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P. A. Lanza, S.

Nicosia: Trattamento e smaltimento di fanghi e di rifiuti urbani

PARTE II
RIFIUTI SOLIDI URBANI
Secondo il Decreto legislativo n. 22 del 5.2.97 Attuazione delle Direttive
CEE sui rifiuti () (Decreto Ronchi) e successive modificazioni, il
rifiuto si definisce con due condizioni concorrenti: qualsiasi sostanza od
oggetto che rientra nelle categorie elencate nell'allegato A, e di cui il
detentore si disfi o abbia deciso o abbia l'obbligo di disfarsi (art.6, comma
1, lett. a).
I rifiuti possono essere classificati, ai sensi del Decreto Ronchi, secondo la
loro provenienza in urbani e speciali, e secondo la loro natura in pericolosi
e non pericolosi. Si hanno cos quattro categorie di rifiuti:
Urbani non pericolosi;
Urbani pericolosi;
Speciali non pericolosi;
Speciali pericolosi.
I rifiuti solidi urbani (RSU) sono i rifiuti prodotti dalle normali attivit
domestiche e quelli ad essi assimilabili per qualit e quantit, e i rifiuti di
qualunque natura giacenti in strade ed aree pubbliche o private adibite ad
uso pubblico (CER 20).
La composizione merceologica tipica dei RSU cos come sono prodotti
attualmente in Italia, al netto dei rifiuti ingombranti, la seguente:
Frazione organica (scarti alimentari)
Frazione cellulosica (carta, cartone)
Plastiche
Tessili, legno, gomma
Vetro ed altri Inerti (porcellana, ecc.)
Metalli (ferrosi e non ferrosi)
Tamponi assorbenti
Sottovaglio (spazzatura, pile, fondi di caff)

30-35%
20-25%
15%
5%
3-5%
3%
5%
a 100%

La figura 5.1 illustra graficamente questa composizione merceologica di


rifiuti urbani. Dalla composizione dipendono le principali propriet fisiche
dei rifiuti: densit, umidit e potere calorifico.

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I rifiuti speciali sono quelli elencati dallo stesso Decreto, tra i quali
figurano:
 i rifiuti da attivit agricole e agro-industriali, quelli derivanti da
attivit industriali, artigianali, commerciali e di servizio;
 i rifiuti derivanti dalla attivit di recupero e smaltimento di rifiuti;
 i fanghi prodotti dalla potabilizzazione e da altri trattamenti delle
acque e dalla depurazione delle acque reflue (oggetto di questa
dispensa) e da abbattimento di fumi; nonch
 quelli derivanti da attivit sanitarie.
Va sottolineato che rifiuto speciale non sinonimo di rifiuto
pericoloso. Lattribuzione del carattere pericoloso a un rifiuto il
risultato di una precisa e complessa procedura logica nella quale si debbono
incrociare a) la provenienza del rifiuto, b) il suo stato fisico, c) la sua
composizione chimica, d) i suoi eventuali caratteri di pericolo (irritante,
tossico, mutageno, combustibile, esplosivo, ecc.).
Le norme italiane pertinenti sono il citato D. Lgs. 22/97 e la Direttiva 9
aprile 2002 del Ministero dell'Ambiente [Indicazioni per la corretta e
piena applicazione del Regolamento Comunitario () sulle spedizioni di
rifiuti ed in relazione al nuovo elenco dei rifiuti]. In questa dispensa
largomento dei rifiuti speciali limitato a questo breve cenno.
Frazione organica (scarti
alimentari)
Frazione cellulosica (carta,
cartone)

25%

Plastiche
Tessili, legno, gomma

35%

Vetro ed altri Inerti (porcellana,


ecc.)

15%

Metalli (ferrosi e non ferrosi)

5%
Tamponi assorbenti

3% 5%

5%

7%

Sottovaglio (spazzatura, pile,


fondi di caff)

Fig. 5.1 - Composizione merceologica media dei rifiuti urbani in Italia, nel
2004 (fonte dei dati: APAT ONR, Osservatorio Nazionale Rifiuti, 2006).

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TRATTAMENTO DEI RSU


Il trattamento dei rifiuti solidi urbani quella parte della gestione dei
rifiuti che consiste in processi che si collocano a valle dei momenti della
produzione, raccolta e trasporto dei rifiuti, prima dello smaltimento finale.
Per gestione dei rifiuti sintendono tutte le attivit relative a: la
raccolta, il trasporto, il recupero e lo smaltimento dei rifiuti, compreso il
controllo di tali operazioni, nonch il controllo delle discariche e degli
impianti di smaltimento dopo la chiusura (D. Lgs. 22/97 art.6).
Nella seguente figura 5.2 rappresentata schematicamente la sequenza
logica dei processi messi in pratica nella gestione dei rifiuti.

Produzione
dei rifiuti

RACCOLTA E
TRASPORTO

Ambito dei Servizi / Aziende


di Igiene ambientale

TRATTAMENTI

SMALTIMENTO
FINALE

RICICLO INDUSTRIALE
O AGRICOLO

Fig. 5.2 - Sequenza schematica dei processi per la gestione dei rifiuti.
I principali processi di trattamento dei RSU sono:
A) la selezione e il recupero dei materiali ai fini del riciclo. I materiali
recuperati possono consistere nelle frazioni merceologiche pure,
cio in sostanze cellulosiche, materie plastiche, ecc.; oppure in
miscele di frazioni;
B) la separazione e trasformazione in terriccio della sola frazione
organica dei rifiuti (compostaggio);
C) la selezione e il recupero dei materiali ai fini del recupero di energia.
Il prodotto di questo processo chiamato CDR Combustibile
Derivato dai Rifiuti ed fatto con cellulosa + plastica triturate,
essiccate e addensate (vedi pi avanti).
I materiali recuperati possono essere venduti tali e quali, oppure dopo
un affinamento. Tutti gli scarti dei processi debbono essere smaltiti in
impianti adatti, consistenti in:
a) un sito attrezzato chiamato discarica controllata, oppure
b) un impianto di incenerimento.

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La selezione e il recupero dei materiali contribuiscono al risparmio di


energia e di risorse e riducono le quantit che finiranno in discarica. Non
conviene per che il riciclo vero e proprio sia eseguito nello stesso
impianto di selezione: piuttosto, le frazioni del rifiuto recuperate e
nobilitate sono consegnate agli stabilimenti industriali che lavorano le
stesse materie prime.
Anche il terriccio prodotto dai rifiuti organici (compost) non riciclato
dallAzienda di Servizi o di Igiene Ambientale, bens dagli agricoltori o dai
Servizi Ville e Giardini delle citt.
Distinguere nettamente i processi di trattamento dei rifiuti da quelli di
smaltimento non possibile. Rigorosamente, si definisce come
 trattamento dei rifiuti: la modificazione delle loro propriet,
quali la composizione chimica, la granulometria, la densit, lumidit;
 smaltimento: a) la collocazione definitiva di rifiuti stabili in un
dato sito (= confinamento), oppure b) limmissione di sostanze derivate
dai rifiuti in un comparto dellambiente (suolo, aria, acqua).
Si pu constatare che
in tutti i trattamenti (con leccezione di quelli puramente meccanici,
come triturazione e compattazione) una parte delle sostanze componenti i
rifiuti si trasferisce nellatmosfera, o va scaricata in un corpo idrico. Nel
compostaggio per esempio si perdono nellatmosfera CO2 ed H2O;
in tutte le forme di smaltimento, viceversa, c un contributo di
modificazione o trasformazione. Esempio: la parte organica dei rifiuti
smaltiti in una discarica nel tempo fermenta emettendo liquidi e gas, e nel
giacimento restano confinati i composti non (o non pi) degradabili.
Nella scrittura delle Norme europee stato applicato un principio
pratico: in sostanza sono chiamate trattamento le singole operazioni o
processi sui rifiuti; smaltimento i processi che nel loro complesso
modificano definitivamente la quantit e le propriet dei rifiuti.
5.1

Raccolta differenziata
Lapplicazione dei processi tecnologici pi agevole e redditizia se
preceduta dalla raccolta differenziata dei rifiuti, che fa parte della fase di
raccolta e trasporto. Durante la raccolta e il trasporto anche possibile in
generale eseguire alcuni trattamenti meccanici dei rifiuti, quali triturazione,
vagliatura grossolana, separazione magnetica e compattazione.

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Il sistema di raccolta differenziata pi diffuso per vetro, plastica, metalli


e carta il conferimento da parte dei cittadini in appositi contenitori dalla
caratteristica forma a campana o tronco-piramidale. Sulle facce sono
incollate delle etichette che descrivono luso prescritto dei contenitori (tipo
di materiale che possono accettare, orari di conferimento, ecc.). Le
campane sono colorate secondo il tipo di rifiuto che devono contenere.
Lalternativa a questo tipo di raccolta, detta stradale, quello porta a
porta, eseguito presso gli utenti.
La raccolta differenziata di alcune frazioni modifica gi allorigine le
propriet fisiche dei rifiuti restanti: densit, umidit e potere calorifico.
Essa dovrebbe essere perci coordinata con i trattamenti che si vogliono
eseguire sui rifiuti e con la forma di smaltimento che si scelta.
5.2

Recupero dei materiali


Le operazioni di recupero a cui sono sottoposte alcune delle componenti
dei RSU possono avere diversi obiettivi:
a) la separazione spinta delle varie frazioni merceologiche (carta e
cartone, ceramica e inerti, legno, materie plastiche, metalli, vetro, ecc.) per
il loro utilizzo come materie prime seconde;
b) la separazione delle varie frazioni merceologiche per gruppi di
sostanze affini, destinati ciascuno a una forma di smaltimento o recupero
appropriata: p.es. produzione di compost o di combustibile (CDR);
c) la separazione dei materiali estranei che dopo la raccolta
differenziata si trovano come componente contaminante del componente
principale, anche se in modesta quantit (affinamento).
Tanto le componenti recuperate che quelle scartate sono considerate
ancora rifiuti dalle norme europee e nazionali. Nei paragrafi seguenti ogni
componente sar contrassegnato col suo codice CER (Catalogo Europeo
dei Rifiuti) come indicato nella Direttiva 9 aprile 2002 del Ministero
dell'Ambiente e della Tutela del Territorio.
5.2.1 Separazione dei materiali per gruppi
Tale operazione, nota come vagliatura, condotta in apparecchiature
chiamate vagli. Esistono vari tipi di vagli: vibranti, rotanti, a dischi.
La fig. 5.3 mostra un vaglio rotante: si notino le varie sezioni del
cilindro metallico con aperture di dimensioni diverse. Il vaglio rotante
rappresentato in figura ha la prima sezione attrezzata con lame rompisacchi.

