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Nel Quattrocento con pittori come Paolo Uccello, Beato Angelico, Antonello da

Messina, Piero della Francesca che scrisse il primo trattato di prospettiva della
pittura, Perugino e soprattutto Masaccio, le immagini saranno sottoposte ad
ulteriori studi che ben si distingueranno da quelli Trecenteschi di Giotto e
faranno nascere un nuovo Gotico. Il lasciare definitivamente la tradizione
medioevale con la sua bidimensionalità data da linee marcate, il risolvere
completamente i problemi prospettici delle scene dipinte con uno studio ancora
più approfondito dell’espressione dei volti attraverso la sfumatura dei colori che
porterà alla tridimensionalità, avverrà però solo con l’avvento della lezione di
Leonardo. Con l'inizio del Rinascimento, le figure rappresentate assomiglieranno
sempre di più a quelle di specchi della realtà. Michelangelo darà nuova vigoria ai
movimenti umani e Raffaello userà la lezione di entrambi i due grandi maestri
fiorentini ispirati all’antichità classica per creare uno stile celebrativo che molto
piacerà al papato e ai potenti signori italiani. Fu un grande successo e tutti i
pittori fino alla fine del Cinquecento, si ispirarono alla maniera di dipingere di
questi tre grandi dell’arte dando il via al Manierismo che dilagò anche in tutta
Europa. A concorrere con la pittura fiorentina nel Cinquecento sarà solo quella
veneta, il cui caposcuola fu Giorgione, il quale condusse ricerche sul colore e
l’espressività dei volti, pari a quelle di Leonardo (i due artisti non si sono mai
incontrati). Il suo stile detterà legge e tutti i pittori vi si adegueranno, primo fra
tutti il suo allievo Tiziano che non trascurando le lezioni fiorentine, incontrerà
l’approvazione prima di Alfonso d’Este e poi di Carlo V. Il sacco di Roma del
1527 da parte delle truppe di Carlo V, fece fuggire numerosi gli artisti
raggruppati alla corte di Clemente VII che in gara tra loro, mostravano tutta loro
abilità nell’assimilare il nuovo stile nato. Giulio Romano si spostò prima degli
altri nel 1524 a Mantova, rispondendo alla chiamata del duca Federico Gonzaga e
con la costruzione di Palazzo The, diede il via alla moda della sua arte ispirata
alla lezione di Raffaello di cui fu allievo. Perin del Vaga altro allievo di
Raffaello, si recò da Andrea Doria in Liguria, Rosso Fiorentino e Primaticcio in
Francia, Parmigianino a Bologna e Parma , tutti comunque, contribuirono dove si
recarono, a divulgare le nuove idee. Il sogno di far rivivere l’antichità classica del
primo Rinascimento crollò a metà secolo nella realtà ostile di un’Italia oppressa
da invasioni straniere. Nella pittura di tutti i manieristi da Tiziano a Perin del
Vaga, da Parmigianino a Rosso fiorentino, appaiono forme da incubo e metafore
di questo disagio interiore. Solo Bronzino alla corte del Granduca di Toscana
Cosimo I ne sembrò immune, ma il suo maestro Pontormo, fu il primo ad
esprimere in pittura la sua sofferenza interiore. Alla fine del secolo XVI il
Manierismo e la sua classicità seppure esaltata dai regnanti, inizia ad avere aspre
critiche anche nell’Italia fedelissima alla Chiesa cattolica e non toccata dalla
Riforma protestante. Nasce una nuova sensibilità e con essa, si sviluppano gli
esordi dei Carracci e Caravaggio che inizieranno le due nuove correnti pittoriche
seguite nel Seicento: i primi quella classica del Barocco e il secondo quella
anticlassica in opposizione al volere ufficiale.  
 
RINASCIMENTO  
Leonardo da Vinci "Annunciazione" 
MANIERA 
Parmigianino "Circoncisione di Gesù" 

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