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ARTE PALEOCRISTIANA
Con il termine arte paleocristiana si designa la produzione artistica dei primi secoli dell’era
cristiana, compresa entro limiti di tempo e di spazio convenzionali: dagli inizi fino alla fine del
V sec. circa, nei territori sotto il dominio romano.
Le testimonianze più significative risalgono in genere al III-IV secolo, poi si inizia a parlare anche di arte dei
singoli centri artistici: arte bizantina, arte ravennate, ecc.
La produzione artistica dei primi secoli del Cristianesimo si situa dunque nell'orbita della Roma
Imperiale, tanto che l'ideale cristiano assunse, ai suoi inizi, le stesse forme offerte dall'arte della
tarda antichità.
Le immagini acquistano un valore religioso e la diffusione del Cristianesimo, che usa immagini
simboliche, viene agevolata proprio da questa abitudine, ormai radicata nella cultura, a
considerare l’immagine come portatrice di significati che vanno oltre ciò che rappresentano.
Gli artisti e gli artigiani che lavoravano per i cristiani, inoltre erano gli stessi che lavoravano per i
pagani.
Per questo motivo arte cristiana ed arte romana condividono gli stessi temi decorativi
La simbologia cristiana Spesso il pavone e
prende in considerazione la fenice venivano
un altro aspetto di questo confuse poiché
animale: il gallo è entrambe gli
l’animale che annuncia il animali erano molto
nuovo giorno con il suo belli e
caratteristico verso. simboleggiavano lo
Viene quindi associato al stesso significato:
simbolo dell’attesa del immortalità e
giorno nuovo in cui il incorruttibilità
Cristo ritornerà. Inoltre il dell’anima.
gallo viene usato per Infatti la carne di
ricordare l’episodio del pavone riesce a
rinnegamento di San mantenersi molto a
Pietro.
lungo .
Cartina dell’impero romano
313 Editto di Milano: viene decretata la libertà di culto al Cristianesimo
325 Concilio di Nicea, primo concilio ecumenico il cui scopo è stabilire un dogma (dottrina) e contrastare
l’arianesimo.
337 Morte di Costantino: periodo di anarchia; invasioni dei barbari nei territori imperiali.
402 la capitale dell’Impero d’Occidente viene spostata da Milano a Ravenna (porto di Classe e paludi);
476 l’imperatore Romolo Augustolo viene deposto dal re barbaro Odoacre che invia le insegne imperiali
a Costantinopoli, ponendo fine all’Impero Romano d’Occidente.
Il cristianesimo varcò i confini della Palestina, terra della predicazione di Gesù, e trovò ampia diffusione
nelle regioni dell’Impero romano.
Il cristianesimo, dapprima riconosciuto come setta ebraica nell'ambito dell'impero romano, e le autorità
politiche, incontrò ben presto l'ostilità degli imperatori. Si verificarono così periodi di persecuzione e
numerosi cristiani dovettero affrontare la morte pur di non rinnegare le loro convinzioni.
Il tentativo di sradicare il cristianesimo, portò di fatto alla sua maggiore diffusione. Si arrivò così
all'accettazione della nuova fede da parte delle autorità e alla promulgazione dell‘ editto di
Costantino.
Intorno all’ora meridiana, quando il giorno comincia a declinare, riferì di aver visto con i propri occhi in
mezzo al cielo un trofeo luminoso a forma di croce che sovrastava il sole, e accanto ad esso una scritta
che diceva: “Vincerai con questo!”
Così, una prodigiosa apparizione indicò all’imperatore Costantino la via della vittoria. Il 28 ottobre del
312, infatti, dopo aver fatto contrassegnare gli scudi con il simbolo di Cristo, egli travolse il rivale
Massenzio, poco a Nord di Roma, nonostante la netta inferiorità numerica.
Il miracoloso messaggio fu anche la premessa vincente alla conversione dell’imperatore e al celebre
editto di Milano del 313 che, proclamando la libertà di culto, pose fine alle persecuzioni.
Roma iniziò quindi la sua lenta trasformazione da capitale pagana a città cristiana.
Raffigurazione di san Costantino nella basilica di Santa Sofia a Istanbul. L'imperatore, che la Chiesa ortodossa ha
definito «Simile agli Apostoli», proclamandolo santo, è raffigurato nell'atto di dedicare la basilica.
