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Breve Prologo.

Il punto di vista del relatore di questo documento Puramente Tecnico e quindi in nessun caso ciascuno dei punti descritti sia esso una causa, o una soluzione del problema da intendersi, influenzato o influenzabile da fattori che non siano esplicitamente di natura Tecnica.

Citt pulita spesso uno slogan, ma Tecnicamente parlando il risultato di una coordinazione tra Cittadini, Enti locali, istituzioni, che dovrebbero lavorare a Braccetto nel presente pianificando il futuro, considerando lincremento della popolazione, il cambio di abitudini della stessa e non per ultimo, un educazione culturale all installazione locale (sia essa indirizzata al riciclo, o alla distruzione e/o smaltimento) che rappresenter sicuramente sempre, il Finale visto che nessuno vuole rifiuti in casa sua, inevitabilmente si dovr smaltire ognuno il suo.
La mancata presa in considerazione di quanto sopra, porter a soluzioni sempre Tampone o comunque mai definitive, che al primo tipo di inceppo di qualsiasi natura, porter il sistema al collasso, mettendo in difficolt anche la pi efficiente delle strutture preposte, visto che inopinabile che la Gestione del rifiuto un ciclo che se non lo si chiude Collassa. Tutti dicono tutto, tutti sanno tutto, meglio questo, e meglio quello, ma ci che palese, che persiste una forte presa di concetti spesso appoggiati sul niente, e sullignoranza totale dei stati dei fatti, ma molto spesso delle tecnologie promozionate stesse. Il relatore, che svolge attivit di ricerca nel campo energetico ambientale, ha depositato in spagna dove ha sede la sua azienda, ed tuttora residente una serie di brevetti adottati da aziende europee e non in ambito rifiuti, dalle pi semplici tecniche di separazione elementare, a componenti facenti parte di complessi processi di pirolisi, ed in virt di questo ha sommato esperienza nel settore, capito come ragionano altri popoli, e come affrontano in modo reale il problema. Poi da buon NAPOLETANO (il relatore nato e cresciuto in Via Strettola S.Anna Alle paludi 35, 50 mt linea daria dalla stazione di piazza Garibaldi Napoli) ha capito e carpito i vari meccanismi, e cercher con questo documento di illustrare un mero ed umile punto di vista, secondo lui funzionale, per lo pi avallato dal fatto che in altri posti funziona. Grazie alla residenza estera gli sono state accordate attenzioni che da napoletano gli sono state negate, (grazie Saviano dal profondo del cuore) e che non sta qui ad elencare, ma davanti ad una concreta volont del fare disposto a condividere, e coinvolgere e con un pizzico di rabbia afferma che anche questi sono Italiani e per giunta del meridione. Ricerche e statistiche tecnico economiche sono gi pronte, ovviamente basate su fatti tecnici reali e valori dati da formule e precedenti tecnico storici, per fortuna

inopinabili, ma visto che sono frutto del lavoro di collaborazioni verranno rese note, se chi accoglie questo scritto ci mette in condizione.

Prima di passare alla ampia relazione puramente tecnica, vi sono alcuni punti da fissare, primo tra tutti :

Il Mostro di Acerra
Il susseguirsi di inchieste giudiziarie, scoperte di rifiuti interrati, ed il bagaglio tecnico del relatore, portano lo stesso a chiudere un cerchio finora rimasto nel dubbio, perch Acerra, perch quel mostro. Se si interpellasse me o qualsiasi altra entit per progettare un termovalorizzatore, in condizioni normali vi posso assicurare che non sarebbe quello il posto, e tantomeno la tipologia, in pi per chi lo ricorda le ciminiere originali erano 75 mt alte circa. Ora vi una mappa (provenienze tecniche) che dice che nelle zone margliano e dintorni vi sono rifiuti tossici durevoli (etenit amianto e similari), da Acerra (la pi bombardata) a venire verso noi, il liquido (e106, e166, Montefibre, scarti lavorazione alcantara ecc.) . Se si valuta che questi rifiuti nella loro eliminazione dovevano rendere i capitali anticipati tramite CIP6, che non si possono, o meglio non conveniente spostarli, si doveva alzare il morto da terra, e non si doveva inquinare altri posti, allora diventa logicamente consequenziale il Mostro, in quanto tre linee, la prima il solido, la seconda il liquido, la terza sopperire alla deficienza del sistema in corso, in pi con 75 mt di ciminiera, il tossico sarebbe ricaduto in un raggio gi contaminato. Voglio ricordare che con quella volumetria di campane (il forno per intenderci) fare camini da 75 metri pu avere solo due spiegazioni (com bella la scienza perch non opinabile): 1 il progettista sta ad un livello di 5 elementare con il calcolo furani, correnti ascensionali, tiraggi ecc. 2 il progettista sa perfettamente cosa esce (nel senso che gli hanno detto cosa bruceranno) e decide ovviamente in base alle direttive, quanto deve essere il camino per far cadere i residui in un determinato raggio. A me la seconda sembra la pi logica, se poi si aggiunge che tramite asse mediano, dai luoghi detti in precedenza Acerra si raggiunge senza attraversare localit sane il cerchio si chiude. In una trasmissione televisiva ebbi il piacere di conoscere il Prof. Marfella e in tempi non sospetti (credo se lo ricorder) gli dissi che le campane del termovalorizzatore si sarebbero crepate in poco tempo, causa la cristallizazione del residuo tossico sulle pareti delle stesse (i luminari mi lascino passare questo termine, in quanto lo scopo del documento uninformazione a livello umano normale) e che era stato pensato cos apposta, in quanto in due anni si sarebbe dovuto alzare il morto da terra, poi il Raccattavoti di turno si sarebbe fregiato del merito di averlo fatto chiudere,

accogliendo i consensi di ambientalisti e affini. Ancora una volta linefficienza non ha fatto quadrare i conti. Altra piccola precisazione(come spiegato pi avanti) la raccolta differenziata, fu pensata da popoli civili ed intelligenti, con tre finalit: 1. Ridurre i conferimenti, fino ad abolire le discariche. 2. Ridurre i costi del ciclo totale. 3. Curare lambiente considerando il Bilancio Ecologico Totale, e non come noi fino ad un punto. Ovviamente non fare lerrore di pensare che sia la Soluzione in quanto se fatta male pu addirittura produrre gli effetti inversi, sia economicamente che ecologicamente parlando.

1. Capitolo 1: Il Modello Ideale.


In tutti i paesi con un elevato tasso di civilt, il rifiuto e la sua gestione si sviluppa e cambia con lo stesso passo che la comunit muove. In effetti nei paesi che adottano tutte le tecnologie necessarie al caso, si parla di Ciclo Totalmente Integrato del Rifiuto e questo rappresenta leccellenza per ci che lo stesso apporta alla comune, e cio: Si potrebbe dire che nellarco di 24 ore non esistono pi i rifiuti del giorno prima. Impatto ambientale nullo, o zero (tenendo conto sempre di ci che si smaltisce). Ritorno economico in termini di costi gestionali e posti di lavoro. Per il cittadino, ambiente invidiabile, e abbattimento drastico delle imposte. Queste eccellenze ecologiche, al contrario di quello che si paventa ora da quel movimento, ora da questaltro, non fanno di un'unica tecnica, (talvolta tuttaltro che disinteressata) il loro credo, o cavallo di battaglia, ma attualizzano secondo le tipologie dei luoghi, tutto quello che utile, talvolta indispensabile a raggiungere i fini, di cui si rimanda ai 4 punti sopra, tenendo anche conto di ci che gi esiste, talvolta fatto in epoca in cui rappresentava il top, e sciaguratamente aggredito qualche volta dal movimento in auge del momento. I fattori fondamentali da considerare per pianificare un ciclo integrato corretto, sono molteplici, sempre variegati, e mai gli stessi, tuttavia per esistono dei

