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LEGANTI ORGANICI

MEDIUM o LEGANTE PITTORICO → scopo di facilitare l’adesione dei pigmenti (polvere incoerente)

2 funzioni: Mantenere le particelle di pigmento unite e aderenti alla superficie


Proteggere avvolgendo le particelle del pigmento

3 proprietà del legante:

1. PROPRIETÀ FISICHE
= legante (stato liquido) e pigmento (stato solido) formano una sospensione colloidale stabile
Deve essere sia adesivo (per garantire adesione con il supporto/preparazione) sia coesivo (deve essere
film sottile ma coerente e uniforme)
Deve avere una buona viscosità
→ troppo alta, difficoltà nella stesura dello strato pittorico
→ troppo bassa, impossibile ottenere uno strato omogeneo con una separazione di fase
Deve essiccare per passare allo stato solido e deve essere resistente, elastico, non appiccicoso e deve
mantenere l’adesione e la coesione.

2. PROPRIETÀ OTTICHE = deve essere trasparente, incolore e non presentare alterazioni


Interagisce sempre con la luce (indice di rifrazione del medium rispetto al pigmento)
Soggetto a invecchiamento e ingiallimento.

3. PROPRIETÀ CHIMICHE
= deve essere resistente alla luce sia rispetto all’azione fotolitica che fotochimica, agli agenti chimici in
genere, deve essere insolubile nei solventi comuni e deve essere compatibile con i pigmenti (per
motivi estetici, per la bagnabilità, alcuni pigmenti sono incompatibili con certi leganti)

Le tecniche si distinguono con il legante:


- A tempera = dispersioni acquose a base proteica (uovo, caseina) colle animali e polisaccaridi
- A olio = olii con acidi grassi insaturi
- Miste = tuorlo + olii siccativi
- Moderne = polimetacrilati

TEMPERA = tecnica che prevede l’uso di leganti utilizzati in dispersione acquosa

1. A base proteica (origine prevalentemente animale): colle animali, uovo, caseina


2. A base polisaccaridica (origine vegetale): gomme vegetali, amidi e destrine

Proteine = macromolecole costituite da sequenze di amminoacidi con funzione amminica (basica) e


carbossilica (acida)

