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Le caratteristiche economiche dell’Italia e l’avvio del processo di industrializzazione

1. Le principali caratteristiche dell’economia italiana


2. Le fasi dello sviluppo economico italiano
3. L’origine dell’industrializzazione italiana
4. Cosa succede nel periodo fra le due guerre

Due motivi per comprendere le caratteristiche del nostro Paese: DIVARI REGIONALI E
PAESE MANIFATTURIERO.

Un paese con grandi divari regionali:


La prima caratteristica sono i divari regionali. Per renderci conto del grande divario regionale
dobbiamo guardare la mappa che riguarda il periodo
prima della pandemia. La mappa rappresenta il pil pro-
capite delle diverse regioni europee. I diversi colori che
notiamo nella mappa rappresentano le diversi classi di
pil pro-capite, cioè ci dicono quando le regioni europee
sono ricche o povere (colore arancione: zone povere,
colore blu: zone ricche).
In questa mappa se ci soffermiamo a guardare l’Italia
notiamo che è un paese con una particolarità unica,
infatti notiamo che al suo interno ha sia le regioni più
ricche di Europa, ma anche le regioni più povere
d’Europa.
L’Italia è un paese con i più ampi divari regionali in
tutta Europa: è una caratteristica che ci portiamo dietro
da prima dell’unificazione. Nella storia del nostro paese c’è solo un momento in cui i divari
regionali si riducono, nel periodo tra gli anni 50 e 70 del 900, in quei trent’anni che corrispondono
all’epoca d’oro dell’economia italiana ma poi si arresta tutto negli anni 70 a causa della grande crisi
petrolifera.
I divari regionali sono una delle più grandi sfide da vincere se si vuole un paese con una crescita più
elevata e sostenuta.

Un paese manifatturiero:
La seconda caratteristica è che, L’Italia, è il
secondo paese manifatturiero d’Europa dopo la
Germania e la Francia.
Nel grafico vediamo quali sono le più importanti
regioni manifatturiere d’Europa, per quanto
riguarda l’Italia abbiamo la: Lombardia, Veneto,
Emilia Romagna e Piemonte.
l’Italia è l’unico paese in Europa con 4 regioni
manifatturiere cosa che non ha neanche la
Germania. Questo significa che la produzione
manifatturiera Italiana è più concentrata rispetto a
quella tedesca che a differenza dell’Italia ha una
produzione manifatturiera più distribuita, infatti i
divari regionali che troviamo in Germania sono più
vasti di quelli dei nostri paesi.

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Le principali regioni manifatturiere d’Europa
->
Un paese di piccole imprese
Noi siamo un paese con poche grandi imprese,
nel grafico notiamo che in arancione sono le
imprese di medie dimensioni, mentre il colore
celeste rappresenta le grandi imprese, blu le
piccole imprese e notiamo che l’Italia è lo stato
europeo con la più elevata percentuale di occupati
nelle piccole imprese.
Noi siamo il secondo paese manifatturiero
d’Europa nelle piccole imprese. Questo è un
problema, perché anche se abbiamo medie
imprese collegate alle piccole che ci riconoscono
delle eccellenze, questo ci rende più fragile la
nostra economia e la spinge a modelli con basso
valore aggiunto. Però la presenza di piccole
imprese è un tratto distintivo del processo di
industrializzazione del nostro paese. Abbiamo solo
un periodo storico dove imprese italiane diventano
più grandi e sono gli anni dell’epoca d’oro.
La dimensione delle imprese
• In media è inferiore a quella degli altri paesi industrializzati
• La % di imprese di piccolissima dimensione presenti in Italia è molto più alta di quella che
si registra in altri paesi
• Durante il processo di industrializzazione la dimensione media è aumentata
• Il 1971 però interrompe tale processo
• La cosa che ci stupisce è il settore tessile perché era qualcosa diverso dall’abbigliamento: la
filatura era meccanizzata e aveva delle imprese grandi. Essendo un industria leggere aveva
un buon rapporto fra forza lavoro ed impianti. Però nel corso del 900 il settore tessile
cambia e si passa dalla medio-grande dimensione alla piccola dimensione.
Evoluzione della dimensione media delle imprese italiane (in termini di addetti)
Dimensione media nel 2017
• 3,8 addetti per impresa
• Media europea 5,8
La posizione geografica:
i mercati di esportazione: L’italia si trova nel cuore del mediterraneo, posizione rilevante sia in
ambito economico che in ambito geo-politico. Questa posizione ci ha agevolato nella fase storica in
cui i paesi intorno al mediterraneo erano tutti avanzati e questo ha comportato dei vantaggi. Tra il
1300 e il 1500 eravamo il paese più avanzato di Europa perché l’italia gestiva l’interscambio del
mediterraneo. Oggi la situazione è diversa, perche abbiamo una posizione molto vicina ai mercati
dei paesi poveri che non sono buoni partner per l’interscambio. Non potendo vendere in costa
mediterranea il grosso interscambio avviene con il resto di Europa, soprattutto con francia e
germania e fuori dall’europa il partner più importante è gli Stati
Uniti.

