LEZIONE 2 26/09/2018
LA CELLULA
Fermentazione da Fervere = bollire, ebollizione produzione di CO2.
FERMENTAZIONE INDUSTRIALE
La fermentazione è la trasformazione in uno o più stadi di un prodotto grezzo a basso valore
economico in un prodotto pregiato attraverso la catalisi eterogenea di un sistema
multienzimatico costituito da microrganismi.
La cellula trasforma il materiale grezzo in prodotti economicamente pregiati che possono
essere isolati ed estratti e la cui produzione costituisce lo scopo ultimo delle fermentazioni
industriali.
MICRORGANISMI
Estremamente vari, sia come morfologia, sia come dimensioni, sia come costituzione
chimica, anche se:
❖ La composizione molecolare qualitativa è molto simile per ogni tipo di cellula.
❖ Gli elementi chimici costituenti la cellula (bioelementi) sono relativamente pochi e
comuni a tutti i tipi di cellule.
❖ La specie molecolare predominante è l'acqua che costituisce il solvente in seno a cui
avvengono le reazioni metaboliche.
BIOELEMENTI
LEZIONE 3 2/10/2018
Una parte consistente delle reazioni metaboliche è comune a tutti gli organismo.
COMPOSIZIONE CHIMICA
Attraverso l’analisi elementare è possibile determinare quali elementi chimici costituiscono la
cellula (C, H, N, S, O) e in che quantità questi si uniscono per formare un dato materiale o
sostanza.
Emerge che i rapporti quantitativi tra gli elementi sono relativamente costanti e possono
essere mediati. È possibile perciò identificare una composizione “media” delle cellule per
quanto riguarda i macroelementi: C H1.79 O0.50 N0.20
La formula indica il rapporto tra gli elementi rapportati ad una mole di C.
Questi elementi, ovvero C, H, O, N, (P e S), vanno a comporre i CARBOIDRATI, le
PROTEINE, i LIPIDI, gli ACIDI NUCLEICI. Queste sostanze fanno parte del nutrimento della
cellula, c’è quindi un processo di catabolismo di queste matrici organiche, che vengono
trasformate in zuccheri semplici, amminoacidi, acidi grassi, che poi con processi anabolici
danno proteine, polisaccaridi, lipidi e acidi nucleici. Tutto ciò avviene anche con produzione
di energia.
CARBOIDRATI
I carboidrati della cellula hanno una funzione:
- ENERGETICA (monosaccaridi, amido, glicogeno);
- STRUTTURALE (cellulosa, glicani)
In generale sono:
- IDROFILI
- SOLUBILI IN ACQUA
- PIUTTOSTO REATTIVI
I CARBOIDRATI IN NATURA
La produzione di carboidrati in natura avviene nelle piante verdi mediante il processo di
FOTOSINTESI CLOROFILLIANA, che catalizza la conversione dell'anidride carbonica ed
acqua in D(+)-glucosio.
e di RESPIRAZIONE:
La respirazione dà alla cellula la possibilità di sfruttare l’energia che viene intrappolata nelle
moli di ATP.
GLICOLISI
Il glucosio viene agganciato dal fosfato, una mole di ATP entra in gioco e si forma il Glucosio
6- fosfato. Si passa poi al Fruttosio 6- fosfato attraverso una reazione di isomerizzazione. Da
qui un’altra mole di ATP entra in gioco e il fruttosio 6 - fosfato diventa fruttosio 1,6 -
bisfosfato. Il punto chiave della glicolisi, il fruttosio i,6- bisfosfato viene “spaccato in due”, da
un enzima, ovvero l’aldolasi, e si formano due unità, il Diidrossiacetone fosfato (DHAP) e la
Gliceraldeide 3- fosfato (GP). Queste due molecole con 3 atomi di carbonio sono in
equilibrio tra di loro. La fase successiva della glicolisi parte dalla gliceraldeide 3- fosfato che
man mano che viene consumata trascina il diidrossiacetone fosfato e quindi tutto si
trasforma poi in piruvato.
CICLO DI KREBS
Permette di trasformare l’acido piruvico per creare energia. Esporta gli elettroni che vengono
trasferiti all’ossigeno per creare H. Nel momento in cui non esiste, come accettore finale
degli elettroni, l’ossigeno, quindi in condizioni anaerobiche, si va verso un processo
ossidoriduttivo interno dei composti organici dando i prodotti di fermentazione come l’acido
lattico e l’alcol.
Quindi per ogni atomo di carbonio c’è una molecola d’acqua, ecco perché vengono chiamati
carboidrati.
MONOSACCARIDI
I monosaccaridi che troviamo nella cellula sono principalmente GLUCOSIO, FRUTTOSIO e
GALATTOSIO. Di questi esistono anche derivati amminici (il gruppo amminico va a
sostituire l’OH del carbonio numero 2), ovvero la GLUCOSAMMINA e la
GALATTOSAMMINA. Poi ci sono vari derivati carbossilici, ovvero ACIDI GLUCONICI (la
funzione aldeidica viene ossidata, sono degli acidi con un’unica funzione acidica su C 1),
FRUTTOSIO
A differenza del glucosio è un chetoesoso.
GALATTOSIO
E’ un aldoesoso, l’unica differenza con il glucosio è il C4, che nel glucosio è a destra, mentre
nel galattosio è a sinistra.
DISACCARIDI
Comprendono 2 unità di monosaccaridi unite da un legame acetalico, comunemente
chiamato LEGAME GLICOSIDICO.
Il MALTOSIO è uno dei disaccaridi più importanti perché deriva dall’unione di due molecole
di glucosio e il ponte che si crea è un ponte di tipo alpha, ciò vuol dire che l’ossigeno è
sempre in basso rispetto all’anello del glucosio. Si ottiene per parziale idrolisi dell’amido.
Il maltosio può essere α o β. Il maltosio α ha un legame glicosidico che è stabile, quindi non
si apre e non si chiude. Però il C1 che rimane libero è un legame emiacetalico, quindi si apre
e si chiude. (non so se ho capito bene, non penso)
La differenza tra ponti di tipo α e β è che in α le due molecole di glucosio formano una sorta
di scaletta (guarda struttura maltosio), mentre in β le due molecole non sono a scaletta.
Tutto dipende dal legame glicosidico che si viene a formare.
LATTOSIO
E’ una molecola di glucosio che lega la molecola di galattosio con un ponte C4 glucosio C1
galattosio. Il ponte di tipo β.
SACCAROSIO
Deriva dall’unione di una molecola di glucosio e una di fruttosio. Il ponte tra i due zuccheri è
C1 glucosio C2 fruttosio.
OLIGOSACCARIDI
3-20 unità monosaccaridiche.
I POLISACCARIDI
Parliamo di polisaccaridi quando le unità sono superiori a 20. Possono essere, per quanto
riguarda la struttura, LINEARI O RAMIFICATI, e OMO - POLISACCARIDI (costituiti da un
unico tipo di monosaccaride) o ETERO - POLISACCARIDI (costituiti da differenti tipi di
monosaccaridi. Per quanto riguarda la funzione possono essere DI RISERVA (per esempio
il glicogeno) o DI STRUTTURA.
AMIDO
E’ un polimero in cui l’unità base è il glucosio legato con ponti 1-4 di tipo α.
Nell'amido esiste una frazione solubile in acqua che si chiama AMILOSIO (20% del totale)
che è un polimero lineare di glucosio (60-6000 unità) legato con ponti n-glicosidici C1-C4.
Nonostante l’elevato peso molecoalre, si distribuisce sotto forma di spirale e ciò consente
l’entrata dell’acqua, perciò è solubile in acqua.
La frazione insolubile dell’amido è l'AMILOPECTINA caratterizzata da legami α-glicosidici
C1-C4 e α-glicosidici C1-C6.
Le sue catene sono molto più corte ma ramificate, e i ponti tra le catene si formano tra
un’estremità di una catena corta (C1) e il C6 di una catena qualsiasi.
Questa ramificazione così importante crea una struttura compatta, quindi il peso molecolare,
invece di essere dislocato su una catena lineare distribuita nello spazio e quindi permette
l’entrata dell’acqua e di conseguenza la solubilità, fa in modo che fa in modo che ci sia
questa struttura molto compatta che non permette l’entrata dell’acqua e quindi rende la
molecola insolubile. Questo è ciò che succede all’amido quando si gonfia senza sciogliersi.
