rimetto sempre pi in sesto e le forze ritornano completamente. Ma quanto durata quel cazzo di scansione? Non lo so e ho smesso di chiedermelo, sono ormai trascorsi tre giorni da quando mi sono risvegliato steso sul pavimento e mezzo morto di fame, dunque ho chiuso con la studentessa, ho ripulito la stanza anche dai residui del computer e lho arredata di nuovo, ho ripreso queste mie nuove abitudini e mi sembra daver sognato tutta quanta questa storia. Ho messo la tessera taroccata in una cassetta di sicurezza tanto con la vincita non dovrei avere pi problemi finanziari e la politica minteressa sempre meno visti i precedenti anche se alle volte mi ritrovo a pensare a come se la passer il tiranno del quale ero consigliere e che tutto sommato era una bravissima persona anche se avr avuto pure lui i suoi difetti. Esco e scorgo una e-mail volante che mi segue, giro langolo veloce ma questa mi viene dietro, mi fermo e comincia a volarmi attorno alla testa lampeggiando. Da quando non sono pi consigliere nessuna e-mail pi svolazzata alla mia ricerca, sono un po timoroso mentre la leggo, mi dice che un funzionario governativo sta per mettersi in contatto con me per consegnarmi un documento contenente informazioni della massima importanza che mi riguardano. Porta la firma del gabinetto del tiranno, quello nuovo non il mio. Che palle, penso e riprendo i miei giri, dopo poco sono immerso nella lettura di un volume di poesie quando un funzionario ministeriale mi si siede accanto. un contatto che non desidero, faccio per alzarmi ma lui mi fa: Aspetti! Prego? Avrei da parlarle. Mi dica. Il tiranno le manda i suoi saluti e mi ha incaricato di consegnarle personalmente questa busta. Mi porge una busta bianca con sopra scritto il mio nome poi mi fa un cenno di saluto e sallontana. Apro la busta, estraggo un foglio e leggo: Abbiamo valutato positivamente il suo comportamento seguito allepurazione. Siamo soddisfatti delle sue azioni, pertanto se vorr essere reintegrato con la qualifica di consigliere dovr recarsi nel suo vecchio ufficio entro ventiquattro ore dalla consegna della presente. Nel caso lei non volesse accettare le comunichiamo che verr considerato in pensione
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e avr diritto a riscuotere un appannaggio mensile pari all80% della sua ultima retribuzione. Dallufficio di segreteria, per ordine e conto del tiranno. Guarda un po che fortuna sfacciata, mhanno anche pensionato e getto nel cestino dei rifiuti busta e lettera appallottolate. Passano i giorni nella tranquillit pi totale, niente di nuovo da segnalare se non unavventura con una prestatrice di sesso munita del terzo occhio. Non avevo mai avuto nessun rapporto con donne cos modificate, dicono che il terzo occhio stimoli le facolt paranormali, sar vero? Con lei ci sto bene e s trasferita da me. Altra novit, c una nuova droga sul mercato, dicono sia antientropica, fa fare viaggi temporali, affermano sia pericolosa e ne ho avuto un pugno di granelli da un amico: ora viaggio in continuazione e pericoli non ne vedo. Suonano alla porta, di malavoglia vado ad aprire, sar la tipa col terzo occhio che tornata? S perch, me lero dimenticato ieri se n' andata sbattendo al porta dicendo che non voleva mai pi rivedermi, chiss perch, questo non lho capito. Non lei ma una ragazza bellissima con addosso solo una tunica trasparente, i suoi capelli rossi sono lunghi e luminosi. Gli occhi sono verdi, i seni piccoli e i capezzoli eretti sono colorati di blu, allombelico ha incastonata una gemma, il pelo pubico rosso e rasato con cura a forma di punte. La sto ammirando a bocca aperta e non sono ancora sceso a guardarle le gambe, sono rimasto incantato sul delta di venere, quando lei mi fa: Sveglia! Sono 23Adri! La tesi stata un successo e ho ottenuto un viaggio premio per studio e approfondimento sulla civilt del tuo tempo. Staremo insieme qualche mese, sei contento?

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OPERA OMNIA Io sono un mistero a me stesso. (Padre Pio) La citt sta per accingersi ad unaltra settimana di lavoro e per le vie del centro c gi chi in questo luned settembrino sincammina frettoloso e indaffarato. Lei mi sta aspettando fuori dal mio appartamento, gi in strada, l fin dalla prima mattina. Il campanello suona mentre non mi sono ancora alzato dal letto. Sono solo in casa, oggi ho il turno di riposo, i miei genitori ormai vicini alla pensione da poco sono usciti per recarsi al lavoro. Lascio suonare pi volte, infine mi decido e vado ad aprire. Me la trovo davanti sul pianerottolo, vestita in modo strano, i suoi abiti sono tutti un po troppo attillati e parla anche in modo strano. Penso subito che si tratti di una straniera e certamente non di qui. La osservo incuriosito mentre non sono ancora del tutto sveglio, lei sta dicendo di venire dal futuro mentre io la guardo ancor pi perplesso: per farmi tirar fuori i soldi cosa mai avr studiato questa forestiera? Sto per dirle Grazie non minteressa e chiuderla fuori ma lei insiste dicendo di venire proprio dal trentesimo secolo. Comincio a prestarle un po dattenzione. Scusa, ho capito male o mhai detto di venire dal futuro? Dal trentesimo secolo. Ne sei proprio sicura? Le chiedo sempre pi incuriosito mentre mi abbottono la camicia e finisco di rassettarmi i pantaloni, adesso penso che mi ha proprio incuriosito, no, non la butto fuori voglio proprio vedere che cosa minventa. Spiega che lei unaffermata ricercatrice universitaria e ha usato per venire da me, una macchina del tempo, che sarebbe, mi spiega puntigliosamente, un veicolo che consente di spostarsi avanti e indietro negli anni, come le nostre automobili consentono di spostarsi da un punto allaltro dello spazio. Posso immaginarlo le rispondo poco convinto, e lei insite dicendo che nel suo mondo una rinomata studiosa delle civilt passate. Una sua tesi, sulla civilt del ventiduesimo secolo, lha portata alla ribalta nellambiente accademico del suo secolo, cio del trentesimo. Una tesi sulla civilt del ventiduesimo secolo? S. Cio di quella che ci sar tra duecento anni? Pi o meno. Allora che ci fai qui? Sei fuori tempo massimo: siamo nel 1959! proprio lanno che ho scelto. Ho scoperto i tuoi scritti durante la mia permanenza in quel tempo, e con stupore ho letto che parlavi anche di me. A questo punto non so pi cosa pensare e le chiedo se non stia dando i numeri. Lei ride e cerca di convincermi (ancora!) che una vera e propria celebrit accademica
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nel suo tempo e anche se sembra una ventenne, mi garantisce che ha molti, molti anni di pi e si perde in una serie di spiegazioni che a me non spiegano proprio nulla, su ci che fanno nel suo secolo per mantenere il fisico sempre giovane. Insiste poi col raccontare che lei ha letto tutto, ma proprio tutto quello che io ho scritto, o che scriver e che ha collaborato con altri studiosi della sua universit alla pubblicazione della mia opera omnia. Aggiunge che onoratissima di potermi conoscere di persona. Sono sempre pi perplesso e quasi convinto che questa sia tutta di fuori, peggio dun balcone, ma decido di stare al gioco e la faccio sedere e mi metto anche a fare un po dordine nella stanza, perch mi sembra che anche lei si trovi un po a disagio, infatti, guarda furtivamente in qua e l. Ha uno zainetto azzurro, se lo toglie dalle spalle, lapre, ne estrae un esilissimo foglio e me lo porge. leggerissimo, sottilissimo e sembra metallico. Lo guardo con attenzione e sopra c stampato il mio nome, una foto a colori che mi rappresenta e che sembrerebbe proprio tridimensionale. Tridimensionale, a colori e non c neppure bisogno di mettermi gli occhialini! Voi vedere che c qualcosa di vero in quello che dice? Sotto la foto c nuovamente il mio nome, poi c scritto che la mia attivit di poeta e di scrittore sarebbe iniziata allinizio degli anni sessanta del ventesimo secolo e che molti studiosi mi ritengono uno dei massimi rappresentanti della letteratura italiana per la bellezza e loriginalit dei miei scritti e per la squisita lirica innovativa delle mie poesie. Lo scritto prosegue ancora dicendo che gli accademici mi considerano un vero e proprio enigma. Critici e storici non hanno mai saputo spiegarsi come un personaggio che ha trascorso la propria adolescenza e i primi anni della maggior et vivendo despedienti, abbia un giorno potuto cambiare dimprovviso il proprio stile di vita e dedicarsi anima e corpo allo studio e alla redazione di quei racconti e di quelle poesie che subito lhanno reso famoso. Nessuno mai riuscito a spiegare come mai vengo ricordato come studente di un istituto tecnico industriale, indisciplinato e privo dogni interesse, mentre i miei componimenti di pochissimo tempo dopo sono oggi trai pi letti e ristampati di tutti i tempi. Sono sempre pi perplesso e ora anche imbarazzato di fronte a ci che ho appena letto e di fronte a questa ventenne veramente intrigante, che mi assicura che ventenne non e, che con tutta probabilit uninsegnante di un'universit futura. Le restituisco il foglietto che sembra metallico, senza alcun commento. Non hai niente da dirmi? Perdona la confusione. Tua o della casa? Di entrambi. Abbozza un sorriso, sembra un po pi a suo agio. Io, insomma. E continua a parlare mentre con lo sguardo insiste nellispezionare la stanza e sbircia nelle porte aperte. Sono venuta fin qui per intervistarti. Come? Sai, nella mia epoca sei considerato il pi raffinato tra gli scrittori di racconti fantastici e anche come poeta non te la passi poi male. I tuoi intrecci costituiscono un
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modello di stile e originalit inimitato e inimitabile. Poesie? Racconti? Ma che cazz Il liceo ove ho studiato intitolato a te. Anche strade e piazze di varie parti del mondo, ti ricordano. Intere generazioni di lettori conoscono ogni tuo scritto. Averti qui davanti agli occhi per me un onore. Dal frigo prendo due bottigliette di coca le apro e una gliela metto davanti. Lei la prende, la guarda con attenzione e ne beve alla bottiglia alcune piccole sorsate, assaporandola come se non lavesse mai assaggiata prima. Riesco comunque a stento a trovare una logica in tutto quello che mi sta raccontando. Ti stavo dicendo che ho fatto una ricerca sul ventiduesimo secolo che ha avuto una forte risonanza e mi ha permesso di laurearmi a pieni voti. Dopo la laurea ho ottenuto dalluniversit un viaggio premio in quel periodo e sono stata per sei mesi con linformatore di quel tempo che mi era stato cos prezioso. Durante la mia permanenza ho avuto loccasione di approfondire la letteratura italiana e ho consultato diversi manoscritti originali di vari autori. cos che mi sono imbattuta nei tuoi scritti originali conservati in un museo di Firenze, che provenivano da un centro sulle tradizioni manoscritte dell'universit di Pavia. Devo dire che tra tutti i manoscritti che ho consultato, tu sei lunico che ha scritto le prime stesure originali su vecchie agende. Agende? S. Sfogliandole con avidit ho trovato un racconto intitolato col mio nome. Immagina la curiosit con la quale lho letto e la mia perplessit quando ho scoperto, man mano che procedevo nella lettura, che quel racconto narrava la storia della mia tesi. Da quellistante ho maturato il desiderio di leggere tutte le tue opere, di conoscerti anche di persona e ho collaborato in questi anni a tutti gli studi e approfondimenti su di te e sui tuoi lavori. Luniversit per non mi ha mai permesso di poter usare la macchina del tempo per venire a conoscerti. Anche perch luso della macchina del tempo sempre pi soggetto a misure restrittive perch lunica agenzia di viaggi che era stata autorizzata ad usarla e che aveva un punto fisso, quasi un villaggio turistico, nel medioevo, credo abbia combinato una serie di enormi casini. Insomma a me non lhanno pi fatta usare ma ho lavorato anni sui tuoi scritti e ho collaborato pure alla stesura critica della tua opera omnia. La macchina del tempo finita relegata nelle cantine delluniversit e io di straforo lho resa nuovamente operativa e sono venuta qua da te, in barba al rettore e alle sue regole. Ma posso restare, questa volta almeno, solo per poche ore. Mi sono anche permessa di portarti a far vedere alcuni studi critici che sono dedicati al tuo lavoro, soprattutto a quelle che vengano considerate le tue prime opere. Ho portato anche una copia delledizione critica dellopera omnia, quella a cui ho collaborato. Ora se non hai niente in contrario vorrei vedere la tua biblioteca. Una delle grosse lacune lamentate dalla critica e dai tuoi biografi riguarda proprio questaspetto della tua formazione. Adesso hai quasi ventanni vero? Si ritiene che la tua biblioteca giovanile sia andata persa.
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Per questo vorrei chiederti, e spero che non mi considererai troppo invadente, quali sono i tuoi autori preferiti, quali sono i testi che hai finora letto. Prima di tutto dimmi come ti chiami. 23Adri. Che buffo nome! Comunque non ho una biblioteca. Intendo semplicemente riferirmi ai tuoi libri, alle tue letture. Veramente di libri ho comprato solo Il mondo nuovo nelledizione della Medusa, poi Cos disse Zarathustra e tre o quattro romanzi dUrania. So bene del tuo passato un po hm tranquillo dal punto di vista culturale e letterario, ma avrai pure dei maestri di stile o degli autori ai quali ti sei ispirato. Anche un autodidatta come te avr subito pure delle influenze. proprio anche per questo aspetto, per chiarirlo che sono venuta a farti visita. O perch avrei scritto un racconto su 23Adri? Comunque senti, qui perdiamo tempo. Il Mondo Nuovo lho letto a dodici o tredici anni e mi piaciuto. Ai miei genitori no, e me lhanno sequestrato dicendo che era pornografico. Pornografico? S, e quelli dUrania lhanno gettati perch erano fantasia malata. Genitori illuminati i miei, e pensare che tutti e due erano insegnanti. Riguardo a Zarathustra non m proprio riuscito leggerlo, dopo le prime righe una pizza! Insomma quello chiss dov finito. Lo vuoi capire? Da ragazzo mi son letto Topolino, qualche numero del Corriere dei Piccoli, tutto Pecos Bill e Nembo Kid, e questi sono fumetti. Io di libri non ce nho e quanto a leggere, ho ben altro da fare di questi tempi! Comunque la tua visita non mi disturba, anzi devo dire che mi sto divertendo: ma non ti sarai mica sbagliata di persona? Per quel foglio iniziale parla proprio di me e c pure la mia foto. Prendo da 23Adri alcuni dei libri che mi porge e li poso sul tavolo. Ci sediamo. Leggo delle frasi in cui effettivamente si narra di cose che mi sono capitate anni addietro. Mi mostra anche delle foto, tutte in 3D e quello sono proprio io, in alcune con qualche anno di pi ma sicuramente io. Sfoglio velocemente vari testi, poi mi alzo e preparo il caff per tutti e due, mentre pure lei si alza e continua a guardarsi in giro e a frugare nel disordine della casa. Ti dispiace se curioso un po qui attorno? Sai il tempo che ho a disposizione pochissimo e comincia a scarseggiare. Comunque non capisco, ho fatto un viaggio assai complicato e rischioso per il mio lavoro solo per venirti a trovare e conoscerti. Pensavo dincontrarmi con un letterato allinizio della carriera e ero preparata a tutto, ma non a questo. Qui c qualcosa che non va. Fammi almeno vedere qualche tuo appunto, qualche bozza, qualche racconto o qualche trama che tieni nel cassetto. Non
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sai quanto il pubblico di tutto il mondo sarebbe felice di venire a conoscenza dun tuo inedito. Uno solo, dammi un tuo inedito, anche un frammento Mi dispiace, ma non ho nulla con me. In passato ho scritto solo e di malavoglia i temi che mi davano a scuola e qualche articoletto, tra laltro scopiazzato, per un giornalino parrocchiale. Ma quando hai iniziato a scrivere? questo il punto. Tho gi detto dei temi e del giornalino parrocchiale e tutto quando avevo poco pi duna decina danni. Lo vuoi capire? Io non ho mai cominciato a scrivere! Neppure un diario tengo! E di lettere non ne scrivo, solo qualche cartolina. Come lavoro faccio il magazziniere in un laboratorio di camicie e al massimo trascrivo i numeri degli ordini o gli indirizzi sugli scatoloni. Non tinteressa di conoscere quello che il mondo futuro pensa di te? Per la verit al momento non mi interessa di sapere neppure quello che i vicini pensano di me. Ho fin troppi problemi. Cerco di dirle queste cose il pi gentilmente possibile, ma lei si agita e si spazientisce, sembra avere una fretta del diavolo. Poi allimprovviso raccoglie tutto: le foto, i libri, i fogli e li rimette nello zainetto. Lascia sul tavolo solo lopera omnia, che dovrebbe esser la mia. Mi lancia un bacio con le dita e dice: Se mi riesce ci rivedremo con pi calma ed esce di corsa fuori dalla casa. Dopo un attimo di sorpresa le vado dietro ma sul pianerottolo non c pi nessuno e neppure nella tromba delle scale. Guardo dalla finestra scomparsa. Mi accendo una sigaretta, ne ho proprio bisogno. Mi siedo, prendo in mano lopera omnia e comincio a sfogliarla. Il libro di una strana consistenza al tatto, molto leggero, le pagine sono fatte di lamine sottili che sembrano metalliche come quel primo foglio che ho letto. Il volume abbastanza piccolo ma le pagine sono cos sottili che arrivo alla pagina 10.729 ove finiscono i miei scritti. A quel punto le pagine cambiano leggermente colore e inizia un ampio indice cronologico e le note sui testi, questi fogli non sono numerati e sembrano non finire mai. Se tocco una riga di una mia poesia, automaticamente il libro sapre alla pagina delle note, quando ho finito di leggere la nota se tocco nuovamente il libro esso ritorna alla pagina di partenza. Rivado allindice: i racconti sono veramente interessanti. Leggo che a un certo punto della mia vita ho iniziato anche a scrivere splendide poesie. Provo a leggerne qualcuna e devo dire che non mi sembrano poi un granch. Io sarei lautore di questi testi? Io avrei composto quei versi? Un momento se i posteri cos dicono vuol dire che cos sar. Se davvero ho scritto queste cose, vuol dire che le scriver. Qui si dice che ho vissuto a lungo, dunque il tempo non mi manca. A scrivere so fare. Qualche penna e qualche foglio bianco in casa ci sono. C anche la macchina da scrivere di mio padre che lui non lusa quasi mai. una Remington, ma non so battere a macchina: vuol dire che imparer. vero, non ho la pi pallida idea di come si scriva un racconto, una poesia poi Ma qui c lopera omnia, il gioco mi sa che fatto. Scriver anche una storia su quello che mi successo oggi. Questa storia penso che non potr copiarla
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dallopera omnia ma dovr farla proprio io, comunque prima sar bene controllare. E la pubblicher solo sul tardi, quando avr, mettiamo una sessantina danni. Tutti crederanno che sia solo frutto della mia fantasia se no storici e critici sobbalzerebbero e la palla potrebbero passarla ai filosofi. Se i miei affluenti sono opere che ho copiato, il merito non pi mio. Ma se i testi che ho copiato sono miei, il merito non pu essere altro che mio. Sto dunque per plagiare me stesso. Inizia a farmi male la testa, troppe emozioni, troppi pensieri difficili, oggi. Sar bene che ricominci il mio tran tran normale. Tra qualche giorno legger un po di roba, la trascriver con la Remington di mio padre, battendola magari con due dita e linvier a qualche editore, anzi per andare sul sicuro e non perdere tempo cercher sulle note critiche qual stato il primo editore che mha pubblicato. Poi si sa, da cosa nasce cosa. E 23Adri? Certo che buffo nome, per era niente male, se torna invece di farci un pensierino me la faccio e basta. in su con gli anni? Vuol dire che avr pi esperienza! Gliela do io la conoscenza approfondita con lAutore! E poi, cerchiamo qualche vecchia agenda, per scriverci su qualcosa.

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IL SUO NUOVO MEZZO Il suo nuovo mezzo di trasporto lo soddisfaceva proprio alla grande. Era una bolla trasparente con una piattaforma che conteneva due comodi posti, uno dei quali aveva davanti i comandi. La cupola trasparente poteva esser ritirata e lasciava il veicolo scoperto. La carrozzeria era di una materia plastica gradevole al tatto. Il modulo scorreva con un sistema antigravitazionale al di sopra del terreno e poteva anche sollevarsi di una decina di metri. Attraversava pure le acque che era una meraviglia. Una targhetta metallica incastonata sul retro della carrozzeria recitava:
MODULO 7932X7 AZULH DUR.999 a.c.

Lui aveva interpretato, forse correttamente, che si trattasse dun modulo di trasporto polivalente con quella sigla, AZULH che sicuramente era il marchio di fabbrica e liscrizione dellultima riga stava a significare la durata della sua autonomia energetica, 999 anni circa, per lappunto. Dunque era un mezzo a tecnologia avanzata, forse nucleare con unautonomia praticamente infinita. Lui laveva trovato molto tempo prima, abbandonato nel bel mezzo di un deserto assieme a molti altri. Larea doveva in passato essere proprio di parcheggio, poich sotto la sabbia si scorgeva un manto dasfalto che aveva disegnati degli stalli per la sosta. Era giunto con una grossa moto a tre ruote che funzionava a carburante liquido, sera fermato incuriosito e aveva cominciato ad interessarsi a questi veicoli. Naveva toccato uno con mano e aveva avvertito un lieve ronzio interno. Il primo sul quale aveva provato ad entrare, sera chiuso ermeticamente e la cupola aveva perso la propria trasparenza trasformandosi in una barriera metallica impenetrabile. Col secondo aveva avuto pi fortuna, era entrato e sera posto ai comandi. Tirando a s la cloche il mezzo sera mosso, dopo essersi sollevato da terra duna decina di centimetri aveva proseguito in avanti aggirando gli ostacoli che incontrava. Stringendo pi forte la cloche aumentava la velocit, rilasciandola il modulo si fermava, postandola allindietro salzava, in avanti sabbassava. Cerano vari led sul cruscotto, bastava toccarli e saccendevano le luci, sabbassava la cupola, sandava a marcia indietro. Lui rimase estasiato da quel mezzo e, dopo averne provato a lungo i comandi vi caric sopra il suo zaino e il contenuto delle sacche della moto. Abbandon la moto e prosegu con la bolla per la sua strada. Lui si spostava, si spostava sempre, un tempo a piedi o con lautostop, talvolta sui mezzi pubblici e poi in moto. Anche quella laveva trovata al limitare dun insediamento, forse era stata abbandonata, ma pi verosimilmente laveva rubata. Da quanto tempo era in viaggio? Non lo sapeva, o meglio, non lo ricordava. Se ne era andato dal suo villaggio ancora adolescente, ricordava che cera stata una battaglia e molti erano morti, o forse tutti, lui prima si era trasformato e
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aveva atteso a lungo, poi era fuggito da quei luoghi che intanto serano mutati in selva. Uscito dal bosco aveva trovato abbandonata una di quelle piattaforme volanti simili agli antichi shakeboard, un giocattolo uguale a uno che i suoi gli avevano regalato. Dopo un paio di giorni per il giocattolo sera scaricato e lui aveva dovuto arrangiarsi, comunque era scampato al pericolo anche se aveva dovuto attendere a lungo. Qualche volta nella sua errabonda esistenza sera fermato, ma poi era dovuto sempre ripartire, forse questo era il suo scopo, o forse questo era dovuto a quel trauma iniziale della distruzione del villaggio della sua infanzia. I posti che visitava erano sempre diversi e mai era tornato nel solito luogo. Ricordava citt avvelenate dalle loro fabbriche con strade intasate da veicoli maleodoranti, ricordava immense distese di prati con mandrie di bufali e greggi di pecore, ma la maggior parte dei luoghi era formato da deserti assolati, inariditi dalla calura e attraversati da cespugli rotolanti. Ricordava un immenso opificio abbandonato da ere e abitato da pericolosi mutanti, ricordava citt viventi che chiudevano ogni passaggio al suo apparire. Aveva imparato ad evitare le citt e anche le fabbriche, cos tra le campagne cercava le fattorie e in queste trovava riparo e ristoro. Soffriva per lavori dogni tipo, riparava le macchine, lavorava nei campi. Spesso rifletteva sulla sua sorte, non ricordava il nome del villaggio dal quale era stato costretto a fuggire e neppure dove esso si fosse trovato e sapeva di non avere alcun nome: questi due fatti gli avevano procurato non pochi problemi nel passato. Cos sera dato un nome, Lambert laveva visto scritto su un vecchio cartello pubblicitario abbattuto dai venti e cominci a dire a tutti di provenire da una fattoria vicino a Londra che si chiamava Victoria. La fattoria anni addietro laveva vista distrutta coi propri occhi. Con lidentit che sera dato tutto si fece pi semplice e inoltre aveva acquisito molti trucchi per continuare il suo viaggio. Aveva, infatti, imparato a sfruttare delle caratteristiche particolari che i suoi simili non possedevano o che non erano capaci dusare. Ma gli altri erano poi davvero suoi simili? Se pensava forte qualcosa gli altri lo comprendevano, se pensava un ordine, questo veniva eseguito, non sempre, ma quasi. Se non voleva esser visto, nessuno notava il suo passaggio. Dove susava ancora la moneta, lui faceva latto di pagare e questo soddisfaceva il commerciante o il commesso che pure delle volte gli dava il resto. Quando voleva esser ospitato, bastava lo desiderasse e subito veniva accolto come un amico o uno di famiglia. Nel suo peregrinare aveva incontrato innumerevoli linguaggi, gli bastava star un po ad ascoltare e poi comprendeva perfettamente ogni idioma. Erano cos tante le sue avventure e i luoghi visitati che pi volte aveva avuto il dubbio di trovarsi su qualche altro pianeta. Cos ebbe il sospetto che il suo vagabondare non si limitasse ad una sola Terra; sera, infatti, imbattuto in territori troppo alieni per esser compresi in un unico pianeta. Un cielo con due lune, un sole morente con lande desolate che sembravano estendersi allinfinito o una luna enorme che dava lidea che stesse per precipitare. Anche quellenorme fabbrica abbandonata doveva trovarsi in un mondo altro. Si era ritrovato anche in una strana contrada i cui abitanti avevano degli inquietanti occhi bianchi piatti, come se portassero delle lenti,
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qui era stato ben accolto, ma poich avvertiva un pericolo latente, se nera velocemente andato. Sera anche ritrovato a camminare per lungo tempo lungo una spiaggia che sembrava proprio non avesse mai fine: lungo questa spiaggia aveva trovato altri viaggiatori, che i rari abitanti di quel posto chiamavano caminantes. Adesso stava attraversando un paesaggio duna bellezza inaudita, una strada sterrata si snodava tra colli coltivati a vite e ulivi. Dopo una serie di curve scorse in lontananza una grande fattoria in mattoni rossi composta di pi edifici. Non tagli per le coltivazioni ma prosegu lungo la strada sicuro che questa avrebbe portato al casolare pi grande. Giunse, infatti, in un ampio piazzale in terra battuta ove erano parcheggiate numerose macchine agricole, cerano anche dei moduli simili al suo ma muniti di ruote. Una fontana al lato della piazza inviava il suo zampillo dacqua ad una vasca di pietra. Savvicin alla vasca, bevve unacqua cristallina, si ripul accuratamente dalla polvere del viaggio, poi dal modulo estrasse un paio di jeans, una T-shirt bianca, un paio di scarpe da ginnastica. Con calma si cambi e savvi a piedi verso il casolare al fianco del quale sorgevano serre, stalle, silos Gir davanti al portone dingresso e batt alcuni colpi con le nocche della sua mano. Dopo alcuni minuti la porta sapr. Un robot domestico lo stava osservando con aria interrogativa. Cerco ospitalit anche in cambio di lavoro, lui disse in italiano, dato gli sembrava proprio dessere in Italia, forse in Toscana, almeno il paesaggio gli sembrava proprio quello. Il robot fece lampeggiare i suoi occhi e inizi a parlargli in un linguaggio sconosciuto. Puoi ripetere pi lentamente, prego? disse lui e il robot prosegu con la sua strana parlata. Dopo soli alcuni minuti cominci a comprendere ci che gli stava dicendo: non mi sembri del tutto umano, anche se avverto amicizia. Ti classifico come tipo socievole, anche se con molte funzioni. Non sei neppure un robot. Sei un cyborg, un impiantato, un avatar o un simulacro? Non ho in file le tue configurazioni. Penso dessere umano, forse con qualcosa in pi o di diverso, non so caro Z-932 (aveva letto la targhetta) mi chiamo Lambert e sono nato in una fattoria nei pressi di Londra che ha nome Victoria. Non chiedermi gli anni perch ne ho perso il conto. Rilevo l87% di falsit nei dati che mi hai fornito e forse qualcosa di pi. Ma i miei sensori ti definiscono affidabile, umano, mutante o cyborg che tu sia. Per questo ti faremo entrare e penso che potrai trovare qui ospitalit, almeno per un po. Se poi sai trattare i cavalli, qui il lavoro non manca. Seguimi, ti accompagno alla tua stanza. Forse sarebbe meglio che tu avvertissi i proprietari della mia presenza. Sono al corrente di quanto sta accadendo, sono sempre in contatto simstim con loro. E chi sono questi proprietari? Puoi dirmelo? C ununica proprietaria, la Signorina. La Signorina? Puoi dirmi di pi di lei? La incontrerai a cena, adesso seguimi. Ok! E per inciso, so trattare i cavalli.
