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Biomateriali, bioplastiche, gomme, fibre e coloranti

Biomateriali

I biomateriali sono una categoria di sostanze sfruttate prevalentemente nell’ambito biomedico in virtù della loro
biocompatibilità, ossia la tollerabilità da parte dell’organismo in cui vengono inseriti. Il loro utilizzo è dunque
piuttosto vario, dagli strumenti chirurgici alla riparazione di tessuti danneggiati. A seconda dei materiali che li
compongono, possono essere

• metallici (generalmente acciaio inossidabile, titanio o leghe cromo-cobalto)


• ceramici (molto elastici e resistenti alla corrosione, ma fragili)
• polimerici (i più utilizzati grazie alla loro elevata biocompatibilità. Vengono sfruttati, ad esempio, per
lenti a contatto, fili da sutura, valvole cardiache, rivestimenti per protesi e chiodi o placche per fratture)
• compositi (eterogenei, con più fasi distinte)

Un’altra suddivisione li divide in

• bioinerti, ossia non hanno conseguenze sull’organismo con cui interagiscono


• bioattivi o riassorbibili, ossia danno vantaggi positivi sull’organismo ospite (es.: ceramiche bioattive
che stimolano la produzione di nuovo tessuto osseo)

Bioplastiche

Diversamente dalle plastiche del petrolio, generalmente molto inquinanti, queste plastiche hanno la capacità di
degradarsi. Per questo motivo, vengono smaltite con i rifiuti organici (scarti di cibo o potature), formando poi il
compost, sfruttato come concime.

Ricordiamo in particolare 3 tipi di bioplastiche: il Mater Bi, PLA e PHA:

• il Mater Bi è un tipo di plastica utilizzato per produrre oggetti monouso (buste, stoviglie). Essa viene
prodotta a partire dall’amido di cereali o mais. Ha la caratteristica di essere impermeabile e resistente
agli sforzi meccanici
• il PLA, ossia acido polilattico, è prodotto con la polimerizzazione dell’acido lattico. Viene sfruttato per
confezionare gli alimenti e per prodotti “usa e getta”
• il PHA fa parte dei poliesteri ed è prodotto dagli scarti di lavorazione delle barbabietole, che vengono
fermentati da alcuni batteri che producono poliidrossialcanoato, estratto e utilizzato per formare questa
bioplastica
Le gomme

Le gomme, anche dette elastomeri, sono molecole a lunga catena con proprietà elastiche.
Si possono suddividere in

• gomme naturali

• gomme sintetiche

Le gomme naturali

Sono prodotte a scopo di difesa da alcuni tipi di alberi.


La più nota è il caucciù, un polimero dell’isoprene:

Il caucciù è prodotto dal lattice di alcune piante (generalmente l’albero della gomma), un’emulsione biancastra
formata da grassi, idrocarburi e polimeri. Tale sostanza può acquisire una struttura tridimensionale attraverso la
vulcanizzazione, un processo scoperto da Charles Goodyear nel 1841. Essa consiste nell’addizione di zolfo,
elemento che agisce sui doppi legami, con la formazione di ponti disolfuro tra le varie molecole.

Con l’aggiunta di altre sostanze si ottengono gomme particolari:

• con agenti rigonfianti si ottiene la gommapiuma;

• con un’elevata quantità di zolfo si ottiene l’ebanite, una gomma dura e fragile.

Le gomme sintetiche

Si tratta di gomme prodotte attraverso:

• copolimerizzazione (polimerizzazione di una miscela di unità ripetitive)

• ad alta temperatura

• con l’utilizzo di catalizzatori

Queste gomme comprendono:

• omopolimeri (stessa unità ripetitiva)

• copolimeri (due o più unità ripetitive)

Vengono generalmente indicate con delle sigle (es. gomma CR o gomma Buna S). A seconda del tipo di
isomeria cis-trans, si ottengono gomme diverse. Da citare la guttaperca, un polimero esistente soltanto con
isomeria trans e molto resistente, utilizzato per coprire le palline da golf.
Le fibre tessili

Sono materiali che possono essere ridotti in fili flessibili e resistenti.


