Celebre fotogramma di Viaggio nella Luna (Le voyage dans la Lune, 1902) di Georges
Méliès, generalmente citato come il primo film di fantascienza (preceduto in realtà
da alcune opere dello stesso regista).[1]
Il cinema di fantascienza (o fantascientifico) è uno dei generi cinematografici più
popolari.[2] In esso, i temi tipici della fantascienza sono colonna portante per lo
sviluppo della trama. Nei film di fantascienza, il meccanismo narrativo viene
innescato dalla presenza di elementi scientifici immaginari o ipotetici, come
potrebbero essere ad esempio la formulazione di una nuova teoria matematica,
l'invenzione di apparecchiature tecnologiche innovative o la scoperta di nuovi e
promettenti sviluppi nel campo della bioingegneria. Solitamente questo genere di
film viene ambientato in un contesto legato a una visione più o meno lontana del
futuro, come quello dei viaggi interstellari, quello del contatto con entità
extraterrestri,[2] quello dei conflitti nucleari o delle catastrofi climatiche
globali.
Benché il cinema di fantascienza sia stato riconosciuto come genere autonomo solo a
partire dagli anni cinquanta, l'elemento del fantastico era ben presente fin dagli
esordi della settima arte. Nel corso degli anni, il cinema fantascientifico ha
saputo esplorare un'enorme rosa di soggetti e temi differenti, molti dei quali non
avrebbero potuto essere rappresentati in altro modo. Una delle qualità che rende
affascinante questo genere è la sua propensione a comunicare messaggi filosofici o
politici con elegante sottigliezza:[2] le opere di fantascienza sono state spesso
utilizzate per affrontare delicati temi sociali e di attualità – come il pacifismo,
la guerra fredda, la xenofobia, le conseguenze dell'inquinamento – in periodi
storici attraversati da crisi morali,[2] pur senza rinunciare, nel contempo, a
offrire intrattenimento per gli spettatori meno smaliziati. Le produzioni
fantascientifiche hanno sempre figurato in prima linea per quanto riguarda
l'aspetto più tecnico degli effetti speciali e con il tempo le platee di
appassionati si sono abituate alla rappresentazione realistica di forme di vita
aliene, spettacolari battaglie spaziali, armi a energia e mondi surreali, a
conseguenza del sempre più rapido progredire delle tecnologie animatronica e
computer grafica.
Il pianeta proibito (Forbidden Planet, 1956), una delle più celebri pellicole
fantascientifiche degli anni cinquanta.
Indice
1 Storia
1.1 Primordi
1.2 Anni trenta e quaranta
1.3 Anni cinquanta
1.4 Anni sessanta
1.5 Anni settanta
1.6 Anni ottanta
1.7 Anni novanta
1.8 Dagli anni duemila
1.8.1 Supereroi al cinema
1.8.2 L'influenza di Philip Dick
2 Cinema di fantascienza in Italia
3 Temi ed elementi tipici
3.1 Prodotti e deformazioni della scienza
3.2 Viaggi nello spazio e incontri con alieni
3.3 Visioni del futuro
4 Effetti speciali e fantascienza
5 Note
6 Bibliografia
7 Voci correlate
8 Altri progetti
9 Collegamenti esterni
Storia
Primordi
File:Le Voyage Dans La Lune.ogv
Il film Viaggio nella Luna (1902) di Méliès
Per quasi mezzo secolo sarebbe quindi uscita una serie di opere che verrà definita
solo a posteriori "di fantascienza", ma tali opere sono più che altro appartenenti
al genere avventuroso di ambientazione esotica, venato di fantastico e condito di
dettagli pseudoscientifici. Fanno eccezione poche pellicole,[9] a cominciare dal
celeberrimo Metropolis (1927), di Fritz Lang, apologo futuribile sulla lotta di
classe ambientato in una enorme città del 2026. Sebbene il film (sceneggiato dalla
scrittrice Thea von Harbou, moglie del regista) secondo alcuni soffra, a livello
narrativo, di un "melensaggine mistica da romanzetto d'appendice" (Morando
Morandini)[10] e risolva un tema complesso come quello della lotta di classe in
modo banalmente e spudoratamente conciliatorio ("il film più stupido mai fatto", lo
