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“Dotto’, a’ munnezza è oro!


Colorita espressione utilizzata da un
collaboratore di giustizia napoletano prima di
iniziare a raccontare, ai magistrati napoletani,
quali fossero le potenzialità economiche
dell’affare rifiuti per la criminalità organizzata.

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Questa affermazione, riferita a fatti
avvenuti negli anni 80 era stata
considerata folcloristica e suggestiva ma si
è rivelata, con il trascorrere degli anni e i
riscontri investigativi, particolarmente
veritiera e in grado di evidenziare con
poche parole la commistione fra criminalità
organizzata, imprenditoria, politica,
malaffare..
GLI INTERESSI DELLA CRIMINALITÀ NEL SETTORE AMBIENTALE

Il CICLO DEL CEMENTO (ESCAVAZIONI,


ABUSI EDILIZI, SCEMPI PAESAGGISTICI)

IL TRAFFICO DI RIFIUTI

LA ZOOMAFIA, IL RACKET DEGLI ANIMALI ED


IL BRACCONAGGIO
L’AGROMAFIA E LA PIRATERIA
ALIMENTARE

L’ARCHEOMAFIA

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NON SOLO IN CAMPANIA

Si parte dal sistema illegale dei capannoni, poi lo


stoccaggio. Il profitto resta lo scopo
L’ILLEGALITA’ AMBIENTALE
Decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152 - Norme in materia ambientale

Parte quarta - Norme in materia di gestione dei rifiuti e di bonifica


dei siti inquinati
177. Campo di applicazione
1. La parte quarta del presente decreto disciplina la gestione
dei rifiuti e la bonifica dei siti inquinati, anche in attuazione
delle direttive comunitarie, in particolare della direttiva
2008/98/CE, prevedendo misure volte a proteggere
l’ambiente e la salute umana, prevenendo o riducendo gli
impatti negativi della produzione e della gestione dei rifiuti,
riducendo gli impatti complessivi dell’uso delle risorse e
migliorandone l’efficacia.
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2. La gestione dei rifiuti costituisce attività di pubblico interesse.

4. I rifiuti sono gestiti senza pericolo per la salute dell'uomo e


senza usare procedimenti o metodi che potrebbero recare
pregiudizio all'ambiente e, in particolare:
a) senza determinare rischi per l'acqua, l'aria, il suolo, nonché per
la fauna e la flora;
b) senza causare inconvenienti da rumori o odori;
c) senza danneggiare il paesaggio e i siti di particolare interesse,
tutelati in base alla normativa vigente.

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Art. 178. Principi

1. La gestione dei rifiuti è effettuata conformemente ai principi


di precauzione, di prevenzione, di sostenibilità, di
proporzionalità, di responsabilizzazione e di cooperazione di
tutti i soggetti coinvolti nella produzione, nella distribuzione,
nell'utilizzo e nel consumo di beni da cui originano i rifiuti,
nonché del principio chi inquina paga. A tale fine la gestione dei
rifiuti è effettuata secondo criteri di efficacia, efficienza,
economicità, trasparenza, fattibilità tecnica ed economica,
nonché nel rispetto delle norme vigenti in materia di
partecipazione e di accesso alle informazioni ambientali.
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5. Per conseguire le finalità e gli obiettivi di cui ai commi
da 1 a 4, lo Stato, le regioni, le province autonome e gli
enti locali esercitano i poteri e le funzioni di rispettiva
competenza in materia di gestione dei rifiuti in conformità
alle disposizioni di cui alla parte quarta del presente
decreto, adottando ogni opportuna azione ed
avvalendosi, ove opportuno, mediante accordi, contratti
di programma o protocolli d'intesa anche sperimentali, di
soggetti pubblici o privati.
179. Criteri di priorità nella gestione dei rifiuti

