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CENNI DI STORIA DELLA MODA DUECENTESCA

A cura di Erica Martin, laureata in Storia dellArte e Conservazione dei Beni artistici presso lUniversit Ca Foscari di Venezia. Desiderando ricostruire un certo periodo storico con la massima cura e precisione, noi rievocatori ci troviamo spesso di fronte allannosa questione della moda: come vestivano gli uomini e le donne di un determinato secolo? Quali erano le fogge degli abiti e quali tessuti venivano impiegati per la confezione? Che tipo di tinture si usavano e quali erano i colori pi in voga? Cerano particolari decorazioni o modi di arricchire un capo dabbigliamento? Che complementi di vestiario si usavano? Queste sono solo alcune delle molte domande che ci poniamo ogniqualvolta dobbiamo ricostruire il modo di abbigliarsi di un certo personaggio, tenendo conto non solo dellinquadramento temporale, ma anche di quello geografico, del ceto sociale, delletnia, della religione professata e del mestiere. Poich il mondo della storia della moda vasto ed articolato, con svariate pubblicazioni che spesso fanno uso di tecnicismi, noi de La Compagnia dei Grifoni Rantolanti abbiamo pensato di realizzare un piccolo vademecum ad uso dei rievocatori. Nelle pagine che seguiranno troverete i nomi delle fibre e delle tipologie tessili, dei colori e dei materiali usati per tingere, delle varie fogge, dei complementi dabbigliamento. Il tutto sar arricchito da immagini di miniature, affreschi, statue, delle quali si indicher di volta in volta la provenienza e che verranno affiancate da una breve spiegazione. Per praticit, lindagine stata ristretta alla moda duecentesca centro-italiana, con particolari cenni alluso friulano. Le informazioni sono tratte da pubblicazioni specializzate, che troverete indicate in una bibliografia, da fonti antiche quali cronache, patti dotali, inventari, novelle, miniature, ma pure dalle ricerche sul campo compiute da chi scrive nellambito della tesi di laurea specialistica in Storia della Moda e Tecniche di Restauro dei Manufatti tessili. I glossari tecnici sono stati elaborati a partire dal Dizionario Tecnico della tessitura di Attiliana Argenteri Zanetti e dagli appunti del corso di Storia della Moda tenuto dalla prof.ssa Doretta Davanzo Poli presso lUniversit Ca Foscari nellA/A 2007/2008. Buona lettura!

Vesti di rosato e parla poco Parole di Lucrezia Tornabuoni al figlio Lorenzo DeMedici detto Il Magnifico

1- LA TESSITURA
Si definisce tessitura la tecnica in base alla quale le fibre tessili vengono intrecciate mediante giochi anche complessi, ottenendo drappi da impiegare tanto per la confezione di abiti quanto per larredamento. Le fibre tessili possono essere di diversi tipi: VEGETALI Lino Cotone Canapa Altre: Juta, Rami, Agave, Ortica, Ginestra, Gelsomino, Rafia, Paglia. ANIMALI Lana Seta Bisso: detto anche seta marina, costituito dai filamenti, lunghi circa 30 cm, che fuoriescono dal piede di una grande conchiglia bivalve che vive nel Mediterraneo. Il suo aspetto di fili luminosissimi di color fulvo. Era usato nel passato sino allalto medioevo, poi scomparve per lestrema laboriosit nel ricavarne filati per tessere. Resistette fino al 1300 per formare laccia, ossia lanima, delloro filato. A Firenze la sua presenza attestata sino al 1400 circa. MINERALI Oro: poteva venir lavorato ad uso tessile in due diversi modi: si definisce ciprense quelloro che, messo in forma di pepita tra due stati di cuoio, veniva battuto sino a ridurlo in una foglia sottilissima la quale, fissata a budella animali trattate come pergamena e tagliata a listarelle, veniva poi impiegata in tessitura, avvolgendola su anime di seta o bisso. Tale era la forma di utilizzo delloro nel campo dellabbigliamento preferita dai bizantini. Si parla di oro filato quando il metallo prezioso, ridotto a stato lamellare, viene avvolto su filo di seta; si dice tirato, invece, quelloro al quale si conferiva un aspetto di filo tubolare facendo passare la massa del metallo attraverso minuscoli buchi, fuori dai quali veniva, appunto, tirato mediante apposite pinze. Era questa la tipologia in voga a Venezia fino al Cinquecento e che rimase in uso in Oriente sino al secolo successivo. Di tradizione cinese e giapponese invece loro cartaceo, realizzato coprendo con una foglia di metallo prezioso della carta serica forte e riducendo il tutto in fettucce sottilissime; una variante persiana di questo tipo di lavorazione prevede striscioline di cuoio molto sottile in luogo della carta. Argento e Rame: potevano subire trattamenti analoghi alloro, venendo battuti in foglia e ridotti a striscioline, avvolti attorno ad anime di seta o tirati a formare filo metallico. Il rame poteva venire dorato.

Le fibre venivano intrecciate, ossia tessute, mediante la tecnologia del telaio. Impiegato sin dalla notte dei tempi, poteva essere costruito secondo due tipologie: VERTICALE: da un palo fissato orizzontalmente pendevano (tesi mediante appositi pesetti di pietra o metallo) i fili dellordito, ossia quelli longitudinali su cui poi si innestava perpendicolarmente la trama, formando il tessuto; questultima veniva inserita mediante una spola e poi compattata con un pettine. Tale tipo di telaio sopravvisse a lungo nelle case private, come strumento che le donne del popolo adoperavano per realizzare i semplici tessuti con cui vestire la famiglia. ORIZZONTALE: i fili di ordito erano tesi tra due pali detti subbi e passavano attraverso delle cornici di legno chiamate licci: in un telaio a due licci (ne esistevano di ancor pi complessi, con pi licci) uno conteneva i fili pari, laltro quelli dispari e venivano alzati alternativamente per far 1

passare la spola con il filo di trama, detta anche navetta; la trama poi veniva compattata mediante una cassa battente basculante chiamata pettine. I telai avevano una dimensione definita, per cui i tessuti non superavano una certa altezza: questa la misura che si prende da un bordo del tessuto (cimosa) allaltro. I tessuti cos ottenuti erano divisi in due categorie principali: semplici e operati. TESSUTI SEMPLICI Si utilizzavano una singola trama e un ordito, intrecciandoli con tecniche non complesse; si ottenevano cos la tela (se realizzata in lino, lana, cotone o altre fibre) o taffetas (se realizzata in seta), la diagonale e il raso. Venivano realizzati con telaio a due licci. TESSUTI OPERATI Si realizzavano mediante pi trame ed orditi, intrecciandoli con giochi anche molto complessi grazie allo speciale telaio detto al tiro (introdotto in Italia dagli Arabi tra il X e lXI secolo), fornito di lacci che venivano tirati per muovere i vari orditi. Otteniamo cos il lampasso (che comprendeva le tipologie dello sciamito, del diaspro e del broccatello), il damasco e il velluto; tutte queste tipologie potevano essere broccate, essendo la broccatura unaggiunta che si poteva fare a qualunque tessuto. Leffetto dopera (cio il complesso intreccio tra fili) consentiva di realizzare disegni e decorazioni direttamente intessuti nel drappo, anzich applicati o ricamati: era questo il modo pi costoso ed elegante di impreziosire i tessuti nellItalia del XIII secolo.

Forniamo ora un piccolo glossario dei termini tecnici della tessitura: ORDITO: insieme dei fili longitudinali che costituiscono un tessuto. TRAMA: filo che si intreccia perpendicolarmente allordito, formando il tessuto. PUNTO DI LEGATURA: punto nel quale un filo di ordito passa sopra un filo di trama. ARMATURA: modo col quale i fili dellordito di intrecciano con quelli di trama; le armature base sono tre: tela o taffetas, diagonale, raso. RAPPORTO DI ARMATURA: numero dei fili di ordito e trama che formano il ciclo di intreccio di una qualsiasi armatura. CIMOSA: stretto bordo longitudinale ai due lati del tessuto; il suo colore, larmatura o il materiale di cui composto possono essere diversi da quelli del tessuto. ALTEZZA: la larghezza della pezza di tessuto, misurata da una cimosa allaltra. NAVETTA: oggetto di forma allungata, con un alloggiamento cavo al centro per contenere la spola col filato; con tale strumento si fa passare la trama attraverso lapertura creata dai fili di ordito, detta bocca o passo. COLPO: un passaggio della navetta attraverso il passo. SLEGATURA: passaggio di un filo di ordito sopra pi colpi consecutivi di trama o di un colpo di trama sopra pi fili consecutivi di ordito. LICCIO: insieme di maglie che sono tenute tese tra due listelli di legno o in una cornice dello stesso materiale, entro le quali passano i fili di ordito che vengono alzati o abbassati per far passare la navetta, formando il passo. TELAIO A LICCI: telaio per la realizzazione di tessuti uniti semplici o piccolo-operati. TELAIO AL TIRO: telaio per lesecuzione dei tessuti operati. MAGLIONE: anello sospeso allestremit di unarcata, munito di uno o pi fori nei quali passano i fili di ordito per realizzare i decori del tessuto operato. CORPO DEI LICCI O DEI MAGLIONI: insieme dei licci o dei maglioni che manovrano i fili di ordito per costruire il tessuto. ARCATA: corda fine che collega, nel telaio al tiro, il maglione alla corda del ramo. 2

