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materiali e applicazioni

g di Nicola Flamel

I biopolimeri
Compostabili, bioassorbibili o biodegradabili?
I polimeri bio costituiscono una vasta e interessante classe di materiali che possono sostituire in molteplici applicazioni i tradizionali materiali plastici, con indubbi vantaggi di carattere ambientale. Peraltro, il loro impiego oggi limitato dalla non competitivit economica, dovuta soprattutto ai bassi volumi di produzione. Ma la situazione potrebbe presto cambiare, grazie sia a politiche e normative incentivanti sia allaumento del prezzo del petrolio e quindi degli intermedi utilizzati per la produzione delle materie plastiche tradizionali

Un materiale plastico pu essere definito biodegradabile se tutti i suoi componenti organici sottostanno a processi di degradazione indotti da un sistema biologico per via naturale o metabolica

ebbene studiate e sperimentate da decenni, le materie plastiche biodegradabili (spesso sbrigativamente indicate con i termini bioplastiche o biopolimeri) stanno acquisendo ora una certa importanza di mercato come possibili sostituti delle materie plastiche tradizionali, soprattutto per motivi ambientali, grazie alla possibilit dei manufatti con essi realizzati di sottostare a fine vita a una degradazione, naturale o batterica, che d luogo a prodotti innocui o addirittura utili per lambiente. un vantaggio non trascurabile, dal momento che uno dei maggiori problemi delle materie plastiche tradizionali deriva dal fatto che i prodotti finali sono indistruttibili per via naturale e comunque difficilmente smaltibili. Ma in un futuro non lontano le bioplastiche potrebbero offrire anche vantaggi economici, a causa del continuo aumento del prezzo del petrolio e quindi dei derivati impiegati per la produzione delle materie plastiche tradizionali. Di fatto, i biopolimeri costituiscono una classe di composti estremamente interessante sia per la grande variet dei prodotti di partenza sia per la possibilit di modificare le loro propriet chimicofisiche, e quindi di rispondere a molteplici esigenze applicative. Sotto laspetto formale un materiale plastico pu essere definito biodegradabile se tutti i suoi componenti organici sottostanno a processi di degradazione indotti da un sistema biologico, per via naturale o metabolica. Si tratta di processi che possono essere determinati, qualitativamente e quantitativamente,

mediante appositi test standardizzati, come per esempio quelli che definiscono i livelli di bioassorbibilit da parte di organismi biologici o di compostabilit (cio la possibilit di trasformazione in compost, materiale di proficuo e vario utilizzo in agricoltura). Le possibili applicazioni delle bioplastiche sono molteplici e interessano molti settori diversi, per mercati sia di massa (come quello degli imballaggi e quello delle fibre per lindustria tessile) sia di nicchia (come quello dei prodotti medicali e quello delle applicazioni ingegneristiche speciali).

Il mercato dei biopolimeri


Oggi la domanda di materie plastiche biodegradabili a livello mondiale di circa 340mila tonnellate, ma si prevede che possa aumentare del 25 per cento nei prossimi tre anni se saranno soddisfatte alcune condizioni particolari, come lampliamento della gamma dei prodotti fit for use, maggiori volumi di produzione, prezzi competitivi con quelli delle materie plastiche tradizionali, ladozione di incentivi a livello politico e, in generale, una maggior fiducia da parte del consumatore nelle prestazioni di questi prodotti. Secondo un rapporto redatto nel 2004 dallUniversit di Utrecht e dallIstituto Fraunhofer per conto della Commissione europea, i biopolimeri sarebbero gi oggi in grado di sostituire circa il 33 per cento delle materie plastiche tradizionali. Ci comporterebbe una produzione totale di bioplastiche di circa 15,4 milioni di tonnellate annue. Peraltro, senza un sostegno politico, cio lasciando che la domanda e lofferta si sviluppino in modo naturale, il mercato dei biopolimeri sembra destinato a

