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• Nel momento in cui, dagli anni 60, si supera il

limite del tradizionale concetto di ‘belle arti’, e


si comincia a parlare di ‘arti plastiche’, gli
artisti usano mezzi espressivi di ogni tipo: foto,
video, musica, performance, teatro, danza.
Tutto appartiene al mondo delle arti ‘visive’.
• Non solo, uno stesso artista può esprimersi
con ogni mezzo, nel corso della sua carriera,
spostandosi tra posizioni estetiche diverse.
Nel corso degli anni Sessanta era aumentato
l’interesse degli artisti nei confronti del processo
di ‘de-materializzazione’ dell’opera. Un caso
emblematico fu Le vide di Klein, ma molti sono
gli esempi di progressivo “discredito del visibile”
e desiderio di fare del vuoto, del nulla,
dell’assenza di materia il centro dell’opera.
Walter De Maria, Vertical Earth kilometer. Realizzato per Documenta, nel 1977 a Kassel. Realizza
un buco nella terra davanti al museo di 1km dove venne introdotta una barra di ottone della
stessa lunghezza che appare solo nella sua sommità.
Nel 1970 aveva progettato (e non realizzato, in occasione della Olimpiadi) un analogo progetto
sulla presenza ‘invisibile’: su una collina (in realtà un accumulo di detriti dei bombardamenti
bellici) a Monaco, avrebbe posto un disco di bronzo con diametro di 5 mt destinato ai visitatori
che avrebbero potuto ammirare da lì il paesaggio. Sotto il disco, sarebbe stato scavato un pozzo
profondo 120 mt, il doppio dell’altezza della collina, a ricongiungere un prima e un dopo rispetto
alla guerra.
L’opera di De Maria ha un suo nucleo invisibile di
cui scrive: “ non si dovrebbe ridere
dell’invisibile. Le onde radio e hertziane sono
invisibili. L’invisibile è dappertutto …In tutte le
civiltà l’idea dello spirito umano come cosa
invisibile è scontata. Il mondo dell’invisibile è
reale. Non dovremmo escluderlo dalla scultura
né dal mondo dell’arte”.
Claudio Parmiggiani, Terra,
1989-90

Scultura per il Museo di arte


contemporanea di Lione che
dopo un periodo di esposizione
viene sotterrata e nascosta
definitivamente alla vista.
In questo caso l’azione ha una
volontà critica verso il sistema
delle mostre (l’idea gli era
venuta durante la precedente
Biennale)
Sol Lewitt, Wall Drawing.
L’artista crea il progetto, lo idea e altri lo
realizzano

L’idea in sé stessa, anche se


non realizzata visivamente, è
un lavoro d’arte quanto un
prodotto finito. Le idee
possono essere espresse con
numeri, fotografie, trascrizioni
numeriche, o qualsiasi altro
modo scelto dall’artista.
Sol LeWitt
Art concettuale
• Henry Flint 1961: «Concept Art»
• Sol Lewitt 1967 «Paragrapf of Conceptual Art»
su Art Forum
• 1968 Lucy Lippard e Johm Chandler
«Dematerialization of Art» Art International
1968
• Dal 1966 serie di mostre (New York
organizzate da Kosuth)
Le opere possono
essere concetti esposti
attraverso parole,
numeri, progetti,
codici di vario tipo.

Mel Bochner 1966


mostra alla School of
Visual Arts NYC
4 raccoglitori con
progetti fotocopiati
«I Duration Piece sono opere composte
solitamente da più pannelli di fotografie e
testi che interagiscono tra di loro: le
fotografie sono scattate seguendo una
determinata scansione temporale oppure
seguendo una regola prestabilita molto
semplice come, ad esempio, scattare sempre
nella stessa direzione di inquadratura ogni
volta che l’artista percepiva il cinguettio di
un uccello. In questo modo i Duration
Piece tematizzano non soltanto la relazione
tra fotografia, specificità del luogo e
puntualità del tempo ma mettono in
questione il concetto stesso di autorialità,
aprendo il processo creativo alle variabili del
caso e dell’interazione con la realtà»