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Considerati allora assunto. Si avviarono entro la sala, raggiunsero le scale, il robot si ferm danti ad una porta e lapr. Lui entr, il robot prima di andarsene gli chiese se voleva che fossero portati i bagagli che aveva lasciato sul modulo. Lui disse di s. Si guard attorno, la stanza era accogliente, muri bianchi con stampe appese, pavimento in cotto, due poltrone, un armadio, uno specchio, un letto abbastanza grande quasi a due piazze. Si tolse le scarpe e si sdrai sul letto, chiuse gli occhi e modul il respiro con le tecniche di rilassamento che ben conosceva. Pens al suo interminabile viaggio, alle molteplici avventure. Alla mente saffacciarono le mille domande che non avevano mai avuto risposte. Chi era lui? Da dove proveniva? Perch sentiva sempre il desiderio di muoversi? Ritorn a molto tempo addietro, al suo villaggio che laveva visto crescere ma questo villaggio non era abitato da soli umani. Cerano anche altri come lui, che potevano variare di forma, erano questi molto giovani e in pubblico assumevano le sembianze di ragazzi, ma quando erano da soli Poi successe qualcosa, un massacro: lui prima si trasform in un albero, poi riprese sembianze umane, ma dopo molto tempo, quando tutto era stato cancellato e il villaggio era divenuto una foresta, da albero si trasform in un adulto e dopo un lungo vagabondaggio si ritrov in una citt densamente abitata, ove centinaia di migliaia di persone abitavano e conducevano la loro esistenza in questa citt tecnologicamente arretrata. Usavano animali ma anche antichi mezzi maleodoranti per spostarsi e per farsi aiutare nei loro lavori, la vita scorreva semplice e felice, ma tutto era irrimediabilmente inquinato. Trascorse molto tempo in questo posto e fu l che decise dassumere una forma totalmente umana, solo pi tardi comprese le differenze dei due sessi e perfezion la sua identit maschile. Dovette passare ancora molto tempo prima che provasse attrazione per laltro sesso. In questo luogo lui saccas con una femmina, non aveva ancora assunto il nome di Lambert, l lo chiamavano semplicemente Straniero. Ma il suo vagare non era iniziato in questa citt che aveva il nome di Ur, ma molto prima, comunque i suoi ricordi non riuscivano a spostarsi pi indietro del villaggio che laveva visto bambino: aveva visioni, ma tutte contraddittorie o palesemente false. Aveva assunto e perfezionato le sembianze umane, avrebbe potuto radicalmente mutare la sua forma come un tempo sapeva di poter fare? Non ne era sicuro, si sentiva totalmente stabile e il pi lieve mutamento lo spaventava solo allidea. Immerso in questi pensieri il sonno lo raggiunse. Signor Lambert, tra dieci minuti la cena sar in tavola, se vuol prepararsi per scendere, il suo abito sulla poltrona. Grazie. Si risvegli e si guard attorno, non cera pi nessuno nella stanza. Il robot doveva essersene subito uscito. I suoi bagagli erano in un angolo e su una poltrona era poggiata una veste di color blu e un paio di sandali di pelle. I pantaloni e la casacca blu non avevano laria di una tuta, ma sembravano pi un abito da cerimonia, la stoffa poi al tatto pareva seta. Una porticina, che prima non aveva notato, era socchiusa e dava in un piccolo bagno. Si tolse gli abiti, cerc tra la sua roba
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loccorrente per radersi, si rec in bagno, fece una doccia prese poi in mano la serica veste blu e la indoss, calz poi i sandali, si guard allo specchio, scese verso il piano terra ove pensava si trovasse la sala da pranzo. La trov subito, cera un lungo tavolo apparecchiato coi due posti ai lati pi lontani del tavolo stesso. Il robot gli indic ove sedersi, giunse poco dopo una giovane dai lunghi capelli rossi abbigliata con una lunga tunica bianca. E cos saresti Lambert di Victoria, vicino a Londra! S. E so come trattare i cavalli. Vedremo come te la caverai. Tu sei la Signorina, hai un nome? Un tempo ero chiamata in molti modi, ma ora sono la Signorina per tutti, e anche per te dovr bastare. Chi manda avanti la fattoria? Zeta. Il robot multifunzione che ho conosciuto? lui che provvede a tutto. Da solo? Mi sembra impossibile, ho visto serre, silos, stazzi con gli animali, campagna coltivata Ci sono i contadini, ovvio. Zeta quello che tu a Victoria avresti chiamato un fattore. I contadini cosa sono? Umani? In parte, appartengono alla razza dei lemuri, un tempo erano i signori, quasi degli dei. Abitavano in quella che veniva chiamata la Citt Eterna, ma poi col tempo sono divenuti apatici, sono lenti e non parlano. Ma comprendono tutto quello che a loro si dice e compiono le funzioni che gli vengono assegnate con molta calma, ma in modo perfetto. Sar curioso di conoscerli. Zeta intanto aveva portato alcuni vassoi dargento con fette darrosto di vari animali. Cerano anche delle verdure fritte e condite. Il cibo era accompagnato da alcune caraffe contenenti un liquido ambrato, dal leggero sapore fruttato, molto dissetante, ma anche leggermente alcolico, savvide Lambert dopo averne bevuto un paio di bicchieri. Dopo gli arrosti e i contorni Zeta port un vassoio pieno di frutta e, dopo quello due piccole tazze di un liquido nero profumato. Lambert lassaggi, non era t e neppure caff, ma possedeva un sapore estremamente gradevole. Durante il pasto, lei aveva voluto sapere come si svolgeva la vita a Victoria e lui descrisse tutto ci che sera immaginato di quel luogo quando doveva essere abitato. Durante la conversazione lei si sofferm sui luoghi che si trovavano attorno alla fattoria. A tre giorni di cavallo cera ci che rimaneva della Citt Eterna, le rovine erano racchiuse in una valle circondata da alte vette. A una settimana di cavallo dalla Citt sorgeva una lamaseria abitata da un centinaio di bonzi. Oltre, lei non era mai andata, ma si diceva che se si seguiva una pista tracciata e delimitata da petroglifi, dopo un mese di
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viaggio a cavallo si raggiungeva il mare, ove cera un villaggio di pescatori. Se sattraversava il mare in breve si giungeva a unisola ove sorgeva un palazzo che conteneva unimmensa biblioteca nella quale erano raccolte tutte le opere e le memorie dellumanit. Lambert non disse nulla al riguardo, ma si ripropose che avrebbe verificato di persona queste storie, ma a suo tempo. Adesso aveva bisogno di riposo e la permanenza nella fattoria sarebbe stata lunga. Sempre che lui ci si trovasse bene. Avrebbe intanto ripreso i suoi viaggi anche durante la sua permanenza qui. Aveva un modulo che andava assai pi veloce dei cavalli. Alla fine del pranzo la Signorina lo conged dicendogli che al mattino avrebbe iniziato il suo lavoro daccudire i cavalli. Zeta lo accompagn nella sua stanza augurandogli la buona notte. Not un piccolo libro posato sul letto, lo prese in mano, lo sfogli. Le pagine avevano la consistenza di sottili lamine metalliche, si sofferm sulla copertina, cera disegnato un pentacolo azzurro, limmagine era tridimensionale e in movimento: il pentacolo lentamente ruotava in senso orario. Sotto limmagine, il titolo e lautore: LAleph di Jorge Luis Borges. Sul retro leditore AZULH, poi pi sotto in piccolo 131a edizione, mancava la data e il luogo di stampa. Si sedette sul letto e lesse lintroduzione: Un pensiero insieme lucido e appassionato guida questi racconti, nei quali uninvenzione ardente e temeraria tocca, con esito spesso drammatico o patetico, temi universali: il tempo, leternit, la morte, la personalit e il suo sdoppiamento, la pazzia, il dolore, il destino. Temi universali uniti al sentimento dellunicit irripetibile dellesperienza individuale, in uno scrittore che si presenta innanzi tutto, sotto laspetto delleleganza. Si accorse che la scrittura era quella normale che lui aveva trovato in quasi tutti i suoi vagabondaggi e che la lingua era quella in uso correntemente nel continente europeo, una mescolanza dinglese e radici latine. Scorse poi lindice dei racconti, sfogli di nuovo le pagine dal tatto metallico, lesse una pagina aperta a caso e infine ripos il libro. Si spogli e si sdrai mentre le luci della stanza al solo suo desiderio saffievolirono fino a spegnersi del tutto. Luomo che si faceva chiamare Lambert si risvegli di primo mattino, si rimise i suoi vestiti e scese al piano terra. Zeta lattendeva e una abbondante colazione lo aspettava sul tavolo. Gli fu poi indicato il recinto dei cavalli. Lo raggiunse e quattro lemuri lo stavano aspettando. Cerc di parlare con loro, ma come gli era stato detto questi se ne rimasero muti anche se rimasero ad osservarlo. Anche lui cercava di capirli meglio mentre lo accompagnarono ai box che erano occupati dai cavalli. I lemuri gli ricordavano alcuni indio che aveva conosciuto nei villaggi andini: bassi, con corti capelli neri, occhi neri anchessi. Cera una ventina di cavalli nei loro stalli e cinque se ne stavano liberi nei prati circostanti. Lambert non seppe identificare a quale razza appartenessero, sicuramente a nessuna di quelle che lui conosceva: erano troppo alti e il loro manto troppo lucente. Pi lontano nel pascolo scorse un pegaso che stava dispiegando al sole le sue enormi ali. Rimase a bocca aperta a guardarlo, aveva sentito molto tempo addietro parlare degli esperimenti dingegneria genetica compiuti dagli antichi che avevano ricreato questa razza, ma non ne aveva mai visti.
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Sapeva anche che cerano in giro animali mitologici e chimere. Rimase a lungo ad osservare il pegaso che continuava a distendere una alla volta le sue ali al sole, quasi volesse sgranchirsi e preparare i suoi muscoli ad un imminente volo. Era la prima volta che vedeva un animale s bello e nobile che pareva uscito dalla pi antiche fiabe. Gli fu sufficiente la prima mattina di lavoro per comprendere come la sua presenza fosse del tutto inutile: i lemuri malgrado la loro lentezza e la loro apparente indolenza, sapevano benissimo come trattare i cavalli. Al pomeriggio si fece sellare un cavallo bianco e gir attorno alla fattoria che risult essere molto pi vasta di come lui se lera immaginata. I giorni passarono velocemente, per non apparire del tutto inutile collaborava talvolta al lavoro dei lemuri, ma pi spesso cavalcava nei dintorni. Un giorno si spinse fino a scorgere la possente cinta della Citt Eterna. La sera rientrava in villa e Zeta era sempre ad attenderlo, come se conoscesse il momento esatto del suo rientro, la Signorina invece non si fece mai incontrare. Lambert cenava e poi giocava un po con Zeta, a carte, a dama, a scacchi, ma la cosa non era divertente perch Zeta lo lasciava quasi sempre vincere. Barava a suo favore in maniera troppo sfacciata. Una TRI-TV era in una sala, ma dai canali solo raramente usciva qualcosa e, quasi sempre si trattava di notiziari che parlavano di cose lontane e non interessanti per Lambert. Intanto altri libri erano stati portati nella sua camera. Cera anche un lettore che ad ogni tocco mostrava la riproduzione di unopera darte: quadri, grafiche di vari autori, alcune delle quali fu in grado di riconoscere, altre no. Le immagini mutavano sempre per non ripetersi mai. Zeta non era un buon conversatore e le sue risposte erano brevi e laconiche. Talvolta sosteneva di non conoscere le risposte o pi probabilmente non voleva fornirle. Sempre si rifiut di dire ove fosse la Signorina o quando si sarebbe rivista. I pegasi erano due, una coppia, ma non appartenevano alla fattoria: avevano un nido sulle vicine colline e venivano per star assieme ai cavalli. Lambert, malgrado i molteplici tentativi, non riusc mai ad avvicinarli. Un giorno chiese a Zeta se poteva assentarsi dal lavoro per qualche giorno: voleva visitare la Citt Eterna. Zeta gli rispose che poteva farlo, Lambert allora un po per celia questa ferraglia non si muove mai dalla Villa - gli chiese se avesse voluto accompagnarlo. Rispose che ne sarebbe astato onorato, al che Lambert gli disse: Domattina allora di buon ora partiremo, fatti trovare sul mio modulo e carica provviste per una settimana. Al mattino trov la colazione sul tavolo e di Zeta non cera traccia in casa; allora si diresse al modulo sicuro di trovarlo l, ma con sua grande sorpresa accanto al posto di guida era seduta la Signorina, bellissima con un top trasparente e minipant in pelle che non lasciavano spazio allimmaginazione. Calzava degli stivali alti fino al ginocchio che sembravano di pelle di serpente. Lui rimase in silenzio a fissarla, mezzo fuori e mezzo dentro il modulo. Poi gli torn la voce. Mi aspettavo di trovarci Zeta. Lo preferivi? No, certamente!
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Dal cambio allora ci hai guadagnato. S, preferisco un umano. unaffinit istintiva, no? Certo. Stai dicendo stronzate: tu non sei umano e non lo sono neppure io. I lemuri di umano hanno poco e gli animali sono animali. Nella fattoria chi savvicina di pi alluomo Zeta che fu costruito a sua immagine e somiglianza e, i due pegasi che hanno un patrimonio genetico in parte umano. Sei rimasto senza parole? Dai partiamo con questa tua bolla. Non sono mai entrata nella Citt Eterna, ma con te mi sa che scoveremo un passaggio. Lambert avvi il modulo e si diresse verso la Citt Eterna, in silenzio stava riflettendo su ci che la Signorina gli aveva detto. Che lui non fosse del tutto umano laveva sempre saputo, forse era un mutante, ma lei sembrava una donna al cento per cento; se per questo anche lui ormai si sentiva un uomo al cento per cento e per lei provava unattrazione sessuale molto forte. Tra laltro lei doveva possedere molte delle risposte alle sue domande. E poi lui aveva preso labitudine a trattare gli altri con un nome; se nera scelto uno anche per s, no? Allora, visto che staremo assieme per un po e, la cosa tra laltro mi fa molto piacere, guardiamo di darti un nome decente: Signorina non va proprio bene! Da lungo tempo tutti mi chiamano cos. Non un nome, una condizione: una volta si chiamavano cos le ragazze da marito. Non ho mai sentito la necessit di cambiarlo. -Guarda, qui ho LAleph, il primo libro che tu o Zeta mavete lasciato. Io, forse Ok, osserva, adesso lo prendo, lo sfoglio e il primo nome femminile che trovo sar anche il tuo. Metti la guida automatica o finiremo fuori strada. Perch, chiami strada questo viottolo pieno di sassi e cespugli? Un tempo lo era. Non so mettere in automatico, ti va bene cos? O vuoi guidare tu? No, dammi il libro, lo sfoglio io, il primo nome femminile che leggo, sar il mio: contento? Mi sembra giusto. Pass LAleph alla donna e lei si mise con impegno a sfogliarlo. Trascorsero vari minuti poi infine trov un nome femminile. Emma Zurz, ecco un nome di donna. Ci ho messo tanto perch nelle prime pagine sono citati solo maschi. Emma allora. Dora in avanti tu ti chiamerai Emma: un nome antico e anche decente.
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Decente? Senti, lhai letto il primo racconto di questo libro? S, c la citt degli Immortali e gli Immortali ricordano i nostri lemuri. Per sorge su un altopiano, mentre la nostra citt e nel bel mezzo duna valle. Comunque le somiglianze sono molte: per questo mhai procurato questo libro? Lei non rispose e rimase muta ad osservare il panorama che scorreva attorno al modulo. Giunsero alla Citt Eterna e girarono attorno alle possenti mura. Anche se si vedevano in parte diroccate, non trovarono alcuna apertura e nessun appiglio. Superarle in volo era impossibile, il modulo non si spingeva cos in alto. Si fermarono in un prato davanti a lisce pareti di roccia, anche nel punto pi basso delle mura la bolla era giunta solo fino alla met dellaltezza necessaria per scavalcarle. Alzarono una tenda e scaricarono le provviste che serano portati dietro. Si distesero al sole e colei che era stata or ora chiamata Emma si tolse i suoi pochi abiti e giacque accanto a lui. Come sai che non siamo umani? Lo so e basta. La conversazione fu breve e qui termin perch assieme intrapresero lantico rito dellamplesso finch il sonno non li colse entrambi. Si risvegliarono davanti alle mura, ma grande fu la loro sorpresa quando si resero conto che si trovavano allinterno della Citt. Davanti a loro stretti viali, torri, ponti e abitazioni, e poi ancora torri e abitazioni di fogge strane che ricordavano le citt murate medioevali. Le ricordavano soltanto, perch avevano un che dalieno. Tutto era abbandonato, tutto era diroccato, ma non in modo grave. Attraversarono vari passaggi e anche tunnel che foravano le costruzioni, ma non cera alcun ingresso visibile per accedere allinterno di esse. Giunsero ad una piazza, forse nel centro della citt, ad un lato di essa vi era una grande cupola metallica che per lasciava intravedere cosa vi fosse allinterno: incomprensibili scatole metalliche rettangolari di varie dimensioni che sembrano accatastate casualmente. Lambert accost una mano sulla superficie della cupola e avvert la sensazione che essa possedesse una forte carica magnetica. I peli della sua pelle si drizzarono. Anche lei incuriosita appoggi le sue mani. Savvertiva un lontano ronzio che proveniva dallinterno e sembrava scendere nelle pi profonde fondamenta della Citt. Adesso erano certi che la Citt li stesse osservando, con interesse, ma al momento senza reazioni. Sempre a lato della piazza cera una piccola fonte che zampillava. Savvicinarono e assaggiarono lacqua che ne sortiva: aveva un leggero sapore fruttato come quello delle bevande della fattoria. Per precauzione lassaggiarono appena, ma quel piccolo sorso tolse ad entrambi istantaneamente sia la sete sia la fame. Si sedettero su gli scalini di pietra della fonte e rimasero incerti se proseguire lesplorazione. Come sarebbero usciti? Forse ad un loro risveglio si sarebbero ritrovati allesterno, o forse no, la Citt li avrebbe trattenuti. Emma non si sentiva in contatto col suo robot, come abitualmente lo era, cerc allora con una piccola trasmittente di comunicare con Zeta, ma non ebbe alcuna risposta. Attesero e giunse la notte portando costellazioni diverse da quelle abituali. Entrambi pensarono
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desser stati spostati o nel tempo o nello spazio. La temperatura era rimasta gradevole come se la Citt proteggesse se stessa dai rigori della notte. Al mattino, dopo un breve sonno, si ritrovarono nella piazza, non allesterno come avevano sperato. Emma riprov a chiamare Zeta, ma non ebbe alcuna risposta. Bevvero alla fonte e ripresero lesplorazione della Citt alla ricerca dun passaggio verso lesterno o di qualche accesso che li portasse allinterno degli edifici. Giunsero ad una torre di pietra molto grande e alta, di pianta quadrata; nel mezzo di uno dei lati cera un incavo che ricordava una porta rettangolare, ma anche questa era composta della solita pietra dellintera costruzione. Davanti allimmagine in granito della porta cera sul selciato uno spazio quadrato di circa un metro per lato rialzato duna decina di centimetri. Entrambi salirono su questo e allimprovviso con una velocit incredibile si trovarono catapultati sulla sommit della torre. La velocit era stata molto elevata ma loro non avevano minimamente risentito dellaumento di gravit. Cera un terrazzo molto ampio con alberi dagli strani frutti. Una piccola fontana zampillava. Lo spazio a disposizione sulla sommit della torre aveva dellincredibile, sembrava almeno dieci volte pi grande di come apparivano i basamenti. Era un giardino a tutti gli effetti, il panorama che si scorgeva dal bastione era superbo. Un parapetto alto circa un metro delimitava il giardino dal vuoto. Insetti alati e grandi farfalle multicolori andavano incessantemente da fiore a fiore, da cespuglio a cespuglio. Dopo aver ammirato le bellezze del grande giardino pensile si avvidero che la piattaforma che li aveva trasportali lass era tornata a terra. Erano forse in gabbia? Era questa la prigione che la Citt aveva loro riservato? Inutilmente Emma insist col trasmettitore, da quellaltezza avrebbe dovuto funzionare benissimo, ma questo non successe. Il panorama comunque era quello giusto, solo la notte le stelle erano aliene. I giorni passarono e loro si sentirono i novelli Adamo ed Eva nel giardino dellEden. Facevano lamore tutti i giorni, ma non per questo ne furono scacciati. Un albero aveva frutti allapparenza e al gusto di mele, li mangiarono sorridendo chiedendosi dove fosse finito il serpente. Erano in trappola, per Zeta prima o poi sarebbe venuto a cercarli, ma quanto tempo sarebbe occorso ai suoi circuiti per provare la sensazione simulata della preoccupazione? Non lo sapevano, non lo potevano sapere. I giorni trascorsero lenti e loro ne persero il conto o forse avevano perso linteresse a contarli. In mancanza di meglio potevano soddisfare ogni esigenza di coppia, la fonte li ristorava, un piccolo laghetto li rinfrescava, i prati erano soffici, le notti clementi, i frutti tutti commestibili Un mattino allimprovviso si ritrovarono due pegasi che brucavano lerba a pochi metri da loro. Ce ne possiamo andare! esclam Emma, lei conosceva e sapeva come trattare questi superbi animali. Lambert per la prima volta riusc a vederne uno da vicino e a toccarlo, alla fattoria mai avevano permesso che lui savvicinasse. Era enorme, grande pi del doppio dei cavalli e le sue ali erano coperte da gigantesche piume dello stesso colore del manto: i pegasi obbedivano a Emma e lei gli dette tutte le indicazioni su come cavalcarli e come si dovesse afferrare per non cadere. Salirono
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sul parapetto che cingeva il giardino pensile e da questo saltarono in groppa agli animali volanti. I pegasi non appena loro furono ben saldi, si gettarono gi dalla torre e spiegando le loro smisurate ali scesero in cerchio attorno alledificio che alla loro partenza sembr risvegliarsi e vibrare: udirono poi schiocchi e sibili mentre sallontanavano. Lambert chiuse gli occhi mentre gli animali scendevano in cerchi concentrici e quando li riapr i pegasi erano atterrati accanto al loro modulo, fuori delle mura. Saltarono sullerba mentre la citt si stava ridestando. I pegasi salzarono nuovamente in volo e sallontanarono veloci con pochi colpi dala, in un attimo erano solo due puntini nellazzurro cielo. Anche loro saffrettarono a ripartire lasciando l tenda e provviste poich anche le mura adesso stavano vibrando e alcuni massi stavano precipitando: la citt non aveva gradito la loro fuga. Mentre stavano allontanandosi due nubi nere saddensarono sopra la Citt e fulmini iniziarono a baluginare. Un forte temporale si scagli contro di loro, con violenti colpi di vento e mulinelli ma il modulo prosegu come niente fosse lungo la strada del loro ritorno. Al rientro nella fattoria trovarono Zeta che li stava aspettando, aveva preparato unabbondante colazione per due. La gita stata di vostro gradimento? Zeta vuoi prenderci in giro? Il volo coi pegasi stato tranquillo? Allora sei stato tu a mandarli? Certo. Sono il robot di casa. Devo accudire ai suoi abitanti. Non ti chiediamo come hai fatto a capire che ci occorreva aiuto. Per potevi mandarli prima, no? Volevate una settimana di vacanza. Vi ho lasciato solo qualche giorno in pi. C qualcosa che non va, Signorina? Non mi chiamo pi Signorina, da questo momento mi chiamo Emma. Sempre come desidera Signor pardon! Emma! Un attimo devo cambiare il nome in tutte le memorie fatto! Ho comunque, se vinteressa, elaborato tutte le varie probabilit dopo aver perso ogni contatto con voi. E al novantanove virgola qualcosa per cento voi dovevate esser bloccati in Citt. Al settantotto virgola qualcosa per cento voi eravate sulla grande torre. La Citt intrappola tutti gli intrusi proprio l e normalmente li rilascia dopo un paio danni. Allora tu conosci la Citt Eterna. Ci se mai stato? La risposta s a tutte e due le domande. Perch non ci hai detto nulla? Non mi avete chiesto nulla in merito. Va bene. Ma perch la Citt stata abbandonata? Non sono autorizzato a rispondere a questa domanda. E se ti chiedessi di rispondere lo stesso? A questo punto Zeta sembr modificare i propri lineamenti, saccesero dei led sul suo corpo e assunse unaria minacciosa. Con una voce ben diversa e impersonale non
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molto amichevole aggiunse: Area riservata. Scandire codice daccesso, prego. Lambert fece un tentativo e lesse la sigla sulla sua targhetta: Zeta 932. Codice errato risuon ancora pi minaccioso avete un altro ultimo tentativo per indicare il codice esatto. Intervenne Emma e considerando che Zeta era sempre pi sinistro disse: Richiesta annullata, richiesta annullata. Le luci di Zeta si spensero allistante e svan subito laspetto minaccioso. Con la solita voce amichevole chiese se ci che aveva preparato fosse di loro gradimento. Pi tardi Lambert si rec nellarea riservata allallevamento dei cavalli: tutto era in perfetto ordine e tutto filava liscio. Quei peones che venivano chiamati lemuri e che forse erano i discendenti degli antichi immortali, signori della Citt Eterna, sapevano alla perfezione il fatto loro a dimostrazione che la presenza di Lambert era solo un optional. Fuori dei box un pegaso trotterellava indisturbato. Lambert savvicin e lanimale lo lasci fare. Lo carezz sul muso e lui sembr gradire. Adesso i pegasi si lasciavano avvicinare da lui, ne fu contento. Ragazzi sono tornato! disse ai peones che indifferenti lo stavano osservando e uno di loro mostr appena un cenno del capo. Era la prima volta che rivelavano di notarlo. Cos si mise a lavorare con loro nel trasporto di alcune balle di fieno. La sera divise il cibo coi lavoranti nel capannone che abitualmente loro usavano come mensa. Alcuni lemuri portarono i vassoi col cibo. La met di questi erano femmine e avevano lo stesso aspetto dei lavoranti: basse, brutte, con neri capelli tagliati corti. Le femmine si distinguevano solo perch portavano ampie sottane dato che anche le tette erano ben poco apparenti. In un angolo della sala cera un piccolo pianoforte e malgrado fosse lucido come nuovo, Lambert ebbe il presentimento che non funzionasse e che non fosse mai stato usato almeno nelle ultime centinaia danni. La cena si svolse nel pi assoluto silenzio, anche nel cibarsi sembrava proprio che evitassero di emettere qualsiasi rumore. Finito che ebbe, saccese una sigaretta tolta da un pacchetto regalo di Zeta, e savvicin al piano. Lapr e inizi a provarlo: alcune note erano sballate e alcuni tasti non funzionavano proprio. Decise che lavrebbe fatto sistemare dal robot e malgrado il cattivo funzionamento inton alcune canzoni mentre i lemuri lo stavano osservando. Le sue dita si mossero su e gi per i tasti almeno per unora. Spesso scuoteva la testa per la nota dal suono sbagliato e per i vari tasti muti ma riusc ugualmente a proporre vari pezzi del repertorio dei Beatles che conosceva pi o meno a memoria. Quando smise, nessuno fece alcun cenno, ma lui intu che la sua musica era piaciuta. Scusatemi per le stonature e per le note mancanti. Ma domani lo far sistemare e ne tirer fuori qualcosa di meglio. Si alz, nessuno applaud, ma lattenzione era concentrata su di lui. Fece un inchino leggero e mentre usciva dal capannone decise che avrebbe anche chiesto a Zeta di procurargli degli spartiti, avrebbe cos potuto suonare per i lavoranti un po meglio. Torn alla villa, cerc Emma ma non riusc a trovarla, chiese allora di lei a Zeta che