1 - Leganti proteici
= polimerizzazione per reazione di condensazione di più amminoacidi grazie al legame peptidico
Risultano sostanze idrofile per formazioni di legami a idrogeno e formano soluzioni acquose di natura
colloidale grazie alle micelle, stabilità influenzata dal pH
Degrado
- Azione dei microorganismi
- Azione agenti chimici e fisici che provocano la loro denaturazione (modifica della struttura senza modificare
la composizione o la sequenza) → per acidi e basi; alcool, formaldeide e altre sostanze, radiazioni
elettromagnetiche (UV, RX) e agitazione meccanica
→ diminuzione della idrosolubilità, stabilità del legante agli agenti aggressivi, impossibile o ridotta
reversibilità
Formazione del film con perdita d’acqua (evaporazione), i legami a idrogeno spariscono e perdono la loro
organizzazione tridimensionale con conseguente insolubilizzazione
 TEMPERA ALL’UOVO
= tuorlo (emulsione fra soluzione acquosa colloidale di proteine fosforate e un insieme di olii e di grassi
animali stabilizzati da lecitina, minore tendenza all’ingiallimento) e albume (soluzione acquosa
colloidale di proteine, albumina, con piccole quantità di grassi e sali minerali, per azione del calore o
perdita d’acqua si trasformai in gel; per miniature e per legante negli inchiostri)
Si stabiliscono interazioni fra catene proteiche e componenti inorganiche dei pigmenti (ioni metallici).
Presenza delle componenti lipidiche favorisce l’ossidazione e il cross-linking. Gli acidi grassi insaturi
sono soggetti a autossidazione e producono radicali che interagiscono con le proteine.
Si forma un film insolubile, elastico ed estremamente stabile.
 COLLE ANIMALI
= componente principale è collagene (glicina, alanina, prolina e idrossiprolina) con bassa solubilità in
acqua e bollendola parziale idrolisi dei legami con estrazione del materiale proteico e i prodotti
ottenuti sono solubili in acqua
La colla viene preparata riscaldandola in acqua. Le fibre così si separano in singole catene e si
disperdono nel liquido. Raffreddandosi, l’acqua evapora e le catene si assemblano legandosi a tratti
con catene diverse rese stabili da forti legami a idrogeno. Il prodotto è reversibile e può essere
risolubilizzato con acqua calda.
Uso limitato come leganti per via della sensibilità all’acqua, per la preparazione a gesso e colla.
Degrado: imputridisce con facilità e bisogna proteggerla con degli antifermentativi.
Il potere adesivo aumenta con le impurità: più impure sono le colle forti usati come adesivi; più
raffinate sono colle di pelli, gelatine, pergamena e hanno proprietà meccaniche più equilibrate.
Per la pittura su tavola era diffusa la preparazione a base di gesso/carbonato di calcio e colla forte.
Nel 1500 si iniziarono ad unire olii siccativi e resine naturali sui supporti di tela. Anche il gesso venne
sostituito con terre bolari e ocre.
Alterazioni: fisiche per variazioni di umidità causano un rigonfiamento e un ritiro con perdita di
coesione del film, di adesione e formazione di spaccature; chimiche per processi di idrolisi e per
degenerazione del collagene con perdita dell’adesione; e microbiologiche per muffe e batteri
 LATTE E CASEINA
Latte = emulsione stabile a base di lipidi e proteine; Caseina = fosfoproteina nel latte e ne costituiscono
circa i 3/4 di tutte le proteine
La caseina è insolubile in acqua e deve essere trasformata, a seguito di reazione con gli alcali, in
caseinato come caseinato d’ammonio (per la pittura murale, a tempera e su tavola) e caseinato di
calcio (come colla per le proprietà adesive)
Presenta rapida essicazione, invecchiamento fisico del film.
Il latte è stato impiegato più della caseina soprattutto come additivo facilitando la formazione del film
che grazie al contenuto lipidico forma un film pittorico con discrete proprietà.

2 - Leganti polisaccaridici
Polisaccaride= deriva dalla polimerizzazione per condensazione di zuccheri semplici o derivati che porta alla
formazione legami glucosidici → lineare o più legami per ogni monomero portando ad una struttura 3D
Sono materiali idrofili grazie al grande numero degli ossidrili possono formare legami a idrogeno con
l’acqua, soprattutto se sono presenti gruppi –COOH che ionizzano.
Contengono un alto numero di –OH (ossidrilici) nella macromolecola che conferiscono polarità e hanno una
certa affinità con il solvente acquoso. Sono più reattivi delle proteine

 GOMME VEGETALI
= materiali amorfi (non cristallini) che si ricavano da alcune piante come essudati, polisaccaridi di
struttura complessa costituita da monosaccaridi, alcuni contenenti un gruppo carbossilico in forma di
sale di calcio, magnesio e potassio, costituita prevalentemente da arabinosio e galattosio
Solubili in acqua e insolubili nei solventi organici. Vengono impiegate nella formazione di miscele con
olii, uova e caseina. Spesso si addizionano di antifermentativi e umettanti (miele, glicerina) per
diminuire la fragilità del film.
Principali: Gomma arabica (Acacie, solubile in acqua anche a freddo), Gomma adragante (essudato
dell’Astragalus, non è solubile in acqua ma si rigonfia e forma masse pastose)
 AMIDI E DESTRINE
Amidi = polimeri del glucosio ad elevato peso molecolare e struttura complessa, contenuti sotto forma
di granuli nei cereali, nei tuberi e in altre parti verdi. Sintetizzati dall’anidride e dall’acqua attraverso la
fotosintesi. Costituito da una miscela di due polimeri: amilosio (struttura lineare) e amilopectina
(struttura parzialmente ramificata)
L’amido è insolubile in acqua fredda, alcool e etere. In acqua calda da una massa gelatinosa colloidale
(salda d’amido). In presenza di iodio assume un colore blu. A temperature > 100° C si trasforma per
rottura dei legami glucosidici, in polimeri a più basso peso molecolare, le destrine, più solubili in acqua.
Destrine= polimeri derivati dall’amido per riscaldamento. Parzialmente o totalmente solubili in acqua.
Sono leganti per pitture ad acqua. Amido utilizzato principalmente come adesivo; Destrine usate in
miscela per creare leganti per i colori ad acqua e come adesivi

