Sei sulla pagina 1di 36

Approfondimento

sui materiali
polimerici
Composizione e Tipologie
De Felice Gaetano - 210HHHINGGEST
Sede UTIU di Lucca
I materiali polimerici
• Classificazione dei materiali polimerici
• Caratteristiche dei materiali polimerici
• Processi di polimerizzazione e proprietà generali
• Additivi
• Tecnologie di lavorazione
• Classificazioni specifiche
• Difetti
Cosa Sono

I materiali polimerici, detti anche


materie plastiche o resine
sintetiche, sono sostanze formate
da molecole organiche molto
grandi, macromolecole, derivanti
dall’unione, mediante legami
chimici, di piccole unità chiamate
monomeri.
• Termoindurenti e termoplastici
Classificazione
I polimeri possono essere classificati sulla base dei meccanismi di
polimerizzazione

Polimerizzazione per addizione. Con questo processo si ottengono


polimeri con la stessa composizione del monomero, per lo più
termoplastici; il monomero deve contenere un doppio legame C = C che
si apre, trasformandosi in un legame semplice, mentre le valenze libere si
saturano per formare la catena polimerica.
CH2= CH2 che, in presenza di un iniziatore X del processo, si trasforma in X-
CH2-CH2- poi in X-CH2-CH2-CH2-CH2- e poi progressivamente in X- (-CH2-
CH2-)n
(Etiliene->Polietilene) La polimerizzazione si arresta quando l’estremità
reattiva di una catena ne incontra un’altra.
Classificazione
I Polimerizzazione per Policondensazione. Avviene per reazione fra le
molecole del monomero o dei monomeri che devono contenere due
gruppi reattivi; nella reazione vengono eliminate molecole semplici tipo
H2O, NH3 , (triidruro di azoto Ammoniaca) HCl (acido cloridrico) e quindi la
composizione del polimero è diversa da quella dei prodotti di partenza.
Polimerizzazione per Poliaddizione. Avviene fra monomeri diversi , uno dei
quali contiene due atomi di H attivi, ciascuno con due gruppi funzionali;
non vengono eliminate molecole semplici, ma si verifica solo un
riarrangiamento degli atomi.
Classificazione
Polimeri Non Polari: Composti principalmente da monomeri contenenti
solo C e H , due elementi molto vicini nella scala dell’elettronegatività;

