SECONDO MODULO
1
1.1. Pesi molecolari medi
∑N ⋅M
i
i i
Mn ≡
∑N i
i
∑N ⋅M
i
i
2
i
Mw ≡
∑N ⋅M
i
i i
Questa grandezza è maggiormente influenzata dalla frazione con pesi molecolari più alti e
risulta sempre maggiore (o nel caso ideale di un polimero monodisperso uguale) al peso
molecolare medio numerale. L’indice di polidispersità (D) definito come:
Mw
D≡
Mn
è una quantità sempre maggiore di (o, nel caso ideale di una miscela polimerica
monodispersa, uguale a) uno e indica quanto ampio sia il range di pesi molecolari presenti
nella miscela.
Un’altra grandezza particolarmente importante è il grado di polimerizzazione (DP),
definito come numero medio (ponderale o numerale) di unità monomeriche all’interno delle
catene di una miscela polimerica.
M ∑N ⋅M i i
Mw ∑i Ni ⋅ Mi2
DP n ≡ x n ≡ = n i
DP w ≡ x w ≡ =
PM PM ⋅ ∑ N i PM PM ⋅ ∑ N i ⋅ Mi
i i
Esistono altre grandezze che caratterizzano una miscela polimerica, come il peso
molecolare medio centrifugo (Mz) o il peso molecolare medio viscosimetrico (Mv), così
definite:
1/a
∑N ⋅ Mi3 ⎛ ∑ N i ⋅ Mia +1 ⎞
i ⎜ ⎟
Mz ≡ i
Mv ≡ ⎜ i ⎟ con 0 < a < 1
∑N i ⋅ Mi2 ⎜ ∑ N i ⋅ Mi ⎟
i ⎝ i ⎠
2
1.2. Struttura delle macromolecole
Quando si deve studiare un particolare tipo di polimero bisogna tenere a mente due
livelli ben distinti di analisi: la struttura chimica del polimero e la sua struttura
supramolecolare.
Nell’ambito della struttura chimica bisogna specificare costituzione e configurazione.
La costituzione del polimero è fondamentalmente la sua chimica, gli elementi da cui è
formato, mentre la configurazione riguarda la stereochimica del prodotto, come ad esempio
la presenza di isomeria geometrica o di centri stereogenici. La struttura supramolecolare del
polimero caratterizza invece il materiale bulk in termini di impacchettamento cristallino o della
disposizione delle catene polimeriche nello spazio (detta anche conformazione).
Il primo livello strutturale può essere manipolato durante la progettazione e lo sviluppo
della sintesi mentre il secondo livello può essere modificato giocando sulle modalità di
preparazione del materiale. Sebbene la maggior parte delle proprietà fisiche (solubilità, punto
di fusione, ecc..) del prodotto finale sia determinato dalla chimica del polimero, si possono
avere consistenti deviazioni giocando sulla chimica supramolecolare del bulk. In questa parte
del corso si esaminerà in particolare la struttura chimica dei polimeri.
OH C
O OCH3
CH
C
polivinilalcol dall’idrolisi di CH
H n C
H
n
polivinilestere
3
La presenza di diversi composti con medesima composizione è detta isomeria
costituzionale. Il precedente esempio mostra che per definire la costituzione di un polimero
non è solamente necessario specificare la natura degli atomi che lo compongono, ma anche
il suo scheletro molecolare.
Per descrivere compiutamente la costituzione di un polimero bisogna dunque
studiarne il chimismo, ossia le modalità di preparazione. Tradizionalmente, esistono due
definizioni per classificare le polimerizzazioni. La prima distingue due ampie categorie di
polimeri, quelli ottenuti per poliaddizione e quelli ottenuti per policondensazione.
Esaminiamo la classe delle poliaddizioni.
nA A(n)
nA A(n) nX
A n* A An+1*
La polimerizzazione a stadi prevede invece la reazione di una generica catena An con una
catena Am mediante funzioni reattive. Il polimero An+m risultante può essere ottenuto con
l’eventuale eliminazione di piccole molecole X.
An Am An+m (X)
Bisogna tenere presente che in questo caso l’eliminazione di molecole non è condizione
necessaria alla classificazione del tipo di sintesi. Esistono alcuni tipi di polimerizzazione a
stadi in cui l’eliminazione di X non è contemplata (ad esempio nella sintesi dei poliuretani).
Le due definizioni sono simili e spesso si parla equivalentemente di poliaddizione e
polimerizzazione a catena o di policondensazione e polimerizzazione a stadi, anche se
possono esistere delle eccezioni.
4
Si può riconoscere un centro stereogenico in corrispondenza di ciascun carbonio a cui è
legato un metile. Se si rappresenta tridimensionalmente un frammento di catena polimerica,
ci si accorge immediatamente della possibilità di avere diverse configurazioni.
Una rappresentazione più schematica del frammento può essere ottenuta disponendo
la catena principale parallelamente al piano del foglio e disegnando i sostituenti con dei
legami pieni o tratteggiati a seconda che questi sporgano in avanti o indietro rispetto al
piano. Questa modellizzazione è detta configurazione a catena estesa.
H H H H H H H H H H H H H H H H
A seconda della mutua disposizione dei gruppi metilici lungo la catena polimerica si
può parlare di isotassia (metili dalla stessa parte) e di sindiotassia (metili da parti opposte).
Queste due configurazioni rappresentano due strutture chimicamente diverse in quanto, pur
possedendo la stessa costituzione, l’interconversione tra una configurazione e l’altra può
aver luogo solamente con la rottura di legami covalenti. Una volta sintetizzato il polimero, la
sua configurazione è determinata e non modificabile. In generale il termine tassia indica il
tipo di ordinamento configurazionale mentre la tatticità definisce il grado di ordine.
Una seconda modalità di rappresentazione della configurazione di un polimero è la
cosìdetta Fisher modificata. In questa rappresentazione si disegnano i legami covalenti C-C
in maniera lineare. I sostituenti vengono visualizzati perpendicolarmente all’asse della catena
e per convenzione essi sono tutti rivolti verso l’osservatore. Tridimensionalmente la catena
polimerica assumerebbe una tendenza simile a quella mostrata in figura.
H H H H H H H H H H CH3 H H H CH3 H
5
Esiste una terza configurazione del polipropilene che in realtà è quella che si ottiene
da una sintesi non stereospecifica. Il polipropilene atattico infatti non possiede alcun grado
di ordine configurazionale.
CH3 H H H CH3 H CH3 H
H H CH3 H H H H H
polipropilene atattico
Se infatti sia la configurazione del sostituente A che quella del sostituente B lungo la
catena è di tipo isotattico, abbiamo due alternative possibili. La prima è che i due gruppi
siano disposti su lati diversi nella rappresentazione di Fisher modificata mentre la seconda è
che si trovino sullo stesso lato. A seconda dell’una o dell’altra possibilità si utilizzano i prefissi
treo ed eritro. Questo problema non esiste se sia il sostituente A che il sostituente B
generano configurazioni entrambe sindiotattiche.
A A A A A B A B A B A B
B B B B
treo-di-isotattico eritro-di-isotattico
A B A B
B A B A
di-sindiotattico
6
E’ facile verificare che se la tassia dei due sostituenti è diversa (una sindio e l’altra
iso), non vi è possibilità di equivoco; le due forme sono equivalenti e non riconoscibili.