3 - Leganti lipidici = OLII SICCATIVI


Sono trigliceridi degli acidi carbossilici saturi (acido palmitico e stearico) e insaturi (oleico, linoleico, linolenico).
I doppi legami possono avere configurazione CIS o TRANS. Gli acidi grassi insaturi in conformazione CIS creano
una piega che impedisce alle molecole di compattarsi saldamente e solidificare a temperatura ambiente.
Maggiore è il numero di doppi legami maggiore è la deviazione della catena.

Hanno la capacità di trasformarsi, per essiccamento, in un film che presenta ottime capacita meccaniche e
ottiche.
Possono essere classificati in base alla capacità di essiccare:
 Oli siccativi= prevale l’acido linolenico
 Oli semisiccativi= prevalgono acidi grassi con due doppi legami e necessitano di calore per essiccare
 Oli non siccativi= percentuali basse di acidi con doppi legami.

Conversione di un olio liquido a forma solida gommosa avviene con una reazione a catena di radicali liberi.

L’olio di lino steso all’aria in un film sottile assorbe ossigeno (20-30% del suo peso). Impegnandolo in una
reazione ossidativa. Dopo 2-3 giorni c’è la formazione di perossidi che si generano con l’addizione di molecole
di O2 ai doppi legami C=C presenti nell’acido grasso. Si ha un notevole aumento della viscosità, indice di
rifrazione e altre proprietà. I perossidi si rompono facilmente dando luogo alla formazione di radicali molto
reattivi che innescano la polimerizzazione.
= essiccamento degli oli corrisponde alla formazione di macromolecole
Fattori che influenzano il processo siccativo degli oli: luce (si ha foto-ossidazione, con la radiazione assorbita da
specie sensibili che innescano processi di formazione di specie radicaliche) e presenza di ioni metalli dei
pigmenti o dell’imprimitura.
 Acido oleico= dà stabilità. Aumento della percentuale di olio comporta meno irrancidimento
 Acido linoleico= componente stabile. Essicca l’olio e forma un film robusto e flessibile
 Acido linolenico= componente instabile. Irrancidisce, ingiallisce, rende fragile per fenomeni dovuti a una
rapida ossidazione.
Classificazione degli olii in base al film: oli siccativi= acido linolenico; oli semisiccativi= acidi grassi con due
doppi legami e necessitano di calore per essiccare; oli non siccativi= percentuali basse di acidi con doppi
legami.
 Olio di lino: si estrae dai semi di lino. Si tratta dell’olio siccativo più importante. Ha una resistenza,
coesione ed elasticità superiore agli altri oli. Subisce fenomeni di ingiallimento più marcati. Contiene acido
linolenico.
 Olio di noce: ha un essicamento migliore di quello di lino (più veloce/ più omogeneo). Ha una minore
tendenza all’ingiallimento. Tende a irrancidire.
 Olio di papavero: ricavato dai semi del Papaver somniferum. Forma un film meno secco dell’olio di lino
(più morbido / meno resistente). Ha un colore chiaro.

La formazione del film pittorico è un processo differente rispetto alle tempere. Nelle tempere proteiche e
polisaccaridiche abbiamo l’allontanamento del solvente e le macromolecole non mutano la loro composizione
ma la loro struttura 3D.