Le scelte di politica estera:


Le due linee strategiche della politica estera italiana sono state
sin dalla fine della seconda guerra mondiale:
-Atlantismo
-Europeismo
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Atlantismo
L’Italia fu fra i 12 paesi che diedero vita al Patto Atlantico
• Patto Atlantico – 1949: Patto militare difensivo creato nel 1949 e proposto dagli Stati uniti,
che sanci la divisione del mondo sotto due potenze, da una parte quella Russa e dall’altra
quella Americana; Gli Stati Uniti, Canada e 10 paesi Europei (Regno unito, Francia,Paesi
Bassi, Belgio, Lussemburgo, Danimarca, Islanda, Norvegia, Italia e Portogallo)firmarono
questo patto difensivo che prevedeva che: se uno dei paesi del patto viene attaccato, gli altri
intervengono militarmente per difenderlo. Non è un’alleanza che può attaccare per prima.
Quando si ragionò sul patto non si pensava di includere anche i paesi del Mediterraneo (in
quanto voleva includere solamente i paesi dell’Atlantico). L’Italia si impegnò per entrare nel
patto. La Spagna rimane fuori perché era ancora un paese dittatoriale. Con il crollo
dell’Unione Sovietica il patto atlantico si estende anche ai paesi dell’Europa dell’est.
Questa scelta di politica estera è anche una scelta legata alle caratteristiche economiche del
nostro paese che ha il 10% delle esportazioni che vanno verso gli Stati Uniti.( La Cina per
noi non è un partner così importante per il momento)
• Venne firmato da Stati uniti, Canada e 10 stati europei (Regno unito, Francia, Paesi Bassi,
Belgio, Lussemburgo, Danimarca, Islanda, Norvegia, Italia e Portogallo)
• La Germania ovest aderì nel 1955.
• In risposta al Patto Atlantico l’Unione sovietica creò il Patto di Varsavia
• Certificò l’esistenza di due superpotenze e delle loro aree di influenza

Europeismo
L’Italia è uno dei padri fondatori dell’Unione Europea e un contributore netto al budget dell’Unione
europea: Il trattato che fa nascere l’Unione Europea è “il trattato di Roma” nel 1957 firmato a
Roma. Il nostro paese è un paese che, seppur tra le difficoltà della seconda mondiale, costruisce
delle relazioni forti con la Francia e la Germania e partecipe alle prime istituzioni europee.
In particolare, nel 1951, L’Italia è il fondatore della CECA, istituzione che si occupa di controllare e
ripartire la produzione di carbone e acciaio fra i paesi europei. La CECA rappresenta il momento in
cui Francia e Germania ricominciano a cooperare in modo stretto e superano il problema della
ricostruzione dell’industria siderurgica in germania. La costruzione della CECA, è pero un
organismo che risponde a un bisogno politico preciso: l’industria siderurgica è un industria
importante sia in tempi di pace, sia in tempi bellici, e permettere alla germana di ricostruire un
industria siderurgica dopo la 2 guerra mondiale era un grande atto di fiducia che consisteva nel fatto
che la Germania non avrebbe più usato questa industria per scopi bellici.

L’Europa è il più importante mercato di esportazione per le manifatture italiane (anno2019)


• Oltre il 63% delle esportazioni italiane si dirigono verso I partner europei.
• I paesi più importanti per l’export delle imprese italiane sono:
- Germania (verso la quale va il 12.2% dell’export italiano complessivo), con cui abbiamo
un interconnessione economica fortissima, spesso non si tratta di beni finiti ma di beni
intermedi o di parti di macchinari, che collegano le due economie.
- Francia (10.5%)
- Stati uniti (9.6%)
- Svizzera (5.5%),
- Regno Unito (5.2%),
• Spagna (5.1%),
• Belgio (3%), Polonia (2.8%), Cina (2.7%), Paesi Bassi (2.5%), Austria (2.2%) e Turchia
(1.8%)

I prodotti più esportati dall’Italia (2019).

