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Materiali e Biomateriali

Alcune definizioni…
Materiale
I materiali sono in generale sostanze fisiche utilizzate nella produzione di oggetti

Una sostanza fisica, generalmente solida, manipolata e/o usata dall’uomo per la
realizzazione di specifici manufatti, non soggetti a trasformazioni durante l’uso.

In base a questa definizione, molte sostanze, pur importanti dal punto di vista
industriale ed applicativo, come ad esempio, i materiali grezzi dell’industria
chimica, gli alimenti, i farmaci, i carburanti, non vengono considerate in tale
ambito.
Materiali biologici e sintetici
Lo studio dei dispositivi medici impone la conoscenza dei materiali sintetici e di
quelli biologici che, naturalmente, sono caratterizzati da proprietà fisiche,
chimiche e meccaniche significativamente differenti
Ad esempio, mentre i tessuti contengono cellule, i materiali metallici, ceramici e
polimerici no. Mentre i tessuti hanno una capacità totale o parziale di
riparazione, i materiali metallici, ceramici e polimerici no.
Materiali biologici e sintetici
Materiali biologici e sintetici
Viscoelastici sono quei materiali con caratteristiche sia elastiche (di
Hooke) che viscose (Newtoniano). Questi sono infatti due casi estremi
di un ampio spettro di comportamenti.
Fenomeni viscoelastici caratteristici sono:
a) RILASSAMENTO (tensione a deformazione costante): quando un
corpo è rapidamente deformato e la deformazione è mantenuta
costante la tensione indotta nel corpo decresce nel tempo.
b) CREEP (deformazione a carico costante): quando un corpo è
rapidamente posto in tensione e la tensione è mantenuta costante il
corpo continua a deformarsi.
c) ISTERESI In un corpo sottoposto ad un carico ciclico, la relazione
tensione-deformazione per carichi crescenti è, in certa misura,
diversa da quella per carichi decrescenti.

Nel corpo: la maggior parte dei tessuti biologici presenta caratteristiche


di viscoelasticità (cartilagini, tendini, ecc.)
Materiali biologici e sintetici
Scelta dei materiali
I dispositivi vengono realizzati selezionando materiali che presentino opportune
caratteristiche chimiche, meccaniche, termiche, elettriche, ottiche ecc; esse sono
naturalmente in relazione con la natura chimica del materiale e con la sua
struttura.
È pratica comune identificare le proprietà dei materiali con i risultati delle
prove effettuate proprio al fine di misurare tali proprietà. Così, ad esempio,
la resistenza a trazione di un materiale metallico è definita con riferimento ad una
prova ben specifica (standardizzata) nella quale un provino campione viene
sottoposto a sollecitazioni di trazione crescenti fino a rottura.
È importante sottolineare che, indipendentemente dal materiale e dal tipo di
prova effettuata, è necessario effettuare numerose ripetizioni della prova al
fine di assegnare alla misura ottenuta un carattere di significatività
statistica
Ciò assume particolare rilevanza qualora si impieghino materiali che, per il
processo tecnologico con il quale vengono ottenuti o per la loro particolare natura
(es. materiali biologici), possono presentare comportamenti anche molto
differenti.
Spesso una caratterizzazione “ad hoc” è necessaria quando si realizzano
dispositivi che non sono soggetti ad una produzione in serie.
Alcune definizioni…

Biomateriale (The 6th Annual International Biomaterial Symposium,


1974)
Biomateriale è una sostanza inerte, sia nei confronti dell’organismo che
dal punto di vista farmacologico, progettata per essere impiantata o
incorporata in un sistema vivente
Biomateriale (Consensus Conference on the Clinical Application of
Biomaterials, National Health Institute, Bethesda, USA, 1984)
Ogni sostanza o combinazione di sostanze, di origine sintetica o naturale
diversa da un farmaco, che può essere impiegata per qualsiasi periodo
di tempo, da sola o come parte di un sistema che tratta, aumenta o
sostituisce un qualsiasi tessuto, organo o funzione del corpo
Biomateriale (Società Europea dei Biomateriali, Chester, UK, 1986)
Una sostanza non vivente utilizzata nella fabbricazione di un dispositivo
medico che ha in qualche punto un'interfaccia con un tessuto vivente
Biomateriali
Biomateriale (Società Europea dei Biomateriali, Chester, UK, 1986)
Una sostanza non vivente utilizzata nella fabbricazione di un dispositivo medico che ha in qualche
punto un'interfaccia con un tessuto vivente

In accordo con la Consensus Conference di Chester, UK (1991) si definisce:

Biomateriale

un materiale per il quale si prevede una interfaccia con sistemi biologici al fine di
valutare, trattare, migliorare o sostituire qualsiasi tessuto, organo o funzione del
corpo umano

NO  NON VIVENTE

NO  MEDICO

È evidente che tale definizione identifica i biomateriali non in relazione alle loro
proprietà, ma alle finalità d'uso. Il polietilene non è un biomateriale quando
viene impiegato nella fabbricazione di un contenitore alimentare, è un
biomateriale quando costituisce la coppa acetabolare di una protesi d'anca.
Una lunga storia…
Sino dai tempi più remoti, la necessità ha indotto il medico ad utilizzare i
materiali più disparati, in circostanze spesso drammatiche per le
condizioni fisiche del paziente e per l’ambiente operatorio.

Medici Egiziani, Greci, e poi Romani, usavano spesso fibre vegetali e


materiali di derivazione animale per cucire le ferite; le prime protesi
artificiali erano modellate in legno, con risultati sorprendenti.
Una lunga storia…

Nel 600 a.C. i Maia utilizzavano


CONCHIGLIE marine come impianti
dentali

Gli antichi Egizi e Greci usavano l’ORO


per la cura dei denti

Nel 1400-1500 d.C Leonardo da Vinci e


Galileo realizzarono i primi studi di
BIOMECCANICA

Nel 1600-1900 a seguito dell’uso


dell’ACCIAIO per la realizzazione di
armature, questo metallo fu utilizzato
anche per realizzare supporti ortopedici

Nel 1789 George Washington, primo


Presidente degli USA, utilizzava dentiere
in AVORIO ricavate da ippopotami
Nel nostro secolo…
1940: Kolff in Olanda sviluppa un sistema di dialisi
renale utilizzando (tra le altre cose) un involucro per
SALSICCE

1940-50: Ridley in Inghilterra utilizza Polimetilmetacrilato


(PMMA) per la realizzazione di lenti intraoculari

Wichterle in Cecoslovacchia sviluppa le prime lenti a


contatto morbide in Poliidrossietilmetacrilato (PHEMA)

DeBakey, Cooley ed altri a seguito del fallimento dell’uso


di Nylon e Teflon per la realizzazione di protesi vascolari
iniziano ad utilizzare il Dacron

1950-60: Charnley in Inghilterra sviluppa una protesi


d’anca in ACCIAIO INOSSIDABILE per lo stelo, PE per
la coppa acetabolare, entrambe cementate con PMMA

1950-70: dopo l’utilizzo in Giappone di SILICONE


iniettato, negli USA nascono le prime protesi di seno
Nel nostro secolo…
1960-70: Kolff, Nose, Akutsu ed altri sviluppano in
USA e Giappone i primi ventricoli e cuori artificiali

Yannas e Burke realizzano negli USA ed in


Inghilterra la prima pelle artificiale per la cura delle
ustioni utilizzando COLLAGENE e SOLFATO DI
CONDROITINA

1970-80: Schmitt e Frazza in USA sviluppano fili di


sutura biodegradabili in ACIDO POLILATTICO
(PLA)

1980-90: Branemark in Svezia sviluppa impianti


dentali osteointegrati in TITANIO

Hench in USA sviluppa i primi BIOVETRI per


facilitare l’osteointegrazione

Butin in Francia sviluppa protesi d’anca con teste


femorali e coppe acetabolari in ALLUMINA
Classificazione dei materiali
Classificazione in base alla natura chimica
Classificazione dei Biomateriali
Altre classificazioni

Un materiale si dice biostabile quando non viene alterato dai fluidi


biologici, viceversa si dice biodegradabile quando subisce una
trasformazione chimica che ne altera o modifica le proprietà.

