Dispensa relativa al
corso di tutela
ambientale nella
gestione dei rifiuti
Facoltà Umanistiche
1
Universita' degli Studi di Ferrara
Servizio Igiene , Sicurezza e Tutela Ambientale
Programma per il Corso di " Tutela ambientale nella gestione dei Rifiuti"
a)Principi in materia ambientale della C.E.
b)Principi in materia ambientale in Italia
c)Normativa inquinamento da rifiuti in Europa
d)Normativa inquinamento da rifiuti in Europa
-Introduzione
-Normativa e sua evoluzione
-La normativa Italiana antecedente il "Decreto Ronchi"
-La normativa comunitaria
-Decreto Ronchi, passaggio dal concetto di smaltimento a quello di gestione dei rifiui- priorità-
principio delle 4R
-La gestione degli imballaggi
-Esclusioni - Divieti di miscelazione, abbandono e deposito incontrollato
-La disciplina di particolari tipologie di rifiuti
-Il concetto di rifiuto- Produttore- detentore- gestione
-Classificazione dei rifiuti- nuova codifica CER
-La gestione dei rifiuti: il principio generale della gestione dei rifiui, il quadro interconnesso tra
raccolta, trasporto, recupero , smaltimento- i nuovi concetti di stoccaggio- la relazione tra la
gestione dei rifiuti ed il nuovo concetto di "Deposito temporaneo"- esclusione dalla gestione dei
rifiuti del Deposito temporaneo e rientro nel concetto di "ciclo produttivo"
-Il Deposito temporaneo- il principio generale del deposito temporaneo- le varie ipotesi del deposito
temporaneo
-Gli adempimenti burocratico-amministrativi, Registro di carico/scarico, formulario per il trasporto,
schede ADR, MUD
-Il sistema sanzionatorio
-Le attività presenti nell'Università, attività sanitarie, attività non sanitarie (strutture scientifiche e
strutture umanistiche)
-Rifiuti da strutture Umanistiche
-La raccolta differenziata: carta, vetro, plastica, toner ecc.
-Conferimento dei rifiuti pericolosi (allegato D al D.Lgs. 22/97)
-Conferimento dei rifiuti non pericolosi (Allegato A al D.Lgs. 22/97)
-Il Servizio Igiene Sicurezza e Tutela Ambientale dell'Università di Ferrara
-I compiti del Servizio Igiene Sicurezza e Tutela Ambientale
-Normativa di riferimento
-Conclusioni
-Bibliografia
2
Principi in materia ambientale della Comunità Europea
2)Art.25 Atto Unico Europeo del 17/2/86 Lussemburgo e 28/2/86 all'Aja (attuato
con l'art.2 della Legge 23/12/86 n°.909) :viene inserito un apposito titolo dedicato
all'ambiente. Negli artt. 130 R-S-T , vengono codificati i principi direttivi dell'azione
comunitaria quali l'azione preventiva e l'imputazione all'inquinatore dei costi del
risanamento ambientale "chi inquina paga".
3) Il Trattato di Maastricht del 7/2/1992 aggiunge agli obiettivi già fissati dall'Atto
Unico (protezione dell'ambiente e della salute , gestione razionale delle risorse)
quello della promozione , a livello internazionale , di misure idonee a fronteggiare i
problemi regionali e planetari dell'inquinamento.
1) Costituzione della Repubblica del 1947 - art.9 (tutela paesaggio) art. 32 (tutela
della salute) artt.2,3 e 5 (assicura al diritto all'ambiente una adeguata protezione)
3
Normativa inquinamento da rifiuti (liquidi , solidi )
In ITALIA
Legge 20/3/1941 n°.366 Rifiuti urbani + ospedalieri / principi sul
recupero / approcio al problema sotto l'aspetto
igienico-sanitario.
Nessun riferimento ai rifiuti industriali.
DPR 10/9/1982 n°.915 R.S.U. Speciali , Tossico-nocivi
Delibera Comitato Interministeriale 27/7/1984 Attuazione del DPR 915/82 - criteri di
assimibilità degli speciali agli R.S.U. , norme
tecniche su smaltimento in discarica ,
incenerimento , raccolta ,trasporto ospedalieri ,
classificazione dei rif. speciali in tossico-nocivi.
D.M. 25/5/1989 (abrogato) Rifiuti ospedalieri da qualificare come
D.M. 219 del 26/6/2000 - RIFIUTI Sanitari assimilabili agli urbani.
DECRETAZIONE D'URGENZA
Legge 29/10/1987 n°.441 Relativa ai R.S.U.
Legge 9/11/1988 n°.475 Relativa ai rifiuti industriali
Legge 10/2/1989 n°.45 Relativa ai rifiuti industriali e Ospedalieri
D.Lgs. 5/2/1997 n°.22 + D.Lgs.8/11/1997 n°.389 Attua le Dir. Ce in materia di rifiuti , rifiuti
Legge 9/12/1988 n°.426 (Ronchi , bis, Ter) pericolosi , imballaggi
Attuattivi del D.Lgs.22/97 D.M. 11/3/1998 n,141 norme per lo smaltimento
dei rifiuti in discarica
D.M. 1/4/1998 n°.145 Formulari tarsporto
D.M. 1/4/1998 n°.148 Registri c/s
D.M. 4/8/1998 n°.372 Riorganizzazione catasto
rifiuti e transcodifica codici CIR/CER
D.M. 25/10/1999 n°.471 Bonifiche siti inquinati
D.Lgs. 22/5/1999 n°.209 Smaltimento PCB
In EUROPA
Prime direttive ( da cui deriva DPR 915/82)
DIR. CEE 75/442 Rifiuti
DIR. CEE 76/403 PCB/PCT
DIR. CEE 78/319 Rifiuti Tossico-Nocivi
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Introduzione
I problemi legati ai rifiuti non sono una prerogativa tutta italiana, tutti i paesi
europei sono soggetti a tale problematica.
