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Textile Design

Fibre
Le fibre naturali possono essere:

- Vegetali:
 fibre costituite principalmente da cellulosa: cotone.
 fibre di fusto: lino, canapa, iuta, ginestra, ramiè.
 fibre da frutto: cocco (per fare tappeti).
 fibre dalle foglie: agave, rafia.
- Animali, costituite da sostanze proteiche:
 Peli: lana
- Minerali:
 Amianto
 Vetro

Le fibre chimiche possono essere:

- Artificiali: ottenute dalla trasformazione di materie prime organiche esistenti in natura


 Raion, viscosa, proacetato e proteiche (derivanti dal latte) come la merinova. Le fibre cellulosiche
sono: la cellulosa delle piante oppure lo scarto del cotone; quindi la materia prima è naturale che
poi viene trattata chimicamente.
- Sintetiche: ottenute per sintesi di sostanze chimiche più o meno semplici e a seconda della natura
chimica si hanno:
 Fibre Poliamidiche: nylon, perlon, lilyon, ortalion, edyon.
 Poliesteri: terital (un tempo molto usato), dacron, terilene.
 Poliacriliche: orlon, leacril, vinacril.
 Poliviniche: movil, leavil.
 Polipropileniche: meraclon.

Nel campo della moda sono nate delle nuove fibre confortevoli e lavabili.

Filati
Ci possono essere filati più fini, più grossolani, microfibre.

Per avere maggiore tenacità deve essere sottoposto a dei trattamenti particolari.

Filati in fibre in fiocco: devono essere trattati in modo tale che si ottengano attorcigliando le fibre in fiocco
durante la filatura.

Filati di filamento: vengono tenuti da filamenti o bave contigue, ricavate dal bozzolo con procedimenti che
possono essere chimici e meccanici. Un tempo la seta veniva trattata in modi più naturali, ora invece viene
trattata con procedimenti chimici.

I filati vengono accostati ma possono essere anche vinati, i filati ritorti con torsione destrorsa o sinistrorsa
possono essere con torsione bassa, media o alta a seconda della lavorazione che vogliamo ottenere,
vengono chiamati “Cablè” sono dividi in:
 Filato ritorto a 2 capi
 -A 3 capi
 -A 4 capi e +, possono arrivare ad 8

Nell’anima del filato si possono mettere altri elementi come il lurex, fili metallici, elastomeri.

I filati possono essere divisi a seconda delle fantasie:


 Melange
 Vigorosa
 Spemuli
 Bouclè
 Ritorti a ciniglia
 Effetti lucidi/opachi
 Luminescenti
 Effetti con pellicole
 Fibre chimiche
 Crepe:
- Ritorti di crespo
- Chiffon
- Crepe de chin
- Georgette
- Crepe marochene
- Crepe satin

Sigle dei filati:


- PL: Poliestere
- MD: modal
- LI: lino
- ME: fibre metalliche
- MA: moda acriliche
- WM: moer
- HA: pelo/crine
- PA: poliammidica
- PP: polipropilenica
- SE: seta
- WG: vigogna
- VI: viscosa
- AC: acetato
- PC: acrilica
- WP: alpaca
- AS: asvesto (amianto, cancerogena)
- WA: angora
- WK: cammello
- CA: canapa
- PI: carta tessile
- CU: cupro
- CO: cotone
- EA: elastan
- WU: wanaco
- WS: cashmire
- WL: lana
- WO: lana (voul)
Titolazioni dei filati:
Filati per le calze da donna: molto diffuso, è chiamato “denaro/ditex” indica il rapporto tra peso e lunghezza
che si ricava tramite una divisione.

TD: denaro/ditex

NM: rapporto metrico della lunghezza espresso in metri e del peso espresso in grammi

Numero di matassine: sistema metrico inglese.

Armature
il principio della tessitura è l’armatura, data dall’incrocio dei fili di ordito con quelli della trama che
forniscono anche graficamente la messa in pianta con dei quadretti. Caratterizzate dal rimettaggio del filato
della trama e ordito.

Armatura Taffetà: armatura più semplice in tela molto ravvicinata.

Armatura Raso: armatura molto delicata con lampassi molto lunghi e con un diffalcamento nel passaggio
tra trama e ordito perché il filato non passa tutte le volte. Non molto resistente.

Armatura tipo legno:

Armatura spigato/saia: si riconosce dalla cordonatura diagonale, il risultato sarà un tipo di armatura dove è
evidente la diagonale. Usata per i Jeans.