Douglas Huebler, Duration Piece 9


Dattiloscritti inviati via posta ad indirizzi inesistenti
1969 «Il mondo è pieno di oggetti, più o meno
interessanti; non voglio aggiungerne altri.
Preferisco, semplicemente, affermare
l’esistenza delle cose in termini di tempo e/o
spazio»
Joseph Kosuth, One and Three Chairs 1965
«Chi oserebbe pretendere che l'immagine di una pipa è
Magritte, Il tradimento delle
una pipa? Chi potrebbe fumare la pipa del mio quadro?
immagini 1929
Nessuno. Quindi, non è una pipa»
Il testo scritto diventa un’altra forma di espressione nelle arti
visive. Il rapporto testo immagine è un rapporto di lunga
tradizione: affreschi in San Clemente al Laterano, Roma, con il
martirio di San Clemente, XI secolo una delle prime attestazioni
in lingua volgare
Anselmo, Invisibile (2007): ancora una volta racchiude una dialettica di opposti: un blocco di
granito nero, perfettamente levigato e puro nella sua forma geometrica, appare troncato,
tagliato su un lato. Il pezzo mancante presuppone l’assenza della particella “in”, che trasforma la
parola invisibile (titolo dell’opera) in visibile (la scritta riportata a graffito sull’opera). La
pesantezza della materia si confronta con l’impalpabilità della parola; l’immobilità della pietra, la
sua finitezza, si apre all’incommensurabilità dell’infinito e del non visibile che la circonda.
Bruce Nauman 1972
Bruce Nauman Window (Wall Sign) 1967
Barbara
Kruger

Barbara Kruger, I
shop therefore I
am, 1987
Barbara Kruger, Moca, Los Angeles
Jenny Holzer, Truism, 1996, Firenze, proiezioni allo xeno. Come Kruger è attenta ai temi sociali e
femministi, lavora estrapolando delle frasi banali (truism) che proiettate in spazi pubblici
assumono altri significati o invitano a riflettere
Negli anni 70 usa
i mezzi delle
pubblicità (testi
scorrevoli,
manifesti
attaccati sui
muri) con un
atteggiamento
vicino a quello
della street art
Arti performative
Body Art
Arte relazionale
Nelle nuove attitudine tecniche del Novecento, le pratiche
performative costituiscono uno degli aspetti di maggiore impatto.
Arti performative: insieme variegato di procedimenti che vedono il
coinvolgimento del corpo dell’autore e/o del pubblico.
Le radici di queste pratiche si trovano nell’idea (di matrice romantica)
che le opere nascano dall’interiorità dell’artista e che manifestino in
azioni d’impulso e nella esposizione di sé stesso dell’artista. Queste
idee si trovano già nel Surrealismo.
Già Freud, studiando l’isteria, aveva analizzato gli effetti fisici delle
nevrosi e dunque la relazione mente/corpo.
La sociologia nel Novecento si è anche interrogata sul rapporto tra
società e sviluppo tecnologico, soprattutto per i mezzi di
comunicazione.
Con la medicina moderna dà lo spunto sulla manipolazione del corpo
non solo per guarire ma anche per modificare.
PREMESSE
- Automatismo psichico surrealista;
- Pittura gestuale (Pollock, Mathieu)
- Uso del corpo nel gruppo Gutai anni
Cinquanta (fango Shiraga; carta Murakami)
- Klein (collage con salto nel vuoto 1958,
Antropometrie)
- Piero Manzoni, impronte, piedistallo, opere
d’arte viventi.
• ARTE COMPORTAMENTALE:
L’OPERA VIENE ASSORBITA DAL CORPO
DELL’ARTISTA E GENERA DELLE MANIFESTAZIONI
ESTERNE CHE POSSONO ESSERE DOCUMENTATE
CON FOTO, VIDEO, OGGETTI, DISEGNI.

• EDIZIONE DEL 1972 DI DOCUMENTA AKASSEL: si


fa il punto su questo tipo di esperienze.

• NEGI ANNI OTTANTA PROGRESSIVAMENTE SI


SOSTITUISCONO LE TECNOLOGIE AL CORPO
Con la Body Art (forma di arte comportamentale) il corpo
diviene una scelta, un progetto di sé, un materiale
plasmabile, una volontà di esplorare le zone di coesistenza e
di confronto.
Le istanze del femminismo
hanno avuto un ruolo
centrale nella body art negli
anni Sessanta e Settanta e
fino ai nostri gironi,
mettendo in scena il corpo
in una varietà di valenze
diverse: frammentato,
martoriato, luogo di scontro
verso barriere sociali e di
costume.
Ne Il teatro e il suo CONNESSIONI TRA ARTE COMPORTAMENTALE
doppio (1938) di Artaud, si E TEATRO CONTEMPORANEO
teorizza il cosiddetto teatro
della crudeltà: perché il
teatro sia efficace, dice https://www.madrenapoli.it/collezione/living-
Artaud, occorre che theatre-julian-beck-fabio-donato-mario-
aggredisca lo spettatore franco/
facendogli provare emozioni
forti attraverso scene
violente.
Questo testo diventa
fondamentale per i fondatori
del LIVING THEATRE una
compagnia fondata da
Judith Maline e Julian Beck
nel 1947
THE BRIG (1963) primo
spettacolo in cui la vita si fa
arte con reali vessazioni
degli artisti.
Azionismo Viennese
ricerca dello scandalo, dell’azione impulsiva,
violenta e autoinflitta, anche autolesionista e
raccapricciante.
In queste azioni (Gunther Brus, Otto Muehl,
Hermann Nitsch), il pubblico rimane
sostanzialmente un osservatore, non è chiamato e
non partecipa (non ferma per esempio le azioni di
mutilazione/autolesionismo).