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• Macchinari: 101.1 miliardi di Dollari USA (19% delle esportazioni totali). La produzione di
macchinari per l’industria è il settore in cui siamo più bravi ed esportiamo molto.
• Motoveicoli: 41.4 miliardi (7.8%)
• Farmaceutici: 33.6 miliardi di Dollari USA (6.3%). Questa cosa ci stupisce perché noi
abbiamo dei veri brand farmaceutici ma esportiamo perché siamo i produttori di farmaci che
poi circolano con il brand multinazionale. Produciamo su brevetti ideati da multi nazionali.
• Prodotti e attrezzature elettromeccaniche: 31.8 miliardi (6%)
• Plastica, e articoli di plastica: 21.3 miliardi (4%). Non abbiamo grandi imprese chimiche,
ma abbiamo piccole imprese chimiche, che si sono specializzate su un comparto che non
richiede troppa ricerca e innovazione che è il comparto della plastica. Anche nella
meccanica è presente un comparto molto importante di cui abbiamo la leadership che è
quello del packing che è indirettamente un produttore di plastica.
• Prodotti di ferro e acciaio: 18.4 miliardi (3.5%)
• Oli minerali lavorati, incluso il petrolio: 17.8 miliardi (3.3%)
• Gemme e metalli preziosi: 15.4 miliardi (2.9%)
• Mobili: 13.8 miliardi (2.6%)
• Abbigliamento e accessori: 13.8 miliardi (2.6%)
• Piccoli tubi di ferro (3.59 miliardi di dollari USA)
• Cuoio e pellame ($3.06 miliardi di dollari USA), cioè prodotti conciati e lavorati, non
abbigliamento.
• Pasta($3.02 miliardi di dollari USA),
• Pomodori trasformati ($1.86 miliardi di dollari USA)
• Tabacco lavorato ($1.45 miliardi di dollari USA), prodotto che esportiamo molto. Noi non
abbiamo il tabacco nelle nostre produzioni agricole, ma siamo specializzati nella lavorazione
del tabacco: lo importiamo, lo trasformiamo e lo lavoriamo.
Quattro importanti caratteristiche
1. L’Italia soffre del maggiore divario regionale di tutta Europa (questa è una debolezza)
2. E’ il secondo paese manifatturiero d’Europa e uno dei più importanti del mondo
3. La sua economia si basa sulle piccole e medie imprese (questa è una debolezza)
4. E’ uno dei padri fondatori dell’Unione Europea e l’Europa è il suo più importante mercato
di esportazione; è tradizionalmente alleato agli Stati uniti.

In che modo l’Italia diventa un paese manifatturiero?

Il grafico val dal 1971 al 1990. La linea rappresenta il pil pro-capite dell’Italia diviso pil pro-capite
medio dell’Europa occidentale.

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Quando ci siamo unificati eravamo fra i “poveri” e oltre a questo guardando la curva notiamo che
dall’unificazione alla fine del 900 perdiamo posizione rispetto all’Europa Occidentale, poi nei primi
anni del 900 siamo in recupero.

Le fasi dello sviluppo economico italiano: le origini


1. Dall’unità alla prima guerra mondiale (1861-1918): un’industrializzazione ritardata
- E’ un epoca di globalizzazione dei mercati
- L’italia si unifica e il nuovo governo italiano vuole imitare i paesi più avanzati e avviare
il processo di industrializzazione.
Il divario si riduce. Negli anni ’90 dell’800, c’è un picco durante la prima guerra mondiale che è
dovuto allo stimolo all’economia che lo stato imprime per affrontare la guerra, ma poi si dovrà
rientrare alla fine della guerra mondiale. Oltre il periodo della guerra, l’Italia, comincia a diminuire
il divario all’inizio degli anni ’20 del 900, in questi anni la posizione Italiana vede molti alti e bassi,
ma nel lungo periodo la distanza con la media europea è stabile per poi precipitare durante la 2
guerra mondiale.
2. Il periodo fra le due guerre (1919-1943): protezionismo, impresa pubblica nuovo modello di
banca
- E’ un mondo no-global
- Rincorsa dell’Italia verso i paesi europei ricchi.
Le fasi dello sviluppo economico italiano: consolidamento
3. La ricostruzione dopo la seconda guerra mondiale: anni 1947-1952
4. Il miracolo economico (1953-1973): libero scambio; impresa pubblica; elevati investimenti;
elevata crescita del Pil. E’ un periodo di enorme crescita economica, soprattutto per l’Italia
che riduce la distanza economica con gli altri paesi dell’ue.
- Siamo in una nuova fase di globalizzazione
Le fasi dello sviluppo economico italiano: ritardi e rincorsi
5. Gli anni dell’instabilità economica (1973-1993): elevata disoccupazione; disavanzo
pubblico; bassa crescita
- Il processo di globalizzazione si intensifica e coinvolge anche i mercati finanziari
6. Gli anni della globalizzazione e della moneta unica (1993 ad oggi): privatizzazioni, modello
di banca universale; lavoro precario; bassa crescita
- Continua la globalizzazione
- Decennio del made in italy, ultimo decennio di crescita, lascia una pesante eredità sul
debito pubblico italiano.

