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Rifiuti

-storia di un'emergenza

-analisi della produzione e

dello smaltimento

-il caso Sicilia


1
la nozione di rifiuto

in senso strettamente ecologico, LA NATURA


NON PRODUCE RIFIUTI o meglio, in un ciclo
ecologico non si possono accumulare rifiuti
poiché nulla è rifiutato. Tutti i processi che si
possono osservare in natura hanno compiuto un
cammino evolutivo che ha condotto ad una
concatenazione tra fenomeni diversi. Queste
correlazioni complesse tra i processi naturali sono
indicati generalmente con il nome di CICLO
NATURALE

2
nel “ciclo naturale” non esiste il concetto di scoria o
rifiuto, esso viene introdotto in rappresentazione
parziale di singoli segmenti del ciclo, che verranno
dalla stessa natura riciclati e smaltiti. Ma negli ultimi
decenni è accaduto che l’uomo è intervenuto sulle
dinamiche ambientali, producendo accelerazioni in
punti circoscritti dei cicli naturali. Per quanto detto,
può definirsi più esattamente rifiuto tutto ciò che per
motivi di tempo, di quantità e qualità non può essere
immediatamente riutilizzato nei cicli naturali o nelle
attività umane. Infatti, è rifiuto tutto ciò la cui
velocità di produzione è superiore a quella di
riutilizzo nell’ambiente e nei processi produttivi.

3
la nozione autentica di rifiuto, introdotta dalla legge
n. 178/2002 distingue due ipotesi: la prima è quella
dell’utilizzo del bene nel ciclo produttivo
nell’originaria composizione e consistenza; la seconda
è quella in cui il bene è oggetto di un trattamento
preventivo mirato alla successiva
commercializzazione o riutilizzo. Nella prima ipotesi
non si è in presenza di un rifiuto solo nei casi in cui
la destinazione alla riutilizzazione della sostanza non
arrechi alcun pregiudizio all’ambiente in senso lato del
termine (es. paesaggio, aria, acqua, suolo ecc.),
mentre nella seconda ipotesi si ha un non-rifiuto
solo nei casi in cui le operazioni di trattamento dirette al
riutilizzo della sostanza non rientrano tra quelle
considerate come attività di recupero (D.M. 5 febbraio
1998). 4
5
per un’interpretazione normativa del concetto
di rifiuto soccorre l’art. 14 del D. L. n. 138/02
convertito in legge n. 178/02, secondo cui
l’intenzione o l'obbligo di disfarsi della res non
ricorrono quando le sostanze in oggetto siano
effettivamente riutilizzate, nel medesimo o in
altro processo produttivo, senza subire
trattamenti e senza pregiudizio per l’ambiente,

6
i contenuti del Decreto Ronchi
individua quattro ordini di priorità:
• intervenire nel processo produttivo per ridurre “a
monte” la quantità di merci (ad esempio gli
imballaggi), destinate a divenire sempre più
rapidamente ed abbondantemente dei rifiuti;
• favorire quanto più possibile il riuso ed il riciclaggio
delle merci/materie prime con il processo di
differenziazione dei rifiuti;
• termovalorizzare (incenerimento con produzione di
energia) la frazione di rifiuti che non può essere
riciclata;
• porre a dimora in discariche controllate la frazione
che a sua volta non può essere termovalorizzata
e/o i residui di quel processo di trattamento.
7
DPR 915/82 prima normativa

D.Lgs. 22/97 (Decreto Ronchi)


"chi inquina paga"

D.Lgs. 152/06 (art. 178)

“l’uomo al centro dell’ambiente”

Anna Abita - ARPA Sicilia 8


In Italia si producono oltre 32 milioni di tonnellate di rifiuti
urbani (RU) ogni anno, cioè circa 539 Kg per abitante.
Il dato è annualmente in crescita di oltre due punti percentuale
e ci allontana ulteriormente dall'obiettivo che si era posto
l'Unione Europea, ovvero ridurre a 300 chili pro capite/anno la
produzione urbana di rifiuti.

Con una magra consolazione: in Europa occidentale la


situazione non è molto diversa e la media di rifiuti prodotta è
di 577 Kg.
Migliori le performances per le politiche di riciclaggio che
hanno registrato un incremento generalizzato, con picchi del
60% dei rifiuti urbani riciclati come accade in Austria a Paesi
Bassi.
9
Raccolta di rifiuti urbani per alcuni comuni capoluogo di provincia –
Anni 2000-2006 (kg per abitante)

