6 CFU
Bibliografia di riferimento:
- S. Settis, T. Montanari, testi di C. Franzoni “Arte Una Storia Naturale e Civile”, Einaudi
scuola 2019 n.2
- F. Zuliani, “La percezione del Medioevo”, in “L’arte medievale nel contesto (300-1300):
funzioni, iconografia tecniche”, a cura di P. Piva, Milano 2006, pp.15-20
- E. Castelnuovo, introduzione, in “Artifex bonus: il mondo dell’artista medievale”, a
cura di M. Bacci, E Castelnuovo, Bari 2004, pp. V-XXXV
Nel saggio di Zuliani: fa capire come questo periodo storico venga percepito in maniera diversa a
seconda delle varie civiltà che vengono dopo che ne danno delle interpretazioni diverse.
Bibliografia di riferimento:
- L. Bellosi, Giotto, Milano 2000, pp. 31-59
- D. Banzato, M. Masenello, G. Valenzano, Giotto e i cicli pittorici del Trecento a Padova,
Skirà 2015, pp. 39-118
...parlando di Padova:
I cicli pittorici di Giotto, al tempo Rivoluziona il seguito della pittura a
(fine 1200 e inizi 1300] erano novità Padova, con realismo e attenzione
e rivoluzione.
alla narrazione. Una serie di cicli ad
affresco lo seguono:
1 Marzo 2021
1
‣Le immagini sono parte del nostro patrimonio culturale e costituiscono quindi l’origine della
nostra cultura visiva
‣La storia dell’arte è la disciplina che studia la cultura visiva in cui comprendiamo pittura,
scultura, architettura e ogni arte visiva
‣Per promuoverla e valorizzarla dobbiamo conoscerla
L’immagine può essere valorizzata e tutelata sotto molti punti di vista.
Per questo il rapporto tra turismo e patrimonio è difficile e va trattato con cura.
Il caso dell’Overtourism1
Promozione:
Non deve mettere a rischio la Le città e i musei devono essere centri
preservazione della qualità di vita dei di attrattiva non solo turistiche, ma
cittadini e del turista.
luoghi accoglienti e vivibili per i
cittadini oltre che per i turisti che li
visitano.
1 Lenzi e Galli, “La filosofia del trolley 2020 sull’overturism (il turismo consuma)”
2“SAGAS”, dipartimento che ha dedicato tre giornate sulle tematiche della pandemia e delle
problematiche sul patrimonio storico artistico in associazione con essa.
2
4. C’è bisogno della storia per conoscenza, inserire nella storia il
comprendere il patrimonio (studio e patrimonio)
Da sempre gli esseri umani hanno prodotto immagini con funzioni miste
Cioè un genere letterario o un
ambito di un discorso che disponga
Poche civiltà hanno sviluppato in una narrazione sequenziale storica
qualche forma di storia dell’arte le vite degli artisti, le loro opere, il
contesto in cui essi operarono e il
giudizio sul solo valore.
Esempi:
‣ Grecia, storia di Aristotele che ‣ Plinio il Vecchio e Quintiliano
studia non solo il metafisico ma riprendono ciò che al tempo (III
anche il fisico e dove presero a sec a.C. in Grecia) scrivevano di
svilupparsi storie disciplinari storia dell’arte gli artisti stessi
specializzate (medicina,
matematica, astronomia)
3
Il termine Arte Non ha corrispettivo nè greco nè latino.
Per i Greci tekne e per i latini ars: significava ogni know how o abilità di
fare qualcosa nello specifico.
La Storia dell’Arte non fu mai la sola modalità con cui si venne a parlare di arte.
Essa è svolta in forma scritta (poesia/letteratura) ma anche in forma orale secondo
forme e linguaggi di grande varietà tra cui ricordiamo
b) Quello fuori dalla bottega tra artista e pubblico e/o tra due osservatori
davanti un’opera.
2 Marzo 2021
Chiamano la loro epoca precedente in tal modo perché, per loro, aveva costituito
un’età di passaggio e loro si sentivano uomini del Rinascimento dell’antichità,
venuta prima del Medioevo.
Esempi:
Il parlamento di Londra è stato Il pedrocchino, ad esempio, a
bruciato nel 1834 ed è stato Padova ha le guglie e i pinnacoli
ricostruito in forme neogotiche.
dell’arte gotica.
Fine Medioevo:
✦ Per gli storici dell’Arte finisce nel ✦ Per gli storici nel 1492 con la
1400 (vedi Firenze) Scoperta dell’America
5
Inizio Medioevo:
✦ Per gli storici dell’Arte ✦ Per gli storici
• alcuni IV-VI secolo, con arte tardo • 632, morte di Maometto, diffusione
antica o paleocristiana degli Arabi e cambiamento dei
• alcuni VII secolo, con lo sistemi di rapporto ed economia nel
stanziamento dei barbari in Italia e Mediterraneo
l’arte longobarda
Arco di Costantino,
- Composizione molto
schematica su schemi
paratattici
6
Cripta di Sant’Eusebio,
Pavia, XII secolo
- Foglie d’acqua
Sono presenti rientranze in cui si inserivano paste vitree colorate -> ricorda
molto il modo di lavorare della oreficeria Gota-Unna
“Diceva che noi siamo come nani sulle spalle di giganti, così che possiamo
vedere più cose di loro e più lontane, non certo l’acume della vista o l’altezza del
nostro corpo, ma perché siamo sollevati e portati in alto dalla statura dei giganti”
7
Umberto Eco:
Le rovine antiche si visitano, mentre in ciò che resta del Medioevo si abita.
STUDIARE: Pagine 2-5 del Manuale + Saggio di F. Zuliani
8 Marzo 2021
I COMMITTENTI
ALTO MEDIOEVO
Sovrani e MONACI
BASSO MEDIOEVO
COMUNI
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FRATI FRANCESCANI, DOMENICANI, AGOSTINIANI
I più importanti frati nel XIII secolo. Cambiano radicalmente la società
attraverso la predicazione, il nuovo rapporto con la natura (creatura di Dio).
A Padova:
9
SIGNORI DELLE CORTI
Le firme degli artisti aumentano nel XIV secolo con veri e propri auto elogi e
autoritratti.
10
Frammento di Salterio (1240-1230), particolare del
Giudizio Universale: l’artista si ritrae mentre un
angelo lo salva perché è autore della miniatura
Fontana Maggiore, Perugia (1275-1278): opera laica fatta fare dal comune;
si firmano e autoelogiano Nicola e Giovanni Pisano
Fonti:
documenti e materiali di cui si serve lo storico per strutturare la sua ricerca, e
possono essere monumenti, fonti scritte, testimonianze letterarie e trattati.
Duomo di Modena
(facciata XI-XII secolo): conosciamo i
nomi degli autori dalle firme, da vere e
proprie lastre sul Duomo stesso,
sculture e date di fondazione della
chiesa.
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Anche le cronache medievali, a volte, hanno al loro interno informazioni sugli
artisti:
9 Marzo 2021
I TRATTATI D’ARTE
STORIA DELL’ARTE
Lorenzo Ghiberti, Commentarii: parla della Toscana nel 1500 ma anche
degli artisti del 1200/1300
Il nome Vasari, infatti, è legato in modo indissolubile a “Le vite de’ più
eccellenti pittori, scultori e architettori” ,1550: una serie di biografie nella
quale copre l’intero canone artistico fra Trecento e Cinquecento
12
PDF: Enrico Castelnuovo, Artifex Bonus, introduzione.
ORIGINE E EVOLUZIONE
DELL’ARCHITETTURA CRISTIANA
Costantino
Aiuta la prima chiesa a costruire sé
stessa tramite anche una politica di
ingerenza nei suoi riguardi.
È evidente dunque un intervento massiccio dell’imperatore e della sua corte
sulle nuove costruzioni che sono non solo a Costantinopoli ma anche a
Roma sovvenzionate alla corte.
Si tratta della prima grande chiesa cristiana, edificata dopo il 313, il cui
interno è stato rifatto in età barocca.
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Roma, San Pietro:
quella di oggi del 1506-1512 è di Michelangelo,
ma la basilica originale paleocristiana viene
iniziata nel 320 e terminata proprio da
Costantino, dura fino al 1500.
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La cultura medio romana possedeva nel suo lessico architettonico tutti gli
elementi della basilica paleocristiana. Questi elementi vengono riassunti e
rielaborati dagli architetti del IV secolo i quali creano, pur con un lessico
tradizionale, una forma architettonica originale.