• Biotossico è un materiale che provoca una reazione


negativa da parte dell’organismo. Questo fenomeno può
rendere necessaria la rimozione del manufatto dal paziente.

• Bioriassorbibile è un materiale che una volta al’interno


del paziente subisce una lenta, ma progressiva
degradazione la cui cinetica viene calcolata e studiata in
base al tipo di struttura che si vuole ottenere.

• Bioattivo è un materiale che induce l’organismo ad


interagire con l’impianto in maniera positiva, senza che i due
sistemi si danneggino vicendevolmente.
Classificazione dei Biomateriali
Tenacità
La tenacità di un materiale ne indica la capacità di assorbire energia,
spendendola nella sua deformazione. La scarsa tenacità di un materiale può
portare ad una rottura di tipo fragile che si svolge nelle seguenti fasi:

• Innesco di una cricca (rottura locale)


• Propagazione della rottura (se il materiale è privo di tenacità la rottura procede
rapidamente e con un minimo dispendio di energia).

In metallurgia è usuale definire la tenacità statica, come indice della capacità di


un materiale di immagazzinare energia nel campo elasto-plastico prima di arrivare
a rottura sotto sforzi di trazione; essa è pari all'area sottostante la curva di
trazione e quindi all'energia per unità di volume richiesta per deformare a trazione
un campione di materiale fino a un valore ε
Classificazione dei Biomateriali
In sintesi…

Una definizione pratica ed attuale...

I biomateriali sono materiali posti a diretto contatto con i


fluidi biologici.

...ed una funzionale

I biomateriali sono speciali materiali che operano in intimo


contatto con i tessuti viventi, minimizzando le eventuali
reazioni avverse o di rigetto da parte dell’organismo.
La biocompatibilità
L'unica proprietà che è trasversalmente fondamentale per tutti i
biomateriali è la biocompatibilità

Biocompatibilità

È la capacità di un materiale di determinare, da parte di un sistema


vivente, una favorevole reazione alla sua presenza in una specifica
applicazione

La biocompatibilità è un requisito fondamentale, legato alla necessità di


migliorare e/o ripristinare una determinata funzione biologica, senza
interferire o interagire in modo dannoso con le attività fisiologiche
dell’organismo.

La biocompatibilità dei dispositivi, e quindi quella dei loro componenti,


deve essere acquisita con certezza (testata e documentata) e poi
approvata dagli organismi deputati (per esempio, FDA, marchio CE,
etc.) prima della commercializzazione e dell’utilizzo in ambito clinico.
Proprietà dei biomateriali
Il giudizio su quale possa essere
definita come reazione favorevole
dell’organismo è molto dipendente
dall'applicazione: in alcuni casi è
considerato favorevole l'essere
inerte, in altri promuovere reazioni.

Ad esempio per un filo metallico


facente parte di un dispositivo di
osteosintesi per il trattamento di una
frattura si considera positivamente
l’assoluta inerzia da parte
dell’organismo

Al contrario, per una endoprotesi


d’anca, si considera positivamente
l’attacco del materiale da parte delle
cellule ossee al fine di ripristinare
l’integrità della struttura
I Biomateriali e l’uomo
Tra le situazioni che richiedono
l'applicazione di un dispositivo
medico citiamo:
• gravi difetti congeniti che danno
luogo ad insufficienze funzionali;
• difetti dello sviluppo con
conseguenze funzionali;
• patologie che causano danni
irreversibili ai tessuti;
• atrofia tessutale o graduale
mancanza di rigenerazione dei
tessuti;
• tumori che necessitano di una
rimozione chirurgica;
• sostegno ai tessuti durante la
cicatrizzazione;
• rilascio di farmaci in maniera
controllata;
• compensazione di problemi
psicologici ed estetici.
Funzioni dei Biomateriali
Alcune funzioni richieste ai biomateriali:

Trasmissione del carico e distribuzione dello sforzo. Il dispositivo deve


alterare il meno possibile la naturale trasmissione dei carichi. Nella progettazione
del materiale vanno considerati, oltre alle proprietà meccaniche statiche, anche il
comportamento a fatica, la resistenza allo scorrimento plastico (creep), le
proprietà meccaniche dinamiche e la resistenza alla frattura.

Capacità articolare. I materiali utilizzati nelle sostituzioni parziali o totali di


un'articolazione devono consentire il corretto movimento, avere un basso
coefficiente di attrito ed alta resistenza all'usura.

Controllo del flusso sanguigno. è molto importante la corretta progettazione di


dispositivi che riproducano il pompaggio del sangue, servano come condotti per il
flusso sanguigno e ne controllino la unidirezionalità.

Riempimento di cavità. nel campo della chirurgia estetica purchè siano


mantenute le caratteristiche funzionali delle parti del corpo coinvolte.
Funzioni dei Biomateriali

…segue

Generazione ed applicazione di stimoli elettrici. Il sistema nervoso,


attraverso la trasmissione di impulsi elettrici, controlla molte funzioni del corpo
umano. I dispositivi medici impiantabili che ripristinano o sostituiscono tali
funzioni devono garantire il processo di trasmissione degli impulsi (es. pace
maker)

Correzione della funzione visiva. I dispositivi più frequenti in questo ambito


sono le lenti a contatto.

Correzione della funzione uditiva. Le protesi acustiche sono dispositivi


elettroacustici che si interfacciano con il sistema nervoso.

Distribuzione di farmaci o altre sostanze. è in continuo sviluppo l'utilizzo di


biomateriali per il rilascio controllato di farmaci ad organi bersaglio.

Rigenerazione guidata dei tessuti. Tale funzione è principalmente di natura


biologica ed è molto complessa anche perché implica processi metabolici.
Biomateriali metallici
I metalli trovano larghissimo uso come materiali da costruzione per dispositivi biomedici.

Gli impieghi sono i più svariati e vanno da componenti di apparecchiature a intere protesi o
loro parti. La maggior parte trova applicazione nella fabbricazione di strumentario
chirurgico, di protesi ortopediche e dentali e di mezzi di osteosintesi.

Infatti i materiali metallici si prestano bene a risolvere i problemi legati alla


sostituzione di tessuti duri quali ossa e denti in forza delle loro elevate proprietà
meccaniche che rendono possibile la realizzazione di protesi in grado di sopportare carichi
elevati con piccole sezioni.

