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PELLE, ECOPELLE E PELLI SINTETICHE

VERA PELLE:

La pelle, intesa come vera pelle o genuine leather, è un prodotto


pregiato e naturale infatti è un materiale di origine animale, che può
essere conciata al cromo, attraverso l’utilizzo dei sali di cromo, o che
può essere conciata al vegetale, ovvero con materie prime reperibili in
natura ricavate dai tannini contenuti nelle foglie, nelle cortecce e nei
frutti. I segni e le imperfezioni che si riscontrano ne testimoniano
l’unicità, per esempio, venature o differenze nel colore sono elementi
distintivi che ne esaltano il pregio e la bellezza. Spesso sono proprio le
imperfezioni che la contraddistinguono dalla finta pelle. La pelle è un
materiale estremamente resistente e presenta notevoli vantaggi:
favorisce la traspirazione, evitando lo sviluppo di funghi, muffe e di
microrganismi che proliferano negli ambienti particolarmente umidi. Non solo: la pelle vanta proprietà
termoisolanti ed è anche un buon conduttore elettrico.

Per distinguere una pelle di buona qualità dobbiamo valutarne la morbidezza e la carnosità. A differenza di
quello che si può pensare, la pelle vera non necessita di molte attenzioni per la sua manutenzione; infatti è
bene pulirla solo se necessario, magari passando un panno inumidito con del sapone neutro. Importante fare
sempre movimenti circolari e non sfregare sull'eventuale macchia per evitare di danneggiarla. La vera pelle
è perfetta per realizzare vari complementi d'arredo per la casa ed è bella e duratura: ogni segno di usura la
renderà ancora più caratteristica, con quell'aspetto vissuto che tanto è apprezzato dagli amanti della pelle.
E’ un materiale molto versatile perché non viene utilizzato soltanto nell’arredamento per rivestire materiali
o complementi d’arredo ma viene utilizzato anche nel mondo della moda.

ECOPELLE

L’ecopelle, chiamata anche eco-cuoio, eco-leather, è una vera pelle di


derivazione animale, ma conciata con metodi che rispettano l’ambiente,
nel rispetto della norma UNI 11427:2011. Questa norma stabilisce che
l’ecopelle deve essere prodotta seguendo un protocollo che non
danneggia l’ambiente, ovvero ottenuta tramite sottoprodotto
dell’animale, si tratta quindi di uno scarto di pelle che viene utilizzata
nell’industria conciaria. Suoi sinonimi sono pelle ecologica, cuoio
ecologico, pelle a ridotto impatto ambientale. Non va confusa con la finta
pelle che invece è ottenuta rigorosamente da materiali di origine non
animale.

L’ecopelle non ha un colorito uniforme: riporta molte imperfezione e segni naturali, ma si caratterizza per
morbidezza e resistenza. Richiede una manutenzione costante per fare in modo che il suo aspetto rimanga
inalterato nel tempo, ma ha bisogno di molti accorgimenti: non bisogna esporre questo tessuto al sole per
evitare le conseguenze di un cambiamento di colore improvviso. L’ecopelle nera elastica esposta al sole, ad
esempio, tende a scolorire molto facilmente.

Il rispetto della norma UNI evita confusioni e ambiguità indotte da interessi commerciali o pubblicitari, che
applicano il termine ecopelle e similari a materiale sintetico, sfruttando la parola pelle per la sua attrazione.
L'uso improprio di ecopelle contrasta con la legge n. 1112/1966 che riserva l'uso di pelle, cuoio e loro sinonimi
ai prodotti ottenuti dalla lavorazione di spoglie animali, che conservino inalterata la struttura delle fibre, oltre
che con la legislazione in materia di pratiche commerciali ingannevoli.