Armatura tela: più semplice, filo di ordito passa alternativamente sopra e sotto il filo di trama, creando un
tessuto resistente.
- Batista: stoffa leggera, impiegata per l’uso di camicie o per lenzuola per bambini.
- Doneigal
- Fresco seta
- L’onnan
- Mussola
- Taffetà
- Voile

Armatura a coste:

Armatura Batavia:

Seta
E’ un filamento tessile tra i più tenaci che si ricava dai bozzoli di un insetto chiamato baco da seta. Il nome
latino è bombix mori cioè bombice del gelso. E’ appartenente alla famiglia degli epiglottidi cioè delle farfalle
però non ha la loro bellezza, è piuttosto tozzo. Secondo alcuni, l’origine dell’allevamento del baco da seta fa
riferimento al paese di Henan in Cina, mentre secondo altri fa riferimento ad un imperatrice cinese e
risalirebbe al 2697 A.C. per molti secoli la bachicoltura si tenne segreta. Tra i più grandi produttori di seta
c’è: la Corea, il Giappone, l’India e l’Europa. La migliore seta era quella cinese, ma ora è quella Italiana; in
Italia, secondo la leggenda, 2 monaci greci di ritorno dall’India, nell’epoca dell’imperatore Giustiniano,
portarono a Costantinopoli, dentro un bambù, alcune larve particolari di questi bachi.
La bachicoltura ha trovato un buon terreno in Italia perché ci sono molti gelseti e il baco da seta si nutre del
gelso. Il baco è un insetto che completa la sua muti in 3 stati: uovo, larva, crisalide. I semi sono di forma
lenticolare, vengono raccolti e conservati. L’incubazione dura 20 giorni, alla schiusa le larve sono piccole.

I bachi hanno 2 ghiandole situate nel canale digerente sotto forma tubolare che contengono una materia
prima che è la seta liquida, composta da 2 sostanze: fibroina e sericina (gommosa); le ghiandole
confluiscono in un unico canale, la fuoriuscita della sostanza a contatto con l’aria si solidifica e il baco tesse
il suo bozzolo in 3 o 4 giorni. Per ricavare il filamento bisogna impedire che la farfalla buchi il bozzolo e
quindi si effettua il processo di “Trattura” dove il bozzolo viene immerso in acqua calda che uccide la farfalla
al suo interno. Dopo questo trattamento otteniamo 2 tipologie di seta: la seta cruda e la seta greggia. La
seta greggia detta “buret” è opaca, ruvida, rigida, di colore bianco/giallastro perché contiene sericillina, per
farla diventare lucida viene sottoposta ad un lavaggio in acqua calda con soluzioni saponose (sgommatura),
si ottiene quindi la seta “cotta”, morbida, liscia, bianco brillante. Con il trattamento della sgommatura
avviene un calo di peso (25/30% i n meno), per compensare questa perdita si usano dei sali minerali (per
chiamarsi seta non può avere una carica maggiore del 30% del suo peso).

Oltre ad essere piacevole al tatto è resistente al carico di rottura, pari a quello dell’acciaio; infatti durante la
guerra, le industrie seriche facevano le vele per i marinai e le donne erano obbligate a vestirsi con altre
stoffe; per questo motivo è stato inventato il Rayon che è un surrogato della seta. E’ tenace, elastica, resiste
alla piegatura, ha un buon potere termico isolante (cattiva conduttrice di calore, lo trattiene).

La seta a seconda della tramatura o armatura si divide in varie tipologie:

- Seta sgommata: morbida, bella lucentezza, se ritorta diventa liscia e finissima.


 Seta Sciab -> fine, liscia, regolare.
 Seta Buret -> grossolana, nodosa, irregolare con bei effetti di teture
- Seta caricata: piena, pesante, rigida, si stropiccia, meno durevole, la lucentezza è più accentuata della
Sgommata. Per capire se è vera seta bisogna bruciarla, fa fiamma piccola e si spegne subito, l’odore è
come quello di capelli bruciati, il residuo che ne rimane è una scoria nera e friabile, se la seta è molto
caricata lascia delle ceneri cristalline.
- Seta selvatica Tussah: ottenuta da un altro tipo di baco non allevato. Grossolana, spessa, con la sezione
del filo irregolare, mano più ruvida, più pesante, colori più scuri/opachi, non molto lucente, non
uniforme, più sensibile alla sudorazione.
 Buret
 Chiffon: molto leggeri
 Crepe: crepe de chin, crepe georgette, crepe marochene.
 Damascata
 Twill
 Organza
 Pongette
 Raso: non solo il tessuto ma anche l’armatura.
 Taffetà
 Saia
 Doupon
 Onnan
 Chantung

Il marchio della seta è del segretariato europeo della seta che è riconosciuto a livello internazionale che
garantisce seta pura e di buona qualità, non riciclata.