La prima azione di Hermann Nitsch 1962: si fa


crocifiggere e ricoprire di sangue animale.
Nitsch Orgies Mysteries Theatre
Il pubblico è coinvolto nella riproposizione di antichi rituali dionisiaci con
sacrifici animali che dovrebbero far riemergere ambiti profondi e istintivi .
Azioni Joseph Beuys

Joseph Beuys
- Come spiegare la pittura a una lepre
morta 1965 Dusseldorf

- I Like America and America Likes Me


1974 New York

Viene ripreso da Oleg Kulik I Bite America


and America Bites me 1997, New York
Coinvolgimento del pubblico
in un’azione che non può
essere fruita esteticamente
né comprata: LE 7000 querce
di Beuys

Nel 1982 Joseph Beuys fu chiamato a partecipare alla settima edizione della mostra
«Documenta», che ogni cinque anni viene tenuta nella cittadina tedesca di Kassel. Egli non
portò una scultura nel senso tradizionale del termine, ma accumulò davanti al Museo
Federiciano di Kassel un triangolo formato da 7000 pietre di basalto.
Ognuna di quelle pietre doveva servire a piantare un albero. Chiunque, versando una somma
di denaro, poteva "adottare" una di quelle settemila pietre, e la somma ricavata sarebbe
servita a piantare una quercia. Così, man mano, il mucchio di pietre andò riducendosi, fino a
scomparire, e settemila nuove querce, con alla base una di quelle pietre di basalto,
comparvero negli spazi circostanti la città di Kassel.
L’operazione si è protratta per cinque anni, in quanto l’ultima quercia è stata piantata nel 1987,
quando Beuys era purtroppo già morto, ma in realtà l’opera si compirà in un arco molto più
ampio, in quanto ci vorranno circa trecento anni prima che l’insieme delle querce piantate
diventi il rigoglioso bosco che Beuys immaginava pensando a questa opera.
Vito Acconci, Seedbed 1972: insegue – invisibile perché sotto il pavimento – i
visitatori. Supera, con azioni anche per strada, la barriera tra artista e pubblico,
sia con la presenza fisica, sia con azioni disturbanti sul proprio corpo .
Corpo femminile-azioni femministe

Shigeko Kubota, Vagina painting


(Perpetual Fluxus Festival New York Anna Mendieta, nel 1973 propone la scena di
1965. uno stupro avvenuto realmente; si fa coprire di
terra richiamando il tema della Dea Madre
Yoko Ono, Cut Piece 1965
GINA PANE

I suoi primi lavori sul corpo risalgono al 1968,


ma la prima azione in cui si ferisce è del 1971,
e s’intitola Escalade in cui, con lamette, si
taglia in varie parti del corpo: l’orecchio, la
lingua, le mani. In altre performances si
piantava spine di rose nelle braccia, un modo
per esprimere l’angoscia di un doloroso
rapporto d’amore, come in Azione
sentimentale (1973). Chi ha assistito
direttamente alla performance, racconta che
Gina Pane si fletteva davanti agli spettatori, a
dimostrazione della sua sottomissione e
disponibilità, recando con sé delle rose gialle in
segno di devozione e amicizia, mostrando
tuttavia vulnerabilità, fragilità e debolezza.
L'artista, per questa performance aveva
‘lavorato’ sull'aggressività dello spettatore,
proponendosi come priva di difese – come si è
visto ferendosi con le spine di rose – portando
tale aggressività a manifestarsi, al fine di
rivelarne la gratuità e l’insensatezza.
Gina Pane, svolge azioni sul corpo non particolarmente cruente ma dove il sangue è presente,
sebbene non a fiotti. L’idea è di mostrare il valore del sangue –incruento- nella vita femminile.
Gina Pane 1972 Le lait chaud

Vestita completamente di bianco, spalle al


pubblico iniziò a incidersi con una lametta la
schiena, lasciando che il sangue sgorgasse dalla
sua camicia. Poi iniziò a giocare con una palla
da tennis, creando appunto un notevole
contrasto con la violenza del gioco precedente.
A proposito della performance, l'artista
racconta: All’improvviso mi voltai verso il
pubblico e avvicinai la lametta alla faccia. La
tensione era palpabile ed esplose quando mi
tagliai entrambe le guance. Tutti gridavano:
‘No. No, la faccia no!’ Avevo toccato un nervo
scoperto: l’estetica delle persone! La faccia è
tabù, è il cuore dell’estetica umana. Dopo
essersi tagliata il viso la Pane puntò la
telecamera sul pubblico in modo che gli
spettatori vedessero le proprie reazioni e
“comunicassero con se stessi”.
Marina Abramovič