punti fermi, che andiamo ad elencare, partendo dallanalisi fondamentale del rifiuto, ossia, quantit e tipologia determinata dai seguenti fattori. Numero di abitanti, e abitudini di consumi locali. Attivit primarie legate al territorio. Presenza di ospedali Tipologia delleconomia locale (industrie, realt agricole, artigianato locale ecc.) Eventuali eventi stagionali o occasionali (es. un concerto pu generare 1 ton. Di vetro e/o lattine) Presenze turistiche legate a determinati periodi. Assodati questi primi punti cerchiamo di aprire gli occhi a chi legge questo documento, che anche rivisto, corretto ed integrato da altri, (purch al di sopra di qualsiasi parte) potrebbe costituire una sorta di prontuario alla gestione del rifiuto. Le pi efficaci forme di applicazione riguardanti la gestione dei rifiuti urbani prodotti dalla societ moderna evidenziano il ruolo fondamentale del cosiddetto approccio integrato, in cui confluiscono le pratiche della riduzione dei rifiuti, del recupero di materie prime e di energia. Nellaffrontare tali tematiche non si pu, ovviamente, non considerare le normative di riferimento, sia emanate in ambito nazionale che a livello comunitario: in particolare la strategia adottata dall'Unione Europea e recepita in Italia con il DL Ronchi del '97 (abrogato e sostituito con il Decreto Legge n152 del 3 Aprile 2006, Parte IV) si propone, nei confronti della questione, delineando una serie di azioni ordinate secondo una certa scala di priorit, all'interno di una logica di gestione integrata del problema. In particolare, si vuole prospettare la possibilit di utilizzo di particolari processi di trattamento termico e non del rifiuto che semplifichi in maniera significativa lattuale concetto di ciclo integrato e nel contempo riduca al minimo il conferimento in discarica, con la chimera di abolire questultime. Esse risultano essere: riduzione della produzione dei rifiuti; riutilizzo dei materiali erroneamente considerati come rifiuto; riciclaggio della materie prime; recupero energetico sia elettrico che termico; riduzione del quantitativo di materiali conferiti in discarica. Una considerazione di importanza centrale che la gestione integrata del rifiuto risulta praticabile solo stimando la effettiva applicabilit ed efficienza delle varie fasi logistiche e tecnologiche, nonch la effettiva sostenibilit economica e finanziaria nel lungo periodo di tempo; questultimo aspetto risulta, come spesso accade, il pi limitante rispetto a molte possibili applicazioni ed quello che ha vanificato gli sforzi per rendere operativo un ciclo integrato allinterno delle regioni dove si fallito sotto questo aspetto come in Campania. Inoltre, c da sottolineare che la scelta tra i diversi schemi di gestione dei rifiuti va fatta tenendo conto che ogni processo (raccolta, selezione, rilavorazione, compostaggio, trattamento termico, ecc.) utilizza energia e materia e quindi la sostenibilit va giudicata calcolando quanta energia e/o materia si recuperano a parit di fonti primarie utilizzate; in altre parole importante favorire delle scelte tecniche che non solo minimizzino limpiego di

fonti energetiche non rinnovabili per sostenere i processi di riciclo, ma che anzi producano energia, punti questi che spessissimo sono ignorati da alcuni scellerati movimenti ambientalisti, che proprio non considerando ci dimostrano di non esserlo. Un altro aspetto di fondamentale importanza consiste nel considerare che la legislazione vigente, in particolare il DL del 13 gennaio 2003, n. 36 riguardante gli obiettivi di riduzione del conferimento di rifiuti in discarica, impone a partire dalla fine del 2008 una progressiva riduzione di questa forma di smaltimento; tale misura riguarda in particolare la frazione organica, che deve poter subire un trattamento di stabilizzazione al fine di evitare la formazione di percolato, oltre alle ceneri derivanti dai sistemi di termovalorizzazione convenzionale. La limitazione della discarica come risorsa di conferimento assume una importanza sociale e politica di grande importanza, anche alla luce di quanto sta accadendo in alcune aree del nostro Paese interessate allinstallazione di nuovi siti e pi in generale in tutte le zone destinate a realizzare anche una sola fase del ciclo di smaltimento dei rifiuti. Per sintetizzare quanto detto sopra, faremo un elenco delle fasi che andrebbero realizzate, considerando i criteri di cui sopra, e considerando seriamente il bilancio energetico ambientale in tutta la sua fase e non solo limitato agli slogan.

Raccolta differenziata al di sopra di tutto, ma non come la si pubblicizza, bens differenziando solo ci che pu essere assorbito dal territorio, come industria, materia prima, materia prima seconda o che a cura del comune che adotta, possa costituire parte fondamentale al fine di una produzione locale di propriet pubblica. Un esempio potrebbe essere Costanza (Romania) circa il recupero dei copertoni al fine di ricavarne cubetti per sottomanto stradale, e cordoli per la separazione delle carreggiate venduti alle imprese in confezioni che recano il logo del comune stesso, impiegando tra le altre cose, 200 persone e dimensionato al fine di auto sostenersi, anzi addirittura chiudendo in attivo. Separazione meccanica biologica, non al fine di tirare fuori dal cilindro la sigla che pu sembrare la soluzione ecocompatibile che tutti non conoscono, che in altri posti la fanno, che qui non possibile per interessi ecc. Si sente spesso dalla bocca di alcuni verdi convinti ma che si dimostrano dei grigi idioti utilizzare sigle come TMB e dire che si separa lumido dal secco al fine di fare compost per lumido, e per il secco i pareri sono i pi disparati. Infatti calcolando che il compost risultante da queste pratiche, spesso di pessima qualit, si ha per conseguenza che non ha valore commerciale, se si aggiunge che questi processi sono alimentati ad energia elettrica, che viene prodotta ancora in larga parte da combustibili fossili possiamo affermare che spesso fare compost con processi meccanici contribuisce ad inquinare.Il Tmb per usare una sigla di moda, ottimo, al fine primario per di separare prima cosa le materie prime, (alluminio metalli ecc.) che hanno gi di per s un valore commerciale, i materiali erroneamente considerati rifiuti, quindi riutilizzabili, leventuale presenza di rifiuti pericolosi (contenitori medicinali, siringhe, pile ecc.) e la separazione dellumido, al fine di evitare percolati in primis, e dopo essiccati e compressi al fine di ottenere combustibile ecologico per cementifici e similari, o a seconda

dei casi materiali di supporto con alto potere calorico, a quei processi termici che rappresentano lunica soluzione a determinate tipologie di rifiuto, dove il rifiuto stesso implica ladottamento di queste tecniche, ma non possiede il potere calorico per portare il bilancio energetico in pareggio ( = costo smaltimento zero) o in utile. Un esempio pu essere la distruzione totale di rifiuti ospedalieri in tecniche tipo pirolisi o plasma. Tolti tutti i materiali con il criterio di cui sopra, ne rimangono molti altri, che differenziarli senza chiudere poi la catena significa gravare sui contribuenti per ottenere niente se non popolarit per chi promuove ci. Anzi talvolta il pompare queste politiche porta allopposto nel senso che, pensare che cos si risolva senza considerare minimamente altre tecniche e dannoso, perch si differenzia la raccolta e ci ha un costo, dopo non essendo in possibilit di chiudere tutti i cicli vitali di ci che si differenziato, lo si rimescola ottenendo un cdr di pessima qualit, che non pu essere bruciato neppure dai termovalorizzatori pi moderni e rimangono in siti di stoccaggio in attesa di chiss cosa, producendo percolato in primis, costituendo un ottimo diversivo per chi vuole mescolarci altro, ed addirittura andare in autocombustione. Quindi per ci che proviene dalle case, e solo ci si posssono fare bricchetti (se opportunamente essiccato), o conferirlo ad un termovalorizzatore gi esistente, per mantenerne leconomia magari integrandolo con impianti ad hoc per evitare emissioni nocive, (dove presenti, visto che in europa ci che si conferisce nei termovalorizzatori sono resti alimentari, carta cartone e similari), che comunque sono limitate al co2, ma qui ci vengono in aiuto le varie tecniche di pirolisi e trattamento fumi. Impianto di conversione termica - elettrica, al fine di cui sopra nel senso che un sito di conferimento di tutto ci che rappresenta la risultanza dei processi sopra, cio la risulta del residuo casalingo considerabile inerte dal punto di vista tossicologico, ma questa soluzione la si considera quasi sempre solo se un inceneritore esiste gi, e integrandolo con altre tecniche di nuova concezione per metterlo in abbondante sicurezza. Vi notizia certa che impianti di questo tipo sono nei centri delle citt. Impianto di conferimento e distruzione per rifiuti a rischio. Qui vanno conferiti i rifiuti ospedalieri, scarti industriali, vecchi elettrodomestici, pile e quantaltro la nostra societ ci sta abituando a usare quotidianamente, ed ci che in assenza di impianti ad hoc crea problemi al resto della catena, infatti nel Caso Campania la presenza anche di questi a rendere le ritenute eco balle indesiderate dagli impianti di smaltimento anche esteri. Queste tecniche il cui fine leliminazione totale del rifiuto e del pericolo ad esso legato, vengono identificate in impianti ad arco elettrico spesso fatti su misura per il tipo di rifiuto, e riduttivamente ed ignorantemente definiti plasma, impianti di pirolisi, o quantaltro la scienza moderna (sempre su queste linee) sta sfornando giorno dopo giorno. A conferma di quanto affermato basta guardarsi un po intorno, e copiare altri paesi dove il rifiuto non un problema, per cercare di capire come attuano gli altri. Per vedere quasi tutto quanto sopra detto, e testare con mano la veridicit funzionale di quanto descritto, non dobbiamo allontanarci molto, infatti una delle citt che potrebbe identificarsi nel modello ideale Vienna, dove fanno la

differenziata, ma hanno un inceneritore ne centro citt e svariati impianti al plasma nelle strutture ospedaliere, e in circondari industriali.
2.

