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MATERIE PLASTICHE

La plastica costituisce il terzo materiale umano più diffuso sulla Terra dopo l’acciaio e il
cemento.
PLASTICA = Polimeri + additivi
Polimeri = macromolecole, composti formati da lunghe catene di atomi di C

Plastico significa “adatto ad essere modellato”, deformabile plasticamente durante la


fabbricazione ed è permanente.
MICROPLASTICA ( Accademia della Crusca): Particelle di materie plastiche di dimensioni
tra 0,1 e 5000 micrometri.
Deriva dal lavaggio dei capi sintetici, prodotti per l'igiene ecc.
Frammentazione plastica → microplastica

CLASSIFICAZIONE POLIMERI

• origine naturale (biodegradabili, cellulosa, polisaccaridi, proteine, gomma...)

• origine artificiale ( il polimero naturale è modificato parzialmente, es. viscosa, gomma


vulcanizzata,ebanite...)
• origine sintetica ( stabili, difficilmente degradabili)

• Termoplastici
• Termoindurenti

SIGLE POLIMERI

PA Poliammide HDPE Polietilene Alta Densità


PS Polistirene LDPE Polietilene Bassa Densità
PAN Poliacrilonitrile LLDPE Polietilene Lineare Bassa Densità
PMMA Polimetilmetacrilato MF Resine melamminiche/formaldeide
PC Policarbonato PET Polietilentereftalato
PU Poliuretano PF Resine Fenoliche
PTFE Politetrafluoroetilene POM Poliossimetilene (Poliacetati)
PVC Polivinilcloruro PP Polipropilene
PE Polietilene PSU Polisulfoni
ABS Acrilonitrile-Butadiene-Stirene PUR Poliuretani
PP Polipropilene PVAc Polivinilacetato
SI Siliconi UP Resine Poliestere insaturo
PIB Polisobutene SBR Stirene-Butadiene
UF Urea-formaldeide PEEK Polietereterchetone
EP Resine Epossidiche PEI Polieterimmide...

ADDITIVI
– plastificanti: conferiscono flessibilità.
– stabilizzanti termici: prevengono la degradazione termica durante la lavorazione.
– lubrificanti: facilitano lo scorrimento del polimero fuso durante la lavorazione.
– distaccanti: impediscono l'adesione del polimero allo stampo.
– riempitivi: sono anche detti cariche ed hanno lo scopo di abbassare il costo del
materiale senza pregiudicarne le proprietà. Tipici riempitivi, di basso costo, sono
CaCO3, talco, mica, polvere di marmo, nerofumo, caolino, silice
– rinforzi: fibre di vetro, kevlar, carbonio...
– pigmenti e coloranti: sono utilizzati per dare colore e opacità al materiale
– agenti antifiamma: impediscono la combustione del materiale
– stabilizzanti alla luce e al calore: assorbono i raggi UV
– additivi antistatici e conduttivi
– tenacizzanti: elastomeri, che migliorano la resistenza agli urti
– agenti espandenti

SETTORI

Cosmetici, shampoo, fibre sintetiche per tessuti, vernici sintetiche, gomme e materiale
plastico di vario genere, industria automobilistica (negli ultimi 20 anni l’uso della plastica
nelle automobili è aumentato del 114% e si stima che, senza questo materiale, un auto
peserebbe 200 kg in più)...

• imballaggi in plastica in continuo aumento, nel 2018 un incremento del 7%,


+45% negli ultimi dieci anni.

Il settore della plastica in Italia conta oltre 11.000 imprese con un fatturato di 30
miliardi di euro di cui 5.000 si occupano della prima trasformazione con 110.000
addetti per un fatturato annuo di circa 15 miliardi.
Nel 2018 sono stati trasformati circa 5,8 milioni di tonnellate di resine termoplastiche e
1 milione di tonnellate di plastiche riciclate.
A livello regionale la Lombardia, il Veneto, l’Emilia-Romagna e il Piemonte
rappresentano il 70% del mercato italiano in termini di personale occupato nel settore
della plastica.
L’Italia è leader mondiale nel packaging e il maggior numero di imprese sono
localizzate in Emilia, con un fatturato annuo di 3 miliardi di euro, ovvero il 60%
dell’industria nazionale delle macchine automatiche.

SOSTENIBILE?