(Fonte: ISTAT) 10
la raccolta differenziata
L’orientamento politico generale (Protocollo di
Kyoto) indica nella riduzione dei gas serra e
genericamente di tutti gli inquinanti la soluzione al
problema dei cambiamenti climatici, lasciando su un
piano distinto la questione della gestione dei rifiuti,
che pure è intimamente connessa alla pressione
ambientale umana vista nel suo complesso.
La politica delle 4R (RIDUCI-RIPARA-RIUSA-
RICICLA) viene ignorata, preferendo a questo
processo la costruzione di termodistruttori,
termovalorizzatori, centrali termoelettriche (a rifiuti) e
torce al plasma; cioè lasciando inalterata la questione
della riprogrammazione, del cambiamento dello stile
di vita attraverso il risparmio/efficienza energetica, il
riuso delle materie prime e quindi, alla chiusura del
11
ciclo, la riduzione dell’utilizzo dei gas serra.
Le 4 R:

Riduzione
Riuso
Riciclaggio
Recupero

E verso quest'opzione spingono tutte le linee guida di


Bruxelles:
recupero e riciclaggio creano posti di lavoro, più di
quanti può darne il sistema della termovalorizzazione.
E sono più sani per l'ambiente.
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La politica delle
4R
 molto più veloce da mettere in pratica in confronto ai
tempi lunghi di costruzione dell’inceneritore,
 molto meno dispendiosa,
 molto più vantaggiosa in termini di impatto occupazionale
locale e non solo,
 infinitamente più sicura dal punto di vista dell’impatto
ambientale.

Inoltre la produzione di energia elettrica mediante


incenerimento è tra le cause di maggior incremento di
immissioni di gas serra in atmosfera (violazione degli
obiettivi di Kioto).
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Rifiuti zero e le 4 R
 Le attuali tecniche consentono di avvicinarsi all’obiettivo
“rifiuti zero”, come esperienze nazionali (Consorzio Priula
di Treviso) ed internazionali (città di San Francisco, USA)
dimostrano ampiamente.

 Una corretta e moderna gestione dei rifiuti, basata sulla


 raccolta porta-a-porta e su una
 corretta filiera del riciclaggio, e

 sulla riprogettazione e riduzione

sottrarrebbe all’incenerimento tutti quei materiali che hanno un


qualche potere calorifico (carta, plastiche, legno, …),
rendendo del tutto inutile, se non impossibile,
l’incenerimento stesso.

14
15
1.3. riutilizzo completo o parziale
1.3.1. realizzazione di imballaggi riutilizzabili un numero
di volte compatibile con il materiale utilizzato
1.3.2. diffusione estesa del meccanismo del vuoto a
rendere
1.3.3. recupero di parti riparabili e riutilizzabili da oggetti
complessi come parti di ricambio
1.3.4. promozione di attività artigiane per il riutilizzo di
oggetti o loro parti per funzioni diverse da quelle
d’origine
1.3.5. promozione del mercato dell’usato per oggetti di
durata superiore al periodo di utilità per il singolo
proprietario
1.3.6. promozione del recupero di oggetti usati da parte
degli stessi produttori per la loro rigenerazione
1.3.7. misure per scoraggiare la pratica “usa e getta” 16
1.6. riciclaggio
1.6.1. utilizzo di materiali riciclabili
1.6.2. utilizzo, per oggetti multimateriali, di materiali
omogenei e compatibili ai fini del riclaggio
1.6.3. scoraggiamento di poliaccoppiati incompatibili e
di difficile separazione
1.6.4. incentivi all’uso di materiali riciclati
1.6.5. identificazione di nuovi strumenti di certificazione
per l’utilizzo di materiali riciclati
1.7. stili di vita
1.7.1. orientare gli stili di vita della popolazione verso
un uso più efficiente delle risorse
1.7.2. promuovere campagne di informazione e
sensibilizzazione del pubblico
1.7.3. sperimentare la diffusione di modelli di
autocontrollo (ecobilanci) 17
Attraverso il riutilizzo ed il riciclaggio si risparmia più
energia di quanta se ne produca con l'incenerimento
Se si usano materiali riciclati non sarà più necessario estrarre
minerali, petrolio e abbattere foreste come si fa oggi ed
essendo i procedimenti di recupero molto più semplici
dell'estrazione si ha un notevole risparmio energetico con una
diminuzione di gas serra ed emissioni inquinanti.

Basti pensare che in Italia la riduzione dei consumi energetici


associata al riciclo è pari a circa 15 milioni di tonnellate
equivalenti di petrolio (tep), a fronte di un consumo nazionale
pari a circa 190 milioni di tep e la riduzione di emissioni
climalteranti associate al riciclo è stimabile in 50 tonnellate di
CO2 equivalente, a fronte di un totale nazionale di 533 milioni
di tonnellate, di cui 128 dell'insieme delle attività industriali.

19
Numeri, questi, che comprovano le potenzialità di questo
settore che in Italia smaltisce, o meglio assorbe, attraverso il
sistema della raccolta differenziata (RD), il 25% circa della
produzione totale dei rifiuti urbani: un dato in aumento ma che
ci colloca comunque ben al di sotto di quel 35%, da
raggiungere entro il 2003, prefissato dal famoso decreto
Ronchi del '97.