La seta si usa per abbigliamento, per accessori, per tessuti di casa e per prodotti tessili industriali quali ad
esempio i cucirini, fili da ricamo, nastri ecc.
Lana
Fibra che si ottiene dal vello degli animali, fu inventata ed usata già all’epoca degli assiro babilonesi
(Kaukanes), in Egitto veniva usata ma molto raramente perché veniva percepita come una cosa impura,
infatti preferivano il lino. Tra i grandi produttori di lana, al giorno d’oggi, abbiamo l’Australia, la Nuova
Zelanda, la Cina, l’Argentina, l’Uruguai, la Gran Bretagna, un tempo anche l’Italia, ora meno.

Il termine “lana” non si può usare per il cammello, per la capra “cashmire”, per la capra d’Angora, per il
boer, per l’alpaca e la vigogna.

Gli allevamenti degli ovini si diffondono in tutto il mondo nelle condizioni climatiche più svariate, abbiamo
molti tipi di lana diversi, come per esempio la “lana Merinos”, una tra le lane più fini, più morbide, più
elastiche e increspate che ha avuto origine dall’antica Siria e importate poi in Italia e in Spagna.

Il termine “Merinos” deriva dallo spagnolo che vuol dire “vagante”. In Italia abbiamo un buon tipo di lana
che si chiama “il gentile di Puglia”, molto pregiata. In Francia abbiamo l’Aranguier, in Inghilterra la Saudan,
la Lincoln.

Il vello della pecora e degli agnelli (più preziosi), va tosato, la tosatura può essere fatta a mano o a macchina
una o due volte all’anno. La lana che si ottiene è una lana “sucida”, cioè ricca di lanolina (molto importante
perché viene usata nelle creme, nelle industrie chimiche e farmaceutiche; rende morbido il vello
dell’animale); dopo la prima lavata viene effettuato un lavaggio industriale dove la lana viene lavata con
detergenti sintetici neutri (altrimenti si infeltrisce). La lana più preziosa è quella che si trova sulle spalle
dell’animale, la meno preziosa è quella della testa e delle zampe. Il vello della lana ha delle caratteristiche
che assomigliano a quelle dei capelli: ha una cuticola esterna formata da piccole scaglie embricate (una
sull’altra), uno strato medio formato dalle fibrille fusiformi e il canale midollare, è presente la cheratina.

Finezza: i diametri più fini hanno un diametro piccolo dai 10 ai 24 mm, quelli medi hanno dai 24 ai 40 mm e
quelle più grosse dai 40 a 80 mm.

Marchio: “Pura lana” -> non è pura lana vergine ma riciclata.

Lana vergine = di prima tosa.

Misto lana: fatto con altre fibre artificiali o con la seta.

Finissaggi: dopo la tosa avviene lo sgrassaggio, la carbonizzazione dove le impurità vegetali vengono
eliminate mediante un trattamento in acido solforico, dopo viene fatta la lavorazione delle fibre che si
trasformano in filati particolari: filato più fine (Merinos), medio e grosso.

I filati possono essere pettinati e cardati, es: “fresco lana” dove il filato viene pettinato fine, liscio, uniforme
e ben compattato, crea un filato “pettinato” (di vigogna e di lana) usato per gli abiti da uomo uilizzabili
anche d’estate.

Caratteristiche tecniche: ottimo isolamento tecnico, servono a proteggerci ma dipende dal tipo di lana;
se ha un filato pettinato ha un potere isolante più basso perché permette con l’arricciatura un isolamento
termico maggiore. E’ idroscopica, assorbe 1/3 del suo volume, non da idea e sensazione di bagnato. Ha un
ottimo confort che dipende dallo spessore della lana utilizzata. Resistente ma non come la seta. Elastica.
Modellabile, può essere anche infeltrita creando tessuti non tessuti tramite una lavorazione con acqua
calda (feltro). Le fibre di lana possono anche essere più grossolane. Le cariche elettrostatiche sono molto
modeste rispetto alle fibre artificiali e sintetiche. Non brucia facilmente, ha caratteristiche ignifughe
maggiori rispetto ad altri tessuti.
Finissaggio: possono essere effettuati per dare una maggiore mano o caratteristica al prodotto finito.
Possono essere fatti con prodotti chimici, con calandre a pressione o a vapore. I tessuti di lana vengono
sottoposti quasi tutti al “decafissaggio”, un trattamento a vapore o a pressione con reagenti chimici per non
far infeltrire la lana. Viene sottoposta anche ai trattamenti di anti infeltrimento, anti ignifugo, di
carbonizzazione con l’acido solforico per le impurità, anti tarme, garzatura della superfice per dare la
follatura alla lana per non farla restringere, idrorepellente mediante un trattamento con siliconi.

