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-storia di un'emergenza
dello smaltimento
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nel “ciclo naturale” non esiste il concetto di scoria o
rifiuto, esso viene introdotto in rappresentazione
parziale di singoli segmenti del ciclo, che verranno
dalla stessa natura riciclati e smaltiti. Ma negli ultimi
decenni è accaduto che l’uomo è intervenuto sulle
dinamiche ambientali, producendo accelerazioni in
punti circoscritti dei cicli naturali. Per quanto detto,
può definirsi più esattamente rifiuto tutto ciò che per
motivi di tempo, di quantità e qualità non può essere
immediatamente riutilizzato nei cicli naturali o nelle
attività umane. Infatti, è rifiuto tutto ciò la cui
velocità di produzione è superiore a quella di
riutilizzo nell’ambiente e nei processi produttivi.
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la nozione autentica di rifiuto, introdotta dalla legge
n. 178/2002 distingue due ipotesi: la prima è quella
dell’utilizzo del bene nel ciclo produttivo
nell’originaria composizione e consistenza; la seconda
è quella in cui il bene è oggetto di un trattamento
preventivo mirato alla successiva
commercializzazione o riutilizzo. Nella prima ipotesi
non si è in presenza di un rifiuto solo nei casi in cui
la destinazione alla riutilizzazione della sostanza non
arrechi alcun pregiudizio all’ambiente in senso lato del
termine (es. paesaggio, aria, acqua, suolo ecc.),
mentre nella seconda ipotesi si ha un non-rifiuto
solo nei casi in cui le operazioni di trattamento dirette al
riutilizzo della sostanza non rientrano tra quelle
considerate come attività di recupero (D.M. 5 febbraio
1998). 4
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per un’interpretazione normativa del concetto
di rifiuto soccorre l’art. 14 del D. L. n. 138/02
convertito in legge n. 178/02, secondo cui
l’intenzione o l'obbligo di disfarsi della res non
ricorrono quando le sostanze in oggetto siano
effettivamente riutilizzate, nel medesimo o in
altro processo produttivo, senza subire
trattamenti e senza pregiudizio per l’ambiente,
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i contenuti del Decreto Ronchi
individua quattro ordini di priorità:
• intervenire nel processo produttivo per ridurre “a
monte” la quantità di merci (ad esempio gli
imballaggi), destinate a divenire sempre più
rapidamente ed abbondantemente dei rifiuti;
• favorire quanto più possibile il riuso ed il riciclaggio
delle merci/materie prime con il processo di
differenziazione dei rifiuti;
• termovalorizzare (incenerimento con produzione di
energia) la frazione di rifiuti che non può essere
riciclata;
• porre a dimora in discariche controllate la frazione
che a sua volta non può essere termovalorizzata
e/o i residui di quel processo di trattamento.
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DPR 915/82 prima normativa
(Fonte: ISTAT) 10
la raccolta differenziata
L’orientamento politico generale (Protocollo di
Kyoto) indica nella riduzione dei gas serra e
genericamente di tutti gli inquinanti la soluzione al
problema dei cambiamenti climatici, lasciando su un
piano distinto la questione della gestione dei rifiuti,
che pure è intimamente connessa alla pressione
ambientale umana vista nel suo complesso.
La politica delle 4R (RIDUCI-RIPARA-RIUSA-
RICICLA) viene ignorata, preferendo a questo
processo la costruzione di termodistruttori,
termovalorizzatori, centrali termoelettriche (a rifiuti) e
torce al plasma; cioè lasciando inalterata la questione
della riprogrammazione, del cambiamento dello stile
di vita attraverso il risparmio/efficienza energetica, il
riuso delle materie prime e quindi, alla chiusura del
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ciclo, la riduzione dell’utilizzo dei gas serra.