CELLULOSA
EMICELLULOSE
Sono sostanze che variano a seconda della provenienza, ma in genere sono corti polimeri
ramificati di pentosi: xilosio β(1—>4) o (1->3) o (1->6) con ramificazioni di arabinosio (1—
>3) e (1—>6) e di esosi (glucosio, galattosio e mannosio).
Xilani (unità xilosio)
Galattani (unità galattosio)
Arabinogalattani (unità galattosio/arabinosio)
Mannani (unità mannosio)
Glucomannani (unità glucosio/mannosio)
LIGNINA
Nei processi di fermentazione ci si imbatte spesso nella lignina. La lignina NON è un
carboidrato. E’ un polimero complesso dove possiamo evidenziare un’unità ripetitiva che si
lega in maniera diversa, si tratta di un polimero fenil-propanico.
PECTINE
Sono in genere acidi poligalatturonici legati (1 —A), spesso variamente metitati e che hanno
proprietà di formare gelatine in acqua. Sono infatti impiegate soprattutto nel settore
alimentare.
CHITINA
E' il principale costituente degli esoscheletri degli insetti e dei crostacei ma si trova nella
parete cellulare di molti lieviti e muffe. Chimicamente è un omopolimero della N-acetil-D-
glucosammina ed ha una struttura simile alla cellulosa.
PEPTIDOGLICANO
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Le pareti cellulari dei batteri hanno un carattere di rigidità dovuto alla presenza di un
biopolimero , il peptidoglicano, formato da catene polisaccaridiche unite tra loro da catene
peptidiche. Le catene polisaccaridiche sono formate da un'unità ripetitiva disaccaridica
costituita da N-aceti?-D-glucosamminn do N-acetilmurammico.
PROTEINE
Le proteine sono le molecole organiche più abbondanti nella cellula (30-70% del peso
secco) e vi svolgono una grande varietà di funzioni biologiche.
Le proteine sono dei polimeri e hanno come unità base gli amminoacidi.
Gli amminoacidi non hanno un comportamento simile ai composti organici di pari peso
molecolare:
➢ Hanno punti di fusione sopra i 200°C, mentre i composti organici di peso molecolare
equivalente sono normalmente liquidi;
➢ Hanno una discreta solubilità in acqua ed in altri solventi polari, mentre sono
insolubili in etere etilico e benzene;
➢ Hanno un elevato momento dipolare.
Tutte queste proprietà sono dovute al fatto che gli amminoacidi, avendo una funzione acida
e una funzione basica all'interno della stessa molecola, esistono prevalentemente in forma
dipolare o zwitterionica (sale interno).
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LEZIONE 4 3/10/2018
LIPIDI
I lipidi sono sostanze organiche insolubili in acqua, che si trovano nelle cellule e nei tessuti
animali e vegetali e che vengono estratte con solventi apolari come l'etere, il cloroformio e il
benzene.
Possono essere SAPONIFICABILI (Trigliceridi, cere, fosfolipidi) (un trigliceride trattato con
soda dà l’idrolisi dei legami esterei e si forma glicerina e i sali solidi degli acidi grassi) e
INSAPONIFICABILI (Terpeni, steroidi, vitamine liposolubili, prostaglandine, lipoproteine).
TRIGLICERIDI
Formati da acidi grassi che possono essere saturi o insaturi. Il grado di saturazione è
sempre di tipo cis, mentre l’insaturazione provoca una disomogeneità dell’impaccamento
delle catene idrocarburiche lineari e quindi si ha la differenza tra trigliceridi solidi (grassi) e
liquidi.
FOSFOLIPIDI
Abbiamo una struttura che parte dal trigliceride.
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TERPENI
Sono un gruppo di sostanze diffuse soprattutto nel mondo vegetale. La loro struttura
contiene uno scheletro idrocarburico rispondente alla formula bruta:
Classificazione:
STEROIDI
Sono caratterizzati da 3 anelli cicloesanici e 1 ciclopentano condensati insieme.i
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VITAMINE
Sono sostanze di varia natura, necessarie in piccole quantità per'' il normale metabolismo di
tutti gli organismi.
I microrganismi sono in grado di produrle a partire da precursori semplici, altri organismi
come l'uomo devono assumerle preformate con la dieta o come precursori complessi detti
pro-vitamine.
Le vitamine si distinguono in due classi:
1) IDROSOLUBILI:
Vitamina B1 (o tiamina), si trova come coenzima in molte reazioni metaboliche
sempre sotto forma di pirofosfato.
Vitamina B2 (o riboflavina), è un importante coenzima in moltissime reazioni di
ossidoriduzione.
Vitamina B3 o PP (o niacina), la nicotinammide è una componente fondamentale del
NAD e NADP.
Vitamina B5 (o acido pantotenico)
Vitamina B6 (o piridossina),
Vitamina B7 o B8 o H (o biotina), la biotina viene utilizzata, nell'uomo da quattro
carbossilasi: la PIRUVATO CARBOSSILASI per la trasformazione del piruvato in
ossalacetato (per la sintesi dei glucidi), la propionil-CoA carbossilasi per la
trasformazione dl propionil-CoA in metil malonil-CoA, la metiltrotond carbossilasi,
la acetil-CoA carbossilasi, per trasformare acetil-CoA in malonil-CoA (importante
nella sintesi degli acidi grassi).
Vitamina B9 (o acido folico)
Vitamina B12 (o cianocobalamina), interviene in due processi di conversioni di
metilmaloni-CoA in succin-CoA e nella sintesi dei 2-desossiribonucleotidi.
Vitamina C (o acido ascorbico)
2) LIPOSOLUBILI:
Vitamina A (o retinolo)
Vitamina D (o calciferolo), è un complesso di almeno 7 sostanze diverse ed è
coinvolta nel metabolismo del calcio.
Vitamina E (o tocoferolo)
Vitamina K (o fillochinone).
ACIDI NUCLEICI
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NUTRIZIONE MICROBICA
CARBONIO
Le differenze tra i microrganismi derivano dal tipo di fonte di carbonio e di energia:
Tutti i microrganismi necessitano di una fonte di carbonio: per la sintesi del materiale
cellulare come fonte di energia per le reazioni coinvolte nei processi di sintesi e come fonte
di energia per la riproduzione delle cellule (energia di mantenimento).
I mezzi su cui vengono coltivati i microrganismi vengono detti terreni di coltura. I terreni di
coltura comprendono:
➔ MACRONUTRIENTI: Carbonio, Azoto (organico e inorganico), Elementi (fosforo,
sodio, potassio, calcio, magnesio e zolfo);
➔ MICRONUTRIENTI: Oligoelementi (rame, cobalto, zinco, molibdeno, ferro, vanadio)
e fattori di crescita (vitamine, amminoacidi, acidi grassi, basi azotate).
➔ ACQUA
➔ OSSIGENO
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Lezione 5 9/10/2018
GLI ENZIMI
Gli enzimi sono catalizzatori evolutisi in natura per velocizzare e coordinare la moltitudine di
reazioni chimiche necessarie a sviluppare e a mantenere la vita.
Circa 7000 anni fa, già con gli egizi c’era la capacità di produrre formaggio utilizzando ciò
che era contenuto nello stomaco dei cavalli.
Nel 1987 si inizia a parlare di enzima. (in azzurro i passaggi chiave)
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Gli enzimi principali sono divisi in 6 classe principali. Tale classificazione fu data da ‘IUB
(international union of biochemistry) in base al tipo di reazioni che catalizzano i determinati
enzimi.
1) OSSIDOREDUTTASI: divise in
- idrogenasi (trasferimento di uno ione idruro)
- ossidasi (trasferimento di elettroni all’ossigeno molecolare)
- ossigenasi (trasferimento di ossigeno dall’ossigeno molecolare
- perossidasi (trasferimento di elettroni al perossido)
LA STRUTTURA:
Tutti gli enzimi sono proteine, quindi le interazioni che determinano la loro attività enzimatica
sono la struttura terziaria, (quindi i ripiegamenti della struttura proteica) e la struttura
quaternaria.
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Gli enzimi vivono in acqua -->Nel processo di ripiegamento le catene laterali idrofobiche
degli amminoacidi sono preferenzialmente orientate verso l’interno della molecola in modo
da diminuire la superficie di contatto con l'acqua e abbassare l’energia. D’altra parte invece,
tutti i gruppi polari sono orientati preferibilmente verso la superficie che interagisce con
l’acqua e quindi rende la proteina solubile i acqua.