L'alta produzione sia di rifiuti urbani che di rifiuti industriali legata alla difficoltà di
un corretto smaltimento costituisce uno dei capitoli della crisi ambientale della
nostra società contemporanea.
In Italia si producono circa 26 milioni di tonnellate di rifiuti urbani all'anno; più
dell'85% di questi vengono smaltiti in discarica, circa il 10% viene recuperato con la
raccolta differenziata, il resto viene trattato in impianti di incenerimento.
La produzione di rifiuti industriali si stima attorno ai 24 milioni di tonnellate
all'anno, di cui una buona parte è rappresentata dai rifiuti pericolosi ex tossico-
nocivi.
Il destino di questi rifiuti è molto più incerto di quello riservato ai rifiuti urbani.
E' stato stimato da Legambiente che la capacità di smaltimento legale di tali rifiuti
oscilla tra il 30 e il 40% di tutti i rifiuti prodotti, mentre nel corso degli ultimi anni si
è sviluppato un fiorente mercato parallelo gran parte del quale è nelle mani delle
cosiddette "ecomafie".
Un business assai redditizio che muove ogni anno migliaia di miliardi : in base a
stime contenute nel terzo rapporto di Legambiente sulle ecomafie, il business dello
smaltimento illegale dei rifiuti industriali supera i 6.000 miliardi all'anno e almeno
una ventina sono i clan criminali (facenti capo alla camorra, mafia, ndrangheta
calabrese) "specializzatisi" in questo settore.
Solo da poco tempo, grazie all'azione di denuncia svolta dalle associazioni
ambientaliste e alla pressione crescente delle popolazioni delle aree più coinvolte nel
fenomeno, l'attività delle ecomafie è entrata nel mirino delle forze dell'ordine e dello
stesso Parlamento, che ha istituito una Commissione d'inchiesta bicamerale sul ciclo
dei rifiuti ed è ormai diffusa l'idea che la questione rifiuti è anche oltre che
ambientale anche una questione di legalità nazionale.
Il problema della corretta gestione dei rifiuti è quindi di grande attualità e riveste
vitale importanza ai fini della tutela dell'ambiente e della salute pubblica.
Tale obiettivo non può essere disatteso e il suo valore assume particolare rilevanza
in ambito universitario, per la funzione formativa ed educativa che l'Università è
chiamata a svolgere.
La normativa attuale, inoltre, privilegiando la tutela della pubblica incolumità
impone comportamenti più rigorosi rispetto al passato ed attribuisce forti
responsabilità personali, da cui l'esigenza di una corretta e puntuale applicazione
delle relative norme.
Nell'Università peraltro le attività di ricerca vanno assumendo dimensioni notevoli
nel complesso, per quanto la loro distribuzione fra le varie strutture determini
l'impiego di quantitativi unitari in sé di modeste dimensioni.
5
In questo contesto, considerata la complessità delle disposizioni normative, è stato
costituito con O.D. n. 95 del 31\03\98, presso l'Università di Ferrara, il Servizio per
l'Igiene Sicurezza e Tutela Ambientale (SISTA) con i compiti di:
A) Prevenzione e Protezione ( D.Lgs. 626/94)
B) Gestione dei rifiuti (D Lgs.22/97)
C) Coordinamento e controllo della movimentazione di materiali biologici, chimici,
radioattivi
D) Consulenza in materia di gestione degli stabulari.
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Capitolo 1
La legislazione nazionale sui rifiuti è nata con il D.P.R. 915/82, recepimento di tre
direttive comunitarie (75/442 CEE, 76/403, 78/319), anche se si deve segnalare un
primo tentativo di disciplinare organicamente il settore con la legge 20/3/1941
n.366. Tale legge individuava la problematica dei rifiuti essenzialmente con un'ottica
di carattere sanitario, anche se furono apprezzabili alcune innovazioni che
riguardavano le attività di recupero.
Alla legge 915/82, concepita per regolamentare lo smaltimento dei rifiuti si sono in
seguito sovrapposte norme riguardanti la classificazione dei rifiuti, le forme di
riutilizzo, reimpiego, riciclaggio, i criteri per la combustione dei rifiuti, la raccolta
differenziata, la definizione di particolari categorie di rifiuti.
Sono inoltre intervenute le regioni che, sulla base delle competenze attribuite dal
DPR 915/82, hanno emanato leggi regionali per far fronte alle varie situazioni che si
andavano o che si erano create sul territorio.
A seguito di ciò ne è derivato un quadro normativo frammentato, disomogeneo
caratterizzato da assenza di procedure operative ed amministrative precise e chiare.
Tutto ciò ha avuto come conseguenza la mancata applicazione dei principi
comunitari e il fallimento nella realizzazione degli obiettivi di riduzione della
produzione di rifiuti e del flusso di rifiuti destinati allo smaltimento.