RAMO: insieme di corde poste orizzontalmente in alto sopra il telaio che sostengono le arcate nel telaio al tiro; inizialmente alle corde del ramo erano sospesi i lacci, occhielli che riunivano le corde scelte al fine di sollevare i fili di ordito per ottenere lopera. Poi alle corde del ramo collegato il tiratoio, posto verticalmente. CAMPO O CAMMINO: insieme delle arcate e dei maglioni del telaio che concorrono alla formazione dei disegni secondo un ordine determinato. FONDO: intreccio principale del tessuto che fa da base agli effetti di disegno delle stoffe operate; formato da un ordito e una trama, che sono detti, appunto, di fondo. TRAMA LANCIATA: trama supplementare (la quale, cio, non fa parte del fondo) che definisce lopera, ossia il disegno, ed cos detta perch lanciata da una cimosa allaltra. Viene legata al dritto, in diagonale o taffetas, dallordito di fondo (liage repris) o da un ordito supplementare detto di legatura. Quando non deve comparire al dritto per creare affetti di opera, passa al rovescio e pu rimanere slegata o essere legata al fondo come al dritto. TRAMA BROCCATA: trama supplementare che crea i decori dellopera limitando il suo intervento alle sole zone del disegno; viene inserita con piccole navette dette spolini. Pu essere legata al dritto nei medesimi modi della trama lanciata, o rimanere slegata. TRAMA LISERE: effetto ottenuto slegando in alcune aree la trama di fondo.

TIPOLOGIE TESSILI SEMPLICI Tessuti formati da un solo ordito e da una trama. TELA O TAFFETAS: tessuto ad armatura semplice in cui il rapporto di armatura 2 fili di ordito e 2 di trama: tutti i fili di ordito dispari si sollevano al passaggio delle trame dispari e tutti i fili pari al passaggio delle trame pari. Laspetto dellarmatura identico su entrambe le facce del tessuto. Si dice tela quando realizzata con filati di lino, cotone, lana o altro, mentre taffetas se di seta. CANGIANTE: tessuto, di solito taffetas, che ha la trama e lordito di colori diversi e crea perci riflessi di diverse tonalit al mutare della luce. CANNELLATO: armatura derivata dal taffetas; appare con coste orizzontali, formate dalle slegature di ordito su pi colpi di trama inseriti nello stesso passo. I vari tipi di cannellato si definiscono in base al numero dei colpi introdotti per realizzare ciascuna delle coste orizzontali; quello di due colpi detto Gros de Tours. CANNELLATO SEMPLICE: cannellato con un ordito supplementare, detto di pelo, che slega su pi colpi di trama, formando le coste orizzontali sullarmatura di fondo a taffetas. CANNETILL: variante del cannellato semplice, ma con le coste orizzontali interrotte ed alternate a formare una superficie a scacchiera. DIAGONALE, O SAIA, O SPINA: armatura semplice caratterizzata da nervature oblique che possono andare verso destra (viene indicato con S) o verso sinistra (indicato con Z) rispetto ai punti di legatura. Tale armatura presenta su una faccia, detta faccia ordito, una prevalenza delle slegature dei fili di ordito e sul lato opposto, detto faccia trama, una prevalenza delle slegature di trama. Il tessuto diagonale definito dal numero di slegature e legature di ordito nel rapporto di armatura: si indica prima sotto quanti colpi di trama slega un filo di ordito e poi su quanti colpi lega. RASO: armatura semplice in cui i punti di legatura sono organizzati in modo da risultare nascosti dalle slegature dei fili di ordito adiacenti, formando cos sulla faccia ordito una superficie lucida e uniforme e sulla faccia trama un effetto opaco, grazie alla prevalenza delle slegature di trama. I vari tipi di raso si indicano con il numero dei fili che compongono il rapporto darmatura e con quanti colpi di trama si sposta una legatura di un filo di ordito rispetto al filo di ordito precedente (contando sulla faccia ordito) oppure rispetto al filo di ordito seguente (contando sulla faccia trama); tale spostamento definito scoccamento.

TIPOLOGIE TESSILI OPERATE Tessuti decorati con disegni, definiti opera, ottenuti dallintreccio di pi orditi con pi trame. BROCCATELLO: tessuto operato della famiglia dei lampassi; in questo tipo di tessuto abbiamo disegni ottenuti con la faccia ordito del raso a rilievo, grazie allutilizzo della trama di fondo in lino, mentre il fondo stesso ricoperto da una trama lanciata in seta legata da un ordito supplementare. DAMASCO: tessuto operato che presenta un effetto di fondo e uno di disegno prodotti dalla faccia ordito e dalla faccia trama di unarmatura raso; in questo modo il tessuto risulta double face: da un lato, fondo lucido e decorazione opaca, dallaltro, decorazione lucida su sfondo opaco. In generale il damasco monocromo, ma se ne trovano anche di bicromi, con ordito e trama di due diversi colori. E di antichissima origine orientale. LAMPASSO: tessuto operato derivante dallo sciamito; presenta un ordito e una trama di fondo che lavorano con armatura semplice: diagonale, raso o taffetas, pi un ordito di legatura che lega le trame lanciate o broccate con un altro intreccio, in genere diagonale o taffetas. Pu avere effetti dordito e di trama; mette in rilievo il disegno rispetto al fondo grazie alle diversit di armature impiegate. Presenta, cio, due sistemi di ordito e almeno due serie di trame; un ordito e una trama formano lintreccio di fondo, gli altri si legano a formare il decoro. La sua origine cinese. SCIAMITO: tessuto a due o pi trame legate in diagonale da un ordito di legatura, mentre lordito di fondo non lavora, fungendo unicamente da separatore delle trame che eseguono lopera al dritto dalle trame che passano al rovescio quando non sono necessarie per definire i decori. La superficie uniforme e il contorno del disegno dato dalla contrapposizione dei colori del fondo e di quelli dellopera o, per gli sciamiti monocromi, dagli stessi elementi del disegno. Tra le tipologie operate compreso anche il velluto, non in uso nel Duecento, bens a partire dal Trecento; abbiamo pensato comunque di fornire qualche nota tecnica anche su questo tessuto, per chi fosse interessato. VELLUTO: tessuto con due orditi; uno di fondo, che intrecciandosi alla trama di fondo forma larmatura di base, e uno di pelo, usato per la costruzione della superficie vellutata, la quale risulta, appunto, pelosa. Si esegue inserendo, ogni due o pi colpi di trama di fondo, un ferro da velluto sul quale vengono poi abbassati i fili dellordito di pelo. Vi sono velluti uniti, ossia semplici, la cui superficie si presenta omogenea, e velluti operati, vale a dire arricchiti con effetti di opera. VELLUTO (CORPO DEL): tale termine indica lordito di pelo di un velluto operato; in un velluto a pi colori vi sono diversi corpi.

2-LA TINTURA E LUSO DEI COLORI


Si forniscono qui di seguito i nomi dei materiali in uso durante il Duecento per tingere le stoffe, un piccolo glossario sui colori e una tabella sinottica dei significati che i diversi colori potevano assumere nella societ medievale. Porpora: ottenuta dal Murex, un mollusco marino grazie al quale si poteva tingere in colori che variavano dal violaceo allazzurro cupo, passando per il bruno e il livido, a seconda della zona mediterranea dove il Murice era stato pescato. Ogni singola conchiglia dava una goccia di colore, per cui ne servivano migliaia per ricavare la quantit necessaria a tingere una tunica: di qui il prezzo elevatissimo della Porpora e il suo significato di dignit regale. Indaco: estratto da una pianta chiamata Indigoforu e importato dal Marocco, serviva a dare il colore azzurro. Scotano: da questa pianta si ottenevano il verde, il blu e il giallo. Galla: tale escrescenza presente sui rami di quercia dava il nero e il grigio. 4