Dove avviene la catalisi enzimatica? Qual è il sito attivo? Il sito attivo si trova spesso in una
fenditura su una superficie piana irregolare, protetta all’interno della struttura terziaria.,
quindi protetto dalla struttura proteica.
Il riconoscimento del substrato è un processo dinamico, che non riguarda soltanto
l’associazione e la dissociazione del substrato, ma può coinvolgere anche movimenti della
catena proteica per adeguarsi al processo di legame con il substrato che entra. Il legame
che si forma è un legame quindi assistito INDUCED-IT (Perchè la catalisi avvenga il
substrato deve entrare nel sito attivo dove la proteina si muove).
I COENZIMI:
Molti enzimi richiedono la presenza di gruppi non proteici per svolgere la loro azione
catalitica. Aiutano l’enzima a svolgere l’attività catalitica.
Enzima aggancia il substrato e lo tiene una in posizione specifica, arriva il substrato che fa
una reazione stereospecifica su quel substrato. L’enzima fa quindi una reazione sul
substrato.
Nell’immagine: L’apoenzima (enzima senza cofattore), una volta che l'enzima è attivo grazie
al cofattore, aggancia il substrato che viene trasformato in prodotto e libera l’enzima. Questi
gruppi sono detti coenzimi/cofattori o attivatori e rientrano in 3 gruppi principali:
1. Molecole organiche che sono separate dall’enzima e sono quindi nell’ambiente
2. gruppi prostetici che sono legati all’enzima
3. ioni inorganici
Il complesso enzima-cofattore è detto OLOENZIMA, mentre se si rimuove il cofattore rimane
L’APOENZIMA inattivo.
I cofattori agiscono per attacco nucleofilico od elettrofilico sul substrato per iniziare la
reazione che porta al prodotto finale.
I cofattori possono essere legati in equilibrio associazione/dissociazione agli enzimi e
devono essere presenti in concentrazione sufficiente per ottenere la massima attività
enzimatica
Alcuni sono rigenerati in ciclo catalitico mentre sono legati all’enzima cosicchè sono
sufficienti quantità catalitiche per sostenere la reazione.
Altri richiedono una o più reazioni separate con substrati diversi da ossigeno per rigenerare il
prodotto di partenza. In questi casi il cofattore è necessario in quantità stechiometriche.
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I cofattori più noti sono NAD+ (idrogeno) e NADP+ ( gruppo fosfato)-- (nicotinamide
dinucleotide)--esce H- e dall’ altra parte esche H+-- e le sue forme ridotte NADH e NADPH, i
quali sono coinvolti in molte reazioni di deidrogenazione all’interno delle cellule. Sono solubili
in acqua e possono essere allontanati dall’enzima sia nella forma ridotta che ossidata per
partecipare con altri enzimi a reazioni di ossido-riduzione.
Un altro cofattore importante è FAD (flavin nucleotide) e FMN (flavin mononucleotide). Essi
sono enzimi di una classe di deidrogenasi chiamate flavoproteine. Il gruppo flavina deriva
dalla riboflavina (vitamina B2), la riduzione del FAD (FMN) coinvolge i 2 atomi di azoto
dell’anello centrale non sostituiti della struttura chiamata isoalloxazina. Se al posto del
gruppo R ho H abbiamo FMN.
Successivamente vi sono i gruppi Eme dei citocromi (enzimi che trasportano elettroni e
che trasformano l’idrogeno in H+ ad e-. A livello del citocromo il ferro si ossida e si riduce e
quindi trasporta elettroni.
Questi elettroni sono poi trasportati da enzimi chiamati citocromo a,b, c ed e a seconda del
anello porfirinico che possiedono. Questi enzimi sono capaci di accettare un elettrone e di
passarlo ad un altro citocromo. L’atomo di ferro è legato con un gruppo eme a b c d ad un
coenzima porfirina identico a quello dell’emoglobina, con la differenza che nel citocromo il
ferro subisce ossidazione e riduzione.
Il ferro da 2+ perde un elettrone e diventa ferro 3+ e si ossida, mentre il ferro 3+ può
acquistare un elettrone e si riduce, questo giochetto permette il trasporto degli elettroni.
Abbiamo anche l’ATP, un agente fosforilante, ADP e AMP. Sono coenzimi che influenzano
la direzione del flusso nei percorsi metabolici. L’ATP funziona come un donatore di fosfato
ad altre molecole in reazioni catalizzate da chinasi.
LA CINETICA ENZIMATICA:
L’enzima cambia la velocità con cui si raggiunge l'equilibrio ma non cambia l’equilibrio
termodinamico. L’accelerazione della velocità di reazione si ottiene abbassando l’energia di
attivazione di tutto il processo energetico del processo.
Questo implica che l’enzima lavori in maniera reversibile (dove c’è equilibrio tra prodotto e
substrato)
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Più ho un enzima più la velocità aumenta, quindi ho un diagramma lineare con la retta che
parte per l’origine. Più ho siti più ho prodotti perchè tutto avviene più velocemente.
Il modello cinetico base per le bioconversioni enzima catalizzate è quello di Michaelis-
Menten da cui derivano modelli più complessi.
Viene postulata l'esistenza di un complesso enzima-substrato ES (dove il substrato si
aggancia all’enzima) che viene prodotto in un processo reversibile tra substrato S ed enzima
E.
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LEZIONE 6 10/10/2018
ENZIMI ED APPLICAZIONI
L’impatto più grande a livello industriale, per quanto riguarda gli enzimi, si è avuto con la
scoperta della penicillina e la produzione a livello mondiale della penicillina G, che è stato il
primo antibiotico messo in campo e deriva dalla fermentazione del Penicillium sp. La
penicillina G viene prodotta per 12000 tonnellate. Nel tempo gli organismo colpiti da
antibiotici hanno creato un certo tipo di resistenza, quindi nel tempo è avanzata un’industria
di trasformazione della penicillina G portandola ad altri derivati sempre più efficienti.
Gli enzimi sono entrati in campo per la necessità di sostituire un gruppo della penicillina con
altre sostanze otticamente attive. Questa reazione di idrolisi di un’ammide è dal punto di
vista chimico abbastanza impraticabile poichè richiede acidi e basi forti, quindi molto spesso
distruggono l’anello penicillanico. Proprio per questo si usano enzimi per fare sia processi di
idrolisi che di ammidazione.
Nel caso specifico, è stata estratta dal microrganismo la penicillina G amidasi che è in grado
di idrolizzare la penicillina G in acido penicillanico. Il secondo passaggio per arrivare
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Un altro esempio è il cortisone. Il primo approccio è di tipo chimico, dove la base per la sua
produzione è l’acido desossicolico, estratto dalla bile bovina. Da questa sostanza per
arrivare al cortisone vi sono una serie di passaggi chimici (31). Si parte da 615 kg di acido
per formare 1kg di cortisone. Il passaggio chiave è il trasferimento di un OH dalla posizione
12 a un CO in 11, ed è proprio questa funzione carbonilica che lo attiva come farmaco.
Questo passaggio avviene in 9 stadi diversi. Si tratta di una reazione di eliminazione di
acqua da una parte e di idrossilazione dall’altra (entrata di un ossigeno sull’altro carbonio).
Questi 9 stadi sono però stati sostituiti poiché è stato trovato un organismo in grado di
idrossilare il progesterone, questo enzima viene sfruttato per effettuare questa operazione
dall’acido desossicolico al cortisone. Questo ha diminuito gli stadi di reazione da 31 a 11, ed
ha quindi anche diminuito drasticamente il costo del cortisone, che è passato da 200$/g a
6$/g.
Nel portare avanti i loro processi metabolici i microrganismi trasformano diversi composti
organici.
Queste BIOTRASFORMAZIONI avvengono con alta specificità ed efficienza perché sono
catalizzate da enzimi.
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L’uso di enzimi isolati ha un vantaggio importante rispetto all’uso delle cellule come tali nel
fatto che l’enzima scelto generalmente catalizza la reazione desiderata mentre le reazioni
collaterali sono evitate.
La lavorazione di una reazione catalizzata da enzimi è di solito molto semplice ma diventa
ancora più facile quando l’enzima è attaccato ad un supporto solido (immobilizzazione).
