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“La Società europea del Riciclo”.

Dall'efficienza di filiera: risparmi, affari e


occupazione.
di Graziano Castagnetta
....Al fine di procedere verso una società europea del riciclaggio, con un
alto livello di efficienza delle risorse, è opportuno definire obiettivi per la
preparazione per il riutilizzo e il riciclaggio dei rifiuti. Gli Stati membri
conservano approcci differenti in relazione alla raccolta dei rifiuti domestici
e dei rifiuti di natura e composizione simili. È quindi opportuno che tali
obiettivi tengano conto dei diversi sistemi di raccolta dei vari Stati membri.
(tratto dalla Direttiva Europea n.2008/98/CE).
Olio usato che si trasforma in energia, cartoni buttati via che diventano
mobili, pneumatici che si trasformano in panchine. La parola d'ordine oggi
è differenziare, seguendo le buone regole di smaltimento e conferimento
dei rifiuti, così si fa del bene all'ambiente, si genera materia “prima
seconda” e si risparmia.
Vetro, plastica (pet), carta e cartone tutto può e deve essere riciclato, come
già ampiamente sollecitato a livello europeo dove dagli ultimi studi della
Commissione, gli stati membri più virtuosi ottengono risultati rilevanti solo
attraverso elevate percentuali di riciclo, sfruttando così il valore economico
del “rifiuto” e contestualmente creando filiere produttive e nuovi posti di
lavoro.
Parliamo, soprattutto, della raccolta differenziata di carta e cartone che,
in Europa, secondo il report del Consiglio Europeo della Carta Riciclata –
ERPC, mostra un tasso di riciclo della carta e cartone, rapporto tra l’utilizzo
di macero e consumo apparente, del 72,2%, un dato superiore all’obiettivo
del 66% che il settore cartario europeo si era impegnato a raggiungere
entro il 2009. L’industria cartaria europea è leader mondiale in fatto di
riciclo (il 94% della carta che utilizziamo è prodotto in Europa1) e, con il
continuo sviluppo dei sistemi locali di raccolta differenziata, è destinata ad
aumentare ulteriormente le percentuali di recupero, e a ridurre quindi le
quantità da inviare in discarica. Oggi, con 2000 chili riciclati al secondo,
la carta è il materiale più riciclato in Europa; oltre l’83% della carta
raccolta in Europa è riciclata all’interno del nostro continente e nel 2008,
solo il 17% è stato esportato in altri paesi per essere riciclato2. I prodotti in
carta, nella filiera del riciclo, sono fra i pochi materiali che possono essere
interamente riciclati e le carte destinate al macero costituiscono oggi una
risorsa preziosa, oggetto di un’elevata domanda di mercato.
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1
CEPI Trade statistics 2007.
2
European Recovered Paper Council, settembre 2009.
Il settore della carta a livello europeo, tra cui CEPI – Federazione europea
dei produttori di carta e cartone – e Assocarta, ha recentemente lanciato, a
Bruxelles, la “European Declaration on Paper Reycling 2011-2015” che
prevede l’impegno volontario di tutta la filiera di raggiungere un nuovo
tasso di riciclo del 70% entro il 2015. “La Dichiarazione” afferma Massimo
Medugno, DG di Assocarta “oltre a costituire uno strumento formidabile per
dare concretezza alla così detta European Recycling Society, obiettivo
della Direttiva Rifiuti 2008/98/CE, è anche parte del quadro delineato dalla
Comunicazione della Commissione Europea dello scorso 2 febbraio
riguardante le commodities e le materie prime (Tackling the challenges in
commodity markets and on raw materials)”. Come noto la Direttiva Rifiuti
n. 98/2008 prevede che “gli obiettivi di riciclo vadano raggiunti in
Europa, dai singoli Stati”. Ed è questa la chiave per coniugare tutela
dell’ambiente e sviluppo del territorio sotto il profilo industriale e sociale.

E in Italia?
E’ opportuno esporre alcuni dati significativi. Il volume d'affari del riciclo
degli imballaggi è più del doppio del settore eolico italiano e oltre il 60% di
quello fotovoltaico. L'industria del riciclo oggi vale più di settori industriali
ben più radicati e storici nell'ambito del sistema Paese, ad esempio il
tessile (8,4 miliardi di fatturato - fonte Centro studi Moda Italia) e pari al
settore della cosmetica. Oggi se l’industria cartaria italiana vale nel suo
complesso, 7 miliardi di fatturato che diventano 35 considerando l’intera
filiera delle carta, della stampa e dell’editoria, bisogna sottolineare che
quasi tutte materie prime (anzi le cosiddette “materie prime seconde”)
provengono dal recupero.
