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Arte ravennate

Ravenna diventa capitale dell’Impero Romano d’Occidente nel 402 per volere di Onorio. Prima la capitale
era Milano perché era direttamente collegata con le Gallie e la Germania (ma proprio per questo era anche
più esposta alle incursioni barbariche).
Ravenna venne scelta perché:
a) era protetta da una laguna (le popolazioni germaniche non erano in genere abili nella navigazione) e
b) erano facili i collegamenti con Costantinopoli grazie al porto di Classe.
Queste caratteristiche la rendevano una sede più difendibile e sicura per gli imperatori d’Occidente.

Ravenna capitale
 degli imperatori romani d’Occidente dal 402 al 476
 degli Ostrogoti dal 493 al 540 (anno della conquista bizantina)
 sede dell’Esarca bizantino dal 540 al 751 (anno della conquista longobarda)

Lo splendore artistico di Ravenna nel V e VI sec. deriva: dall’ininterrotta presenza di una corte (imperiale
prima, gota poi) e in seguito dal sostegno politico ed economico da parte di Costantinopoli in età
giustinianea che la eleva a sede dell’Esarcato (circoscrizione amministrativa dell'Impero
bizantino comprendente, tra il VI e l'VIII secolo, la maggior parte dei territori bizantini d'Italia).

A Ravenna troviamo:
 il più importante gruppo di monumenti paleocristiani (basiliche e battisteri decorati da mosaici)
meglio conservati e
 importantissime testimonianze paleobizantine e bizantine (ad es. S.Vitale).

Vediamo quali sono gli edifici ravennati associati agli avvenimenti storici:
A - Ravenna capitale dell’Impero Rom. d’Occidente = Mausoleo di Galla Placidia e Battistero Neoniano
B - Ravenna capitale del regno goto in Italia = Battistero degli Ariani, S.Apollinare Nuovo e Mausoleo di
Teodorico
C - Ravenna capitale dei domini bizantini in Italia = Basilica di S.Vitale e S.Apollinare in Classe

Le piante che ritroviamo negli edifici di culto cristiano a Ravenna sono quelle:
 a croce greca nel mausoleo di Galla Placidia;
 a pianta longitudinale-basilicale in S.Apollinare Nuovo (è la planimetria più diffusa);
 a pianta ottagonale in S.Vitale e nei due battisteri (Neoniano e degli Ariani).

Le cupole a Ravenna sono realizzate con tubi fittili cioè fatti di terracotta e vuoti al loro interno, perché il
terreno era particolarmente cedevole per la sua natura alluvionale e non si potevano edificare costruzioni
troppo pesanti; Ravenna è infatti caratterizzata dalla subsidenza cioè dall’abbassamento di porzioni più o
meno ampie di territorio, da attribuirsi a cause naturali o, talora, all’attività estrattiva dell’uomo.
Si può notare l’affossamento di quasi tutti i monumenti ma soprattutto di quello di Teodorico che infatti è
realizzato tutto in pietra d’Istria.

La differenza tra esterno ed interno nelle architetture ravennati è molto evidente ed ha un preciso
significato: l’esterno è semplice e spoglio, l’interno invece è riccamente decorato, anzi risplende di luce e
colori dovuti a splendidi rivestimenti marmorei, mosaici, ecc.; questa diversità rispecchia il pensiero
cristiano dell’epoca che riprende anche la concezione neoplatonica del dualismo corpo/spirito, per cui si
esaltava l’aspetto spirituale a discapito della sfera materiale.

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Teodorico era il re ostrogoto dell’Italia e risiedeva a Ravenna. Era diventato sovrano del proprio popolo
nel 474; sconfitto ed eliminato Odoacre nel 493, divenne il secondo signore barbarico dell’Italia.