Sul tavolo vi sono settantadue oggetti che potete usare su di me come preferite, Io sono un
oggetto”. Tra questi oggetti: una pistola, un proiettile, una sega, un’accetta, una forchetta,
un pettine, una frusta, un rossetto, una bottiglia di profumo, della vernice, alcuni coltelli,
dei fiammiferi, una piuma, una rosa, una candela, dell’acqua, delle catene, chiodi, aghi,
forbici, miele, grappoli d’uva, intonaco, zolfo e olio d’oliva. Alla fine della performance gli
spettatori l’avevano spogliata completamente, tagliandole i vestiti; era stata ferita, dipinta,
lavata, decorata, coronata di spine (della rosa, evidentemente) e le era stata puntata la
pistola carica alla tempia. Dopo sei ore gli spettatori turbati interruppero la performance.

Rhythm 0, tenutasi
presso lo Studio Morra a
Napoli, 1974
ABRAMOVIC / ULAY: Relation in Space. Performance 1 at Venice Biennale, 1976
Marina Abramovic, Ulay – Impoderabilia –
1977, Bologna
1997, Balkan Baroque, Leone d’oro alla Biennale. M.A. passa 6 ore al giorno
per 4 giorni nei sotterranei a lavare oltre mille ossa di bovini mentre alle
parete vanno in scena tre video e grandi recipienti di rame contengono acqua.

Prende corpo il Public Body in opposizione all’idea dell’artist body


Negli anni Ottanta , il tema della omologazione del modello di bellezza femminile
diviene il centro dell’attività di Orlan, che si sottopone a una serie di interventi di
chirurgia estetica che divengono delle performance.
Orlan. 4th Surgery Performance. 1991.
<<Provate a fare quel che
vi piace del vostro corpo
nel modo che più vi
aggrada, cercando di
liberarvi di tutti i diktat
che vi vengono imposti,
sia dalla pubblicità che
dalla moda, dai giornali,
dal cinema, dai film. [...]
"Deformattatevi" >>
Rebecca Horn, Body
Extension

Einhorn (Unicorno)

Finger Gloves è il nome sia di


una performance, sia della
principale body extension contenuta in
essa: guanti, con lunghissime dita in
balsa e tessuto 1974
Partendo da una suggestione per il tema delle bagnanti, l’idea dell’omologazione è al centro
delle performance di Vanessa Beecroft, dove però l’artista non compare. Le ragazze sono
omologate nei corpi, non creano relazione col pubblico, ma sottolineano la ‘serialità’ dei corpi
che cercano di uniformarsi a canoni di bellezza uniformi. Le performances di VB sono studiate
e realizzate da professionisti (modelle, tecnici delle luci, del trucco etc.) e mostrano la
trasformazione in qualcosa che si avvicina a un set cinematografico.
Gilbert and George, The Singing
Sculpture
1970
La coppia si propone come statua
vivente (hanno i volti colorati, non si
presentano come loro stessi).
Si tratta quindi dell’uso del corpo
travestito, di una sorta di messa in scena
Kounellis, Senza titolo con Luigi Ontani, Dante, 1972.
cavallo, 1972, New York Ontani mette in scena col proprio
L’artista lo descrive come un corpo travestito dei tabelaux vivants,
quadro (come i cavalli dando corpo al narcisismo del
all’Attico del 69) mostrare il proprio corpo
Arte relazionale
Negli anni Novanta nasce una forma d’arte che si
dedica non più all’oggetto estetico e al corpo ma
alla relazione che si crea attraverso una serie di
dispositivi volti a coinvolgere il pubblico.
Maria Lai, Legarsi alla montagna, Ulassai, 1981
Féliz Gonzalez Torres, Untitled 1991
accumuli di caramelle, opere effimere composte da materiali e oggetti di vario genere
(caramelle, fogli stampati…), da cui il visitatore è invitato a sottrarre una o più parti dell’insieme,
a suo piacimento, oppure non prendere nulla.

Questo genere di opere sono state interpretate dalla critica come una metafora della malattia,
che porta a una fine lenta, ma inevitabile.
Carsten Holler crea ambienti influenti (Experiment) per creare percezioni diverse da
quelle del quotidiano. Ex entomologo, indaga il rapporto uomo ambiente talvolta
trasformando lo spettatore in una sorta di ‘cavia’.
Rirkrit Tiravanija
Lygia Pape, Divisor, 1968, Rio
Lygia Pape Ttéia 1,C, 2000 gold thread, spikes,
wood and light 450x400x350 cm Installation
view of Neo Tropicalia - When lives become
Form, Contemporary Brazilian Art: 1960's to
the present in 2008 at MOT - Museum of
Contemporary Art Tokyo
Pistoletto,
Scultura da
passeggio 1967
https://youtu.be/dJTr8I2M6Ps