Inoltre l'Italia si è trovata indietro rispetto agli orientamenti che emergevano dalla
legislazione comunitaria dei primi anni '90 che inseriva novità di rilievo.
Questa situazione si è protratta fino all'emanazione del Decreto Legislativo 5/2/97 n.
22, cosiddetto "Decreto Ronchi" cioè del Ministro in carica che l'ha proposto.
Detto Decreto attua tre direttive comunitarie:
Direttiva n.156 del 1991, relativa ai rifiuti
Direttiva n. 689 del 1991, relativa ai rifiuti pericolosi
Direttiva n. 62 del 1994, relativa agli imballaggi
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Abrogata con il D.Lgs.22/97 Legge 366/41
DPR 915/82
Abrogato con il D.Lgs.22/97
D.Lgs. 22/97
DECRETI ATTUATIVI
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Paragrafo 1.1 - La normativa italiana antecedente il decreto Ronchi
Il D.Lgs. 22/97, all’art. 56, abroga alcune norme precedenti. Rimangono però in
vigore alcune disposizioni emanate in dipendenza di leggi ormai abrogate. E’ il caso
della delibera 27 luglio 1984, che continua ad essere applicata anche se emanata in
attuazione del DPR 915/82, ormai abrogato.
L’articolo 57 del D.Lgs. 22/97 stabilisce che “le norme regolamentari e tecniche che
disciplinano la raccolta, il trasporto e lo smaltimento dei rifiuti restano in vigore fino
all’adozione delle specifiche norme adottate in attuazione del presente decreto. A tal
fine ogni riferimento ai rifiuti tossici e nocivi si deve intendere riferito ai rifiuti
pericolosi”. (Quindi le norme sono valide ai fini dello smaltimento, per
l’identificazione, invece, è da considerare l’allegato D del Decreto).
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Paragrafo 2 - Decreto legislativo 5 febbraio 1997, n° 22 ("Decreto
Ronchi")
GESTIONE RIFIUTI
PRINCIPI GENERALI
- La gestione dei rifiuti è attività di pubblico interesse e deve assicurare un
elevato livello di protezione ambientale e controlli efficaci.
- I rifiuti devono essere recuperati e smaltiti senza pericolo per la salute
dell'uomo e senza causare danni all'ambiente.
- La gestione dei rifiuti deve avvenire nel rispetto dei principi di
responsabilizzazione e cooperazione di tutti i soggetti coinvolti.
PRIORITA'
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Obiettivi da raggiungere relativamente allo smaltimento
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Paragrafo 2.2 - La Gestione degli imballaggi
NUOVO SISTEMA DI
GESTIONE DEGLI
IMBALLAGGI
FINALITA'
Servizio pubblico: - Prevenzione alla fonte della quantità
organizzazione della e della pericolosità degli imballaggi.
raccolta differenziata. - Riduzione del flusso dei rifiuti da
Incentivazione della imballaggio destinati allo
restituzione degli smaltimento aumentando riutilizzo e Promozione di
imballaggi usati. riciclaggio. tecnologie pulite
- Obiettivi di raccolta differenziata.
PRODUTTORI UTILIZZATORI
Riunione in Organizzazione
consorzi di filiera autonoma di raccolta,
riutilizzo, riciclaggio e
recupero
Adesione al CONAI
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Paragrafo 2.3 - Esclusioni
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Paragrafo 3 - La disciplina di particolari tipologie di rifiuti
OLI Usati
D.Lgs. 27/1/92 n°.95 in coordinamento con Gestione dei rifiuti Animali
il D.Lgs. 22/97 e D.Lgs.209/99 DPR 320/54(Regolamento Polizia Veterinaria)
D.Lgs. 508 del 14/12/1992
D.M. 26/3/94
Rifiuti Radioattivi
Beni durevoli- art.44 D.Lgs. 22/97 D.Lgs. 17/3/95 n°.230, D.Lgs.241/2000 , D.Lgs. 257/2001
Frigoriferi DPR 185/64 (parzialmente in vigore)
Televisori
Computer
Lavatrici
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DEFINIZIONI
1. Ai fini della corretta gestione dei rifiuti e della applicazione del presente Regolamento, e delle
procedure operative ad esso collegate, si intende per:
RIFIUTO1: qualsiasi sostanza od oggetto che rientra nelle categorie riportate dell'allegato A
del Testo aggiornato del D. Lgs. 5 febbraio 97, n.22 e di cui il detentore si disfi o abbia deciso o
abbia l'obbligo di disfarsi.
1
I rifiuti sono classificati utilizzando i codici C.E.R. i quali sono composti da dei cifre le quali hanno i sottoindicati
significati:
1) La prima coppia di cifre (da 00 a 20) rappresenta la classe ed è individuata dalle diverse unità produttive
2) La seconda coppia di cifre (da 01 a 09) rappresenta la sottoclasse ed è individuata dai diversi processi produttivi;
3) La terza coppia di cifre (da 01 a 99) rappresenta la categoria ed è individuata in base alla specifica provenienza ed
alle caratteristiche. Tale categoria dà anche il nome al rifiuto.
Es.:
CODICE C.E.R. 070703 Solventi Organici Alogenati, Soluzioni di lavaggio Acque madri.