Le biotrasformazioni sono le reazioni che coinvolgono l'uso di enzimi (con il riciclo del
cofattore) o di cellule come tali e sono processi in generale facili da fare e poco costosi.
Lo stato fisico dei biocatalizzatori usati può essere molto differente.
L'uso di enzimi più o meno purificati o di microrganismi, che possono essere considerati dei
sistemi multienzimatici, in forma libera o immobilizzati dipende da una serie di fattori:
● il tipo di reazione
● i cofattori che devono essere riciclati
● la scala in cui la biotrasformazione deve essere fatta
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SVANTAGGI:
- Gli enzimi che la natura ci fornisce spontaneamente hanno un'unica forma
enantiomerica.
- Gli enzimi richiedono condizioni di reazione piuttosto ristrette.
- Gli enzimi esplicano la loro attività a livelli elevati in acqua.
- Gli enzimi possono essere inattivati
VANTAGGI:
- Gli enzimi sono catalizzatori molto efficienti:
Vi è una accelerazione per una reazione catalizzata da enzimi di circa un fattore di
10 elevato a 8 Si può arrivare anche a 10elevato a 12 che è molto lontano da quello che
può fare un catalizzatore chimico. Inoltre la concentrazione di un catalizzatore
chimico va dallo 0.1-1% mentre quella di un biocatalizzatore va dal 10 elevato a -3 -10
elevato a -4%.
- Gli enzimi sono accettati dall'ambiente:
A differenza dei metalli pesanti che compongono normalmente i catalizzatori chimici
gli enzimi sono completamente degradati dall'ambiente.
- Gli enzimi agiscono in condizioni blande:
Gli enzimi lavorano in un intervallo di pH che vada 5 a 8, normalmente 7, a
temperatura di 20-40°C, normalmente 30°C. Questo minimizza la possibilità di avere
reazioni indesiderate come decomposizione, isomerizzazione, racemizzazione,
riarrangiamento.
- Gli enzimi non sono legati al loro ruolo naturale:
Dimostrano una grande tolleranza accettando anche substrati di produzione umana e
non devono per forza lavorare in acqua.
Gli enzimi possono catalizzare un largo spettro di reazioni. Come tutti i catalizzatori gli
enzimi accelerano solo la reazione ma non influenzano l’equilibrio termodinamico.
CHEMOSELETTIVITÀ
Se ho un composto chetonico insaturo, quando riduco la molecola, con idrogeno sotto
pressione e catalizzatori, ottengo la riduzione sia del carbonile che del doppio legame.
Se invece opero una riduzione enzimatica viene ridotto solo il carbonile, quindi ottengo un
alcol, e mantengo il doppio legame carbonio-carbonio o si riduce solo il doppio legame e non
il carbonile.Questo vuol dire chemoselettività, ovvero gruppi differenti subiscono la stessa
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reazione per via chimica, ma per via enzimatica c’è la possibilità di scegliere se far avvenire
la reazione di riduzione su una sola delle due funzioni (avendo l’enzima corretto.
REGIOSELETTIVITÀ
Abbiamo, sulla stessa molecola, una serie di funzioni uguali, per esempio funzioni alcoliche.
Se vado a deidrogenare un alcol vado a deidrogenare tutte le funzioni alcoliche presenti su
questa molecola (poiché sono tutte uguali). Quindi se devo fare un’ossidazione selettiva per
via chimica devo operare una serie enorme di passaggi per proteggere tutte le funzioni che
non mi interessano e fare reagire quella che mi serve e deproteggere successivamente.
Dal punto di vista enzimatico invece abbiamo un Gluconobacter oxydans che è in grado di
ossidare solo l’H del carbonio 5 vicino all’alcol primario, quindi ottengo solo il chetone in
posizione 5.
ENANTIONSELETTIVITÀ
Un racemo è la miscela 1:1 dei due opposti enantiomeri di un composto chirale.
Quando ho un alcol racemo, faccio una reazione di ossidazioni con una deidrogenasi che è
in grado di riconoscere uno dei due enantiomeri e ossidarlo e lasciare l’altro intatto.
Questo è detto anche RISOLUZIONE CINETICA perché uno dei due enantiomeri reagisce
in ossidazione più velocemente e quindi si forma il carbonile mentre l’altro non reagisce.
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ENZIMI IDROLITICI
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Glucoamilasi - esoamilasi:
- idrolizzano i legami α(1-4) delle estremità de polisaccaridi, e in misura minore i
legami α(1-6);
- producono molecole di glucosio, in quanto il loro punto di attacco è il primo legame
glicosidico a partire dall’estremità della catena.
Pullulanasi:
- idrolizzano soltanto i legami α(1-6);
- riducono la ramificazione dell’amilopectina, producendo oligosaccaridi a catena
lineare.
Uno dei parametri che ci permette di quantificare quanto è stato idrolizzato l’amido è il
DEXTROSE EQUIVALENT % (DE) (l’equivalente del glucosio). Ci permette di dire che la
miscela a determinate caratteristiche. Misura le quantità di estremità riducenti presenti in un
carboidrato. Il DE descrive il grado di conversione dell’amido in glucosio.
ovviamente quando si
hanno catene più o meno lunghe della parziale idrolisi dell amido abbiamo le
MALTODESTRINE, oligosaccaridi, e quando la loro lunghezze da un DE 23 a un DE 20.
Lo sciroppo di glucosio normalmente è intorno al 99%, quindi ci sono ancora tracce di
maltosio però il risultato è importante.
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La ripartizione della sostanza organica tra assimilazione e dissimilazione dipende dal tipo di
microrganismo, dal tipo di metabolismo e dalle condizioni ambientali.
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Per realizzare calcoli è conveniente ricavare analiticamente una formula cellulare riferita a
un grammo-atomo di carbonio e relativa alla massa cellulare secca/cellule secche
Una mole di carbonio è quindi per definizione la quantità di cellule che contiene un
grammo-atomo di carbonio (=12 grammi)
Es: i batteri. la quantità di carbonio in peso non è molto differente (53%). E’ chiaro che
questo ci permette di avere un dato che permette di fare i conti sulle fonti di carbonio
necessarie per avere un risultato.
Prima abbiamo visto come si ricava la formula della cellula, della massa cellulare;
Il secondo passo è determinare una FORMULA per il mezzo. Ciò risulta più complicato
per diversi motivi:
> alcuni elementi del substrato non sono in realtà assimilati, ma vengono rilasciati assieme
ai prodotti, quindi non è sempre facile seguire il percorso di un elemento
> Poiché i nutrienti presenti nel mezzo sono parecchi, è conveniente semplificare il problema
centrando l’attenzione solo su alcuni composti o elementi chiave limitanti (fonte carboniosa).
Un discorso analogo si può fare con i microrganismi aerobi che prendono in considerazione
l’ossigeno emesso.
Una possibilità è che un composto sia stechiometricamente limitante, cioè sia in pratica
quello consumato per primo (quando finisce il sistema ha finito di lavorare), un’altra è che un
composto limiti la velocità di accrescimento.
Non necessariamente i 2 composti coincidono, MA → Per semplicità conviene ammettere
che i due composti coincidano, ma si deve sempre ricordare che tale ipotesi deve essere
prima verificata sperimentalmente
Come esempio di semplice calcolo stechiometrico possiamo considerare la crescita
aerobica di un organismo, con formazione solo di anidride carbonica (OSSIGENO) e acqua
e che utilizzi una fonte di carbonio e una di azoto.
34
Per la crescita anaerobia la resa totale di biomassa basta sull’utilizzo di ATP è quasi
costante per vari substrati e si aggira intorno a 10,7 grammi di cellule/mole di ATP.
Contemporaneamente appare che la maggior parte del substrato viene utilizzato per la
produzione di energia (fino al 98%) piuttosto che per la produzione di biomassa.
Per la crescita aerobia, invece, le proporzioni di substrato utilizzato per gli scopi citati più o
meno si equivalgono. Quindi la resa di biomassa per unità di massa si substrato consumato
è maggiore in condizioni aerobiche.
In genere si può definire un fattore di resa il rapporto tra la quantità di biomassa formata e
la quantità di substrato (fonte di carbonio, di energia o di ossigeno) utilizzato
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Solo nel primo caso c’è una relazione fra consumo di substrato, aumento della biomassa e
formazione di prodotto (metabolita primario).
Nel secondo caso si perde la semplice proporzionalità fra prodotto, substrato e biomassa e
diventa necessario elaborare un’equazione indipendente per la formazione del prodotto.