definì lo scrittore H. G. Wells),[11] fu girato con grandi mezzi (grazie ai
cospicui finanziamenti della casa di produzione nazionale tedesca UFA) ed è
visivamente e tecnicamente impressionante, per la monumentale e suggestiva
rappresentazione delle architetture della metropoli futura, realizzata grazie a
scenografie colossali, trucchi ottici ed effetti speciali sbalorditivi per l'epoca,
il montaggio ardito, le stupefacenti invenzioni registiche di Lang – uno dei
maggiori rappresentanti del cinema espressionista tedesco -, il suggestivo
contrappunto della colonna musicale di Gottfried Huppertz, l'algido e inquietante
design della donna-robot, divenuto un'icona; meriti per i quali, a dispetto delle
sue indubbie pecche, il film viene unanimemente annoverato tra i capolavori delle
settima arte[12] ed è divenuto, col tempo, uno dei film più amati della storia del
cinema da cinefili e cineasti, senza dimenticare la sua enorme influenza
sull'iconografia del genere.[13][14] Metropolis anticipa la maggior parte dei temi
della fantascienza catastrofista.[15] A rinverdirne la fama contribuì, nel 1984, la
curiosa e discussa operazione del compositore Giorgio Moroder, che curò una nuova
versione del film virata in vari registri cromatici e musicata con una colonna
sonora rock.[16]
Un altro film di Fritz Lang – e un altro viaggio sulla Luna – si ha con Una donna
nella luna (Frau im Mond) del 1928, un melodramma fantascientifico dove per la
prima volta vengono presentati al grande pubblico i fondamenti scientifici dei
viaggi spaziali su razzi, sfruttando la consulenza degli antesignani della
missilistica Hermann Oberth e Willy Ley.[18]
Le opere di Lang assieme ad altri film degli anni venti – come Аėlita e il meno
noto Parigi che dorme (Paris qui dort, 1924) di René Clair – costituiscono dei veri
e propri punti fermi nella storia del genere e forniranno ispirazione per le
produzioni successive degli anni trenta, come Frankenstein, King Kong, La donna e
il mostro, La maschera di Fu Manchu, L'isola delle anime perdute, per citarne
alcuni tra i più noti.[9]
L'Atlantide del 1921 diretto da Jacques Feyder – prima delle molte trasposizioni
cinematografiche dell'omonimo romanzo di Pierre Benoît – è una storia fantastico-
avventurosa in cui si ritrovano i superstiti della perduta Atlantide e la loro
spietata regina; successive versioni nel 1932 (Die herrin von Atlantis) di Georg
Wilhelm Pabst e nel 1949 (Siren of Atlantis) di Gregg C. Tallas.[19]
Un primo piano di Boris Karloff nei panni del mostro per il film La moglie di
Frankenstein (The Bride of Frankenstein, 1936) di James Whale
Durante gli anni segnati dalla Grande depressione (1929) il pubblico americano
cerca spesso dei modi per astrarsi dalla dura realtà quotidiana. Tra i molti
musical che invadono i cinema con l'invenzione del sonoro vi è I prodigi del 2000
(Just Imagine) del 1930 di David Butler, una singolare commedia musicale in cui un
uomo colpito da una luce nel 1930 si risveglia cinquant'anni dopo nella New York
del 1980.
Frankenstein per la regia di James Whale del 1931, con Boris Karloff nei panni del
mostro, è il secondo e probabilmente il più noto tra i molti film ispirati al
romanzo omonimo di Mary Shelley, divenendo un capostipite per il filone dell'horror
fantascientifico.[4] Whale ne dirigerà un seguito all'altezza nel 1935 con La
moglie di Frankenstein (Bride of Frankenstein). La mescolanza di elementi
scientifici, horror e pazzia era già stata introdotta con due capolavori del cinema
espressionista tedesco, Il gabinetto del dottor Caligari (Das Cabinet des Dr.
Caligari) del 1920 di Robert Wiene e Il dottor Mabuse (Dr. Mabuse, der Spieler) di
Lang del 1922, dominati da magnetiche e negative figure di uomini di scienza (uno
psicologo e uno psicoanalista votati al male),[20] che verranno stereotipati nel
personaggio dello "scienziato pazzo".