1. La gestione dei rifiuti avviene nel rispetto della seguente


gerarchia:
a) prevenzione;
b) preparazione per il riutilizzo;
.
c) riciclaggio;
d) recupero di altro tipo, per esempio il
recupero di energia;
e) smaltimento
Art. 183 - DEFINIZIONE DI RIFIUTO

1. Ai fini della parte quarta del presente decreto e fatte salve le


ulteriori definizioni contenute nelle disposizioni speciali, si intende
per:
•a) «rifiuto»: qualsiasi sostanza od oggetto di cui il detentore si
disfi o abbia l’intenzione o abbia l'obbligo di disfarsi;
•b) «rifiuto pericoloso»: rifiuto che presenta una o più
caratteristiche di cui all’allegato I della parte quarta del presente
decreto
Classificazione dei rifiuti
CATEGORIE DI RIFIUTI
(art . 183 e ss decreto legislativo n. 152 del 03/04/2006)

SECONDO LE CARATTERISTICHE DI
SECONDO L’ORIGINE
PERICOLOSITA’

RIFIUTI URBANI
NON PERICOLOSI
RIFIUTI URBANI
RIFIUTI URBANI
PERICOLOSI

RIFIUTI SPECIALI
NON PERICOLOSI
RIFIUTI SPECIALI

RIFIUTI SPECIALI
PERICOLOSI
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Art. 184 c.2 RIFIUTI URBANI
a) i rifiuti domestici, anche ingombranti, provenienti da
locali e luoghi adibiti ad uso di civile abitazione;

b) i rifiuti non pericolosi provenienti da locali e luoghi


adibiti ad usi diversi da quelli di cui alla lettera a), assimilati
ai rifiuti urbani per qualità e quantità, ai sensi dell'articolo
198, comma 2, lettera g);

c) i rifiuti provenienti dallo spazzamento delle strade;

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d) i rifiuti di qualunque natura o provenienza, giacenti sulle strade ed
aree pubbliche o sulle strade ed aree private comunque soggette ad uso
pubblico o sulle spiagge marittime e lacuali e sulle rive dei corsi d'acqua;

e) i rifiuti vegetali provenienti da aree verdi, quali giardini, parchi e aree


cimiteriali;

f) i rifiuti provenienti da esumazioni* ed estumulazioni*, nonché gli altri rifiuti


provenienti da attività cimiteriale diversi da quelli di cui alle lettere b), c) ed e).

* esumazione operazione cimiteriale che consente di recuperare i resti mortali di un


defunto sepolto nel terreno dopo un periodo di tempo, stabilito per legge, non
inferiore ai 10 anni.
*estumulazione si intende l'operazione cimiteriale che consente di recuperare i resti
mortali di un defunto sepolto in muratura, in un loculo o sepoltura di famiglia, da
almeno vent'anni.
Art. 198. Competenze dei comuni
2. I comuni concorrono a disciplinare la gestione dei rifiuti urbani con appositi
regolamenti che, nel rispetto dei principi di trasparenza, efficienza, efficacia
ed economicità e in coerenza con i piani d'ambito adottati ai sensi dell'articolo
201, comma 3, stabiliscono in particolare:
………
g) l'assimilazione, per qualità e quantità, dei rifiuti speciali non pericolosi ai
rifiuti urbani, secondo i criteri di cui all'articolo 195, comma 2, lettera e), ferme
restando le definizioni di cui all'articolo 184, comma 2, lettere c) e d).
195. Competenze dello stato
2. Sono inoltre di competenza dello Stato:
e) la determinazione dei criteri qualitativi e quali-quantitativi per l'assimilazione, ai fini della raccolta e dello smaltimento, dei rifiuti
speciali e dei rifiuti urbani. Con decreto del Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e del mare, d'intesa con il
Ministro dello sviluppo economico, sono definiti, entro novanta giorni, i criteri per l'assimilabilità ai rifiuti urbani;
RIFIUTI URBANI PERICOLOSI- RUP
I rifiuti urbani pericolosi sono costituiti da tutta
quella serie di rifiuti che, pur avendo un'origine
civile, contengono al loro interno un'elevata dose di
sostanze pericolose e che quindi devono essere
gestiti diversamente dal flusso dei rifiuti urbani
"normali".
Tra i RUP, i principali sono i medicinali scaduti e le
pile.
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RIFIUTI SPECIALI Art.184 c.3
a) i rifiuti da attività agricole e agro-industriali, ai sensi e per gli
effetti dell’art. 2135 c.c.;
b) i rifiuti derivanti dalle attività di demolizione, costruzione,
nonché i rifiuti che derivano dalle attività di scavo, fermo
restando quanto disposto dall'articolo 184-bis;(Sottoprodotto)

