Barbara Kruger, I
shop therefore I
am, 1987
Barbara Kruger, Moca, Los Angeles
Jenny Holzer, Truism, 1996, Firenze, proiezioni allo xeno. Come Kruger è attenta ai temi sociali e
femministi, lavora estrapolando delle frasi banali (truism) che proiettate in spazi pubblici
assumono altri significati o invitano a riflettere
Negli anni 70 usa
i mezzi delle
pubblicità (testi
scorrevoli,
manifesti
attaccati sui
muri) con un
atteggiamento
vicino a quello
della street art
Arti performative
Body Art
Arte relazionale
Nelle nuove attitudine tecniche del Novecento, le pratiche
performative costituiscono uno degli aspetti di maggiore impatto.
Arti performative: insieme variegato di procedimenti che vedono il
coinvolgimento del corpo dell’autore e/o del pubblico.
Le radici di queste pratiche si trovano nell’idea (di matrice romantica)
che le opere nascano dall’interiorità dell’artista e che manifestino in
azioni d’impulso e nella esposizione di sé stesso dell’artista. Queste
idee si trovano già nel Surrealismo.
Già Freud, studiando l’isteria, aveva analizzato gli effetti fisici delle
nevrosi e dunque la relazione mente/corpo.
La sociologia nel Novecento si è anche interrogata sul rapporto tra
società e sviluppo tecnologico, soprattutto per i mezzi di
comunicazione.
Con la medicina moderna dà lo spunto sulla manipolazione del corpo
non solo per guarire ma anche per modificare.
PREMESSE
- Automatismo psichico surrealista;
- Pittura gestuale (Pollock, Mathieu)
- Uso del corpo nel gruppo Gutai anni
Cinquanta (fango Shiraga; carta Murakami)
- Klein (collage con salto nel vuoto 1958,
Antropometrie)
- Piero Manzoni, impronte, piedistallo, opere
d’arte viventi.
• ARTE COMPORTAMENTALE:
L’OPERA VIENE ASSORBITA DAL CORPO
DELL’ARTISTA E GENERA DELLE MANIFESTAZIONI
ESTERNE CHE POSSONO ESSERE DOCUMENTATE
CON FOTO, VIDEO, OGGETTI, DISEGNI.
Joseph Beuys
- Come spiegare la pittura a una lepre
morta 1965 Dusseldorf
Nel 1982 Joseph Beuys fu chiamato a partecipare alla settima edizione della mostra
«Documenta», che ogni cinque anni viene tenuta nella cittadina tedesca di Kassel. Egli non
portò una scultura nel senso tradizionale del termine, ma accumulò davanti al Museo
Federiciano di Kassel un triangolo formato da 7000 pietre di basalto.
Ognuna di quelle pietre doveva servire a piantare un albero. Chiunque, versando una somma
di denaro, poteva "adottare" una di quelle settemila pietre, e la somma ricavata sarebbe
servita a piantare una quercia. Così, man mano, il mucchio di pietre andò riducendosi, fino a
scomparire, e settemila nuove querce, con alla base una di quelle pietre di basalto,
comparvero negli spazi circostanti la città di Kassel.
L’operazione si è protratta per cinque anni, in quanto l’ultima quercia è stata piantata nel 1987,
quando Beuys era purtroppo già morto, ma in realtà l’opera si compirà in un arco molto più
ampio, in quanto ci vorranno circa trecento anni prima che l’insieme delle querce piantate
diventi il rigoglioso bosco che Beuys immaginava pensando a questa opera.
Vito Acconci, Seedbed 1972: insegue – invisibile perché sotto il pavimento – i
visitatori. Supera, con azioni anche per strada, la barriera tra artista e pubblico,
sia con la presenza fisica, sia con azioni disturbanti sul proprio corpo .
Corpo femminile-azioni femministe
Sul tavolo vi sono settantadue oggetti che potete usare su di me come preferite, Io sono un
oggetto”. Tra questi oggetti: una pistola, un proiettile, una sega, un’accetta, una forchetta,
un pettine, una frusta, un rossetto, una bottiglia di profumo, della vernice, alcuni coltelli,
dei fiammiferi, una piuma, una rosa, una candela, dell’acqua, delle catene, chiodi, aghi,
forbici, miele, grappoli d’uva, intonaco, zolfo e olio d’oliva. Alla fine della performance gli
spettatori l’avevano spogliata completamente, tagliandole i vestiti; era stata ferita, dipinta,
lavata, decorata, coronata di spine (della rosa, evidentemente) e le era stata puntata la
pistola carica alla tempia. Dopo sei ore gli spettatori turbati interruppero la performance.
Rhythm 0, tenutasi
presso lo Studio Morra a
Napoli, 1974
ABRAMOVIC / ULAY: Relation in Space. Performance 1 at Venice Biennale, 1976
Marina Abramovic, Ulay – Impoderabilia –
1977, Bologna
1997, Balkan Baroque, Leone d’oro alla Biennale. M.A. passa 6 ore al giorno
per 4 giorni nei sotterranei a lavare oltre mille ossa di bovini mentre alle
parete vanno in scena tre video e grandi recipienti di rame contengono acqua.
Einhorn (Unicorno)
Questo genere di opere sono state interpretate dalla critica come una metafora della malattia,
che porta a una fine lenta, ma inevitabile.
Carsten Holler crea ambienti influenti (Experiment) per creare percezioni diverse da
quelle del quotidiano. Ex entomologo, indaga il rapporto uomo ambiente talvolta
trasformando lo spettatore in una sorta di ‘cavia’.