Lo scienziato pazzo dott. Thorkel (Albert Dekker) nel film Dr. Cyclops (1940)
Dopo tante trasposizioni da romanzi, una storia originale con King Kong del 1933,
diretto da Merian C. Cooper ed Ernest B. Schoedsack. Il film costituisce uno dei
paradigmi di base del linguaggio cinematografico: la sapiente combinazione di
elementi avventurosi, romantici e fantastici, insieme a una serie di trucchi visivi
all'epoca rivoluzionari, ne ha fatto uno dei massimi capolavori della storia del
cinema. Per King Kong l'esperto di effetti speciali Willis O'Brien mescolò per la
prima volta l'animazione a passo uno con altre tecniche, come la retroproiezione,
la proiezione miniaturizzata e lo schermo blu, inserendo gli attori in scene mai
viste prima. L'idea che possano esistere dei "mondi perduti" in cui il tempo si è
fermato, come l'isola in cui il gigantesco gorilla Kong combatte contro feroci
animali preistorici, proviene direttamente dai romanzi avventurosi della tarda
epoca vittoriana della fine dell'Ottocento ed è stata ripresa con successo al
cinema in film spettacolari come appunto Il mondo perduto (The Lost World, 1925) di
Harry Hoyt, primo adattamento del romanzo omonimo di Arthur Conan Doyle e prima
pellicola a mostrare al grande pubblico i dinosauri "dal vivo" grazie alla tecnica
di animazione del passo uno, sempre per opera di Willis O'Brien. Un altro "mondo
perduto" è mostrato nell'utopico Orizzonte perduto (Lost Horizon, 1937) di Frank
Capra, film tratto dall'omonimo romanzo di James Hilton.
Alla fine degli anni trenta le pellicole di fantascienza sono abbastanza poche e il
tema più ovvio è la space opera.[6] Dalle popolari strisce a fumetti fanno il loro
ingresso nel cinema i personaggi eroici della fantascienza dell'epoca, in serial
cinematografici che puntano anche al pubblico adulto:[25] Flash Gordon nel 1936 -
primo e più celebre serial di fantascienza[22] - e Buck Rogers nel 1939. Quasi la
metà (6 su 14) dei serial prodotti nei cinque anni successivi all'uscita di Flash
Gordon furono fantascientifici.[26]
Anni cinquanta
Con i primi anni cinquanta si può considerare avvenuta la codificazione del genere
fantascientifico, assieme all'arrivo dei primi capolavori del moderno "fantacinema"
(che allora era definito scientifilm):[34] Ultimatum alla Terra (The Day the Earth
Stood Still) di Robert Wise e La cosa da un altro mondo (The Thing from Another
World) di Christian Nyby e Howard Hawks, entrambi film del 1951.[35] Ultimatum alla
Terra è giudicato dalla critica un film fantascientifico adulto e presenta la
figura dell'extraterrestre come un saggio messaggero inviato a Washington da una
potenza superiore.[36] A sua volta Uomini sulla Luna (Destination Moon) di Irving
Pichel del 1950 è stato spesso visto come il primo grande classico della
fantascienza moderna,[37] anticipando in maniera coinvolgente e scientificamente
accurata (per l'epoca) lo sbarco sulla Luna avvenuto vent'anni dopo, grazie alla
collaborazione con il divulgatore scientifico Willy Ley e l'illustratore di space-
art Chesley Bonestell.[37] Allo stesso filone appartiene La conquista dello spazio
(Conquest of Space, 1955) prodotto da George Pal e diretto da Byron Haskin – un
film di sapore documentaristico tratto dal libro Progetto Marte di Wernher von
Braun – rimasto per molti anni una pietra miliare del genere grazie agli effetti
speciali, agli scenari di Bonestell e all'avventurosa esplorazione di Marte,[38]
ambientata nel 1980.[39] Stazione spaziale K9 (Небо зовет, 1959) di Michail
Karyukov e Aleksandr Kozyr, il primo grande film di fantascienza russo dopo Aėlita
del 1924,[40] tratta della competizione per la conquista dello spazio tra USA e
URSS.
Quando i mondi si scontrano (When Worlds Collide, 1951) di Rudolph Maté descrive la
drammatica fuga dell'umanità sopravvissuta alla distruzione della Terra a causa di
un impatto astronomico.[41]
George Pal, produttore, regista e tecnico degli effetti speciali di vari classici
della fantascienza degli anni cinquanta e primi anni sessanta
In definitiva, la fantascienza cinematografica si caratterizza negli anni cinquanta
soprattutto come avventura incentrata sullo spazio (tema della space opera
letteraria), che si tratti di partire dal nostro pianeta per esplorarne l'infinito
(Il pianeta proibito, 1956), oppure che siano i suoi misteriosi abitanti a fare
visita alla nostra Terra,[9] rivelando spesso intenzioni poco benevole.