Hélio Oiticica (Rio de Janeiro, 1937-1980)

Parangolé: Abito-architettura realizzato con materiali di recupero; non ha cuciture e quindi non
ha una forma preconfezionata; cambia in continuazione; viene indossato al suono della samba.
1964
• Arte relazionale: i primi esempi si trovano in
America latina negli anni Sessanta ed è
interessante che Lucio Fontana (i cui lavori
hanno sempre un’attenzione particolare alla
creazione di un dialogo con il pubblico),
insegnasse e abbia redatto il Manifesto Blanco
in Argentina (1946).
Dopo la sollecitazione all’utilizzo di nuove tecnologie avvenuta con l’arte cinetica e
programmata, negli anni Settanta il panorama artistico si confronta con l’uso di prodotti
tecnologici di uso comune, sebbene da poco disponibili sul mercato.
- 1965 Portpak Sony, primo registratore con telecamera integrata.
- Lo sviluppo della ripresa ‘diretta’ si ha sia con il cinema francese degli anni Sessanta (la
cosiddetta Nouvelle Vague), sia con i reportage video che i giovani contestatori fanno in
nome di una ‘controinformazione’
- Lo sviluppo delle performance porta con sé l’utilizzo sempre più frequente delle riprese.
La videoarte ha come elemento comune l’uso di tv e registratori ma contempla un numero
vasto di soluzioni: installazioni, performances, proiezioni, sculture etc. pratiche che spesso si
combinavano tra loro.
- 1965 Nam June Paik realizza la prima opera video riprendendo la folla e il traffico di New
York il giorno della visita del papa Paolo VI.
Immagina che la video arte rimpiazzerà la pittura
- 1969 Gerry Schum fonda la Television Gallery a Düsseldorf, sede dedicata alla videoarte
inaugurata con la proiezione del documentario Land Art
Wolf Vostell,
Schwarzes
zimmer
1959
Foto di
parate
naziste e
campi di
concentrame
nto
imbrattate di
catrame, filo
spinato,
legno, vari
oggetti
arrugginiti e
un televisori
sintonizzato
su un
palinsesto del
momento
Paik, Robot 456
Primo robot comandato via radio
Paik, Bakelite Robot 2002. Ogni parte del corpo è creata da radio vintage che
tasmettono immagini sulla storia della robotica. L’idea è quella di una riflessione tra
il rapporto dell’uomo con la tecnologia
Paik, Tadaikson 1988
scultura di 1003 monitor le
immagini video correlate tra
loro ma apparentemente
percepite come continua
variazione di forme e colori
Butterfly Nam June Paik 1986

Il processo di manipolazione del segnale elettronico è il


dato fondamentale delle invenzione di Paik, rappresenta
quasi una metamorfosi da un mondo all’altro.
L’elemento
Nei primi anni della sua partecipazione
a Fluxus ricordiamo “Zen for head” , la
famosa azione di Paik che lo vedeva
tracciare una scia nera su un lungo
foglio con la testa macchiata di colore.
Zen for tv, 1963
TV Buddha, è una videoinstallazione costituita da un antica statua del Buddha in
legno dorato che osserva la propria immagine proiettata sullo schermo di un
monitor televisivo a tubo catodico. L’opera prevede anche l’interazione con il
pubblico, che, avvicinandosi all’opera, viene ripreso da una telecamera posta sul
monitor, entrando a far parte dell’opera stessa a cui sta rivolgendo il suo
sguardo.
https://www.smithsonianmag.com/videos/cat
egory/arts-culture/self-portrait-submerged/ Bill Viola, Autoritratto
sommerso 2013

https://www.youtube.com/watch?v=GHdX7sA
pIMc Bill Viola, The
Reflecting Pool,
videotape 1977-79

https://www.youtube.com/watch?v=bg6wW3E Bill Viola, The


OY94 Crossing 1996

Bill Viola The Raft,


https://www.youtube.com/watch?v=sejLU9nd
2004
UdU
Trittico, 1994
Il ritorno della figura