c) i rifiuti da lavorazioni industriali;

d) i rifiuti da lavorazioni artigianali;


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g) i rifiuti derivanti dalla attività di recupero e smaltimento di rifiuti, i fanghi prodotti dalla
e) i rifiuti da attività commerciali;

f) i rifiuti da attività di servizio;

g) i rifiuti derivanti dalla attività di recupero e smaltimento di


rifiuti, i fanghi prodotti dalla potabilizzazione e da altri
trattamenti delle acquee dalla depurazione delle acque reflue e
da abbattimento di fumi;

h) i rifiuti derivanti da attività sanitarie;


Art. 2135 codice civile
È imprenditore agricolo chi esercita una delle seguenti attività: coltivazione del fondo, selvicoltura,
allevamento di animali e attività connesse [2082, 2083].

Per coltivazione del fondo, per selvicoltura e per allevamento di animali si intendono le attività
dirette alla cura ed allo sviluppo di un ciclo biologico o di una fase necessaria del ciclo stesso, di
carattere vegetale o animale, che utilizzano o possono utilizzare il fondo, il bosco o le acque dolci,
salmastre o marine (1).

Si intendono comunque connesse le attività, esercitate dal medesimo imprenditore agricolo, dirette
alla manipolazione, conservazione, trasformazione, commercializzazione e valorizzazione che
abbiano ad oggetto prodotti ottenuti prevalentemente dalla coltivazione del fondo o del bosco o
dall'allevamento di animali, nonché le attività dirette alla fornitura di beni o servizi mediante
l'utilizzazione prevalente di attrezzature o risorse dell'azienda normalmente impiegate nell'attività
agricola esercitata, ivi comprese le attività di valorizzazione del territorio e del patrimonio rurale e
forestale, ovvero di ricezione ed ospitalità come definite dalla legge [2557] (2).

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RIFIUTI SPECIALI PERICOLOSI
I rifiuti speciali pericolosi sono quei rifiuti generati dalle
attività produttive che contengono al loro interno un'elevata
dose di sostanze inquinanti.
Per questo motivo occorre renderli innocui, cioè trattarli in
modo da ridurne drasticamente la pericolosità.
Nella normativa precedente rispetto a quella in vigore
attualmente, tali rifiuti erano definiti come rifiuti tossico
nocivi.

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Raffinazione del petrolio
processi chimici
industria fotografica
industria metallurgica
oli esauriti
solventi
produzione conciaria e tessile
impianti di trattamento dei rifiuti
22 ricerca medica e veterinaria 30/11/18
IL RIFIUTO VIENE IDENTIFICATO
MEDIANTE IL C.D. CODICE CER
(Classificazione Europea Rifiuti)

IL RIFIUTO VIENE TRASPORTATO


CON UN FORMULARIO (FIR)
(Formulario di Identificazione Rifiuti)
Art. 184 bis Sottoprodotto