Gli ariani erano gli eretici seguaci della dottrina del prete Ario (256-336), condannato già dal primo
concilio ecumenico, quello di Nicea; erano ariani soprattutto varie popolazioni germaniche (tra cui gli
ostrogoti) per il fatto che furono evangelizzate cioè convertite al cristianesimo da predicatori ariani.
Uno dei problemi che maggiormente afflisse la Chiesa dei primi secoli furono le questioni teologiche
inerenti alla natura di Cristo che ebbero come conseguenza dissidi, scontri, persecuzioni e morti. Una certa
discordanza dottrinale era naturale in un territorio così vasto e influenzato da molteplici culture come
l’impero romano, un’altra ragione era dovuta al fatto che il Cristianesimo era una fede tutto sommato
recente e che stava formando un proprio pensiero teologico molto più complesso rispetto alle religioni
pagane.
La dottrina eretica di maggior rilievo fu l'arianesimo, predicata nel IV secolo da Ario di Alessandria,
secondo il quale Cristo era sì il figlio di Dio e quindi a lui simile e divino ma non identico in quanto creato
e quindi non eterno e indivisibile come il Padre, cioè Gesù non era della stessa sostanza (in greco omousia
= consustanzialità, tesi sostenuta invece dai cattolici); perché Ario sosteneva ciò? Perché era molto difficile
accettare che Cristo come Dio sommo, eterno, immateriale fosse divenuto uomo e per di più morto del
tutto impotente sulla croce che era inoltre uno strumento di tortura tipico degli schiavi e degli emarginati.
A Ravenna troviamo pertanto due cattedrali, due battisteri, ecc. perché dovevano servire una popolazione
in parte ortodossa (= che segue la vera dottrina) in parte ariana (i goti).

I mosaici
Il mosaico e la luce nell’architettura ravennate e poi bizantina tendono ad annullare il senso della materia e
la pesantezza delle strutture murarie per ottenere un effetto di spiritualizzazione – smaterializzazione dello
spazio percepito.

Mausoleo di Galla Placidia: di pianta riconducibile ad una croce quasi greca, è un edificio di uso funerario,
per alcuni studiosi era una cappella dedicata a S.Lorenzo; l’edificio era collegato alla chiesa di S.Croce
andata quasi del tutto perduta.
Mosaici:
 cupola = Parusia;
 lunette = il Buon Pastore (ingresso), S.Lorenzo martire (di fronte), cervo e colombe che si
abbeverano (ai bracci laterali);
 volte a botte = tappeti con girali vegetali e fiori stilizzati su fondo azzurro nelle.
Stile ancora legato al naturalismo ellenistico, nonostante il forte simbolismo dei soggetti.

Il Battistero Neoniano o degli Ortodossi, prende il nome dal vescovo Neone (451-468 c.) che ha fatto
decorare la costruzione iniziata dal suo predecessore Orso (399-426 c.) assieme alla cattedrale.
L'appellativo degli ortodossi va invece inteso secondo il significato dell'epoca ovvero ortodossi come
coloro che professano la "retta" dottrina in contrapposizione agli eretici ariani.
Ha pianta ottagonale e absidiole; all’interno è riccamente decorato con tarsie marmoree, stucchi e mosaici.
I mosaici cupola sono distribuiti in tre fasce che dall’esterno raffigurano:
a) un viridarium (giardino = Paradiso);
b) il corteo/teoria degli Apostoli (S.Pietro e S.Paolo guidono il corteo, non c’è ovviamente Giuda);
c) il Battesimo di Gesù (è presente anche la figura allegorica del Giordano raffigurato come un uomo
barbuto, viene ripresa una tradizione iconografica pagana).
In questo monumento benché non manchino i richiami ai simboli, la rappresentazione dei soggetti è ricca
di colori e mostra ancora la capacità di rendere il volume e la disposizione realistica nello spazio dei corpi,
con figure in primo e in secondo piano, secondo uno stile ancora legato all'arte antica.
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Battistero degli Ariani: l'edificio voluto da Teodorico faceva parte di un complesso più ampio: era
collegato alla cattedrale degli Ariani, oggi la chiesa di S.Spirito e all’episcopio dei vescovi sempre ariani.
mosaici: soggetti simili a quelli del Battistero Neoniano, cambia però lo stile: la rappresentazione è
semplice, con figure piuttosto statiche e ripetitive nell'aspetto e i volumi appiattiti e calligrafici. Spicca
l'affermazione dominante del fondo oro, che si stava imponendo in tutto il mondo mediterraneo come
veicolo per rappresentazioni più astratte e simboliche, inondate da una luce ultraterrena.