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Fig. 5.3 - Schemi di vaglio rotante (trommel).


La separazione per vagliatura anche una prima separazione grossolana
per tipo di materiale: nei rifiuti, infatti, a diverse dimensioni corrispondono
differenti tipi di materiali.
Per esempio, noccioli di frutta e fondi di caff escono dalla prima
sezione; purtroppo essi sono contaminati da pile e spazzatura fine.
Linsieme chiamato sottovaglio (CER 19.12.12). Dallultima sezione
escono come sopravaglio libri, giornali, piatti e bicchieri di carta e di
plastica, brandelli di sacchi e simili (CER 19.12.01-08)
La figura 5.4 mostra lo schema di un vaglio rotante a pi sezioni
completo di tramoggia di alimentazione e di gruppo motore collegato
allalbero di trasmissione del moto rotatorio.

Fig. 5.4 - Schema di vaglio rotante con tramoggia di carico e gruppo


motore

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Le figure 5.5 e 5.6 mostrano due vagli rotanti di due case produttrici: la
prima evidenzia le dimensioni complessive dellapparecchiatura, la
seconda la forma delle aperture a maglia.

Fig. 5.5 - Vaglio rotante su camion - DECCA Impianti S.A.S.

Fig. 5.6 - Vaglio rotante della MCM Srl


A valle della vagliatura pu essere realizzata una sezione di
separazione pneumatica dove i rifiuti sono immessi in una corrente
daria: i materiali si separano grazie al differente peso specifico e delle
differenti aree specifiche, definite come superficie esterna (quindi a
contatto con la corrente daria) per unit di volume, a = (S/V) (m-1).

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5.2.2 Recupero dei singoli materiali


Le operazioni di separazione si avvalgono di tecnologie diverse secondo
il materiale da separare.
 La separazione dei materiali metallici avviene mediante
apparecchiature elettromagnetiche (EM) per i metalli ferrosi e a correnti
indotte (CI) per i metalli non ferrosi (ad es. Alluminio, Rame). Le correnti
indotte sono generate da un campo magnetico alternato ad alta frequenza
(fino a 1000 Hz).
La separazione dei metalli ferrosi (CER 19.12.02) avviene per
attrazione: barattoli, filo di ferro, utensili ecc. mentre viaggiano su un
nastro mescolati alle altre frazioni triturate sono attratti da un magnete
sovrastante (vedi fig. 5.7 a, b) e saltano dal nastro verso il magnete; oppure
se il magnete un sottostante aderiscono al nastro e cadono in una
tramoggia.
Le macchine con magnete montato in posizione sovrastante, definite
overbelt o overband, sono essenzialmente costituite da un magnete
(permanente o elettrico) attorno al quale gira un nastro chiamato nastro
estrattore.
b)

a)

Fig. 5.7 a, b - Separatori overband (Gauss Magneti Srl Brescia).


La separazione dei metalli non ferrosi (CER 19.12.03) avviene per
repulsione: quando oggetti fatti di un metallo non ferroso arrivano sopra il
cilindro a campo magnetico alternato sono lanciati avanti con forza
proporzionale al rapporto tra la loro conducibilit elettrica e il loro peso
specifico. Le macchine per tale tipo di separazione sono chiamate
separatori ad induzione o a correnti parassite (ECS = Eddy Current
Separator).
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2
3

Fig. 5.8 - Schema di separazione di metalli (Gauss Magneti Srl Brescia).


La figura 5.8 mostra lo schema tipico di un sistema di separazione di
metalli:
1) Separazione metalli ferrosi
2) Canale vibrante
3) Separatore ECS
4) Ulteriore separazione magnetica
5) Scarico materiali inerti
6) Scarico metalli non ferrosi
Il materiale di processo subisce una prima separazione magnetica (1) e
viene scaricato su un alimentatore vibrante (2) che ne allarga e dosa il
flusso. Il nastro trasportatore del separatore ECS (3) ha velocit variabile
cos come il rotore magnetico (induttore). I residui ferrosi vengono scaricati
nella tramoggia (4), i residui inerti cadono nella tramoggia centrale (5), i
metalli non ferrosi vengono lanciati e scaricati nella tramoggia (6).


Il recupero dei materiali polimerici (plastiche, CER 19.02.04)


avviene in tre fasi:
1) vagliatura, operazione nella quale bottiglie, piatti, tubi, giocattoli ecc.
non si sbriciolano ed escono pressoch intatti dai fori di 80 mm o
dallestremit finale del vaglio;
2) separazione pneumatica ad umido per separare plastica da carta;
3) flottazione.

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Il riciclo vero e proprio delle materie plastiche si esegue secondo


tre metodi fondamentali:
A) Riciclo meccanico Le macromolecole rimangono integre e la
trasformazione del rifiuto plastico in materia prima secondaria avviene in
modi diversi:
- se il materiale termoplastico ridotto in granuli idonei a produrre
altri manufatti;
- se il materiale termoindurente ridotto in scaglie o grani per essere
impiegato come carico inerte nella produzione di polimeri termoplastici.
B) Riciclo chimico modifica la struttura delle macromolecole tramite
processi di tipo diverso, che passano per la trasformazione dei polimeri
complessi in monomeri.
C) Recupero energetico Con la combustione fino allincenerimento
delle macromolecole si ottiene energia termica ed eventualmente elettrica.
Fase I
Consumo e produzione del rifiuto
plastico

Fase II
Raccolta

Riciclo meccanico
Fase III
Separazione dei polimeri ed accumulo
in gruppi omogenei

Fase IV
Rimozione delle etichette ed eventuali
residui estranei

Fase V
Lavorazione del materiale raccolto in
granuli e scaglie

Fig. 5.9 - Schema di flusso del riciclo


meccanico per i rifiuti plastici.
La figura 5.9 descrive lo schema di flusso delle fasi che compongono il
riciclo meccanico per i rifiuti plastici, includendo anche le fasi che stanno a
monte (produzione e raccolta).

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Ai fini del riciclo molte materie plastiche sono chimicamente e


meccanicamente incompatibili con altre. tipica la situazione del gruppo
polietilene (PE) polietilentereftalato (PET), usati per le bottiglie per
bevande e per detergenti, nei confronti delle seguenti altre.
- il Polivinilcloruro (PVC), col quale sono fatti i piatti e i bicchieri di
plastica, i tubi per acque di scarico e le serrande;
- il Polistirene (PS), materia plastica che si presenta ai consumatori in
diverse forme: rigida e trasparente (es.: i contenitori per uova) oppure
opaca e deformabile (polistirene espanso);
- lo Acrilonitrile-butadiene-stirene (ABS), il materiale p.es. delle valige
rigide, dei telefoni, dei mattoncini LEGO.
Le formule di struttura seguenti (fig. 5.10) spiegano alcuni motivi di non
compatibilit: lingombro dei gruppi funzionali e la reattivit chimica.

polietilene

polietilentereftalato

Co-polimero Acrilonitrile-Butadiene-Stirene
(C8H8C4H6C3H3N)n

Fig. 5. 10 - Formule delle principali materie plastiche contenute nei rifiuti.


Le materie plastiche riciclabili sono contrassegnate da etichette
conformi alle norme ISO (norma UNI EN ISO 1043 - 1:2002 Materie
plastiche Simboli ed abbreviazioni Polimeri di base e loro
caratteristiche speciali). La figura 5.11 riporta i simboli delletichettatura
delle principali materie plastiche riciclabili che sincontrano nei rifiuti.
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1 PET =
polietilentereftalato
2 PE-HD =
polietilene ad alta
densit
3 PVC =
polivinilcloruro
4 PE-LD =
polietilene a bassa
densit
5 PP = polipropilene
6 PS = polistirene

Fig. 5.11 - Simboli delle principali materie plastiche riciclabili


Altri oggetti di materia plastica sono conferiti separatamente e sono in
aumento: per esempio le lastre trasparenti sintetiche per le finestre delle
scuole e per le serre, i fari di automobile, i caschi da motociclista e gli
elmetti da cantiere. Sono tutti oggetti di policarbonato, riciclabili ma
difficilmente compatibili con altri nella filiera del riciclo.
5.2.3 Produzione di C.D.R.
Con la sigla CDR sintende il Combustibile Derivato da Rifiuti
ottenuto dalle frazioni a maggiore potere calorifico, quindi dalle frazioni
cellulosiche (carta e cartone) e plastiche, (PCI = 4000 5000 kcal/kg).
Il valore medio ponderato del PCI di un CDR prodotto dalla selezione di
rifiuti urbani (contenenti 25% cellulosa e 15% plastica) si calcola
facilmente:
(3000 250) + (7000 150) = 4.500 kcal/kg
PCI mp
(250 + 150)
Il processo di produzione di CDR schematizzato nella seguente figura
5.12, mentre nella fig. 5.13 sono rappresentati i processi di degradazione
aerobica coinvolti.