È un sottoprodotto e non un rifiuto ai sensi dell’articolo


183, comma 1, lettera a), qualsiasi sostanza od oggetto
che soddisfa tutte le seguenti condizioni:
a) la sostanza o l’oggetto è originato da un processo di
produzione, di cui costituisce parte integrante, e il cui scopo
primario non è la produzione di tale sostanza od oggetto;
b) è certo che la sostanza o l’oggetto sarà utilizzato, nel
corso dello stesso o di un successivo processo di
produzione o di utilizzazione, da parte del produttore o di
terzi;
c) la sostanza o l’oggetto può essere utilizzato direttamente
senza alcun ulteriore trattamento diverso dalla normale
pratica industriale;

d) l’ulteriore utilizzo è legale, ossia la sostanza o l’oggetto


soddisfa, per l’utilizzo specifico, tutti i requisiti pertinenti
riguardanti i prodotti e la protezione della salute e
dell’ambiente e non porterà a impatti complessivi negativi
sull’ambiente o la salute umana.
CONDIZIONI
1. SCATURIRE IN VIA CONTINUATIVA DAL PROCESSO INDUSTRIALE

2. ESSERE DESTINATO ,SIN DALL’ORIGINE, AD UN ULTERIORE IMPIEGO O AL


CONSUMO

3.L’IMPRESA NON SE NE DISFA, NON E’ OBBLIGATA NE’ HA DECISO DI DISFARSI.

4.DEVE ESSERE IMPIEGATO DIRETTAMENTE DALL’IMPRESA OPPURE


COMMERCIALIZZATO A CONDIZIONI ECONOMICAMENTE FAVOREVOLI PER
L’IMPRESA STESSA DIRETTAMENTE PER IL COSUMO O L’IMPIEGO.

5. NON DEVONO ESSSERE NECESSARIE TRASFORMAZIONI PRELIMINARI IN UN


SUCCESSIVO PROCESSO PRODUTTIVO (QUALSIASI OPERAZIONE CHE FACCIA PERDERE AL
SOTTOPRODOTTO LA SUA IDENTITA’, OSSIA LE CARATTERISTICHE MERCEOLOGICHE DI QUALITA’ E LE
PROPRIETA’ CHE ESSO GIA’ POSSIEDEE CHE SI RENDE NECESSARIA PER IL SUCCESSIVO REIMPIEGO IN UN
PROCESSO PRODUTTIVO O PER IL CONSUMO)

6. L’UTILIZZAZIONE DEVE ESSERE CERTA E NON EVENTUALE


184-ter. Cessazione della qualifica di rifiuto
1. Un rifiuto cessa di essere tale, quando è stato
sottoposto a un’operazione di recupero, incluso il
riciclaggio e la preparazione per il riutilizzo, e soddisfi i
criteri specifici, da adottare nel rispetto delle seguenti
condizioni:
a) la sostanza o l’oggetto è comunemente utilizzato
per scopi specifici;

b) esiste un mercato o una domanda per tale sostanza


od oggetto;
c) la sostanza o l’oggetto soddisfa i requisiti tecnici per
gli scopi specifici e rispetta la normativa e gli standard
esistenti applicabili ai prodotti;

d) l’utilizzo della sostanza o dell’oggetto non porterà a


impatti complessivi negativi sull’ambiente o sulla salute
umana.
5. La disciplina in materia di gestione
dei rifiuti si applica fino alla
cessazione della qualifica di rifiuto.
Art.193 - Trasporto dei rifiuti

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Per gli enti e le imprese che
raccolgono e trasportano rifiuti
e non sono obbligati o non
aderiscono volontariamente al
sistema di controllo della
tracciabilità dei rifiuti (SISTRI)
di cui all'articolo 188-bis,
comma 2, lettera a), i rifiuti
devono essere accompagnati
da un formulario di
identificazione dal quale
devono risultare almeno i
seguenti dati:
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a) nome ed indirizzo del
produttore dei rifiuti e del
detentore;

b) origine, tipologia e
quantità del rifiuto

c) impianto di
destinazione;

d) data e percorso
dell'istradamento;
e) nome ed indirizzo
del destinatario.
2. Il formulario di identificazione di cui al comma 1 deve
essere redatto in quattro esemplari, compilato, datato e
firmato dal produttore dei rifiuti e controfirmate dal
trasportatore che in tal modo dà atto di aver ricevuto i
rifiuti….
Una copia del formulario deve rimanere presso il
produttore e le altre tre, controfirmate e datate in arrivo
dal destinatario, sono acquisite una dal destinatario e
due dal trasportatore, che provvede a trasmetterne una
al predetto produttore dei rifiuti.
Le copie del formulario devono essere conservate per
cinque anni.
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Art.192. Divieto di abbandono.

