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STORIA DELL’ECONOMIA ITALIANA

Inizialmente, nel 1861, le aspettative di vita non erano molto alte,


il salario era basso, la statura delle persone non era elevata. Si
può dire però che il PIL dal 1861 ad oggi è nettamente variato.
Infatti se si fa una differenza tra il Pil del 1861 ad oggi, questo è
aumentato di circa 12 volte.

UNA STORIA DI CONVERGENZA A DUE CODE.


Bisogna dire che indubbiamente i paesi meno sviluppati possono
crescere molto più velocemente dei paesi sviluppati,
semplicemente andando ad importare la tecnologia a basso costo
di questi ultimi.
Tra il 1200 e il 1500 la penisola italiana, soprattutto nel centro
nord era la più prospera d’Europa.
Fu però nel 18° secolo che l’Italia non riuscì più a tenere il passo
delle forze economiche europee, queste infatti cominciarono una
crescita rapida.
Quindi andando a semplificare il tutto: nel 1500 l’Italia era, a
livello di PIL superiore all’intera Europa. Invece dal 1820 la nostra
penisola non riuscì a tenere il passo delle grandi potenze
Europee. Nel 1870 infatti il Pil dell’Italia era di 1500 e quello della
Gran Bretagna di 3000.
Pensando ora al momento dell’Unificazione, L’italia era divisa in 8
Stati. Le domande da porsi sono: Quanto erano profonde al
momento dell’unificazione, le differenze tra Nord e Sud. Se
queste differenze c’erano lo Stato è colpevole di non aver
colmato queste differenze. Se invece non c’erano lo Stato è
colpevole di aver creato, nel corso del tempo un divario
nettissimo.
Nel 71 il Pil procapite del sud era inferiore del 10% rispetto alla
media nazionale, la calabria stava meglio di molte regioni
settentrionali e centrali.
Vi sono state diverse tesi relativamente alla differenza tra nord a
sud. Una di queste è che nel sud vi erano fattori di lavoro
minorile, svantaggi di commercio per problemi geografici e il
persitere del feudalesimo. Altra tesi è quella dell’utilizzo dei
risparmi del sud per finanziare il Nord.
Partendo quindi da questa arretratezza economica il PIL DAL 70 A
OGGI E’ AUMENTATO DI CIRCA L’1,9 OGNI ANNO.
Si può dire che ci fu una convergenza a due code: Si parti infatti
dallo 0,60 della fine dell’800 per arrivare a 2,4 nel 92 e ricadere
nuovamente nello 0,5 negli anni 2000.

ANNI 1861-1896: CRESCITA TIMIDA O ATTESE NON


SODDISFATTE?
Al momento dell’Unità d’Italia vi era il periodo della prima
globalizzazione. Si favoriva dunque il commercio internazionale.
Importante per esempio fu il patto tra Gran Bretagna e Francia
che stabili una riduzione di dazi. Vi era perciò una crescita elevata
del commercio atlantico.
Purtroppo però questo per i primi 35 anni non portò alcun
vantaggio in termini di crescita al Regno D’Italia.
Nel corso del tempo nel 1895 circa l’Italia riuscì a crescere quasi
alla pari del Regno Unito aumentando il PIL di circa 1,24 l’anno e
facendo crescere anche la popolazione. Aumentò inoltre il valore
aggiunto sia per l’agricoltura, che per i servizi e l’industria.
Tutto ciò ci fa capire quali erano i fattori che fecero crescere
inizialmente il PIL, questo fattore fu L’AGRICOLTURA.
Purtroppo la crescita fu destinata a fermarsi, diversi economisti
hanno avuto diverse spiegazioni a riguardo, una di queste fu
sicuramente, la mancanza di infrastrutture e la mancanza di una
riforma agraria.
Il Regno d’Italia portò anche a delle conseguenze che dovevano e
potevano essere positive, da una parte infatti vi fu l’Unione di
diversi Stati, dall’altra si andò a eliminare definitivamente una
futura dominazione straniera.
Unico beneficio economico ci sarebbe stato era quello di un
MERCATO UNICO CON CONSEGUENZA DI UNA MAGGIORE
DISTRIBUZIONE DELLE RISORSE.
VI SONO POI FATTORI DIVERSI RISPETTO ALLA DOMINAZIONE
STRANIERA: UN COMPLESSO DI ISTITUZIONI, LA DIVISIONE DI
POTERI, L’ISTRUZIONE OBBLIGATORIA, I CODICI DI DIRITTO CIVILE
E COMMERCIALE. TUTTI ELEMENTI CHE DOVREBBERO ESSERE
SICURAMENTE POSITIVI PER LA CRESCITA ECONOMICA.
La realtà invece fu contraria alle aspettative, una spiegazione è
data dai costi elevati dei trasporti e dalla mancanza di linee
ferroviarie e strade per spostarsi da una parte all’altra. Con il
tempo si fecero collegare i maggiori centri urbani. Altra
conseguenza fu LA MONETA UNICA NON TOTALMENTE
CONVERTITA. LA NASCITA DELLE ISTITUZIONI FU LENTA COSì
COME LA NASCITA DEI CODICI DI DIRITTO CIVILE E COMMERCIALE
(QUESTI RIPRESI DAL DIRITTO FRANCESE).
NEL 1874 CI FU LA LEGGE BANCARIA CHE AVEVA RIORGANIZZATO
IL SISTEMA FINANZIARIO E CHE PORTO UN’ACCELLERAZIONE AL
PIL. UNA CRISI FINANZIARIA PERò POSE FINE A QUESTO BREVE
PERIODO DI CRESCITA. DA QUI INIZIO UNA LUNGA CRISI
BANCARIA CHE, INSIEME ALLA LOTTA TRA CRISPI E GIOLITTI,
PORTO’ IL REGNO D’ITALIA AD UNA LUNGA CRISI.
SOLO NEL 1893, DOPO UNA NUOVA RIFORMA BANCARIA,
NACQUE LA BANCA D’ITALIA.
DALLA NASCITA DELLA BANCA D’ITALIA INIZIO LA FASE DI
SVILUPPO ECONOMICO.