L’avvio del processo di industrializzazione:


Una industrializzazione ritardata:
• Il paese ha dovuto superare molti ostacoli • Le soluzioni trovate
• 1. Mancanza di fonti di energia e di • Energia idraulica e idroelettica
materie prime • Per importare carbone e materie prime
• 2. Una bilancia dei pagamenti in disavanzo esportava seta greggia, attirava turisti
• 3. Forti divari regionali stranieri e riceveva I risparmi dei milioni
di Italiani che erano emigrati nel mondo
• It took 1 century
• Abbiamo delle grosse difficoltà in questa fase storica: siamo un paese arretrato anche in termini
di capitale umano, regna l’analfabetizzazione, avevamo anche poche scuole tecniche di
formazione; oltre a ciò abbiamo ostacoli legati alle caratteristiche della fase
dell’industrializzazione dell’800, eravamo un paese che aveva una dotazione di risorse naturali
ed energetiche non in linea con la prima fase della rivoluzione industriale, incentrata sull’uso

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del carbone, l’italia di carbone non ne aveva e per poter introdurre le nuove tecnologie che sono
intensive di carbone lo deve importare e ciò può comportare una serie di svantaggi
• Per lo sviluppo industriale italiano diventa importante identificare delle fonti energetiche
alternative al carbone: energia idraulica (trasforma il salto dell’acqua in energia) e energia
idroelettrica. Infatti l’industrializzazione italiana accelera in una seconda fase della rivoluzione
industriale, ossia quando comincia ad affermare l’energia elettrica: nel nostro paese veniva
prodotta utilizzando i salti dei corsi d’acqua, quindi è un energia idroelettrica.
• Altro problema riguarda la bilancia dei pagamenti (contabilizza tutti i movimenti delle merci e
dei servizi fra l’Italia e il resto del mondo.) È divisa in due parti: la prima parte si chiama
bilancia commerciale e registra tutti i movimenti dei beni e servizi e i redditi che gli italiani
guadagnano all’estero e mandano all’Italia, poi c’è una seconda parte che registra i movimenti
di capitale che riguarda tutti i paesi che sono in ritardo economico. Noi non eravamo solo privi
di carbone, ma in generale di materie prime, e quindi il paese deve importarle e questo causa
problemi nella bilancia dei pagamenti che può andare in disavanzo. Quindi bisogna trovare delle
produzioni nel nostro paese che possono essere esportate e che possono ribilanciare i pagamenti,
uno dei prodotti che potevamo esportare era la seta greggia. L’altra volte importante della
bilancia dei pagamenti era il turismo: che garantiva l’entrata di valuta straniera nel nostro paese.
Un’altra voce importante erano i soldi che gli italiani emigrati mandavano in italia (gli anni ’80
e ’90 dell’800, sono gli anni delle grandi migrazioni dove molti si spostarono in cerca di lavoro
e migliori condizioni di vita verso le terre nuove, gli italiani furono tra i maggiori, i soldi
mandati in italiana nella bilancia dei pagamenti venivano chiamate “rimesse degli emigranti”).
• L’italia avvia in ritardo l’industrializzazione rispetto agli altri paesi europei a causa di diversi
motivi: per prima la mancanza di fonti energetiche e di materie prime, la bilancia dei pagamenti
a causa delle importazioni, e infine l’ultimo ostacolo era quello legato ai divari regionali perché
la situazione delle diverse regioni italiane era molto diversificata. Il tema dei divari regionali
non si è mai superato, nel senso che anche le regioni più povere sono cresciute e hanno visto un
miglioramento della qualità di vita, ma il divario non si è ristretto molto.

Che tipo di industrie si svilupparono per prime?


