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La latura - Il denim del jeans un tessuto soprattutto in cotone, che pu avere una piccola percentuale di lycra
(elastan) per dargli elasticit. La bra di cotone una volta districata (dalle balle) viene pulita e mescolata. Si passa poi
alla cardatura che serve (macchina che utilizza aghi metallici) per aprire eventuali grumi di bre, separa queste ultime
e forma dei grossi cordoni che vengono tirati e ritorti per aumentare la coesione. Le singole bre sono poi separate
in una centrifuga, e quindi ritorte in modo da formare un lo continuo. Al termine della latura il lo viene raccolto
su bobine. Ce ne vuole almeno una libbra e mezza (poco meno di 7 etti) per mettere insieme un pantalone standard.
La tintura - Il denim viene tinto quando ancora lo, prima della tessitura. In particolare solo l'ordito colorato
(blu indaco, marrone, o altri colori), mentre la trama resta in lato greggio cardato che porta al caratteristico
biancheggiamento (effetto bicolore). Per ottenere la tintura blu usato l'indaco, che oggi viene prodotto
sinteticamente. Il colore si depone solo all'esterno dei li, con un processo di bagno e ossidazione che lascia bianco
(naturale) l'interno dei li. Per questa ragione il denim scolora col tempo.
La tessitura - I tessuti si formano su un telaio, su cui sono stesi i li dell'ordito (insieme di li tesi, nel senso della
lunghezza del telaio, teoricamente, lunghezza illimitata). Ogni lo passa attraverso un anello, detto liccio, che pu
essere sollevato e abbassato meccanicamente. Alzando alcuni licci si crea un'apertura della trama in modo da
accostarlo a quelli precedenti e formare il tessuto. Nel denim che una stoffa ad armatura saia 2X1 o 3X1 (trama
diagonale) l'effetto prodotto da telai con pi gruppi di licci, dove se ne possono perci a ogni passaggio della
navetta alzare 2 o tre e abbassare uno. curioso come i grandi marchi storici negli USA del settore abbiano
tradizionalmente utilizzato l'andamento della diagonale per distinguersi uno dall'altro. Cos la saia destra tipica
della Levi's, la saia sinistra dei Lee, mentre i Wrangler hanno una specie di saia spezzata, che sale cio a zig zag.
LAVAGGI
ONE WASH -1 lavaggio - il denim viene bagnato in acqua una volta sola, ancora una stoa a rullo
che passa attraverso vasche d' acqua , ancora prima di essere passato al taglio per la confezione
del pantalone. Il Denim si ridimensiona perdendo lunghezza e larghezza, in tal modo non si
modicher pi la taglia del jeans una volta lavato in lavatrice . Aspetto del prodotto: blu scuro
uniforme .
STONE WASH - lavaggio con pietra pomice - il jeans viene lavato con macchine industriali in
grossi quantitativi all' interno delle quali viene posta della pietra pomice in sassi. Il movimento
rotatorio della macchina crea uno sfregamento fra pietre e tessuto tale da scolorirlo e da fargli
attribuire il tipico colore del jeans slavato. In base alla durata del trattamento il colore pu variare
dai toni scuri a quelli pi chiari. Con i tipici contrasti del jeans usato.
SAND BLASTING sabbiatura - i jeans vengono spruzzati con forti getti di sabbia, l' attrito che
ne consegue scolorisce il denim creando contrasti mirati in funzione di dove si concentra il getto e
dell' intensit del trattamento. Sono jeans morbidi con un vero eetto used .
BLEACHED - candeggiato - il jeans viene lavato in macchine con additivi a base di ipoclorito o
decoloranti , acquisisce un colore pi azzurrato tendente al bianco quanto pi viene prolungato il
trattamento. Si riconosce dall' inconfondibile odore di candeggina che spesso permane sul tessuto.
Questo tipo di trattamento pu essere applicato anche per mezzo di spennellate date manualmente
su ogni jeans. Con un lavoro metodico e prolungato ad ogni pantalone vengono applicate
mediamente 120 pennellate in punti mirati al ne di ottenere un look usato naturale.
DIRTY DENIM - tessuto sporcato - i jeans dopo aver subito vari trattamenti di base come quelli
sopra elencati, vengono posti ad una sovra tintura leggera che attribuisce loro un aspetto sporcato.