Nel processo produttivo degli oli erano compresi una precottura (sopra i 100° C) per accelerare la
polimerizzazione e l’utilizzo di sostanze per rendere più veloce e uniforme l’essiccamento. Si tratta di composti
contenenti ioni ( Pb2, Co2, Mn2) che influenzano lo stadio ossidativo. Anticamente si aggiungeva dell’ossido di
piombo o litargirio oppure si cuoceva in recipienti di piombo per aumentare le proprietà siccative.

 Olio di lino cotto= addizionato di siccativi e scaldato a circa 100°. Essicca nel giro di 36/48 ore.
 Olio di lino crudo= impiega settimane per polimerizzare.

Tutti gli oli ingialliscono. Questo processo dipende da diversi fattori: grado di purezza, trattamenti subiti,
presenza di particolari pigmenti, presenza di siccativi, umidità, luce, tipo di olio. L’assenza di luce aumenta
l’ingiallimento.

Alcune delle reazioni che avvengono durante l’essiccamento portano alla rottura del legame e alla formazione
di prodotti di degradazione a basso peso molecolare. Alcuni radicali possono rompersi addizionandosi a doppi
legami o estrarre idrogeno da altre molecole. Durante la polimerizzazione ossidativa degli acidi (soprattutto
linoleico e linolenico) si ha la produzione di piccole molecole sotto forma di acidi mono e dicarbossilici. La
lunghezza delle catene di questi dipende dalla posizione dell’insaturazione e tutti i costituenti degli oli hanno
insaturazioni in posizione C9. Il prodotto principale che si crea durante i processi ossidativi è l’acido azelaico.

Stadi di trasformazione:
- Formazione della rete polimerica con incorporamento di O nei processi di cross-linking, con aumento di
polarità, con perdita di componenti volatili formatesi in processi ossidativi
- I processi continuano per effetto della luce O 2, per interazione con ioni metallici provenienti dai pigmenti e
si instaurano processi di idrolisi dei legami esterei → con idrolisi si formano gruppi acidi liberi che formano i
saponi metallici con ioni metallici dei pigmenti presenti
Con l’aumento di acidità si ha maggiore sensibilità all’acqua, maggiore sensibilità ai solventi polari e uso dei
solventi organici agisce sulle componenti mobili favorendo la loro diffusione e estrazione, e blooming
(efflorescenze dell’affioramento di acidi grassi saturi)

Alterazioni:
 Perdita di coesione e di adesione per idrolisi e scissione ossidativa dei legami del reticolo polimerico,
diffusione ed allontanamento dei prodotti molecolari liberati dalla rottura del reticolo polimerico,
modificazioni meccaniche che avvengono nel tempo (rigonfiamento strati pittorici, deformazioni supporto,
movimento substrati ecc…);
 Perdita potere coprente= cambiamento indice di rifrazione
 Ingiallimento= gli oli con un alto contenuto di acido linolenico sono più soggetti all’ingiallimento. C’è una
comparsa di gruppi cromofori. Le reazioni di ingiallimento sembrano il risultato di interazione delle proteine
(danno luogo ad ammine) con oli siccativi auto-ossidanti e sono responsabili di avvenire con leganti
emulsionanti di proteine/olio.