• Tessile (cotone)
- La maggior parte dei cotonifici vennero creati in Lombardia, soprattutto vicino ai corsi
d’acqua e si trattava di imprese che producevano i filati di cotone.
- L’industria cotoniera di sviluppò nell’Italia Settentrionale e dagli anni ’90 dell’800
divenne capace di rifornire tutto il mercato interno.
- Molto più difficile risultava l’esportazione perché era difficile competere con i tessuti
inglesi e tedeschi.
• Siderugia (1885)
- Non si trovavano degli imprenditori privati che se la sentivano di investire in un
industria che richiede un investimento iniziale enorme e soprattutto dove era necessario
aspettare molti mesi da momenti in cui gli impianti venivano costruiti al momento in cui
entravano in produzione.
- Cosi lo Stato intervenne ad aiutare il primo grande gruppo siderurgico che ebbe il
coraggio di investire, che erano le Acciaierie Termi, lo Stato concesse un finanziamento
molto importante per consentire l’avvio dell’attività, facendo a queste industrie degli
ordini e pagandole in anticipo.
• Fabbriche automobilistiche (FIAT nel 1899)
- Industria molto importante e che a differenza di quella siderurgica riuscì a partire a sola
- La fiat nacque a Torino nel 1899 e diventò la prima fabbrica di produzione di massa
delle automobili del nostro paese.
• Industria chimica (fu l’ultima durante la prima Guerra mondiale)

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- L’industria chimica mosse i primi passi nel nostro paese durante la Prima Guerra
Mondiale sfruttando le commesse dello Stato di esplosivi e la prima industria è la
Montecatini che esisteva già prima ma era specializzata in estrazioni minerali
L’impatto della Prima guerra mondiale:
Grande sviluppo dell’industria pesante
• Siderugica
• Meccanica
• Chimica
• Forte crescita dimensionale delle imprese che producevano materiale bellico, e di
imprese che producevano divise per i soldati, e sostenne con una grandissima
domanda lo sviluppo dell’industria siderurgica, chimica, meccanica e in parte
dell’abbigliamento.
• Quando scoppia la Prima Guerra Mondiale il nostro paese è già industrializzato.
L’impatto della Prima Guerra Mondiale è che lo stato italiano per sostenere la guerra
comincia a coordinare alle imprese armi, camion, primi aerei. La Prima Guerra
Mondiale, in un contesto dove l’industria siderurgica e meccanica è avviata, si
presenta come forte stimolo.

Cosa era successo dall’Unità d’Italia sino alla prima Guerra mondiale?
• Diventiamo una delle maggiori potenze industriali
- Tutti i settori industriali erano stati avviati
- La prima Guerra mondiale stimola lo sviluppo dell’industria pesante
• Conserviamo delle specificità.
- Maggiore peso industria leggera (la Guerra però aveva contribuito a modernizzare)
- Le imprese sono in media più piccole (con la Guerra alcune erano diventate grandi)
- Non investiamo in innovazione (importiamo l’innovazione attraverso I macchinari)

I difficili anni fra le due guerre mondiali


Inizia la fase di riconversione industriale e c’è un impegno nel trasformare le produzioni di guerra
in produzioni di consumo, per evitare la chiusura di queste imprese nate durante la guerra. Da
sottolineare è il fatto che le imprese cercano dei nuovi mercati. Questi mercati li trovano:
• Fertilizzanti: I composti chimici dei fertilizzanti sono uguali a quelli degli esplosivi.
• Prodotti farmaceutici: altro ramo che si converte per la stessa regione sopra citata.
• Automobili: il settore automobilistico riuscì ad attuare una riconversione puntando sulla
diffusione dell’automobile. In Italia gli operai erano troppo poveri per potersi permettere di
acquistare un automobile
• Meccanica strumentale
• Cantieristica da diporto
• Prima catena di montaggio nel 1923-Fiat, apre un nuovo stabilimento che utilizzava la
catena di montaggio.
• Particolare attenzione a quello che succede agli Stati Uniti (meno colpito dalla guerra ed è
paese più avanzato del mondo). Si introduce la produzione di massa con la catena di
montaggio. Il primo esempio è quella della Ford che produce macchine uguali a prezzi più
bassi. Il lingotto è la prima fabbrica con la catena di montaggio del nostro paese. La
costruzione della catena di montaggio significa che le auto continuano ad essere di lusso in
quanto molti operai ancora non possono permettersi la macchina.

