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PARTE II
RIFIUTI SOLIDI URBANI
Secondo il Decreto legislativo n. 22 del 5.2.97 Attuazione delle Direttive
CEE sui rifiuti () (Decreto Ronchi) e successive modificazioni, il
rifiuto si definisce con due condizioni concorrenti: qualsiasi sostanza od
oggetto che rientra nelle categorie elencate nell'allegato A, e di cui il
detentore si disfi o abbia deciso o abbia l'obbligo di disfarsi (art.6, comma
1, lett. a).
I rifiuti possono essere classificati, ai sensi del Decreto Ronchi, secondo la
loro provenienza in urbani e speciali, e secondo la loro natura in pericolosi
e non pericolosi. Si hanno cos quattro categorie di rifiuti:
Urbani non pericolosi;
Urbani pericolosi;
Speciali non pericolosi;
Speciali pericolosi.
I rifiuti solidi urbani (RSU) sono i rifiuti prodotti dalle normali attivit
domestiche e quelli ad essi assimilabili per qualit e quantit, e i rifiuti di
qualunque natura giacenti in strade ed aree pubbliche o private adibite ad
uso pubblico (CER 20).
La composizione merceologica tipica dei RSU cos come sono prodotti
attualmente in Italia, al netto dei rifiuti ingombranti, la seguente:
Frazione organica (scarti alimentari)
Frazione cellulosica (carta, cartone)
Plastiche
Tessili, legno, gomma
Vetro ed altri Inerti (porcellana, ecc.)
Metalli (ferrosi e non ferrosi)
Tamponi assorbenti
Sottovaglio (spazzatura, pile, fondi di caff)
30-35%
20-25%
15%
5%
3-5%
3%
5%
a 100%
95
I rifiuti speciali sono quelli elencati dallo stesso Decreto, tra i quali
figurano:
i rifiuti da attivit agricole e agro-industriali, quelli derivanti da
attivit industriali, artigianali, commerciali e di servizio;
i rifiuti derivanti dalla attivit di recupero e smaltimento di rifiuti;
i fanghi prodotti dalla potabilizzazione e da altri trattamenti delle
acque e dalla depurazione delle acque reflue (oggetto di questa
dispensa) e da abbattimento di fumi; nonch
quelli derivanti da attivit sanitarie.
Va sottolineato che rifiuto speciale non sinonimo di rifiuto
pericoloso. Lattribuzione del carattere pericoloso a un rifiuto il
risultato di una precisa e complessa procedura logica nella quale si debbono
incrociare a) la provenienza del rifiuto, b) il suo stato fisico, c) la sua
composizione chimica, d) i suoi eventuali caratteri di pericolo (irritante,
tossico, mutageno, combustibile, esplosivo, ecc.).
Le norme italiane pertinenti sono il citato D. Lgs. 22/97 e la Direttiva 9
aprile 2002 del Ministero dell'Ambiente [Indicazioni per la corretta e
piena applicazione del Regolamento Comunitario () sulle spedizioni di
rifiuti ed in relazione al nuovo elenco dei rifiuti]. In questa dispensa
largomento dei rifiuti speciali limitato a questo breve cenno.
Frazione organica (scarti
alimentari)
Frazione cellulosica (carta,
cartone)
25%
Plastiche
Tessili, legno, gomma
35%
15%
5%
Tamponi assorbenti
3% 5%
5%
7%
Fig. 5.1 - Composizione merceologica media dei rifiuti urbani in Italia, nel
2004 (fonte dei dati: APAT ONR, Osservatorio Nazionale Rifiuti, 2006).
96
Produzione
dei rifiuti
RACCOLTA E
TRASPORTO
TRATTAMENTI
SMALTIMENTO
FINALE
RICICLO INDUSTRIALE
O AGRICOLO
Fig. 5.2 - Sequenza schematica dei processi per la gestione dei rifiuti.
I principali processi di trattamento dei RSU sono:
A) la selezione e il recupero dei materiali ai fini del riciclo. I materiali
recuperati possono consistere nelle frazioni merceologiche pure,
cio in sostanze cellulosiche, materie plastiche, ecc.; oppure in
miscele di frazioni;
B) la separazione e trasformazione in terriccio della sola frazione
organica dei rifiuti (compostaggio);
C) la selezione e il recupero dei materiali ai fini del recupero di energia.
Il prodotto di questo processo chiamato CDR Combustibile
Derivato dai Rifiuti ed fatto con cellulosa + plastica triturate,
essiccate e addensate (vedi pi avanti).