A A B A A B A B B A B B
B B A A
1,2 1,4
*
CH2 CH CH2 CH CH CH2
n n
CH
CH2
CH CH
CH2 CH2
Il prodotto derivante dalla polimerizzazione 1,4 non presenta invece alcun carbonio
stereogenico ma il legame insaturo da origine a isomeria geometria. Si avrà dunque il
polibutatidiene 1,4-cis e il polibutadiene 1,4 trans.
n n
polibutadiene polibutadiene
1,4 cis 1,4 trans
7
CH3
C
2
CH2 4
1 H2C C
H
3
1,2 1,4
Anche in questo caso, le polimerizzazioni 1,2 e 3,4 portano alla formazione di un carbonio
stereogenico per ciascun prodotto e dunque diversi tipi di configurazione (1,2-iso, 1,2-sindio
e 3,4-iso, 3,4-sindio). Il prodotto della polimerizzazione coniugata 1,4 può presentarsi in
forma cis o trans. In natura, il polisoprene 1,4 si ottiene dall’albero della gomma e a seconda
che sia di configurazione cis o trans viene chiamato gomma naturale o guttaperca, Le
proprietà meccaniche sono enormemente diverse proprio a causa della diversa
configurazione; la forma cis è una gomma, morbida al tatto, mentre la forma trans è
abbastanza dura da venir utilizzata nella fabbricazione di copertine rigide o palle da golf.
1,2 1,4
*
* CH2 CH CH CH
CH2 CH 3,4
n CH3
CH
n
CH
CH3
CH3
*
CH CH
*
CH n
CH2
8
trans 1,2-iso cis 1,2-iso trans 1,2-sindio cis 1,2-sindio
(a) O (b)
propilenossido
L’apertura ripetuta dell’anello sul legame (a) o (b) porta alla formazione del polimero
isotattico ma le catene polimeriche sono tra loro enantiomorfe, nei due casi distinti. Per
ottenere un polimero sindiotattico si deve alternare un’apertura di tipo (a) a un’apertura di
tipo (b). Si ricorda che l’apertura dell’anello avviene con un’inversione di configurazione.
polipropilenossido isotattico
da apertura tipo (a) da apertura tipo (b)
H3C H3C CH3 CH3
O O O O
O O O O
CH3 CH3 H3C H3C
CH3 CH3 CH3 CH3
O O O O O O O O
CH3 CH3 CH3 CH3
polipropilenossido sindiotattico
H3C H3C
O O
O O
H3C H3C
CH3 CH3
O O O O
CH3 CH3
9
Se l’epossido posside due sostituenti, come nel caso del 2,3-epossibutano, è la
stereochimica del monomero che determina la configurazione del polimero.
CH3 CH3 CH3
H3C CH3
cis O O O
O CH3 CH3 CH3
n
n
ciclopentene policiclopentene
eritro-di-isotattico
treo-di-isotattico
eritro-di-sindiotattico
treo-di-sindiotattico
10
1.3. Chiralità e attività ottica
Questo in realtà è falso in quanto i centri stereogenici del polipropilene non portano a
chiralità. Anche se infatti ogni carbonio a cui è legato un metile è un centro stereogenico, le
parti laterali di catena sono in realtà indistinguibili tra di loro (questo poichè un polimero è
una ripetizione estesa di unità monomeriche). I carboni del polipropilene sono per questo
detti enantiotopici o prochirali. L’attività ottica dei polimeri è in genere trascurabile in
quanto gli unici centri chirali sono quelli dovuti alle unità vicino ai terminali di catena.
11
2. POLIMERIZZAZIONE A STADI
Le polimerizzazioni a stadi sono particolarmente delicate. Al fine di ottenere polimeri ad
alti pesi molecolari commercialmente sfruttabili, le reazioni devono essere pulite. Per reazioni
pulite si intendono reazioni selettive, ossia che non diano miscele di prodotti diversi, e il cui
equilibrio possa essere spinto verso una resa quantitativa del prodotto voluto. Per capire i
motivi di queste richieste stringenti, analizziamo una generica policondensazione tra due
monomeri, il primo contenente due funzionalità di tipo A e il secondo contenente due
funzionalità di tipo B. La reazione delle due diverse funzionalità porta ad un polimero lineare.
A B
A A B B A B
n
Ora siano NAA0 e NBB0 le quantità di reagente AA e BB iniziali. Per comodità definiamo la
stechiometria di reazione r come la proporzione dei monomeri utilizzati.
N0AA
r= 0
NBB
2N 0AA − N A
p=
2N 0AA
N 0AA ⎛1 ⎞
NB = 2 − 2N 0AA + 2N 0AA (1 − p) = 2N 0AA ⋅ ⎜ − p ⎟
r ⎝r ⎠
basso xn alto xn
12
Il grado di polimerizzazione può essere quindi espresso come:
N 0AA
0 0 2N 0AA + 2
funzionalità iniziali 2N + 2N
AA BB r 1+r
xn = = = =
funzionalità finali N A + NB ⎛1 ⎞ 1 + r − 2pr
2N 0AA (1 − p) + 2N 0AA ⎜ − p ⎟
⎝r ⎠
1 1+r
per r Æ 1 xn = per p Æ 1 xn =
1−p 1−r
Per ottenere alti pesi molecolari la stechiometria della reazione e il grado di conversione
del monomero in polimero devono dunque essere prossimi ad uno. In pratica la reazione
deve essere pulita. Per assicurarsi un alto grado di conversione è necessario spostare
l’equilibrio verso i prodotti. Questo può essere ottenuto eliminando dall’ambiente di reazione
il sottoprodotto X.
13
Analizziamo ora la distribuzione dei pesi molecolari dei prodotti. Il grado di
avanzamento p può essere interpretato anche come la probabilità che un singolo stadio della
polimerizzazione abbia luogo al tempo t. Le frazioni molari xi delle catene sintetizzate lunghe
i possono essere quindi calcolate utilizzando un metodo statistico. Il monomero x1 presente
al tempo t non è nient’altro che il monomero non reagito, ossia (1 – p); x2 è invece pari alla
probabilità che avvenga uno stadio di reazione per la quantità di monomero x1; a sua volta x3
è pari alla probabilità che avvenga uno stadio di reazione per la quantità x2, e così via.
x1 = 1 − p
x 2 = p(1 − p)
x 3 = p 2 (1 − p)
x i = p i−1 (1 − p)
N i ⋅ Mi
wi = = x i (i ⋅ M 0 ) ∝ i ⋅ p i−1 (1 − p) 2
∑ i N
14
Come si può vedere, anche se il contributo del monomero è grande in termini di
frazione molare, il suo contributo alla distribuzione dei pesi è minimo, mentre acquistano
valore le frazioni a pesi intermedi. L’andamento del grafico rispecchia molto bene la
distribuzione dei pesi molecolari data precedentemente e le grandezze medie si collocano
attorno al massimo. L’indice i può essere sostituito al grado di polimerizzazione xn o al peso
molecolare. L’indice di polidispersità può essere calcolato come rapporto tra xn medio e xw
medio, ossia:
∞ ∞
x ∑ i ⋅ wi ∑i 2
⋅ pi
1+p
D= w = i=0
∞
= (1 − p) ⋅ i=0
∞
= (1 − p) ⋅ =1+p
xn 1−p
∑i⋅ x
i=0
i ∑i⋅p
i=0
i
Dal momento che p deve essere prossimo ad 1, l’indice di polidispersità dei prodotti di
una polimerizzazione a stadi è sempre prossimo a 2. Come già detto, l’indice di polidispersità
di un ideale polimero monodisperso è pari ad uno; si vede dunque che già solamente a
causa del meccanismo di sintesi, l’indice di polidispersità dei polimeri reali devia dal caso
ideale.