1.L'abbandono e il deposito incontrollati di rifiuti sul suolo e


nel suolo sono vietati.
2. È altresì vietata l'immissione di rifiuti di qualsiasi genere,
allo stato solido o liquido, nelle acque superficiali e
sotterranee.

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3. Fatta salva l'applicazione della sanzioni di
cui agli articoli 255 e 256, chiunque viola i
divieti di cui ai commi 1 e 2 è tenuto a
procedere alla rimozione, all'avvio a recupero
o allo smaltimento dei rifiuti ed al ripristino
dello stato dei luoghi in solido con il
proprietario e con i titolari di diritti reali o
personali di godimento sull'area, ai quali tale
violazione sia imputabile a titolo di dolo o
colpa, in base agli accertamenti
effettuati………omissis
SANZIONI
255. Abbandono di rifiuti
1.Fatto salvo quanto disposto dall'articolo 256, comma 2, chiunque,
in violazione delle disposizioni di cui agli articoli 192, commi 1 e 2,
226, comma 2, e 231, commi 1 e 2, abbandona o deposita rifiuti
ovvero li immette nelle acque superficiali o sotterranee è punito con
la sanzione amministrativa pecuniaria da trecento euro a
tremila euro. Se l'abbandono riguarda rifiuti pericolosi, la
sanzione amministrativa è aumentata fino al doppio.

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La norma sanziona l’abbandono di rifiuti di modeste
dimensioni, quindi con esclusione del deposito incontrollato

39 Si tratta dell’abbandono dei soli rifiuti domestici 30/11/18


La metodologia più comune
usata per accertare l’autore
dell’ illecito consiste nel
ricercare gli indizi attraverso
l’ispezione dei rifiuti
abbandonati.

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La difficoltà di questi
accertamenti sta nel
riuscire ad attribuire la
condotta di abbandono di
rifiuti al suo autore,
legandola esclusivamente
al solo rinvenimento tra i
rifiuti di uno o più
documenti univocamente
a lui riconducibili.
fasi dell’accertamento

1.L’operatore si trova sul luogo dell’abbandono, in cui con ogni


probabilità si troveranno rifiuti abbandonati da più soggetti

Bisognerà negli atti fare riferimento a rifiuti chiusi dentro un


contenitore (busta, scatola o altro) in modo tale che non si
possa mai sostenere che quel singolo documento rinvenuto sia
finito nel cumulo perché portato dal vento, o da terze persone.