LA BASILICA
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Basiliche cimiteriali: prive di Arco trionfale: collega la navata
transetto con dietro l’abside un centrale al transetto, oppure,
corridoio anulare destinato a incornicia l’abside dietro l’altare
ospitare le sepolture
maggiore
quarto di sfera
Nartece: precede la basilica
Ambone o pulpito: prediche e paleocristiana con atrio
letture bibliche al lato dell’altare o rettangolare destinato i penitenti e
nella navata centrale
ai catecumeni
Matronei: gallerie riservate alle
donne
15 Marzo 2021
16
Accanto alla basilica dei Santi Pietro e
Marcellino sulla via Casalina, fu eretto un
edificio a pianta centrale il cui rudere è ancora
visibile sulla via Casalina e venne chiamato già
nel Medioevo Tor pignattara, perché la cupola
lascia intravvedere le pignatte ovvero anfore o
pentole in terracotta inglobate nel
conglomerato in cimentizio per alleggerire il
peso delle cupole.
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Altri centri dell’architettura paleocristiana:
COSTANTINOPOLI
Santa Sofia
Nel VI secolo ricostruita da Giustiniano in soli 5 anni
(dopo la conquista dei turchi nel 1453 diviene
moschea).
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Il modello della basilica longitudinale con navate si fonde con quello
dell’edificio a pianta centrale dando luogo a un edificio a doppio involucro.
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Queste costruzioni arrivano ad essere conosciute anche ad
Occidente, più precisamente a Ravenna, che lascia
testimonianze di architetture paleocristiane.
RAVENNA
Nel 402 l’imperatore d’Occidente Onorio, incalzato dai Visigoti di Alarico trasferisce il suo
quartier generale a Ravenna che diventa capitale dell’impero romano d’Occidente.
Dal 425 al 450 l’imperatrice Galla placidia, regnò in nome di Valentiniano succeduto a
Onorio.
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Sant’Apollinare nuovo, costruita da Teodorico come cappella di palazzo
per sè e per la sua corte nel 520.
Mosaici: la fascia alta e dell’epoca di Teodorico era figura uno dei primi cicli
riguardanti la vita di Cristo (riconoscibile dall’aureola rotonda con la croce); A
destra e a sinistra del Cleristorio, risalenti all’inizio del IV secolo, vi sono i
mosaici del palazzo di Teodorico e del porto e il centro abitato di Classe (simboli
del potere politico, militare ed economico di Teodorico). In questi mosaici
doveva apparire anche l’imperatore ma le figure vengono tolte e inserite delle
tende tra le colonne per damnatio memoriae; mosaici delle vergini e dei
martiri che portano doni alla vergine di età Giustinianea (metà VI secolo).
21
San Vitale, iniziato al tempo del vescovo Ecclesio (521-532), i lavori continuano fino al
vescovo Massenzio, completata nel 547.
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Nella conca absidale, San Vitale viene presentato da un angelo a Gesù, il
quale, giovanile e imberbe, siede su un globo azzurro rappresentante
l’universo; dalle rocce più sotto escono i quattro fiumi del Paradiso. Gesù
allunga la mano per consegnare a San Vitale una corona: simbolo della vita
eterna. A destra, un altro angelo presenta a Gesù Ecclesio, il vescovo in
carica all’inizio dei lavori.
I mosaici sono dunque simbolici, non realistici, mettono al centro le figure più
importanti con anche posizioni paratattiche, con file di persone messe sullo
stesso piano e spazio.
Studiare dal manuale Settis Montanari: pp. 16-17, 22-23, 26-31 e 36-38.
16 Marzo 2021
ARTE LONGOBARDA
Il loro dominio dura fino al 774, quando il Re Desiderio viene sconfitto dai
Franchi chiamati dal papa (da lì parte l’età carolingia). Quindi scompare la
Langobardia Major e la Langobardia Minor viene suddivisa tra il Ducati di
Spoleto e Benevento che restarono in vita
fino all’arrivo di Normanni (XI sec).
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- Corredo di tomba maschile della necropoli di Trezzo sull’Adda (metà VII
sec): Croce che veniva cucita nel sudario, gioielli, armi, bottoni decorati a
motivi geometrici ad intreccio anche con elementi animalistici.
Nel VII secolo nei corredi si trovavano moltissime fibule/spille per chiudere gli abiti.
24
Spesso inseriscono negli alveoli granati, pietre rosse o di altri colori. Le figure
a disco ci mostrano anche un po’ di rapporto con quella che era l’oreficeria
locale tardo antica: il lavoro ad intreccio e loro, l’uso dei sgranati lisci non
lavorati era locale.
CIVIDALE
Duomo di Santa Maria Assunta con il battistero (ora edificio più tardo).
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Zone: 7 Curtis Ducis, dove stava il Duca che
governava la città; 3, 4, 5 Curtis Regia, zona
destinata alla corte del Re con il Gastaldo
(rappresentante del Re che aveva una specie di
quartier generale), dove troviamo ancor oggi il
Tempietto di Santa Maria in Valle e vi era la Chiesa
di San Giovanni.
Lo stile dei rilievi richiama l’arte dell’oreficeria, con le immagini costruite con
“fili”.
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(riconoscibili dagli Occhi le ali) e con attorno
angeli che lo spingono in alto, cornici con perline
e fusero il motivo ad essi.
27
Anche in questo caso, lo scultore è alle prese con un’iconografia dalla lunga
tradizione e mostra il suo impaccio semplificando le figure, appiattendole e
trattandole come motivi decorativi.
Ha preservato parte della sua decorazione (oggi c’è un coro ligneo del 1200),
nelle volte vi sono affreschi del 1300, mentre la parete che ha conservato la
sua decorazione di età longobarda e quella ovest (da cui un tempo si
entrava). Un tempo la decorazione seguiva tutte le pareti.
La volta doveva essere coperta di mosaico, ma crolla nel XIII secolo e viene ricostruita.
Le figure delle
decorazioni rendono
omaggio alla luce
divina che proveniva
dalle finestre, erano
vestite con vestiti tipici
romani e longobardi, le
figure dipinte, invece,
con pittura in
chiaroscuro e fissità
tipica tardo antica.
Tra i due fregi, in alto vi è un rilievo con sei Sante in piedi. Più in basso, sopra
la porta d’ingresso, un elaborato archivolto ancora in stucco alterna cornici
con fiorellini a un raffinatissimo fregio traforato con grappoli e foglie di vite.
Nel medioevo vi è un largo impiego di gesso e calce per facile reperibilità di materiali, basso
costo e agevole modellazione che esigeva comunque maestranze specializzate: Magistri
Cementarii.
Sì penso che sia un’opera fatta per la coppia reale di Astolfo e Giseltude e
non è un fenomeno di rinascenza ma di continuità.
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Sono maestranze colte, eredi della tradizione tardo antica che non lo
riprendono con il distacco della rinascenza ma, come maestranze qualificate
sotto il profilo professionale e tecnologico, la continua non la tramandano.
Brescia
Nello stesso periodo per Re Desiderio si erge un edificio religioso che si
chiama San Salvatore (oggi inglobato nei musei di Santa Giulia) fondata nel
753, chiesa a tre navate con tre absidi. Questo edificio sormonta un altro
edificio a navata unica con un abside centrale e due absidioli e le indagini
degli anni 80 hanno provato che la chiesa sottostante è del VII secolo.
Questa chiesa è un esempio di continuità tra Longobardi e Carolingi e di continuità con una
linea di tendenza aulica che rimane per secoli tipica della cultura imperiale sino agli Ottoni.
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Come nel caso di Cividale anche la chiesa di Brescia ha stucchi e affreschi
integrati in un unico sistema decorativo, disteso a ricoprire tutto all’interno
dell’edificio, con affinità di vocabolario con quelli di Cividale.
31
Pianta a forma stellare, con doppio giro di sei
colonne disposte ai vertici di un esagono
centrale che sorreggono archi a tutto sesto su
cui è impostata la cupola (quella originaria
venne distrutta da un terremoto nel XVII secolo
ed era spicchi e con un tiburio piramidale a sei
spioventi).
32
22 Marzo 2021
ETÀ CAROLINGIA
Carlo Magno:
Il suo potere venne esteso sull’Italia (tranne il Meridione) grazie al favore della
chiesa di Roma. Capitale Aquisgrana.
Immagine che mostra il mosaico che vi era nella Basilica del Laterano: si vede San Pietro,
papa Leone e Carlo Magno.
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Cappe a Palatina di
Aquisgrana: fa parte del Palazzo
Reale fatto erigere da Carlo Magno
intorno al 786.
L’ambiente è ottagonale e il
perimetro esterno ne
raddoppia i lati (16) e presenta
abside rettangolare.
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ordine di arcate che abbraccia entrambi i piani.
L’edi cio ricorda San vitale anche perché coperto di marmi di vario tipo e
colore. Il modello è interpretato con possente il materialità e vi è una grande
spaccatura tra la parte centrale e il deambulatorio, non così presente a
Ravenna.
La chiesa ha due absidi: quello orientale con l’altare. L’interno è diviso in tre
navate a sua volta suddiviso con tanti altari: vi era il bisogno di più spazi in
cui pregare/recitare la messa simultaneamente con funzioni a volte diverse.
Corvey
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La struttura è a più piani, quadrangolare,
così da costituire la facciata monumentale
della chiesa.