I materiali recuperati possono essere venduti tali e quali, oppure dopo
un affinamento. Tutti gli scarti dei processi debbono essere smaltiti in
impianti adatti, consistenti in:
a) un sito attrezzato chiamato discarica controllata, oppure
b) un impianto di incenerimento.
97
Raccolta differenziata
Lapplicazione dei processi tecnologici pi agevole e redditizia se
preceduta dalla raccolta differenziata dei rifiuti, che fa parte della fase di
raccolta e trasporto. Durante la raccolta e il trasporto anche possibile in
generale eseguire alcuni trattamenti meccanici dei rifiuti, quali triturazione,
vagliatura grossolana, separazione magnetica e compattazione.
98
99
100
Le figure 5.5 e 5.6 mostrano due vagli rotanti di due case produttrici: la
prima evidenzia le dimensioni complessive dellapparecchiatura, la
seconda la forma delle aperture a maglia.
101
a)
2
3
103
Fase II
Raccolta
Riciclo meccanico
Fase III
Separazione dei polimeri ed accumulo
in gruppi omogenei
Fase IV
Rimozione delle etichette ed eventuali
residui estranei
Fase V
Lavorazione del materiale raccolto in
granuli e scaglie
104
polietilene
polietilentereftalato
Co-polimero Acrilonitrile-Butadiene-Stirene
(C8H8C4H6C3H3N)n
105
1 PET =
polietilentereftalato
2 PE-HD =
polietilene ad alta
densit
3 PVC =
polivinilcloruro
4 PE-LD =
polietilene a bassa
densit
5 PP = polipropilene
6 PS = polistirene
106
Ingresso Rifiuti
Trattamenti preliminari:
Triturazione
Bioessicazione:
Fermentazione aerobica
Selezione Meccanica:
Raffinazione
H2O (vapore)
CO2
Inerti
Metalli ferrosi
Metalli non ferrosi
Frazione combustibile
Trattamenti finali per il confezionamento
del CDR
Fluff (sfuso)
Pellets
Densificato
107
H2 O
CO2
Calore
Confine del
sistema
H2O ( sint.)
H
H2O (um.)
2
O2
108
5.3
Compostaggio
massa di
S.O. mi
biomassa
(batteri e
attinomiceti)
O2
CO2, H2O
massa di
S.O. mu
biomassa di partenza
+ nuova biomassa
Sostanze organiche a
biodegradazione rapida e
media + inerti
Sostanze organiche a
lenta biodegradazione +
inerti
109
6 k-moli
6 k-moli
(5.1)
5 k-moli
[kg ST]
(5.2)
m H 2O ,in + m H 2O , prod = m H 2O , u + m H 2O , u
U in min + mH 2O , prod = U u mu + mH 2O , u .
(5.4)
111
- cilindrico, a flusso
convogliato meccanicam.
- longitudinale (windrow)
su carro - ponte
in cumulo
112
TIPO DI
TIPO DI FLUSSO
AERAZIONE
forzata
forzata
forzata
Pistone con
mescolamento di diversa
intensit
naturale
parziale
forzata
W = M / TP
(5.5)
113
114
2, 5 m
5m
2, 5 m
5m
c1) Cilindro di
stabilizzazione rapida
a) cumulo singolo, di
forma conica o
lineare. Non vi
flusso di materia: la
miscela reagente
accumulata all'inizio, e
i prodotti sono raccolti
alla fine. Sfuggono
CO2 e H2O. Alla
variabile tempo non
corrisponde un
movimento delle
sostanze solide nello
spazio.
b) cumulo lineare
continuo. Ad intervalli
di tempo regolari la
porzione di cumulo
entrata per prima
trasferita all'aia di
maturazione; la
successiva spostata
avanti, vicino all'uscita;
e cos via. Alla
variabile tempo
corrisponde un
movimento nello
spazio.
c) reattori a flusso.
A regime, i rifiuti
avanzano per effetto
del loro peso e di
apposite macchine
(p.es. le coclee); alla
estrem. di ingresso si
crea lo spazio per una
nuova carica.
115
116
A
(massima
intensit
tecnologica)
D
(minima
intensit
tecnologica)
117
118
0,45 % s.s.
0,05 % s.s.
0,9 % s.s.
0,1 % s.s.
Assenti
Assenti in 25 g t.q., dopo riv.
1 10 UFC per g
Max 1,0 10 (MNP g)
Assenti in 50 g t.q.
Assenti in 50 g t.q.
Assenti in 50 g t.q.
119
Piombo totale
Cadmio totale
Nichel totale
Mercurio totale
Cromo esavalente
0,45 % s.s.