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gli rispose che lei era presente in villa solo quando lo desiderava. Saccontent della risposta sibillina e si rec nella sua stanza; aspett Emma quella notte, ma lei non venne. Nei giorni successivi Lambert chiese a Zeta se fosse in grado di sistemare il piano e di procurargli degli spartiti, la musica classica sarebbe andata bene, ma se fosse riuscito a trovare qualcosa dei Beatles Zeta lo assicur che avrebbe sistemato lo strumento e che avrebbe fatto cercare gli spartiti richiesi e molto probabilmente lui glieli avrebbe portati tra quattro o cinque giorni. Lambert fu sicuro che il robot avrebbe provveduto al meglio, e quando gli spartiti fossero arrivati si riserv di chiedergli come aveva fatto ad ottenerli. Ma qualcosa lui gi sospettava: cera un hangar, tra quelli pi distanti dalla fattoria, dal quale in continuazione uscivano piattaforme cariche di merci e anche i prodotti che loro producevano se ne andavano da quella via. Un giorno a cavallo si rec alla porta di quellhangar e quando entr uno strano marchingegno lo colp. Cera un arco che sembrava fatto di luci: le merci in quel momento stavano entrando sotto larco e dallaltra parte di questo non usciva proprio niente: un trasmettitore di materia, questo doveva essere. Nellhangar cerano solo i soliti peones e chiedere a loro sarebbe stato solo fiato sprecato. Cos dopo aver osservato per un po, se ne torn alla villa, trov Zeta e a lui chiese notizie dellarco. Gli conferm che trasmetteva e riceveva in altre postazioni, ma dove e come questo era sempre stato un compito dei lemuri. Anche Emma lusava per i suoi spostamenti personali, quali che fossero lui non lo sapeva. Lambert per insistette e cos venne a sapere che lei passava la maggior parte del suo tempo nella sua citt, a Lud. Dove fosse Zeta non lo sapeva, ma disse che si trovava in un altro altroquando. Lambert lo ringrazi per esser stato prodigo dinformazioni, almeno questa volta, e per non avergli detto non in memoria o codice daccesso, prego. I led di Zeta lampeggiarono accennando un sorriso. Lambert se ne stava gi andando quando il robot gli disse: Ma non ti interessano pi gli spartiti? Certo che minteressano! Allora in camera tua c un pacco, per te. Grazie Zeta, quando non pretendi i codici sei un angelo! Un angelo? Lascia perdere. Lambert si rec subito nella sua stanza e sul letto cera un pacco di spartiti, tutti per piano: lesse uno ad uno i titoli: Piano Jazz di Nino de Rose, 12 suonate di Clementi, Michelle dei Beatles, Strawberry Field Forever dei Beatles, 23 pezzi facili di G.S.Bach, Nocturnes di Chopin, Marcia turca di Beethoven, Hay Jude dei Beatles, Lady Madonna dei Beatles, Danza ungherese n6 di Brahms, Berceuse di Chopin, Canto senza parole di Ciaikowski, Magical mystery tours dei Beatles, Help dei Beatles, Doctor Robert dei Beatles, Yellow submarine dei Beatles, Lucia di Lammemour di Donizetti, Carnevale di Venezia di ignoto, Lusignolo di Liszt, Revolution dei Beatles, Yesterday dei Beatles, Tanhauser di Wagner, Eleaor Rigby dei Beatles e Penny Lane sempre dei
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Beatles e altri. Alcuni spartiti erano stampati su carta ingiallita, altri erano su quei fogli dalla consistenza metallica. Su tutti gli spartiti, anche su quelli cartacei, cera il marchio AZULH, scritto piccolo in fondo a destra sullultimo foglio. Inizi a sfogliarli con invidia e li divise in due: da una parte mise la musica dei Beatles e dallaltra i rimanenti autori. Rilesse ancora una volta i titoli e rimase soddisfatto anche per la buona presenza della musica dei Beatles. La sera mentre i lemuri stavano mangiando in silenzio nella loro sala lui si mise al piano e attacc col Carnevale di Venezia, pass a Liszt e poi ai Beatles, qualcosa si ricordava anche a memoria e poi Donizetti, insomma suon per quasi due ore mentre il tempo per lui pareva essersi fermato tanto si stava immedesimando in ci che suonava. Era ormai dimentico di dove si trovava e quando decise di terminare e salz per andarsene dopo aver accuratamente sistemato la musica su una mensola, allimprovviso giunse alle sue orecchie un applauso e, solo allora si rese conto di trovarsi nella mensa dei lemuri e savvide che nessuno se nera andato, non solo, nella sala erano presenti tutti loro, anche quelli che abitualmente se ne stavano rintanati in cucina o in altri luoghi. Era la prima volta che questi esseri, un tempo superiori, avevano dimostrato un sentimento, gli stavano esprimendo di saper gradire la sua esibizione che tra laltro lui giudicava assai modesta. Come se si trovasse sul palcoscenico dun teatro, sinchin pi volte ringraziando la platea e quando rientr in Villa trov Zeta ad attenderlo e inaspettatamente anche lui si compliment per lesecuzione. Di notte mentre stava dormendo si ritrov Emma al suo fianco. Al mattino le chiese del suo viaggio a Lud, ma lei fu evasiva nelle risposte: gli disse solo che nellappartamento di Lud aveva lAleph. LAleph? - chiese lui meravigliato - Mica quello del libro che mi hai lasciato? I libri te li ha lasciati Zeta, non io rispose. Il nome della tua citt, Lud, mi ricorda qualcosa. forse dominata dai computer dipolari? S questa Lud. Lhai letto sui libri di Zeta? No. il ricordo di qualche vecchia notizia, letta o raccontata, non ricordo proprio. Vuoi venire con me a Lud? Vuoi conoscere lAleph? Come prossimo viaggio avevo programmato di visitare la lamaseria, volevo poi raggiungere il mare e il villaggio dei pescatori. Da qui sarriva allisola e si pu consultare la biblioteca, tu me lhai detto. La lamaseria duna noia mortale. A meno che tu non ti diverta a meditare coi bonzi. Il mare non un granch bello, le spiagge sono grigie cos come il colore delle acque che tra laltro sono pure troppo fredde per fare un bagno decente. La biblioteca invece interessante. Ed infinita, molto pi ampia della stessa isola che lospita. Cos infinita che si rischia di perdersi al suo interno. Molti visitatori hanno passato la loro vita al suo interno perch non sono pi stati capaci duscirne. O perch la biblioteca li ha trattenuti, come dicono varie voci incontrollabili. Dicono che la
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dentro vi siano tutti i libri che sono stati scritti da tutti i senzienti del multiverso e anche che siano presenti tutti i testi che saranno in futuro scritti. Ma per consultare la biblioteca basta accedere ai suoi banchi memoria, con un visore. Non c bisogno dandare fin la e poi se ci si sperde nelle sue memorie, poco male, si stacca il collegamento e non si rimane impigliati da nessuna parte. C anche un altro pericolo: i bibliotecari. Questi vivono la dentro da migliaia danni, si tramandano il lavoro da generazione in generazione, tra loro vi sono anche degli alieni. Sembra che siano tutti impazziti e dietro la loro apparente cordialit e premura si nascondano dei veri pericoli. Se poi vuoi fare questo viaggio per cercare il mitico Libro di sabbia, il libro infinito, tempo perso, non si trova pi nella biblioteca, ma sul pianeta dellOpificio. Non chiedermi come sia arrivato fin l, nessuno lo sa, ma adesso collocato nella biblioteca universitaria di Farvel, su quel pianeta e non pu esser consultato. Su un altro pianeta addirittura! Con le porte, con un po di fortuna ci si arriva. Una volta ci sono stata, ma di vedere il libro non ci ho neppure pensato. Se ti va di viaggiare con me, un giorno ci andremo. Certo che mi va di viaggiare con te. Cominciamo dalla lamaseria? No, quella una palla, te lho gi detto. Cominciamo da Lud. Voglio mostrarti lAleph. Va bene. Quando? Uno di questi giorni. Ti avverto io. Detto questo si rimise la tunica e usc a piedi nudi dalla stanza. Passarono una ventina di giorni, Emma non si vedeva, i concerti proseguivano, cos come laccudimento delle scuderie. I lemuri erano sempre pi cordiali con lui e talvolta gli rivolgevano una o due parole, sembrava che fossero sul punto di risvegliarsi dalla loro catatonia. Anche Zeta era pi loquace e con lui si potevano intavolare discussioni dogni tipo, era quasi come parlare con un amico. Un giorno gli port un nuovo libro che non aveva alcun titolo in copertina. Gli disse di leggerlo con attenzione perch parlava della sua specie e di quella di Emma. Incuriosito inizi a leggerlo e questo illustrava le peripezie di una razza aliena scoperta per puro caso su un lontano pianeta di unaltra galassia. Era una razza poliforme che aveva la capacit di trasformarsi in qualsiasi oggetto o essere vivente con i quali fosse venuta a contatto. Alcuni senzienti umanoidi trovarono poi il modo di rendere permanente la mutazione, cos una grande azienda terrestre in quel periodo si trasform in una zaibatsu e acquis enormi ricchezze trasformando e stabilizzando i poliformi in oggetti di gran valore. Si scopr anche che questi potevano trasformarsi in esseri viventi, animali e vegetali e subire poi la stabilizzazione. Allora sia lui che Emma appartenevano a questa razza? Lui non lo ricordava. I suoi pi lontani ricordi iniziavano con la sua infanzia in un villaggio rurale, poi distrutto e proseguivano dopo la sua fuga con trasformazione in albero in una citt maleodorante ove era certo daver vissuto allinizio nascosto in una
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discarica assieme ad altri umani l rifugiati, poi sera accasato con una del posto per diversi anni finch non era sorto in lui il desiderio di tornare a viaggiare. Forse allinizio era stato stabilizzato in un oggetto di valore, poi la stabilizzazione aveva iniziato ad essere instabile, loggetto aveva perso funzionalit e valore ed era stato gettato trai rifiuti. Sera risvegliato prima che le nanomacchine lo riciclassero col resto dei rifiuti e aveva assunto forma umana, quella di un ragazzo che era stato ospitato nel villaggio. Aveva mantenuto cos a lungo quella forma che adesso non era pi in grado di mutarla o forse non voleva mutare perch quella forma a lui era congeniale - oppure il processo di stabilizzazione indotto era nuovamente divenuto operante. Forse le cose erano andate proprio cos e, si ripromise di parlarne con Emma. Quasi avesse letto nei suoi pensieri il mattino successivo Zeta gli disse che magari lui era stato un preziosissimo robot multifunzione, come lui, o unauto di lusso o chiss, uno di quei sofisticati frigo-cucine quasi senzienti come ci sono qui nelle stanze per preparare i cibi. O perch no? Un cesso di quelli autopulenti. E queste ultime parole furono accompagnate da uninflessione ironica. Anche Lambert rise di cuore, mentre stava bevendo alcune sorsate da una lattina che aveva proprio lidentico sapore della coca cola, ma che per aveva stampato sopra la scritta NozzA-La. E venne il giorno che Emma volle portarlo a Lud. Passarono sotto larco luminoso dellhangar, e si ritrovarono in un piccolo appartamento che si trovava al centesimo o gi di l piano di un grattacielo. Era tardo pomeriggio e Lambert stava col viso incollato alle finestre alte e strette e ammirava Lud, la citt in mano ai computer dipolari, la citt il cui tempo era andato troppo avanti. La New York di un altroquando sita in una delle Terre del multiverso, cos almeno lui ricordava ed Emma glielo aveva confermato. O forse Lud sorgeva in un altro multiverso? Nel quale lequilibrio dellesistente sera definitivamente compromesso. Cera qualcosa nella mente di Lambert che gli frullava ora nella testa, qualcosa dindefinito ma che riguardava una torre nera e dei vettori che serano spezzati o che erano stati spezzati: ma da dove gli venivano queste idee? Cera anche una tartaruga sulla quale la Terra (o era un universo) sera precariamente appoggiata. Cera anche una rosa La rosa e la torre erano forse la stessa cosa? Che idea folle! Pensava questo mentre guardava fuori. Allimprovviso si rese conto di due cose: antichi libri parlavano di questo posto, inoltre lui si trovava su una delle due torri che un attacco terroristico perpetrato da un gruppo di fanatici nazislam avevano abbattuto. Ma questa era storia antica e non si ricordava che fossero mai state ricostruite. Ma qui a Lud le torri ancora esistevano e lui adesso si trovava su una di queste, inoltre qui a Lud la coca-cola si chiamava proprio Nozz-A-La allora al piano terra doveva esserci un deposito per bagagli a gettone ma cosa centravano questi ricordi frammentari? La voce di Emma lo riscosse dai suoi pensieri. Allora, lo vuoi veramente conoscere lAleph? Detto questo lo fece sedere su una poltroncina che era posta davanti allangolo di due pareti. Gli indic un punto a mezzaria in cui guardare. Lui laccontent ma malgrado
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si concentrasse a lungo non riusc a scorgere niente. Non sempre possibile vederlo, riproverai pi tardi. Si alz e torn a guardare fuori dalla finestra mentre le prime ombre si stavano formando sulla citt. Lei intanto sera seduta sulla poltrona e stava concentrandosi. Giunse la notte ma non lo sfolgorio di luci artificiali che una citt del genere avrebbe dovuto produrre. Solo qualche finestra era illuminata e in basso il traffico era del tutto assente. Giungeva un lontano rumore di tamburi e dei bagliori furono visibili, come se vi fosse un incendio in un angolo remoto della citt Emma era ancora seduta e sembrava caduta in trance. Lappartamento era al buio e da lei emanava una leggera luminescenza. Lambert ora losservava sempre pi incuriosito, la vide farsi trasparente e poi sparire del tutto. Si ritrov solo nellappartamento buio: era rimasto a bocca aperta nel vederla sparire. Si sedette al suo posto e si concentr nuovamente nel punto che gli era stato indicato. Dapprima non successe proprio nulla, poi allimprovviso vide una piccolissima sfera cangiante che lentamente si fece di un quasi intollerabile fulgore. La sfera sembrava nuotare a mezzaria, ma poi comprese che quel movimento era dovuto ad unillusione prodotta dai vertiginosi spettacoli che essa racchiudeva. Si rese conto che questo era lAleph; avr avuto il diametro di due o tre centimetri, ma lo spazio cosmico era contenuto al suo interno, senza che la vastit ne soffrisse. Ogni cosa era nella sfera infinita, poich la vedeva distamene da tutti i punti del multiverso. Vide vasti mari, popolose pianure, vide albe e sere, vide la moltitudine delle metropoli, vide unargentea ragnatela al centro duna torre nera, vide un labirinto spezzato e la New York che ricordava, vide infiniti occhi che fissavano lui come uno specchio, vide tutti gli specchi e nessuno che lo riflett, vide la fattoria ove ultimamente abitava e si sofferm sul pavimento piastrellato dellatrio, vide tempeste di neve, vide grappoli duva, piantagioni di tabacco, vene di metallo, paesaggi lunari, vide linterno dellascensore che saliva verso la piattaforma orbitante, vapori dacqua, interni di cratere, vide convessi deserti equatoriali e ciascuno dei loro granelli di sabbia, vide una donna in un locale di dubbia fama che non avrebbe mai dimenticato tanta era la sua bellezza, vide il centro dun violento tifone, un altero corpo nudo maschile disteso su un letto, vide un tumore che devastava i polmoni, vide un cerchio di terra secca in un sentiero ove prima cera un albero, vide ogni lettera dogni pagina, vide assieme il giorno e la notte di quello stesso d, vide un tramonto sulle Alpi che sembrava riflettere il colore duna rosa, vide la rosa di quello stesso colore, vide i collegamenti di quella rosa con la nera torre, vide un disco volante atterrare sulle Mura Urbane di Lucca, vide la discarica ove forse era ri-nato, vide un salone ove un globo terracqueo era posto tra due specchi che lo moltiplicavano senza fine, vide cavalli con la criniera al vento, vide pegasi solcare il cielo, vide serpenti dauto che si muovevano allinfinito nella notte, vide la delicata ossatura duna mano, vide i sopravvissuti duna battaglia nellatto di spedire cartoline illustrate a casa, vide una sfera armillare posata su un antico scrittoio, vide le ombre oblique di alcune felci sul pavimento duna serra, vide tigli,
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stantuffi, circuiti integrati, schermi al plasma, ologrammi in movimento, computer dipolari, bisonti, sauri, mareggiate ed eserciti, vide flotte di navi e di astronavi, vide tutte le formiche che esistono sulla Terra, vide un astronauta impazzito, vide in un cassetto duna scrivania una pistola pronta alluso, vide la circolazione del suo oscuro sangue, vide i meccanismi dellamore e le modificazioni della morte, vide un temponauta smarrito nei meandri del tempo, vide lAidoru che personificava il desiderio, vide un colle ove soggiornavano disoccupati antichi dei e vide schiere dumani aggrappati ai bastoni da preghiera, vide la Casa della Vita e quella dei Morti coi loro Signori: vide lAleph, da tutti i punti, vide nellAleph le terre e nelle terre di nuovo lAleph e in questo tutti i mondi del multiverso. Vide il suo volto e le sue viscere, vide il volto di Emma e di colui che in questo istante legge questo scritto, prov vertigine e piacere poich i suoi occhi avevano visto loggetto segreto e supposto, il cui nome usurpano gli uomini, ma che nessun uomo ha mai contemplato: il tutto. Poi si rese conto che il gioco era ancor pi complesso: lui sera soffermato solo su una parte infinitesimale dellAleph che riproduceva luniverso a lui noto, poi sera concentrato su una parte ancor pi infinitesimale di questo universo: la Terra. Comprese che lAleph conteneva tutti gli universi esistenti, che erano infiniti: il multiverso. Questa ultima verit lo sconvolse, perse i sensi e rimase boccheggiante senza conoscenza, disteso sul pavimento della stanza, di quella stanza che sorgeva in una torre che doveva esser stata abbattuta da tempo. Lambert aveva visto lAleph, il luogo ove ora si trovava, senza confonderlo con altri spazi e visto da ogni angolazione del multiverso. Si riprese molto tempo dopo mentre Emma, che era tornata, stava guardando un programma della TRI-TV, forse registrato. Allora, hai visto? gli disse tutti i punti dellesistente concentrati in un unico punto-spazio. E questo nulla! Funziona anche come i nostri portali: ci si pu spostare ovunque, istantaneamente, anche se il trasferimento dura allincirca una giornata. Voglio farti conoscere un mondo. Quello che pi amo. Te la senti di venire ora con me? Prima ancora che da Lambert giungesse una risposta, lei si sedette nuovamente, lo fece accomodare sulle sue ginocchia e fiss il solito punto. LAleph fu immediatamente visibile come una girandola di colori, vi fu poi un precipitarsi verso una meta, un vorticare di soli e di galassie, un attraversamento di orizzonti degli eventi, infine con un ultimo lampo tutto si dissolse e si ritrovarono in piedi su un verde pianeta. Erano soli in un bosco. Questa era almeno la prima impressione. Lui si guard attorno, il cielo era interamente ricoperto da un fitto intreccio di foglie. In terra solo soffice sabbia. Ma gli alberi? Doverano gli alberi? Il soffitto di foglie copriva lintero orizzonte, ma non un tronco si levava dalla distesa di sabbia. Un tempo questo pianeta era abitato, poi tutti se nandarono e si portarono dietro ogni cosa. Il pianeta era unintera foresta sotto la quale sera sviluppata una civilt millenaria. Tutto fu spostato da unaltra parte, solo le foglie degli alberi della foresta
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rimasero al loro posto, sospese. Dice la leggenda che ogni mille anni una foglia lascia il suo cielo e cade. Chi la raccoglie e la conserva diviene immortale. Qui trovai una foglia sulla sabbia e lho racchiusa nella gemma della mia collana. Noi poliformi dovemmo essere immortali, o quasi. Comunque non si sa mai, la conservo come portafortuna. Adesso sdraiamoci qui sulla sabbia e guardiamo il cielo di foglie e, ascoltiamo il silenzio. Solo in questo luogo il silenzio tangibile e d le risposte. Vorrei vivere qui, per sempre. S! D le risposte (N.d.A. ~ ringrazio J. L.Borges per la descrizione dellAleph)

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LAEDO Era un aedo, cos come suo padre fu un aedo. Girava per quel mondo martoriato col suo carro trainato da due cavalli. La Terra era cambiata, da quando incalcolabili generazioni prima serano improvvisamente schiuse le porte e i barbari avevano in onde diverse e successive invaso il pianeta. Le citt erano state travolte e saccheggiate. Gli uomini erano stati pi che decimati dalle orde sanguinarie. La potente flotta galattica che doveva garantire linespugnabilit della Terra a poco era servita ad arginare questo nemico inatteso. Allimprovviso le porte, cos come serano aperte, inspiegabilmente serano richiuse e i barbari se nerano andati lasciando un panorama di distruzione, sulla Terra violentata rimasero solo alcuni animali alieni che erano giunti con le orde ed erano sfuggiti al loro controllo. Adesso nel mondo tra boscaglie e deserti affioravano le rovine delle antiche costruzioni, lumanit superstite sera ritirata in nuovi villaggi ove la vita e la civilt pian piano stavano nuovamente risorgendo. LAedo girava per i villaggi, allestiva il suo spettacolo, si fermava in ogni luogo abitato solo per pochi giorni, ripartiva poi alla ricerca di nuovi insediamenti. Nel carro aveva tutto loccorrente per i suoi spettacoli, i due cavalli sapevano ben accennare passi di danza, un ippogrifo incontrato in un bosco, dallora lo seguiva e talvolta durante gli spettacoli salzava in volo sbalordendo gli astanti. Gli ippogrifi erano arrivati con alcune orde di barbari e alcuni di essi erano rimasti, inselvatichiti e irraggiungibili. Le vecchie storie narrano anche daltri animali giunti con linvasione: gli unicorni, le sfingi, le scille e i misteriosi duplo. Altre leggende contraddicono tutto questo: dicono che gli animali mitologici erano stati ricostruiti dagli antichi con lingegneria genetica e i barbari se nerano subito impossessati. LAedo dopo giorni di viaggio in una landa desertica arriv ad un nuovo villaggio, un po pi grande degli ultimi precedentemente incontrati, ma forse un po pi povero poich vide molte abitazioni che pi che case avevano laspetto di capanne. Era sicuramente assai pi decentrato rispetto agli altri insediamenti poich sorgeva a ridosso duna zona desertica e pi avanti, dopo una serie di fattorie era chiuso da alte montagne. In lontananza si scorgeva anche ci che restava di unantica base spaziale: piste ricoperte dalle erbacce e scheletri metallici, puntati ancora verso il cielo, dantichi carghi. Ferm il carro in un prato poco lontano dalle prime abitazioni, liber i due cavalli che felici si misero a brucare lerba assieme allippogrifo. Sinoltr a piedi lungo la strada sterrata che entrava dritta tra le case. Dopo le prime capanne incontr costruzioni a due piani in muratura e la strada si fece lastricata. Gli abitanti che incontr, pochi per la verit, avevano indosso i classici vestiti dei contadini, jeans e camicie a quadri, le donne portavano ampie gonne lunghe e colorate. Prima di giungere nella piazza principale del paese scorse due negozi e,
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fuori di questi cerano, su delle panche di legno, seduti alcuni avventori. La piazza era anchessa lastricata in pietra, nel mezzo cinque scalini dello stesso materiale portavano ad una fonte. La piazza era deserta, lui salii gli scalini e bevve unacqua fresca, pura e limpida. Si sedette ad osservare lo spiazzo vuoto, da una tasca tir fuori un pacchetto di sigarette e con uno zolfanello se ne accese una. Da una viuzza alla sua sinistra vide giungere una giovane donna a piedi nudi con gonna e camicetta a colori vivaci. La gonna era stretta in vita da un drappo di seta rossa. Era giovane e molto bella, aveva i capelli color platino, gli sorrideva. Savvicin alla fonte e bevve, si sedette sugli scalini accanto a lui. Smise di sorridere e inizi a fissarlo meravigliata con aria interrogativa. Questa non ha mai visto una sigaretta pens subito lAedo mentre stava sbizzarrendosi a creare anelli di fumo. Tra una boccata e laltra le chiese come si chiamava, ma la ragazza rispose in una lingua che lui non conosceva, cosa strana questa per lAedo che dopo una vita di spostamenti era ormai certo di conoscere tutti gli idiomi del continente. In quel momento sud uno scalpiccio di zoccoli sullacciottolato. Era lippogrifo. Guard lAedo mettendo il suo muso proprio davanti alla faccia di lui e nitr brevemente, sal i cinque scalini con le sole zampe anteriori e bevve con volutt alla fronte, poi scese e si mise trotterellare lentamente per la piazza con fare indifferente brucando alcuni piccoli cespugli derba che erano nati tra le pietre. tuo? chiese la ragazza, meravigliando lAedo che pensava che non conoscesse altre lingue se non quella con cui aveva prima parlato. Allora parli la lingua continentale. Un po, la tua la lingua del nord. Del nord? S, la parlano i boscaioli. Io sono un Aedo. Cosa fa un Aedo? Canta, balla, lavora con gli animali, fa le magie, cose cos Sei un mago allora? No, faccio solo spettacoli nei villaggi. La sera. Stasera qui. Uno spettacolo? S. Verrai? Dove? Fuori dal Villaggio, adesso ci sto andando. Vuoi venire con me, o hai da fare? Cos lAedo e la ragazza savviarono dove era stato parcheggiato il carro, mentre lippogrifo li seguiva a pochi metri. Giunsero al carro e lei volle entrare. Allinterno, nella parte posteriore cera tutto loccorrente per le sue esibizioni. Nella parte anteriore del carro cera invece la sua abitazione: un giaciglio, un posto per mangiare, delle casse coi suoi abiti e libri, libri ovunque.