Tipici e rinomati sono stati i lavaggi al t o alla camomilla di ne anni novanta anche se oggi
esistono dierenti colorazioni che possono essere attribuite con questo tipo di trattamento.
BURNED EFFECT -bruciature - usando la amma ossidrica si bruciano punti ben precisi della
supercie del jeans per conferire un look usato.
DENIM RESINATO O SPALMATO - detto anche gommato - il tessuto viene trattato con resine
speciali che rendono il denim quasi impermeabilizzato, si ha la sensazione al tatto di toccare una
tela somigliante quasi al nylon. Hanno a volte una discreta rigidit, in base anche al peso del denim
utilizzato, che si perde successivamente con i primi lavaggi in lavatrice.
BAFFATURA - viene eseguita con un primo processo di sfregamento con carta abrasiva in
zone ben precise come sotto le tasche anteriori e dietro le ginocchia poich sono i due punti in cui
le articolazioni piegano la tela e si creano scoloriture tipiche del jeans usato. Successivamente si
utilizzano spazzole abrasive in ferro che riducono la dierenza tra le zone decolorate e il tessuto
nuovo in modo da attribuire l'aspetto del jeans usato il pi naturale possibile; inne, ancora la carta
abrasiva conclude il trattamento denendo le linee di demarcazione delle baature. possibile
utilizzare il laser per ottenere lo steso eetto, che pu attribuire con precisione anche molti altri
degli aspetti tipici dell' usato, scoloriture e contrasti vari su cosce o posteriore. Dato lelevato costo
di lavorazione solo i produttori pi avanzati dispongono di tali macchinari.
Il denim viene frequentemente posto ad ulteriori trattamenti durante il processo di lavorazione quali: rotture e rammendo, verniciature, ricami o stampe, stropicciature.
L'effetto BROKEN DENIM si ottiene sfregando il tessuto con dischi abrasivi, mole e con strumenti spesso da ofcina. Mirando l' azione in zone ben precise si creano
tagli ed aree consumate conferendo al jeans un aspetto vissuto, importante che siano eseguiti manualmente da operai specializzati in modo che ad ogni jeans sia conferito
un aspetto di unicit. Spesso gli strappi vengono successivamente rammendati.
CRINKLE o stropicciature (spesso negli stessi punti delle baffature) sono un intervento molto frequente, Il pi delle volte una semplice presentazione di prodotto,
basta infatti lavare il jeans o stirarlo per eliminare tale effetto. Si ottiene stropicciando il jeans con delle mollette in punti ben precisi dopo averlo immerso in una soluzione a
base di amido. I jeans vengono poi fatti asciugare in forni per ssare il trattamento.
Inne, in base alle tendenze della moda o alla creativit di alcuni stilisti, possiamo trovare nel mercato jeans con applicazione quali: stampe, ricami, strass, paillettes, perline,
swarovsky, patched worked, macchie di vernice e tutto quello che i designer di oggi e di domani sapranno inventare.
Ecco altre denizioni riguardanti il mondo del blue jeans utili da conoscere:
FIVE POCKETS ( cinque tasche ) modello basic ( di base), il pi tradizionale con due tasche posteriori, due anteriori ed il famoso quinto taschino "money pocket"
(portamonete) posto all' interno della tasca destra anteriore. STITCH ( cucitura ) serve ad unire e rinforzare le parti del jeans. Pu essere singola o doppia, a volte
anche tripla. Tradizionalmente di color rame od ocra l' impuntura che segue i perimetri delle tasche, dei passanti, della fascia girovita, lungo le gambe internamente e
che denisce l' orlo del pantalone. Oggi viene spesso eseguita, soprattutto quando multipla, con li di colori diversi in modo da tale da arricchire l' immagine del jeans.
RIVETS (rivetti ) sono le classiche borchie che vengono poste agli angoli delle tasche come rinforzo. Di color rame, cromati, bronzo o smaltati di svariati colori
sono oggi un altro elemento che, da dettaglio tecnico, diventa un ornamento importante e di completamento.