I materiali metallici presentano importanti caratteristiche quali:


• elevato modulo elastico (100÷200 GPa) ed un elevata resistenza di snervamento
(300÷1000 MPa) così da rendere possibile la costruzione di strutture in grado di sopportare
carichi elevati senza grandi deformazioni elastiche né deformazioni plastiche permanenti
• buona duttilità; quando la sollecitazione applicata supera la resistenza di snervamento,
la struttura si deforma plasticamente invece di rompersi in maniera fragile. Ciò permette di
solito di intervenire sostituendo il componente deformato prima che si rompa.
• elevata resistenza alla fatica meccanica, ciò che li rende indicati in tutte le applicazioni
per le quali si prevedono cicli di carico
Biomateriali metallici
Il primo metallo sviluppato specificamente per uso umano è stato il cosiddetto
Sherman Vanadium Steel (1912, acciaio al Vanadio), adoperato per fabbricare
placche e viti utilizzate nel caso di fratture ossee.

Altri metalli impiegati nel tempo sono: ferro, cromo, cobalto, nichel, titanio,
tantalio, molibdeno, e tungsteno. Alcuni di essi sono stati abbandonati per
problemi di tossicità. In generale l’organismo tollera la presenza di piccole
quantità di questi metalli (che a volte sono essenziali per la sopravvivenza
dell’organismo) ma elevate quantità possono risultare dannose.

La biocompatibilità dei metalli è legata alla facilità o meno della loro


corrosione in ambiente biologico: i fluidi biologici hanno infatti un elevato
potere corrosivo nei confronti dei metalli.

Durante la corrosione avviene il rilascio di ioni metallici con due possibili


conseguenze:
• la perdita di funzionalità dell’impianto, dovuta al peggioramento delle proprietà
meccaniche;
• la contaminazione sia dei tessuti circostanti che dell’intero organismo, con ioni
metallici spesso tossici, con danno anche grave per la salute del paziente.
Biomateriali metallici
Acciai inossidabili

• austenitici
dispositivi impiantabili
protesi articolari
mezzi di osteosintesi

• martensitici
strumenti chirurgici
lame per bisturi
strumenti da taglio

Leghe di Cobalto
dispositivi impiantabili

Titanio
rivestimenti superficiali

Leghe di Titanio
applicazioni ortopediche
Acciai inossidabili
• Gli Acciai inossidabili sono leghe a base di Ferro con
un basso contenuto di Carbonio ed un alto
contenuto di Cromo. Il tenore di carbonio controlla la
formazione di carburi che inducono buone proprietà
meccaniche, ma che sono soggetti a corrosione in
ambiente biologico, mentre il Cromo favorisce la
passivazione[1] grazie alla formazione di un sottile
strato superficiale che contiene Ossido di Cromo.

• Un altro elemento in lega è il Molibdeno che


riduce la corrosione dell’acciaio anche se in misura
minore del Cromo. Il tenore del Molibdeno è in genere
modesto in quanto questo metallo è costoso e
indurisce molto la lega rendendola difficile da lavorare.

• Negli Acciai inossidabili sono poi aggiunti altri


elementi per ottenere le necessarie proprietà
meccaniche o, come nelle leghe per fusione, per
controllate la microstruttura e per prevenire la
formazione di cricche.

[1] Processo che converte elementi contenuti nella lega, in particolare Cromo,
Titanio, Alluminio, in ossidi o idrossidi che migliorano le proprietà anticorrosive.
Quando la passivazione produce una pellicola di ossido di elevato spessore
viene chiamata anche anodizzazione.
Tipi di acciaio inossidabile
• austenitico, (Cr-Ni, oppure Cr-Mo-Ni) contiene la fase solida austenite, che è
una soluzione solida di Ferro con tenore di Carbonio minore del 2%; questa fase
è resa stabile dalla presenza di Nickel.

• ferritico, con Cr (10,5 ÷ 20%) + C (max. 0,08%) + (Mo e Ni) Questo gruppo di
acciai inox ha caratteristiche di buona resistenza alla corrosione, specialmente
alla tensocorrosione (stress corrosion). Il maggior uso è nell'industria chimica e
alimentare (serbatoi e contenitori) Sono magnetici.

• martensitico, al Cr (11÷18%) + C (0,08÷1,2%) + Ni (max. 2,5%) che contiene


la fase solida chiamata martensite prodotta a seguito di un rapido
raffreddamento (tempra) di un fase austenitica.

L’Acciaio inossidabile martensitico (ad esempio lo AISI 420) è duro e


tenace e risulta pertanto indicato per la fabbricazione di strumenti chirurgici,
soprattutto lame per bisturi e altri strumenti da taglio.

Per contro gli Acciai austenitici hanno una superiore resistenza alla
corrosione e sono quindi più indicati per la produzione di dispositivi impiantabili
quali protesi articolari e soprattutto mezzi di osteosintesi.
Trattamenti dei metalli
Lavorazioni dei metalli: Le tecniche di lavorazione dei
metalli si suddividono in due tipi:
• Lavorazioni a caldo, quando il metallo in lavorazione è
caldo (forgiatura, fusione)
• Lavorazioni a freddo, quando il metallo in lavorazione è
freddo (piegatrici, tranciatrici, ecc)

Forgiatura: è un processo di produzione industriale di


trasformazione plastica di pezzi metallici a sezione varia,
solitamente portati allo stato rovente e lavorati quindi con
ripetute scosse di un maglio, una pressa per forgiatura ecc.
La forgiatura incrementa le caratteristiche di
resistenza meccanica
Una variante della forgiatura, eseguita a freddo, prende il
nome di stampaggio o coniatura (tipico esempio le monete
metalliche)

Tempra: Il trattamento di tempra consiste in un brusco


raffreddamento del metallo dopo averlo portato ad alta
temperatura; ciò ne incrementa notevolmente la durezza
superficiale ma anche la fragilità
Tipi di acciaio inossidabile
Leghe di Cobalto
Il cobalto è un elemento bianco-argenteo, ferromagnetico e molto duro. Il 60Co,
un suo isotopo radioattivo artificiale, è un importante tracciante radioattivo ed è
impiegato nel trattamento di molti tipi di tumori.

Il cobalto ed i suoi sali trovano impiego in numerosi settori ed applicazioni.

Leghe metalliche, quali ad esempio quelle impiegate nella realizzazione di


turbine per motori d'aereo, leghe ad alta resistenza alla corrosione e
all'usura, acciai per utensili ad alta velocità, utensili al diamante

• Magneti e supporti magnetici per registrazioni


• Catalizzatori per le industrie petrolchimica e chimica
• Materiale di rivestimento per elettrodeposizione per il suo aspetto, la sua
resistenza e la sua durezza.
• Composti disidratanti per vernici, lacche ed inchiostri
• Polveri per il rivestimento di porcellane e smalti
• Pigmenti: blu cobalto e verde cobalto
• Elettrodi per batterie d'auto
Leghe di Cobalto
appartengono a due categorie:

le leghe Co-Cr-Mo che sono solitamente impiegate per ottenere pezzi per
fusione

le leghe Co-Cr-Ni-Mo che sono solitamente utilizzate per forgiatura a caldo.

Queste leghe sono state usate per decenni per protesi dentali e, più
recentemente, per protesi sottoposte a carichi elevati, come quelle del ginocchio
e dell’anca.