Il ciclo integrato dei rifiuti in Campania prospettive reali di applicazione.

le notevoli difficolt nellattuare in Campania quelle politiche che in altri contesti si sono rilevate efficaci induce ad analizzare il problema dello smaltimento secondo approcci diversi, peraltro ampiamente utilizzati in altre Nazioni del mondo con grande successo e con dei vantaggi in termini globali ancora pi evidenti dei cicli integrati. Come gi evidenziato nella premessa un efficace sistema di gestione dei rifiuti deve poter assicurare la pratica applicazione dei punti prima elencati; questi possono essere opportunamente associati in base a determinati elementi di affinit ed in particolare: Riduzione, riutilizzo e riciclaggio (in diretto rapporto con il cittadino); Separazione meccanica, riciclaggio, produzione energetica e smaltimento in discarica. Linsieme di queste due fasi rappresenta la cosiddetta gestione integrata del ciclo dei rifiuti. Come si pu comprendere, i due raggruppamenti risultano essere certamente in stretta relazione, ma molto differenti come natura e come problematiche da affrontare. Infatti nel primo caso, che si potrebbe quasi definire di prevenzione, il rifiuto deve essere limitato a monte tramite la riduzione degli imballaggi superflui delle merci. Successivamente, i produttori di beni e la popolazione andrebbero sensibilizzati ed invogliati verso la possibilit di riutilizzo di molti elementi che vengono immediatamente considerati come rifiuti subito dopo il loro uso, senza osservare il fatto che per molti di questi rimane a lungo inalterata la propria funzionalit. Lultimo aspetto riguarda la facolt che ha il cittadino di immettere i rifiuti considerati pregiati verso canali di raccolta preferenziali, operando la cosiddetta raccolta differenziata. Tale possibilit di riciclare direttamente le materie prime appare di sicuro una pratica molto positiva, anche se ha alcuni inconvenienti, che sono: Difficolt di essere attuata in maniera semplice da tutte le fasce sociali della popolazione; Costi operativi crescenti con le dimensioni dellarea servita; In particolare, il primo punto riguarda la capacit da parte delle popolazioni di affrontare in maniera corretta anche la pi semplice fase di selezione interna allo schema familiare e/o aziendale, e che, nel caso di preparazione del rifiuto (lavaggio, compattazione, etc.), viene considerata il pi delle volte come laboriosa; purtroppo, da questo punto di vista, lItalia risulta culturalmente poco propensa verso queste semplici operazioni, specialmente nelle zone del Sud, per cui una significativa percentuale di raccolta di materiale differenziato risulta ancora molto lontana. A tal proposito appaiono di difficile realizzazione gli obiettivi posti dal suddetto DL n152 in materia di raccolta differenziata che prevedono il 45% entro la fine del 2008 ed il 65% entro la fine del 2012, visto che per una parte rilevante delle Regioni italiane non si riesce a raggiungere neanche il 20% del totale. Con lobiettivo di migliorare il quadro suddetto si sono proposte delle politiche di raccolta capillare, il cosiddetto porta a porta, anche se si visto che tale

soluzione risulta praticabile solo per centri urbani di dimensioni contenute, risultando non conveniente dal punto di vista economico per i grandi bacini di raccolta, a causa degli elevati costi del personale utilizzato e per gli aspetti organizzativi. Tale evidenza, purtroppo, rende di difficile risoluzione il problema di gran lunga pi importante, ovvero la corretta gestione delle grandi aree urbane, che riguarda la maggior parte del flusso dei rifiuti urbani del nostro Paese. La mancanza di differenzazione a monte si ripercuote, ovviamente, sullaumento della produzione di rifiuto Tal Quale, con un conseguente aumento del carico da smaltire da parte della seconda fase del ciclo integrato, ovverossia quella di separazione e di riciclaggio a valle (produzione di CDR), di conversione energetica e smaltimento in discarica. Questo disequilibrio, oltre alla cronica mancanza di infrastrutture dedicate, ha contribuito allo stato di emergenza in cui si viene a trovare la regione Campania, ma che potrebbe a breve interessare, come noto, anche altre regioni italiane.
3.

Come gi accennato questa fase riguarda principalmente il trattamento del rifiuto gi differenziato secondo delle procedure che possano: Separare la frazione umida da quella secca mediante dei procedimenti di natura meccanica; Avviare la parte secca (CDR) verso dei sistemi di conversione energetica che producano energia elettrica o termica; Utilizzare la parte umida in impianti di conversione biochimica in grado di trasformare tale frazione in concime per usi agricoli (compost da processi aerobici), ovvero in gas combustibile (trasformazione anaerobica). Conferire in discarica i rispettivi residui delle precedenti fasi di trasformazione, quali ceneri (da trasformazione termica), oppure residuo biostabilizzato da parte di procedure aerobiche o anaerobiche se non idonee per uso agricolo. Esistono, in questo campo, numerosi esempi di cicli integrati di trattamento di RSU dipendente dal livello di efficacia della raccolta differenziata a monte; a titolo di esempio viene di seguito riportato un diagramma di flusso di un ciclo completo.

La gestione della fase di separazione, conversione energetica e smaltimento finale.

La suddetta soluzione prevede una fase di differenzazione a monte molto spinta e che consenta il recupero di: materiali inerti, quali metalli, vetro etc.; carta e plastica; frazione mista da trattare in impianti di CDR; frazione umida di elevata qualit. I materiali metallici ed il vetro possono essere immediatamente avviati verso i sistemi di riciclo come materie prime; analogo discorso per quanto concerne la carta, il cartone, la plastica. Per quanto concerne i materiali composti da metalli, cellulosa e materiale plastico (i cosiddetti poliaccoppiati) essi vengono di solito conferiti assieme alla carta, dalla quale poi viene divisa in quanto sono previsti dei processi specifici di separazione e riutilizzo delle materie prime che li compongono. La frazione mista, composta da residuo umido e da quello secco, viene opportunamente separata nei sistemi cosiddetti di CDR; da questi si ottiene un residuo organico secco da inviare verso i sistemi di termo-conversione per la produzione di energia elettrica (ovvero essere utilizzato come combustibile da utilizzare in co-combustione per determinati utilizzi industriali). Per ultimo rimane la frazione umida direttamente ottenuta dalla raccolta differenziata ed eventualmente unita alla frazione di umido proveniente dallimpianto di CDR; questa pu essere convenientemente utilizzata in un impianto di digestione anaerobica per la produzione di gas combustibile di media qualit (<18.000 kJ/Nm3), da utilizzare in impianti di produzione di energia elettrica mossi da motori a c.i. Il residuo finale pu essere utilizzato per la produzione di fertilizzante compost, oppure avviato in discarica nel caso esso risultasse contaminato o dotato di scarse caratteristiche per gli usi agricoli. In

luogo della conversione anaerobica pu essere utilizzato anche un sistema aerobico per la produzione di compost, dotato di caratteristiche analoghe di quello derivante da processi anaerobici; un confronto critico tra i due sistemi di trasformazione biochimica sar fornito negli Allegati.
4.