0,05 % s.s.
0,9 % s.s.
0,1 % s.s.
Assenti
Assenti in 25 g t.q., dopo riv.
1 10 UFC per g
Max 1,0 10 (MNP g)
Assenti in 50 g t.q.
Assenti in 50 g t.q.
Assenti in 50 g t.q.
I limiti per alcuni metalli sono stati ancora ristretti dal Decreto 3 novembre
2004 del Ministero delle Politiche agricole e forestali, Modifica ed
integrazione degli allegati 1.B, 1.C e 3 della legge 19 ottobre 1984, n. 748,
concernente Nuove norme per la disciplina dei fertilizzanti pubblicato
nella GU n. 295 del 17/12/04.
Se il prodotto non soddisfa questi requisiti mantiene il carattere di
rifiuto ed contrassegnato dal codice CER 19.05.03.
120
6.1.1 Descrizione
Lincenerimento con recupero energetico un processo che si
evoluto molto negli ultimi anni: le emissioni in atmosfera sono state ridotte
notevolmente, lenergia recuperata in parte in forma elettrica e in parte in
forma termica, utilizzabile per il teleriscaldamento dei centri urbani o di
stabilimenti vicini allimpianto.
Il processo ha raggiunto livelli notevoli di rendimento energetico
(intorno al 20%, al netto dei consumi interni), di sicurezza nella gestione e
riduzione degli impatti. Esso incontra spesso resistenze da parte di cittadini
che non si ritengono rassicurati sul funzionamento di un inceneritore con
caratteristiche moderne, o sulle capacit delle aziende locali di farlo
funzionare in modo ottimale.
Lincenerimento un processo di combustione completa dei rifiuti
opportunamente selezionati e pre-trattati, realizzato in modo continuo in un
ambiente con aria in eccesso (forno), a temperatura costante e controllata.
Il forno pu essere realizzato
a) con una camera avente come base una griglia mobile per il supporto
e il convogliamento dei rifiuti (schema tradizionale e generale);
b) con una camera a letto di sabbia fluidizzato con o senza griglia di
appoggio (schema moderno adatto a rifiuti pre-trattati o speciali).
Un inceneritore con camera di combustione a griglia mobile
raffigurato in figura 6.1. La griglia mobile fornisce la base dappoggio per i
rifiuti alimentati al forno ed composta da elementi modulari raffreddati ad
aria o ad acqua.
Sulla griglia si forma uno strato di rifiuti dello spessore di alcuni
decimetri (letto di combustione). Il movimento della griglia favorisce
lavanzamento e il mescolamento: infatti i passaggi da una piastra alla
successiva rivoltano continuamente i rifiuti in corso dincenerimento e li
fanno avanzare per tutta la lunghezza della griglia, mentre le scorie fini che
si vanno formando cadono nelle tramogge sottostanti.
Le scorie fini sono raccolte sotto la griglia, lungo tutta la sua estensione,
e asportate con un sistema automatico continuo. Le scorie pi grossolane
procedono lungo la griglia fino a raggiungerne lestremit di valle, dove
cadono nellultima tramoggia e confluiscono nello stesso sistema di
121
Fig. 6.1 - Schema dinceneritore a griglia mobile (GTS Energy, Inc. USA).
122
Fig. 6.2 - Moduli di griglia mobile di due inceneritori (Martin GmbH, D).
123
17
16
14
15
1. Soffiante di alimentazione
2. Scambiatore per il recupero di calore
e il pre-riscaldamento dellaria
3. Giunto despansione
4. Bruciatore per linnesco della combustione
5. Camera di combustione a letto fluidizzato
6.
7.
8.
9.
10.
11.
Ciclone
Valvola a rotazione / a farfalla
Post-combustore
Scambiatore per il recupero di calore
Scrubber Venturi
Ciclone dello scrubber
12.
13.
14.
15.
16.
17.
Soffiante di estrazione
Serbatoio dello scrubber
Tubazione dellalimentazione liquida
Filtro
Coclea per alimentazione di solidi
Serbatoio di alimentazione con agitatore
Fig. 6.4 - Schema dimpianto dincenerimento a letto fluido (Transparent Technologies Limited, India).
124
125
Power generation
system
Super-heater
Boiler
Exchanger
Refuse
Quenching
chamber
Refuse feeder
Secondary
combustion air
Residue
126
Tra le diossine il composto pi tossico il 2,3,7,8-tetracloro-dibenzo-pdiossina, indicato anche come TCDD (figura 6.7).