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Lei si sedette sul letto e cominci a sfogliare un libro. Sai leggere? Un po. Il libro che casualmente aveva aperto era di poesie, dun autore di prima dellinvasione ed era scritto in antico inglese: eppure lei sembrava appassionarsi nella lettura. Da una sacca di tela marrone appesa a una parete del carro, lAedo tolse un oggetto nero a forma di cubo. Lo tocc in pi parti della sua superficie e da questo ne usc una musica ritmata. Il volume era basso, ma limpatto che ebbe sulla ragazza fu notevole. Alz gli occhi dal libro e ascolt affascinata quella melodia che veniva da lontano. Ti piace? S. Hai mai visto un oggetto simile? Tanto tempo fa. Dove? Non importa. E questo non niente, aspetta. Tocc nuovamente pi volte il cubo e al di sopra di esso si form limmagine, molto piccola del cantante e del gruppo musicale che stava suonando. Sei un Bagatto? chiese lei. Un tempo mi hanno chiamato in questo modo e, anche sciamano e veggente, ma io ho preferito Aedo, anche mio padre e il padre di mio padre si facevano chiamare cos. Terminato il brano musicale ne inizi un altro e le immagini al di sopra della scatola continuarono nei loro movimenti registrati chiss quanto tempo prima. un olo, vero? Non so, forse, anche questi cubi sono stati chiamati in tanti modi. Il tempo trascorse in fretta e la luce solare che filtrava nel carro inizi ad affievolirsi. Lui da unaltra sacca tolse del pane, del formaggio, una bottiglia di vino e dei bicchieri di legno. Sistem tutto sul piccolo tavolo e le disse che sera fatta lora di cena. Lei accett il cibo di buon grado, la musica era terminata e le immagini serano dissolte. Sul soffitto una sfera inizi ad emanare una bianca luce soffusa e linterno del carro si riemp di ombre. Lora dello spettacolo savvicina, vuoi aiutarmi? Uscirono, lui fece un cerchio sul prato con una corda e linterno del cerchio sillumin e la luce gener un fascio sfolgorante che sinnalz per una ventina di metri. Si mise nel bel mezzo dellarea illuminata, prese un liuto e cominci a suonare e a cantare una ballata che esaltava la mietitura e la raccolta delluva. Il canto risult amplificato e giunse fino al Villaggio. Attirati dal fascio di luce che disegnava un
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cilindro sfavillante nella notte e dalla musica, molti abitanti pian piano cominciarono a giungere incuriositi e si misero seduti sullerba attorno al circolo luminoso. Tra una ballata e laltra arrivarono pure i primi applausi. LAedo col suo strumento che chiamava liuto poteva emettere alloccorrenza le note duna intera orchestra. Non era un semplice strumento a corde e neppure un sintetizzatore, ma molto, molto di pi. Dopo una buona mezzora di canto, pos lo strumento e prese delle palle colorate, cominci a lanciarle in aria come un perfetto giocoliere. Le faceva roteare tutte assieme a due a due, a tre a tre e sembrava impossibile che un uomo riuscisse a farle muovere cos rapidamente, ad un certo punto il pubblico ebbe limpressione che si fossero moltiplicate, sia le palle sia le mani che le lanciavano. Intanto mentre compiva questesercizio una lieve melodia, il canto duna donna, sera diffuso per laria e tutti si guardavano intorno perch non capivano da dove provenisse e dove si fosse nascosta la donna che cantava. Pass poi a delle clave che dovevano essere leggerissime da come le faceva volteggiare sopra la propria testa. Termin coi cerchi, dai quali si faceva avvolgere e li roteava mentre con piroette acrobatiche riusciva ad attraversarli mentre questi erano fermi a mezzaria. Gli chiesero qualcosa nel loro incomprensibile linguaggio e prontamente la ragazza gli tradusse che volevano sapere se conosceva qualche ballata di prima dellinvasione. Lui annu e riprese il liuto, chiudendo il suo primo spettacolo in questo Villaggio con canti molto antichi composti in linguaggi ormai dimenticati e, mentre nellaria si dissolvevano le note dellultima ballata, lippogrifo plan preciso e silenzioso allinterno del cerchio. Le donne, i cavallier, l'arme, gli amori, le cortesie, l'audaci imprese io canto, che furo al tempo che passaro i Mori d'Africa il mare, e in Francia nocquer tanto, seguendo l'ire e i giovenil furori d'Agramante lor re, che si di vanto di vendicar la morte di Troiano sopra re Carlo imperator romano. Dir d'Orlando in un medesmo tratto cosa non detta in prosa mai, n in rima: che per amor venne in furore e matto, d'uom che s saggio era stimato prima; se da colei che tal quasi m'ha fatto, che 'l poco ingegno ad or ad or mi lima, me ne sar per tanto concesso, che mi basti a finir quanto ho promesso. Piacciavi, generosa Erculea prole,
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ornamento e splendor del secol nostro, Ippolito, aggradir questo che vuole e darvi sol pu l'umil servo vostro. Quel ch'io vi debbo, posso di parole pagare in parte e d'opera d'inchiostro; n che poco io vi dia da imputar sono, che quanto io posso dar, tutto vi dono. LAedo termin lultima canzone, si mise il liuto a tracolla, mont in groppa allippogrifo che aveva piegato le zampe anteriori per assecondarlo e con un possente colpo dali che fece volar via i cappelli ai villici che li avevano, sinnalz sparendo nel cielo notturno mentre nellaria esplodevano alcuni fuochi pirotecnici forse tradizionali, o forse solo olografici. Mentre gli abitanti del Villaggio ancora applaudivano, tiravano monete allinterno del cerchio o depositavano cibo e oggetti di regalo, lAedo torn a piedi al carro e con molti inchini ringrazi tutti invitandoli per il pomeriggio successivo a un nuovo e pi bello spettacolo. La ragazza tradusse per lui, dato che non tutti conoscevano il linguaggio del nord. Gli spettatori se ne tornarono soddisfatti alle loro abitazioni mentre lui raccoglieva le strane monete che gli erano state gettate e il pi gradito cibo: salumi, pane, ricotte, uova, un pollo e uno strano volatile, ciambelle Cerano anche degli oggetti: un piccolo coltello col manico in osso, alcuni fazzoletti di lino piegati e raccolti con un nastro azzurro, una cintura di pelle, un piccolo manufatto elettronico zeppo di microchip con su stampigliati ideogrammi cinesi che aveva laria dessere un antico circuito integrato militare e un paio di dadi di plastica. Dopo aver sistemato nel carro sia i doni che gli attrezzi da spettacolo saccorse che la ragazza non se nera andata coi suoi compaesani verso il villaggio, ma era rimasta ad attenderlo. Lei entr nel carro, si spogli e saccomod sopra il letto. Lui chiuse la porta e senza profferire verbo la raggiunse. Al mattino si fece da lei aiutare a sistemare il set per lo spettacolo pomeridiano. Pi tardi lei laccompagn in paese ed entrarono in uno dei negozi che allarrivo aveva visto aperti. Nel retro di quellesercizio che vendeva un po di tutto e fungeva pure da bar, cerano dei bagni caldi ove tra spruzzi dacqua e di vapore si ritemprarono per la nuova giornata. Erano bagni in comune con ampie vasche e spruzzi profumati dacqua e di vapore, con loro cerano anche altre due donne. Alluscita da quella specie di sauna trovarono i loro abiti ripuliti e stirati. In una saletta adiacente venivano servite tazze di latte caldo aromatizzato. Al momento dandarsene lui pag con le strane monete che aveva ricevuto la sera prima, tornarono poi al carro.
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Nel pomeriggio, quando il sole cominci a farsi meno caldo, iniziarono ad arrivare i primi spettatori. La corda era gi distesa a formare il cerchio che delimitava larena. Quando il pubblico si fece pi numeroso inizi lo spettacolo coi due cavalli che pi volte girarono attorno allarena muovendo le zampe al ritmo variabile della musica che lui stava intonando col liuto. Poi fu la volta dellippogrifo, che apparve volando nel cielo sopra la pista e si muoveva anchesso al ritmo della musica comportandosi come unenorme libellula. Rifece poi gli esercizi con le palle, le clave e gli anelli ma usando figurazioni ancor pi complesse di quelle eseguite la sera precedente. Mise poi una grossa scatola sulla pista e lapr. Era vuota. Disse alla ragazza di entrare, poi la richiuse serrandola con dei piccoli ganci. Prese delle spade e con esse trafisse la scatola in ogni sua parte. Tolse poi le spade, che non erano insanguinate e infil una lastra dacciaio grande come la cassa stessa, nel bel mezzo della scatola. Prese poi unaltra lastra e la infil accanto alla prima. Il pubblico intanto si stava agitando preoccupato. A quel punto scost le due estremit della scatola e le fece ruotare finch non si toccarono. Ora nel cerchio vi erano le due met della scatola chiuse entrambe da una lastra metallica. Prese una met e la spost facendola girare attorno allaltra, poi distanzi le due met fermandole solo ai lati opposti della pista. Lo scatolone era stato diviso in due e i due pezzi erano distanti dei metri luno dallaltro. Il pubblico ora non era pi preoccupato ma sembrava addirittura sgomento: la ragazza era stata forse tagliata in due pezzi? LAedo prima sinchin, poi ricongiunse le due met ricomponendo la cassa nella sua posizione originale, tolse le due lastre una ad una, stacc i gancetti e apr la cassa. Dentro cera la ragazza che sorridente usc fuori ed era miracolosamente incolume. Lui riprese il liuto e lei leggiadra inizi a ballare mentre il pubblico ripresosi dallo shock cominci ad applaudire freneticamente e tutti gettavano monete e doni e lippogrifo ripet la scena della sera precedente atterrando nel cerchio e riprendendo subito il volo con lAedo in groppa per ridiscendere questa volta sullarena dopo aver fatto quasi completamente un giro della morte. Ogni tre giorni lAedo riproponeva il suo spettacolo e tutte le volte cera sempre qualcosa di diverso: talvolta usava un proiettore olo, altre volte, di notte, lanciava degli autentici fuochi pirotecnici. Fece dei giochi di magia con le monete e le carte, predisse ad alcuni il futuro usando una sfera di cristallo che se ne stava da sola sollevata da terra. La ragazza rimase sempre con lui, come anni addietro aveva fatto lippogrifo. Una mattina alcuni armigeri dellArconte che dominava in quelle contrade gli chiesero di recarsi al castello poich quella sera stessa lui avrebbe dovuto fare una rappresentazione solo per lArconte e la sua corte: ormai lui parlava abbastanza bene la lingua del villaggio e non ci fu bisogno di traduzioni da parte della ragazza. Gli armigeri erano armati e le loro lame non promettevano niente di buono. Cos attacc i
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due cavalli al carro e si diresse verso laltro lato del villaggio ove per una sterrata si raggiungeva, a met strada dalle alte montagne e da ci che restava dellastroporto, il palazzaccio dellArconte. Dietro al carro li seguiva lippogrifo e davanti a loro a fare strada cerano gli armigeri a cavallo. Il palazzaccio era un edificio a tre piani che allesterno mostrava solo dei muri in pietra, non cerano finestre che davano sulla strada ma in alto vera un camminamento fortificato che circondava tutto ledificio. Sul camminamento sintravedevano solo altri armigeri. Il portone rivestito di ferro, arrugginito dal tempo, sapr cigolando al loro avvicinarsi e le guardie non permisero alla ragazza che era con lAedo di entrare. Lei gli disse di non preoccuparsi e che lavrebbe atteso fuori. Il carro attravers lunghe volte e giunse infine in quella che doveva essere la corte centrale. LArconte lo stava aspettando e gli indic laula ove allimbrunire avrebbe tenuto il suo spettacolo: come compensa gli mise in mano un sacchetto di pelle pieno di monete doro. LAedo si chin ossequioso e quando rialz la testa lArconte se nera gi andato. Cominci a trasportare gli strumenti e gli attrezzi per lo spettacolo dal carro al salone indicato. Dopo che ebbe sistemato il tutto un servo gli port un vassoio dargento con arrosti di vario tipo, frutta e un boccale colmo di vino rosso. Mangi, si sedette poi su un divano e con una sigaretta accesa tra le labbra cominci ad attendere. Pi tardi i servi accesero delle torce, tra questi vi erano due robot domestici miracolosamente ancora funzionanti, e le infilarono negli appositi anelli sulle pareti, la stanza divenne illuminata a giorno. Alla spicciolata arriv la corte, una decina di persone in tutto. Portavano vestiti sfarzosi con ricami in oro, ben diversi dagli abiti degli abitanti del villaggio. Gli strumenti erano tutti su un palco di legno e gli spettatori si sistemarono davanti a quello spostando sedie e poltrone. Era rimasta vuota solo una grande poltrona rivestita di pelle rossa posta davanti al palco proprio nel centro della fila. Arriv lArconte e si ferm davanti alla poltrona libera mentre tutti in piedi avevano reclinato la testa. Amici disse questa sera ho fatto venire lAedo. riuscito a far divertire i nostri contadini, ci auguriamo che abbia riservato qualcosa di speciale per le nostre auguste presenze. Mentre lArconte si sedeva, lAedo prese posto sul palco, intanto i cortigiani debolmente lapplaudivano con laria annoiata. Fece tre inchini e ringrazi tutti per la loro presenza. Al contrario dei villici la corte parlava nella sua lingua, erano gente del nord, allora. Lo spettacolo ebbe inizio, non poteva nella sala utilizzare i cavalli e lippogrifo, cos si mise a cantare una ballata di guerra sicuramente pi adatta a questo pubblico delle ballate agricole che aveva proposto in quei giorni. Dopo la ballata col suo strumento si profuse in virtuosismi e in prove dorchestra. Termin la parte musicale con alcuni brani di una antichissima canzone composta in un linguaggio dimenticato, che
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sempre suonava al suo pubblico. Voi sentirete fra i pi degni eroi, che nominar con laude m'apparecchio, ricordar quel Ruggier, che fu di voi e de' vostri avi illustri il ceppo vecchio. L'alto valore e' chiari gesti suoi vi far udir, se voi mi date orecchio, e vostri alti pensieri cedino un poco, s che tra lor miei versi abbiano loco. Orlando, che gran tempo innamorato fu de la bella Angelica, e per lei in India, in Media, in Tartaria lasciato avea infiniti ed immortal trofei, in Ponente con essa era tornato, dove sotto i gran monti Pirenei con la gente di Francia e de Lamagna re Carlo era attendato alla campagna, per far al re Marsilio e al re Agramante battersi ancor del folle ardir la guancia, d'aver condotto, l'un, d'Africa quante genti erano atte a portar spada e lancia; l'altro, d'aver spinta la Spagna inante a destruzion del bel regno di Francia. E cos Orlando arriv quivi a punto: ma tosto si pent d'esservi giunto: Che vi fu tolta la sua donna poi: ecco il giudicio uman come spesso erra! Quella che dagli esperi ai liti eoi avea difesa con s lunga guerra, or tolta gli fra tanti amici suoi, senza spada adoprar, ne la sua terra. Il savio imperator, ch'estinguer volse un grave incendio, fu che gli la tolse. Per scuotere questo pubblico che sembrava annoiarsi fece scoppiare un paio di torce pirotecniche mentre il proiettore olo faceva mutare laspetto della sala. Fu a questo punto che gli spettatori persero la loro noia e videro attoniti davanti ai loro occhi rive marine, montagne innevate e linterno dun cratere. Si diffuse intorno a loro un ambiente sottomarino e tutti erano convinti di trovarsi sottacqua e qualcuno cominci a respirare male quando allimprovviso tutti furono sospesi nel cielo a
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centinaia di metri daltezza e gli astanti safferrarono ai braccioli delle loro poltrone o chiusero gli occhi mentre il set simulava una picchiata veloce verso terra. Prima dellimpatto la sala riprese le sue normali forme. Visto che gli olo parevano interessare questo pubblico pi dei suoi giochi decise dattivare in pubblico per la prima volta tutta una serie dimmagini che aveva recuperato da vecchie memorie solide: la sala coi suoi occupanti si trov nello spazio galattico, gir attorno a mondi sconosciuti, stelle quasar, buchi neri, sfior pianeti pensanti, soli freddi. Incroci incrociatori stellari e navi da battaglia sia terrestri che aliene, attravers portali spaziotemporali e scarrell su unarmata pronta a dar battaglia composta di alieni e robot. Tutta la sequenza nel mondo reale era durata solo alcuni nanosecondi, ma i tempi soggettivi furono di alcune ore. Una decina di minuti per riprendersi e poi il pubblico eruppe in un sonoro applauso, i cortigiani non si stavano pi annoiando ed erano finalmente usciti dal loro torpore, qualcuno sembrava anche veramente spaventato. A questo punto torn al solito repertorio di giochi con le palline, le clave e i cerchi. Seguirono alcuni giochi di prestigio con carte e monete. Salt la parte magica della divinazione poich non si fidava un granch di questo pubblico e pass alla donna nella cassa. Chiese la presenza duna spettatrice per lesperimento. LArconte fece un gesto con la mano, sicuramente rivolto alla servit anche se era invisibile e, dopo neppure un minuto una ragazza vestita solo dei suoi ninnoli (una collana di corallo, un braccialetto, vari anelli, un piercing allombelico e una cavigliera) fece il suo ingresso nella sala e sal sul palco. LAedo si riebbe subito dallo stupore, una cosa del genere nella sua lunga carriera non gli era mai capitata, la sistem nella cassa e mostr ci che pi volte aveva compiuto davanti agli occhi dei contadini. Qui nessuno si scandalizz o simpaur, anzi sembrarono molto delusi al momento in cui lui ritir le spade e risultarono non grondanti di sangue. Sincuriosirono, ma non pi di tanto quando divise in due la cassa e port una delle due parti a giro per il palco. Debolmente applaudirono solo quando la donna usc indenne dallo scatolone. A quel punto lAedo riprese col repertorio di ballate composte prima dellinvasione e smise solo quando a tarda notte la stanza si fu svuotata, infatti, uno ad uno i presenti se ne andarono. Era rimasto in ultimo solo lArconte e un suo notabile. Fu a quel punto che lArconte batt per tre volte le mani e nella sala fecero il loro ingresso cinque giovani ancelle completamente nude. Tutte si misero attorno allArconte che ne scelse due e con loro sappart tra i cuscini in un angolo del salone. Mentre alcuni servi spegnevano tutte le torce meno due lasciando la sala in penombra, una delle ragazze abbracci lAedo e lui si ritrov sul palco con lei sdraiato su un tappeto. Si risvegli che era mattino inoltrato. Nel salone cera solo lui e anche un robot domestico che se ne stava in angolo con tutti i suoi led spenti, sicuramente disattivato. Cominci allora a riportare tutta lattrezzatura sul carro. Il robot non si mosse.
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Quando ebbe caricato ogni cosa ripart, i guardiani gli aprirono il portone e fuori non cera nessuno ad aspettarlo. Attravers nuovamente il Villaggio e giunse alla sua area di sosta, lei stava attendendolo seduta su una cassa. Unaltra settimana era trascorsa e altre rappresentazioni avevano riscosso un forte successo. Pi volte tra i contadini che assistevano al suo spettacolo cera il robot domestico, quello che era rimasto con lui nella sala, forse lo stava controllando per conto dellArconte? O forse no, a lui sembrava che il robot fosse contento dassistere alle sue esibizioni, si augur che cos fosse. Grazie anche alle monete dellArconte lAedo e la ragazza serano rinnovati il guardaroba e il carro traboccava di cibo e bevande. La fama dello spettacolo stava diffondendosi anche nei villaggi vicini. LAedo cap che era giunto il momento di rimettersi in moto e la ragazza gli disse che lavrebbe seguito. Stavano sistemando ogni cosa per la partenza e avevano gi perfettamente ripulito larea che avevano in precedenza usato, quando apparvero allimprovviso due scherani dellArconte. Volevano che lAedo si recasse immediatamente al palazzaccio perch il loro signore voleva nuovamente incontrarlo. Lui rispose che sarebbe passato in giornata, ma loro rimarcarono il subito! e gli dissero di portare con s il liuto, solo il liuto. Gli armigeri erano proprio dei gran brutti ceffi ed erano ben armati con pugnale, spada e arco, oriza, non era certo prudente disobbedire. LAedo non amava per niente quel castellaccio e neppure i suoi occupanti ed era pentito di non esser partito la notte precedente come aveva pensato di fare. Ma ormai era tardi, prese pertanto il liuto e si mise in sella dietro uno degli armigeri. Giunti al castello le porte saprirono e fu condotto nello studio privato dellArconte. Il padrone del villaggio si compliment con lui, per la bravura con la quale aveva tenuto i suoi spettacoli, gli offr una lattina di Nozz-A-La e gli chiese deseguire per lui la ballata che celebrava la partenza dei barbari e il ritorno della Terra ai suoi destini. Quando il canto e le note cessarono di far vibrare laria della stanza, lArconte gli chiese di vendergli il liuto. Una montagna di monete doro fu posata sulla scrivania dai servi, ma lAedo rifiut ogni denaro, lui era il cantore, come avrebbe potuto restare tale senza il suo principale strumento di lavoro? Il liuto non era solo uno strumento a corda, ma una creazione sofisticata dalta tecnologia, nanomeccanismi e magia realizzato ben prima dellinvasione e non ripetibile nel mondo in quellepoca ove molte delle conoscenze erano andate perdute, era con questo strumento che riusciva anche a coordinare le proiezioni olo. LArconte un alle monete doro una fattoria, con animali e contadini. LAedo replic che cerano immense terre tra un villaggio e laltro nelle zone non desertiche e se lui avesse voluto fermarsi lavrebbe fatto gi da tempo. Rifiut ogni cosa che lArconte gli offr in cambio. Avrai allora una segreta tutta per te! Vedremo se cambierai idea! Url lArconte e ordin agli scherani che lo prendessero e lo gettassero in una segreta buia e umida. Si ritrov cos in una piccola cella isolato da tutto e da tutti : da una fessura nella
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parete giungevano le bevande e un cibo insapore a cadenza, forse, giornaliera. Non cera alcun cesso e neppure un piccolo bugliolo, cos in breve lAedo fu sommerso dai propri rifiuti e la sua pelle cominci a piagarsi. Il tempo trascorse lento ma lui ormai aveva completamente perso la percezione del suo scorrere. La sua solitudine venne interrotta dalla presenza di quel robot domestico che aveva visto alle sue rappresentazioni, come fosse entrato non seppe capirlo. Il robot doveva essere malfunzionante perch non riusciva a parlare, ma sembrava molto interessato a ci che lAedo a lui raccontava. Non avendo altro da fare, si dilung a narrargli molte storie e lui sembrava gradire e ricambiava cercando di tener pulita il pi possibile larea attorno al prigioniero. LAedo gli disse anche che nel suo carro aveva molti marchingegni elettronici e sicuramente se fossero un giorno tornati avrebbe potuto rimettere in sesto la sua parola. Un giorno si sent sollevare, fu gettato sulla paglia dun carretto e trasportato col robot fuori dal Villaggio. Lui non riusc a vedere nulla del viaggio, la troppa permanenza al buio e il ritorno improvviso della luce lo avevano reso temporaneamente cieco. Proprio davanti al suo carro, fu scaricato assieme alla paglia e al robot sospinto da forconi di legno come se si fosse trattato di letame. Il carretto ripart e la ragazza che a lungo lo aveva atteso lo raggiunse con stracci e secchi dacqua calda. Lo ripul per bene, lo ras, gli sistem i capelli, poi lo trasport nel suo letto dentro il carro. Il robot intanto prima si ripul esternamente con degli stracci, poi si accucci appoggiandosi ad un albero e inizi tutta una serie dautodiagnosi che sarebbero durate per alcuni giorni: a vederlo sembrava proprio disattivato o fuso del tutto. Il pegaso pi volte savvicin e lo annus a lungo, poi scuotendo la testa se ne tornava a brucare. Prima che lAedo ridivenisse quello di prima ci vollero alcuni mesi e anche molte cure: unguenti, erbe, vapori, massaggi e chiss cosaltro. Le croste sparirono, le piaghe lasciarono il posto a nuova pelle cicatrizzata, la febbre se ne and e la vista molto lentamente riapparve. Infine lAedo riprese le forze, riattiv uno ad uno i suoi muscoli, torn a nutrirsi regolarmente e con la ragazza inizi a fare lunghe passeggiate. Il robot, senza che nessuno glielo avesse richiesto, strigliava i cavalli e il pegaso, portava lacqua al carro e talvolta anche cibo fresco. Ora che era tornato in forze la ragazza decise di raccontargli la sua storia. Era una barbara, uno degli invasori e non era rientrata al momento della chiusura dei portali. Era in possesso di conoscenze e di arti magiche oltre ogni limite dellattuale cultura umana. D'altronde loro avevano sconfitto gli antichi. LArconte era talvolta ricorso a lei e la temeva, per questo non aveva voluto che lei entrasse nel castello. E proprio perch la temeva non aveva ucciso subito lAedo, ma addirittura laveva liberato dopo un solo anno di galera. In quanto al robot, questo era malfunzionante e lArconte se nera sbarazzato, infatti la tecnologia per riparare i manufatti degli antichi pi non esisteva. Lei non era nata da una donna, ma da unoscura sconosciuta carezza, in un posto che
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gli umani da sempre evitano. Era una creatura dellombra e nellombra poteva spostarsi e fare sortilegi. Se lui avesse continuato a volerla al suo fianco avrebbe poco a poco acquisito i suoi stessi poteri e avrebbe assaporato la forza delloscurit che genera limmortalit. LAedo non si meravigli di questo racconto, gi aveva sospettato qualcosa del genere e aveva sentito tante volte parlare del popolo delle ombre che dimora in un altro spazio e in un altro tempo. Ma la bella e solare figura della ragazza mal si adattava alle leggende note e alle ballate su di loro. Lei a fugare i suoi dubbi aggiunse: Quando scegliamo di vivere nella luce diveniamo come tu mi vedi, nelle ombre ci dissolviamo in esse e la nostra potenza diviene infinita. Ho scelto di restare quando le porte furono richiuse perch amo sia la luce che le ombre. Sapevo anche che avrei dovuto rimediare a qualche danno, quasi una piccola compensazione per ci che il mio popolo ha fatto a voi. Io sono Vale delle Ombre e star al tuo fianco finch tu lo vorrai. Sapprestarono a partire verso un nuovo villaggio, ma prima lAedo voleva recuperare il liuto che era stato di suo padre e del padre di suo padre e, cos via fino a quando la memoria si perde nei tempi prima dellinvasione. Per il recupero Vale gli dette un bacchetta di color celeste, trasparente al cui interno si scorgeva un cilindro bianco. Gli disse che andava impugnata come una penna per scrivere e se si stringeva tra il pollice e lindice avrebbe emesso un raggio dintensit variabile. La potenza si calibrava con la mente: bastava pensare a come il raggio avrebbe dovuto essere. Uscirono dal carro per provare la bacchetta. LAedo limpugn proprio come una penna e la punt contro una pietra a una decina di metri da lui: la pietra esplose in mille frammenti colpita da un raggio sottile come un capello partito dallestremit della penna. Mir a una foglia di un albero vicino e questa si stacc dal ramo che la sosteneva. Fece altre prove variando sempre lintensit. Ora ho proprio capito! esclam, estrasse da una tasca una sigaretta un po malconcia e col raggio laccese. Altro che gli accendini di prima dellinvasione! Vale gli disse che ora era pronto, al sorgere della notte sarebbe potuto facilmente entrare nel castello, fondere ogni serratura, uccidere chi gli avesse ostacolato il passo. Vale sapeva che il liuto si trovava nel salone delle feste e lAedo ben conosceva come giungere fin l. Nottetempo raggiunse il castello, aveva indossato una tuta nera che Vale gli aveva dato, con questa scivol velocemente nelle ombre e si trov davanti alla porta dacciaio dellingresso. Fuse in un attimo la serratura, con la sua arma azzurra e in silenzio entr spingendo la porta molto lentamente perch non cigolasse sui cardini. Due armigeri allinterno stavano dormendo sdraiati su una panca di legno, li super in silenzio sempre tenendosi nelle ombre, imbocc il corridoio che portava al salone
