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Lezione 1: Tecniche di pittura su tela

➢ TELAI
- Fissi: non hanno alcuna possibilità di espandersi
incastri come cerniera e chiodi, tenone e mortasa a foro quadrato, incastro “a mezzo” con cavicchi,
tenone e mortasa a cuneo e foro quadrato
- Mobili: possono espandersi, solitamente bloccati da chiodi
incastri come tenone e mortasa (l’angolo della tela subisce uno spostamento quando si tensiona),
tenone e mortasa semplice con due chiavi (estensione bidimensionale, si allarga su due parti), tenone
e mortasa (la forma unghiata aumenta la forza dell’incastro), tenone e mortasa semplice (variazione
del precedente, incrementa la robustezza, una sola chiave quindi una sola direzione di espansione),
tenone e mortasa semplice a foro quadro a due chiavi (una chiave è a forcella per evitarne la perdita),
tenone e mortasa semplice con modanatura (distribuisce le forze del tensionamento al dipinto), foro
quadro mezzo obliquo con chiavi, a mezza unghiatura con chiavi (il retro sembra a mezzo ma la parte
coperta dal dipinto è unghiata per un migliore tensionamento), foro quadro, doppia unghiatura e
chiavi, aletta e incavo a salire e chiave (si espande in due direzioni pur avendo una sola chiave. molto
debole nei confronti della forza della tela), tenone e mortasa a coda di rondine, tenone e mortasa a
coda di rondine con chiave, con o senza chiave può espandersi rinforzato da elementi sugli angoli

La zeppa può anche essere chiamata chiave, bietta o linguetta.


- Interinali : sono quelli temporanei, inseriti durante l’intervento

➢ VINCOLI: tele inchiodate al telaio con chiodi battuti a mano, anche spine di rose

➢ SUPPORTI TESSILI
Le fibre cellulosiche si ottengono dalla lanugine che ricopre i semi (cotone) e dalla disgregazione dei fusti
della pianta (lino, canapa, juta).

Il lino viene macerato in acqua, viene battuto e rimangono le fibre.


Fasi della lavorazione del lino: manganatura (si pesta il fascio dei fusti dopo giorni di macerazione in
acqua), cardatura (fibra viene pettinata), filatura. Adesso viene fatto tutto a macchina.
Filatura a mano = le fibre grezze, appoggiate a matassa sulla cima della roccia, vengono tirate in modo
da formare un nastro o stoppino. Le fibre vengono quindi avvolte sul fuso al quale viene impresso un
movimento di rotazione, con il quale esse vengono tirate e ritorte. Il filo che si avvolge sul fuso si chiama
filato.

La componente fondamentale è la cellulosa che è un polisaccaride superiore il cui monomero è il


glucosio.

Costituzione chimica delle fibre

COMPONENTE SOSTANZE DI ASSOCIAZIONE FUNZIONE


cellulosa strutturale
pectocellulose pectina (addensante) adesività
lignocellulose lignina (trattiene u) indurimento
cutocellulose cere scorrimento idrorepellenza
mucocellulose mucillagini adesività
adipocellulose grassi idrorepellenza

Sono quelle fibre che possono essere trasformate in filati ed essere conseguentemente tessute secondo
vari sistemi di intreccio. Possono essere naturali di origine animale/proteica (lana, seta) e
vegetale/cellulosica (lino, cotone, canapa, juta); minerali tipici dei tessuti e degli arazzi (oro, argento);
artificiali e sintetiche.
Aspetto delle fibre con l’osservazione al microscopio ottico e al SEM