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Ingresso Rifiuti

Trattamenti preliminari:
Triturazione

Bioessicazione:
Fermentazione aerobica

Selezione Meccanica:
Raffinazione

H2O (vapore)
CO2
Inerti
Metalli ferrosi
Metalli non ferrosi

Frazione combustibile
Trattamenti finali per il confezionamento
del CDR

Fluff (sfuso)

Pellets

Densificato

Fig. 5.12 - Schema a blocchi della produzione di CDR.


Il CDR pu essere confezionato in diverse forme con diverse
caratteristiche fisiche:
- sfuso, chiamato fluff - costituito da particelle sfuse e sottili di
pezzatura dellordine di 2-3 cm, densit 50 100 kg/m3;
- pellets - cilindretti con diametro variabile tra 0,5 e 3 cm, densit 400
600 kg/m3;
- densificato - alla forma tipo fluff si fa seguire un trattamento di
addensamento con pellettizzazione o bricchettaggio (costituzione di
cubetti dellordine di 3-4 cm di lato), densit di 200 400 kg/m3.

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H2 O

CO2

Calore

Confine del
sistema

H2O ( sint.)
H

H2O (um.)
2

O2

Fig. 5.13 - Processi di degradazione aerobica.


La fig. 5.14 lo schema di un processo di produzione di CDR con
frazione recuperata del 30%.

Fig. 5.14 - Principali operazioni nella produzione di CDR.


Intervenendo sulla triturazione e vagliatura si pu aumentare la frazione
recuperata come CDR fino al 40% dei rifiuti grezzi.
Nel complesso le operazioni di recupero, che di per s riducono gli
impatti negativi sullambiente, possono avere a loro volta dei fattori
dimpatto: il consumo di energia e, in misura minore, il consumo dacqua.
necessario, quindi, valutare tali impatti per operare le scelte strategiche
ottimali.
Luso del CDR ancora disciplinato dalle norme sui rifiuti, esso ha,
infatti, il codice 19.12.10.

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5.3

Compostaggio

5.3.1 Definizioni e introduzione teorica.


Il compostaggio un processo di decomposizione biologica
controllata di rifiuti solidi di natura organica condotto in condizioni
aerobiche. Il materiale organico cos trasformato, detto compost, ha
propriet di ammendante per i terreni agricoli per la sua capacit
a) di trattenere lacqua e gli elementi nutrienti nei suoli sabbiosi e in
quelli calcarei;
b) di aumentare linfiltrazione dellacqua piovana e diminuire il
ruscellamento superficiale e lerosione nei suoli argillosi / limosi;
c) di mantenere soffici e lavorabili nella stagione secca i suoli calcarei e
quelli argillosi / limosi.
In pi il compost ha un discreto contenuto di elementi nutritivi (N, K; in
minor quantit P) ed pertanto utilizzato come humus al posto della torba
(risorsa primaria). Il compostaggio dunque una forma di recupero di
materia volta al riciclo dopo trasformazione.
Nel processo le sostanze organiche pi semplici (zuccheri, proteine) si
ossidano quasi completamente. Le sostanze organiche pi complesse (che
sono prevalentemente cellulosa e lignina) si decompongono: una parte si
trasforma in composti ossidati semplici (H2O; CO2), il resto in composti ad
alta massa molecolare stabili (sostanze umiche).
Le biomasse batteriche e fungine che svolgono il processo si
riproducono assimilando una parte delle sostanze organiche, e restano
disperse nel terriccio prodotto (figura 5.15). Il compost considerato per
questo motivo un fertilizzante vivo.

massa di
S.O. mi
biomassa
(batteri e
attinomiceti)
O2

CO2, H2O

massa di
S.O. mu
biomassa di partenza
+ nuova biomassa

Sostanze organiche a
biodegradazione rapida e
media + inerti

Sostanze organiche a
lenta biodegradazione +
inerti

Fig. 5.15 - Rappresentazione del processo di compostaggio.

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Nel complesso, le sostanze organiche di partenza diminuiscono di massa


nella misura del 30 40 %. Il processo consuma ossigeno molecolare;
nell'ossidazione si raggiungono temperature fino a 70C, che pastorizzano
il fango e rendono igienicamente sicuro il terriccio (compost) prodotto.
La reazione chimica fondamentale dellossidazione biologica delle
sostanze organiche uguale a quella della combustione chimica. Se alle
sostanze organiche di scarto si attribuisce p.es. la formula grezza della
cellulosa, trascurando il contenuto di azoto ed altri elementi, la reazione :
C6H10O5 + 6 O2 6CO2 + 5 H2O
1 k-mole

6 k-moli

6 k-moli

(5.1)

5 k-moli

162 kg + 192 kg = 264 kg + 90 kg


Il fabbisogno specifico di ossigeno dato dal rapporto (192 / 162) =
1,18 kg O2 / kg cellulosa ossidata. Naturalmente se la composizione
chimica diversa anche il valore del coefficiente sar diverso.
Si noti che, se lossigeno elementare non difetta, questa
fermentazione puramente ossidativa e dal carbonio si produce
esclusivamente CO2; non si produce metano (CH4), che un composto
ridotto del carbonio. Vedi in proposito il capitolo 3 (Stabilizzazione
anaerobica dei fanghi).
Le differenze fra lossidazione biologica e la combustione sono:
1) lossidazione biologica parziale: anche se si porta avanti il
processo per molti mesi, una parte delle sostanze organiche non si degrada
perch la sua struttura troppo complessa. In pratica, negli scarti vegetali e
nella carta non si ossida la lignina, che in misura diversa accompagna
sempre la cellulosa;
2) lossidazione biologica si svolge nellarco delle settimane, mentre
quella chimica si completa in pochi minuti.
Una delle conseguenze dellaffermazione (2) che il reattore di
compostaggio un sistema isotermo, mentre il forno di incenerimento
quasi adiabatico. La temperatura in un reattore di compostaggio
dellordine delle decine di gradi, mentre quella in un forno circa 900
gradi.
Lentalpia della reazione nelle due situazioni naturalmente la stessa,
cio
2.675 kJ/mole di cellulosa trasformata
ovvero
(2.675 1.000 / 162) = 16,5 103 kJ/kg.
Nel compostaggio questo calore usato soprattutto dallacqua, che
evapora dalla massa reagente (fig. 5.15).
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I principali bilanci di materia del processo fra linizio e la fine sono


due: quello complessivo

mrs , in + mO2 = mrs , u + mH 2O , u + mCO2

[kg ST]

(5.2)

e quello della sola acqua (fig. 5.13):

m H 2O ,in + m H 2O , prod = m H 2O , u + m H 2O , u

[kg H2O] (5.3)

che si pu riscrivere in forma esplicita come

U in min + mH 2O , prod = U u mu + mH 2O , u .

(5.4)

Per il calcolo del fabbisogno di ossigeno si possono usare coefficienti


empirici: p.es. si sa che l'ordine di grandezza della velocit media di
consumo di ossigeno 0,2 0,4 (g O2 / kg ST reagenti h).
Poich per non tutto l'ossigeno introdotto con l'aria effettivamente
trasferito alla biomassa, le quantit da fornire sono maggiori (vedi capitolo
Stabilizzazione aerobica dei fanghi). Inoltre, se lintero processo dura 6
settimane, il consumo probabilmente pi intenso della media nella
seconda, terza e quarta settimana.
Un coefficiente di consumo medio basato sui solidi volatili (SV)
sarebbe naturalmente pi preciso.
Un calcolo ancora pi preciso possibile applicando il coefficiente 1,18
ricavato dalleq. (5.1). La massa di sostanze organiche che
effettivamente richiede ossigeno (primo membro) solo la parte che si
trasforma, cio la differenza (mi mu), misurata e calcolata come SV.
5.3.2 Impianti per il compostaggio.
Affinch il processo di compostaggio proceda bene, cio
a) entro tempi di alcune settimane;
b) con la trasformazione di tutte le famiglie di composti organici (cio
zuccheri e cellulosa; proteine; grassi);
c) attraversando almeno una fase termfila (T = 55 70) della durata
di almeno tre giorni,
l'umidit iniziale Ui deve essere 40 60% della massa reagente; il rapporto
ideale fra carbonio e azoto 20, e non dovrebbe mai superare 40 (kg C / kg
N).

Rev. Luglio 2006

111

P. A. Lanza, S. Nicosia: Trattamento e smaltimento di fanghi e di rifiuti urbani

Lumidit e il contenuto ottimale di azoto possono essere regolati dal


gestore dellimpianto miscelando opportunamente
a) fanghi da trattamento di acque reflue (umidi al 70% circa, con il
12% di N sulla massa secca);
b) scarti alimentari (umidi per il 70 - 80%);
c) trucioli di legno da potatura, da frantumazione di cassette di legno
ecc. (i primi umidi fino al 50%; questi ultimi solo per il 10 12%).
La composizione della miscela sar la media ponderata di quelle delle
componenti.
La Tab. 5.1 riassume i sistemi di compostaggio attualmente impiegati;
essi sono stati messi a punto principalmente per rifiuti solidi, ma i fanghi
possono esservi introdotti con le cautele sopra precisate.
Tab. 5.1 - Principali sistemi di compostaggio.
SISTEMA DI COMPOSTAGGIO

- a torre, flusso verticale

- cilindrico, a flusso

in reattore orizz. o sub - orizz.

- a vasca (bin ) a flusso

convogliato meccanicam.