Requisiti minimi di prodotto:

 rispetto delle esigenze di salute e sicurezza del consumatore


 prestazioni delle pelli e cuoi in conformità delle norme tecniche di prodotto specifiche per
destinazione d'uso

Requisiti minimi di processo:

 rispetto dei limiti delle sostanze chimiche sottoposte a restrizione legislativa per l'utilizzo nella
lavorazione conciaria
 rispetto dei limiti delle sostanze chimiche sottoposte a restrizione legislativa nei cuoi finiti
 conformità alla legislazione vigente in tema ambientale e in ogni altro tema pertinente
 rispetto dei valori limite di specifici indicatori ambientali predefiniti (consumo di acqua, prodotti
chimici, rifiuti prodotti, ecc.).

FINTA PELLE O SIMILPELLE

La finta pelle o similpelle e a volte vinilpelle è una pelle sintetica che


assume le sembianze della vera pelle ma non ha origine animale.
Generalmente è ottenuta da materiali puramente sintetici come il
poliuretano (PU) e il Poliestere (PL). Questo materiale non sempre
rispetta l’ambiente perché essendo fatto di plastica può essere ad alto
impatto ambientale. Si tratta di fibre sintetiche sul quale viene applicato
un rivestimento plastico tramite un processo di formatura che
conferisce un aspetto simile alla vera pelle. La pelle sintetica a differenza
della vera pelle ha una vita breve perché è sprovvista di una serie di
caratteristiche, non è molto resistente e lo stato plastico tende ad
usurarsi prima creando pieghe e lesioni. In confronto alla vera pelle però
è un materiale molto più economico e richiede meno manutenzione.

Viene realizzata spalmando sul tessuto resine viniliche o poliuretaniche; a seconda del polimero possiamo
ottenere una vasta gamma di prodotti differenti in similpelle con finiture lisce e generalmente molto lucenti
o ruvide (simili a gomma) e di solito più opache. Inoltre possono essere impresse venature o caratteristiche
superficiali simili alle tipiche pelli naturali, infatti rispetto alla pelle naturale presentano una trama omogenea
e anche in caso di trama doppia, questa presenta un andamento omogeneo che non è tipico della pelle
naturale, inoltre non presentano le anomalie che possono essere presenti nella pelle naturale, come le lesioni
lasciate dalle ferite.

I colori vanno dall'imitazione del naturale, sia in tinta unita sia con sfumature e macchie a imitazione del vero,
o in colori e disegni che seguono i dettami della moda.

La similpelle può anche essere elastica e il suo utilizzo comporta molti vantaggi: prima di tutto c’è da
sottolineare l’enorme convenienza del prezzo rispetto alle altre tipologie di pelle, ma è anche nettamente
più facile da pulire e da curare. La similpelle elasticizzata è idrorepellente e resistente a luce e calore.

La vera pelle ed ecopelle sono tessuti poco utilizzati nel settore dell’arredamento perché richiedono una
manutenzione costante a fronte di un prezzo che resta elevato. Sono sempre più numerosi gli interior
designer che scelgono rivestimenti in similpelle per gli elementi d’arredo protagonisti degli interni, come
divani, poltrone e sedute varie.
Presenta le seguenti caratteristiche:

 facile pulizia
 facile cucitura
 formato a rotolo
 idrorepellenza
 leggerezza
 resistenza all'usura

È utilizzata nel settore calzaturiero, per la pelletteria in borse, custodie e valigie, nell'abbigliamento, in
tappezzeria, per rivestimenti di poltrone e sedie, nel mondo della legatoria e del packaging.