LEGANTI INORGANICI

- Leganti aerei
= fanno presa ed induriscono facilmente. Si distinguono 2 fasi di irrigidimento: presa (si passa dalla fase
fluida ad una massa che mantiene una forma, dura tra minuti o ore) e indurimento (si verifica un continuo
aumento delle resistenze meccaniche, dura giorni o mesi)
 CALCE AEREA (termine generico per indicare gli ossidi e/o idrossidi di calcio e/o magnesio)
= definita calce aerea perché indurisce esclusivamente all’aria a seguito dell’assorbimento dell'anidride
carbonica dall'aria e rappresenta il legante più tradizionale tra quelli tuttora impiegati.
Materie prime: rocce calcaree
→rocce calcaree ad elevato tenore di calcite (2.65-2.75 g/cm 3)
→rocce calcaree dolomitiche (2.75-2.90 g/cm 3) (possono
contenere fino al 45% peso di carbonato di magnesio, MgCO 3)
Tutte le rocce calcaree contengono anche impurezze di ossidi di
ferro, fosfati, solfati.
Per riscaldamento il calcare si dissocia formando calce viva (CaO) e
anidride carbonica (CO2) e la decomposizione è completa a 895 °C
(quando Tensione di dissociazione> Patm)
Per la cottura della calce (tra 850-950 °C) si inseriscono dall’alto il calcare e il coke frammisti o a strati
alternati ma la calcinazione dei calcari non è mai completa si ottiene una calce sempre con una certa
percentuale di CaCO3 residuo
Proprietà del prodotto che influiscono sull’utilizzo → densità, porosità, dimensione e distribuzione dei
pori, temperatura di calcinazione
Il prodotto viene venduto sotto forma di calce viva in zolle, che viene trasformata in
- calce idrata: mescolando calce ad acqua nel rapporto stechiometrico si ottiene l’idrossido di calcio
(idrato di calcio). Trattato a 580 °C perde acqua e riforma ossido di calcio. Presenza nell'acqua di
CO2 provoca un aumento di solubilità del carbonato di calcio perché forma bicarbonato di calcio,
Ca(HCO3)2, solubile. Con l’idratazione le particelle di ossido di calcio e il conseguente aumento di
volume si rompono; i granuli si polverizzano dando luogo alla formazione di una massa soffice ad

elevata superficie specifica. Per uno spegnimento completo occorre 50% di acqua perché in parte
evapora per l'innalzamento di temperatura prodotto nel corso della reazione di idratazione e in
parte rimane come acqua libera presente sotto forma di film attorno alle particelle di idrato. Se T è
850-950 °C la velocità di spegnimento è piuttosto rapida, a T superiori è meno veloce perché il
prodotto risulta compatto, poco poroso e a grana grossa.
 calci grasse: derivano da calcari più puri, malte più omogena, migliore posa in opera, idratazione
rapida
 calci magre: da calcari ricchi di impurezze (CaO minore del 94 %) o mal cotti (parti troppo cotte e
parti poco cotte), idratazione lenta. L'ossido di magnesio (MgO) è una delle impurezze più
frequenti delle calci e la sua presenza contribuisce a rendere magra la calce. Si idrata più
lentamente dell'ossido di calcio per la bassa T di decomposizione.
- grassello: se alla calce idrata si aggiunge altra acqua o se lo spegnimento della calce viva viene fatto
con una quantità di acqua superiore a quella necessaria si forma una massa pastosa, untuosa al
tatto. Il prodotto trattiene dal 35 al 45% di acqua libera.
→ se la quantità d’acqua è molto più elevata per formare il grassello si ottiene il latte di calce
SPEGNIMENTO = processo dove calce viva viene miscelata con H2O ottenendo l’idrossido di calcio
(calce spenta) con una reazione fortemente esotermica e con aumento di volume. È necessario che sia
completo prima della messa in opera e può avvenire con eccesso di acqua o con la quantità di acqua
stechiometrica.
1. si miscela la calce viva con più acqua di quella che serve per la stechiometria della reazione
ottenendo una pasta morbida (grassello) dopo circa 24 h di idratazione costituita da una
dispersione di cristalli di Ca(OH) 2 in acqua. Il parametro più importante è la resa in grassello RG =
Volume del grassello/ Massa della calce viva (cm 3/g) → RG > 2,5 calci grasse - 1,5 < RG < 2,5 calci
magre
2. si aggiunge il quantitativo di acqua stechiometrico perché avvenga la reazione di spegnimento (si
ottiene calce idrata in polvere). Lo sviluppo di calore e l’aumento di volume provocano la
disgregazione dei granuli di calce, ottenendo una polvere molto fine. L’acqua in eccesso
necessaria ad ottenere il grassello viene aggiunta prima della posa in opera. Nella produzione dei
grasselli è molto importante il tipo di calcare usato, quanto il tempo di invecchiamento. il tempo
di stagionatura dei grasselli di calce ne migliora la qualità e consente: la decantazione delle
impurità, lo spegnimento omogeneo; l'assenza di calcinaroli (granulo di calce non spento).

