Sei sulla pagina 1di 88

DECRETO LEGISLATIVO 3 APRILE 2006,

N. 152 NORME IN MATERIA AMBIENTALE

IL DECRETO LEGISLATIVO N. 152 DEFINISCE IL


RIFIUTO COME:

• QUALSIASI SOSTANZA OD OGGETTO CHE


RIENTRA NELLE CATEGORIE RIPORTATE
NELL’ALLEGATO A ALLA PARTE QUARTA DEL
DECRETO

• QUALSIASI SOSTANZA OD OGGETTO DI CUI


IL DETENTORE SI DISFI O ABBIA DECISO O
ABBIA L’OBBLIGO DI DISFARSI
INTRODUZIONE
(D.Lgs. N. 152 del 3 aprile 2006)

La normativa di riferimento a livello nazionale in


materia di rifiuti è rappresentata dal Decreto legislativo
n. 152 del 3 aprile 2006.

Tale Decreto dedica la parte IV alle “Norme in materia


di gestione dei rifiuti e di bonifica dei siti inquinati”
(articoli 177 – 266) ed ha abrogato una serie di
provvedimenti precedenti tra cui il Decreto legislativo
n. 22 del 5 febbraio 1997, cosiddetto Decreto Ronchi,
che fino alla data di entrata in vigore del D.lgs. 152/06
ha rappresentato la legge quadro di riferimento in
materia di rifiuti.
Legislazione dell’Unione Europea
sui rifiuti
Classificazione dei rifiuti

La classificazione dei rifiuti presente nel D.Lgs. 152/06


distingue i rifiuti

secondo l’origine in:


Rifiuti urbani e Rifiuti speciali (attività sanitarie D.P.R. 254/2003 )

secondo le caratteristiche di pericolosità in:


Rifiuti pericolosi (asterisco nell’elenco CER2002) e non pericolosi
Allegato A alla Parte quarta del D.Lgs. 152/2006
Categorie di rifiuti
Caratteristiche di pericolo per i rifiuti (Dir. 91/689/CE)
Allegato A alla Parte quarta del D.Lgs. 152/2006
Catalogo Europeo dei Rifiuti (C.E.R.)

Codice a 6 cifre: 02 01 03
La 1° e la 2° cifra indicano la categoria o l’attività che
genera il rifiuto (02 indica i rifiuti provenienti da
«produzione, trattamento e preparazione di alimenti in
agricoltura, orticoltura, caccia, pesca ed acquicoltura»;
la 3° e 4° cifra indicano il processo produttivo (01
identifica i rifiuti delle produzioni primarie);
Le ultime due cifre identificano il singolo rifiuto (03
identifica gli scarti vegetali).
COMPOSIZIONE DEI RIFIUTI SOLIDI
URBANI (R.S.U.)

LA COMPOSIZIONE DEI RIFIUTI SOLIDI URBANI


IN PASSATO A BASE PREVALENTEMENTE
ORGANICA DI FACILE DEGRADABILITÀ E NON
ALTAMENTE INQUINANTE, IN QUESTI ULTIMI
DECENNI È ANDATA MODIFICANDOSI A FAVORE
DI UNA COSTITUZIONE PIÙ ETEROGENEA
NEL NOSTRO
NEL NOSTRO PAESE
PAESE II RIFIUTI
RIFIUTI SOLIDI
SOLIDI URBANI
URBANI SI
SI
SUDDIVIDONO IN:
SUDDIVIDONO IN:

SOTTOVAGLIO DA
•• SOTTOVAGLIO DA 22 cm;
cm;
•• MATERIALE CELLULOSICO;
MATERIALE CELLULOSICO;
MATERIALE PLASTICO;
•• MATERIALE PLASTICO;
MATERIALI FERROSI
•• MATERIALI FERROSI EE NON
NON FERROSI;
FERROSI;
INERTI SUPERIORI
•• INERTI SUPERIORI AA 22 cm;
cm;
SOSTANZE ORGANICHE.
•• SOSTANZE ORGANICHE.

LA PRODUZIONE
LA PRODUZIONE GIORNALIERA
GIORNALIERA DI DI R.S.U.,
R.S.U., SECONDO
SECONDO
UNA STIMA
UNA STIMA DEL
DEL C.N.R.,
C.N.R., ÈÈ IN
IN MEDIA
MEDIA DI
DI 700
700
GRAMMI PER
GRAMMI PER ABITANTE.
ABITANTE.
CENERI E POLVERI

RIFIUTI SOLIDI

MATERIALI NON
DECOMPONIBILI

METALLI, VETRO, CERAMICA, MATERIALI FERROSI E PLASTICI

MATERIALI
DECOMPONIBILI

RESIDUI VEGETALI, CARTA, LEGNO, TESSILI, AVANZI DI CIBO, ALTRI SCARTI ORGANICI
CONTENITORI
E IMBALLAGGI
RIFIUTI SOLIDI
IN VETRO, ALLUMINIO, MATERIALE
PLASTICO, MATERIALE CELLULOSICO.