Durante gli anni si sono sviluppati diversi metodi per creare diversi tipi di similpelle a basso impatto
ambientale, ora ne vediamo alcuni tipi:

ECOPELLE CREATA CON I FUNGHI:

Nel 2015, Thomas Lucier della società australiana “Lifecycle”, operante nel campo delle biotecnologie delle
industrie alimentari, sviluppa un metodo per ricavare dal Micelio una struttura simile alla similpelle. Si tratta
della parte vegetativa del fungo, che se lasciato a se stesso produce il frutto del fungo ma se esposto a
determinate temperature e a un certo grado di umidità produce invece delle fibre. Se lavorate, queste fibre
possono diventare un materiale simile alla pelle, ha buone resistenze meccaniche ed essendo un fungo può
essere coltivato un po' ovunque, anche in container e in città. Ovviamente questa tipologia di similpelle sarà
meno resistente rispetto alla pelle animale ma questo può variare a seconda della sua struttura cellulare. La
similpelle ricavata da esso è più morbida, traspirante e necessita di una lavorazione meno interessata da
processi chimici. Il tessuto ricavato può essere trattato con la cera d’api per renderlo impermeabile oppure
combinata con fibre di cotone naturali, è utilizzata in tutto il mondo tramite start-up e maison molto famose.

Nina Fabert: La designer berlinese utilizza invece il fomes fomentarius, il


fungo dell’esca, specie non commestibile dal colore bruno rossastro che
cresce sulle latifoglie. Il fungo viene spelato e lavorato a mano. La
similpelle così ottenuta viene utilizzata per assemblare la sneaker Nat-2 x
Zvunder, realizzata in Italia. Anche gli altri elementi che compongono la
calzatura sono eco-friendly: spugna di eco-cotone, panno in microfibra
ottenuto dal riciclo di bottiglie di plastica, sughero e gomma naturale.

Grado Zero Innovation: Dal 2020 questa azienda utilizza il Phellinus ellipsoideus, una
specie di grosso fungo parassita che cresce allo stato selvatico e attacca gli alberi
delle foreste subtropicali, per la creazione della similpelle chiamata “MuSkin”. Il
fungo non ha sostanze tossiche e rende il materiale ideale per l'uso in applicazioni a
contatto con la pelle e grazie alla sua origine molto naturale limita la proliferazione
batterica. MuSkin è un'alternativa 100% vegetale alla pelle animale.
Adidas: il famoso marchio sportivo, nel 2021, ricrea uno dei suoi modelli più
conosciuti, le Stan Smith, utilizzando l’ecopelle derivante dai funghi che chiamano
“Mylo”. Il Mylo può essere colorato a piacere, assumere qualunque finitura o
rilievo, anche se per queste Stan Smith è stata mantenuta la silhouette classica.
Questo materiale è usato per l’esterno della tomaia, le tre strisce perforate e la
sovrapposizione della linguetta del tallone della Stan Smith. L'intersuola è
costruita in gomma naturale.

Stella McCartney: la famosa maison è stata


ufficialmente la prima ad utilizzare il Mylo nelle sue
collezioni, creando così un pantalone e un bustier
interamente vegani ed ecosostenibili.

Hermes: la maison parigina del lusso ha avviato una partnership con MycoWorks,
giovane azienda californiana specializzata nella lavorazione del micelio, per
ricreare la sua iconica borsa del 1997.

La Victoria bag sarà così ricreata in una veste decisamente più sostenibile e veg-
friendly grazie al materiale utilizzato che, in quanto ricavato dai funghi, è
interamente vegetale. Il materiale così ottenuto verrà poi “conciato” e lavorato in
Francia dagli artigiani del brand.

ECOPELLE CREATA CON LA MELA:

L’idea arriva da Bolzano, capoluogo di provincia della regione che produce il 70% del raccolto nazionale di
mele. Pellemela (AppleSkin), questo il nome del materiale prodotto dal laboratorio chimico Frumat, che dal
2015 avvia lo studio per creare questo materiale innovativo ed eco friendly, del tutto ricavato dagli scarti di
produzione del frutto. Agli scarti del frutto vengono poi aggiunti uno speciale collante, acqua e farina. Il foglio
di ecopelle, una volta uscito dall’impianto di produzione, ha uno spessore di circa 6 millimetri. Il risultato è
un materiale del tutto simile al cuoio, sia come aspetto, che come resistenza, e che sta trovando uso tanto
nei settori della pelletteria quanto in quello dell’arredo.