Si ispira alle porte delle mura delle città romane e ha i lati brevi due torri
scalari e al piano superiore una grande aula.
Nella sala sono rimaste delle pitture murali che ngono delle architetture e
dei marmi dipinti, quindi un loggiato con colonne e capitelli dorici.
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ovale con attorno la croce, i simboli dei quattro
evangelisti e dei dodici apostoli.
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Pagine 84-92
ARTE OTTONIANA
Si svolge negli stessi territori di quella carolingia: imperatori Ottoni I, II, III, Enrico II il
Santo e Enrico III il Salico (936-1056). Continuano nelle stesse formule di produzione
artistica fatto in età carolingia
Si evolve la ricerca dell’articolazione spaziale e la funzionalità della Chiesa per
i riti religiosi.
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l’antico testamento come
profezia del nuovo (lettura
tipologica).
Le of cine di ore ceria lavoravano sia per l’imperatore che per la religiosità
Un esempio lo vediamo nella Corona del Sacro Romano Impero (1000).
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23 Marzo 202
San Procolo a Naturno, Trentino Alto Adige (VIII-IX) in cui San Procolo
scappa calandosi dalle mura della città di Verona. Linearismo, simbolismo e
soggetti dipinti con grandi facce irrealistiche. Vi è comunque un recupero
delle forme auliche tramite il contorno a greca prospettica. I volti i corpi sono
delineati con pochi tratti ma si riesce ugualmente a dare l’idea di una fuga
precipitosa del Santo che si cala dalle mura a cavalcioni di una specie di
altalena, mentre tre personaggi si sporgono a guardarlo. Viene usato un
linguaggio sintetico ingenuo, ma immediato ed e cace per illustrare un
aneddoto un po’ divertito e un po’ solenne. Vi è disinteresse per la
descrizione dei luoghi degli edi ci infatti, qui non ci si dilunga in accurate
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descrizioni, bensì si sceglie il momento chiave di un racconto, presentandolo
con un linguaggio schietto e diretto.
LA MINIATURA
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Poi si passa alla xilogra a (incisione sul legno) e poi incisione riempiendo il
legno con l’inchiostro.
Il termine miniatura deriva dal pigmento minio (soldato di piombo) usato già
in epoca romana per scrivere le iniziali, i titoli, le rubriche, i segni di
paragrafo; miniare “minio describere” signi cò in origine scrivere con colore
rosso; il minio fu poi sostituito nell’XI-XV secolo con il cinabro (solfuro rosso
di mercurio naturale o arti ciale).
Il patrimonio dei libri miniati è ancora poco noto e vi sono giacimenti ancora
inesplorati.
La decorazione a intreccio
MINIATURA IBERNO/SASSON
Da qui San Aidan fonda l’abbazia di Lindisfarne nel 635 e porterà avanti
l’evangelizzazione della Northumbria.
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Testimoni importanti della miniatura insulare sono i libri dei Vangeli eseguiti
nei monasteri irlandesi e della Scozia: Vangelo di Durrow (680) e Vangelo di
Lindisfarne (698).
Inizio del Vangelo di San Marco nei Vangeli di Durrow: L’alfabeto è quello
latino con decorazioni tipiche celtiche sassoni. Le iniziali, per essere
decorate perdono quasi la loro forma, rendendoli riconoscibili a volte,
principio molto tipico di questa miniatura. La decorazione aumenta sempre
più no a diventare addirittura cornice della pagina o a riempire le intere
pagine con sempre più precisione capacità di variare i colori.
MINIATURA CAROLINGIA
Come era già avvenuto nei secoli precedenti, grazie libri Miniati e la loro
mobilità, in età carolingia, le immagini circolavano facilmente e, con esse,
si trasmettevano stili iconogra e. L’illustrazione dei codici potevano
servire così dal modello per a reschi, sculture, lavori e altre miniature.
Carlo Magno promuove una riforma culturale: i libri furono essenziali, sia
della religione che della cultura classica (per la Chiesa e i monasteri, per le
scuole e le biblioteche, libri per la lettura e la preghiera).
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Esempi di miniature al suo interno: fonte della vita, immagini degli evangelisti
prendi (prendendo come esempio le immagini a San vitale di Ravenna)
oppure perle, gemme e cammei di quell’età o più antiche. Lo stile delle gure
è lineare ma comunque abbastanza realistico, dinamico, espressivo.
Miniature di scenette di
teatro illustrate, attori della commedia di Terenzio (Risalente al II secolo a.C.) e
armadio con le maschere del teatro romano.
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Quello che abbiamo ora è un codice copiato in un manoscritto di età carolingia
fatto a Corvey nell’820.
MINIATURA OTTONIANA -
La scuola di Reichenau
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La prima abbazia fu fondata, secondo la
tradizione, intorno al 724 dall’abate Pirminio,
forse di origine irlandese e oggi si conservano
circa 40 libri provenienti da essa.
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29 Marzo 2021
ARTE ROMANICA
XI-XII secolo
Dopo l’anno 1000 c’è uno sviluppo dell’economia, demografia, migliorano le tecniche
agrarie e dal punto di vista della storia dell’arte c’è un fiorire di nuove costruzioni in pietra.
Raul il Glabro ne “Storie del Mondo” << era come se il mondo stesso,
racconta, simbolicamente tre anni scuotendosi spogliandosi della sua
dopo il 1000:
vecchiezza si rivestissero ogni parte di
un candido manto di chiese>>.
La nascita dei primi studi su romanico nel XIX secolo ha portato all’idea di
ricondurre il fenomeno a categorie nazionali, mentre al tempo non esistevano
confini geografici e denominazioni nazionali.
1
poggiano su piccole mensole figurate.
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parte centrale a crociera e quelle laterali a botte longitudinale.
Le facciate, che possono essere a salienti (centrale più alta delle laterali) o a
campana, non avevano tantissime finestre perché la muratura doveva
sostenere le volte.
Le facciate sono lavorate con colonne e lesene, archetti pensili, a volte con
portali molto ricchi e strombati (rientranti) che possono avere il protiro
sostenuto da animali come leoni (copertura), il rosone (che si affermerà di più
nel gotico) e con finestre a una o più aperture (monofora, bifora, trifora).
3
• Proto romanico-fase • Romanico maturo- • Tardo romanico-
di formazione: fine fase di ultima fase:
X-prima metà XI affermazione: 1150-1190 Ile de
secolo
1050-1150
France e 1150-1250
nel basso Reno e
Italia.
Ci sono dei fenomeni che portano a costruzioni simili anche a grandi distanze per
ragioni politiche e culturali:
- Cluny I (915-927)
- Cluny II (955-981)
4
Cluny II (955-981) era parte di un complesso monastico con molti
elementi e addirittura chiuso da mura che si stendevano per 5 km².
Risaliamo a questa chiesa grazie a descrizioni lasciati dei monaci che lo
visitarono e dal testo ante 1042 delle Consuetudini di Farfa.
La Chiesa aveva tre navate con absidi profonde, lunga 63 m e transetto con
due absidi orientate e due ambienti con strutturazione gradoni.
Le abbazie più piccole imitano la chiesa più grande che non abbiamo più, ad
esempio per questa, abbiamo la ricostruzione più piccola
risalente al X-XI secolo a Acqui Terme (Alessandria).
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sculture che raccontavano storie della
Bibbia. Capitelli con storie di Adamo ed Eva, il
sacrificio di Isacco, i fiumi del paradiso, le virtù, i
mestieri e anche le tonalità delle melodie.
l’influenza islamica
giunta attraverso gli
apporti mozarabici.
L’architrave è decorato
con dischi con rose
d’acanto, mentre la
lunetta è scolpita
racchiusa da tre archi
volti digradanti che
conferiscono una
leggera strombatura al
portale.
7
Nella lunetta si narra il quarto capitolo dell’apocalisse di Giovanni: Cristo che
appare tra i quattro viventi inframmezzati dei simboli degli Evangelisti,
ciascuno con il libro e due angeli e i 24 vegliardi dell’apocalisse che
compaiono da un mare di cristallo.
Le figure sono molto emergenti dal piano di fondo e quindi molto “paurose“,
erano delle sorte di bibbie di pietra.
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IL FENOMENO DEL PELLEGRINAGGIO:
Le chiese sulle strade del pellegrinaggio hanno dei tratti comuni con
prolungamento delle navate oltre al transetto e deambulatorio con cappelle
radiali, con portale non solo nella navata centrale ma anche sul transetto.
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Santa Fede a Conques
(1050-1130) è molto ben conservata
con il portale maggiore con giudizio
universale del 1124 e all’interno
classici sistemi di coperture a volte a
botte e anche a crociera e pilastri
compositi.
Cristo giudice con attorno beati e dannati e titula che spiegano ciò che
avviene. All’interno, in un capitello, i monaci
costruttori si auto scolpiscono con in mano un
martello mentre costruiscono un muro.