FLY ( allacciatura o patta )
BOTTOM FLY ( allacciatura a bottoni )
ZIP FLY ( allacciatura con cerniera)
BELT LOOP ( passanti della cintura )
TAB (etichetta) viene apposta solitamente lungo la cucitura della tasca destra posteriore rendendo riconoscibile il marchio, la pi famosa quella rossa del LEVI' S.
PATCH (etichetta ) viene posta sulla fascia della cintura, per tradizione sulla parte posteriore, lato destro. E' il primo segno di riconoscimento di un marchio ( brand ).
LABEL ( etichette interne) vengono poste all' interno del pantalone per evidenziarne la marca ma alcune sono imposte obbligatoriamente dalle leggi internazionali
come quelle che riportano la composizione del tessuto, indicazioni per il lavaggio e la provenienza del prodotto.
RED LINE ( cimosa) quella cucitura interna alla gamba caratterizzata da due righe bianche ed una rossa che si mette in evidenza risvoltando l' orlo del pantalone
. Dettaglio importantissimo per un jeans. Proiettando l' immagine del prodotto al mondo del VINTAGE ( usato d' epoca per collezionisti), conferisce un look di
prestigio che comporta un ulteriore difcolt nel processo di confezionamento ed un aumento del prezzo di vendita al pubblico.
VINTAGE ( d' annata ) un termine che ha origine dal mondo dell' enologia, raccoglie il concetto della vendemmia e della databilit di un vino, dell' annata per l'
appunto. Viene oggi utilizzato nel campo dell' abbigliamento per denire un capo usato, ma soprattutto, per ricondurre quel capo ad epoche passate come ad esempio
gli anni 50', 60' o 70'. Grandi produttori di abbigliamento e famosi stilisti possiedono veri e propri archivi, composti da capi collezionati negli anni spesso di alto valore
economico. Studiandone i dettagli e le forme, ne traggono l' ispirazione per concepire le future collezioni che saranno presentate e lanciate nell' attuale mondo della
moda.
Nel 1853 Morris Levi Strauss, un mercante bavarese, arriv in California, anch'egli attirato, insieme ad una notevole massa di individui, dalla "febbre dell'oro", per aprirvi un
commercio di tessuti. La leggenda vuole che Levi Strauss avesse venduto quasi tutta la sua mercanzia prima di sbarcare a terra e gli fossero rimasti solo dei teli da tenda; sicch
quando, il giorno stesso dello sbarco, uno dei "prospectors" (cio dei cercatori d'oro) gli chiese di vendergli dei pantaloni, il commerciante pot farglieli fabbricare solo con quel
telo da tenda che gli era rimasto, che era di colore cachi e non blu. Il 20 maggio 1873 l'US Trademark Ofce (l'ufcio americano dei brevetti) rilasci la licenza numero 139.121
For improvement in fastening pocket openings (miglioramenti nella chiusura delle tasche). Era l'autorizzazione a produrre in esclusiva pantaloni di cotone robusto tenuti insieme, oltre
che dai punti del cucito tradizionale, anche da rivetti metallici. Si trattava di ampi e pesanti pantaloni, che si chiudevano in vita, con i quali coprire gli altri indumenti, durante il
lavoro. Titolari del brevetto erano il commerciante Levi Strauss e il sarto Jacob Davis i vari prodotti in tessuto Denim, in particolare i pantaloni, divennero la divisa degli operai
della ferrovia transamericana, dei "miners", dei cowboy; i pantaloni ebbero un immediato successo: il modello originale aveva cinque tasche. Saranno i cercatori d'oro (per avere un
pantalone che evitasse la perdita d'oro dalle tasche consunte di quelli di lana) ad utilizzare per primi i pantaloni a cinque tasche prodotti a San Francisco da Levi Strass: l'"overall"
sin da allora contrassegnato dal mitico codice 501 (che all'inizio era stata indicata con una doppia XX) da un numero di lotto di tessuto denim da 9 once (un oncia corrisponde a
gr. 28,352), e si trattava quindi di un tessuto leggero, peso che, oggi usato, per i calzoni della stagione primavera-estate. Il nuovo robustissimo pantalone viene presto adottato
dagli agricoltori e dai cowboy; molto alto in vita, senza tasche dietro n passanti, in tela marrone, presto sostituita dal caratteristico blu indaco.