Polimeri Polari: Si ottengono sostituendo ad H ad esempio F che è una


molecola polare. CF2=CF2 Ottenendo il politetrafluoroetilene (teflon)
F F F F F F F F
||||||||
-C-C-C-C-C-C-C-C-
||||||||
F F F F F F F F
Caratteristiche
Sono strettamente legate alla natura del monomero:
• Resistenza a Trazione: Esiste una relazione tra la lunghezza delle
macromolecole e la resistenza a trazione (deve esserci un bassa
dispersione dei pesi molecolari nelle macromolecole)
• Comportamento Reologico: Legato al grado di polimerizzazione dei
termoplastici e indurenti elaborati allo stato liquido:
• molecole corte corrisponde un assetto ordinato allo stato solido
una temperatura di fusione netta e un liquido molto mobile;
• molecole di media lunghezza corrisponde un solido meno ordinato,
un modesto intervallo per la fusione e un liquido viscoso;
• molecole molto lunghe corrisponde un solido largamente amorfo,
un ampio intervallo per la fusione e la formazione, ad alta
temperatura, di un prodotto gommoso, difficile da formare
Caratteristiche
Sono strettamente legate alla natura del monomero:
• Grado di Cristallinità: nelle molecole esistono microvolumi cristallini ordinati
(cristalliti)- dimensione 10^-6 cm.
L’orientamento dei cristalliti modifica le proprietà del materiale a seconda che
vengono misurate parallelamente o perpendicolarmente alla direzione di
orientamento. Ciò consente di utilizzarli in modo ottimale come agenti rinforzanti nelle
zone più sollecitate.
Aumento Cristallinitià + resistenza meccanica, temperatura di impiego, densità
Caratteristiche
Sono strettamente legate alla natura del monomero:
• Stato vetroso: Alcuni polimeri amorfi hanno caratteristiche analoghe a quelle del
vetro in quanto sono trasparenti e relativamente fragili.
con il riscaldamento passano dallo stato vetroso a uno stato gommoso ( e poi allo
stato di liquido molto viscoso)
La temperatura alla quale ha inizio il passaggio allo stato gommoso si chiama
transizione vetrosa (oppure temperatura di transizione allo stato vetroso) e indicata
con il simbolo Tg .Questi polimeri vengono elaborati a una temperatura T > Tg e
utilizzati a una temperatura T < Tg .
Caratteristiche
Sono strettamente legate alla natura del monomero:
• Condizioni di solidificazione: Allo stato fuso le macromolecole hanno forma
disordinata e si muovono all’interno di una fase che è isotropa e amorfa. Al diminuire della
temperatura le macromolecole tendono ad associarsi in fasci che vengono inglobati in una
matrice amorfa di macromolecole disordinate. Operando in condizioni opportune segmenti di
molecole si dispongono tridimensionalmente con andamento parallelo formando strutture
lamellari interconnesse da alcune molecole. Variando le modalità di raffreddamento di un
polimero fuso si sviluppano nuclei di cristallizzazione dai quali crescono in direzione radiale nastri
di lamelle che alla fine formano aggregati di forma sferica detti sferuliti. Sferuliti grosse, non
nucleate, inducono fragilità mentre sferuliti piccole, nucleate, inducono tenacità.
Caratteristiche
Sono strettamente legate alla natura del monomero:
Deformazione: La deformazione di un polimero semicristallino è accompagnata da una profonda
modificazione della sua struttura. Si può passare da una struttura a sferuliti indeformate a una struttura di tipo
lamellare.
Un carico a trazione può orientare i cristalliti presenti in un materiale polimerico.
Esso è anche in grado di provocare altri effetti. Le macromolecole possono infatti , per effetto di tale carico,
deformarsi, sgomitolarsi, scorrere reciprocamente.
Processi di Polimerizzazione
La Polimerizzazione è un processo esotermico + alta T + macromolecole corte
e riduzione delle caratteristiche meccaniche

Polimerizzazione di massa: riscaldando in un reattore il monomero ed eventualmente


un catalizzatore; si ottiene un prodotto puro, trasparente e dotato di caratteristiche
meccaniche tanto migliori quanto più efficace è stato il controllo della temperatura
polimerizzazione in sospensione: il monomero, addizionato del catalizzatore, viene
sospeso in acqua; quest'ultima, asportando il calore, consente di regolare la
temperatura
polimerizzazione in soluzione: il monomero e il catalizzatore vengono disciolti in un
solvente, che viene poi ricuperato e che consente la dispersione del calore
polimerizzazione in emulsione: il monomero viene finemente disperso in acqua in
presenza di agenti emulsionanti del tipo dei saponi usando dei catalizzatori solubili in
acqua; si ottengono particelle di polimero di dimensioni molto piccole con
macromolecole ad alto peso molecolare
Proprietà Generali
La Polimerizzazione è un processo esotermico + alta T + macromolcecole
corte e riduzione delle caratteristiche meccaniche