127
Anche per i furani i composti pi tossici sono quelli in cui sono presenti
uno o pi atomi di cloro. Nella stessa figura 6.7 riportata la formula di
struttura del TCDF, ovvero del 2,3,7,8-tetracloro-dibenzo-furano.
Le diossine sono composti molto stabili fino alla temperatura di circa
700 C. A T = 800 C il composto puro si decompone.
Il TCDD perde gli atomi di Cl se esposto alla luce solare o a raggi , ma
la struttura fondamentale della dibenzo-p-diossina resta sostanzialmente
inalterata. Il TCDD pu essere decomposto per via biologica, ma la
velocit di degradazione bassa, perch la molecola quasi insolubile in
acqua (solubilit 0,2 g/l).
Le diossine possono essere assorbite dagli esseri umani per:
- contatto dermico;
- inalazione;
- ingestione di cibi o acqua contaminata.
Con i moderni impianti di incenerimento (chiamati anche impianti di
termovalorizzazione, bench questo nome non abbia un riscontro
normativo), che utilizzano sistemi di trattamento fumi e abbattimento
dinquinanti molto efficienti, le emissioni di diossine e simili sono oggi
dellordine di 600 ng/(t di RSU).
6.1.2 Calcoli di progetto e di verifica
Il volume daria da introdurre per la combustione si pu calcolare
a partire dal volume di O2 teorico necessario alla completa combustione
del rifiuto. Il VO2,teor si pu calcolare con la seguente formula:
C H S O
VO ,teor = 22,4 + +
12 4 32 32
2
[Nm3]
(6.1)
[Nm3]
(6.2)
128
N - m3
PCI
PCI
=
+ 0,5 ; Vfumi, teor =
+ 1,65
1000
1200
kg
rif.
(6.3)
(a)
(b)
Il valore del PCI deve essere introdotto come (kcal/kg). Entrambe le
formule forniscono risultati in ottimo accordo con i calcoli pi
particolareggiati (v. formula 6.1 e collegate).
da progetto
da progetto
> 2.000 kcal/kg
C.P.G.
C.T.G.
C.T.V.
129
Ffumi
Wrif
CC
Far
In fase di progetto,
da CTG si ricava AG ( = PT / CTG);
da CTV si ricava VCC , volume della camera di combustione ( = PT /
CTV) ;
noto che larea di base di CC (Ab) circa 0,4 AG, il rapporto VCC/Ab
fornisce laltezza HCC.
In fase di verifica
si calcoler CPG (come rapporto PP/Ab) e, se necessario ovvero se
il valore trovato supera quello dettato dalle caratteristiche costruttive
della griglia scelta si aumenter il valore di AG calcolato prima;
si verificher pure che il tempo di permanenza dei fumi allinterno
della camera di combustione, con una temperatura di almeno 850 C,
sia non inferiore a 2 secondi, nelle condizioni effettive di temperatura
e pressione.
Se i rifiuti sono di tipo pericoloso contenenti pi del 1% di sostanze
organiche alogenate (espresse in cloro) la temperatura deve essere di
almeno 1100 C e il tempo di permanenza non inferiore a 2 secondi. Si
veda a tal proposito il Decreto Legislativo n. 133 del 2005.
Per eseguire queste verifiche si deve calcolare prima la portata
volumetrica effettiva dei fumi della combustione, applicando lequazione di
stato dei gas.
Numerosi esempi di calcolo della composizione dei fumi, del potere
calorifico ecc. si trovano nella dispensa Nozioni di combustione applicate
ai rifiuti Richiami teorici ed esercizi degli stessi autori.
130
131
6.2
Discarica
Nella discarica controllata i rifiuti sono posizionati a strati sovrapposti
sul suolo. Nella massa dei rifiuti cos formata cominciano ad avvenire
fenomeni di natura fisica, chimica e biologica con conseguente rilascio di
sostanze in fase gassosa (biogas da discarica) e in fase liquida (percolato).
Esistono tre tipi di discariche controllate secondo la classificazione del
D. Lgs. 36/03, in funzione del tipo di rifiuti da smaltire:
discariche per rifiuti inerti
discariche per rifiuti non pericolosi
discariche per rifiuti pericolosi
I rifiuti inerti sono i rifiuti solidi che non subiscono alcuna
trasformazione fisica, chimica o biologica significativa.