Le prime riunioni
degli adepti cristiani
antecedenti all’editto
di Costantino,
avvenivano in
semplici abitazioni
adeguate allo scopo.
A Roma si sono
rinvenuti circa
venticinque tituli
(abitazioni di culto),
sopra i quali erano
poi sorte chiese in
epoca successiva.
Con il numero crescente dei fedeli venne resa necessaria la creazione di spazi idonei alla celebrazione
del culto. Si adottò un edificio già presente nell’edilizia romana, che rispondeva appieno alle nuove
esigenze : la Basilica.
Basilica
Ulpia,112
d.C., Roma
Foro di
Traiano
ricostruzione
Santa
Maria
Maggiore,
Roma IV
secolo.
Basilica di Massenzio o di Costantino o Basilica Nova.
Si tratta di un’enorme costruzione rettangolare di cui oggi resta solo il lato nord. Al centro c’era una grande navata, su cui si aprivano,
al posto delle navate laterali tradizionali, tre locali perpendicolari da ogni lato, coperti da volte a botte con lacunari ottogonali ancora
ben visibili. Queste stanze laterali erano collegate da aperture ad arco. La navata centrale era coperta da tre enormi volte a crociera
(ottenute con l’incrocio di due volte a botte), che si appoggiavano sui muri laterali trasversali e su colonne. Un’abside si apriva in
fondo alla navata centrale. Di fronte, all’altra estremità della navata, l’ingresso. Nell’abside c’era un’enorme statua che riproduceva
prima Massenzio, poi fu rielaborata con i tratti di Costantino.
Edificio civile che serviva da tribunale e da luogo di incontro per gli uomini d’affari.
L’edificio misurava 100 m. x 65. La base della navata centrale era 80 m. x 25. Le volte a crociera erano alte 35m,, le colonne 14,5m.
Basilca di Massenzio,
pianta e ricostruzioni .
La pianta delle basiliche
presenta alcune
caratteristiche costanti.
Il mausoleo di S. Costanza è uno dei caposaldi dell'architettura tardoantica. Fra i primi esempi conservati (insieme al Battistero Lateranense)
di edificio cristiano a pianta centrale con ambulacro. Fu eretto agli inizi del IV secolo da Costantina (o Costanza), figlia di Costantino, a ridosso
della grande basilica cimiteriale da lei fatta realizzare presso il cimitero sotterraneo ove era sepolta la martire Agnese, di cui Costantina stessa
era una devota, anche a causa di una guarigione attribuita alla santa. L'interno è costituito da una rotonda circolare (2) coperta a cupola,
circondata da un deambulatorio (3), e da esso separata da 12 coppie di colonne di granito, tutte di spoglio, cioè ricavate da un precedente
edificio di epoca romana. I capitelli delle colonne sono legati fra loro due a due da tronchi di architrave (pulvini) disposti in senso radiale, così da
creare moti centrifughi e centripeti che accompagnano dalla penombra dell'ambulacro al luminoso spazio centrale.
Gli edifici a pianta centrale
Inizialmente il battistero era un ambiente all’interno della
basilica, ma divenne poi un edificio autonomo, a pianta
circolare o ottagonale.
La forma ottagonale alludeva alla resurrezione di Cristo, che
avvenne all’alba dell’ottavo giorno dalla sua morte, ed è il
simbolo della salvezza del battezzando.
L’ambiente dove avveniva la cerimonia era coperto da una
cupola spesso ornata da ricchi mosaici.
Nell'angolo destro di Piazza San Giovanni in Laterano è il Battistero, eretto da Costantino dove, secondo una tradizione consolidata ma non
storicamente attendibile, egli sarebbe stato battezzato da San Silvestro. Si tratta di un edificio in laterizio a pianta ottagonale, con otto
colonne che sostengono la trabeazione ed altre otto di marmo che sorreggono la cupola.
Catacomba
S. Agnese
Per questo motivo, nelle catacombe e nei primi luoghi di preghiera i cristiani
iniziarono a dipingere immagini simboliche, che non avevano lo scopo di
raffigurare il volto di Dio ma piuttosto di rimandare ai concetti più
importanti della fede cristiana.
Il PESCE, che vive nell’acqua, ricorda ai
cristiani il Battesimo, quando con l’acqua
hanno ricevuto la salvezza. Inoltre in
greco la parola “pesce”, ossia ΙΧΘΥΣ
(che si pronuncia Iczus), è l’acrostico di
“Gesù Cristo Figlio di Dio Salvatore.