In genere le leghe di Cobalto contengono alto tenore di Cromo e il Molibdeno è


aggiunto per ridurre le dimensioni dei grani e per aumentare le proprietà
meccaniche dopo la fusione o le altre lavorazioni per deformazione plastica.
Leghe di Cobalto
Tra le leghe Co-Ni-Cr-Mo, quella che contiene circa il 35% sia di cobalto che di
nickel (F562) è una delle più promettenti, in particolare a motivo della sua
resistenza alla corrosione salina, anche sotto sforzo.

Le superiori qualità di resistenza alla fatica di questa lega la rendono


particolarmente adatta nelle applicazioni che richiedono lunga durata
senza presentare fenomeni di frattura o fatica del metallo, come è proprio il
caso dello stelo delle protesi d’anca.

Questi vantaggi sono particolarmente significativi qualora sia necessario


rimpiazzare la protesi, poiché risulta molto difficile rimuovere frammenti del
vecchio impianto che deve essere saldamente inserito in profondità nel canale
midollare.

Le lavorazioni a freddo, poi, ne aumentano la resistenza in modo considerevole.

Tuttavia, ci sono notevoli difficoltà nel produrre con tecniche a freddo impianti di
dimensioni notevoli, come gli steli delle protesi articolari dell’anca; di
conseguenza, per questo tipo di protesi si deve ricorrere alla forgiatura a caldo.
Leghe di Cobalto
Leghe di Cobalto
Il Titanio e le sue leghe
ll titanio è un elemento metallico che è ben conosciuto per la sua resistenza alla
corrosione e per il suo alto rapporto resistenza/peso. È leggero, duro, con una
bassa densità e, allo stato puro si presenta abbastanza duttile, lucido e di colore
bianco metallico.

Per contro, le leghe di titanio non sono facilmente lavorabili, e la difficoltà di


lavorazione alle macchine utensili è paragonabile a quella dell'acciaio inossidabile,
notoriamente il più problematico da plasmare per asportazione di truciolo.

Il titanio e le sue leghe devono la loro eccellente resistenza alla corrosione alla
formazione di un film di biossido di Ti superficiale, particolarmente duro e
resistente ad attacchi chimici. Il maggior problema, da un punto di vista della
corrosione, che Ti e leghe possono dare in impiantologia è la fretting corrosion che
di solito è l'anticamera di lesioni più importanti, specie su pezzi sottoposti a fatica.

Il titanio è resistente come l'acciaio ma il 45% più leggero, pesa il 60% in più
dell'alluminio ma con una resistenza doppia. Queste proprietà lo rendono molto
resistente alle forme usuali di fatica dei metalli.
Il Titanio e le sue leghe
Altri impieghi:
• Grazie all'eccellente resistenza all'acqua di mare,
viene usato per fabbricare parti dei propulsori
marini.
• In aggiunta ad essere un importante pigmento, il
biossido di titanio viene impiegato nei filtri solari a
causa della sua capacità di proteggere la pelle.
• Ha la proprietà di essere biocompatibile, in
quanto presenta porosità superficiale analoga a
quella dei tessuti umani, per cui risulta
fisiologicamente inerte. Per questo motivo la lega a
base di titanio Ti6Al4V viene utilizzata nelle
componenti protesiche di anca e ginocchio, e nelle
protesi implantari dentarie.
• Il suo essere inerte e la colorazione attraente lo
rendono un metallo popolare per l'uso nei piercing.
• Sempre per la sua bioinerzia e resistenza
meccanica, in ambito sanitario è utilizzato per la
fabbricazione di clips chirurgiche da sutura
permanente ed in odontoiatria per la realizzazione
di impianti dentari.
Il Titanio e le sue leghe

Tra le proprietà meccaniche del titanio commerciale e della lega Ti6Al4V,


vi è un basso modulo d’elasticità (100-110 GPa), che risulta circa la
metà di quello delle leghe del cobalto.

Altre caratteristiche dipendono poi dalle impurezze contenute nel


materiale, il cui aumento innalza la resistenza e riduce la duttilità.

La resistenza del titanio e delle leghe varia così da valori inferiori a quelli
dell’acciaio 316, o delle leghe a base di cobalto, a valori quasi uguali a
quelli dell’acciaio inox temprato e delle leghe cobalto/cromo/molibdeno.
Il Titanio e le sue leghe

Se si considera la
resistenza specifica (ossia il
rapporto tra resistenza e
densità), risulta che la lega
di titanio presenta valori
migliori rispetto qualsiasi
altro materiale usato per le
protesi.
Vantaggi e limiti del Titanio
La risposta infiammatoria dei tessuti al contatto con il titanio
risulta modesta ed il titanio è pertanto considerato come il più
biocompatibile fra tutti i metalli.

Tuttavia le miglior caratteristiche meccaniche della lega Ti6Al4V


hanno nel tempo soppiantato l’uso del titanio puro, che pure
risulterebbe molto più adatto in termini di biocompatibilità per la totale
assenza di elementi come l’alluminio ed il vanadio.

Infatti, mentre il titanio e i prodotti formati a seguito del rilascio di suoi


ioni sono considerati non-tossici, alcune gravi patologie sono
associate all’accumulo di alluminio; inoltre il rilascio di vanadio può
essere responsabile di fenomeni di carcinogenesi.

Problemi

Il titanio ha una scarsa resistenza al taglio e inoltre, quando entra in


contatto di scorrimento con sè stesso o con altri metalli, tende a
grippare.

Per questo motivo, le superfici esposte all’attrito vengono rivestite con


altri materiali: è classico il caso delle protesi articolari in titanio, o in
lega di titanio, rivestite con materiale ceramico.
Leghe Nichel-Titanio (Ni-Ti)
Queste leghe possiedono una singolare proprietà denominata “Memoria di
Forma” che sostanzialmente indica la capacità di alcuni materiali di “ricordare” la
configurazione iniziale e di ritornarvi, anche dopo deformazioni significative o
semplicemente quando la causa deformante viene rimossa o quando sottoposti
ad opportuni trattamenti termici.

Tale capacità si manifesta tramite due comportamenti caratteristici:

1. effetto a memoria di forma (Shape Memory Effect, SME): il materiale,


sottoposto a sollecitazioni meccaniche a basse temperature, si deforma
inelasticamente manifestando, alla rimozione del carico, deformazioni residue
dette pseudo-plastiche. Il riscaldamento oltre ad una temperatura limite
permette però di recuperare la configurazione iniziale indeformata che viene
mantenuta dopo il raffreddamento

2. pseudo-elasticità o super-elasticità (Pseudo-elastic o Super-elastic Effect,


PE): il materiale sottoposto a sollecitazione meccanica ad alte temperature
raggiunge deformazioni considerevoli (anche dell’8-10%) restando in campo
elastico
Leghe Nichel-Titanio (Ni-Ti)
Leghe Nichel-Titanio (Ni-Ti)
Leghe Nichel-Titanio (Ni-Ti)
Fra le leghe a memoria di forma quelle basate sul composto binario Ni-Ti (48-52
% in peso Ni) sono particolarmente interessanti per le loro proprietà di memoria di
forma, pseudo-elasticità, grande lavorabilità, resistenza a fatica e a corrosione: la
maggior parte dei dispositivi a memoria di forma oggi prodotti utilizzano tali leghe.