Diverse importanti classi di polimeri possono essere sintetizzate attraverso una
polimerizzazione a stadi. In questo corso verranno trattati solo alcuni tipi di polimeri,
approfondendone i principi di sintesi; in particolare si esamineranno le poliammidi, i
policarbonati, i poliuretani, le resine amminiche e fenoliche e un tipo di poliestere, il PET. In
tabella si riportano le principali classi di polimeri ottenibili mediante polimerizzazione a stadi.
polisolfoni O O
S O Cl S Cl
O O
n
polieteri CH3 CH3
O OH
CH3 CH3
n
polisolfuri
S Br SH
n
15
polisilossani R R
O Si HO Si OH
R n R
resine OH
fenoliche O
H C H
resine O O
amminiche H2N C NH2 H C H
NH2
O
N N
H C H
H2N N NH2
2.1. Poliammidi
O
H2 H2 H H2 H2 H2
C C C N C C C Nylon 6,6
C C C C C C N
H2 H2 H2 H2 H2 H
O n
O
H2 H2 H2 H2 H H2 H2 H2
C C C C C N C C C Nylon 6,10
C C C C C C C C N
H2 H2 H2 H2 H2 H2 H2 H
O n
16
O O
275 °C H H
HOOC(CH2)kCOOH H2N(CH2)mNH2 C (CH2)k C N (CH2)m N nH2O
20 atm
N2 n
HO O O O
H H
H2N NH2 C C N N C C
O OH
n
p-fenilendiammina acido tereftalico KEVLAR
O O O O
H H
H2N NH2 C C N N C C
HO OH
n
m-fenilendiammina acido isoftalico NOMEX
2.2. Polietilentereftalato
O
TA EG
O
C H2
OMe C OH
MeO HO C
C H2
O
DMT EG
17
In presenza di acetati di Zn, Ca o Mn si può far reagire il DMT con il glicole etilenico a
formare il bis(2-idrossietil)tereftalato, più comunemente indicato con BHET. La reazione di
transesterificazione ha come sottoprodotto l’alcool metilico, che viene allontanato dal sito di
reazione per spostare l’equilibrio a favore del prodotto. Il rapporto tra i reagenti EG/DMT è
leggermente maggiore di 2, per assicurarsi che tutto il DMT reagisca.
O
C H2
OMe C OH 180°C
MeO HO C 1 atm
C H2
O
DMT EG
O
H2
C C OH
O C
H2 H2 2CH3OH
C O
HO C C
H2
O
BHET
Grazie alla sua forte impermeabilità ai gas, il PET viene largamente utilizzato nell’industria
dei contenitori di bibite gasate.
2.3. Policarbonati
O CH3 O
C O C O C
CH3 n
Il bisfenolo A viene preparato a partire dal fenolo e dall’acetone. L’anello elettronricco del
fenolo (la posizione para viene attivata dalla presenza dell’idrossile) attacca il carbonile
elettronpovero dell’acetone due volte, portando alla formazione del bisfenolo A e
all’espulsione di acqua.
18
H3C CH3
HO C O HO C OH OH
H3C CH3
CH3
HO C OH H2 O
CH3
bisfenolo A
La sintesi del policarbonato prevede l’utilizzo del fosgene. La maggior parte dei processi
industriali che coinvolgono reazioni con il fosgene sono condotte mediante sintesi
interfacciale. Nel caso del policarbonato si tratta il reagente da funzionalizzare (bisfenolo A)
con soda (NaOH) di modo da ottenerne il sale sodico. Dal momento che il sale è solubile in
fase acquosa, si separa il bisfenolo A dal fosgene in due fasi distinte: nella fase acquosa il
sale sodico del bisfenolo A, mentre in fase organica di CH2Cl2 il fosgene. La reazione di
polimerizzazione avviene all’interfaccia con produzione di cloruro di sodio (NaCl).
CH3
HO C OH NaOH
CH3
CH3
O
O C O
Na Na C
CH3 Cl Cl
O CH3 O
Cl C O C O C Cl
CH3
x
CH3 O
Na O C O C Cl OLIGOMERI
CH3
y
CH3 O CH3
Na O C O C O C ONa
CH3 CH3
z
19
2.4. Poliuretani
I poliuretani furono per la prima volta sintetizzati da Bayer nel 1937, come risultato della
reazione di diisocianati con dioli. Dal 1945 in avanti, vennero proposte diverse nuove sintesi,
come ad esempio la reazione di diammine con biscloroformiati a basse temperature.
OCN R NCO HO R' OH
O O
H H
C N R N C O R' O
n
O O
H2N R NH2 Cl C OR'O C Cl
Il metodo di sintesi che coinvolge la reazione di disiocianati con dialcoli ha avuto maggior
successo rispetto al metodo bis(cloroformiato)-diammina poichè consiste in una semplice
reazione di addizione, senza formazione di sottoprodotti. La sintesi dei poliuretani è infatti un
esempio di poliaddizione che avviene con un meccanismo a stadi. Il meccanismo è quello di
una condensazione di un gruppo isocianato con un alcolo ma nella polimerizzazione non si
ha eliminazione di piccole molecole; i monomeri si addizionano l’uno all’altro. Di seguito si
mostra il meccanismo di condensazione.
O O
R N C O
R' R C R' R C R'
gruppo N O N O
isocianato OH H H
gruppo
alcolico
I poliuretani possono essere visti come un insieme di ammidi ed esteri ed hanno quindi
proprietà intermedie tra quelle dei poliesteri e delle poliammidi. I poliuretani normalmente si
decompongono a temperature maggiori di 220 °C a dare isocianati, alcoli, ammine, anidride
carbonica ed olefine. I poliuretani hanno trovato varie applicazioni nel campo degli adesivi,
rivestimenti, materiali di riempimento, elastomeri e fibre.
La prima molecola possiede due funzionalità di tipo A mentre la seconda possiede tre
funzionalità di tipo B. Un esempio di polimero ottenibile da questo tipo di unità monomeriche
è il poliestere derivante dalla condensazione di acido tereftalico e glicerina.
20
COO
φ COO OOC φ
O HO OOC H2C CH
C CH2 H2C OOC
OH φ COO
HO CH
HO COO CH2 CH2
C CH2
CH OOC φ COO CH
O HO
COO CH2 CH2
φ COO
OOC
All’interno dello sferulita è presente una bassa densità di ramificazioni mentre, via via che ci
si avvicina alla superficie, la densità aumenta. Si ottiene dunque una cavità artificiale in cui
poter ospitare altre molecole, come ad esempio additivi o farmaci.
Un altro tipo di polimero derivante da monomeri polifunzionali sono gli stellati, o
polimeri a stella. Per sintetizzare uno stellato si utilizza un monomero polifunzionale dotato
di un solo tipo di terminale B, detto regolatore, e un monomero bifunzionale del tipo A-B.
21
I gruppi A e B sono reattivi e quindi i pendagli del monomero polifunzionale si accrescono,
formando la tipica struttura a stella da cui deriva in nome della classe.
B BABABAB
x B B y A B BABABAB BABABAB
B BABABAB
(4) (5)
Le lunghezze dei pendagli dello stellato non sono necessariamente uguali all’interno
della medesima macromolecola. Il rapporto x/y è arbitrario e una sua accurata scelta
permette di modulare la lunghezza dei bracci dello stellato (solitamente non si necessità di
bracci troppo lunghi). Si può dimostrare che il grado di polimerizzazione xn e l’indice di
polidispersità D di una miscela di stellato con un regolatore avente f funzionalità è pari a:
1 xw 1
xn = ⋅f D= =1+
1−p xn f
Le resine fenoliche sono ottenute dalla polimerizzazione del fenolo e della formaldeide.
Come indicato in figura, le funzionalità reattive del fenolo sono tre (f = 3) mentre le
funzionalità della formaldeide sono due (f = 2).
OH
O
C
H H
x2
fenolo formaldeide
22
OH OH
OH
O CH2OH CH2OH
C OH-
H H 60-100°C
CH2OH
OH
HOH2C CH2OH
CH2OH
resolo
O O
O O
C CH2 O CH2OH
H H
H
Oltre ai prodotti sopra elencati, nella sintesi si forma anche una miscela di oligomeri,
dovuta alle ulteriori reazioni dei fenolati sui carboni alcolici. Si riporta il meccanismo di
reazione:
H2
O C OH O
-OH-
O CH2
O O
C
H2
Durante questa prima fase si formano dunque dei prepolimeri, che in genere non
possiedono grande estensione. La prepolimerizzazione è condotta utilizzando un rapporto
molare formaldeide/fenolo pari circa a 1,2. La formaldeide utilizzata viene aggiunta sotto
forma di formalina (formaldeide idrata). Per la catalisi basica si utilizzano idrossidi di Na, Ba
o Ca. In generale, la composizione ed il peso molecolare del prodotto dipendono dal
rapporto fenolo/formaldeide, dal pH e dalla temperatura a cui avviene la prepolimerizzazione.