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delle feste e si trov allimprovviso davanti un armigero ben sveglio che lo squadr con aria sorpresa e interrogativa. Lui non gli dette il tempo di riaversi dallo stupore e luccise allistante col sottile filo di luce. Entr nella sala, era immersa nel buio, ma da quando aveva indossato quella strana tuta nelle ombre ci vedeva benissimo. Scorse il liuto posato su uno scaffale, coperto dalla polvere e dalle ragnatele. Lo prese lo ripul alla meglio con le mani, ritorn con esso allentrata ove i due armigeri stavano ancora dormendo. Usc e accanto a lui cera Vale, laveva forse seguito? Rimandarono a dopo le spiegazioni, tornarono al carro velocemente e partirono allistante, il carro coi cavalli era pronto, Vale era accanto a lui e lippogrifo con accanto il robot li seguivano a breve distanza. Eri dietro a me, vero? S, ma nessuno poteva vedermi, ero nellombra. Potevi entrare nel palazzaccio quando volevi? Ci sono entrata molte volte quando tu eri nella segreta, controllavo che non ci fossero per te pericoli reali. Non potevi liberarmi allora? Volevo che il tuo fato si compiesse, sarei intervenuta solo in caso di rischio per la tua vita, ma questo non si mai verificato. Sapevo che lArconte tavrebbe liberato, ma se cos non fosse stato sarei intervenuta. Ma ti rendi conto che sono stato pi dun anno in quella segreta in compagnia dun robot muto? Lo spirito ne esce rafforzato, le avversit sono sempre salutari. Abbiamo leternit, o quasi, davanti, cosa vuoi che sia un anno. solo un attimo, una leggera brezza. Proseguirono il viaggio per molti giorni senza mai fermarsi se non lindispensabile per far nutrire e riposare i cavalli. Attraversarono deserti e orti coltivati, evitarono numerosi villaggi lungo il loro cammino. Vale voleva che raggiungessero il pi velocemente possibile un posto per loro sicuro che rappresentava una certa via di fuga. Giunsero infine in riva al mare e si fermarono allalba in uno dei villaggi di pescatori che sorgevano lungo il litorale. Lasciarono il carro in una piazza e savviarono verso un locale che era gi aperto, una panetteria. Vale lo ferm e gli disse: Guarda! Sui muri delle case erano affissi dei manifesti con sopra disegnati i loro due volti, sotto cera pure il disegno del carro con dietro lippogrifo e il robot e, limporto della taglia che lArconte aveva messo sulle loro vite. Sera mosso con sollecitudine lArconte, non cera scampo per loro in quel villaggio, dovevano recarsi in fretta in quel posto sicuro, il loro punto di fuga. Una porta? chiese lui, s una porta rispose la donna delle ombre. Vale conosceva un passaggio ancora aperto e dopo molti giorni di viaggio sempre lungo la costa giunsero ad un anfratto tra le rocce. Entrarono con il carro, il robot e
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gli animali e arrivarono ad unampia grotta. Qui non cera alcuna luce, gli animali erano molto nervosi, lei scese e uno ad uno li accarezz sul muso calmandoli, poi tracci nello spazio con un bastoncello che sembrava fatto di cristallo, un cerchio che racchiudeva il carro, il robot e gli animali, dopo inizi uno strano rituale aiutandosi sempre con quella bacchetta che adesso era divenuta nera come lebano. Il nero della bacchetta si confuse con le ombre della grotta e tutto divenne nero, di uno strano nero che assorbiva ogni residuo di luminosit che proveniva da loro e dallesterno finch il nero divenne esso stesso luminescente: una luce corvina avvolse lambiente. Si sentirono assorbiti completamente dalle ombre e quando il rituale ebbe termine poterono uscire dallanfratto. Fuori cera un mondo ben diverso e il mare non si trovava pi al suo posto. il tuo mondo delle ombre? No, questo un posto dimenticato. Qui non ci cercher nessuno. Allesterno cera un sentiero appena accennato che loro percorsero, attraversarono una radura con rocce e vegetazione. In lontananza si scorgevano ciminiere sbilenche, incrociarono tralicci dellalta tensione abbattuti e cumuli di macerie. Una guerra? domand lui, no un abbandono rispose lei. Giunsero poi a dei campi coltivati, e al lavoro videro dei contadini che indossavano abiti semplici e che li salutarono con cenni delle braccia al loro passaggio. Si spinsero fino ad un piccolo centro abitato, la gente sembrava cordiale, pulita e indossava abiti molto colorati, le abitazioni erano state ricavate da antichi capannoni industriali. Alcuni pastori passarono accanto a loro conducendo un numeroso gregge di pecore, strane pecore con molte zampe in pi che spuntavano ciondolando inerti dal loro vello. Dietro di loro cinque cespugli rotolanti sembravano seguirli. Non cera un alito di vento, come poteva essere? Si fermarono proprio nel bel mezzo dellabitato seguiti sempre dai cespugli e a stento riuscirono a farsi capire da alcuni abitanti. I cespugli serano arrestati proprio dietro a loro accanto allippogrifo che curioso li stava annusando. Il robot curiosava qua e la, sembrava un ragazzino divertito da una strana scampagnata Il linguaggio degli abitanti era pi mimico che vocale, lAedo fu certo che fossero leggermente telepatici. Riuscirono comunque a farsi capire e i villici li invitarono a cenare con loro. Accettarono e si prepararono ad allestire uno spettacolo per quella sera stessa proprio nella piazza ove si sarebbe tenuta la cena. Erano certi che questo sarebbe stato il loro mondo, per molto tempo. Vale delle Ombre gli disse ancora una volta che avevano leternit davanti a loro, poi si corresse, non proprio leternit ma qualcosa che ci si avvicinava di molto. Gli disse che lei poteva dissolversi del tutto nelle ombre e camminare in esse con una velocit
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infinita e presto anche lui avrebbe conosciuto questi poteri. Con lei aveva portato alcuni oggetti che fondevano la magia alle tecnologie aliene pi avanzate. Con tutte queste cose i loro spettacoli sarebbero divenuti sempre pi intriganti. Per ultima cosa aggiunse che lei aspettava un figlio da lui. LAedo smise di allestire gli strumenti dello spettacolo e la baci appassionatamente. Solo allora savvide che un gruppetto di ragazzini seminudi li stava osservando a non molta distanza e stavano ridacchiando tra loro. I cespugli rotolanti che li avevano seguiti serano anchessi fermati e completamente immobili sembravano in attesa. Il robot e lippogrifo erano al centro dellattenzione di alcuni villici che li toccavano ridendo e poi si ritraevano fingendosi spaventati. (In corsivo da LOrlando Furioso, canto primo, di Ludovico Ariosto)

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OMPHALOS La mente di Rudra, forte e agile, percorre consapevolmente le strade antiche. (Veda) Pierre sta tornando alla propria abitazione dopo una festa tra amici, in auto con lui c Erminia una sua vicina di casa che era stata anche lei invitata. A lui lErmina piace assai e non da ora, ma da molto tempo; nel quartiere per non cera mai da beccarla, in casa aveva sempre i genitori o il fratellino o delle amiche, fuori poi cera costantemente qualcuno che laccompagnava. Averla trovata da sola a casa di conoscenti stata proprio una fortuna - lui sta pensando- poi stata lei a chiedermi daccompagnarla, stasera proprio me la faccio, gi da tempo la ricopro davance e lei non si mai tirata indietro, solo che non ha mai voluto prendere appuntamenti; lo sapeva, se usciva con me, me la sarei cucinata alla grande e, ora il momento giunto. Prima di arrivare nel loro quartiere, Pierre sapparta in un prato con la scusa dellultima sigaretta. Pi tardi sono nudi nellabitacolo, autoradio accesa, quando il freno a mano si sgancia urtato dal movimento ritmico dei loro corpi. Lauto comincia pian piano a scivolare lungo il prato che in discesa, senza che i due se naccorgano, presi come sono dalle loro effusioni e con i sensi intorpiditi da qualche bicchiere di troppo misto al fumo e ad altre spezie. Cera, infatti, un sacco di roba buona a quella festa e tutti navevano un po approfittato. In silenzio e senza scosse lauto acquista velocit e il prato termina con uno strapiombo di un centinaio di metri o forse pi: Pierre lo sa perfettamente ma in questo momento troppo occupato per riflettere. Adesso sta succhiandola proprio nel bel mezzo delle gambe, ed proprio a questo punto che comincia a rendersi conto che c qualcosa che non va. Il prato intanto finito e il muso dellauto sinnalza, mentre le ruote posteriori sono gi sospese nel vuoto. Lei tra un orgasmo e laltro troppo presa per accorgersi di qualcosa ma Pierre vede il vuoto dai finestrini e la sensazione di precipitare lo coglie del tutto impreparato. Trattiene il respiro mentre aspetta limpatto e il terrore della morte imminente lo coglie allistante avvolgendolo come un sudario. I ricordi di Pierre al momento non sono per niente chiari mentre si ritrova in piedi circondato da una fitta nebbia. Ma da dove cazzo uscita fuori tutta questa nebbia?si chiede mentre l fuori non si
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vede a pi dun metro di distanza e non riesce a capire dove sia mai capitato. Cerca di ricordare ed sicuro che si trovava in macchina con una donna, anche certo che stava scopando, ma poi che sar successo? Cerca di richiamare alla mente il volto o il nome della donna, ma la memoria gli sta giocando dei brutti scherzi: quando saccorge che non ricorda neppure il suo nome, ha un attimo di smarrimento. Qualcuno deve avermi dato una botta in testa, siamo forse stati aggrediti? Chiede alla nebbia che lo circonda sempre pi spessa, avanza a piccoli passi, con le mani in avanti e dopo poco trova una parete liscia, di pietra. Ci gira attorno strusciandola e saccorge che non una parete, ma una colonna a base rettangolare. Di pietra. Avvicina gli occhi e la lastra grigia, levigata ma con molti forellini come il travertino. Si mette in ginocchio e osserva il terreno: un pavimento in pietra, forse la stessa della colonna. Se qui tutto di travertino, si sta chiedendo dove possa esser capitato. Cerca di far mente locale, ma nulla: nebbia profonda anche nella sua mente. Non ricorda assolutamente niente n chi sia n come si trovi l: che diavoleria sar mai questa? Avanza ancora a tentoni con attenzione tenendo le mani ben distese in avanti. Procede a piccolissimi passi e ora avverte coi piedi uno scalino, per un pelo non cade. Lo scende, in terra percepisce la presenza di piccoli sassi, si china e li tocca. Con cautela avanza e sente qualcosa di duro, di solido, lo tasta con le mani: freddo metallo. Una lunga sbarra di acciaio poggiata sul suolo, va avanti e ne trova unaltra esattamente uguale, parallela. Ora comincia a capirci qualcosa, queste sono due rotaie dun treno. Si trova nel bel mezzo delle rotaie in una stazione ferroviaria, ecco perch le colonne e il pavimento sono di marmo o travertino. Si toglie velocemente dai binari e risale lo scalino. Fa altri cauti passi finch non trova un nuovo manufatto in pietra. Ci sbatte dentro, impreca mentre si massaggia uno stinco dolorante. Segue con le mani i bordi del manufatto e si accorge che una panchina in pietra, della stessa pietra. Si siede, la superficie della panchina non fredda al tatto come la colonna o il pavimento, questa tiepida e si sente riavere da questo tepore, tutto intirizzito e bagnato dalla nebbia com. Ora proprio convinto di non essersi sbagliato, questa una stazione ferroviaria con le colonne, il pavimento, le panchine di travertino, solo che questa maledetta nebbia non gli fa vedere una mazza. Ma lui ormai seduto su una superficie calda e decide di aspettare che la nebbia si diradi un po per capirci qualcosa. Si sente molto stanco e si sdraia sulla panchina, in breve passa dallapprensione al
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sonno. Quando si risveglia la nebbia s un po diradata e ora si vede fino a tre metri. Si guarda intorno ed proprio certo di trovarsi in una stazione, c tutto anche le rotaie, prima o poi un treno dovr pur passare, si dice fiducioso. Unombra savvicina nella nebbia, finalmente ecco un passeggero. un signore sulla trentina vestito di nero con un cappello tipo Borsalino in testa, solo che la tesa molto, ma molto pi larga del dovuto di almeno tre volte. Come un sombrero, ma un Borsalino, che buffo! Accanto a lui c una ragazza con maglia nera a collo alto senza maniche e porta una minigonna rossa, calze nere, scarpe nere. La osserva attentamente sicuro che in lei ci sia qualcosa di sbagliato, ma non capisce cosa, allora si rivolge alluomo e gli chiede che stazione sia mai questa. Lui scuote la testa restando in silenzio a guardarlo. Si rivolge quindi alla ragazza, ma neppure questa spiccica una parola. Resta poi interdetto a fissare la sua minigonna che adesso divenuta nera come il maglione. Le chiede Ma la tua sottana non era rossa? lei seguita a guardarlo e a non rispondere, lui esplode: Ma cazzo, dov unuscita? In silenzio entrambi indicano una direzione alla sua destra, parallela alle rotaie. Lui ringrazia e quando inizia ad avviarsi nella direzione indicata saccorge che la minigonna tornata di color rosso. Scuote la testa, fa un cenno di saluto e procede con cautela anche se la visibilit nettamente migliore rispetto a qualche minuto fa. Arriva in un salone ampio come un piazzale che del tutto deserto. Ai lati rivendite chiuse da saracinesche a maglie. Savvicina a una di queste e guarda dentro: non c anima viva, solo giornali e riviste accatastate, libri e stecche di sigarette, tutto per sembra abbandonato da molto tempo. Una luce fioca e tremolante illumina malamente questo negozio chiuso, ma tutto ammucchiato come se si trattasse dun magazzino dove la merce stata buttata dentro in tutta fretta assieme alla spazzatura e senza alcun criterio. Oltre i negozi c un grande portale, sicuramente luscita, lui infatti si dirige in quella direzione ed esce allaperto. Tutto sembra deserto anche se la visibilit ancora migliorata e si riesce a vedere fino a una ventina di metri di distanza. Alza la testa e guarda la facciata della stazione, a grandi lettere c una scritta in alto, sicuramente quello sar il nome della localit. Grosse lettere nere attaccate alla facciata dicono ~ LUD ~ e pi sotto con lettere molto pi piccole ~ omphalos ~. Resta sconcertato davanti al nome, anzi ai due nomi. Pensa che devessere come Roma e poi sotto pi piccolo centrale, ad indicare che la citt ha pi stazioni. sicuro che il secondo termine sia in greco, allora forse si trova in Grecia, ma la Grecia non la sua nazione, di questo certo, la sua nazione lItalia. altrettanto certo che non ha mai sentito nominare una localit con questi nomi. Si siede su uno scalino di fronte alla stazione e, seguita a pensare e ricorda che la lingua greca lui un po la
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conosce, ricerca allora nella sua memoria il significato della parola omphalos, infine gli giunge la risposta, significa punto nodale e anche ombelico e pure luogo dincontro e di convivialit. Comunque qui sembra tutto abbandonato e in quanto a luogo dincontro finora ha incrociato solo quei due, lui col cappello stravolto e lei con la gonna cambia colore. Scarta dunque il luogo dincontro, convivialit poi te la raccomando e resta ombelico: ma certo questo lombelico della citt, il centro di LUD; la similitudine iniziale che aveva fatto con Roma Centrale, calza a pennello. Proprio mentre immerso in questi pensieri un nero in canottiera si fa avanti. Senta, potrebbe dirmi dove ci troviamo? Alla stazione cocco! S, ma di quale citt? Non sai leggere? So leggere, c scritto LUD e poi sotto omphalos, ma se questo il nome io questa citt non lho mai sentita nominare. Il primo il nome della citt, quello sotto quello della stazione. Tra laltro le due scritte sono ricomparse da poco sul grande edificio dopo una lunga cancellazione. Contemporaneamente la realt tuttintorno s irrimediabilmente distorta. Non credo daver capito bene. Qui cera scritto Lud e, nel centro omphalos dal grande slargo. Senta noi parliamo la stessa lingua: litaliano no? Nonostante questo io stento a capirla: mi dica solo che diavolo di citt questa. Siamo a Lud, straniero. Comunque Kurt Sethe, il traduttore dei testi delle piramidi identific la pietra bemben con la sacra pietra cosmica dei greci e dei siriani, lomphalos o beatylos, secondo il termine usato dagli storici per indicare una pietra sacra con attributi cosmici. Cuzco lantica capitale dellImpero Inca. Il nome, dal quechua, significa: centro, ombelico, omphalos. Si ammutolisce di colpo, Lud un nome che comincia a dirgli qualcosa. C un antico scrittore che lha descritta e questa citt non si trovava sicuramente in una dimensione normale, ma in unaltra ove il tempo era andato a puttane. certo di non sbagliarsi e anche contento perch i ricordi cominciano a riaffiorare. Ora persuaso che tra non molto ricorder il suo nome, con chi era e come giunto fin qua. Un dubbio lo coglie, Lud allora una citt immaginaria, frutto della fantasia duno scrittore. Sta per formulare al nero altre domande, ma lui sparito, di nuovo solo in mezzo alla piazza, la piazza della Stazione di Lud, della quale non riesce ancora a veder bene i suoi lati, lambiti sempre da quella nebbia che lentamente va scomparendo. sempre seduto sullo scalino e cerca di farsi venire in mente tutto ci che ricorda di quella citt; salza allimprovviso, ora rammenta, in una realt altra al posto di New York cera Lud! Si doveva attraversare una sottilit per giungerci Ma poi questa Lud? Lui in America non c mai stato, pi facile che qualcuno labbia aggredito quando scopava in macchina e questo il risultato di una bella botta in testa. E poi il nero parlava italiano...
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Una strana auto parcheggiata a lato della piazza. Savvicina al mezzo ma molto pi lontano di quanto avesse valutato. Quando c vicino vede un autobus che mai aveva sognato, fatto come un pullman, ma alto almeno il doppio, largo tre volte tanto lungo un centinaio di metri. Di color grigio, niente ruote, poggia direttamente sullasfalto, anzi sembra proprio che solo lo sfiori. Niente finestrini, niente aperture. Ci gira intono stupefatto, dal mezzo esce un sordo ronzio di motore acceso. Bussa ripetutamente nella carrozzeria, ma non succede niente. Niente targa sul retro e neppure su quella parte che sicuramente il davanti del mezzo, ma proprio dove dovrebbe esserci un radiatore c una placca di metallo lucido con su scritto AZHUL. Di certo lazienda produttrice e prosegue la sua camminata verso il lato opposto della piazza, ormai ha la facciata della Stazione alle sue spalle. Va avanti in linea retta lungo una strada che sinoltra tra strani edifici, alte torri la cui sommit ancora coperta dalla nebbia. Le sensazioni non sono delle migliori, i muri che delimitano gli edifici sembra che abbiano freddo e alzando gli occhi al cielo si vedono file di finestre vuote che ricordano occhi privi di pensieri. Alcune torri non hanno aperture dingresso evidenti, altre non hanno finestre e sinnalzano come assurdi silos, in lontananza alcuni edifici sembrano esser trasparenti. Mentre procede nel suo cammino senza incontrare anima viva, la nebbia sparisce del tutto: la citt vuota, il cielo plumbeo, il silenzio opprimente. Lui che continua a non ricordare il proprio nome si chiede che cazzo di citt sia mai questa. Una citt vuota, deserta e abbandonata, sta camminando da ore e ha incontrato solo tre persone, neppure un veicolo in movimento, ma dove sono finiti tutti gli abitanti? Prosegue e in lontananza tra le incongrue torri vede stagliarsi due edifici ben conosciuti. Stenta a crederci ma, man mano che savvicina certo di non essersi sbagliato. Si dice che questo veramente impossibile, ma poi si riprende come se tutto il resto fosse normale. Sono le torri gemelle, inequivocabilmente sono proprio loro o una copia esatta e, sono integre non si sono afflosciate come le altre portandosi dietro i propri abitanti, queste non hanno mai subito lattacco del folle islam. Si siede tra le erbacce dun marciapiede e guarda il cielo sopra le torri: lattiginoso con frange luminose simili a quelle dellaurora boreale. Un incubo, certo ora di vivere in un incubo, dove sono finiti tutti? Dov finita la sua realt? Ma davvero qual la sua realt, sente che deve fare al pi presto mente locale, le torri gemelle sono state distrutte da un attentato un centinaio danni fa: questo c su tutti i libri di scuola. In questa citt ci sono dei pezzi di New York e non pu essere Lud che una citt generata dalla fantasia dun autore classico delle passate generazioni. Lui sa dabitare in una citt dItalia, della quale non ricorda il nome e sa di non essere mai stato a New York. E allora, cosa ci faccio qui a Lud, si chiede con ridondanza ossessiva, si sente chiuso in un circolo vizioso, un loop irrazionale che lha avvolto nelle sue spire e non vuol mollarlo.
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Da unultima occhiata al profilo delle torri gemelle, saspetta di vederle tremolare di riconoscerle come un rassicurante ologramma, o un miraggio, ma loro permangono vivide, concrete. Evita davvicinarsi ulteriormente al fantasma delle torri e svolta sulla destra camminando su un marciapiede duna ampia strada. I soliti strani palazzi senza aperture al piano terra e senza finestre, ai lati del marciapiede piccole montagnole di ruggine, residui forse di mezzi abbandonati da secoli. Giunge in una piazza circolare, al centro stata eretta una piramide fatta di detriti. Savvicina e a mezza strada resta paralizzato, i detriti sono resti umani: una catasta di teschi semi sfatti, ecco con cosa era stata eretta la piramide. Torna sui suoi passi correndo allimpazzata, si ferma ad un angolo appoggiato a un muro per riprendere fiato: quando si calmato un po si guarda attorno, accanto a lui c un chiosco vuoto semidistrutto. Tra pezzi di plastica e macerie scova alcuni fogli di giornale. Li prende in mano, non sono fatti di carta, sembra pi una sottile lamina metallica. Cerca di leggere cosa c scritto, ma le colonne sono tutte in cirillico o in un alfabeto svolazzante, simile allarabo, ma non arabo, ne sicuro. E forse questa una fortuna per la sua gi precaria sanit mentale, perch se conoscesse il linguaggio svolazzante, o quello che crede cirillico, ma cirillico non , leggerebbe che lintero mondo stato colpito da una forma influenzale dun ceppo modificato sfuggito da qualche laboratorio di ricerche darmi biologiche. Un virus con nanomeccanismi incorporati capace di riprodursi integralmente e anche devolversi: morale della favola i morti nelle strade del mondo si raccattano con le ruspe e la malattia mortale ha un percentuale di guarigioni molto vicino allo zero percentuale. Se poi riuscisse a leggere la data, sicuramente non potrebbe dirgli niente: 2 marzo 7832 a.R.R. C una sola colonna scritta in caratteri romani e non in inglese come lui saspettava, ma in italiano: Se fossimo sulla strada giusta, rinunciare sarebbe la disperazione senza limiti, ma poich ci limitiamo a percorrere un sentiero che ci conduce a un secondo sentiero e poi a un altro e via di seguito, e dal momento che non imboccheremo mai la strada giusta prima che sia trascorso molto tempo e forse mai, e siccome in tal modo siamo assolutamente consegnati allincertezza, ma anche alla molteplicit, inconcepibilmente bella, la realizzazione delle speranze vana. (Kafka). Ricorda daver letto molto tempo fa Le metamorfosi di questautore, ma figuriamoci se pu mai venire un aiuto da un autore di questo tipo. Il resto dei fogli illeggibile per questo appallottola il giornale e sappresta a scalciarlo con rabbia. Ma dopo che lui lha appallottolato e lo lascia andare il foglio velocemente si riapre e il suo calcio colpisce solo dei fogli svolazzanti che ricadono sulle sue scarpe. Solo allora savvede che nel bel mezzo della strada c una giovane donna nuda, ferma e che lo sta osservando. Ecco la quarta persona, affollato questo posto! immobile a una ventina di metri da lui, si fissano. Lei bionda, capelli lunghi, labbra molto rosse, pelle bianchissima. lei che rompe il silenzio e gli rivolge delle parole in una lingua
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sconosciuta. Lui scuote il capo e le fa capire che non ha compreso un mazza. Lei allora inizia con una cantilena altrettanto incomprensibile. Non capisco un cazzo bellezza! Lei si cheta come se riflettesse e continua a rimanere immobile. Lui invece sempre pi perplesso per questa presenza: che senso ha una donna nuda dallaspetto provocante nel bel mezzo duna citt morta? E se questa fosse una trappola? Restano ambedue ancora immobili per molti minuti poi lui comincia con le domande: Chi sei? Cosa ci fai nuda in mezzo alla strada? Che cazzo di posto mai questo? Dove sono capitato? forse una trappola? Tu ci capisci qualcosa? Lei sempre immobile ma sta ascoltando, infine apre la bocca e parla: Chi pensa per un periodo di tre ore alla divinit desiderata, se la vede senza dubbio direttamente davanti, trascinata dalle parole di Rudra. Lui la guarda ancor pi perplesso e: Hai imboccato il file giusto, quello dellitaliano, ma il senso tipico dei neuroni che ciottolano: che stai a dire? Selezionato lingua giusta? S, ma che sei un computer? Rispondi comunque alle mie domande. Chi controlla il passato controlla il futuro; chi controlla il presente controlla il passato. Andiamo bene bambola! Cristo! Questa qui s fritta il cervello. E s fritto pure il mio, dimmi, questa una friggitoria di cervelli? Io sono aurora e gi il tramonto / dice su me che il giorno per finire / non sono ancora nata e gi morire / io devo al tempo che ha invertito il conto. Resta fermo, annichilito da questi versi. Anche lei tace, si fissano immobili. Poi per un attimo la sua immagine tremula, si scompone in milioni di righe verticali al terreno, per poi ricomporsi. Torna immobile e dopo qualche minuto il fenomeno della suddivisione si verifica ancora una volta. Non reale, unimmagine, unolo proiettato Si avvicina a lei che resta immobile, con una mano le tocca il viso anche se sicuro che incontrer solo laria. Invece lei consistente, tiepida. Le passa le mani sulla sua pelle serica mentre lei si ritrae leggermente come se le facesse il solletico. Sorride, per la prima volta sorride. Le accarezza i seni, le domande sono lasciate senza risposte, per ora almeno. La prende delicatamente per mano e Seguimi lei docile sincammina al suo fianco. Inizia a camminare nella stessa direzione, vuol giungere in periferia, forse vuole uscire dalla citt. Desidererebbe entrare dentro un edificio, ma non se la sente, neppure con la ragazza per mano. Lei non sicuramente umana, un programma forse senziente, ma sicuramente un programma. Camminano tenendosi per mano, lenti ma costanti e ormai Lud alle loro spalle, davanti a loro spuntano campi infestati da cespugli spinosi, alberi malaticci e vegetazione rada. Pi avanti la strada si fa pi stretta e non asfaltata mentre i
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lontananza si scorgono cavalcavia sbilenchi e semidistrutti. Tra lerba brillano cocci di vetro, montagnole di detriti dogni materiale e chiazze di ruggine. Lei gli indica unaltura poco distante e la strada va proprio in quella direzione. A una ventina di metri da loro scorgono dei movimenti trai cespugli, si fermano: lei in attesa, lui profondamente turbato. Con un balzo in avanti una grande figura si mostra, lui resta pietrificato. una bellissima tigre bianca che li fissa coi suoi grandi occhi rossi. Resta meravigliato da tanta bellezza, ma pensa anche che saranno mangiati in due bocconi, poi si corregge, io sar mangiato in due bocconi, non credo che il software sia di suo gradimento alimentare. La ragazza resta immobile e sembra che stia organizzando qualcosa, intanto altre tre gigantesche tigri bianche che erano acquattate nella radura, adesso si mostrano. Allimprovviso attorno a loro due sorge una sottile barriera energetica a forma di semisfera, ecco cosa stava cercando di fare la ragazza, o lolo, o quello che diavolo . A lui comunque stata salvata la vita e i gattoni se ne stanno alla larga dalla barriera, forse ne conoscono gi gli effetti. Le tigri si sdraiano sul terreno e li fissano a lungo, poi tutte assieme pigramente si alzano e si dirigono verso la citt, hanno ormai perso ogni interesse nei loro confronti. La barriera si squaglia e riprendono la loro passeggiata verso le colline. Raggiungono uno spiazzo verde al centro del quale vi un cerchio duna decina di metri con la circonferenza disegnata da pietre bianche allineate una accanto allaltra. Lei entra e si siede per terra proprio nel mezzo, entra pure lui e si sofferma a guardare le pietre: sono tutte incise con segni simili alle rune. Ne prende una in mano e cerca di sollevarla, ma questa non si sposta dun millimetro, pare cementata al suolo e alle altre, c infatti, una corrente magnetica che lega le pietre le une alle altre e il cerchio nel suo complesso al territorio. Se vorremmo approfondire la cosa scopriremmo che il cerchio intimamente legato al territorio e il territorio al pianeta, il pianeta al suo sistema solare e, questo alla sua galassia, la galassia alluniverso e questo agli altri universi e, oltre non so andare ma sicuramente centra anche il quando e laltrove. Nello spazio delimitato dal cerchio di petroglifi laria lievemente pi calda e non c un filo di vento. Fuori dal cerchio una leggera bruma sinnalza, ma allinterno si ha limpressione desser protetti, lui si sdraia e chiude gli occhi. Sente che sta per assopirsi, la donna e il cerchio lo proteggono, pensa che quando si risveglier nella sua casa, nel suo letto, penser Ma che strano sogno ho fatto. Le sue palpebre si fanno sempre pi pesanti. Anche lei ora sdraiata a fianco a lui ha socchiuso gli occhi, forse avr bisogno di rilassare i circuiti. Allinterno del cerchio laria sembra farsi sempre pi densa e lenergia che si sprigiona acuisce il senso di protezione e di sicurezza: per la prima volta da quando tutto iniziato, lui si sente rilassato, anche la fame e la sete che a tratti lo tormentavano, adesso si sono spente. Desidera solo un sonno ristoratore e si lascia andare in piena sicurezza. Dal sonno scivola nel sogno.