I. 07 rifiuti provenienti da processi chimici organici
II. 07 rifiuti da PFFU (produzione, formulazione, fornitura ed uso) di prodotti della chimica fine e prodotti
chimici non specificati altrimenti
III. 03 nome del rifiuto
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SOSTANZE: gli elementi chimici ed i loro composti allo stato naturale o ottenuti mediante
lavorazioni industriali eventualmente contenenti gli additivi necessari alla loro immissione sul
mercato.
AMBIENTE: acqua, aria, suolo, nonché il rapporto di tali elementi tra loro e con qualsiasi
organismo vivente
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CLASSIFICAZIONE DEI RIFIUTI
NON PERICOLOSI
NON PERICOLOSI
ORIGINE
SPECIALI
PERICOLOSI (ALLEGATO D)
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CODICI C.E.R.
ESEMPIO
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Dispensa
Con il D.Lgs. 22/97 e succ. modifiche (c.d. Decreto Ronchi) alle varie fasi della Gestione dei rifiuti
e' stata attribuita una propria identità diversamente da quanto avveniva con il DPR 915/82 dove
tutto era smaltimento ( raccolta, trasporto, smaltimento, recupero)con il risultato di fare diventare la
discarica l'elemento centrale e finale dell'eliminazione dei rifiuti non prevedendo alcuna
agevolazione per il Recupero dei rifiuti così facendo pochi intraprendevano il macchinoso e lungo
iter per l'approvazione degli impianti di recupero con il risultato che ancora oggi l'85% dei rifiuti
viene smaltito in discarica; oggi ogni fase ha la sua dignità quale la raccolta, trasporto, smaltimento
,recupero, con la priorità di favorire quest'ultimo anziché il conferimento dei rifiuti in discarica.
Nel D.Lgs.22/97 si dà una nuova definizione di STOCCAGGIO che è altra cosa del Deposito
Temporaneo ; infatti secondo la definizione di cui all'art.6 comma 1 lett.l) per STOCCAGGIO si
intende: le attività di smaltimento consistenti nelle operazioni de deposito preliminare di rifiuti di
cui al punto D15 dell'alegato B, nonché le attività di recupero consistenti nelle operazioni di messa
in riserva di materiali di cui al punto R13 dell'allegato C.
Mentre il Deposito temporaneo non ricade nella Gestione dei rifiuti così definita dall'art.6 comma
1 lett.d) del D.Lgs. 22/97: la raccolta, il trasporto, il recupero e lo smaltimento dei rifiuti, compreso
il controllo di queste operazioni, nonché il controllo delle discariche e degli impianti di smaltimento
dopo la chiusura, ma rimane un elemento del CICLO PRODUTTIVO aziendale per cui non
servono autorizzazioni di sorta come invece servono per lo stoccaggio sopradescritto.
Infatti prendendo la definizione che l'art.6 comma 1 lett.m) dà del Deposito temporaneo si deduce
che lo stesso è: il raggruppamento dei rifiuti effettuato, prima della raccolta, nel luogo in cui
sono prodotti alle seguenti condizioni:
1.- i rifiuti depositati non devono contenere policlorodibenzodiossine, policlorodibenzofurani,
policlorodibenzofenoli in quantità superiore a 2,5 ppm né policlorobifenile, policlorotrifenili in
quantità superiore a 25 ppm.
2.- i rifiuti pericolosi devono essere raccolti ed avviati alle operazioni di recupero o di smaltimento
con cadenza almeno bimestrale indipendentemente dalle quantità in deposito, ovvero, in
alternativa, quando il quantitativo di rifiuti pericolosi in deposito raggiunge i 10 mc; il termine di
durata del deposito temporaneo è di un anno se il quantitativo di rifiuti in deposito non supera i
10mc nell'anno o se , indipendentemente dalle quantità, il deposito temporaneo è effettuato in
stabilimenti localizzati nelle isole minori;
3.- i rifiuti non pericolosi devono essere raccolti ed avviati alle operazioni di recupero o di
smaltimento con cadenza almeno trimestrale indipendentemente dalle quantità in deposito, ovvero,
in alternativa, quando il quantitativo di rifiuti pericolosi in deposito raggiunge i 20 mc; il termine
di durata del deposito temporaneo è di un anno se il quantitativo di rifiuti in deposito non supera i
20mc nell'anno o se , indipendentemente dalle quantità, il deposito temporaneo è effettuato in
stabilimenti localizzati nelle isole minori
4.- il deposito temporaneo deve essere effettuato per tipi omogenei e nel rispetto delle relative
norme tecniche, nonché, per i rifiuti pericolosi, nel rispetto delle norme che disciplinano il deposito
delle sostanze pericolose in essi contenute;
5.- devono essere rispettate le norme che disciplinano l'imballaggio e l'etichettatura dei rifiuti
pericolosi;
LUCIDO
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La gestione dei rifiuti: il principio generale della gestione dei rifiuti
Raccolta: l'operazione di prelievo, di cernita e di raggruppamento dei rifiuti per il loro trasporto.
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Recupero: le operazioni previste nell'allegato C:
ALLEGATO "C" (Previsto dall’art. 6, comma 1, lettera h))
Operazioni di recupero
NB: Il presente allegato intende elencare le operazioni di recupero come avvengono nella
pratica. Ai sensi dell’articolo 2, i rifiuti devono essere recuperati senza pericolo per la
salute dell’uomo e senza usare procedimenti o metodi che possano recare pregiudizio
all’ambiente.