Il polimero vero e proprio si forma a seguito della reticolazione dei prepolimeri sopra ottenuti.
Riscaldando ad una temperatura di circa 180 °C si ha la formazione di ponti metilenici (ponti
–CH2-) o di ponti eterei (-CH2-O-CH2-).
ponte metilenico
OH OH
OH
O
ponte etereo
OH
23
I sistemi ottenuti dalla prepolimerizzazione sotto catalisi basica vengono detti resoli o resine
monostadio. La catalisi basica infatti forma prodotti con gruppi metilolici terminali e, se la
reazione non viene fermata (neutralizzando l’ambiente di reazione), la reticolazione avviene
spontaneamente.
La catalisi acida porta invece alla formazione delle novolacche, o resine bistadio.
L’acido utilizzato è di solito l’acido ossalico e possiede il compito di esaltare il carattere
elettrofilo del carbonile.
O
H OH OH OH
O
O C C
O H H H H
C
H H acido ossalico
Anche in questo caso il fenolo compie un attacco nucleofilo ai danni del carbonile della
formaldeide. A differenza della sintesi dei resoli, in questo caso il rapporto formaldeide/fenolo
è 0,8 in modo da assicurarsi che al termine della prepolimerizzazione, gli oligomeri non
abbiano alcun gruppo metilolico libero.
OH OH OH
H2 H2 H2 H2
O C C C C
(COOH)2
C
H H 100 °C
HO OH
Questo impedisce al prepolimero di reticolare con la semplice presenza di una fonte di calore
poichè non vi sono funzionalità metiloliche in grado di formare ponti tra gli oligomeri.
Per poter reticolare la novolacca si aggiunge un additivo (detto anche reticolante),
l’hexa (esametilentetrammina).
N
N N
N
hexa
O N N
C
H2N NH2 H2N N NH2
urea melammina
La sintesi della amminoplastiche può essere condotta sia in condizioni acide che in
condizioni basiche. Il controllo della reazione di polimerizzazione viene raggiunta operando
sulla temperatura e sul rapporto tra i reagenti. In una prima fase, si sintetizza il prepolimero
ad un pH acido o basico (il tipico rapporto molare formaldeide/urea è 1,4:1). La
condensazione della formaldeide e dell’urea porta alla formazione di varie metiloluree e
24
miscele di oligomeri. Il numero di funzionalità reattive a disposizione della formaldeide è,
come già sappiamo, pari a due mentre le funzionalità dell’urea sono quattro.
O O
C C
H2N NH2 H H
O O
H2 H2
C C C C
HO N N OH (HOH2C)2N N(CH2OH)2
H H
O
H2 H2
C C C
HO N N OH
H H
n
O
O C O O
N N H2
C H C C C
N N CH2 N N N N
H H H
CH2 O H2C CH2
H N
N N CH2
C H C
N N O
O C
O
ponte metilico ponte etereo ponte ciclico
25
3. POLIMERIZZAZIONE A CATENA
Come già introdotto in precedenza, una polimerizzazione a catena prevede la crescita
di una catena An*, dotata di un centro reattivo, per successive addizioni di unità
monomeriche. La catena in accrescimento An+1* possiede sempre il medesimo centro
reattivo e continua crescere indefinitamente fino a quando la sua reattività non viene spenta.
A n* A An+1*
H H H H
C C C C
H2C EWD H2C EWD H2C ED H2C ED
Nella cationica è anche possibile utilizzare gruppi alchilici come sostituenti poichè questi
stabilizzano la carica sul carbocatione per effetto induttivo. Inoltre, l’aggiunta di sostituenti al
centro reattivo aumenta la stabilità del carbocatione (si ricorda che la stabilità dei
carbocationi e R+ primario < R+ secondario < R+ terziario).
Per ottenere un radicale libero bisogna utilizzare un iniziatore (I), ossia un composto
instabile che decomponga in specie radicaliche. La formazione del radicale primario (in
questo caso con primario indichiamo il fatto che il radicale in questione è quello che da
origine alla polimerizzazione) può avvenire principalmente per dissociazione termica o
fotochimica di iniziatori o mediante reazioni di ossido-riduzione.
Tipici iniziatori termici sono i perossidi organici o gli azocomposti. Ad esempio nella
sintesi di polimeri vinilici si utilizza spesso l’AIBN (2,2-azo-bis-isobutirronitrile).
26
CH3 CH3 CH3 CH3
∆
H3C C N N C CH3 H3C C N N C CH3
CN CN CN CN
AIBN
I legami C-N sono instabili e sotto riscaldamento si scindono omoliticamente a dare una più
stabile molecola d’azoto (che si allontana dal sito di reazione sotto forma gassosa) e due
radicali liberi che andranno ad iniziare la reazione di polimerizzazione.
CH3
H3C C H H
CN H H R C C con X= H; CH3; C6H5; Cl
(R) C C H X
H X
Nel caso specifico si ha l’attacco del doppio legame vinilico e la formazione di un nuovo sito
reattivo radicalico. La reazione del radicale primario con il monomero può avvenire con due
regiochimiche differenti:
H H
R C C (A)
H X
R H2C CHX
H H
R C C (B)
X H
In linea di principio si può ottenere sia il prodotto (A) che il prodotto (B). In realtà, tra i
due possibili meccanismi di attivazione, prevale quello cineticamente favorito, in generale
quello che porta alla formazione di un radicale termodinamicamente più stabile. L’ordine di
stabilità dei radicali è:
R• terziario > R• secondario > R• primario
R R R
R' C R' C H C
R'' H H
(B)
(A)
reagenti
grado di avanzamento
27
Nel caso dello stirene, il radicale sul sito benzilico risulta maggiormente stabilizzato a
causa delle diverse formule mesomere che è possibile riportare.
H2 H2 H2 H2
C C C C
R CH R CH R CH R CH2
O O
60°C O
C O C
O C in benzene C
O
O O
O O
O O 60°C O
S
O
O
S
in benzene
S 2H2O 2HSO4- 2OH
O O
O O
O
Come esempio di iniziatore redox si può riportare l’ossidazione del ferro da parte
dell’acqua ossigenata. In questa reazione il metallo si ossida da Fe2+ a Fe3+ e l’acqua
ossigenata si scinde in uno ione e un radicale ossidrile.
RMi M RM(i+1)
H H H H H H H
R C C C R C C C C
H2C X
H X H X H X
H H H H
R C C C C testa-coda
H H H H
H X H X
R C C C C
H H H H
H X H X
R C C C C testa-testa
H X X H
28
H H H H
R C C C C coda-coda
H H H H X H H X
R C C C C
H H H H
X H H X
R C C C C coda-testa
X H X H
H H H H H H H H
C C C C C C C C
H X X H H X X H
H H H H H
H H
C C C C H C C
C C
H X H X H X
H X
saturo insaturo
29
3.1.2. Inibizione e ritardo
L’inizio della polimerizzazione può essere inibita grazie all’aggiunta di additivi detti
inibitori, in pratica molecole più reattive del monomero che consumano i radicali liberi. La
reazione dell’inibitore con il centro radicalico sulla catena in accrescimento porta a prodotti
inattivi e dunque blocca la polimerizzazione.