Leffettivo funzionamento del ciclo suddetto risulta essere legato ad un elevato numero di aspetti tecnici, economici e sociali. Infatti il sistema risulta caratterizzato da una certa lunghezza nel senso che sono in numero considerevole i processi a cui il rifiuto deve essere sottoposto nelle sue varie forme; pertanto la stabilit dellintero ciclo risulta essere piuttosto modesta, in quanto bastano pochi elementi di disturbo per squilibrare il sistema dalle sue condizioni di regime e portare lintero processo di trattamento dei rifiuti verso il blocco. Il ciclo, per poter funzionare correttamente, dovrebbe potersi basare su di un sistema di raccolta differenziata in grado di assicurare un elevato standard di selezione, senza il quale non possibile il regolare funzionamento degli impianti di separazione meccanica CDR. Infatti questi ultimi potranno operare una post-selezione sempre meno efficace, con il risultato che verranno inviati alla fase di termovalorizzazione anche materiali non idonei e dallelevato potenziale inquinante. Le tecnologie adottate che prevedono la combustione diretta, infatti, non sono sufficientemente flessibili da tollerare la presenza, ad esempio, di metalli basso fondenti, composti clorati e solforati nonch di frazione umida; tali presenze comportano la sicura produzione di diossine, composti acidi in generale ed il rilascio in atmosfera di notevoli percentuali di metalli pesanti. Anche le ceneri prodotte durante la fase di combustione risulteranno maggiormente inquinate e di pi complicata e costosa procedura di smaltimento. La stessa frazione umida proveniente da CDR non potr, ovviamente, essere trasformata in compost per usi agricoli, essendo molto probabilmente inquinata, pur dovendo essere comunque stabilizzata tramite un processo biochimico per poter essere conferita in discarica senza problemi di contaminazione del suolo. Un discorso diverso riguarda, invece, la frazione umida direttamente proveniente dalla differenziata, la quale potr essere, come prima, inviata verso impianti di digestione anaerobica, oppure essere utilizzata come compost al termine di una trasformazione aerobica. Un altro aspetto critico dei sistemi integrati di tipo convenzionale riguarda proprio la produzione di questo tipo di fertilizzante. C infatti da dire che esso non risulta ben accettato dagli agricoltori, in quanto non in grado di assicurare le prestazioni di un comune fertilizzante chimico, oltre a non essere sempre idoneo per qualunque tipo di coltivazione; inoltre pone notevoli problemi di concimatura, poich si non prevede per esso lo spargimento diretto al suolo, ma la miscelazione con il sottostrato di terreno. Per questa ragione, il compost rimane a volte invenduto e ceduto gratis, se non addirittura conferito in discarica (con un costo vivo da sopportare) allorquando sopraggiungono problemi di logistica interna dellimpianto di produzione. Alla luce di quanto esposto, appare chiaro che il processo di gran lunga pi critico risulta essere quello di trattamento termico a causa della sua scarsa flessibilit rispetto alle variazioni di composizione media del rifiuto da trattare,

Le criticit dei sistemi integrati.

per cui sarebbe auspicabile lutilizzo di una tecnologia differente in grado di trattare anche rifiuti meno selezionati. Pertanto, la criticit dei processi integrati appare evidente anche dal solo punto di vista tecnico, come per altro evidenziato dalle ultime vicende riguardanti alcuni impianti di produzione di CDR esistenti sul suolo nazionale, ovvero il caso delle cosiddette Ecoballe, che, essendo un CDR di scarso valore di selezione, risulta del tutto inutilizzabile nella quasi totalit degli impianti termici convenzionali esistenti. Daltro canto non sono solo questi i problemi che caratterizzano la gestione integrata, in quanto un simile approccio al problema comporta, come gi detto: Elevati costi di gestione ed organizzativi per sostenere una raccolta differenziata spinta; Costi impiantistici complessivi elevati a causa del notevole numero di fasi di trattamento del rifiuto; Totale mancanza di accettazione da parte delle popolazioni destinate ad accogliere gli impianti di trattamento e di smaltimento finale, anche a causa delle dimensioni e delle potenziali emissioni inquinanti. Tale situazione ha di fatto provocato una condizione di stallo in alcune Regioni italiane che molti esperti definiscono senza via di uscita, a meno di non prevedere lutilizzo impopolare della forza nei confronti delle popolazioni locali. Inoltre, quando pure potessero essere individuati i siti adatti a tali insediamenti (CDR, termovalorizzatori, digestori anaerobici e discariche), i tempi di avvio della macchina organizzativa e di realizzazione degli impianti risultano essere incompatibili con la situazione di emergenza palese o potenziale nella quale versano le suddette Regioni, senza parlare del difficile ritrovamento delle risorse finanziarie necessarie allattuazione di tali programmi. C da dire, comunque, che molti cicli integrati di smaltimento hanno fornito degli ottimi risultati operativi in alcune regioni del nord Italia, dimostrando la praticabilit di tali soluzioni. I motivi del successo di queste iniziative pu essere individuato nei seguenti punti: Elevato fattore di differenzazione del rifiuto da parte del cittadino; Ridotto bacino di utenza; Sostanziale accettazione da parte della popolazione locale degli impianti, poich di taglia ed impatto non eccessivo. Quanto riportato non pu che confermare ci che gi stato in precedenza affermato, evidenziando ancor di pi la difficile applicabilit di soluzioni integrate convenzionali alla specifica realt della Campania e di altre Regioni.

Come gi detto la fase pi critica del ciclo di trattamento dei rifiuti risulta essere quella di termovalorizzazione, in quanto non idonea, almeno nelle soluzioni tecniche convenzionali, ad utilizzare un rifiuto scarsamente selezionato. A fronte di questa problematica strategica si sono sviluppate negli ultimi anni, in molte parti del mondo, alcune soluzioni tecniche in grado di: Aumentare la flessibilit di trattamento del rifiuto; Ridurre la lunghezza complessiva del ciclo di trattamento. Infatti una superiore flessibilit di trattamento ha come risultato una minore criticit della fase di raccolta differenziata, con la possibilit di effettuarla seguendo i criteri della convenienza economica e delleffettiva richiesta di

5. Le tecnologie alternative di trattamento dei rifiuti

mercato per alcune delle materie riciclabili. Inoltre, la fase di produzione del CDR risulter molto semplificata, perch quanto ottenuto potr essere molto meno selezionato e prevedere la presenza di materiali diversi, come la frazione umida, anchessa organica, ed eventualmente piccole percentuali di metalli. In teoria, la fase di preparazione di CDR potrebbe addirittura ridursi ad una mera triturazione del rifiuto, alla riduzione della propria umidit ed allallontanamento delle frazioni inerti pi facilmente rimuovibili, con lenorme vantaggio di eliminare, nei fatti, il processo di produzione di CDR ed i relativi impianti. La possibilit di trattare la frazione umida anche in notevoli percentuali consentirebbe di eliminare anche la fase di digestione anaerobica o di compostaggio aerobico, in quanto il contenuto organico associato al rifiuto pu essere ugualmente recuperato per via diretta ed in modo molto pi rapido. Tale aspetto assume una importanza notevole anche in virt del costo evitato degli impianti suddetti, per la difficile accettazione dei sistemi da parte delle popolazioni e per la gi citata difficile collocabilit del compost nel mondo agricolo. Per tutte le suddette ragioni, la necessit di avvalersi sin dallinizio del ciclo di smaltimento di sistemi in grado di elaborare rifiuti scarsamente differenziati piuttosto sentita in molti Paesi, in quanto si ormai appurato che conveniente operare a valle leventuale recupero dei materiali riutilizzabili, pur di non operare un pretrattamento a monte; in tal modo possibile rinunciare ad una fase di raccolta differenziata cos spinta ed onerosa (e spesso impraticabile) e sfruttare anche la frazione organica come un vero e proprio combustibile, seppur di peggiori caratteristiche. C da aggiungere che un ulteriore obiettivo alla portata di tali sistemi non convenzionali consiste nel privare i materiali riciclabili da tutti i composti organici ad essi congiunti durante la stessa fase di trattamento termico, migliorando il bilancio energetico ed effettuando una separazione altrimenti non facilmente realizzabile; il caso dei succitati materiali cosiddetti poliaccoppiati, i quali risultano difficilmente separabili e pertanto effettivamente riutilizzabili. Un altro notevole vantaggio per alcuni dei sistemi non convenzionali risiede nella minore taglia minima di realizzazione; infatti la maggiore sensibilit rispetto alla composizione del rifiuto ed alle emissioni inquinanti da parte degli impianti convenzionali di termovalorizzazione comporta ladozione di sistemi di trattamento dei fumi allo scarico particolarmente costosi, che li rendono applicabili in modo conveniente solo al di sopra di una certa taglia di capacit di smaltimento, normalmente ben superiore alle 10 ton/ora. Ci comporta inevitabilmente la nascita di impianti di notevoli dimensioni, che trovano un totale rifiuto da parte delle comunit locali; tale evidenza tecnica ha reso linserimento dei sistemi di termovalorizzazione ancor pi difficile nel tessuto sociale, per cui risulta estremamente complicato il quadro generale che ne deriva. Alla luce di quanto asserito, gli impianti non convenzionali potrebbero essere invece caratterizzati da alcuni esclusivi vantaggi competitivi, mirati al superamento del difficile rapporto con le comunit locali; questi possono essere cos elencati: Ridotto impatto ambientale per quanto concerne le dimensioni dellimpianto al fine di ottenere laccettazione da parte della popolazioni locali;