La caratteristica impuntura a doppio arco double arcuate sulle tasche
posteriori stata creata nel 1873, ma venne registrata solo nel 1942. Nel
1890 fu aggiunto il taschino per l'orologio e le monetine; nel 1905 la
seconda tasca posteriore. I passanti per la cintura sarebbero stati applicati
solo nel 1922, mentre nel 1926 la zip sostitu i tradizionali bottoni.
Negli anni '30 il blue jeans si impone negli Stati Uniti come indumento
del tempo libero. Nel 1935 viene lanciato il primo jeans da donna. Nel
1937 appare per la prima volta sulle pagine di Vogue, entrando cos nella
storia della moda. Nel 1980 il famoso brevetto 139.121 (pantaloni con
rivetti) decadde e altri produttori poterono fabbricare calzoni simili. Agli
inizi del 1900 altre due aziende, Lee e Wrangler, producono "overall",
contendendo a Levi's l'intero mercato. Il prodotto aveva quindi bisogno
di avere un'immagine precisa e di distinguersi dalla concorrenza. Nacque
cos un nuovo elemento di distinzione: la red tab, l'etichetta rossa di
minuscole dimensioni (1,5 per 0,5 centimetri) cucita a bandiera sul bordo
della tasca posteriore destra, con scritto Levi's, tutto in maiuscolo e in
verticale, che fu coperta da copiright nel 1936.
Per evitare sprechi e indirizzare le risorse alla produzione
militare anche i jeans nel 1942 vennero soggetti a regole
Nel 1886 compare il "patch" per la prima volta emanate dal War Production Board (un ufcio federale
l'etichetta con due cavalli ("two horse brand"), in cuoio che aveva il compito di far applicare le norme) che ne mutarono
spesso, posta sul retro dei pantaloni, che riporta le l'aspetto. I bottoni della patta furono ridotti a tre
indicazioni della taglia e del modello. Il marchio (e prodotti in metallo scadente), i rivetti di rame scomparvero e
rafgura due cavalli che cercano di strappare un paio di fu abolito il taschino dell'orologio. Bisognava risparmiare anche
jeans, tirandoli in direzioni opposte , con ci stoffa e lati: cos furono abolite le alette sulle tasche dei
interpretando bene il concetto di resistenza. giubbetti, le martingale e le impunture sulle tasche posteriori
dei pantaloni. La double arcuate sui Levi's 501 XX di quel
periodo - Levi's di guerra era semplicemente disegnata sulla
stoffa, invece che cucita a macchina.
Nel periodo storico a cavallo tra gli anni '60 e '70, alcuni miti
del cinema (James Dean, Marlon Brando, ed il musicista Bob
Dylan), ed in seguito la giovent "hippy" californiana del
tempo ("i gli dei ori"), ne fecero una divisa per gli spiriti
anticonformisti, stimolando folle di
ammiratori. I blue-jeans iniziano una nuova fase che li port
ad essere un indumento associato al tempo libero e come tale
impiegato da un gran numero di persone, soprattutto, ma non
solo giovani. "Le industrie produttrici dei blue-jeans che nel
frattempo si erano moltiplicate (oltre ai Levi's si possono
ricordare altre marche molto famose di blue-jeans: i Lee, i
Wrangler, i Rie, ecc.) si impegnano a pubblicizzare il
prodotto e a rimuovere in qualche modo quell'associazione
negativa tra blue-jeans e il mondo eversivo delle subculture
giovanili che li rendevano non accettabili agli occhi delle fasce
medie, borghesi dei consumatori. Tuttavia la valenza politica
dei blue-jeans non si estinse del tutto, ma si ripresent, come
una sorta di valore aggiunto, in determinate occasioni.