PRESA DELLA CALCE = Processo che avviene in due fasi: Prima fase (presa) l’acqua in eccesso del
grassello evapora, mentre seconda fase (indurimento) avviene la reazione di carbonatazione della
calce con anidride carbonica. La reazione comporta una diminuzione di volume

CARBONATAZIONE = Calce viva, calce idrata e grassello all'aria reagiscono con l'anidride carbonica
formando carbonato di calcio, più o meno rapidamente a seconda dell’umidità.
Quando calce idrata o grassello vengono impastati con sabbia ed acqua per formare le malte
inizialmente subiscono una contrazione e con l'evaporazione di una parte dell'acqua d'impasto assume
una certa consistenza. Con la carbonatazione della calce si avrà la precipitazione del carbonato sotto
forma di piccoli cristalli che si interpongono fra gli elementi della sabbia aderendo ad essi e legandoli
sotto forma di una massa che via via assume consistenza e durezza sempre maggiore. La
carbonatazione degli strati superficiali avverrà abbastanza rapidamente, ma procederà poi verso
l'interno sempre più lentamente. Il velo di carbonato di calcio che si forma sulle singole particelle di
idrato fa diminuire la porosità e quindi riduce il progredire della carbonatazione ma è necessario che
l'impasto conservi un certo grado di umidità.

 GESSO = è un minerale con grado di durezza pari a 2 con una solubilità in acqua che aumenta con la
temperatura. Può trovarsi in forma di selenite (cristalli monoclini), di alabastro (a struttura saccaroide
compatta) o di pietra da gesso (in masse compatte a diverso grado di purezza). Il solfato di calcio è
presente in natura anche in forma anidra, detta anidride, costituita da masse lamellari e lucenti.
→ prodotto risultante dalla cottura e dalla macinazione di pietre solfatiche, in particolare della pietra
da gesso, polvere bianca e untuosa che per l’utilizzo riassorbe rapidamente l’acqua con la quale viene
mescolato e indurisce, iniziando la presa in pochi minuti e completandola in meno di un’ora. Esistono
varie tipologie di gesso, ottenute per cottura a diverse temperature.

Trasformazioni delle pietre solfatiche alle varie temperature: fino a 40°C è solfato di calcio biidrato e
da 40°C il sale biidrato comincia a decomporsi formando il sale emiidrato.
Se la cottura avviene a secco (in forno, 128°C) si ottiene calcio semi-idrato ß o gesso tenero,
caratterizzato da cristalli grandi e irregolari che lasciano rilevanti spazi intercristallini; serve molta
acqua per l’impasto.
Se la cottura è a umido si ottiene calcio semi-idrato  o gesso duro, caratterizzato da cristalli più
piccoli che lasciano minori spazi intercristallini; serve meno acqua per l’impasto.
Se la cottura è a umido (soluzione al 30% di calcio cloruro) si ottiene calcio semi-idrato  modificato o
gesso extraduro, caratterizzato da cristalli prismatici, ancor più piccoli e regolari che lasciano
piccolissimi spazi intercristallini; serve pochissima acqua per l’impasto.
Da 107 a 170°C l’emiidrato si trasforma nel gesso anidro di tipo , cristallo con la stessa geometria dei
cristalli idrati, quindi riassorbe acqua facilmente e può essere usato come legante. Da 170 a 300°C il
sale anidro () si trasforma nel sale anidro () con geometria diversa e riassorbe lentamente acqua.
Da 300 a 525°C il sale anidro () si trasforma nel sale anidro (), che non riassorbe più acqua e viene
detto gesso morto. A 1000°C si ha la miscela detta gesso idraulico, dove l’ossido che può subire
idratazione.