Grana: da un insetto parassita della quercia, chiamato coccus ilicis, si poteva trarre una tintura rossa chiamata grana per il fatto che linsetto disseccato appariva come un granello. Il processo consisteva nel far fermentare i piccoli insetti nellurina, ottenendo un colore molto vivo e ricercato, quindi costoso. Kermes o chermes, termine arabo indicante una tintura rossa, da cui nasce il cremisi. Verzino (o barzi, berzi, verzi), detto anche lignum brasile o braxile in quanto avente il colore della bragia: era un legno proveniente dallIndia o dallAsia tropicale, per la precisione la corteccia di Cesalpina Sappam e Cesalpina Cristia: i panni tinti con questo si dicevano berziliati e davano un rosso meno pregiato del kermes. Questo legno serviva anche per ricavare il vermiglio, il paonazzo e lo zaffiorato, laddove questultimo colore indicava una tinta intermedia fra giallo e rosso. Robbia (o garanza), ovvero la Rubia tinctorum, da secoli coltivata in Europa, ma importata pure dallOriente; questo perch la parte della pianta che dava la tintura era la radice, per cui ogni raccolto di Robbia, che avveniva una volta lanno e a due anni dalla semina, doveva essere sradicato; di qui il fatto che la produzione interna non fosse sufficiente a colmare la richiesta. Dava anchessa un colore rosso. Lacca: molto pregiata ma di scarso uso, altra tintura rossa di origine asiatica: era questa una resina emessa dai rami di alcune piante della famiglia delle euforbiacee a causa dellazione di certi parassiti, che facevano piangere larbusto. Oricello: ulteriore maniera per ottenere il rosso, era gi usato in Italia nel XII secolo: si trattava di una sostanza di colore rosso violaceo estratta da un lichene definito rocella tintoria, lo stesso dal quale si ottiene il tornasole. Guado: altro modo, oltre allindaco, di realizzare lazzurro; si tratta di una sostanza estratta dalle foglie di una pianta, la Isatis tintoria, che forniva ben quattro-cinque raccolti allanno. Le zone di maggior produzione nellItalia del XIII secolo erano il Chianti, la parte alta della val di Chiana, la valle del Tevere, la zona che si estendeva da Piacenza sino ad Alessandria.

COLORE Bianco

Rosso

Verde Giallo

Nero Azzurro Blu Grigio Bruno Rovano (colore misto tra il nero e il rosso) Morello (color violetto) Oro Viola

SIGNIFICATO Fede, in araldica detto argento, significa purezza o passione damore Carit, nobilt, regalit, vendetta (in araldica), passione, amore, potere Speranza, lutto se scuro, ardore (in araldica), rinascita In araldica detto oro, significa ricchezza e onori; se acceso, infamia e invidia Lutto, fermezza, perseveranza; in araldica indica malinconia Purezza; in araldica il turchino significa magnanimit Lutto o vedovanza se scuro Umilt Umilt Lutto o vedovanza se scuro Lutto o vedovanza se scuro Sentimento Lutto 5

I nomi dei colori indicati qui di seguito si rifanno alluso e alla lingua veneta. ALESSANDRINO: color azzurro con riflessi metallici. AMAREO: color amaranto. ARMELIN: color albicocca. BAVELIN: color della bavella, cio del cascame di seta, i filamenti tolti dal bozzolo prima di cominciare a trarne la seta. BERETINO: color marrone scuro tendente al grigio topo. BERTAMOREA: panno di color bruno tendente al viola. BIAVO, BLAVO: color celeste, azzurrognolo. BIAVETTO: blavus azzurro, ossia colore lilla. BIGELLO: tendente al grigio. BIOIO: panno di color Blavo o Biavo, cio azzurro chiaro, molto usato dai veneti. BIONDO: colore giallo-bianco o giallo dorato. BL: azzurro, paonazzo. CANNELLINO: color di cannella, di solito citato fra i paonazzi. CILESTRO: variante chiara del bioio. CREMESE: cremisi, rosso (dal chermes); sinonimo di vermiglio, il colore veneziano nobile. FESTICHINO: color verde pistacchio. GREDELIN: o griselin, deriva dal francese gris-de-lin e indica il color lilla. INCARN: color rosa carne. LACCA: color rosso lacca. LATADO: color del latte. LATESIN: colore bianco celestino. LIONATO: colore del leone ovvero fulvo, tinta ruggine. MAV: colore celeste cupo. MORELLO: color violetto. MOSCO: color muschio. NARANZIN: color arancio. OBRIACO: forse panno rosso vivo. PAVONAZO, PAONAZZO: colore violetto, nero-azzurro o blu pavone. PAZIENZA: colore scuro. PERSEGHIN: del colore della pesca. PERSO: panno blavo bruno. ROAN, ROVANO: color nero rossigno. RUOSA SECHA: colore rosaceo. SCARLATTO: color rosso cremisi. In realt questo termine, derivante dal persiano scarlat, indicava in origine qualsiasi colore nella sua gradazione pi intensa; si poteva parlare di bianco scarlatto, ad esempio, per indicare un bianco particolarmente brillante e vivido. SGUARDO: color rosso acceso, vermiglio. TANN: color castano fulvo. VERDELLO: panno verde. VERMIGLIONE: rosso scuro. VIN, VINADO: color rosso, la stessa tinta del vino.

3- LA MODA
Qui di seguito forniamo un glossario dei nomi di abiti e accessori del vestiario, seguito da brevi spiegazioni illustrate mediante miniature. La trattazione si riferisce in generale alla moda del nord e centro Italia, considerando per il pi ampio contesto centroeuropeo e approfondendo talvolta con cenni delluso friulano; saranno quindi impiegate risorse iconografiche pertinenti tanto allampia area di cultura franco-germanica, quanto allItalia del centro-nord e alle terre del Patriarcato dAquileia. Questa scelta motivata dal fatto che il costume italiano in generale e friulano in particolare hanno subito, a causa delle conquiste e delle invasioni o grazie alla presenza pacifica sul territorio, linfluenza degli usi vestimentari e tessili di numerose culture e vari popoli: i francesi, le genti germanico-magiare, i normanni, gli arabi hanno lasciato il loro segno in decorazioni, fogge, tecniche tessitorie o tintorie. Si deve considerare, inoltre, il fatto che durante il Duecento i traffici commerciali a livello continentale erano molto sviluppati: in Italia si lavoravano lane pregiate fatte venire apposta dallInghilterra, che esportava anche i migliori ricami dEuropa, chiamati opus anglicanum; a Venezia, Lucca e Palermo fior una produzione di sete operate di derivazione orientale grazie ai contatti coi popoli del Vicino Oriente, dai quali venivano comunque importati tanto materie prime (cotone, seta, allume) quanto prodotti lavorati; in Friuli la presenza di una nobilt di ceppo germanico favor il diffondersi di costumi alla tedesca, ma la vicinanza con Venezia, porta dOriente, influenz anche il gusto per i tessuti operati e addirittura, verso i primi del Trecento, la passione per i drappi decorati alla moda cinese. Naturalmente questo intervento non ha la pretesa di illustrare un panorama cos ampio e articolato come quello appena descritto, ma semplicemente di fornire al lettore le informazioni principali riguardo alla moda duecentesca; altri interventi affronteranno di volta in volta con approfondimenti le singole questioni.

NOMI DEI TESSUTI, DEGLI INDUMENTI E DEI COMPLEMENTI DI VESTIARIO I termini impiegati in questo breve glossario sono sempre quelli delluso veneto nei secoli XIII e XIV. AGNINA: lana dagnello ALBAGIO: tessuto grossolano di lana non tinta AMUER: moire, tessuto con armatura in taffetas o gros dalleffetto marezzato. Detto anche amoerro o marizzo. ARAZZO: tessuto che presenta un unico ordito e pi trame di diversi colori, ciascuna delle quali interviene solo dove lo richiede il disegno, coprendo comunque lordito. Di solito larmatura tela. ARMELIN: pelliccia di ermellino, ma anche color albicocca. AURIFRISIA: fregio, passamaneria intessuta doro. BAIADERA: tessuto che presenta fasce orizzontali prodotte dallaccostamento di armature diverse. BAIETTA: panno di lana. BALDACHIN: tessuto di seta originario della citt di Baghdad. BALZANA: guarnizione allestremit inferiore delle vesti. BANCHAL: cassapanca, ma anche drappo che la ricopre. BANDA: striscia di tessuto colorato indicante lappartenenza a un esercito, un partito, un casato. BARBOLE: lembi di cuffia. BASSETTE: pelli di agnellino ucciso appena nato. BATISTA: tela di lino sottile e semitrasparente, di alta qualit, di provenienza fiamminga. BASTON: tela di lino fabbricata nella regione francese della Piccardia; sinonimo di tela batista o rensa (da Reims).