Contenuta potenzialit di smaltimento dellimpianto al fine di limitare il bacino di raccolta del rifiuto conseguendo lo smaltimento in loco, con la contemporanea riduzione dei costi e dellinquinamento indotti dal trasporto. Possibilit di installazione anche nelle immediate vicinanze di una discarica al fine di effettuarne la bonifica o la progressiva riduzione della stessa; Notevole flessibilit di utilizzo rispetto al trattamento di rifiuti scarsamente differenziati; Emissioni inquinanti migliori delle BAT (Best Available Technology); Tecnologie gi industrializzate, operative e non sperimentali; Ridotti tempi di costruzione, messa in opera ed avviamento; Costi specifici per tonnellata oraria di rifiuto trattato competitivi con le BAT, sia rispetto alla realizzazione materiale dellimpianto, sia rispetto ai costi di conduzione; Consumi energetici compatibili con lattuale disponibilit del mercato dellenergia elettrica; Notevolissima riduzione delle scorie conferite in discarica. Tale specifiche esigenze trovano un riscontro anche in molti Paesi industrializzati con situazioni relative allo smaltimento dei rifiuti (non solo urbani) simili a quelle italiane o laddove bisogna introdurre delle soluzioni per migliorare la convivenza di insediamenti urbani e sistemi di termodistruzione.

Le tecnologie alternative disponibili oggi possono essere ricondotte sostanzialmente a tre, che sono rispettivamente: Gassificazione; Pirolisi; Trattamento ad arco plasma. Per ragioni di chiarezza e per evidenziare le varie differenze che intercorrono tra i vari tipi di impianto si vuole comunque richiamare il principio di funzionamento relativo al sistema di combustione diretta, che viene normalmente effettuata in grandi volumi (forni), con il rifiuto che viene movimentato mediante griglie mobili o allinterno di tamburi rotanti. In tal caso si assiste ad una prima fase di parziale combustione che si completa, di solito, in un secondo stadio mediante laggiunta ulteriore di comburente, per un eccesso daria complessivo che solitamente supera del doppio il valore medio stechiometrico. Esiste una ulteriore tecnologia di trattamento, ma meno utilizzata a causa dei maggiori costi, che quella cosiddetta a letto fluido, nella quale il rifiuto, opportunamente pretrattato, reagisce con flussi daria in un reattore e viene dalla stessa mantenuto in sospensione fino allavvenuto incenerimento. Per quanto concerne la gassificazione questa prevede la reazione del rifiuto con una quantit di aria nettamente substechiometrica e che ha come risultato la formazione di gas combustibili. I sistemi normalmente utilizzati sono simili a quelli impiegati per la combustione diretta (anche se con determinate differenze) e risultano essere, anche in questo caso, a griglia mobile, tamburo rotante e a letto fluido. Per quanto concerne la pirolisi essa consiste nel riscaldare il rifiuto oltre certe temperature in totale assenza daria; la reazione che segue prevede la

6. Le tecnologie commercialmente disponibili

scomposizione del materiale in sottoprodotti combustibili rispettivamente gassosi, liquidi e solidi. I rapporti relativi tra questi dipendono dalle particolari condizioni vigenti nel reattore; da sottolineare il fatto che in questa ultima particolare forma di trattamento rifiuto non avviene nessuna combustione, ci rappresentando un notevole vantaggio. Per quanto concerne i sistemi di trattamento al plasma, esistono due tipologie di configurazione in funzione del tipo di torcia al plasma utilizzata. In generale nel trattamento al plasma i rifiuti introdotti nel reattore subiscono una efficiente decomposizione termica grazie alle elevate temperature che localmente possono raggiungere 4000-5000C. Durante il trattamento si assiste alla gassificazione in atmosfera riducente di tutto il materiale organico con formazione di gas combustibile e fusione delle componenti inorganiche eventualmente presenti nel rifiuto, oltre alla formazione di un sottoprodotto vetrificato inerte utilizzabile per vari usi. Grazie a tale sistema possibile trattare sia rifiuti pre-selezionati derivanti da rifiuti solidi urbani sia sostanze pericolose altrimenti non trasformabili con nessuna delle tecnologie prima viste; nellAllegato3 sono riportati alcuni dettagli della suddetta tecnologia. Vengono di seguito citati alcuni dei pi importanti esempi commercialmente diffusi di impianti di piccola potenzialit giornaliera, in particolare inferiore alle 100 Ton/giorno, suddivisi in solo tre delle quattro categorie prima viste, non essendo di fatto disponibili impianti di combustione diretta di piccola taglia in grado di assicurare le stesse prestazioni in termini di emissioni inquinanti e rendimento energetico complessivo. Energos (Norvegia, gassificazione a griglia mobile, www.energos.com); Naanovo (Canada/Svezia, gassificazione a griglia mobile, www.naanovo.com); Ozmotech (Australia, gassificazione a letto fisso, www.ozmotech.com.au ) Foster Wheeler (Finlandia, gassificazione a letto fluido, www.fwc.com ); TPS Termiska (Svezia, gassificazione a letto fluido, www.tps.se ); Enerkem (Canada, gassificazione a letto fluido, www.enerkem.com ); Ebara (Giappone, gass. letto fluido, www.ebara.co.jp ); Entech R.E.S (Australia/U.K, gass. griglia mobile, www.entech.net.au); Compact Power (Regno Unito, gass. letto fluido, www.ethosrecycling.co.uk ); Thide-IFP-Hitachi (Francia/Jap, pirolisi a tamburo rotante, www.thide.com ); Takuma (Giappone, pirolisi a tamburo rotante, www.takuma.co.jp ); Mitsui-Babcock (Regno Unito/Giappone, pirolisi a tamburo rotante, www.mitsuibabcock.com ); WasteGen-Techtrade (Germania/Inghilterra, pirolisi a tamburo rotante, www.westgen.com www.techtrade.com ); BIC (Belgio, pirolisi a tamburo rotante, www.bic.be ); BSE-Serpac (Belgio, pirolisi a tamburo rotante, www.bseri.com ); Startech (USA, trattamento diretto al plasma, www.startech.net ); EnviroArc (Norvegia, gassificazione + plasma, www.enviroarc.com ); RCL (Canada, pirolisi + trattamento al plasma, www.rcl-plasma.com ). Advanced Plasma Power (APP) (Regno Unito) (gassificazione + plasma, http://www.advancedplasmapower.com/)

Come accennato in precedenza, per ciascuno dei singoli esempi stata preparata un breve scheda i presentazione, nella quale sono state evidenziate le caratteristiche di base, la tecnologia utilizzata, il tipo di rifiuto trattabile, la dimensione dellimpianto, la taglia di potenza ed il rendimento complessivo di conversione; sono stati inoltre forniti, se disponibili, alcuni dati relativi ai costi di impianto rispetto alla potenzialit oraria, nonch i costi di smaltimento complessivi, assieme ai tempi stimati di realizzazione. I sistemi, infine, sono stati confrontati rispetto alla rispondenza con i punti prima indicati relativi alla specifica situazione della Regione Campania e pi in generale alla situazione dellintero territorio Italiano; per lo studio di ogni singolo caso si rimanda, ovviamente, alla consultazione dellAllegato n4.
7.