Rirkrit Tiravanija
Lygia Pape, Divisor, 1968, Rio
Lygia Pape Ttéia 1,C, 2000 gold thread, spikes,
wood and light 450x400x350 cm Installation
view of Neo Tropicalia - When lives become
Form, Contemporary Brazilian Art: 1960's to
the present in 2008 at MOT - Museum of
Contemporary Art Tokyo
Pistoletto,
Scultura da
passeggio 1967
https://youtu.be/dJTr8I2M6Ps
Parangolé: Abito-architettura realizzato con materiali di recupero; non ha cuciture e quindi non
ha una forma preconfezionata; cambia in continuazione; viene indossato al suono della samba.
1964
• Arte relazionale: i primi esempi si trovano in
America latina negli anni Sessanta ed è
interessante che Lucio Fontana (i cui lavori
hanno sempre un’attenzione particolare alla
creazione di un dialogo con il pubblico),
insegnasse e abbia redatto il Manifesto Blanco
in Argentina (1946).
Dopo la sollecitazione all’utilizzo di nuove tecnologie avvenuta con l’arte cinetica e
programmata, negli anni Settanta il panorama artistico si confronta con l’uso di prodotti
tecnologici di uso comune, sebbene da poco disponibili sul mercato.
- 1965 Portpak Sony, primo registratore con telecamera integrata.
- Lo sviluppo della ripresa ‘diretta’ si ha sia con il cinema francese degli anni Sessanta (la
cosiddetta Nouvelle Vague), sia con i reportage video che i giovani contestatori fanno in
nome di una ‘controinformazione’
- Lo sviluppo delle performance porta con sé l’utilizzo sempre più frequente delle riprese.
La videoarte ha come elemento comune l’uso di tv e registratori ma contempla un numero
vasto di soluzioni: installazioni, performances, proiezioni, sculture etc. pratiche che spesso si
combinavano tra loro.
- 1965 Nam June Paik realizza la prima opera video riprendendo la folla e il traffico di New
York il giorno della visita del papa Paolo VI.
Immagina che la video arte rimpiazzerà la pittura
- 1969 Gerry Schum fonda la Television Gallery a Düsseldorf, sede dedicata alla videoarte
inaugurata con la proiezione del documentario Land Art
Wolf Vostell,
Schwarzes
zimmer
1959
Foto di
parate
naziste e
campi di
concentrame
nto
imbrattate di
catrame, filo
spinato,
legno, vari
oggetti
arrugginiti e
un televisori
sintonizzato
su un
palinsesto del
momento
Paik, Robot 456
Primo robot comandato via radio
Paik, Bakelite Robot 2002. Ogni parte del corpo è creata da radio vintage che
tasmettono immagini sulla storia della robotica. L’idea è quella di una riflessione tra
il rapporto dell’uomo con la tecnologia
Paik, Tadaikson 1988
scultura di 1003 monitor le
immagini video correlate tra
loro ma apparentemente
percepite come continua
variazione di forme e colori
Butterfly Nam June Paik 1986
https://www.youtube.com/watch?v=GHdX7sA
pIMc Bill Viola, The
Reflecting Pool,
videotape 1977-79
Iperrealismo USA
Bacon e Freud in GB
Richter e Kiefer in Germania
Transavanguardia
• IPERREALISMO: fine anni Sessanta, si sviluppa
come una sorta di evoluzione della Pop Art negli
USA, in un clima che vede l’affermazione di altre
forme artistiche (concettuale, videoarte,
performative, land art, body art ecc.).
• La pittura iperrealistica parte dalla fotografia e
dalla sua proiezione su tela, che viene poi
‘disegnata’ e dipinta.
• La foto quindi è uno dei passaggi del processo
creativo.
Richard Estes, Jone's Diner, 1979, olio su tela
Richard McLean, Angus with Blue Butler, acquarello 1974
Chuck Close,
Autoritratto, 1967,
acrilico su tela
ingessata, cm 273
x 212 ca.
Paolo Uccello, cartone quadrettato
preparatorio per l’affresco col
monumento a Giovanni Acuto, 1436,
nel Duomo di Firenze.
<<Per cominciare Close fotografa il
soggetto con una Polaroid. Poi
traccia su questa immagine un
reticolato che successivamente
riporta sulla tela su scala più
grande. A questo punto colora
riquadro dopo riquadro, partendo
sempre dall'alto a sinistra e
finendo in basso a destra. Ciascun
lavoro, spesso di grandi
dimensioni, può impegnarlo per
svariati mesi. Per questo Close ha
realizzato non più di settanta
opere. Preziosissime, quindi. Dove
a volte la trama dei riquadri si
allarga, acquistando uno strano
effetto mosaico con le tessere che
appaiono come "riempite di
materia", e altre volte si restringe,
si assottiglia.>>
Phil, 1969
C. Close, Agnes
1989
James 2004
Kandinskj Studi sul colore
1913
1983,
4205 x 2805 x 60 mm
Kiefer,
Inneraum,
1981
«Il classico mi aiuta a concertarmi. Mi dà forma, contiene la mia confusione, fa sì che io continui
ad esistere. Non è mai stato un problema per me. È essenziale per la vita».
G. Richter, Annunciazione secondo Tiziano 1973, olio su tela
Tiziano,
Annunciazione,
Scuola di San Rocco.
Oil on canvas