BAVELIN: color della bavella, cio del cascame di seta, i filamenti tolti dal bozzolo prima di cominciare a trarne la seta. E una seta di qualit pi scadente. BECCHETTO: parte finale allungata di copricapo maschile. BELVEDER: tessuto di seta. BERCANDO: tessuto di cotone, fustagno, pignolato. BERGAMON: panno di lana. BIGELLO: panno di lana grossolana tendente al grigio. BINDELLI: fettucce di seta, nastri. BIOIO: panno di color blavo o biavo, cio azzurro chiaro, molto usato dai veneti. BISAZZA: bisaccia. BOMBASO: cotone. BOTANA: tela di cotone assai resistente usata per le vele. BRAZZO: unit di misura per la tela, corrispondente a quattro palmi o quarte, cio, a Venezia 63,8 cm per la seta e 68,2 cm per la lana. BROCCA: bottone, spilla; tessuto operato per broccature. BRUNETTA: panno di bassa qualit di color bruno ( bruno indicava la tonalit scura di un qualsiasi colore). BULGARO: cuoio di provenienza bulgara. CALARIOS: scarpe. CALCETTI: calzetti. CALLICOLE: decorazioni tonde. CAMAURO: cuffietta maschile di tela di lino di foggia cupoliforme con cordelle laterali da allacciare sotto la gola. CAMORA, GAMURRA: veste femminile; tunica con maniche. CAMOCATO: tessuto di seta molto lucente, proveniente da Cina e India. CAMOZZA: pelle scamosciata. CAMPAGI: calzature. CANZANTE: cangiante; detto cos un tessuto di seta con trama di un colore e ordito di un altro. CAPIGLIARA: acconciatura femminile arricchita da posticci e nastri. CAPPA: mantello a ruota con cappuccio. CARNIZE: tela rada di lino. CAMBELOTTO: detto anche ciambellotto, cammellotto o zambellotto, un tessuto in uso gi a met Duecento, una lana beige ricoperta di un leggero pelo. E chiamato cos perch in origine pare fosse fatto di pelo di cammello. CAMBRADA: tela finissima di lino, solitamente bianca, originaria di Cambrai; del genere della batista. CAMBRAGIO: tela molto fine vicina o coincidente con la batista. CANEVAZZA: canovaccio, ossia panno di lino (pannolino) grosso e ruvido, ma anche broccato tessuto doro e argento. CANUTIGLIA: strisciolina doro e argento che, attorcigliata, usata nei ricami. CAPICCIOLA: tessuto con trama di stame o bavelle e ordito di seta cotta. CASTORETO: tela con ordito di seta e trama di lana. CENDAL, ZENDADO: detto anche zendale, era un tessuto grandemente in voga sin dal IX secolo e rimase in uso sino al XVII; poteva essere di molte variet, somigliava ai foulard e al taffetas. Se ne facevano vesti sacre quanto abiti comuni. CENTONE: rozzo panno pesante; schiavina di pi pezzi. CHATASAMITO: copia di sciamito, quasi sciamito. CHERMONESE: pare che il nome indichi un tessuto fabbricato a Cremona, o che derivi da chermes.

CHIN: tessuto decorato da un disegno a contorni sfumati, ottenuto tingendo, prima della tessitura, i fili di ordito a piccoli gruppi, in colori diversi e mediante tintura per riserva, vale a dire coprendo (riservando) le zone che non si vogliono tingere. CINGOLO: cintura di corda. CIOPPA: sopravveste maschile pesante, con maniche, foderata di pelliccia. CIROTECHE: guanti. CLAMIDE: mantello a ruota allacciato da fibbia sulla spalla. COA: coda, ovvero strascico. COAZZONE: lunghissima treccia di capelli: una moda originaria del Nord Europa. COGOLA: cocolla, tunica; veste monacale. CORDOVANO: cuoio finissimo, originario della citt spagnola di Cordova. CORTELLATO: frastagliato, abito sul quale sono stati praticati dei tagli ornamentali. COSCIALIA: mutande: dette anche tibialia o femoralia. COSTANZA: tela bianca di lino proveniente dalla citt di Costanza. COTTA: veste lunga con maniche strette, di uso sia maschile che femminile. CROSINA, CROSNA: sopravveste o mantello foderato di pelliccia. CUCULLO: corta mantellina con cappuccio. CUOIETTO: detto anche coletto, un farsetto di cuoio per lo pi senza maniche. DALMATICA: veste liturgica aperta ai fianchi, con maniche larghe; deve il suo nome alla sua origine dalmata. DESTAGGIO: intaglio, lavoro traforato o frastagliato. DIASPRO: termine in uso solo durante il secolo XIII per indicare certi tessuti preziosi. Deriva dal greco e significa due volte bianco, poich presentava un disegno monocromatico che si staccava dal fondo per contrasto tra superficie lucida e opaca. DIMITO: termine derivante dal greco e che significa a filo doppio; guarnello o tessuto di cotone puro o misto con altra fibra. DIVISA: stemma araldico. DIVISATO: tessuto a strisce verticali. DOBLONE: tessuto doppio, forse di cotone. DOSSI: dorsi del vaio. DRAPO: tessuto di pura seta. DURANTE: una specie di panno rinforzato. FACCIOLO: detto anche fazzuolo, faziol; un velo da testa, in genere di seta. FALDA: lembo di veste, tesa di cappello o parte inferiore di casacca. FARSETTO: indumento per il busto maschile, chiuso e regolato con legacci; bustino o corpetto femminile. FELPA: tessuto di cotone grosso e peloso. FELTRO: stoffa non tessuta, ma ottenuta pressando peli o fibre animali. FERANDINA: stoffa leggera di lana e seta. FIGURADO: operato, ossia che presenta disegni e figure realizzati mediante effetti di trama. FILLO: lino. FOGGIA: parte larga del cappuccio in uso nei secoli XIV-XV. FRAPPE: frastagliature degli orli della veste; frangiature. FORBIZADO: sforbiciato,tagliato, trinciato, accoltellato. Gi nel Duecento era in uso la veste accoltellata, abito sul quale erano stati praticati tagli, in genere verticali; era spesso distintiva dei personaggi bizzarri, come i giullari. FUSTAGNO: tessuto operato di cotone bianco, nel quale i disegni sono in genere geometrici e ottenuti per slegature di trama. Pu per indicare qualsiasi tessuto di cotone o panno misto di lana e cotone, di medio peso e poco prezzo. GARBO: panno fatto con lana proveniente dalla citt araba di Garbo. GARZA: tela molto rada, molle e irregolare, originaria della citt di Gaza. 9

GHERONE: tassello triangolare di stoffa inserito per ampliare la veste. GIURIN: tipo di tessuto per fodere. GIUSTACUORE: farsetto o copribusto. GONNELLA: veste lunga tanto maschile quanto femminile, con maniche e strascico. GRISETTA: stoffa leggera di lana o mista di lana e seta. GRISO: o lendinella, era il panno grosso e di poco pregio usato da alcuni monaci e dagli eremiti; era adottato anche per le vesti degli schiavi forzati e degli operai. GRISOFERRO: panno ruvido di lana. GROGRANO: dal francese gros-grain, che indica la grana grossa, un tessuto pesante a corde rilevate. GROS: drappo di seta in cui la trama inserita doppia ad ogni passo; noti il gros de Tours o quello di Napoli. GUARNACCA: sopravveste con aperture laterali per le braccia, di uso sia maschile che femminile. GUARNELLO: lunga tunica femminile cinta in vita, veste da casa o da lavoro; cos chiamata una stoffa mista di cotone, lino, canapa. INTERCULAS, INTERULAS: mutande. LAMA, LAMETTA: tessuto di seta laminato, ossia con una trama lanciata doro o argento filati o lamellari. LATESIN:tipo di seta o colore bianco celestino. LATTIZI: pelli di agnellini da latte. LISCI: belletti, trucchi. LUPO CERVIERO: lince. MAGIETA: piccola maglia o anellino metallico. MANGANO: macchina formata da due cilindri orizzontali che sostengono una cassa di legno piena di pesi, attorno ai quali veniva avvolto il tessuto, che, cos compresso, acquistava in lucentezza. MANOPOLE: guanti. MANTELLO: drappo da avvolgere attorno al corpo sopra gli abiti, a scopo di proteggersi dalle intemperie. Non ha una forma precisa. MANTO: mantello o tipo di tessuto di seta. MAREZZATO O MOIR: presenta effetti decorativi ad onde, secondo i riflessi della luce; sono ottenuti piegando e poi schiacciando tessuti ad armature a coste trasversali, di solito del tipo gros. Il procedimento avviene spostando la trama con appositi arnesi lignei e fissando poi il tutto mediante la calandra, una pressa fortemente riscaldata. MASPILLI: bottoni. MAZZOCCHIO: cerchio imbottito che si cala sulla fronte per fissare il sottostante berretto o cappuccio. MEANELLO: tessuto misto di lana e lino. MESCOLATO: tessuto con fili di diversi colori. MEZZALANA: tessuto di poco prezzo misto di lana, canapa o lino. MOZZETTA: corta mantellina, a volte rivestita di pelliccia. MUNEGHINA: tela ruvida di lino o canapa tessuta nei conventi. NASICCIO: drappo di seta intessuto doro, di origine cinese, cos chiamato da Marco Polo. ORARIO: panno di lino per avvolgere il viso. ORMESIN: tessuto di seta che deve il suo nome allisola di Ormuz, situata allentrata del golfo Persico. OSTEA: detta anche hostea, un tipo di tessuto. PADOVANELLA: panno di lana prodotto tanto in Italia quanto in Spagna. PASSETTI: cinghiette, cinturini. PATERNOSTRI: grani, ciondoli sferici, bossoli. PATITOS: zoccoli.