RIFIUTI INGOMBRANTI
RIFIUTI URBANI
PERICOLOSI
MATERIALI PROVENIENTI DA DEMOLIZIONI,
MACCHINARI, ELETTRODOMESTICI, VECCHIE
AUTO E PARTI MECCANICHE.

PILE, BATTERIE, FARMACI, PRODOTTI TOSSICI E INFIAMMABILI


(ES. CANDEGGINA, VERNICI, COLLE, INSETTICIDI, OLI MINERALI USATI,
RESIDUI OSPEDALIERI, LAMPADE A VAPORI DI GAS, TUBI CATODICI).
DERIVANTI DA
RIFIUTI
ATTIVITÀ MINERARIE
RIFIUTI SOLIDI
SCORIE DI VARIO GENERE,
POLVERI E RESIDUI DI CARBONE

RIFIUTI DERIVANTI DA
ATTIVITÀ AGRICOLE

RIFIUTI ZOOTECNICI,
RIFIUTI INDUSTRIALI SCARTI VEGETALI

SOSTANZE CHIMICHE, TINTURE E SIMILI, SABBIE,


CASCAMI DI LAVORAZIONE, OLI E GRASSI

RESIDUI DEL PROCESSO DI


TRATTAMENTO DEI LIQUAMI

MATERIALI TRATTENUTI DA GRIGLIE DI IMPIANTI DI DEPURAZIONE,


MATERIALI SOLIDI STABILIZZATI, FANGHI BIOLOGICI
GASSOSI

RIFIUTI TOSSICI
E NOCIVI
LIQUIDI

SOLIDI
Variazione merceologica dei rifiuti
Gerarchia di gestione dei rifiuti

ISS, 2008
LA STRATEGIA COMUNITARIA PER LA
GESTIONE DEI RIFIUTI SOLIDI

LIVELLI DI PRIORITÀ

1° RIDUZIONE DELLA PRODUZIONE “ALLA FONTE”

2° RECUPERO DI MATERIA: “RACCOLTA DIFFERENZIATA”

3° RECUPERO DI ENERGIA: “TERMO DISTRUZIONE”

4° DISCARICA CONTROLLATA
ORGANIZZAZIONE DEL SERVIZIO
MODELLO OPERATIVO
1. RACCOLTA PRESSO L’UTENZA (SISTEMA “PORTA A PORTA”)
• UMIDO (ORGANICO)
• MULTIMATERIALE LEGGERA CON CARTA E CARTONE
• INDIFFERENZIATO

2. RACCOLTA MEDIANTE CONTENITORI STRADALI


• VETRO
• PLASTICA/METALLO
• PILE E FARMACI SCADUTI

3. RACCOLTA A CHIAMATA O PREVIA PRENOTAZIONE PRESSO GLI


UFFICI COMUNALI
PER I RIFIUTI INGOMBRANTI

4. CONFERIMENTO PRESSO LA PIATTAFORMA


• VOLONTARIO PER LE FRAZIONI SOPRAINDICATE
• OBBLIGATORIO PER I RIFIUTI SPECIALI
LE INFRASTRUTTURE
LE STRUTTURE DEVONO ESSERE DOTATE DI:
1. RECINZIONE PERIMETRALE;
2. SISTEMA DI RACCOLTA E SMALTIMENTO DELLE ACQUE;

LE PIATTAFORME ECOLOGICHE
LE PIATTAFORME POSSONO ESSERE UTILIZZATE COME:

 PUNTO DI CONFERIMENTO VOLONTARIO DA PARTE DEI CITTADINI DEI RIFIUTI


INGOMBRANTI;

 PUNTO DI CONFERIMENTO VOLONTARIO DA PARTE DEI CITTADINI DI FRAZIONI DI RU


RICICLABILI, RACCOLTE SEPARATAMENTE;

 PUNTO DI CONFERIMENTO DI RACCOLTE ORGANIZZATE DAL COMUNE O DA ASSOCIAZIONI


DI VOLONTARIATO;

 PUNTO DI CONFERIMENTO VOLONTARIO, PER COMMERCIANTI ED ARTIGIANI,DI ALCUNI


TIPI DI RIFIUTI ASSIMILABILI AGLI URBANI;

 PUNTO DI CONFERIMENTO OBBLIGATORIO PER CITTADINI,COMMERCIANTI ED


ARTIGIANI DELLE FRAZIONI DI RIFIUTO PERICOLOSO.
LE INFRASTRUTTURE
 IN BASE ALL‘ATTIVITÀ SVOLTA, LE PIATTAFORME
ECOLOGICHE SI DEFINISCONO:

 DI 1 LIVELLO QUELLE IN CUI VENGONO CONFERITE ED


 ASPORTATE, SENZA ALCUNA FORMA DI TRATTAMENTO, TUTTE
LE FRAZIONI DI RU LA CUI RACCOLTA SEPARATA È
OBBLIGATORIA PER LEGGE;
 DI 2 LIVELLO QUELLE IN CUI SONO PREVISTE LE
ATTREZZATURE PER UN PRIMO TRATTAMENTO DI TUTTE LE
FRAZIONI SEPARATE
 DEGLI RU (PRESSA, IMBALLO, ETC.), O DI PARTI DI ESSE;
 DI 3 LIVELLO QUELLE POSTE A SERVIZIO DI AMBITI
TERRITORIALI MOLTO VASTI, IN CUI SI REALIZZA,
ATTRAVERSO IMPIANTI TECNOLOGICI COMPLESSI, UN
TRATTAMENTO SPINTO
 DEL MATERIALE SEPARATO CONFERITO.
RACCOLTA ED ALLONTANAMENTO
RACCOLTA DIFFERENZIATA

Obiettivo

Separazione dei Rifiuti Solidi Urbani secondo


categorie omogenee
(Carta/cartoni, Vetro, Alluminio, Plastica, Tessuti)

Pubblica Amministrazione Consumatore


disposizione di opportuni a livello domestico gestione della pratica
servizi di conferimento e quotidiana della selezione e della
raccolta consegna separata dei rifiuti

RACCOLTA INDIFFERENZIATA

Non prevede la separazione dei rifiuti per categorie, si realizza


utilizzando buste di plastica conferite direttamente dai singoli utenti
in appositi cassonetti dislocati in strada in base al bacino d’utenza
RECUPERO E RICICLAGGIO
Riutilizzo, riciclaggio e recupero di materia prima devono
essere considerati da preferire a qualunque altra forma di
smaltimento.

RIFIUTI CARTACEI: la carta da riciclare viene


sottoposta ad una separazione tra giornali, cartoni etc.
e inviata alla pressatura e confezionata in balle.

RIFIUTI DI VETRO: elevata riciclabilità.

RIFIUTI DI PLASTICA: le plastiche hanno


caratteristiche chimiche differenti si possono
differenziare in: PET (polietilentereftalato), PVC
(polivinilcloruro), PE (polietilene).

RIFIUTI IN ALLUMINIO: notevole risparmio (95%)


dell’energia di produzione dalla materia prima.

RIFIUTI PERICOLOSI: capaci di rilasciare sostanze


tossiche o nocive se incautamente dispersi (pile
esauste, farmaci).
Schema di realizzazione di una
discarica controllata
DISCARICA CONTROLLATA
Sistema più utilizzato in Italia Rifiuti Solidi Urbani

Sistema di smaltimento basato sulla stratificazione dei


rifiuti su di una superficie di terreno

Escavazione di un suolo presso il quale si procede allo


sversamento dei rifiuti fino al totale riempimento

Quotidianamente un mezzo meccanico compatta i


rifiuti provvedendo a triturarli, rimescolarli e
schiacciarli

La discarica viene in ultima istanza rivestita con


terreno vegetale al fine di favorirne il recupero ad area
verde

rapidità di installazione
Si caratterizza ridotto investimento iniziale
economicità di gestione
recuperare zone degradate
DISCARICA CONTROLLATA

I processi che si instaurano in discarica controllata PERCOLATO: liquame


sono di tipo: derivante dal
dilavamento, da parte
 Fisici (compattazione e stabilizzazione dei rifiuti) delle piogge e delle
infiltrazioni d’acqua
 Chimico-fisici (evaporazione dell’umidità e dei rifiuti compattati
dilavamento dei rifiuti)

 Biologici (degradazione anaerobica della materia BIOGAS: gas biologico


organica) costituito da anidride
carbonica (30-45%),
metano (50-65%) ed
inquinanti in tracce
(idrogeno solforato,
ammoniaca, ossigeno,
azoto)
COMPOSTAGGIO

Rappresenta una tecnica “controllata


ed accelerata” di decomposizione
biologica di tipo aerobio, della
componente organica o
biodegradabile dei rifiuti, in
fertilizzante o compost.

Il processo di decomposizione dei rifiuti avviene in due fasi:

FASE AEROBIA
Operata da microrganismi che lavorano in presenza di ossigeno

FASE ANAEROBIA
Attivata da microrganismi che operano in assenza di ossigeno
COMPOSTAGGIO
(Fase Aerobia)

I rifiuti organici, ammassati in precisi cumuli, sono


subito aggrediti da microrganismi aerobici, perché
lavorano in presenza di ossigeno, che trasformano le
molecole organiche in sostanze chimiche più semplici.

In questa fase, la temperatura del cumulo aumenta


fino a 50 gradi a causa del notevole utilizzo di
ossigeno che sviluppa molta energia.
COMPOSTAGGIO
(Fase Anaerobia)

Successivamente intervengono altri decompositori, come funghi,


batteri attinomiceti, che distruggono le parti più complesse, come
quelle legnose.

La temperatura, data la minor richiesta di ossigeno, si abbassa e


rallenta anche il processo di decomposizione.

A questo punto, intervengono altri animaletti demolitori come


millepiedi che sminuzzano e rimescolano le diverse sostanza
portando a termine il processo di trasformazione.

