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Badia Fiesolana
Materiali per una ipotesi diagrammatica e cronologica
Luca Maccaferri
34 CRITICA D’ARTE
gionamento si può applicare all’altezza delle colonne, di m 3,70, ove som- 3. Il quadrato direttore.
mando 12p (m 3,552) e 8d (m 0,148) si ottiene appunto il detto valore. Ma v’è
un altro riscontro numerico che costituisce una sorta di prova del nove al no- 4. La duplice scansione aurea del pri-
mo livello.
stro discorso: il pilastro angolare in macigno della facciata misura in larghez-
za cm 74, l’esatto valore del passus latino23. Alla luce di questi risultati, e ri-
cordando le parole dell’Uzielli, non è chi non veda la sovraggrande antichità
del nostro monumento.
Per quanto attiene le procedure grafiche che dovevano tradurre in realtà
concrete i concetti di proporzione e di armonia, la facciata, regolata da rap-
porti irrazionali, denota una compiuta applicazione della cosiddetta “sim-
metria dinamica”, locuzione che l’americano Jay Hambidge desunse da un
passo del Teeteto di Platone (147D-148A) per indicare numeri “potenzial-
mente commensurabili”, o sia per additare la commensurabilità esistente tra
le superfici costituite da elementi lineari incommensurabili24. Inoltre, proprio
perché tali superfici quadrate sono legate da proporzioni commensurabili,
l’impiego della simmetria dinamica genera tutta una concatenazione di aree
simili di differenti misure dominate da uno specifico tema proporzionale
(√2, √3, √5, la sezione aurea = 1,618, ecc.), secondo una sottile ed efficace in-
terazione che è negata alle proporzioni statiche o razionali25.
Come accennato sopra è proprio la celeberrima sezione aurea che dà luogo
ad alcune delle ripartizioni armoniche più notevoli, ed è proprio la sezione
aurea che governa da cima a fondo lo spartito compositivo della nostra fac-
ciata26.
Cominciamo allora la nostra analisi proporzionale dalla fig. 3, individuando
un quadrato direttore AB (avente per l’appunto il lato di m 10,99) che ab-
braccia l’intero fronte, delimitato in larghezza dai pilastri angolari in maci-
gno del pianterreno, in altezza dalla quota della soglia d’ingresso e dalla cor-
nice superiore: come si può notare il punto centrale della composizione (a)
coincide con il punto d’incrocio dei bracci della croce che appare nella spec-
chiatura centrale, poco sotto l’intradosso dell’arcata rialzata27.
Successivamente, nella fig. 4, ribaltando su AD la parte aurea AE del lato
AC, otteniamo il rettangolo aureo AG = 1,61828, il cui segmento IG fornisce
la quota del primo architrave tripartito; analogamente riportando su CB la
parte aurea BF del lato BD otteniamo, questa volta per sottrazione, il rettan-
golo AH = 2,618, il cui segmento JH fornisce la posizione della cornice della
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co allora presentata agli occhi del lettore l’evidenza di uno status quaestionis
che testimonia di come il costante impiego di matrici a carattere simbolico-
mensorio nelle disposizioni della sacra ars costruendi, costituisse il cuore di
quell’intimo magistero in cui essa custodiva il principio immutabile della sua
autorità38. Magistero pitagorico, segreto, iniziatico, che per via delle sue ap-
plicazioni sui tracciati regolatori dei progetti architettonici (in particolare
quelli degli edifici religiosi) faceva parte di quegli insegnamenti riservati, di
quell’ammaestramento occulto che si trasmettevano le famiglie di architetti e
le corporazioni o collegia degli artigiani massoni39. Come nella religione e nel-
la filosofia, anticamente l’insegnamento professionale era su base esoterica, e
questo si applicava a figure quali lo scultore, il medico e l’architetto40. Lo stes-
so Vitruvio accenna solo in maniera molto velata all’utilizzo di proporzioni
irrazionali, quando afferma che “[...] le più difficili questioni concernenti la
simmetria sono risolte con rapporti e metodi geometrici”41.