S.Apollinare Nuovo era la chiesa palatina cioè di servizio al palazzo del re; fu fatta erigere da
Teodorico nel 505 d.C. come chiesa di culto ariano con il nome di Domini Nostri Jesu Christi.
Molto importante e ricca è la decorazione musiva parietale organizzata su tre registri; il mosaico
raffigurato nella fascia più bassa è particolarmente significativo: a dx vi è rappresentato il palazzo di
Teodorico ed è un esempio di damnatio memoriae perché, dopo la riconquista di Ravenna da parte delle
truppe di Giustiniano (540), una parte dei mosaici della chiesa vennero rifatti; nel caso specifico vennero
cancellate le figure del re ostrogoto e dei personaggi della sua corte in quanto ritenuti non più idonei, al
loro posto furono realizzate delle tende e poi lungo il resto della fascia un corteo di vergini e martiri che
presentano già i caratteri tipici dell’arte bizantina.
Sono invece originali i mosaici dei registri superiori rappresentanti le storie di Cristo e i 32 profeti.
Nella parte inferiore i mosaici illustrano una fastosa processione di Sante (guidate da Sant’Eufemia) e un
corteo di Santi che avanzano con incedere lento e ritmato.
Le parti rifatte sono già di matrice bizantina, quelle d’età teodericiana affondano ancora in parte le radici
nella tradizione ellenistico – romana; alcune scene permettono di evidenziare alcune evoluzioni dell'arte
del mosaico nell'epoca di Teodorico. La scena del Cristo che divide le pecore dai capretti ricorda quella
del Buon Pastore del Mausoleo di Galla Placidia, ma le differenze sono già notevoli (è passato poco meno
di un secolo): le figure non sono più disposte in uno spazio in profondità, ma appaiono schiacciate l'una
sull'altra, con molte semplificazioni (alcuni animali non hanno nemmeno le zampe). La rigida frontalità e
la perdita del senso del volume nel Cristo e negli angeli imprime un innegabile senso ieratico.
Nella scena dell'Ultima cena Cristo e gli apostoli sono raffigurati similmente alle raffigurazioni romane
paleocristiane (tavola a sigma), le proporzioni gerarchiche (Cristo più grande delle altre figure) rientrano
nel filone dell'arte tardoantica "provinciale" e "plebea".
Le contrapposte processioni di Santi Martiri e Sante Vergini, sempre nel registro inferiore, furono eseguite
nel periodo di dominazione bizantina ed evidenziano alcuni dei caratteri dell'arte bizantina quali:
 la ripetitività dei gesti,
 la preziosità degli abiti,
 la mancanza di volume (con il conseguente appiattimento o bidimensionalità delle figure),
 l'assoluta frontalità,
 la fissità degli sguardi,
 la quasi monocromia degli sfondi (un abbacinante oro),
 l'impiego degli elementi vegetali a scopo puramente riempitivo e ornamentale,
 la mancanza di un piano d'appoggio per le figure che, pertanto, appaiono sospese come fluttuanti
nello spazio.