RMi Z RMi Z
O2N
N N NO2
O2N
DPPH
RMi ZH RMiH Z
RMi Z RMiZ
Le molecole utilizzate come ritardanti sono in genere fenoli sostituiti, chinoni, nitroderivati e
N-ossidi. Il seguente diagramma mostra l’andamento della polimerizzazione in assenza di
additivi (A), in presenza di un inibitore (B), di un ritardante (C) o di una molecola con
proprietà intermedie (D).
30
3.1.3. Trasferimento
RMi X RMi X
X M XM
H2 H2
H2 H2 H2 C C H2 H2 H2
C C C CH CH2 C C C
C C CH2 H CH2 C C CH3
H2 H2 C H H2
H2
H2 H2 H2
H2 H2 H2 C C C
C C C CH CH CH3
H2C CH2
C C CH3 H2C H
H H2 C
H2
31
H2 H2
C C
CH CH
CH2 CH2
CH3 CH3
3.1.4. Cinetica
Abbiamo detto che una polimerizzazione a catena di tipo radicalico può essere
suddivisa in tre fasi distinte: l’inizio, la propagazione e la fase di termine. La fase di inizio in
realtà coinvolge due reazioni distinte, ossia la formazione del radicale iniziale per
dissociazione omolitica dell’iniziatore I e la successiva formazione del germe di catena RM1•
mediante addizione del radicale alla prima molecola di monomero.
kd
⎯→ n R • + (B )
I + ( A ) ⎯⎯
k
R • + M ⎯⎯→
⎯i
RM1•
Ognuno di questi due processi possiede una costante di equilibrio; nel caso della
dissociazione dell’iniziatore, la costante verrà chiamata kd mentre nel caso dell’iniziazione
vera e propria, ki. La propagazione consiste invece in una serie di ripetute reazioni di
addizione del monomero al centro radicalico della catena in accrescimento. Il primo germe di
catena RM1• addiziona dunque un monomero per divenire RM2•, e così via fino a quando la
catena raggiunge una lunghezza imprecisata RMn+1•.
k
RM1• + M ⎯⎯
⎯p
→ RM•2
k
RM•2 + M ⎯⎯
⎯p
→ RM•3
M
k
RMn• + M ⎯⎯
⎯p
→ RMn• +1
Si suppone che la costante di equilibrio per ciascuna singola reazione di accrescimento sia
costante ed uguale a kp. Ad un certo punto la propagazione della catena polimerica verrà
interrotta da uno dei molteplici processi di terminazione possibili all’interno dell’ambiente di
reazione. Per semplicità, possiamo raggruppare i processi di terminazione in accoppiamento
e disproporzionamento, definendo dunque kt,a e kt,d le costanti di equilibrio dei due processi.
k
⎯⎯t⎯
,a
→ RM(n + m)
RMn• + RMm• k
⎯⎯t⎯
,d
→ Rn + Rm
32
d[M]
v pol = − = vi + vp
dt
Infatti, la velocità di polimerizzazione vpol non è nient’altro che la velocità con cui si riduce la
concentrazione di monomero nell’ambiente di reazione; se il monomero scompare, si forma
polimero. Essendo l’iniziazione una reazione del secondo ordine, la sua velocità è pari a:
v pol = k i [R • ][M] + v p
d[M]
v pol = − = v p = k p [RM• ][M]
dt
[RM• ] = ∑ [RM ]
n
•
n
d[R • ]
= v d − v i = v d − k i [R • ][M]
dt
Così anche per la variazione della concentrazione di specie radicaliche estese d[RM•]/dt che
sarà uguale alla differenza tra la velocità di formazione (dovuta all’iniziazione, quindi vi) e di
terminazione (sia per accoppiamento che per disproporzionamento, quindi vt,a e vt,d). Per
semplicità consideriamo k t = k t ,a + k t ,d , così che:
d[RM• ]
= v i − v t = k i [R • ][M] − k t [RM• ]2
dt
Per poterci inoltrare nella discussione dobbiamo a questo punto fare un’assunzione. Si
assume che la concentrazione di radicali aumenti inizialmente per poi raggiungere un valore
costante, stazionario. Questa approssimazione è detta approssimazione dello stato
pseudo-stazionario. La concentrazione dei radicali dunque attraversa una fase di veloce
transiente iniziale per poi diventare costante per tutto il resto della polimerizzazione. Le
variazioni della concentrazione delle specie radicaliche [R•] e [RM•] nel tempo sono dunque
nulle.
d[R • ] d[RM • ]
= v d − k i [R • ][M] = 0 = k i [R • ][M] − k t [RM • ]2 = 0
dt dt
vd vd
[R • ] = [RM• ] =
k i [M] kt
33
Possiamo a questo punto calcolarci la velocità di propagazione vp e, nel limite per vi <<
vp, la velocità di polimerizzazione vpol:
d[M] v
v pol ≈ v p = − = k p [RM • ][M] = k p [M] d
dt kt
v d = 2f ⋅ k d [I]
O C O
O
C
O
O O C O
C O O
O C C
O O
Benzoilperossido
N N
CH3
CH3 C CH3
H3C C CN
CN
Altre cause che portano ad una diminuzione del fattore di efficienza dell’iniziatore sono le
reazioni di termine con le macromolecole in accrescimento, reazioni con il solvente e
reazioni con le stesse molecole di iniziatore.
34
Conoscendo un’espressione della velocità di dissociazione dell’iniziatore e sapendo
l’espressione della velocità di polimerizzazione, otteniamo la seguente relazione.
2f ⋅ k d
v pol ≈ v p = k p [M] ⋅ [I]1 / 2 = k gl [M][I]1 / 2
kt
il coefficiente kgl dipende dalle costanti di equilibrio e dal fattore di efficienza. Una volta
determinato il sistema, tale fattore rimane costante. Mostriamo due grafici sperimentali
dell’andamento della velocità di polimerizzazione dello stirene in funzione (A) della radice
quadrata della concentrazione di iniziatore e (B) della concentrazione di monomero iniziale
per sincerarsi dell’esattezza della relazione.
(A) Velocità di polimerizzazione dello stirene a (B) Velocità di polimerizzazione dello stirene
T = 60 °C in funzione di [I]1/2 in presenza di diversi in bromo-benzene a T = 50 °C in funzione di
iniziatori: AIBN, benzoilperossido (BP), cumil- [M} in presenza di AIBN a diverse
idroperossido (CHP) e t-butilperossido (t-BHP) concentrazioni.
vp vp
DP n = =α
1 vt
v t ,d + v t ,a
2
35
ed è un indice di quanto prevalga una reazione di terminazione rispetto all’altra. Per α = 1 la
terminazione avviene esclusivamente per disproporzionamento mentre per α = 2 si ha solo
terminazione per accoppiamento (in ogni caso 1 ≤ α ≤ 2). Dall’espressione della velocità di
propagazione sappiamo comunque che DP n ∝ [M] ⋅ [I]1 / 2 .
In presenza di trasferimento, possiamo raggruppare tutti i processi in uno singolo e
dunque sommare tutte le loro velocità. Otteniamo un termine vtr che dipende da processi di
trasferimento al monomero, solvente, trasferitore, iniziatore o quant’altro possa provocare
trasferimento. Il grado di polimerizzazione DPn sarà dunque uguale a:
vp vp
DP n = =
1 vt
v t ,d + v t ,a + v tr + v tr
2 α
1 1 [S]
= + CM + CS
DP n DP 0 [M]
otteniamo l’equazione di Mayo. Questa relazione ci permette di conosce, dato DP0, ossia il
grado di polimerizzazione in assenza di trasferimento, la riduzione del grado di
polimerizzazione dovuto al trasferimento con il monomero e con il solvente. I coefficienti CM e
CS sono dette costanti di trasferimento e sono definite attraverso le costanti di equilibrio
delle reazioni di trasferimento e propagazione. Il seguente grafico mostra il reciproco del
grado di polimerizzazione di una miscela di stirene a 100 °C in funzione del rapporto [S]/[M]
con diversi solventi.