Le 4 R:
Riduzione
Riuso
Riciclaggio
Recupero
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1.3. riutilizzo completo o parziale
1.3.1. realizzazione di imballaggi riutilizzabili un numero
di volte compatibile con il materiale utilizzato
1.3.2. diffusione estesa del meccanismo del vuoto a
rendere
1.3.3. recupero di parti riparabili e riutilizzabili da oggetti
complessi come parti di ricambio
1.3.4. promozione di attività artigiane per il riutilizzo di
oggetti o loro parti per funzioni diverse da quelle
d’origine
1.3.5. promozione del mercato dell’usato per oggetti di
durata superiore al periodo di utilità per il singolo
proprietario
1.3.6. promozione del recupero di oggetti usati da parte
degli stessi produttori per la loro rigenerazione
1.3.7. misure per scoraggiare la pratica “usa e getta” 16
1.6. riciclaggio
1.6.1. utilizzo di materiali riciclabili
1.6.2. utilizzo, per oggetti multimateriali, di materiali
omogenei e compatibili ai fini del riclaggio
1.6.3. scoraggiamento di poliaccoppiati incompatibili e
di difficile separazione
1.6.4. incentivi all’uso di materiali riciclati
1.6.5. identificazione di nuovi strumenti di certificazione
per l’utilizzo di materiali riciclati
1.7. stili di vita
1.7.1. orientare gli stili di vita della popolazione verso
un uso più efficiente delle risorse
1.7.2. promuovere campagne di informazione e
sensibilizzazione del pubblico
1.7.3. sperimentare la diffusione di modelli di
autocontrollo (ecobilanci) 17
Attraverso il riutilizzo ed il riciclaggio si risparmia più
energia di quanta se ne produca con l'incenerimento
Se si usano materiali riciclati non sarà più necessario estrarre
minerali, petrolio e abbattere foreste come si fa oggi ed
essendo i procedimenti di recupero molto più semplici
dell'estrazione si ha un notevole risparmio energetico con una
diminuzione di gas serra ed emissioni inquinanti.
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Numeri, questi, che comprovano le potenzialità di questo
settore che in Italia smaltisce, o meglio assorbe, attraverso il
sistema della raccolta differenziata (RD), il 25% circa della
produzione totale dei rifiuti urbani: un dato in aumento ma che
ci colloca comunque ben al di sotto di quel 35%, da
raggiungere entro il 2003, prefissato dal famoso decreto
Ronchi del '97.
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Scendendo giù nella cartina le cose non vanno bene, infatti,
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Percentuale di raccolta differenziata sul totale dei rifiuti per
alcuni comuni capoluogo di provincia – Anni 2000-2006
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Frazione umida dei rifiuti urbani trattata in impianti di compostaggio
(% sulla frazione di umido nel rifiuto urbano totale); 2005 (Fonte APAT)
Sardegna
Sicilia
Mezzogiorno = 3%
Calabria
Italia = 20,5%
Basilicata
Puglia
Campania
Molise
Abruzzo
0 2 4 6 8 10 12 14 16 18 20 22
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La società FIBE
Peccato che il Cdr prodotto dalla società Fibe – del gruppo
Impregilo – negli stabilimenti realizzati in Campania, non
rispondesse al minimo delle specifiche tecniche previste
dalla normativa, per quanto riguardava sia l’insufficiente
potere calorifico, sia la presenza di sostanze tossiche.
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Affari e politica
Le banche, sempre nel 2005, fanno approvare dal
Governo un decreto di risoluzione del contratto che
mantiene le società di Impregilo solo come esecutrici,
mentre lo Stato, tramite il Commissariato per
l’emergenza, si assume tutti i rischi imprenditoriali.
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L’emergenza
A questo punto scoppia annunciata da almeno un anno –
come dichiarato pubblicamente dal Sindaco di Napoli –
l’emergenza.
Attraverso l’emergenza passa di tutto:
costosi apparati (800 milioni di euro negli ultimi anni)
pesanti tasse sui rifiuti
discariche abusive ove finiscono rifiuti industriali (i 2/3 della
massa dei rifiuti) non certo solo campani
Anzi, si ribalta la realtà!
«L’immondizia è arrivata al secondo piano dei palazzi di
Napoli perché non abbiamo costruito i
“termovalorizzatori”.
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Prof. Giambattista
De Medici
Cosa hanno risposto alla denuncia del Prof.
Giambattista De Medici, che ha collaborato con
la struttura di Bertolaso nel 2007?
La sua relazione prevedeva siti
lontani dai centri abitati,
facilmente raggiungibili dai mezzi pesanti,
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La risposta
all’emergenza?
De Gennaro, cui si affidano poteri speciali
Superare le normali procedure di valutazione di impatto
ambientale
Riaprire discariche già chiuse dalla magistratura
Uno che non sa neanche cos’è il percolato
Ancora non si sa dove verranno portati i rifiuti che si
vanno accumulando
Ancora non si ha idea dove verranno stoccate e che fine
faranno le “ecoballe” non a norma che dovrebbero essere
smaltite dalla società che ha intascato i soldi dal
Commissario e il CIP6.