Si può lavare fino a 30° e a secco, non può essere candeggiata con cloruro, si può stirare con moderazione.

Cashmire: Fibra prodotta da una capra che vive nell’Himalaya, nel Tibet e nella Mongolia. Sopra il vello
creano una corta lanuggine, soffice, che viene raccolta in primavera (circa 100g) non si taglia.

Capra d’angora: vive in Turchia e ha caratteristiche simili a quelli della lana. I tessuti più fini vengono fatti
con la lana dei capretti.

Cammello: diffuso nell’Asia, ha un manto lungo e setoso mentre il sottomanto è morbido e setoso; viene
raccolto in primavera ed è utilizzata per fare cappotti.

Vigogna: appartiene alla famiglia dei camelidi, vive tra il Chile ed il Perù. L’animale non è domestico, per
prenderlo e tosarlo bisogna ucciderlo, per questo viene usato molto meno.

Alpaca: camelide allevato in Grecia. La tosatura viene fatta ogni 2 anni e il vello è simile a quello del Boer.
Lama: lana molto lucida, leggera e soffice.
Guanaco: usata negli anni ’60 per fare le coperte. Camelide che vive in regioni molto fredde e per essere
utilizzato deve essere ucciso perché adatto anche a fare pellicce.

Coniglio d’Angora: ricavato dal pelo di un coniglio dell’Asia Orientale, allevato, tosato 4 volte all’anno, ha
un pelo leggero, fine, che assorbe il vapore acqueo. Vengono usati soprattutto per la biancheria intima.

Tessuti Crespati (crepe):


(crepe de chin, crepe georgette, chiffon, crepe satin, crepe marochenne)

La caratteristica di questi filati è dovuta alla crespatura e al tipo di filato molto ritorto, es: tessuti filati nel
crespo piano, tessuti filati nel mezzo crespo. Bisogna fare attenzione anche al tipo di torsione del filato, es:
armatura per crespo, crespo effetto “corteccia” (ottenuto dal tipo di finissaggio), crespo effetto “a botte”.

Cotone
Più importante di tutte le fibre tessili, costituita da peli detti “fibre”. Ricavato da una pianta dicotiledone
appartenente alla famiglia delle malvace cossipium, in Germania chiamato “baovol” (albero della lana); alla
maturazione il fiore si apre. Un tempo le piante erano molte e selvatiche, quando l’uomo intuì che poteva
ricavare qualcosa inizia a coltivarle, possono essere coltivate nelle regioni dove le piogge sono quasi assenti
(Perù, Egitto, Sudan), ad oggi viene coltivata dalla Sicilia all’Africa. La pianta ha numerosi fiorellini di colore
giallastro o bianco e presenta anche dei frutti, arrivati alla maturazione la capsula si apre: contiene il
bioccolo di cotone e dei semi, avvolti da peli; con i peli più lunghi si confezionano i filati, quelli più corti
vengono impiegati per la lavorazione del raion perché contengono il 90% di cellulosa; vengono usati anche
per fare la cellulosa, polvere da sparo, dai semi si può fare l’olio, il mangime per il bestiame, i fertilizzanti
per il terreno. La raccolta del cotone può essere fatta a macchina o a mano, varia a seconda dei paesi. La
resa più alta e più bella è quella egiziana che arriva a 500g per ettaro.

La raccolta è sottoposta alla sgranatura (o ginnatura): processo di separazione dalla granatura al seme, il
cotone viene compresso, chiamato “cotone sodo” per essere trasportato. Dopo di che avviene una seconda
sgranatura per liberare i peli corti che servono per la lavorazione artificiale o della carta.

Le fibre di cotone sono fini e flessibili, è in grado di assorbire il 20% del vapore acqueo e assorbono molto
velocemente i liquidi. A seconda del tipo è + o – confortevole, presenta molta resistenza, migliore se
bagnato, non è elastico, produce basse scariche elettrostatiche.

