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1.3.

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L’ industria chimica parte dalle materie prime. Le materie prime organiche più
importanti sono carbone, petrolio, gas naturale e biomasse. Queste ultime
sono una materia prima rinnovabile. Materie prime organiche importanti sono
S, NaCl, Ca3 (P O4 )2 , aria.
Con le materie prime tramite l’industria chimica di base si ottengono i
prodotti della chimica di base. Questi sono soprattutto alcheni fino a C4 ,
alchilaromatici, syngas, N H3 , metanolo, H2 SO4 , Cl2 .
I composti di chimici di base sono in tutto 20 ed appartengono ai bulk
chemicals: composti prodotti in grande quantità.
Ai bulk chemicals appartengono anche gli intermedi, che sono alcune centinaia.
I più importanti sono MeCOOH, formaldeide, ossido di etilene.
Dagli intermedi si può arrivare ai prodotti per il consumo (prodotto dall’
industria primaria derivata). Questi sono circa 100.000. Il prodotto per il
consumo diventa prodotto finale tramite il passaggio nell’industria
manifatturiera.
Dagli intermedi si possono anche produrre i prodotti della chimica fine (fine
chemicals) tramite il passaggio nell’industria chimica secondaria. Questi sono
molecole per farmaci, detergenza, fragranze, additivi alimentari. Questi
prodotti possono anche essere ottenuti a partire da materie prime naturali.

Figure 1: Bisogna fare attenzione a non distinguere industria specialistica e delle


specialità

Quale è la classificazione dell’industria chimica adottata da Federchimica?


Questa adotta una classificazione diversa, basata sulla realtà della chimica
industriale in Italia. La sua classificazione si basa sull’uso di bilduing blocks:
una categoria che comprende soprattutto intermedi. Esempi di building block
sono metano, etilene, propilene, benzene. Questi sono prodotti i grandi volumi
e non presentano grosse differenze tra i produttori, dunque vengono acquistati
sulla base del prezzo. Il prezzo va da 10 • kg − 1 in giù. Le eventuali differenza
possono essere nelle impurezze, che si rifletterebbero nel prezzo. Se posso
permettermi di usare reagenti impuri dipende dal modo in cui devo usarli.

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Figure 2: Settori in cui è divisa l’industria manifatturiera, l’industria farmaceu-
tica non è inclusa

Federchimica divide le aziende chimiche in vari settori;il settore della chimica


degli intermedi e delle specialità si divide a sua volta in molti altri
”sottosettori”.
Le industrie chimiche specialistiche sono le industrie da cui escono i prodotti
che vanno in industria manifatturiera. In questo caso l’ acquisto è fatto sulla
base delle prestazioni.
Le industrie della chimica di base-specialistica fanno essenzialmente polimeri,
fertilizzanti, vernici, fibre, gas tecnici. Hanno questo nome perché hanno
caratteristica sia delle industrie della chimica di base sia della chimica
specialistica.
Quando un prodotto chimico viene introdotto sul mercato le sue vendite
aumentano, ma la velocità con cui lo fanno cambiano. Questa determina anche
quanto velocemente un prodotto arrivi al fine vita. Il prodotto A è
semplicemente un prodotto sbagliato, se non si riesce a piazzarlo in qualche
nicchia di mercato è meglio smettere di produrlo. Il prodotto B è un tipico
prodotto con copertura brevettuale. Dopo le vendite assicurate dal fatto di
essere l’unico a coprire una data nicchia il brevetto scade e la concorrenza
diventa cosı̀ forte da far crollare le vendite ad un livello molto basso. Se non si
riescono a coprire i costi di produzione spesso è meglio abbandonare la
produzione. Nel caso del prodotto C si riesce a migliorare le caratteristiche del
prodotto. Se si riesce si cerca di brevettare la miglioria. Il prodotto D dopo un
exploit mantiene delle vendite costanti, o al massimo leggermente crescenti.
Un andamento del genere è tipico dei bulk chemicals. Un bulk chemicals può
esser estromesso dal mercato a causa di cambiamenti di leggi. Ad esempio i
combustibili fossili verranno rimpiazzati dalle biomasse.
Per quanto riguarda i bulk il processo può cambiare: quasi tutti hanno subito
delle modifiche importanti a livello di sintesi. I motivi possono essere di natura