I rifiuti organici sono diventati compost, un ricco concime


fertilizzante paragonabile, nel colore e odore, all’humus del
sottobosco.
COMPOSTAGGIO

I compost ottenuti si distinguono in:

COMPOST SEMIGREZZO: si ottiene dopo una


maturazione di 3-4 mesi e si caratterizza per la
consistente quantità di elementi nutritivi e
microrganismi disponibili.

COMPOST MATURO: si ottiene dopo un periodo


di maturazione di 8-10 mesi, si presenta come
un terriccio nero, soffice ed è particolarmente
indicato per il miglioramento della struttura del
terreno.
INCENERIMENTO

Sistema di smaltimento nel quale il processo di combustione


del rifiuto ha lo scopo di ridurne considerevolmente il
volume di partenza così da ottenere un minimo residuo
inerte (25-30% in peso del rifiuto di partenza)

Prevede l’utilizzo di forni camera di post-combustione, ed il


raggiungimento di temperature molto elevate (800-1000°C)

Processo vantaggioso in quanto non implica nessun tipo di


cernita manuale

Emissione in atmosfera di pericolosi inquinanti, di


distruzione di materiali diversamente riciclabili e
recuperabili, elevati costi di investimento iniziali
Flusso di materiali attraverso impianto di incenerimento
Schema di funzionamento di un
termovalorizzatore
INCENERIMENTO

In uscita si avrà una quantità di materiali, in forma solida,


liquida e gassosa, ben maggiore di quella dei rifiuti trattati

In uscita vi è un aumento della pericolosità e della difficoltà


di smaltimento dei rifiuti che vengono classificati come
rifiuti speciali
contengono

Ceneri Diossine
Carboni attivi dei filtri di fumi Furani RIFIUTI
Inerti PCB PERICOLOSI
Fanghi della depurazione delle acque Fenoli

I rifiuti pericolosi che residuano dall’incenerimento necessitano a


loro volta di particolari tipi di discariche per lo smaltimento
INCENERITORE A PLASMA

Il plasma consiste in un gas ionizzato elettricamente neutro


generato da un arco elettrico (alimentato da corrente continua
o alternata) ad elevatissime temperature tra i
15.000/20.000°C secondo il tipo di torcia utilizzato

La torcia ha la funzione di convertire l’energia elettrica ad


essa fornita in calore mentre il plasma quella di veicolare
l’energia termica al rifiuto da smaltire

La fiamma plasmatica può raggiungere temperature che si


aggirano intorno ai 3.000÷5.000°C ed ha la funzione di
trasferire l’energia dell’arco elettrico all’esterno della torcia.

 La torcia al plasma è attualmente utilizzata per il trattamento di


rifiuti industriali tossici/nocivi, (amianto, ceneri di inceneritori,
terreni contaminati, PCB, fanghi dell’industria conciaria, rifiuti da
processi industriali quali rottami ferrosi, alluminio, leghe
metalliche)
INCENERITORE A PLASMA

 Pochi impianti attivi in Europa


 Impianti di dimensioni ridotte, che lavorano su
un’unica tipologia di rifiuto pericoloso.

 Ecologicamente più pulito rispetto agli inceneritori


convenzionali

 Costi di investimento e di esercizio più bassi

Attualmente non esiste al mondo alcun impianto con torcia al


plasma che tratti direttamente “rifiuti solidi urbani” o che
operi su più di un tipo di rifiuto contemporaneamente

Non esistono risultati di sperimentazioni che permettano di


dare garanzie sulla sicurezza e sull’efficacia dell’applicazione
della torcia al plasma su larga scala ai rifiuti solidi urbani
GASSIFICATORI E PIROLIZZATORI

 Alternativa a tutti gli impianti di incenerimento per


combustione che sfruttano la dissociazione molecolare
definita pirolisi

GASSIFICATORE PIROLIZZATORE

Corrente di ossigeno Corrente di azoto

rifiuti finemente sminuzzati

Gas di Sintesi Ossidazione parziale


dei Rifiuti
GASSIFICATORI E PIROLIZZATORI

 La minor temperatura riduce di oltre cento volte l’emissione


di polveri sottili (e in particolare sarebbe ridotta la produzione
di nanopolveri)

 La produzione di acido cloridrico, anidride solforosa e


monossido di carbonio è ridotta a meno della metà;

 Gli ossidi di azoto sono ridotti a un terzo

 I metalli pesanti sono ridotti di 20-50 volte

 La concentrazione di diossine e furani è inferiore ai livelli


misurabili
INCENERIMENTO
COMBUSTIBILE Potere calorifico medio (Kcal/Kg)
Rifiuti Solidi Urbani 1000-3000
Legna 3000
Carbonfossile 7000
Petrolio 10000

Considerando quindi tutte le componenti energetiche è


evidente che l’incenerimento comporta non un
recupero ma un macroscopico spreco energetico

L’incenerimento non può essere impropriamente


spacciato per recupero energetico, né tantomeno
come una forma di riciclaggio
LE ALTERNATIVE POSSIBILI
ALL’INCENERITORE

Negli USA e in Germania non li costruiscono più.