modeste resistenze meccaniche a temperature elevate; solo alcuni possono


essere impiegati a temperature superiori a 250°-300°C.
scarsamente solubili nei comuni solventi,
densità modesta qualche volta inferiore a 1 g/cm3 , di solito inferiore a 1,5
g/cm3; solo il politetrafluoroetilene (teflon) ha densità superiore a 2 g/cm3 . Nei
prodotti espansi la densità apparente può scendere a 0,01 g/cm3.
scarsa conducibilità termica
elevato del coefficiente di dilatazione termica di cui occorre tener conto
quando si debba procedere all’inserimento di componenti metallici.
proprietà meccaniche modeste di resistenza allo snervamento, a rottura,
durezza piuttosto e variabile da caso a caso. Si possono avere materiali teneri e
deboli, deboli e fragili, forti e tenaci oppure forti e fragili
Additivi per le materie plastiche
Gli oggetti realizzati con i materiali polimerici contengono, oltre alle
macromolecole, sostanze aggiunte per migliorare alcune caratteristiche o
per abbassare i costi
plastificanti, di solito esteri organici, diminuiscono le forze attrattive tra le catene
polimeriche dei polimeri termoplastici, specie di quelli, come il policloruro di vinile
(PVC), che contengono dipoli permanenti; i plastificanti non devono essere volatili,
devono essere insolubili nei solventi, non essere tossici ed essere stabili alla luce e al
calore; così facendo migliorano flessibilità e morbidezza dei manufatti.
rinforzanti sono costituenti che migliorano la resistenza a trazione, a flessione, all’usura,
alle alte temperature, all’urto. Sono costituiti da particelle, placchette, fibre corte o
lunghe di natura inorganica disperse omogeneamente nella matrice polimerica
oppure concentrate nelle zone più sollecitate. Le fibre, usualmente di vetro o di
carbonio, possono costituire dal 7 al 50 % del prodotto che ha come matrice
poliammidi, polipropilene, poliesteri termoindurenti insaturi, resine acetaliche. Questi
polimeri rinforzati costano il 20 –30 % in più rispetto ai polimeri non rinforzati. Le loro
capacità di rinforzare dipendono dalla natura della interazione chimico-fisica che si
Additivi per le materie plastiche
Gli oggetti realizzati con i materiali polimerici contengono, oltre alle
macromolecole, sostanze aggiunte per migliorare alcune caratteristiche o
per abbassare i costi
cariche o riempitivi vengono aggiunte in primo luogo per ridurre i costi
trattandosi di materiali poveri, scarti di altre lavorazioni : caolino, talco, mica,
polvere di marmo, farina di legno.
Si aggiungono ai polimeri termoindurenti e al PVC migliorandone la resistenza
termica, la stabilità dimensionale, la tenacità, la resistenza a trazione e
all’abrasione.
antiossidanti ( o stabilizzanti ) vengono aggiunti per migliorare la stabilità verso
gli agenti atmosferici contrastando il degrado provocato dall’ossigeno e
favorito dalla luce e dal calore. Sono sostanze a base di sali di piombo o di
saponi di, Ca, Zn in grado di assorbire radiazioni ultraviolette e di migliorare la
resistenza alle alte temperature di elaborazione e di esercizio
Additivi per le materie plastiche
Gli oggetti realizzati con i materiali polimerici contengono, oltre alle
macromolecole, sostanze aggiunte per migliorare alcune caratteristiche o
per abbassare i costi
lubrificanti migliorano la lavorabilità del materiale facilitando lo scorrimento del
fuso negli stampi e impedendo il suo surriscaldamento per attrito interno; sono
di solito costituiti da sali di Ca, Mg, Zn, Al .
coloranti e pigmenti vengono aggiunti con funzione estetica.
I pigmenti sono ossidi inorganici tipo TiO2 (biossido di titanio), Fe2O3 (ossido
ferrico,Ruggine) ZnO (ossido di zinco) stabili alla luce e al calore, ma opachi;
oppure sono di natura organica, disponibili in molti colori, brillanti, ma
relativamente meno resistenti alla luce e al calore e usati per colorare materiali
trasparenti o traslucidi.
sostanze ad azione antistatica, ignifuga, porofora, rigonfiante ( per polimeri
espansi Per applicazioni particolari).
Technologie di Lavorazione
Stampaggio per iniezione. Una mescola costituita da resina, rinforzanti, cariche,
