Sei sulla pagina 1di 2

PLASTICA

La parola plastica deriva dal greco “plastikos” e significa “adatto per essere modellato” in riferimento alla capacità di questi
materiali di poter essere lavorati con relativa facilità. Più che di plastica bisognerebbe parlare di plastiche perché ne
esistono centinaia e centinaia di tipi diversi per le più disparate applicazioni. L’Unione Internazionale di Chimica Pura e Applicata
(IUPAC) definisce le materie plastiche “materiali polimerici che possono contenere sostanze finalizzate a migliorarne le proprietà
o ridurne i costi”. L’utilizzo delle plastiche in quasi tutti i campi è stato possibile grazie alla sua estrema versatilità. Infatti è un
materiale leggero, un ottimo isolante elettrico, termico e acustico. Alcune di esse resistono agli agenti corrosivi come gli acidi e le
basi. È un materiale molto economico rispetto agli altri. È facilmente lavorabile: si può letteralmente costruire in base alle
esigenze che si vogliono soddisfare. Per queste caratteristiche ha sostituito migliorandone le specifiche i materiali
come il metallo, il vetro, la ceramica, la carta e il cartone. La plastica è un composto organico ossia le molecole dei materiali
plastici sono costituite da atomi di carbonio (C) che si legano con legami covalenti principalmente ad atomi di idrogeno (H),
ossigeno (O) e azoto (N). Queste molecole si legano insieme formando catene di macromolecole più o meno lunghe e ramificate
chiamate polimeri. Infatti la plastica come la maggior parte dei polimeri sintetici è una lunga molecola lineare composta da
monomeri, unità base che possono essere costituite da molecole identiche o da combinazioni di due o più molecole diverse. Per
produrla è necessaria una reazione chimica durante la quale i monomeri si saldano l’uno all’altro e formano una catena. Tutte le
plastiche sono polimeri ma non tutti i polimeri sono plastici. I polimeri plastici sono costituiti da catene di subunità collegate
chiamate monomeri. Se monomeri identici vengono uniti si forma un omopolimero. Diversi monomeri si collegano per formare
copolimeri. Omopolimeri e copolimeri possono essere catene diritte o catene ramificate. La plastica è
qualsiasi polimero organico sintetico o semisintetico. In altre parole mentre potrebbero essere presenti altri elementi la plastica
include sempre carbonio e idrogeno. Mentre la plastica può essere prodotta da quasi tutti i polimeri organici la maggior parte
della plastica industriale è prodotta da prodotti petrolchimici. Termoplastici e polimeri termoindurenti sono i due tipi di
plastica. Il nome plastica si riferisce infatti alla proprietà della plasticità, la capacità di deformarsi senza rompersi. Le proprietà
della plastica dipendono dalla composizione chimica delle subunità, dalla disposizione di queste subunità e dal metodo di
lavorazione. Il polimero utilizzato per produrre plastica è quasi sempre miscelato con additivi, inclusi coloranti, plastificanti,
stabilizzanti, riempitivi e rinforzi. Questi additivi influenzano la composizione chimica, le proprietà chimiche e le proprietà
meccaniche della plastica nonché il suo costo. I polimeri termoindurenti noti anche come termoindurenti si solidificano in una
forma permanente. Sono amorfi e si ritiene che abbiano un peso molecolare infinito. Le termoplastiche d'altra parte possono
essere riscaldate e rimodellate più e più volte. Alcuni termoplastici sono amorfi mentre altri hanno una struttura parzialmente
cristallina. I materiali termoplastici hanno tipicamente un peso molecolare compreso tra 20.000 e 500.000 amu (unità di massa
atomica). Sono materiali caratterizzati da notevole plasticità oltre che da versatilità di prestazioni e facilità di lavorazione. Le
materie plastiche sono generalmente solide: possono essere solidi amorfi, solidi cristallini o solidi semicristallini (cristalliti). Le
materie plastiche sono generalmente cattivi conduttori di calore e elettricità. La maggior parte sono isolanti con elevata rigidità
dielettrica. Quasi tutte le materie plastiche mostrano un allungamento quando sono sollecitate che non vengono recuperate