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1.Dopo aver fatto aver fatto i preliminari rilievi fotografici, verrà
aperto il contenitore e verranno analizzati i rifiuti
Se dall’analisi della tipologia dei rifiuti dovesse apparire
chiaro che si tratta di una busta contenente rifiuti
compatibili con quelli propri dei cestini porta rifiuti
presenti in strada o in un luogo pubblico, (ad esempio
un bar) risulterà subito evidente che no sarà possibile
imputare la condotta ad un determinato soggetto.
L’organo accertatore, a questo punto, una volta rinvenuto l’
indizio potrà e dovrà porre in essere tutte le attività
istruttorie possibili, quali assumere a sommarie
informazioni il presunto autore, sentire eventuali
testimoni, ricercare ulteriori ed univoci indizi in modo tale
da attribuire la condotta di abbandono a quello che
potrebbe essere il solo «proprietario» del rifiuto.
L’autore affermerà sempre di non aver
abbandonato nessun rifiuto, non riuscendo a
spiegarsi come mai quel documento potesse
trovarsi in quel luogo.
Eventuali testimoni sono difficili da reperire anche
in considerazioni dei luoghi isolati in cui di norma
avviene l’abbandono.
QUINDI
BISOGNA SEGUIRE UNA STRADA DIFFERENTE
Nell’ambito delle sanzioni amministrative oltre alla persona del
trasgressore ,inteso quale autore materiale della condotta illecita,
viene individuato anche l’obbligato in solido., ed è identificato con il
proprietario della cosa che servì o fu destinata a commettere la
violazione.
Tenuto conto che al primo comma lett. a) dell’art. 183 del Dlgs.
152/2006 viene specificato che è rifiuto qualunque sostanza od
oggetto di cui il detentore si disfi o abbia l’intenzione di disfarsi o
abbia l’obbligo di disfarsi.
Pertanto se la proprietà del bene è certa, (perché
per esempio riconosciuto dallo stesso
proprietario o perché univocamente attribuibile
ad un determinato soggetto) è altrettanto certo
che quel bene sia stato non correttamente
smaltito e se anche per ipotesi il suo produttore
avesse affidato ad un terzo l’onere del suo
smaltimento ne risponderebbe ugualmente, in
quanto ha accettato il rischio che una cosa di sua
proprietà venisse illecitamente smaltita.
In un solo caso potrebbe esimersi dalla responsabilità,
nel caso in cui avesse correttamente conferito il suo
rifiuto.
Per tale ragione, l’organo accertatore deve verificare che i
documenti siano stati rinvenuti in un sacchetto chiuso unitamente a
rifiuti domestici indifferenziati, quindi non conferibili, in quello
stato, al servizio di raccolta pubblico e che tali rifiuti siano
incompatibili con quelli che possono essere contenuti in un cestino
pubblico di raccolta, quindi oggetto di un lecito conferimento da
parte del presunto autore.
Per tale ragione unitamente alle circostanze di luogo e di tempo è
fondamentale prima della contestazione caratterizzare i rifiuti
rinvenuti.
In materia di gestione dei rifiuti e tali sono anche i rifiuti
domestici, vige il principio della responsabilità del
proprietario/produttore per il loro corretto smaltimento.
Il proprietario del rifiuto deve sempre conferirlo in modo
corretto, secondo le regole proprie di quella tipologia di
rifiuto. Pertanto poco importa che sia stato materialmente lui
a porre in essere la condotta di abbandono, ciò che conta è
che il rifiuto sia stato smaltito in modo non corretto.
Anche qualora lo affidi a terzi deve comunque conferirlo a
soggetti abilitati al loro ritiro e smaltimento.
Non facendolo accetta il rischio di uno smaltimento illecito
del suo rifiuto e di questo risponde.
Se non si dovesse accogliere questa ricostruzione è
pressoché impossibile poter sanzionare un abbandono
illecito. Per l’autore dell’illecito basterebbe semplicemente
negare di aver abbandonato l’oggetto rinvenuto essendo
quasi del tutto impossibile per l’organo accertatore provare il
contrario.

NON SEMPRE QUESTA TESI VIENE PERO’


ACCETTATA DALLA GIURISPRUDENZA
Art 256. Attività di gestione di rifiuti non autorizzata
1. Fuori dai casi sanzionati ai sensi dell'articolo 29-
quattuordecies, comma 1, chiunque effettua una attività di
raccolta, trasporto, recupero, smaltimento, commercio ed
intermediazione di rifiuti in mancanza della prescritta
autorizzazione, iscrizione o comunicazione di cui agli articoli
208, 209, 210, 211, 212, 214, 215 e 216 è punito:
a) con la pena dell'arresto da tre mesi a un
anno o con l'ammenda da 2.600 euro a
26.000 euro se si tratta di rifiuti non
pericolosi;
b) con la pena dell'arresto da sei mesi a due
anni e con l’ammenda da 2.600 euro a 26.000
euro se si tratta di rifiuti pericolosi.