L’impiego del composto Ni-Ti nei dispositivi biomedici è inoltre suggerito dalla
buona risposta biologica mostrata dall’organismo agli impianti in Ni-Ti e dal fatto
che il comportamento meccanico di queste leghe, se paragonato a quello dei
materiali metallici classici, è molto più simile al comportamento meccanico dei
tessuti biologici.

Inoltre, data la costanza della temperatura, il corpo umano è particolarmente


adatto alle applicazioni delle leghe a memoria di forma in quanto permette un
buon controllo del comportamento di questi

Tipiche applicazioni:
• fabbricazione di fili per gli archetti in ortodonzia
• clips per aneurismi intracranici
• filtri per la vena cava
• muscoli contrattili per cuori artificiali
• protesi ortopediche ed altri specifici apparati medicali
Leghe Nichel-Titanio (Ni-Ti)
Attualmente sono molti gli esempi di applicazioni mediche in
cui la lega a memoria di forma Ni-Ti è utilizzata con
successo: impianti a contatto con diversi tipi di tessuti
corporei (muscolo, sangue, parete vascolare, osso, cavo
orale), impianti permanenti o temporanei (strumenti
chirurgici).

Campo ortodontico

Fili in Ni-Ti, sono ormai da anni utilizzati con successo nel


trattamento ortodontico fisso multibrackets. In particolare la
pseudoelasticità è sfruttata per generare, dopo l’inserimento
del filo all’interno della sede nel bracket, una forza costante
in corrispondenza di elevati movimenti dentali.

In particolare il fenomeno del “recupero vincolato” viene,


invece, sfruttato per produrre fili che, deformati durante
l’inserimento nei brackets, tendono a recuperare la forma
originaria ogniqualvolta il paziente ingerisce cibi e/o bevande
calde: essendo il recupero impedito, i fili esercitano forze
leggere sui denti per tutto il periodo in cui la temperatura del
cavo orale rimane al di sopra dei valori normali
Biomateriali ceramici
Il termine “ceramica” risale dal greco “keramos”, che significa “materiale
cotto”. La lavorazione e la cottura dell’argilla (mescolata a grasso
animale e ossa in polvere) ha origini antichissime (9000 a.C.)

Accanto ad un uso “tradizionale” delle ceramiche, soprattutto nel settore


edilizio e domestico (laterizi, piastrelle per pavimenti e rivestimenti,
porcellane e stoviglie) negli ultimi anni ha avuto un notevole sviluppo la
realizzazione di prodotti per applicazioni altamente specifiche, tra le
quali quelle biomediche.

Per la verità, non esiste una definizione per “materiale ceramico”


unanimamente condivisa: alcuni includono tra i ceramici tutti i materiali
solidi che non sono né metallici né polimerici; altri considerano i
materiali ceramici dei solidi inorganici costituiti dall’unione di elementi
metallici e elementi non metallici

Una ragionevole definizione può essere la seguente: sono materiali


ceramici tutti i materiali ottenuti da materie prime inorganiche non
metalliche mediante formatura e successiva cottura.
Biomateriali ceramici
I materiali ceramici possono essere ottenuti combinando un’ampia gamma di
materie prime e possono esistere in una grande varietà di forme, sia cristalline
che vetrose (o amorfe).

La struttura atomica dei materiali ceramici (natura del legame chimico e


microstruttura) conferisce loro le proprietà di ottima resistenza al calore e
all’attacco degli agenti chimici (refrattarietà), nonché di isolamento elettrico
e termico e di buona resistenza ai carichi di compressione.

Purtroppo essa è anche causa di un comportamento meccanico


caratterizzato da fragilità: la struttura cristallina dei materiali ceramici non
consente il movimento relativo degli atomi, così, quando il materiale è deformato
oltre un certo limite, subisce una frattura fragile.

In generale i materiali ceramici sono distinti in materiali ceramici tradizionali e


materiali ceramici avanzati. Tra i primi sono usualmente annoverati i prodotti
impiegati per alcune applicazioni ormai da lungo tempo consolidate, e per
questo motivo considerate “tradizionali”: piastrelle, porcellane, mattoni, laterizi,
tegole, sanitari. Questi prodotti sono ottenuti utilizzando materie prime
ampiamente diffuse sulla crosta terrestre, quali l’argilla e i silicati.
Biomateriali ceramici
Oggigiorno, la classe dei ceramici comprende una varietà ben più ampia di
materiali, tra cui alcuni di più recente introduzione, noti come materiali ceramici
avanzati. Lo sviluppo di questi prodotti tecnologicamente “avanzati” si è reso
necessario per i continui sviluppi nel settore della produzione di energia,
dell’ingegneria aerospaziale, di quella militare, di quella medica ed elettronica,
per le applicazioni alle elevate temperature.

Questi prodotti sono realizzati partendo da composti ottenuti spesso per sintesi,
come ossidi (ad esempio l’allumina, Al2O3), carburi (SiC, carburo di silicio)
oppure nitruri (Si3N4, nitruro di silicio).
Biomateriali ceramici
Ossidi: Ceramiche tradizionali (Argilla con Quarzi, Marne e
• Allumina (Al2O3) Calcari):
• Ossido di Magnesio (MgO) • a pasta porosa (terrecotte, terraglie e maioliche)
• Silice (SiO2) • a pasta compatta (porcellane e grès)

Sali ionici: Materiali ceramici tradizionali:


• Cloruro di Sodio (NaCl) • a base di Silicio (Silicati, Feldspati)
• Cloruro di Cesio (CsCl) • a base di Alluminio (Allumina)
• Solfuro di Zinco (ZnS)
Ceramici avanzati (materiali inorganici non
Strutture di Carbonio: metallici):
• Diamante • Ossidi,
• Grafite • Siliciuri
• Carbonio turbostrato • Carburi
Biomateriali ceramici
Le principali proprietà meccaniche dei materiali ceramici
sono:

• Una curva sforzi-deformazioni di tipo fragile ed uno


sforzo di rottura per trazione σt che è circa il 5÷10%
dello sforzo a rottura per compressione σc.

Per l’ Allumina ad esempio si ha:


E = 380 GPa
σt = 400 MPa
σc = 4000 MPa

• Caratteristiche tribologiche migliori rispetto a quelle


di altre classi di materiali, in quanto il coefficiente di
attrito è estremamente basso.

• A causa delle spiccate caratteristiche di durezza e


fragilità i materiali ceramici non sono adeguati per
costruire interamente componenti, ma possono
essere vantaggiosamente impiegati come materiali di
rivestimento per conferire particolari proprietà
superficiali a manufatti realizzati con altri materiali.
Biomateriali ceramici
I ceramici sono utilizzati nella realizzazione di dispositivi per la sostituzione
funzionale di tessuti duri. Alcune tipiche applicazioni sono:

Ortopedico Otorinolaringoiatrico
• protesi articolari • protesi degli ossicini dell’orecchio interno
• mezzi di osteosintesi • chirurgia ricostruttiva del naso e della gola

Odontoiatrico Cardiovascolare
• implantologia • protesi valvolari cardiache
• denti artificiali

In base alla loro potenziale compatibilità biologica, i biomateriali ceramici si


classificano in due principali categorie:

• ceramici bioinerti
• ceramici bioattivi

Bioinerzia: il materiale impiantato non induce né subisce alterazioni chimiche o


biologiche dovute al contatto con l’ambiente biologico.