- longitudinale (windrow)

rivoltato con macchina

su carro - ponte

in cumulo

- singolo rimescolato (pile)

- singolo statico (static pile)

112

TIPO DI
TIPO DI FLUSSO
AERAZIONE

forzata

Pistone con eventuale


ricircolo

forzata

Pistone con dispersione;


eventuale ricircolo

forzata

Pistone con
mescolamento di diversa
intensit

naturale

Pistone con dispersione


forzata
naturale

Batch con mescolamento


forzata

parziale
forzata

Batch non mescolato

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P. A. Lanza, S. Nicosia: Trattamento e smaltimento di fanghi e di rifiuti urbani

Il reattore di compostaggio materialmente costituito, secondo la


tecnica applicata:
a) da un cumulo singolo alto circa 2 m e con la base di 5 m; oppure
b) da un cumulo lineare
c) da un recipiente a forma di vasca o di silo.
Nel reattore a cumulo singolo non vi flusso di materia: la miscela
reagente accumulata all'inizio, e i prodotti sono ritirati alla fine (in
pratica, il cumulo stabilizzato caricato da una pala meccanica e trasferito
al magazzino in attesa della vendita). CO2 e H2O sfuggono nellatmosfera.
Alla variabile tempo non corrisponde un movimento delle sostanze solide
nello spazio.
Nel reattore a cumulo lineare si possono praticare due sistemi di
gestione:
a) discontinuo: uguale alla gestione del cumulo singolo, salva la
differenza della forma;
b) continuo. In questo caso, il flusso di materia che vi si realizza
detto a pistone. In estrema sintesi, questo significa che - a regime - ad
intervalli di tempo regolari la porzione di cumulo che era stata posta a
reagire per prima viene trasferita con una pala meccanica all'aia di
maturazione; la successiva viene spostata avanti, vicino all'uscita; e cos
via. All'estremit di ingresso del cumulo lineare si crea quindi lo spazio
per mettere a reagire una nuova carica.
Il recipiente a forma di vasca rettangolare o di silo si comporta allo
stesso modo. La movimentazione per eseguita da una macchina che
scorre su un binario a cavallo della vasca, o da una coclea o altro
dispositivo simile.
La massa di ogni carica si calcola dalla relazione fondamentale dei
processi continui:
massa reagente, M
Tempo di permanenza, TP =
massa aggiunta nell' unit di tempo, W
da cui

W = M / TP

(5.5)

Se la massa reagente , p.es., 100 t, e il tempo di permanenza necessario


per il compostaggio 40 giorni, risulta che si possono aggiungere
W = (100 / 40) = 2,5 t/d
di sostanze compostabili.

Rev. Luglio 2006

113

P. A. Lanza, S. Nicosia: Trattamento e smaltimento di fanghi e di rifiuti urbani

Viceversa, se la produzione giornaliera di sostanze compostabili p.es.


100 t, la massa reagente deve essere M = (100 x 40) = 4.000 t.
Naturalmente, una massa cos grande sar ripartita in pi reattori o
cumuli. Infatti il volume corrispondente, assumendo pari a 1 t/m3 la densit,
4.000 m3; se esso avesse la forma di un cumulo lineare unico largo 5 m e
alto 2, sarebbe lungo ben 800 m.
Le figure 5.16, 5.17 e 5.18 illustrano le tipologie di impianti per
compostaggio.

114

Rev. Luglio 2006

P. A. Lanza, S. Nicosia: Trattamento e smaltimento di fanghi e di rifiuti urbani

2, 5 m

5m

2, 5 m

5m

c1) Cilindro di
stabilizzazione rapida

c2) Canale di stabilizzazione


con movimentazione esterna

a) cumulo singolo, di
forma conica o
lineare. Non vi
flusso di materia: la
miscela reagente
accumulata all'inizio, e
i prodotti sono raccolti
alla fine. Sfuggono
CO2 e H2O. Alla
variabile tempo non
corrisponde un
movimento delle
sostanze solide nello
spazio.
b) cumulo lineare
continuo. Ad intervalli
di tempo regolari la
porzione di cumulo
entrata per prima
trasferita all'aia di
maturazione; la
successiva spostata
avanti, vicino all'uscita;
e cos via. Alla
variabile tempo
corrisponde un
movimento nello
spazio.
c) reattori a flusso.
A regime, i rifiuti
avanzano per effetto
del loro peso e di
apposite macchine
(p.es. le coclee); alla
estrem. di ingresso si
crea lo spazio per una
nuova carica.

Fig. 5.16 - Tipologie di reattori per compostaggio.

Rev. Luglio 2006

115

P. A. Lanza, S. Nicosia: Trattamento e smaltimento di fanghi e di rifiuti urbani

Fig. 5.17 - Reattore a canale meccanizzato.

Fig. 5.18 - Compostaggio in cumulo con aerazione forzata (da


Tchobanoglous, Theisen, Vigil, Integrated Solid Waste Management,
McGraw Hill 1993).

116

Rev. Luglio 2006

P. A. Lanza, S. Nicosia: Trattamento e smaltimento di fanghi e di rifiuti urbani

5.3.3 Condizioni operative e norme per il processo di compostaggio.


Le principali operazioni da eseguire sono le seguenti.


Separazione dei rifiuti metallici (lattine, pile, lampadine, fili


elettrici, pezzi di mobili, utensili) e dei fogli di plastica.


Triturazione dei rifiuti, se ci sono grosse bucce e rametti;


indispensabile per cartone, rami, rifiuti legnosi.

Rimescolamento continuo o periodico.

Se si vogliono trasformare anche fanghi gi parzialmente


stabilizzati: miscelazione con rifiuti selezionati, quali paglia tritata,
segatura di legno e materiali simili (strutturanti).

Per accelerare la fase iniziale del processo: inseminazione con


compost gi in fermentazione. I batteri trasformano proteine, zuccheri e
grassi; i funghi microscopici trasformano la cellulosa.
La tabella 5.2 riassume quanto stato scritto fin qui.
Tab. 5.2 - Fasi del processo di compostaggio in diverse varianti di
impianto.
VARIANTI DEL
PROCESSO
OPERAZIONI
Triturazione e vagliatura
iniziali
Fermentazione
accelerata in bio-reattore
Fermentazione in bioreattore rimescolato
Fermentazione in cumulo
Triturazione finale
Vagliatura finale
Maturazione in cumulo

A
(massima
intensit
tecnologica)

D
(minima
intensit
tecnologica)

Se la trasformazione in terriccio eseguita su rifiuti non pericolosi


individuati dal Decreto del Ministro dell'Ambiente del 5/2/98 (pubblicato
sulla Gazzetta Ufficiale n 88 del 16/4/98 - S. O.), la costruzione e
lesercizio degli impianti sono autorizzati con le cosiddette procedure
semplificate.

Rev. Luglio 2006

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P. A. Lanza, S. Nicosia: Trattamento e smaltimento di fanghi e di rifiuti urbani

Un elenco parziale di tali rifiuti il seguente:


a) Frazione organica dei rifiuti solidi urbani raccolta separatamente
prima della raccolta degli RSU, esente da rifiuti pericolosi; b) Rifiuti
vegetali di coltivazioni agricole; c) Segatura, trucioli, frammenti di legno e
di sughero; d) Rifiuti vegetali derivanti da attivit agro industriali; e)
Scarti di legno non impregnato; f) Carta e cartone nelle forme usualmente
commercializzate, esclusa carta per usi speciali trattata; g) ; h) Rifiuti
ligneo - cellulosici derivanti dalla manutenzione del verde ornamentale,
escluso il materiale proveniente dallo spazzamento delle strade; i) fanghi di
depurazione, fanghi di depurazione delle industrie alimentari.
La durata del processo non deve essere inferiore a 90 giorni
comprendenti una fase di bio - ossidazione accelerata () seguita da una
fase di maturazione in cumulo. La temperatura deve essere mantenuta per
almeno tre giorni oltre i 55 C. La fase di stoccaggio e la fase di bio ossidazione accelerata devono avvenire in ambiente confinato (), per il
contenimento di polveri e odori ().
Le fasi di stoccaggio delle matrici, di bio - ossidazione accelerata, di
post maturazione e di deposito del prodotto finito devono avvenire su
superfici impermeabilizzate, dotate di sistemi di drenaggio e di raccolta
delle acque reflue di processo, da inviare a depurazione o da riutilizzare nel
ciclo di compostaggio.
Le caratteristiche prescritte dal Decreto per le materie prime e/o i
prodotti ottenuti sono: Composti con le caratteristiche indicate negli
allegati alla legge 19 ottobre 1984, n. 748. Questa legge nellart. 2
definisce Ammendante e correttivo: qualsiasi sostanza, naturale o
sintetica, minerale od organica, capace di modificare e migliorare le
propriet e le caratteristiche chimiche, fisiche, biologiche e meccaniche di
un terreno.
I limiti per le sostanze contaminanti nel terriccio prodotto partendo dai
rifiuti sono raccolti nelle tabelle allegate alla Legge 748, che sono state
aggiornate due volte dal 1984 ad oggi (riprodotte qui di seguito con le
modifiche del Decreto Ministeriale 27 marzo 1998).
Ammendante compostato misto: Prodotto ottenuto attraverso un processo
di trasformazione e stabilizzazione controllato di rifiuti organici che
possono essere costituiti dalla frazione organica degli RSU proveniente da
raccolta differenziata, da rifiuti di origine animale compresi liquami
zootecnici, da rifiuti di atttivit agro-industriale e da lavorazione del legno
e del tessile naturale non trattati, da reflui e fanghi ().

118

Rev. Luglio 2006

P. A. Lanza, S. Nicosia: Trattamento e smaltimento di fanghi e di rifiuti urbani


Parametro
Azoto organico sul secco
Umidit
Carbonio organico
Acidi umici e fulvici
C/N
pH
Rame totale
Zinco totale
Piombo totale
Cadmio totale
Nichel totale
Mercurio totale
Cromo esavalente

Valore limite secondo il D. 27.03.98


> 80% dellazoto totale
< 50% s.t.q.
> 25% s.s.
> 7% s.s.
< 25
6-8,5
150 p.p.m s.s.
500 p.p.m s.s.
140 p.p.m s.s.
1,5 p.p.m s.s.
50 p.p.m. s.s.
1,5 p.p.m s.s.
0,5 p.p.m s.s.