Iperrealismo USA
Bacon e Freud in GB
Richter e Kiefer in Germania
Transavanguardia
• IPERREALISMO: fine anni Sessanta, si sviluppa
come una sorta di evoluzione della Pop Art negli
USA, in un clima che vede l’affermazione di altre
forme artistiche (concettuale, videoarte,
performative, land art, body art ecc.).
• La pittura iperrealistica parte dalla fotografia e
dalla sua proiezione su tela, che viene poi
‘disegnata’ e dipinta.
• La foto quindi è uno dei passaggi del processo
creativo.
Richard Estes, Jone's Diner, 1979, olio su tela
Richard McLean, Angus with Blue Butler, acquarello 1974
Chuck Close,
Autoritratto, 1967,
acrilico su tela
ingessata, cm 273
x 212 ca.
Paolo Uccello, cartone quadrettato
preparatorio per l’affresco col
monumento a Giovanni Acuto, 1436,
nel Duomo di Firenze.
<<Per cominciare Close fotografa il
soggetto con una Polaroid. Poi
traccia su questa immagine un
reticolato che successivamente
riporta sulla tela su scala più
grande. A questo punto colora
riquadro dopo riquadro, partendo
sempre dall'alto a sinistra e
finendo in basso a destra. Ciascun
lavoro, spesso di grandi
dimensioni, può impegnarlo per
svariati mesi. Per questo Close ha
realizzato non più di settanta
opere. Preziosissime, quindi. Dove
a volte la trama dei riquadri si
allarga, acquistando uno strano
effetto mosaico con le tessere che
appaiono come "riempite di
materia", e altre volte si restringe,
si assottiglia.>>

Phil, 1969
C. Close, Agnes
1989
James 2004
Kandinskj Studi sul colore
1913

Close, Alex 1989


LA REAZIONE AL CONCETTUALE NEGLI ANNI 80

• Alla fine degli anni Settanta l’arte concettuale appare ormai


stanca, il pubblico non apprezza più l’intellettualismo che vi
sta dietro e anche il proposito di opposizione al mercato
dell’arte appare fallito.
• Si registra quindi un ritorno alla pittura e alla scultura, a
forme di reazione al concettuale.
• Ciò avviene:
- In un clima di ritorno al conservatorismo politico dopo gli anni
delle proteste;
- In un periodo di floridezza economica che tira i mercato
dell’arte e il collezionismo ma orientandolo soprattutto verso
opere di immediata comprensione.
- Sono gli anni del cosiddetto Postmoderno, ovvero della fine
dell’idea hegeliana e positivista dell’infinito progresso, che
aveva mosso le avanguardie del Novecento
• In questi anni alcuni artisti abbandonano il
concettuale per dedicarsi alla pittura (Salvo,
Carlo Maria Mariani); in Francia è fondata una
rivista dal nome Peinture; in Gran Bretagna torna
centrale la figura di Bacon come quella di De
Kooning negli USA.
• Nelle mostre che si aprono tra ‘77 e ’80 si assiste
a un ritorno dell’espressionismo, chiaramente
riletto alla luce delle esperienze intercorse negli
ultimi decenni, un neoespressionismo.
• Si può parlare di Postmoderno quando, all’apice
della modernità, c’è una sorta di ripiegamento
all’indietro, verso un passato che viene riletto alla
luce di quanto è maturato nel tempo.
In Italia il neoespressionismo cercò di riconnettersi
alle storiche esperienze pre-belliche;
In Germania, i neoespressionisti cercano di sanare o
porre in rilievo il problema (rimosso) della
lacerazione storica della Germania (nazismo,
terrorismo).
In USA si cercherò di mettere in relazione la grande
stagione dell’espressionismo astratto con la pop art.
In Germania, alcuni pittori avevano mantenuto un legame con la pittura espressionista
della prima metà del secolo (Nolde, Marc, Kirchner).
Emil Nolde, Donne in giardino, 1915
• La corrente pittorica del neoespressionismo tedesco
si irradiò dalla galleria Werner, prima a Berlino e poi
a Colonia. Tra gli artisti (Baselitz, A. R. Penk,
Immendorf, Kiefer, Richter) molti erano attivi già
dagli anni Sessanta. Il loro modo di rappresentare la
realtà è ansiogeno, drammatico, proprio come
quello degli espressionisti tedeschi di primo 900. Si
pongono delle domande sulla storia recente della
Germania. Questo approccio riporta alla nascita (ri-
nascita) di un modo di fare arte legato al contesto
storico-geografico di origine, cosa che negli anni
Sessanta era stato completamente superato (le
neoavanguardie erano state internazionali)
• Ansel Kiefer era stato allievo di Beyus. Negli anni
Settanta realizza le Occupazioni (Besetzungen):
foto in luoghi rappresentativi della storia e della
mitologia tedeschi, dove l’artista è fotografato
mentre fa il saluto nazista. Dopo alcuni anni
realizza il ciclo “Germania eroica”. Parte della
critica lo ha accusato di neonazismo, in realtà K.
Cerca di portare alla luce ciò che la Germania ha
rimosso, ovvero la tragedia del Nazismo. Adorno,
aveva sostenuto che dopo Auschwitz non sarebbe
stato più possibile fare poesia. Paul Celan – poeta
i cui versi sono citati in un’opera di Kiefer – supera
questo assunto con Todesfuge (fuga di morte)
A. Kiefer, Margarethe, 1981olio e canniccio su tela
Kiefer, Urd, Werdandi, Skuld (Die Nornen)

1983,
4205 x 2805 x 60 mm
Kiefer,
Inneraum,
1981
«Il classico mi aiuta a concertarmi. Mi dà forma, contiene la mia confusione, fa sì che io continui
ad esistere. Non è mai stato un problema per me. È essenziale per la vita».
G. Richter, Annunciazione secondo Tiziano 1973, olio su tela
Tiziano,
Annunciazione,
Scuola di San Rocco.