Grazie al brevetto, Frumat ha ottenuto numerosi riconoscimenti, tra i quali il Technology & Innovation
Award ai Green Carpet Fashion Award 2018. Come ha raccontato ai giornali Hannes Parth, Ceo dell’azienda,
la scoperta di Apple Skin è stata casuale, come spesso accade nel mondo della ricerca: mentre tentavano di
ottenere una colla naturale dagli scarti delle mele, cercando di rimuovere i residui dai macchinari, si sono resi
conto che si trattava di una pellicola resistente, simile alla pelle. AppleSkin proviene da mele della filiera
biologica ed è costituita principalmente da residui organici come gambi, semi, bucce di mela e fibre.
Womsh: l’azienda calzaturiera veneta produce
scarpe in ecopelle vegana e per questa collezione
di 6 sneakers ha scelto proprio l’AppleSkin

MioMojo: brand di borse da sempre cruelty free lancia un’intera


collezione dedicata all’AppleSkin.

OneMore: prima azienda italiana che ha scelto di impiegare AppleSkin


nell’ambito dell’abbigliamento sportivo, in particolare nello sci. «Con
AppleSkin abbiamo trovato un innovativo materiale in grado di offrire
tessuti particolarmente performanti, con ottimi risultati sia dal punto di
vista tecnico che di applicazioni creative ed estetiche», spiega Helga
Lazzarino, marketing manager di OneMore.

ECOPELLE CREATA CON I CACTUS:

Adrian Lopez Velarde e Marte Cazarez sono i due dirigenti di una fabbrica di interni per auto messicana che
hanno creato una ecopelle sintetica partendo da una particolare specie di cactus coltivata in Messico. Si
chiama Desserto, ed è perfetta sia per l’utilizzo nel campo della moda che in quello automobilistico. I due
dirigenti si rendono conto di quanto sia impattante il processo di lavorazione della pelle e si mettono in testa
di cambiare questa situazione. Decidono di creare un nuovo tessuto, una ecopelle sintetica, sfruttando una
delle poche risorse naturali di cui è ricco il Messico, cioè i cactus. Questa pianta, ha due caratteristiche
perfette per i loro piani: è una pianta succulenta (cioè capace di immagazzinare una grandissima quantità
d’acqua) e cresce in grandissima quantità nei territori messicani. La fase di ricerca dura più di due anni, ma
alla fine i due riescono nel loro intento. Utilizzando una particolare varietà di cactus (coltivata
biologicamente) ed una serie di processi che prevedono il taglio delle foglie, la pulizia e purificazione delle
stesse ed, infine, un lungo periodo di essicazione nasce il tessuto Desserto. Questa ecopelle è traspirante,
parzialmente biodegradabile, resistente alle macchie e all’usura. Il tessuto può essere modellato in qualsiasi
trama e può essere utilizzato indistintamente per l’industria della moda e per quella automobilistica. Il
tessuto viene presentato nel 2019 a Milano in occasione di “Linea Pelle”, fiera internazionale dedicata alla
pelle.

ECOPELLE CREATA CON LE VINACCE

Gianpiero Tessitore e Francesco Merlino, soci fondatori


dell'azienda milanese Vegea srl, hanno inventato la Wineleather,
pelle ecologica creata a partire dagli scarti della lavorazione
vinicola. Nello specifico, è prodotta grazie a uno speciale
trattamento delle fibre e degli oli contenuti nella vinaccia,
costituita dalle bucce, semi e raspi dell’uva che si ricavano
durante la produzione vinicola. La materia prima di produzione
non manca. Nel mondo ogni anno sono prodotti 26 miliardi di litri
di vino e da questo processo produttivo si possono ricavare quasi
7 milioni di tonnellate di vinaccia da trasformare. Si potrebbero
produrre tre miliardi di metri quadri di pelle vegetale l’anno di
Wineleather, una superficie equivalente a circa 400 mila campi
da calcio. Attualmente, il nostro Paese è il più grande produttore di vino, con il 18% della produzione
mondiale. Un territorio ideale per la produzione di Wineleather, ma che può costituire un interesse anche
per tutte le grandi regioni vitivinicole internazionali.