Materiale plastico ( 3,33 mm)

0,45 % s.s.

Materiale plastico (3,33 mm < 10 mm)

0,05 % s.s.

Altri materiali inerti ( 3,33 mm)

0,9 % s.s.

Altri materiali inerti (3,33 mm < 10 mm)


Materiali plastici ed inerti ( > 10 mm)
Salmonelle
Enterobacteriaceae totali
Streptococchi fecali
Nematodi
Trematodi
Cestodi

0,1 % s.s.
Assenti
Assenti in 25 g t.q., dopo riv.
1 10 UFC per g
Max 1,0 10 (MNP g)
Assenti in 50 g t.q.
Assenti in 50 g t.q.
Assenti in 50 g t.q.

Ammendante compostato verde: Prodotto ottenuto attraverso un processo


di trasformazione e stabilizzazione controllato di rifiuti organici costituiti
da scarti della manutenzione del verde ornamentale, residui delle colture,
altri rifiuti di origine vegetale con esclusione di alghe e altre piante marine.
Parametro
Azoto organico sul secco
Umidit
Carbonio organico
Acidi umici e fulvici
C/N
pH
Rame totale
Zinco totale

Rev. Luglio 2006

Valore limite secondo il D. 27.03.98


> 80% dellazoto totale
< 50% s.t.q.
> 30% s.s.
> 2,5% s.s.
< 50
6-8,5
150 p.p.m s.s.
500 p.p.m s.s.

119

P. A. Lanza, S. Nicosia: Trattamento e smaltimento di fanghi e di rifiuti urbani


Parametro

Valore limite secondo il D. 27.03.98

Piombo totale
Cadmio totale
Nichel totale
Mercurio totale
Cromo esavalente

140 p.p.m s.s.


1,5 p.p.m s.s.
50 p.p.m. s.s.
1,5 p.p.m s.s.
0,5 p.p.m s.s.

Materiale plastico ( 3,33 mm)

0,45 % s.s.

Materiale plastico (3,33 mm < 10 mm)

0,05 % s.s.

Altri materiali inerti ( 3,33 mm)

0,9 % s.s.

Altri materiali inerti (3,33 mm < 10 mm)


Materiali plastici ed inerti ( > 10 mm)
Salmonelle
Enterobacteriaceae totali
Streptococchi fecali
Nematodi
Trematodi
Cestodi

0,1 % s.s.
Assenti
Assenti in 25 g t.q., dopo riv.
1 10 UFC per g
Max 1,0 10 (MNP g)
Assenti in 50 g t.q.
Assenti in 50 g t.q.
Assenti in 50 g t.q.

I limiti per alcuni metalli sono stati ancora ristretti dal Decreto 3 novembre
2004 del Ministero delle Politiche agricole e forestali, Modifica ed
integrazione degli allegati 1.B, 1.C e 3 della legge 19 ottobre 1984, n. 748,
concernente Nuove norme per la disciplina dei fertilizzanti pubblicato
nella GU n. 295 del 17/12/04.
Se il prodotto non soddisfa questi requisiti mantiene il carattere di
rifiuto ed contrassegnato dal codice CER 19.05.03.

120

Rev. Luglio 2006

P. A. Lanza, S. Nicosia: Trattamento e smaltimento di fanghi e di rifiuti urbani

SMALTIMENTO DEI RSU


I principali metodi per lo smaltimento dei RSU sono lincenerimento
con recupero energetico e lo smaltimento in discarica controllata.
6.1

Incenerimento dei RSU

6.1.1 Descrizione
Lincenerimento con recupero energetico un processo che si
evoluto molto negli ultimi anni: le emissioni in atmosfera sono state ridotte
notevolmente, lenergia recuperata in parte in forma elettrica e in parte in
forma termica, utilizzabile per il teleriscaldamento dei centri urbani o di
stabilimenti vicini allimpianto.
Il processo ha raggiunto livelli notevoli di rendimento energetico
(intorno al 20%, al netto dei consumi interni), di sicurezza nella gestione e
riduzione degli impatti. Esso incontra spesso resistenze da parte di cittadini
che non si ritengono rassicurati sul funzionamento di un inceneritore con
caratteristiche moderne, o sulle capacit delle aziende locali di farlo
funzionare in modo ottimale.
Lincenerimento un processo di combustione completa dei rifiuti
opportunamente selezionati e pre-trattati, realizzato in modo continuo in un
ambiente con aria in eccesso (forno), a temperatura costante e controllata.
Il forno pu essere realizzato
a) con una camera avente come base una griglia mobile per il supporto
e il convogliamento dei rifiuti (schema tradizionale e generale);
b) con una camera a letto di sabbia fluidizzato con o senza griglia di
appoggio (schema moderno adatto a rifiuti pre-trattati o speciali).
Un inceneritore con camera di combustione a griglia mobile
raffigurato in figura 6.1. La griglia mobile fornisce la base dappoggio per i
rifiuti alimentati al forno ed composta da elementi modulari raffreddati ad
aria o ad acqua.
Sulla griglia si forma uno strato di rifiuti dello spessore di alcuni
decimetri (letto di combustione). Il movimento della griglia favorisce
lavanzamento e il mescolamento: infatti i passaggi da una piastra alla
successiva rivoltano continuamente i rifiuti in corso dincenerimento e li
fanno avanzare per tutta la lunghezza della griglia, mentre le scorie fini che
si vanno formando cadono nelle tramogge sottostanti.
Le scorie fini sono raccolte sotto la griglia, lungo tutta la sua estensione,
e asportate con un sistema automatico continuo. Le scorie pi grossolane
procedono lungo la griglia fino a raggiungerne lestremit di valle, dove
cadono nellultima tramoggia e confluiscono nello stesso sistema di

Rev. Luglio 2006

121

P. A. Lanza, S. Nicosia: Trattamento e smaltimento di fanghi e di rifiuti urbani

asporto. Si noti che nella terminologia tecnica italiana le ceneri sono le


particelle pi leggere che escono trascinate dai fumi.

Fig. 6.1 - Schema dinceneritore a griglia mobile (GTS Energy, Inc. USA).

La figura 6.2 mostra le griglie mobili di due diversi inceneritori prodotti


dalla Casa tedesca Martin GmbH.
Il meccanismo di movimento dei moduli di una griglia raffreddata ad
aria illustrato nella figura 6.3. La piastra centrale quella mobile, le altre
due sono fisse. Laria di combustione primaria immessa da sotto la
griglia, e assolve anche la funzione di mantenere le parti meccaniche pi
fredde dellambiente del forno; quella secondaria immessa al di sopra.
Nella seconda immagine della figura 6.2 sono visibili gli ugelli per
lingresso dellaria secondaria di combustione lungo la parete verticale.
I fumi prodotti fuoriescono dalla camera superiore e sono convogliati a
un sistema di trattamento. Leccesso daria utilizzato in questa famiglia di
forni 70 120% (vedi paragrafo seguente) e nella camera di combustione
si raggiungono temperature di 850 - 950 C.

122

Rev. Luglio 2006

P. A. Lanza, S. Nicosia: Trattamento e smaltimento di fanghi e di rifiuti urbani

Fig. 6.2 - Moduli di griglia mobile di due inceneritori (Martin GmbH, D).

Rev. Luglio 2006

Fig. 6.3 - Movimento delle piastre di una


griglia mobile raffreddata ad aria.

123

P. A. Lanza, S. Nicosia: Trattamento e smaltimento di fanghi e di rifiuti urbani

17

16

14
15

1. Soffiante di alimentazione
2. Scambiatore per il recupero di calore
e il pre-riscaldamento dellaria
3. Giunto despansione
4. Bruciatore per linnesco della combustione
5. Camera di combustione a letto fluidizzato

6.
7.
8.
9.
10.
11.

Ciclone
Valvola a rotazione / a farfalla
Post-combustore
Scambiatore per il recupero di calore
Scrubber Venturi
Ciclone dello scrubber

12.
13.
14.
15.
16.
17.

Soffiante di estrazione
Serbatoio dello scrubber
Tubazione dellalimentazione liquida
Filtro
Coclea per alimentazione di solidi
Serbatoio di alimentazione con agitatore

Fig. 6.4 - Schema dimpianto dincenerimento a letto fluido (Transparent Technologies Limited, India).

124

Rev. Luglio 2006

P. A. Lanza, S. Nicosia: Trattamento e smaltimento di fanghi e di rifiuti urbani

Per trattare rifiuti di particolari fonti di provenienza e per rifiuti


selezionati o pre-trattati si pu esaminare la famiglia di forni alternativa a
quelli a griglia: quelli a letto fluidizzato.
Nella figura 6.4 riportato lo schema di un impianto dincenerimento
con camera di combustione a letto fluidizzato con griglia. Tale camera
dotata di un bruciatore, nella parte inferiore, per linnesco della
combustione.
I prodotti gassosi della combustione attraversano un ciclone dove si
liberano delle particelle solide che sono raccolte sul fondo e scaricate
tramite valvola, e successivamente entrano in una camera di postcombustione.
Il post-combustore ha lo scopo di trasformare i composti organici
volatili (COV) in CO2 e H2O.
I fumi in uscita dal post-combustore attraversano due scambiatori di
calore dove la loro energia termica recuperata per produrre aria o vapore
dacqua. Il primo dei due scambiatori di calore produce vapore
surriscaldato, il secondo utilizzato per preriscaldare laria di
alimentazione; i fumi in uscita dal secondo attraversano un sistema per
labbattimento di particelle solide trascinate dalla corrente gassosa.
Tale sistema di tipo a scrubber: nella corrente gassosa viene spruzzata
dellacqua che trascina con s le particelle solide. Le particelle umide sono
separate dai gas in un ciclone, e a valle di questo previsto un sistema di
filtraggio (non indicato in figura) che separa lacqua che pu cos essere
riutilizzata nello scrubber.
Questo impianto pu essere utilizzato per incenerire rifiuti solidi e
fanghi, ed eventualmente rifiuti liquidi nebulizzati; le dimensioni minime
sono pi piccole di quelle dei forni a griglia, e questo un vantaggio sotto
molti aspetti.
Il sistema usato per lintroduzione nella camera di combustione una
coclea: i rifiuti solidi perci debbono essere prima triturati e miscelati.
Un esempio dinceneritore a letto fluidizzato, senza griglia e con
ricircolazione della sabbia, rappresentato nella figura 6.5. Questo tipo
dinceneritore stato progettato per essere alimentato con rifiuti di origine
urbana.
Laria primaria di combustione immessa attraverso un distributore a
griglia di tubi, quella secondaria attraverso una serie di ugelli posti ai lati
della camera di combustione posizionati ad unaltezza superiore rispetto al
distributore dellaria primaria.