additivi, viene plastificata a caldo e trasferita attraverso degli ugelli sotto
pressione nello stampo riscaldato; la viscosità, inizialmente modesta, aumenta
progressivamente all’aumentare della reticolazione. Con cicli abbastanza
veloci, dell’ordine di un minuto per millimetro di spessore, si ottengono, con
questo processo, elementi complessi anche di grosse dimensioni, ad es. il
portellone dell’auto; l’inconveniente principale è il costo degli stampi e il lungo
tempo necessario per la loro messa a punto. Una variante del processo è
costituita dall’inietto-reazione nel corso della quale due componenti liquidi
vengono miscelati e iniettati a bassa pressione in uno stampo dove reticolano e
solidificano. Nei liquidi possono essere disperse fibre corte di vetro rinforzanti; si
possono in ogni caso ottenere componenti di forma e geometria non semplice,
Technologie di Lavorazione
Compressione. La pressa agisce su due semistampi riscaldati a 140° - 180°C,
uno fisso e uno mobile, fissati ciascuno a uno dei piatti della pressa.
Fra i due semistampi viene interposta
una stuoia impregnata di materiale
plastico oppure materiale in polvere
o granulato. Alla chiusura dello
stampo il materiale, spesso costituito
da poliestere, viene fluidificato,
compattato e reticolato; Si ottengono
materiali con buone caratteristiche
meccaniche, dotati di eccellente finitura superficiale e quindi verniciabili,
adatti per parafanghi, paraurti, portelloni.
Una variante del processo è l’inietto compressione con la quale l’impasto viene
iniettato lateralmente in uno stampo, collocato in una pressa verticale,
leggermente aperto e che viene successivamente chiuso.
Technologie di Lavorazione
Poltrusione. E’ una sorta di estrusione e trafilatura nel corso della quale un
rinforzo fibroso di vetro, preimpregnato con una resina liquida termoindurente,
in forma di filo continuo, viene tirato attraverso uno stampo riscaldato. Il
materiale esce dallo stampo sufficientemente reticolato da sopportare
l’operazione di traino. Lavorando a una temperatura di 90°-150°C si possono
produrre circa 2 m al minuto di materiale contenente dal 40 al 70% in peso di
rinforzante. I costi di lavorazione sono contenuti, ma si possono ottenere solo
profilati senza variazione di forma, utilizzabili ad esempio, per le traverse dei
paraurti o per elementi della sospensione.
Stampaggio rotazionale. Viene impiegato per realizzare corpi cavi, taniche,
valigie, serbatoi anche della capacità di 10 m3. Lo stampo è diviso in due parti;
viene introdotto il polimero in polvere; si chiude lo stampo, lo si pone in
rotazione e lo si riscalda; il polimero rammollisce e si adagia sulla superficie.
Classificazione
Termoplastici: Polietilene o politene (PE) ; polipropilene (PP) ; polistirene (PS) ;
polimetilmetacrilato (PMMA) ; polivinilcloruro (PVC) ; Poliacrilonitrile-butadiene-stirene (ABS)
; poliacrilonitrile (PAN) ; polietilentereftalato (PET) . Alcuni polimeri termoplastici sono anche
chiamati tecnopolimeri : poliammidi (PA) ; policarbonato (PC) ; polibutilentereftalato (PBT)
; politetrafluoroetilene (PTFE)
Polietilene ( o politene) - PE - monomero CH2=CH2 . Si ottiene per polimerizzazione del gas
etilene. E’ un prodotto a bassa densità (0,91-0,93 g/cm3 ), LDPE, con carico di rottura di 8-
16 MPa, oppure si possono ottener macromolecole lineari ad alta cristallinità con una
densità di 0,95-0,96 g/cm3 e con carico di rottura di 25-35 MPa , HDPE.
Presenta ottima resistenza agli agenti chimici e ai solventi; degrada sotto l’effetto delle
radiazioni ultraviolette della luce; ha una limitata resistenza termica in quanto rammollisce
attorno ai 100°C, ha costi molto contenuti.
Polipropilene (PP) ; monomero CH2=CH-CH3 . E’ il materiale termoplastico per impieghi
strutturali meno costoso; ha una densità molto contenuta, pari a 0,9 g/cm3 ; può dare
polimeri isotattici, atattici, sindiotattici; quelli isotattici (moplen) hanno carico di rottura di
30-40 MPa e resistono fino a 150°C. Queste proprietà sono ulteriormente migliorabili se si