Richter, come molti


artisti della fine del
Novecento si
interroga sul mezzo
fotografico e parte
dalla fotografia. Sono
rari i casi di artisti che
dipingono dal vero. Le
immagini sono
mediate dalla
fotografia e spesso
sono immagini che
riproducono altre
immagini.
Gerhard Richter – Betty, olio su tela, 1988
Con la serie 18 Oktober 1977, 15 quadri ispirati
alla vicenda del carcere della banda di estrema
sinistra Baader Meinhof, un fatto oscuro di
cronaca politica tedesca, Richter pone di nuovo
al centro la pittura “di storia” e riflette sulla
verità offerta dalle immagini fotografiche.
Richter, Morto, olio su tela
1988 62 x 67 cm
Richter, Funerale, 1988, olio su tela, 200 x 320
Lucien Freud, Ragazza con
gatto, 1947

Freud fino alla metà degli anni


Cinquanta si muove
nell’ambito di una pittura
realista-surreale in cui le
figure sembrano sospese in un
contesto onirico.
Nel 1954 rappresenta insieme
a Bacon, di cui fu amico, la
Gran Bretagna alla Biennale di
Venezia
Lucian Freud

Benefits Supervisor Sleeping, 1995

Oil on canvas

59 5/8 x 86 inches (151.3 x 218.4 cm)


Naked Portrait with
Reflection
Lucian Freud
1980
Rembrandt,
Autoritratto 1659
Grande
interno
1983
Watteau, Pierrot
contento 1712
• In Italia il cosiddetto Neoimpressionismo si risolve:
- In una pittura dai colori violenti e dalle forme
scomposte;
- Una figurazione di tipo accademico che rimanda alla
pittura seicentesca o neoclassica.
- 1979 su Flash Art, Achille Bonito Oliva scrive un articola
col quale lancia un gruppo di artisti italiani (Francesco
Clemente, Enzo Cucchi, Nicola De Maria, Sandro Chia,
Mimmo Paladino) : la Transavanguardia. Ciascuno di
essi propone uno sguardo sul passato più o meno
vicino, i futuristi, Licini (De Maria), la pittura barocca
etc.
Cominciai con il realizzare una mostra nel 1976
sul disegno (si chiamava Disegno/ Trasparenza)
alla Galleria Cannaviello che all’epoca aveva
sede a Roma, alla quale invitai per la prima Lo dice anche il nome, che indica un
volta Francesco Clemente, Sandro Chia e tanti movimento di transizione, un’arte che parte
americani che vedevano nel disegno non tanto ma non ha ancora un’idea dell’approdo.
una preparazione all’opera, come nella pratica Mentre prima, con le neoavanguardie, c’era,
minimalista, ma un tratto e un linguaggio per ideologia, un risultato da raggiungere, ora,
autonomi, in cui si poteva recuperare il piacere con il transito, svanisce la garanzia del
della manualità. Così cominciai a indagare e a risultato. Si tratta, quindi, di un atteggiamento
scoprire artisti come Enzo Cucchi, che veniva eroico, vitale, di spostamento e di conquista
dalla Marche, Chia da Firenze, con il quale perenni del presente. D’altra parte, questa
avevo già un rapporto, Clemente e Mimmo mancanza di garanzia del futuro è quello che
Paladino da Napoli. ha portato gli artisti della Transavanguardia a
utilizzare il passato per poter vivere l’oggi. Non
è dunque un atteggiamento regressivo e
nostalgico. È al contrario del Manierismo
storico, che aveva nostalgia per l’apogeo
irraggiungibile rappresentato dal
Rinascimento… Da qui l’ipocondria del
Pontormo e il suicidio del Bronzino. Questi
artisti utilizzano, invece, l’ironia, quello che
Goethe definiva la passione che si libera nel
distacco, l’oscillazione, non l’identificazione.
Sandro Chia, Gioco di mano,
1980
Tiziano, Tarquinio e Lucrezia
Sandro Chia, Senza titolo
De Chirico,Il ritprno del figliol prodigo
Picasso, La siesta
Paladino, La
montagna di
sale 2011
Gibellina 1990
A un certo punto, nel 1977, realizzasti
«Silenzioso mi ritiro a dipingere un quadro».
Un dipinto “epocale”, nel senso che per
molti studiosi segnò la riconquista dello
spazio pittorico che distinse gli anni ottanta.
È un quadro che dichiara il senso del
dipingere; stanco dell'immagine fotografica
che pure accostavo ai disegni, comprai una
tela standard 50x70 cm., i tubetti di colore a
olio e mi misi a dipingere un quadro con la
coscienza e lo scopo preciso di non voler
dipingere nulla, se non l'atteggiamento
stesso del dipingere. Ma ero ben sicuro
sarebbe rimasto un unicum. Poco dopo
averlo terminato feci una una mostra a
Torino e lo esposi, contestualizzandolo nello
spazio della galleria segnato da disegni sulle
pareti, nel frattempo incominciai a fare delle
grandi superfici monocrome. La rinuncia di
dipingere un quadro narrativo come
«Silenzioso» l'avevo ben chiara, mentre
pittori della mia generazione esploravano
proprio questa via. In realtà mi sentivo
ancora legato al mondo dell'astrazione.
Pittura anni Settanta/Ottanta
Il rapporto con la fotografia
Sandro Chia, Gioco di mano,
1980
Tiziano, Tarquinio e Lucrezia
Sandro Chia, Senza titolo
De Chirico,Il ritprno del figliol prodigo
Picasso, La siesta
Paladino, La
cmontagna di
sale 2011
Gibellina 1990
A un certo punto, nel 1977, realizzasti
«Silenzioso mi ritiro a dipingere un quadro».
Un dipinto “epocale”, nel senso che per
molti studiosi segnò la riconquista dello
spazio pittorico che distinse gli anni ottanta.
È un quadro che dichiara il senso del
dipingere; stanco dell'immagine fotografica
che pure accostavo ai disegni, comprai una
tela standard 50x70 cm., i tubetti di colore a
olio e mi misi a dipingere un quadro con la
coscienza e lo scopo preciso di non voler
dipingere nulla, se non l'atteggiamento
stesso del dipingere. Ma ero ben sicuro
sarebbe rimasto un unicum. Poco dopo
averlo terminato feci una una mostra a
Torino e lo esposi, contestualizzandolo nello
spazio della galleria segnato da disegni sulle
pareti, nel frattempo incominciai a fare delle
grandi superfici monocrome. La rinuncia di
dipingere un quadro narrativo come
«Silenzioso» l'avevo ben chiara, mentre
pittori della mia generazione esploravano
proprio questa via. In realtà mi sentivo
ancora legato al mondo dell'astrazione.
New image, Bad painting
• Fenomeno americano contemporaneo alla
Transavanguardia e alla Neu Wilden tedesca.
• Espongono alla Galleria Boone e Galleria
Castelli di New York
• David Salle, Julian Schanebel
Schnabel , ritratto di Azedine Alaia,
1883