Gli Inceneritori sono stati sostituiti, negli USA, dalla raccolta differenziata spinta e in Germania con impianti di Trattamento Bio-Meccanico dei rifiuti.

"Gli inceneritori sono proposti ai paesi in via di sviluppo e anche all'Italia" afferma il Prof. Federico Valerio (Direttore dl Dipartimento di Chimica
Ambientale dell'istituto Nazionale per la Ricerca sul Cancro-Genova), intervenuto alla conferenza sulle "Alternative agli Inceneritori“
LE ALTERNATIVE POSSIBILI
ALL’INCENERITORE

Sono stati analizzati gli effetti positivi e negativi delle diverse tecnologie: Incenerimento, Gassificazione, Trattamento Bio-Meccanico,
Discariche e il processo di Raccolta Differenziata, con dati relativi al loro impatto ambientale e sulla salute.

In Italia di inceneritori ne sono stati programmati un centinaio.

Mentre la Germania si è fermata a 73 impianti e negli USA è stata interdetta la costruzione di nuovi impianti di incenerimento.
LE ALTERNATIVE POSSIBILI
ALL’INCENERITORE

Questo perchè gli inceneritori sono pericolosi non solo per i fumi inquinanti, ma soprattutto per le ceneri e i fanghi residui, che
contengono metalli pesanti tossici e devono essere smaltiti come tali e a costi molto alti.

Ciò nonostante, a causa degli enormi investimenti effettuati sugli inceneritori, si è tentato di renderli più appetibili, riconvertendoli in
Cogeneratori e Termovalorizzatori per la contemporanea generazione di energia elettrica ed acqua calda per il riscaldamento urbano,
o per la produzione di Gas (gassificatori), funzionanti a bassa temperatura (400°C invece dei 1.100°C dell'inceneritore).
LE ALTERNATIVE POSSIBILI
ALL’INCENERITORE

In entrambi i casi le statistiche dei fattori di inquinamento sono abbastanza simili.

Si vede che i maggiori inquinanti sono presenti in elevate quantità sia negli Inceneritori che nei Gassificatori.

Quindi bruciare i rifiuti negli inceneritori non risolve per nulla il problema nè ci ripara dalle conseguenze negative.

Lo smaltimento dei fanghi degli inceneritori costa circa 141 € /tonn.


LE ALTERNATIVE POSSIBILI
ALL’INCENERITORE

In Germania sono stati costruiti negli ultimi 10 anni, parallelamente agli inceneritori esistenti, ben 64 impianti di Trattamento Bio-Meccanico per circa 6.122.000
t/anno.

I costi di realizzazione del Trattamento Bio-Meccanico?

Un quinto del costo degli inceneritori e tempi di realizzazione di 2 anni rispetto ai 5 degli inceneritori.
IMPIANTO DI TRATTAMENTO BIOMECCANICO

Grande rilievo sta assumendo la produzione di biostabilizzato dai rifiuti solidi urbani mediante trattamento
meccanico-biologico (TMB).

Il biostabilizzato si distingue dal compost in quanto è prodotto a partire da rifiuti indifferenziati, mentre il compost
viene prodotto esclusivamente a partire da materiale organico raccolto differenziatamente.
IMPIANTO DI TRATTAMENTO BIOMECCANICO

Il trattamento meccanico-biologico (TMB) è una tecnologia di trattamento a freddo dei rifiuti indifferenziati (e/o avanzati dalla
raccolta differenziata) che sfrutta l'abbinamento di processi meccanici a processi biologici quali la digestione anaerobica e il
compostaggio.

Appositi macchinari separano la frazione umida (l'organico da bioessicare) dalla frazione secca (carta, plastica, vetro, inerti ecc.).
IMPIANTO DI TRATTAMENTO BIOMECCANICO

Schematicamente un impianto che produce biostabilizzato da rifiuti prevede dapprima la vagliatura con
separazione di una parte grossolana e poco fermentescibile, costituita ad esempio da carta, cartone,
plastica, metalli, vetro ecc., e di una parte ricca di sostanza organica e altamente fermentescibile.
IMPIANTO DI TRATTAMENTO BIOMECCANICO

Tali impianti ad alta tecnologia sfruttano sistemi automatici di classificazione dei materiali: una tecnologia
adottata è quella della spettrografia nel vicino infrarosso che ad esempio permette ad un computer di
individuare le diverse tipologie di plastiche e di comandare un sistema di getti d'aria compressa per la
separazione.
IMPIANTO DI TRATTAMENTO BIOMECCANICO

Separazione meccanica dei diversi flussi tramite vagliatura.