aggiungono cariche e rinforzanti. Presenta una tendenza allo sbiancamento se esposto
alla luce, per cui è necessario additivarlo di stabilizzanti e di sostanze coloranti molto scure.
Classificazione
Termoplastici
Polistirene (polistirolo); (PS) ; monomero C6H5-CH=CH2. Polimero amorfo,
trasparente, duro, con carico di rottura di 40-50 MPa, fluido a caldo e quindi
adatto allo stampaggio per iniezione; usato in forma espansa come isolante
termico e acustico. Mostra una discreta resistenza all’urto, buone proprietà
meccaniche, salvo l’allungamento elastico che è modesto; è molto impiegato
in applicazioni estetiche perché garantisce una buona finitura superficiale.
Resine acriliche. Sono polimeri degli esteri dell’ac acrilico CH2=CH-COOR e
dell’acido metilacrilico CH2=C-COOR. Il polimetacrilato di metile ( R = -CH3) ha
sigla CH3
PMMA(polimetilmetacrilato), carico di rottura di 60-80 MPa, indice di rifrazione
molto alto per cui costituisce una sorta di vetro organico (plexiglass). Queste
resine sono facilmente stampabili, resistono bene alla luce, ma si screpolano a
contatto con la benzina e devono essere montate senza venire deformate o
sollecitate.
Classificazione
Termoplastici
Resine poliviniliche. Le più importanti sono il policloruro di vinile (PVC);monomero
CH2=CH-Cl e l’acetato di polivinile (PVAc), monomero CH3-COO-CH=CH2.
Il più importante è il PVC, un polimero duro, che può diventare morbido e flessibile
in presenza di plastificanti, molto resistente al calore e alla fiamma. La presenza di
plastificanti, nella misura del 50 % in peso, ne abbassa la temperatura di transizione
vetrosa da circa 100°C a circa - 40°C. Trova applicazione nell’isolamento di cavi
elettrici, per produrre finta pelle e laminati, guarnizioni di tenuta
Resine poliammidiche , sigla PA; derivano dalla policondensazione di singoli
monomeri tipo H2N-(-CH2-)5-COOH (polimero: nailon 6) o di due diversi monomeri
tipo H2N-(-CH2-)6-NH2 e HOOC-(-CH2-)4-COOH (polimero: nailon 6,6). Presentano
elevata cristallinità, temperature di fusione elevate, 250°-260°C, alti carichi di
rottura e buona resistenza all’abrasione. Sono quindi tecnopolimeri per eccellenza
dotati anche di ottima verniciabilità. Sono di costo relativamente elevato e
vengono impiegati in organi meccanici
Classificazione
Termoplastici
Resine poliacetaliche. Sono ottenute per polimerizzazione dell’aldeide formica
H-C=O o del triossano e quindi nel polimero è presente una catena -O-CH2-O-
CH2-O-CH2- Mostrano elevato grado di cristallinità e ottime caratteristiche
meccaniche e di resistenza all’usura anche a temperature elevate. Si tratta di
prodotti ottimi , ma costosi, difficili da stampare, se il componente ha grosse
dimensioni; esposti alla luce tendono a sfarinare per cui occorre pigmentarli di
nero. Vengono impiegati per organi sottoposti a stiramento, maniglie.
Polifenilenossido (PPhO) ; è un tecnopolimero che resiste chimicamente molto
bene agli idrocarburi; può essere copolimerizzato al 50 % con polistirene ed
essere impiegato fino a 100°-120°C. Viene utilizzato nella costruzione dei
cruscotti e nell’arredamento interno degli autoveicoli.
Classificazione
Termoplastici
Resine cellulosiche. La cellulosa è un polimero naturale di formula ( C6H10O5 )n ,
contenente in ciascun monomero tre gruppi alcolici -OH che possono essere
esterificati da un acido. Se l’acido è l’ac.nitrico si ottiene la nitrocellulosa che è
un esplosivo, ma che, se viene addizionata di 25-30 % di canfora, origina la
celluloide. Se l’acido è l’ac.acetico si ottiene l’acetato di cellulosa, un prodotto
ininfiammabile, facilmente stampabile, con un’ottima finitura superficiale, ma
con limitate caratteristiche meccaniche e di stabilità al calore. Viene
impiegato per realizzare profilati decorativi.
Classificazione
Termoindurenti: fenolo/formaldeide ; poliesteri saturi e insaturi ; epossidiche ;
urea/formaldeide ; melammina/formaldeide.
Resine Fenoliche: Sono ottenute per policondensazione di fenolo e
formaldeide.
Viene spesso fortemente caricato con riempitivi e rinforzanti e assume allora il