INDURIMENTO = emiidrato mescolato con acqua, da luogo ad un impasto che indurisce rapidamente a
seguito alla reidratazione del solfato di calcio. Passa in soluzione e questa diviene soprassatura rispetto
al biidrato che precipita in fase cristallina e il processo termina una volta che tutto l’emidrato si
trasforma in gesso biidrato. La trasformazione accompagnato da svolgimento di calore. L’acqua calda
(di circa 60°C), allunga il tempo di presa che deve variare da 7 a 40 minuti, a seconda del tipo di gesso.
Il solfato bi-idrato precipita sotto forma di microcristalli aghiformi, fittamente intrecciati, che
saldandosi gli uni agli altri attraverso legami atomici secondari, formano una matassa fittamente
intrecciata, ad alta superficie specifica, responsabile delle resistenze meccaniche del gesso indurito
con l’evaporazione dell’acqua in eccesso. La quantità d’acqua d’impasto è molto importante sul tempo
di presa e sulla resistenza meccanica del gesso.
Aumentando la quantità di acqua d’impasto diminuisce la resistenza a compressione a trazione del
gesso (maggiore porosità). Si aggiunge un eccesso di acqua (tra il 30 ed il 100%) per dare buona
lavorabilità alla malta. L’idratazione del gesso emi-idrato è molto veloce (pochi minuti), mentre quella
del gesso anidro è più lenta (inizia dopo 15 minuti e termina dopo circa 1 h).

1. gemito = tempo che trascorre tra l’inizio dell’impasto ed il momento in cui questo non è più
lavorabile e malleabile (varia tra 5 e 40 minuti)
2. presa = tempo che trascorre tra la fine del tempo di gemito e l’indurimento completo del gesso
(varia tra 10 minuti ed alcuni giorni)
Si può modificare il tempo di presa del gesso con sostanze acceleranti (abbreviano il tempo di gemito e
determinano un aumento di solubilità del gesso stesso nell’acqua, ma con peggiori caratteristiche di
resistenza meccanica) e ritardanti (allungano il tempo di gemito ed aumentano l’adesione dell’impasto
per favorire una maggiore resistenza e solidità ai manufatti diminuendo la solubilità del gesso in acqua
e permettono l’impiego di minori quantità d’acqua d’impasto).
L’indurimento avviene con aumento di volume, 0.3-1.5% (no problemi di ritiro). La presenza di acqua
fa si che il gesso resista molto bene al fuoco. Quando si riscalda si perde l’acqua di impasto ma serve
una certa quantità di calore.
Proprietà: meccaniche dipendono dal rapporto acqua/gesso e dalle condizioni di umidità (aumentando
il contenuto di acqua e l’umidità si riducono le caratteristiche meccaniche), proprietà dipendono anche
dalla composizione (gesso emi-idrato reagisce completamente con acqua, anidro non reagisce
completamente.
I gessi cotti a temperature minori (130°C) sono i più pregiati, perché hanno il contenuto maggiore di
emi-idrati, mentre quelli cotti a temperature maggiori (170°C) hanno una prevalenza di specie anidre,
e sono quindi più economici ma meno performanti
→ gesso idraulico/a lunga presa/da pavimenti: ulteriore riscaldamento (1000 °C): parziale
dissociazione del solfato di calcio e formazione di CaO (formazione di solfato di calcio basico), fa presa
solo dopo diversi giorni e a 1375 °C il gesso si dissocia completamente
→ solfato di calcio anidro o anidride α/gesso da costruzione o gesso comune (gesso di Parigi): ottenuto
per riscaldamento attorno a 163 °C del semiidrato