Rev. Luglio 2006

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P. A. Lanza, S. Nicosia: Trattamento e smaltimento di fanghi e di rifiuti urbani

Power generation
system
Super-heater

Boiler

Exchanger
Refuse

Quenching
chamber

Refuse feeder
Secondary
combustion air

To flue gas treatment


Circulating sand
conveyor

Primary combustion air


Fluidized bed
Grid pipe air
distributor
Residue
discharger

Residue

Fig. 6.5 - Schema dinceneritore municipale a letto fluidizzato


(IHI Industries Co., Ltd. - Giappone).

126

Rev. Luglio 2006

P. A. Lanza, S. Nicosia: Trattamento e smaltimento di fanghi e di rifiuti urbani

I fumi prodotti dalla combustione attraversano degli scambiatori di


calore e, prima dellimmissione in atmosfera, sono sottoposti a diversi
trattamenti per labbattimento delle sostanze inquinanti.
Il calore recuperato dai fumi utilizzato sia per il riscaldamento di fluidi
di servizio che per alimentare un sistema di generazione di potenza.
In questo tipo di forni leccesso daria minore di quelli a griglia
(intorno al 30 40%): questo produce notevoli economie nella sezione di
trattamento dei fumi, e minori perdite di calore dal camino.
Il trattamento dei fumi da incenerimento necessario perch il
principale problema della combustione dei rifiuti lemissione di
inquinanti gassosi, tra cui le temute diossine.
Le diossine, come i furani, sono una famiglia di composti aromatici
derivati le prime dalla 1,4-p-diossina (anello a sei atomi, fig. 6.6), i secondi
dal furano (anello a cinque atomi, fig. 6.6). Questi composti si formano in
presenza di C, H, O, Cl e calore: condizione quasi sempre realizzata nella
combustione dei rifiuti.

Fig. 6.6 - Formule di struttura del furano e della diossina.

Tra le diossine il composto pi tossico il 2,3,7,8-tetracloro-dibenzo-pdiossina, indicato anche come TCDD (figura 6.7).

Fig. 6.7 - Formule di struttura del 2,3,7,8-tetracloro-dibenzo-p-diossina


e del 2,3,7,8-tetracloro-dibenzo-furano.

Rev. Luglio 2006

127

P. A. Lanza, S. Nicosia: Trattamento e smaltimento di fanghi e di rifiuti urbani

Anche per i furani i composti pi tossici sono quelli in cui sono presenti
uno o pi atomi di cloro. Nella stessa figura 6.7 riportata la formula di
struttura del TCDF, ovvero del 2,3,7,8-tetracloro-dibenzo-furano.
Le diossine sono composti molto stabili fino alla temperatura di circa
700 C. A T = 800 C il composto puro si decompone.
Il TCDD perde gli atomi di Cl se esposto alla luce solare o a raggi , ma
la struttura fondamentale della dibenzo-p-diossina resta sostanzialmente
inalterata. Il TCDD pu essere decomposto per via biologica, ma la
velocit di degradazione bassa, perch la molecola quasi insolubile in
acqua (solubilit 0,2 g/l).
Le diossine possono essere assorbite dagli esseri umani per:
- contatto dermico;
- inalazione;
- ingestione di cibi o acqua contaminata.
Con i moderni impianti di incenerimento (chiamati anche impianti di
termovalorizzazione, bench questo nome non abbia un riscontro
normativo), che utilizzano sistemi di trattamento fumi e abbattimento
dinquinanti molto efficienti, le emissioni di diossine e simili sono oggi
dellordine di 600 ng/(t di RSU).
6.1.2 Calcoli di progetto e di verifica
 Il volume daria da introdurre per la combustione si pu calcolare
a partire dal volume di O2 teorico necessario alla completa combustione
del rifiuto. Il VO2,teor si pu calcolare con la seguente formula:
C H S O
VO ,teor = 22,4 + +
12 4 32 32
2

[Nm3]

(6.1)

in cui C, H, S, ed O sono le masse in kg di carbonio, idrogeno, zolfo e


ossigeno contenuti nel rifiuto da incenerire in un dato tempo, determinate
mediante analisi merceologica di un campione o con altri metodi.
Di conseguenza il volume daria teorico sar:
79
Varia ,teor = VO ,teor 4VO ,teor
21
2

[Nm3]

(6.2)

Si opera sempre in condizioni di eccesso daria per garantire la


combustione completa ed evitare quindi la formazione di CO (prodotto
della combustione parziale del carbonio).

128

Rev. Luglio 2006

P. A. Lanza, S. Nicosia: Trattamento e smaltimento di fanghi e di rifiuti urbani

Una formula pi semplice basata sul potere calorifico inferiore (PCI)


del rifiuto, che infatti funzione del contenuto di C ed H. La formula 6.3
(a) di natura empirica - accreditata dalla AGHTM (Association
Gnrale des Hyginistes et Techniciens Municipaux; oggi ASTEE,
Association Scientifique et Technique pour l'Eau et l'Environnement). Pure
della AGHTM la formula 6.3 (b) per il volume dei fumi.
Var, teor

N - m3
PCI
PCI
=
+ 0,5 ; Vfumi, teor =
+ 1,65

1000
1200
kg
rif.

(6.3)

(a)
(b)
Il valore del PCI deve essere introdotto come (kcal/kg). Entrambe le
formule forniscono risultati in ottimo accordo con i calcoli pi
particolareggiati (v. formula 6.1 e collegate).


I principali parametri per il progetto e la verifica termica di un


forno sono:
potenzialit ponderale (P.P.) kg/h di rifiuti solidi alimentati;
potenzialit termica (P.T.) kcal/h di rifiuti solidi alimentati;
potere calorifico inferiore (PCI) kcal/kg opp. kJ/kg, lenergia termica
prodotta dalla combustione di 1 kg di rifiuti, considerando che tutta
lacqua prodotta si trovi allo stato gassoso.
2
carico ponderale sulla griglia (C.P.G.) kg/m h, il peso massimo
orario che la griglia pu movimentare;
2
carico termico sulla griglia (C.T.G.) kcal/m h, lenergia termica
massima oraria che la griglia pu sopportare;
carico termico volumetrico sulla camera di combustione (C.T.V.)
kcal/m3h, lenergia termica massima oraria che la camera di
combustione pu sopportare.
I valori usuali di tali parametri sono:
P.P.
P.T.
PCI

da progetto
da progetto
> 2.000 kcal/kg

Rev. Luglio 2006

C.P.G.
C.T.G.
C.T.V.

200 300 kg/ m2h


400.000 600.000 kcal/ m2h
80.000 100.000 kcal/m3h

129

P. A. Lanza, S. Nicosia: Trattamento e smaltimento di fanghi e di rifiuti urbani

I parametri sono legati fra loro da relazioni di natura geometrica. Si


osservi infatti la forma della camera di combustione (CC) in questo
schizzo.

Ffumi

Wrif

CC

Far

In fase di progetto,
da CTG si ricava AG ( = PT / CTG);
da CTV si ricava VCC , volume della camera di combustione ( = PT /
CTV) ;
noto che larea di base di CC (Ab) circa 0,4 AG, il rapporto VCC/Ab
fornisce laltezza HCC.
In fase di verifica
si calcoler CPG (come rapporto PP/Ab) e, se necessario ovvero se
il valore trovato supera quello dettato dalle caratteristiche costruttive
della griglia scelta si aumenter il valore di AG calcolato prima;
si verificher pure che il tempo di permanenza dei fumi allinterno
della camera di combustione, con una temperatura di almeno 850 C,
sia non inferiore a 2 secondi, nelle condizioni effettive di temperatura
e pressione.
Se i rifiuti sono di tipo pericoloso contenenti pi del 1% di sostanze
organiche alogenate (espresse in cloro) la temperatura deve essere di
almeno 1100 C e il tempo di permanenza non inferiore a 2 secondi. Si
veda a tal proposito il Decreto Legislativo n. 133 del 2005.
Per eseguire queste verifiche si deve calcolare prima la portata
volumetrica effettiva dei fumi della combustione, applicando lequazione di
stato dei gas.
Numerosi esempi di calcolo della composizione dei fumi, del potere
calorifico ecc. si trovano nella dispensa Nozioni di combustione applicate
ai rifiuti Richiami teorici ed esercizi degli stessi autori.

130

Rev. Luglio 2006

P. A. Lanza, S. Nicosia: Trattamento e smaltimento di fanghi e di rifiuti urbani

La figura 6.8 mostra una veduta aerea dellimpianto inceneritore di


Brescia, che ha una capacit di incenerimento di 26 t/h di rifiuti realizzata
con due linee di processo parallele.

Fig. 6.8 - Veduta aerea dellimpianto inceneritore di Brescia.