Ciò che rimane sopra il vaglio (chiamato sopravaglio) è costituito principalmente da materiale inorganico recuperabile
(vetro, plastica, metalli, tessuti,…). Ciò che filtra sotto il vaglio (sottovaglio) è sostanzialmente rifiuto organico.
IMPIANTO DI TRATTAMENTO BIOMECCANICO

L'impianto di Vedelago (che non gestisce la frazione umida e che quindi utilizza solo sistemi meccanici), grazie all'accoppiamento
di diversi impianti che lavorano in serie, è in grado di rendere riutilizzabile circa il 99% del rifiuto conferito derivante sia dalla
raccolta differenziata residenziale porta a porta (proveniente dai Comuni del circondario) sia rifiuti industriali di commercianti ed
artigiani; grazie a questi impianti il centro è in grado di portare all'industria una materia prima-seconda riutilizzabile in ulteriori
cicli di produzione.
Modalità e filiere di trattamento
dei rifiuti solidi urbani
Andamento delle metodiche di
smaltimento rifiuti in Italia
Variazione delle tipologie di gestione
dei rifiuti solidi urbani
OBIETTIVI FISSATI DALLA NORMATIVA

ALL’INTERNO DI CIASCUN AMBITO TERRITORIALE


OTTIMALE PER LO SMALTIMENTO (A.T.O.S.) È PREVISTO,
PER LA RACCOLTA DIFFERENZIATA, IL RAGGIUNGIMENTO
DI UNA PERCENTUALE IN PESO SUI RIFIUTI URBANI, DI
ALMENO:

35 % ENTRO IL 31/12/2006
40 % ENTRO IL 31/12/2007
45 % ENTRO IL 31/12/2008
50 % ENTRO IL 31/12/2009
60 % ENTRO IL 31/12/2011
65 % ENTRO IL 31/12/2012
Rifiuti liquidi
o liquami
o acque reflue
Rifiuti liquidi
CLASSIFICAZIONE:

ACQUE NERE (acque di lavaggio domestico,


feci, urine);
 ACQUE BIANCHE (precipitazioni meteoriche
da fontane e strade);
 ACQUE INDUSTRIALI.
CICLO DEI LIQUAMI

Raccolta e allontanamento

 Fognatura statica

 Fognatura dinamica

Smaltimento

 Naturale

 Artificiale (Trattamento)
Allontanamento
 Fognatura statica
 Pozzo nero a tenuta

 Pozzo bianco con fondo libero

 Fognatura dinamica
 Sistema unitario (acque nere + acque bianche)

 Sistema doppio con collettori separati)

 Sistema misto unitario con scaricatori di piena per

eliminare il volume eccedente


Smaltimento

Definizione:

Trasformazione dei liquami ad alto contenuto di sostanze


organiche in liquidi imputrescibili con completa
mineralizzazione

Smaltimento naturale: immissione in acque superficiali


senza pretrattamento.

Smaltimento artificiale: abbattimento del carico


organico delle acque prima dell’immissione in acque
superficiali.
Composizione Liquami

Solidi sedimentabili + Solidi sospesi + Liquido chiarificato

Valutazione del carico inquinante:


1. Volume percentuale solidi sedimentabili
2. Solidi sospesi
3. BOD5 (Biochemical Oxygen Demand) richiesta
biochimica di ossigeno a 5 giorni
4. COD (Chemical Oxygen Demand) carico
degradabile con ossidazione chimica molto
energica
Determinazione dei solidi sedimentabili
mediante i coni Imhoff
Determinazione del Chemical Oxygen Demand: quantità di
ossigeno necessaria per l’ossidazione di sostanze organiche
e inorganiche in un campione d’acqua trattato con soluzioni
fortemente ossidanti (KMnO4).
Smaltimento liquami – Stadi di trattamento

Trattamento primario:
1) Grigliatura (separazione materiali grossolani);
2) Dissabiatura (sedimentazione sabbia in vasche
rettangolari o circolari a fondo inclinato);
3) Separazione grassi.
Smaltimento liquami – Stadi di trattamento

Trattamento secondario:
Depurazione biologica ad opera di batteri con
processi aerobi mediante:
1. Letti percolatori (filtrazione biologica su letti
di materiale inerte);
2. Impianti di fanghi attivi (vasche di
sedimentazione + vasche di aereazione).
E’ un processo di ossidazione biologica che
trasforma le sostanze organiche in CO2 e NH3
(mineralizzazione).
Fossa Imhoff
Filtro Percolatore
a) Impianto a fanghi attivi; b) vasca di aerazione a insufflazione di aria
Smaltimento liquami – Stadi di trattamento

Trattamento terziario:
Azioni specifiche per allontanare singole
sostanze:
1. Coagulazione chimica (per precipitare i
colloidi);
2. Resine a scambio ionico (per allontanare
fosfati e nitrati).

Trattamento disinfettante:
Clorazione
La nuova Legge sulle acque reflue
(escluse dal regime dei rifiuti dall'art. 8 del D.Lgs.22/97)

D.lgs 11/05/99 n. 152, "Disposizioni


sulla tutela delle acque
dall'inquinamento e recepimento della
direttiva 91/271/CEE concernente il
trattamento delle acque reflue urbane e
della direttiva 91/676/CEE relativa alla
protezione delle acque dall'inquinamento
provocato dai nitrati provenienti da fonti
agricole", successivamente modificato
ed integrato dal D.Lgs.18/8/2000
n.258 (G.U. 20/10/2000 n.246- S.O.
172)

Il D.Lgs.152/2006 ha, ora, abrogato il d.lgs n.152 del 1999.