- COTONE
Fibra nastriforme con i bordi leggermente rialzati, avvolti a spirale sul suo stesso asse.
Pianta di provenienza: GOSSYPIUM MALVACEA. Si ottiene dai fiocchi di lanugine che coprono i semi.
- LINO
Fibre con forma cilindrica. A distanza quasi regolare un lieve rigonfiamento. Simile al bamboo.
Pianta di provenienza: LINUM USITATISSIMUM Si ottiene per macerazione degli steli.
- CANAPA
Fibre leggermente appiattite con striature longitudinali ben marcate e qualche striatura trasversale.
Pianta di provenienza: CANNABIS SATIVA. Si ottiene dalla macerazione dei fusti.
Torsione = attorcigliamento delle fibre, si definisce in senso “S” o “Z” in rapporto alla direzione di
torcitura. A seconda di che parte giro la fibra sia un senso o un altro.
L’entità corrisponde al numero di giri per ogni metro lineare del filato. Maggiore è la torsione, maggiore
è la resistenza del filato alla trazione. I filati a torsione maggiore, per la loro resistenza, sono destinati
agli orditi perché dovevano sopportare il peso del tessuto e il passaggio della spoletta.
La torsione garantisce l’adesione tra le fibre componenti il filato. Il filo può essere lavorato con torsione
a capo singolo o torsione di ritorcitura quando si legano tra loro più capi.

Sul TELAIO vengono tesi i fili dell’ordito (verticali), che vengono “intrecciati” con la trama (orizzontale)
avvolta sulla bobina. Il filo gira sempre intorno al primo e all’ultimo ordito creando la cimosa, che è la
parte del tessuto che non sfilaccia.

Parametri caratterizzanti il tessuto

• TIPO DI FIBRA
• DIMENSIONI: ordito e trama – L’ordito è costituito dal filo più ritorto che deve essere utilizzato in
verticale per meglio sostenere il peso dell’opera. Se utilizzato in modo non corretto, è possibile che s i
verifichi il fenomeno detto del CREEP (= deformazione a U a causa del peso).
• DENSITÀ: riduzione, fittezza – Numero dei fili di trama e ordito per cm quadrato.
• ARMATURA: Sistema di intreccio dei fili dell’ordito e della trama.
• TORSIONE: Attorcigliamento delle fibre. L’entità corrisponde al rapporto tra il numero di giri sull’ass e
della fibra per ogni metro. Più il numero è alto maggiore resistenza e l’elasticità del filo. Il filo può
essere torto in senso S o Z.

Armatura = sistema di intreccio dei fili di trama e ordito secondo delle regole definite in vista della
formazione di un tessuto. Le più semplici e classiche che possiamo trovare come supporti per la pittura
sono tre:
- armatura a tela: detta anche “taffetas”, la prima delle armature, la più classica e la più semplice.
Ciascun filo di trama passa alternativamente sopra e sotto i fili di ordito. Il diritto è uguale al rovescio.
- armatura a spina di pesce: detta anche saia, spinata, spigata. Deriva dalla diagonale ed è
caratterizzata da un disegno a zig zag.
- armatura a losanghe: anch’essa è una elaborazione dell’armatura diagonale.

Densità = indica il grado di fittezza ed è rilevabile tramite osservazione con il lentino. Corrisponde al
numero di fili di trama e ordito per centimetro quadrato.
Tela di damasco = stoffe, provenienti dalle Fiandre, tessute a disegni geometrici e destinate a formare
biancheria da tavola. Riscossero grande successo fra gli artisti, i quali ingegnosamente, le adattarono
come supporti per i loro dipinti ottenendo particolari effetti luministici.

ISOTROPIA = Il tessuto ha il medesimo comportamento nella direzione della trama e dell’ordito.


ANISOTROPIA = Differenza comportamentale (es. l’ordito più resistente della trama perché più ritorto).
GRAMMATURA = peso per metro quadrato.

➢ PREPARAZIONI
Funzioni:
- estetica: conferisce planarità alla superficie, aumenta lo scorrimento della pennellata, conferisce
particolari effetti ottico-cromatici (da al dipinto particolari sfumature perché invecchiando l’olio
produce la linossina e perde di coprenza)
- conservativa: controllo della porosità del supporto, controllo del grado di flessibilità

 APPRETTO = in genere si trattava di colla animale e serviva per saturare il supporto tessile e isolarlo
dall’acidità degli oli siccativi utilizzati negli strati successivi
 IMPRIMITURA = strato a base di colla animale mescolata con gesso e terre colorate. È uno strato
igroscopico che può rigonfiare o restringersi con le variazioni igrometriche. È uno strato poroso.
Copiata dai dipinti su tavola.
 MESTICA = Da “mesticare”, ovvero mescolare con olio. Strato a base di oli siccativi.
Per accelerare l’essicazione venivano aggiunti i siccativi di Courtrai e Haarlem che sono sali metallici
di zinco, piombo, manganese , cobalto e rame (sono pigmenti come la biacca azzurrite e malachite,
bianco di zinco).
La mestica può contenere anche sostanze proteiche. È uno strato con buone caratteristiche di
elasticità, ma potenzialmente pericoloso per la cellulosa del supporto. In questo caso l’apprettatura
serve come protettivo della tela.