R1 Utilizzazione principale come combustibile o come altro mezzo per produrre energia
R2 Rigenerazione/recupero di solventi
R3 Riciclo/recupero delle sostanze organiche non utilizzate come solventi (comprese le
operazioni di compostaggio e altre trasformazioni biologiche)
R4 Riciclo/recupero dei metalli o dei composti metallici
R5 Riciclo/recupero di altre sostanze inorganiche
R6 Rigenerazione degli acidi o delle basi
R7 Recupero dei prodotti che servono a captare gli inquinanti
R8 Recupero dei prodotti provenienti dai catalizzatori
R9 Rigenerazione o altri reimpieghi degli oli
R10 Spandimento sul suolo a beneficio dell’agricoltura o dell’ecologia
R11 Utilizzazione di rifiuti ottenuti da una delle operazioni indicate da R1 a R10.
R12 Scambio di rifiuti per sottoporli ad una delle operazioni indicate da R1 a R11
R13 Messa in riserva di rifiuti per sottoporli a una delle operazioni indicate nei punti da R1
a R12 (escluso il deposito temporaneo, prima della raccolta, nel luogo in cui sono
prodotti).
Deposito temporaneo:
il raggruppamento dei rifiuti effettuato, prima della raccolta, nel luogo in cui sono prodotti alle
seguenti condizioni:
1.- i rifiuti depositati non devono contenere policlorodibenzodiossine, policlorodibenzofurani,
policlorodibenzofenoli in quantità superiore a 2,5 ppm né policlorobifenile, policlorotrifenili in
quantità superiore a 25 ppm.
2.- i rifiuti pericolosi devono essere raccolti ed avviati alle operazioni di recupero o di smaltimento
con cadenza almeno bimestrale indipendentemente dalle quantità in deposito, ovvero, in
alternativa, quando il quantitativo di rifiuti pericolosi in deposito raggiunge i 10 mc; il termine di
durata del deposito temporaneo è di un anno se il quantitativo di rifiuti in deposito non supera i
10mc nell'anno o se , indipendentemente dalle quantità, il deposito temporaneo è effettuato in
stabilimenti localizzati nelle isole minori;
3.- i rifiuti non pericolosi devono essere raccolti ed avviati alle operazioni di recupero o di
smaltimento con cadenza almeno trimestrale indipendentemente dalle quantità in deposito, ovvero,
in alternativa, quando il quantitativo di rifiuti pericolosi in deposito raggiunge i 20 mc; il termine
di durata del deposito temporaneo è di un anno se il quantitativo di rifiuti in deposito non supera i
20mc nell'anno o se , indipendentemente dalle quantità, il deposito temporaneo è effettuato in
stabilimenti localizzati nelle isole minori
4.- il deposito temporaneo deve essere effettuato per tipi omogenei e nel rispetto delle relative
norme tecniche, nonché, per i rifiuti pericolosi, nel rispetto delle norme che disciplinano il deposito
delle sostanze pericolose in essi contenute;
5.- devono essere rispettate le norme che disciplinano l'imballaggio e l'etichettatura dei rifiuti
pericolosi;
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DEPOSITO TEMPORANEO: CONDIZIONI PER ESCLUSIONE DA AUTORIZZAZIONE
Al raggiungimento A prescindere
ASPORTO di 10 mc dalla quantità
ANNUALE
ASPORTO
ASPORTO ASPORTO ASPORTO
TRIMESTRALE
IMMEDIATO IMMEDIATO BIMESTRALE
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REGISTRI DI CARICO E SCARICO: OGGETTI OBBLIGATI
Commercio ed
Da lavorazioni intermediazione
industriali
Operazioni di
Da lavorazioni recupero
artigianali
Operazioni di
smaltimento
con più di tre
dipendenti
REGISTRI DI
CARICO E
SCARICO
Rifiuti da
smaltimento e Non conferiti al
recupero, fanghi servizio pubblico
da
potabilizzazione/ Esclusi
depurazione/ IMPRENDITORI
trattamento acque NO rifiuti
AGRICOLI con
reflue, conferiti al
volume di affari
abbattimento fumi servizio
annuo < 15
pubblico
milioni
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CICLO FORMULARIO PER IL TRASPORTO
-copia per
controfirma
-copia per TRASPORTATORE TRASPORTATORE trasportatore
trasportatore -copia per
-copia per destinatario
destinatario -copia da
-copia da restituire restituire al
al produttore/
detentore 1 2 produttore/
detentore
PRODUTTORE
PRODUTTORE O O DETENTORE
DETENTORE DESTINATARIO
DESTINATARIO copia produttore/
Copia per detentore
produttore/
detentore Compila, data e firma
Commercio ed
Da lavorazioni intermediazione
industriali
Operazioni di
Da lavorazioni recupero
artigianali
Operazioni di
smaltimento
con più di tre
dipendenti
DENUNCIA
AL CATASTO
Rifiuti da
smaltimento e Non conferiti al
recupero, fanghi servizio pubblico
da
potabilizzazione/ Esclusi
depurazione/ IMPRENDITORI
trattamento acque NO rifiuti
AGRICOLI con
reflue, conferiti al