36
3.2. Polimerizzazione cationica
H2 H CH3
H2
C C C C
OR n O
CH3 n
n
poliviniletere poli(iso)butene polibenzofurano
Cl Ph
AlCl3 Ph3CCl AlCl3 Ph3CCl Cl Al Cl C Ph
Cl Ph
Il legame C-Cl del sale di carbenio utilizzato come iniziatore con AlCl3 possiede un
considerevole carattere ionico dal momento che il catione Ph3C+ è particolarmente stabile
(questo poichè il composto possiede parecchie forme mesomere derivanti dalla
delocalizzazione della carica sugli anelli benzenici).
Ph Ph
C C
Ph Ph
-Cl
Ph3CCl
Ph Ph
C C
Ph Ph
37
Il legame insaturo presente nel monomero addiziona il protone o in generale il catione
dell’iniziatore, generando un carbocatione.
R
H H H H
C C R C C
H ED H ED
H CH3 H CH3
H2SO4
C C R C C
H CH3 H CH3
H2 H2 H2 H2
O C C C C
RO C CH2 O C C
H2 H2 H2
n
La polimerizzazione del THF non porta però a polimeri con alti pesi molecolari e dunque non
viene normalmente utilizzata.
Sono varie le reazioni che portano alla terminazione della crescita della catena nella
polimerizzazione cationica. La maggior parte di queste reazioni comunque non interrompono
la cinetica della polimerizzazione poichè si genera una nuova specie cationica che continua
a propagarsi. Il processo di trasferimento più comune è quello del trasferimento di un protone
in posizione β rispetto al centro cationico. Il legame insaturo del monomero, invece di
attaccare il centro reattivo della catena in propagazione, attacca il β-protone.
H CH3
C C
H CH3 H CH3
H CH3
C C H C C
H CH3 CH3 H CH3
C C
H CH3
38
trasferimento di un protone può avvenire anche ad opera del solvente come mostrato nel
caso del toluene.
H
CH2 H CH3 CH2
H CH3
C C C C H
H CH3 H CH3
Il trasferimento è reso possibile dalla buona stabilità del catione benzilico. Da notare che in
questo caso la catena termina con un legame saturo, a differenza del trasferimento
precedente. Si possono presentare processi di trasferimento anche con il controione. In
generale questi processi sono molto rari e portano alla terminazione della catena senza
inizio di una nuova propagazione. Il controione può ricombinarsi con il carbocatione o
strappare un β-protone alla catena come mostrato nei seguenti esempi.
H CH3 H CH3
C C A C C A ricombinazione del controione
H CH3 H CH3
H CH3 H CH3
C C A C C HA
H CH3 CH3 eliminazione dell’idrogeno
39
possiede bensì un certo grado di proprietà covalenti. Il solvente etereo permette la
solvatazione della specie, rendendo il centro anionico più libero, e dunque più reattivo.
L’aggiunta di una piccola quantità di etere corona permette addirittura di isolare il controione
metallico.
O O
+
Li
O O
Il catione infatti si coordina con gli ossigeni dell’etere corona e il centro anionico rimane
“nudo” e libero di reagire. Altri iniziatori nelle polimerizzazioni radicaliche possono essere la
sodio ammide (NaNH2), idrossidi ed alcossidi e alcuni composti particolari, come ad esempio
il litiofluorene, derivante dalla reazione del litio metallico con il fluorene.
Li H2
Li
fluorene litiofluorene
L’idrogeno del fluorene è particolarmente acido poichè, senza di esso, il composto acquista
un certo grado di aromaticità. Quando reagisce a formare il carbanione, il litiofluorene
acquista l’idrogeno e torna nella forma di fluorene. La particolarità di questo iniziatore è che il
litiofluorene assorbe nel visibile (e quindi appare colorato) mentre il fluorene assorbe
nell’ultravioletto (e dunque appare incolore). La perdita di colorazione diventa quindi indice
dell’avvenuto inizio della polimerizzazione.
Quasi tutti i polimeri vinilici possono essere ottenuti via anionica. Il meccanismo di inizio
è l’attacco nucleofilo del carbanione al legame vinilico, con formazione di un nuovo centro
reattivo sulla testa del monomero. Ad esempio, nel caso della polimerizzazione anionica
dello stirene con LiBu come iniziatore:
Li
H2 H2
H3C C C
H2 C C CH
H3C C H2 H2
C CH2
H2
Li
La propagazione si ha per successivi attacchi del centro anionico sui legami insaturi dei
monomeri.
Li
H2 H2 Li
H3C C C H2 H2 H2
C C CH H3C C C C
H2 H2 C C CH CH
H2 H2
Ph Ph
40
Per spegnere la polimerizzazione è sufficiente introdurre dell’anidride carbonica (CO2) o
quasiasi altro composto con un centro elettronpovero.
O O
C H2C CH2
H H H2 H2
C C O C C C O
H2 H2 H2
CH2 CH2
O
C O
O C C O
H2
CH2
I terminali di catena possono essere quindi funzionalizzati a seconda delle esigenze. Per
terminare la polimerizzazione senza funzionalizzare il terminali di catena, è sufficiente
introdurre nell’ambiente di reazione un composto che contiene idrogeni acidi, come ad
esempio l’acqua.
Nel 1968 Szwarc e I suoi collaboratori studiarono alcune interessanti polimerizzazioni
iniziate dalla presenza di anioni-radicali aromatici come il sistema sodio naftalene.
L’iniziatore attivo della polimerizzazione è l’anione-radicale naftalene:
Na
Na
H2C Na
CH H2C CH
Na
BBBBBB-AAAAAA-BBBBBB (2)
41
formato da due blocchi, uno di monomeri di tipo A e uno di monomeri di tipo B, mentre (2) è
formato da tre blocchi, due composti da monomeri di tipo B e uno da monomeri di tipo A.
I copolimeri possiedono proprietà significativamente diverse sia da quelle polimeri
semplici che da quelle di miscele di diversi polimeri. Un esempio di copolimero a blocchi
particolarmente diffuso nell’industria delle gomme (in particolare nella fabbricazione dei
pneumatici) e apprezzato per le sue proprietà elastomeriche è l’SBR (Styrene-Butadiene
Rubber). La polimerizzazione anionica vivente permette la realizzazione di questi sistemi
complessi. Se infatti la reattività del centro anionico non si spegne mai, una volta esaurito il
monomero A, è possibile inserire all’interno dell’ambiente di reazione un diverso monomero
B e continuare l’accrescimento della catena. Il prodotto risultante è un copolimero tipo (1):
B
AAAAA AAAAABBBBB
In generale ci sono dei limiti al numero e tipo di blocchi che è possibile copolimerizzare
via anionica. Il centro anionico deve infatti essere abbastanza reattivo da poter attaccare la
funzionalità del monomero. In generale la scala di reattività delle specie anioniche viene
valutata confrontando la reattività dei monomeri da cui derivano. Se il monomero è stabile, il
suo carbanione è in generale molto reattivo perché tende a ritornare alla più stabile forma
neutra. Al contrario, se il monomero è reattivo, la specie anionica è relativamente più stabile.
In questa tabella si riporta una scala delle reattività dei monomeri e dei corrispondenti anioni.