I primi cristiani
amavano rappresentare
un ALBERO carico di
frutti per ricordare il
Paradiso. Nel Medioevo
l’albero della vita venne
collegato alla croce di
Cristo.
A causa della loro deperibilità, rari sono gli Battistero
paleocristi
esempi rimasti di affreschi paleocristiani. Quelli ano di
Dura
con scene battesimali del santuario Europos
paleocristiano di Dura-Europos (250 ca.), un
remoto avamposto romano in Siria, sono
pervenuti in buono stato di conservazione.
catacombe
di San
Callisto
Tra i primi affreschi eseguiti dai cristiani finora
ritrovati, i più antichi sono quelli
delle Catacombe di S. Callisto, dell’inizio del III
secolo, delle Catacombe di Priscilla, dell’Ipogeo
degli Aurelii e quelle che si trovano nella serie
di catacombe allineate sulla via Latina.
Gli affreschi che decorano le catacombe sono organizzati in
modo ordinato sulle pareti e sulle volte. Le superfici sono
suddivise in riquadri geometrici, tracciati con linee colorate,
secondo l’uso della pittura ellenistico-romana. All'interno di
ogni riquadro sono rappresentati episodi della Bibbia e
della vita di Cristo, o simboli religiosi, riprendendo i modelli
del culto pagano: ciò che cambia non è lo stile, ma il
significato delle immagini. Queste figurazioni si distinguono
da quelle pagani soltanto perché si trovano in un luogo
cristiano e viene attribuito loro un significato diverso.
Il famoso sarcofago (300 ca.), ridotto nel Settecento alla sola fronte, fu rinvenuto nel cantiere del nuovo S. Pietro alla fine del XVI
sec. Vi si può ammirare il più bell’esempio figurato del ciclo che i primi artisti cristiani dedicarono alla storia di Giona: a sinistra è la
scena dei marinai che gettano il profeta dalla nave, in pasto al “grosso pesce”, divenuto qui un mostro marino. Il mostro rigetta
poi, specularmente, il profeta su una roccia abitata da animali, sulla quale infine, più in alto, egli riposa disteso sotto la «gran
pianta di ricino» che Dio fa crescere per ristorarlo. Altre scene sono riconoscibili nel vasto campo iconografico: Noè nell’arca; la
risurrezione di Lazzaro; le due scene apocrife di Pietro che battezza i carcerieri e di Pietro arrestato; e, infine, le figure simboliche di
alcuni pescatori e di un pastore con il gregge.
Il grande sarcofago (fine IV sec.), proviene dall’area delle catacombe di Pretestato e si caratterizza per l’elevata qualità della decorazione
scultorea. Il fatto che la cassa risulti scolpita su quattro lati lascia immaginare una collocazione in posizione centrale all’interno di un mausoleo.
La fronte è scandita da tre figure di pastori “criofori” (con ovini sulle spalle), ritti su piedistalli, ai cui fianchi numerosi amorini sono intenti
alla vendemmia, tra i tralci di una fitta vigna. Le scene agresti continuano a bassorilievo sui lati del sarcofago.
Lo schema ternario caratterizza gli episodi figurati delle singole nicchie, tra cui quella che domina l’idea di ciascun registro occupa il riquadro
centrale. La successione delle scene trae spunto dal concetto cristiano del sacrificio, interpretato come il trionfo dello spirito sulla morte.
Il registro superiore è dedicato a scene di "Passione". Cominciando da sinistra abbiamo: "Sacrificio di Abramo; Cristo in trono tra i principi degli
Apostoli; Cattura di Gesù; Giudizio di Pilato". Le scene del registro inferiore sono tratte quasi tutte dal Vecchio Testamento. Partendo da
sinistra sono rappresentati: "Giobbe e la moglie; Adamo ed Eva; Ingresso di Gesù in Gerusalemme; Daniele nella fossa dei leoni; Martirio di San
Paolo". Le figure (sculture ad alto rilievo e talune anche a tutto tondo) nel loro complesso rivelano una notevole varietà di atteggiamenti e
di fisionomie, che contribuiscono a conferire alla composizione scultorea di ciascuna nicchia vivacità, robustezza ed efficacia.