Con il nuovo testo viene definito il concetto di "SCARICO".
La
La nuova
nuova Legge
Legge sulle
sulle acque
acque reflue
reflue
(escluse
(escluse dal
dal regime
regime dei
dei rifiuti
rifiuti dall'art.
dall'art. 8
8 del
del D.Lgs.22/97)
D.Lgs.22/97)

Quindi, tutto ciò che, liquido o


semiliquido, è canalizzato direttamente
verso un corpo ricettore costituisce
scarico.

Nel caso di acque reflue, cioè scarico


NON rifiuto, si applicherà il D.lgs.
152/99 e succ. mod. ed integraz.

Il D.Lgs 22/97 (Decreto Ronchi) invece


disciplina le varie tipologie di rifiuti
(eccetto le esclusioni di cui all’art.8 cioè
se trattasi di emissioni gassose si
applicherà il D.P.R. 203/88, per i rifiuti
radioattivi il D.lgs. 230/95 ecc.).

In definitiva le “acque reflue” ,di


processo o di scarico, sono
soggette a quanto disposto dal
D.Lgs. 152/2006.
PRODUTTORE DI RIFIUTI SPECIALI
SONO SPECIALI I RIFIUTI PROVENIENTI DALLE SOTTOCITATE
ATTIVITA'
Articolo 7 D. Lgs. 5/2/97 n. 22 (c.d. Decreto Ronchi - bis- ter e succ.
mod. ed integraz.) e ART. 184 del d.Lgs. 152/2006
Direttiva europea 2008/98/CE del 19 novembre 2008 attuata dal D.
Lgs. n. 205/2010
rifiuti da attività agricole e agroindustriali
i rifiuti derivanti dalle attività di demolizione, costruzione, nonché i
rifiuti pericolosi che derivano dalle attività di scavo
rifiuti da lavorazioni industriali
rifiuti da lavorazioni artigianali
rifiuti da attività commerciali
i rifiuti derivanti da attività di servizio
rifiuti derivanti dalla attività di recupero e smaltimento di rifiuti, i
fanghi dalla potabilizzazione
i rifiuti derivanti da attività sanitarie
i macchinari e le apparecchiature deteriorati e obsoleti
i veicoli a motore rimorchi e simili fuori uso e loro parti
l-bis)il combustibile derivato da rifiuti (CDR)
RIFIUTI SPECIALI NON PERICOLOSI

Allegato A - Dir. Min. Ambiente 9/4/2002-


voci senza "*" asterisco
N.B. l'allegato A alla succitata direttiva che contiene l'elenco europeo dei
rifiuti, sostituisce l'allegato D al D.Lgs. 5/2/97 n.22; ogni riferimento alla
sezione A.2 (CER) del D.Lgs. 22/97 contenuto nella normativa vigente, si
intende relativo all'elenco dei rifiuti di cui all'allegato A della presente
direttiva.(punto 1. Dir.Min.Amb. 9/4/02)

Sono Non Pericolosi i rifiuti che non rientrano nella classificazione e


codificazione di rifiuto pericoloso data dalla Direttiva Min. Ambiente del
9/4/2002 "Indicazioni per la corretta e piena applicazione del regolamento
comunitario n. 2557/2001 sulle spedizioni di rifiuti ed in relazione al Nuovo
Elenco dei rifiuti" (CER 2002) .
Cioè sono non pericolosi i rifiuti contenuti nell'allegato A alla succitata
Direttiva che non sono contrassegnati con un "*" asterisco.

Con il nuovo sistema, l’identificazione del rifiuto si basa oltre che sull’origine
dello stesso, anche sulla presenza di sostanze pericolose.
Si dovrà perciò ricorrere, in determinati casi, ai fini della caratterizzazione di
un rifiuto, ad analisi chimiche di laboratorio.
RIFIUTI SPECIALI PERICOLOSI

Allegato A - Dir. Min. Ambiente


9/4/2002- voci con "*" asterisco.

N.B. l'allegato A alla succitata direttiva che


contiene l'elenco europeo dei rifiuti,
sostituisce l'allegato D al D.Lgs. 5/2/97
n.22;
ogni riferimento alla sezione A.2 (CER) del
D.Lgs. 22/97 contenuto nella normativa
vigente, si intende relativo all'elenco dei
rifiuti di cui all'allegato A della presente
direttiva. (punto 1. Dir.Min.Amb. 9/4/02)

(esempio: soluzioni contenenti metalli,


solventi organici alogenati e non
alogenati, inchiostri, soluzioni di sviluppo
e fissaggio, oli, amianto).