La guerra dei mondi (The War of the Worlds, 1953) di Byron Haskin, liberamente
tratto dall'omonimo romanzo di Wells, propone con un certo realismo un'apocalittica
invasione da parte di spietati alieni.[42] Ancora nel 1953 altre storie d'invasione
con Destinazione... Terra! (It came from Outer Space) di Jack Arnold e Gli invasori
spaziali (Invaders from Mars) di William Cameron Menzies, come pure L'astronave
atomica del dottor Quatermass (The Quatermass Experiment, 1955) di Val Guest e La
Terra contro i dischi volanti (Earth vs. the Flying Saucers, 1956) di Fred F.
Sears.
Plan 9 from Outer Space (1959) di Ed Wood. Benché sia stato citato come "il peggior
film di tutti i tempi",[3] è considerato un cult.
Assai inquietante[43] l'infiltrazione aliena segreta narrata ne L'invasione degli
Ultracorpi (Invasion of the Body Snatchers, 1956) di Don Siegel, dove gli esseri
umani vengono sostituiti da perfette "copie" aliene; extraterrestri sotto mentite
spoglie anche in Ho sposato un mostro venuto dallo Spazio (I Married a Monster from
Outer Space, 1958) di Gene Fowler Jr. Le angosce dell'epoca della guerra fredda,
con l'ossessione di essere spiati e la minaccia incombente di un conflitto
nucleare, sono evidenti in numerosi film, nei quali la figura dell'extraterrestre
tradisce la paura collettiva dell'invasione sovietica.[2]
Il pericolo incombe perfino quando gli alieni giungono animati da buone intenzioni,
come in Ultimatum alla Terra o in Cittadino dello spazio (This Island Earth, 1955)
di Joseph M. Newman, prima vera e propria space opera cinematografica,[44] o ancora
ne I figli dello spazio (The Space Children, 1958), un'opera "minore" di Jack
Arnold che però propone – in controtendenza col periodo – un messaggio pacifista
che individua nei bambini la forza che potrà salvare il futuro dell'umanità.[45] È
proprio Jack Arnold – benché sconosciuto al di fuori del campo – uno dei maestri
indiscussi della fantascienza del tempo;[8] dal 1953 alla fine del decennio firma
la regia per molti di quelli che sono oggi considerati capolavori del genere,
benché girati con mezzi limitati; ed è anche colui che – grazie alla padronanza
acquisita nel linguaggio cinematografico – osa proporre nelle sue opere temi
controcorrente per l'epoca, come le minoranze, i diversi e la tolleranza.[46]
La minaccia può giungere dallo spazio anche a bordo di una meteora, come ne La
meteora infernale (The Monolith Monsters, 1957) di John Sherwood e in Fluido
mortale (The Blob, 1958) di Irvin S. Yeaworth.
Mondo senza fine (World Without End, 1956) di Edward Bernds è la prima pellicola a
trattare i viaggi nel tempo e i paradossi spazio-temporali ed è anche il primo film
di fantascienza distribuito in CinemaScope.[49]
Anni sessanta
Per primi, gli autori francesi della Nouvelle Vague, a partire dal cortometraggio
sperimentale La jetée (1962), di Chris Marker, cineasta d'avanguardia che nel
narrare un'angosciosa vicenda di viaggi attraverso il tempo restituisce visivamente
il tema del ricordo costruendo il film come un montaggio di soli fotogrammi fissi;
il corto sarà tra l'altro fonte di ispirazione per Je t'aime, je t'aime - Anatomia
di un suicidio del 1968 di Alain Resnais e molti anni dopo per L'esercito delle 12
scimmie (1995) di Terry Gilliam. Alla metà degli anni sessanta faranno la loro
incursione nel genere i due più celebri rappresentanti del movimento: prima Jean-
Luc Godard, con Agente Lemmy Caution, missione Alphaville (Alphaville, une étrange
aventure de Lemmy Caution, 1965),[51] raffinato divertissement che mescola una
rivisitazione parodistica del cinema spionistico con una metafora anti-
capitalistica densa di reminiscenze orwelliane, poi François Truffaut, che nel 1966
gira Fahrenheit 451, trasposizione dell'omonimo romanzo di Ray Bradbury. A questi
si aggiungerà nel 1968 Roger Vadim con Barbarella, disinvolta commedia tratta dal
fumetto omonimo, incentrata sulle avventure spaziali – anche erotiche –
dell'avvenente protagonista femminile. Nel frattempo nella fantascienza letteraria
– che rimane spesso la fonte d'ispirazione e l'elemento trainante – era nata la New
Wave, una corrente ispirata proprio alla Nouvelle Vague che privilegia gli aspetti
sociali e umanistici più che quelli tecnologici e scientifici, destinata ad avere
una profonda influenza innovatrice sul genere fantascientifico, in cui introduce
numerosi temi in precedenza lasciati al margine, primo tra tutti il sesso.