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PAVION: tessuto di stamigna a fili radi e uguali tanto di trama quanto di ordito; era usato per le cortine dei letti o dei tabernacoli (da qui il termine padiglione). PENULA: veste liturgica di forma circolare con apertura centrale per far passare il capo. PEROLO: ciondolo, pendente o bottone a forma di pera. PIANELE: calzature senza tacco. PIGNOLATO: panno misto grezzo con la superficie a piccoli nodi, detti pinoli. POLANA: flanella. PONTO MORESCO: punto saraceno, puncetto a nodi. POSTA: fascia di seta che si cinge in vita o attorno ad alcuni copricapo. PURGO: magistratura incaricata di verificare che i vari tessuti di lana fossero stati realizzati col numero di fili di ordito regolamentare per ciascuna tipologia. QUARTATO: diviso in quattro parti. RASSA: rascia. RAZZESE: panno proveniente da Arras. RAZZO: arazzo, dalla citt di Arras. REFE: filo di lino. RESTAGNO: telette con oro e argento tirati. RIGADIN: tessuto ad armatura tela costituito da lana legata a intervalli regolari da gruppi di fili di seta. RIGADINI TEDESCHI: tessuti misti di lino e cotone. ROMAGNOLO: panno di poco prezzo proveniente dalla Romagna. SACHOZA: borsa. SAIA: armatura semplice; tessuto di lana secca con ordito e trama di stame ad intreccio diagonale (anche in lino). SAIO: veste maschile o tonaca monacale. SARABULLE, ZARABULLE: mutande di ridotte dimensioni, una sorta di slip ante litteram. SARANGONA: tessuto di lana di origine turca. SARANTASIMO: tessuto di azze ( ricordiamo che laccia, o azza, il filo di lino, cotone e seta, o sinonimo di anima) e lana. SAZO: assaggio, ossia controllo della qualit delle stoffe effettuato da personale specializzato. SCAPOLARE: tipico degli ordini monastici, un lungo rettangolo di stoffa con apertura laterale, che cade sul petto e sulla schiena e rimane aperto ai lati. SCARLATTO: sargia o color rosso cremisi, oppure panno pregiato di colore acceso. SCHIAVINA: detto anche stiavina, un tessuto di lana ruvido usato spesso per far coperte, ma indicava anche un corto mantello con cappuccio usato dai marinai. Il nome deriva dal fatto che il tipo di tessuto era originario della Schiavonia, lodierna Dalmazia. SCHIETO: semplice, ossia di un solo colore. SCHILLATO, SGHIRATTO: scoiattolo. SCIAMITO: stoffa di seta pesante. SCOTO: tessuto spinato di lana proveniente dalla Scozia. SIVIGLIA: tessuto di seta proveniente dellomonima citt spagnola, che con Cordoba e Toledo fu una delle capitali della seta nella Spagna dei secoli XII e XIII . SOATTO: tipo di cuoio leggero. SOGGOLO: fascia da avvolgere attorno al viso, passando sotto il mento. Acconciatura che copre capo e collo. SOTTANA: veste lunga da portare sotto gli altri indumenti. SPALIERE: arazzi o stoffe con le quali venivano rivestiti stalli o schienali di sedili lignei. STAME: filo di lana pettinata pi attorto del solito, usato per lordito. STAMETTO: panni di lana molto pelosi e ispidi; tessuto a foggia di fascia stretta, da ciascun lato del quale la trama tagliata e sfilacciata sopravanza i fili di ordito che la tengono unita.

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STAMIGNA: tessuto di lana o lino a trama larga, impiegato per il confezionamento di camicie; si sa che gi esisteva alla fiera di Troyes nel XIV secolo. Tessuto di lana sottile e resistente. STANFORTINO: tessuto dallordito (stame) rinforzato. TINTILANA: realizzato con lana tinta prima della filatura. TRUFALDA: tipo di tessuto. VAIO, VARO: vaio, animaletto dalla pelliccia pregiata simile allo scoiattolo. VALENZANA: stoffa leggera di lana pettinata. VANTIS: guanti. VARNAZA: guarnacca. VERGATO: a righe orizzontali o verticali. ZEBELIN: zibellino. ZENDADO, CENDATO: stoffa di seta leggera, usata solitamente per foderare. ZETANO, ZETANINO: tessuto originario della citt cinese di Zayton, famosa per le sue seterie. E un raso. ZUPON, ZIPON: giubbone, farsetto maschile da indossare sopra la camicia.

ESEMPI DI ABBIGLIAMENTO DUECENTESCO

Figura 1: contadini al lavoro, Bibbia Maciejowski, particolare di pagina miniata, sec. XIII, John Pierpont Morgan Library, New York

Grazie alla figura qui sopra abbiamo la possibilit di capire quali fossero gli indumenti intimi portati dagli uomini del Duecento: il contadino seminudo, infatti, calza un paio di brache, sorta di pantaloni corti di lino (o di tessuto misto per i meno abbienti) sostenuti in vita da unallacciatura a coulisse e dotati di due spacchi sulle cosce grazie ai quali la braca poteva essere rialzata, legandola al cordone in vita mediante appositi laccetti. E infatti ci che ha fatto il nostro contadino: notiamo il cordoncino della vita che scende ad allacciarsi con la cordella fissata in fondo allo spacco della braca; in questo modo chi lavora pu avere pi agio nei movimenti. Luomo pi a destra, oltre a 12

sollevare le brache, ha rimborsato attorno alla vita la camisia, indumento di lino o tessuto misto, in genere bianco, da portare sciolto e lungo almeno fino alle ginocchia. Per le donne, il medesimo indumento detto sotano. Gli uomini del popolo portavano solamente le brache come intimo, mentre i pi ricchi potevano permettersi le sarabullas (o sararbulle, zorabulle), veri e propri slippini in lino chiusi a coulisse e resi aderenti grazie al taglio e alle cuciture, da portare sotto alle brache. Il trebbiatore vestito di blu ci mostra altri due capi che concorrevano a realizzare labbigliamento base di un uomo del XIII secolo: agganciate in vita alle brache porta infatti le calzebrache, antenate dei nostri pantaloni; erano divise (da qui il nostro uso di dire un paio di braghe), realizzate in genere in panno di lana e a volte rivestite internamente di tela sottile di lino o di altro tessuto. Dotate di cordelle, potevano essere appunto- legate in vita, ma si potevano anche portare scese e fissate attorno al ginocchio per maggior praticit. Il nostro uomo indossa anche la gonnella (o tunica): un indumento lungo almeno fino alle ginocchia (sino alle caviglie per ricchi e nobili), attillato al busto e pi abbondante al di sotto della vita, con maniche tubolari e scollo solitamente circolare (ma ne esistevano anche quadri o a V) con unapertura sul davanti per essere infilato pi comodamente dalla testa; stretta attorno alla vita da una cintura chiamata cingulum (se di corda) o corrigia (se di cuoio). Notiamo che la gonnella in questione si apre davanti a portafoglio e ci lascia vedere una foderatura interna, probabilmente in tela di lino o tessuto misto; tanto la fodera quanto questo tipo di apertura erano opzionali, esistendo anche gonnelle non foderate (per chi non se lo poteva permettere) e senza taglio anteriore, essendo questultimo pi che altro ricavato sulle gonnelle da lavoro. Notiamo anche come ai polsi delle maniche sia stato praticato un taglio longitudinale per facilitare luscita della mano e come siano rivoltati allindietro per maggior praticit. La gonnella poteva indicare, in base ad alcuni particolari, la ricchezza e il rango sociale di chi la indossava: se un lavoratore la portava corta al ginocchio, a volte aperta a portafoglio, con tagli alle maniche e allo scollo, realizzata in tessuti poco costosi come quelli misti o le lane di scarsa qualit, un ricco e nobile signore la indossava in ottima lana, lino finissimo o seta, con foderatura in tela fine, attillatissima al busto ed estremamente abbondante al di sotto, lunga fino alle caviglie e chiusa attorno allo scollo e ai polsi da bottoni detti maspilli, pomelli o peroli. Per rendere la gonnella larga sotto i fianchi si faceva uso di gheroni, ovvero triangoli di stoffa cuciti luno accanto allaltro; naturalmente un indumento ricco poteva anche essere ingentilito da passamanerie, ricami (detti acu pictura o ars plumaria), applicazioni di perle, gemme, pietre preziose, liste (ovvero fasce) intessute doro; poteva essere realizzato in tessuto operato e tinto in colori vivaci. Per il Duecento, il non plus ultra delleleganza era la gonnella in seta operata con motivi circolari detti rotae, orbicula, compaxis o rotellas, tinta in colori molto brillanti, arricchita da bottoni in avorio, argento, oro e decorata da liste doro allo scollo, ai polsi e al bordo inferiore, oppure da fasce arricchite di perle e preziosi. Oltre alla gonnella esisteva anche un abito da lavoro chiamato guarnello, che prendeva il suo nome dal tessuto di cotone col quale era realizzato; se la gonnella poteva essere un capo di tutti i giorni quanto di lusso, il guarnello, portato da ambo i sessi, era un indumento dedicato unicamente al lavoro, fosse esso in casa o nei campi. Ma torniamo ai nostri trebbiatori: tutti portano in testa un copricapo bianco, probabilmente in tela di lino, detto generalmente cofia o camauro; era usato unicamente dal sesso maschile e poteva venire indossato da solo oppure sotto un altro copricapo, fosse esso un cappello, un cappuccio o una berretta. Dallanalisi di varie miniature ed affreschi si evince come non tutti portassero la cofia: nelle miniature della Bibbia Maciejowski ricorre spesso, ma per esempio nel Salterio di Santa Elisabetta non la porta praticamente nessuno; si pensa dunque che il suo uso dipendesse dalle abitudini locali e dalla situazione. Ai piedi quasi tutti i contadini salvo quello scalzo- calzano bassi stivaletti con unallacciatura attorno alla caviglia; le calzature, chiamate caligas (scarpe basse) o stivalli (scarpe alte alla caviglia), erano realizzate in pelle e cuoio, chiuse sul davanti o sul lato mediante lacci oppure 13