Secondo un'indagine sull'industria del riciclo realizzata dalla


Commissione Ambiente della Camera, il settore del recupero e
del riutilizzo dei rifiuti è cresciuto molto più dell'industria
italiana nel suo insieme con un indice del più 5% nel periodo
2000-2004, contro un più 3,8% nello stesso periodo per
l'industria nel suo complesso. Questi sono i valori medi
nazionali, ma cosa succede se analizziamo i dati per aree 20
21
Raccolta differenziata di rifiuti urbani (% su rifiuti prodotti) – 2005
(Fonte APAT)

Obiettivo al 2013: almeno il 40% di


raccolta differenziata

Cosa dice la legge? Entro il 2007


almeno il 40% di r.d.
(l.f. 2007)

Cosa dice la programmazione


regionale?
Puglia, entro il 2010 almeno il 55%
di r.d. (piano regionale dei rifiuti
2006)
Sicilia, entro il 2007 almeno il 35%
per ogni ATO (piano regionale dei
rifiuti aggiornato nel 2004)
Campania, schema POR FESR
2007-2013; raggiungere il 60%

22
Scendendo giù nella cartina le cose non vanno bene, infatti,

mentre il Nord, con un tasso di raccolta differenziata pari al


38,1%, supera ampiamente il tetto del 35%,

il Centro e il Sud, con percentuali rispettivamente pari al


19,4% ed all'8,7%, risultano ancora decisamente lontani da
tale obiettivo.

23
Percentuale di raccolta differenziata sul totale dei rifiuti per
alcuni comuni capoluogo di provincia – Anni 2000-2006

24
Frazione umida dei rifiuti urbani trattata in impianti di compostaggio
(% sulla frazione di umido nel rifiuto urbano totale); 2005 (Fonte APAT)

Sardegna

Sicilia

Mezzogiorno = 3%
Calabria
Italia = 20,5%

Basilicata

Puglia

Campania

Molise

Abruzzo

0 2 4 6 8 10 12 14 16 18 20 22

Obiettivo al 2013 strettamente collegato con l’ipotesi di aumento della


raccolta differenziata: almeno il 20% di frazione umida sia trattata per
produrre compostaggio (corrisponde al valore attuale dell’Italia)
Il Cip 6
 Nell’anno 1992, il Comitato Interministeriale Prezzi (CIP)
emise una delibera (la numero 6), con la quale stabilì
una maggiorazione del 6% del prezzo dell’elettricità
pagato dai consumatori finali, destinando il ricavato alla
promozione delle energie rinnovabili, con l’obiettivo di
spingere le aziende energetiche a riorganizzare la loro
produzione verso le fonti rinnovabili come quella solare e
quella eolica. (43 miliardi di euro dal ’92 ad oggi)

 Purtroppo successivamente – solo in Italia in tutta


Europa – accanto all’espressione “energie rinnovabili”, fu
aggiunta l’estensione “o assimilate”; e così una vera e
propria valanga di miliardi di Euro venne utilizzata, negli
anni successivi, per finanziare produzioni energetiche
tutt’altro che “rinnovabili”. 26
La truffa delle
“assimilate”
gli ultimi dati disponibili, riferiti al 2006, riguardo alle fonti
«rinnovabili», assegnano
agli inceneritori di rifiuti e biomasse 1.135 milioni di euro,
quasi i due terzi degli oltre 1.758 milioni di euro erogati,
a fronte di 40.370 euro assegnati al solare fotovoltaico,
pari allo 0,00002% di quanto erogato,
il governo Prodi ha concesso questo contributo solo agli
inceneritori già in funzione, riservandosi la possibilità di
erogarla a quelli in progettazione (appena concessi per 3
inceneritori campani)
in proposito la legge di programmazione regionale ha
27
messo una “posta negativa” in bilancio di 250.000 euro
Il CdR
 Il meccanismo di finanziamento dei CIP 6 era
ben chiaro alle banche che finanziavano
l’operazione «rifiuti in Campania».

 Invece che bruciare il “tal quale” era meglio


inventarsi un “combustibile” derivato dai rifiuti
- questo è il significato dell’acronimo Cdr

28
La società FIBE
 Peccato che il Cdr prodotto dalla società Fibe – del gruppo
Impregilo – negli stabilimenti realizzati in Campania, non
rispondesse al minimo delle specifiche tecniche previste
dalla normativa, per quanto riguardava sia l’insufficiente
potere calorifico, sia la presenza di sostanze tossiche.

 Ciò spiega perché


 non si riesce ad esportare il loro prodotto (in Germania dopo
l’incremento di raccolta differenziata hanno “fame” di
immondizia da bruciare) e
 perché le uniche due ditte in gara per aggiudicarsi la
costruzione del megainceneritore di Acerra nelle scorse
settimane si siano ritirate.