132
133
134
135
136
0,2 m
2m
137
Descrizione
Restrizioni
10 11 03
Scarti di materiali in
fibra a base di vetro **
15 01 07
Imballaggi in vetro
17 01 01
Cemento
17 01 02 Mattoni
17 01 03
Mattonelle e ceramiche
17 01 07
17 02 02
Vetro
17 05 04
Terra e rocce***
19 12 05
Vetro
20 01 02
Vetro
20 02 02
Terre e rocce
(*) Rifiuti contenenti una percentuale minoritaria di metalli, plastica, terra, sostanze organiche,
legno, gomma, ecc, ed i rifiuti di cui al codice 17.09.04.
L'origine dei rifiuti deve essere nota.
- Esclusi i rifiuti prodotti dalla costruzione e dalla demolizione provenienti da costruzioni
contaminate da sostanze pericolose inorganiche o organiche, ad esempio a causa dei processi
produttivi adottati nell'edificio, dell'inquinamento del suolo, dello stoccaggio e dell'impiego di
pesticidi o di altre sostanze pericolose, eccetera, a meno che non sia possibile escludere che la
costruzione demolita fosse contaminata in misura significativa.
- Esclusi i rifiuti prodotti dalla costruzione e dalla demolizione provenienti da costruzioni trattate,
coperte o dipinte con materiali contenenti sostanze pericolose in quantit notevole.
(**) Inclusi gli scarti di produzione del cristallo.
(***) Inclusi i rifiuti di cui al codice 01.04.13.
138
Componente
As
0.05
Sb
0.006
Ba
Se
0.01
Cd
0.004
Zn
0.4
Cr totale
0.05
Cloruri
80
Cu
0.2
Fluoruri
Hg
0.001
Solfati
100 (*)
Mo
0.05
Indice Fenolo
0.1
Ni
0.04
DOC (**)
50
Pb
0.05
TDS (***)
400
(*) Nel caso in cui i rifiuti non rispettino i valori riportati per il solfato, possono ancora essere
considerati conformi ai criteri di ammissibilit se l'eluato non supera il valore di 600 mg/l come
Co se L/S = 10 1/kg.
(**) Nel caso in cui i rifiuti non rispettino i valori riportati per il DOC al proprio valore di pH,
possono essere sottoposti ai test con una proporzione liquido/solido L/S = 10 l/kg e con un pH
compreso tra 7,5 e 8,0. I rifiuti possono essere considerati conformi ai criteri di ammissibilit per
il carbonio organico disciolto se il risultato della prova non supera 50mg/l. ( disponibile un
metodo
in
corso
di
sperimentazione
basato
sulla
norma
prEN
14429).
(***) possibile servirsi dei valori per il TDS (Solidi disciolti totali) in alternativa ai valori per il
solfato e per il cloruro.
Valore mg/kg
TOC (*)
30000 (*)
500 (*)
(*)Tale parametro si riferisce alle sostanze organiche chimicamente attive, in grado di interferire
con l'ambiente, con esclusione, quindi, di resine e polimeri od altri rifiuti chimicamente inerti. Per
i terreni l'autorit competente pu accettare un valore limite pi elevato, purch non si superi il
valore di 500 mg/kg per il carbonio organico disciolto a pH 7 (DOC7).
139
Tetraclorodibenzodiossina (TCDD)
1, 2, 3, 7, 8
Pentaclorodibenzodiossina(PeCDD)
0,5
1, 2, 3, 4, 7, 8
Esaclorodibenzodiossina (HxCDD)
0,1
1, 2, 3, 7, 8, 9
Esaclorodibenzodiossina (HxCDD)
0,1
1, 2, 3, 6, 7, 8
Esaclorodibenzodiossina (HxCDD)
0,1
1, 2, 3, 4, 6, 7, 8
Eptaclorodibenzodiossina (HpCDD)
0,01
Octaclorodibenzodiossina (OCDD)
0,001
2, 3, 7, 8
Tetraclorodibenzofurano (TCDF)
0,01
2, 3, 4, 7, 8
Pentaclorodibenzofurano (PeCDF)
0,5
1, 2, 3, 7, 8
Pentaclorodibenzofurano (PeCDF)
0,05
1, 2, 3, 4, 7, 8
Esaclorodibenzofurano (HxCDF)
0,1
1, 2, 3, 7, 8, 9
Esaclorodibenzofurano (HxCDF)
0,1
1, 2, 3, 6, 7, 8
Esaclorodibenzofurano (HxCDF)
0,1
2, 3, 4, 6, 7, 8
Esaclorodibenzofurano (HxCDF)
0,1
1, 2, 3, 4, 6, 7, 8
Eptaclorodibenzofurano(HpCDF)
0,01
1, 2, 3, 4, 7, 8, 9
Eptaclorodibenzofurano(HpCDF)
0,01
Octaclorodibenzofurano (OCDF)
0,001
140
141
142