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L’ingresso ha un grande atrio per poi svilupparsi in tre navate anche nel
transetto, campate con volte a crociera nelle navatelle e con volte a botte
longitudinale nella navata centrale, per poi terminare con l’abside con
deambulatorio e cappelle radiali.
La guida
descrive i portali
scolpiti: il portale
d’accesso
chiamato della
Gloria, il portale
della Plateria
(1103-1112,
dava accesso al
quartiere della
Plata) e la Porta
Francigena (dove arrivava la via Francigena, oggi non
c’è più).
Scheda su Cluny
30 Marzo 2021
11
Detta chiesa romanica perchè
rivestita di marmi con guglie,
pinnacoli etc.
12
Si hanno testimonianze della maestranza
contariniana a Jesolo, nella basilica di Santa
Maria assunta (già in rovina nel 1800), a Padova,
dove per Santa Sofia inizia la facciata e l’abside
negli ultimi anni dell’XI secolo, sempre a Jesolo
per Santa Maria di Equilio e a Murano nei primi
decenni del XII secolo per Santa Maria e
Donato.
Anche nella cripta, romanica,
la nicchia dell’abside è fatta di
mattoni a spina di pesce.
13
Viene utilizzato in tantissime civiltà diverse, con materiali e stili diversi.
La messa in opera:
polverizzato
III. L’ALLETTAMENTO DELLE
II. LA SINOPIA (disegno TESSERE: L’organizzazione del
preparatorio): prevede la lavoro, aggiornate, prevedeva di
definizione del programma partire dalle parti più alte
iconografico, il calcolo la scendendo e dalle parti più
correzione delle distorsioni importanti verso quelle
secondarie.
Nelle altre cupole di età gotica, il linguaggio è diverso, ma le figure non sono più
costruite attraverso una linea
simbolica ma sono molto più
arrotondate, plastiche e corpose
costruite da una modellazione meno
lineare ma più graduale di colori.
L’idea del tempo era quella di studiare
di nuovo la natura umana nella sua
naturalezza attraverso il chiaroscuro.
15
Preghiera per il ritrovamento del corpo di San Marco (1250-1260)
I veneziani fanno
uso dello spolio in
seguito al
saccheggio di
Bisanzio, importano
diversi elementi, tra
cui la statua dei
tertrarchi e la pala
d’oro (XII-XIII) in
legno, oro, argento,
pietre preziose,
smalti con
reimpiego di opere
giunte da Costantinopoli dopo la Crociata del 1204.
Sant’Ambrogio a Milano
16
bordo degli spioventi, corre
una cornice di archetti pensili,
che si trovano anche nel
quadriportico nella navata
interna.
La chiesa è divisa in tre navate con campate a crociera con rapporto di due a
uno tra centrale e laterale. Sostengono a ritmo alternato, un grande pilastro
per il peso della cupola centrale grande e uno piccolo per il peso di cupole
minori, stesso concetto viene ripetuto all’esterno per i contrafforti.
La ricostruzione della cattedrale fu del tutto legata al corpo del santo: per gli
uomini dell’età romanica e si erano luogo del sacro, dove l’esperienza
religiosa si realizzava pienamente grazie alla santità delle reliquie presenti.
Ed era l’intensità della devozione del culto che
induceva ad affidare ad artisti della migliore
qualità, spesso itineranti, il compito di costruire le
chiese di decorarle.
17
contrafforti e in origine aveva solo la porta centrale
con protiro, poi vengono aggiunte quelle laterali e il
rosone.
Negli elementi scultorei si notano dei genietti ispirati a quelli presenti nelle
lastre funerarie dei sarcofagi modenesi anche pagani.
Queste leggende non erano ancora state fissate per iscritto nella letteratura europea
e quindi erano arrivati qui a Modena grazie racconti dei pellegrini in viaggio dal nord
Europa fino a Roma.
18
L’esterno è riflesso all’interno con arcatelle con affacci finti
(non matroneo percorribili), cioè con trifore collegate con
arcate alle pareti.
Verona, Abbazia di
San Zeno (1023-1035):
facciata a salienti tripartita da due
robusti contrafforti.
19
viene consegnato il vessillo da parte di tutti i fedeli, a testimoniare come la
chiesa unisse tutti i comuni e i fedeli.
20
reimpiego di strutture antiche, ma, nello stesso tempo, alla sostituzione di
un’antichissima divinità femminile con un culto particolarmente amato dai
longobardi, quello per l’arcangelo Michele.
Gli affreschi di questa chiesa non sono del tutto uniformi; a tratti scorgiamo
figure solenni, eleganti, compassate rivedendo il linguaggio bizantino nelle
sue forme più colte raffinate. A tratti, invece, abbiamo come l’impressione
che è un tono “dialettale“ abbia fatto diventare più scorrevole il racconto,
rendendolo meno rigido e meno severo.
Il colore bianco della Chiesa, dato dei calcari dei marmi perlopiù tratti da
edifici antichi, era proprio quello che colpiva gli uomini dell’epoca.
Attorno alla metà del XII secolo si iniziò una nuova campagna di lavori e la
cattedrale venne allargata verso ovest (cioè verso la facciata), si può
21
riconoscere facilmente per il cambio di colore la parte antica di Buscheto e
la giunta nuova di Rainaldo.
Un grande transetto, a sua volta costituito da tre navate e con absidi sulle
due testate, interrompe le cinque navate; all’incrocio tra quella maggiore il
transetto, sorge una cupola a spicchi impostata su un ottagono e di profilo
ovoidale. Alla fine delle navate più piccole, due scale monumentali
conducono i matronei, una vera e propria chiesa superiore.
Alla base dei battenti sono raffigurati 12 profeti, ciascuno separato da una
palma e sopra sono disposte 20 formelle, ciascuna con un episodio del
22
Vangelo e infine vi sono due riquadri, uno con Cristo, l’altro con la vergine in
trono tra gli angeli. Formelle riquadri furono fissate una struttura lignea
tramite chiodi, loro volta coperti da rosette.
Infine, verso la metà del XII secolo iniziarono anche i lavori del nuovo
battistero, proprio di fronte alla facciata del Duomo. Scavi archeologici
hanno rivelato che il battistero primitivo era di forma ottagonale
(caratteristica paleocristiana).
L’architetto era il magister Diotisalvi che nel 1163 fece arrivare dalle cave
della Sardegna dell’Isola d’Elba otto colonne. Nello stesso tempo cercò di
armonizzare interno ed esterno del battistero con il Duomo di Rinaldo, sia
per il rivestimento in blocchi di marmo di due colori sia per la sequenza di
arcate cieche.
23
12 Aprile 2021
ARTE GOTICA
Con il termine gotico la tradizione storico critica indica i cambiamenti delle
forme storico artistiche verificatesi negli anni 40 del XII secolo nel Ile de
France (nord della Francia nella zona di Parigi)
Il termine nasce in ambiente umanistico per la scrittura e poi gli eruditi del
Rinascimento lo usano nel XVI secolo nei trattati d’arte in accezione
negativa. Gli umanisti, infatti, ritengono che la scrittura fosse molto
confusionaria, con abbreviazioni e abbellimenti. In arte, invece, Vasari usa
questo termine per indicare il modo di costruire dei Goti definendolo un
“disastro”; lui infatti predilige le ispirazioni degli ordini classici.
Solo tre secoli più tardi l’arte gotica verrà rivalutata dalla cultura europea.
Nel secondo Settecento in Inghilterra e Germania poi in Francia e in Italia in
concomitanza con la diffusione di un vero e proprio revival di quello stile il
Gothic Revival o Neo gotico.
Questa nuova opus nasce in Francia perché c’era una monarchia già forte
e stabile (capetingia), grazie anche alla stabilità economica, politica e sociale
che permette una maggiore volontà di costruire in pietra.
La vera, grande novità è l’importanza attribuita la luce. C’è una luce reale e
una luce simbolica, l’una e l’altra segno della presenza di Dio in ogni dettaglio
del mondo, quel Creato che l’uomo può comprendere nella sua multiforme
complessità grazie alla ragione.
2
culto e del rito, la nuova architettura si presentava come il punto d’approdo
di un percorso di avvicinamento, e mediante squarci di luce ne conservava la
memoria.
Suger guidò l’abbazia in modo assai abile sia animandone la vita religiosa sia
intrattenendo legami politici con i sovrani.
Possediamo suoi scritti che ci fanno comprendere come per lui l’arte era un
modo di accostarsi a Dio: la bellezza della casa di Dio annuncia la bellezza
della vita eterna. Questa fonte ci assicura anche
che il messaggio della costruzione in una certa
maniera è proprio quello di dare più luce alla
chiesa (anche simbolica).
3
Suger dice: “la corona delle cappelle, da dove la chiesa tutta intera si illumina dal
chiarore miracoloso e continuo delle splendenti
finestre”.