Ritornando col pensiero alla nostra facciata e all’ipotetico periodo della sua
costruzione, ci è utile rammentare col Ghyka che “In epoca carolingia e all’i-
nizio dell’epoca romanica (vale a dire tra l’VIII e l’XI secolo), in cui l’edifica-
zione delle magnifiche abbazie benedettine rivestì un ruolo tanto importan-
te, lo sviluppo dell’architettura religiosa raggruppò dapprima proprio intor-
no a queste abbazie le botteghe o logge dei muratori e tagliatori di pietre in
vere e proprie scuole d’architettura dirette dai monaci benedettini”42. E fu
proprio nel corso del IX secolo, al termine di usurpazioni e saccheggi segui-
ti al dominio longobardo e al governo di Carlo Magno, che si aprì un perio-
do felice per la chiesa di Fiesole: “Durante il lungo vescovato di S. Donato di
Scozia (829-876) la chiesa fiesolana ebbe grande importanza intellettuale, re-
ligiosa e politica; nuovi beni donò poi il re Guido con diploma dell’890 […]
e Ludovico III nel 901 convalidò il possesso del monastero di S. Salvatore in
Alina nel pistoiese, il maggiore dei possessi della chiesa fiesolana”43. Fu for-
se in quest’epoca che furono concepite le auree geometrie della nostra fac-
ciata? Non sappiamo, anche se è a quel lontano passato, a quell’illic et tunc,
che addita il recondito linguaggio delle pietre.
E su queste riflessioni ci sia concesso di chiudere questa nostra indagine con
le parole di Luigi Vignali, indimenticato Maestro: “Il recondito linguaggio
delle pietre, la loro ordinata e sistematica ubicazione sapientemente unite le
une alle altre in un contesto che ha il sapore della divina armonia, e soprat-
tutto la loro sistemazione secondo un disegno diagrammatico tipico è deter-
minante almeno quanto, e forse più, di una notizia vergata su un antico do-
cumento rintracciato in un dimenticato stipo”44.
Note
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20 G. Uzielli, Le misure lineari medioevali e l’ef- ne contingente che ne deriva” (p. 29), e anco-
figie di Cristo, Firenze, Bernardo Seeber, 1899, ra: “Il quadrato è figura antidinamica fissata
p. 20. su quattro angoli; simboleggia la stasi o l’at-
21 Il valore del piede di Luitprando a Firenze timo prestabilito; implica un’idea di rista-
variava dai m 0,518 (secondo Manni) a m gno, di solidità, simbolo di stabilità nella
0,390 (colonna del Battistero); ibidem, pp. 6-7. perfezione: sarà il caso della Gerusalemme
22 I riferimenti bibliografici per il piede ro- celeste” (p. 51); e infine: “In essa [la croce] si
mano si trovano in A. Ozdural, The Church of riuniscono il cielo e la terra nella maniera
St. George of the Latins in Famagusta: A Case più intima possibile. In essa si confondono il
Study on Medieval Metrology and Design Tech- tempo e lo spazio. Essa è il cordone ombeli-
niques, in N.Y. Wu (Ed.), Ad Quadratum. The cale mai tagliato del cosmo legato al centro
practical application of geometry in medieval ar- d’origine. […] E’ il simbolo dell’intermedia-
chitecture, Aldershot, Ashgate, 2002, pp. 217- rio, del mediatore, di colui che è per natura
242: 220. Il piede romano era originariamen- eterna unità dell’universo e comunicazione
te diviso in 16 dita di cm 1,85 (ibidem, p. tra terra e cielo e cielo e terra” (p. 52). Sotto-
225). lineiamo inoltre come proprio il punto (a)
23 Ibidem. corrisponda anche con l’ideale posizione
24 Questa proprietà è dovuta al fatto che i centrale dalla quale è stata scattata la foto-
rapporti di similitudine tra le superfici sono grafia, così da permetterci una analisi pro-
proporzionali al quadrato del corrisponden- porzionale sostanzialmente esente da defor-
te rapporto lineare fra i lati: se questo rap- mazioni prospettiche.
porto è irrazionale, con l’elevazione al qua- 28 Ovviamente intendiamo dire che il modu-
drato l’irrazionalità scompare. lo è uguale a 1,618, ovvero il valore del rap-
25 I primi studi di Hambidge sull’argomen- porto tra il lato maggiore e il lato minore.
to furono pubblicati sulla rivista «The Dia- 29 J. Hambidge, The Elements of Dynamic
gonal» nel 1919-20, e in seguito riuniti nel Symmetry, cit., p. 96.
volume dal titolo The Elements of Dynamic 30 Ibidem, pp. 108-109.