In conclusione: all’inizio del ventesimo secolo l’Italia aveva già avviato la produzione industriale
in tutti i settori. L’ultimo in termini cronologici è quello chimico, che aveva cominciato con la
Prima Guerra Mondiale. Quest’ultima fu un’occasione per un salto avanti dell’industria pesante che

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però fu un salto persino troppo grande per le caratteristiche del mercato italiano, e di fatto dopo la
guerra non tutte le industrie riuscirono a riconvertirsi e ci fu anche una riduzione nella dimensione
della produzione di molte realtà. Però a questo punto, il sistema industriale italiano iniziava ad
essere una realtà ben visibile e questa realtà si basava su imprese famigliari e su qualche grande
società per azioni anche se non molte ma in quegli anni cominciarono a muovere i primi passi.

La ricostruzione dopo la Prima Guerra mondiale: Gli anni dopo la Guerra furono anni molto
difficili, la situazione sembrò migliorare alla fine degli anni 20, che erano gli anni di una
grandissima crescita degli stati uniti, con un’economia florida. In questo contesto dove il peggio
sembra passata scoppia la crisi del 29, questa è una data molto importante nel mondo perché
rappresenta la crisi economica più grave del 900 e in media i paesi riescono a tornare a un livello di
reddito simile a quello che aveva preceduto la crisi solo dieci anni dopo, e diede in Europa un
grande contributo all’instaurazione dei regimi dittatoriali.
• Non tutte le imprese riescono a riconvertirsi
- falliscono banche importanti (Banca italiana di Sconto):
- falliscono imprese industriali

Il crollo politico e sociale:


• Problemi sociali e politici
- costo sociale della Guerra travolge la democrazia italiana
- nel 1922 ascesa di Benito Mussolini che instaura una dittatura
• Problemi sanitari
- Epidemia spagnola: 1918-1921 (ci ritorneremo nell’ultima lezione
• Negli anni successivi si cerca di dare stabilità all’economia e di ricostruire un ordine
nazionale. C’è anche un problema di andamento nazionale di mercati. I paesi europei si erano
indebitati moltissimo sia fra di loro che nei confronti degli USA. Dopo il trattato di pace si
inizia a cercare dei modi per pagare questi debiti.
• I paesi europei pensano di farsi dare dalla Germania i soldi per pagare i debiti agli stati uniti
(impedimento all’economia di funzionare). Alla fine le economie europee riprendono a
crescere verso il 1926. In pratica si esce dall’instabilità alla vigilia della crisi del 29. La crisi
del 29 viene considerata una crisi lunga di tutte le difficoltà prodotte dalla Prima Guerra
Mondiale

La crisi del 1929


• E’ una crisi che inizia negli Stati uniti
• E’ legata all’innovazione finanziaria degli anni Venti (i risparmiatori cominciano a detenere
azioni delle imprese per gestire il proprio risparmio)
• La circolazione internazionale dei capitali e l’impoverimento degli Usa estendono la crisi al
resto del mondo
• I paesi cercano di affrontare la crisi da soli, ricorrendo al protezionismo
• Si uscirà da tale crisi solamente verso la fine degli anni Trenta (dura quasi 10 anni)

La crisi del 1929 in Italia


La crisi del 1929 fece sentire i suoi effetti in Italia a partire dal 1930:
- produzione industriale (-23%)
- produzione agricola (- 50%)
- valore titoli industriali (-40%)
- La più colpita fu la produzione destinata all’esportazione

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In italia la crisi del 29 fu particolarmente importante dal punto di vista economico, perché produsse
due cambiamenti nel modello economico italiano che poi vennero mantenuti anche dopo la seconda
guerra mondiale, e accompagnarono tutta l’epoca del miracolo economico e furono:
- Un forte intervento dello stato come imprenditore: inizio della gestione pubblica delle
imprese
- Il modello di banca
La crisi del 29 scoppia inizialmente negli stati uniti, con il crollo dei titoli in borsa e porto al
fallimento di molte banche, si riduce il reddito degli americani che ridussero i consumi estendosi ad
una crisi della manifattura.
Nel caso italiano, la crisi del 29 arriva lentamente e all’epoca c’erano due grandi banche: Credito
Italiano, Banca Commerciale Italiana, erano delle banche universali, da un lato raccoglievano il
risparmio dei cittadini e dall’altro effettuavano prestiti alle imprese sia di breve sia di lungo periodo.
Questo modello bancario lo avevamo introdotto negli anni ’90 dell’800, imitando il modello di
banca tedesco, ma con la crisi del 1929 queste banche si trovarono molto in difficoltà perché le
imprese non riescono più a restituire le rate dei prestiti. Ma non solo le banche italiane ebbero
questo problema, era una problema generalizzato.
Gli Stati Uniti adottarono come strategia quella di lasciarle fallire, mentre in Europa in diversi
paesi, si decise di attuare una strategia diversa salvando le banche, perché se una banca fallisce di
conseguenza falliscono anche tutti i risparmiatori e questo rende ancora più acuta la crisi, inoltre se
falliscono le banche quello che ci si aspetta è la cosi detta corsa agli sportelli dei risparmiatori e
questo produce una crisi di liquidità anche delle banche sane. Queste due banche oggi sono L’Intesa
San Paolo, e Unicredit.
Ci dobbiamo focalizzare su quello che succede in Italia: 1922 sale al potere Mussolini e nel 1925
l’economia torna a crescere. Quando si manifesta la crisi del 29 l’Italia è in un periodo economico
prospero. Nel 1930 arrivano gli effetti della crisi e in quell’anno c’è una caduta della produzione
industriale ed agricola che comporta anche un importante impatto della crisi in borsa. Il governo di
Mussolini, decide di salvare queste banche.
I settori più colpiti sono quelli che lavorano con l’esportazione perché anche i mercati degli altri
paesi sono in crisi e non abbiamo più mercati di esportazione.