29
Affari e politica
 Le banche, sempre nel 2005, fanno approvare dal
Governo un decreto di risoluzione del contratto che
mantiene le società di Impregilo solo come esecutrici,
mentre lo Stato, tramite il Commissariato per
l’emergenza, si assume tutti i rischi imprenditoriali.

 Viene così azzerata la gara di appalto che aveva


assegnato a suo tempo a Impregilo e società
collegate la gestione di tutto il ciclo dei rifiuti in
Campania (conflitto o “convergenza” di interessi).

30
L’emergenza
 A questo punto scoppia annunciata da almeno un anno –
come dichiarato pubblicamente dal Sindaco di Napoli –
l’emergenza.
 Attraverso l’emergenza passa di tutto:
 costosi apparati (800 milioni di euro negli ultimi anni)
 pesanti tasse sui rifiuti
 discariche abusive ove finiscono rifiuti industriali (i 2/3 della
massa dei rifiuti) non certo solo campani
 Anzi, si ribalta la realtà!
«L’immondizia è arrivata al secondo piano dei palazzi di
Napoli perché non abbiamo costruito i
“termovalorizzatori”.
31
Prof. Giambattista
De Medici
 Cosa hanno risposto alla denuncia del Prof.
Giambattista De Medici, che ha collaborato con
la struttura di Bertolaso nel 2007?
 La sua relazione prevedeva siti
 lontani dai centri abitati,
 facilmente raggiungibili dai mezzi pesanti,

 ideali per accogliere tutta l’immondizia in

eccesso perché naturalmente impermeabilizzati

32
La risposta
all’emergenza?
 De Gennaro, cui si affidano poteri speciali
 Superare le normali procedure di valutazione di impatto
ambientale
 Riaprire discariche già chiuse dalla magistratura
 Uno che non sa neanche cos’è il percolato
 Ancora non si sa dove verranno portati i rifiuti che si
vanno accumulando
 Ancora non si ha idea dove verranno stoccate e che fine
faranno le “ecoballe” non a norma che dovrebbero essere
smaltite dalla società che ha intascato i soldi dal
Commissario e il CIP6.
33
In Sicilia, dove la produzione annua di rifiuti è di 2.600.000
tonnellate,
la raccolta differenziata è attestata su un magro 5-6%

nonostante il Piano rifiuti varato dalla Regione nel 2002


dicesse che:
"(...) si prevede che le percentuali di raccolta differenziata non
possono essere inferiori al 15 per cento entro il 2003 e al 25
per cento entro il 2005 e poi, a regime, in base al D.L.gs 22/97
(decreto Ronchi), al 35 per cento. (...) tutti i Comuni della
Regione siciliana dovranno attuare o la raccolta differenziata
monomateriale (un contenitore per ogni frazione) o, con
alcune limitazioni, multimateriale (contenitore unico per più
frazioni)".
34
Nei fatti ciò non si realizza compiutamente ed
in Sicilia nemmeno embrionalmente.
Ma soprattutto, nell’orientamento politico
generale, la questione della produzione è
scissa da quella della gestione dei rifiuti
prodotti a valle del processo di produzione
stesso e da quello del consumo.

35
i servizi di raccolta differenziata in Sicilia

36
Raccolta differenziata nella città di Palermo – Anni 2000-2006
(kg per abitante) Fonte ISTAT

37
la situazione della
produzione di rifiuti
in Sicilia

38
Il piano regionale
rifiuti siciliano
 La costruzione di quattro megainceneritori che saranno
convenienti solo bruciando più immondizia di quanta la
Sicilia non ne produca (da dove arriverà?)
 solo per Bellolampo si parla di 546 mila tonn/anno

 La fine della raccolta differenziata che, come abbiamo


visto - lungi dal tendere all’obbiettivo del 70% - è relegata
ad un 5-6% (se pur da verificare se veritiero)
 contratto capestro che assicura un minimo ed un massimo
di rifiuti da bruciare
 conflitto di interessi tra chi raccoglie l’immondizia e chi la
brucia
39
il piano di gestione dei rifiuti siciliano non rispetta,
nella sua costituzione, le priorità del Decreto Ronchi.
la regione è stata suddivisa in 25 ATO, all’interno dei
quali la produzione di rifiuti totale e quella giornaliera
pro-capite risultano disomogenee.

40
dalla lettura dei suoi contenuti si evince difatti che la
percentuale del 35% di materiali da riciclare è da
considerare utopistica. Inoltre, la politica
programmatica del governo regionale si dirige -in
sintesi- verso le tecniche di termovalorizzazione
piuttosto che verso quelle del riciclo, invertendo di
fatto gli ordini di priorità contenuti nella normativa
nazionale. Anzi, il riciclo viene pressoché scartato
come ipotesi risolutiva -anche parziale- e la
differenziazione dei rifiuti relegata in una dimensione
di marginalità che non ha eguali in tutta Italia.