Chartres
Vescovado importantissimo dove il vescovo
era eletto dal re. Carlo il Calvo aveva donato
la reliquia di due parti dell’abito della Vergine
per chi già in età carolingia venne fondata
una prima Chiesa dedicata alla madre di Dio.
5
All’interno le tre navate vennero interrotte da un transetto, anch’esso a tre
navate; a sua volta il transetto si raccorda con le navatelle che bordano le
quattro campate del coro, per poi saldarsi con il doppio deambulatorio
dell’abside coronata da cappelle radiali.
La navata centrale è
spettacolare per
l’altezza, ma ancor più
per la chiarezza con cui
si offrono alla vista le
strutture
architettoniche,
ordinatamente disposte
su livelli diversi: in alto le volte costolonate, più
sotto le grandi finestre; quindi una sequenza
continua di piccole arcate (triforio), infine i grandi
archi della navata sostenuti dai pilastri.
Le vetrate hanno sfondi rossi e blu con immagini simboliche della natura
divina del sangue (vino), simbolo dell’uomo che non ha paura della natura
ma che la indirizza, per un nuovo approccio con essa.
“Le vetrate sono le scritture divine che recano la chiarezza del sole, cioè di
Dio, nella chiesa, cioè nel cuore dei fedeli”.
7
Portale reale (1150-1155) con: Vergine in trono con il
bambino, Cristo giudice al centro con i simboli degli Evangelisti
e l’Ascensione di Cristo.
ARCHITETTURA CISTERCENSE
Roberto di Molesme nel 1098 lascia la sua abbazia (di Cluny) per ritirarsi in
un luogo isolato della Borgogna Citueax (in latino Cistercium) e lì fonda un
nuovo monastero e un nuovo ordine che dal nome della località fu detto
Cistercense.
L’ordine viene riconosciuto dal papa nel 1119 e dal Portogallo all’Ungheria vi
sono le loro abbazie. In Italia godono della protezione del papa e
dell’Imperatore Federico II.
10
del romanico.
La
chiesa a croce latina con tre
navate, abside quadrata e
cappelle tutte rettangolari e
nella stessa direzione
dell’abside. Al loro interno
semplici e prive di ornamenti.
Archi a sesto acuto che
scaricano all’esterno su
contrafforti e i capitelli sono
cubici scantonati con a volte
decorazioni molto
semplificate.
Abbazie cistercensi in
Italia
Abbazia di Chiaravalle
a sud est di Milano, fondata
nel 1135 forse anche alla
presenza di San Bernardo. Pianta longitudinale con tre navate con transetto
con absidi rettangolari affiancati all’abside centrale anch’essa rettangolare
(1150-1160).
11
L’ordine dice di usare i materiali che si trovano, dal cotto in Lombardia alla
pietra in Toscana.
Chiesa abbaziale di
San Galgano (Siena,
1218-1288) di cui è rimasto
solo lo scheletro. I pilastri
hanno semicolonne che
continuano nella parte e
nella navata centrale gli
archi sono a sesto acuto,
con la cornice marcapiano,
l’abside riempito di finestre
e con un rosone.
13 Aprile 2021
Federico II
(1194-1250)
Già a metà del 1200 il Papa chiama gli Angiolini e Federico II viene sconfitto.
13
Esempi di codici Miniati provenienti dalla sua corte: “La caccia con il Falconi”,
“Sui bagni di Pozzuoli”, “Libro sulla posizione delle stelle”.
La pianta è costituita da un
ottagono regolare che ha, al centro,
un cortile a sua volta ottagonale; su
gli spigoli dell’ottagono principale si
innestano altrettante torri, anche se a pianta
ottagonale. All’interno sono otto anche le
sale del piano terra e del piano superiore,
ciascuna a pianta trapezoidale con la
copertura suddivisa in due triangoli e un
quadrato sovrastato da una volta a crociera
costolonata.
La
scultura
decorativa
quindi sta a metà tra l’antico e il
naturalismo gotico.
Porta di Capua (1233), di cui ora sono rimasti solo i basamenti poligonali
delle due torri scalari che formavano la porta urbica (ingresso del regno di
Campania dal Regno della Chiesa).
Il tema era dunque quello del potere imperiale del suo diritto a esercitare
severamente la giustizia.
Sulla porta vi era una scritta, di cui Andrea Ungaro, un nobile che viaggiava
nel 1266 con Carlo d’Angiò ne prese nota: “Per ordine dell’imperatore sono
la custode del regno. Come rendo miseri coloro che hanno trasgredito,
quando lo vengo a sapere!”.
Affreschi di vario tipo: cattedrale di Atri (contrasto tra i vivi e i morti), Torre
Abbaziale di San Zeno a Verona.
ICONOGRAFIA
Nasce come branca più specifica della storia dell’arte, nasce nell’Ottocento
e risponde all’esigenza di un approccio storico e filologico per riconoscere e
classificare i significati espressi nelle immagini.
16
possono richiedere conoscenze più o meno sofisticate), sia alla forma
(linguaggio formale, ossia un certo modo di rendere quel contenuto).
Per questo motivo, nel corso dei secoli, vari sono stati gli interventi delle
autorità ecclesiastiche per controllare le immagini, la loro produzione e il loro
uso, per esaltarle, valorizzarle, correggerle, sostituirle, aggiornarle, obliterarle
etc
LE ICONOGRAFIE CRISTIANE
San Matteo con l’angelo, San marco con il leone, San Luca con il toro e San
Giovanni con l’aquila.
ANTICO TESTAMENTO
- La Genesi: Primo libro della Bibbia dove si narra la creazione del mondo
avvenuto in sette giorni. Altri racconti narrati sono: la cacciata dell’uomo e
17
della donna dal paradiso
terrestre, la loro vita nella
terra, la nascita di Caino e
Abele e la loro lotta fino
all’arca di Noè.
18
- Le nozze di Cana: il primo miracolo di Cristo, con la trasformazione
dell’acqua in vino, simbolico della natura sacra del vino che poi diverrà
simbolo del sangue di Cristo
- L’ultima cena: Gesù e gli apostoli, i cui cibi e tavole cambiano molto
adeguandosi agli usi e costumi del tempo (quaglie, maiale, pesce)
Esempio del retro della Maestà per il Duomo di Siena di Duccio: storie della
passione di Cristo e sotto nella predella le Storie della vita di Cristo,
iconografie molto rappresentate.
19
19 Aprile 2021
Questa stessa struttura si vede anche ad Angers, si dice quindi che siano
intervenuti ad Assisi anche maestranze d’oltralpe con influenze Francigene.
Due affreschi della terza campata della parete destra raffigurano una storia
della Bibbia tra le più celebri: la storia di Isacco dei figli Esaù e Giacobbe, le
prime dipinte da Giotto.
2
Isacco, vecchissimo e cieco, viene ingannato
dal figlio minore Giacobbe che, fingendo di
essere Esaù, riceve la benedizione dal padre e
tutti i diritti della primogenitura.
Nel secondo riquadro, Esaù si avvicina al padre con la pietanza richiesta dal
vecchio, ma il gesto di quest’ultimo non lascia dubbi: il figlio maggiore viene
respinto.
Gli affreschi di Giotto sono sulle pareti della navata, vicini ai fedeli.
Cronologia storica:
1238: È documentata
l’esistenza di un cantiere
per la nuova chiesa quindi
lavori sono portati avanti
anche in epoca
Ezzeliniana solo pochi
anni dopo la
canonizzazioni di
Sant’Antonio (avvenuta nel
1232).
1256: liberazione di
3
Padova dalla “tirannide“ ezzeliniana e si
realizza il primo passo verso l’interpretazione
civica della figura del santo. In questi anni
avviene l’inizio della costruzione della
facciata che finisce all’altezza del presbiterio
nel 1263, quando si trasportò nel nuovo
edificio la tomba del santo.
4
Si tratta di una chiesa gotica con navata centrale slanciata e le navate laterali
più basse che richiama il modo di
costruire cistercense con tre navate che
terminano nel transetto con absidi
quadrangolari.
Duomo di Orvieto
L’autore originario del progetto morì tra il 1302 1310 e gli succedettero
diversi capo maestri, tra i quali Giotto, che progettò nuovo nuovo campanile,
poi Andrea Pisano e Francesco Talenti.
6
Cittadella, ad esempio, fondata dai padovani, ancora preserva la sua cinta
muraria.
Sempre più importanti i portici, per il bene comune, di utilità pubblica, tanto
che in alcune città vigevano leggi che
attestano che le case, se si voleva
costruirle, bisognava farle per forza con i
portici.