2. Le pene di cui al comma 1 si applicano ai titolari di


imprese ed ai responsabili di enti che abbandonano o
depositano in modo incontrollato i rifiuti ovvero li
immettono nelle acque superficiali o sotterranee in
violazione del divieto di cui all'articolo 192, commi 1 e 2.
DISCARICA art.256 c.3

In Italia, si è in presenza di una


discarica quando si adibisce un’area
allo smaltimento (deposito nel suolo e
nel sottosuolo) di rifiuti, ivi compresa
la zona interna al luogo di produzione
opportunamente adibita allo smaltimento dei medesimi da parte
del produttore degli stessi nonché qualsiasi area ove i rifiuti sono
sottoposti a deposito temporaneo per più di un anno.
decreto Legislativo 13 gennaio 2003, n. 36 “Attuazione della Direttiva 1999/31/CE relativa
alle discariche di rifiuti”,
chiunque realizza o gestisce una discarica non autorizzata
è punito con la pena dell‘ arresto da sei mesi a due anni e
con l’ammenda da 2.600 euro a 26.000 euro
Si applica la pena dell'arresto da uno a tre anni e
dell'ammenda da euro 5.200 a euro 52.000 se la discarica
è destinata, anche in parte, allo smaltimento di rifiuti
pericolosi
Alla sentenza di condanna o alla sentenza emessa ai sensi dell'articolo 444 del
c.p.p. (Applicazione della pena su richiesta) , consegue la confisca dell'area sulla
quale è realizzata la discarica abusiva se di proprietà dell'autore o del
compartecipe al reato, fatti salvi gli obblighi di bonifica o di ripristino dello stato
dei luoghi.
Affinché si sia di fronte al reato l’organo accertatore dovrà riscontrare con
certezza l’intenzione o meno del proprietario del sito e produttore dei rifiuti
l’intenzione di disfarsi dei rifiuti, se gli stessi sono destinati ad attività di
recupero-smaltimento o non vi è la minima intenzione a disfarsi di un
qualcosa che il proprietario – detentore considera beni materiali o
sostanze, che non devono essere smaltiti.

Caratteristica principale di una discarica abusiva è la permanenza dei rifiuti


in un luogo, che organizzato o meno per riceverli, viene utilizzato per
continui scarichi, anche intervallati nel tempo , di rifiuti di diversa natura o
provenienza;
256-bis. Combustione illecita di rifiuti
1. Salvo che il fatto costituisca più grave
reato, chiunque appicca il fuoco a rifiuti
abbandonati ovvero depositati in
maniera incontrollata in aree non
autorizzate è punito con la reclusione da
due a cinque anni.
Nel caso in cui sia appiccato il fuoco a rifiuti pericolosi, si applica la pena
della reclusione da tre a sei anni. Il responsabile è tenuto al ripristino
dello stato dei luoghi, al risarcimento del danno ambientale e al
pagamento, anche in via di regresso, delle spese per la bonifica.
2. Le stesse pene si applicano a colui che tiene le condotte di
cuiall'articolo 255, comma 1, e le condotte di reato di cui agli articoli 256
e 259 in funzione della successiva combustione illecita di rifiuti.
I mezzi utilizzati per il trasporto di rifiuti
oggetto del reato di cui al comma 1 del
presente articolo, inceneriti in aree o in
impianti non autorizzati, sono confiscati ai
sensi dell'articolo 259, comma 2, salvo che
il mezzo appartenga a persona estranea
alle condotte di cui al citato comma 1 del
presente articolo e che non si configuri
concorso di persona nella commissione del
reato
Il mezzo di trasporto, ai fini della confisca, deve essere
stato impiegato per trasportare rifiuti già oggetto di
combustione, e non, invece, per trasportare rifiuti da
dare al fuoco
Art. 186. Terre e rocce da scavo