 PREPARAZIONI CON BOLO = Il bolo è una terra argillosa composta da ossidi di ferro, silicio, calcio,
magnesio, silicati di alluminio che gli conferiscono igroscopicità.
Se i silicati di alluminio contenuti nel bolo sono più del 10%, si ottiene una preparazione
particolarmente sensibile all’umidità che può causarne il rigonfiamento e il successivo distacco
dalla tela. La mescolanza del bolo con un olio siccativo, può ridurre l’igroscopicità.

CENNINO CENNINI “IL LIBRO DELL’ARTE” – (1390) descrive la preparazione degli zendali (forse stendardi)
”gesso sottile”, colla, amido, zucchero (rasata sottile, senza eccessi) -- apprettatura con colla animale --
tela di supporto

GIORGIO VASARI “LE VITE” – (1568)


Colla di coniglio + gesso di Bologna -- colla di coniglio 1 o 2 mani -- Tela di supporto (copiata dalle
tavole)
Mestica: pigmenti siccativi + olio + argille -- Colla dolce (=molto diluita) 1 o 2 mani -- Farina (per
elasticizzare) + olio di noce + biacca -- Colla di pesce 3 o 4 mani -- tela di supporto

GIANBATTISTA ARMENINI “DE’ VERI PRECETTI DELLA PITTURA” – 1586


Verderame + biacca + terra ombra (come Vasari) -- Colla dolce 2 o 3 mani -- Farina + olio + i/3 biacca -
- Tela di supporto

RAFFAELE ARMANDO CALIFANO MUNDO “MANUALE DELLA PITTURA A OLIO” (1800)


Si tratta della preparazione di tele molto “granose” dette “terlicce” (termine veneto).
Bianco di zinco + olio di papavero -- Colla + gesso o bianco di zinco + miele + glicerina a caldo -- Colla di
coniglio o di pesce -- Tela di supporto

PREPARAZIONE VENETA 1600/1700 (G.B. TIEPOLO)


1-terre rosse + olio (1 mano) -- 2- gesso + colla + terre (4/5 mani) -- Colla dolce -- Tela di supporto
Per motivi di umidità dipingevano su cocciopesto.

➢ PELLICOLA PITTORICA
Composto da leganti organici di origine animale e vegetale.

LEGANTI DI ORIGINE ANIMALE

Dal Libro dell’Arte di Cennino Cennini


CAPITOLO CIX. Come si fa la colla di caravella, e come si distempera, e a quante cose è buona.
Egli è una colla che si chiama colla di spicchi, la quale si fa di mozzature di musetti di caravella, peducci,
nervi, e molte mozzature di pelli. Questa tal colla si fa di marzo o di gennaio, quando sono quelli grandi
freddi o venti; e fassi bollire tanto con acqua chiara, che torna men che per mezzo. Poi la metti ben
colata in certi vasi piani, come conche da gialatina o bacini. Lasciala stare una notte. Poi la mattina con
coltello la taglia a fette come di pane; mettila in su stuore a seccare a venti, sanza sole; e viene perfetta
colla. La quale colla è adoperata da' dipintori, da' sellari, da moltissimi maestri, sì come per lo innanzi ti
mostrerò. Ed è buona colla da legname e da molte cose: della quale tratteremo compiutamente, a
dimostrare in ciò che adoperar si può, e in che modo in gessi, in temperar colori, far liuti, tarsie, attaccar
legni, fogliame insieme, temperar gessi, far gessi rilevati; e a molte cose è buona.
→ la facevano durante i mesi invernali, la lasciavano raffreddare in terrine, la tagliavano e facevano
seccare.

CAPITOLO CX. Perfetta colla a temperar gessi da ancone, o ver tavole.