rimanere, almeno per un lungo periodo di tempo, un mercato di nicchia, con un volume di produzione totale valutato in circa 0,5 milioni di tonnellate nel 2010; al contrario, opportunamente incentivato, potrebbe arrivare nel 2010 a un milione di tonnellate e nel 2020 a 1,75 milioni di tonnellate nel 2020 o addirittura 3 milioni di tonnellate in condizioni di mercato particolarmente favorevoli. Altri istituti di ricerca, come lEuropean Bioplastics, sono ancor pi ottimisti. Ma a breve potrebbe maturare unaltra condizione molto favorevole. Secondo uno studio della Comunit europea, nel giro di pochi anni un quarto delle aree agricole europee non sar pi utilizzato per produzioni agricole alimentari per eccesso di sovrapproduzione. La destinazione di queste aree dismesse alla produzione di biomonomeri da impiegare per la produzione di biopolimeri o, in quantit molto pi abbondante, per la produzione di biocarburanti potrebbe rivelarsi una soluzione conveniente anche sotto laspetto economico. Naturalmente tutte queste previsioni sono legate a fattori con andamenti futuri oggi difficilmente valutabili: il miglioramento delle prestazioni chimiche e meccaniche dei biopolimeri, la standardizzazione dei processi di produzione e quindi la riduzione dei costi, laumento del prezzo dei derivati del petrolio utilizzati nella produzione delle materie plastiche tradizionali, lemanazione di normative ambientali severe che potrebbero favorire, direttamente o indirettamente, lutilizzo di prodotti biodegradabili e cos via. Sin dagli anni 70 e 80 diversi gruppi industriali hanno messo a punto e

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posto in vendita, seppur con alterna fortuna, materie plastiche biodegradabili: Zeneca (Gruppo ICI), Chemie Linz, Procter&Gamble, Bayer, Basf, DuPont e altre; in Italia Montedison si occupata a suo tempo di prodotti da amido. Linteresse per le bioplastiche peraltro sempre vivo; lo dimostra la tendenza a stringere accordi tra industrie produttrici di polimeri tradizionali e industrie agricole per produrre biomonomeri o biopolimeri a prezzi competitivi.

Un polimero bioassorbibile se pu essere assorbito da un sistema biologico, ovvero se viene metabolizzato ed eliminato

Produzione e impiego dei biopolimeri


Esistono oggi quattro principali vie di produzione di biopolimeri: utilizzo di polimeri naturali, tal quali o modificati (per esempio, polimeri da amido o cellulosa);

polimerizzazione di biomonomeri ottenuti per fermentazione (per esempio i PLA, polimeri dellacido lattico); polimerizzazione di biomonomeri ottenuti da microorganismi o in culture agricole di prodotti geneticamente modificati (per esempio i PHA, poliidrossialcanoati); polimerizzazione di biomonomeri e monomeri fossili. Tra questi metodi di produzione il primo quello oggi pi sfruttato, il secondo sembra quello destinato ad acquisire maggior importanza nei prossimi anni, mentre il terzo ancora lontano da una produzione di massa. Nel quarto sistema invece sta investendo notevolmente DuPont, soprattutto per la produzione su larga scala di monomeri per biocarburanti.

I polimeri da amido e cellulosa I polimeri da amido costituiscono oggi il 75-80 per cento del totale dei biopolimeri prodotti. Le loro propriet chimiche e fisiche sono assai diverse in funzione sia del modo di ottenimento dei prodotti di partenza sia della natura e della quantit degli svariati possibili sostituenti chimici inseribili nella catena. Per esempio, i biopolimeri possono essere classificati in funzione dellamido di partenza (parzialmente fermentato, puro destrutturizzato, modificato per sostituzione di gruppi OH con gruppi eteri o esteri), o per il blend con altri polimeri o additivi (poliesteri, plastificanti...) che possono far assumere al prodotto finale caratteristiche meccaniche molto diverse: per esempio, passando da materiale plastico flessibile (come il polietilene) a rigido (come il polistirene). In effetti, i polimeri da amido, opportunamente additivati, possono essere lavorati con

Livelli di biodegradabilit e di compostabilit degli imballaggi


BIODEGRADABILIT
In accordo con la UNI EN 14046: Valutazione della biodegradabilit aerobica ultima dei materiali di imballaggio nelle condizioni controllate di compostaggio. Metodo mediante analisi dellanidride carbonica rilasciata

Il livello di accettazione pari al 90% da raggiungere in meno di 6 mesi

DISINTEGRABILIT
In accordo con la UNI EN 14045: Valutazione della disintegrazione dei materiali di imballaggio nelle prove di utilizzo reale nelle condizioni di compostaggio specificate
Foto Nature Works LLC

I campioni del materiale di prova vengono compostati insieme a rifiuti organici per 3 mesi La massa dei residui del materiale di prova con dimensioni maggiori a 2 mm deve essere inferiore al 10% della massa iniziale