Sono pericolosi i rifiuti non domestici inclusi


nell'allegato A alla Direttiva 9/4/2002, che
sono contrassegnati con un "*" asterisco.
Rifiuti speciali derivanti da attività
sanitarie (D.P.R. 15/7/03)

 Rifiuti sanitari non pericolosi


 Rifiuti sanitari pericolosi
 Rifiuti sanitari a rischio infettivo
 Rifiuti sanitari assimilati a rifiuti urbani
 Rifiuti sanitari che richiedono particolari
modalità di smaltimento
Rifiuti sanitari pericolosi non a rischio infettivo
Rifiuti sanitari pericolosi a rischio
infettivo

Smaltimento in
impianti di termodistruzione autorizzati,
previa opportuna sterilizzazione.
PRODUTTORE DI RIFIUTI SANITARI

Le tipologie di rifiuto sanitario pericoloso così


descritte possono essere sintetizzate in:

rifiuti provenienti dallo svolgimento di


attività di ricerca e di diagnostica
batteriologica
animali da esperimento e relative lettiere
piastre, terreni di coltura
filtri esausti, provenienti da cappe (in
assenza di rischio chimico)
materiale monouso contaminato da materiale
biologico
aghi, siringhe, lame, bisturi monouso a
rischio infettivo
I rifiuti sanitari pericolosi prodotti saranno
oggetto di smaltimento finale mediante termo-
distruzione con conferimento degli stessi a
ditte autorizzate .
PRODUTTORE DI RIFIUTI RADIOATTIVI

L'attività di allontanamento o di smaltimento nell'ambiente dei rifiuti


radioattivi è normata dal Decreto Legislativo 17 marzo 1995 n. 230,
attuativo delle norme Euratom in materia di radiazioni ionizzanti,
modificato dal D.Lgs 26/5/2000 n.241 "Attuazione della dir.
96/29/EURATOM in materia di protezione sanitaria della popolazione e
dei lavoratori contro i rischi derivanti dalle radiazioni ionizzanti". e
successivamente integrato dal D.Lgs. 257/2001.

I rifiuti radioattivi devono essere registrati in carico e scarico con


l’indicazione della sostanza marcata e dei solventi, l’eventuale
pericolosità (anche batterica o virale) delle sostanze immesse nei
contenitori, stato fisico, gruppo di radiotossicità.
Inoltre ai contenitori dovrà essere applicata apposita etichettatura.

I rifiuti radioattivi devono essere conferiti a terzi autorizzati alle attività


di raccolta, trasporto, deposito e trattamento dei rifiuti radioattivi.

Il non rispetto di quanto sopraddetto viene punito con sanzioni penali


e/o amministrative.
PRODUTTORE DI RIFIUTI RADIOATTIVI

È assolutamente vietato
immettere tali rifiuti nel normale
circuito dei rifiuti urbani.

È vietato abbandonare tali rifiuti


in senso assoluto sul suolo o nel
suolo allo stesso modo è fatto
divieto l'immissione di rifiuti di
qualsiasi genere allo stato solido
o liquido nelle acque superficiali
o sotterranee.

Per la violazione di questi illeciti sono previste pene di tipo penale e


amministrativo a seconda della gravità dell'illecito stesso.
MODALITA' DI
REGISTRAZIONE DEI
RIFIUTI
 Registro di carico e scarico
 Formulario di identificazione rifiuto
 MUD (modello unico di dichiarazione)
Registro di carico e scarico

 il registro dovrà avere fogli numerati e


vidimati dall’ufficio registro
 Sulla prima pagina del registro si
individuano:
 i dati identificativi della ditta

 l’attività svolta (produzione, …)

 tipo di attività
Registro di carico e scarico

 annotare carico o scarico rifiuto


 data annotazione
 numero progressivo di riferimento
 codice CER (catalogo europeo rifiuto)
 stato fisico (1,2,3,4)
Registro di carico e scarico

 classi di pericolo
 destinazione del rifiuto:
 smaltimento “D…”
 recupero “R…”
 quantità del rifiuto
 luogo di produzione
Formulario di identificazione del rifiuto
Il formulario di identificazione accompagna il
rifiuto durante il trasporto, nel quale
devono risultare:
1. produttore (dati identificativi)
2. destinatario (dati identificativi)
3. trasportatore (dati identificativi)
4. caratteristiche del rifiuto
5. rifiuto destinato a… (“D” o “R”)
6. quantità
7. firme (produttore – trasportatore)
8. generalità del conducente e del mezzo di trasporto
MUD – modello unico di dichiarazione

 Il MUD, noto anche come 740 ecologico, va


presentato entro il 30 aprile di ogni anno, alla
camera di commercio (CCIAA) competente per
territorio
 Comunicazione da effettuare con le modalità
previste dalla legge n° 70/94 e successive
modificazioni

 Indicando le quantità e le caratteristiche


qualitative dei rifiuti prodotti e/o gestiti nel corso
dell’anno precedente, con riferimento alle
annotazioni nel registro di carico e scarico

Potrebbero piacerti anche