Le tecnologie in questione sono state impiegate con successo in molti campi di applicazione per lo smaltimento di un gran numero di rifiuti di varia natura. Daltro canto c da dire che, negli ultimi tempi e sotto la spinta dellopinione pubblica e di una parte della comunit scientifica, si richiesto a tali sistemi delle sempre migliori prestazioni in termini di emissioni inquinanti. Ci ha comportato, anche per questo tipo di soluzioni, una serie di limitazioni rispetto alla possibilit di essere utilmente applicate, poich gli inconvenienti connessi al proprio utilizzo le rendono accettabili, sotto il profilo delle emissioni inquinanti e del rendimento energetico totale, per un pi ridotto insieme di rifiuti. Per ragioni legate ad un pi chiaro confronto vengono qui richiamate anche le criticit dei sistemi di combustione diretta, laddove, come gi detto, questultima avviene con un notevole eccesso daria rispetto ai valori richiesti dalla stechiometria. Si pu certamente dire che questi risultano quelli di gran lunga pi critici in termini di emissioni inquinanti a causa della difficolt nel controllo della combustione di un rifiuto solido, alla difficolt di neutralizzare le componenti acide e nocive nei fumi (a causa delle notevoli portate), alla tendenza alla formazione di polveri sottili ed alla sublimazione dei metalli pesanti dovute alle elevate temperature di combustione (900C-1000C). Ci richiede, come gi asserito, un rigoroso pretrattamento del rifiuto da smaltire, con conseguente aumento dei costi dellintero processo ed una molto minore flessibilit di utilizzo. La situazione risulta essere migliore per la gassificazione dove la reazione con il rifiuto avviene dapprima in difetto daria, con la produzione di una miscela di gas combustibili ed inerti, per poi completarsi in un secondo stadio ad elevata temperatura e con limitati eccessi daria. In questo caso, il controllo della combustione sicuramente molto pi agevole, trattandosi di un combustibile gassoso, mentre la neutralizzazione delle sostanze nocive avviene pi facilmente in virt delle minori quantit di gas combusti; risulta pure inferiore al caso precedente la tendenza alla formazione di polveri sottili ed alla sublimazione dei metalli pesanti grazie alle inferiori temperature medie di reazione (800C circa). Per quanto concerne la pirolisi essa avviene, come noto, in totale assenza di ossigeno ad una temperatura media di circa 500C, che ha come risultato la formazione di una miscela di combustibili gassosi e di una frazione solida

Un confronto critico tra le differenti soluzioni non convenzionali.

carboniosa finemente polverizzata, che pu essere agevolmente convertita in energia termica con limitatissimi eccessi daria. Una caratteristica assolutamente peculiare di tale sistema che durante la trasformazione possibile una agevole segregazione della maggior parte delle sostanze nocive senza che queste ultime possano reagire con lossigeno. Inoltre, a tali temperature risultano estremamente limitate sia la sublimazione di metalli pesanti, sia la creazione ed il trasporto di alcune polveri sottili, mentre gli inquinanti che dovessero formarsi durante la successiva fase di ossidazione dei combustibili cos ottenuti possono essere pi semplicemente captati in virt delle limitate quantit di gas combusti del processo. La minore quantit complessiva di esausti migliora anche in maniera sensibile il rendimento elettrico globale di trasformazione, in virt delle inferiori perdite al camino. Da questo punto di vista il sistema risulta essere particolarmente interessante, offrendo delle possibilit di trattamento dei rifiuti non comuni a nessuno dei sistemi prima visti. Per quanto concerne i sistemi di gassificazione al plasma sebbene lalta temperatura media nel reattore (1200-1600C) assicuri una decomposizione termica pi efficiente delle precedenti tecnologie, alcuni inconvenienti potrebbero presentarsi per la produzione di polveri sottili (di diversa granulometria), specialmente quelle derivanti dalla sublimazione di metalli; pertanto dovrebbero essere utilizzati opportuni filtri al fine di scongiurare limmissione di tali sostanze in atmosfera. Inoltre, sebbene questi impianti siano molto interessanti per il trattamento di sostanze pericolose, risultano essere poco praticabili per il trattamento diretto dellRSU, a causa della notevole variabilit della composizione di base, della presenza di umidit che deve rimanere al di sotto di certi limiti e dellinsufficiente potere calorifico inferiore di base che conduce alla creazione di un syngas piuttosto povero dal punto di vista energetico. Infatti, a causa dellelevato consumo di energia elettrica del sistema (circa 0.71 MWh/ton), il bilancio energetico diventa positivo se e solo se il potere calorifico del rifiuto supera i 15000 kJ/kg, il che risulta essere molto lontano dai normali valori dei CDR. Un altro punto critico da considerare che la tecnologia al plasma per lo smaltimento di rifiuti speciali, pericolosi o non pericolosi commercialmente disponibile, mentre nel caso del CDR, a causa dei pochi impianti disponibili, dovrebbe essere valutato con un impianto pilota in scala semindustriale per confermare le condizioni di emissioni nelle normative vigenti e per analizzare le problematiche relative alla manutenzione dei refrattari e degli elettrodi delle torce al plasma.
8.

I sistemi non convenzionali analizzati hanno spesso evidenziato dei notevoli vantaggi in termini sia di emissioni inquinanti che di efficienza complessiva di trasformazione rispetto alla soluzione relativa alla combustione diretta. La procedura di trasformazione del rifiuto in un combustibile aeriforme, pertanto, migliora in modo significativo lefficienza di combustione rispetto a quella del rifiuto solido e di conseguenza la possibilit di contenere e controllare la produzione di sostanze altamente inquinanti. Come si avuto modo di comprendere durante la raccolta dei dati relativi a tali impianti, i sistemi di gassificazione, pur essendo nettamente pi performanti di quelli a combustione diretta, risultano essere

Considerazioni conclusive.

meno robusti di quelli di pirolisi, sia in termini di capacit di trattamento dei rifiuti indifferenziati che di emissioni inquinanti, essendo molto difficile evitare la formazione di alcune sostanze pericolose in presenza di fenomeni di ossidazione parziale e totale, nonch la loro successiva rimozione. Pertanto, in questi casi, necessario prevedere delle stazioni di trattamento dei fumi allo scarico sicuramente pi efficaci e costose e che, comunque, possono essere insufficienti nel caso di smaltimento di rifiuti particolarmente inquinanti, creando in questo caso delle limitazioni significative rispetto alla possibilit di trattamento diretto di rifiuti indifferenziati Tal Quale e di altre classi di rifiuto caratterizzati dalla considerevole presenza di inquinanti. I sistemi di pirolisi, invece, se effettivamente in grado di garantire la totale assenza daria, consentono il raggiungimento di superiori prestazioni termodinamiche e emissive, essendo, come pi volte detto, possibile lasportazione delle sostanze nocive prima della fase di combustione; essi sono praticamente lunico esempio di processo in grado di trattare il rifiuto Tal Quale, quasi senza alcuna forma di preparazione dello stesso. Questo aspetto consente la riduzione della lunghezza del ciclo integrato dei rifiuti che, di fatto, si concentra in un unico processo; nel contempo si riduce al minimo il ricorso alla discarica per il conferimento delle ceneri, grazie alla possibilit di ottenere la loro vetrificazione, che ne permette un utilizzo sicuro come materiale riempitivo. Un altro aspetto positivo consiste nel fatto che i combustibili prodotti risultano essere nettamente pi ricchi degli equivalenti ottenuti mediante gassificazione, in quanto non risulta durante la trasformazione alcuna forma di ossidazione; tale evidenza rende questo processo ancor pi versatile ed adatto al recupero energetico. Pertanto, i moderni sistemi che sono stati sin dallinizio concepiti per lutilizzo diretto di RSU sono in grado di assicurare delle prestazioni complessive molto interessanti e superiori ad altre tecnologie di trasformazione; questo il caso di molti degli impianti citati, i quali sono stati sviluppati da Case costruttrici di rilevanza mondiale. E non un caso che tale specifica tecnologia abbia convinto tali grandi Aziende, poich sembra effettivamente essere la pi robusta in termini di flessibilit rispetto alla composizione del rifiuto e, considerando le spese di trattamento preventivo, la pi promettente in termini di riduzione dei costi complessivi di smaltimento. E a tal proposito importante sottolineare il grande sviluppo numerico che questo tipo di impianti ha avuto in un paese come il Giappone, particolarmente attento agli aspetti della convivenza degli impianti di smaltimento con la popolazione civile, a causa dellelevatissima densit di popolazione e della conformazione geografica del paese stesso. Tali evidenze hanno imposto delle scelte che limitassero al massimo le emissioni inquinanti dirette e da trasporto, riducesse il numero delle fasi di trattamento complessivo ed eliminasse il ricorso alle discariche per lo smaltimento delle ceneri. Sono esistiti, daltro canto, anche in Italia degli esempi di sistemi di pirolisi, che derivavano da applicazioni di diverso genere, come il recupero di materiali dellindustria metallurgica. Purtroppo questi impianti non erano stati concepiti per il trattamento del rifiuto Tal Quale e, pertanto, non erano in grado di assicurare alcune fondamentali esigenze per il loro corretto funzionamento. Daltro canto, gli esperimenti condotti in passato in alcuni impianti su diverse categorie di rifiuto si sono rilevati deludenti da tutti i punti di vista, ed in particolare, sulle emissioni, gettando ombra sulla effettiva funzionalit di tale modalit di trattamento.