volume di affari
abbattimento fumi servizio
annuo < 15
pubblico
milioni
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Sanzioni
Soggetti Condotta Sanzioni e articoli
Chiunque (salvo imprese ed a)abbandono e deposito Sanzione amministrativa da
enti) incontrollato ( o in violazione di £.200.000 a 1.200.000 (se si
norme specifiche su imballaggi tratta di rifiuti non pericolosi e
e beni durevoli) di rifiuti sul non ingombranti , da £.50.000 a
suolo e nel suolo 300.000)
+ Artt. 50, comma 1 e 14,
b)immissione di rifiuti in acque comma 1-2; 43 comma 2 ; 44
superficiali o sotterranee comma 1 ; 46 comma 1 e 2
Titolari di imprese o a)abbandono e deposito RIFIUTI NON PERICOLOSI:
responsabili di enti incontrollato di rifiuti sul suolo arresto da 3 mesi a 1 anno o
e nel suolo ammenda da 5 a 50 milioni;
+ RIFIUTI PERICOLOSI
b)immissione di rifiuti in acque Arresto da 6 mesi a 2 anni e
superficiali o sotterranee ammenda da 5 a 50 milioni
(artt. 51, comma 2 e 14
comma 1-2)
Chiunque a)miscelazione di rifiuti non Arresto da 6 mesi a 2 anni e
consentita ammenda da 5 a 50 milioni
(artt.51 comma 5 e 9 comma
b)mancata separazione rifiuti 1)
miscelati arresto sino a 1 anno +
esecuzione
(artt. 50, comma 2 e 9 comma
3)
Chiunque Non ottemperanza ordinanza Arresto fino a 1 anno
sindaco per rimozione e (artt. 50 comma 2 e 14 comma
bonifica 3) + esecuzione
Chiunque Realizzazione o gestione di Arresto da 6 mesi a 2 anni e
discarica non autorizzata ammenda da 5 a 50 milioni
OVVERO
Per RIFIUTI PERICOLOSI
Arresto da 1 a 3 anni e
ammenda da 10 a 100 milioni
+ confisca e bonifica
(art.51 comma 3)
Chiunque effettua deposito Effettuazione con rischio per la Arresto da 3 mesi a 1 anno o
temporaneo presso il luogo di salute o oltre i 5 giorni (ovvero ammenda da 5 a 50 milioni
produzione di rifiuti sanitari 30 gg. Se entro 200 litri) OVVERO sanzione
pericolosi amministrativa da 5 a 30
milioni se entro 200 litri ( artt.
51, comma 6 e 45 ,comma1)
Chiunque Effettuazione di spedizioni di Ammenda da 3 a 50 milioni e
rifiuti di cui ad all. 2, 3, 4 Reg. arresto fino a 2 anni
Cee 259/93 in modo da AUMENTATA se sono
integrare traffico illecito RIFIUTI PERICOLOSI +
confisca mezzo di trasporto
(art. 53, comma 1 e 2)
27
CAPITOLO 2 - La Gestione nell'ambito Universitario
UNIVERSITÀ
Rifiuti a
Rifiuti a
rischio
rischio
chimico
infettivo
(Ex tossico
(sanitari)
nocivi)
28
Rifiuti da Strutture Umanistiche
Pericolosi o Non
pericolosi come definito
Raccolta differenziata di dagli allegati "A" e "D"
Raccolta, trasporto , carta, vetro, lattine,pile,
smaltimento o del D.Lgs.22/97
toner, ecc. cosi' come
recupero a cura del definito dall'art.6 comma
Servizio pubblico 1 lett.f) del D.Lgs. 22/97
In genere i rifiuti speciali prodotti in tali strutture sono "non pericolosi" per il
tipo di attivita' che viene svolta all'interno di tali Strutture. Tali tipologie devono
essere conferite ad apposite ditte iscritte ai relativi albi delle ditte per la gestione
dei rifiuti ai fini o del RECUPERO (auspicato) o dello smaltimento in discarica.
29
Paragrafo 5 - Raccolta differenziata dei rifiuti assimilabili agli urbani
Ai sensi degli articoli 18 e 21 del D.Lgs. 22/97, i Comuni hanno il compito, sulla
base di direttive statali, di procedere alla assimilazione di rifiuti speciali non
pericolosi ai RSU. Il Comune di Ferrara ha redatto il regolamento dell'assimilazione
sulla base dell'elenco dei rifiuti assimilabili agli urbani, contenuto nella delibera
27/07/84 attualmente ancora valida a tale scopo. Tra questi sono compresi la carta
ed il vetro.
Essendo l'università di Ferrara una forte produttrice di rifiuti di carta e vetro, molto
spesso le campane, poste nelle vicinanze delle diverse strutture, non sono sufficienti.
Di conseguenza, il SISTA, in seguito a sopralluoghi effettuati insieme all'azienda
municipalizzata di raccolta (AGEA) e di comune accordo con essa, ha fatto si che
fossero posti in diverse zone strategiche all'interno delle facoltà dei cassonetti dotati
di ruote da lt. 240 e/o lt. 120. Quindi in ogni struttura, il tecnico referente e
collaboratore del SISTA, ovviamente tra gli altri compiti, ha anche quello di
chiamare l'AGEA quando questi cassonetti sono pieni.
Sulla raccolta differenziata, però, non ci accontentiamo di questo risultato; è nostra
intenzione, infatti, intervenire a monte e cioè cominciare la raccolta differenziata nei
laboratori e negli uffici, dove ogni rifiuto dovrebbe essere gettato nel proprio cestino
specifico.