Le risposte alla crisi:


1. Grande piano di salvataggio del sistema industriale e bancario italiano (il Sistema
Beneduce). Lo stato stampa moneta, e fornisce a queste banche la liquidità di cui hanno
bisogno per non fallire, cosi facendo lo stato le nazionalizza, e lo stato diventa proprietario
delle imprese manifatturiere che le banche possedevano. Lo stato divenne uno stato
imprenditore.
2. Cambiamento del modello di banca, erano banche universali ma dal momento in cui lo Stato
le salva diventano banche commerciali. Da qui nasce una banca universale conosciuta come
“Istituto Mobiliare Italiano – IMI”.
3. Politiche protezionistiche che poi nel 1936 evolvono verso un modello autarchico a causa
della guerra dell’Etiopia.

Il salvataggio del sistema bancario-industriale.: due sono i personaggi nel sistema di salvataggio,
Beneducce e Menichella.
Riorganizzazione del sistema bancario, con la separazione fra banche commerciali e banche
d'investimento.
Riallocazione delle partecipazioni di controllo detenute dalle tre maggiori banche nelle imprese:
l’ultima cosa che deve fare è sulle quote possedute delle imprese manifatturiere. Inizialmente lo
stato pensò di creare una struttura temporanea per gestire queste azioni e queste imprese
manifatturiere per poi privatizzarle, invece nel 1937 quando si rese conto che non c’erano le

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condizioni di mercato per vendere in borsa tutte le azioni di cui era proprietario, decide di creare
una grande Holding finanziaria, l’IRI, che vada a controllare tutte queste partecipazioni.
Il sistema Beneduce:
Alberto Beneduce
• Socialista riformista sino al 1924
• Docente universitario di Statistica
• Sostenitore del ruolo dello stato per riformare il Sistema economico
• Nel 1926- Contribuisce alla creazione del Crediop (Istituto di credito di proprietà dello stato
per finanziare le opera pubbliche)
• Man mano che il governo fascista arruolani suoi collaboratori Beneduce diventa uno dei più
ascoltati consiglieri economici di Mussolini

Donato Menichella
• Ragioniere e laureato in scienze sociali
• Nel 1921 inizia a lavorare in Banca d’Italia
• Dal 1924 lavora presso la Banca Nazionale di Credito, la quale si fonderà con il Credito
italiano nel 1931.
• Verrà chiamato da Beneduce a collaborare al piano di salvataggio del Sistema industriale e
alla costruzione dell’IRI
• Nel 1947 diventerà Governatore della Banca d’Italia

I pilastri del piano di salvataggio


• 1. Salvataggio di banche e imprese trasformandole in imprese pubbliche
• 2. Cambiamento del modello bancario

Un nuovo modello bancario italiano prima della crisi del 1929

Alcune definizioni:
Banca commerciale: raccoglie il risparmio dei cittadini e fa prestiti alle imprese a breve termine.
Banca di investimento o banca di affari: fa prestiti di lungo periodo alle imprese, raccoglie il denaro
dai soci oppure emettendo obbligazioni.
Banca universale: unisce le funzioni di banca commerciale e a quelle di banca di investimento; si
raccoglie il risparmio dei cittadini, ma si finanziano le imprese a lungo termine.
Quando si disegna il salvataggio delle banche si decide di separare la banca commerciale da quella
d’investimento.

