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Nonostante la lingua parlata si possa riferire a un materiale in fibra di carbonio, questo termine, per
quanto parzialmente corretto, non è del tutto esatto, infatti, viste le dimensioni delle fibre e le loro
caratteristiche meccaniche, le fibre di carbonio sono quasi esclusivamente utilizzate in materiali
compositi, dove svolgono il ruolo di rinforzo del materiale, mentre la matrice, in altre parole il
collante che tiene insieme le fibre di rinforzo, è spesso un polimero termoindurente o termoplastico.
Un'eccezione è rappresentata dai Carbon-Carbon, dove sia il rinforzo sia la matrice sono costituiti da
materiale carbonioso. Essendo il tema particolarmente variegato e complesso, e inoltre sottoposto
all'inserimento di novità industriali continuamente, è stato necessario all'inizio di questo lavoro porre
dei confini precisi entro cui svolgere la ricerca terminologica. Da una parte il margine è stato posto a
livello dei materiali compositi in generale, che possono essere costituiti per definizione da due
materiali di caratteristiche meccaniche diverse la cui combinazione porta a un materiale con proprietà
specifiche migliori dei materiali iniziali di partenza. In questo caso sono stati considerati soltanto i
materiali compositi fibro-rinforzati, che comunemente sono costituiti da una matrice polimerica come
fase continua oltre al rinforzo. Dal punto di vista del rinforzo sono state considerate le sole fibre di
carbonio, a scapito delle fibre aramidiche e le fibre di vetro. Anche in questo caso è stato necessario
definire un nuovo margine, più precisamente riguardo il campo di applicazione delle fibre di carbonio.
La fibra di carbonio per le sue caratteristiche trova, infatti, applicazione in ambito nautico,
aeronautico, spaziale, sportivo o anche semplicemente nei modelli di macchine sportive
all'avanguardia. Questo lavoro si limita a considerare l'applicazione delle fibre dei carbonio in ambito
sportivo, considerando in questo caso l'applicazione ai telai per ciclismo da strada. Altri ambiti
sportivi e i loro mezzi, come le imbarcazioni per la vela, il bob, gli sci e altre attrezzature non sono
state prese in considerazione.
Materie prime e processo
produttivo delle fibre di carbonio
Le materie prime utilizzate per la produzione delle fibre di carbonio sono essenzialmente due: la fibra di poliacrilonitrile, PAN; ottenuta
dalla polimerizzazione dell'acrilonitrile, e la pece, anche detto pitch, un residuo ottenuto dalla distillazione del catrame o del petrolio. In
alcuni casi si parla di fibre di carbonio prodotte da rayon, materiale cellulosico, prodotto tramite filatura (Belicchi 2013:20), tuttavia questo
precursore non è stato considerato come termine nel lavoro di terminologia poiché non costituisce un materiale di partenza
commercialmente valido; in generale a causa del processo produttivo (Fitzer e Manocha 1998:17) e in particolare per i materiali compositi
utilizzati nel ciclismo sportivo da strada. Il processo di produzione di fibre di carbonio dal poliacrilonitrile comprende una prima fase in cui
il polimero viene trasformato in fibra attraverso il processo di filatura, che si 10 suddivide in filatura a secco, filatura a umido o filatura per
fusione. Una volta ottenute, le fibre di poliacrilonitrile vengono sottoposte a trattamento termico e stiramento, quest'ultimo processo in
particolare conferisce loro l'orientamento desiderato. Il termine trattamento termico, in quanto concetto sovraordinato, comprende il concetto
di pirolisi, ossia: "Il processo di decomposizione termochimica di materiali organici, ottenuto mediante l’applicazione di calore, a
temperature comprese tra 400 e 800°C, in completa assenza di un agente ossidante, oppure con una ridottissima quantità di ossigeno"
(Belicchi 2013:14). Tuttavia, la pirolisi in sé non comprende tutte le fasi di produzione delle fibre di carbonio, fasi che raggiungono
temperature di trattamento molto più elevate, fino alla fase di grafitizzazione a 2500°C. Più precisamente, infatti, il trattamento termico
consente di ottenere fibre di carbonio attraverso la stabilizzazione che si suddivide in tre fasi: l'ossidazione, la carbonizzazione e la
grafitizzazione. La stabilizzazione permette di aumentare la lunghezza e l'ordine di grandezza delle fibre di poliacrilonitrile ottenute dal
processo di filatura. Nella fase di ossidazione la catena polimerica viene sottoposta a riscaldamento. Questo processo modifica la struttura
della catena polimerica rendendola ad anelli chiusi e allineati (Ionni 2012-2013:12). A seguito dell'ossidazione si verifica un'espulsione di
atomi d'idrogeno, deidrogenazione appunto, accompagnata dalla formazione di anelli a struttura rigida, detta ciclizzazione (Manfrin 2012-
2013:16). A questo punto segue il processo di carbonizzazione, questo trattamento si svolge fino a una temperatura di 1300°C in atmosfera
inerte. La carbonizzazione consente la formazione di fibre di carbonio che presentano una struttura grafitica pressoché pura, continua e
regolare lungo tutta la fibra (Pasquali 2010). La grafitizzazione che segue avviene a temperature comprese tra i 2500°C e i 3000°C e
contribuisce a migliorare le caratteristiche meccaniche delle fibre di carbonio. La tipologia di prodotto finale è difficilmente standardizzabile
e dipende dal tipo di processo applicato nella fase finale, dalla grafitizzazione si ottengono spesso fibre caratterizzate dall'alto modulo
elastico (HM) e altissimo modulo elastico (UHM). Se invece viene applicato un trattamento superficiale, le fibre ottenute tendono ad essere
caratterizzate da alta tenacità (HT) e modulo elastico standard (Ionni 2012-2013: 13). Il processo tecnologico di produzione delle fibre di
carbonio da pece richiede temperature più basse e costi più contenuti rispetto al processo di produzione dalle fibre di poliacrilonitrile. I
vantaggi principali consistono nelle fasi di produzione relativamente brevi e nel fatto che il processo non richiede la fase di tensione dei
filamenti. Il procedimento si basa essenzialmente sulla riduzione a mesofase della pece isotropa. Questo risultato si raggiunge attraverso la
polimerizzazione della pece. La polimerizzazione si suddivide in due tipi di procedimenti: la polimerizzazione termica, ottenuta tramite
riscaldamento sopra i 350°C (Manfrin 2012-2013:42), e l'estrazione con solvente, ottenuta tramite solventi, che separano segmenti
molecolari aromatici dal precursore catramoso (Pasquali 2010). La mesofase, che presenta una fase anisotropa e isotropa, viene ridotta in
fibre attraverso la filatura per fusione o l'estrusione e viene infine sottoposta a termofissaggio a 300°C e carbonizzazione a 1000°C, la
struttura che si ottiene infine è una fibra di carbonio.
Tra i vantaggi del materiale ci sono
l’elevata resistenza meccanica
la bassa densità
Pro e contro l’elevato isolamento termico
il
resistenza a variazioni di temperatura
comportamento ignifugo.
carbonio Tra gli svantaggi si annovera il fatto che il materiale presenta una spiccata
anisotropia, ossia le sue caratteristiche meccaniche hanno una direzione
privilegiata.
Carbonio nel mondo del design