La quantit di scorie (CER 19.01.12) prodotte da un impianto


dincenerimento dipende dalle frazioni inerti dei rifiuti bruciati. La
quantit massima che si avrebbe se sintroducessero rifiuti grezzi
provenienti da una citt senza alcuna raccolta differenziata sarebbe fra il
15 e 20 %, come risultato della somma (vetro + porcellana + metalli +
residui carboniosi ed eventuali materiali lapidei).
La quantit di ceneri (CER 19.01.14) dipende dalla composizioni e dalla
quantit dei reagenti usati per depurare i fumi; si aggira sul 4 % della massa
dei rifiuti bruciati.
Lenergia che avanza dal processo al netto dei consumi interni circa il
60 % del PCI dei rifiuti alimentati. Se questa energia trasformata in
energia elettrica, le normali perdite termodinamiche del sistema turbinaalternatore riducono questo esubero al 18 % circa.
La scelta ottimale per utilizzare il calore prodotto fornire vapore in
ciclo chiuso ai quartieri abitati e agli stabilimenti circostanti allimpianto.
La seconda scelta la produzione di energia elettrica e calore con un
ciclo combinato.

Rev. Luglio 2006

131

P. A. Lanza, S. Nicosia: Trattamento e smaltimento di fanghi e di rifiuti urbani

6.2

Discarica
Nella discarica controllata i rifiuti sono posizionati a strati sovrapposti
sul suolo. Nella massa dei rifiuti cos formata cominciano ad avvenire
fenomeni di natura fisica, chimica e biologica con conseguente rilascio di
sostanze in fase gassosa (biogas da discarica) e in fase liquida (percolato).
Esistono tre tipi di discariche controllate secondo la classificazione del
D. Lgs. 36/03, in funzione del tipo di rifiuti da smaltire:
discariche per rifiuti inerti
discariche per rifiuti non pericolosi
discariche per rifiuti pericolosi
I rifiuti inerti sono i rifiuti solidi che non subiscono alcuna
trasformazione fisica, chimica o biologica significativa.

Nelle discariche per rifiuti inerti possono essere ammessi


esclusivamente i rifiuti inerti che soddisfano i criteri della normativa
vigente.

Nelle discariche per i rifiuti non pericolosi possono essere ammessi


i seguenti rifiuti:
a) rifiuti urbani;
b) rifiuti non pericolosi di qualsiasi altra origine che soddisfano i
criteri di ammissione dei rifiuti previsti dalla normativa vigente;
c) rifiuti pericolosi stabili e non reattivi che soddisfano i criteri di
ammissione previsti dal decreto di cui al comma 5.

Nelle discariche per rifiuti pericolosi possono essere ammessi solo


rifiuti pericolosi che soddisfano i criteri fissati dalla normativa
vigente.
Un altro tipo di classificazione, di natura tecnica, si basa, invece sulle
modalit di trattamento dei rifiuti nella discarica:
discariche controllate (d. c.) tradizionali
d. c. compattate
d. c. di rifiuti pretrattati
Nelle discariche controllate tradizionali i rifiuti sono posizionati a strati
sovrapposti di circa 60 cm intervallati da strati di materiale inerte sciolto,
come la sabbia. La densit dei rifiuti negli strati circa 400 kg/m3.
Il posizionamento dei successivi strati di rifiuti avviene dopo alcuni
mesi in modo da assicurare laerobicit dei processi biochimici che si
innescano.
In questo tipo di discarica la fermentazione dei vari strati avviene in
tempi rapidi. A volte, per, si formano condizioni anaerobiche con
conseguenti problemi di produzione di biogas e di percolato anaerobico.

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Rev. Luglio 2006

P. A. Lanza, S. Nicosia: Trattamento e smaltimento di fanghi e di rifiuti urbani

Svantaggio tipico di una d. c. tradizionale che richiede grandi


estensioni di terreno.
Nelle discariche controllate compattate gli strati di rifiuti sono
compattati in modo da creare condizioni anaerobiche per la fermentazione.
I singoli strati di rifiuto sono spessi fino a 2 metri; dopo la compattazione
ognuno ricoperto con 20 cm di materiale inerte fine, possibilmente
prodotto frantumando rifiuti inerti da costruzione e demolizione.
Queste discariche hanno densit attorno a 1000 kg/m3 e per questo
richiedono spazi inferiori rispetto alle d. c. tradizionali ma producono
biogas e percolato fortemente inquinanti che richiedono opportuni processi
di trattamento. Costituiscono, comunque, lunico tipo di discarica
attualmente utilizzato.
Nelle discariche con rifiuti pre-trattati i rifiuti che giungono sono stati
precedentemente sottoposti ad operazioni di triturazione, compattazione in
balle e a processi di digestione parziale (aerobica o anaerobica). In tal
modo si riducono i tempi di fermentazione in discarica, poich i rifiuti
arrivano gi parzialmente stabilizzati e arricchiti di biomassa.
In generale, alla discarica controllata dovrebbero giungere solo le
frazioni di RSU non trattabili con i processi visti precedentemente. La
discarica deve essere considerata un impianto complementare agli altri e
non costituire una scelta primaria per lo smaltimento dei rifiuti.
La preparazione di un sito per discarica consiste in una serie di
interventi tra i quali i pi importanti sono:
impermeabilizzazione del suolo;
posa della rete di drenaggio e raccolta del percolato;
installazione dei sistemi di captazione e raccolta del biogas.
Limpermeabilizzazione del suolo destinato a discarica ha lo scopo di
impedire che il percolato che si forma sinfiltri nel sottosuolo causando
gravi problemi dinquinamento delle falde.
Se il terreno ha caratteristiche tali da impedire linfiltrazione di liquidi
(terreni argillosi con permeabilit non superiore a 10-8 m/s) si parla di
impermeabilizzazione naturale, in caso contrario si ricorre
allimpermeabilizzazione artificiale.
Limpermeabilizzazione artificiale ottenuta ricoprendo il terreno con
teli di materiale sintetico (HDPE) dette geomembrane (fig. 6.10).
Il drenaggio e la raccolta del percolato si ottengono installando una rete
di tubi forati in materiale plastico che raccolgono i liquidi che si vanno
formando e li convogliano ad una vasca di raccolta. Tale rete di drenaggio

Rev. Luglio 2006

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P. A. Lanza, S. Nicosia: Trattamento e smaltimento di fanghi e di rifiuti urbani

dotata di pozzi dispezione nei quali si collocano le pompe sommerse per


il sollevamento fino alla superficie (fig. 6.11).

Fig. 6.10 - Posa in opera di una geomembrana (Greenvision ambiente Spa,


div. ITALDRENI Geotecnologie per lambiente, San Paolo dEnza, RE).

Fig. 6.11 - Drenaggio e pozzi dispezione


(Conveco Srl, Fenili di Capriano d. C., BS).

134

Rev. Luglio 2006

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La produzione di liquido percolato il risultato di diversi fenomeni:


rilascio di parte dell'acqua originariamente contenuta nel rifiuto
(cio dell'umidit iniziale);
produzione di acqua di processo, per via delle reazioni biochimiche
che si verificano in discarica;
attraversamento e lisciviazione dei rifiuti da parte di acque di
origine meteorica (contributo maggiore).
La quantit di percolato prodotto il 15 25 % della precipitazione
meteorica annua; la portata unitaria media 3 5 m3/ha d. Si scende fino
a 1 m3/ha d per discariche compattate con ricoprimento in argilla.
La composizione riflette i composti presenti nei rifiuti (S.O., solventi,
ammoniaca, metalli) e quindi il percolato ha un forte carattere
inquinante.
Il sistema di captazione e la raccolta del biogas costituito da una serie
di pozzi di drenaggio collegati tra loro da una rete di aspirazione fatta di
tubi in HDPE. I pozzi di drenaggi sono tenuti in leggera depressione.
Il biogas prodotto pu essere utilizzato allinterno dellimpianto o
mandato in torcia se in quantit modesta.
La reale produzione di biogas segue un andamento temporale a campana
(figura 6.12), perch le curve di produzione degli strati di rifiuti
progressivamente depositati si sovrappongono.

Fig. 6.12 - Andamento della produzione di metano in funzione del tempo.

Rev. Luglio 2006

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P. A. Lanza, S. Nicosia: Trattamento e smaltimento di fanghi e di rifiuti urbani

La produzione massima di biogas in una discarica si pu avere alla fine


dell'esercizio o anche dopo la sua chiusura. La produzione massima
effettiva di 10 30 Nm3/(t di RU anno). La produzione totale
mediamente 900 m3/(t di rifiuto organico nel giacimento).
In una discarica come quelle ancora oggi diffuse, nelle quali sono
smaltiti rifiuti misti, dei quali gli organici sono solo una parte, la
produzione non pi di un terzo di tale valore.
Della quantit teorica solo il 50% circa viene estratto mediante gli
impianti di captazione; la restante parte si disperde nell'atmosfera.
Al termine della vita utile della discarica, quando cio il sito stato
colmato per intero, si devono porre in opera in ordine:
1) uno strato di copertura impermeabile,
2) uno strato di drenaggio del biogas,
3) uno strato di drenaggio delle acque superficiale ed, infine,
4) uno strato di terreno vegetale (figure 6.13 e 6.14).
Nella figura 6.13:
- la prima sezione mostra limpermeabilizzazione della scarpata
perimetrale di una discarica;
- la seconda mostra il ricoprimento del fondo della discarica e lo strato
di copertura;
- lultima sezione evidenzia il drenaggio perimetrale, gli strati di
copertura finale e un pozzo per la raccolta del biogas completato.

Fig. 6.13 - Impermeabilizzazione di una discarica (Harpo Spa, Trieste).

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Rev. Luglio 2006

P. A. Lanza, S. Nicosia: Trattamento e smaltimento di fanghi e di rifiuti urbani

0,2 m
2m

Fig. 6.14 - Schema riassuntivo di una discarica con strato di copertura


finale (Conveco Srl, Fenili di Capriano d. C., BS).