S.Vitale è tra le massime opere dell’arte ravennate bizantina, celebre per i mosaici commissionati
dall’arcivescovo Massimiano (546/556 d.c).
La chiesa segna un distacco dalle tipiche basiliche longitudinali di Ravenna grazie alla pianta a base
centrale (ottagonale), con cupola inglobata e nascosta dal tiburio. All’interno lo spazio si articola attorno
ad un deambulatorio ottagonale a due piani, che racchiude un ambiente centrale dello stesso disegno, posti
fra loro in rapporto aureo. Nel passaggio dall'uno all'altro si trovano delle esedre, traforate da un doppio
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ordine di arcatelle e racchiuse entro grandi archi sostenuti da pilastri angolari, che producono
un'espansione radiale pluridirezionale; su di questi s’imposta la cupola. Il complesso è straordinariamente
mosso e leggero per il ripetersi degli archi. Del resto tutto contribuisce ad alleggerire il peso delle masse
strutturali: i pulvini* che staccano l'arco, quasi sollevandolo e sospingendolo in alto, e soprattutto i
capitelli, scolpiti a Bisanzio, i quali, persa la forma classica greco-romana, assumono quella di cesti,
traforati come se fossero fragili trine marmoree. Oltre ai celeberrimi mosaici, completano la decorazione
interna i marmi policromi, gli stucchi e le balaustre del matroneo, finemente traforate.
Lo spazio architettonico necessita per essere compreso di essere percorso, facendo esperienza degli
innumerevoli scorci; grande protagonista è la luce, che penetrando da diverse angolazioni determina un
gioco lumistico che appare imprevedibile e crea un effetto di sfavillio che sembra annullare il peso della
costruzione in una dimensione quasi soprannaturale.
Straordinari sono i due pannelli musivi posti uno di fronte all’altro nell’abside, raffigurano la coppia
imperiale (Giustiniano e Teodora), con i loro rispettivi seguiti, mentre portano le offerte del pane e del vino
il giorno della consacrazione: si tratta quindi di una sorta di “rilievo storico” simbolico.

La basilica di Sant'Apollinare in Classe è una basilica situata a circa 5 chilometri dal centro di Ravenna. È
stata costruita nella prima metà del VI secolo, finanziata da Giuliano Argentario per il vescovo Ursicino
(533-536); fu consacrata nel 549 dal primo arcivescovo Massimiano ed è stata dedicata a sant'Apollinare, il
primo vescovo di Ravenna.
La basilica è a pianta longitudinale a tre navate con abside semicircolare all’interno e poligonale
esternamente affiancata da due ambienti di servizio: i pastophoria** (diaconicon e prothesis) presenti
anche in S.Vitale.
La scelta del tema dei mosaici è strettamente legata alla lotta all'arianesimo, poiché ribadisce la natura
umana e divina di Gesù Cristo, quest'ultima attenuata dagli ariani. Inoltre la rappresentazione di Apollinare
tra gli apostoli figurati era una legittimazione per Massimiano come primo arcivescovo di una diocesi
direttamente collegata ai primi seguaci di Cristo, essendo Apollinare, secondo la leggenda, discepolo di
San Pietro.
Lungo i muri della basilica sono sistemati numerosi sarcofagi databili dal V all'VIII secolo. Essi danno la
possibilità di valutare i cambiamenti di stile che ci sono stati nel corso dei secoli. Dai rilievi, di
straordinaria plasticità, con figure umane, dei sarcofagi romani, si passa alle simbologie bizantine, quindi
alla sempre maggiore astrazione e semplificazione delle immagini.

Evoluzione dello stile ravennate in ambito musivo


Da un’iniziale prevalenza di uno stile ancora naturalistico di tradizione romano-ellenistica, i caratteri
principali dei mosaici ravennati mutano, definitivamente, in epoca giustinianea, secondo i seguenti principi
artistici tipicamente bizantini:
 affermazione di un raffinato gusto decorativo;
 figure piatte poste tutte sullo stesso piano;
 astratta immobilità;
 fondi oro e scarsi elementi di ambientazione;
 tendenza all’astrazione e al simbolismo.

* pulvino: è un elemento architettonico strutturale a forma di tronco di piramide rovesciata, posto tra il capitello e l'imposta
dell'arco: ha lo scopo di scaricare il peso della muratura sulla colonna concentrandolo meglio rispetto al capitello.
Scarno o variamente decorato con motivi ornamentali a traforo o a rilievo, il pulvino raggiunge la sua massima espressione
nell'architettura bizantina dove diventa tutt’uno col capitello; se ne possono trovare esempi anche nell'architettura ravennate,
dove viene però a perdere l’aspetto strutturale, divenendo un ridondante duplicato del sottostante capitello-pulvino.

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** Si tratta di due stanze a base quadrata o rettangolare, spesso absidate, disposte simmetricamente ai lati all'abside principale;
l'introduzione dei pastoforia è costantinopolitana: si ritrovano esempi in aree di influsso bizantino, a Ravenna, in chiese risalenti
al V secolo e successive; ma anche in epoca carolingia, nel Nord Europa.

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