Nel 1962 fa il suo debutto Agente 007 - Licenza di uccidere (Dr. No) di Terence
Young, primo film di James Bond (la serie cinematografica più popolare del
decennio)[52] destinato ad aprire la strada, nella seconda metà degli anni
sessanta, a un nutrito filone d'imitazione di film fanta-sponistici europei e
italiani in particolare, più o meno tutti basati sullo stereotipo dell'agente
segreto che, attorniato da immancabili belle donne, lotta contro scienziati pazzi
e/o organizzazioni segrete che bramano di conquistare il mondo con
fantascientifiche armi apocalittiche.
Tra la fine degli anni sessanta e la prima metà degli anni settanta il cinema di
fantascienza hollywoodiano trasforma il filone fantapolitico in una fantascienza
sociologica con una forte componente simbolica, grazie sia all'influsso di opere di
fantascienza di altre cinematografie sia all'affiorare di nuovi delicati temi
politici e sociali.[7] La narrativa fantascientifica – a partire dalle opere
letterarie – è spesso utilizzata per trattare temi che in precedenza erano
raramente affrontati nelle opere del genere. Molte opere narrano ora, in termini
metaforici o con toni ironici e fiabeschi, utopie sociali di un ipotetico futuro,
tutte destinate a trasformarsi in sistemi totalitari.[7]
Logo di 2001: Odissea nello spazio (2001: A Space Odyssey, 1968) di Stanley Kubrick
Nel 1968 esce Il pianeta delle scimmie (Planet of the Apes) di Franklin Schaffner,
tratto dall'omonimo romanzo di Pierre Boulle, film con cui il genere – finora
confinato nel cinema americano nel "ghetto" dei film di serie B – viene "promosso"
dallo studio system hollywoodiano al rango di produzione ad alto costo (nel cast
star del calibro di Charlton Heston); ma al di là della sua natura di prodotto di
consumo, il film ha comunque una forza inquietante e degli spunti satirici
inusitati nel cinema fantascientifico popolare. Seguito da quattro sequel e da una
serie televisiva, il film è divenuto col tempo un cult e uno dei classici del
genere.
La vera svolta arriva con l'epocale 2001: Odissea nello spazio (2001: A Space
Odyssey, 1968) di Stanley Kubrick (che si era già accostato al genere nel 1964 con
l'agghiacciante satira fantapolitica Il dottor Stranamore del 1964). Odissea nello
spazio – la pellicola fantascientifica più vista del decennio[52] – diviene il film
di fantascienza per eccellenza,[54] capolavoro assoluto della storia del cinema,
mito per generazioni di cinefili e cineasti, punto di riferimento della
fantascienza successiva non solo per la puntigliosa descrizione di un possibile
mondo futuro e per l'altissimo livello tecnico degli effetti speciali, ma
soprattutto per l'impressionante potenza visionaria e per la perturbante, ambigua e
ficcante riflessione filosofica sulla natura e il destino dell'umanità; un'opera
che non dà risposte ma offre solo interrogativi, stimolando nello spettatore
infinite riflessioni.[2]
Anni settanta
Zardoz (1974) di John Boorman e La fuga di Logan (Logan's Run, 1976) di Michael
Anderson sono entrambi ambientati in remoti futuri post apocalittici e incentrati
sulla fuga da un mondo gestito da un supercomputer, grazie all'intrusione di un
protagonista ribelle. Rollerball (1975) di Norman Jewison propone invece un futuro
prossimo dominato dal potere dei mass media e dalla violenza in TV, mentre L'uomo
che cadde sulla Terra (The Man Who Fell to Earth, 1976), di Nicolas Roeg, è la
disperata parabola esistenziale di un extraterrestre imprigionato sulla Terra e in
un'apparenza fisica non sua, narrata dal punto di vista dell'alieno.