nome di bachelite. Queste resine presentano ottime proprietà dielettriche ed
elevata resistenza al calore, mentre sono poco resistenti all’urto. Vengono
impiegate in parti elettriche
Classificazione
Termoindurenti
Resine poliestere. Si ottengono per condensazione di polialcoli con poliacidi; si
dividono in poliesteri saturi, insaturi e modificati ( o alchidici). Hanno costi elevati e
presentano difficoltà di stampaggio; hanno caratteristiche meccaniche e termiche
molto buone; i componenti sono verniciabili in linea a 140°C;vengono impiegati nei
paraurti, nelle serrature delle porte e usati anche come fibre sintetiche. Le resine
poliestere rinforzate con fibre di vetro presentano un carico di rottura superiore a 100
MPa , buone caratteristiche termiche e un’ottima finitura superficiale; vengono
utilizzate per produrre paraurti, parafanghi e, specialmente, portelloni.
Un poliestere importante è il policarbonato, (PC). Si tratta di un tecnopolimero con
caratteristiche generali simili a quelle degli altri poliesteri , di costo inferiore, ma meno
resistente alle alte temperature. Viene utilizzato per realizzare paraurti verniciati, lenti di
fari, carcasse per batterie.
Fra i poliesteri ci sono anche resine alchidiche ottenute policondensando acidi
policarbossilici e polialcoli, Sono prodotti duri e fragili che possono essere modificati per
dare materiali utilizzabili per la produzione di vernici.
Classificazione
Termoindurenti
Resine epossidiche. Si ottengono da monomeri che contengono il gruppo
epossidico, ad es. l’epicloridrina , che vengono prima polimerizzati e e reticolati
con poliammine o con acidi bicarbossilici. Resistono bene al calore e agli
attacchi chimici, mostrano un’ottima adesività nei riguardi di molti materiali e
sono quindi impiegate in giunzioni metallo-metallo o metallo-materia plastica;
sono rinforzabili con fibre di vetro risultando superiori agli analoghi prodotti
poliestere quanto a caratteristiche chimiche e meccaniche; sono però più
costose.
Resine poliuretaniche. (PU). I poliuretani a struttura reticolata possono essere
flessibili, semirigidi o rigidi a seconda dei prodotti di partenza e del grado di
reticolazione; sono ampiamente usati sotto forma di schiume poliuretaniche
espanse e per la preparazione di vernici e collanti e di materiali da rivestimento.
Sono facilmente stampabili, ma di costo relativamente elevato. Sono impiegati
nelle imbottiture, nelle plance schiumate, nei volanti,
Classificazione
Termoindurenti
Resine amminiche. Si ottengono per policondensazione tra formaldeide H-C=O
e composti amminici. Fortemente reticolate, trasparenti, incolori. Possono
essere caricate con cellulosa, fibre di cotone o di vetro. Sono più dure e più
resistenti a trazione delle resine fenoliche, ma meno resilienti. Sono impiegate
per accessori elettrici, come collanti e nella fabbricazione di laminati plastici.
Classificazione
SILICONI
Il silicio, un elemento tetravalente come il carbonio, può dare origine a una
particolare
categoria di polimeri, denominati siliconi, caratterizzati dalla presenza di catene
- Si-O-Si-O-Si-O-
(catene silossaniche). Questi polimeri possono essere liquidi, grassi, resine o
gomme.
Sono polimeri a catena lineare. Tutti i siliconi sono resistenti all’acqua, in quanto
idrorepellenti, e all’ossidazione e sono stabili a temperature elevate, superiori a
200°C. Quelli liquidi mantengono una viscosità modesta anche a basse
temperature che varia inoltre poco all’aumentare della temperatura; di qui il
loro impiego come lubrificanti. Vengono anche utilizzati come liquidi per sistemi
idraulici, impermeabilizzanti, agenti antischiuma, oltre che nella fabbricazione
di gomme capaci di mantenere inalterate le loro caratteristiche anche a
temperature dell’ordine di 300°C.
Classificazione
Elastomeri o Gomme
Sono sostanze che, per effetto di sollecitazioni, modificano le proprie dimensioni per
riacquistarle rapidamente al cessare delle sollecitazioni.
Sono costituiti inizialmente da lunghe catene polimeriche, nelle quali esistono legami