Chiaramente il progetto è di difficile attuazione in quanto comporterebbe:
1) un maggiore impegno della ditta delle pulizie, con un maggiore costo per
l'Università;
2) un grosso lavoro di informazione e formazione di tutto il personale docente, non
docente e degli studenti,
3) un ballottaggio per la definizione certa delle competenze sia manuali che di spesa.
È comunque un progetto interessante da perseguire, soprattutto in funzione del
progetto di TASSA o TARIFFA, che in questo caso potrebbe fare risparmiare cifre
importanti all'Ateneo Ferrarese.
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Rifiuti di carta, cartone, cartoncino, imballaggi (esclusi i poliaccoppiati): refili, refili misti di
tipografia, carta da fotocopie, buste, stampa, quotidiani, illustrati, libri, opuscoli colorati, cataloghi,
cartone ondulato, fustellati di cartone cartone bianco multistrato, miscela di carte e cartoni di
diverse qualità, esclusa carta chimica.
Rifiuti diversi da quelli citati (scarti di alimenti, cellophane, ecc.) non possono essere immessi
nel raccoglitore per i rifiuti cartacei di cui sopra.
Il personale della Ditta appaltatrice di pulizie, come da accordi, curerà la raccolta di materiale
cartaceo e provvederà ad introdurlo negli appositi cassonetti, di cui ogni area universitaria è
dotata.
Il personale delle Strutture universitarie può utilizzare i cassonetti per la raccolta di materiale
cartaceo, anche autonomamente
Economici: nessun onere aggiuntivo rispetto alla tariffa RSU.(salvo l'asporto di grosse quantità)
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E’ carta sporca di
prodotti chimici…
E’ bene informarsi, uhmm …. La
può darsi che sia un prossima volta
Rifiuto Speciale! ci si deve
ricordare di
usare i guanti!!!
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Per plastica riciclabile si intende il materiale costituente bottiglie e flaconi che abbiano
contenuto liquidi, con esclusione dei contenitori per fitofarmaci e per presidi medico-chirurgici.
Le bottiglie ed i flaconi, che non abbiano contenuto liquidi pericolosi, devono essere
schiacciati e tappati, quindi vanno introdotti negli appositi cassonetti di cui ogni area universitaria,
che produce questa tipologia di rifiuti, è dotata.
I recipienti che avessero contenuto liquidi pericolosi devono essere accuratamente lavati, sì
da non costituire rischio alcuno per gli operatori e per l’ambiente, dopodicchè possono essere
introdotti nei cassonetti per la raccolta della plastica riciclabile.
La soluzione risultante dai lavaggi è essa stessa rifiuto speciale va quindi gestita
come si conviene alla sua specifica tipologia.
Se la pulizia accurata dei contenitori in plastica non fosse possibile e rimanessero residui di
sostanze pericolose al loro interno, il rifiuto nel suo complesso, contenitore-contenuto, va
classificato e smaltito come rifiuto speciale, tenendo conto delle caratteristiche chimico-fisiche e di
pericolosità della sostanza inquinante.
In fig. 2 è riportata una esemplificazione grafica che illustra, in sintesi, quanto sopra esposto.
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Figura 2
Addetto ai rifiuti
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Contenitori, bottiglie, vetro di scarto, frammenti di vetro, rottami di vetro sia bianco che
colorato. Vetro di scarto con l’esclusione dei vetri da tubi raggio-catodici delle lampade a scarica
ed altri vetri contaminati da sostanze radioattive*. Sono inoltre esclusi i contenitori di sostanze o
preparati etichettati come pericolosi**, che non siano stati adeguatamente ed accuratamente lavati.
Lattine: lattine per bevande.
Presso ogni Struttura, che abbia produzione di queste tipologie di rifiuti, deve essere
predisposto un congruo numero di contenitori, provvisti di coperchio, in cui effettuare una prima
raccolta; è’ opportuno che i contenitori siano di dimensioni contenute e dotati di manici, per
rendere più agevole la loro movimentazione.
Il personale della Struttura, periodicamente, provvederà ad immettere i rifiuti di vetro e lattine
nel contenitore principale, collocato nell’area di pertinenza.
I recipienti che avessero contenuto liquidi pericolosi devono essere accuratamente lavati, sì
da non costituire rischio alcuno per gli operatori e per l’ambiente, dopodicchè si possono introdurre
nei contenitori per la raccolta del vetro e delle lattine.
La soluzione risultante dai lavaggi è essa stessa rifiuto speciale e va quindi gestita
come si conviene alla sua specifica tipologia.
Se la pulizia accurata dei contenitori in vetro non fosse possibile e rimanessero residui di
sostanze pericolose al loro interno, il rifiuto nel suo complesso, contenitore-contenuto, va
classificato e smaltito come rifiuto speciale, tenendo conto delle caratteristiche chimico-fisiche e di
pericolosità della sostanza inquinante.
In fig. 3 è riportata una esemplificazione grafica che illustra, in sintesi, quanto sopra esposto.
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Figura 3
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Materiali in ferro, materiali in alluminio o altri metalli (fusti, involucri di prodotti chimici, scarti
metallici da officina ecc.) legname, cassette e mobilio, residui di potature, sfalci e foglie, rifiuti
ingombranti (no apparecchiature obsolete), pile, tubi al neon.
E' prevista l’installazione di cassonetti o contenitori specifici riservati per alcune di queste
tipologie di rifiuti le quali vanno, comunque, tenute separate e conferite alla raccolta differenziata.