Non mancano in questi anni opere satiriche di rilievo: del 1971 è la commedia di
Woody Allen Il dormiglione (Sleeper). Altre pellicole brillanti del decennio sono
Frankenstein Junior di Mel Brooks (1974), una rivisitazione comica dei vecchi film
di Frankenstein, e lo psichedelico e trasgressivo The Rocky Horror Picture Show di
Jim Sharman del 1975, una commedia musicale che rivisita a sua volta il mito di
Frankenstein in un'allegoria a base di allusioni sessuali, musica rock e
travestitismo.[59][60] Dark Star di John Carpenter (1974) riprende in senso
surreale e parodistico i temi di 2001: Odissea nello spazio.
Nel 1978 giunge Superman di Richard Donner, il primo importante film di supereroi,
[64] che si aggiudica il terzo posto tra i film di fantascienza più popolari degli
anni settanta.[61] Visioni assai meno rassicuranti vengono offerte allo spettatore
nello stesso anno da Terrore dallo spazio profondo (Invasion of the Body Snatchers)
di Philip Kaufman – un remake de L'invasione degli ultracorpi – e da Capricorn One
di Peter Hyams, incentrato su un complotto governativo per inscenare una finta
missione spaziale ingannando l'opinione pubblica.
Del 1979, Alien di Ridley Scott diviene un punto fermo nel filone fanta-horror,
mentre Interceptor (Mad Max) di George Miller inaugura una fortunata serie di film
postatomici girati in Australia. L'uomo venuto dall'impossibile (Time After Time)
di Nicholas Meyer propone invece una vicenda avventurosa a base di viaggi nel tempo
che si ispira alla Macchina di tempo di H. G. Wells per elaborare una storia
originale di sapore steampunk.
Anni ottanta
Già sdoganata come genere di largo consumo da Guerre stellari nel 1977, negli anni
ottanta la fantascienza viene sempre più frequentata dal cinema commerciale
hollywoodiano ad alto costo; oltre agli altri due film della prima trilogia di
Guerre stellari – L'Impero colpisce ancora (The Empire Strikes Back, 1980) di Irvin
Kershner e Il ritorno dello Jedi (Return of the Jedi, 1983) di Richard Marquand –
nel decennio viene prodotta una lunga serie di pellicole di intrattenimento
all'interno delle quali si possono individuare vari filoni: la fantascienza ludica
e spensierata di titoli come Flash Gordon (1980) di Mike Hodges, Ghostbusters -
Acchiappafantasmi (1984) di Ivan Reitman, Explorers (1985) di Joe Dante e Ritorno
al futuro (Back to the Future) di Robert Zemeckis; l'horror fantascientifico che,
già componente fondamentale delle produzioni a basso costo degli anni cinquanta e
rivitalizzato alla fine del decennio precedente da Alien (1979) di Ridley Scott,
produce pellicole di culto come La cosa (The Thing, 1982) di John Carpenter e
Aliens - Scontro finale (Aliens, 1986) di James Cameron, sequel del film di Scott.