Nel terzo caso (metabolita secondario) e quarto caso (biotrasformazione( la formazione dei
prodotti è totalmente disaccoppiata dalla crescita delle cellule e dipende dal particolare
substrato e prodotto coinvolti nel processo.
METABOLITA PRIMARIO: poichè c'è una relazione pressoché costante tra consumo di
substrato, aumento della biomassa e formazione di prodotto.
Si può quindi scrivere la relazione:
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In qualunque processo di fermentazione (in senso industriale) parte della fonte di C viene
utilizzata per il mantenimento cellulare, anche quando non è prevista dalla stechiometria
della reazione
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LEZIONE 8 17/10/2018
LABORATORIO
FERMENTAZIONE ALCOLICA
Saccharomyces cerevisiae
Un metabolita è una molecola che viene generata attraverso dei percorsi metabolici
microbici, che possono essere più o meno intersecati tra loro, ovvero il bilancio tra la via
respiratoria e fermentativa di saccharomyces.
Per la produzione di un metabolita è necessario fornire al microrganismo dei nutrienti, delle
fonti di carbonio. Questi vengono convertiti dal microrganismo tramite i suoi processi
metabolici in molecole essenziali per il suo metabolismo.
I metaboliti si dividono in primari e secondari a seconda della fase di crescita del
microrganismo. Quindi nella trofofase, la fase di crescita, si definiscono primari, mentre nella
fase stazionaria vengono definiti secondari.
Da sempre l’uomo sfrutta questi processi microbici per ottenere metaboliti per il proprio
interesse, come l’etanolo, l’acido lattico e l’acido acetico.
Tutti questi 3 metaboliti sono il risultato del bilancio ossidroiduttivo del catabolismo del
glucosio.
La fermentazione alcolica è una delle vie più diffuse a livello microbico, quindi c’è una vasta
gamma di microrganismi che possono essere scelti.
Per scegliere il microrganismo ideale vanno tenuti in considerazione diversi fattori:
★ Utilizzare ampia gamma d tonti di carbonio (basso costo e facile reperibilità);
★ Alte rese e alte produttività;
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FONTI DI CARBONIO
Nei microrganismi eterotrofi la fonte carboniosa serve come fonte di energia per la crescita
cellulare e come fonte di carbonio per la produzione di metaboliti.
SACCHAROMYCES CEREVISIAE
ORGANISMO MODELLO
-Perché Saccharomyces?
➢ accessibile (economic driver)
➢ resistente
➢ duttile (breve ciclo cellulare, terreni di coltura semplici)
-Caratteristiche:
➢ 5-10 um, unicellulare
➢ gemmazione
➢ usi: vinificazione, panificazione.
-Modello metabolico:
➢ Respiratorio vs Fermentativo
➢ Studio di proteine omologhe umane (ciclo cellulare, molecole segnale, enzimi)
-modello genetico:
➢ genome sequencing
➢ 6274 geni, 16 cromosomi
➢ facoltà di manipolazione genica
➢ addizione/delezione genica
RESPIRAZIONE VS FERMENTAZIONE
Lo schema ci fa capire che ci sono due complessi enzimatici che intervengono a livello del
piruvato e che in base alla presenza o assenza di ossigeno spingeranno verso la via
fermentativa o vero la via respiratoria.
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C’è però un’eccezione che prevede la fermentazione in alcuni lieviti che avviene anche in
presenza di ossigeno.
La fermentazione in presenza di ossigeno deriva dall’effetto di alte concentrazioni di glucosio
che producono principalmente due effetti correlati nello spingere verso una via fermentativa
in presenza di ossigeno:
1) effetti a BREVE TERMINE: dovuti a delle caratteristiche biochimiche dei due
complessi enzimatici citati prima che differiscono tra loro per Km e Vmax. La piruvato
decarbossilasi, che ha una Km maggiore rispetto alla piruvato deidrogenasi e quindi
una minore affinità per il piruvato. Quindi se il piruvato è troppo concentrato, funziona
meglio la deidrogenasi. Ci troviamo però nella condizione di alta concentrazione di
glucosio, che però equivale a dire alta concentrazione di piruvato, perché il piruvato
deriva dal glucosio.
2) effetti a LUNGO TERMINE: repressione genica.
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L'ATCC comprende più di 17.000 ceppi di batteri funghi, alghe, protozoi, linee di cellule
animali e virus
Più di mezzo milione di ampolle di campioni liofilizzati sono immagazzinate in refrigeratori
meccanici a - 60°C, in camere fredde a 5°C o in refrigeratori ad azoto liquido a -196°C.
I microrganismi quando crescono su un terreno di laboratorio sono chiamati coltura
Il mantenimento di una coltura pura e senza variazione di caratteristiche è essenziale per
qualsiasi processo industriale
La maggior parte dei laboratori mantiene una collezione propria di queste colture, chiamata
master stock. Dobbiamo far evitare qualsiasi tipo di mutazione del microrganismo.
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Dalla master stock vengono prodotte le cosiddette working stock (working cell bank), una
riserva per uso corrente.
Sono colture di agar (slant o piastre) mantenute in frigo a 0-4 gradi e rinnovate di frequente,
perché a questa temperatura l’organismo perde le sue caratteristiche.
Vi sono vaste ricerche che sono state eseguite per sviluppare migliori condizioni per la
conservazione dei ceppi microbici
Dalle colture si va al master bank, che possono essere fiale liofilizzate o trial vials.
Successivamente ogni volta che si prende una fiala bisogna controllarla.
Il master stock è un metodo di liofilizzazione. Quest’ultima è il procedimento più efficace per
la conservazione delle colture, infatti molte specie di batteri conservate con questa tecnica
sono rimaste vitali e invariate per più di 20 anni.
La liofilizzazione è un procedimento che sfrutta la sublimazione del solvente (acqua in
questo caso) sottovuoto.
La sospensione cellulare deve essere trasferita in una apposita fialetta di vetro, congelata in
N2 liquido e posta a liofilizzzare per 2-3 giorni fino a perditta totale dell’acqua.
La polvere così ottenuta va sigillata nella fialetta e può essere conservata anche a
temperatura ambiente per tempi lunghi (anni)
Ciascuna fialetta liofilizzato a rappresenta il materiale di partenza per la costruzione del
working stock.
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Cryovials:
La facile reperibilità dell'azoto liquido (-196°C) ha offerto al microbiologo un altro mezzo per
mantenere le colture.
In questo procedimento le cellule sono congelate insieme ad un agente crioprotettivo.
I campioni congelati sono conservati in refrigeratori ad azoto liquido.
Il mantenimento delle colture con azoto liquido si è rivelato molto soddisfacente ed efficace
con molti campioni che non possono essere mantenuti mediante liofilizzazione.
Entambi i sistemi vengono usati in parallelo.
CRIOPROTETTIVI:
per uscire dalla moda. a schermo intero
Sono sostanze organiche aggiunte ad una sospensione cellulare per preservare le cellule
dai danni da raffreddamento
I crioprotettivi possono essere di due tipo:
- PENETRANTI (etilenglicole, DMSO): penetrano la membrana cellulare e abbassano
temperatura di congelamento dell'acqua intracellulare.
- NON-PENETRANTI (macromolecole, glicerolo, zuccheri): si mantengono all'esterno
ma favoriscono l'uscita dell'acqua intracellulare aumentano la pressione osmotica
verso l'esterno (osmolarità)
Il danno che le cellule subiscono a seguito del raffreddamento è dovuto alla formazione di
piccoli cristalli di ghiaccio che compromettono le strutture cellulari.
Durante il raffreddamento una gran parte delle cellule comunque non sopravvive, ma la
presenza di un crioprotettivo permette di mantenere il livello di sopravvivenza intorno al 20-
40%. Una volta ripristinate le condizioni ambientali, le cellule sono in grado di moltiplicarsi e
crescere
WORKING STOCK
Deriva dallo sviluppo delle cellule di prima generazione liofilizzate del MASTER STOCK.
Le cellule di seconda generazione vanno conservate su slant e recuperate attraverso
un'ansa sterile per effettuare l'inoculo in terreno vegetativo.
Gli slant si conservano in frigorifero (+4°C) fino a 30 giorni. All'aumentare del grado di
invecchiamento delle cellule potrebbe aumentare la fase di latenza della crescita in terreno
vegetativo.