fibbie, laddove queste ultime erano molto chic, soprattutto se poste lateralmente. La pelle poteva essere in tinta naturale oppure colorata: si hanno scarpe delle diverse tonalit del marrone, nere, ma anche (per i ricchi) rosse, bianche o realizzate in stoffa ricamata e colorata. Non era strettamente necessario per gli uomini del tempo indossare scarpe: potevano infatti portare le calze solate, calzebrache al piede delle quali era stata fissata una suola di cuoio; i contadini e i popolani potevano portare zoccoli di legno o ciocie di corda, mentre i pi sfortunati andavano scalzi. Non esisteva lo stivale come concepito in epoca moderna, alto fino al ginocchio. In definitiva, labbigliamento base delluomo duecentesco era costituito da: Brache Calzebrache Camisia Gonnella o guarnello Caligas o stivalli Cofia/camauro Cingulum/corrigia In realt il vero e proprio completo, cos come lo concepiamo oggi, era detto roba e composto da: Gonnella Guarnacca Mantello o pelle Laddove la gonnella lequivalente della nostra camicia, la guarnacca della giacca che usiamo portare abbinata coi pantaloni e il mantello del cappotto; naturalmente erano sottointesi lintimo, le scarpe e i copricapo. Analizzeremo in seguito il mantello e la guarnacca; ora osserviamo qualche altra miniatura.

Figura 2: popolano al lavoro, Salterio di Santa Elisabetta, particolare di pagina miniata, sec. XIII, Museo Archeologico Nazionale, Cividale del Friuli

Luomo di figura 2 indossa una gonnella rossa con scollo quadro e maniche a tubo, percorsa da una sottile profilatura bianca agli orli; corta al ginocchio e leggermente rimborsata in vita, nascondendo la cintura. Il popolano porta anche calze solate color turchino; in testa non ha copricapo e i capelli sono regolati corti, a caschetto. 14

Figura 3: contadino intento al lavoro, Salterio di Santa Elisabetta, particolare di pagina miniata, sec. XIII, Museo Archeologico Nazionale, Cividale del Friuli

Sempre gonnella rossa profilata di bianco, con scollo quadro e maniche tubolari per questaltro popolano; qui per si notano bene lo sbuffo delle brache e la calzabraca scura agganciata in vita, forse solata o forse abbinata a stivaletti di pelle.

Figura 4: mietitore, Salterio di Santa Elisabetta, particolare di pagina miniata, sec. XIII, Museo Archeologico Nazionale, Cividale del Friuli

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Ancora gonnella identica alle due precedenti, scarpe di pelle nera allacciate alla caviglia, calzebrache turchine; qui, per, linteresse suscitato dal copricapo, un cappello a tesa larga probabilmente in feltro e dotato di apposita cordella da passare sotto al mento per tenerlo ben assestato in capo. NellItalia del Duecento si usavano tanto cappelli in feltro o paglia, quanto berrette in feltro, panno di lana, seta; esistevano anche berrette in lana fatte a maglia con una tecnica ad ago (non esistevano i nostri ferri da maglia) chiamata Nadelbinde o Nlbilding. Molto usati anche i cappucci, in genere in lana foderata di tela, seta o pelliccia.

Figura 5: carnefice intento a decapitare un uomo, Salterio di Santa Elisabetta, particolare di pagina miniata, sec. XIII, Museo Archeologico Nazionale, Cividale del Friuli

Anche qui ricorre la gonnella rossa con scollo quadro e maniche tubolari, ora sollevata e rimborsata per avere pi agio, lasciando vedere le brache e le calze solate. Interessante il nodo della cintura di pelle che fissa alla vita delluomo il fodero della spada; le cinture potevano essere pi o meno alte, dotate di fibbia metallica o -come in questo caso- allacciate mediante stringhe passanti in occhielli. Le cinture pi ricche erano in genere sottili e avevano un lunghissimo capo pendente che terminava in un puntalino prezioso, abbinato con una bella fibbia e magari con borchiette decorative applicate lungo tutta la lunghezza della cinta; si potevano anche avere leggiadre cinture di stoffa, realizzate mediante una speciale tecnica di tessitura chiamata a tavolette o a cartoni, utile per ottenere bordure o passamanerie; per i nobili e i sovrani la stoffa poteva essere anche ornata da pietre preziose, applicazioni doro o dargento, gemme o perle. Il nostro carnefice brandisce una spada a una mano, arma tipica del Duecento: le tecniche principali di combattimento individuale erano infatti spada a una mano e scudo oppure spada e boccoliere, essendo questultimo una protezione metallica circolare dotata di umboncino, atta a proteggere la mano armata; per il corpo a corpo si usavano anche la daga (tipo di arma corta a pugnale), mentre nelle battaglie frequentissimo era luso di lance, picche e armi in asta; si impiegavano anche archi e balestre. Il venerabile vecchio che sta subendo il martirio porta sulle spalle un manto azzurro in tessuto operato con un motivo molto frequente in periodo medievale: le tre sfere sono dette cintamani ed originano in zona persiano-sassanide; si diffondono in Europa a partire dal VII secolo circa e

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rimangono in voga fino al Trecento. Il cintamani rappresenta le sfere celesti e viene in genere realizzato ad opera, ossia direttamente intessuto nei drappi.

Figura 6: allegoria dellinverno, Salterio di Santa Elisabetta, particolare di pagina miniata, sec. XIII, Museo Archeologico Nazionale, Cividale del Friuli

Ecco un altro mantello: questo in particolare una pelle, ossia un vello animale conciato ed impiegato per difendersi dai rigori invernali. In questo caso il fatto che luomo porti il pelo al di fuori rappresenta uneccezione: solo nel XIX secolo, infatti, che le pellicce si cominciano a portare col vello allesterno, mentre durante i secoli passati era posto allinterno. Le pellicce erano portate da tutte le classi sociali, distinguendosi in base alla qualit: i popolani indossavano pelli grezze di capra, montone o simili, pesanti e con basso potere di scaldare; i ricchi foderavano mantelli, vesti, sopravvesti, scarpe e berrette con pellicce leggere, ma dallelevato potere di scaldare come il vaio (scoiattolo argentato), lermellino, la martora, lo zibellino, la lince (chiamata lupo cerviero). In uso erano anche le pelli di coniglio, volpe, gatto selvatico; curiosa era la voga dei lattizzi, ovvero delle pelli di agnellino appena nato, considerate pregiate e delicate. Notiamo che il vecchio rappresentato nella miniatura calza dei bassi stivalli in pelle nera, con un piccolo risvolto.

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Figura 7: giovane uomo con cappuccio, particolare di pagina miniata, Bibbia Maciejowski, sec. XIII, John Pierpont Morgan Library, New York

Il giovane di figura 7 indossa un cappuccio molto comune nel Duecento e chiamato cocolla (cogola, bardococolla), discendente del romano cucullus; come si pu vedere, non copre solo la testa ma anche le spalle, grazie a una falda a mantellina che scende sul busto. Solitamente la cocolla era in lana, foderata allinterno di tela fine o, per i ricchi, di pelliccia pregiata; poteva avere una piccola apertura alla gola dotata di maspilli, per facilitare latto dinfilarla. Luomo rappresentato dalla miniatura ostenta unacconciatura molto in voga: capelli arricciati col ferro caldo, pettinati allindietro e tagliati sotto le orecchie, frangia corta con ricciolini.