Benedetto Antelami e
il Battistero di Parma
Risaliamo a questo scultore grazie a una lastra firmata con data 1178,
proveniva da vicino al Lago di Como in Val d’Intelvi, zona dove si formarono
tanti lapicidi (arte del tagliare la pietra e poi anche progettare strutture
architettoniche). Questa lastra è famosa perchè mostra un primo
cambiamento della scultura romanica, con figure più naturalistiche ed
espressive (richiamo alle colonne/sculture di Chartres), con una grande
volontà di raccontare dettagliatamente. Viene rappresentato Cristo che viene
7
deposto dalla croce, affiancato da una
parte da i buoni con sopra il sole (la
vergine, San Giovanni e le pie donne) e
dall’altra dai cattivi con sopra la luna (i
soldati e una donna bendata e
schiacciata da un angelo
personificazione della sinagoga, la chiesa
ebraica). Viene raffigurata, quindi, e la
simbolica testimonianza della supremazia
della Chiesa cristiana rispetto a quella
ebrea, infatti viene raffigurata la Chiesa
personificata con la corona e la coppa
mentre raccoglie il sangue di Cristo. La
lastra decorata con elementi vegetali e
rosette di marmo inciso, secondo la tecnica del niello per la quale la pasta
nera a base di piombo, zolfo, rame e argento, veniva inserita nell’incisioni
praticate nel marmo.
Mentre nella lunetta del Portale della Vita (meridionale, da cui entravano i
bambini e i loro padrini durante il rito battesimale), viene rappresentata la
9
Leggenda Indiana dal Romanzo di
Barlaam: un ragazzo è salito su un
albero e non si accorge che, sotto,
due animali stanno rosicchiando il
tronco e che è sopraggiunto un drago;
ai due lati del tronco, due tondi
ospitano il carro del sole il carro della
luna. Questi ultimi due indicano
l’inesorabile succedersi del giorno
della notte, lo scorrere veloce del
tempo che minaccia il peccatore in
consapevole.
I COSMATI
10
vi sono diversi esempi di questa pratica e la testimonianza si trova grazie ad
una iscrizione latina a mosaico che
corre su tre lati lungo la trabeazione.
Questa frase cita un verso del poeta
latino Ovidio, in cui si diceva che la
bravura dell’artista era superiore alla
preziosità del materiale impiegato. I
riferimenti alla cultura classica si
uniscono quindi all’esaltazione della
bellezza della vita di preghiera dei
monaci, che ha nel chiostro uno dei
luoghi deputati.
E qui, l’artista che si firma “maestro Cosma, cittadino romano“ verso il 1227
realizzò il pavimento della chiesa superiore, risistemato l’altare della cripta e,
appunto, la cattedra episcopale.
11
fuoco, che vengono seguiti dalle
quattro stagioni e dalle quattro età
dell’uomo.
20 Aprile 2021
RINNOVAMENTO DELLA
SCULTURA ITALIANA nella
seconda metà del Duecento
NICOLA PISANO
Stando alla stipula di contratto per la realizzazione del Pulpito del Duomo
di Siena da eseguirsi a partire dal primo marzo 1266, a Nicola viene
concesso di far lavorare con sè il figlio Giovanni, sebbene con una paga
giornaliera molto bassa corrispondente a 4 soldi, ovvero di soli due terzi
rispetto a quella degli altri due collaboratori Arnolfo di Cambio e Lapo, e
corrispondente alla metà dell’onorario pattuito per lo stesso Nicola.
12
Un’altra “documentazione” è sulla fontana di
Perugia, dove I Pisano si firmano (1275-1278) e
un altro documento che ci dice che Giovanni
rimane senza padre nel 1284 e venne nominato
“quondam magistri Nicholi”.
In esso vi sono cinque rilievi con le storie di Cristo, sopra i capitelli le virtù e
nei pennacchi i profeti e gli evangelisti, è formato da sei colonne +1 centrale
sorrette da leoni e telamoni. Inoltre i capitelli sono a doppio ordine di crochets.
- Domus Dei Exterior con le sette - Domus Dei Superior con le storie di
colonne dei sacramenti che Cristo che corrisponde al
corrispondono alla Chiesa
sacerdozio
13
La narrazione
delle storie di
Cristo, nelle
varie lastre, è la
seguente: la
Natività,
l’adorazione dei
Magi, la presentazione al Tempio, la Crocifissione e
il Giudizio Universale.
Essa è formata da due vasche poligonali e una conca in bronzo dove scorre
l’acqua (con re figure femminili, le virtù). La vasca bassa ha 25 lati separati da
colonnine e ogni lato ospita una coppia di bassorilievi, mentre quella alta ha 12
lati non figurati ma con 24 statue distribuite lungo gli stipiti a metà di ogni
lato.
15
L’iniziativa fu quanto mai complessa sotto il profilo tecnico e quanto mai
costosa, tanto che il Comune impose tributi a chi viveva in città o nel
contado e persino la componente ecclesiastica. Tutto ciò è spiegabile con il
fatto che nel medioevo le fontane avevano una funzione pratica
fondamentale, visto che potevano assicurare a uomini e animali l’acqua
altrimenti disponibile solo costo di lunghi tragitti. La collocazione dell’opera
deriva proprio da questo ruolo pubblico: nella piazza principale, tra la sede
del Comune e il Duomo.
GIOVANNI PISANO
Viene ricordato come minorenne nel 1265 tra i collaboratori di Nicola nel
pulpito del Duomo di Siena e fino al 1284 lavorerà con lui.
Diventa autonomo dal 1284-1285 e lavora Siena alla facciata del Duomo
fino al 1297, dal quale anno fino al 1313 lavora a Pisa dove diviene Caput
Magister dell’opera del Duomo.
17
alla base della personificazione della Chiesa che, come madre, allatta due
fanciulli.
Così come Dante rinnova la lingua, anche le arti visive in quel momento
fanno un salto rivoluzionario verso l’arte mimetica.
18
Un’ultima opera che poi
verrà spedirà a Padova
per la Cappella degli
Scrovegni è la
Madonna con
bambino e i due
angeli apteri (perché
non hanno le ali, ora
hanno dei buchi dietro)
risalenti all’inizio del
1300.
La Madonna è
paragonabile alle grandi
sculture del gotico francese ma in Italia persiste un substrato classico severo
che non é mai stato abbandonato.
Dalle figure emerge come lo scultore studiò il corpo umano per rendere le
sculture più realistiche con ad esempio il realismo del movimento di
arretramento della schiena o il panneggio che evidenzia i seni, non da meno
come riesce a rendere l’atmosfera di affettuosa intimità per mezzo del
movimento del bambino, che poggia il braccio sulla spalla della madre così
da incontrare il suo sguardo.
Arnolfo di cambio
(1245-1302/1310)
Nasce a Colle val D’Elsa (Toscana) e muore a Firenze. Si forma e lavora nella
bottega di Nicola accanto a Giovanni rispetto al quale è probabilmente un
po’ più vecchio). Ad un certo punto si sposta e porta a queste novità toscane
soprattutto a Roma dove lavora al servizio di Carlo D’Angiò e per Bonifacio
VIII, per poi tornare a Firenze come architetto.
(La differenza tra cenotafio tomba è che nel primo c’è solamente l’immagine ma
non il corpo vero del morto rispetto al
secondo).
19
verso l’alto il primo fatto da quest’autore si trova
a Orvieto nella chiesa di San Domenico per il
Cardinale De Braye nel 1282, il cui vestigio che
lo incorniciava è stato tolto.
20
Nel genere del ritratto venivano raffigurati personaggi famosi religiosi e laici,
con molta attenzione a rendere la linea e tocco di naturalismo con sempre
meno classicità.
Arnolfo lascia una scultura anche lui per la piazza di Perugia, una fontana
ultimata nel 1281 smontata già nel 1308. Questa probabilmente era
addossata alla parete e aveva diverse sculture come il Grifo e il leone in
bronzo, in pietra dei ritratti di “giuristi“ con grandi manoscritti in mano
mentre studiano le leggi e figure di assetati assetati che vanno a bere alla
fonte.
21
26 Aprile 2021
Nella Croce di
Guglielmo a Sarzana del 1138, viene
rappresentato Cristo tronfiante (vivo, vincitore sulla
morte) grande 300x210 cm. Cristo è messo frontale
in maniera non realistica sulla croce e ha i chiodi,
perizoma, testa diritta e braccia poste dentro la barra
della croce.
Nei primi decenni del XIII secolo, nella croce di San Matteo Cristo viene
rappresentato sofferente, sempre posto frontale, ma con la testa inclinata gli
occhi chiusi. I piedi vengono stilizzati aperti nella
sostanziale fissità della figura.
PITTURA AD AFFRESCO
L’affresco è una
tecnica di pittura sul muro così
chiamata perché realizzata a fresco,
cioè quando l’intonaco è ancora
umido. Mentre la tempera è una
pittura a secco perché viene estesa su
un supporto (muro, tela, tavolo)
perfettamente asciutto.
L’affresco rispetto alla pittura secco ha il vantaggio di durare maggiormente nel
tempo, perché si basa su un processo chimico chiamato carbonatazione:
durante l’essicazione dell’intonaco, l’idrossido di calcio (detto calce spenta)
in esso contenuto, si trasforma per effetto dell’anidride carbonica presente
nell’atmosfera in carbonato di calcio, formando sulla superficie uno strato
duro e compatto che ingloba il colore e fissa la pittura.