dotati di libertà di rotazione che conferiscono flessibilità alle catene; tra queste non si
esercitano interazioni significative e il materiale da esse costituito è allo stato amorfo.
Tale condizione di plasticità viene successivamente modificata in modo profondo con
un processo detto di vulcanizzazione nel corso del quale si creano legami trasversali
tra le macromolecole (reticolazione). Le lunghe molecole lineari così collegate sono
aggrovigliate in uno stato amorfo; se il materiale viene sollecitato, ad esempio a
trazione, queste molecole si srotolano, si dispongono per alcuni tratti parallele le une
alle altre, assumendo una disposizione relativamente ordinata. Esse ritornano però
rapidamente allo stato di massimo disordine, non appena cessa la sollecitazione, a ciò
spinte dai legami trasversali che si erano allungati sotto sforzo e che tendono a
riacquistare la lunghezza originaria. Raramente gli elastomeri vulcanizzati vengono
utilizzati allo stato puro; per motivi economici e tecnologici vengono addizionati di
cariche, di plastificanti, di antiossidanti generando sistemi complessi chiamati mescole.
Difetti Reticolari
La struttura cristallina reale presentadifetti che ne influenzano profondamente il
comportamento. Queste imperfezioni possono interessare:
• un punto del reticolo (difetti puntiformi come vacanze e autointerstiziali) ,
• una serie di punti reticolari allineati (difetti lineari o dislocazioni),
• una superficie (difetti di superficie come i bordi di grano o di subgrano)
• un volume (difetti di volume come ad es. i difetti di impilamento o i geminati).
Difetti Puntiformi
sono classificabili in difetti elettronici e atomici.
I difetti elettronici sono sostanzialmente legati al passaggio di elettroni dal livello
energetico che loro compete in una determinata banda a uno stato eccitato
a maggior contenuto energetico nell'ambito della stessa banda o di un'altra
banda. Questo tipo di difetto è fondamentale per le proprietà dei
semiconduttori, ma non verrà ora preso in considerazione.
• I difetti atomici sono interpretabili, sulla base di un modello strutturale a sfere,
ricorrendo allo schema composto da una matrice di punti
• I difetti 1 e 2 corrispondono ad atomi estranei, più piccoli e più grandi
dell'atomo di base, presenti in una soluzione solida per sostituzione.
• Il difetto 3 è costituito da un atomo estraneo in posizione interstiziale.
• Il difetto 4 , chiamato anche difetto Skottky, costituisce invece una lacuna
ovvero una vacanza nel reticolo cristallino.
• Il difetto 5 è formata da un atomo del metallo base posto in posizione
interstiziale. Quest'ultimo difetto viene anche chiamato autointerstiziale per
distinguerlo da quello n° 3
Difetti lineari
Consiste nello scorrimento di interi filari di atomi e nella conseguente
deformazione del reticolo stesso.
Esistono diversi tipi di dislocazioni:
- A spigolo
- A vite
- Compesse

La dislocazione genera dei movimenti interni che determinano uno scorrimento


su piani determinando la deformazione del materiale
Difetti Superficiali
I difetti superficiali sono sostanzialmente costituiti dai bordi di grano esistenti tra
cristalli contigui.
Questi cristalli si formano spesso durante la solidificazione dove si sviluppano dei
cristalli vicini.
Esistono due tipi fondamentali di bordi di grano : i bordi di grano da flessione e i
bordi di grano da torsione.
Difetti di Volume
Due sono le tipologie dei difetti di volume :
Difetti di impilamento. Spesso, particolarmente nelle strutture cristalline compatte si
osservano difetti nel modo di impilamento dei piani.
Questi piani hanno una struttura corretta, ma si susseguono senza rispettare l'ordine
che loro compete. Ad esempio nei materiali cfc i piani compatti del tipo {111} sono
impilati secondo una sequenza ABCABCABCABC. Un difetto di impilamento è
costituito da una sequenza anormale, ad es., ABCABABC....
Geminati. Si formano geminati quando la struttura ABCABCABC.... passa alla
struttura simmetrica CBACBACBA....seguendo comunque la sequenza
ABCABCABC..... Ma in modo diverso
Fine

Potrebbero piacerti anche