41
obblighi normativi nazionali di recupero e
35% dei RSU (nel 2003)
riciclaggio minimi

attuali percentuali di recupero dei RSU in Sicilia 4-5% del prodotto

previsione di smaltimento dei RSU tramite


non inferiore al 60% del prodotto
incenerimento
costo di realizzazione dei 4 termovalorizzatori in
circa 1 mld €
Sicilia

occupazione per i 4 termovalorizzatori in Sicilia circa 1.500 unità

dimensione dell’impianto di termovalorizzazione WTE (waste to energy) da 62 MW di potenza, il


di Bellolampo più grande della regione
produzione di energia prevista 430 GWh/anno

l’ambito territoriale di riferimento e` costituito dai


seguenti Ambiti territoriali ottimali per la gestione
integrata dei rifiuti (A.T.O.): PAI – PA2 – PA3 –
ambito territoriale di riferimento del
PA5 – TP1 – PA4 (con esclusione dei comuni di
termovalorizzatore di Bellolampo
Altavilla Milicia, Bagheria, Casteldaccia,
Ficarazzi, Santa Flavia e Villabate), ridenominato
PA4 nord

Elettroambiente Actelios, società del gruppo Falck


consorzio di imprese per la realizzazione del (capofila), l'Arnia, l'Asi, la Emít del gruppo
termovalorizzatore di Palermo-Bellolampo Pisante, la Aster e due società di costruzioni: la
Safab e la Gecopre 42
Falck - owner engineer; Actelios - gestione e
manutenzione dell’impianto WTE; Emit -
costruzione, gestione e manutenzione
dell’impianto di selezione e biostabilizzazione
del sito di Palermo; Aster - costruzione
dell’impianto WTE; Amia – costruzione e
ruolo industriale per ciascuna società
gestione in service delle trasferenze, delle
discariche e relativi trasporti; Safab/Gecopre -
realizzazione delle opere civili comuni del sito di
Palermo. Il Consorzio Asi di Palermo metterà a
disposizione le aree per la costruzione delle
stazioni di trasferenza
all. 2 ord. 1260/04

termine massimo per la realizzazione del


31 luglio 2007
termovalorizzatore di Bellolampo
tratta indistintamente tutti i rifiuti solidi urbani
caratteristiche dell’impianto di Bellolampo e non solo la parte residuata da altre forme di
riciclaggio e trattamento
3 stazioni di trasferenza (Carini, Monreale e
Termini Imerese), 2 impianti di selezione e
strutture collegate con il termovalorizzatore di
biostabilizzazione (l’impianto esistente di
Bellolampo
Trapani e uno da realizzare nel comune di
Palermo), 3 discariche

43
la società P.e.a. Scpa - un consorzio ad hoc
costituito da una serie di società del settore:
Falck (19%), Actelios (20%), Amia (29%), Emit
(29%), Consorzio di sviluppo per l'area
impegno di capitali per le cordate di imprese
industriale della provincia di Palermo (1%),
che gestiranno il bacino d’utenza del
Aster (1%), Gecopre (0,5%), Safab (0,5%) -
termovalorizzatore di Bellolampo
investirà circa 300 milioni di euro per realizzare
un sistema integrato di gestione dei rifiuti
urbani in 7 ambiti territoriali delle province di
Palermo e Trapani

alla società P.e.a. Scpa andranno i proventi


della vendita dell'energia prodotta dagli
impianti e un ticket di almeno 80 € per ogni
previsione di remunerazione per le cordate di tonnellata di rifiuti conferiti dai Comuni.
imprese che gestiranno il bacino d’utenza del Complessivamente il sistema Palermo/Trapani
termovalorizzatore di Bellolampo gestirà intorno alle 800 mila tonnellate di rifiuti
urbani l'anno e servirà 1.600.000 cittadini (circa
il 31% della popolazione), cioè 65.000.000 di
€/anno, oltre i proventi “energetici”

44
circa 86.000 tonnellate di polveri tossiche e più
emissioni in aria complessive previste per i 4
di 3.000 tonnellate di fumi contenenti diossina,
termovalorizzatori in Sicilia
furani e altre sostanze di natura cancerogena

tonnellate annue totali di frazione secca


combustibile ricevuta dall’impianto di
546.000 t/anno
Bellolampo al raggiungimento della situazione
di regime
all. 2 ord. 1260/04

tonnellate annue totali di residui dal


trattamento fumi prodotte dall’impianto di 38.127 t/anno (56.047 t/anno dopo trattamento
Bellolampo al raggiungimento della situazione di inertizzazione)
di regime

tonnellate annue totali di ceneri di combustione


prodotte dall’impianto di Bellolampo al 85.397 t/anno
raggiungimento della situazione di regime:

energia elettrica annua ceduta alla rete


499.600.000 kWh/anno (al lordo dei consumi
nazionale dall’impianto di Bellolampo al
interni)
raggiungimento della situazione di regime

