L’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile è un programma d’azione per le persone, il pianeta e la
prosperità. Questo documento, sottoscrito il 25 settembre 2015 dai governi dei 193 Paesi membri
delle Nazioni Unite, e approvata dall’Assemblea Generale dell’ONU, esprime un chiaro giudizio
sull’insostenibilità dell’attuale modello di sviluppo, non solo sul piano ambientale, ma anche su
quello economico e sociale: in questo modo viene definitivamente superata l’idea che la
sostenibilità sia solamente una questione ambientale, affermando che questa riguarda ogni
aspetto dello sviluppo.
I pilastri su cui è basata l’Agenda 2030 sono cinque e sono le “5p”:
Pianeta, proteggere le risorse naturali e il clima del pianeta per le generazioni future.
I 17 obiettivi sono:
13. Fare un’azione urgente per combattere il cambiamento climatico e il suo impatto.
14. Salvaguardare gli oceani, i mari e le risorse marine per un loro sviluppo sostenibile.
15. Proteggere, ristabilire e promuovere l’uso sostenibile degli ecosistemi terrestri, la gestione
sostenibile delle foreste, combattere la desertificazione, fermare e rovesciare la
degradazione del territorio e arrestare la perdita della biodiversità.
16. Promuovere società pacifiche e inclusive per lo sviluppo sostenibile, garantire a tutti
l’accesso alla giustizia, realizzare istituzioni effettive, responsabili e inclusive a tutti i livelli.
Lo smart working (lavoro agile) è ununa forma di lavoro che si è reso necessario applicare in seguito
alla pandemia di Covid-19.19. Secondo il Politecnico di Milano, questo evento ha, infatti, costretto più
di cinque milioni di lavoratori a fare della propri
propriaa casa il posto di lavoro. Se da un lato lo smart
working ha causato alcuni disagi di carattere economico (diminuzione degli stipendi
stipendi) per alcuni
lavoratori, dall’altro ha permesso la diminuzione dell’inquinamento ambientale.
Prima del lockdown, lo studio "Ad"Added Value of Flexible Working" realizzato da Development
Economics, calcolava che a livello mondiale il lavoro agile è in grado di ridurre i livelli di anidride
carbonica di 214 milioni di tonnellate l'anno entro il 2030, pari alla stessa quantità di C CO2 che
verrebbe sottratta dall'atmosfera da 5,5 miliardi di alberi, ora i risparmi economici ed energetici,
dopo questo periodo forzato legato all'epidemia, stanno già convincendo sempre più aziende a
favorire lo smart working.
Da uno studio condotto dall’organizzazione no no-profit
profit Carbon Trust nel giugno 2021, intitolato
acustico. Con il progressivo aumento dei lavoratori in smart working abbiamo assistito ad un
abbattimento dei rumori causati dal traffico negli orari di punta. Dai dati dell’arpa Piemonte si può
notare come dopo la ripresa delle attività in seguito al lockdown 2020, i rumori causati dal traffico
di giorno sono mediamente diminuiti. In conclusione è evidente che lo smart working può solo che
migliorare l’impatto ambientale del lavoro.