In definitiva, gli impianti di pirolisi potrebbero rispondere correttamente alle esigenze prima individuate relativamente alla situazione campana e pi in generale italiana, in quanto effettivamente in grado di rispondere alle aspettative per la risoluzione del problema dello smaltimento. Dopo aver, dunque, citato i vari vantaggi connessi al processo possibile riportare quelli relativi agli aspetti sociali ed economici, poich: Un singolo impianto di pirolisi pu avere una ridotta capacit (fino a 4 ton/ora) cui corrisponde un bacino di raccolta massimo di oltre 70.000 abitanti rispetto al Tal Quale ed ulteriormente allargabile nel caso di raccolta differenziata; Il sistema pu essere di ridotte dimensioni, per cui possibile alloggiarlo in capannoni di limitata altezza allinterno di aree industriali (2000 m2 max.). Il ridottissimo impatto paesaggistico ed ambientale consente la sicura ed inevitabile accettazione da parte delle popolazioni destinate ad accoglierli; Essendo limitato il bacino di raccolta del rifiuto, ogni comunit sar tenuta al solo smaltimento della propria parte prodotta; ci porter inevitabilmente ad un innesco del circolo virtuoso dellautoriduzione della produzione di rifiuti ed ad una pi spinta ed efficace differenziazione a monte. Nel caso delle citt possibile utilizzare pi unit in parallelo installate nelle zone industriali esistenti; Tempi di realizzazione e messa in opera molto brevi, essendo gli impianti realizzabili in carpenteria metallica modulare da assemblare in loco, con limitate opere civili ed impiantistiche, che risultano le pi onerose in termini temporali ed economici. La possibilit di utilizzare elementi prefabbricati, anche in serie e da pi fornitori in contemporanea, consentirebbe anche una ulteriore semplificazione di tutto il processo di costruzione ed una ottimizzazione dei ridotti tempi a disposizione rispetto alla situazione di emergenza del nostro Paese, con lobiettivo di portare a regime pi unit in breve tempo; inoltre si otterrebbe una notevole riduzione dei costi di realizzazione del sistema, che coinciderebbe con quello specifico dei termovalorizzatori di grande taglia; Elevata robustezza dellinvestimento con rapido raggiungimento del punto di pareggio (BEP), che rende tale operazione compatibile con le esigenze del capitale pubblico locale, privato o misto; Sistemi appetibili anche per limprenditoria locale come impianto ausiliario di smaltimento per alcune classi di rifiuti industriali; Ridotta sensibilit degli impianti rispetto alla malavita organizzata (ridotti trasporti del rifiuto e sabotaggi di vario genere). Ottimale rendimento complessivo di conversione del rifiuto in calore, con significativa produzione di energia elettrica (oppure di polvere di carbone in funzionamento da CDR di tipo non convenzionale), vantaggio strategico rispetto allattuale limitatissima offerta di energia elettrica in Italia; Il sistema non necessita del massiccio ricorso alle discariche per lo smaltimento delle ceneri, evitando un ulteriore motivo di tensione sociale. La possibilit di poter elaborare i rifiuti Tal Quale nel rispetto

delle Leggi vigenti in termini di inquinamento ambientale deriva, come detto, dalla intrinseca robustezza del processo di pirolisi; tale flessibilit lo rende utilizzabile per altre diverse applicazioni, come lo smaltimento di rifiuti di differente natura, quali ad esempio: Rifiuto di bonifica da discariche dimesse e CDR di bassa qualit (ecoballe); Rifiuti ospedalieri; Residui da rottamazione autoveicoli (Fluff); Fanghi industriali; Biomasse non selezionate Tali rifiuti possono essere opportunamente smaltiti, rappresentando una fetta di mercato di notevole importanza, oltre che essere un problema comunque da affrontare e risolvere in termini ambientali nel prossimo futuro. Questa possibilit conferisce una maggiore robustezza dellinvestimento rispetto al lungo termine, anche in previsione della futura ed auspicabile riduzione generale della produzione dei rifiuti urbani, con un prolungamento della vita economicamente utile dellimpianto. Per quanto concerne i sistemi di smaltimento con plasma essi risultano molto interessanti per il trattamento di sostanze tossiche e pericolose, ma risultano essere poco praticabili per il trattamento diretto dellRSU, a causa della notevole variabilit della composizione di base, dellelevata umidit e dellinsufficiente potere calorifico inferiore di base, che potrebbe comportare un bilancio energetico negativo. Un discorso diverso meritano alcuni sistemi cosiddetti ibridi che associano la tecnologia del plasma a quella di pirolisi, che prevedono il trattamento con larco elettrico solo relativamente ai gas ed ai vapori di tar prodotti (ed eventualmente anche alla polvere di carbone) e non
allintera massa di rifiuto da trattare con gli inerti. In questo modo possibile ottenere un syngas molto ricco e raffinato, del tutto privo di residui catramosi ed adatto a qualsiasi uso energetico di tipo diretto, con pochi ulteriori processi di trasformazione. Il quadro energetico risulta enormemente migliorato dal fatto che , per questi sistemi, il calore sensibile posseduto dai gas raffinati mediante il plasma pu sostenere direttamente il processo di pirolisi, con un notevole recupero di energia in altri casi persa. Dei processi di cui sopra come detto nel prologo, lo studio solo per sete di sapere e di rendersi utili di diversi luminari anziani, e di giovani emergenti ha portato una serie di documenti redatti con coscienza civile e tecnica che potranno essere resi disponibili su consenso degli stessi, che hanno gi dato assenso al redattore del documento qualora vengano creati i presupposti. Si allega inoltre una relazione redatta nel 2006 quando al redattore del documento veniva sottoposto il problema di smaltire ecoballe composte da RSU al 100%, questo solo per confermare che il redattore, non ha favoritismi verso una tecnica o laltra, ma ha una coscienza ecologica netta, e al di sopra delle parti infatti il propendere oggi verso tecnologie diverse, non dato da un voltabandiera ma dalla presa di coscienza delleffetiva composizione delle presunte ecoballe, e dalla situazione in generale. Infatti il redattore ha ricevuto come azienda Spagnola, contatti da varie regioni Italiane campania inclusa, dove per forza di cose si annotavano le problematiche reali, facendo si che chi scrive prendesse coscienza delleffetivo stato delle cose, e quindi trovare soluzioni a problematiche totalmente diverse da quelle fino ad allora conosciute.

Campania: Rifiuti

Emergenza

Analisi di Base della tipologia del problema e di possibili soluzioni. Analisi del Problema, allo stato attuale.

Attualmente il Problema rifiuti allo stato del collasso totale, anche individuando pi siti, ove sia possibile scaricare rifiuti, ci non pu rappresentare la soluzione, in quanto il fatto che si sia arrivati a questo stato, indipendentemente dalla causa che ognuno attribuisca a chi vuole, da inquadrarsi nei termini che andiamo ad illustrare.

Quanto sia complicato individuare un sito, lo si sta vedendo, quindi in una societ occidentale con il nostro modus vivendi, la discarica, rappresenta lultimo anello di una serie di installazioni diversificate a seconda delle scelte tecniche, che dipendono da fattori che illustreremo pi avanti, e comunque va progettata nel rispetto della popolazione e con una destinazione duso dopo il suo riempimento ben definita.

Detto questo passiamo a vedere quale potrebbero essere le Terapie durto ovviamente cercando di pianificare il dopo in modo da non ritrovarsi nelle stesse condizioni, investendo in soluzioni definitive e espandibili al passo della popolazione, e cercando di ricavare quanti pi benefici possibili .