MONOMERO ANIONE
DERIVATO
CH2
HC
H
C CH2
H2C C
H
stirene butadiene
H
C OR REATTIVITA'
H2C C
O
acrilati
O
H2C CH2 CN
epossidi acrilonitrile
Cl CH2
H2
4 CH2 Cl Si Cl C Si C 4Cl-
H2
Cl CH2
42
4. POLIMERIZZAZIONE DI COORDINAZIONE
La polimerizzazione stereoselettiva venne introdotta durante la metà degli anni
cinquanta grazie al lavoro separato di Ziegler in Germania e di Natta in Italia. In quel periodo,
Ziegler stava studiando le reazioni dell’etilene catalizzate da trialchilalluminio ad alta
temperatura e pressione. Con i primi tentativi, ottenne solamente miscele di oligomeri e
polimeri a basso peso molecolare (il peso molecolare più alto si accostava attorno alle 5000
unità ripetenti). L’aggiunta di un composto contenente un metallo di transizione al
trialchilalluminio ebbe effetti sconvolgenti. La sintesi, a basse temperature (50-100°C) e
pressioni, portò infatti alla formazione di polietilene ad alto peso molecolare, con un basso
grado di ramificazioni e proprietà meccaniche superiori rispetto al normale polietilene
sintetizzato fino ad allora per via radicalica. In Italia, Natta utilizzò i catalizzatori sperimentati
da Ziegler per ottenere polimerizzazioni stereoselettive (sia iso che sindioselettive) del
propilene ed altre α-olefine. Il risultato fu di grande successo poichè fino ad allora le poli-α-
olefine prodotte per via radicalica o ionica non possedevano alti pesi molecolari. Per
l’enorme importanza scientifica ed applicativa del loro lavoro, nel 1963 Ziegler e Natta
ottennero il premo Nobel per la chimica.
I risultati ottenuti da Ziegler e da Natta portarono allo sviluppo di un’ampia classe di
sistemi per la catalisi polimerica eterogenea a due componenti, come ad esempio composti
organometallici o alogenuri di metalli del I-III gruppo assieme a derivati contenenti un
metallo di transizione del IV-VIII gruppo. Il componente più importante del sistema è il
composto contenente il metallo di transizione; alcuni esempi sono TiCl3, TiCl4 e VCl3. La
funzione del composto contenente il metallo del I o III gruppo è invece quello di attivare il
composto contenente il metallo di transizione e per questo vengono detti cocatalizzatori;
alcuni dei cocatalizzatori più comuni sono AlR3, AlR2Cl e ZnEt2. Questi sistemi catalitici sono
comunemente conosciuti come catalizzatori Ziegler-Natta.
Nella seconda metà degli anni ottanta ci fu un’altra rivoluzione nel settore delle
polimerizzazioni stereoselettive: l’introduzione dei metalloceni come catalizzatori. Alcuni
esempi di metalloceni industrialmente utilizzati sono il bis(ciclopentadienil)titanio dicloruro e il
bis(indenil)zirconio dicloruro.
Ti Zr
Cl Cl Cl Cl
H2C
Cl
H2C Ti Zn
Cl
43
Sia i metalloceni che i catalizzatori di Ziegler-Natta tradizionali possono essere
raggruppati nella più ampia classe dei catalizzatori per coordinazione. Le polimerizzazioni
che permettono di ottenere sono dette polimerizzazioni di coordinazione. Il termine
coordinazione sottolinea il meccanismo con cui viene spiegata la stereospecificità della
polimerizzazione.
La vera specie attiva è in realtà il TiCl3 in forma β poichè il sistema evolve attraverso
una serie di reazioni complesse che portano alla formazione di β-TiCl3 e di oligomeri di
polietilene.
TiCl3Et β-TiCl3 Et
Natta si accorse della forte presenza di β-TiCl3 (di colore marrore) e cerco di migliorare
l’efficienza del sistema, per esempio riducendo il TiCl4 con idrogeno prima di utilizzarlo nella
catalisi. La stereoselettività di questi primi iniziatori si accostava attorno al 20-40% di
percentuale di polipropilene isotattico in miscela. Successivamente, l’utilizzo dei polimorfi
cristallini α-, δ- e γ- del TiCl3 portarono ad un aumento della stereoselettività della
polimerizzazione. Alla fine degli anni cinquanta, la percentuale di polipropilene isotattico
sintetizzato mediante questi catalizzatori raggiunse il 90% in miscela. La tecnica di ball-
milling, ossia la deformazione plastica della superficie del catalizzatore ad opera di piccole
sfere di acciaio, portò ad un miglioramento dell’efficienza della catalisi. Questo risultato è da
attribuirsi al fatto che la deformazione superficiale porta alla formazione di difetti e
coordinazioni insature del titanio, e quindi fornisce un maggior numero di siti attivi per la
polimerizzazione.
In ogni caso, l’attività del catalizzatore risultava ancora troppo bassa per permettersi
sintesi senza una successiva purificazione del prodotto (eliminazione della parte atattica del
polimero e eventuali parti di catalizzatore disperse nella miscela). Le successive generazioni
di cataliizatori migliorarono l’efficienza della catalisi senza rinunciare alla stereoselettività. La
superficie attiva fu approssimativamente raddoppiata utilizzato un supporto di MgCl2 sul
quale veniva finemente disperso TiCl4. L’alta attività del catalizzatore non solo ridusse i costi
della produzione, ma eliminò anche l’operazione di purificazione. Infatti, la percentuale di
isoselettività raggiunse il 98% rendendo inutile anche l’eliminazione della parte atattica del
prodotto.
44
4.1.2. Meccanismo della propagazione stereoselettiva
Gli atomi di titanio sono al centro di ottaedri, ai cui vertici si trovano atomi di cloro. Ogni
due atomi di titanio all’interno dello strato, il terzo è vacante ( ). La polimerizzazione ha
luogo sui siti attivi alla superficie del cristallo; in particolare essa avviene su dei titani
coordinati con solamente 5 atomi di cloro (il sesto sito è vacante perchè sia mantenuta
l’elettroneutralità del cristallo). Quattro di questi atomi sono fortemente legati al metallo di
transizione perchè fanno da ponte con altri titani più interni. Il quinto atomo di cloro è solo
debolmente legato e può essere quindi sostituito da un gruppo alchilico quando il
cocatalizzatore reagisce con il metallo di transizione.
Ti Ti
R
Ti Ti Ti Ti
R
AlR3 Cl
Ti Ti Ti Ti Ti Ti Ti Ti Cl Ti
Cl Cl
Ti Ti Ti Ti
Ti Ti Ti Ti
Il simbolo rappresenta un sito non coordinato del complesso ottaedrico del titanio
attivo. Il frammento sopra mostrato rappresenta un intorno dei titani alla superficie del
cristallo di TiCl3 dopo la reazione con il cocatalizzatore (trialchilalluminio). I siti attivi, ossia gli
atomi di titanio superficiali, condividono quindi quattro leganti cloro con gli atomi di titanio
vicini, un gruppo alchilico R e un orbitale vuoto.
45
La chiave della polimerizzazione stereospecifica catalizzata dagli iniziatori Ziegler-
Natta è la chiralità del sito attivo. Tale proprietà può essere facilmente intuita osservando la
figura riportata sopra in cui si mostrano i due differenti enantiomeri del centro stereogenico.
Il meccanismo per razionalizzare la propagazione stereoselettiva fu proposto da
Arlman e Cossee nel 1964.
PROPAGAZIONE ISOSELETTIVA
H2C H2C
H2C Cl H2 C CHCH3 Cl CHCH3 Cl CH2CH3
Cl Ti Cl Ti Cl Ti
Cl Cl Cl Cl CH2 Cl Cl CH3
CH2
CHCH3
H2C Cl Cl CH2
Cl Ti Cl Ti CH2 CHCH3
Cl Cl Cl Cl
Il monomero si coordina con il titanio nel sito vacante, formando uno stato di
transizione a quattro membri. L’inserzione del monomero sposta l’estremità della catena in
accrescimento nel sito originariamente occupato dal monomero; è da sottolineare il fatto che
non è l’intera macromolecola a muoversi, ma solamente la parte terminale. Per spiegare
l’isoselettività della sintesi, la catena in accrescimento deve obbligatoriamente ritornare nel
sito iniziale; così facendo, si ripresenta dunque il metallo di transizione coordinato con il
gruppo alchilico in accrescimento, pronto per una nuova inserzione isoselettiva. La catena
dunque migra due volte per ogni monomero inserito perchè si possa ottenere un prodotto
isotattico.