Questo progetto, inoltre, ha ricevuto un prestigioso riconoscimento aggiudicandosi il primo premio del Global
Change Award, iniziativa della H&M Foundation nata per premiare ogni anno i progetti più innovativi dal
taglio sostenibile. All’interno dell’imponente architettura della City Hall di Stoccolma, dove si è svolta la
cerimonia di premiazione, un gruppo di esperti internazionali ha selezionato Wineleather tra 2.885 proposte
provenienti da 130 paesi. Le sue potenzialità di materiale virtuoso, infatti, lo rendono capace di reinventare
il mondo del design nel segno dell’economia circolare.
ECOPELLE CREATA CON GLI AGRUMI

Ohoskin è il nome del tessuto sviluppato da Adriana


Santonocito, impegnata nella creazione di tessuti dai
sottoprodotti dell'industria di trasformazione degli agrumi. Si
tratta di una startup in grado di produrre una "pelle" naturale,
ottenuta grazie alla lavorazione del ficodindia e degli scarti della
lavorazione degli agrumi. Il progetto è stato sviluppato con il
supporto dell'Università degli Studi di Milano ed ha avuto
accesso al bando Smart Fashion&Design della Regione
Lombardia. Solo un anno dopo la sua nascita, Ohoskin è
diventato un brevetto internazionale, mentre la compagnia è entrata nella short list delle 25 startup più
promettenti italiane del 2021. Un plus che consente al brand di parteciperanno al programma di
accelerazione "BioInItaly" dall'Innovation Center di Intesa Sanpaolo, Assobiotec e Cluster Spring. La
produzione si avvale di accordi di filiera con Novartiplast Italia spa, storica azienda lombarda nella produzione
di ecopelle e SicilBiotech. Sul piano simbolico, poi, si tratta di una rivoluzione culturale nel segno del
ficodindia e dell'arancia, frutti legati indissolubilmente, nell'immaginario collettivo, alla Sicilia. Uno simbolo
di forza - perché il frutto proviene da una pianta selvatica che sopravvive a mille intemperie -, l'altro emblema
di colore, vivacità e salute.

Sonnet 155 bag: Per ridurre al minimo l'uso di


sacchetti di plastica per la spesa, gli studenti di
design della Weißensee Academy of Art di Berlino
hanno introdotto una borsa biodegradabile
composta da bucce di frutta scartate e fibre di
cellulosa ricavate da materiali di scarto. Sonnet
155 può durare quanto un normale sacchetto di
carta, ma fornisce una presa più sicura per gli
oggetti che desideri trasportare. Il miglior
attributo che si distingue in questa gamma di
borse in pelle di frutta è la loro capacità di
dissolversi in acqua. Possono anche essere usate come fertilizzante per le piante o per il compostaggio
quando non sono più in uso poiché si degradano facilmente nel terreno. I designer Lobke e Johanna hanno
avuto l'idea di trasformare i rifiuti di frutta in sacchetti per l'uso quotidiano dopo aver visto la quantità di
bucce di frutta che vengono gettate via dai produttori di succhi. Hanno fuso elementi di design minimalisti
decidendo la forma e le dimensioni delle borse in pelle di frutta. Queste borse sono disponibili in un
assortimento di colori che rappresentano al meglio la stagione estiva o autunnale e la sua fine. La finitura
traslucida con tonalità luminose completa il motivo sfumato che cambia da prodotto a prodotto a causa del
tipo di materie prime che concorrono alla loro realizzazione.
ECOPELLE CREATA CON LA CANAPA:

Un altro materiale che può essere utilizzato come alternativa


alla pelle animale è la canapa. L’azienda danese Hemp bio
leather, fondata da Ronni Aakermann e Dea Marcela ha
sviluppato il nuovo materiale a partire dalle fibre di scarto della
canapa. Il materiale è personalizzabile e versatile e mira a
sostituire la pelle in tutti i suoi impieghi: dalle calzature al
vestiario fino ai rivestimenti per le automobili.