La fantascienza tuttavia non si esprime solo come pura evasione fantastica. Circa
100 milioni di spettatori statunitensi[66] assistono alla prima messa in onda del
film per la televisione The Day After - Il giorno dopo del 1983 di Nicholas Meyer,
che pochi anni prima della fine della guerra fredda mostra in modo assai realistico
(benché probabilmente riduttivo) gli effetti di un ipotetico attacco nucleare sugli
abitanti di una cittadina rurale del Kansas. Provocando grande scalpore
nell'opinione pubblica, The Day After (distribuito al cinema in Italia nel 1984) fa
concorrenza alle maggiori produzioni cinematografiche e riceve il più alto indice
di gradimento mai conseguito da un film prodotto per la TV.[66] Il film Wargames -
Giochi di guerra (WarGames) di John Badham dello stesso anno tratta ancora della
minaccia nucleare, con un hacker ragazzino che penetra nei computer della difesa
rischiando di scatenare la terza guerra mondiale. Wargames non è solo un film
critico sull'equilibrio del terrore atomico, ma anche una riflessione
sull'intelligenza artificiale e la prima pellicola in cui gli hacker sono
protagonisti.[67]
Il fattore che nel decennio acquisisce un peso sempre maggiore sul cinema
fantascientifico d'intrattenimento sono gli effetti speciali, che conoscono un
grande sviluppo tecnologico: nel 1982 col film La cosa di Carpenter, gli effetti
speciali meccanici e prostetici hanno ormai raggiunto un altissimo grado di
perfezione e nello stesso anno Tron di Steven Lisberger – primo film sulla realtà
virtuale – sperimenta per la prima volta la grafica al computer, sfruttata anche
per creare interamente una lunga sequenza[71][72] di battaglie spaziali in Giochi
stellari (The Last Starfighter, 1984) di Nick Castle, e che alla fine del decennio
con The Abyss (1989) di James Cameron e Moontrap - Destinazione Terra mostrano già
possibilità sbalorditive.
Ma d'altra parte, anche un film apparentemente solo di genere come 1997: fuga da
New York (1981) di John Carpenter aveva mostrato, sotto la scorza avventurosa,
veleni politici visceralmente nichilisti e un discorso disincantato e pessimistico
sulla fine del sogno americano,[81] così come La cosa (1982), dello stesso regista,
ricorreva ai meccanismi del thriller-horror per mettere in scena un'amara metafora
del cinismo e dell'animalesco individualismo umano, come pure si vede ne La mosca
(The Fly, 1986) di David Cronenberg.
Una nota a parte merita Dune (1984) del visionario David Lynch, all'epoca una delle
produzioni di fantascienza più spettacolari e dispendiose della storia del cinema e
che, malgrado lo scarso successo nel mercato statunitense e le critiche per la
trama troppo complicata, ha indubbi meriti sia sul piano visivo[83] sia per essere
stata la prima e unica produzione cinematografica a portare sullo schermo – dopo
vari tentativi falliti – il celebre e complesso romanzo di Frank Herbert.
Gli anni ottanta si chiudono col campione d'incassi Batman (1989) di Tim Burton,
visionaria riproposizione del personaggio dei fumetti a 50 anni dalla sua prima
apparizione,[84] un successo che rivitalizza il filone dei supereroi dopo i seguiti
di Superman via via scaduti nell'auto-parodia in stile camp (una sorte in cui
tuttavia seguirà anche la serie di Batman, col terzo e quarto film affidati a Joel
Schumacher).[64]
Anni novanta
Matrix (1999)
Trionfa un cinema che punta in ogni caso su ritmi veloci, azione e spettacolarità,
tralasciando spesso contenuti o riflessioni che vadano oltre il puro
intrattenimento e rifuggendo da ogni ambizione autoriale,[88] con poche eccezioni,
tra cui due film del 1991, Il pasto nudo (The Naked Lunch) di David Cronenberg,
trasposizione del romanzo di William S. Burroughs, e Fino alla fine del mondo (Bis
ans Ende der Welt) di Wim Wenders, un lunghissimo "road movie" denso di
richiami[89] ambientato in un futuro prossimo di fine decennio.