Da uno slant di seconda generazione viene effettuato il cosiddetto INOCULO in una beuta
vegetativa
BEUTA VEGETATIVA: bioreattore che contiene un piccolo volume (100-150 ml) di terreno di
crescita. La permanenza in beuta vegetativa è di circa 24-48 ore in dipendenza del
microrganismo.
Di norma la fase vegetativa ha una durata corrispondente all'arrivo in piena fase log della
crescita cellulare (metodo di controllo → turbidimetria, con campionamenti ad intervalli
regolari)
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II numero di passaggi di scala in fermentatore dipende dal volume finale del fermentatore
produttivo.
Di norma l'inoculo deve essere del 5-10% del volume di arrivo.
In ciascun passaggio le cellule vanno trasferite quando si trovano in piena fase log.
All'arrivo, come adattamento alle nuove condizioni, esse manifesteranno una nuova fase di
latenza prima di tornare in fase log in un volume più grande.
Nel fermentatore produttivo BATCH le cellule concluderanno il loro sviluppo completando
tutte le rimanenti fasi di crescita fino alla morte cellulare.
Nel caso della produzione di un metabolita primario (growth linked):
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Il calore umido è molto più efficiente del calore secco perché provoca la coagulazione e la
denaturazione delle proteine e quindi degli acidi nucleici nel giro dì 12-45 min (di solito 20
min).
Un altro fattore fisico è la pressione osmotica: L'acqua indispensabile per la vita di qualsiasi
microrganismo contiene sostanze disciolte tali che difficilmente un batterio si trova in
condizioni isotoniche
Se l'ambiente è ipotonico per la cellula procariote, in possesso di membrana, non ci sono
particolari problemi, mentre la cellula eucariote si rigonfia fino a scoppiare (plasmoptisl).
Se l'ambiente è ipertonico si ha una disidratazione della cellula, seguita da una contrazione
(plasmolisi).
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Per quanto riguarda i fattori chimici è importante che l’ossigeno arrivi (esigenze gassose)
I gas che influenzano la crescita microbica sono l’ossigeno e l’anidride carbonica.
Esistono organismi:
- aerobi: che richiedono energia
- anaerobi: che richiedono l’essenza di ossigeno
- - anaerobi facoltativi che so accrescono comunque
- . microaerofili che richiedono la presenza di piccole quantità di ossigeno
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REPEATED BATCH
FED BATCH
CONTINUA
CONTINUA CON RICICLO
11. IL FERMENTATORE
Ci sono due definizioni:
❖ BIOREATTORE: ambiente controllato in cui si allestisce una reazione biochimica
❖ FERMENTATORE: un bioreattore nel quale si realizza una fermentazione
I fermentatori vanno da semplici a sistemi integrati complessi che coinvolgono diversi livelli
di controllo.
Si distinguono due tipi di fermentatori:
➢ sistemi non-asettici dove non è necessario operare con colture pure di microrganismi
➢ sistemi asettici usati per la produzione di composti come antibiotici, amminoacidi,
polisaccaridi ecc...
L'obiettivo di qualsiasi fermentatore e di ottimizzare la crescita dell'organismo e/o la
formazione di un prodotto da parte di un organismo.
Un fermentatore deve:
In un fermentatore i materiali che sono in contatto con le soluzioni che entrano nel
fermentatore o con la coltura devono:
➢ essere resistenti alla corrosione
➢ essere non-tossici perchè la dissoluzione del materiale non inibisca la crescita
➢ sopportare ripetuti cicli di sterilizzazione ad alta pressione.
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I materiali che devono resistere alla corrosione, pericolosa dal punto di vista strutturale ma
anche come fonte di inquinamento del processo, sono:
• Acciaio Inox
• Vetro (per reattori fino a 40 L)
• Rame, Alluminio, Cemento, Legno
• Rivestiti di materiali polimerico ("per produzioni speciali")
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LEZIONE 10 24/10/2018
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E’ il tipo più comune di reattore usato per processi asettici. E’ il reattore più omogeneo e
versatile
Vantaggi:
➢ ottima omogeneità del brodo di coltura;
➢ elevata capacità di trasferimento O2;
➢ elevata flessibilità.
Svantaggi:
➢ Costi di fabbricazione elevati connessi alla costruzione del sistema di agitazione;
➢ Costi di processo elevati, connessi all’energia per il mescolamento.
STIRRER
Le eliche usate nei bioreattori sono classificate come impellers.
Gli impellers spingono la maggior parte del flusso del liquido dall’asse verso la periferia, il
che dà una buona turbolenza e quindi una velocità di trasferimento gas-liquido
soddisfacente.
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BAFFLES
I baffles o deflettori riducono il tempo per raggiungere l’omogeneità e fanno sì che gli
impellers trasmettano potenza al fluido evitando la formazione di vortici e favorendo la
turbolenza.
SPARGER
Gli spargers servono ad introdurre bolle più piccole nel fermentatore. Il tipo più semplice è a
apertura singola.
All’aumentare delle dimensioni del fermentatore aumentano le richieste di aerazione.
Se occorre una maggiore aerazione, si usa lo sparger ad anello. Lo sparger ad anello ha
molti buchi. Lo sparger è localizzato direttamente sotto il disco dell’impeller più basso
cosicché la corrente d’aria è immessa direttamente attraverso gli impellers.
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Vantaggi:
❏ Semplicità ed economia di disegno e di esercizio;
❏ Minore sensibilità alle infezioni.
Svantaggi:
❏ Elevata eterogeneità del contenuto;
❏ Limitata capacità di trasferimento dell’O2 (rispetto a STR).
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Reattori a disegno più complesso rispetto ai reattori BCR in quanto è presente un diaframma
che serve per migliorare la circolazione di liquido.
Vantaggi:
★ Maggiore semplicità ed economia di esercizio rispetto allo STR;
★ Capacità di trasferimento dell’O2 maggiore rispetto a BCR anche se minore dell’STR;
★ Adatti per colture sensibili all’agitazione.
Svantaggi:
★ Rischio di elevata eterogeneità del contenuto.
BIOREATTORI SFERICI
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Fermentatori Multifasici
Bioreattori in cui è presente una fase solida (supporto o cellule/enzimi immobilizzati) ed
un eluente.
Il volume del reattore può essere completamente riempito con supporti e liquido.
Vantaggi:
❖ Semplicità ed economia di esercizio
❖ Ottimi per lo svolgimento di reazioni enzimatiche e water waste treatments
Svantaggi:
❖ Formazione di aggregati o di percorsi preferenziali
Vantaggi:
● Semplicità ed economia di esercizio
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Vantaggi:
➢ Semplicità ed economia di esercizio
➢ Utilizzati per water waste treatments anaerobici
Svantaggi:
➢ Abrasione delle particelle
CONTROLLI
Per il controllo di un processo biotecnologico i parametri da misurare sono:
★ parametri fisici: velocità di agitazione, temperatura, pressione,livello di schiuma;
★ parametri chimici: pH, concentrazione di O2, concentrazione di CO2,
concentrazione dei nutrienti, potenziale redox;
★ parametri biologici: concentrazione cellulare, concentrazione di substrati,
concentrazione di metaboliti.
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CONTROLLI
Gli strumenti attualmente in uso permettono di effettuare tre tipi di misure:
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❏ misure in-line (sonde): soprattutto per il controllo di parametri fisici. Vengono messi
dei sensori direttamente a contatto con la biomassa per cui danno risposte continue
e immediate.
Vantaggio: non ha bisogno di campionamento.
❏ misure on-line: vengono effettuate attraverso campionamenti periodici. Con questo
tipo di controllo si possono verificare errori, in quanto il tempo tra campionamento e
misura è più lungo di quello durante il quale avvengono nella biomassa variazioni dei
parametri osservati.
❏ misure off–line: vengono effettuati campionamenti discontinui, utili perché
rappresentano una conferma sia delle misure in-line che on-line.
❏ Metodi di misura innovativi: BIOSENSORI e SENSORI OTTICI (UV, IR, NIR).
Lezione 11 30/10/2018
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60
LA CRESCITA MICROBICA:
Se parto da una cellula a ogni evento divisionale ho il raddoppio del numero di cellule.