Bioattività: il materiale è in grado di indurre nei tessuti biologici una risposta


attivando processi chimici e biologici all’interfaccia.
Biomateriali ceramici inerti:Allumina
L’Allumina pura (Ossido di Alluminio, Al2O3) è utilizzata sin dai primi anni 70 come
materiale da innesto, specialmente per protesi artificiali e impianti dentali grazie
alla sua eccellente compatibilità con i tessuti ed alle sue buone proprietà
meccaniche.
Nel corso degli ultimi anni ha assunto un ruolo fondamentale anche nel campo
della chirurgia maxillofacciale. Possiede però una bassa resistenza a trazione
motivo per cui il suo uso è limitato alle condizioni di carico di sola
compressione.
I materiali tipicamente utilizzati per la fabbricazione degli impianti sono:
• allumina policristallina ad alta densità e purezza ;
• zaffiri monocristallini accresciuti artificialmente.

Il principale problema connesso con l’uso dell’Allumina è la sua fragilità in quanto


forze impulsive possono produrre la rottura del materiale.

Inoltre, nonostante l’ottima levigatezza superficiale ottenibile, può accadere che le


superfici articolari realizzate in Allumina si usurino rapidamente per distacco dei
grani se si innesca in qualche punto un processo di usura.
Allumina
Allumina
• Nelle endoprotesi articolari, è fondamentale
impiegare materiali caratterizzati da ottima
resistenza all’usura, basso coefficiente di
attrito ed elevata resistenza a fatica.
• L’allumina è fragile ed ha bassa resistenza a
flessione rispetto ai metalli ed ai materiali plastici
ma ha proprietà tribologiche che migliorano
con il tempo, e sono migliori rispetto a quelle
di altri materiali.
• Confrontando le coppie allumina-allumina e
metallo-UHMWPE (ultra high molecular weight
polyethylene) con un carico di 5000 N ad una
frequenza di un ciclo/sec per un numero di cicli di
carico pari a 107 corrispondenti ad una vita utile di
10 anni si può notare come inizialmente entrambe
la coppie mostrino lo stesso coefficiente di attrito,
ma successivamente quello tra allumina/allumina
decresce approssimandosi alle condizioni della
giunzione naturale mentre nella coppia metallo-
UHMWPE si mantiene costante e poi incrementa.
Allumina

La bagnabilità del componente è un requisito fondamentale perché l’usura si trovi in un


range di valori accettabili.

Le illustrazioni mostrano l’angolo di bagnabilità esibito da vari materiali quali metalli,


polietilene ed allumina. Minore è l’angolo di bagnabilità maggiore è il grado di lubrificazione

Come si può vedere l’allumina mostra l’angolo più piccolo il che è indice di una migliore
lubrificazione
Materiali ceramici bioattivi
Bioattività: il materiale è in grado di indurre nei tessuti biologici una risposta
attivando processi chimici e biologici all’interfaccia.

I ceramici bioattivi favoriscono:

• reazioni positive dell’ambiente biologico all’impianto (ad esempio attività


rigeneratrice dell’osso),
• reazioni chimiche che modificano il materiale per un certo spessore sotto la sua
superficie.

Sono riconducibili a due categorie:

• I ceramici intrinsecamente bioattivi i quali favoriscono la bioattività grazie alla


loro composizione chimica, quali BioCeramiche (Idrossiapatite) e BioVetri (Bioglass,
Cervital).

• I ceramici nei quali la bioattività è indotta o da trattamenti di superficie (ad


esempio il rivestimento con sostanza polimeriche o con eparina [1]) o a seguito del
riempimento dei pori del materiale con sostanze farmacologicamente attive.

[1] Anticoagulante presente nel fegato e in altri tessuti, usato per contrastare il rischio di trombosi e embolie, e in
laboratorio per rendere in coagulabile il sangue da esaminare.
L’idrossiapatite
• [Fosfato di Calcio, Ca10(PO4)6(OH)2] è la bioceramica più usata poiché
possiede caratteristiche chimico-strutturali molto simili a quelle della componente
minerale dell’osso e del dente, e per tale ragione è spesso impiegata come osso
artificiale.

• La sostituzione di un gruppo OH- con uno ione F- aumenta di molto la stabilità


chimica dell’idrossiapatite ed è questo il motivo per cui i denti sono più resistenti
alla carie se sottoposti a fluoroprofilassi

• L’Idrossiapatite ha un elevato modulo elastico (40÷117 GPa) rispetto ai tessuti


biologici duri, che sono caratterizzati dalla presenza di sostanze, quali proteine e
acqua.

• Lo Smalto dentario, che è il materiale più mineralizzato e duro dell’organismo


umano, ha un modulo elastico di 48 GPa, la Dentina di 14 GPa e l’osso compatto
di 12÷18 GPa.

• Il coefficiente di Poisson del’Idrossiapatite (0.27) è molto simile a quello


dell’osso (0.3).
L’idrossiapatite
• L’idrossiapatite possiede un’eccellente biocompatibilità in quanto è capace di formare
legami con i tessuti duri.

• Nel caso in cui all’interno dell’osso si inserisca un corpo la cui superficie è costituita da
Idrossiapatite artificiale, l’osso “riconosce” tale materiale e avvia un processo di
penetrazione di sostanze organiche.

• Questo processo avviene solo per uno spessore modesto, in quanto l’Idrossiapatite
artificiale presenta una struttura a grani rotondeggianti ed è quindi più compatta di quella
naturale

L’Idrossiapatite trova applicazione nella realizzazione di

• piccole ossa (ad esempio quelle timpaniche),


• piccole porzioni di osso corticale per correzioni scheletriche,
• rivestimenti di protesi metalliche per applicazioni ortopediche o odontoiatriche, ciò al fine
di favorire l’osteointegrazione.

• Di recente è stato introdotto in Italia il primo dentrificio al mondo con cristalli di


idrossiapatite. Frutto della collaborazione tra l'azienda Guaber e l'università di Bologna,
questo dentifricio “promette” una progressiva riparazione delle microfratture presenti sullo
smalto dentale. Il nome commerciale è Blanx Biorepair.
L’idrossiapatite
I Biovetri
I biovetri (noti con i nomi commerciali di Bioglass e Cervital) sono ceramici costituiti
da silice (SiO2), ossido di calcio (CaO), ossido di sodio (Na2O) e anidride fosforica
(P2O5) a cui si possono aggiungere altri componenti per ottenere una maggiore
stabilità chimica.

Sono caratterizzati dalle seguenti proprietà:

• basso coefficiente di dilatazione termica (circa 10-7÷10-5 °C-1)


• resistenza a trazione nel range100÷200 MPa,
• resistenza all’abrasione paragonabile a quella dello Zaffìro,
• fragilità elevata.

Il BioVetro non è in generale adatto alla realizzazione di componenti ai quali sono


richieste elevate prestazioni meccaniche, mentre buoni risultati si ottengono con
BioVetro filato e intrecciato con fibre polimeriche. Queste soluzioni tecnologiche
trovano applicazione nella sostituzione di tendini.