PRODUZIONE ANNUA

330 milioni di tonnellate al mondo

Nel 2018: Asia e Cina sono i principali Paesi produttori di plastica rispettivamente
rappresentano il 51% e il 30% della produzione mondiale, mentre l’Europa rappresenta
solo il 17% della produzione.

dagli anni 50 del secolo scorso ad oggi 8,3 miliardi di tonnellate.

6,3 miliardi di t smaltite:

– in discarica o in ambienti naturali (79%)


– inceneritori ( 12%)
– riciclaggio( 9%)

– Plastica in Europa: 50 - 60 milioni di tonnellate all'anno

– Italia =14% di quella europea

Circa 9 milioni di tonnellate di rifiuti plastici vengono sversati ogni anno dai fiumi nei
mari e negli oceani di tutto il mondo.

L'86% degli sversamenti ha origine dai fiumi asiatici di Cina, India, Sud-Est Asiatico e
Indonesia.

Il resto dai fiumi di Africa (7,8%), Sud America (4,8%), Centro e Nord America (1%) ed
Europa (0,4%).

Previsioni: entro il 2022 si aggiungeranno altri 20 milioni di tonnellate di plastica sversata.


PREVENZIONE

Possibile solo con la realizzazione di efficienti sistemi di gestione dei rifiuti plastici per il
riciclaggio e il riuso.
L’UE si è posta l’obiettivo di passare da un’economia lineare ad un’economia
circolare.

Economia lineare ("produco, uso e getto")


Economia circolare ("produco, uso e riuso, riciclo, riuso, riduco").
Incentivare il mercato delle materie prime secondarie( plastica riciclata).

RICICLAGGIO

Il ciclo del fine vita della plastica: la gestione avrà in futuro un’importanza strategica
crescente.

• Primario post-industriale ( Riciclo aziendale di scarti di produzione, pezzi difettosi,


non inquinati )
• Secondario ( post-industriale : azienda vende gli scarti prodotti nella trasformazione
post consumo : raccolta differenziata)
• Terziario ( chimico, prodotti per l'industria )
• Quaternario ( produzione energia).

RACCOLTA DIFFERENZIATA

Gli imballaggi in plastica, come tutti gli imballaggi, devono essere raccolti e riciclati
in base a precise disposizioni dettate dall’Unione Europea, recepite dai paesi
membri, come l’Italia, a titolo obbligatorio.

In Italia si sono costituiti dei “consorzi di filiera” obbligatori, aderenti al CONAI -


Consorzio Nazionale Imballaggi (per la plastica COREPLA – Consorzio Nazionale
per la raccolta, il riciclaggio ed il recupero dei rifiuti di imballaggi in plastica), che
hanno l’obiettivo di incentivare la raccolta degli imballaggi attraverso l’erogazione di
un corrispettivo economico ai comuni che effettuano la raccolta.

PRODOTTI RICICLATI

Riciclo primario e secondario post-industriale → scaglie, granuli

Riciclo secondario post consumo


PE → tappi, contenitori per detergenti, sacchi per spazzatura, taniche, cassette, nastri
adesivi.
PET → contenitori per liquidi, fibre per imbottiture, interni e accessori per auto, tessuti
non tessuti , Pile.
PVC → settore edile, per produrre bottiglie e contenitori per detersivi, pellicole per film,
corde.
Da plastiche eterogenee ( PE, PET o PVC) → arredo urbano, oggettistica, giochi per
bambini, contenitori e cartellonistica stradale.

MATERIALI ISOLE

I Paesi industrializzati producono e consumano molta più plastica di quanta ne riescano a


riciclare e a smaltire.
Una parte non viene riciclata.

Esportazione in CINA della plastica post-consumo non riciclata in Europa fino al 2018.
Dopo?

NORMATIVA EUROPEA

Oltre l’80% dei rifiuti solidi è costituito da materiali plastici, di cui il 18% è rappresentato da
bottiglie e tappi di plastica (INDAGINE BEACH LITTER 2020 DI LEGAMBIENTE).

Il PE ( Parlamento Europeo) conferma il divieto d’uso della plastica usa e getta entro il
2021.

•“occorre limitare le plastiche monouso, migliorare la riciclabilità


• arrivare al 90% di raccolta differenziata delle bottiglie in plastica nel 2029 e del
30% delle bottiglie in PET entro il 2030”.