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le usuali tecniche di lavorazione dei termoplastici. Attualmente, circa il 75 per cento dei polimeri da amido viene utilizzato nel packaging, generico e alimentare, e il restante 25 per cento in agricoltura. Uninteressante applicazione lutilizzo per i prodotti derivati da amido puro come filler nella produzione degli pneumatici, in parziale sostituzione del carbon black, con benefici che riguardano la riduzione sia del rumore sia dellattrito, e quindi dei consumi di carburante. I polimeri derivati da cellulosa sono stati i primi a essere prodotti e usati per la produzione sia di semilavorati (in massa, come la celluloide, o in film, come il cellophan) sia in fibre (come il rayon). Il loro utilizzo per rimasto ristretto ad applicazioni di nicchia, soprattutto per alcuni limiti oggettivi, come linfiammabilit e la relativa scarsa processabilit. I biopolimeri PLA Punto di partenza dei polimeri dellacido lattico (PLA) il mais, da cui si ottiene glucosio, convertito successivamente in acido lattico e quindi sottoposto a polimerizzazione. Questi prodotti sono particolarmente interessanti per impieghi nel settore biomedicale, per esempio per trattamenti estetici, in quanto dotati di bioassorbibilit da parte di un sistema biologico. I biopolimeri PHA I poliidrossialcanoati (PHA) sono dei poliesteri alifatici prodotti direttamente

Secondo il CEN (European Committee of Standardization) la compostabilit sostanzialmente un riciclo organico che avviene in condizioni controllate ben definite e quantificabili

da microrganismi per fermentazione del substrato di carbonio di sostanze naturali. Possono essere prodotti come omopolimeri (poliidrossibutirrato) o come copolimeri (poliidrossibutirrato-copoliidrossivalerato). Le propriet finali dipendono ovviamente dal contenuto di comonomeri. I loro impieghi sono vari; uno di questi molto interessante, la possibilit di sostituire il PET nella produzione delle bottiglie.

Possibilit future
Gi oggi esistono diverse tipologie di bioplastiche che, per propriet chimicofisiche e lavorabilit, sono in grado di sostituire in molte applicazioni le materie plastiche tradizionali. Per altre tipologie invece si richiede un miglioramento sia delle prestazioni sia dei relativi processi produttivi. Comunque, si pu dire che quasi ogni tipo di materiale plastico tradizionale ha gi adesso un possibile sostituto, tecnicamente altrettanto valido, nella gamma delle materie plastiche biodegradabili. I vantaggi derivanti dalla sostituzione delle materie plastiche tradizionali con le bioplastiche rimangono al momento essenzialmente di carattere ambientale. Ma in un prossimo futuro ne potrebbero derivare anche vantaggi economici, in considerazione soprattutto del

continuo aumento del prezzo del petrolio e dei suoi derivati, che costituiscono la base per la produzione delle materie plastiche tradizionali. Altro fattore che potrebbe aumentare la competitivit delle bioplastiche riguarda ladozione di appositi provvedimenti incentivanti di carattere legislativo e normativo, soprattutto in difesa dellambiente. Per esempio, in Francia stata approvata di recente una norma che prevede nei prossimi quattro anni la sostituzione delle materie plastiche tradizionali con plastiche biodegradabili nella produzione degli shopper; in Italia una norma analoga dovrebbe entrare in vigore dal 2010. Altri incentivi allo sviluppo dei biopolimeri potrebbero presto venire da nuovi provvedimenti restrittivi riguardanti il riciclo e lo smaltimento a fine vita di manufatti indistruttibili, come quelli ottenuti con materiali plastici tradizionali. In definitiva, laffermazione su larga scala delle bioplastiche potrebbe rappresentare negli anni a venire una nuova concreta via di sviluppo tecnico e commerciale per lintero settore delle materie plastiche.

Secondo la UNI EN 13432 un materiale plastico viene definito compostabile se ogni suo componente compostabile

Larticolo tratto dalla presentazione Bioplastiche: un tema di attualit e una nuova opportunit per lo sviluppo del settore effettuata da Antonio Casale il 24 maggio ad Alessandria, durante Il seminario dellinnovazione tecnologica organizzato da Piovan e in collaborazione con il Consorzio Proplast. Le slide della presentazione sono disponibili su richiesta alla redazione (nicoletta.boniardi@ tecnichenuove.com)

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