45
numero delle linee di combustione 3

energia elettrica annua assorbita dall’impianto


di Bellolampo al raggiungimento della 56.000.000 kWh/anno
situazione di regime
all. 2 ord. 1260/04

metri cubi annui totali di effluenti liquidi


è previsto un ciclo chiuso, con emissioni liquide
prodotti dall’impianto di Bellolampo al
nulle
raggiungimento della situazione di regime

metri cubi annui totali di effluenti gassosi


prodotti dall’impianto di Bellolampo al 1.000x106 Nm3/anno
raggiungimento della situazione di regime

46
dati impianto di selezione secco/umido di
Bellolampo:
tonnellate annue totali di RSU ricevute
all. 2 ord. 1260/04

652.191 t/anno
dall’impianto al raggiungimento della
situazione di regime

tonnellate annue totali di FOS prodotte


130.438 t/anno
dall’impianto al raggiungimento della
situazione di regime

tonnellate annue totali di frazione secca


456.533 t/anno
combustibile prodotta dall’impianto al
raggiungimento della situazione di regime

tipologia del processo di stabilizzazione della


biostabilizzazione aerobica in edificio chiuso,
frazione organica
con insufflazione di aria nei cumuli dal basso e
rivoltamento automatizzato con
apparecchiatura portata su carroponte, senza la
presenza di operatori nell’ambiente di
compostaggio

47
controproposta di un piano
per la gestione dei rifiuti
basato su politiche di
prevenzione a monte del
processo di differenziazione e
riciclaggio
Le politiche di prevenzione si sviluppano a partire dai luoghi di
istruzione primari.
In questo senso la scuola possiede un ruolo ed una responsabilità
decisive, in quanto è l’istituzione preposta e capace di introdurre
nel soggetto studentesco la consapevolezza e la cultura che
l’attuale modello di produzione e di consumo è, oltreché
politicamente, anche fisicamente, ambientalmente insostenibile.
48
1. ridurre l'intensità di materiali nel sistema economico:
dematerializzazione dell'economia
2. ridurre l'uso di prodotti chimici pericolosi
3. far sì che le apparecchiature di uso comune siano
facilmente smontabili, progettate secondo logiche di
modularità e intercambiabilità di parti aventi specifiche
funzioni, comuni ad apparati diversi
4. favorire la produzione e l’utilizzo di beni duraturi,
riparabili e fatti di materiali riutilizzabili,
5. avversare la produzione e il consumo di beni usa e
getta,
6. ridurre drasticamente gli imballaggi,
7. standardizzare gli imballaggi, nella forma e nei
materiali, per favorire il loro riutilizzo come oggetti
integri e solo in seconda istanza il riciclaggio dei
materiali di cui sono fatti.
8. sostituire i materiali non biodegradabili con nuovi
materiali biodegradabili di origine naturale 49
dopo aver fatto tutto il possibile per
ridurre la produzione dei rifiuti alla
fonte gli oggetti, dopo un tempo di
durata prolungato, e dopo diversi cicli
di riparazione e riutilizzo, devono
essere riutilizzati nei processi produttivi
come materiali attraverso la raccolta
differenziata seguita dal riciclaggio.
Se si realizzasse quanto detto ci
accorgeremmo che l’obiettivo rifiuti
zero non sarebbe un’utopia: la natura
lo ha già realizzato da sempre!
50
gli inceneritori
una valutazione precisa delle quantità andrebbe
fatta per ciascun tipo di tecnologia applicata,
comunque è evidente che in uscita si avrà una
quantità di materiali, in forma solida, liquida e
gassosa, maggiore di quella dei rifiuti trattati.
l'inceneritore è quindi un moltiplicatore di
rifiuti, e ancor peggio ne aumenta la
pericolosità e le difficoltà di smaltimento.
I materiali che escono da un inceneritore sono
infatti classificati come rifiuti speciali, e come
tali richiedono adeguati trattamenti.

51
il termovalorizzatore elimina i rifiuti?
per ogni tonnellata di rifiuti incenerita si hanno:
una tonnellata circa di emissioni gassose dai
camini, circa 250 kg di scorie e ceneri. Infatti al
peso dei rifiuti bruciati bisogna aggiungere il
peso dell’ossigeno atmosferico necessario alla
combustione. Per Bellolampo si avranno:
circa 550.000 tonnellate/anno di fumi immessi
in atmosfera e
circa 160.000 tonnellate/anno di scorie e ceneri
inertizzate da portare in discarica

(valori desunti dallo Studio d’Impatto Ambientale presentato da PEA,


Palermo Energia Ambiente ScpA). 52
a fronte di una tonnellata di
rifiuti bruciati in inceneritore si
ottiene:

1 tonnellata di fumi, circa 300 kg di


ceneri solide, 30 kg di ceneri
volanti, 650 kg di acqua sporca da
depurare e 25 kg di gesso.