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Figura 8: uomini intenti al duello, particolare di pagina miniata, Codex Manesse, secc. XIII-XIV, Heidelberg, Biblioteca dellUniversit

I due giovini signori che qui duellano quasi con leggiadria portano gonnelle abbastanza lunghe, ma aperte a portafoglio e rialzate in vita, con scollo circolare e maniche a tubo, calzebrache dai vivaci colori e calighe, ovvero scarpe basse; notiamo che uno porta le calzature in pelle nera, allacciate lateralmente, mentre laltro ha scarpe probabilmente realizzate in tessuto decorato con ricami o effetto dopera. Entrambi calzano guanti in morbida pelle bianca, dalla manopola svasata, leggermente appuntita; queste cirotecas (cos erano chiamate allepoca) erano considerate il massimo delleleganza e portate da nobili e da alti ecclesiastici. Altri tipi di cirotecas potevano essere quelli in pelle di vari colori, morbida o pi resistente (tipici quelli in pelle di camoscio), quelli in stoffa ricamata o ingentilita da applicazioni di metalli preziosi, perle, gemme. I sovrani indossavano lussuosissimi guanti in seta ricamata; ricchi erano anche i guanti rivestiti internamente di pelliccia. Il guerriero a sinistra ha in capo la cofia e un cappuccio di panno con bordo rinforzato; probabilmente si tratta di un cappuccio a gote, chiamato cos perch di solito indossato a coprire completamente il capo e il collo, con il bordo rinforzato a trapuntatura (detto mazzocchio) che incornicia il volto, una punta pi o meno lunga (chiamata becchetto) a pendere dietro la testa e una corta falda (la foggia) a coprire la gola, senza tuttavia scendere sulle spalle. Il nostro duellante probabilmente lo porta nella maniera alternativa, vale a dire con il mazzocchio calcato sul cranio, il becchetto a pendere su unorecchia e la foggia sullaltra. Il guerriero a destra ostenta invece la tipica acconciatura maschile del periodo: capelli tagliati poco sotto le orecchie, arricciati e resi bombati col ferro caldo, pi corta frangetta bombata (in Francia detta dorelot) sulla fronte. In capo ha un serto di foglie e fiori: questa non una stranezza per

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lepoca, perch tanto gli uomini quanto le donne amavano circondarsi il capo di coroncine di fiori o cerchietti preziosi. I due uomini impugnano nella destra una spada a una mano con pomo a disco e nella sinistra un boccoliere, usato per proteggere dai colpi le dita della mano armata. Nella miniatura compaiono anche tre fanciulle di alto rango, che ostentano tre differenti acconciature alla moda: quella pi a sinistra porta il capo scoperto (tipico delle nubili), i capelli sciolti e forse ondulati col ferro caldo, nonch una coroncina; quella centrale ha un pannicello (un fazzoletto decorato con leggiadri ricami o liste colorate) posato sulla chioma e quella allestrema destra porta invece la glympa, acconciatura molto frequentata dalle donne sposate, che si riteneva dovessero coprire il capo con un velo. La glympa composta di due veli, uno che passa sotto il mento formando un soggolo ed fermato in cima al capo da alcuni spilli e uno che scende dal capo, coprendolo e fluendo sulle spalle. Il velo, imposto alle donne maritate dalla chiesa, doveva teoricamente essere semplice, magari in lino bianco, privo di ornamenti e tinte vivaci; le donne, invece, trovarono il modo di farlo divenire un prezioso elemento deleganza: le signore portavano veli di seta tanto leggera da essere trasparente, oppure li listavano doro, li impreziosivano con ricami e li facevano tingere in bei colori. Per quanto riguarda la moda femminile, vediamo ora alcune miniature.

Figura 9: nobiluomo e signora, particolare di pagina miniata, Codex Manesse, secc. XIII-XIV, Heidelberg, Biblioteca dellUniversit

La bionda e graziosa fanciulla di figura 9 indossa una gonnella di color rosato, attillata al busto e molto abbondante al di sotto della vita, con scollo ovale e maniche tubolari; la snellezza del punto vita sottolineata da una lunga corrigia (detta anche zona), probabilmente in pelle, decorata da borchiette ornamentali. I polsi della veste sono decorati, cos come lo scollo; il tessuto fluisce fino a terra, accumulandosi sui piedi: probabilmente questa gonnella stata scampanata inserendo gheroni 20

di stoffa a partire dai fianchi, in modo da ampliarne notevolmente la circonferenza con uno sciupio di tessuto che significava ricchezza. Un abito cos largo e abbondante impacciava anche il cammino, comunicando lidea che chi lo indossava fosse tanto abbiente da permettersi di non camminare spesso, avendo portantine e carrozze a propria disposizione; un discorso analogo si pu fare anche per altre costrizioni della moda, quali per esempio il busto molto attillato di certi abiti, che irrigidiva i movimenti, le maniche estremamente ampie oppure i graziosi zoccoletti con suola di legno e passanti di pelle chiamati patitos, che i nobili e i ricchi di entrambi i sessi calzavano sopra le scarpe: questi rendevano lo spostarsi un atto difficoltoso, lasciando sottintendere, come prima detto, che chi li portava non camminasse spesso. I patitos pi eleganti erano in legno bianco, con passanti di pelle morbida pure bianca. Notiamo come ci sia ben poca differenza tra labbigliamento maschile e quello femminile: entrambi indossano abiti lunghi (luomo lo porta fino alle caviglie, la donna a coprire le scarpe), stretti al busto e abbondanti sotto, con maniche tubolari e scollo ovale; luomo ha lo scollo chiuso da bottoni e indossa una cintura analoga a quella della donna; entrambi hanno il capo cinto da una coroncina preziosa. Durante tutto lalto medioevo e fino al Duecento non vi sar grande distinzione tra i sessi nel modo di vestire, o non perlomeno nelle classi abbienti: i popolani si distinguevano invece dalle loro mogli perch portavano gonnelle corte al ginocchio, comode per lavorare, ma la differenza si fermava qui. Perch si crei un discrimine tra moda maschile e femminile dobbiamo aspettare la met del Trecento, quando le vesti degli uomini (soprattutto quelle dei ricchi) si faranno sempre pi corte ed attillate, laddove quelle delle signore resteranno fluenti. La donna in rosa porta quasi sicuramente sotto la gonnella un indumento intimo analogo alla camisia che indossa luomo: bianca, in tela fine di lino e portata sciolta, forse solo un poco pi lunga e si chiama sotano; per quanto riguarda lintimo, le donne stringevano il seno con una fascia di stoffa che poteva servire a tenerlo fermo, ma anche a comprimerlo o a tenerlo alto per farlo risaltare; un equivalente alle sarabullas maschili potevano essere le interulas o interculas, antenate delle mutande portate pare solo dalle donne pi agiate. Sembra che le popolane, e le contadine in particolare, si servissero del sotano per creare una sorta di pannolone protettivo secondo questo procedimento: lorlo posteriore della veste veniva fatto passare in mezzo alle gambe, rialzato e rimborsato in vita mediante una cintura; pare che questo trucco fosse usato anche dagli uomini, inserendo la falda della veste nel cordone di chiusura delle brache. Le donne non portavano calzebrache, ma calze in tela alte fino al ginocchio e sostenute grazie a un cinturino. La signora intenta a giocare a scacchi nella miniatura che segue indossa sopra la gonnella una ampia guarnacca: era questa lequivalente della sopravveste maschile, poich anche per le donne valeva il completo chiamato roba e costituito di gonnella, guarnacca e mantello. Notiamo che la guarnacca in questione ha maniche corte e svasate che lasciano vedere quelle attillate della gonnella, e che foderata internamente di tessuto fine; lo scollo ovale e poco profondo, labito viene portato sciolto, senza cintura. Dalla guarnacca emerge la punta di una scarpina nera: le donne indossavano caligas di pelle in vari colori, allacciate con stringhe o fibbie, ma anche scarpine in stoffa ricamata o decorata; gli stivalli erano in genere dappannaggio maschile, anche se non sempre. Una voga tipica del XII e del XIV secolo (meno esagerata invece nel Duecento) era quella delle pigaches (termine del XII secolo) o poulaines (termine trecentesco): erano calzature dalla punta acuta, a volte talmente lunga che veniva tenuta sollevata mediante un laccio che la ancorava alla caviglia. Per le popolane vi erano scarpe di pelle, zoccoli di legno o sandali. La donna intenta al gioco degli scacchi ha i capelli biondi e crespi come di rito, coperti solo da un corto velo candido; il suo compagno calza il cappuccio a gote, in questo caso rivestito internamente di pelliccia pregiata, e porta unampia guarnacca senza maniche sopra la gonnella verde; ha scarpe in tessuto ricamato od operato.