Viaggia in Europa è colpito dalla


tradizione pittorica europea.
Mescola materia pittorica e materiale
vario, tra cui piatti e stoviglie rotti.
Successivamente sperimenta
l’inserimento di materiali diversi (vetro,
materiali organici, bronzo) e di supporti
vari: pelli animali, teloni da camion
logori e strappati i cui segnidi
consuzione lascia ben i vista.
Negli anni Novanta diventa regista con
un film su Basquiat, suo amico ai tempi
della stagione artistica dei Boonies
David Salle, Carta muscolosa, 1985
Utilizza l’accostamento di immagini provenienti da contesti
diversi, stampa, pubblicità, opere d’arte europee
Graffitismo Graffiti Art
Ispirato al bombing, che nasce dai tags e logos (firme e
messaggi cifrati di bande delle periferia di New York) con lo
spray su spazi pubblici e vagoni della metro, il Graffitismo
della fine/ inizio anni 70/80 crea un linguaggio che muove
dall’iconografia pop ma ha uno spiccato senso grafico e
cromatico. A fine anni 70 alcuni gallerie alternative (Fashion
Moda, Fun Gallery) di NYC cominciano a esporre e
commercializzare alcuni di questi lavori. Contemporneamente
nascono alcuni collettivi artistici Co.Lab. , ABC No Rio. Un
primo riconoscimento al movimento avviene con la mostra
Time Square Show 1980 in un locale equivoco, dove esposero
tra gli altri Jean Michel Basquiat (Samo), Keith Haring Kiki
Smith, Jenny Holzer.
Basquiat,
Senza titolo
1982
Keith Haring comincia a
studiare come grafico
pubblicitario, poi approda
a NYC dove stringe
amicizia con Warhol e
Basquiat.
Lavora con motivo grafici-
astratti sui manifesti neri
delle pubblicità della
metropolitana.
La consacrazione arriva
con una personale nel
1982. 1986 apre il primo
Pop Shop
Haring
Tuttomondo, Pisa
1989
Blu,
Murale
2010
Lisbona
Nan Goldin, Ballata della dipendenza
sessuale, dal 1979 600 diapositive

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