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Il settore secondario rappresenta il 20,6% del PIL francese nel 2006 e occupava il
24,4% della forza lavoro.[67]
La Francia è una delle più grandi potenze industriali del mondo. Nelle loro
attività, diversi gruppi francesi occupano un posto di primo piano rispetto ai loro
concorrenti stranieri, come nel caso L'Oréal, Michelin e Alcatel.
I rami che occupano il più grande numero di lavoratori dipendenti sono le industrie
della meccanica, elettrica ed elettronica (25% nel 1998), dei prodotti in metallo
(11,7%) e il settore legno, carta e stampa (10,2%). Inoltre il settore
automobilistico riveste una notevole importanza, con una produzione annuale di
circa 5 milioni di veicoli, forte di circa 300 000 dipendenti, con grandi gruppi
quali Peugeot-Citroen e Renault.
Con l'88% delle imprese con meno di 200 dipendenti nel 1998, l'industria francese
appare scarsamente concentrata. A fianco dei gruppi di grandi dimensioni coesistono
e prosperano molte piccole e medie imprese (PMI) che spesso lavorano in subappalto.
La produzione di energia
78% dei kWh di energia elettrica prodotta in Francia sono d'origine nucleare
59 sono i reattori nucleari in funzione in tutto il territorio nazionale
distribuiti su 19 centrali
La capacità installata del parco è di circa 63 GWe
Il costo degli investimenti nelle centrali nucleari di potenza è stato nell'ordine
di 77 miliardi di € nel 2003
Il parco nucleare ha permesso un risparmio di 10 miliardi di € nel 2005 rispetto a
un parco di pari potenza alimentato a energia termica a gas naturale
L'energia nucleare francese permette di evitare 31 milioni di tonnellate di
emissioni di carbonio nell'atmosfera
Da 1 100 a 1 200 tonnellate di rifiuti irradiati sono prodotte ogni anno dalle
centrali francesi dell'EDF.
La scelta strategica di puntare sulle centrali nucleari di potenza ha costantemente
ridotto la bolletta energetica della Francia. Inoltre, il tasso di indipendenza
energetica del paese è in netta crescita: il 26% nel 1973, circa il 50% dalla fine
degli anni '80. L'energia nucleare ha anche permesso al paese di ridurre le
emissioni che contribuiscono all'effetto serra. La Francia ha così uno dei più
bassi tassi di emissioni di CO2 fra i paesi dell'OCSE. Le sue emissioni di anidride
carbonica causate dalla produzione energetica sono pari a 1,68 tonnellate pro
capite nel 2002, contro le 2,30 tonnellate della media dei paesi dell'Unione
europea a 15 (di cui 2,80 tonnellate per la Germania e 2,44 tonnellate per il Regno
Unito) e le 536 t per gli Stati Uniti d'America.[69] La Francia, in tal modo, ha
emissioni di gas serra pro capite del 21% al di sotto della media europea, e dal
30% al 40% inferiori a quelli dei suoi principali paesi confinanti.
Settore terziario
Il settore terziario ha un posto di rilievo nell'economia francese a immagine degli
sviluppi compiuti negli altri principali paesi industrializzati. Il settore
terziario impiega il 71,5% della popolazione attiva, più di 18 milioni di francesi.
[67] Questo è il settore che contribuisce maggiormente alla crescita economica.[66]
Mentre il settore commerciale è stato caratterizzato negli ultimi anni da strategie
di mercato da cui ha tratto vantaggio la grande distribuzione, spesso attraverso
fusioni e acquisizioni di grandi dimensioni.
i settori in declino sono quelli del legno e della carta, tessile, apparecchiature
elettriche, elettrodomestici, abbigliamento e cuoio;
i settori in aumento sono quelli della cantieristica navale, aereo e ferroviario,
farmaceutico, dei profumi, l'industria automobilistica, il settore agroalimentare e
dei componenti elettronici.
Molto importante per la bilancia commerciale è il settore agroalimentare, che ha
prodotto 9,4 miliardi di euro di eccedenza nel 2000. In questo settore figurano
produzioni quali quello delle bevande alcoliche (champagne, vino, cognac), seguita
dalle produzioni cerealicole (grano) e dell'allevamento animale e delle carni. In
termini di saldo esportazioni-importazioni, l'agroalimentare è seguito
dall'industria automobilistica (9,3 miliardi di euro).
Nel 2008 3,68 milioni di persone (6,4% della popolazione) vivevano al di sotto
della soglia di povertà del 50%, e 7,13 milioni di persone (12,1% della
popolazione) vivono al di sotto della soglia di povertà del 60%. La povertà
assoluta è in costante declino in Francia, ma la povertà relativa diminuisce in
maniera inferiore (la povertà relativa è definita in relazione alla media del
tenore di vita, e difficilmente può scomparire).
Il 15% delle famiglie più ricche possiedono il 55,8% del totale del patrimonio
nazionale (e nella maggior parte dei casi sono delle persone anziane).[70]
L'aspettativa di vita del 5% più povero dei francesi (71,7 anni) è di 13 anni
inferiore a quella del 5% più ricco (84,4 anni)[65]
Il debito pubblico del governo (Stato, enti locali, Sicurezza sociale, ODAC) era
pari a 1 150 miliardi di euro alla fine del 2006, che costituisce il 64,2% in
rapporto al PIL (i criteri del Patto di stabilità e di crescita del trattato
sull'Unione europea limita il disavanzo al 3,0% del PIL e il debito al 60% del
PIL).[72]
Secondo i dati del 2003 i siti turistici più visitati sono stati:[76] Torre Eiffel
(6,2 milioni), Museo del Louvre (5,7 milioni), reggia di Versailles (2,8 milioni),
Museo d'Orsay (2,1 milioni), Arco di Trionfo (1,2 milioni), Centre Pompidou (1,2
milioni), Mont Saint-Michel (1 milione), Castello di Chambord (711 000), Sainte-
Chapelle (683 000), Castello di Haut-Kœnigsbourg (549 000), Puy de Dôme (500 000),
Musée Picasso (441 000), Carcassonne (362 000).