Finissaggio: il trattamento dei cotoni deve essere fatto in soluzione di soda caustica, che rende la sezione
della fibra più circolare, più robusta e brillante. Si può trattare anti piega, usando delle resine sintetiche che
creano un legame incrociato con le catene della cellulosa.

Possiamo ottenere:
- Batiste
- Fustagno
- Mussole
- Organza di cotone
- Tele
- Madapolan: lenzuola morbide
- Percalle: camicie
- Picchè
- Popeline
- Rigatini: tovagliati
- Spugne
- Velluto di cotone
- Blue jeans
- Cotone idrofilo
- Ovatta
- Garza
- Calicò
- Cinz
- Cretone
- Damasco
- Drill
- Flanella
- Gabardine
- Oxford
- Interloc
- Cannetè

Il primo reperto archeologico del cotone si è trovato nel Pakistan e nel Messico, risale a 5.000 anni AC; il
commercio del cotone veniva importato dall’India. Molto importante fu anche la produzione in Spagna, nel
periodo del Tiraz. Ad oggi i maggiori produttori sono la Cina, gli Stati Uniti, il Pakistan.

Lino
Stoffe che hanno un grande successo e che vengono coltivate anche in Italia. Fibra dal fusto di una pianta
annuale (Linum usitatissimum appartenente alla famiglia delle Linacee); al momento della maturazione
arriva fino a 1m, ha un fiore azzurro e bianco, foglie strette e appuntite, i frutti sono delle capsule che
contengono dei piccoli semi piatti e lucenti, come per il cotone, non si butta via niente perché ci si può
ricavare anche l’olio. L’uso del lino è antichissimo, risale al periodo degli Egizi; è stato trovato nelle tombe
egiziane, usato per avvolgere le mummie. Viene dal latino “linteulum” che significa “tessuto di lino”. Si
coltiva in tutta Europa, in India, in America. Si può coltivare sia il lino da tiglio che il lino da semi da cui si
ricava l’olio: il lino da tiglio ha uno stelo molto alto e ramificato, quello da semi invece è più basso, la
raccolta avviene quando ha raggiunto la maturazione. La raccolta del lino per fibra viene fatta estirpando le
pianticelle, un tempo si faceva a mano, ora si usano delle macchine agricole; le piante vengono fatte
essiccare e vengono sottoposte alla battitura (bisogna battere questi steli per togliere la lignina che
permette alla pianta di stare in piedi), detta anche “sgranalatura degli steli” per sgranare le capsule e le
foglie; dopo di che avviene la “macerazione” (un tempo fatta a mano, c’erano delle acque con delle
sostanze apposite che si mangiavano la lignina), poi la “maciullatura” dove si liberano le fibre dalle sostanze
gommose che tengono unite in fasci la parte legnosa della pianta. La pianta viene riunita in pannelli quando
si raccoglie, per stare in piedi ha una sostanza chiamata lignina e una gommosa che vanno tolte. Dopo
questi passaggi i bacilli di coltura vengono immersi in acqua calda. Dopo la maciullatura avviene la
“scotolatura” dove ci si libera dei frammenti legnosi. Con la “pettinatura” vengono separate le fibre corte
(stoppe, servivano agli idraulici e imbottiture) dalle fibre lunghe (tessile). Il colore della filaccia del lino è
grigio, giallastro, verdognolo, i più pregiati hanno un bel colore bianco con uno splendore serico. Il lino non
è formato come il cotone esclusivamente da cellulosa ma contiene lignina, grassi e cere. I filamenti sono in
lunghezza dai 50/60 cm. Viene classificato a seconda delle zone di provenienza: il lino del belgio o delle
fiandre, dall’olanda, dall’europa dell’unione sovietica. I filati possono essere usati per biancheria, lenzuola,
abbigliamento, arredamento, cucirini, merletti; è il miglior conduttore di calore e da un senso di maggiore
freschezza, ecco perché si usa d’estate. Le sue fibre si possono miscelare per ottenere un misto-lino: misto
lino-cotone, union (ordito di cotone e trame di lino), viene anche mischiato con fibre liberiane come il sisal
e la canapa oppure con fibre artificiali sintetiche (modal, si stropiccia meno). Può assumere lavaggi ad
altissima temperatura e candeggiato con cloro.