Vari strati:
- Il supporto di pietra di mattoni, - Intonaco, o “intonachino”
deve essere secco e senza composto di un impasto fatto con
dislivelli
sabbia fine, polvere di marmo,
- Arriccio, una Malta composta da calce ed acqua
Il disegno sotteso può oggi essere (sinopia) reso visibile dal distacco degli
affreschi e oggi percepibile attraverso:
Il Vasari indicò Cimabue come il primo pittore che si discostò dalla “scabrosa
goffa e ordinaria [...] maniera greca”, ritrovando il principio del disegno
verosimile “alla Latina”.
Cimabue è anche citato da Dante nel XI canto del Purgatorio e dice che
comunque Giotto lo superò.
Ghiberti, invece, nel suo Commentarii disse che “tenea la maniera greca” e
“aveva preso con sé Giotto fanciullo dopo averlo scoperto mentre ritraeva su
un sasso una pecora tra gregge e paterno“.
Il suo vero nome era Cenni di Pepo, nato verso il 1240 a Firenze, ebbe le
sue prime commissioni in ambito domenicano e francescano a Firenze e a
Pisa. Sappiamo che nel 1272 era Roma per
assistere a un atto notarile mentre è molto
dibattuto il periodo in cui lavoro ad Assisi, sotto
Papa Niccolò quarto francescano che fu colui che
fece affrescare la basilica superiore. In ogni caso
fu ad Assisi tra gli anni 80-90 e morì tra il 1301 e
il 1302 a Pisa.
Le stesse piccole
attenzioni per la
naturalezza si
possono notare nella
Maestà per la
chiesa di San
Francesco a Pisa
del 1285 (oggi
conservata al Louvre),
con il viso luminoso
realistico, panneggi
con molte pieghe e
con un maggiore
senso della
corporatura della
madonna che offre
l’appoggio del
ginocchio per il bambino. persistono ancora stile greco-bizantini.
Dieci anni dopo ne fece un’altra simile dove si nota la maturità nel gestire la
naturalezza ed ora è conservata nelle Gallerie degli Uffizi, dedicata alla
Chiesa di Santa Trinita a Firenze.
27 Aprile 2021
BASILICA DI ASSISI
Dal transetto si passa dipingere la navata (sempre con Nicolò quarto), tutte
le parti alte tra le finestre sono fatte da maestranze romane, tra cui anche
Jacopo Turriti, con storie dell’antico testamento.
Giotto qui dipinge per la prima volta delle specie di “stanze” dentro la
parete che è sfondata, considerata bidimensionale, deve essere quindi
superata e per farlo il pittore si inventa questa struttura architettonica simile
a una casetta, parallela alla cornice dell’affresco nel lato lungo.
Dentro queste “stanze“ ci sono oggetti figure che stanno nello spazio
digradando in profondità.
Per la prima volta la luce è pensata e il pittore immagina che la luce entri
dalla finestra illumini la scena da sinistra a destra. I volti dipinti superano gli
stile lineari bizantini.
Siena dal 1269 è città guelfa (appoggio al papa) legata alla corte agioina
(Francia, Napoli e papato). Al tempo (dal 1286 al 1355) era un comune retto
da una oligarchia di mercanti e banchieri retta dal consiglio dei Nove. In
questo comune non si instaurò mai una Signoria.
Vive un periodo molto orido con quindi molte committenze artistiche e qui è
sentito molto di più il gusto dell’opus francigena rispetto a Firenze.
DUCCIO DI BONINSEGNA
Madonna Ruce a
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“O Santa Madre di Dio, sii fonte di tranquillità per Siena, sii vita per Duccio
poiché ti ha dipinto così
Questa pala era formata da due parti unite assieme, retro e fronte, (ora divise)
e montata su una specie di macchina lignea che permetteva alla pala di
roteare.
3
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questa vengono vendute
(arrivando no anche al
mercato americano)
provocando un grande danno
per il patrimonio artistico del
nostro paese.
Essa viene mostrata anche nel Sano di Pietro nelle storie di Sant’Antonio
abate con veduta della maestà nella tribuna dalla parte retrostante.
Ad Avignone probabilmente fu
seguito dal cardinale Jacopo
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Stefanieschi o Napoleone Orsini.
Nella cornice in basso vengono posti i sigilli del Comune con una lode a
Siena, alla vergine stessa, alcuni versi che citano dei e miti antichi e la rma
dell’artista.
“[...] Correva l’anno 1315; la primavera era molto avanzata poiché Diana
aveva fatto sbocciare tutti i ori e Giunone (giugno) stava per rivoltarsi
(ossia stava per entrare nella seconda metà del mese)“.
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Anche in questo caso sappiamo grazie a Ghiberti nel suo Commentarii che
fu Simone a svolgere quest’opera.
Simone crea un’opera di enorme ricchezza con lamine d’oro, argento e pezzi
di vetro che brillano alla luce, l’omaggio più grande che potesse essere fatto
alla Vergine in un luogo pubblico.
In ne, questa Maestà fu anche copiata da Lippo Memmi nel 1317 per il
Palazzo Pubblico di San Gimignano.
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A Napoli, invece, nel 1317 fa la pala per la Chiesa
di San Lorenzo di San Ludovico di Tolosa
commissionato da re Roberto d’Angiò (il fratello, che
quindi viene benedetto dal fratello che prese i voti
francescani). Qui Simone si rma nella predella e
unisce insieme spazio e decorazioni, creando una
testimonianza più vera alle azioni di scelta di povertà
e spiritualità di Ludovico (che invece sopra appare
molto ricco).
vedere bene il paesaggio, con anche le coltivazioni di vite attorno alla città e
Guidoriccio da Fogliano a cavallo.
Si pensa che questa parte fosse dedicata a mostrare le vittore del governo
senese.
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gura del cavaliere e la minuzia
minuzia descrittiva con cui viene
analizzato il paesaggio maremmano.
Attraverso la Giustizia, il
governo è giusto ed è
capace di tenere la
sicurezza. Si vede
nell’allegoria del Buon
Governo il bene comune in
trono con attorno le
personi cazioni delle virtù
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Sapienza, Giustizia e
Concordia. Il paesaggio è
molto dettagliato di una città
orente, con botteghe,
cantieri, mura, campi e in alto
la gura allegorica della
sicurezza nuda alata. La
natura, tenuta bene, porta al
benessere dei prodotti e del
mercato.
Se il governo è cattivo,
invece, in volo c’è il
timore e al potere c’è la
tirannide rappresentata
molto brutta con le
personi cazioni di
Avarizia, Superbia e
Vanaglora con ai piedi la
Giustizia rappresentata
dalla bilancia spezzata.
Nella città del governo cattivo, rappresentata di notte, non si è più al sicuro,
le case si sgretolano, le mura sono chiuse e ne escono un gruppo di armati.
Egli ci o re molto di più che una veduta generica. Ogni dettaglio — sia che si
tratti della natura sia delle opere degli uomini — ha concretezza di forme, di
dimensioni, di gesti. Nello stesso tempo, tutti questi dettagli non si riducono a
un semplice elenco: sono le idee espresse nell’allegoria accanto a metterli in
armonia l’uno con l’altro, a spiegarli, a rivelarne il valore. La stessa
rappresentazione del paesaggio del suo rapporto con la città (mediato, ma
non interrotto, dalle mura) assume l’eloquenza di un manifesto politico.
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Studiare: pp.324-326
Studiare:
Importanti:
(1312-1313)
- Dante, Purgatorio XI
(1440)
- Boccaccio, Decameron VI, 5
Giotto la dipinse dal 1303 al 1305, due primavere e due estati (in autunno e
in inferno era di cile dipingere poiché Padova è una città molto umida).
Sappiamo per certo che il 25 Marzo 1305 il grande ciclo di a reschi era
completato.
Cronologia:
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• Il 6 febbraio 1300 Enrico Scrovegni compra il palazzo Delesmanini e il
terreno, comprendente i resti dell’antica Rina romana, su cui viene
edi cata la cappella comunicante con il palazzo (in seguito distrutto)
• Nel 1305 vi fu una protesta da parte dei frati agostiniani del vicino
monastero degli Eremitani a continuare i lavori in maniera diversa da
quanto concesso in origine dal vescovo preoccupati dell’importanza che
questo luogo stava raggiungendo.
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Partendo dalla prima fascia in alto a destra, si hanno le storie di
Gioacchino e Anna, genitori della Vergine, poi le storie di quest’ultima sulla
parete opposta.
Sull’arcone viene dipinto Dio padre su tavola lignea che manda l’angelo
Gabriele ad annunciare a a vergine la nascita di Cristo. Questa tavola
lignea si poteva aprire come una porta.