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Figura 10: coppia di nobili che gioca a scacchi e musici, particolare di pagina miniata, Codex Manesse, secc. XIII-XIV, Heidelberg, Biblioteca dellUniversit

I musicisti, rappresentati pi in piccolo, hanno gonnelle colorate e ornate da diversi giochi di colore: i due a sinistra le portano vergate, ossia attraversate da righe di colore diverso; quello a destra ne indossa una addogate, vale a dire a larghe fasce di colori contrastanti. Il percussionista al centro ha gonnella verde e cappuccio rosso gettato indietro sulle spalle. A figura 11 vediamo una giovane signora intenta a scegliere cinture e borsette da un venditore ambulante; non esistendo ancora le tasche, donne e uomini portavano borse in pelle o in tessuto, spesso a tracolla per gli uomini, anche appese in cintura per le donne; era uso che le fanciulle ricamassero belle borsette di stoffa, magari ornate da frange e nappine o applicazioni preziose, da regalare ai loro innamorati. La bella nobildonna indossa una fluente guarnacca smanicata, tenendone un lembo sollevato in un gesto che si vede frequentemente nelle miniature: era infatti un vezzo di moda per far vedere il sottostante tessuto della gonnella e, magari, intravedere la fodera preziosa (in seta, tessuto finissimo di lino o pelliccia) della guarnacca. La fanciulla probabilmente nubile, perch porta la chioma scoperta e sciolta, ingentilita dalla celebre e frequentatissima acconciatura con bendella (soggolo di stoffa) e corona, laddove questultima pu essere liscia, arricciata come nella miniatura o rivestita di stoffe colorate, ricamate o impreziosite da applicazioni. Di solito lanima della corona in feltro rigido o cuoio.

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Figura 11: nobildonna e venditore ambulante, particolare di pagina miniata, Codex Manesse, secc. XIII-XIV, Heidelberg, Biblioteca dellUniversit

Un particolare elegante concesso solo alle donne di rango o comunque ben fornite di mezzi economici quello che si nota nella figura 12: maniche a tubo che al polso divengono larghissime e pendenti, intralciando i movimenti delle braccia. Quella delle maniche ampie e cadenti era una moda diffusissima nel corso del XII secolo, poi quasi svanita nellItalia del Duecento salvo alcune eccezioni: il Friuli, dove la moda seguiva luso germanico, Venezia, che sempre si distingueva dal resto della penisola per le molteplici influenze culturali derivanti dai suoi contatti con popoli diversi, e la Puglia, terra dei normanni che seguivano luso nordico delle maniche ampie. La miniatura qui analizzata appartiene a un salterio realizzato in Turingia e poi portato in Friuli gi nel corso del XIII secolo, seguendo proprio uno spostamento di nobili germanici con possedimenti nelle terre patriarcali; la fanciulla rappresentata dunque un esempio di donna nobile e ricca, che ostenta una gonnella con tessuto abbondantissimo sotto la vita, tanto che le si impila sui piedi e si abbandona sul pavimento. Lo scollo della veste pare quadro o a V, il busto attillato e sottolineato da una corrigia, la chioma bionda sciolta e libera da veli come si conviene alle nubili.

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Figura 12: figura astrologica della Vergine, Salterio di Santa Elisabetta, particolare di pagina miniata, sec. XIII, Museo Archeologico Nazionale, Cividale del Friuli

Un bellesempio di roba femminile intesa come set completo di abiti lo abbiamo a figura 13, nella quale due donne ben vestite operano atti di devozione e carit: entrambe indossano una gonnella dalle maniche a tubo e i polsini ornati, sopra la quale portano una sopravveste ampia e abbondante dalle maniche larghe e pendenti, stretta in vita da una cintura che risulta nascosta da un rimborso. Questo tipo di veste di sopra segue, come nel caso della fanciulla in bianco, luso germanico. In capo le due donne portano veli colorati e quella di sinistra lascia anche vedere, nellinginocchiarsi, un paio di calighe di cuoio marrone.

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Figura 13: pie donne, Salterio di Santa Elisabetta, particolare di pagina miniata, sec. XIII, Museo Archeologico Nazionale, Cividale del Friuli

Ben abbigliate sono anche le donne di figura 14, colte mentre danzano al suono del tamburo di una loro compagna: indossano lunghissime gonnelle con le maniche a tubo e scollo ovale, con busto attillato e molto abbondanti al di sotto della vita; una ha un breve taglio allo scollo della veste, tenuto chiuso da una spilla circolare, e una lunga corrigia dal capo pendente. Entrambe portano in capo un velo candido e calzano scarpe di pelle nera, cos come entrambe portano mantelli probabilmente in lana- foderati internamente in tessuto pi fine; questi ultimi appaiono lunghi, ampi e senza cappuccio. Il mantello era un capo dabbigliamento usato da entrambi i sessi e confezionato in diverse maniere: semplice rettangolo di stoffa da avvolgersi attorno alla persona per i meno abbienti, a mezza ruota o a ruota completa per i pi benestanti, foderato internamente di lino, seta o pellicce pi o meno pregiate, con o senza cappuccio, decorato o meno da ricami e liste (anche dorate), realizzato in tessuto unito oppure in preziosi drappi operati. Poteva arrivare fino ai piedi, come essere pi corto; i mantelli per cavalcare, per esempio, raggiungevano appena il ginocchio. Solitamente il manto veniva chiuso con stringhe e lacci oppure con spille e fibule; in questultimo caso, se la spilla appare appuntata sulla spalla destra si parla di allacciatura a clamide, se invece chiude il mantello sul petto, lallacciatura detta a piviale.

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Figura 14: donne danzanti e suonatrice di tamburo, particolare di pagina miniata, Bibbia Maciejowski, sec. XIII, John Pierpont Morgan Library, New York

Le tre giovani che danzano a figura 15 indossano gonnelle analoghe, distinte solo dal colore: strette al busto e cinte ai fianchi da una corrigia sottile, abbondanti al di sotto della vita grazie allaggiunta di gheroni, tanto lunghe da accumularsi sui piedi; hanno scollo ovale chiuso da spille di diverse forme, maniche tubolari. Le tre giovani donne hanno il capo scoperto, con i capelli ben pettinati e trattenuti soltanto sulla fronte da una sottile coroncina; come abbiamo detto, il fatto di portare i capelli sciolti o acconciati, ma comunque senza velo, era tipico delle nubili. vero, anche le meretrici andavano solitamente in giro a chioma sciolta e senza velo, ma ci si abbinava a specifici capi dabbigliamento o segni di riconoscimento che ne indicassero il mestiere: un cappuccio giallo (colore, questo, dellinfamia) o in alcuni casi- vermiglio, con un sonaglio da falcone a pendere dal becchetto, un abito di color giallo, lassenza di alcuni ornamenti e di certi tessuti consentiti solo alle donne per bene o, al contrario, lesenzione dalle restrizioni suntuarie, applicate solo alle signore rispettabili. Accanto alle fanciulle vi un musico il cui abito per noi di notevole interesse: si tratta infatti di una gonnella divisata, ossia bipartita in colori contrastanti nel senso longitudinale, e accoltellata, vale a dire con lorlo percorso da lunghi tagli. Quella delle vesti accoltellate, sforbiciate, stratagliate una voga che si svilupper molto nel corso dei secoli, raggiungendo il suo apice nel Cinquecento; nel XIII secolo riservata prevalentemente agli individui un po fuori dal comune quali i giullari e i musici. Notiamo che il nostro suonatore indossa anche calzebrache scure e scarpe basse in pelle nera, chiuse sul davanti del piede.

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Figura 15: suonatori e fanciulle danzanti, particolare di pagina miniata, Bibbia Maciejowski, sec. XIII, John Pierpont Morgan Library, New York

Un altro esempio di abbigliamento femminile e dei suonatori lo abbiamo alla figura seguente, dove ritroviamo le fanciulle con le loro lunghe gonnelle e un musico dalla veste divisata in blu e marrone, nonch accoltellata; risulta accoltellata anche la camisia bianca che luomo porta sotto la sua estrosa gonnella. Notiamo come la ragazza in blu abbia sollevato lorlo della veste, infilandone un lembo nella cintura, per aver pi agio nei movimenti.

Figura 16: David porta agli israeliti la testa di Golia, particolare di pagina miniata, Bibbia Maciejowski, sec. XIII, John Pierpont Morgan Library, New York

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Figura 17: nobile fanciulla, particolare di pagina miniata, Bibbia Maciejowski, sec. XIII, John Pierpont Morgan Library, New York

Un ultimo esempio di abbigliamento femminile questa bella giovane in rosso: la sua ricca gonnella, la corrigia lunghissima, la vezzosa borsetta in stoffa ricamata e ingentilita da nappine, il grande mantello foderato di pance di vaio, la linda corona con bendella, denunciano la sua condizione signorile: una fanciulla nobile che esprime il proprio rango attraverso lo sciupio di tessuto, la pelliccia pregiata, gli accessori di classe. Notiamo il forte contrasto con la servitrice che la affianca, la quale indossa un semplice guarnello bianco, labito di chi lavora.

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Il nostro breve viaggio nella moda del Duecento termina qui. Speriamo di aver fornito ai lettori qualche utile spunto per avvicinarsi al vasto e complesso mondo del costume antico, o di aver stimolato un po la loro curiosit. Ci sarebbe molto altro da dire sullabbigliamento duecentesco italiano, ma farlo in questa sede significherebbe scrivere centinaia di pagine: questo scritto stato invece concepito come un vademecum, per cui la brevit essenziale. Per coloro che desiderassero approfondire, forniamo una bibliografia contenente una scelta di alcuni tra i tanti testi editi sullargomento.

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SITOGRAFIA
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