Allo stato attuale, oltre a ci che i media diffondono in termini di notizie, allo scrivente e a chi lo coadiuva, risulta una situazione grave di saturazione incontrollata, nel senso che se si disponesse gi di soluzioni pronte mancano i siti jolly, ovvero i siti dove transitano i rifiuti prelavorati allo stadio uno e due, (questi stadi saranno chiari pi avanti) prima di avviarsi definitivamente o al riciclo a alla distruzione e/o smaltimento. La soluzione ad un caso come la Campania, ha il primo punto che obbligato, ed la Triturazione Multipla Tecnicamente detta Multisize, essa ha due compiti fondamentali per unemergenza di questo tipo, e porta dei vantaggi notevoli in termini di sgrossatura veloce del problema, il primo la riduzione notevole del volume, la seconda una decantazione approssimativa che facilita in termini economici e pratici la decantazione vera e propria. I multi trituratori sono delle strutture anomale, in quanto tutti i siti progettati dallo scrivente, erano talmente Custom che non ve ne sono due uguali, infatti lo Scrivente li ha sempre realizzate sul posto in consorzio con le amministrazioni ed autorit locali, e su misura, sia delle problematiche che del uso finale del rifiuto, s perch il punto che accomuna le istallazioni dello scrivente, dare un valore economico al rifiuto, cosa che pu sembrare idealistica, ma che nel discorso Ecoisola o Ecosito (sono insiemi nei quali le installazioni agglomerate nel loro interno fanno si che entri il rifiuto e esca il prodotto sia esso energia o prodotto finito vero e proprio) hanno un ruolo fondamentale, illustreremo in seguito un diagramma di flusso tipo, amministrativo di un ecoisola. Si passa ora a descrivere la soluzione che allo scrivente sembra la pi idonea, tenendo conto che per un programma completo, bisogna sapere le amministrazioni responsabili a cosa puntano, e su cosa investano in modo che in fase progettuale si possa indirizzare la struttura ad Hoc ottimizzando costi, risorse, utili e riducendo le problematiche di natura ambientali. Il Sistema Trituratore Mutlisize, e le Vasche

Il sistema Multisize composto da una serie di trituratori, che hanno Pezzature di Uscita diverse, sono fattibili su misura e normalmente vengono installati (seguendo il programma progetto prestabilito), con una struttura che se messa su carta, la si definirebbe Piramidale. Di solito tra un trituratore di primo stadio e quello/i subito dopo, vi la necessit o la convenienza di alcuni sistemi di decantazione, che nello specifico del caso, (mole enorme di rifiuti, nessuna differenziazione, e operativit richiesta immediata) lo si potrebbe identificare nel sistema che lo scrivente (che ne anche lideatore) ha denominato Vasche a cocktail. Nello schema a blocchi che segue ci si pu rendere conto del funzionamento che semplice per effetto dei pesi specifici e delle condizioni create nelle vasche appunto. Altre opzioni installabili in serie ai trituratori, sono i soffioni, le piattaforme magnetiche e i setacci. Cercando di spiegare a grandi linee, il funzionamento senza entrare nel dettaglio tecnico, (questa vuole essere solo una informativa) illustriamo lo schema a blocchi in seguito.

Diagramma di flusso di base


Entrata rifiuti

Triturato re

magn ete Trituratura a Pezze 16x16

Trit.2

Soffi o1 Separazio ne ferrosi Tritatura a Pezze

Soffio 2

Separazione cartonecarta-plastici leggeri

Trit.3 Trituratura a

Pet

Organici Vasca

Legnosi

AltriPlasti ci

Spiegazione del diagramma

Come a questo punto si suppone sia pi chiaro, il sistema semplice, espandibile, e modulare. Come vediamo nel primo stadio pu entrare semplicemente il sacchetto, che ne uscir in pezzi 16x16 cm (ma ci modificabile in base alla scelta), che ne faciliter una prima grossolana cernita, che rappresentata dal magnete, che scarter dalla massa, materiali ferrosi che possono ostacolare le successive fasi. La risulta di questa fase passer ad una seconda triturazione che sulla base dei calcoli dei pesi specifici, una serie di soffioni cerniter carta, cartoni, e plastiche leggere. La risultanza delle fasi precedenti ci porta ad avere dei cumuli di materiale che ha un valore, e ci lascia un cumulo di materiali misti (per dettagli vedere le statistiche mondiali della divisione in percentuali), che provvederemo a trattare come da grafico precedente, e come spiegato sotto. Il materiale rimasto a questo punto andr nella trituratura a Coriandolo, che scaricato nelle vasche cocktail, verr diviso (a seconda della complessit della vasca, in questo caso divisione base) in organico, legnoso, pet, altre plastiche. E palese leffetto di uninstallazione del genere, che sicuramente ridurr sia il volume, sia il problema (propriamente anche in forma di quantit) dello smaltimento, in quanto si ricorda che Ferro, carta, cartone, pet e legno, sono gi vendibili senza alcun trattamento ulteriore, e facile immaginare in percentuali (rifarsi alle tabelle, si spera note), cosa resta da smaltire.

Conclusioni Lo scrivente in questo conclusivo capitolo vuole ribadire i vantaggi e le caratteristiche di un sistema di questo tipo, che nella fattispecie del caso e in configurazione base visto che quanto sopra rappresenta una soluzione dimpatto ad una emergenza ma anche le installazioni base di un ecoisola, che a questo punto descriviamo a grandi linee. Attualmente Lo scrivente, sta progettando un ecoisola per un altro paese europeo, che non in queste condizioni, quindi sar pi mirata e dettagliata, perch il tempo di esecuzione non tiranno, quindi ci stato concesso pi tempo, e conosciamo i fini dellinstallazione che elenchiamo in seguito, insieme ai vantaggi. 1. LEcoisola non ha una dimensione predefinita, quindi la si fa in misura dello spazio che si ha a disposizione e la si progetta tenendo conto di tutti i fattori possibili, anche architettonici e di integrazione con il panorama. 2. Il progetto integra e risolve in parte problematiche tipo Energia, Ecologia, Impatto Ambientale, Occupazione quindi di conseguenza fortemente finanziato dalla comunit Europea.
3. Un Ecoisola funzionante al meglio fonte di entrate continue e in

contanti per il comune, limpresa o la regione che la realizza, e quindi non si finanzia un operazione tappo, ma un investimento certo con un ritorno vero
4. E nostra convinzione che chiunque oggi realizzi una struttura che

riguardi energia o ecologia, pone una seria ipoteca in fatto di produttivit, almeno per i prossimi 20 anni, ci significa investimento certo, e posti di lavoro Stabili appunto per almeno 20 anni. 5. La bonifica e riqualificazione di siti geograficamente svantaggiati. 6. La possibilit di fregiarsi in questo momento di essere i primi a realizzare un opera importante produttiva e utile a 360 gradi.

Lo scrivente, non vuole entrare nel merito delle gestioni di interessi equilibri o altro, anche perch non il suo mestiere, per certo dei seguenti punti:

E sicuramente un progetto valido, funzionante, e utile. Il circondario che avr la fortuna di ospitarlo, sicuramente avr dei ritorni in materia economica, di immagine, e non per ultima la possibilit di diventare nota e meta di tutta Europa. Una scossa alleconomia generale dello stato che la adotter La possibilit di generare un numero molto considerevole di posti di lavoro che partono dal manovale per finire al ricercatore. Abbattimento notevolissimo in termine di rifiuti da smaltire se calcoliamo che secondo le statistiche iu un sacchetto di rifiuti troviamo: 30 % = rifiuti organici, 24 % = carta e cartone, 20 % = stracci e legno, 13 % = plastica e gomma, 8 % = vetro, 4 % = metalli, 1 % = materiali pericolosi con una politica di premio al cittadino, che potrebbe essere in denaro o in defalcazione della tassa smaltimento, diciamo in una percentuale del 20% sullutile netto proveniente dal riciclaggio di ogni singola materia, siamo convinti che la COSCIENZA ECOLOGICA del cittadino si armer dalla sera alla mattina.

6. Non per ultima la rivalutazione del territorio sotto tutti i punti di vista. Ed in virt di questo siamo sicuri che per far accettare un progetto del genere, possiamo anche dismettere per un attimo la politica delle Amicizie e delle conoscenze, in quanto questo progetto sinonimo di benessere a 360 gradi, quindi abbiamo solo bisogno di interlocutori lungimiranti e che sentano sul serio almeno una parte dei problemi che lEcoisola pu risolvere.

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