Nel 2019 è stata pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale europea la Direttiva UE 2019/904,
meglio conosciuta come direttiva SUP (Single Use Plastics), volta a ridurre l’incidenza di
determinati prodotti di plastica sull’ambiente imponendo divieti e limitazioni di vendita di
alcuni prodotti non riciclabili in plastica come: bastoncini cotonati, posate, piatti, cannucce,
agitatori per bevande, aste per palloncini, contenitori in polistirene espanso, come le
scatole con o senza coperchio destinati all’immediato consumo, contenitori per bevande e
tazze in polistirene espanso con i loro tappi e coperchi e la vendita di prodotti costruiti con
plastica degradabile.

L’Italia ha previsto, nella Legge di Bilancio 2020, la plastic tax (attualmente sospesa
causa coronavirus) recependo la direttiva 2019/904/UE.
La plastic tax comporta un aumento del prezzo dei beni monouso al fine di renderli meno
appetibili al consumatore in modo da indurlo all’acquisto di beni con materiali più duraturi e
sostenibili; alcuni Paesi applicano tasse agli imballaggi, altri ad alcuni tipi di materie
plastiche e/o articoli di plastica non riutilizzabili.

Gli introiti statali della Plastic tax con un’imposta di 0,45 euro al
chilogrammo saranno presumibilmente i seguenti: nel 2020 sarebbero
dovuti essere 485,78 milioni di euro, mentre nel 2021 saranno 986,36 milioni,
nel 2022 986,36 milioni e nel 2023 986,36 milioni di euro.
RIFIUTI SPIAGGE/ ISOLE

Gli effetti delle plastiche nei mari sono devastanti. “L’impatto più evidente è il soffocamento
dei grandi animali (tartarughe, balene, uccelli). E poi c’è quanto entra nella catena
alimentare e arriva all'uomo. Quindi in tutti gli organismi troviamo all’interno del sistema
digerente troviamo plastica.
Ricordiamo che le microplastiche, particelle sotto i 5 micrometri, sono infatti responsabili
dell’inquinamento marittimo e circa il 30% dei pesci ne è contaminato.

Negli oceani la combinazione di radiazione solare e acqua salata accelera la


frammentazione delle plastiche: le microplastiche, "confuse" con il fitoplancton, entrano
nella catena alimentare dei pesci.

Le previsioni entro il 2050: negli oceani ci saranno più plastiche che pesci, e almeno il
95% della fauna ittica avrà ingerito microplastiche.

Bioaccumulo, catena alimentare → uomo

BOTTIGLIE DI PLASTICA

Europa: (secondo un rapporto del 2017 di Seas at Risk un’associazione no profit che si occupa
di promuovere campagne ed iniziative per la tutela degli habitat marini a livello sia europeo che
internazionale) in ogni anno vengono consumate circa 46 miliardi di bottiglie di plastica.

Primato in Europa dell' Italia: ogni anno si consumano 8 e più miliardi di bottiglie da 1,5 litri di
acqua minerale, che producono 280 mila tonnellate di rifiuti in plastica; consumo procapite di
circa 206 litri. Seconda al mondo (dopo il Messico) per acqua in bottiglia.

L'Italia è al nono posto al mondo nella produzione di rifiuti plastici.

In Italia, tra l'Isola d'Elba e la Corsica, l' isola di plastica.


La superficie dell’Italia è bagnata per due terzi dal mar Mediterraneo, un mare
meraviglioso ma all’interno del quale, ogni anno, finiscono 570mila tonnellate di
plastica. Si pensa siano inoltre almeno 250 miliardi i frammenti di plastica al suo
interno.
I Paesi del Mediterraneo non sono Grandi Inquinatori, ma il nostro è un mare chiuso e
plastiche e microplastiche si accumulano in concentrazioni preoccupanti - e crescenti,
dalla chiusura della "discarica Cina": ben vengano dunque le nuove regole della UE per la
messa al bando delle plastiche monouso.

Immagini Nasa: Sono sette le isole di spazzatura sparse in tutto il mondo.

L’inquinamento da plastica è un problema globale, tanto che le Nazioni Unite hanno


inserito la tutela dell’ambiente marino e terrestre tra gli Obiettivi di Sviluppo
Sostenibile
La più grande delle quali è la Great Pacific Garbage Patch (grande chiazza di immondizia
del Pacifico), nota anche come Pacific Trash Vortex.