Si dividono in

• fibre naturali

• fibre artificiali

• fibre sintetiche

Le fibre naturali

Le fibre naturali si suddividono in base alla loro origine

• animale

o la lana si ottiene dalle pelli delle pecore. È costituita da cheratina, una proteina che conferisce
elasticità alla lana, poiché i legami a idrogeno si distendono con l’applicazione di una tensione
sulla catena proteica. Al microscopio, la fibra di lana appare come un filamento con squame
parzialmente sovrapposte (vedi prima e seconda fibra nella foto, rispettivamente lana grezza e
lana raffinata).

o la seta si ottiene dal bozzolo dei bachi da seta. È costituita da due filamenti proteici tenuti
insieme da un’altra proteina, la sericina. La seta è molto resistente, ma a differenza della lana
non possiede elasticità, a causa dei legami covalenti che si formano, molto più resistenti dei
legami idrogeno della lana (vedi quinta fibra nella foto).

• vegetale

o il cotone si ottiene dai peli presenti sui semi della pianta tropicale del cotone (vedi settima fibra
nella foto)

o il lino si ottiene dagli steli del Linum usitatissimum (vedi sesta fibra nella foto)

o la canapa si ottiene dagli steli di Cannabis sativa, ed è la più resistente in quanto contiene
lignina

o il sisal si ottiene dalle foglie dell’agave sisalana

• minerale

o l’asbesto, anche detto amianto, identifica sei varietà di silicati. Il crisotilo è il più estratto.
L’asbesto tende a rilasciare nell’aria dei piccoli filamenti che risultano tossici se inalati
(asbestosi). L’eternit è un materiale che si ottiene unendo cemento e amianto. Esso si è rivelato
essere estremamente pericoloso per la salute

o la fibra di carbonio è ottenuta dalla grafite ed è utilizzata soprattutto nel settore dei trasporti, al
fine di ottenere mezzi più leggeri.

Le fibre artificiali

Le fibre artificiali si preparano sfruttando materie prime naturali (es. il raion si ottiene dalla cellulosa del legno).
Tali fibre possono essere ridotte a fogli trasparenti usati per imballaggi (es. cellophane).

Le fibre sintetiche

Le fibre sintetiche si ottengono da resine sintetiche sottoposte alla filatura.


Le loro principali caratteristiche sono:

• maggior resistenza meccanica rispetto


alle altre tessili

• resistenza a tarme

• più leggere

• struttura regolare a cilindro

Le più note sono il nylon e il teflon. Sintesi del Nylon (ammide) a partire da acido adipico ed esametilendiammina
I coloranti

I coloranti sono composti organici capaci di fissarsi stabilmente sulle fibre tessili. Sono solubili nel mezzo che
li veicola e per questo differiscono dai pigmenti, generalmente insolubili.

La loro molecola è formata da gruppi cromofori (gruppi poliatomici insaturi che assorbono alcune radiazioni
dello spettro della luce visibile) e auxocromi (che esaltano il colore).

I coloranti si suddividono in

• naturali (di origine vegetale, come l’indaco, o animale, come la porpora estratta dal murice)
• artificiali o sintetici (nati in Gran Bretagna nel 1856 grazie a William Henry Perkin, che scoprì
casualmente la sintesi del colore viola)

Tra i coloranti sintetici più importanti troviamo quelli azoici, così chiamati per la presenza del gruppo azoico
(- N = N -). I coloranti azoici possono essere ulteriormente suddivisi sulla base della natura acida o basica del
gruppo auxocromo:

• acidi (se contengono gruppi -OH, -COOH o -SO3H)


• basici (se contengono gruppi amminici)
• a mordente (se contengono ioni metallici capaci di chelare, ossia agganciare molecole di colorante per
formare complessi)

Chiara Bellelli,
Stefano Ferri,
Leonardo Cagnoli,
Gaia Marcantognini,
Fabio Perrone,
Giovanni Culpo
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