Negli anni della contestazione globale - dalle rivolte studentesche del 1968 in poi - i blue-jeans, anche per la
semplicit e l'essenzialit delle loro forme, espressero in maniera concreta il riuto, da parte soprattutto del
mondo giovanile, delle convenzioni sociali, dell'abbigliamento formale e alla moda che rispecchiava le
differenze esistenti fra le diverse classi sociali e i differenti ruoli sociali: i blue-jeans si trasformarono quasi in
un un'uniforme del mondo giovanile e divennero il simbolo per eccellenza dell''antimoda, della spinta
egualitaria presente nelle nuove generazioni e che univa in un progetto ideale comune tanto gli studenti che gli
operai. Tuttavia i blue-jeans non rappresentarono mai, neanche nei momenti in cui fu pi viva la contestazione
studentesca, una vera e propria uniforme; man mano, infatti, che i blue-jeans divennero un indumento di
massa persero in parte le originarie caratteristiche di comodi capi di abbigliamento da usare durante faticosi
lavori manuali e seguirono, pur essendo simboli dell'antimoda, i dettami della moda che, come noto, non
sempre coincidono con le esigenze di praticit e comodit dell'abbigliamento.
Alla ne degli anni '60 i blue-jeans divennero attillati, molto aderenti al corpo, quasi una seconda pelle tesa ad
evidenziare i contorni degli organi sessuali mentre negli anni '70 assunsero la caratteristica forma a zampa di
elefante che era allora preferita nel campo dell'abbigliamento.
Vi stato poi un periodo di relativo oblio negli anni dal 1975 al 1985, coincidenti al crollo dei valori e
dell'ideologia che avevano accompagnato le rivolte studentesche dalla ne degli anni '60 alla met degli anni
'70. Tra la ne degli anni '80 e l'inizio degli anni '90 i blue-jeans vengono riscoperti ed assumono sempre pi le
caratteristiche di un prodotto, o meglio di un materiale, il denim, che riveste concretamente in tutte le sue
sfumature il tempo libero individuale e che pu essere interpretato in maniera personalizzata, con l'aggiunta di
decorazioni, materiale di vario tipo (perline, brillantini, spille, ecc.).
I jeans, tuttavia, in un certo senso sono gi nati personalizzati o rmati (con il marchio di un noto
stilista): il consumatore era abituato (si pensi ai pantaloni) all'etichetta cucita sulla tasca posteriore destra dei
blue-jeans di produzione Levi-Strauss. Con il passare degli anni l'etichetta diventata un elemento
caratteristico, imprescindibile, di quel capo; applicare un'etichetta rmata di uno stilista ai blue-jeans, quindi,
pu essere considerato, un uso coerente con l'immagine tradizionale di questi pantaloni.
I jeans non sono rappresentati come indumento, per il loro valore d'uso. N vi si associa, come consuetudine nella pubblicit, una
particolare atmosfera, un modo di vivere che contraddistinguerebbe i consumatori di questo prodotto. E neppure attribuita loro
tradizionalmente qualche speciale virt o qualit. Tutto ci dato per scontato. Quel che c' in queste immagini solo l'oggetto, jeans con
la loro intensa e riconoscibile vibrazione di blu, utilizzati per in maniera sorprendente, come briglia o perizoma o velo tuareg. Si tratta di
un'associazione di atmosfera con mondi avventurosi e possibilit impreviste: alla fantasia del consumatore fare il resto.
Pi che di blue-jeans oggi bisogna parlare di stile oppure di abbigliamento jeans; non solo i pantaloni sono jeans: il tessuto denim ora impiegato per
camicie, gonne, giacche, cappelli, borse, scarpe, ecc., ed ormai lo possiamo pensare anche per oggetti non di abbigliamento (esiste persino una versione di
automobile jeans). Il suo colore blue indaco (anche se oggi l'abbigliamento jeans pu essere coniugato con altri colori) e il tessuto denim (un binomio
inscindibile) sono diventati un marchio caratteristico ed esclusivo che al pari delle griffes o dei nomi commerciali famosi conferisce un signicato speciale,
quasi mitico ad oggetti normalmente presenti nella comune vita quotidiana.
Dal 1989, con la crisi del sistema sovietico, il mercato dei paesi dell'est si aperto in maniera ufciale e non solo clandestina all'inuenza dello stile jeans e
cos stato anche per i mercati asiatici ed africani. Oggi il primo capo globalizzato (e non solo in senso geograco ma totale), con un graduale eppur
costante declinazione del Denim in forme stilistiche accettabili. All'abbigliamento differenziato per classi sociali, per et e per sesso, il jeans ha sostituito un
capo unico assolutamente indifferenziato e omogeneo, cio uguale per tutti. Trasversalmente valido per tutte le classi sociali e tutte le et, utilizzato con la
stessa disinvoltura dalla star del cinema o dello spettacolo, dal dirigente della multinazionale, e dall'operaio, dal professore e dallo studente. Si sostituito
all'abbigliamento differenziato per sesso, quale capo sicuramente unisex. Ha inne superato la diversicazione dell'abbigliamento per culture nazionali per
diventare l'abbigliamento trans-nazionale per eccellenza.