PROPAGAZIONE SINDIOSELETTIVA
H2C H2C
H2C Cl H2C CHCH3 Cl CHCH3 Cl CH2CH3
Cl V Cl V Cl V
Cl Cl Cl Cl CH2 Cl Cl CH3
CH2
CHCH3
CH2 CH3
CH3HC H3C CH2
H2C Cl CH2 Cl CH2
Cl
H 2C CHCH3
Cl V C CHCH3 Cl V CH2 CHCH3
Cl V H3
Cl Cl Cl
Cl Cl Cl
46
Al contrario, nel caso di una polimerizzazione sindioselettiva, la catena non migra dopo
l’inserimento del monomero. La ripetuta coordinazione di nuovi monomeri al sito vacante che
si forma dopo l’inserzione porta ad un prodotto sindiotattico. Nell’esempio si mostra la sintesi
sindioselettiva del polipropilene catalizzata da VCl4 e AlEt3.
Nella propagazione, il polimero che si forma è solitamente un polimero testa-coda con
alta percentuale iso(o sindio)-tattica. L’inserzione del monomero che porta ad un polimero
così fatto è detta inserzione primaria. Anche se molto meno probabile, è possibile avere
un’inserzione che porta a difettualità testa-testa. Tale tipo di inserzione è detta inserzione
secondaria.
H2 H H2
Cat C C Cat CH C
CH3 CH3
inserzione inserzione
primaria secondaria
L’apertura del legame insaturo può avvenire in due modi. Si può infatti avere addizione
cis o addizione trans. Se si polimerizzano delle olefine disostituite si otterranno
rispettivamente prodotti treo ed eritro.
R' R' R'
cis
treo
H
R' C R R R
C R
H eritro
trans
R' R R' R R' R
4.1.3. Cinetica
47
L’avvelenamento è dovuto alla coordinazione dei siti attivi con impurezze, alla loro
occlusione da parte di sostanza polimerica sintetizzata o al degradamento termico.
Si ricorda che il numero che segue il simbolo η (eta) indica il numero di elettroni del
ligante che partecipano alla complessazione del metallo. I metalli solitamente utilizzati sono
zirconio (Zr), titanio (Ti) o più raramente afnio (Hf), mentre i gruppi X (solitamente Cl e Br,
ma anche gruppi metilici CH3) sono direttamente legati al metallo.
L’interesse iniziale nei composti metallocenici era quello di studiare dei modelli per
meglio comprendere il meccanismo di funzionamento degli iniziatori isoselettivi in fase
omogenea, ma ben presto ci si rese conto che questi offrivano nuove opportunità rispetto ai
tradizionali catalizzatori Ziegler-Natta. Ad esempio, parecchi composti metallocenici
possiedono attività catalitiche ben maggiori rispetto ai tradizionali catalizzatori eterogenei
proprio perché, essendo in fase omogenea, ogni metallo di transizione si comporta da sito
attivo. Inoltre, la stereoselettività può essere controllata mediante la giusta scelta dei
sostituenti da posizionare sui liganti e questo porta alla sintesi di prodotti
configurazionalmente unici, non raggiungibili mediante catalisi eterogenea. I primi
metalloceni studiati furono il diclorotitanocene e il diclorozirconiocene, sotto rappresentati.
Ti Zr
Cl Cl Cl Cl
dicloro-titanocene dicloro-zirconiocene
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Così come i tradizionali catalizzatori Ziegler-Natta, anche i metalloceni necessitano di
un coiniziatore per poter avviare la polimerizzazione. Anche in questo caso si utilizzano degli
acidi di Lewis, più comunemente AlRCl2 o AlR3. L’azione del coiniziatore è quello di
strappare un gruppo X dal metallo di transizione e di rimpiazzare l’altro gruppo X con un
gruppo alchilico R. Il composto attivo è dunque:
Mt
R
catalizzatore attivo
Come si deduce dalla figura, il metallo di transizione possiede un sito vacante e una
piccola catena alchilica. Il meccanismo di accrescimento della catena polimerica è simile al
modello alternante di Cossee presentato per la catalisi eterogenea.
H2C
Cp Cp CH2
Mt Mt
Cp R Cp R
Cp =
H2 R H2
Cp C C Cp C
Mt H2 Mt CH2
Cp Cp R
X
H2C Mt
X
metallocene
ad ansa
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maniera ragionata è possibile rendere stereospecifica la polimerizzazione. Se, ad esempio,
si introducono due anelli benzenici sui ciclopentadienili come mostrato in figura, si ottiene un
sistema con simmetria C2 (l’unico elemento di simmetria del complesso è un asse di
rotazione binario). I due spazi ai lati del metallo di transizione possiedono ora una propria
simmetria; in questa particolare situazione gli spazi vengono detti omotopici poiché
possiedono la medesima simmetria.
H2
C
Mt
X X
H2C X
Mt
X
In questo caso i due spazi ai lati del metallo di transizione possiedono simmetria
enantiomerica, ossia opposta. La simmetria complessiva del complesso è CS poiché esso
possiede solamente un piano di simmetria. Basta aggiungere un sostituente (nell’esempio un
metile) sul ciclopentadienile superiore per distruggere completamente la simmetria del
metallocene (quindi avere simmetria C1).
H3C
H2C X
Mt
X
Gli spazi ai lati del metallo, in questo caso, non possiedono né uguale simmetria né
simmetria opposta. Essi possiedono semplicemente una diversa simmetria e per questo
vengono chiamati spazi diastereotopici. Un catalizzatore diastereotopico porta alla
formazione di prodotti emisotattici. Il polimero in questo caso possiede una stereoregolarità
diversa da quella del polimero isotattico o sindiotattico; in successione il polimero possiede
siti con una definita tassia (isotattica) alternati a siti atattici, come mostrato in figura.
CH3 H CH3 H CH3 H H H CH3 H H H
H H H H H H CH3 H H H CH3 H
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4.3. Analisi della stereoregolarità
isotattico sindiotattico
La spettroscopia NMR è sensibile all’intorno chimico degli atomi su cui viene eseguita
e dunque distingue i contributi delle due diverse diadi. Nella situazione più banale si avranno
due picchi, uno corrispondente alla frazione di catena che possiede una configurazione tipo
[m] e l’altro che corrisponde ai frammenti [r]. A seconda dell’abbondanza dei frammenti nel
campione, l’intensità dei picchi varierà. Per un polimero altamente isotattico il picco relativo
alla diade [m] sarà particolarmente marcato mentre quello relativo alla diade [r] quasi
inesistente, per un polimero altamente sindiotattico accadrà l’opposto. Un polimero atattico
presenterà statisticamente un egual numero di contributi dovuti alle diadi [m] e [r] e le
intensità dei due picchi sarà pressoché uguale. Se consideriamo le triadi la faccenda si
complica. Abbiamo quattro combinazioni possibili, ossia il caso isotattico [mm], quello
sindiotattico [rr] e due eterotattici [mr] [rm]. Così come per le diadi, si avrà un picco per
ciascun diverso frammento. Il picco dovuto alla triade eterotattica avrà sempre un’intensità
superiore rispetto agli altri due perchè è la somma di due contributi equivalenti. Il caso di un
polimero altamente iso o sindiotattico è praticamente uguale alla situazione illustrata nel
caso delle diade, predomineranno o solamente i picchi [mm] o solamente i picchi [rr]. Nel
caso di un campione atattico i picchi [mm] e [rr] avranno uguale intensità mentre il picco [mr]
avrà intensità doppia. Se il picco [mr] predomina (in proporzione) rispetto agli altri due, allora
il campione può presentare un certo grado di emitatticità.
m m r r m r
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