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Sta sognando protetto dal cerchio magico di pietre bianche, la sabbia attorno a lui si fa morbida e avverte la presenza amica della ragazza, o meglio del simulacro di ragazza che forse va ricaricandosi. Sta volando, a cavallo dun uccello del tuono, una gigantesca aquila magrissima, quasi uno scheletro coperto di piume. uno strano crepuscolo con due deboli soli allorizzonte. Sente il vento sibilare mentre luccello del tuono plana e poi sinnalza. Sta girando attorno ad una grande e alta torre fatta di legna accatastate. Luccello ora sfiora lestremit dellimmane pira e solo adesso lui saccorge che non composta di legname, ma di ossa. Ossa umane e danimali enormi, teschi e bucrani con le orbite vuote guardano verso di lui e nel nulla. Luccello seguita a girare attorno alla torre con movimento elicoidale, salendo e scendendo, lui non lo guida, solo afferrato spasmodicamente al suo collo, con gli occhi sbarrati, lo stringe pi forte che pu per non cadere. Sa dove si trova, in un mondo adiacente a quello reale. Altri uccelli del tuono in lontananza sono impegnati in folli giri. Gli uccelli del tuono guardano con diffidenza gli umani, in ere passate alcuni sciamani li cacciavano: dalla decomposizione del loro corpo resta solo un osso della consistenza di una pietra, a forma di cuore: la pietra aquilina. Questa pietra capace di far risuscitare i morti, cos almeno narrano i sacri testi. Per questo erano cacciati, per questo loro si guardano dagli uomini e hanno chiuso tutti gli accessi al loro mondo. Ma allora come mai lui si trova qui? Perch un sogno, solo un sogno. Luccello giunto in cima alla torre dossa e sincrocia con altri suoi simili con voli acrobatici, poi scende gi in picchiata emettendo forti stridii che accapponano la pelle alluomo. La torre sorge in vetta ad un colle, ma forse una montagna perch pi in basso si scorgono solo nubi. Luccello del tuono scende ora rasente al declivio verde costellato daguzze pietre e di chiazze bianche, forse neve o ghiaccio. Scende ancora pi in basso e le macchie bianche si trasformano in animali dalla pelliccia nivea: le tigri, ma queste molto grandi e con due denti a sciabola. Le tigri seguono il loro volo a passo di trotto. Luccello del tuono plana e si ferma a poca distanza da una tigre bianca che subito simmobilizza. Sono ora fermi, a terra. Luccello saccuccia e se lo scrolla di dosso. Lui si ritrova disteso nellerba con la tigre a una cinquantina di metri che lo fissa pur rimanendo immobile, accucciata ora come un enorme gatto domestico. Luccello si alza in volo e lui guarda preoccupato la tigre che per sembra ignorarlo. In terra tra le pietre e i ciuffi derba c della cenere. Lui raccoglie un ramo secco e rovista nella cenere perch ha visto qualcosa luccicare. Tra la cenere smossa trova una moneta doro, una sterlina inglese e un sasso dalla forma di cuore, grande come una pallina da ping pong. Pulisce prima la moneta e se la mette in tasca, poi prende la pietra la strofina, la stringe in mano, ne sicuro, questa una pietra aquilina! Mentre assorto in queste operazioni la tigre bianca, che solo in apparenza sembrava svogliata e distratta, spicca un balzo verso di lui e gli quasi addosso con le fauci aperte e i due denti a sciabola che brillano riflettendo i due deboli soli rossi. Lui allimprovviso si risveglia indolenzito e impaurito, congelato dal freddo come se veramente avesse volato sulle montagne in groppa ad un uccello del tuono. Laria
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calda del cerchio lo conforta, la sua mano destra stretta con violenza e in mano si ritrova la pietra aquilina. Si alza in piedi con le gambe tremanti e estrae dalla tasca la sterlina, anche la ragazza ora in piedi e lo fissa interrogativa. Cavalcavo un uccello del tuono. I cerchi di pietre proteggono e donano sogni premonitori. Finalmente parli coerente, chi sei o cosa sei? Ero laidoru, molto tempo fa, le memorie pian piano stanno riaffiorando, dammi tempo. Spero che ti tornino, perch le mie non so proprio dove siano finite. In quanto al tempo non so se di questo n'avremo. Forse il nostro tempo gi scaduto. Da troppo vago attorno a Lud e ho perso il contatto coi desideri. Che significa? Un tempo ero la realizzazione del desiderio e prima ancora ero la personificazione duna razza. Seguito a non capire. Il desiderio mi faceva viva, mi dava forza e immagine, poi mi sono proiettata in molti luoghi. Una me, qui rimasta. Ci sono esseri umani a Lud, pochi ma ci sono. Si sono incrociati con demoni e non hanno mai voluto che mi avvicinassi a loro. A Lud ci sono palazzi e oggetti che vengono da dove tu provieni, da New York. Non vengo da New York, ma le due torri esistevano del mio passato. Ci sono tanti dove e quando, forse troppi. Parlami del tuo viaggio, come sei giunto qui? Ero con una ragazza, non ricordo il suo nome ma aveva un volto simile al tuo, facevamo sesso, in auto mi pare, subito dopo rammento dessermi trovato nel bel mezzo della Stazione Ferroviaria di Lud, tu come hai fatto a cacciarti qui? Mi sono ritrovata prima a Hurruh, ma ero da qualche altra parte, i ricordi sono ancora confusi. Ho memorie di Tokyo in epoche diverse, prima ancora vedo carovane che si spingono trai monti e monaci con gli occhi a mandorla, ma tutto molto disordinato. Questa pietra la conosci? una pietra aquilina, la pietra che dona la vita: tu come lhai avuta? Sei uno sciamano? Lho avuta in sogno. Proprio poco fa. Non credo dessere uno sciamano. Sei un dio, allora? Che ti va di scherzare? Penso dessere solo un uomo, smemorato per giunta. Non so come sono capitato qui e non so neppure come mi chiamo. Tu un nome ce lhai? Sono, o meglio ero, laidoru, puoi chiamarmi come vuoi, io sono il desiderio. Ti chiamer Aidoru, certo che un nome buffo, mi ricorda il Giappone. Ora tocca a te, dammi un nome, visto che il mio non lo ricordo. Quello che mi darai sar un nome provvisorio, poi quando ricorder il mio Ci che si definisce subito muore.
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Che dici? Perch senti la necessit davere un nome? Cos potrai chiamarmi. Va bene, aspetta qualche minuto. Posso accedere a programmi intuitivi, di divinazione e di investigazione: incrocer tutti dati in mio possesso su di te e estrarremo il tuo nome probabile. Qualcosa mi dice che se torneremo nel mio mondo potremo far soldi con le lotterie. Lasciami elaborare. Fa pure. Ecco le probabilit: Paul, Piero, Pietro, Pedro, Paolo, Endro, Renzo, Remo Basta cos!Devo sceglierne uno? S. Scegli tu, io tho chiamata Aidoru. Pedro allora. Ti va bene? Pedro per ora, ok! LAidoru e Pedro/Pierre lasciano la protezione del cerchio tenendosi per mano e proseguono verso le colline lungo il piccolo sentiero appena abbozzato. Le mani di lei a tratti si fanno quasi inconsistenti e a lui sembra di stringere il vuoto; nellaltra mano tiene ben stretta la pietra aquilina che emana un costante leggero calore. Avanzano lentamente per ore e ore in un paesaggio sempre uguale con due soli che si rincorrono vicini alla linea dellorizzonte senza mai generare una notte. Giungono ad una grande pozza dacqua limpida, quasi un piccolo lago, attorno a questo arbusti con pigne dorate: uva! S uva molto dolce al sapore. Finalmente lui mangia, beve, fa i suoi bisogni e poi si tuffa. Infine si sdraia accanto a lei offrendosi ai raggi radenti de due pallidi soli. Anche qui ci sono due soli, come nel sogno e, il suo volto sempre pi gli ricorda quello della ragazza con cui lui stava amoreggiando e, poi? Una sottilit e lui flippato da unaltra parte Lei seduta sul prato che circonda il laghetto e immobile lha osservato in tutte le sue azioni, sembra essere sempre pi concreta e lo sfarfallio della sua immagine ormai cessato del tutto. Entrambi paiono proprio in meditazione ed lei a rompere il silenzio che ormai dura forse da unora Sai Pedro, le memorie cominciano a fluire in me, prima di essere ad Hurruh mi trovavo in uno strano luogo, un mondo opificio abbandonato forse da mille anni. Chi era rimasto intrappolato l dentro era impegnato a rimetterlo in sesto, certo era un lavoro che avrebbe richiesto intere generazioni. L cerano strani animali, cloni e anche dee. Dee? Non capisco. S, divinit, ma al tempo stesso elaborazioni del techno-nucleo. Peggio che mai, seguito a non capire.
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Forse neppure io, ma sono stata bene con loro. E allora perch te ne sei andata? Questo non lo ricordo ancora. Parlami di questo mondo opificio. Aspetta che mi vengono in mente altre situazioni. Ero in un altro quando formato da una sola isola. Cera lImperatore con me circondato da migliaia di droidi. Un paradiso, ma anche un esilio: due soli umani, lImperatore e un ragazzo di nome Gian morto nel tuo mondo e, il resto droidi. Hurruh invece un mondo in creazione, ci che si desidera inevitabilmente appare. Quello che mi stai raccontando pazzesco. Perch la situazione qui la trovi normale? No, non lo . Non sappiamo ancora con sicurezza come siamo capitati in questo posto e, almeno io, non capisco bene da dove esattamente sono venuto. La nostra provenienza? quello che io chiamo il mondo originale. Quello dove c una vera New York e Lud la trovi solo nei libri di fantascienza. Tu dici di venire dallItalia, io penso invece desser nata in Mongolia. Credo che tu abbia ragione anche se siamo entrambi sconvolti dallesser flippati da una realt ad unaltra, senza aver ben chiaro come questo possa succedere. E ora dove andremo? Torneremo a quella che tu chiami realt originaria? Comunque prima di tornare vorrei ricordarmela per bene. Guarda c un portale laggi, a ridosso delle colline. vero siamo nella sua direzione, il sentiero porta sotto quellarco. Proseguono alla stessa andatura lungo il sentiero e in breve raggiungono un grande arco in pietra nera. Sicuramente una porta, cosa ci sar al di l? Lo attraverseranno insieme? Senza parlare sinoltrano sotto larco di pietra e sentono che qualcosa sta cambiando, la realt si frantuma per entrambi e configurazioni frattali multicolori sevolvono attorno a loro roteando vorticosamente per poi scomporsi in disordinate fughe di pixel. Lui non sente pi la mano dellAidoru nella sua; sta stringendo solo il vuoto, laltra mano invece ben salda attorno alla pietra aquilina. Dopo il bagno di colori stenta a riprendere la visione, si trova, infatti, in un luogo chiuso, un salotto dei primi del novecento, c un tavolo apparecchiato, un tavolino da gioco a lato della sala, poltrone, chi sta giocando, chi chiacchierando. Anche i vestiti sono depoca. Non capisce cosa gli stia succedendo, ma subito saccorge che nessuno bada a lui, anche non del tutto concreto, pu toccare le cose ma non riesce a spostarle. divenuto un fantasma? Cazzo no! urla a pieni polmoni, qualcuno si gira per un attimo verso di lui come se avesse avvertito una situazione di fastidio, proprio
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focalizzata nel punto ove si trova, ma nessuno lo vede. C una tempesta fuori di quella sala, e i convenuti stanno parlando del fiume che in quei giorni s fatto sempre pi impetuoso per le insistenti piogge. Il chiacchiericcio viene interrotto da un boato. Pedro/Pierre s intanto accucciato in un angolo della sala, sopra un tappeto con le spalle appoggiate allangolo di due pareti e con una ampia e pesante tenda che lo copre in parte, guarda, ascolta mentre una lacrima, forse di disperazione gli riga una guancia. Un nuovo boato. Un tuono? Sicuramente un tuono: ma il rumore proviene anche da sotto la casa. Intanto lo scroscio della pioggia sempre pi forte. Al tavolo piccolo una partita a carte in corso. Si sente risuonare una campana nella casa, dopo poco appare nella sala un uomo in livrea che con fare pomposo annuncia Il signor Massinger!, poi si ritira. Il nuovo venuto si rivolge concitato agli astanti e tenta loro di spiegare che il fiume sta minacciando la loro casa, che i contadini sono gi tutti fuggiti spaventati. Aggiunge poi che nellattraversare il giardino gli sembrato desser seguito da inquietanti ombre. Nessuno sembra prenderlo sul serio, lui si guarda intorno ancora spaventato e il suo sguardo si ferma ove Pierre accucciato con le spalle appoggiate allangolo. Gli sembra, solo per attimo di vedere una persona vestita in foggia strana, l per terra. Poi niente, ma un brivido violento gli percorre tutta la schiena. Intanto il cicaleggio aristocratico nel salotto prosegue e anche il nuovo venuto coinvolto nella partita a carte. Le donne al tavolo e su ampie poltrone stanno parlando di cani di pietra che sarebbero dal giardino precipitati nel fiume e ripescati molto pi a valle dai contadini. Improvvisamente tutta la casa scossa da folate di vento e i domestici immediatamente chiamati non rispondono agli appelli. La padrona di casa saffretta allora a chiudere di persona le finestre, che serano spalancate e tutti stanno imprecando contro una servit che s fatta sempre pi inaffidabile. Il rumore dellacqua scrosciante in continuo aumento e anche i colpi, che adesso inequivocabilmente si comprende provengono dalla cantina, si fanno pi frequenti. Una chiazza dacqua fa capolino nel salotto e si fa strada da un muro fin su i tappeti del pavimento. Un rubinetto lasciato aperto al piano di sopra, o qualche finestra mal chiusa. La servit dovrebbe occuparsene, ma intanto nessuno arriva. Rientra il vento nella stanza e lacqua nel salotto si fa sempre pi invadente, il rumore della pioggia s trasformato nel frastuono dun torrente e i colpi sono adesso uno dopo laltro. Lultimo arrivato, quel Massingher dice: C qualcuno che batte alla porta! Qualcuno che batte alla porta? chiede la padrona di casa O chi volete che sia? Massingher va ad aprire, tanto la servit tutta fuggita. Fuori non c nessuno, solo ombre nere tra gli scrosci violenti della pioggia. Rientra nel salotto, guarda nellangolo e scorge Pierre questa volta abbastanza chiaramente. Pierre saccorge che laltro lo sta vedendo e accenna un sorriso. Massingher ora non pi spaventato dalla visione, ma ricambia il sorriso, poi rivolto
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agli ospiti Nessuno. Nessuno era alla porta, naturalmente. Pure battono alla porta, questo positivo. Uno spirito, unanima venuta ad avvertire. una casa di signori questa. Ci usano dei riguardi, alle volte, quelli dellaltro mondo. Detto questo si siede per terra proprio accanto a Pierre e gli offre la mano destra: Pierre lafferra e la stringe con sincerit. In quellattimo tutto sparisce in un nero cupo mentre il rombo diviene talmente assordante da superare i limiti delludito. LAidoru si rende conto allistante desser flippata altrove e Pedro pi non c. Si trova in una strada di un quartiere medioevale e dalle auto che vede parcheggiate desume che siamo negli anni sessanta o settanta. Le auto sono quasi tutte targate MI, targa rettangolare, nera con numeri e lettere bianche: siamo con tutta probabilit a Milano, Italia. Un garage di fronte a lei Iride c disegnato a lettere cubitali dun azzurro sbiadito, in alto, sopra il portale. Savvicina alla porta del garage unauto grigia di marca esotica e forme inusitate. LAidoru entra nel garage e osserva, non le resta al momento altro da fare; subito saccorge che i presenti non possono vederla e che lei non riesce a spostare neppure una foglia, ora tornata del tutto incorporea. Dallauto esce un signore sui quaranta anni, biondo, elegantissimo e un po curvo. Si guarda intorno preoccupato, ha lasciato il motore al minimo e sode un rumore inconsueto, uno stridio insolito come se i cilindri macinassero sassi. Il capo meccanico sbianca in volto e mormora Madonna santa! La peste! savvicina al nuovo venuto e praticamente lo scaccia. Questa la prima avvisaglia del flagello, dice al proprietario del garage e agli altri presenti che lo guardano come se gli avesse dato di volta il cervello. LAidoru assiste alla scena, cerca poi duscire dal garage ma non ci riesce. Le porte sembra che possiedano una barriera energetica che non le permette di passare. Si rassegna a restare anche se la vita di garage per la verit monotona, nessuno la vede e nessuno sente la sua presenza. Solo il cane lupo che la notte viene lasciato di guardia nel garage riesce a scorgerla e a interagire con lei. LAidoru gioca col lupo, laddestra e resta in attesa di ulteriori cambiamenti, alle volte si chiede dove sar finito Pedro e se avr avuto miglior fortuna di lei. Ora riesce a spostare piccoli oggetti, specialmente la notte quando resta sola con Erlo, questo il nome del lupo. Cos s trovata un posticino nel solaio, legge libri e giornali sgraffignati dalle auto lasciate in garage, sente una radio che era gi l inutilizzata in quello sgabuzzino. Sta imparando pure a fumare: sigarette e accendini rinvenuti sempre nelle auto. Il tempo scorre lento e un giorno in garage gi in bacheca, tra le foto di pin up quasi nude legge un ambiguo comunicato del Comune che dice che per evitare abusi e irregolarit, speciali squadre sono state istituite per controllare, anche a domicilio e
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nelle rimesse, lefficienza degli automezzi e nel caso ordinare il ricovero conservativo. LAidoru non capisce che cazzo voglia dire quellordinanza che stata affissa in tutti i garage e nelle carrozzerie. Ma d'altronde neppure la cittadinanza riesce a capirci un mazza, cos nessuno ci fa caso. Dopo qualche giorno per in garage tutti parlano dellarrivo della peste delle macchine. LAidoru si fa pi attenta e scende per avvicinarsi a un gruppo di giovinastri che stanno parlando proprio di questinusuale fenomeno. Viene cos a sapere che tutto inizia con una cavernosa risonanza allinterno del motore, poi i giunti si gonfiano e le superfici della carrozzeria si ricoprono di incrostazioni gialle e fetide, infine si disf il blocco motore. Il contagio si presume possa trasmettersi attraverso i gas di scarico. Viene anche a sapere che sono stati istituiti lazzaretti ove le macchine colpite sono bruciate e poi sotterrate in fosse comuni. Lei ascolta con attenzione e giunge alla conclusione che finalmente potr sperimentare se pure lei stessa una macchina. Passano altri giorni e il lavoro nel garage molto rallentato. Gli automobilisti, infatti, nel timore del contagio, preferiscono lasciare le loro auto in garage e sulla strada si vedono ormai pochissimi mezzi a motore. Di primo mattino nel garage entra a passo duomo una grossa Roll Royce daspetto superlativamente aristocratico. Lautista fa un cenno di saluto al capo meccanico e gli spiega che unanomalia per due volte ha colpito quel meraviglioso motore. Il capo ascolta il rombo del motore al minimo, ma tutto sembra essere perfetto. LAidoru intanto si seduta sui sedili posteriori dellauto e si gode il lusso di quel salotto. Il capo dice allautista di fare un giretto, si mette lui alla guida e fanno il giro dellisolato, mentre nel retro lAidoru finalmente lieta desser potuta uscire dal garage. Tutto fila regolare, il motore perfetto. Il capo dice che sarebbe meglio lasciare il mezzo da loro per vedere se lanomalia si ripresenta. Cos la Roll viene parcheggiata fuori dal garage col motore acceso mentre lautista se ne va via a piedi. LAidoru intanto nellauto fuma una sigaretta e beve un whisky: ben fornito questo salotto mobile. Dopo un bel po di perfetto funzionamento del motore allimprovviso indicibili gemiti provengono dal cofano e solo allora il capo meccanico accorre ed certo del peggio. I gemiti divengono via via pi strazianti, tutti i meccanici sono ormai attorno alla Roll e, lAidoru sempre pi incuriosita e resta sullauto. Dai finestrini azzurrati vede tornare di corsa lautista che a sentire quel rumore si mette le mani trai capelli, dallaltro lato della strada arrivano di corsa due sudice tute marroni. Il capo meccanico se ne sta ora appoggiato al muro con la sigaretta tra le labbra guardando in silenzio la scena. Le due sudice tute marroni entrano nellauto al posto di guida mentre lautista cerca dopporsi, loro due allora con rabbia gli dicono di vergognarsi a rivoltarsi contro i controllori del Comune che lavorano per il bene della citt. Lautista si altera ancora di pi, veramente affezionato a quellaristocratica auto, cerca dallontanare i monatti anche con le maniere forti. a questo punto che loro lo legano a una panchina e gli infilano in tasca il modello di ricovero conservativo. Poi partono con la
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Roll che adesso procede a balzelloni. LAidoru vede che il capo sta slegando lautista, poi lauto gira langolo e giunge in periferia. Attraversa un grande cancello e viene parcheggiata accanto ad una fossa dalle quale sale un maleodorante fumo nero. LAidoru capisce che sono giunti al lazzaretto e la macchina sta per esser gettata tra le fiamme. Cerca duscire dallauto ma di nuovo s formata quella barriera che la teneva inchiodata nel garage. Non riesce proprio a venirne fuori. Quando stanno spingendo lauto verso la fossa in fiamme avverte lautista disperato venire verso la Roll e, la macchina quasi lavesse riconosciuto, lanciare un grido altissimo, straziante. Dai finestrini vede solo il rosso delle fiamme, poi il nero, un nero assoluto e tanto, tanto silenzio. Si ritrovano entrambi sempre mano nella mano, oltre il portale in pietra. Si guardano stupefatti e immediatamente si rendono conto di quello che a loro successo: hanno viaggiato separatamente forse nelle loro menti durante lattimo del passaggio. Ma ora dove sono flippati? Si guardano attorno, prati e colli fino allorizzonte. Si siedono sul prato, laria profumata di fiori primaverili, nel cielo un solo sole, sembra di esser tornati a casa. Larco da questa parte metallico, quando hanno provato a girarci attorno esso spariva, ma questo se lerano gi immaginato. La cosa strana che da questo lato se si appoggia una mano su di esso, savverte un lieve ronzio, come se dei meccanismi lavorassero al suo interno o al di sotto sprofondati nel terreno. A un lato del portale metallico c poi una targa di metallo lucido con su inciso AZHUL Lui ricorda daver visto il solito marchio su una specie denorme pullman parcheggiato nel piazzale della Stazione di Lud e, lei rammenta invece che nel mondo opificio tutto aveva quel logo. Si raccontano poi le esperienze provate e vissute nellattraversamento dellarco. Adesso devono proseguire, questa realt sembra pi attraente delle altre vissute fino ad adesso. Il sentiero adesso un viottolo ben tracciato nel verde intenso del prato, lo seguono. Dopo una leggera cunetta a fianco del viottolo sono parcheggiati due tricicli a motore, che siano stati lasciati l apposta per loro? La cosa pare estremamente improbabile. Dove dovrebbe esserci il serbatoio, c invece una sottile lamina di metallo e in basso sul lato destro di questa c inciso il solito AZHUL. Comunque ci salgono sopra, uno di color giallo, laltro rosso. Lui sale su quello giallo, la manopola di destra ruota in avanti, il triciclo in silenzio parte, la lascia andare e il mezzo sarresta. Anche lei sta provando il triciclo, la guida semplicissima, ununica manopola e il manubrio. Corrono sul prato e intrecciano le loro corse, stanno ridendo entrambi, finalmente un attimo di gioia. Partono poi decisi lungo il sentiero e dopo aver viaggiato per circa unora trovano davanti a loro una cupola di materiale plastico. Si fermano, lasciano i loro tricicli e mentre cercano unapertura un triangolo di cupola si fa trasparente e mostra un interno arredato con cubi, cilindri e parallelepipedi di varie dimensioni. Incuriositi entrano e scoprono che
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ogni solido geometrico l dentro ha una sua funzione. Un cilindro funge da doccia, da un cubo escono pietanze, un altro cilindro pi piccolo solo la tazza di un water, un parallelepipedo diviene un letto, da un cono escono vari liquidi, acqua, menta e uno che sembra leggermente alcolico. Si perdono e si divertono in queste scoperte, mangiano, bevono, poi si sdraiano sul parallelepipedo letto. Pierre/Pedro, ha voglia di fumare e savvede che il suo desiderio stato immediatamente esaudito, c un pacchetto di sigarette ora sul letto e un cilindretto che assomiglia proprio a un accendino. anche stupefatto dal comportamento dellAidoru, quando lha incontrata sembrava poco pi dun programma, pi il tempo passa pi diviene identica ad una donna umana coi suoi bisogni e i suoi desideri, il suo volto poi, ora ne sicuro, adesso identico a quello della ragazza con la quale stava amoreggiando prima che tutto mutasse. Il pacchetto delle sigarette azzurro, con disegni arabescati, al suo interno lunghe e sottili sigarette con filtro composte da una profumatissima miscela di tabacchi. Il cilindretto, basta stringerlo un po e emette una fiammella a una delle estremit. Saccendono due sigarette e sdraiati sul letto cominciano a baciarsi. Lui si perde in mille posizioni e lei, programma o no, sa amare alla grande. perso tra le sue gambe quando uno sbalzo lo prende allimprovviso e si ritrova con Ermina nellauto che sta precipitando. Il volto dellAidoru ora identico a quello dellErmina e anche le posizioni delle due sono uguali. LAidoru pi non c e lui ritornato allattimo di partenza, ricorda allistante tutto ci che successo. Sa che la morte sta per ghermirlo assieme a questa ragazza, Aidoru o Ermina che sia. Si rende conto di stringere con la mano sinistra qualcosa di caldo, la pietra aquilina. Un attimo prima dellimpatto riesce ad afferrare la mano di lei e ad intrecciarla con la sua tenendo la pietra aquilina tra i due palmi. solo un riflesso condizionato, non c tempo per domandarsi se questo serva a qualcosa. Un colpo secco, uno schianto, lauto si frantuma colpendo di coda una formazione rocciosa, frammenti di vetro e di plastica schizzano un po dovunque e i liquidi dellauto colano fra le pietre in discesa. La maggior parte del mezzo rimane l accartocciata sulla grossa pietra dov caduta, una portiera e la batteria volano via e si arrestano pi lontano. Pierre e Ermina si ritrovano adagiati su una terrazza di verde a una ventina di metri dalla carcassa fumante dellauto. Si guardano stravolti poi una sensazione di calore insopportabile alla mano li fa trasalire allimprovviso. Scostano le loro mani e sui palmi c una scottatura dalla vaga forma di cuore. La pietra aquilina cade sul prato, ormai un pezzo di carbone che va consumandosi rilasciando un odore che sa di pancetta affumicata e uova fritte. Le loro mani bruciano, ma sono sani e salvi su questo poggio, ancora mezzi nudi dallamore interrotto. La carcassa dellauto seguita a fumare e c odore di benzina, ma non brucia e neppure esplode. La pietra aquilina ha ormai esaurito i suoi poteri e nellerba resta solo una piccola chiazza di color marrone. La vecchia sterlina doro, nella tasca di Pierre, ora lunico segno tangibile di quanto accaduto.