Un nuovo modello bancario italiano prima della crisi del 1929:

• Modello della banca universale


• Tutte le grandi banchi sono private
• Esistevano alcuni istituti pubblici specializzati nel finanziamento delle opere pubbliche e
dell’ industria pesante
• CREDIOP- 1919
• ICIPU- 1924
• La Banca d’Italia era stata riconosciuta come Banca centrale con la legge bancaria del 1926
e aveva il monopolio nella immissione di moneta

Chi faceva credito alle imprese industriali ?


• CREDITO INDUSTRIALE: LE BANCHE UNIVERSALI
• Nel lungo periodo le imprese vengono finanziate con la creazione di una nuova
banca statale
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• OPERE PUBBLICHE - Istituti finanziari pubblici per gli investimenti a lunga
scadenza
- Crediop (opere pubbliche)
• Icipu (imprese elettriche)
• CREDITO BANCARIO LOCALE
• Casse di risparmio
• Banche popolari
Le risposte alla crisi del 1929
1. Come salvare le banche?
• Al centro della crisi vi erano la Banca Commerciale Italiana (Comit) e il Credito Italiano
(Credit), vale a dire le “banche universali”.
• Fu dato loro liquidità dallo stato
• In cambio lo stato acquisì la proprietà delle banche
• Le partecipazioni industriali delle banche vennero collocate provvisoriamente in
società finanziarie
• Le due banche universali vennero trasformate in normali banche commerciali
• Viene disegnato un progetto per evitare il fallimento delle due grande banche, queste
banche non possono più finanziare le imprese quindi creazione nuova banca. 1926
nuova legge bancaria secondo cui le banche non possono più essere universali ma
commerciali o d’investimento. Queste banche si finanziano o con proprio capitale.
• Per salvare le banche lo Stato da loro liquidità. In cambio le banche diventano di
proprietà dello Stato e lo Stato diventa proprietario di tutte le imprese industriali che
le banche avevano accumulato come garanzie per i prestiti date alle imprese.

2. Chi si occupa del credito alle imprese?


• Nel 1931 viene creato L’Istituto Mobiliare Italiano- IMI
• Con la funzione di finanziare le imprese industriali

3. La legge bancaria del 1936


• Viene definitivamente abbandonato il modello della banca universale
• Le banche universali diventano normali banche commerciali
• Il credito industriale viene affidato all’IMI e ad altri istituti pubblici come ICIPU e
CREDIOP

Le imprese
4. La creazione dell’Istituto per la Ricostruzione Industriale – IRI
L'IRI fu istituito il 24 gennaio 1933 per acquisire le partecipazioni azionarie di cui lo stato era
diventato proprietario e procedere ad una loro riorganizzazione allo scopo di privatizzarle.
Invece, ben presto ci si rese conto che a parte qualche settore, sarebbe stato molto difficile ri-
privatizzare.
Così, il 24 giugno 1937 l'IRI divenne Ente permanente, con due sezioni:
 - Bancaria (BIN)
 - Industriale
Nel 1937 lo stato italiano si trova quindi a controllare ampie porzioni dell’industria nazionale e del
sistema creditizio.

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Struttura dell’Iri nel 1937

5. Il Protezionismo
• 1931- Inasprimento della protezione doganale, con I sovradazi
• L’Italia si muove in linea con il resto del mondo
• 1935 – Introduzione della licenza commerciale per le importazioni
• Nel 1938 l’Italia importa la metà di quell che importava nel 1913
• La Germania è il principale partner commerciale
• Molti prodotti vanno e vengono dalla colonie

Le sanzioni economiche contro l’Italia


• 1936 a seguito dell’occupazione dell’Etiopia, la Società delle Nazioni infligge della
Sanzioni Economiche all’Italia
• L’Italia va verso un modello di autarchia economica.
- L’Italia cerca di aumentare la produzione di grano
- Programma di investimento in ricerca e sviluppo per trovare materiali alternative a quelli
importati:
• Agglomerati di legno
• Polipropilene (plexiglass)

In conclusione:
L’effetto di lungo periodo della crisi del 1929:
• La crisi incentivò un aumento del ruolo dello stato nell’economia italiana
• Stimolò lo sviluppo di imprese pubbliche nei settori chiave della manifattura
• Cambiò completamente il sistema bancario
Dopo la seconda guerra mondiale:
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• La Seconda guerra mondiale e la ricostruzione postbellica non modificarono la struttura e la
governance del sistema manifatturiero che restò basato sulle imprese famigliari e
sull’impresa pubblica.

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