Altre applicazioni riguardano i rivestimenti di protesi ortopediche metalliche di


cui aumentano la biocompatibilità, in quanto hanno eccellenti proprietà di
favorire l’adesione dei tessuti biologici duri.
Materiali polimerici
• I materiali polimerici (volgarmente definiti “materie
plastiche”) sono sostanze generalmente organiche (ma
esistono anche importanti polimeri inorganici) costituite da
molecole di grandi dimensioni (macromolecole) formate
dalla ripetizione di unità uguali o differenti dette monomeri.
• La struttura dei polimeri può variare significativamente
(esistono polimeri a catena lineare, ramificata ecc.) ed
essi sono caratterizzati da cattiva conduzione elettrica,
bassa densità e basse temperature di rammollimento.
• Le proprietà meccaniche sono estremamente variabili in
funzione della natura dei costituenti e del tipo di struttura
del polimero
• I polimeri costituiscono circa il 45% dei biomateriali
e le loro tipiche applicazioni spaziano dall’ortopedia, alle
protesi cardiovascolari fino alla realizzazione di interi
organi artificiali
• Polimeri liquidi o in forma di gel sono largamente
impiegati nel settore oftalmico per la produzione di lenti a
contatto e come riempitivi nelle protesi di tipo cosmetico
Materiali polimerici
Materiali polimerici
Materiali polimerici
• I materiali polimerici hanno vastissime applicazioni nel
settore della BioIngegneria anche perché danno la
possibilità di realizzare facilmente manufatti di differenti
forme quali ad esempio:

• fibre
• tessuti
• pellicole
• barre
• forme geometricamente complesse
• liquidi viscosi

• Inoltre con i polimeri è possibile fabbricare gran parte dei


materiali compositi i quali possono avere sia la matrice sia
il riempitivo polimerico.

• I polimeri sintetici hanno una struttura chimica molto


simile ai polimeri naturali contenuti nei tessuti biologici, ad
esempio, il collagene, e in alcuni casi è possibile ottenere
dei legami chimici tra le catene dei polimeri naturali e
quelle dei polimeri sintetici.
Materiali polimerici
• L’affinità chimica esistente tra molti polimeri e i
tessuti dell’organismo, conferisce a questi
materiali eccellenti caratteristiche di
biocompatibilità.

• In alcune circostanze l’organismo


“metabolizza” il polimero degradandolo nel
tempo fino alla sua completa eliminazione.
Questo fenomeno è stato sfruttato
vantaggiosamente per creare dispositivi medici
ad impiego temporaneo (es. fili di sutura e
sistemi di osteosintesi) i quali sono distrutti
dall’organismo in tempi compatibili con quelli
necessari dispositivo per esplicare la sua azione
benefica.

• I polimeri per uso biomedico differiscono da


quelli impiegati per applicazioni soprattutto per
le quantità limitate di additivi e di residui
monomerici contenuti (che possono essere
rilasciati nei tessuti).
Materiali polimerici

Catena Lineare

Catena Ramificata

Catena Reticolata
Materiali polimerici
I polimeri a catena lineare o ramificata
hanno proprietà meccaniche inferiori ai
polimeri reticolati.

Infatti le catene lineari e ramificate sono legate


fra loro da legami deboli del tipo Van der
Waals, dipolo-dipolo, etc., che consentono,
quando il polimero è sottoposto a
sollecitazione, lo scorrimento delle catene
l’una rispetto all’altra.

Tale scorrimento, di tipo viscoso, è


responsabile del comportamento viscoelastico
dei polimeri a catena lineare o ramificata.

Nei polimeri a catena ramificata la particolare


conformazione strutturale delle catene, fa si
che esse scorrano con maggiore difficoltà a
causa degli impedimenti fisici che si generano
Materiali polimerici
I polimeri reticolati...

hanno una massa assimilabile ad una sola macromolecola che si estende


tridimensionalmente e quindi possiedono proprietà di rigidezza e resistenza
meccanica superiori.

Infatti si generano tra le catene dei veri e propri ponti con legami covalenti [1] tali
per cui non è più possibile avere lo scorrimento viscoso.

[1] Il legame covalente è il legame chimico che si stabilisce tra atomi uguali o diversi mettendo insieme
una o più coppie di elettroni.
Termoplastici e indurenti
I materiali polimerici sono classificabili, in base alle loro proprietà
termomeccaniche in:

• termoplastici
• termoindurenti

I termoplastici, a catena lineare o ramificata, sono modellabili plasticamente un


numero praticamente illimitato di volte, purché ciò avvenga in un certo intervallo
di temperature. Se si somministra sufficiente energia termica, le catene si
staccano l’una dall’altra ed il materiale fonde.

Gli indurenti, invece (a catena reticolata) subiscono una modificazione chimica


durante il processo di trasformazione (reticolazione, crosslinking) che li fa
diventare permanentemente insolubili ed infusibili (anzi è proprio il calore che
determina inevitabilmente l’indurimento del polimero). Essi, pertanto, se
riscaldati non fondono ma bruciano

I dispositivi medici impiantabili sono realizzati nella maggior parte dei casi con
polimeri termoplastici
Termoplastici
I polimeri termoplastici, come
conseguenza delle proprietà
termomeccaniche e delle proprietà
viscoelastiche dei materiali
macromolecolari, hanno diagrammi
sforzo-deformazione che dipendono
da

• velocità di deformazione
• temperatura

L’analisi delle curve sforzi-


deformazioni ottenute per differenti
valori della temperatura o della
velocità di deformazione, mostrano
due aspetti importanti:
• il polimero diventa più fragile all’aumentare della velocità di
deformazione
• Il polimero diventa meno fragile all’aumentare della temperatura
Materiali polimerici
Polimero Sigla Principali Applicazioni
Acido Poliglicolico PGA Suture Biodegradabili, placche e chiodi endomidollari
Placche e chiodi endomidollari, legamenti artificiali, somminsitrazione controllata di
Acido Polilattico PLA farmaci
Copolimeri Butadiene-
Stirene BS Articoli monouso, imballaggi
Copolimeri Stirene-
Acrilonitrile SAN Aspiratori di sangue, componenti di emodializzatori
Poliacrilonitrile PAN Membrane per emodialisi
Poliammidi Suture non assorbibili, tendini e legamenti
Policarbonato PC Membrane per ossigenatori ed emodialisi
Polidrossimetacrilato PHEMA Lenti a contatto, legamenti artificiali
Polietilene PE; LDPE; HPDE Pellicole, imballaggi, catateri, tubi connettori, somministrazione controllata di farmaci
Polietilene (PM>2000000) UHMWPE Superfici articolari, fibre per compositi, placche ortopediche, rivestimenti steli femorali
Protesi vascolari, anelli di sutura, suture, passaggi transcutanei, componenti di protesi
Polietilentereftalato PET valvolari

Polimetilmetacrilato PMMA Cemento osseo, lenti a contatto e intraoculari, membrane per emodialisi, materiali dentari
Polipropilene PP Imballaggi sterili, siringhe, connettori, membrane per ossigenatori, fili di sutura
Polisolfone Membrane per ossigenatori ed emodialisi
Politetrafluoroetilene PTFE Componenti di protesi valvolari, protesi vascolari, legamenti artificiali

Cateteri, cannule, tubi endotracheali, protesi valvolari, membrane per emodialisi, sacche
Poliuretani PURs ventricolari, rivestimenti emocompatibili, somminstrazione controllata di farmaci
Polivinilcloruro PVC Sacche per sangue, tubi endotracheali, guanti monouso, cateteri
Catateri, drenaggi, membrane, pelle artificiale, impianti per chirurgia plastica, protesi
Siliconi vascolari, protesi tracheali, rivestimenti, infusori, componenti di protesi valcolari
Materiali polimerici