La Diesel, ad oggi una delle pi potenti aziende del settore, nel corso degli anni riuscita a conquistare il proprio
pubblico grazie ad un advertising controcorrente e ben lontano dalle mode del momento. Cos facendo, grazie
ad una strategia di comunicazione intelligente, ha saputo contraddistinguersi dal resto dei brand. Il merito
dell'impresa va all'irriverente e geniale Renzo Rosso, dal 1985 unico e indiscusso proprietario dell'azienda.
Celebri campagne pubblicitarie come Be Stupid del 2010 che lo stesso Rosso presentava cos:
Stufo di sentirti dire che tutte le tue buone idee sono stupide? Bene, ci sono grandi notizie per te:
non c' niente di stupido nell'essere stupido. Dopo tutto, Diesel stato stupido abbastanza da
pensare di vendere jeans nuovi che sembravano gi usati, e guarda che risultato! Quando qualcuno
dice non fare lo stupido, quello che vuole dire davvero : Non divertirti. Non osare. Non
provocare. Seppellisci il tuo senso dell'umorismo. Fai il serio.
Il tessuto del jeans - il denim, com' universalmente chiamato con un
termine che soprattutto nei paesi anglosassoni una denizione quasi
equivalente al nome dei jeans - ha, oltre alla sua resistenza, due
caratteristiche: il processo di restingimento, che porta la stoffa a
"ritirarsi" nei primi lavaggi, e quello della decolorazione.
La prima caratteristica, che nel denim attuale si svolge tutto subito coi
primissimi lavaggi, stata sfruttata nella "jeans culture". Ecco che gli
attuali teen-agers puntano ad ottenere dai loro pantaloni un aspetto
sexy e per questa ragione, anche a scapito della libert di movimento o
di un uso funzionale, desiderano ridurre al minimo la distanza fra pelle
e tessuto. "Shrink to t" stato lo slogan pubblicitario con cui la Levi's
ha "venduto" con successo il fenomeno.
La moda "esh-squeezing", particolarmente in uso negli anni Sessanta,
comportava anche un processo di vestizione complicato, a tratti
doloroso, di incerto successo.
In seguito per molti di questi riti sparirono, per le alternanze della
moda, che vide via via i jeans larghi al polpaccio e stretti in alto "a
zampa d'elefante", o al contrario larghi in alto e stretti sul polpaccio
"alla cavallerizza", tutti larghi o "giusti"; in seguito alla comparsa della
bra elastan (o lastex) si ottennero gli stessi effetti di esibizione sessuale
con pi naturalezza e minori sacrici. E i jeans furono riportati alla loro
immagine originaria, in cui il restringimento sul corpo era importante s,
ma senza eccessi.
La seconda caratteristica che il tessuto jeans si stinge progressivamente con i lavaggi e
con l'uso di abrasivi, schiarendosi di pi dove maggiore l'attrito. Come scrive Daniel
Friedman:
Il jeans invecchia integrando in s il cambiamento dell'et, impregnandosi di avventura, della vita di chi
li indossa. ogni lavaggio una pagina girata, il tempo vi scrive la sua memoria su uno sfondo sempre pi
pallido. La decolorazione dovuta al lavaggio traduce l'avvenimento vissuto no alla saturazione nale.
Il processo di invecchiamento diventato, a partire dagli anni Sessanta, un puro requisito
estetico, da ottenere articialmente. In un primo momento fu realizzato con ripetuti
lavaggi domestici pi o meno integrati con varie alchimie sico-chimiche (sale,
candeggina, pietruzze, acqua calda, ecc.). Intuita questa strana nicchia di mercato, fu
offerto industrialmente dai produttori con varie qualit di trattamenti: marmorizzazioni,
sbiancamento alla candeggina, "stone-wash". Una variante particolarmente signicativa di
questo fenomeno di apprezzamento estetico dell'usura nei jeans la si ritrova nel costume
di provocare articialmente quelle zone di differente consumo che sono l'effetto normale
della vita "naturale" dei pantaloni. Vennero cos artigianalmente schiarite di solito
grattando con la pietra pomice o la carta vetrata le zone che si consumano pi del resto
per un effetto di attrito.