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Figure 3:

ambientale, economica (questa è stata fatta per tenere testa alla concorrenza
asiatica). Ad esempio per l’epossido di etilene si otteneva prima la cloridrina
che poi veniva fatta reagire con Ca(OH)2 (o anche un’ altra base) in modo da
eliminare CaCl2 . Avere CaCl2 come coprodotto è un problema: dato che
aveva molte impurezze organiche non lo si poteva impiegare in altri contesti ed
andava smaltito. Inoltre si verificavano diverse reazioni indesiderate. A partire
dagli anni 60 l’epossidazione diretta ha soppiantato gradualmente il processo

Figure 4:

Secondo il principio dell’integrazione ogni sottoprodotto è riutilizzato in altri


processi. Le biomasse vengono solitamente usate in processi di fermentazione.
L’ acetilene un tempo lo si faceva soprattutto tramite fermentazione, oggi
questo processo lo si usa in minima parte, cosı̀ come i processi con etilene e
acetilene . Oggi l’ acido acetico lo si produce soprattutto attraverso
carbonilazione diretta del metanolo. Anche l’ ossidazione del n-Bu la si usa
sempre meno. Il processo di produzione del butanolo per fermentazione sta

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Figure 5: Produzione di epossido per ossidazione diretta, possibili prodotti sono
CO e CO2

essendo ripreso. In alternativa si può fare idroformilazione del propilene.


L’ammoniaca un tempo era fatta a partire dal cloruro di vinile.La si è
abbandonata perché la produzione di acetilene da carbone era particolarmente
energivora, inoltre nella sintesi veniva impiegato Hg. Oggi la sintesi si fa per
ossiclorinazione dell’etilene ottenuto dal petrolio.
Nel caso dei fine chemicals ci sono nuove molecole che entrano continuamente
sul mercato. Dato che c’è margine per piazzare nuovi prodotti la concorrenza è
molto forte ed è quindi importante arrivare sul mercato in tempi brevi (time to
market). Nel caso dei fine il controllo qualità è molto importante. I
partnerariati con l’industria manifatturiera sono molto importanti in questo
caso. Inoltre è importante avere in azienda persone con competenze chimiche
forti, dato che i fine possono essere molto complessi; difatti le aziende che
fanno fine devono avere un vasto know-how riguardo le sintesi: devo mettere a
punto un processo che produca pochi scarti e costi poco. Inoltre bisogna avere
buona disponibilità di impianti pilota per affrontare rapidamente i problemi di
scale up. Per un’ azienda di fine il time to market (il tempo da una scoperta al
mercato) ideale è di circa due anni.
Per i bulk il valore aggiunto è piccolo, per i fine grande. Se un’azienda che fa
fine non fa innovazione può anche chiudere. Per i fine la produzione è
discontinua, per i bulk è continua. Un processo continuo è solitamente dedicato
ad una molecola ed è difficile venga usato per qualcos’altro. A Marghera l’
ENI ha fatto diventare un reattore per l’ hydrocracking di residui petroliferi
un reattore per l’hydrocracking1 di biomasse.Dunque ha cambiato materia
prima, non processo. Un reattore batch è solitamente MPP (multi purpose
and product), si usa per un prodotto e poi gli si cambia destinazione d’uso.
Un reattore continuo lavora sempre (a meno di fermate dovute a manutenzione
etc.), un reattore batch invece lo carico, lo faccio andare e poi lo scarico.

1 Un hydrocracking è rottura di una molecola in presenza di H2

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