Presso la Struttura deve essere effettuata una prima raccolta, dopodicchè i rifiuti devono
essere consegnati nel cassonetto principale sito al P.Terra di ciascuna struttura.
Tubi al neon; per questo tipo di rifiuto si raccomanda la resa alla Ditta che effettua la
manutenzione o il conferimento ad una ditta autorizzata allo smaltimento attraverso il Servizio
Igiene , Sicurezza e Tutela Ambientale.
Gli eventuali recipienti che avessero contenuto liquidi pericolosi devono essere
accuratamente lavati, sì da non costituire rischio alcuno per gli operatori e per l’ambiente, infine
possono essere conferiti alla raccolta differenziata.
La soluzione risultante dai lavaggi è essa stessa rifiuto speciale e va quindi gestita
come si conviene alla sua specifica tipologia.
Se la pulizia accurata dei contenitori non fosse possibile e rimanessero residui di sostanze
pericolose al loro interno, il rifiuto nel suo complesso, contenitore-contenuto, va classificato e
smaltito come rifiuto speciale, tenendo conto delle caratteristiche chimico-fisiche e di pericolosità
della sostanza inquinante.
In fig. 4 è riportata una esemplificazione grafica che illustra, in sintesi, quanto sopra esposto.
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Figura 4
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e- RIFIUTO DI TONER
In fig. 5 è riportata una esemplificazione grafica che illustra, in sintesi, quanto sopra esposto.
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Figura 5
SE POSSIBILE SI RACCOMANDA DI
RESTITUIRE TUTTO AL FORNITORE,
FACENDO ANCHE RIGENERARE LE
CARTUCCE
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I rifiuti, qualora abbiano i requisiti di non pericolosità di cui sopra, possono essere introdotti
nel cassonetto per i rifiuti solidi urbani generici.
I recipienti che avessero contenuto solidi pericolosi devono essere accuratamente lavati, sì
da non costituire rischio alcuno per gli operatori e per l’ambiente, dopodicchè si possono introdurre
nei cassonetti per i rifiuti solidi urbani generici.
La soluzione risultante dai lavaggi è essa stessa rifiuto e va quindi gestita
come si conviene alla sua specifica tipologia.(SPECIALE)
Se la pulizia accurata dei contenitori in plastica non fosse possibile e rimanessero residui di
sostanze pericolose al loro interno, il rifiuto nel suo complesso, contenitore-contenuto, va
classificato e smaltito come rifiuto speciale, tenendo conto delle caratteristiche chimico-fisiche
e di pericolosità della sostanza inquinante.
In fig. 6 è riportata una esemplificazione grafica che illustra, in sintesi, quanto sopra esposto.
Per eventuali altri rifiuti, non previsti nelle procedure sopra illustrate, contattare
preventivamente il Servizio Igiene , Sicurezza e Tutela Ambientale.
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Figura 6
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RIFIUTI SPECIALI
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Figura 7
1. Codificare il rifiuto
2. Verificare se è inserito
nell’elenco dei “Pericolosi”
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Sono tutti i rifiuti speciali non compresi nell'elenco dei rifiuti pericolosi (allegato D,
previsto dall'art. 7, comma 4, del testo aggiornato del D. Lgs. 5 febbraio 1997, n. 22) e presenti
nell'allegato A dello stesso D.Lgs.
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Figura 8
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Studio
Ricerca
bibliografica
Confronto
Gestione
ARPA di idee centralizzata
Altre di realtà
Università di interpre-
tazione
Comune
delle leggi
Provincia
Regione Consulenza al Informazione
personale al personale
Unione
industriali
Direttive
comportamentali
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Smaltimento
Smaltimento Approvvigionamento
rifiuti speciali materiale idoneo
non pericolosi
Gestione dei rifiuti
speciali pericolosi, non
pericolosi, assimilabili agli
urbani e radioattivi
Rapporti con
Raccolta
referenti
differenziata
strutture
universitarie
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-Mantenere i rapporti con il Servizio al fine di ottimizzazione del lavoro e lo scambio di notizie e
novità
-Rispetto della normativa relativa alla gestione dei rifiuti in ordine al divieto di abbandono e
divieto di miscelazione e corretta gestione dei rifiuti prodotti.
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Conclusioni
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Bibliografia
- Gestione dei rifiuti. CD-Rom sullo stato del Decreto “Ronchi” a cura di ATIA con
il patrocinio di Federambiente, Roma 1999
- Manuale per l’attuazione del sistema comunitario di Ecogestione ed Audit
(EMAS) a cura dell’ANPA (Agenzia Nazionale per la protezione dell’ambiente),
Roma 1998
- I rifiuti nel XXI° secolo, il caso Italia tra Europa e Mediterraneo (Ed. Ambiente),
Milano 1999
- Che cos’è lo sviluppo sostenibile?, a cura di Enzo Tiezzi e Nadia Marchettini
(Donzelli Editore), Roma 1999
- Ricicla ’99. Rimini fiera 21-24 ottobre 1999. Atti dei seminari a cura di Luciano
Morselli (Maggioli Editore).
- 3° rapporto di Legambiente sulle ecomafie - conclusioni dei rapporti sulle
illegalità contro il territorio e l’ecosistema a cura del NOE dei Carabinieri, del
CFS, G di F, PS. Roma 1999
Bollettino di informazione normativa, Ed. Ambient
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DOCUMENTI DI RIFERIMENTO
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