Nel 2021 anche Alessandro Fabbri e Giuseppe Guido creano Napee, il primo tessuto spalmato al 97% green,
e cioè un biopolimero a base di oli naturali con un 20/30% di canapa. I prossimi passi mirano allo sviluppo di
altri due tessuti innovativi in un mix di piante e minerali. Napee è un tessuto accoppiato. Si sviluppa attorno
a delle economie circolari, nel territorio del nord Italia dove le collaborazioni con diverse realtà hanno portato
alla creazione di questa ottima alternativa alla pelle o alla finta pelle. La filiera di produzione parte dalla
selezione del canapulo, collaborando con società che lo coltivano in varie zone d’Italia coprendo quasi tutto
il territorio nazionale. Si passa successivamente alla lavorazione della polvere di scarto del canapulo per
creare delle biomasse micronizzate che nella parte finale del processo verranno trattate tramite spalmatura
e accoppiamento generando il materiale finale. Le aziende a cui ci appoggiamo sono le uniche in Italia a
lavorare con macchinari all’avanguardia che non usano solventi. I polimeri utilizzati sono di nuova
generazione ed in parte biodegradabili. L’ecopelle si presenta quindi come un’ecopelle di origine naturale
che mantiene intatte le proprietà intrinseche delle biomasse che utilizza, modificandole in un prodotto
ecosostenibile con proprietà termoregolabili e antibatteriche. Viene realizzato con un impianto di spalmatura
tecnologicamente innovativo basato sull’impiego di resine bicomponenti poliuretaniche, formulate secondo
molteplici ricette studiate espressamente per il nuovo processo produttivo in totale assenza di solventi.

ECOPELLE CREATA CON L’ANANAS:

Le foglie puntute dell’ananas possono diventare un


tessuto simile alla pelle. Un materiale sostenibile,
chiamato Piñatex. Una parte del vegetale diventa il
punto di partenza per scarpe, borse e rivestimenti di
sedili di automobili. Il prodotto è stato ideato da
Carmen Hijosa, imprenditrice spagnola che ha
scommesso su questa «pelle» ecologica tanto da
fondargli intorno la Ananas Anam dopo cinque anni di
ricerca e sviluppo in Filippine, Regno Unito e Spagna.
Il materiale ha fatto il suo esordio nel 2021 a Londra,
al Royal College of Art. L’azienda lo ha declinato in
diversi modi realizzando prototipi che ne mettono in
luce la versatilità. Il costo di Piñatex è di circa 23 euro al metro quadro e servono circa 16 piante per
confezionare questa quantità. Trattandosi di un sottoprodotto della coltivazione dell’ananas, non vengono
utilizzati né suolo né acqua in più. Gli scarti del processo industriale di trasformazione non vengono gettati
ma diventano biomassa che può essere convertita in fertilizzante. La maglia in fibre d’ananas somiglia alla
tela e può essere tinta, stampata e, in base alla lavorazione, si possono ottenere diversi tipi di consistenza.
Può somigliare alla pelle, ma la speranza di Carmen Hijosa è che il materiale si emancipi da imitatore a tessuto
a sé, riconoscibile nella sua unicità. Oltre che in campo tessile il materiale potrebbe essere impiegato in
ambito sanitario e nell’edilizia. In particolare, il tessuto potrebbe diventare un rivestimento antibatterico e
traspirante per le ferite. Inoltre, potrebbe essere impiegato come materiale isolante per le abitazioni.

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