53
le ceneri, pari a circa un terzo del volume di rifiuti
immessi, i carboni attivi dei filtri di fumi, gli inerti
nel caso di letto fluido, ed i fanghi della depurazione
delle acque di trattamento dei fumi, concentrano
cloro, fluoro, zolfo, metalli tossici, ossidi di azoto,
ecc., e contengono composti pericolosi generatisi
nel processo di combustione, inquinanti non
presenti all'origine nei rifiuti, come diossine, furani,
PCB, fenoli, ecc. Si tratta in molti casi di sostanze
estremamente persistenti e bioaccumulanti, che
numerose statistiche mostrano aver causato
danni sanitari molto rilevanti. Pertanto questi
materiali vanno riposti in discariche per rifiuti
pericolosi. Quindi l'inceneritore non evita la
discarica, ma anzi richiede il ricorso a discariche
speciali, la cui localizzazione e gestione presenta
difficoltà notevolmente superiori rispetto ad una
discarica per rifiuti urbani. 54
il termovalorizzatore emette
diossine meno del traffico?
diossine emesse dall’inceneritore: valore limite è 0,1
ng/Nmc (miliardesimi di grammo per metro cubo di fumi
immessi in atmosfera). Emissione giornaliera 480.654 x 24
h x 0,1 = 1.153.570 nanogrammi/giorno.
diossine emesse dal traffico automobilistico: valore di
emissione diossine per auto circolante pari a 0,045 ng/litro
di carburante consumato (valore medio fra auto catalizzate
e auto diesel rilevato dall’Inventario europeo).
circolazione a Palermo per emettere la stessa quantità di
diossina emessa dall’inceneritore: assumendo un valore
medio giornaliero di consumo per auto pari a 2 litri si ha:
1.153.570/0,045 = 25.634.888 litri/giorno combustibile
usato si ha 25.634.888/2 = 12.817.444 auto circolanti al
giorno.
cioè, per avere le stesse diossine emesse dall’inceneritore
dovrebbero circolare a Palermo ogni giorno quasi tredici
milioni di auto! 55
il termovalorizzatore produce
energia?
il termovalorizzatore distrugge manufatti per la
cui realizzazione si è spesa energia. Gli oggetti
di plastica, carta, cartone hanno consumato
energia per la produzione delle materie di cui
sono fatti, per la loro realizzazione, per il loro
trasporto, ecc. Si calcola che l’energia
contenuta negli oggetti bruciati sia quattro volte
maggiore di quella ottenuta bruciandoli.
Incenerire materie post consumo equivale a
distruggere risorse non rinnovabili. Solo il
nostro paese paragona i rifiuti al vento o al
sole, per cui bruciandoli si ottengono i contributi
CIP6.
56
Il Bando
 La Corte di Giustizia dell’Unione Europea (Sentenza del 18
luglio 2007, Seconda Sezione) ha condannato la Regione
siciliana poiché il bando per l’appalto della gara è stato fatto
in modo irregolare.
 Ciò ha diminuito significativamente la possibilità che
concorrenti europei potessero gareggiare presentando
progetti più conformi alle migliori tecnologie disponibili.
 Come minimo ciò imporrebbe di ricominciare tutta la
procedura di bando ab initio invece che limitarsi a pagare
una sanzione, che non solo non ripristina lo stato di diritto,
ma fa cadere gli oneri sulla stessa collettività che si intende
tutelare.
57
L’inceneritore di
Bellolampo
 Localizzazione:
 I venti spirano prevalentemente in direzione est-
ovest, esponendo il centro abitato di Palermo ad
essere investito dalle emissioni in atmosfera

58
La situazione della
discarica
 Solo altri dodici/quindici mesi di disponibilità nella
discarica di Bellolampo

 È prevista l’apertura di una nuova “vasca” che


però dovrà essere riservata ad accogliere le
scorie dell’inceneritore

 Inceneritore che non potrà essere pronto che tra


tre/quattro anni

59
Le BAT
 Best available technologies?
 È previsto che si possa incenerire il tal quale, con
preventiva eliminazione dell’”umido”
 Non sono previsti i filtri catalitici per l’abbattimento

dei NOx nei fumi


 Non vi è una valutazione del rischio sismico

 Vi è una valutazione delle polveri come totale e

non come distribuzioni per dimensione (PM10,


PM2,5, PM1, …)

60
Comitato scientifico di garanzia – presieduto dal prof.
Umberto Veronesi – sull’attuazione del Sistema di gestione
integrata dei rifiuti solidi urbani della Regione Sicilia.