- Leganti idraulici
= fanno presa e mantengono la loro resistenza anche sott’acqua.
 CALCE IDRAULICA
= capacità di fare presa e indurire in presenza di acqua anche se non esposte all’aria e questo grazie
alla presenza, nella loro formulazione, di silicati reattivi in combinazione con idrossido di calcio. Primi
esempi risalgono ai Fenici (1000 a.C.) e tecnica ripresa dai Romani, che usarono la pozzolana (sabbia di
Pozzuoli, di origine vulcanica) e il cocciopesto (argilla cotta, considerabile pozzolana artificiale). Il loro
impiego grazie alla loro composizione reattiva consente alla malta aerea di acquisire caratteristiche
meccaniche superiori e di ridurre i tempi di indurimento che sono abbastanza lunghi. L'esistenza di
calci, ottenute dalla cottura di calcari particolarmente ricchi di argille, note anche come calci forti, è
ben documentata ma fu solo nel Settecento che cominciarono le sperimentazioni nella cottura di
miscele artificiali di calcare ed argilla.
Sono prodotti derivati dalla calcinazione di calcari marnosi o marne calcaree sottoposti a cottura tra
1000 e 1250°C (se troppo bassa producono una calce magra, se troppo alta si spegne difficilmente). Si
forma ossido di calcio (CaO) che successivamente si combina in parte con la silice e l’alluminio
dell’argilla, formando silicati e alluminati di calcio idraulici, composti che reagendo chimicamente con
l’acqua, formano idrati stabili ed insolubili che permettono al materiale di indurire e rimanere stabile
anche sott’acqua (azione idraulica). All’uscita dal forno la calce idraulica è costituita da silicato bicalcico
(C2S) e CaO, e quindi deve essere “spenta” con metodo stechiometrico, cioè l’acqua viene spruzzata in
quantità strettamente necessaria sulle zolle in continuo rimescolamento all’interno di cilindri rotanti. Il
calore di idratazione mantiene la temperatura intorno ai 100 °C facendo evaporare l’eventuale acqua
in eccesso. In tali condizioni il C 2S, data anche la sua bassa velocità di idratazione, rimane inalterato. Il
materiale viene quindi stagionato e poi frantumato e sottoposto a macinazione in molini a sfere, così
da ottenere un prodotto di elevata finezza, pronto all’uso. La presa e l’indurimento avviene per la
carbonatazione di Ca(OH)2 con formazione di CaCO3 e l’idratazione C2S e CA con formazione di CSH
(silicati idrati di calcio) e CAH (silicati-alluminati di calcio) con caratteristiche idrauliche, che
determinano l’idraulicità (espresso come il rapporto tra le percentuali degli ossidi presenti nei
materiali idraulicizzanti).
 CEMENTO (portland) = le materie prime calcaree, marne calcaree, argille miscelate in giusta
proporzione con acqua creando gli ossidi
La cottura delle materie prime, costituite principalmente da argille (20-25 %),calcari e marne avviene in
forni rotanti. L’idratazione del cemento porta all’indurimento del calcestruzzo. La reazione coinvolge
prima gli alluminati e gli alluminoferrati, poi i silicati di calcio e sono esotermiche. La velocità dipende
dalla superficie di contatto con l’acqua.
AZIONE DELL’ACQUA SUL CEMENTO INDURITO
- H2O PURA (Basso contenuto di sali): si ha eliminazione di una parte di Ca(OH) 2 residuo con formazione
di posi nel cemento (diminuzione della resistenza meccanica), idrolisi dei silicati, ferriti ed alluminati di
calcio con formazione di specie in forma gel (eliminazione dell’idrossido di calcio)
- H2O contenente CO2 disciolta: reazione con idrossido di calcio e formazione di carbonato e quindi
bicarbonato di Ca solubile (aumento di porosità del cemento)
-  H2O contenente ioni SO4- - (acque marine, solfati dei terreni): Gli ioni solfato reagiscono con Ca++ per
dare CaSO4 che a sua volta reagisce con C3A per dare ettringite (C3A 3CaSO4 . 31H2O)
- H2O contenente ioni Mg++ (acque marine): Mg++ si sostituisce a Ca++ nell’idrossido per portare alla
formazione di Mg(OH)2 meno solubile, Ca++ libero reagisce con SO4- - e può originare ettringite

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