Nel dettaglio, in Italia, la raccolta differenziata di carta e cartone, è passata
da 1 milione di tonnellate del 2000 alle oltre 3 milioni di tonnellate del 2011,
con un procapite medio attuale di 50,6 kg per abitante e un numero di
occupati totali nella gestione dei rifiuti pari a circa 120.000 unità.
Il riciclo di carta e cartone, insomma, è un vero fiore all'occhiello della
green economy italiana e un contributo fondamentale, in questo senso, lo
stanno dando non solo i comuni più virtuosi, quelli in cui si fa raccolta
differenziata “spinta”, ma anche i Consorzi e i soggetti che si occupano di
gestire e smaltire specifiche tipologie di materiali.
"Oggi viaggiamo intorno a circa l'80% di riciclo di tutti gli imballaggi di carta
e cartone immessi sul consumo nazionale e un recupero superiore al
90%", spiega Claudio Montalbetti, direttore generale di Comieco, il
Consorzio nazionale recupero e riciclo degli imballaggi a base cellulosica.
Un risultato che permette di dire che "di 10 imballaggi di carta e cartone
immessi sul mercato, 9 vengono recuperati e riciclati".
Quanto al 2012, "... registriamo una sorta di flessione generalizzata non
solo nella carta ma in tutti i materiali e soprattutto nei rifiuti solidi urbani.
Questo è l'effetto della recessione. Con la crisi si consuma di meno, ci
sono quindi meno rifiuti ma anche meno carta e cartone da riciclare”.
La raccolta e il riciclo di carta e cartone "...consentono ogni anno il
risparmio di oltre 1 milione di tonnellate di CO2 nell'atmosfera, che
equivalgono al blocco totale del traffico su strada in Italia per 6 giorni e 6
notti..", aggiunge Montalbetti sottolineando che, nonostante i progressi,
"..esiste ancora almeno 1 milione di tonnellate di materiale cellulosico che
finisce nell'indifferenziato. Se riuscissimo a recuperare anche questo
materiale s’incrementerebbe ulteriormente il tasso di raccolta differenziata
almeno del 3%".
In effetti, secondo lo studio effettuato dal rapporto degli “Stati Generali
della Green Economy”3, presentato da poco a Rimini nell’ambito di
Ecomondo e realizzato dalla Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile in
collaborazione con ENEA, è emerso che la produzione di rifiuti urbani in
Italia cresce più del PIL e dei consumi. Il metodo di smaltimento preferito in
Italia per tutti i rifiuti è ancora la discarica, per circa il 49% della raccolta,
ma ci sono nello specifico 10 regioni italiane, dalla Liguria alla Sicilia, che
mandano in discarica più del 60% dei rifiuti urbani. In Europa, invece, da
una fotografia scattata dalla Commissione Europea nell’aprile 2012, ci
sono 6 stati membri (Paesi Bassi, Austria, Svezia, Belgio, Danimarca e
Germania) a “discarica zero” o quasi che hanno tassi di riciclo fino al 70%
portando in discarica solo il 3% dei rifiuti solidi urbani. Invece l’Italia ha un
recupero di materiali del solo 33%, dato questo che indica che se da un
lato siamo ancora “pigri” nell’applicare le norme della Direttiva 2008/98/CE,
dall’altro esiste un grande spazio per la “Green Economy” dai molteplici
risvolti economici, di risparmio e gestione delle risorse e di guadagno
economico e sviluppo occupazionale.
Basta osservare come nelle regioni italiane dove è più spinta la Raccolta
Differenziata, minore è il costo di smaltimento dei rifiuti: in Lombardia con il
47% di RD si è speso 24,65 centesimi di euro per gestire un chilogrammo
di rifiuti; in Veneto con il 56,2% di RD, 25,88 centesimi; nel Lazio invece
con il 17,8% di RD, 31,84 centesimi; in Sicilia con il 7,1% di RD 29,83
centesimi al chilogrammo.
Questi dati economici differenti sono possibili grazie al pagamento diretto
dei rifiuti riciclabili, come per esempio la carta, che i Consorzi pagano in
convenzione con le pubbliche amministrazioni, come per esempio Comieco
che ha raccolto carta di macero per più un milione di tonnellate in un
semestre, garantendo ricavi a quest’ultime, pari a circa 63 milioni di euro.