PoliEsteri

Dacron (PET)
protesi vascolari
anelli di sutura per protesi vascolari cardiache
suture non bioassorbibili
rinforzi di tessuti danneggiati (ernie addominale e inguinale)
sostituzione di Tendini e Legamenti

Acidi poliglicolico (PGA) e polilattico (PLA)


viti
placche
chiodi intramidollari

PoliAmmidi

Nylon (suture non bioassorbibili)


Kevlar (sostituzione di Tendini e Legamenti)
Materiali polimerici

PoliEtilene

LDPE (low-density) e LLDPE (linear low-density)


pellicole
contenitori
tubi
UHMWPE (ultrahigh molecular weight)
impianti ortopedici
cavità articolari protesi d’anca
piatto tibiale protesi di ginocchio

PoliTetraFluoretilene (PTFE)

Teflon
Gore-Tex (PTFE Espanso o microporoso)
protesi vascolari
legamenti
Materiali polimerici

PoliSilossani (SILASTIC)

cateteri
tubi
ricostruzione di tessuti mancanti (es. mammella)
PoliUretani
superfici interne di:
camere di pompaggio dei cuori artificiali
ventricoli di assistenza cardiocircolatoria

PoliMetilMetAcrilato (PMMA, Plexiglas, Perspex)


contenitori di:
pompe
filtri
ossigenatrici

componenti ottici
cemento per ossa
I Poliesteri
I PoliEsteri maggiormente usati per applicazioni biomediche sono

il Dacron (PoliEtilenTereftalato),
gli acidi poliglicolico (PGA) e polilattico (PLA).

Un promettente esempio applicativo in ortopedia dei polimeri biodegradabili


(PGA, PLA) è quello di
• viti,
• placche,
• chiodi intramidollari
che, invece di essere rimossi quando hanno esaurito la loro funzione
stabilizzante delle ossa fratturate, vengono riassorbiti ed eliminati
dall’organismo ospite.

Il principale problema associato con l’uso di polimeri biodegradabili per


osteosintesi è il controllo della velocità di degradazione che deve essere
adeguata al processo di guarigione dell’osso.

Infatti, durante la degradazione, le proprietà meccaniche del polimero


peggiorano e ciò deve avvenire solo contemporaneamente alla
mineralizzazione del callo osseo.
Materiali polimerici
Poliesteri e Poliammidi
Nel settore delle protesi del sistema cardiovascolare il
Dacron (Poliestere) è largamente impiegato per realizzare:

• protesi vascolari,
• anelli di sutura per protesi vascolari cardiache.

Il Dacron viene fabbricato in fibre e successivamente


tessuto per realizzare le protesi o i loro componenti. Questi
sono facilmente suturabili e tendono a promuovere una
progressiva crescita di neoendotelio [2] che li riveste
migliorandone l’emocompatibilità.

I tessuti di Dacron trovano anche interessanti applicazioni


quando è necessario rinforzare tessuti danneggiati
come nel caso delle ernie addominali o inguinali.

Anche le PoliAmmidi sono adoperate con successo come


biomateriali e fra queste si ricordano il Nylon e il Kevlar,
materiale quest’ultimo con il quale si possono realizzare
fibre ad elevatissime proprietà meccaniche.

[2] L’endotelio è un tessuto costituito da cellule appiattite, che riveste l’interno dei vasi
sanguigni e linfatici e del cuore.
Polietilene
Il polietilene (PE) è il più semplice dei polimeri sintetici ed è il
più comune fra le materie plastiche.

Si tratta di una resina termoplastica che si presenta sotto


forma di solido trasparente (forma amorfa) o bianco (forma
cristallina) con ottime proprietà isolanti e di stabilità chimica.

Il PE è un materiale molto versatile ed una delle materie


plastiche più economiche; gli usi più comuni sono come
isolante per cavi elettrici, film per l'agricoltura, borse e buste di
plastica, contenitori di vario tipo, tubazioni, strato interno di
contenitori asettici per liquidi alimentari ("Tetra Brik Aseptic") e
molti altri.

Usualmente si classificano le differenti tipologie di PE in base


al grado di cristallinità come segue:

•low-density (LDPE),
•linear low-density (LLDPE),
•high-density (HDPE).
UHMWPE
Negli impianti ortopedici è impiegato un HDPE con un elevatissimo peso
molecolare e comunemente noto come ultra-high molecular weight polyethylene
(UHMWPE). Lo UHMWPE è caratterizzato da

• basso coefficiente di attrito


• eccellente resistenza alle forze impulsive (urti)
• buona resistenza alla fatica meccanica
• buona biocompatibilità

Per contro mostra:

• elevata deformabilità viscosa


• problemi legati all’usura (soprattutto in relazione al suo impiego nei giunti
articolari in ortopedia)
• una modesta stabilità all’ossidazione

Attualmente la quasi totalità delle protesi articolari impiega UHMWPE per


fabbricare uno dei due componenti del giunto articolare (il cotile nel caso delle
protesi d’anca, il piatto tibiale nel caso del ginocchio).
PTFE
Il PoliTetraFluoretilene, noto con il nome commerciale di Teflon, è considerato un
materiale caratterizzato da buona biocompatibilità dovuta in gran parte alla sua
elevata inerzia chimica che lo rende stabile nel tempo.

È un polimero termoplastico altamente cristallino che possiede resistenza


meccanica simili a quelle del Polietilene.

Il PTFE ha eccellenti caratteristiche antiattrito, ma modeste proprietà


meccaniche fra cui un basso limite elastico. Per aumentare le proprietà
meccaniche si possono usare dei riempitivi ottenendo così un compositi a matrice
di PTFE.

Un particolare tipo di PTFE è quello espanso o microporoso, noto con il nome


commerciale di Gore-Tex, che consiste di microfibrille orientate di PTFE tenute
insieme da nodi solidi anch’essi in PTFE.

Il tessuto in fibre di PTFE, e più recentemente e con maggior successo clinico il


Gore-Tex, sono impiegati per la fabbricazione di protesi vascolari e di protesi di
legamenti.
Materiali polimerici
l polimetilmetacrilato (in forma abbreviata PMMA) è una materia
plastica formata da polimeri del metacrilato di metile, noto
anche con i nomi commerciali di Plexiglas, Vitroflex, Limacryl,
Perspex, e Lucite.

Di norma è molto trasparente, più del vetro al punto che


possiede caratteristiche di comportamento assimilabili alla fibra
ottica per qualità di trasparenza, e con la proprietà di essere più
o meno in percentuali diverse, infrangibile a seconda della sua
"mescola".

Per queste caratteristiche è usato nella fabbricazione di vetri di


sicurezza e articoli similari, nei presidi antinfortunistici,
nell'oggettistica d'arredamento o architettonica

Nel campo biomedico è largamente impiegato per la


fabbricazione di contenitori, anche per componenti attivi quali
pompe, filtri, ossigenatori, etc. nei quali è necessario
vedere all’interno.

È usato anche in chirurgia oculistica per la produzione di


componenti ottici. Una particolare applicazione del
PoliMetilmetAcrilato è quella del cemento per ossa impiegato
per il bloccaggio delle protesi articolari in chirurgia ortopedica
In sintesi…

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