Symmetry, New York, Dover, 1967 [ed. orig. 31 Ibidem.
New York, 1926]; in lingua italiana si rinvia 32 Ibidem, p. 111.
a C. Bairati, La simmetria dinamica. Scienza ed 33 Ibidem.
arte nell’architettura classica, Milano, Libreria 34 Ibidem, p. 27.
Editrice Politecnica Tamburini, 1952. 35 Come ben si appose il matematico Hein-
26 Il rapporto della sezione aurea si ottiene rich Carl Franz Emil Timerding (Der Goldene
riducendo a soli due i tre termini di una pro- Schnitt, Teubner, Leipzig, 1919) “[...] l’impie-
porzione attraverso l’applicazione del “Ra- go della sezione aurea non è che un caso par-
soio di Ockham”, la legge di economia delle ticolare di una regola generale, quella del ri-
entità logiche (Entia non sunt moltiplicanda si- torno della medesima proporzione nei parti-
ne necessitate): se nella proporzione geome- colari di un insieme”, e suggerisce così “[...]
trica continua A:B=B:C supponiamo l’impressione rassicurante di ciò che rimane
C=A+B, riducendo algebricamente ottenia- simile a sé stesso nella diversità dell’evolu-
mo la radice positiva (1+√5)/2=1,618. La de- zione”.
finizione generale della sezione aurea dedot- 36 Locuzione adottata da M. C. Ghyka per
ta dalla formula iniziale A/B=B/(A+B) si indicare una corretta applicazione della pro-
può esprimere logicamente così: due lun- porzione e della simmetria (= commensura-
ghezze, o magnitudini, sono nel rapporto o bilità fra il tutto e le parti) nell’arte classica
nella proporzione della sezione aurea quan- occidentale, ove la sezione aurea si trova
do il rapporto tra la più grande e la più pic- sommamente presente.
cola è uguale al rapporto tra l’intera e la più 37 Dallo Hieros Logos o Discorso sacro di Pi-
grande. La sezione aurea oltre a essere pre- tagora.
sente nella crescita omotetica organica, nella 38 Autoritas, giusta la primitiva sua forma
serie di Fibonacci e nella spirale logaritmica ortografica, proveniente da Autos, medesi-
(per citarne solo alcune), riveste un ruolo mo, non implica che il senso di medesimez-
fondamentale nella conformazione del cor- za, costanza.
po umano e di tutte le sue partizioni. Per 39 La tradizione attribuisce a Numa la fon-
una fenomenologia della sezione aurea ri- dazione di otto corporazioni di artigiani. Co-
mandiamo alle seguenti opere di M. C. me conferma della trasmissione dei principi
Ghyka: Esthétique des proportions dans la natu- corporativi nelle famiglie degli architetti, ab-
re et dans les arts, Paris, Gallimard, 1927; Il biamo tra le altre cose un testo del codice di
numero d’oro. Riti e ritmi pitagorici nell’evolu- Teodosio in cui si afferma che gli architetti
zione della civiltà occidentale, Roma, Arkeios, sono esentati da ogni incarico personale per
2009 [ed. orig. Paris, 1931]; The Geometry of poter più agevolmente insegnare ai propri
Art and Life, New York, Sheed & Ward, 1946. figli la pratica della propria arte. A tal propo-
27 Gérard de Champeaux e Sébastien sito vogliamo ricordare che lo stesso Ippo-
Sterckx (I simboli del medioevo, Milano, Jaca crate apparteneva a una famiglia di sacerdo-
Book, 1981, [ed. orig. St. Léger Vauban, ti, perché, diversamente, non avrebbe potu-
1972]) ci rammentano che: “[...] il simbolo to essere medico.
quadrangolare è determinato dal contatto 40 In merito alla trasmissione dei diagrammi
della perfezione trascendente con la creazio- pitagorici con l’architettura si veda M. C.
Summary
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