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In Sicilia, dove la produzione annua di rifiuti è di 2.600.000
tonnellate,
la raccolta differenziata è attestata su un magro 5-6%
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i servizi di raccolta differenziata in Sicilia
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Raccolta differenziata nella città di Palermo – Anni 2000-2006
(kg per abitante) Fonte ISTAT
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la situazione della
produzione di rifiuti
in Sicilia
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Il piano regionale
rifiuti siciliano
La costruzione di quattro megainceneritori che saranno
convenienti solo bruciando più immondizia di quanta la
Sicilia non ne produca (da dove arriverà?)
solo per Bellolampo si parla di 546 mila tonn/anno
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dalla lettura dei suoi contenuti si evince difatti che la
percentuale del 35% di materiali da riciclare è da
considerare utopistica. Inoltre, la politica
programmatica del governo regionale si dirige -in
sintesi- verso le tecniche di termovalorizzazione
piuttosto che verso quelle del riciclo, invertendo di
fatto gli ordini di priorità contenuti nella normativa
nazionale. Anzi, il riciclo viene pressoché scartato
come ipotesi risolutiva -anche parziale- e la
differenziazione dei rifiuti relegata in una dimensione
di marginalità che non ha eguali in tutta Italia.
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obblighi normativi nazionali di recupero e
35% dei RSU (nel 2003)
riciclaggio minimi
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la società P.e.a. Scpa - un consorzio ad hoc
costituito da una serie di società del settore:
Falck (19%), Actelios (20%), Amia (29%), Emit
(29%), Consorzio di sviluppo per l'area
impegno di capitali per le cordate di imprese
industriale della provincia di Palermo (1%),
che gestiranno il bacino d’utenza del
Aster (1%), Gecopre (0,5%), Safab (0,5%) -
termovalorizzatore di Bellolampo
investirà circa 300 milioni di euro per realizzare
un sistema integrato di gestione dei rifiuti
urbani in 7 ambiti territoriali delle province di
Palermo e Trapani
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circa 86.000 tonnellate di polveri tossiche e più
emissioni in aria complessive previste per i 4
di 3.000 tonnellate di fumi contenenti diossina,
termovalorizzatori in Sicilia
furani e altre sostanze di natura cancerogena
45
numero delle linee di combustione 3
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dati impianto di selezione secco/umido di
Bellolampo:
tonnellate annue totali di RSU ricevute
all. 2 ord. 1260/04
652.191 t/anno
dall’impianto al raggiungimento della
situazione di regime
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controproposta di un piano
per la gestione dei rifiuti
basato su politiche di
prevenzione a monte del
processo di differenziazione e
riciclaggio
Le politiche di prevenzione si sviluppano a partire dai luoghi di
istruzione primari.
In questo senso la scuola possiede un ruolo ed una responsabilità
decisive, in quanto è l’istituzione preposta e capace di introdurre
nel soggetto studentesco la consapevolezza e la cultura che
l’attuale modello di produzione e di consumo è, oltreché
politicamente, anche fisicamente, ambientalmente insostenibile.
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1. ridurre l'intensità di materiali nel sistema economico:
dematerializzazione dell'economia
2. ridurre l'uso di prodotti chimici pericolosi
3. far sì che le apparecchiature di uso comune siano
facilmente smontabili, progettate secondo logiche di
modularità e intercambiabilità di parti aventi specifiche
funzioni, comuni ad apparati diversi
4. favorire la produzione e l’utilizzo di beni duraturi,
riparabili e fatti di materiali riutilizzabili,
5. avversare la produzione e il consumo di beni usa e
getta,
6. ridurre drasticamente gli imballaggi,
7. standardizzare gli imballaggi, nella forma e nei
materiali, per favorire il loro riutilizzo come oggetti
integri e solo in seconda istanza il riciclaggio dei
materiali di cui sono fatti.
8. sostituire i materiali non biodegradabili con nuovi
materiali biodegradabili di origine naturale 49
dopo aver fatto tutto il possibile per
ridurre la produzione dei rifiuti alla
fonte gli oggetti, dopo un tempo di
durata prolungato, e dopo diversi cicli
di riparazione e riutilizzo, devono
essere riutilizzati nei processi produttivi
come materiali attraverso la raccolta
differenziata seguita dal riciclaggio.