LA LUNGA CONVERGENZA.
LA PRIMA GLOBALIZZAZIONE
IL 1913 PORTò IL PIL A RAGGIUNGERE IL 54%. Si passò così da una
profonda crisi finanziaria ad una crescita economica importante.
Durante L’ETA’ GIOLITTIANA ci fu infatti crescita in tutti i settori di
industria, agricoltura e servizi.
Importante fu la crescita di FIAT E PIRELLI e per la prima volta
l’Italia cominciò a fare investimenti all’estero.
L’industria moderna era concentrata però al nord, fu così che
cominciò a espandersi il divario tra Nord e sud. Il divario DEBITO
PUBBLICO/PIL DIMINUI’, LO SPREAD SUI TASSI D’INTERESSE
DIMINUI RAPIDAMENTE.
A causa però delle IMPORTAZIONI di MATERIE PRIME E DI
TECNOLOGIE IL DEFICIT COMMERCIALE AUMENTO’.
La crescita industriale era concentrata più al Nord rispetto che il
Sud. DA QUI SCOPPIO’ LA QUESTIONE MERIDIONALE.

SOPRAVVIVENZA ECONOMICA E COLLASSO POLITICO.


Nel 1915 scoppiò la prima guerra mondiale che porto al collasso
economico il nostro stato. Si lavorava infatti soprattutto nelle
industrie navali. La guerra segnò LO SPARTIACQUE TRA LA PRIMA
GLOBALIZZAZIONE E LA DEGLOBALIZZAZIONE. FINO AL 1929
L’ITALIA STESE AL PASSO DELLE GRANDI POTENZE ECONOMICHE
EUROPEE, SUCCESSIVAMENTE NON RIUSCì Più A STARE AL PASSO.
TRA IL 1917 E IL 29 IL PIL CREBBE DI CIRCA 2,2 L’ANNO.
NEL 1925 INIZIO’ L’ERA FASCISTA. Mussolini fece,
contemporaneamente all’inizio della dittatura, aumentare la
protezione doganale e reintrodusse i dazi sul grano. Inoltre
Mussolini inizio UNA CAMPAGNA PER LA RIVALUTAZIONE DELLA
LIRA. Dal 1925 al 1945 (FINE DELLA SECONDA GUERRA
MONDIALE) l’economia italiana vide un ORIENTAMENTO SOLO
VERSO L’INTERNO.

UN’INTERRUZIONE NELLA CONVERGENZA.


Tra il 29 e il 45 ci fu un’interruzione netta alla convergenza. Una
delle maggiori cause fu l’istituzione di un imposta industriale:
L’IRI. Vi era un protezionismo nei confronti dell’Italia che porto ad
una crisi difficile da affrontare che porto l’ARRESTO DELLA
CONVERGENZA.

LA RICOSTRUZIONE POST BELLICA


La partecipazione italiana alla seconda guerra mondiale fu una
catastrofe non solo sul campo ma anche per l’economia. Il PIL
scese in maniera vertiginosa e si portò ai livelli dei primi anni del
900.
IMPORTANTE FU IL PIANO MARSHALL CHE MISE IN RISALTO
L’APERTURA AL COMMERCIO INTERNAZIONALE MA
SOPRATTUTTO L’INTEGRAZIONE EUROPEA.
Per l’Italia si andò piano piano ad eliminare il regime autarchico
che vi fu con Mussolini. L’INFLAZIONE (cioè l’aumento dei prezzi)
SI ANDO’ A BLOCCARE NEL 1947.
Si andava a valorizzare un mercato di scambi sia interno che
esterno, si favorì l’esportazione.