Canapa
Fibra da fusto, ha la caratteristica di essere molto fresca come il lino. “cannabis sativa” termine latino,
appartenente alla famiglia dei “curticacee”, può arrivare all’altezza di 4m, fusto eretto, poco ramificato; la
pianta è una pianta dioica, che presenta sia pianta femminile che maschile: da quella maschile si ricava la
fibra mentre da quella femminile sia le fibre che il seme. La canapa è originaria dell’Asia ma viene coltivata
nell’unione sovietica, in italia, iugoslavia, polonia, ungheria, francia, corea, giappone e cina. La canapa
Italiana è tra le migliori del mondo, le sue fibre sono sia per filaccia che per tiglio, sono riunite come quelle
del lino e cementate da sostanze; per poterle lavorare ci sono delle operazioni simili al lino: una volta
messe nei mannelli vengono lacerate con macerazione, lavaggio, essiccatura e se ne ottiene una fibra di
colore lucente tra il biondo e l’argento. Con la maciullatura e scotolatura, come per il lino, si ottiene la
filaccia che viene poi liberata dalle fibre legnose, le fibre a seconda del colore e lunghezza vengono
considerate più o meno preziose proprio perché sono naturali, la più grossolana tra le fibre può essere
usata per stoppe, carta pregiata mentre quella più sottile per tele, tessuti di abbigliamento e arredamento,
tovagliati, asciugamani. La caratteristica della canapa è che è una fibra fresca, molto particolare, un tempo
non si dava particolare importanza a questa stoffa, al giorno d’oggi invece si grazie alle sue caratteristiche di
resistenza.

Fibre chimiche
Ottenute da polimeri naturali: la sostanza prima viene ottenuta ad esempio dall’inters del cotone.
Viene estratta dalla pianta la macromolecola di queste fibre, sintetizzate e impiegate oppure possono
essere modificate chimicamente per essere filata e dissolta con procedimenti chimici.

Ciò avviene con 4 procedimenti diversi:

- Alla viscosa
- Al cuprammonio
- All’acetato
- Al liocel

Fibre artificiali -> derivano dalla cellulosa.

Fibre ottenuti da polimeri naturali si suddividono in:

- Fibre cellulosiche
- Fibre a base di alginati
- Fibre a base di gomma
- Fibre degli elastomeri -> fibre a base di gomma ottenute dal lattice ma attualmente sostituite da
elastomeri

Fibre cellulosiche

Esistono dal 1845, quando venne scoperto il primo composto solubile della cellulosa che aveva proprietà
che consentivano di ridurre i filamenti (es. nitrato di cellulosa, solubile in una miscela di alcool ed etere che
creava una massa di nitrato, messa a punto nel 1884 dal conte Chardonè che la chiamò “seta artificiale”).

Fibre divise in:

- Processo alla viscosa e modal


- Processo al coprommonio
- Processo all’acetao
- Processo al liocel

La viscosa è una cellulosa disciolta in massa filabile che subisce poche modifiche, viene ottenuta una
cellulosa rigenerata con una fibra resistente inferiore a quella del cotone e che costa meno.

Il modal, simile alla viscosa ma la filatura viene fatta in diversi bagni di coagulo, ha delle caratteristiche
molto morbide e confortevole. Sia la viscosa che il modal hanno ottime proprietà di assorbimento
dell’umidità, sono fibre molto gradevoli da indossare.

Marche di produzione: Coplon, Viscosa, Enca Viscosa.

Il cupro si usa specialmente per le fodere, invece di usare dei poliesteri, è molto più confortevole. Presenta
caratteristiche simili alla viscosa ma più morbida.

L’acetato e il triacetato, composti da acido acetico, assorbono meno l’umidità, termoplastico, molto usato
per ottenere delle piegature stabili e permanenti.

Fibre da polimeri sintetici

Nel 1925 il chimico tedesco Staudingher crea delle fibre tessili formate da micromolecole, legate in
macromolecole, così come avviene in natura per le grosse molecole delle fibre naturali.

Nel 1931 vede la realizzazione della sintesi dei poliminecloruri, dei poliammidici, dei poliuretani.

- Fibre policondensate -> poliammide, poliestere


- Fibre polimerizzate -> poliammide (nylon), poliacrilico
- Fibre poliaddizionate -> elastomeri

Fino al 1990 sono molto celebrate e venivano utilizzate spesso, ma ad un certo punto si è preferito usare
fibre meno tossiche perché queste sono composte da ibrocarburi a differenza delle fibre naturali.

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