Nella fascia bassa o zoccolo vi sono le virtù e vizi con le loro allegorie
insiemi scultura intervallate a specchi marmorei che Giotto stesso aveva
visto a Roma e che quindi imita. I vizi sono rappresentati dalla parte
dell’inferno rispetto al giudizio universale e le virtù dalla parte dei beati.
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La gura di Gioacchino seduto, ad esempio,
è una evoluzione di una gura di Assisi con
un uso migliore del chiaro-scuro e quindi
del pulviscolo luminoso con la luce che
invade la forma.
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Il programma iconogra co è molto sapiente, oltre per la disposizione delle
scene anche perché fra un ripiano e l’altro ci sono analogie concettuali.
In ne, vi era anche una croce da tramezzo quando che divideva lo spazio di
fedeli/pubblico dalla parte della famiglia, ora conservata nel museo a anco.
Giotto aveva anche dipinto anche nella volta nel Palazzo de a Regione, le
dodici gure dello zodiaco, i sette pianeti e le loro proprietà. Dato che Giotto è
a Firenze nel 1314-1315 e tra i 1318-1320 la Critica pensa ad una
esecuzione del ciclo e ad un secondo soggiorno di Giotto a Padova tra il
1315 e il 1318.
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10 Maggio 202
Durante gli anni in cui Giotto lavorò a Padova, quest’ultima era comune, con
varie famiglie che gestivano il governo, no al 1318, quando si a erma la
Signoria.
Il nuovo regime non salva la città, che nel 1328 viene conquistata da
Cangrande della Scala (Verona), rimanendo in soggezione no al 1337.
Quindi dal 1355 al 1405 (quando Padova cade sotto Venezia), i Carraresi
dominano la città. Lo stato è forte, prospero e ordinato in grado di misurarsi
con il Ducato di Milano e la Repubblica di Venezia anche sul piano del
prestigio artistico.
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A
1349, gli apriva la sua reggia e lo faceva canonico della cattedrale con un
bene cio annuo notevole e una casa nei suoi pressi. Tornerà poi in città tra il
1363 e il 1374, quando, anziano, si ritirò ad Arquà Petrarca.
A Padova scrisse “De viris illustribus”, dedicata a Francesco Vecchi, uno dei
primi esempi di opera storica in cui viene rappresentato l’uomo è le sue
scelte, in questo l’artista ridà importanza all’azione dell’uomo nella storia.
Dal 1350 inizia a svilupparsi un’arte di corte con diversi artisti attivi:
• Guariento nella Cappella Carrarese ( metà anni 50) e nell’abside della chiesa
degli Eremitani (anni 60)
Disegna, mettendoci anche gli artisti, una arcatella doppia in cui sono dipinte
le varie persone che hanno fatto l’importanza della città di Padova.
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GUARIENT
Lo sappiamo in contatto con i frati francescani del santo e anche con i frati
Agostiniani degli Eremitani.
Attivo nel palazzo dei Carraresi almeno dal 1351, poi lavora a Bolzano nella
Chiesa di San Nicolò, ma anche al Palazzo Ducale a Venezia terminando là la
sua carriera facendo un paradiso che non possediamo più perché viene
coperto da Tintoretto, distrutto anch’esso.
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Piazza Capitaniato era l’antica piazza d’armi della Reggia.
Secondo la ricostruzione di Irene Hueck nel 1994, doveva avere delle tavole
nel sof tto agganciate alle pareti e forse un pochino inclinate, poi vendute e
asportate.
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Le storie, che hanno delle iscrizioni,
sono continue e rappresentano
interventi degli angeli a sostegno
degli uomini.
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dello spazio grazie alla cattedra su cui siede e scrive Il
santo, molto realistica con tocchi di luce che danno il senso
della tridimensionalità.
Questa è una
teoria spirituale discussa da molti padri della Chiesa, tra cui ad esempio
Gregorio Magno, ma ad esempio gure di santi come San Dionigi (teologo
medievale).
Le tavole hanno forme anche triangolari oltre che rettangolari, per stare negli
angoli inclinati del so tto.
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Guariento si confronta anche con Paolo Veneziano, che lavora a Venezia ed
è attivo tra il 1333 e il 1358, giottesco, dà una interpretazione naturalistica,
preziosa, lineare e gotica del linguaggio di Giotto, con ancora in uenze e
ra natezze Orientali che si possono notare nella sua Madonna con il
Bambino e angeli.
Notevoli anche i pomelli delle gote, il prezioso muoversi della gura, l’abito in
tessuto d’oro e le tantissime decorazioni in lamina d’oro.
Il primo edi cio era già concluso nel 1264 ma nel 1306 frate Giovanni degli
Eremitani (che lavorò anche nel Palazzo della Ragione) interviene con la
copertura a carena di nave e la pseudo loggia in pietra a cinque archi in
facciata e tre nell’angolo sud. Si tratta di un edi cio in mattoni, gotico ma
con molte forme romaniche.
Nell’unica parte rimasta abbiamo delle storie di santi tra i quali Sant’Agostino
e San Filippo.
11 Maggio 202
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Nel frattempo Giotto muore nel 1337 dopo aver lavorato a Milano alla corte
di Azzone Visconti, ad Assisi, Firenze, Napoli.
Nella Chiesa di Viboldone, in ciò che dipinge Giusto nel 1350, sono
evidenti gli scambi dalla cappella degli Scrovegni di Giotto nella posa di
Cristo in mandorla, negli angeli che svolgono il cielo chiudendo quello
naturale aprendo quello della Gerusalemme celeste, nelle anime dei beati
messi in schiera e così via.
Sulla cupola, in ne, c’è Cristo giudice al centro, angeli, santi e la vergine
in schiere concentriche attorno a lui e nel tamburo storie dell’antico
testamento (in particolare della genesi).
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Fina viene presentata alla Madonna da
San Giovanni alla presenza di San
Daniele, San Prosdocimo, San Antonio,
San Francesco, Santa Giustina,
dipingendo oltre i limiti dell’architettura
sull’arcone.
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Nella nascita di
Giovanni Battista
vengono
addirittura dipinte
Fina con le tre
glie che
assistono
all’evento.
Attenzione
dettagliatissima
anche alla resa
delle Nozze di Cana come in un
vero banchetto medievale.
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17 Maggio 202
Qui vi fu la stessa idea di venerare un santo che fa miracoli post mortem che
porta pellegrinaggio, come stava già avvenendo a Padova per Sant’Antonio
e quindi Santiago in Spagna.
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Non abbiamo il loro contratto ma solo due documenti del 1377 e del 1379 che
testimoniano le spese sostenute per l’abbassamento delle impalcature e il
saldo dell’intera
decorazione
devoluto al solo
Altichiero,
probabilmente
per la morte di
Avanzi.
Vi è un profondo
rapporto tra
scultura,
architettura e
pittura, evidente
in tutta la
cappella.
Sulle pareti vi
sono le storie di
San Giacomo, su
tre arcate una grandissima Croci ssione corale (di Altichiero) e sulle altre
due arcate vi sono i sarcofagi con le
tombe di famiglia.
Nella Cappella c’è anche l’a resco votivo alla Madonna con bambino in trono
molto gotico (con guglie e pinnacoli) con Caterina (capo penitenziale) e
Bonifacio (vestito da guerriero), con dietro San Giacomo che riconosciamo
perché ha il bastone da Pellegrino e Santa Caterina. La tipica immagine di
santi che accompagnano e presentano i loro protetti alla Vergine.
Il primo è autore sicuramente di una delle tre volte a crociera e di otto delle
lunette del piano superiore, mentre il secondo fa le altre due volte, due
lunette (al di sopra dell’ingresso) e le pareti.
Nelle volte vi sono ra nate decorazioni sui costoloni e dei tondi sui cieli stellati
con profeti e santi, mentre nelle pareti il racconto inizia dalla parete sinistra.
Altichiero viene da vicino a Verona, dove prima ha lavorato nel palazzo degli
Scaligeri (signori di Verona) e varie altre cappelle a Verona per aristocratici
veronesi.
Nelle storie di Carlo Magno che vince una battaglia contro gli arabi (di
Clavijo) guidato da San Giacomo che lo
visita nella notte viene dipinta la corte
dei carraresi e sono presenti anche
Francesco il vecchio e Francesco
Petrarca.
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Esternamente la cappella è semplice, in mattoni con due
lesene, a capanna e con archetti romanici.
In origine doveva
esserci
un’enorme
tomba di cui ci
rimangono solo
alcuni pezzi: il
sarcofago con
busti di guerrieri. Riusciamo a costruirla perché dei frati francescani hanno
lasciato testimonianza. Il sarcofago aveva sopra
una struttura architettonica sormontata da dieci
sculture che nascondeva e colloquiava con le
pitture.
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In ne, nella scena di San Giorgio che
battezza Re Sevio (che dovrebbe
rappresentare Francesco il vecchio)
gioca con le architetture,
notevolmente riprodotte nella loro
costruzione.
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