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Il Rapporto Brundtland (1987)

e il concetto di “sviluppo sostenibile”

• Rapporto «Our common future» del 1987 della Commissione mondiale su


Ambiente e Sviluppo, presieduta da Gro Harlem Brundtland, medico ed ex
primo ministro norvegese, all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite.
• I problemi globali dell’ambiente sono dovuti alla grande povertà in molti
dei Paesi in via di sviluppo e ai modelli di produzione e di consumo non
sostenibili in quelli più sviluppati.
• Vi è quindi la necessità di attuare una strategia in grado di integrare le
esigenze dello sviluppo e dell’ambiente, definita come «sustainable
development» o «sviluppo sostenibile».

«Lo sviluppo sostenibile è quello che consente alla generazione


presente di soddisfare i propri bisogni senza compromettere la
possibilità delle generazioni future di soddisfare i propri».
La “green economy”
È un modello di sviluppo economico che prende origine da un’analisi econometrica

del sistema e che, oltre ai benefici ottenuti da un certo regime di produzione

(aumento del Prodotto Interno Lordo), tiene conto anche dell’impatto ambientale

e dei potenziali danni creati all’ambiente dall’intero ciclo di trasformazione.

Nel 2006 il Rapporto Stern ha evidenziato come i cambiamenti climatici siano il


più grande fallimento del mercato mai esistito, con rilevantissime conseguenze di
natura macroeconomica in caso di inazione (riduzione sino al 20% della ricchezza
globale) scaricate sulle future generazioni.

Nel documento “The future we want”, approvato a Rio+20, si afferma: “Registriamo


le esperienze positive di alcuni paesi, anche di paesi in via di sviluppo, nell’adottare
politiche di green economy”, sottolineando così che si tratta di un processo in atto,
promosso e accelerato da due crisi: quella climatica e quella economica, iniziata con
la recessione del 2008-2009 e in molti paesi ancora in corso.
La “green economy”
La green economy è “il nuovo mantra scelto da governi e banche
per sostituire e l'ormai logoro sviluppo sostenibile”.

Sostenibilità ambientale: garantire la disponibilità e la qualità delle risorse naturali

Sostenibilità sociale: garantire la qualità della vita, la sicurezza e i servizi per i cittadini

Sostenibilità economica: garantire l’efficienza economica e il reddito per le imprese


La “green economy”

L’approccio della green economy è molto più vago, meno


vincolante, e “tale da permettere ogni estensione del concetto
utile ai grandi interessi economici“

La “Green Economy” è attualmente considerata “come uno degli


importanti strumenti disponibili per raggiungere uno sviluppo
sostenibile”.
Nel cuore degli Emirati Arabi sorgerà Masdar,
la prima città a zero inquinamento e zero
rifiuti, dotata di tecnologie per sfruttare
l’energia termica solare e per la depurazione
delle acque. Masdar city sarà il primo esempio
di città completamente sostenibile.

Masdar avrà le caratteristiche di una città completamente sostenibile!


La città sarà esente da emissioni inquinanti, non vi sarà alcun deposito o
stoccaggio di rifiuti in quanto verranno riciclati per il 99%, mentre il rimanente
1% finirà in appositi impianti di compostaggio e termovalorizzazione.
Per quanto riguarda il fabbisogno di acqua della città, questa sarà pescata dal
mare e messa a disposizione dopo essere stata desalinizzata, trattata e filtrata.
Il fabbisogno energetico di Masdar sarà garantito per intero da fonti rinnovabili
come l’energia termica solare ed eolica.
ECONOMIA LINEARE

Materia
Prima
Basato sull’impiego di risorse ritenute tradizionalmente
disponibili in quantità illimitate, grazie anche alla loro
economicità
Produzione
Negli ultimi anni si è registrata una crescita senza
precedenti nella domanda di tali risorse, il cui
approvvigionamento si è rivelato essere soggetto a
significativi limiti
Uso
Ciò ha messo in discussione per la prima volta il
sistema economico improntato ad un approccio lineare

Rifiuto
ECONOMIA DEL RICICLO

Materia
Prima

Produzione
Riciclo Economia basata sul
riuso degli scarti
Uso

Rifiuto
ECONOMIA CIRCOLARE
Materia
Prima

Riciclo Produzione

Uso

Sviluppo del concetto di economia circolare, un modello che permette di confrontarsi


con la limitatezza delle risorse utilizzate
L’economia circolare è un’economia progettata per auto-rigenerarsi
ECONOMIA CIRCOLARE: LA STORIA
ECONOMIA CIRCOLARE: LA STORIA

One of the most-frequently cited definitions that incorporate elements from


various different disciplines has been provided by the Ellen MacArthur
Foundation (2013) which describes the circular economy as “an industrial
system that is restorative or regenerative by intention and design. It replaces
the ‘end-of-life’ concept with restoration, shifts towards the use of renewable
energy, eliminates the use of toxic chemicals, which impair reuse, and aims for
the elimination of waste through the superior design of materials, products,
systems, and, within this, business models’’.