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IL SOLE ERA RIMASTO FERMO Il Sole era rimasto fermo al limite dellorizzonte, vicino al tramonto. E non si era pi mosso. Non vi dico il finimondo che successe non appena tutti gli abitanti della Valle si accorsero di questo. Le supposizioni si sommavano alle supposizioni, mentre le notizie da fuori pi non arrivavano. Lintera vallata su cui sorgeva Borgo Lieto era completamente isolata. E non solo le notizie non filtravano e i telefoni pi non funzionavano, ma neppure fisicamente era possibile uscire dalla Valle. Se le linee telefoniche erano interrotte, lo stesso poteva dirsi sia delle strade sia della ferrovia. Non si usciva, n si entrava. Una barriera lattiginosa separava la Valle dal resto del mondo. Fu difficile accettare la cosa, ma non pot esser fatto altrimenti. Gli abitanti si organizzarono, gli orologi seguitarono a scandire le ore, i giorni, il giorno e la notte, ma tutto era ormai consuetudine, perch il Sole rimase fisso in quel punto vicino allorizzonte e, non era mai giorno pieno, ma neppure crepuscolo. I tentativi di comunicare con lesterno giunsero ad un punto morto, cos come i tentativi di forzare la barriera lattiginosa che separava la Valle dal resto del mondo. Pian piano la vita riprese a scorrere nei suoi consueti modi, il quotidiano locale usciva solo con le notizie della Valle, le radio libere trasmettevano i soliti programmi e le solite canzoni; cerano anche un paio di gruppi rock nuovi, per la verit, ma locali, ovvio! La televisione dopo aver trasmesso pi volte le solite registrazioni di film, di telefilm e di variet, inizi a produrre in proprio. Allinizio fu un vero disastro, ma poi, man mano che passava il tempo, fortunatamente aumentava anche la professionalit degli attori e dei registi Fortunatamente per gli spettatori! Insomma tutto era tornato alla normalit, o quasi e, quando finalmente lisolamento fosse finito la vallata era pronta a riprendere il suo posto nel mondo. La moneta era rimasta leuro e le tre banche seguitavano a svolgere le loro funzioni, le fabbriche, erano impianti artigianali per la verit, dovettero riconvertirsi per produrre materiali duso locale usando solo le materie prime del posto. Le fattorie seguitarono anchesse a produrre come prima. Di positivo cera da registrare un calo dei prezzi al consumo. Anche sul versante delle tasse la popolazione aveva tirato un forte sospiro di sollievo, poich erano venuti a cessare i versamenti allo Stato e alla Regione, rimanevano solo quelli al Comune locale. La conseguenza di ci fu la nascita di un partito autonomista che si preparava a far valere le proprie ragioni quando lisolamento fosse cessato. La Val di Lieto aveva preso il nome dal fiume Lieto che scorreva nel suo fondovalle e aveva una lunghezza di oltre duecento chilometri, dalla sorgente fino allo sbocco del fiume in una pianura che giungeva fino al mare. Era abitata da quasi centomila anime che si trovavano divise tra i due centri, Borgo Lieto il pi grande che sorgeva a sud e,
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Borgo Rotondo, pi piccolo sito a nord. Ad est dopo la pianura e una catena di colli, sinnalzavano le Alpi Liete con le vette pi alte sempre ricoperte di ghiaccio; ad ovest sempre pianura e poi colli, infine sergevano le Alpi Rotonde, alte e innevate quanto quelle dellest e con molte piste da sci, le pi alte aperte anche in estate. La Valle era autosufficiente anche per lenergia, lungo il fiume vi erano tre piccole centrali idroelettriche e le torri duna centrale eolica sinnalzavano sullalpe ad ovest di Borgo Rotondo. Gli abitanti non erano concentrati solo nelle due piccole citt, ma molti erano sparsi sia nelle ville adiacenti le citt, ma anche nelle fattorie che numerose sorgevano sia nella piana della Valle sia sui colli. Una strada a quattro corsie seguiva il fiume nel suo percorso, sfiorava Borgo Lieto e raggiungeva Borgo Rotondo attraversando il fiume con un ponte proprio a met strada tra le due citt. Anche la ferrovia costeggiava il fiume attraversandolo a cento metri dal ponte stradale e congiungendo le due citt. Cerano poi altri tre piccoli ponti che servivano al traffico locale. Nella pianura ad est di Borgo Rotondo si trovava un piccolo aeroporto, sul quale atterravano gli aerei con soprattutto turisti che poi alloggiavano nel Centro Escursionistico che si trovava pi ad est sui colli. Gli aeroplani appartenevano tutti alla stessa compagnia che aveva il monopolio aereo dei collegamenti con la Valle, la AZULH, il cui logo era disegnato in azzurro sulle fiancate di tutti gli aerei. Ancora pi ad est sorgeva un Cronodrome che era la meta preferita dai turisti. Il Cronodrome era il luogo ove si svolgevano giochi di ruolo, orge, diavolerie simstim dogni genere, ma soprattutto giochi dazzardo, per questo era ovviamente vietato agli abitanti della Valle. Il divieto per era costantemente ignorato e tutti prima o poi qualche serata la passavano proprio l, o ai tavoli da gioco dei casin, o nei reparti orge. Intanto alcuni degli abitanti avevano inutilmente tentato di scavalcare le Alpi nelle due direzioni. Volevano cos rompere lisolamento, ma non riuscirono nei loro intenti, eppure le spedizioni erano formate da esperti alpinisti. Concentriamoci adesso su un giovane abitante della Valle, non uno scelto a caso, ma un esperto informatico, un hacker diremo noi, uno di quelli cio che non si accontentano del mondo come va, ma vogliono scoprire cause e perch. Lino il nome del nostro giovane, che un esperto informatico, ve lho gi detto, che estremamente curioso anche, e da tutto questo a dire che i computer sono la ragione prima della sua vita, il passo breve. Da dieci anni era dipendente di una grande multinazionale dellinformatica e i contatti col suo datore di lavoro avvenivano soprattutto via internet, ma la rete adesso non funzionava pi dato che come tutto il resto sera interrotta. In passato era stato convocato alcune volte nella sede principale della multinazionale e cera arrivato con un volo speciale sempre dellAZULH. La sede era sita in unisola del Pacifico e molti dei suoi dirigenti erano giapponesi, si chiamava Sendai e qualcuno sosteneva
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che pi duna multinazionale si trattasse di una zaibatsu. Lino non si perse danimo nei confronti dellisolamento, potenzi il suo server e ospit i siti e i blog locali, cre una rete trai computer della Valle e il collegamento avveniva tramite telefono e anche utilizzando un satellite geostazionario che era rimasto incredibilmente al suo posto, proprio perpendicolare alla Valle. Ma anche dal satellite gli accessi al resto del mondo risultavano bloccati. Pazienza! Lino mise anche sul server tredici siti che aveva conservato in unit di massa su alcune memorie solide, quattro di questi erano in inglese e uno in francese. In questo modo lisolamento sembrava violato, ma cos non era. Tanto pi tardi, un giorno o laltro tutto sarebbe tornato normale e il centralino telefonico automatico non avrebbe pi recitato con la sua voce sintetizzata, quando si digitava il prefisso di unaltra provincia: Linea momentaneamente fuori servizio Sar stata la mancanza dei turisti, ma la Valle sembrava un po deserta, comunque visto che di cose indispensabili non mancava proprio niente, qualcuno diceva che si stava meglio cos. Anche se i turisti facevano difetto, di cibo ce ne era pi che a sufficienza, le fattorie in collina producevano vino e olio, in pianura frutta verdura, grano, animali da carne, formaggi, insaccati, tutta roba buona, insomma e, che si sapeva da dove veniva, mica come prima che la roba buona se ne andava via e nei negozi trovavi solo cibo che proveniva dallaltro capo del mondo. Dunque lagricoltura funzionava a pieno ritmo e anche gli allevamenti di pesci e gamberetti non erano da buttare. Lenergia non mancava dato che lacqua del fiume seguitava a scorrere con irruenza e le tre centraline giravano alla grande, lo stesso valeva per le pale dellimpianto eolico: in vetta il vento era impetuoso come sempre. Il fatto che il Sole fosse rimasto fisso al solito punto, allinizio aveva destato forti preoccupazioni, ma queste serano poi appianate considerando che la temperatura era rimasta piacevolmente costante, sui ventiquattro, venticinque gradi, gli acquazzoni si susseguivano con una media di dieci giorni, la vita sembrava proseguire come sempre e piante e animali non sembravano per nulla risentire dellanomalia solare. Lino intanto era rimasto libero dalle sue incombenze lavorative, libero nella maniera pi fortunata perch, puntuale come sempre, il suo stipendio continuava ad essere accreditato sul suo conto corrente bancario, il cinque dogni mese, mentre la multinazionale, o la zaibatsu che fosse, non dava altro cenno di vita. S, perch le cinque banche della Valle funzionavano come sempre, cos come i telefoni, lemittente televisiva locale e le tre radio private, gli uffici postali, il treno e i bus, le scuole (asilo, medie e liceo scientifico), lospedale e insomma tutti gli altri servizi. Ma la Valle era chiusa in se stessa. Pass un anno e forse pi, e tutta leconomia sera avvolta a spirale, ma niente dimportante mancava. Certo dautomobili nuove, neanche a parlarne, ma i meccanici e i carrozzieri serano fatti sempre pi professionali ed efficienti. I pezzi mancanti
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venivano ricostruiti nelle officine e nei laboratori locali, insomma anche il parco macchine godeva ottima salute. La benzina e il gasolio furono sostituiti con ecobenzine ricavate dalla distillazione dei rifiuti e dei vegetali: non era poi cos difficile! Tutti poi erano contenti dato che le tassazioni nazionali erano state giocoforza abrogate e i cittadini versavano solo i tributi locali. Nacque anche un partito politico, che in breve divenne maggioritario, che voleva lautonomia dallo stato centrale. E questo partito dopo aver espresso il Sindaco della Valle, si preparava alle future battaglie indipendentiste da condurre al momento del ritorno alla normalit. Laeroporto era stato invece abbandonato, un tempo era lo scalo privilegiato dei turisti che arrivavano da ogni parte del mondo, praticamente cerano una ventina tra arrivi e partenze al d. Il giorno del blocco era rimasto un unico aereo in partenza sulla pista. Era in fase di decollo, zeppo di turisti, saranno stati centocinquanta, pi o meno, compreso lequipaggio. Laereo decoll, ma dovette rientrare poich in volo le coordinate apparivano confuse e non riusc ad uscire dalla Valle. I turisti furono visti scendere tutti preoccupati e si ritirarono in un hangar predisposto per lemergenza. Stettero l dentro assieme allequipaggio per tre o quattro giorni, poi non si sa proprio cosa sia successo. Lhangar e i suoi abitanti scomparvero. Nellarea ove sorgeva lhangar si form una strana nebbia, rosa e trasparente ed entro questa si vedevano muoversi strane forme a spirale. Fu a quel punto che sotto gli occhi di molti cittadini incuriositi, dal Centro Escursionistico e dal Cronodrome giunse una fila di turisti guidata da alcuni uomini in mimetica che sembravano militari. La fila e gli uomini in mimetica penetrarono nella nebbia rosa e li si intravedeva in trasparenza. Solo allora gli abitanti che stavano ad osservare lo spettacolo si accorsero dalcuni esseri, che ricordavano le meduse, muniti di tentacoli, alti forse due metri, che erano usciti dalla nebbia rosa. Avevano delle grosse teste lucide, bianche con due rotondi enormi occhi ancor pi bianchi che sembravano due piatti. Ma ci che pi colp gli spettatori fu che tra i tentacoli brandivano minacciosamente un lungo bastone che aveva tutta laria dessere unarma. Gli spettatori capirono a volo che non era pi il caso di rimanere l e se ne tornarono alle loro case e alle loro occupazioni. Quando il giorno dopo qualcuno ritorn in quel luogo, non cera pi n lhangar n la nebbia rosa, ma un prato costellato di margherite. Che cosa fosse successo veramente non facile dirlo, poich le deposizioni dei testimoni variavano luna dallaltra in maniera considerevole. Ci che realmente accadde resta dunque un mistero che nessuno riuscito a risolvere, anche perch le foto e le registrazioni attuate risultarono tutte illeggibili. Laereo intanto era rimasto sulla pista. Alcuni meccanici della Valle riuscirono a pilotarlo e per alcuni mesi vol in su e gi per la Valle, finch un giorno un pilota, premette un pulsante nascosto che aveva appena scoperto proprio sotto la console e,
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laereo coi suoi passeggeri svan nel niente. I due elicotteri che invece erano in dotazione al Centro Escursionistico seguitarono a scorrazzare per la Valle. Anche la polizia rimase efficiente nelle sue due caserme e fu rimesso in funzione un vecchio carcere mandamentale con tanto di celle al piano terra e sopra due aule coi giudici. I divieti daccesso al Cronodrome, che gi erano poco rispettati prima, decaddero del tutto con tanto di legge comunale e la gente della Valle spesso l si recava per i propri giochi, fossero essi dazzardo, o sessuali o alla ricerca e sperimentazione delle nuove droghe. Lino lo ritroviamo assiduo frequentatore del Cronodrome, ma lo era anche prima, figuriamoci adesso, e proprio l aveva trovato la sua anima gemella, a sfatare il detto che gli hacker non hanno tempo per queste cose. Lei un tempo, quando cerano i turisti, era una intrattenitrice erotica, una specie di prostituta laureata miscelata con una geisha. Aveva il nome che ogni cliente le metteva, ma ora era tutto cambiato e Lino le chiese quale fosse il suo vero nome. Quello che tu desideri, lo sai. rispose. No, il tuo lavoro non esiste pi, ora stiamo insieme, voglio conoscere il tuo vero nome. Hai ragione, mi chiamo 92Eufrasia. Troppo complicato, ti va bene Asia? S. Lui lavrebbe anche sposata, la chiesetta cattolica funzionava ancora con tanto di prete e due sacrestani, cos gli avevano detto, perch lui in chiesa cera stato solo un paio di volte da ragazzino. Lavrebbe anche sposata, e pure in chiesa, ma lei non poteva uscire dalla zona Cronodrome Centro Escursionistico, questo laveva appurato da tempo: la fisicit di Asia si dissolveva oltre quel limite. Lino apprese cos che lei non era reale, ma era un ologramma denso, estensione dun programma senziente del computer del Cronodrome. L per l Lino ci rimase male, ma poi si disse: Programma un cazzo! Marrapa pi delle paesane e con lei un discorso filato ce lo faccio! E poi a me anche i programmi marrapano! Concluse dunque che era perfetta per lui; si sarebbe spostato nellarea divertimento per starle sempre vicino. Per ora comunque rest nella sua casa a Borgo Lieto e quando aveva voglia di vederla la raggiungeva nel suo cuballogio al Cronodrome. E la vita procedeva, lisolamento non era pi visto come un problema, ma si assaporavano i suoi lati positivi. Ma Lino non sera arreso per niente, voleva spezzare il cerchio, se non per altro per pura e gigantesca curiosit e sete di conoscenza. Non gli sembrava logico che il resto del mondo si fosse disinteressato cos alla sorte della Valle.
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In un settore del Cronodrome cerano dei portali che conducevano a realt distanti. Lui stesso li aveva sperimentati pi volte quando laccesso a quelli come lui avrebbe dovuto essere severamente vietato. Ma adesso i portali non ne volevano sapere di funzionare. Lenergia cera, i portali erano efficienti, cos diceva la loro autodiagnosi, ma non portavano da nessuna parte. Lino con Asia si trasfer nella stanza dei portali e decise che non ne sarebbe uscito senza riuscirne a comprendere il loro funzionamento. Analizz i circuiti, scand le centraline, sinabiss nella citt virtuale che era formata dai vari componenti elettronici stampati, si perse nelle fibre ottiche I giorni passavano nello studio accompagnato spesso da Asia, questo era il diminutivo che lui aveva scelto per la sua donna virtuale. Studiava, mangiava, faceva lamore, usava il cesso e le docce di quella grande stanza che un tempo era una sala daspetto e di partenze Solo raramente appariva qualcuno, ma subito se nandava o al massimo gli chiedeva cosa facesse, e lui rispondeva dicendo il vero: Voglio riparare un portale, cos tutti potremo ritornare a conoscere il mondo esterno. E a questo punto gli intrusi se nandavano velocemente, o perch non volevano disturbarlo, o perch pensavano che stesse perdendo il suo tempo. Un giorno mentre seguiva un circuito e anche pensava a come questambiente fosse divenuto differente col tempo, una volta pieno di gente indaffarata, oggi deserto, mentre seguiva un circuito comprese che non si trattava di teletrasporto, come lui aveva sempre pensato, ma di un complesso di scansione e trasmissione dati verso una realt virtuale. Inizi a comprendere una cosa fondamentale: tutti coloro che avevano attraversato i portali e, lo avevano fatto non solo i turisti, ma anche lui tante volte, non erano esseri umani, ma corpi virtuali, avatar insomma. Si mise davanti al suo portale preferito, quello che quando funzionava ti portava ad una cittadina di pescatori, con spiagge meravigliose e fondali da sogno. O io sono un avatar o questa porta mi scandisce, mi trasforma in avatar e avviene il passaggio. Ma se fosse vera questultima ipotesi, dove finisce il mio corpo? E quello dei turisti? Lui cera passato tante volte e aveva visto anche tanti turisti passare, ma mai aveva visto stoccare i corpi residuali o incenerirli. Il pensiero che nellintera Valle non ci fosse mai stato un uomo cominci a circolare nella sua mente. E i turisti forse altro non erano che i simulacri daltri corpi stivati altrove. Dunque lui e gli altri abitanti della Valle erano come gli ologrammi densi e senzienti del Cronodrome, solo che avevano pi spazio a loro disposizione. E quando attraversavano i portali si recavano in altri luoghi virtuali. Forse era questa la verit. Decise che avrebbe ricominciato a lavorare sulla rete, linee telefoniche e satellite compreso. E avrebbe anche proseguito il suo lavoro coi portali.
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La prima cosa che fece fu quella di entrare nel computer del Cronodrome. E qui iniziarono le vere difficolt perch questo computer aveva un funzionamento completamente diverso da quelli da lui conosciuti. Fortunatamente aveva uninfarinatura di come funzionasse un computer quantico, e questo laiut molto per comprendere le basi di questo vero e proprio mainframe che si autodefiniva computer dipolare. Definizione questa che non comprese mai bene del tutto, ma che non lo blocc nei suoi tentativi di penetrarne il funzionamento e soprattutto di comprenderne il linguaggio di programmazione basato sui q-bit. Lino si rese conto che un computer del genere era qualcosa di infinitamente pi complesso di quelli della Valle e si ripromise dimparare successivamente ad utilizzarlo. Intanto quello che gli interessava era la possibilit di far funzionare ovunque, senza limitazioni spaziali, la subroutine Asia. La trov e la modific secondo i suoi desideri. La seconda cosa che fece, fu quella di recarsi con Asia alla sua banca. Aveva fornito alla ragazza tutti gli accrediti della Sendai, falsificati in modo perfetto cos che lei sembrava una funzionaria con capacit dirigenziali e decisionali della multinazionale, e cos assieme ottennero un fido importante dalla banca, con autorizzazioni antecedenti il blocco, per poter realizzare nella Valle un laboratorio di ricerca informatica con annessa facolt di studi avanzati universitari. La documentazione falsa era inattaccabile e i riscontri con la Sendai impossibili. Ma Asia rappresentava legalmente la Sendai e il finanziamento fu facilmente ottenuto. Lino acquist un gran capannone inutilizzato vicino a Borgo Lieto e inizi la ristrutturazione per trasformarlo in laboratorio-universit. Assunse tre tecnici esperti e laureati in informatica e con laiuto di essi, smont e trasport un portale nel suo laboratorio. Il portale era efficiente e collegato al computer dipolare del Cronodrome. Efficiente, ma seguitava a non trasferire nulla. Adiacente al laboratorio-universit costru la sua nuova casa per abitarci con Asia, che si dimostr un valido aiuto, poich aveva delle semplici conoscenze sulle matrici del computer dipolare, semplici conoscenze che per lui furono importantissime per riuscire a penetrare nei segreti del loro funzionamento. Erano anche iniziate le prime lezioni a una ventina di nuove matricole che si erano iscritte allUniversit di Valle Lieta. Tra le materie di insegnamento cera anche la ricerca di retroingegneria sul computer dipolare. Era un giorno qualsiasi e Lino si addentrava sempre di pi nel linguaggio dei q-bit, quando un leggero scampanellio lo stacc dai propri studi. Il rumore veniva proprio dal portale che come sempre era funzionante, ma solo nominalmente. Unombra sembr formarsi allinterno del portale, anche Asia e un tecnico erano stati raggiunti da quellinsolito, se pur tenue rumore, e adesso si trovavano proprio davanti al portale. Ne usc una donna, nuda solo per un attimo, perch listante successivo aveva indosso un camice di seta verde come quello di Asia, anche le scarpe erano identiche a quelle di Asia.
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La donna sembr barcollare, poi si guard attorno stupefatta e pronunzi alcune parole incomprensibili. Lino la osserv pietrificato: mai aveva visto una donna cos bella. Era rimasto senza fiato, ma ragionava sulle parole sconnesse che lei stava pronunziando. Erano inglese, di questo era certo, ma un inglese cos modificato da risultare completamente incomprensibile. Allora Lino inizi a parlarle nella sua lingua, in italiano. Lei lo ascolt a lungo finch esclam: Italiano, ho capito. Continua a parlare cos posso ampliare il vocabolario. Ampliarlo? S aggiungere nuove voci. Ma da dove vieni? Non ricordo bene, ma ero intrappolata in qualche brutta storia. Ho attivato un trasmettitore di materia e mi sono fatta inviare a tutti i suoi terminali. Se capisco bene, saresti ora in varie parti contemporaneamente? S ma non sono del tutto umana, almeno cos dicono, sono lAidoru. Aidoru? un nome? Anche, ma sono la personificazione del desiderio. E che fosse la personificazione del desiderio era proprio vero, i tre presenti erano, infatti, imbambolati dalla sua bellezza e tutti provavano un gran voglia di lei; un desiderio che non era solo mentale, ma anche fortemente fisico e sessuale. Davanti a cotanta bellezza e desiderio i tre, Lino, Asia e il tecnico, si ritrovarono in una condizione completamente nuova per loro: erano fusi assieme in ununit collettiva. Lentit collettiva che si era formata, e stava guardando la nuova immagine femminile che si faceva sempre pi distinta, inizi a provare pensieri non suoi ma muniti di una forte individualit. Se un lui laveva in qualche maniera immaginata, era stata come una specie di sintesi industriale delle ultime tre dozzine di facce femminili pi famose sui media giapponesi nella Terra delle origini. Era il sistema normale ad Hollywood nel periodo del suo mito. Ma lei, lAidoru non era per niente cos. I capelli neri tagliati in maniera regolare e lucidi sfioravano le pallide spalle nude mentre voltava la testa. Non aveva sopracciglia, e palpebre e ciglia sembravano spolverate con qualcosa di bianco, che metteva in risalto le pupille scure. Poi lo sguardo dellAidoru sincroci con quello dellentit collettiva. Sembr di superare un confine. Nella struttura della sua faccia, nelle geometrie delle ossa sottostanti, erano inscritte in codice storie di lotte dinastiche, privazioni, migrazioni terribili: si vedevano tombe di pietra su ripidi prati montani, gli architravi coperti di neve. Una fila dassurdi cavalli da soma, il loro fiato bianco per il freddo, seguivano un sentiero sul pendio di un canyon. Le curve del fiume sottostante erano lontane pennellate dargento. Le campanule di ferro sulle finiture tintinnavano nel crepuscolo azzurro. Lentit collettiva prov un brivido, un sapore in bocca di metallo arrugginito.
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Cadeva entro gli occhi dellAidoru. Si trov a guardare unaltissima parete di roccia che sembrava consistere interamente di piccoli balconi rettangolari, nessuno disposto esattamente sul livello o alla stessa profondit degli altri. Il Sole arancione del tramonto si rifletteva da una finestra inclinata, con il telaio di ferro: colori simili a chiazze di benzina sullacqua che strisciavano nel cielo. Lentit chiuse gli occhi, guard in basso, li riapr. LAidoru era l davanti, troppo umana perch totalmente sintetica e aliena, e mentre lei si dissolveva per lasciar posto a nuovi concetti, un pensiero si lev: adesso lAidoru viene qua, ombra tra le altre ombre, ma distinguibile. E noi la raggiungeremo. A quel punto lindividualit ferrea ma momentanea in cui sera trasformato il gruppo, in parte si dissolse e tutti si ritrovarono davanti al portale e davanti a lei. LAidoru mentre sinterrompeva il contatto con lindividualit collettiva, si ritrov in una stanza quadrata piena di misteriose apparecchiature che sembravano inutilizzate da secoli, ma possedevano ancora qualche scintilla di funzionalit. Infatti, da quello che sembrava un ammasso di rifiuti informatici alcuni led lampeggiavano con regolarit e alle pareti altri circuiti a loro addossati avevano altri led tremolanti e ammiccanti. LAidoru aspir lintenso odore di ozono che permeava la stanza, cerc poi di far mente locale e con fatica riusc a mettere a fuoco alcuni brandelli di memoria, ma tutto rimaneva confuso e avvolto nelloblio. Era riuscita a farsi trasferire in ogni filiale della multinazionale gestita dalla yakuza, oppure era stata gettata nellingranaggio nanotech contro la sua volont? Cera stata linaugurazione del servizio di teletrasporto per il trasferimento istantaneo a distanza delle merci. Ma, in effetti, era un sistema mascherato di nanotecnologia per la ricostruzione a distanza degli oggetti, perch la gente ha paura della nanotecnologia. Dunque lei era stata duplicata, o costretta di sua volont, la cosa ora era ininfluente. Comunque il posto ove adesso si trovava non era per niente n unagenzia della multinazionale, n una filiale della yakuza: questo era un posto sperduto chiss dove. Forse il trasferimento attuato aveva attivato questi antichi circuiti che erano in attesa chiss da quanto tempo. Dopo aver a lungo osservato gli incomprensibili marchingegni che riempivano la sala, lAidoru trov quella che poteva essere una porta. Ci armeggi un po intorno, infine riusc ad aprirla. La vista che le si par davanti era di totale desolazione in un tramonto rossastro tra padiglioni industriali abbattuti e tralicci metallici sbilenchi. In lontananza alcune ciminiere che non sembravano per niente in buona salute, salternavano ad alberi contorti totalmente spogli, e si scorgevano alcune montagnole che sembravano di macerie. LAidoru rientr nella sala quadrata trattenendo un brivido che la percorreva. Il contrasto tra il suo corpo splendido e nudo e le apparecchiature disastrate coperte da polvere e ragnatele, era a dir poco, surreale e stridente. I led allimprovviso sembrarono animati da nuova energia e allunisono iniziarono a lampeggiare con intervalli sempre pi ravvicinati, finch una piattaforma che un
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attimo prima era invisibile, sattiv. LAidoru sempre pi interessata stava osservando il lavorio delle macchine, sicuramente limpianto nanotech era nuovamente in azione, si form sopra la piattaforma un cono di luce che si trasform in nebbia, poi qualcosa di concreto nacque ed emerse. A quel punto la visione dellAidoru scomparve e si ritrov nel laboratorio ove tre persone stavano comunicando con lei. Conosceva i loro nomi, Lino era quello col quale aveva verbalmente parlato, Asia era la sua donna e Nemo era un tecnico della struttura. Tutti e quattro parvero risvegliarsi da un sogno. E tutti sembravano aver chiaro ci che stava succedendo l. Lino voleva solo portarsi a letto lAidoru e sembrava proprio che lAidoru desiderasse la medesima cosa. Cos Lino la prese per mano e la condusse nel proprio alloggio. Qualcosa successe a loro tre, poich le loro esperienze e anche i ricordi si miscelavano sempre pi a quelli dellAidoru. Insieme intrapresero la ricerca per capire cosa diavolo fosse successo a Valle Lieta, per capire come il Sole avesse potuto fermare il suo corso. Ma non riuscirono ad avere alcuna certezza, finch un giorno casualmente il portale fu sintonizzato su un altro vero e proprio luogo. Era forse terminato lisolamento? Lino e lAidoru entrarono nel varco e si trovarono in una sala deserta con i portali attivi, ma non funzionanti, come quelli di Valle Lieta. Cerano per delle differenze che subito saltavano agli occhi: una svastica nera su sfondo rosso troneggiava su una parete e il mosaico al centro della sala raffigurava ancora una svastica ma nella simbologia del Sole Nero. Uscirono dalledificio e fuori la luce era crepuscolare, tendente al viola e rimase immutata per tutte le molte ore che i nostri due impiegarono a girare per le strade e per gli edifici di questa citt. Non incontrarono nessun essere vivente, sia uomo che animale: solo alcune specie di insetti, mosche, api e farfalle, si muovevano tra le aree a vegetazione e i palazzi deserti.

Gli abitanti erano tutti scomparsi e avevano lasciato tutto in buon ordine. Trovarono libri e vecchi giornali con datazioni che si riferivano allOrdine Nuovo e arrivavano fino al centoventiquattresimo anno. Nessun accenno allevacuazione o a qualche catastrofe imminente. Con laiuto dellAidoru, Lino riusc ad individuare un accesso ai computer dipolari che soprintendevano alle funzioni della citt. Riusc a realizzare un bypass con il suo laboratorio in Valle Lieta.