Egli è una colla che si fa di colli di carte di pecora e di cavretti, e mozzature delle dette carte. Le quali si
lavano bene, mettonsi in molle un dì innanzi le metti a bollire; con acqua chiara la fa' bollire tanto, che
torni delle tre parti l'una. E di questa colla voglio, che quando non hai colla di spicchi, che adoperi sol di
questa per ingessare tavole o vero ancone; ché al mondo non puoi avere la migliore.

CAPITOLO CXI. Colla la quale è buona a temperare azzurri e altri colori.


Egli è una colla la quale si fa di raditura di carta di cavretto o di pecora. Falla bollire, che torni per terzo,
con acqua chiara. Sappi ch'ell'è una colla chiarissima, che pare un cristallo, e buona a temperare azzurri
scuri. E dove avessi campeggiati colori che non fussero stati ben temperati, da' una man di questa colla,
e ritempera i colori, e raffermali; ché gli puoi vernicare a tua posta se sono in tavola, ed eziandio azzurri
di muro. E anche sarebbe buona a temperare gessi, ma ell'è di natura magra; e al gesso che ha a tenere
oro, vuole rispondere grassetta

LEGANTI DI ORIGINE VEGETALE


CAPITOLO XCI. Come tu dèi fare l'olio buono per tempera, e anche per mordenti, bollito con fuoco.
Perché delle utili cose che a te bisogna sapere sì per mordenti sì per molte cose che s'adovra, ti conviene
saper fare quest'olio; imperò togli una libra, o due o tre o quattro, d'olio di semenza di lino, e mettilo in
una pignatta nuova; e s'è invetriata, tanto è migliore. Fa' un fornelletto, e fa' una buca tonda, che questa
pignatta vi stia commessa a punto, che 'l fuoco non possa passare di sopra; perché 'l fuoco vi anderebbe
volentieri, e metteresti a pericolo l'olio, e anche di bruciare la casa. Quando hai fatto il tuo fornello,
empiglia un fuoco temperato: ché quanto il farai bollire più adagio, tanto sarà migliore e più perfetto. E
fallo bollire per mezzo, e sta bene. Ma per fare mordenti, quando è tornato per mezzo, mettivi per
ciascuna libra d'olio un'oncia di vernice liquida, che sia bella e chiara: e questo cotale olio è buono per
mordenti.

CAPITOLO XCII. Come si fa l'olio buono e perfetto, cotto al sole.


Quando tu hai fatto quest'olio (il quale ancora si cuoce per un altro modo, ed è più perfetto da colorire;
ma per mordenti vuol essere pur di fuoco, cioè cotto), abbi il tuo olio di semenza di lino; e di state
mettilo in un catino di bronzo o di rame, o in bacino. E quando è il sole lione, tiello al sole; il quale, se vel
tieni tanto che torni per mezzo, è perfettissimo da colorire. E sappi che a Firenze l'ho trovato il mig liore
e 'l più gentile che possa essere.

Fasi dell’invecchiamento dell’olio


1. OSSIDAZIONE: Il film, a contatto con l’aria assume molecole di ossigeno, aumentando di volume
(primi 25 giorni).
2. POLIMERIZZAZIONE: Assestamento delle catene molecolari e compattamento del film. Le catene
lineari si restringono con l’emissione di sostanze gassose.
3. CROSS LINKING: Formazione di legami incrociati fra le catene polimeriche.

Le fasi 1 e 2 sono le più pericolose per la formazione delle crettature. Spessori particolarmente elevati
del film creano una disomogeneità molto accentuata tra la superficie a diretto contatto con l’aria e la
parte più interna che invecchia più lentamente. In questi casi è frequente la prematura formazione di
crettature (crettature da filmazione).
OSSIDAZIONE + POLIMERIZZAZIONE + CROSS LINKING
Provocano un fenomeno di variazione dell’indice di rifrazione che determina nuove caratteristiche
ottiche della pellicola pittorica. L’olio invecchiato forma un film superficiale detto LINOSSINA, che
conferisce trasparenza alla superficie creando un’interferenza estetica con i valori cromatici degli strati
sottostanti la pellicola pittorica.

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