2^n (2 perchè è una divisione binaria)
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CRESCITA MICROBICA
L'intervallo di tempo durante il quale da una singola cellula si formano due cellule figlie è
definito tempo di duplicazione (td)
II tempo di duplicazione (td), é dunque il tempo necessario ad una popolazione per
duplicarsi e viene detto anche tempo di raddoppiamento/tempo di generazione.
Molti batteri hanno tempi di generazione compresi tra una e tre ore; alcuni crescono
rapidamente dividendosi à circa 10 minuti mentre in altri può essere di alcuni giorni
II tempo di generazione oltre a variare a seconda dello specifico microrganismo può essere
influenzato dal terreno e dalle condizioni di crescita.
➔ t=td * n → td= t/n
Stabilito e capito che le due variabili sono la quantità di cellule “X” e il tempo in cui queste
cellule si moltiplicano è chiaro che il passo successivo è capire come sono tra loro correlate
queste due variabili. Devo stabilire una uguaglianza in base al tempo per avere a
disposizione strumenti per dare un senso a ciò che cerco.
Studiare la curva di crescita di un microrganismo significa capire quale è la funzione che
lega il numero di cellule al tempo. Devo ricordarmi che il TEMPO è LA VARIABILE
INDIPENDENTE (asse X), la variabile DIPENDENTE è la CONCENTRAZIONE DELLE
CELLULE/BIOMASSA (asse y). All'aumentare del tempo devo capire cosa accade alla
massa cellulare.
➔ y=f(x)
Se osservo una curva di crescita microbica e vado a misurare la X o la N si osserva
l'espressione della y= f(x) → N=f(t) oppure X=f(t)
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Gli antibiotici vengono prodotti solo in fase stazionaria, quindi questa fase non è sempre
negativa, perché è la fase produttiva industriale/tecnologo. A loro interessa che le fasi prima
siano le più brevi possibili.
A chi lavora con le fermentazioni invece, interessa la fase esponenziale, più dura e più è
meglio.
Questa è la differenza tra chi studia e chi produce per questioni lavorative.
Nella fase stazionaria non c’è aumento di concentrazione cellulare, però la curva di crescita
è il risultato di un EQUILIBRIO DINAMICO. Il fatto che non si percepisca variazione cellulare
dipende dal fatto che il numero di cellule che muoiono è uguale al numero di cellule che si
riproducono (diverso dall’eq statico dove se ho 100 cellule rimangono 100 e poi muoiono).
FASE DI MORTE
La fase di morte sopraggiunge quando il numero delle cellule che muoiono prevale sul
numero di cellule vitali.
A livello industriale, l’analisi della crescita microbica avviene di preferenza secondo il criterio
della massa cellulare. Dobbiamo dedurre un modello teorico:
Sulla base delle loro caratteristiche si chiamano: non strutturato, strutturano, non segregato,
segregato. Più uno studio considera tutte le variabili, più è specifico e più si adatta a un
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processo definito. Più fa approssimazioni, più si allontana dalla realtà, più riesco a dare un
modello di validità generale
TIPI DI MODELLO NON STRUTTURATO
STRUTTURATO
SEGREGATO la popolazione
contiene cellule con
caratteristiche
differenti
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La coltura batch può essere vista come un'estensione volumetrica di una coltura in provetta
o in beuta ed ha una durata temporale definita poiché costituisce un sistema chiuso che
contiene un limitato ammontare di nutrienti.
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Sebbene la μ (mu/mi) sia legata ad una serie di eventi variabili in un bioreattore, queste
possono essere mantenute tutte costanti tranne la concentrazione di u unico componente S del
substrato. Pertanto, se ipotizziamo di mantenere costanti tutte le altre variabili, il valore
istantaneo di μ può essere legato esclusivamente all’unico componente essenziale S dalla
relazione μ = f(s)
Il consumo di un componente del substrato essenziale allo sviluppo S fa si che la sua
concentrazione prima sufficiente divenga limitante per la crescita cellulare
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EQUAZIONE DI MONOD
Su x substrato, su y la μ
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Il substrato man mano che la fermentazione procede diminuisce, perché viene mangiato. Il
grafico si legge da dx a sx. Si parte quanto la concentrazione è al max possibile (!) Mentre il
processo avviene il microrganismo cresce il substrato cala perché viene consumato dal
microrganismo
Ad un certo punto la quantità di substrato (carbonio) non è più sufficiente per sostenere la
crescita di μ=vmax → cambio di pendenza (cala) che porta alla fase stazionaria.
Finchè μ=vmax è costante; quando il substrato diventa limitante si arriva alla fase stazionaria
dove la velocità di crescita è pari a zero (all’”origine” del grafico) e le cellule iniziano a morire
molto velocemente. Tutto questo è scritto nell equazione di Monod.
Qual è la dipendenza della velocità di crescita rispetto alla concentrazione di substrato limitante?
→ è data dall'eq di Monod che esprime come cala la velocità specifica di crescita in base alla
concentrazione di substrato.
(velocità crescita e sviluppo sono sinonimi)
ks= concentrazione di substrato (X) che corrisponde a una velocità di crescita si sviluppo di
metà rispetto alla Vmax. Interessa perchè i punti della curva dimostrano andamenti diversi
Si possono avere anche altre andamenti (verde e blu) che corrispondono a μ altri valori
Microrganismo Blu raggiunge prima la metà della capacità specifica di crescita, verde è il più
efficiente di tutti. Sostiene una crescita alta per più tempo
Più ks è grande meno efficiente è a crescita e prima il microrganismo raggiunge la metà
specifica
ks più piccolo, più il microrganismo è efficiente
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Le principali grandezze che descrivono la crescita microbica sono la μ(vmax) e la Ks che dice
quanto velocemente crescono e quanto efficientemente il microrganismo usa il substrato che sta
consumando
TEMPERATURA:
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Se aumento la T, vedo che l’organismo muore facilmente, quindi non è adatto a temperature
alte.
Arrhenius vale solo finché non arrivo all’ottimo, poi il sistema non sostiene più
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OSMOLARITA’:
Il cloruro di sodio modifica alcune caratteristiche del terreno di crescita, alcuni microrganismi ne
hanno bisogno, altri meno. Influenza l’osmolarità del terreno e l’attività dell’acqua (aw) che dice
se nell’acqua pura ci sono parti che sono non più disponibili
L'attività dell'acqua (aw) per una soluzione è il rapporto fra la pressione parziale di vapore della
soluzione con quella del solvente puro (acqua):
%o= P/Po
L'attività dell'acqua varia da 1 (acqua pura) a 0.
La presenza di soluti disciolti fa variare aw
La presenza di soluti abbassa l'attività dell'acqua, perché l'acqua di idratazione non è più
disponibile.
Più soluto c’è meno è disponibile.
Se metto nacl nell’acqua le molecole di acqua che vanno verso anione/catione non sono più
disponibili, rimane l'acqua pura.
I microrganismi percepiscono l’attività dell’acqua, quindi la maggior parte dei
batteri/microrganismi vivono quando l’attività dell’acqua è aw >9,98 (il massimo è uno!), non
hanno una grande tolleranza rispetto ad abbassamenti di attività.
I microrganismi vengono classificati sulla base della loro tolleranza al cloruro di sodio:
XEROFILI microrganismi che crescono in condizioni di aridità. Tra questi gli alofili e gli
alotolleranti sono gli organismi capaci di svilupparsi in ambienti con bassa disponibilità d'acqua,
legata alla presenza di sali.
ALOTOLLERANTI Alcuni batteri sono moderatamente alofili e possono sopportare piccole
quantità di NaCI per crescere (crescono bene intorno ad aw=0.96, con concentrazioni di NaCI
intorno a 0,5%)
ALOFILI Alcuni batteri hanno sviluppato la caratteristica di vivere in condizioni di aw< 0.85
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OSSIGENO:
rapporto tra crescita microbica e concentrazione di ossigeno.
I microrganismi si classificano in base alla capacità/aver bisogno di lavorare l’ ossigeno.
Oltre alla fonte carboniosa, anche l’ossigeno è una fonte limitante, al quale segue una cinetica
come quella di Monod
AEROBI RELAZIONE CON IL 02
OBBLIGATI richiesta
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Dopo tutto dobbiamo studiare il CONSUMO DEL SUBSTRATO, e qual è la cinetica del suo
consumo. E dobbiamo studiare anche come SINTETIZZA IL PRODOTTO che interessa (come
vengono bio sintetizzati).