Le tabelle che seguono sono tratte dal Decreto Interministeriale


3/8/2005 Definizione dei criteri di ammissibilit dei rifiuti in discarica
(G.U. del 30/8/2005 n. 201), con la loro numerazione originale.
Esse contengono i criteri di ammissibilit dei rifiuti in discariche per
rifiuti inerti e i fattori di equivalenza per il calcolo delle diossine e dei
dibenzofurani.

Rev. Luglio 2006

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P. A. Lanza, S. Nicosia: Trattamento e smaltimento di fanghi e di rifiuti urbani

Tabella 1 Rifiuti inerti per i quali consentito lo smaltimento in discarica


per rifiuti inerti senza preventiva caratterizzazione.
Codice

Descrizione

Restrizioni

10 11 03

Scarti di materiali in
fibra a base di vetro **

Solo se privi di leganti organici

15 01 07

Imballaggi in vetro

17 01 01

Cemento

Solamente i rifiuti selezionati da costruzione e


demolizione (*)

17 01 02 Mattoni

Solamente i rifiuti selezionati da costruzione e


demolizione (*)

17 01 03

Mattonelle e ceramiche

Solamente i rifiuti selezionati da costruzione e


demolizione (*)

17 01 07

Miscugli di cemento, mattoni


mattonelle e ceramiche

Solamente i rifiuti selezionati da costruzione e


demolizione (*)

17 02 02

Vetro

17 05 04

Terra e rocce***

19 12 05

Vetro

20 01 02

Vetro

Solamente vetro raccolto separatamente

20 02 02

Terre e rocce

Solo rifiuti di giardini e parchi;eccetto terra


vegetale e torba

Esclusi i primi 30 cm di suolo, la torba e


purch non provenienti da siti contaminati

(*) Rifiuti contenenti una percentuale minoritaria di metalli, plastica, terra, sostanze organiche,
legno, gomma, ecc, ed i rifiuti di cui al codice 17.09.04.
L'origine dei rifiuti deve essere nota.
- Esclusi i rifiuti prodotti dalla costruzione e dalla demolizione provenienti da costruzioni
contaminate da sostanze pericolose inorganiche o organiche, ad esempio a causa dei processi
produttivi adottati nell'edificio, dell'inquinamento del suolo, dello stoccaggio e dell'impiego di
pesticidi o di altre sostanze pericolose, eccetera, a meno che non sia possibile escludere che la
costruzione demolita fosse contaminata in misura significativa.
- Esclusi i rifiuti prodotti dalla costruzione e dalla demolizione provenienti da costruzioni trattate,
coperte o dipinte con materiali contenenti sostanze pericolose in quantit notevole.
(**) Inclusi gli scarti di produzione del cristallo.
(***) Inclusi i rifiuti di cui al codice 01.04.13.

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Rev. Luglio 2006

P. A. Lanza, S. Nicosia: Trattamento e smaltimento di fanghi e di rifiuti urbani

Tabella 2 - Limiti di concentrazione nelleluato per l'accettabilit in


discariche per rifiuti inerti.
Componente

L/S=10 l/kg; mg/l

Componente

L/S=10 l/kg; mg/l

As

0.05

Sb

0.006

Ba

Se

0.01

Cd

0.004

Zn

0.4

Cr totale

0.05

Cloruri

80

Cu

0.2

Fluoruri

Hg

0.001

Solfati

100 (*)

Mo

0.05

Indice Fenolo

0.1

Ni

0.04

DOC (**)

50

Pb

0.05

TDS (***)

400

(*) Nel caso in cui i rifiuti non rispettino i valori riportati per il solfato, possono ancora essere
considerati conformi ai criteri di ammissibilit se l'eluato non supera il valore di 600 mg/l come
Co se L/S = 10 1/kg.
(**) Nel caso in cui i rifiuti non rispettino i valori riportati per il DOC al proprio valore di pH,
possono essere sottoposti ai test con una proporzione liquido/solido L/S = 10 l/kg e con un pH
compreso tra 7,5 e 8,0. I rifiuti possono essere considerati conformi ai criteri di ammissibilit per
il carbonio organico disciolto se il risultato della prova non supera 50mg/l. ( disponibile un
metodo
in
corso
di
sperimentazione
basato
sulla
norma
prEN
14429).
(***) possibile servirsi dei valori per il TDS (Solidi disciolti totali) in alternativa ai valori per il
solfato e per il cloruro.

Tabella 3 Limiti di accettabilit per i composti organici in discariche per


rifiuti inerti.
Parametri

Valore mg/kg

TOC (*)

30000 (*)

BTEX (Benzene Toluene Xilene)

Olio minerale (da C10 a C40)

500 (*)

(*)Tale parametro si riferisce alle sostanze organiche chimicamente attive, in grado di interferire
con l'ambiente, con esclusione, quindi, di resine e polimeri od altri rifiuti chimicamente inerti. Per
i terreni l'autorit competente pu accettare un valore limite pi elevato, purch non si superi il
valore di 500 mg/kg per il carbonio organico disciolto a pH 7 (DOC7).

Rev. Luglio 2006

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Tabella 4 Fattori di equivalenza per il calcolo delle diossine e dei


dibenzofurani.
Fattore di equivalenza
2, 3, 7, 8

Tetraclorodibenzodiossina (TCDD)

1, 2, 3, 7, 8

Pentaclorodibenzodiossina(PeCDD)

0,5

1, 2, 3, 4, 7, 8

Esaclorodibenzodiossina (HxCDD)

0,1

1, 2, 3, 7, 8, 9

Esaclorodibenzodiossina (HxCDD)

0,1

1, 2, 3, 6, 7, 8

Esaclorodibenzodiossina (HxCDD)

0,1

1, 2, 3, 4, 6, 7, 8

Eptaclorodibenzodiossina (HpCDD)

0,01

Octaclorodibenzodiossina (OCDD)

0,001

2, 3, 7, 8

Tetraclorodibenzofurano (TCDF)

0,01

2, 3, 4, 7, 8

Pentaclorodibenzofurano (PeCDF)

0,5

1, 2, 3, 7, 8

Pentaclorodibenzofurano (PeCDF)

0,05

1, 2, 3, 4, 7, 8

Esaclorodibenzofurano (HxCDF)

0,1

1, 2, 3, 7, 8, 9

Esaclorodibenzofurano (HxCDF)

0,1

1, 2, 3, 6, 7, 8

Esaclorodibenzofurano (HxCDF)

0,1

2, 3, 4, 6, 7, 8

Esaclorodibenzofurano (HxCDF)

0,1

1, 2, 3, 4, 6, 7, 8

Eptaclorodibenzofurano(HpCDF)

0,01

1, 2, 3, 4, 7, 8, 9

Eptaclorodibenzofurano(HpCDF)

0,01

Octaclorodibenzofurano (OCDF)

0,001

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6.3. Richiami normativi

Tutti i processi di trattamento e smaltimento di rifiuti fin qui descritti


sono soggetti a norme. Le principali sono:
- Decreto del Presidente della Repubblica 24 maggio 1988, n. 203
[Attuazione delle direttive CEE () concernenti norme in materia di
qualit dell'aria];
- Decreto legislativo 5 febbraio 1997, n. 22 [Attuazione delle Direttive
CEE sui rifiuti ()], e successive modificazioni;
- Decreto del Ministro dell'ambiente 19 novembre 1997, n. 503
[Regolamento recante norme per l'attuazione delle direttive CEE
concernenti la prevenzione dell'inquinamento atmosferico provocato
dagli impianti di incenerimento dei rifiuti urbani e la disciplina delle
emissioni e delle condizioni di combustione degli impianti di
incenerimento di rifiuti urbani, di rifiuti speciali non pericolosi, nonch
di taluni rifiuti sanitari];
- Decreto del Ministro dell'ambiente in data 5 febbraio 1998,
[Individuazione dei rifiuti non pericolosi sottoposti alle procedure
semplificate di recupero], pubblicato nel supplemento ordinario alla
Gazzetta Ufficiale n. 88 del 16 aprile 1998;
- Decreto del Ministro dell'ambiente 25 febbraio 2000, n. 124
[Regolamento recante i valori limite di emissione e le norme tecniche
riguardanti le caratteristiche e le condizioni di esercizio degli impianti
di incenerimento e di co-incenerimento dei rifiuti pericolosi];
- DPCM 8 marzo 2002 [Disciplina delle caratteristiche merceologiche
dei combustibili aventi rilevanza ai fini dell'inquinamento atmosferico,
nonch delle caratteristiche tecnologiche degli impianti di
combustione]. Pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 60 del 12 marzo
2002);
- Direttiva 9 aprile 2002 del Ministero dell'Ambiente e della Tutela del
Territorio [Indicazioni per la corretta e piena applicazione del
regolamento comunitario () sulle spedizioni di rifiuti ed in relazione
al nuovo elenco dei rifiuti]. Pubblicata nel Supplemento Ordinario n.
102 alla Gazzetta Ufficiale n. 108 del 10 maggio 2002;
- Decreto Legislativo 13 gennaio 2003, n. 36 [Attuazione della direttiva
1999/31/CE relativa alle discariche di rifiuti], pubblicato nella Gazzetta
Ufficiale n. 59 del 12 Marzo 2003;
- Decreto Legislativo 11 maggio 2005, n.133 [Attuazione della Direttiva
2000/76/CE in materia di incenerimento dei rifiuti], pubblicato nella
Gazzetta Ufficiale n. 163 del 15 luglio 2005;

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P. A. Lanza, S. Nicosia: Trattamento e smaltimento di fanghi e di rifiuti urbani

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Decreto Interministeriale (Ministro dell'ambiente e della Tutela del


Territorio di concerto con il Ministro delle Attivit Produttive e il
Ministro della Salute) del 3/8/2005 Definizione dei criteri di
ammissibilit dei rifiuti in discarica. Pubblicato nella Gazzetta Ufficiale
n. 201 del 30/8/2005.

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