dopo che lo stress è stato rimosso. Questo si chiama creep. Le materie plastiche tendono a essere durevoli con un lento tasso di
degrado. Le plastiche pure sono generalmente insolubili in acqua e non tossiche. Tuttavia molti degli additivi presenti nella
plastica sono tossici e possono disperdersi nell'ambiente. Esempi di additivi tossici includono ftalati. I polimeri non tossici
possono anche degradarsi in sostanze chimiche quando vengono riscaldati. A differenza di molte sostanze organiche, la plastica
non si trova in natura: viene sintetizzata artificialmente a partire da risorse naturali come il gas, il petrolio e suoi derivati. Questa
macromolecola lineare, simile a una catena, formata da monomeri (i singoli anelli della catena), è prodotta a partire dalla
lavorazione dei combustibili fossili e dei loro polimeri: propilene, etilene, butadiene e stirene. Petrolio e gas
sono idrocarburi, ossia sostanze organiche polimeriche composte esclusivamente da carbonio e idrogeno. Per arrivare
alla plastica è necessario scomporli nei propri elementi. Questo è possibile grazie a un processo chiamato cracking
durante il quale le lunghe catene degli idrocarburi vengono spezzate. Esistono due tipi di processi di produzione della
plastica: polimerizzazione e policondensazione che avvengono con l’aiuto di catalizzatori. Nel primo caso monomeri come
l’etilene e il propilene vengono legati tra loro rimanendo intatti; nel secondo i monomeri non vengono semplicemente
sommati ma condensati eliminando molecole di acqua o metano. La polimerizzazione avviene per una combinazione di
calore, pressione e reazioni enzimatiche di catalizzazione. Il risultato può essere un’addizione (i monomeri rimangono quindi
intatti), o una condensazione (parti di molecole si saldano tra loro). Il comune polietilene è per esempio costituito da monomeri
di etilene, un composto che in natura si trova nella frutta matura. La polimerizzazione viene innescata da un catalizzatore, il
perossido di benzoile che con il calore si spezza in due frammenti, due radicali liberi, ciascuno dei quali ha alcuni elettroni
disponibili per formare altri legami. Gli elettroni si legano a un atomo di carbonio di una molecola di etilene che a sua volta si
rende disponibile a legarsi con un’altra provocando una reazione a catena. Diverso il caso del Pet (polietilentereftalato), la
plastica delle bottiglie: si forma per reazione tra due monomeri diversi, il glicole etilenico e l’acido tereftalico.
BIOPLASTICHE
Il termine “bioplastiche” riunisce in sé più significati. L’utilizzo del termine “bio” in ambito commerciale infatti finisce per
aggregare sotto questo questa definizione materiali di tipo molto diverso. Il termine “bioplastica” è impiegato in diversi
contesti con almeno tre significati diversi che a livello industriale possono essere posseduti anche dallo stesso materiale.
“Bio” come origine delle materie prime impiegate. In questo caso si intende l’origine delle materie prime: la bioplastica o
il biopolimero sono ottenuti totalmente o in parte da materie prime di origine rinnovabile anziché fossili (non
rinnovabili). Possono essere di sintesi se prodotti dalla polimerizzazione di monomeri ricavati da fonti rinnovabili oppure
possono essere biopolimeri naturali ovvero sintetizzati direttamente dagli organismi viventi quali piante, animali, alghe,
microorganismi. Presenza di una funzionalità “bio”: biodegradabilità. Qui il prefisso “bio” indica la capacità di
biodegradarsi. Un esempio è quello delle bio-plastiche impiegate per la produzione di oggetti compostabili. In questo
caso il termine bioplastica (o biopolimero) si riferisce a una caratteristica importante quando questo diventa un rifiuto.
Presenza di una funzionalità “bio”: biocompatibilità. Un polimero che presenta una funzionalità “bio” legata alla
biocompatibilità ha importanti applicazioni in ambito medico e chirurgico: può infatti venire a contatto con i fluidi e i
tessuti del corpo umano senza procurare danni o rigetto. Questo tipo di polimeri possono essere anche bio-degradabili:
nel corpo umano (polimeri bioadsorbibili).
 

Potrebbero piacerti anche