1. Sargassi Garbage Patch

La nuova «isola di plastica» è stata appena scoperta nel Mar dei Sargassi da una
spedizione di Greenpeace per esplorare l’area dell’Atlantico in cui si concentrano
le plastiche e le microplastiche. La notizia arriva dalla Cnn che ha seguito
l'imbarcazione di Greenpeace. La spedizione parla di rifiuti facilmente
distinguibili: flaconi per shampoo, attrezzi da pesca, contenitori rigidi spessi o
borse e molti altri tipi di plastica.

2. Artic Garbage Patch


Scoperta nel 2013, si trova nel mare di Barents in prossimità del circolo polare
artico. È l’isola di plastica più piccola e più recente (prima di sargassi). I detriti
che la compongono provengono dall'Europa e dalla costa orientale del Nord
America che alla deriva seguono le correnti oceaniche fino al nord della
Norvegia.
3. Indian Ocean Garbage Patch
Anche se la sua esistenza era stata ipotizzata fin dal 1988, è stata scoperta
ufficialmente nel 2010. Quest’isola si estende per più di 2 km, con una densità di
10 mila detriti per km2.

4. South Atlantic Garbage Patch


Una delle più piccole, si estende per oltre 1 milione di chilometri quadrati e viene
mossa dalla corrente oceanica sud atlantica. Situata tra l'America del Sud e
l'Africa meridionale, è stata poco documentata e raramente intercettata dalle
rotte più commerciali.

5. North Atlantic Garbage Patch


Scoperta nel 1972, è la seconda isola più grande per estensione (stimata sui 4
milioni di km2). È però famosa per l’alta densità di rifiuti: ben 200 mila detriti
per km2. Viene mossa dalla corrente oceanica nord atlantica.

6. South Pacific Garbage Patch


Scoperta recentemente al largo del Cile e del Perù, è grande 8 volte l’Italia. Ha
una superficie che si aggira intorno ai 2,6 milioni di km2 e contiene
prevalentemente microframmenti di materie plastiche erose con il tempo e gli
agenti atmosferici.

7. Great Pacific Garbage Patch


Si trova nell’oceano Pacifico, tra la California e l’Arcipelago Hawaiano, e si
sposta seguendo la corrente oceanica del vortice subtropicale del Nord Pacifico.
Ha un’età di oltre 60 anni ed è l’isola di spazzatura più grande al mondo. Le
sue dimensioni sono immense: si stima che potrebbe occupare dai 700 mila km2
fino ai 10 milioni di km2. In pratica quanto la Penisola Iberica, o gli Stati Uniti
d’America. La concentrazione massima raggiunge un milione di rifiuti per km2,
per un totale di immondizia che oscilla tra i 3 e i 100 milioni di tonnellate di
rifiuti complessivi. Questa grande chiazza è composta prevalentemente da
plastica, metalli leggeri e residui organici in decomposizione. Ma la plastica è
l’elemento predominante. Secondo il Programma delle Nazioni Unite per
l’Ambiente (Unep), l’isola di rifiuti del Pacifico, starebbe crescendo molto in
fretta, alimentata da circa una tonnellata di rifiuti al giorno, tanto che presto
potrebbe essere visibile anche dallo spazio. Il fondale sotto il Great Pacific
Garbage Patch potrebbe anche essere un mucchio di rifiuti sottomarini.
Recentemente varie ricerche hanno scoperto che circa il 70% dei detriti marini
affonda sul fondo dell'oceano. Quindi solo una piccola parte galleggerebbe.

Conclusioni

La produzione della plastica ha subito notevoli cambiamenti nel tempo: da una produzione
e impiego massiccio negli anni ’90 ad una produzione e ad un uso più consapevole e
limitato dall’inizio degli anni 2000.
La lavorazione della plastica ha già subito una riduzione negli anni precedenti in seguito
all’emanazione di norme che regolamentano la produzione e l’uso di prodotti
biodegradabili, oggi con la Plastic tax si spera in un ulteriore diminuzione nonostante sia
un materiale difficilmente sostituibile proprio per le sue caratteristiche e i suoi pregi.
Questa imposta è stata introdotta con lo scopo di limitare la produzione e il consumo di
prodotti con materiali plastici non biodegradabili e non riciclabili, ma la Plastic tax potrebbe
portare ad un innalzamento generale dei prezzi.
Indubbiamente questa tassa incentiverà l’attività di innovazione, ricerca e sviluppo di un
materiale simile a quello plastico, ma eco – friendly.

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