Se si realizzasse quanto detto ci
accorgeremmo che l’obiettivo rifiuti
zero non sarebbe un’utopia: la natura
lo ha già realizzato da sempre!
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gli inceneritori
una valutazione precisa delle quantità andrebbe
fatta per ciascun tipo di tecnologia applicata,
comunque è evidente che in uscita si avrà una
quantità di materiali, in forma solida, liquida e
gassosa, maggiore di quella dei rifiuti trattati.
l'inceneritore è quindi un moltiplicatore di
rifiuti, e ancor peggio ne aumenta la
pericolosità e le difficoltà di smaltimento.
I materiali che escono da un inceneritore sono
infatti classificati come rifiuti speciali, e come
tali richiedono adeguati trattamenti.
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il termovalorizzatore elimina i rifiuti?
per ogni tonnellata di rifiuti incenerita si hanno:
una tonnellata circa di emissioni gassose dai
camini, circa 250 kg di scorie e ceneri. Infatti al
peso dei rifiuti bruciati bisogna aggiungere il
peso dell’ossigeno atmosferico necessario alla
combustione. Per Bellolampo si avranno:
circa 550.000 tonnellate/anno di fumi immessi
in atmosfera e
circa 160.000 tonnellate/anno di scorie e ceneri
inertizzate da portare in discarica
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le ceneri, pari a circa un terzo del volume di rifiuti
immessi, i carboni attivi dei filtri di fumi, gli inerti
nel caso di letto fluido, ed i fanghi della depurazione
delle acque di trattamento dei fumi, concentrano
cloro, fluoro, zolfo, metalli tossici, ossidi di azoto,
ecc., e contengono composti pericolosi generatisi
nel processo di combustione, inquinanti non
presenti all'origine nei rifiuti, come diossine, furani,
PCB, fenoli, ecc. Si tratta in molti casi di sostanze
estremamente persistenti e bioaccumulanti, che
numerose statistiche mostrano aver causato
danni sanitari molto rilevanti. Pertanto questi
materiali vanno riposti in discariche per rifiuti
pericolosi. Quindi l'inceneritore non evita la
discarica, ma anzi richiede il ricorso a discariche
speciali, la cui localizzazione e gestione presenta
difficoltà notevolmente superiori rispetto ad una
discarica per rifiuti urbani. 54
il termovalorizzatore emette
diossine meno del traffico?
diossine emesse dall’inceneritore: valore limite è 0,1
ng/Nmc (miliardesimi di grammo per metro cubo di fumi
immessi in atmosfera). Emissione giornaliera 480.654 x 24
h x 0,1 = 1.153.570 nanogrammi/giorno.
diossine emesse dal traffico automobilistico: valore di
emissione diossine per auto circolante pari a 0,045 ng/litro
di carburante consumato (valore medio fra auto catalizzate
e auto diesel rilevato dall’Inventario europeo).
circolazione a Palermo per emettere la stessa quantità di
diossina emessa dall’inceneritore: assumendo un valore
medio giornaliero di consumo per auto pari a 2 litri si ha:
1.153.570/0,045 = 25.634.888 litri/giorno combustibile
usato si ha 25.634.888/2 = 12.817.444 auto circolanti al
giorno.
cioè, per avere le stesse diossine emesse dall’inceneritore
dovrebbero circolare a Palermo ogni giorno quasi tredici
milioni di auto! 55
il termovalorizzatore produce
energia?
il termovalorizzatore distrugge manufatti per la
cui realizzazione si è spesa energia. Gli oggetti
di plastica, carta, cartone hanno consumato
energia per la produzione delle materie di cui
sono fatti, per la loro realizzazione, per il loro
trasporto, ecc. Si calcola che l’energia
contenuta negli oggetti bruciati sia quattro volte
maggiore di quella ottenuta bruciandoli.
Incenerire materie post consumo equivale a
distruggere risorse non rinnovabili. Solo il
nostro paese paragona i rifiuti al vento o al
sole, per cui bruciandoli si ottengono i contributi
CIP6.