Questo deve effettivamente essere il giusto obiettivo: togliere i materiali
dalla discarica (raccolta differenziata retribuita = minor costo per le
amministrazioni), avviarli al riciclo (recupero = più posti di lavoro) e farli
diventare materia prima seconda (nuova vita al rifiuto = nuovi prodotti
senza intaccare risorse primarie).
In questo specifico ambito si sono mosse in Italia società d’eccellenza a
livello europeo e mondiale, come la veneta PRO-GEST che con i suoi oltre
300 milioni di euro di fatturato/anno e i suoi oltre 1000 dipendenti in una
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3 Gli Stati Generali della Green Economy sono promossi da un Comitato organizzatore composto da 39
organizzazioni di imprese rappresentative della green economy italiana in collaborazione con il Ministero
dell’Ambiente.
ventina di aziende distribuite nell’intera penisola, è attualmente la prima e
unica realtà industriale italiana a controllare l’intera filiera produttiva della
carta riciclata. Trasformare la carta gettata nella spazzatura in arredi di
design: ecco una delle nuove frontiere del riciclo. Nell’ambito di
ECOMONDO 2012, la 16^ Fiera Internazionale del Recupero di Materia ed
Energia e dello Sviluppo Sostenibile, è stata, infatti, presentata la prima
collezione di eco-arredi P-ONE realizzata interamente in cartone riciclato
integrato a tessuti, corian e metallo; design e materia per esaltare l’unicità
di una filiera al 100% Made in Italy.
Sulla stessa lunghezza d’onda si sono mosse altre piccole aziende (le
tanto preziose Pmi italiane!): è il caso del TRITECH de “La Matassina
Technology” di Isola Vicentina (Vicenza). E’ questa una piccola impresa
che recependo l’indicazione della Direttiva Rifiuti n. 98/2008 di prevedere
che gli obiettivi di riciclo vadano raggiunti in Europa, dai singoli Stati,
ha fatto sì che la raccolta “locale” del rifiuto potesse essere l’opportunità di
business a dimensione locale della filiera del riciclo, creando così
attrezzature “domestiche”, di facile utilizzo e dimensione, per la
compattazione del volume del rifiuto, primo problema della raccolta
differenziata locale. E’ noto, infatti, che l’efficienza del riciclo dipende molto
dalla qualità della raccolta che, per essere svolta, richiede molto spazio per
stoccare rifiuti divisi per tipologia. I compattatori invece risolvono il
problema riducendo vetro, plastica e carta al minimo ingombro e dunque
riducendo il volume dei contenitori e delle relative spese di svuotamento,
dei costi di gestione, della movimentazione e dei trasporti con il risultato
finale d’innescare un virtuoso ciclo del recupero. Così chiunque può
produrre “materia prima seconda” da vendere a società come l’ALISEA,
azienda italiana al 100% di comunicazione aziendale di Cavazzale
Monticello Conte Otto (VI), che gestendo la raccolta di tale materiale
“domestico” riesce a promuovere un design etico basato sulla sua
trasformazione in oggetti d’uso come penne, portapenne, matite, borse,
quaderni, agende, orologi, oggetti in vetro soffiato, personalizzabili
secondo le esigenze aziendali dei clienti. Il tutto perfettamente in linea con
il Decreto Legislativo n. 205/2010 di recepimento in Italia della Direttiva
Rifiuti che a questo proposito contiene alcune disposizioni interessanti.
Prima di tutto l’art. 181, comma 5, DLgs n. 205/2010 prevede “Per le
frazioni di rifiuti urbani oggetto di raccolta differenziata destinati al
riciclaggio ed al recupero … di favorire il più possibile il loro recupero
privilegiando il principio di prossimità agli impianti di recupero” e il
successivo art. 182 bis, comma 5, DLgs cit. prevede anche la limitazione
dell'invio di rifiuti negli altri Stati membri per motivi ambientali, come
stabilito nel regolamento (CE) n. 1013/200.
E’ pertanto inequivocabile, che i tempi sono maturi, in Europa come in
Italia, per considerare finalmente la European Recycling Society, la
“Società Europea del Riciclo” auspicata dalla Direttiva 98/2008, come
concreto driver della ripresa economica europea (ultimo Rapporto
Agenzia Europea per l’Ambiente).
 

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