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Se la variazione della concentrazione del substrato nel tempo è proporzionale alla massa
cellulare iniziale alla prima potenza, la velocità di consumo del substrato segue una cinetica di
primo ordine.
La velocità di consumo del substrato in un certo intervallo di tempo, dipende dalla
concentrazione di cellule presenti nel bioreattore all’inizio di quell’intervallo di tempo
Consumo di substrato= q
Il grafico è:
Blu: osservo che come c’è una fase di latenza, ma poi vi è una fase in cui la concentrazione
cellulare non varia (μ=0) → le cellule non consumano e non mangiano → fase di latenza
speculare a quello della crescita.
Le cellule vanno in fase esponenziale → substrato consumato in maniera esponenziale, tanto
quando deve sopportare la crescita microbica.
A un certo punto il substrato non è più sufficiente per sostenere la crescita e quindi mentre va a
zero, la crescita cellulare non è più sostenuta e la μ va a zero.
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Lo scopo è sempre quello di arrivare al consumo totale almeno della fonte carboniosa per
massimizzare la conversione.
Al termine di un processi batch il substrato non consumato è perso, è da buttare via
L’ossigeno è quindi un substrato e per questo motivo è possibile definire un’equazione cinetica
del primo ordine che descrive la velocità del suo consumo.
qO2 QUOZIENTE METABOLICO: velocità specifica di consumo per unità di massa cellulare
La crescita Diauxica:
La maggior parte di terreni complessi non contengono mai una fonte di carbonio, ma 2 o più.
Come vengono consumate? Prima ne viene consumata una, poi l’altra, una alla volta. La scelta
avviene sulla base della costante di affinità che manifesta rispetto a quella fonte carboniosa.
Questa crescita si chiama crescita diauxica → comportamento di crescita del microrganismo che
si trova ad usare 2 fonte carboniose presenti nel terreno di crescita.
Prima mangia il glucosio, poi quando finisce entra in fase stazionaria, e dopo una fase di latenza
breve che serve per cambiare il pool enzimatico per sintetizzare la nuova crescita carboniosa per
sintetizzare il lattosio (seconda fonte carboniosa) e così via → andamento a gradini
Si osserva quando una popolazione microbica cresce in un sistema chiuso in un terreno minimo
che contiene due diverse fonti organiche di carbonio (crescita con doppia fase).
Il plateau che si osserva alla fine della prima fase esponenziale in cui la crescita è nella dipende
dal tempo richiesto per la sintesi degli enzimi che promuovono la demolizione del substrato S2
Ogni volta che parte in fase esponenziale, lui usa il substrato che via via gli è meno affine, quindi
il substrato ha un ks via via maggiore in termini di valore, quindi ciò fa sì che Ks1 (del primo
substrato) è più piccola (perchè più affine) rispetto al secondo substrato.
Questo ha un effetto sulla crescita, nel senso che la pendenza prima della fase esponenziale è
sempre maggiore (cresce più rapidamente) sul primo substrato di quando non cresca sul
secondo.
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Esempio: (errore nella fase di latenza, se esaurisce il glucosio non può poi crescere glucosio)
Alcuni ceppi di S. thermophilus mostrano in latte una chiara crescita diauxica che scompare se il
latte viene implementato di amminoacidi. Questo fenomeno, che determina un rallentamento
della crescita di S. thermophilus, è dovuto al fatto che amminoacidi essenziali quali Glu e Met
sono presenti in latte in concentrazioni decisamente inferiori (Glu 45 mg/l, Met 1 mg/I) a quelle
richieste da questa specie per crescere correttamente (Glu 200 mg/I, Met 60 mg/I). Di
conseguenza, S. thermophilus deve trovare altre fonti amminoacidiche per poter raggiungere alte
concentrazioni cellulari in latte.
I metaboliti che possono essere prodotti sono di due tipi: primari e secondari
I primi 2 casi sono associati → il microrganismo produce metaboliti primari, ovvero associati allo
sviluppo e alla crescita microbica.
Nel terzo caso si chiamano metaboliti secondari
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La variazione di prodotto nel tempo è proporzionale alla massa cellulare rispetto alla costante di
velocità specifica di formazione del prodotto
qp= velocità specifica di formazione del prodotto
La quantità di prodotto che viene sintetizzato per unità di massa cellulare.
RIEPILOGO:
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- alcoli
- amminoacidi
- nucleotidi
- acidi organici
- polioli
- vitamine
- enzimi
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- antibiotici
- tossine
Possono essere creati dei polimeri biodegradabili per una sorta di ingegneria tissutale, per
l'impianto di tissutare biomediche. Sono anche termoplastici e possono essere usati ad ampio
spettro per l’utilizzo biologico e biomedico. Da scarti di cibo si possono creare polimeri di acido
lattico.
Inizialmente le vitamine venivano estratte da materiale vegetale o animale, successivamente per
via fermentativa o dalla combinazione di passaggi chimici e microbiologico.
La vitamina B12 è ottenibile dalla sola via fermentativa non perchè per via chimica non sia pox
ma ha un costo non trascurabile.
Si stanno producendo grandi sforzi per la ricerca per massibilazzare la produzione di questi
prodotti.
MISURARE LE PERFORMANCE:
Per potere monitorare l'andamento di un processo di fermentazione dal punto di vista analitico è
necessario conoscere:
1. la concentrazione iniziale dei nutrienti principali del terreno (strumento ex-ante, posso
immaginare sulla base di cosa so quante cellule posso ottenere)
2. a tempi prefissati la concentrazione di X - S - P
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1.
è possibile prevedere quanta massa cellulare posso ottenere da un terreno?
in alcuni casi si! → se il terreno è chimicamente definito & se conosco il tipo di metabolismi
E’ possibile sapere per ogni grammo di elemento che metto nel terreno è possibile sapere
quanta biomassa è possibile ottenere=RESA SU ELEMENTO (importante per l’esame, la prof ha
una fissa)
Parte dal presupposto che io sappia cosa c’è nel terreno, quindi questo discorso vale solo per i
terreni chimicamente definiti.
Quando devo lavorare su un processo sconosciuto con uno scarto del terreno che non conosco il
parametro resa su elemento non è utile.
resa su elemento=consente di calcolare la concentrazione massima di biomassa teoricamente
ottenibile da un terreno chimicamente definito o di cui si conosce con esattezza la composizione
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Substrato limitante: è quello che finisce prima, quando finisce lui la crescita non continua
La quantità massima di biomassa ottenibile è 10 g/L, perchè dopo che ho raggiunto il decimo
grammo di biomassa la crescita si ferma!
il nutriente che limita la produzione è S, in quanto con la quantità aggiunta, si possono ottenere
solo 10 g/L, anche se gli altri nutrienti sono in eccesso.
Posso prevedere eventualmente l’aggiunta al terreno di ulteriore zolfo per aumentare la
produzione
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Es: Misura della composizione teorica del terreno in C,N,S,Ca per ottenere 100 g/L di biomassa
in condizioni anaerobiche
Per ottenere 100 g/L di biomassa, servono di C:
100/0,1=1000 g/L
Per ottenere 100 g/L di biomassa, servono di N:
100/12=8,3 g/L
Per ottenere 100 g/L di biomassa, servono di S:
100/100=1 g/L
Per ottenere 100 g/L di biomassa, servono di Ca:
100/200=0,5 g/L
Es:
Quanto glucosio deve essere aggiunto ad un terreno che deve contenere 100 g/L di C? PM
glucosio= 180 uma
PAC=12 uma
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Al terreno devono essere aggiunti 250 g/L di glucosio per garantire 100 g/L di C
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Es:
Quanto NH4NO3 in g/L deve essere aggiunto ad un terreno di crescita che possa produrre
teoricamente 60 g/L di biomassa cellulare?
Resa su elemento di N=12
60/12=5 g/L di N (da aggiungere al terreno per avere una crescita teorica di 60 g/L di cellule)
Al terreno devono essere aggiunti 14,3 g/L di NH4NO3 per garantire una produzione di cellule di
60 g/L
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2.
MISURAZIONE DELLA CRESCITA MICROBICA
Vi sono vari metodi (analitici!):
1. conta cellulare diretta
- Conta al microscopio
- Conta delle colonie su piastra
- Conta automatizzata
Nel caso delle fermentazioni non è ideale. Si preferisce il peso secco e la torbidità (vd sotto)
3. stima indiretta della massa cellulare Misura dei componenti cellulari Misura del calore
metabolico
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