Prof dott. Umberto Veronesi (presidente), Direttore Scientifico


dell'Istituto Europeo di Oncologia (IEO);
Prof dott. Adelfio Elio Cardinale, Preside della Facoltà di Medicina della
Università degli Studi di Palermo;
Prof. dott. Vito Foà, Direttore della Scuola di Specializzazione in
Medicina del Lavoro della Università degli Studi di Milano;
Prof. dott. Michele Giugliano, Professore Ordinario di Inquinamento
Atmosferico, Politecnico di Milano:
Prof dott, Agostino Serra, Professore Ordinario, Facoltà di Medicina e
Chirurgia, Università degli Studi di Catania;
Ufficio di Segreteria - Prof. ing. Eugenio de Fraja Frangipane,
Responsabile dell’Organismo di Vigilanza e Controllo;
Prof. dott. Valeria Torregrossa, Professore Associato di Igiene,
Università degli Studi di Palermo.
61
il Principio di Autorità:
“Vi sono chili e chili di pubblicazioni che
dimostrano che i moderni inceneritori non sono
dannosi per la salute”
(Veronesi, Che tempo che fa)

62
Veronesi v/s legalità

Studio effettuato dal Comitato scientifico di garanzia


Il recupero di energia da rifiuti: la pratica, le
implicazioni ambientali e l’impatto sanitario’

Allegato a Ingegneria Ambientale – Quaderni N°45 – Cipa Editore (Mi)

“(Omissis)… In più vi è da constatare come, grazie alle


tecnologie impiegate nei moderni impianti di
termovalorizzazione, i livelli reali di emissione risultano
frequentemente inferiori ai già restrittivi limiti di legge.”

(www.ecceterra.org )
63
Il Prof. Dott. Vito Foà
Risultati del Report Enhance Health:
Per l'Italia lo studio è stato condotto nel comune di Forlì, quartiere
Coriano, ove sono ubicati due inceneritori, uno per rifiuti ospedalieri
ed uno per rifiuti solidi urbani. L'indagine … ha riguardato
l'esposizione a metalli pesanti della popolazione residente per
almeno 5 anni entro un'area di raggio di 3.5 km dagli impianti.
lo studio epidemiologico condotto sulla popolazione di Coriano-Forlì
“non mostra eccessi di mortalità generale e di incidenza di tutti
i tumori” anche se [gli autori] richiamano l’attenzione su alcuni
eccessi di mortalità e di incidenza per alcune neoplasie, però solo
fra le donne”.

64
Bersani v/s Medici
Il 10 settembre 2007 la Federazione Regionale degli Ordini dei Medici
Chirurghi e degli Odontoiatri Emilia Romagna (Regione nella quale
sono in funzione ben nove inceneritori di rifiuti) invia una lettera a 57
rappresentanti istituzionali di Regione, Province e Comuni in cui
“richiede di non procedere alla concessione di nulla-osta alla
costruzione di nuovi termovalorizzatori-inceneritori”.
La reazione del Ministro dello Sviluppo Economico Bersani è furibonda.
In una lettera inviata il 4 ottobre al Ministro della Giustizia Clemente
Mastella e a quello della Salute Livia Turco, Bersani chiede ai
colleghi un'indagine sulla Federazione dei Medici.
“Sottopongo - scrive Bersani nella sua missiva - alla vostra valutazione,
in qualità di Ministri vigilanti, l'apprezzamento se l'iniziativa in esame
possa costituire un inammissibile sviamento dalle finalità istituzionali
e, comunque, dagli ambiti di attività consentiti dalla legge, ai fini
dell'eventuale adozione di tutte le misure ritenute necessarie, anche
non solo disciplinari, nei confronti dei responsabili”. 65
Il principio di
precauzione
Cosa significa che non è stata trovata
un’associazione statisticamente
significativa?
Non che si è dimostrato che l’associazione
non esiste, ma che non si è potuto
dimostrare che essa esiste.
E ciò per varie cause:
- scarsità di dati
- forte rumore di fondo
- reale assenza di associazione
66
Inversione
dell’onere della
prova
Chi sbandiera come “assoluzione” la
mancanza di significatività statistica
(perché magari l’incremento del rischio
relativo non è poi così schiacciante) fa
un’operazione profondamente scorretta.
Mentre anche solo una accertata
significatività dovrebbe indurre al
massimo allarme, trattandosi della salute
umana

67
Valutazione del
rischio
E’ vero che non è mai possibile porre
a zero i rischi di qualunque azione
o processo.
Ma non ha senso valutare il rischio di
un’azione o i un processo se non
in relazione ad azioni alternative
Quali sono le alternative che sono
state studiate all’inceneritore?
NESSUNA

68

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