Malgrado questo escono, specialmente nella seconda metà del decennio, anche opere
in grado di catturare l'attenzione della critica, come Strange Days (1995) di
Kathryn Bigelow, noir postmoderno che viviseziona le angosce di fine millennio
innestandovi una tematica voyeuristica messa in scena con virulenza visiva;
L'esercito delle 12 scimmie (Twelve Monkeys, 1995), di Terry Gilliam, allucinata e
visionaria narrazione "filosofica" sulle pulsioni autodistruttive dell'umanità
ispirata al cortometraggio d'avanguardia La jetée (1962), del critico e cineasta
nouvellevaguista Chris Marker; Gattaca - La porta dell'universo (1997) di Andrew
Niccol, distopia densa di suggestioni huxleyane (Il mondo nuovo); The Truman Show
(1998), di Peter Weir, parabola surreale sullo strapotere della TV e la
spettacolarizzazione della realtà da parte dei media; ed eXistenZ (1999) di David
Cronenberg, straniante e disturbante apologo sulla realtà virtuale.[90]
Uno dei pochi ritorni agli scenari postatomici cari agli anni ottanta si ha con
Waterworld di Kevin Reynolds, un kolossal del 1995 voluto e interpretato da Kevin
Costner che, girato con un budget molto più ampio di quello inizialmente
preventivato, viene ricordato soprattutto per essere diventato alla sua uscita il
film più costoso mai prodotto.[94] Costner tornerà sul tema post apocalittico con
L'uomo del giorno dopo (The Postman, 1997), tratto da un romanzo di David Brin.[95]
Dopo Alien³ di David Fincher del 1992, Alien - La clonazione (1997), di Jean-Pierre
Jeunet, quarto capitolo della saga iniziata da Ridley Scott nel 1979, affronta il
tema della clonazione. La farsa satirica Mars Attacks! (1996) di Tim Burton è
invece una rivisitazione al contempo divertita e critica della fantascienza naïf
anni cinquanta, messa in scena con umorismo caustico e surreale e soluzioni visive
cartoonesche. Gli alieni e la loro ricerca attraverso il progetto SETI sono anche
il pretesto del poetico e filosofico Contact (1997) di Robert Zemeckis, film nel
quale il regista torna ad affrontare i temi a lui da sempre cari, come la natura
del tempo, del ricordo e della verità. Da citare infine, per la cupa atmosfera e le
scenografie, il visionario e kafkiano Dark City (1998) di Alex Proyas e la commedia
Galaxy Quest (1999) di Dean Parisot, per la sua satira dei fandom fantascientifici
alla Star Trek.[96][97]
Alla fine del decennio riparte la saga di Guerre stellari di George Lucas – fuori
dalle scene da oltre 15 anni – con Star Wars: Episodio I - La minaccia fantasma
(Star Wars: Episode I – The Phantom Menace, 1999), primo capitolo di una nuova e
attesa trilogia e pellicola di maggiore successo di pubblico[85] degli anni novanta
(ma non certo di critica).
Il film di fantascienza che rimane impresso nella memoria collettiva come icona
dell'intero decennio è però un altro. Gli anni novanta si chiudono infatti con
l'enorme e improvviso successo di Matrix (The Matrix, 1999) di Andy e Larry
Wachowski, eclettica mescolanza di materiali attinti alle più disparate fonti
cinematografiche, letterarie e filosofiche (i film di arti marziali di Hong Kong,
la narrativa di Philip K. Dick, il cyberpunk, spiritualismo New Age, riferimenti
biblici, fumetti), che riesce a combinare un'alta spettacolarità con riflessioni
esistenziali. Le scene d'azione con le straordinarie coreografie dei combattimenti
sono impreziosite dall'uso di tecniche innovative come bullet time, flow motion e
big ralenty[98] e l'intero film è caratterizzato da un montaggio serrato e
frenetico, con spericolati raccordi tra le inquadrature.[99] Divenuta in breve
tempo un cult-movie e considerata uno dei principali film di fantascienza di tutti
i tempi,[100][101][102] la pellicola avrà una grande influenza anche al di fuori
del genere. Le verranno dati due seguiti, Matrix Reloaded e Matrix Revolutions –
girati in contemporanea e usciti entrambi nel 2003 - il cui successo al botteghino
non è però accompagnato da quello della critica.[103]
Il titolo che ottiene maggiore successo è però Avatar (2009), un film girato in 3D
diretto e prodotto da James Cameron: incassando in tutto il mondo oltre 2.700
milioni di dollari,[105][106] diventa la pellicola di maggiore incasso nella storia
del cinema (superando il precedente Titanic dello stesso regista). Il film di
Cameron, pur essendo basato su una trama abbastanza convenzionale a sfondo
ecologista, utilizza una nuova generazione di effetti speciali[107] per ricreare un
mondo – il vero protagonista del film[108] – ed è tecnicamente impressionante,
rilanciando il cinema tridimensionale: tutte le successive grandi produzioni
adotteranno questa tecnologia per rendere più spettacolari le pellicole.
Fuori dagli schemi Donnie Darko (2001) di Richard Kelly e Mr. Nobody (2009) di Jaco
Van Dormael, singolari miscele di temi filosofici, esoterici e fantascientifici,
divenute dei film di culto, come anche il fantawestern Serenity (2008) di Joss
Whedon (episodio finale della sua miniserie TV Firefly); pellicole che inizialmente
escono quasi in sordina per conquistarsi solo in seguito una inattesa fama.