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Il Bando
La Corte di Giustizia dell’Unione Europea (Sentenza del 18
luglio 2007, Seconda Sezione) ha condannato la Regione
siciliana poiché il bando per l’appalto della gara è stato fatto
in modo irregolare.
Ciò ha diminuito significativamente la possibilità che
concorrenti europei potessero gareggiare presentando
progetti più conformi alle migliori tecnologie disponibili.
Come minimo ciò imporrebbe di ricominciare tutta la
procedura di bando ab initio invece che limitarsi a pagare
una sanzione, che non solo non ripristina lo stato di diritto,
ma fa cadere gli oneri sulla stessa collettività che si intende
tutelare.
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L’inceneritore di
Bellolampo
Localizzazione:
I venti spirano prevalentemente in direzione est-
ovest, esponendo il centro abitato di Palermo ad
essere investito dalle emissioni in atmosfera
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La situazione della
discarica
Solo altri dodici/quindici mesi di disponibilità nella
discarica di Bellolampo
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Le BAT
Best available technologies?
È previsto che si possa incenerire il tal quale, con
preventiva eliminazione dell’”umido”
Non sono previsti i filtri catalitici per l’abbattimento
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Comitato scientifico di garanzia – presieduto dal prof.
Umberto Veronesi – sull’attuazione del Sistema di gestione
integrata dei rifiuti solidi urbani della Regione Sicilia.
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Veronesi v/s legalità
(www.ecceterra.org )
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Il Prof. Dott. Vito Foà
Risultati del Report Enhance Health:
Per l'Italia lo studio è stato condotto nel comune di Forlì, quartiere
Coriano, ove sono ubicati due inceneritori, uno per rifiuti ospedalieri
ed uno per rifiuti solidi urbani. L'indagine … ha riguardato
l'esposizione a metalli pesanti della popolazione residente per
almeno 5 anni entro un'area di raggio di 3.5 km dagli impianti.
lo studio epidemiologico condotto sulla popolazione di Coriano-Forlì
“non mostra eccessi di mortalità generale e di incidenza di tutti
i tumori” anche se [gli autori] richiamano l’attenzione su alcuni
eccessi di mortalità e di incidenza per alcune neoplasie, però solo
fra le donne”.
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Bersani v/s Medici
Il 10 settembre 2007 la Federazione Regionale degli Ordini dei Medici
Chirurghi e degli Odontoiatri Emilia Romagna (Regione nella quale
sono in funzione ben nove inceneritori di rifiuti) invia una lettera a 57
rappresentanti istituzionali di Regione, Province e Comuni in cui
“richiede di non procedere alla concessione di nulla-osta alla
costruzione di nuovi termovalorizzatori-inceneritori”.
La reazione del Ministro dello Sviluppo Economico Bersani è furibonda.
In una lettera inviata il 4 ottobre al Ministro della Giustizia Clemente
Mastella e a quello della Salute Livia Turco, Bersani chiede ai
colleghi un'indagine sulla Federazione dei Medici.
“Sottopongo - scrive Bersani nella sua missiva - alla vostra valutazione,
in qualità di Ministri vigilanti, l'apprezzamento se l'iniziativa in esame
possa costituire un inammissibile sviamento dalle finalità istituzionali
e, comunque, dagli ambiti di attività consentiti dalla legge, ai fini
dell'eventuale adozione di tutte le misure ritenute necessarie, anche
non solo disciplinari, nei confronti dei responsabili”. 65
Il principio di
precauzione
Cosa significa che non è stata trovata
un’associazione statisticamente
significativa?
Non che si è dimostrato che l’associazione
non esiste, ma che non si è potuto
dimostrare che essa esiste.
E ciò per varie cause:
- scarsità di dati
- forte rumore di fondo
- reale assenza di associazione
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Inversione
dell’onere della
prova
Chi sbandiera come “assoluzione” la
mancanza di significatività statistica
(perché magari l’incremento del rischio
relativo non è poi così schiacciante) fa
un’operazione profondamente scorretta.
Mentre anche solo una accertata
significatività dovrebbe indurre al
massimo allarme, trattandosi della salute
umana
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Valutazione del
rischio
E’ vero che non è mai possibile porre
a zero i rischi di qualunque azione
o processo.
Ma non ha senso valutare il rischio di
un’azione o i un processo se non
in relazione ad azioni alternative
Quali sono le alternative che sono
state studiate all’inceneritore?
NESSUNA
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