Il blu, prima del XII secolo non aveva mai avuto una grande
fortuna. Il blu greco glauks o kyaneos, che per consuetudine il
colore della sofferenza. La stessa difcolt a dare un nome al blu
si ritrova nel latino classico (e in seguito nel latino
medioevale).Nell'Occitania si produceva una materia prima
richiestissima in tutto il mondo: il blu pastel, cio una tintura blu
derivante dalla pianta chiamata guado (che in francese si dice
appunto gude o pastel). Guado (Isatis tinctoria) il nome comune di
una pianta (crocifera) a oritura primaverile, che cresce
soprattutto lungo i umi, di cui si usano le foglie (no a cinque
raccolti per anno) per estrarne un pigmento blu di varie
sfumature, no a raggiungere quasi il nero. La sua coltivazione su
vasta scala coincise proprio con la "riabilitazione del blu" nel
XIII secolo.
Pi esotico era invece il secondo pigmento vegetale da cui si
estraeva (e almeno no alla ne dell'Ottocento si sarebbe
estratto) il blu. La pianta era l'indigofera tinctoria, un arbusto di cui
esistono numerose variet, dalle cui foglie (quelle pi alte e pi
giovani) si otteneva l'indicum, oggi indaco (indigo in inglese). La
sostanza attiva contenuta nell'indaco l'indigotina che viene
estratta dopo aver posto le foglie a macerare e quindi a
fermentare. Il liquido che si ottiene fatto ossidare in grandi
vasche e il deposito sar poi raccolto, riscaldato e asciugato, per
essere messo in commercio sotto forma di pani. L'indaco
infatti una tintura insolubile in acqua, richiede procedimenti
chimici per essere reso pi stabile; inoltre l'indigotina non si lega
bene comunque alle bre e il tessuto tende a stingere. A partire
dalla seconda met del Cinquecento l'indaco cominci a Nel 1905 Johann Friedrich Wilhelm Adolf von Bayer ricevette il premio Nobel per la chimica
sostituire il guado, ma non per qualit intrinseca. con questa motivazione: Per i suoi studi sulle sostanze coloranti e sui composti aromatici. Fra
le sue molte ricerche c'era stata la denizione, nel 1880, della struttura molecolare dell'indaco. Il
passaggio dalla scoperta della molecola dell'indaco alla sua sintesi non fu facile, e ci si impegn
soprattutto la Badische Anilin und Soda Fabrik, oggi pi nota come BASF. Fu necessario
investire un milione di marchi di allora. Si dovettero sperimentare molte reazioni chimiche e,
come spesso avviene, la soluzione fu trovata per caso, in seguito a un provvidenziale incidente di
laboratorio (la rottura di un termometro) che consent di scoprire il catalizzatore giusto per
accelerare le reazioni. Cos nel 1887 l'indaco di sintesi - molto pi economico di quello naturale
- fu messo in commercio: sarebbe stato uno dei maggiori successi imprenditoriali di ne
Ottocento.
Straight Sono i jeans a Bell-bo oms (or ares) sono il Wide-leg jeans cadono appena
sigaretta. Di solito po di jeans che si allarga dal appena sotto la vita, e vestono
cadono naturalmente ginocchio in gi, creando una morbidamente la gamba. Le tasche
sulla vita e vestono forma a campana della gamba posteriori in genere sono ampie e
slim dal fondoschiena del pantalone. Comunemente profonde. Il taglio dritto e ampio
alle cosce. Sono non de a zampa di elefante. dalla coscia alla caviglia non
aderenti ma nemmeno pregiudica la vestibilit piuttosto
eccessivamente larghi: sciolta, che non lascia facilmente
in genere la gamba si individuare la forma del corpo.
assottiglia leggermente
alla caviglia. Un
classico.