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Passarono l tre giorni e quando decisero di rientrare non avevano trovato alcunch di nuovo da segnalare, se non che la luce era sempre rimasta in quel crepuscolo viola. Al rientro Asia e Nemo li stavano aspettando: era riusciti a penetrare nelle memorie del computer dipolare della citt Nazi e avevano trovato una notizia sconvolgente: Valle Lieta era stata prima messa in manutenzione, ma considerato che le anomalie erano troppo diffuse era stata relegata in un limbo dato che si riteneva il costo delle riparazioni troppo oneroso. Siamo finiti in una discarica, hai capito? Assieme alla citt Nazi. Che ci ha seguito dopo poco tempo. E ora? La vita prosegue, no? Colonizzeremo la citt Nazi, poi cercheremo altre realt. Stiamo imparando a manovrare questa tecnologia. LAidoru poi mi sembra gi collegata con altri quando. Chiss, forse riusciremo anche ad uscire da questa discarica. Limbo. Il file lo chiamava limbo! E le anomalie? Ripareremo quelle che potremo, con le altre ci abitueremo a convivere.

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NELLA COCA-COLA Lillo schiacci tre o quattro madonne quando davanti alla tiv tir un sorso dalla lattina di Coca-Cola e si ritrov con qualcosa di maledettamente solido in bocca, che per puro caso non ingoi. Sput loggetto su una mano e allucinato lo scrut con attenzione. Io quelli stronzi della Coca-Cola ora li denuncio Sembrava una moneta, grande come un penny, una moneta antica, cera un volto femminile su un lato e, uniscrizione incomprensibile sullaltro: i caratteri forse erano rune. Lillo lo scrut attentamente, lo morse, lo strusci sui jeans per toglierli la patina: sembrava proprio doro. Cerc di ripulirlo per bene, poi se lo mise in tasca e fin la Coca-Cola facendo attenzione che nel liquido marrone non ci fossero altre sorprese. Intanto aveva perso il filo del film di Seagal che stava guardando, cos spense la tiv. Qui ci vorrebbe proprio una gnocca per riprendermi Mormor tra s e s, mentre proprio in quellattimo qualcuno buss alla sua porta. Lillo rest perplesso, non aspettava nessuno, poi era quasi mezzanotte. Comunque apr e una bellissima bionda pi nuda che vestita gli apparve davanti alla porta semiaperta. Questa qui mica ha freddo, eppure siamo dinverno Pens ancora tra s e s. Dai! Entra pure, ma ci conosciamo? La bionda da urlo in top e minigonna apr la bocca, non per rispondergli, ma per sorridere. Lillo era completamente cortocircuitato e se ne stava paralizzato accanto alla porta con la maniglia ancora in mano, cos lei prese il comando e prima chiuse la porta, poi lo accompagn a sedersi sulla sua poltrona preferita, ancora calda, ovviamente quella davanti alla tiv. Pi veloce della luce, lei intanto sera sfilato il top e la sua minigonna stava sul pavimento. Adesso indossava solo un perizoma quasi invisibile e un paio di scarpe dal tacco a spillo, lui era sempre vestito e stava paralizzato sulla poltrona con gli occhi fuori dalle orbite, fissi su di lei. Gli si avvicin, e cominci a sbottonargli la camicia, poi gliela tolse. Pass ai pantaloni e apr lo zip della patta, ove il membro di Lillo, paralizzato anchesso, dava scarsi segni di vita. Lei allora s che rise, una risata cristallina che fece ancor pi sbalestrare Lillo i cui neuroni, al contrario del corpo che era paralizzato, sciacquavano prima alla grande in maniera del tutto disordinata, per poi decidere dandarsene a prendere un periodo di ferie o un anno sabbatico. Lillo riusc solo a pensare che stava sognando, che tutto quello che vedeva non era possibile, pertanto non era reale, e chiss perch pens a sua madre. Allistante si ritrov nella casa materna seduto su un divano davanti ad una tiv accesa senza audio, mentre sua madre stava dormendo su una poltrona accanto a lui.
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Si rese conto della sua patta aperta e la chiuse velocemente. Che cazzo ci faccio qui? Si chiese sempre pi sconcertato convinto ormai che qualcuno gli avesse rifilato un acido nel caff del dopo cena; ma chi poteva avergli giocato questo scherzo del cazzo? Qui mi occorre un medico. Ho le allucinazioni Allistante, nella casa della madre, nel salotto davanti alla tiv accesa senza il volume, con Lillo allucinato su un divano e sua madre dormiente su una poltrona, apparve dal nulla un medico in camice verde, con mascherina e guanti. Lillo lo guard con attenzione: era anche insanguinato. Ma dov finita la sala operatoria? E il mio paziente? Sei unallucinazione anche tu? La bocca del medico rimase aperta in modo innaturale, sembrava distorta e, non riusc a parlare. Intanto la madre di Lillo si stava svegliando. Stupita guard prima il figlio, poi il medico. Sto morendo? No, che dici mamma, stai bene. tutto sotto controllo insomma Sotto controllo? Che ci fa allora un medico in salotto? E tu da dove sbuchi a questora di notte? C forse anche un prete? See ora ci manca anche il prete! Ma se vuoi te lo chiamo. E non aveva ancora finito la frase che un prete di campagna con la tonica lunga si materializz anchesso in quel salotto, che stava divenendo proprio affollato. Nessuno disse una parola, lunico rumore era quello che proveniva dal televisore, il volume era bassissimo, ma adesso cera il telegiornale della notte. Lo speaker parlava della striscia di Gaza e dellavanzata israeliana. Sullo schermo si susseguivano scene di guerra. Lillo pens che a Gaza cera un po di normalit, mentre non capiva pi niente di ci che stava accadendo attorno a lui. E si ritrov nel bel mezzo duna strada sterrata, in pieno deserto, nel bel mezzo del deserto, mentre sudivano esplosioni neppure troppo lontane. Poi un cigolio si fece sempre pi forte, finch apparve un carrarmato in fondo alla strada, che stava avanzando verso di lui e, il cigolio si trasform in un tintinnio attutito di ferraglia, mentre in lontananza si avvertivano le esplosioni, che adesso non sembravano poi tanto lontane. Mentre il carrarmato savvicinava a lui sempre di pi, sapr la torretta e un militare cerc di fargli capire a gesti e con un linguaggio esotico, di togliersi dalla strada, di levarsi dai coglioni e, alla svelta! Lillo, guard il militare, aveva anche una pistola in mano adesso, e url a pieni polmoni. Sono italiano! Io con le vostre guerre del cazzo non centro nulla! Il carro intanto continuava imperturbabile ad avanzare verso di lui, mentre il militare si sbracciava per fargli capire che doveva togliersi di l, e in fretta.
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Lillo chiuse gli occhi, e tolse laudio dalla sue orecchie, non si mosse dalla strada e pens che avrebbe voluto trovarsi in Versilia e non l a Gaza. Cess il rumore di ferraglie, apr gli occhi e si ritrov sul bagnasciuga, coi piedi nellacqua. Era notte e sulla spiaggia non cera nessuno, si vedevano le luci del lungomare. Sent qualcosa in tasca e tir fuori loggetto, era il telecomando del suo televisore. Lo rimise in tasca schiacciando un paio di bottoni a caso. E non successe nulla. Si sdrai allora sulla sabbia, era sfinito, voleva dormire e fu esaudito, si risvegli che il sole era gi alto e qualche bagnante era gi in acqua. Si ricord che doveva essere inverno, ma qui era caldo come fosse estate piena: archivi la cosa come una delle tante stranezze. Mentre si chiedeva per lennesima volta che cosa gli fosse successo, si rese conto daver fame e di desiderare una buona colazione. Alla sua destra si materializzarono nellordine: un vassoio, un bricco di latte caldo, un caff fumante, quattro bign alla crema e due cornetti. Lillo questa volta non si perse in contorsioni mentali e accett il fatto iniziando a mangiare. Dopo volle riflettere: tutto era iniziato con la moneta, qualsiasi cosa avesse richiesto, sera verificata. Si frug in tasca ed estrasse la moneta: questa era il pozzo dei desideri! Desider desser sbarbato e messo bene in salute come non mai, desider dessere vestito elegante, davere le tasche piene di soldi, davere unauto sportiva parcheggiata l vicino, davere quella bionda che era venuta in casa nellauto ad aspettarlo e tutto avvenne. Volle giorni da re e notti da sogno, volle una villa accogliente con servit, volle girare il mondo e la villa lo segu coi suoi servitori. Volle figli meravigliosi e donne da sballo. E fu esaudito, la moneta era ora incastonata in una collana di platino che portava al collo e mai si toglieva. Pens che era un uomo fortunato e smise di chiedersi come mai la moneta fosse finita in una lattina di Coca-Cola. Finch una mattina si risvegli con un pensiero: ma sar reale tutto questo? Non sar mica tutta unallucinazione, non sar mica morto? Lillo dopo alcuni giorni fu ritrovato in casa sua, morto davanti al televisore acceso. I paramedici si protessero dal cattivo odore che emanava dal corpo in putrefazione e velocemente riuscirono ad infilarlo in un anonimo sacco nero che fu chiuso ermeticamente. Matteo, uno dei paramedici, mentre infilava il corpo nel sacco cercando di respirare il meno possibile, si ritrov in mano una catena di platino con attaccata una moneta che sembrava doro. Tenne il mano il monile e riusc senza essere visto a farlo scomparire in una delle sue tasche. Alla sera Matteo giunse a casa, distrutto da una giornata davvero stressante. Mise un piatto di lasagne nel microonde, si vers una buona birra, fece fuori una pigna duva, riscald un caff, poi si mise in bocca una caramella. Fino ad un paio danni prima
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quello del dopo caff, era il momento della sigaretta, ma ormai questo era un ricordo lontano, aveva deciso di smettere di fumare. Si butt sul divano e con il telecomando accese la televisione. Ripens allodore del cadavere e al suicida che avevano raccattato poco dopo e pens che questa era stata proprio una giornata di merda Scarrell, ma i programmi erano uno pi schifoso dellaltro. Fanno schifo perch vogliono che si passi alla tiv a pagamento, ma non lo far mai. Lo so io cosa mi ci vorrebbe per tirarmi su. E pens a quella tipa che stava allinizio della strada, la pi bella fica della citt, e la vedeva sempre arrivare con gente con la Ferrari o la Maserati, e che a loro la dava sicuramente, e non certo ad un portantino Fu a quel punto che avvert un rumore che proveniva dalla sua camera: pens subito al gatto che stava facendo del casino. Quando entr in camera trov la gnocca dei suoi sogni, la pi bella della citt, quella che la dava a quelli con i macchinoni. Era l, spaparacchiata sul suo letto, dio nuda, e gli sorrideva e gli faceva cenno di venire a giocare con lei. E non se lo fece dire due volte, si butt sul letto prima di risvegliarmi, pens e se la fece, dio come se la fece. E se la rifece, dio come se la rifece. Neppure pens per un attimo a come era entrata e a perch gliela desse. E se la rifece. Era allapice della gioia quando per lennesima volta venne dentro di lei, si gir e url: Dio! Che sballo! Che schianto sei bimba! Mi venisse un colpo E si accasci sul letto senza vita. Solo allora la supergnocca si rinvenne. Ma dove sono capitata? Con questo morto di fame dinfermiere poi. La coca mi deve aver fatto fare dei casini strani. Sar meglio che me la svigni e dimentichi tutto. Il morto di fame sembra che ora dorma Ma guarda te a chi lho data! Piano piano muovendosi con cautela e senza far rumore si rivest prendendo i suoi abiti che erano sparpagliati per terra nella camera. Pass dal bagno e sempre nel massimo silenzio si rimise in sesto. Torn in camera e sconsolata lo riguard. Ma come ho potuto darla a questo qui. Oltre ad essere un morto di fame, non neppure bello. Linfermiere era immobile nel letto, semicoperto da un lenzuolo, sembrava dormisse, ma era gi ben freddo e allindomani i suoi colleghi lavrebbero prelevato. Lei senza muoverlo lo copr di pi col lenzuolo, fu allora che nel letto vide una collana di metallo bianco, forse platino, con incastonata una medaglia doro. un monile da donna, sicuramente era per me. Ecco come ha fatto a prendermi. Lo prese e se lo mise nella borsetta e pens: Almeno da questo morto di fame qualcosa ci ho rimediato. Spense le luci, lasci lappartamento chiudendo pian piano il portone, attenta a non far rumore.

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INCONTRO RAVVICINATO Parco delle Apuane Mi sono ritrovato con gli altri componenti della spedizione a Ponte a Moriano, nella piazza principale del paese, erano le 16 in punto, come in precedenza telefonicamente programmato. Tre fuoristrada di marca russa ci stavano aspettando. Quando la comitiva fu al completo, eravamo in nove, pi i tre autisti. Uno degli autisti, in jeans e T-shirt bianca mi venuto incontro, ha chiesto il mio nome, poi ha detto agli altri: Ora ci siamo tutti, possiamo andare! ero io il ritardatario. Ho preso posto su uno dei fuoristrada e ho caricato la sacca che mi ero portato dietro. Tutti i componenti della spedizione avevano una sacca come la mia. Erano stati presi precisi accordi col gruppo Shado, un sacco a testa delle dimensioni di una sacca da ginnastica, con dentro solo apparecchiature da ripresa, nientaltro. Siamo partiti e in breve siamo giunti nel Comune di Borgo a Mozzano, i fuoristrada hanno poi imboccato alcune strade sterrate che penetravano sempre pi allinterno del Parco delle Apuane. Ho chiesto allautista in quale localit fossimo diretti, ma lui mi ha risposto che si andava al campo base. Non ha voluto aggiungere altro. Mi era stato detto che il luogo era un punto focale, gi da tempo, per gli avvistamenti e che era costantemente monitorato dallesercito: quale? laviazione, lesercito italiano o la N.A.T.O.? In passato qui era avvenuto un incontro: di pi non sono riuscito a sapere. Dopo aver percorso vari chilometri tra selve di querce, faggi e vari tipi di conifere, i fuoristrada hanno raggiunto un prato, grande quanto un campo di calcio, incastonato tra il verde delle selve e, sul lato nord da una roccia che lo delimitava dal resto della montagna che solo in quel punto continuava a salire. I fuoristrada si fermarono a fianco alla roccia e il campo era libero davanti a noi. Lerba era in pi parti pestata e lasciava intravedere grandi solchi: doveva esserci transitato qualcosa di pesante. Non recentemente per, poich lerba stava riprendendo il sopravvento. Al posto delle porte, due grandi incerati mimetici coprivano dei macchinari. Furono fatte le presentazioni subito dopo il nostro arrivo e mentre ci guardavamo attorno: cerano i tecnici del gruppo Shado, i tre autisti, due militari in tuta mimetica e senza gradi. Gli altri nove erano giornalisti come il sottoscritto, uno disse di essere della R.A.I., ma non ricordo il suo nome. Per me, a parte il mio contatto del gruppo Shado, gli altri erano dei perfetti sconosciuti. In un lato, accanto ai nostri fuoristrada parcheggiati, cera una tenda con allestito un piccolo buffet: caff caldo, t, panini di vario tipo, acqua minerale, Coca-Cola, ecc. Non restava che attendere; dalla sacca tirai fuori la telecamera, mi accertai che fosse
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pronta per le riprese, mi misi due macchine fotografiche a tracolla. Lappuntamento era previsto per la nottata, ci dissero, e anche se siamo in agosto qui di notte fa fresco: i plaid erano nella tenda. Alle venti due elicotteri senza insegne e insonorizzati passarono lentamente sopra di noi a bassa quota. Dopo dieci minuti dal passaggio altre tre persone in tuta, daviazione questa volta, giunsero da noi, uno di questi con un forte accento inglese chiam il responsabile del gruppo Shado e gli comunic che tutto era pronto per iniziare. Ci fu ordinato di rimanere accanto ai fuoristrada o di sederci allinterno di essi, ci fu comandato di non parlare e di non fumare. I teloni furono rimossi. Un generatore di corrente entr in funzione e si lev un ronzare sommesso nellaria calma della montagna. Punti luce di vari colori saccesero intermittenti, mentre attorno a noi laria si faceva sempre pi elettrica e alcune scintille schioccavano tra noi e il prato o gli automezzi. Lintermittenza delle luci colorate era accompagnata da note digitalizzate molto acute, quasi al limite delludibile. Allinizio pensai che avessero ricopiato le tecniche degli incontri ravvicinati di terzo tipo, ma subito dopo mi accorsi delle differenze dal film. Le luci si vedevano appena e i suoni stavano andando sempre pi oltre la soglia del nostro udibile, inoltre tutta larea era sempre pi magnetizzata ed elettrificata, pensai allora ad una qualche tecnologia mutuata da Tesla. Intanto le 22 erano passate e la luce solare se nera andata del tutto e le stelle si vedevano sempre pi brillanti, come non mai. Attorno a noi il ronzio del generatore, i secchi schiocchi della statica e il cielo sempre pi splendente di stelle. Eravamo tutti in silenzio e immobili: noi, i tecnici, gli autisti e i militari. Le stelle allimprovviso iniziarono a vibrare al ritmo del generatore che si udiva ora lontano e appena percepibile; prima il buio si fece pi forte, quasi denso oserei dire meglio non saprei esprimermi e le stelle parvero fuggire. Pronti! State pronti! Arrivano! voci concitate, poi anche alcuni richiami in lingue straniere: inglese, russo? Poi un fischio assurdo, qualcuno stava soffiando in un fischietto! Nella penombra macchine fotografiche, cineprese e telecamere erano puntate verso il cielo, i registratori erano attivati Sembrava che attorno a noi si fosse formata una cupola trasparente, una cupola che deviava la luce delle stelle, ma riusciva ad amplificare qualcosa daltro. I rumori tacquero e tutti riprendevano la scena, erano lampi di colore che si susseguivano verso noi. Si avvertirono poi ancora nuovi schiocchi come di rami spezzati e nuovamente lampi colorati. Il magnetismo era tangibile, i miei peli erano tutti dritti come setole. Qualcuno attravers di corsa il campo, trai lampi colorati che ci bersagliavano, mi
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sembr al momento un pilota, aveva una tuta argentea, poi ci ripensai, quando limmagine era gi scomparsa: quel pilota era troppo alto, troppo magro e aveva due occhi enormi in una testa triangolare. Forse... ma l'immagine dell'uomo che correva era durata solo un attimo. Pensai dessermi sognato tutto, era solo un pilota che correva veloce mentre luci colorate e intermittenti pulsavano: ma perch un pilota avrebbe dovuto attraversare il campo mentre tutti eravamo impegnati con le riprese? Pensai che chiunque fosse, ormai lavevo ripreso e anche gli altri lavevano sicuramente ripreso, e proprio mentre stavo pensando questo vidi la mia telecamera distorcersi, come in un effetto speciale, forse era la vista a darmi alterazioni. Ma no, anche al tatto divenne molle e gelatinosa e mi sfugg di mano. La lasciai cadere mentre un lampo nero sembr colpirmi in pieno volto ed ebbi pure io la sensazione di contorcermi, di divenire molle, poi cominciai a precipitare velocemente, sempre pi velocemente Quando mi ripresi ero sdraiato su un lettino da campo. Molte altre persone prive di sensi erano sdraiate su altri lettini. Intorno a noi uomini con tute anti contaminazione procedevano con strani movimenti. Quelle tute le avevo gi viste, ma solo nei film catastrofici, quelli che parlano dinfezioni virali, debola, dinfluenza aviaria e altre amenit. Con sforzo mi alzai sul lettino. Subito un medico (?) in tuta mi si avvicin, non riuscivo a distinguere il suo volto dalla visiera che aveva un effetto specchio. Inizi a parlarmi e la sua voce mi giunse digitalizzata: Per sicurezza stiamo decontaminando sia voi sia il luogo del contatto. Entro mezzora sar tutto finito. La prego daver pazienza. Mi ributtai sul lettino e quando riaprii gli occhi ero ancora sul quel prato, era mattina inoltrata, accanto a me cerano gli altri che avevano partecipato al contatto. Il generatore taceva, sicuramente sera ammorbidito nella notte. Le telecamere e le macchine fotografiche erano tutte inutilizzabili ed erano posate su una lunga panca di legno: mi ricordarono gli orologi molli di Dal. Alcuni militari stavano estraendo dal terreno altre apparecchiature: tutte andate! Ci dissero che tutto il materiale per le riprese e tutti gli oggetti presenti al momento del contatto erano stati sequestrati dalla N.A.T.O., ci dettero un modulo per quantificare i danni e ci assicurarono che saremmo stati rimborsati entro 24 ore. Tennero anche gli oggetti personali e i vestiti. Ci riaccompagnarono a Ponte a Moriano ed eravamo tutti vestiti con abiti militari. Alcuni tecnici avviarono le nostre auto con chiavi speciali. Le nostre chiavi (molli) erano state sequestrate coi portafogli, le carte di credito, gli orologi da polso, gli anelli, ecc. Ci assicurarono nuovamente che saremmo stati rimborsati e che non avevamo subito alcuna contaminazione. Giunsi a Lucca, a casa mia, che era notte fonda. Il mattino seguente, dal giornale acquistato, mi accorsi che era marted.
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Ero andato allappuntamento di sabato, lavvistamento era avvenuto sabato notte. La domenica ci avevano trattenuto per gli accertamenti, domenica notte ero giunto a casa. Avevo dormito fino al marted? O ero rimasto un giorno intero in mano ai sanitari? Avevo i nomi dei miei contatti del gruppo Shado: telefonai, nessuno rispose, anzi due numeri risultarono inesistenti. Quando guardai la cassetta delle lettere, in essa cera una busta bianca con scritto il mio nome. Allinterno 10.000 euro. Un cartoncino nella busta diceva: Rimborso per materiali deteriorati. Ma avevo poi riempito il modulo per la richiesta dei danni? Pi cercavo di ricordare i particolari di quellavventura, pi sentivo che questi tendevano a sfuggirmi. Volevo scrivere un reportage dettagliato, ma ho buttato gi al computer queste righe prima che il ricordo ho il sospetto venga cancellato del tutto.

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PTATH ROBOT Una testa di giovane donna. mozzata, a terra: ha lunghi capelli biondi. Non c' sangue l attorno, n sull'erba, n sulle pietre. appoggiata in piedi si fa per dire alle pietre delle antiche mura. Sono le mura di Castiglione, in piena Garfagnana, le riconosco, il database impiantato le ricorda. Ma non pu esser vero, siamo in pieno giorno, non c' in giro anima viva, solo la testa mozzata. Forse sto sognando, mi dico, e intanto la sollevo: ma i robot sognano? Pecore elettriche diceva Dick... Pesa tantissimo la testa , molto pi di quello che pensavo. La sollevo, la porto all'altezza dei miei occhi, la scandisco con attenzione: umana al 100%. La testa ha gli occhi verdi, ancora aperti. I capelli biondi mi ricadono sulle braccia. Non ricordo. Perch sono qui a Castiglione? Cosa ci faccio con una testa di donna mozzata in mano? Il programma sar malfunzionante? Sento il panico salire nelle mie ossa sintetiche. Ma adesso mi sveglio, questo solo un incubo indotto nella sala programmazione. Afferro la testa per i capelli e proseguo lungo la strada che costeggia le antiche mura. C' una vetrina tutta polverosa dall'altra parte della strada che attraversa il paese. Mi specchio nella vetrina, passando: sono perplesso. Mi vedo nudo, ho solo un paio di scarpe da ginnastica ai piedi. Nudo con la testa che dondola sorretta per i capelli. Sembro una divinit greca; se non fossi cos confuso e stranito me ne compiacerei. Proseguo e attraverso una grande porta in pietra, scavalco un muretto e mi ritrovo tra i campi, proseguo in discesa, i capelli della testa ben stretti nella mia mano. Il sole sta per scomparire tra i monti e il cielo si tinge di rosa, ci sono rumori in lontananza: sirene e strilli di donne. Gli animali tacciono, nessun uccello in volo, non sono neppure in rete: un blackout. Cammino senza correre, con passo costante e deciso, modalit standard. Il mio corpo sa dove andare, la mia mente no, confusa, cortocircuitata dall'evento, mi sembra di sentire il rumore dei neuroni che sciacquano nel mio cranio assieme ai miei biochip. Il corpo viaggia sicuro e spedito, sembra che abbia un posto ove recarsi. Adesso ho imboccato un sentiero e sto salendo. I rumori si fanno pi forti, sopratutto alle mie spalle, ci dev'essere un animale che mi segue. Mi volto, ma dietro di me non scorgo nessuno, neppure i sensori a infrarossi s'allertano, c' solo il crepuscolo che avanza. Il sentiero s'inerpica sempre pi, adesso vi sono molti cespugli che mi graffiano, ma non avverto alcun dolore, proseguo. I suoni dietro di me si fanno pi forti, il sole adesso sparito dietro ai monti e, qualcosa, forse un grosso uccello, attraversa lo spicchio di cielo che intravedo. Proseguo con la testa mozzata che ad ogni passo mi batte sulle gambe, adesso buio e sento che l'animale che mi insegue sempre pi vicino. Chiudo gli occhi mentre cammino e rivedo la testa che ho in mano con un corpo attaccato: sono assieme a lei in un letto, siamo nudi e facciamo l'amore. Poi rivedo lo stesso corpo di donna, integro che sta facendo l'amore in un campo, sopra un plaid, con un altra persona. Forti fitte di dolore mi attraversano la testa, mi riscuoto e sono ancora sul sentiero, che cammino, non sto svegliandomi per nulla, anzi... Corro, inizio a correre, voglio fuggire da
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questo sentiero, da questo sogno o da questa realt che non dovrebbe appartenermi. Sciabolate di luce appaiono ora alle mie spalle e anche dal cielo un fascio di luce illumina la notte. Ancora ululati di sirene e sento che l'animale dietro a me sempre pi vicino. Una luce mi colpisce violentemente. Ho paura, mi fermo di scatto, alzo le mani e anche la testa mozzata coi capelli biondi. L'animale che mi segue si ferma: sar forse un cinghiale che mi vuol raggiungere e le luci i cacciatori che seguono lui. Cosa sono un'esca per la preda? Tutto si fa fermo, immobile, attendo di svegliarmi, sento che questo potrebbe essere il momento buono. Tutto e immobile: le luci, i rumori, le sirene... anche i frastuoni dell'inseguimento sono cessati, ora posso veramente svegliarmi o andarmene. Me ne vado, muovo i miei passi verso una radura che intravedo, una nuova sciabolata di luce mi fa capire che sono tornato nei pressi delle mura, devo aver girato in tondo. Proseguo comunque verso le mura con il mio dondolante trofeo. Rumori indistinti e indefinibili giungono alle mie orecchie, sembra che non lontano vi sia una festa, una di quelle sagre che i piccoli borghi organizzano per l'anniversario del loro patrono. Anche la festa! Prima di svegliarmi voglio vedere dov'. Mi piacciono le feste, e ho un flash back, e mi vedo che ballo ad una festa di campagna con la ragazza bionda, quella della quale ho in mano solo la testa. M'incammino verso i rumori di buon passo, davanti a me ci sono le luci colorate della festa. Il rumore si fa pi forte, chiacchiericcio, brusio di folla, musiche digitalizzate: ci devono essere anche delle attrazioni ambulanti con tutte queste luci colorate in movimento. Sento dei colpi: i fuochi d'artificio! Non voglio perdermeli! Li adoro, ci vado matto... Proseguo di corsa verso la festa, le musiche digitalizzate si fanno pi forti, adesso arrivo. Un insetto fastidioso ronza vicino alla mia tempia, lo scaccio, un altro passa sibilando sopra la mia testa. Ma che cazzo d'insetti ci sono in questo posto? La musica, il brusio, le luci colorate, la folla davanti a me... e un altro insetto vola veloce verso di me. Faccio per prenderlo a volo, ma la mano destra sembra svanire in una nuvoletta rosa al contatto. Non capisco... un altro insetto vola verso di me, lo vedo all'altezza della mia fronte e va a spiaccicarsi proprio nel bel mezzo dei miei occhi. Un lampo di luce abbagliante mi acceca, sento le gambe cedermi e cado su me stesso. Ma ho ancora i capelli stretti nella mano sinistra e cado di peso sopra la testa che apre la bocca e con denti aguzzi trancia di netto le mie parti intime. Erano sintetiche ma molto richieste, avr avuto un attacco di gelosia? Impossibile sono di una classe perfetta. Avverto con orrore la scena, rivedo i miei genitali mozzati e penso che sia proprio giunto il momento di svegliarmi: e questo il mio ultimo pensiero. Poi il nulla.

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stampato nel giugno 2011 a Seville (E) dalla lulu.com per le edizioni quantiche

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