The overall objective is to “enable effective flows of materials, energy,


labour and information so that natural and social capital can be rebuilt’’
(Ellen MacArthur Foundation)
ECONOMIA CIRCOLARE: LA STORIA

Nella comunicazione “Closing the loop – an EU action plan” (2015) la


Commissione Europea si esprime così:
“La transizione verso un’economia più circolare, in cui il valore dei prodotti, dei
materiali e delle risorse è mantenuto quanto più a lungo possibile e la
produzione di rifiuti è ridotta al minimo, è una componente indispensabile
degli sforzi messi in campo dall’Unione europea per sviluppare un’economia
che sia sostenibile, rilasci poche emissioni di biossido di carbonio, utilizzi le
risorse in modo efficiente e resti competitiva. Questa transizione offre
all’Europa l’occasione di trasformare l’economia e generare nuovi vantaggi
competitivi sostenibili.”
ECONOMIA CIRCOLARE: LE SCUOLE DI PENSIERO
Cradle to cradle. Tutti i materiali del processo produttivo e commerciale, sia tecnici che biologici, devono essere
‘nutritivi’ per poter essere continuamente riutilizzati all’interno dei loro rispettivi ‘metabolismi’. Questa teoria elimina il
concetto di rifiuto, perché “rifiuto è nutrimento”; si basa esclusivamente sull’energia rinnovabile e rispetta l’uomo e
l’ambiente, andando a preservare la salute degli ecosistemi e l’impatto sui luoghi.

Performance economy. Walter Stahel aggiunse alla teoria C2C l’approccio a “circuito chiuso” del processo produttivo
che comprende quattro obiettivi principali: estendere il ciclo di vita dei prodotti, realizzare beni di valore duraturi, fare
attività di rinnovamento dei prodotti ed evitare gli sprechi.

Biomimicry. E’ lo studio delle migliori idee della natura e l’imitazione di disegni e processi per risolvere i problemi degli
esseri umani. Tre i principi più importanti: studiare ed emulare la natura; usare uno standard ecologico per giudicare la
sostenibilità delle nostre innovazioni; valutare la natura non per capire cosa ricavarne ma cosa possiamo apprendere
da essa.

Industrial ecology. E’ lo studio della materia e dei flussi di energia attraverso i sistemi industriali. Considerata anche la
scienza della sostenibilità, considera i rifiuti come l’input da cui partire per sviluppare un piano industriale che sfrutti
l’ambiente, rispettandolo.

Capitalismo naturale. Si riferisce a tutta la gamma degli asset naturali, compresi la terra, l’aria, l’acqua e tutte le cose
viventi. Si basa su quattro pilastri: incrementare radicalmente la produttività delle risorse naturali; dotarsi di modelli e
materiali di produzione ispirati alla biologia; un modello di business volto a garantire una sequenza di servizi;
reinvestire sul capitale naturale.

Blue economy. “Usare le risorse disponibili in un sistema a cascata, dove il rifiuto di un prodotto diventa l’input per
produrre una nuova cascata”.
Regenerative design. John T. Lyle teorizzò per primo l’applicazione a tutti i comparti produttivi di quanto già faceva
l’agricoltura: studiare un sistema produttivo che rigeneri i prodotti e le risorse.
ECONOMIA CIRCOLARE: I PROCESSI PRINCIPALI
USE LESS PRIMARY RESOURCES
MAINTAIN THE HIGHEST VALUE OF
MATERIALS AND PRODUCTS
CHANGE UTILIZATION PATTERNS
ECONOMIA CIRCOLARE: GLI OBIETTIVI
L’idea di sviluppare l’Economia Circolare può forzare e orientare il sistema economico
complessivo verso nuovi modelli di comportamento. Questo significa far prevalere la
sostenibilità ambientale e sociale. Uno schema concettuale utile per inquadrare
l’Economia Circolare è quello adottato dall’OECD (Organization for Economic Co-
operation and Development), che evidenzia tre anelli di lettura diversi:

— la chiusura dei flussi di risorse, ciò che è conosciuto da lungo tempo


come recupero e riciclo, dove il sistema rifiuti ha un ruolo centrale, ma anche
il riutilizzo e il re-manufacturing dei prodotti;

— il rallentamento del circuito d’uso, ossia l’allungamento della durata di


vita dei prodotti e il contrasto all’obsolescenza accelerata rispetto a ciò che è
logico dal punto di vista tecnico e accettabile a livello sociale;

— il restringimento del circuito d’uso, cioè l’efficienza nell’uso delle


risorse che si concretizza nell’evitare lo spreco e nel produrre di più con la
stessa quantità di risorse e materiali, con un focus che si estende al design e
forme di “sharing economy”.
ECONOMIA CIRCOLARE: UN ESEMPIO TUTTO ITALIANO
The Circle è un'azienda agricola nata a Roma da 4 giovani ragazzi laureati in biotecnologie.
Grazie alla tecnologia che hanno progettato e realizzato, la produzione di ortaggi è stata
abbinata all'allevamento di pesci. L'alimentazione e la respirazione dei pesci in vasca
producono ammoniaca e scarti organici che si trasformano in fertilizzante per le piante. Le
piante ricevono quest'acqua ricca di principi nutritivi e crescono forti e rigogliose, senza
l'impiego di sostanze di sintesi. L'acqua che non viene assorbita dalle piante torna pulita
nella vasca dei pesci permettendo un risparmio idrico del 90%.

Un ciclo virtuoso e sostenibile che in sostanza non fa altro che riprodurre il ciclo stesso della
natura.

I vantaggi di questa tecnologia tutta italiana sono straordinari:

• 135 litri di acqua risparmiata per ogni kg di prodotto;


• 33 mila kg di CO2 risparmiata ogni anno all'atmosfera;
• Produzione per ettaro doppia rispetto alle coltivazioni tradizionali;
• 0% di emissioni inquinanti;
• Nessun impiego di diserbanti, fertilizzanti di sintesi e antiparassitari.

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