Sarcofagi in porfido di Elena e Costanza (IV secolo, Musei Vaticani), rispettivamente
la madre e la figlia di Costantino.
l monumentale sarcofago in porfido rosso fu
realizzato per accogliere le spoglie di Elena,
madre di Costantino, morta intorno al 335 d.C. e
sepolta nel mausoleo imperiale a Tor Pignattara
Sulla cassa compaiono scene di carattere militare,
in cui cavalieri romani sottomettono prigionieri
barbari; sul coperchio figure di eroti e di vittorie
alate reggono ghirlande, mentre due leoni -uno
dormiente, l'altro accucciato- occupano gli
spioventi. Il soggetto militare, poco adatto a una
sepoltura femminile, fa supporre che il sarcofago
fosse previsto per un componente maschile della
famiglia imperiale, come Costanzo Cloro o
Costantino stesso.
Roma, Basilica di Santa Maria Maggiore, 432-440. Mosaico della navata Basilica San Vitale, Ravenna
centrale
http://tamoravenna.info/scheda/1c1-tecnica/
Il termine mosaico viene dal latino medioevale musàicus a sua volta derivante da Musa. Le
Muse, infatti, venivano onorate in grotte artificiali (costruite nei giardini romani) che erano
decorate, per l'appunto, con motivi ornamentali costituiti da piccole pietre variamente
accostate.
I mosaicisti romani impiegavano soprattutto pietre dure, terra cotta (anche colorata) e ciottoli di
forma parallelepipeda detti tessere. A cominciare dalla seconda metà del I secolo a.C. si diffuse
anche l'uso di tessere di vetro. Esse divennero preponderanti rispetto agli altri materiali dal III
secolo d.C. in poi, imponendosi in special modo all'interno delle prime basiliche cristiane.
I colori a disposizione aumentarono con l'uso del mosaico a pasta vitrea, perché era sufficiente
aggiungere al vetro un pigmento colorante in qualità variabili per ottenere intensità diverse di una
stessa tinta. Soprattutto l'impiego di tessere a fondo dorato, ottenute con l'interclusione di una
sottilissima lamina d'oro fra due colate di vetro, dette luogo a profonde innovazioni nell'effetto
totale della decorazione musiva.
Le tessere si immergevano nell'intonaco fresco che veniva via via applicato al di sopra di un
sottofondo sul quale il soggetto da rappresentare era stato precedentemente disegnato o inciso.
Poiché spesso i mosaici erano situati in posizioni alquanto distanti dall'occhio dell'osservatore,
l'artista poteva sfruttare la posa in opera non uniformemente liscia delle tessere, al fine di ottenere
particolari effetti di luce con riflessi variamente colorati e ombre. Al risultato finale partecipava
anche il piccolo vuoto che, a volte, veniva lasciato intenzionalmente fra una tessera e l'altra.
Spesso il mosaico si sovrapponeva a un dipinto vero e proprio. In quel caso le tessere d'oro
erano collocate su un fondo rosso, colore che diveniva visibile negli interstizi fra una tessera e
l'altra rafforzando ed esaltando l'effetto della doratura stessa.
Dopo aver disegnato con piccole tessere i contorni delle figure,
si riempivano gli spazi fra l'una e l'altra secondo filari pressoché
orizzontali, ma, per ottenere effetti speciali, in alcune zone la
disposizione delle tessere poteva anche seguire altre regole.
Successivamente si iniziava a lavorare all'interno delle figure
stesse. Le tessere impiegate non erano tutte delle stesse
dimensioni. Ad esempio quelle destinate agli incarnati erano
molto più piccole delle altre. Ciò consentiva di impiegarne un
numero maggiore potendo contare, così, anche su una gamma
superiore di colori e di sfumature. Anche i dettagli, in tal modo,
potevano esser più curati.
La forma delle tessere era di norma quadrangolare, ma talvolta
si usavano tessere di forma circolare o ovale per rendere per
esempio le pupille o dettagli di gioielli, come le perle.
https://www.youtube.com/watch?v=7XRom7w
zUvk&ab_channel=RaffaellaArpiani-
Arteessenziale Ecclesia romana, frammento dei mosaici dell'antica basilica di San
Pietro a Roma.
San Clemente-Trionfo della Croce-XII secolo
Santa Prassede-Il ritorno di Cristo alla fine dei tempi-IX secolo San Teodoro al Palatino-Cristo con Apostoli e Martiri-VI secolo