le terre e rocce da scavo, anche di gallerie, ottenute quali


sottoprodotti, possono essere utilizzate per reinterri,
riempimenti, rimodellazioni e rilevati purché:
a) siano impiegate direttamente nell'ambito di opere o interventi
preventivamente individuati e definiti;

b) sin dalla fase della produzione vi sia certezza dell'integrale utilizzo;

c) l'utilizzo integrale della parte destinata a riutilizzo sia tecnicamente


possibile senza necessità di preventivo trattamento o di trasformazioni
preliminari per soddisfare i requisiti merceologici e di qualità
ambientale idonei a garantire che il loro impiego non dia luogo ad
emissioni e, più in generale, ad impatti ambientali qualitativamente e
quantitativamente diversi da quelli ordinariamente consentiti ed
autorizzati per il sito dove sono destinate ad essere utilizzate;
d) sia garantito un elevato livello di tutela ambientale;
e) sia accertato che non provengono da siti contaminati o sottoposti
ad interventi di bonifica ai sensi del titolo V della parte quarta del
presente decreto;
f) le loro caratteristiche chimiche e chimico-fisiche siano tali che il
loro impiego nel sito prescelto non determini rischi per la salute e
per la qualità delle matrici ambientali interessate ed avvenga nel
rispetto delle norme di tutela delle acque superficiali e sotterranee,
della flora, della fauna, degli habitat e delle aree naturali protette. In
particolare deve essere dimostrato che il materiale da utilizzare non
è contaminato con riferimento alla destinazione d'uso del
medesimo, nonché la compatibilità di detto materiale con il sito di
destinazione;
g) la certezza del loro integrale utilizzo sia dimostrata. L'impiego di
terre da scavo nei processi industriali come sottoprodotti, in
sostituzione dei materiali di cava, è consentito nel rispetto delle
condizioni fissate all'articolo 183, comma 1, lettera p).
I materiali da scavo possono contenere, sempre che la
composizione media dell’intera massa non presenti
concentrazioni di inquinanti superiori ai limiti (del regolamento),
materiali estranei di origine antropica quali: calcestruzzo,
bentonite, PVC, vetroresina, miscele cementizie e additivi per
scavo meccanizzato (il regolamento fissa al 20% la quantità
massima di materiali di origine antropica presenti, frammisti a
suolo e sottosuolo, nei riporti)
La Corte di cassazione nella sentenza n. 41607/2017, ha stabilito
che le imprese non potranno accumulare le macerie in attesa di
utilizzo per recupero in altri cantieri, ma dovranno decidere
subito dove e come utilizzarli, altrimenti quello stoccaggio sarà
considerato una discarica abusiva..

Prima dell’apertura del cantiere occorre dichiarare la volontà di


riutilizzare le macerie edili che normalmente sono rifiuti e non
sottoprodotti, attraverso un’apposita autorizzazione ambientale
per il recupero degli inerti. Senza questa dichiarazione
andrebbero conferite in discarica.
I MATERIALI DA DEMOLIZIONE SONO RIFIUTI E NON
SOTTOPRODOTTI

L’attività di demolizione edifici o strade non rientra tra i processi di


produzione che possono dare origine ad un sottoprodotto ed i
relativi residui vanno qualificati come rifiuti.
CONCETTO RIBADITO DALLA CORTE DI CASSAZIONE CON
SENTENZA DEL 23 FEBBRAIO 2018
UTILIZZO DI MATERIALE PROVENIENTE DA
DEMOLIZIONI E TERRE E ROCCE DA SCAVO
UTILIZZO DELLE CENERI DA FONDERIA COME
SOTTOFONDO STRADALE
GESTIONE DI RIFIUTI ATTIVITA’ ABUSIVA DI
RIPARAZIONI AUTO - MOTO
DEPOSITO RIFIUTI IN CAPANNONE POI
RISULTATO IN PARTE ABUSIVO
GRAZIE PER L’ATTENZIONE
v.liguori@comune.bustoarsizio.va.it

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