L’ETA’ DELL’ORO.ANNI 50-70


L’ITALIA SI AVVICINO’ AGLI ALTRI PAESI SOPRATTUTTO TRA GLI
ANNI 50 E 70. In questi anni il reddito degli italiani si alzo di
percentuale. La crescita salariale era uguale alla produttività. Vi
era l’utilizzo molto importante del modello fordista,
caratterizzato soprattutto dalla manodopera.
L’IRI PRODUCEVA BENI INTERMEDI COME FERRO E ACCIAIO,
fattore importante di cui l’Italia era bisognosa.
Importante fu la crescita del settore INDUSTRIA che portò un
importante migrazione dalla campagna alla città sia interna che
verso l’estero soprattutto nei paesi vicini.
Le abitazioni divennero più grandi, tutti andarono ad acquistare
BENI DUREVOLI come LE FIAT 500 E LE 600. FU IN QUESTO
PERIODO CHE IL GAP TRA NORD E SUD SI RICUCI’.
Tutto ciò è dovuto all’importanza data al commercio
internazionale. NEGLI ANNI 60 IL NORD SI AVVICINO’ ALLA PIENA
OCCUPAZIONE MA DIVENIVA DIFFICILE FARE AUMENTARE I
SALARI. COS’ L’OFFERTA DI LAVORO INIZIO’ A SVANIRE.

L’ETA DELL’ARGENTO. ANNI 70-90


All’inizio degli anni 70 la crescita economica subì un brusco
rallentamento non solo Italia ma in Europa e negli stati uniti.
L’italia che si era a pieno inserita nell’economia mondiale subì
questo shock, con la diminuzione della produttività.
Tra il 70 e il 90 il PIL CREBBE ANNUALMENTE DI CIRCA IL 2,5%. LA
CONVERGENZA SUL PIL DEGLI STATI UNITI RAGGIUNSE IL 75%. Il
processo di convergenza continuo ma lentamente a causa delle
lotte politiche e delle istituzioni che erano instabili.
A partire dall’AUTUNNO CALDO DEL 1969 e per tutti gli ANNI 70 ci
furono iniziative per espandere lo stato sociale e i sussidi delle
imprese. AUMENTO’ NUOVAMENTE L’INFLAZIONE A 2 CIFRE. IL
SISTEMA SCOLASTICO ANDO’ PEGGIORANDO E IL MERCATO DEL
LAVORO DIVENNE PIU’ RIGIDO.
NONOSTANTE QUESTI FATTORI E L’AGGIUNTA DEL TERRORISMO
E DI PROBLEMI SOCIALI SI Può DIRE CHE ECONOMICAMENTE
L’ITALIA FECE BUONI RISULTATI.
ALLA FINE DEGLI ANNI 70 CI FURONO 3 IMPORTANTI DECISIONI:
1) ENTRARE NEL SISTEMA MONETARIO EUROPEO 2) INTRODURRE
UNA FORMA POLITICA DI REDDITI 3) ABROGARE L’ACCORDO TRA
TESORO E BANCA CENTRALE IN BASE AL QUALE QUEST’ULTIMA
ALL’ASTA ACQUISTAVA TUTTI I TITOLI NON SOTTOSCRITTI DALLO
STATO.
SI ARRIVO’ NEGLI ANNI 80 AD AVERE UN RAPPORTO DEFICIT/PIL
CHE SALI DEL 10%. IL RAPPORTO DEBITO/PIL PASSO’ DAL 56 AL
94%.

GLI ANNI 1990/2011


DALLA CONVERGENZA ALLA DIVERGENZA
Il secolare processo di convergenza dell’Italia fini nei primi anni
90. TRA IL 90 E IL 2000 IL TASSO DI CRESCITA DEL PIL PER L’ITALIA
FU MINORE RISPETTO AI PAESI DELL’EUROPA OCCIDENTALE MA
MAGGIORE RISPETTO A GIAPPONE E GERMANIA.
GLI ANNI 2000-2011 PORTARONO AD UNA CRESCITA MINIMA
DEL PIL SOPRATTUTTO A CAUSA DELLA DIMINUZIONE DELLA
PRODUTTIVITA’. INIZIO’ PURTROPPO AD AUMENTARE LA
DISOCCUPAZIONE.
TRA IL 2005 E IL 2007 IL PIL ANDO’ IN PERDITA A CAUSA DELLA
PROFONDA CRISI, CALO PARAGONABILE A QUELLO DELLA
GRANDE DEPRESSIONE DEGLI ANNI 30

I FATTORI DI CRESCITA PERDUTI


A lungo termine sono 3 I FATTORI CHE HANNO CAUSATO LA
MANCATA CRESCITA:
 LA RIDUZIONE DELLE GRANDI IMPRESE E DELLA LORO
PRODUTTIVITA’
 L’AUMENTO DEL RAPPORTO DEBITO/PIL
 IL PASSAGGIO ALLA SOPRAVVALUTAZIONE DEL TASSO DI
CAMBIO REALE
NEGLI ULTIMI 20 ANNI C’E’ STATO UN GRANDE AUMENTO DEL
DEBITO PUBBLICO CHE HA SUPERATO IL 90% DEL PIL.

L’IMPATTO DELLE DEBOLEZZE STORICHE.


VI SONO TANTI FATTORI CHE SI SONO SPINTI NEI SECOLI COME
QUELLO TRA NORD E SUD. TUTTAVIA AD OGGI L’ITALIA SI
COLLOCA AL 24° POSTO DEI 26 POSTI STILATI DALL’OOCSE DI
COLORO CHE HANNO <CAPACITA’ DI REGGERE LA
GLOBALIZZAZIONE>

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